essante documento della Citroën risalente al 1969 ed utilizzato per i
Transcript
essante documento della Citroën risalente al 1969 ed utilizzato per i
Anno XI Numero 21 28 Ottobre 2000 La rivista non contiene informazione publicitaria. Eventuali messaggi presenti sono stati scelti dalla Redazione perché rappresentativi della comunicazione dell’epoca. I numeri arretrati sono disponibili salvo esaurimento dietro richiesta scritta al costo di cinquemila lire per rimborso spese Le richieste devono essere indirizzate al Tesoriere Camillo Cotti Via Bastone, 20 43015 Noceto Finito di stampare nel settembre 2000 ad Arezzo presso la tipografia “Graphicomp” In copertina: Debora Barbagli fotografata da Maurizio Marini. EDIZIONESPECIALEPERILSITOINTERNET DELL’IDEESSECLUB Editoriale Il busillis dell’Orchitritore 3 16 DS23 Injection Pallas Power to the people Questa o Quella Lui, Lei e l’Altra (3a parte) 5 24 Dietro alle quinte Chi è Walter Brugnotti Note a margine Dalla 911 alla CX 9 27 Attraction Avant Calendario Citroën 2001 10 28 Spazio SM Tutte Le Citroën del Presidente 14 34 RaIDée 2000 Senza Piombo Sergio Cerreti, Presidente dell’IDéeSse Club Maurizio Marini, Segretario dell’IDéeSse Club Una simpatica missiva da Raffaele de Carlo Tecnica Alta Pressione a cura del Centro Documentazione IDéeSse DS23 Injection Pallas Power to the people Di Marco Marangoni e Marco Vaccaro Di Marco Marangoni e Marco Vaccaro un’intervista di Maurizio Marini a cura della Redazione. Di Maurizio Baiocchi, presidente SM Club Italia Di Maurizio Marini IDéeSse InForma Bollettino periodico del Registo Italiano Auto Storiche Citroën, dell’IDéeSse Club, e dell’SM Club Italia. Comitato di Redazione: Marco Centomo Sergio Cerreti Maurizio Marini Maurizio Venturino Direttore Responsabile: Maurizio Marini Hanno Collaborato: Maurizio Baiocchi Raffaele de Carlo Marco Marangoni Marco Vaccaro Redazione Loc. Ripa di Olmo 69/L 52040 Arezzo Tel./Fax./Q 0575 959331 e-mail [email protected] Il busillis dell’Orchitritore di Sergio Cerreti, Presidente dell’IDéeSse Club. Quest'anno l'IDéeSse Club e il RIASC non hanno solo prodotto Soci nuovi e confermato gli antichi (oltre quattrocentocinquanta al momento in cui scrivo), migliorato i servizi ad essi offerti, esteso la loro influenza nell'universo dei Diessisti e dei Citroënisti, consolidato rapporti di collaborazione con Citroën Italia e con il mondo della carta stampata: nel loro seno si sono manifestate anche nuove forme di vita intelligente! Una in particolare, che - grazie alla militanza nel Club e al contributo d'opera dato alla crescita del Registro - ha "imparato" a leggere e a scrivere (per il Club, s'intende!) e che da qualche tempo invia lettere aperte al Presidente: è l'"Orchitritore Pernumiano". Sorpresa dei nostri lettori, se non masticano qualcosa di Greco antico! Siccome comprendo lo sgomento di chi - come me - non ha frequentato il Classico quand'era tempo di studio, cerco di dar loro una mano essendomi documentato: "Orchitritore", dal greco antico orchis, testicolo, più tritore, rompere: sostantivo di genere asessuato riferito all'unica forma vivente del regno animale sorta dai rigurgiti del padule patavino, area di Pernumia; sopravvive in ambiente "DoubleChevron" nutrendosi di Visa nera e CX, ama mummificare antiche DS anni Cinquanta. Orbene, costui - l'"Orchitritore" - suggerisce al Presidente, in buona sostanza, di sciogliere il nodo del Registro storico (il RIASC) e del suo ruolo per il riconoscimento del valore storico delle Citroën. Indica, perciò, due soluzioni in ordine di importanza e preferenza: in primis, il suo riconoscimento a livello nazionale da parte dello Stato alla stregua dei Registri FIAT, Lancia, Alfa Romeo e ASI; in alternativa, attivare la federazione dell'IDéeSSe Club (che comprende il Registro come propria sezione) all'ASI stesso, o del solo Registro se possibile. Tratto l'argomento sollevato perché ritengo che il problema così posto vada affrontato con esiti concreti, o perlomeno concretibili; anche perché il campo delle Citroën storiche ultraventennali e ultratrentennali va sempre più estendendosi per modelli e per numeri, interessando centinaia e centinaia di cultori e di appassionati: che non possiamo costringere ad iscriversi anche ad un generico club già federato ASI (spesso a cifre esorbitanti!) qualora desiderino che la propria vettura sia omologata come storica a tutti gli effetti, anche per beneficiare delle principali agevolazioni conseguenti: esenzione dalla tassa di possesso per i veicoli con oltre trent'anni (salvo nuove disposizioni per la defiscalizzazione automatica, com'è auspicabile), sostanziale garanzia del loro valore, polizze RCA a tariffe maggiormente agevolate e garantite rispetto a quelle ora applicate da alcune compagnie assicurative, eventuali facilitazioni per l'uso della benzina rossa. A mio personale avviso, se vogliamo prestare ai Soci come Club e come RIASC - servizi utili a favorire e consolidare la loro passione citroënista, si deve prendere atto delle regole che vigono e farne tesoro: 1 - attivando e sostenendo Citroën Italia affinché agisca presso i competenti organi statali per il riconoscimento ufficiale del RIASC quale Registro nazionale delle autovetture storiche Citroën, pur comprendendo le difficoltà da superare e la lunghezza dei tempi: questa è la soluzione che prediligiamo in assoluto per consentire agli aderenti, fra l'altro, di "giocare in casa"; 2 - procedendo, intanto, a formalizzare la federazione all'ASI, che è ente riconosciuto dallo Stato per la tutela delle auto storiche; ciò pur rimanendo fermi nei nostri convincimenti societari sulla incongruità di questo ente, almeno nelle forme in cui esso si propone oggi all'appassionato e al collezionista di auto storiche (e potremo così concorrere a stimolare un ruolo riformatore dall'interno). L'una o l'altra ipotesi comportano, a loro volta, una scelta altrettanto chiara: "pòle" il Registro - si domanderebbe Benigni - essere riconosciuto dallo Stato o essere federato ASI restando Sezione autonoma dell'IDéeSse Club (come sembra piacere a Citroën Italia), o deve assumere identità istitutiva propria? E quale tipo di rapporto dovrà sussistere con gli altri Club ufficiali, legalmente costituiti, dedicati alle vetture storiche Citroën? E' certo che su temi di così capitale importanza dovranno esprimersi i Soci dell'IDéeSse Club (che finora, nelle passate assemblee sociali, hanno costantemente accantonato il tema federazione-ASI), anche quelli dell'SM Club Italia stante i rapporti di collaborazione in atto. Comitato di Presidenza e Consiglio di Amministrazione IDéeSse, Comitato di coordinamento RIASC dovranno perciò lavorare nei prossimi mesi - in collaborazione con gli organi dirigenti dell'SM Club, con Citroën Italia, con le altre forme associative interessate ad aderire al RIASC - per delineare un progetto chiaro, fattibile che ci consenta di risolvere il "Busillis dell'Orchitritore" al più tardi in occasione della prossima assemblea sociale ordinaria del marzo 2001. Nel frattempo, ci piacerebbe conoscere l'opinione dei Soci, anche di semplici appassionati: idee, osservazioni e contributi saranno utili al nostro lavoro. 3 Lui, Lei e L’altra Ovvero: Manuale per tradire la propria amata con la Ragione invece che col Cuore, IIIa parte di Maurizio Marini, Segretario dell’IDéeSse Club. Proseguendo la nostra disamina delle vetture col doppio chevron adatte all'uso quotidiano non possiamo certo dimenticare la classe G, ovvero tutte le GS/GSA nelle versioni berlina e break. GS Lanciata nell'ottobre del 1970, la berlina GS costituisce una vera rivoluzione nel modo di costruire di Citroën: frutto del disegno di Robert Opron, anticipa tutti quei concetti che verranno poi impiegati sulla CX: il concetto di berlina due volumi estremamente aerodinamica (Cx di 0.32, eccezionale per l'epoca e ancora oggi notevole per una vettura di un litro di cilindrata), lo schema costruttivo che prevede la scocca portante e due telai ausiliari per il castello motore (meccanica e sospensione anteriore) e per il gruppo retrotreno (sospensione posteriore) separati e collegati alla vettura mediante silent-block, in modo da isolare l'abitacolo dal 4 rumore della strada e contemporaneamente poter programmare le deformazioni in caso d'urto. Anche l'assetto di guida e la conformazione dei sedili anticipano quelli della vettura destinata a sostituire la DS. La geometria delle sospensioni è molto diversa da quella DS/SM: i bracci anteriori sovrapposti sono incernierati su boccole plastiche in luogo dei cuscinetti, sono certo meno precisi ma non richiedono in grassaggi o regolazioni di sorta e sono drasticamente più economici; tutto l'insieme è angolato di circa undici gradi in avanti (dieci sulla CX) contrastando così la tendenza del corpo macchina a cabrare o picchiare in caso di accelerazione o frenata. Posteriormente troviamo due bracci trainati in stile DS e la barra antirollio coassiale al cuscinetto a rulli del braccio. Effettivamente, il progetto G (GS) è iniziato successivamente a quello L (CX): la speranza di aver disponibile il motore a tre pistoni rotanti previsto per la futura ammiraglia ha ritardato di molto il lancio della CX facendolo seguire a quello della GS di ben cinque anni. La vettura si presenta ben equilibrata, silenziosa nonostante il raffreddamento ad aria, discretamente potente e piuttosto veloce. Non molto parca nei consumi (siamo a livelli DS, specialmente nell'uso urbano) ma certamente molto gustosa da condurre. La visibilità è ottima in ogni direzione, lo spazio non manca di certo, la finitura è discreta e -salvo lo schienale del sedile posterioreresiste molto bene al passare del tempo. La versione break presenta un utilissimo portellone di carico che da accesso ad un vano che (col sedile posteriore ribaltato) misura quasi un metro e sessanta di lunghezza per oltre un metro e trenta di larghezza e più di un metro di altezza utile al portellone. Il portabagagli della berlina è invece piuttosto penalizzato dal portello di carico che si alza soltanto sino all'inizio del lunotto posteriore, costringendo l'utente a scomode flessioni per caricare oggetti ingombranti. La GSA presenta come sostanziale novità proprio il portellone di carico comprendente il lunotto ed un piano portaoggetti rimovibile dietro al sedile posteriore. Internamente non si può non restare affascinati dal cruscotto: opera di Michel Armand, padre anche del cruscotto CX ed SM, richiama la forma generale di quest'ultimo con elementi di diversa forma e natura armoniosamente disposti l'uno accanto all'altro: un contagiri a lancetta di aspetto tradizionale affianca una lente sotto alla quale scorre il tamburo che indica la velocità del veicolo mentre, a lato, una batteria di spie ne sorveglia il corretto funzionamento. Questo insieme verrà sostituito nel 1975 da un gruppo di tre strumenti circolari di forma e contenuto molto simili a quelli DS: torta di spie a sinistra, tachimetro centrale e contagiri sulla destra. Certo meno bello ma sicuramente più funzionale. Un terzo cambio di cruscotto con rinnovamento di tutta la plancia arriverà nel '79 col lancio della GSA: nuovi paraurti in plastica, cruscotto stile star-trek con satelliti tipo Visa ai lati, nuovo disegno dei sedili, pannelli e modanature esterne, il già citato portellone e svariate modifiche minute appesantiscono la berlina nata dieci anni prima, trasformandola in un oggetto si funzionale ma molto meno elegante. Per quanto riguarda la meccanica troviamo un robusto motore a quattro cilindri contrapposti non derivato come sarebbe lecito pensare- dall'accoppiamento di due propulsori di tipo 2Cv ma direttamente da quel sei cilindri che non arrivò in tempo per equipaggiare la DS nel 1955. Raffreddato ad aria ed alimentato da un carburatore doppio corpo, vedrà crescere la sua cilindrata dagli iniziali 1000cc sino a 1300cc e la sua potenza da poco più di cinquanta a sessantacinque cavalli. Per quanto