- Rosso Positivo
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Anno I - N. 1 Giugno 2016 Periodico di Salute, Benessere, Cultura, Turismo e Tempo Libero in questo numero prof. dr. Luigi Allegra Il supergerme: un incubo planetario annunziato dr. Antonio Distefano Più armonia a glutei e polpacci tempo libero | Musica Equilibrio_Panseca con opere fluttuanti Miseria&Nobiltà RTL 102,5 RITRATTI - Filippo Panseca Una nuova catalisi per una nuova arte Giugno 2016 - RedPlus Salute 1 Salute & Benessere Sanità Cure mediche & rimborsi spese Forniture ospedali e studi medici Benessere fisico, emotivo & cognitivo Formazione corsi e ricerca lavoro www.upvillage.it www.decamas.it La Rosso Positivo Group Passione per la salute dr. Giorgio Gallinotto - mba 2 RedPlus Salute - Giugno 2016 Carlo Rametta Ospitalità Rivista Residence anziani & degenti Salute Benessere Cultura Appartamenti residenziali & turistici Tempo libero www.mihome.it www.rossopositivo.it Giugno 2016 - RedPlus Salute 3 Proprietà Rosso Positivo c/o Gimat srl - Via Pola 15 20124 Milano [email protected] 02 49 75 49 40 Autorizzazione Tribunale di Milano nr. 149 del 26 Maggio 2016 Direttore Claudio Gatti - giornalista Comitato Prof. Dr. Luigi Allegra, Dr. Giorgio Gallinotto, Carlo Rametta, Claudio Gatti Collaboratori in forma diretta e indiretta oltre 50 persone fra professionisti nel settore della medicina, salute, benessere, giornalismo, avvocatura, turismo ed immobiliare. 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E’ una rivista trasversale e non specifica di settore. Consente di poter essere visibili e comunicare il proprio messaggio coinvolgendo un target di lettori e pubblico tradizionalmente non raggiunti o considerati. E’ uno strumento per promuovere la propria attività (industria, commercio e servizi) . E’ un progetto di comunicazione integrato. Include Portale www.rossopositivo.it Canale Youtube Pagina Facebook, Istragram Pacchetto pubblicitario con formule integrate cartaceo e web La Anno I - n. 1 Giugno 2016 salute | Virologia IL SUPERGERME: UN INCUBO PLANETARIO ANNUNZIATO di Luigi Allegra • • • pagina 6 salute | Chirurgia Emorroidi? Perchè non affrontarle seriamente invece di rimandare il problema? di Claudio Eduardo Pagano • • • pagina 12 salute | Aziende EVERGREEN GARDEN VILLAGE di Carlo Rametta • • • pagina 16 salute | Pelle • • • pagina 20 DALLA LEGGE BALDUZZI AL D.D.L GELLI • • • pagina 24 benessere fisico | Chirurgia Estetica Più armonia a glutei e polpacci di Raffaele Piscitelli • • • pagina 52 cultura | Wild Life Art Michele Vitaloni a cura di Redazione RossoPositivo Group • • • pagina 58 cultura | Quote Rosa le quote rosa • • • pagina 60 LA BORSA O LA VITA di Loredana Cervara • • • pagina 62 cultura | Galateo PSICO BIO-GALATEO: IMPARARE FACENDO di Valeria Guerra • • • pagina 66 Tempo libero | Spettacolo di Antonio Distefano • • • pagina 34 benessere fisico | Medicina Estetica Botox batte Filler 2 a 1! di Ranieri Mazzei • • • pagina 36 benessere emotivo | Vita da single SEI SINGLE? NON SEI SOLO: SEI CON TE! di Barbara Braghiroli • • • pagina 38 benessere aziende | Startup Progetto Italia Startup a cura di Redazione RossoPositivo Group • • • pagina 40 cultura | Arte Un rilancio: il teatro e i teatri in Alta Valsesia di Elena Désirée Allegra • • • pagina 74 Tempo libero | Musica MISERIA&NOBILTÀ RTL 102,5 di Raffaele Piscitelli • • • pagina 76 Tempo libero | Cucina BIJOUX, SEMIFREDDO DI ALTA QUALITÀ di Claudio Gatti • • • pagina 78 Tempo libero | Cucina Una nuova catalisi per una nuova arte di Valentino Catricalà cultura | Bullismo Usciamo dall’angolo cultura | Moda salute | Normativa di Raffaele Piscitelli a cura di Redazione RossoPositivo Group • • • pagina 48 di Andrea Palermo DANNI DA SOLE... FINO AL MELANOMA di Chiara Rigo cultura | Musica Il coro degli stonati SOMMARIO La La Miglior Tagliata di Milano • • • pagina 44 a cura di Redazione RossoPositivo Group • • • pagina 80 Giugno 2016 - RedPlus Salute 5 salute | Virologia IL SUPERGERME: UN INCUBO PLANETARIO ANNUNZIATO di Luigi Allegra L Prof. Dr. Luigi Allegra, Pneumologo (Milano) Fig. 1: Sir Alexander Fleming, scopritore della penicillina e Premio Nobel 1945 e prime previsioni di quanto sta avvenendo, (e purtroppo di quanto avverrà in un futuro che possiamo definire, se non immediato, assai prossimo), risalgono a sir Alexander Fleming, il quale, già al tempo dell’epocale scoperta del primo antibiotico (Fig. 1), esortava ad un uso oculato e non improprio della “sua” penicillina e ne temeva la non lontana perdita d’efficacia dovuta a resistenze batteriche. Un po’ immodestamente, devo adesso… dire qualcosa di me, Medico, Specialista e Docente di una Disciplina (la Pneumologia) che, come nessun’altra, ha vissuto quello che Bertolt Brecht definiva “Aufstieg und Fall” (“Ascesa e Declino”). Io, Medico e Pneumologo di lunghissimo corso, ho avuto il privilegio di vivere una vita professionale entusiasmante, assistendo ai clamorosi successi della disciplina. Per appieno comprendere l’importanza di questi successi e il motivato orgoglio degli Pneumologi, si deve fare riferimento alla situazione precedente la 2a Guerra Mondiale, guerra che segna una sorta di spartiacque tra l’era preantibiotica e l’era degli antibiotici. Ciò vale in particolar modo per le infezioni respiratorie. Infatti, su scala planetaria, a partire dall’immediato dopoguerra: (a) grazie a specifici chemioantibiotici antitubercolari, gli Pneumologi dell’epoca (i Tisiologi) sono riusciti a domare il flagello “tubercolosi” (si pensi, che negli anni ’40 un milione di Italiani aveva avuto o aveva un’infezione tubercolare, mentre attualmente nel nostro paese i nuovi casi ammontano ad alcune centinaia l’anno, la metà dei quali in soggetti immigrati); (b)grazie alla disponibilità di antibiotici innescata dalla sensazionale scoperta (praticamente casuale) di Alexander Fleming, abbiamo