riguarda il cambio tre sono le varianti disponibili: quattro o cinque marce meccanico o tre marce con convertitore di coppia (il cambio senza frizione derivante dall'esperienza Comotor NSUCitroën) già montato sulla NSU Ro80, sulla GS Birotor e sulla Cx col nome di CMatic. La GSA sarà sostituita nel 1985 dalla BX dopo un complessivo di oltre 2.400.000 vetture prodotte. Schema dei telai Citroën GS 5 CX Il primo giorno di settembre del 1974 ventidue CX arrivarono nel pomeriggio a Parigi direttamente dalla Lapponia, dopo aver percorso complessivamente 170.000 chilometri su terreni difficilissimi, condotte da giornalisti specializzati nel settore automobilistico e da veterani dei raid africani; dopo aver sfilato lungo gli Champs-Elysées, le vetture vennero allineate di fronte alle vetrine Citroën. Con questo spettacolare evento Citroën presentava al pubblico la vettura destinata a sostituire il suo modello di punta, la DS. Il compito a cui la CX era chiamata non era certo facile: rimpiazzare una vettura ritenuta la migliore stradista europea, amata da una quantità di clienti non disposti a comprare altra automobile; sarebbe riuscita la CX a conquistare questo pubblico? D'altro canto non possiamo trascurare la difficoltà del momento in cui la CX venne presentata: la politica di espansione industriale di Bercot aveva portato Citroën ad acquisire Maserati, Berliet, Panhard e costruire diversi grandi stabilimenti tra cui quello superautomatizzato di Aulnay dove al momento era stata spostata 6 Produzione della CX ad Aulnay Sous Bois la produzione della DS in attesa che la CX fosse pronta alla costruzione in serie. Parallelamente c'era la faccenda del fallimento dell'operazione Comotor: la GS a motore rotativo consumava quantità di benzina paragonabili solo a quelle bruciate dallo Shuttle al decollo, la durata dei segmenti non passava i trentamila chilometri ed il costo della vettura era decisamente alto. La crisi petrolifera ed il conseguente crollo della vendita dei modelli SM e della fascia alta della linea DS provocarono una crisi economica che si risolse con tre drammatiche mosse: le dimissioni di Pierre Bercot dalla presidenza di Citroën, la fine dell'accordo tra Citroën e Fiat (con conseguente ulteriore emorragia di danaro) e la cessione da parte della Michelin alla Peugeot del pacchetto di maggioranza di Citroën (89,95%). In quei momenti, nella totale assenza di direttive, i tecnici riuscirono nella più totale libertà a concepire e mettere in produzione la CX. Stilisticamente figlia della SM e tecnicamente della GS la nuova ammiraglia rinuncia giocoforza al trirotore che avrebbe dovuto spingerla oltre i duecento all'ora per ereditare il 1985cc della DS, le poche modifiche riguardano la coppa olio, il coperchio delle punterie, il filtro dell'olio spostato all'esterno del motore (a cartuccia) ed il senso di rotazione. Tutte modifiche necessarie ad infilare l'ingombrante quattro in linea sotto al filante cofano previsto per qualcosa di molto meno voluminoso. Ovviamente (siamo in piena crisi petrolifera) la prima CX sceglie la versione più economica del motore della DS20: il 1985 con 102 cavalli, capace di portare la vettura sino ai 174km/h. Quasi subito viene affiancata dalla CX2000 super (più rifinita) e dalla CX2200 che eredita il motore 2175cc della DSuper5 con i suoi 180km/h. Nel dicembre del 1974 viene presentata la CX2200 Diesel che riprende il 2175cc con testata e distribuzione modificate ed alimentato a gasolio, per una potenza di 66 cavalli reali ed una velocità massima di 145km/h. Presto arriva la versione Break, uno stupendo veicolo multifunzionale dalla incredibile capacità di carico: 2m 3! La break sarà disponibile con tutte le motorizzazioni in versione normale, familiale (8 posti) e -successivamente- ambulanza rialzata (Heuliez). Il pianale allungato della break (la porta posteriore è più lunga di quella della La spaziosa versione Break della CX berlina) porterà rapidamente alla realizzazione di una versione "berlina lunga" denominata Prestige con l'atteso ritorno del 2347cc della DS23 alimentato per il momento da un carburatore doppio corpo. Il 1977 porta con se la versione sportiva: la CX GTi nasce con il solito 2347cc alimentato con un nuovo sistema di iniezione elettronica Bosch, l'L-Jetronic. Sostanzialmente diverso dal D-Jetronic che alimentava la DS23ie, il nuovo impianto presenta una innovazione importante negli organi di rilevazione: il flussometro (detto dai francesi debimetro). Il nuovo strumento permette di misurare direttamente la quantità d'aria immessa nei cilindri, permettendo una più precisa regolazione della miscela aria/benzina. Con una morbidezza di funzionamento degna di un motore molto più frazionato, l'ansimante quattro cilindri che animava la DS riesce ad imprimere una spinta di oltre centoquaranta cavalli al leggero corpo della CX, tanti quanti ne bastano per sfiorare i duecento all'ora. Il cambio a rapporti corti permette poi degli scatti degni di una moderna sportiva e dei consumi (in quinta!) del tutto ragionevoli. Il motore ad iniezione viene presto esteso al resto della gamma con l'introduzione della CX2400 Injiection e con il montaggio in serie sul telaio della Prestige. Nel frattempo, nel 1979, le CX 2000 e 2200 si vedono cambiare il motore con quello prodotto dal consorzio PRV (Peugeot, Renault e Volvo) comune anche alle Fuego, alle R25 e varie altre vetture. Ciò porta a due effetti indesiderati: i collettori di scarico vengono spostati sul lato posteriore del propulsore, arroventando la paratia di separazione motore-abitacolo e rendendo di fatto obbligatorio il montaggio del climatizzatore, ed i consumi salgono sensibilmente senza che questo porti vantaggi. Economia di scala oblige. La carriera della CX prosegue con l'ennesimo (ed ultimo) rialesaggio del monoblocco DS che, a prova della sua robustezza, viene portato ai 2500cc tondi-tondi per andare ad equipaggiare la CX25 e la CX25GTi; successivamente (1985) verrà abbinato ad un turbocompressore Garrett e arriverà ad erogare la bellezza di 168 cavalli DIN, portando la CX25 GTi Turbo e Turbo2 alla bella velocità di 225 chilometri all'ora. L'effet demon. Parallelamente anche il motore a ciclo Diesel vede crescere la sua cilindrata a 2500cc già nel 1978 e la sua potenza per incrementi successivi passa a 75 cavalli, 95 cavalli con il turbo nel 1983 ed addirittura nel 1986 porta la CX25 TRD Turbo 2 ad essere la più veloce vettura a gasolio del mondo con i suoi 195 chilometri orari. Stilisticamente la CX segue un evoluzione molto simile a quella che riguardò anni prima la DS: piccoli ritocchi la mantengono attuale e gradevole sino al 1985, in tale anno viene presentata la seconda serie: nuovi fanali, paraurti, plancia di bordo che, restando nella tradizione Citroën, modernizzano l'aspetto della CX rendendolo "plasticoso" quanto vuole la moda degli 7 La bella sagoma della CX2400 GTi del 1980 anni ottanta. Sicuramente meno elegante della prima serie, l'ultima CX risolve certi difettucci che affliggevano i modelli precedenti: i pannelli delle porte si piegano più al sole, il volante non si scioglie come gomma da masticare, il tessuto e la fattura dei sedili sono eccellenti, le plastiche hanno un'aspetto meno economico di quelle precedenti. Tutto sommato un bel passo avanti. D'altro canto, se date uno sguardo ai disegni prodotti dal centro stile per la possibile nuova facciata della CX, vi rendete conto che la soluzione 8 prescelta non è certo la migliore tra quelle pensate. Concludendo: più o meno tutti i modelli CX sono interessanti dal punto di vista dell'utilizzabilità. Importante è che non abbiano mezzo milione di chilometri sulle spalle (ed i modelli Diesel venivano comprati da chi i chilometri li faceva davvero) e che non abbiano tracce di ruggine sulla carrozzeria. Tra i benzina la preferenza va indubbiamente ad una CX col motore DS: la CX2000 o CX2200 dal 1976 (sterzo Diravi) al 1978, la 2400 con il motore ad iniezione nella versione GTi o Prestige. La CX25 è un veicolo grandioso, ma è anche troppo recente per accedere in tempi ragionevoli alle agevolazioni assicurative che ne riducono a livelli accettabili i costi d'esercizio. Per le Diesel c'è altro che l'imbarazzo della scelta. Tutte sono purtroppo afflitte dal problema del superbollo sul Diesel, quindi vanno considerate solo se l'economia fatta sul carburante copre davvero i maggiori costi fiscali; prescindendo da ciò i modelli più "gustosi" sono indubbia- mente le Turbo che -peraltro- sono fuori anche dalle agevolazioni assicurative. Per tutte quante le CX è raccomandabile l'allestimento Pallas (TRE-TRD in seguito), il Diravi ed il climatizzatore. Esistono poi alcune versioni "mitiche" dell'ammiraglia d'oltralpe: è sicuramente esistita una CX2400 GT a carburatore o carburatori (chi ne trova una è bravo), in Francia era comune l'interno in cuoio tabacco o nero, qui in Italia se ne sono viste pochissime, la prima tiratura della CX2400 GTi, infine, era dipinta in azzurro chiaro metallizzato ed aveva un interno in cuoio nero e beige, una rarità sotto tutti i punti di vista. Ultimo suggerimento: se siete interessati ad una versione ad iniezione, fatevi un viaggetto nella vicina Confederazione Elvetica, la Svizzera è stato un ottimo mercato per la CX e le vetture destinate a tale Paese (ve lo dice chi ne ha avuta una) sono molto diverse a quelle per gli altri mercati, guardate le finiture per credere. Costi? L'acquisto di una CX in buone condizioni è praticamente sempre un affare: difficile spendere più di quattro/cinque milioni se non per un esemplare assolutamente perfetto. I costi di gestione di una CX con pochi chilometri sono del tutto ragionevoli, salvo forse gli esemplari equipaggiati con i cerchi ruota TRX che per cambiare una gomma richiedono l'apertura di un leasing. Non si rompe quasi mai nulla, le uniche noie possono venire dall'impianto elettrico delle prime serie, che richiede frequenti pulizie alle varie morsetterie e dai cuscinetti dei bracci posteriori, misteriosamente sottodimensionati per lo sforzo richiesto loro. Per il resto avere una noia è davvero difficile. (segue sul prossimo numero) Dalla 911 alla CX Può un purista delle coupé di Stoccarda sedersi al volante di una “mastodontica” CX e non volerne più scendere? Leggete la risposta in questa simpatica missiva. riceviamo e pubblichiamo da Raffaele de Carlo Ed eccomi qui: in un pomeriggio in cui la professione forense mi ha lasciato stranamente tranquillo, ho pensato di buttare giù queste righe, che poi vorrebbero descrivere la mia "iniziazione" al mondo delle vetture Citroen. Fin da piccolo sono stato un grande "fan" della ....Porsche 911! ricordo che all'età di circa sei anni (caspita! Sto parlando di 30 anni fa! Come passa il tempo!) mia zia mi regalò un modellino Politoys della 911. Fu l'inizio di un virus per cui non sono ancora riuscito a sviluppare degni anticorpi! Quando finalmente cinque anni fa riuscii a coronare il mio sogno, fu per me uno schiudersi di un mondo nuovo: gare di regolarità, corse in salita, meeting a Monza... La mia bianca 911 Carrera era diventata, oltre che mia fedele compagna, anche il mio psicologo: quando ero nervoso o con mille pensieri per la testa mi bastava andare in garage, dare un paio di sgasate al mitico boxer e... mi passava tutto. Il mondo ovattato delle sospensioni idropneumatiche non poteva essere più lontano! Anche se, devo dire, essendo il sottoscritto un appassionato di motori "a 360 gradi" il nome di Bertoni non mi era del tutto sconosciuto ed avevo sempre ammirato quell'auto rivoluzionaria arrivata terza al concorso "le auto del secolo", non ne avevo comunque mai guidata una. Ma durante il mese di luglio dello scorso anno, il mondo mi crollò addosso, di fronte all'esito di una risonanza magnetica: "Ehi Raffaele!" mi diceva l'amico radiologo dal microfono, mentre stavo "intubato" nell'apparec chiatura di diagnosi, "lo sai che hai una delle più belle ernie discali che io abbia