ridotto a cifre assai modeste (beninteso, sempre rispetto al tempo anteguerra), il flagello “mortalità per polmonite batterica”. Purtroppo, come vedremo, in tema di antibiotici non è più tempo di trionfalismi. Ho esitato a lungo prima di convincermene, ma da qualche anno ho smesso di credere “per sempre” nella taumaturgia delle scoperte in Medicina. Per un Medico dal temperamento ottimista (e dal cognome… sorridente) come me, è stato difficile ammettere che in tema di infezioni (soprattutto broncopolmonari) ci attendono tempi bui, ma purtroppo è vero. Il legittimo orgoglio di chi amava sfoggiare le vittorie dell’uomo sull’aggressione batterica ha cominciato ad incrinarsi alla fine degli anni ‘90, ha fatto quindi posto ad un ingravescente allarme per le resistenze batteriche, fino ad apparire come “verosimile scenario” negativo qualche anno fa… Oggi questo scenario, più negativo ancora di quanto temuto, è certezza. 1996-2000 Erano gli anni segnati dal Ministero (Sanità) affidato a Rosy Bindi. Furono anni caratterizzati da un “tormentone” relativo alla qualità della nostra Medicina e da una “fuga in avanti” che personalmente disapprovavo: pareva urgente che l’Italia si “mettesse al passo coi tempi”, visto che, ad esempio vi si 6 RedPlus Salute - Giugno 2016 consentiva la somministrazione a domicilio di farmaci per via intramuscolare, mentre, negli altri paesi (con particolare riferimento ai paesi anglosassoni e sassoni) di quella che era allora l’Unione Europea a 15, quest’uso era assai meno abituale e in alcuni addirittura non consentito. Così l’Italia smise di colpo di essere il paese dell’iniezione intramuscolare “fatta dalla brava portinaia” e diventò più “civile”. Peccato (!) che allora Regno Unito e Germania, ma anche Spagna e Francia, lamentassero già un elevato tasso di resistenze batteriche agli antibiotici, mentre in Italia queste erano di gran lunga più rare (Esultiamo, però! Oggi ci siamo allineati alle sempre più preoccupanti percentuali di resistenze batteriche degli altri paesi europei, anche se non ho elementi per dire che c’entrino in qualche modo i nostri mutati stili di somministrazione dei farmaci antibatterici…!). 2003-2005 L’orgoglio di far parte di un classe medica che aveva dominato le infezioni respiratorie cominciò, come dicevo, ad incrinarsi quando ebbi modo di collaborare con Dante Bassetti, grande Infettivologo dell’Università di Genova (il quale, sia detto incidentalmente, mi aveva chiamato a curare, insieme a Lui, la pleurite di uno dei tre “casi italiani” di quell’incubo-SARS che per una stagione allarmò il mondo). L’occasione di tale stretta frequentazione con Bassetti mi mise a contatto con una realtà che lo aveva reso internazionalmente celebre: assistevo “alla fonte” (cioè ne venivo informato direttamente da Lui) alle osservazioni per le quali, con pochi altri Ricercatori, Dante Bassetti godeva di particolare considerazione nella comunità scientifica infettivologica internazionale: si trattava dei primi approfonditi studi sul MRSA (Stafilococco Aureo Multi-Resistente) che aveva mostrato allarmante aggressività e la cui cura presentava consistenti difficoltà terapeutiche (con parecchi decessi). Le mie certezze di “Pneumologo-vincitore-sulle-infezioni-batteriche-polmonari”, subirono in quegli anni il primo documentato ridimensionamento; il mio ottimismo congenito cominciava ad essere bilanciato dai molti dubbi per il futuro dovuti al problema delle impreviste antibiotico-resistenze di questo Stafilococco, e purtroppo di molti altri germi. 2006-2013 Così negli anni successivi, guidato da quanto avevo appreso da Bassetti (purtroppo frattanto scomparso), la mia attenzione clinico-epidemiologica fu sempre più attratta dal fenomeno della resistenza batterica multipla agli antibiotici, con atteggiamento guidato da spirito sempre più critico ed attento, piuttosto che da animo disinvolto (e tranquillizzante per i pazienti). 2014 Combattuto dal conflitto tra il mio cognome “spensierato ed ottimistico” e la mia crescente preoccupazione di fondo, mi trovai un giorno a leggere le dichiarazioni di David Cameron, Premier britannico, che, in un G7 politicamente impegnativo come pochi (crisi russo-ucraina) aveva trovato il modo per commentare le conclusioni della parallela riunione dei 7 Ministri della Salute con le seguenti parole rivolte agli altri Capi di Governo (erano: Obama, Hollande, Merkel, Harper, Abe, Renzi): “Potremmo tornare indietro agli anni bui della Medicina!” Mi colpì che un importantissimo leader politico, in un convegno che affrontava problemi di rilevanza planetaria, usasse tanto brutali parole rivolte alle massime autorità politiche mondiali ivi convenute. Mi domandai perché e mi domandai il motivo dell’urgenza di tale esternazione. Cominciai così a documentarmi e dopo circa un anno avevo raccolto le informazioni necessarie, risalendo alle fonti che avevano suggerito a Cameron le sue forti parole. 2015 Raccolsi, lavorando con il Decano della Pneumologi Universitari italiani Prof. Carlo Grassi (che dell’uso degli antibiotici in Pneumo-Tisiologia è profondo cultore), le allarmanti informazioni che avevano indotto Cameron alla drammatica dichiarazione. Desiderando produrre una documentata pubblicazione sull’argomento (che “consegnai” al Corriere della Sera, ma che questo fino ad oggi non ha ritenuto di dare alle stampe) decisi che non avrei fatto menzione di alcun commento che non provenisse dal mondo anglosassone, e ciò non per piaggeria anglofila, ma per evidenziare ulteriormente il ruolo prioritario dei vertici britannici e per evitare che dichiarazioni provenienti (ad esempio) dal mondo latino Giugno 2016 - RedPlus Salute 7 salute | Virologia Fig. 2: Terrorismo internazionale: le ben note… esecuzioni dell’ISIS Fig.3: Groenlandia: progressivo scioglimento dei ghiacci e situazione attuale Fig.4: Alluvione di Genova con