mai visto?? Non riesco a capire come non ti si sia ancora paralizzata la gamba destra!" Stupendo!! Esattamente due mesi dopo, il professore che mi aveva appena operato, consegnandomi con religiosa cura una provetta con dentro della mucillagine sentenziò: "Caro avvocato, questo è quello che aveva di troppo tra le vertebre. D'ora in poi la Carrera la userà molto poco! Si prenda una macchina più morbida, altrimenti......" E non finì mai la frase. Mmmhh! Una macchina più morbida? Proprio a me che avevo sempre considerato anche le Maserati come macchine da "cumenda"??? Bah! Vabbé! Non ne morirò, pensavo. Ma che auto scelgo? Citroën, che diamine! C'è qualcosa di più morbido sulla faccia della terra a parte qualche Rolls? E così cominciai a guardarmi intorno. Essendo appassionato di auto d'epoca, o per lo meno di quelle con una "certa età" non mi sfiorò nemmeno lontanamente di andare dal concessionario Citroën della mia zona (Lecce) a prenotare una Xantia. No, ci voleva qualcosa di più particolare: forse una DS? Mah! Ma per andarci in giro tutti i giorni, per me che di chilometri ne faccio anche 700 a settimana... Poi arrivò una telefonata, proprio dalla concessionaria Citroen, dove ero stato a provare, con la puzza sotto il naso, una XM-V6 di seconda mano: "Ci è appena "entrata" una vecchia CX bianca, a benzina. La vuole vedere?" Fu amore a prima vista: era una CX 2000 Pallas prima serie, anno 1977. Gli interni erano perfetti, c'era un po' di ruggine sulla carrozzeria, le sfere da cambiare e motore con soli 99000 chilometri sopra. Me la portai a casa per due milioni. La mattina dopo ero di nuovo dal concessionario, ma al reparto officina: tagliando completo al motore, revisione totale dell'impianto idraulico, una controllatina a quello elettrico... e via, verso nuove sensazioni! Adesso, mentre scrivo, la CX occhieggia da dietro la finestra del mio studio, fiammante come fosse appena uscita di fabbrica (e lo credo, se penso al conto del carrozziere!). In pochi giorni mi è divenuta indispensabile, la mia schiena vuole solo lei! Il comfort è davvero impareggiabile. Mi torna in mente una vecchia pubblicità della Citroën, "CX, come volare" diceva, ed è proprio vero! E che tenuta di strada! Che freni! 4 dischi, anteriori ventilati (... come la 911!). Velocità? Beh, mi accontento, eppoi una giratina con la 911 me la posso sempre fare! A proposito, non è che qualcuno si ritrova una 2 cavalli che gli avanza per girare in città? Fatemelo sapere! Raffaele de Carlo e la sua 911 9 Alta Pressione Proseguiamo la pubblicazione a puntate di un interessante documento della Citroën risalente al 1969 ed utilizzato per i corsi ai meccanici. Si tratta di un volume intitolato «Impianto Idraulico - Principi di funzionamento» ed illustra i meccanismi degli organi che compongono l’insieme idropneumatico. a cura del Centro di Documentazione (IIa parte) SOSPENSIONE I - GENERALITA’ Due fluidi assicurano il funzionamento della sospensione idropneumatica: un liquido e un gas. Il gas costituisce l'elemento elastico della sospensione. Il liquido assicura il collegamento tra gli organi non sospesi del veicolo e il gas. II - DESCRIZIONE Il gas e introdotto in una sfera di concezione analoga a quella dell'accumulatore principale. Il liquido e situato in un gruppo cilindro pistone avvitato sulla sfera. 10 Sfera e cilindro costituiscono il blocco di sospensione che equipaggia ciascuna delle quattro ruote del veicolo. Il cilindro è solidale con la scocca. Il pistone è solidale con la ruota. In ciascun blocco è incorporato un ammortizzatore, avvitato nella sfera. III - FUNZIONAMENTO In assenza di sollecitazioni, gas e liquido sono sottoposti, ai due lati della membrana, ad una pressione identica. Questa pressione è determinata dai carichi che gravano sugli stessi: Essa e la stessa sui due blocchi di sospensione di uno stesso assale; E' differ- ente tra l'assale ANTERIORE e POSTERIORE (carichi differenti). Essendo il volume delle sfere limitato (ragioni d'ingombro) la massa di gas sarebbe insuf- ficiente per assorbire efficacemente le oscillazioni delle ruote o della scocca. Questa condizione è realizzata introducendo inizialmente nelle sfere un volume notevole di gas. Il gas, cosi imprigionato al riempimento, si trova a una pressione ben determinata, chiamata pressione di taratura. Questa pressione di taratura è pertanto differente tra le sfere anteriori e posteriori in funzione dei carichi. Quando la ruota affronta un ostacolo, il pistone si sposta nel suo cilindro: Nel caso di un "rilievo", il liquido contenuto nel cilindro è sospinto nella sfera e il gas si comprime. Nel caso di una "cunetta", il gas si espande e il liquido dalla sfera passa nel cilin- dro. La compressione o l'espansione del gas evita che l'energia dovuta al colpo sia trasmessa alla scocca. Superato l'ostacolo, la pressione riprende il suo valore di equilibrio e il pistone ritorna nella posizione iniziale. Questo sistema di sospensione presenta sicuri vantaggi: La flessibilità della sospensione è maggiore che in una sospensione classica a molle e con un ingombro minore (comfort migliorato). Le sollecitazioni provocate dalla strada non generano oscillazioni della scocca (buona tenuta di strada). Inoltre, questo sistema permette un montaggio che migliora la rigidità trasversale della sospensione (sbandamento e deriva del veicolo molto ridotti). flessibilità della sospensione origini una variazione notevole dell'altezza della scocca e modifichi la ripartizione dei pesi sugli assi, un sistema automatico di correzione delle altezze completa questa sospensione. Questo permette di far lavorare gli assali in una stessa posizione rispetto al suolo e migliora la tenuta di strada e l'efficacia della frenatura. La correzione è ottenuta partendo da due correttori identici (uno per assale) alimentati dall'origine Alta Pressione. Ciascun correttore è comandato da un sistema meccanico costituente il comando automatico dell'altezza. Inoltre, un comando meccanico manuale agisce simul- taneamente sui due comandi automatici. 1) Il correttore d'altezza a) Descrizione: E' un distributore (rubinetto 3 vie) che mette l'utilizzazionc (cilindro di sospensione) in comunicazione sia con l'aspirazione (origine Alta Pressione), che con lo scarico (serbatoio) secondo la posizione del pistoncino distributore. Le camere C e D, chiuse da membrane di gomma, sono piene di liquido che proviene dalle fughe tra distributore e camicia. Un sistema di "dash-pot " mette in comunicazione le due camere C e D ed è composto: di un condotto libero chiuso alle due estremità da valvoline comandate dal distributore, di un condotto ad orificio ridotto che limita la portata del passaggio di liquido da C verso D e viceversa. b) Effetto del " Dash-pot". (rallentatore-smorzatore). Spostamento del distributore dalla posizione neutra a una posizione correzione (Es.: scarico Fig. 1): Quando il pistoncino distributore è sollecitato, ossia quando tende a scostarsi dalla posizione neutra, la valvola della camera C è Ammortizzatori: L'ammortizzazione è ottenuta frenando il passaggio di liquido tra cilindro e sfera e viceversa, con un sistema di valvole deformabili. E' un ammortizzatore a doppio effetto. Il foro calibrato realizzato nel corpo dell'ammortizzatore permette un passaggio diretto di liquido dal cilindro verso la sfera o inversamente. Esso ha lo scopo di diminuire l'effetto dell'ammortizzatore alle minime ampiezze (sollecitazioni). IV - CORREZIONE DELLE ALTEZZE Per evitare che la grande 11 Spostamento del pistoncino distributore dalla posizlone correzione alla posizione di equilibrio (Es.: fine scarico, fig. 2): Quando il pistoncino distributore tende a ritornare nella posizione neutra, il liquido contenuto in D non segue più il medesimo percorso per passare in C, ma questa volta passa attraverso il condotto liberato dalla valvola in appoggio sullo spallamento del distributore. Lo spostamento del distributore non è frenato e il ritorno si effettua rapidamente. Non appena il distributore riprende la sua posizione d'equilibrio, la valvola ostruisce nuova mente l'orificio evitando il superamento di questa posizione ciò che provocherebbe una seconda correzione. premuta sulla faccia della camicia dalla relativa molla, ostruendo il condotto libero. Il liquido contenuto in C è allora costretto a passare attraverso il "Dash-pot " che gli fa subire una forte laminazione. Questa lami- 12 nazione frena lo spostamento del pistoncino distributore. Il pistoncino distributore non raggiungerà la posizione di scarico che con una forte sollecitazione di una certa durata. Nessuna correzione si produce con sollecitazioni rapide. 3) II comando manuale delle altezze Un comando manuale modifica l'equilibrio del pistoncino distributore dei correttori e permette di selezionare cinque posizioni di distanza dal suolo. Posizione estrema alta e bassa: La sospensione è fuori servizio, la scocca e appoggiata sui reggispinta di gomma. La pressione nel cilindro è in tal caso o massima o nulla. Posizione strada: E' la posizione normale di funzionamento. Sul comando manuale è previsto un gioco che permette lo spostamento dei distributori senza forzamenti al momento del funzionamento. Due posizioni intermedie: Poste tra la posizione strada e la posizione alta, esse permettono di aumentare, per dei casi particolari di marcia, la distanza dal suolo del veicolo. In questo caso, la pressione nel cilindro è la stessa di quella esistente in posizione normale. Solo il volume di liquido è stato aumentato. 4) Ripartizione e ritenuta pressione di sospensione II blocco di ripartizione è un raccordo a tre vie che permette di distribuire la pressione verso la sospensione POST. e ANT. Esso e munito di due valvoline anti-ritorno. Su un veicolo a comando idraulico delle velocita e della frizione, le molle che mantengono le sferette sulle loro sedi sono tarate differentemente. La pressione è distribuita verso la sospensione ANT. quando raggiunge 7 Kg/cm2 e verso la sospensione posteriore quando raggiunge 35 Kg/cm2. II blocco di ripartizione con le valvoline antiritorno, isola la sospensione dall'origine della pressione quando questa è senza pressione. La taratura della valvolina corrispondente al circuito di sospensione POST. permette alla pressione di raggiungere i 35 Kg/cm2 nel cilindro di disinnesto (disinnesto frizione) prima di inviare liquido alle sfere di sospensione POST. (26 Kg/cm2). Questo sistema non è necessario sui veicoli a comando meccanico. La taratura differente delle valvoline è dovuta al comando idraulico della frizione. Nota: A partire dal periodo successivo a Dicembre 1967, il blocco di ripartizione o blocco ripartitore è stato eliminato (vedere schemi dei diversi circuiti a pag. 9). V - IDENTIFICAZIONE DEGLI ORGANI 1) Sfere di sospensione: Tutte le sfere di sospensione sono di dimensioni identiche. Delle cifre punzonate sul tappo di riempimento permettono di identificarle (queste cifre corrispondono alla pressione di taratura). sfere ANT. tutti i tipi 59, sfere POST. berlina 26, sfere POST. break 37. 2) Cilindri di sospensione: Il cilindro di sospensione è trattenuto da due viti d'arresto sul davanti e da una placchetta nella parte posteriore. Due dimensioni di cilindri. Ø = 35 mm: ANT. e POST. tutti i tipi salvo POST. Break, Ø = 40 mm: POST. break 3) Ammortizzatori: A partire da Settembre 1965 gli ammortizzatori sono modificati. Essi sono contraddistinti da un ribasso (anziché uno spigolo vivo) ricavato sulle teste dei dadi lato cilindro di sospensione (dado di riferimento). La faccia dei dadi di bloccaggio è bombata per permettere la deformazione delle valvoline. 4) Correttori delle altezze: Essi sono identici davanti e dietro qualunque sia il tipo di veicolo. 5) Blocco di ripartizione: Due modelli: (vedasi nota A) Per veicoli a comando meccanico delle velocità: nessun segno di montaggio. Per veicoli a comando idraulico delle velocità, senso di montaggio: il tappo più grosso lato alimentazione sospensione POST. 13 14 15 Power to the people Uno sguardo alla DS23 Injection Electronique. Pregi e difetti della più potente e richiesta tra le versioni dell’ammiraglia francese. Di Marco Marangoni, Marco Vaccaro e Paolo Pomini. Foto di Maurizio Marini Sin dalla sua presentazione l'accusa principale mossa alla Citroën DS riguardava la motorizzazione: rumoroso, poco potente, per nulla elastico, il vecchio 1911cc a corsa lunga con distribuzione ad aste e bilancieri è lungamente rimasto il grande handicap di una vettura per il resto eccezionale. Buona parte della responsabilità va ad André Lefebvre ed al suo curioso sostenere che «al giorno d'oggi un motore non è che una caffettiera: gira sempre con la stessa monotonia». Una affermazione curiosa, per un expilota da Grand Prix e per quello che era stato il più stretto collaboratore di Gabriel Voisin (vero genio della meccanica). Altra ragione è stata la necessità di dover presentare la vettura al Salon del '55, non potendo quindi dedicare tempo e risorse alla messa a punto del sei cilindri boxer 16 previsto inizalmente. Fatto è che per un decennio la divina creatura Citroëniana è stata mossa da un motore progettato nella prima metà degli anni '30 per la Traction Avant. Chiaramente, vista la pioggia di critiche relative alla scarsa potenza disponibile (i cavalli SAE erano 75 contro i 66 della versione Traction, ricavati con l'adozione di camere emisferiche con valvole a V ed un nuovo gruppo di collettori aspirazione-scarico) Walter Becchia e Maurice Sainturat potenziarono ulteriormente il vetusto “quattro in linea”, riuscendo a spremere un totale di 83 cavalli SAE, trovandosi d'altro canto una meccanica ancor più vibrante e rumorosa. A questo punto s'imponeva una riprogettazione totale: il sei cilindri non era da prendere in considerazione, sia per i costi, sia perché nel vano motore adattato al 1911cc non avrebbe trovato posto. Il risultato di tale operazione arriva nel 1965: una coppia di nuovi motori arrivano per il Salon del medesimo anno, si tratta di un 1985cc e di un 2175cc, entrambi superquadri, che condividono l'architettura generale, la testata e la corsa. L'anno successivo il 1911cc scompare anche dalla gamma ID, sostituito da una versione del 1985cc depotenziata a 83 cavalli SAE. La potenza disponibile raggiunge quindi 109 cavalli SAE sull'unità di maggiore cilindrata montata sulla DS21, permettendo alla aerodinamica vettura di superare i 180 chilometri orari; non senza un fracasso infernale ed al costo di parecchi litri di benzina. Altra crescita di potenza con una nuova geometria della testata nel 1968 (anno modello '69): 115 cavalli SAE sulla DS21 e 103 SAE sulla DS20, la velocità massima raggiunge i 185 chilometri orari ed i rappor- ti inferiori si accorciano per aver un po' più di scatto alle partenze. La quantità di cavalli è finalmente consona al telaio ma il prezzo pagato in consumo, ruvidità e perdita di comfort complessiva pare davvero sproporzionato. Parallelamente a questi sviluppi, procede il "progetto S" che porterà di li a poco al lancio della SM, basato su tutta una serie di motori a quattro cilindri sperimentali con distribuzione a camme in testa, quattro valvole per cilindro, compressori ed altre meraviglie tali da far superare allegra- Due divine a confronto. mente i duecento all'ora ai prototipi DS su cui vengono collaudati. Frutto di tali esperienze sono sia i motori 20 e 21 di cui abbiamo appena parlato sia l'adozione dell'eccezionale impianto di iniezione elettronica Bosch D-Jetronic che verrà installato in serie a partire dal 1969 (anno modello '70) sulle DS21ie. L'alimentazione dei motori DS è sempre stata assicurata da ottimi carburatori di marca Weber o Solex, mono o doppio corpo invertiti e dotati di tutti i ritrovati dell'epoca, collegati all'impianto idraulico sulle vetture dotate di cambio semi- Genio francese, linea italiana e tecnologia tedesca. La vera ammiraglia europea degli anni ‘70! 17 automatico. Tuttavia il carburatore - per sua naturanon può prescindere dal compromesso di assicurare una miscela "mediamente" buona a tutti i regimi ed in tutte le condizioni climatiche e di temperatura motore, prescindendo -ad esempio- dalla temperatura e pressione atmosferiche, dal tipo d'uso che si fa del veicolo in un dato momento e da mille altri parametri importanti per una corretta regolazione della miscela aria/benzina. Nel '69 l'iniezione indiretta (nei collettori di aspirazione, non Spazi affollati 18 nelle camere di scoppio) non era una novità: già molte vetture da competizione o comunque di fascia alta - Mercedes prima di tutte - montavano degli impianti di iniezione meccanica del carburante. Questi sistemi avevano tuttavia numerose pecche: non permettevano una regolazione dinamica del flusso se non mediante la pompa d'alimentazione, la stessa pompa era di una delicatezza allucinante e richiedeva continue messe a punto, pena consumi da carro armato e possibile deterio- ramento del motore causa lavaggio dei cilindri. Sarebbe stata una follia incastrare un sistema simile di alimentazione nel cofano di una macchina che già richiedeva tante attenzioni da parte dei meccanici quale la DS. La novità importante fu rappresentata dalla disponibilità da parte della Bosch di un nuovo impianto di iniezione a funzionamento completamente elettronico: il DJetronic. Sviluppato dalla ditta tedesca assieme ai tecnici della Citroën, il nuovo sistema di iniezione Il monogramma della 23 ad iniezione di basava su una rampa di quattro iniettori a solenoide comandatati elettrica mente: c'è impulso e l'iniettore si apre, non c'è impulso e si chiude. A pressione costante del carburante, la durata dell'impulso comanda con estrema precisione la quantità di benzina iniettata nei condotti di aspirazione. Via quindi la pompa meccanica (che doveva dosare la benzina per ciascun cilindro) sostituita convenientemente da una pompa elettrica, montata lungo il longherone nella parte posteriore destra del veicolo. Gli altri componenti dell'impianto sono: un flauto di condotta carburante sormontato da una valvola di regolazione della pressione, una manciata di sensori di temperatura aria ed acqua di raffreddamento, un nuovo collettore d'aspirazione, una sonda di pressione, un nuovo impianto d'accensione e - ovviamente - una centrale di calcolo per computare il corretto tempo d'apertura degli iniettori in base ai dati raccolti da tutti gli elementi "sensoriali". Alcune modifiche accessorie per compensare la accresciuta potenza motore: un nuovo impianto di raffreddamento a circuito sigillato con elettroventola ausiliaria, una nuova testata con valvole al sodio (c'era bisogno?) ed un radiatore di raffreddamento per l'olio nei modelli con trasmissione automatica o semiautomatica. I giochi sono fatti! Ecco a voi la DS21 Injection Electronique: 128 cavalli SAE di potenza, quasi duecento chilometri all'ora, una coppia da diesel ed una morbidezza di marcia mai viste! La miglior motorizzazione mai installata sotto al lungo muso della divina. Peccato che se vi cade un cacciavite dentro al vano motore, le possibilità di recuperarlo ammontano a zero: il già affollato vano motore della DS diviene nella versione i.e. qualcosa che assomiglia parecchio all'incubo di un idraulico. La centrale di calcolo alloggiata sotto al cruscotto (sopra ai piedi del passeggero), computa istantaneamente il giusto rapporto aria/benzi- na, fornendo miscela ricca o povera a seconda della condizione d'uso del motore (appena avviato la notte del tre di gennaio o rovente come in autostrada in pieno agosto), dell'accelerazione richiesta, della pressione atmosferica (pianura o vetta montana) e della temperatura dell'aria in ingresso (densità), riducendo quindi gli sprechi di carburante e di conseguenza i consumi ed eliminando peraltro il rumore generato dall'aspirazione. Certo che tutto questo ha un prezzo in senso economico ed in praticità d'uso: tutt'oggi la grande maggioranza delle auto officine ha difficoltà ad intervenire in un moderno impianto d'iniezione elettronica... figuratevi nel '69! Il successo della 21ie fu immediato e largamente superiore alle aspettative: la L’opzione cuoio sulla 23 ie DS viveva una seconda giovinezza, a quindici anni dalla sua presentazione si mostrava superiore alla concorrenza in velocità, sicurezza e comfort, con in più la piena maturità meccanica che si traduceva in una affidabilità eccellente. Era - come amano dire in Francia - nuovamente la regina della strada! Al contrario di quello che auspicava Citroën, la velocissima 21ie non fece altro che attizzare la polemica sulla cronica mancanza di potenza: "se a duecento all'ora mantiene un così ampio margine di sicurezza, meriterebbe certo un motore molto più potente" si diceva. Per questa ragione ed in seguito alla decisione di non montare il propulsore della SM sulla DS (in un primo tempo si richiese l'intercambiabilità La plancia di bordo dei gruppi motore-cambio tra DS ed SM, opzione poi scartata in quanto si temeva di danneggiare l'immagine della coupé a motore Maserati) si optò finalmente per un nuovo incremento della cilindrata, a 2347cc, con un ulteriore aumento dell'alesaggio, raggiungendo così i 139 cavalli SAE, ed ecco a voi la DS23ie, presentata al pubblico nell'ottobre del 1972 e destinata a sostituire la DS21 al vertice della gamma D. La nuova versione della DS nasce in un momento molto partico- lare per il mondo dell'automobile, era il periodo delle lotte operaie, c'erano i primi sintomi di quella che nei due anni seguenti sarebbe stata la grande crisi petrolifera. Come se non bastasse la Citroën stava nuotando in pessime acque per quanto riguarda le finanze: la politica di Pierre Bercot aveva portato la Casa francese ad eseguire una serie di manovre di acquisizione che comprendevano Panhard, Berliet e Maserati, altre importanti spese riguardavano poi l'af- fare Wankel (che non dava i risultati sperati), la costruzione del nuovo grandissimo stabilimento di Aulnay Sous Bois (un esempio mondiale di tecnologia ed automazione, capace di produrre dalla gomma al ferro per le lamiere sino alla vettura completa) e - per finire - l'accordo con la Fiat, che peraltro stava allegramente andando verso il naufragio. Nonostante tutto questo la DS23 fu un successo immediato. "Finalmente la DS ha il suo motore", titolarono le più 19 importanti testate del settore, lo stesso Auto-Journal (dal '54 in guerra con Citroën) ammetteva, provando la vettura, che alla Citroën avevano prodotto qualcosa come il miglior quattro cilindri esistente al mondo, realizzando il veicolo che offriva il miglior rapporto comfort-sicurezzaprestazioni a livello internazionale, sciovinismi a parte. Effettivamente la nouvelle grand-routier française offre tutt'oggi un livello di utilizzabilità che le ammiraglie d'oggi non sempre raggiungono. La tenuta di strada adeguata alle nuove prestazioni tramite sfere con tarature diverse è eccezionale, la perdita di comfort che si paga in termini di maggior rigidità è trascurabile e la stabilità alle alte andature ha dell'incredibile. Se un difetto dobbiamo trovarlo è indubbiamente la solita brutta pecca della rumorosità: l'imperfetta chiusura dei finestrini (progettati per una vettura che sfiorava i 140!) ed il motore "in cabina" rendono i lunghi viaggi ad alta velocità non troppo confortevoli. Altro difetto di una certa importanza è il calore bestiale che il propulsore trasmette all'abitacolo, sia tramite la plancia (che si arroventa d'estate dopo pochi metri percorsi) che 20 L’aggressivo frontale dei modelli post ‘67. Il lussuoso allestimento Pallas La freccia posteriore ed il pannello di custodia delle Pallas dell’ultima generazione 21 tramite la paratia di separazione tra motore ed abitacolo. Il condizionatore d'aria è quindi l'accessorio più desiderabile. Bisogna vedere la DS23 non come un dragster da lanciare sempre alla massima velocità, piuttosto è opportuno considerarla una confortevole berlina, in grado di viaggiare alle velocità del Codice per una quantità indefinita di tempo, pur mantenendo una riserva di potenza tale da permettere sorpassi brillanti, in assoluta sicurezza. Certo, è bello sedersi al volante di uno di questi condomini, sfiorare l'acceleratore e schizzare in avanti, serve solo sapersi limitare e riconoscere i limiti oltre i quali il dondolio tipico della sospensione idraulica passa da piacere a tormento per i passeggeri e pericolo per la stabilità. F I L M D’ESSAI Le foto di questo servizio sono state realizzate nel mese di giugno scorso a Colle Val D’Elsa, in provincia di Siena, davanti all’edificio che ospita la sede della Banca Toscana progettato da Giovanni Michelucci. La ragazza che appare nelle foto è Debora Barbagli, eletta Miss Cinema Toscana nel 1999, attrice e modella, che ringraziamo per la collaborazione. Un ulteriore grazie a Silvano Bianchini, proprietario della 23ie in copertina. 