straripamento del Bisagno (ottobre 2014) Fig.5: E’ appena passato lo tsunami (Giappone, 2011) 8 RedPlus Salute - Giugno 2016 venissero nel nostro paese “snobbate” come poco documentate o viscerali o non-obiettive. Scoprii così gli impressionanti contributi anglosassoni al problema e mi limiterò a riportare soltanto quanto proviene dalle più qualificate fonti britanniche nell’ultimo anno. Tra questi il contributo più articolato è firmato dalla Prof. Dame Sally Davies, che è il Government’s Chief Medical Officer del Regno Unito: questa, (dopo aver ricordato innanzitutto che noi Europei, a partire dal dopoguerra, grazie ai soli antibiotici abbiamo guadagnato circa 20 anni di “vita media”): (a)denunzia il “vuoto” nella scoperta di molecole antibiotiche innovative (tanto che dal 1987 nessuna nuova classe di antibiotici ha visto la luce, e ciò a fronte delle 13 differenti classi apparse dal 1945 al 1987 !); (b)sindaca l’eccessiva e scriteriata prescrizione di tali farmaci; (c)ne condanna l’incontrollato uso in zootecnia; (d)accusa i Medici di “consumismo antibiotico”; (e)accusa le Aziende Farmaceutiche di scarsi o nulli investimenti in antibiotici innovativi (accontentandosi le Multinazionali di spacciare come “nuove”, molecole che sono soltanto “rinfrescate” da semplici sostituzioni di gruppi chimici in un “core” di antibiotico di classe già nota; (f) infine, come “chicca finale”, nel lamentare la crescente resistenza dei microrganismi batterici agli antibiotici, annunzia la prevedibile comparsa di un superbatterio (“superbug”), termine che per la Davies sarebbe divenuto presto familiare a tutti noi e che, nel 2014, aveva ancora il significato (come vedremo più in là, ma oggi superato in quanto troppo ottimistico) di ceppo batterico resistente a numerosi antibiotici e pertanto difficile da trattare (hard-totreat); concetto oggi superato dagli avvenimenti di poche settimane or sono, come vedremo in seguito. Si tratta complessivamente di quella che la Davies definisce “catastrophic area”, il cui livello d’importanza dev’essere oggi paragonato a quello dovuto al terrorismo internazionale (fig. 2), o ai mutamenti climatici epocali (fig. 3), o alle grandi alluvioni (fig. 4) e tsunami (fig. 5), o alle pandemie di dimensioni planetarie (Figg. 6, 7). La Davies Fig. 6: Uno degli ultimi... rischi di pandemia planetaria: una malattia di origine virale, la SARS (2002/2003), con tre casi in Italia. aggiungeva che “per il Servizio Sanitario Inglese si parlerà presto di un regresso di 200 anni poiché, se non si fa subito qualcosa, si tornerà indietro al 19° secolo, quando gli interventi operatori “uccidevano”. Aggiungeva anche che “le infezioni batteriemiche in 10 o 20 anni potrebbero diventare non-più-trattabili: una bomba ad orologeria che dovrebbe essere riportata su un Registro Nazionale dei Rischi, al pari di attacchi terroristici e di gravi e gravissime emergenze civili”. Rincara la dose il Prof. Liam Donaldson, predecessore della Davies alla carica di Government’s CMO, il quale denunzia ancor più duramente la corresponsabilità della sovraprescrizione e l’uso improprio di antibiotici (“Non si devono usare antibiotici per combattere raffreddori e tosse!”) e ne denunzia l’abuso anche nei vivai ittici ed in agricoltura. Il Prof. Richard Smith (Dean, Faculty of Public Health and Policy, University of London College and School), da parte sua lamenta che la mancanza di investimenti, l’aumento dei microrganismi resistenti e l’impressionante “caduta” nella disponibilità di antibiotici innovativi suggeriscono uno scenario apocalittico. Lapidaria, ma estremamente significativa, l’affermazione in proposito del Dr. Ibrahim Hassan (Microbiologist, Wythenshawe Hospital, Manchester): “Nel breve termine tutto quello che si può sperare, è un po’ d’acqua santa”. Per le Multinazionali del Farmaco, d’altra parte, non c’è danaro a copertura delle alte spese (da 750 a 1200 milioni di sterline per ogni sostanza innovativa), anche perché, affermano con un certo cinismo, gli antibiotici sono considerati “a modesto profitto”. Viene con franchezza ammesso (Dr. Patrick Vallance, President, Research & Development, GlaxoSmithKline) che le “scelte aziendali” privilegiano investimenti in farmaci contro le malattie croniche, visto che i pazienti devono consumarli per anni e spesso per decenni; a questo elemento si aggiunge il privilegio accordato alla brevità dell’iter necessario per arrivare alla commercializzazione (un iter più semplice, ad esempio, nel caso di quelle che vengono definite “easy drugs”, come gli antiipertensivi). Vogliamo tradurre in termini più brutali quello che è la nostra interpretazione sulle modalità e conseguenze delle cosiddette scelte aziendali delle Multinazionali del Farmaco! Queste vengono accusate, e non a torto, di cinismo economico, non promuovendo ricerca su molecole antibiotiche realmente “innovative” (cioè su classi di antibiotici finora ignote). Si accontentano infatti di operazioni “cosmetiche”, dando origine a molecole che possono, è vero, essere definite “nuove” (sostituzioni di gruppi chimici in molecole già note, onde ottenere ottimizzazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche), ma non possono certo essere definite “innovative”. Sono molecole nuove che però nascono già facile “preda” dei meccanismi di resistenza batterica. Secondo il Prof. Christopher Thomas (Professor of Molecular Genetics, University of Birmingham): “Non disponiamo di nuove classi di antibiotici dal 1987 e perdippiù le cosiddette pipelines sono attualmente “a secco” di antibiotici. Anch’Egli usa il temine catastrofe per definire questa realtà. Bisogna quindi essere coscienti del fatto che non avremo (almeno a breve e, si teme, a medio termine!), nuovi farmaci antibatterici… miracolosi: ciò per il semplice fatto che non ce n’è nessuno all’orizzonte e che, ammesso che ne compaia Fig. 7: Quasi un secolo fa la più importante pandemia dei tempi moderni: l’influenza “spagnola” (1917/1920), con miliardi di contagiati e poco meno di 100.000.000 di morti Giugno 2016 - RedPlus Salute 9 salute | Virologia qualcuno e che risulti “safe”, (per il momento sembra di no!), occorrono comunque numerosi anni perchè possa essere disponibile in terapia. Quest’ultimo problema, secondo il Prof. Nigel Brown (President, British Society for General Pharmacology), è estremamente serio, complicato perdippiù dal fatto che il turismo “esotico” ed i grandi flussi migratori favoriscono la diffusione di infezioni severe e spesso del tutto inattese. Resta da dire infine di un’importante informazione che proviene da Laboratori di batteriologia anglosassoni: mentre fortunatamente declinano le infezioni da MRSA, le infezioni da microrganismi multiresistenti emergenti sono soprattutto dovute a due altri ceppi batterici Gram-negativi: Klebsiella ed Escherichia coli, entrambi purtroppo assai aggressivi per l’organismo umano. Questi hanno determinato, nel 2015 nel Regno Unito, >90.000 polmoniti/anno (con un aumento di 2/3 dei casi di infezione respiratoria, rispetto a 5 anni fa), con 5.000 decessi/anno (raddoppio della mortalità rispetto a 5 anni or sono). 2016, maggio Poche settimane fa, come una bomba a ciel sereno, una notizia da qualificatissima fonte americana (la Rivista scientifica Antimicrobial Agents and Chemotheapy), sembrava destinata a farci vivere il dramma da tempo annunziato. Non soltanto era apparso il temuto superbug in Pennsylvania (in una 48enne affetta da infezione urinaria), non soltanto, come temuto, si trattava di una Escherichia coli, ma perdippiù, secondo le prime informazioni di agenzia, si sarebbe trattato di una sorta di super-superbug in quanto, secondo la notizia rimbalzata sui principale quotidiani di tutti i paesi del mondo (il Corriere della Sera la riportava in prima pagina), si riferiva che la sua resistenza agli antibiotici sarebbe stata totale (manifestandosi cioè nei riguardi di tutti gli antibiotici conosciuti): un quadro di riferimento da incubo, se si pensa che in generale microrganismi resistenti agli antibiotici determinano inarrestabili catene di infezioni anche a carico di organi diversi da quelli dell’apparato urinario! Fortunatamente l’evento, (indicativo del panico che si scatenerebbe qualora si avverassero le fosche previsioni di cui sopra), è stato nei giorni seguenti ridimensionato ed è corretto riportare i fatti, pur estremamente allarmanti, 10 RedPlus Salute - Giugno 2016 RossoPositivo Group nella loro giusta cornice. (a)Una mutazione genica (presenza del gene denominato mcr-1 in un plasmide del germe) ha reso l’Escherichia della paziente americana resistente ai classici antibiotici cui è generalmente sensibile e che vengono abitualmente adoperati per contrastarlo. (b)Oltre che resistente verso gli antibiotici tradizionalmente adoperati ed efficaci contro tale microrganismo, per la prima volta il germe si è rivelato resistente anche alla colistina, un vecchio antibiotico considerato oggi antibiotico di ultima scelta e adoperato quando gli altri falliscono (viene adoperato solo “in extremis”, in quanto potenzialmente nefrotossico). (c)E’ quindi errato quanto riportato dalla stampa quotidiana circa la resistenza del germe della Pennsylvania a tutti gli antibiotici conosciuti ed adoperati in medicina; falso in particolare che sia risultato resistente a quei carbapenemici ad ampio spettro, oggi considerati “ultima spiaggia” e che vengono adoperati soltanto in ambito ospedaliero. Queste ultime precisazioni ci fanno tirare un momentaneo respiro di sollevo di fronte all’estremo allarme suscitato dalla notizia così com’era stata data inizialmente. Ciononostante l’evento non va minimamente sottovalutato. Infatti il plasmide contenente il gene mcr-1 responsabile della multiresistenza agli antibiotici, è infatti un filamento di DNA che non solo viene trasmesso per trasferimento “verticale”, ma anche “orizzontale”: non soltanto quindi il plasmide con il gene resistente passa, attraverso la riproduzione cellulare, ai corpi batterici direttamente discendenti, ma il batterio con mcr-1 può “insegnare ad altri batteri lo stesso trucco” per diventare resistenti agli antibiotici. La preoccupazione degli esperti si fa ancora più… preoccupata se si considera che questa condivisione di…“trucchi” può avvenire anche tra batteri di tipo diverso, facendo così espandere incontrollabilmente la temuta resistenza agli antibiotici. In particolare risulterebbe esiziale se simili mutazioni (cosa, come abbiamo visto, esclusa per il momento, per il germe della Pennsylvania), si trasmettessero, ad esempio, a qualche batterio oggi sensibile agli anzidetti carbapenemici per uso ospedaliero che costituiscono sovente l’ “ultima spiaggia”! Salute, Sanità & Ospitalità Cerimonia di Premiazione e Cena di Gala “Circolo Della Stampa” Milano - Corso Venezia 48 14 Giugno 2016 h 20,30 I° Premio RossoPositivo Group La Salute dell’Uomo e della Natura e presentazione La Periodico di Salute, Benessere Cultura e Tempo Libero Con la presentazione dei due conduttori di Miseria e Nobiltà Vincitori e Premiati Luca Bernardo - Salute Primario Casa Pediatrica Milano Antonio Distefano - Salute Chirurgo Plastico Ricostruttivo ed Estetico Filippo La Mantia - Cultura Oste e Cuoco Giorgio Maggiani - Imprenditoria Dynamicom Milano Claudio Pagano - Salute Medico Endocrinologo Filippo Panseca - Cultura Ricercatore nell’arte e nella vita Giuseppe Sala - Imprenditoria Ad Expo 2015 Lorenzo Suraci - Imprenditoria Presidente RTL 102,5 ll riconoscimento viene assegnato a personalità di spessore umano e professionale a livello nazionale nel campo della salute, del benessere, dell’arte, della cultura e dell’imprenditorialità che con passione lavorano al miglioramento della qualità della nostra vita. Giugno 