22 Corpo vettura: Nessuna modifica esterna rispetto alle precedenti versioni, raccoglie il nuovo cruscotto con volante imbottito e le maniglie incassate della serie D post'72. Unica nota distintiva la grande placca dorata sul cofano portabagagli con la dicitura DS23 Injection Electronique. nterni: Viene offerta di serie la regolazione in altezza del sedile conducente, il cruscotto - come dicevamo- è quello degli altri modelli D, salvo il tirante dello starter che viene sostituito da un coperchietto in plastica nera e cromata. Sopra ai piedi del passeggero un rivestimento analogo a quello della 21ie che cela il calcolatore d'iniezione e l'eventuale amplificatore dell'apparecchio radio Autovox. Meccanica: Si tratta sostanzialmente del solito motore della 21ie, alesato a 2347cc. La novità sostanziale è l'aggiunta di una sonda di temperatura sul filtro dell'aria, comune peraltro alle ultime 21ie, necessaria per una migliore regolazione della miscela. Nota: detta sonda è di una fragilità estrema, quasi tutte le 23ie circolanti funzionano con questo elemento sconnesso o difettoso (ovviamente, il ricambio non è più prodotto), è possibile sostituire la sonda con una resistenza vari abile, dovendo però agire a mano sulla indicazione da fornire al calcolatore. L'impianto di iniezione richiede -almeno una tantum - un buon controllo da un meccanico davvero competente, magari con gli strumenti diagnostici prodotti da Citroën o da Bosch all'epoca. Regolazioni improvvisate sulla farfalla d'aspirazione o sul calcolatore portano sicuramente poco lontano. Importante anche verificare il corretto funzionamento del comando dell'aria addizionale, molte vetture presentano difetti proprio relativi a questo componente. Una regolazione del minimo che prescinda dal comando dell'aria addizionale porta a consumi tipo Concorde al decollo. Il costo stesso del ricambio non è trascurabile. Consigliabile anche un controllo sul circuito di lubrificazione: verificare la pressione dell'olio all'uscita della pompa. E’ suggeribile anche un lavaggio interno al motore almeno ogni sessantamila chilometri. Idraulica: Le sfere di sospensione sono modificate nell'ammortizzatore, che rallenta maggiormente il flusso di liquido, si raccomanda di montare soltanto questo tipo di blocchi pneumatici sulle 21/23 iniezione. I freni sono i soliti delle altre DS, ricordarsi di verificare periodicamente l'efficacia dell'accumulatore posto sotto al serbatoio idraulico e della sfera congiuntore. Il massimo del gusto nella guida di questi veicoli lo si ha - manco a dirlo - con l'uso del cambio semiautomatico. Una regolazione corretta dei minimi e delle velocità di innesto è però assolutamente obbligatoria, viste anche le coppie che si vanno ad applicare ai vari alberi del cambio. Raffreddamento: Il circuito acqua è - come sulla 21ie - di tipo sigillato, con vaso d'espansione ed elettroventola. Uno dei problemi più diffusi riguarda proprio la vaschetta: si trova montata sopra al motore ed è alquanto soggetta a deteriorarsi con conseguente perdita del liquido di raffreddamento. Anche l'elettroventola ed i relativi contatti e sonda richiedono un controllo periodico, in particolar modo se la vettura è dotata di climatizzatore, oggetto quest'ultimo particolarmente importante sulla più calda delle DS. Impianto elettrico: Nota dolente: come dicevamo per il raffreddamento, il calore sviluppato sotto al cofano è micidiale. Il ricambio d'aria sotto al lungo coperchio d'alluminio è minimo e non esiste conduttore elettrico che in tali condizioni non soffra particolarmente. Quasi tutte le 21/23ie hanno al giorno d'oggi i cavi totalmente "cotti" dal calore. L'ideale è sostituirli in blocco con nuovi cablaggi costruiti appositamente. Costoso certo, ma pensate quante noie risparmiate! Per il resto si tratta del medesimo impianto elettrico della 21ie. Collegamento al suolo: La DS23ie monta quattro pneumatici Michelin 185 per 15” Xas, sostituibili eventualmente con gli analoghi Xvs, i cerchi ruota si distinguono per il differente foro centrale (quadrato anziché rotondo). I trascinatori anteriori sono dotati di uno smorzatore di vibrazioni ed hanno ovviamente crociere in acciaio. La lubrificazione dei semiassi è fondamentale: bastano pochi chilometri "a secco" per danneggiare irrimediabilmente trascinatori e crociere. Si sconsiglia l'uso di trascinatori privi dello smorzatore poiché inadatti alla elevata coppia loro applicata: utilizzando la potenza del motore per partenze brillanti la torsione degli alberi di trasmissione è inevitabile. Conclusioni: La 23ie è forse la più attuale delle DS, ma attenzione nel prenderne in mano una: "veloce", "stabile" e "sicura" devono essere parole rapportate al 1975; mentre sul comfort s'impongono delle riflessioni; quanti infatti hanno il privilegio di guidare OGGI una "vera" 23ie? l'invecchiamento di questo oggetto d'arte meccanica incide notevolmente sul comfort ben prima che sulle prestazioni: il motore diviene rumoroso e vibrante a causa dell'invecchiamento delle guarnizioni (specialmente quelle sullo scarico), dei supporti del motore e dei silentblocks; la trasmissione aggiunge altre fastidiose vibrazioni che in qualche modo intaccano l'efficacia delle sospensioni (togliendo del tutto la sensazione di galleggiamento), le guarnizioni in gomma di finestrini e portiere si induriscono con conseguente crescendo di fruscii e fischi; per non parlare dei restauri frettolosi che fanno strage di preziosi materiali isolanti presenti in gran quantità nell'abitacolo. La 23ie è la più richiesta e quotata tra le DS, ma è sicuramente anche la più lontana da quello spirito che animava i primi esemplari del 1955, con un cruscotto anni '70 e con quell'andatura aggressiva così diversa dal placido galleggiare delle prime DS19. 23 Dietro alle quinte Un colloquio con Walter Brugnotti, da venti anni alle pubbliche relazioni per la filiale italiana di Citroën intervista di Maurizio Marini A Milano lo scorso 23 settembre, presso la sede di Citroën Italia, abbiamo incontrato il dott. Walter Brugnotti, responsabile delle pubbliche relazioni della Marca. Ragione principale della visita era la definizione degli ultimi dettagli dell’operazione Caldendario 2001 (articolo a pag. 27) ma anche la ricerca della risposta ad una domanda: possibile che la stessa casa automobilistica che solo tre 24 anni fa liquidava senza storie tutto ciò che riguardava le auto storiche oggi sia (anche a detta dell'autorevole voce di Ruoteclassiche) quella che in Italia fa di più per il motorismo d’epoca? Cosa è cambiato da qualche anno ad oggi per cui Citroën Italia promuove addirittura un suo raduno sulla pista di Vairano ogni anno, appoggia ufficialmente (ed aiuta senza porre vincoli o condizioni) un Club come il nostro, favorendo in ogni modo la promozione e conservazione della memoria storica dei suoi veicoli? Onestamente c'eravamo già posti il quesito più d’una volta senza arrivare ad una risposta completa: avevamo cioè capito che Walter Brugnotti era un importante fattore in questo cambiamento di posizione, ma per il resto potevamo fare solo supposizioni. Di Brugnotti stesso sapevamo pochissimo, lui del resto gestisce l'immagine della Marca e come tutti coloro che fanno il suo mestiere- si preoccupa di comunicare al pubblico il pensiero di una grande azienda, servendo questa funzione talvolta anche a scapito di quelle che possono essere le proprie convinzioni personali. Approfittando quindi dell'occasione di incontro, sfruttando il fattore sorpresa, abbiamo tirato fuori dalla valigetta il fedele registratore portatile, il blocco e la matita ed abbiamo intervistato l'intervistatore! Ecco qui un profilo di colui che ha fatto uscire il nostro Club dalla "cerchia di amici" promovendone immagine ed iniziative, dell'azienda che egli rappresenta e del futuro dei nostri rapporti con essa. Walter Brugnotti nasce a Milano nel 1949, entra a Citroën Italia nel febbraio del 1970 intorno alla presentazione della GS e della SM, dal 1976 è all'ufficio Pubbliche Relazioni e vede quindi l'arrivo in Italia della CX ed il rinnovamento progressivo della gamma. Diviene nel 1983 responsabile delle pubbliche relazioni e cura personalmente il lancio dei modelli BX, XM, ZX e Xantia. Declina -come dicevamocon la cortesia che lo contraddistingue ogni nostra richiesta di supporto nell'impresa di promuovere la conservazione delle Citroën storiche. Cinque anni fa il cambiamento di rotta: per prima cosa riunisce nei suoi uffici di Milano i Presidenti di tutti i sodalizi del marchio per verificare la possibilità di riunire sotto un unico Club tutte le differenti passioni per i veicoli Citroën. L'impressione -certamente giusta- che ne ricava è quella di trovarsi innanzi i capi di una dozzina di sette medioevali, vuoi per interssi economici, vuoi per motivi d’orgoglio, assolutamente prive di spirito collaborativo. La prima domanda che poniamo a Brugnotti è quindi il perché di questa decisione, presa proprio quando stavamo rinunciando ad ogni possibilità di dialogo con la Casa madre, sospendendo un martellamento che andava avanti dal 1990. Walter Brugnotti risponde: Oltre voi c'era già altra gente che martellava almeno dal 1984, in occasione del cinquantenario della Traction. Ora vorrei però distinguere quello che può essere il mio interesse personale -ed anche professionale- per ciò che è l'auto storica e per l'auto storica Citroën in particolare: ho personal- mente sempre ritenuto che si tratti di un patrimonio aziendale non solo d'immagine ma anche tecnico-culturale. Attraverso un'auto d'epoca si ricostruiscono molte cose sulla storia di un'azienda; ad esempio, mi sono sempre battuto perché di costituisse un museo storico della marca, cosa che finalmente è in corso d'opera nei pressi di Parigi. Non sarà ancora un museo nell'accezione classi- Walter Brugnotti nel suo ufficio di via Gattamelata 25 C5 C5 ca del termine, quanto un conservatoire dove raccogliere gli elementi che hanno fatto la storia della Marca, rendendoli in un primo tempo accessibili ai giornalisti ed agli "addetti ai lavori" del settore; poi vedremo… Ho quindi sempre ritenuto che questo tipo di attività ed attenzione per le auto storiche fosse importante per la vita delle aziende, c'è però da considerare altri discorsi relativi alle aziende in se ed alle fasi che attraversano: ci possono essere dei periodi in cui l'attenzione all'auto storica può essere un po' meno 26 forte. In Citroën questo è successo soprattutto a causa del suo grande passato, tanto che in un certo momento si è ritenuto che questo peso fosse eccessivamente sfavorevole per i modelli attualmente in commercio, per essere più precisi questo è avvenuto a metà degli anni ottanta, si è considerato allora che -ad esempio- che riparlare di Traction Avant quando il modello di punta era la BX avrebbe giocato contro all'immagine di quella era la gamma del momento. Oggi tutto questo è superato, abbiamo una gamma che sta dando segni evidenti di arricchimento ed evoluzione, ritengo perciò che l'interesse di Citroën per