2016 - RedPlus Salute 11 salute | Chirurgia Emorroidi? Perchè non affrontarle seriamente invece di rimandare il problema? Sviluppato presso l’Ospedale di Melegnano un innovativo metodo mininvasivo per la cura della patologia emorroidaria senza asportazione dei tessuti, l’emorroidopessia con HPS (Hemorpex System), che permette un intervento rapido con dimissione dopo poche ore e rapida ripresa dell’attività lavorativa. di Claudio Eduardo Pagano L Dr. Claudio Eduardo Pagano Medico Chirurgo, specializzazione in proctologia ASST Melegnano e Martesana e emorroidi sono una patologia piuttosto comune e si stima che colpisca durante la vita più del 50% della popolazione maschile e femminile nei paesi occidentali. Secondo varie fonti oltre 3 milioni di italiani ne soffrono. Insorgono prevalentemente dopo i 45 anni (anche se tutte le età possono essere coinvolte) e tendono ad aggravarsi con il passare del tempo. Uno dei principali fattori di rischio è la presenza di disfunzioni intestinali (stitichezza o diarrea cronica), ma le cause di questa patologia possono essere ricercate in tantissimi altri fattori: la predisposizione soggettiva, la sedentarietà, sforzi eccessivi, la postura (stazione eretta prolungata), le abitudini alimentari, l’assunzione di determinati farmaci (abuso di lassativi), abuso di alcool, abuso di nicotina, l’età, la gravidanza ed il ciclo mestruale nelle donne. Durante la gravidanza ci sono diversi fattori che possono influire sulla comparsa o sull’aggravarsi della patologia emorroidaria, tra cui le alterazioni ormonali che influiscono 12 RedPlus Salute - Giugno 2016 direttamente sul tessuto vascolare, l’effetto meccanico dovuto alla presenza del feto ed il drastico aumento della pressione intraddominale durante il parto. Per quanto riguarda l’alimentazione, la tendenza occidentale ad assumere alimenti molto energetici e con basso residuo può col tempo determinare la comparsa della malattia. Per le emorroidi non si può parlare di una reale prevenzione ma per allontanare il più possibile l’insorgenza della patologia è possibile seguire indicazioni di carattere generale che possono migliorare la funzionalità dell’intero organismo. Per prevenire le emorroidi è quindi molto importante condurre una vita attiva, svolgendo attività fisica con regolarità ed evitando fumo ed alcolici. L’alimentazione ha un ruolo importantissimo sia nella prevenzione che dopo la comparsa delle emorroidi. I problemi emorroidali riguardano la sfera intima dei pazienti e vi è pertanto difficoltà nell’esporre i sintomi al proprio medico; per questo motivo vi è una generale tendenza a rivolgersi ad uno specialista solamente in uno stadio piuttosto avanzato, quando la patologia si è ulteriormente aggravata. E’ consigliabile rivolgersi al proprio medico di fiducia appena compaiono i sintomi tipici delle emorroidi vincendo reticenze e imbarazzi perchè un intervento precoce aiuterà la guarigione dalla malattia. I sintomi più comuni della patologia emorroidaria sono: sanguinamento, prurito, prolasso, gonfiore e secrezione. Generalmente il sanguinamento compare in forma lieve con qualche goccia sulle feci o appena dopo la defecazione; il sangue delle emorroidi ha un colore rosso vivo. Prurito e bruciore nella zona anale appaio- Casa di cura San Camillo di Milano no spesso in chi soffre di emorroidi e creano una sorta di disagio fastidioso al paziente. L’aggravarsi della patologia trasforma il disagio fastidioso in un dolore invalidante che il paziente accuserà anche durante la normale attività quotidiana (camminare, sedersi, ecc.). Il prolasso è una conseguenza del peggioramento e si manifesta con la fuoriuscita delle emorroidi dal canale anale ad esempio durante la defecazione o sotto sforzo. Le emorroidi pur non essendo una patologia grave per la salute del paziente possono creare delle complicanze legate all’eccessivo sanguinamento. La cura delle emorroidi varia in relazione alla gravità della patologia, quindi è necessaria una visita specialistica che indichi esattamente il grado di malattia. Per favorire la guarigione nei casi più lievi è sufficiente praticare attività fisica (per rendere funzionale l’intestino) e correggere le abitudini alimentari (assumere molta acqua e molte fibre come frutta, verdura e alimenti integrali). Vanno contemporaneamente evitate tutte quelle situazioni che causano un aumento pressorio sulle emorroidi, come il sollevamento di carichi pesanti, o sforzi eccessivi nella defecazione. Anche l’igiene anale con lavaggi di acqua tiepida e sapone acido è molto importante, poiché accelera la guarigione ed allontana il rischio di infezione. Sono invece da evitare i lavaggi con acqua gelida poiché il conseguente spasmo della muscolatura anale potrebbe causare lo strozzamento dei noduli emorroidali. Pomate e supposte hanno azione decongestionante, e possono solo alleviare i sintomi emorroidali senza parlare di una cura vera e propria. I farmaci alleviano i sintomi ma non agiscono sulle cause che hanno dato origine alle emor- roidi. Per questo motivo, e per gli altri effetti derivanti dal loro utilizzo, i farmaci non vanno assunti in maniera indiscriminata ma sotto esclusivo controllo medico. Se tutte queste cure non sortiscono l’effetto desiderato e vi è un peggioramento della sintomatologia non risolvibile mediante tecniche ambulatoriali, l’intervento chirurgico va considerato come l’unica alternativa realmente efficace. Negli ultimi 20 anni la terapia chirurgica delle emorroidi si è rivoluzionata con nuove metodiche che non prevedono più l’asportazione dei gavoccioli esterni ma il loro riposizionamento con un vero e proprio lifting. Questo lifting fino a poco tempo fa poteva essere eseguito solo con la resezione del prolasso rettale tramite una suturatrice meccanica. Da quasi 10 anni si stanno sviluppando delle tecniche meno invasive che permettono di ottenere