l'auto storica possa soltanto crescere. Quali sono i futuri programmi della marca? Nell’immediato c'è l'arrivo della nuova C5, previsto per il primo trimestre del 2001, dopo la presentazione al prossimo Salone Mondiale di Parigi. Il prossimo 27 settembre la vettura verrà presentata alla stampa al Bois de Boulogne a Parigi, giusto il giorno prima dell'apertura del Salone di Parigi. Nel 2002 arriverà la nuova C3, mentre per la C6 dovremo attendere il 2004 anziché il 2003 come inizialmente previsto; tra il 2002 ed il 2003 è confermata anche la messa in produzione di Pluriel, l'interessante prototipo di vettura plurimpiego che ricorda molto da vicino il concetto della Mehari; d'ora in avanti nella produzione Citroën troveremo sia nomi che sigle per l'identificazione dei modelli: proseguirà l'uso di nomi come Picasso o Evasion al fianco delle varie C3, C5 ecc. L'ultima domanda che poniamo al nostro interlocutore riguarda il futuro aziendale di Citroën e della collaborazione con Peugeot.L'invito è perentorio: Tenete i piedi per terra, non è più il tempo degli industriali solitari come André Citroën che potevano a cavallo di idee geniali- rivoluzionare ogni anno il modo di costruire automobili. Siamo nell'epoca dei grandi gruppi che con la politica delle piattaforme riescono a produrre veicoli riducendo i costi e quindi i prezzi di vendita. Questa è la politica portata avanti da Jacques Calvet nei suoi quindici anni di direzione alla PSA. Per questa politica è stato accusato di aver prodotto vetture banali e lontane dalla filosofia Citroën, tuttavia è riuscito a portare in attivo i bilanci del gruppo (oggi tra i più grandi d'Europa) permettendo a Citroën di raggiungere traguardi di vendita mai sfiorati in passato: 1.200.000 veicoli immatricolati in un anno contro il 1.500.000 di Peugeot! Questo significa anche la possibilità di tornare ad investire in ricerca ed innovazione, C5 -ad esempio- incorpora la nuova generazione della sospensione idropneumatica Citroën: l'Idrattiva III; nuove le sfere, a lunghissima durata, nuovo e semplificato il sistema di controllo, molto potente e preciso il gruppo calcolo-idraulica, riuniti in un unico componente. Un sistema quindi più affidabile perché più semplice ma anche molto più flessibile e preciso grazie all’uso di componenti e sensori elettronici anziché meccanici. La domanda «cosa avrebbe potuto fare Paul Magés (padre dell’idropneumatica) con le tecnologie odierne» ha trovato la sua risposta. Dopo aver saputo tutto questo sui futuri programmi di Citroën, non possiamo che chiedere al nostro ospite quali siano invece i suoi progetti per l'avvenire. Penso in linea di principio di restare in questa poltrona ancora a lungo; certo, dopo trent'anni avrei anche qualcos'altro da fare, quantomeno -comunqueprima di andarmene dovrei riuscire a finire di scrivere la storia di Citroën in Italia, opera che sto componendo da un'annetto circa, anche se al momento mi pare un po' come la tela di Penelope… Ci congediamo da Walter Brugnotti ringraziandolo per la mattinata che ci ha concesso e per la cortesia con la quale ha risposto ad ogni nostro quesito. Certo adesso molte cose sono più chiare. Potremmo anche smettere di temere la attuale Citroën, forse gli scopi che ci prefiggiamo, noi da una parte e la Casa Madre dall’altra, hanno trovato un loro punto d'incontro, magari non dietro all'angolo, ma c'è. Attraction Avant Anteprima sul Calendario 2001 di Citroën Italia A cura della Redazione Per il terzo anno consecutivo Citroën Italia affida al RIASC il compito di realizzare il Calendario delle Auto Storiche Citroën: in occasione dell'ultimo incontro di Vairano il responsabile delle pubbliche relazioni della Marca, dott. Walter Brugnotti ci ha difatti confermato anche per questo anno nell'incarico, indicando nella Traction Avant il soggetto base dell'opera. Inutile dire che la cosa ci onora parecchio, ed anche noi abbiamo di nostro canto deciso stavolta di fare le cose per bene. Siamo quindi ricorsi ad un grande professionista della grafica, nientepopodimenoché l'architetto Roberto Baciocchi, ideatore dell'immagine del marchio Prada (da Luna Rossa alle centinaia di boutique sparse per il mondo) e grande appassionato del marchio Citroën (conserva religiosamente la sua 2Cv del '61 acquistata nuova). Abbiamo elaborato con lui due bozze del lavoro e le abbiamo sottoposte a Citroën Italia lo scorso maggio assieme ad Ilaria Paci, la modella selezionata per l'opera. Nessun dubbio: «andate pure avanti nella realiz zazione di quello che sarà il primo calendario "senza veli" nella storia di Citroën». Se non è una responsabilità questa… Il calendario comprende foto provenienti da sei servizi che ritraggono le stupende forme della biondissima Ilaria in compagnia delle varie versioni della Traction, dalla Berlina alla Familiale sino alla elegante Cabriolet. Al momento in cui scriviamo è stata anche fissata la data di presentazione: il 25 novembre prossimo, in un grande stand appositamente allestito da Citroën Italia alla fiera "Auto di ogni epoca" a Padova. Anche l'allestimento dello stand è opera dello Studio Baciocchi. L'opera verrà tirata in circa duemila copie, mille delle quali andranno a Citroën Italia che ne farà omaggio ai concessionari ed a particolari personalità del mondo dell'automobile, altre andranno ai Soci IDéeSse ed SM Italia al momento del rinnovo della quota associativa. Una speciale tiratura limitata sarà posta in vendita a 30.000 lire a copia. L'utile dell'operazione andrà alla Lega Italiana Lotta all'Aids (LILA). Ringraziamo sentitamente Citroën I t a l i a che, u n a v o l t a ancora, sosterrà disinteressatamente ogni spesa di questa grande operazione . 27 Tutte le Citroën del Presidente L'esposizione a Rétromobile delle più famose e prestigiose Citroën Presidenziali, nel 1999 la DS di De Gaulle e quest'anno la SM di Pompidou, ci dà l'occasione per ripercorrere la loro affascinante storia e quella degli altri modelli del Double Chevron utilizzati dall'Eliseo. di Maurizio Baiocchi, Presidente dell'SM Club Italia Per una Casa automobilistica avere tra i suoi Clienti la Presidenza della Repubblica costituisce motivo di grande prestigio e di ottima pubblicità, e la Citroën ne ha beneficiato per lungo tempo, fornendo diversi modelli all'Eliseo, dagli anni Cinquanta ad oggi. LE TRACTION Già dopo la seconda guerra mondiale la vettura più utilizzata dagli apparati statali francesi era la Traction Avant, 11 o 15 CV, allorché negli anni cinquanta il Presidente René Coty decide di dotare l'Eliseo di una vettura di grande prestigio, per sostituire la Talbot carrozzata Saoutchick oramai superata. Dato che erano scomparse le prestigiose marche francesi d'anteguerra,come Bugatti, Talbot, Delage, la scelta si 28 indirizza necessariamente verso la vettura più rappresentativa della produzione francese del tempo, e cioè la Citroën 15 Six, che già il Presidente Coty utilizza a titolo privato nella versione H Familiare (targata 1 FU 75, anch'essa esposta a Rétromobile nel 1999). La realizzazione della futura vettura Presidenziale viene affidata al Carrozziere Franay (che chiuderà i battenti poco dopo), con disegno di Philippe Charbonneaux, stilista ben conosciuto all'epoca e recentemente scomparso, che realizza una limousine di oltre 5 metri, con linea "ponton" piuttosto moderna per l'epoca e con una vasta vetratura a sei luci. La vettura viene consegnata all'Eliseo il 10 novembre 1955, dopo la sua esposizione al Salone dell' Auto (guarda caso lo stesso in cui fu presentata la DS 19), con l'immatricolazione 1 FK 75, ed è equipaggiata con interni in pelle e radica, vetro di separazione mobile, bar, dittafono e radio con antenna elettrica, ma mostra presto i suoi limiti, in quanto freni e pneumatici soffrono il peso elevato. Nel 1956 il Presidente Coty ordinò una seconda vettura da parata: sarà un cabriolet 4 porte, questa volta realiz- La versione Chapron La Traction del Presidente Coty zato da Henri Chapron, sempre sulla base di una 15 Six Familiare, e sempre di colore nero antracite. Entrò in servizio il 3 ottobre 1956, targata 1 EN 75, e partecipò a gran parte delle sfilate e cerimonie ufficiali della V Repubblica fino alla sua dismissione il 3 luglio 1974. Grazie alla sua carrozzeria aperta, permetteva a suoi illustri occupanti di farsi ammirare dal pubblico; però la capote in tela nera fu dotata di azionamento elettrico solo nel 1963, richiedendo in precedenza l'azionamento man- tuire le Traction come vettura in uso nei Ministeri e nelle Amministrazioni Pubbliche. Nel 1958 Charles De Gaulle ritornò in politica per poi essere rieletto come primo Presidente della V Repubblica. Come è noto, il Generale adorava le Citroën e la sua Traction 15 in particolare, non solo perché era la vettura alto di gamma della sua epoca, ma anche perché era la più spaziosa nei posti posteriori e poteva comodamente accogliere i due metri di altezza del per- Una Tracrion irriconoscibile carrozzata da Franay sonaggio. Successivamente, dal 1962 al 1969 De Gaulle utilizzo la sua DS 19 immatricolata 3 PR 75, ovviamente nera, versione con la grigliatura "a portacenere" nei parafanghi anteriori, dotata di fari lunga portata, tetto rialzato con capote elettrica che si ripiegava orizzontalmente (realizzata da Chapron) e cassetti interni porta-armi. Fu proprio con una DS che De Gaulle scampò al famoso attentato di PetitClamart il 22 agosto 1962 (rievocato nel film "Lo Sciacallo"). Tredici colpi di fucile mitragliatore centrarono la carrozzeria della DS, che poté continuare a muoversi, e trarre in salvo il Generale, nonostante una gomma forata, grazie alla sospensione idropneumatica. Malgrado questo fatto, De Gaulle non volle mai una DS blindata, pur se gliene fu offerta una che egli non usò quasi mai, poiché non gli piaceva il vetro di separazione con l'autista (e vedremo l'importanza di questo particolare), per cui continuò ad usare le nor- La versione Chapron uale. Pesando 300 kg. in meno della berlina Franay, pur essendo lunga 5,5 m., questa seconda 15 Six era più facile da guidare , pur avendo una ridotta velocità di punta (che d'altra parte non era necessaria). LE DS Nel frattempo, la DS, in particolare nella versione Prestige, cominciò a sosti- Un corteo presidenziale attraverso le strade di Parigi 29 La 1-PR 75 vista dal davanti in tutta la sua imponenza I grandi finiestrini laterali con cornice discendente 30 mali DS o le due vecchie 15 Six dell'era Coty. Tuttavia, desideroso di sviluppare lo spirito di grandeur della Francia e non sopportando che le vetture americane, numerose nei cortei ufficiali dell'e poca, fossero più lunghe della sua auto, De Gaulle voleva, già durante il suo primo settenato (1959-66), la realizzazione di una nuova berlina di prestigio su base Traction. La Citroën però tergiversò, facendo passare del tempo e, data l'uscita di produzione di questo modello, la nuova auto Presidenziale fu messa in cantiere solo più tardi, alla fine degli anni sessanta. I primi studi furono eseguiti da Flaminio Bertoni nel 1963-64 per una grande vettura decapottabile,e poi, dopo la sua morte (12/2/64), furono ripresi da Robert Opron, nuovo responsabile del Bureau d'Etudes della Casa, che sviluppò l'idea di un tetto retrattile. Questa impostazione non fu poi mantenuta nel progetto finale della berlina, il cui cahier des charges prevedeva, oltre alle dimensioni ragguardevoli,la possibilità di mantenere una velocità minima di 6 km/h e un adeguato diametro di sterzata. Costruita da Chapron e consegnata da Pierre Bercot, PDG de Citroën il 14 novembre 1968,con i suoi 6,53 m. di lunghezza, i 3,78 m. di passo, i 2,13 m. di larghezza e le 2,6 tonnelate di peso, la DS di De Gaulle divenne così la limousine presidenziale più lunga del mondo: più lunga delle Cadillac americane, delle Rolls-Royce inglesi e delle Zil sovietiche dell'epoca. Il costo finale sostenuto dalla Citroën, compresi gli studi, superò i 7 milioni di franche dell'epoca, ma fu pagata dall'Eliseo