analoghi risultati di lifting senza asportazione dei tessuti. Queste tecniche si limitano ad una plicatura della mucosa con un filo riassorbibile offrendo come vantaggio la quasi assenza di complicanze postoperatorie Nelle foto, a sinistra, HPS PLUS e, qui sotto, HPS Giugno 2016 - RedPlus Salute 13 salute | Chirurgia L’Ospedale di Melegnano quali, tra le più frequenti in altre metodologie, sanguinamenti, ascessi, fistole e stenosi. Il nuovo metodo di mucopessia con device HPS è stato standardizzato dal Dr.Claudio Pagano, chirurgo proctologo del Reparto di Chirurgia Generale diretto dal Dr.C.Invernizzi (ASST Melegnano-Martesana P.O. Vizzolo). Hanno collaborato alla creazione del metodo anche il Dr. M.Bussone ed il Dr. G.Benegiamo. Questo metodo risulta essere sistematico, semplice e facilmente ripetibile da tutti i chirurghi. Viene esclusa qualsiasi escissione/ustione del tessuto rettale prolassato. Nella nuova tecnica vengono eseguite sempre 6 plicature sulla mucosa rettale con un filo riassorbibile allo scopo di ridurre il flusso arterioso sui peduncoli emorroidari e di riposizionare i cuscinetti all’interno del canale anale. La procedura viene eseguita circa 2cm al di sopra della linea dentata, area non innervata da fibre nervose propriocettive: il paziente non avverte pertanto dolore anale. La guarigione del tessuto rettale avviene nei 2-3 mesi successivi all’intervento per la reazione flogistica causata dal riassorbimento del filo di sutura che esita in un tessuto cicatriziale che rinforza la parete rettale. I Pazienti trattati con l’emorroidopessia HPS hanno avuto sino allo scorso anno una degenza ospedaliera di 24 ore, con una quasi immediata ripresa dell’attività lavorativa. Dal mese di ottobre 2014 i primi training per i chirurghi italiani. Da allora la metodica si sta sviluppando esponenzialmente in Italia ed in Europa in quanto viene facilmente compresa e riprodotta. Dal gennaio 2016 il diffondersi 14 RedPlus Salute - Giugno 2016 della metodica anche oltre i confini europei. Sempre nel mese di gennaio 2016 inizia la produzione del nuovo HPS Plus, ottimizzato nel biennio 2014-2015 alla luce dei primi risultati della metodica. L’evoluzione dell’HPS Plus permette una ulteriore semplificazione dell’intervento grazie una migliorata visione ed a un perfezionato sistema di auto fissaggio; il potere lavorare comodamente e con una buona visione permette di effettuare l’intervento con un minore traumatismo dei tessuti ed una riduzione del tempo operatorio. Il tutto con un ridotto affaticamento del chirurgo che è di fondamentale importanza per mantenere risultati ottimali anche in sedute operatorie prolungate. Con l’arrivo del nuovo device inoltre è stata possibile la dimissione dopo 4-6 ore dall’intervento nell’82% dei Pazienti. La ripresa dell’attività lavorativa avviene in pochi giorni mentre è necessario il primo controllo postoperatorio solo a distanza di circa 3 settimane. La Casistica dei primi tre anni di esperienza mostra una recidiva inferiore al 4% in assenza di complicanze. Il Dr. Claudio Pagano riceve i Pazienti presso: Casa di Cura S.Camillo di Milano Via Mauro Macchi, 5 - Milano - 02.675021 www.sancamillomilano.net Studio Delta di Casalmaiocco (Lodi) - 02.98264126 Esegue gli interventi chirurgici con il SSN presso: ASST Melegnano e della Martesana Via Pandina, 1 - Vizzolo Predabissi (MI) 02.98052550 www.aomelegnano.it per ulteriori informazioni visitate il sito www.hemorpexsystem.it Giugno 2016 - RedPlus Salute 15 salute | Aziende EVERGREEN GARDEN VILLAGE Le nuove Residenze per uno stile di vita unico e meraviglioso. di Carlo Rametta È Carlo Rametta, Amministratore RossoPositivo Group noto che la popolazione “over 60” in Italia cresce costantemente (sono numeri impressionanti). Una crescente richiesta di nuove “forme residenziali”, che i migliori Costruttori promuovono sul territorio per garantire maggiore qualità e integrazione ai propri Clienti. Tali processi demografici cambiano il mercato immobiliare. La sfida di sviluppare eccellenze è vinta da questo Gruppo con idee innovative come l’Evergreen Garden Village, perchè la maggior parte degli “over 60” vogliono rimanere nel loro ambiente familiare, più indipendente possibile anche nel caso in cui necessitino di assistenza e cure. Location con arredamento famigliare, appropriato e, una progettazione adeguata degli spazi residenziali, sono la chiave per mantenere l’indipendenza e la qualità della vita per gli “over 60”. Ovvio, sono diventati un importante target per l’offerta immobiliare del settore residenziale. Gli USA e l’Europa, con anni di esperienza in “Residenze” a riguardo, con progetti esclusivi, che oggi si concretizzano in Italia, nella: 16 RedPlus Salute - Giugno 2016 • Progettazione e adattamento di residenze e spazi “senza barriere” adeguati; • Sviluppo di nuove forme residenziali che consentono di vivere la propria abitazione, residenze assistenziali e residenze sociosanitarie. • Consulenza e sostegno nell’affrontare le sfide di tutti i giorni attraverso servizi “on-site” • Costruzione o espansione di infrastrutture appropriate che garantiscono la fornitura, all’interno del medesimo spazio residenziale, di servizi di mobilità, shopping, attività sportive e ricreative, nonché di servizi socio-sanitari e assistenziali; • Riprogettazione e adeguamento degli spazi pubblici, spazi di incontro e di condivisione nei quartieri, spazi di incontro comunali. Tutto questo è il Evergreen Garden Village. Sviluppato da GEI COMPANY GROUP. General Contractor, specializzata nello sviluppo, progettazione e realizzazione di strutture socio-sanitarie ed assistenziali, edilizia residenziale, impianti di energia da fonti rinnovabili ed Efficientamento Energetico degli edifici, che ha destinato, tale “format” ai clienti residenziali “over 60”: frutto del connubio dei “format” residenziali USA ed europei (Olanda e Gran Bretagna) con il co-housing nato in Danimarca nei primi anni ’70. Focalizza la propria attenzione sull’importanza degli spazi residenziali e di un ambiente favorevole per il benessere, l’autonomia e la sicurezza dei clienti residenti. A prescindere dall’età, dalle capacità e da eventuali limitazioni funzionali della persona, a molteplici esigene di tipo sensoriale oltre che motorio con la sicurezza, la facilità e la comodità d’utilizzo degli ambienti, sono gli strumenti per rendere facile accogliere anche gli utenti con difficoltà e/o disabilità. L’alloggio che ospita con la relativa area residenziale, sono progettati in modo che siano accessibili (senza barriere, né fisiche né sensoriali), comodi e sicuri e soprattutto per far sì che si rendano ottimali i tempi di conduzione delle attività quotidiane, grazie anche all’utilizzo delle nuove tecnologie. Infine, il complesso edilizio è in un contesto urbeo con un livello soddisfacente di assistenza, di servizi, di spazi ricreativi e di socializzazione. Sostanzialmente, il format Evergreen Garden Village prevede abitazioni di buona ed elevata qualità. Diventa importante, in questo caso, la corrispondente adattabilità dei sistemi di cure primarie e domiciliari interni al Villaggio. Nel complesso, non si tratta di soluzioni autonome e autoreferenziali, ma di servizi di comunità a tutti gli effetti. In analogia a quanto avviene nelle normali dimore, è possibile integrare l’offerta senza imporre un cambio di abitazione, se questa dispone di pochi servizi necessari a garantire la sicurezza abitativa anche ad anziani con esigenze maggiori. Le soluzioni abitative per la vita indipendente, in questo modello, non “devono” offrire servizi, ma garantire la necessaria base abitativa, integrando queste soluzioni con servizi di livello non eccessivo (Residenza protetta e Centro diurno integrato) rivolti a trattare residenti anche parzialmente autosufficienti. SENIOR VILLAGE “PARCO DELL’OGLIO” GEI COMPANY GROUP ha avuto l’incarico da un Committente privato per sviluppare, progettare e costruire, in un’area di circa 44 mila mq in località Calvatone (CR), un complesso residenziale, destinato ad ospitare clienti “over 60” autosufficienti e parzialmente autosufficienti (Senior Village). Il progetto, basandosi sul format “Evergreen Garden Village”, prevede la realizzazione di un complesso residenziale con le peculiarità di “Complesso Residenziale Autonomo”, inserito totalmente e in modo integrato nella realtà del territorio, con al proprio interno soluzioni modulari tali da assicurare: • Unità residenziali in grado di garantire le esigenze di privacy dei residenti e prive di barriere architettoniche al fine di garantire il prolungamento di una vita indipendente per le persone anziane rafforzandone così la libertà individuale; • Spazi di convivenza previsti per un ridotto nucleo di persone parzialmente autosufficienti in termini di cure e assistenza diretta (Residenza protetta e Centro diurno integrato); • Spazi adeguati alle esigenze di tipo relazionale, sociale e culturale dei clienti residenti, fruibili anche da residenti e visitatori portatori di handicap; • Spazi adeguati per l’esercizio di attività sportive e ludiche in totale sicurezza e sotto sorveglianza di istruttori e di specialisti. Il format prevede l’abbinamento di unità residenziali destinate a residenti “over 60” del tutto autosufficienti e/o parzialmente autosufficienti con strutture in cui fruire di servizi, sia gratuiti che a pagamento, destinati principalmente alla qualità e benessere dei residenti. Svolgere attività ricreative godendo di un ambiente culturale e sociale di elevato livello “Modello Campus”, ricevere trattamenti riabilitativi, mantenere e curare le proprie facoltà psico-fisiche conservandole attive ed energiche, rallentando così la perdita delle capacità residuali. I residenti potranno disporre in loco del medico, dell’infermiere, del fisioterapista, dello psicologo, dell’operatore socio-assistenziale, ma anche della lavanderia, degli addetti alle pulizie delle abitazioni e al giardinaggio, del manutentore, di un servizio di vigilanza e sicurezza h24, di un efficace servizio di ristorazione e di consegna a domicilio. Tra i servizi, le attività di animazione, attività culturali polivalenti (cucina, arti figurative, lettura, sport, nuoto e golf ecc.). Strutture per il benessere ed il tempo libero (cioè SPA, piscine, parco giochi per bambini, ecc.); • Strutture socio-sanitarie (residenza protetta privata per anziani parzialmente autosuffiGiugno 2016 - RedPlus Salute 17 salute | Aziende cienti, Centro diurno integrato, Ambulatorio medico); • Strutture commerciali; • Strutture ed Impianti comuni. a. Strutture residenziali: Il progetto prevede la realizzazione di 140 unità residenziali di pregio costituite da: • Appartamenti di varie tipologie (monolocali, bilocali e trilocali, con cucina abitabile, camera e bagno) con metrature dai circa 35/45 m2, ai 65/85 m2, all’interno di immobili residenziali (palazzine) di varie unità (da un minimo di otto ad un massimo di dodici), su massimo tre piani e quattro livelli. • Ville singole e Villini multipli (villini da due a quattro unità) con metrature da mq 82 a mq 92, ognuna con il proprio giardino. Le unità residenziali saranno prive di barriere architettoniche e predisposte per essere integrate con sistemi di domotica e di chiamata d’emergenza e supporto domestico, al fine di consentire ai residenti, finché possibile, una vita indipendente. Tutte le abitazioni saranno dotate di sensori antincendio, anti-allagamento ed antintrusione, collegati telematicamente con il Centro servizi interno al Senior Village, presidiato h24. Troverete: Centro Benessere (SPA con piscina termale) ; Hall; Sala polifunzionale (sala per conferenze, sala da ballo, ecc.); Anfiteatro all’aperto, bordo piscina e piscina scoperta; Parco