solo il prezzo di una grossa Mercedes. La linea, moderna e molto caratterizzata Citroën, richiama nell'anteriore il nuovo frontale delle DS a fari doppi carenati, anche se qui sono fissi e non direzionali, e nel posteriore squadrato prelude a future creazioni di Chapron (berlina Lorraine). I double chevron sul montante posteriore sono placcati oro, e sono previsti due attacchi per le bandiere sui paraurti, con illuminazione ed una coccarda tricolore luminosa al centro del cofano. Per il colore della vettura fu abbandonato l'abituale nero e fu scelto, dopo vari studi, in due tonalità di grigio: grigio alizé per la carrozzeria, grigio argenté per il padiglione,con una punta di verde nella preparazione della tinta per accontentare Madame De Gaulle che l'avrebbe voluta interamente verde, perché meglio visibile in televisione. Il suo equipaggiamento è molto completo. Il grande vetro di separazione è curvo, ma fisso e non si tenne quindi adeguatamente conto delle abitudini del Generale che amava conversare con il suo autista o il suo attendente. Il compartimento posteriore è climatizzato, e dotato di un mini-bar in radica, e di una "cassetta delle lettere" che, per ovviare al vetro fisso, permette di far passare messaggi all'attendente, seduto al posto anteriore. Nei braccioli delle portiere sono installati i comandi degli alzacristalli elettrici, l'accendi-sigari, i comandi dell'interfono e una bocchetta di areazione orientabile. Il rivestimento è in cuoio beige e velluto, con inserti in radica. Anche i posti anteriori sono rivestiti in cuoio e la plancia è abbondantemente cromata, con volante monorazza, e 4 quadranti e numerosi pulsanti di comando; il tachimetro è graduato fino a 140 km/h. Di fronte ad una carrozzeria e ad una dotazione così impressionante, la meccanica sembra quasi banale, con il semplice 4 cilindri della DS 21, cambio a 4 marce modificato per poter mantenere, come richiesto, una velocità di 6 km/h. nei cortei ma raggiungere anche una velocità massima stimata dai 110 ai 130 km/h. (ovviamente penalizzata dalla mole e dal peso). L'impianto elettrico dispone di due alternatori da 35 A e due batterie. Lo sterzo è servoassistito ed il diametro di sterzata calcolato affinché la vettura possa entrare nella cortile del Palazzo dell'Eliseo (dall'ingresso della stretta Rue du Fauburg St.Honoré) e fermarsi davanti alla scalinata in una sola manovra. E' curiosa anche la storia dell'immatricolazione. Nel 1959 De Gaulle volle riservare i primi cento numeri della serie PR 75, alla Presidenza della Repubblica. Le due 15 Six in servizio all'epoca cambiarono così targa: la Franay da 1FK75 a 2 PR 75, la Chapron da 1 EN 75 a 1 PR 75; quest'ultima targa passò poi alla DS Presidenziale nel 1968, sostituita con 7 PR 75. La DS Presidenziale fu usata la prima volta il 13 febbraio 1969 per raggiungere il Castello di Champssur-Marne per un ricevimento ufficiale, e la leggenda narra che già nel viaggio 3/4 posteriore e... 3/4 anteriore. 31 La SM di Chapron Il sontuoso interno 32 inaugurale il Generale si accorse con disappunto che il vetro di separazione non era discendente e che le sue indicazioni per la realizzazione della vettura non erano state seguite. La sera stessa per andare a cena prese la 15 Franay. Il destino della DS era così segnato. Infatti la vettura fu riutilizzata da De Gaulle solo per la visita del Presidente americano Nixon per discendere gli ChampsÉlysées, surclassando volutamente, per imponenza e grandeur, le limousine americane del seguito. Il successore di De Gaulle, Georges Pompidou, eletto nel 1969, uso raramente la DS. Questa imponente berlina, che avrebbe meritato miglior fortuna, fu in seguito venduta dal Demanio, insieme alle due 15 Six, ad un collezionista privato d'Issy Les Moulineaux, che pare la pagò solamente 200.000 franchi, e la custodisce gelosamente, consentendone l'esposizione pubblica solamente in tre occasioni: Rétromobile 1984 e 1999, ed in occasione della splendida esposione per i 40 anni di DS, avvenuta ad inizio 1996 al Centre Internationale de l'Automobile di Paris-Pantin (a cui si riferiscono le foto). LE SM Nel corso del 1971, Henri Chapron ricevette un'ordinazione dall'Eliseo, sotto la Presidenza di Pompidou, amante della velocità, per realizzare due SM decappottabili a 4 porte, su cui avevano realizzato studi di fattibilità per una SM chiusa a 4 porte anche la Carrozzeria Heuliez e la stessa Citroën, ma che non superarono lo stadio di modello in scala. I lavori presso Chapron durarono tre mesi , finché furono completate le due vetture gemelle, che ispireranno la futura Opéra, ma ancora più lunghe per facilitare l'accesso ai posti posteriori, come si conviene in questi casi, raggiungendo così una lunghezze totale di 5,60 m, passo di 3,47 m., con un peso di 1.780 kg. La linea rimane filante e slanciata come il coupé da cui deriva; il parabrezza è rialzato e allargato per permettere ai prestigiosi occupanti di tenere il loro cappello in testa; al centro una barra di sostegno trasversale consente ai passeggeri di stare in piedi per salutare la folla, ma ciò comporta che la capote nera resta un pochino alta e gonfia, pur se la vettura mantiene una certa eleganza anche chiusa. La necessità di installare uno strapuntino posteriore per l'interprete obbligò a spostare i due sedili anteriori verso l'esterno, decentrare il volante 6 cm. a sinistra e sistemare la leva del freno a mano a sinistra anziché sul tunnel centrale. Le due vetture non hanno alcuna blindatura né equipaggiamento particolare, tranne la capote idraulica, la coccarda tricolore e gli attacchi per le due bandiere. La verniciatura è grigio antracite metallizzato e l'interno rivestico in cuoio naturale beige. Meccanicamente, il motore resta il sei cilindri Maserati a carburatori di 2,7 litri, e solo il cambio a 5 marce è modificato nei rapporti per poter mantenere una andatura ridotta da parata, mentre la velocità massima è stimata a 180 km/h. Le sospensioni idrauliche ed i freni sono adeguati all'aumento del peso. Queste due SM Presidenziali sono immatricolate, secondo la tradizione, 2 PR 75 e 3 PR 75, e furono inaugurate il 15 maggio 1972, in occasione della visita della Regina Elisabetta II d'Inghilterra. Da allora, sotto i vari Presidenti succedutisi all'Eliseo (Pompidou, Giscard d'Estaing, Mitterrand) le SM furono regolarmente utilizzate per l'insediamento uffi- ciale del Capo dello Stato, nelle cerimonie di Stato e soprattutto per accogliere gli ospiti stranieri più illustri, come in occasione della visita del Papa Giovanni Paolo II nel maggio 1980 e di nuovo la Regina Elisabetta nel giugno 1992, che così, venti anni dopo, ritrovò la stessa auto della visita precedente. Nel giugno 1994 una delle SM fu utilizzata da Mitterrand per l ' i n a u g u r a z i o n e dell'Eurotunnel sotto la Manica, ed ancora nel maggio 1995, Jacques Chirac, noto per la sua passione per le auto del Double Chevron (quand'era Sindaco di Parigi utilizzò abitualmente una CX Prestige), in occasione della sua elezione alla Presidenza discese gli Champs-Élysées con la 2 PR 75. Nel 1990 e quest'anno, nel 2000, l'Eliseo ha autorizzato l'esposizione al pubblico di una delle SM Presidenziali a Rétromobile, nello stand dell'SM Club de France, in occasione rispettivamente dei 20 e dei 30 anni della SM. E' curioso notare che la DS e la SM, crediamo siano le uniche vetture al mondo da cui siano derivate sia versioni da competizione (da pista e da rally) ,sia versioni ad uso forze dell'ordine (Police e Gendarmerie), sia Il posto guida versioni Presidenziali. Queste due splendide SM sono ancora oggi in uso all'Eliseo, giunte al 28° anno di carriera (raramente un'auto di stato è rimasta così a lungo in esercizio), ma ancora in perfetta forma con poco più di 35.000 km. percorsi ed una buona scorta di ricambi originali forniti all'epoca. Oggi l'utilizzo di queste vetture è necessariamente limitato solo alle occasioni più importanti, anche per questioni di sicurezza (vista la mancanza di blindatura), essendo il parco auto dell'Eliseo composto da più discrete Renault Safrane blindate, e da qualche rara Peugeot 605 e Citroën XM (utilizzata da Mitterrand nel 1995 al momento di lasciare la Presidenza al termine del suo mandato), anche in versione allungata da Currus o Heuliez. Comunque pare che al momento non vi sia in programma alcuna sostituzione delle due SM, ancora oggi attualissime e che contiamo di vedere ancora in funzione nel 2002 in occasione della elezione del prossimo Presidente della Repubblica francese. BIBLIOGRAFIA: -DS Le Grand Livre, di O. de Serrès, E.P.A.; -La DS de mon père, di D. Pagneux, E.T.A.I.; -La DS objet de culte, di F. Sabatès, Massin; -Les Prestigeuses Citroën, di F. Sabatès, Massin; -La SM Citroën, di O. de Serrès, E.T.A.I.; -SM Citroën, di J.P. Norbye, Automobilia; -Les Citroën des Presidents, di O. Amélineau, su Citroën Revue n. 8 - 5/95. 33 Senza Piombo Per provare le nostre teorie in merito all’impiego di benzina “verde” sulle vetture Citroën, assieme a Citroën Italia e su invito di Ruoteclassiche, abbiamo percorso oltre 2200 chilometri con una ID alimentata solo con la “senza piombo”. Questi i risultati della prova. di Maurizio Marini. La proposta era di quelle che non si possono rifiutare: «avete sempre detto che la benzina "verde" non danneggia i motori delle vecchie automobili? Beh, provatelo! Trovateci una Citroën d'epoca e mettetevi in contatto con la Domus per fare un test su strada.» Beh, io sono sempre stato dell'idea che la benzina "verde" non potesse rovinare il motore in nessun modo: sapevo che le parti in gomma a contatto con L’ID della nostra prova al porto di Trani 34 questo tipo di carburante devono avere particolari caratteristiche di resistenza, ma una volta cambiate quelle (due tubetti sulle vetture a carburatore, qualcuno in più sulle i.e.) non ci sono più problemi. Non dimentichiamo poi che in Svizzera la benzina priva di piombo tetraetile è in commercio da anni, ci capito spesso per lavoro, sia con la DS che con la CX (avevo una GTi con motore identico alla DS23ie) e di recente anche con la ID19B (classe 1966) di questo servizio, ho sempre alimentato la mia Citroën di turno con la "verde" senza mai notare battiti in testa o altri segni di cedimento meccanico. Quindi bando alle ciance e contattiamo l'editoriale Domus. Rapidi accordi sulle date e sul luogo di partenza e le istruzioni per preparare la vettura: cambio di filtro, olio, candele, ingrassaggio generale e prova della compressione. Va detto che per ovviare ai cronici problemi alle guide valvola che affliggono tutti i motori 1985 di prima generazione, avevo di recente fatto smontare la testata, senza però intervenire sulle sedi valvola (soltanto pulite); quindi, visto anche lo scarso chilometraggio della mia vettura, abbiamo ottenuto eccellenti valori di compressione: undici su tutti i cilindri eccetto il quarto dove non si superavano i 10.5 kg/cm2. Praticamente i valori di fabbrica. Lo stato di salute della meccanica è confermato anche dal trascurabile consumo di olio: un chilogrammo ogni tre/quattromila chilometri, dovuto al cronico -lo dicevo prima- trafilamento dalle guide delle valvole (anche dopo la revisione la mia nuvoletta azzurra all'avvio la faccio sempre). La prova di compressione prima della partenza. L'appuntamento è fissato a Firenze, città natale del nostro Club, il 12 Aprile alle 12:30. Puntuali arriviamo a Piazzale Michelangelo dove già ci aspettano il nostro Presidente ed i Probiviri Giunti e Palagi. Arrivano poco dopo anche i due inviati della Domus: a cavallo di una rossa Picasso Hdi approdano Alfredo Abertini e Controllo dello strumento all’officina Dania. Vittorio Venino, entrambi della redazione di Ruoteclassiche, "veterani" di Quattroruote. Preso l'aperitivo di rito sulla terrazza di Piazzale Michelangelo, sotto ad un cielo alquanto minaccioso, facciamo i primi scatti fotografici ed azzeriamo i parziali. Alle 14 in punto leviamo le ancore e partiamo. A Piazzale Michelangelo per l’aperitivo prima della partenza. La ID ha il serbatoio quasi vuoto, cerchiamo quindi il primo distributore (Esso) e riempiamo di "verde" la pancina della più anziana Citroën. La prima tappa è piuttosto agevole: Firenze, Siena, poi lungo la Cassia fino a Viterbo, attraverso gli stupendi panorami della Val d'Orcia. Molte sono le tappe "fotografiche" obbligatorie: poco oltre Siena mi permetto di suggerire una stradina sterrata che conduce ad un punto panoramico spettacolare. Purtroppo non ho considerato le copiose piogge dei giorni precedenti: la stradina è ridotta ad un terrificante pantano e solo grazie alla proverbiale aderenza delle Citroën riusciamo a non dar lavoro al trattore del locale contadino, uscendo con le nostre forze dalle sabbie mobili. Le vetture sono adesso infangate in maniera indicibile e la ruota anteriore sinistra della Picasso ha agganciato una zolla più tenace delle altre, il veicolo vibra terribilmente. Sosta quindi ad Asciano dove, presso un efficientissimo autolavaggio manuale (l'operatore utilizza addirittura un carrellino per entrare sotto alle vetture da lavare), rimuoviamo ogni traccia della fangosa esperienza. La mia reputazione come toscano conoscitore della sua regione inizia a fare acqua… Via quindi dritti verso Viterbo dove arriviamo alle 19 con 168 chilometri al parziale. L'indomani mattina alle 8:30 ci rimettiamo in marci alla volta di Roma; la prima tappa è poco dopo Viterbo, al Museo dell'Aeronautica Militare alla storica base di Vigna di Valle. Qualche scatto con la ID in mezzo ai cimeli dell'aria e poi in marcia verso Roma. L'attraversamento della città che si prepara al Giubileo pone qualche imprevista difficoltà: il traffico romano è proverbialmente caotico e lo scatto ai semafori è prerogativa irrinunciabile per le vetture urbane. Il nostro paffuto dinosauro con i suoi ottantatre cavalli (SAE) stenta un po' a trovare una via in mezzo alle scattanti vetturette ed è solo dopo diverse clacksonate che raggiungiamo Piazza San Pietro in Vaticano. Foto di rito e poi fuga dalla Città Eterna. Ad Anagni riempiamo anco- 35 Cercasi inquadratura migliore grandama parigina. Prossima tappa Amalfi. La costiera amalfitana ci riserva la brutta sorpresa di un traffico pressoché immobile: per percorrere i dieci chilometri che portano dall'uscita dell'autostrada sino ad Amalfi impieghiamo più di un'ora. Quando finalmente parcheggiamo le vetture innanzi all'Hotel Santa Lucia sono ormai le venti. Al contachilometri rileviamo 462 da Viterbo. Verso le 21 decidiamo di fare due passi alla ricerca di un buon ristorante ed incontriamo una pittoresca scena con quattro persone che tentano di avviare una Fiat 600 (quella vera) a spinta sui saliscendi della strada lungomare. Passandogli accanto avanziamo le nostre ipotesi sul perché il veicolo non voglia avviarsi e raggiungiamo senza accorgercene la trattoria prescelta per la cena. Passate un paio d'ore al tavolo torniamo nuovamente verso l'hotel. Gli eroi della 600 sono ancora la che spingono e bestemmiano con un linguaggio assai poco giubilare. E c'è chi dice sono le Citroën che danno problemi… Al mattino successivo un vigile urbano particolarmente cortese acconsente allo scatto di alcune immagini innanzi la scalinata del duomo di Amalfi. Rapidi eseguiamo ed in mezzo ai commenti dei cu- Vigna di Valle (VT), pronti al decollo davanti ad un G91. La ID a Viterbo davanti al Palazzo dei papi ra il serbatoio di "verde" e calcoliamo un consumo di poco più di dieci litri per cento chilometri. Niente male. Dopo un rapido pasto in fast food (appunto), approfittiamo del vantaggio guadagnato sulla tabella di marcia per fare una puntata a Montecassino. Il celebre monastero è stato interamente ricostruito dopo la 2a 36 guerra mondiale ed è oggi più splendente di un tempo; inoltre si trova sulla sommità di una ripida salita che ci stimola a spingere l'acceleratore alla ricerca di quel battito in testa che ci avevano garantito e che ancora non riusciamo a sentire. Niente. La ID sale e scende la ritta di Montecassino in tutta souplesse, con la non curanza del suo lignaggio di riosi di turno ci avviamo verso la meta del giorno: Bari. Sino a Salerno la strada è un serpente di curve. Il continuo destra-sinistra percorso alla velocità della Picasso poco si confà alla morbidezza delle sospensioni idropneumatiche della nostra ID. Un vero mare in tempesta. Il trucco ci sarebbe: si tratta di entrare in curva armonizzando l'imbarco d'ingresso a quello di uscita, tuttavia non è facile farlo tenendo la velocità di un veicolo con le sospensioni tradizionali, peraltro tarate decisamente sul rigido. Morale: dopo due giorni di viaggio nel più assoluto comfort a bordo della ID, mentre nella Picasso le Lungo le scogliere della costiera di Amalfi Abbiamo abbeverato i nostri (pochi) cavalli alle fontane vaticane. asperità stradali venivano fedelmente trasmesse agli occupanti, Vittorio ed Alfredo ci rendono la pariglia. Dopo Salerno gli stupendi e sconfinati spazi dei panorami del Sud ci accompagnano sino a Matera. La visita ai famosi Sassi ci pare d'obbligo e la sosta nella cittadina si protrae anche per il pranzo, consumato rapidamente vista la strada ancora da fare e la prevista fermata ad Alberobello. Benvenuti nella cittadina dei trulli; a dire il vero di trulli ne abbiamo visti parecchi e molto carini fuori da Alberobello. Quelli del centro storico sono si affascinanti, ma ridotti ormai a ristorante o rivendita d'ogni sorta di chincaglieria: dai tipici fischietti sino ai trullini di ceramica che cambiano di colore con l'umidità dell'aria. La versione pugliese della torre di Pisa. Qui il sottoscritto combina il secondo pasticcio: rilevando l'irregolarità del minimo ed avendo percepito alcune mancate accensioni 37 Per le vie di Alberobello nell'ultimo tratto di strada, contrariamente al parere di Pasquale (che era peraltro il motorista di bordo) decido che le puntine sono sporche e/o fuori registro e/o usurate. Decido quindi d'immergermi me medesimo nel cofano motore aperto per tentare una pulizia con una limetta per unghie di cartone. Risultato: ho sregolato le puntine. La colpa dei difetti citati era in realtà del carburante, non perché "verde", ma perché sporco: il filtro sull'aspirazione del carburatore era pieno di impurità e la benzina passava con molta diffi- 38 coltà. La perizia di Pasquale ci aiuta anche questa volta: una regolazione “ad orecchio” della fase ed un paio d'aggiustamenti successivi permetto infatti di ripartire dopo alcuni minuti. Arriviamo a Bari prima delle diciannove ed un'ora dopo siamo già a tavola in quello che si sarebbe rivelato il miglior ristorante del tour. L'indomani collaudiamo le sospensioni idropneumatiche sollevando l'ID per salire sia sul marciapiede del lungomare di Bari che discendere le scale del Duomo di Trani. Soddisfatte le esi- genze fotografiche visitiamo il porto dei pescatori. Sembra d’essere a Saint Malò: mancano soltanto le chiazze di petrolio, per il resto anche le facce dei marinai paiono le stesse. Anche qui un po' di scatti e poi in marcia. Le uniche due brutte sorprese relative alle condizioni della strada le abbiamo poco dopo Trani: manca una parte del giunto elastico di un ponte e noi ci “cadiamo”dentro con conseguente danneggiamento di un semiasse e di un braccetto della scatola guida. Incoscientemente recupero la borchia sbalzata dall'urto e finita in mezzo all'autostrada, rischiando l'"arrotatura" da parte dei veicoli che sopraggiungono velocissimi. La borchia è danneggiata ma rientra comunque al suo posto. Poco dopo superiamo un passaggio a livello assai poco “a livello” che per poco non ci rimuove la marmitta. Più attenzione d'ora in poi. Il programma del giorno ci vorrebbe ad Ancona per la cena ed il pernotto ma noi raggiungiamo il capoluogo marchigiano già alle 16, dopo aver percorso la A14 senza alcuna sosta. Ad Ancona visitiamo un pittoresco collezionista locale (custode dell'unico esemplare di Mini "TI" di cui si abbia notizia, attualmente in via di restauro) e salutiamo Gianluca Centanni che ci capita di incrociare sui viali della città. Fatte alcune foto, decidiamo di proseguire. Prima delle 19 siamo all'Excelsior di Rimini ed abbiamo parcheggiato la ID nel garage. La tappa è stata di 620 chilometri, tutti percorsi alle massime velocità consentite dal codice, in assoluto relax e consumando poco più di dieci litri per cento chilometri. Fatelo con una "due- Le sospensioni alla “prova marciapiede” Al porto di Trani mila" di oggi. Il 16 aprile ripartiamo pigramente da Rimini alle 9:30 circa. La tappa di oggi è abbastanza tranquilla. Seguiamo la via Romea in direzione Venezia e superiamo in mattinata il delta del Po. Alle 12 siamo al Tronchetto, dove il solerte Maurizio Venturino con la consorte Silvia Volpe (sulla loro Visa nera d'ordinanza) ci attendono a piè fermo. Imbarcate le vetture sul traghetto navighiamo verso il Lido. La giornata è davve- Sul ponte del traghetto Venezia, il Lido Le Ville Venete ro stupenda, solo una leggera brezza muove l'aria perfettamente tersa, possiamo così ammirare Venezia in tutta la sua bellezza. Sbarcata la ID facciamo un controllo sommario ai livelli e decidiamo di rabboccare l'olio motore (abbondando) con un chilo di Esso Extra che ci eravamo portati dietro, sebbene il livello era ancora tra i limiti dell'astina. Acqua ed Lhm sono a posto. Dopo un giro al Lido decidiamo di riguadagnare la terra ferma e ci traghettiamo nuovamente verso Venezia. Dopo aver percorso la stupenda riviera del Brenta, alle 17 siamo a Padova e visitiamo la "collezione Venturino" che, oltre ad un migliaio di modellini Citroën d'ogni fattezza e stazza, comprende diverse vetture reali tra cui cinque DS (compresa una DS19 del '57!), una CX, due Dyane e alcune Ami8. "E questo tizio circola con la Visa 650?" Mi chiede Vittorio con giusta indignazione. "Si, rispondo, ai raduni DS -invece- viene con la Dyane". Ringraziamo Maurizio e Silvia e pernottiamo nel padovano. 304 i chilometri percorsi oggi. 17 Aprile 2000, ultima tappa: si parte da Padova alla volta di Rozzano, sede della editoriale Domus. L'itinerario ci porta verso Milano passando da Cremona, sempre sulla statale. A Cremona facciamo il pieno. Stavolta la media è stata di 10,4 chilometri percorsi con un litro. Raggiungiamo la Domus alle 15 circa. Abbiamo tutto il tempo per estrarre dal cofanetto che lo conteneva lo strumento per la verifica della compressione nei cilindri e rilevare che nulla è cambiato dalla partenza, tranne il quarto cilindro che ora -meraviglia- s'è allineato ai valori degli altri tre, forse a causa della pulizia delle sedi valvola operata dalla “verde”. E poi dicono che fa male al motore. r concludere ringraziamo anzitutto Alfredo e Vittorio, oltre al direttore di Ruoteclassiche Raffaele Laurenzi che hanno organizzato la spedizione con l'abilità e la precisione che li contraddistingue. Ringraziamo ancora Laurenzi per aver concesso (proprio nell'occa sione di quell'incontro) ai nostri Soci la possibilità di abbonarsi a Ruoteclassiche a sole 72.000 lire annue, praticamente il prezzo di costo e spedizione. Ringraziamo Citroën Italia che ha sponsorizzato l'in- tera operazione, mettendoci a disposizione anche la Picasso di supporto e sostenendo ogni costo anche relativo ai tagliandi iniziale e finale alla ID. Infine ringraziamo Pasquale Magrini dell'officina autorizzata Citroën Dania di Castiglion Fibocchi (AR) per aver messo gratuitamente a nostra disposizione una settimana del suo tempo ed aver sopportato il sottoscritto e le mie buffe idee sulle puntine platinate e le mancate accensioni. Rozzano, preso il centro prove di Quattroruote: soddisfazione per prova di compressione a fine raid: meglio che alla partenza! Da sinistra: Vittorio Venino, Alfredo Albertini e Pasquale Magrini 39 Publicité Dopo la serie degli acquerelli di André François sulla DS ecco la sua divertente interpretazione del concetto di 2Cv che salta l’ostacolo.