giochi; Campi da tennis, campo calcetto, campo bocce Strutture Socio-assistenziali e sanitarie: • Residenza Protetta • Centro diurno integrato (CDI) • Ambulatorio medico Strutture commerciali: Mini-Market; Farmacia; Bar Tabacchi; Edicola; Salone Parrucchieri; Studio odontoiatrico Strutture ed Impianti comuni: Prevede la totale assenza di circolazione di autoveicoli privati all’interno del Senior Village, a tutela della tranquillità e benessere dei residenti, eccezion fatta per veicoli elettrici a bassa velocità utilizzati come servizio Taxi interno e per il servizio di consegna a domicilio. La viabilità carrabile è circoscritta al parcheggio esterno di superficie ed ai parcheggi interrati per i residenti ed i clienti dell’Hotel. La viabilità perimetrale, pure carrabile, è riservata alle passeggiate e jogging dei residenti, e utilizzabile anche dai mezzi di servizio interno. La rete dei percorsi interni e il perimetro carrabile saranno dotati di panchine e di un sistema di illuminazione intelligente. Le residenze non avranno cancelli o recinzioni Le unità residenziali e tutte le altre strutture interne potranno essere accessibili attraverso appositi transiti dotati di barriere superabili con pass magnetici o altre soluzioni da individuare in sede di progetto preliminare. Il Senior Village sarà dotato di parcheggi interrati, ad uso esclusivo dei residenti, che saranno realizzati nei pressi dell’area di ingresso. In un area protetta e controllata da un sistema di video sorveglianza sono previsti anche parcheggi “fuori terra” ad uso dei clienti esterni e dei visitatori. Nell’ottica di un Senior Village autonomo lato soddisfacimento energetico, si realizzeranno due impianti di cogenerazione alimentati “a biomassa” con una capacità complessiva di circa 400 KW in grado di produrre energia elettrica, energia termica per aria condizionata, riscaldamento e acqua calda. Il Senior Village sarà dotato di un impianto di illuminazione intelligente, con lampade Led, telecamere dome, schede di tele gestione e telecontrollo via radio, scheda router Wi-Fi. Via F.lli Gracchi 27, Cinisello Balsamo (MI) ITALIA - Tel. +39 02 66594968 - Fax 0039 02 61295297 e-mail: [email protected] - [email protected] Web Site: www.geicompanygroup.com 18 RedPlus Salute - Giugno 2016 Millionaire_ProgettoAssFran.indd 1 Giugno 2016 - RedPlus Salute 09/02/16 19 20:11 salute | Pelle DANNI DA SOLE... FINO AL MELANOMA In questi anni e sempre di piu’ si vanno delineando e mettendo a fuoco i danni di chi per anni si e’ crogiolato al sole senza le dovute protezioni. di Chiara Rigo M Dott.ssa Chiara Rigo, specialista in Dermatologia e Venereologia olte persone amano la tintarella e addirittura in alcuni casi si parla di “tanoressia”, una dipedenza psicologica dall’ essere sempre e comunque abbronzati, per cui il soggetto non riesce piu’ ad accettare il suo colorito naturale senza la pigmentazione melanica, con conseguente precoce invecchiamento della cute fino a danni ben piu’ gravi. L’ invecchiamento cutaneo e’ la somma delle interazioni tra il crono invecchiamento, cioe’ quello biologico legato all’ ereditarieta’ dell’ individuo e il fotoinvecchiamento dovuto ai fattori ambientali esterni, cioe’ accelerato ed accentuato dall’ esposizione alla luce, dove fondamentale e’ la durata nel tempo, cioe’ gli anni di fotoesposizione . I raggi solari sono in grado di causare un danneggiamento cronico con accumulo di alterazioni notevoli, prima invisibili e poi sempre piu’ evidenti, sia a livello epidermico, che 20 RedPlus Salute - Giugno 2016 dermico e possono portare,da una parte ad una serie di semplici inestetismi come le rughe, la pelle secca, le lentigo solari o le macchie melaniche,dall’ altra a fenomi piu’ gravi,che vanno da un’ anomala iperplasia epidermica denominata cheratosi, fino all’ induzione di tumori cutanei, melanomi e non - melanomi. Negli ultimi decenni tante campagne di prevenzione raccomandano di non abusare dell’ esposizione solare. Seppure in maniera lenta nuovi comportamenti stanno prendendo piede nella gente, che avverte la necessita’ sia di un rapporto piu’ prudente con il sole,sia di consultare uno specialista dermatologo per potersi godere a pieno questo amico dell’ uomo e non trasformarlo in un nemico che puo’ causare problemi anche molto seri. Il sole giunge alla pelle dopo aver attraversato l’atmosfera e, grazie all’ ozono,che trattiene la gran parte dei raggi nocivi, sulla cute arrivano gli uvb,gli uva, la luce visibile e i raggi ir . Questi penetrano nei vari tessuti della cute e causano danni diretti ,in parte il nostro organismo reagisce autoproteggendosi con vari meccanismi, creando un’ ispessimento dello strato corneo piu’ superficiale, e scatenando la produzione di melanina, quindi l’ abbronzatura rappresenta la risposta al danno sul dna cellulare provocato dagli ultravioletti. La melanina e’ una macromolecola proteica con spiccate proprieta’ di assorbire i raggi uv ,cercando cosi’ di limitarne i danni, questi ultimi pero’ vengono esaltati anche dall’aumentata produzione di altri nemici, i radicali liberi, in particolare l’ ossigeno singoletto fortemente aggressivo sulle membrane cellulari. La tendenza a subire eritemi solari o a svi- luppare forme di cancro cutaneo, sono inversamente proporzionali alla quantita’ e al tipo di melanina presente. Le differenze di razza e di colore della pelle e dei capelli sono dovute al diverso grado di attivita’ dei melanociti e alla natura chimica delle melanine prodotte, che si distinguono in eumelanine ( soggetti scuri e castani) con attivita’ protettiva e feomelanine (soggetti chiari e fulvi) con totale incapacita’ di azione. La pelle irradiata reagisce con formazione di eritema, cioe’ una vasodilatazione del microcircolo del derma papillare, che si traduce in leggero arrossamento, ma altre volte si arriva fino ad un eritema intenso, altre ancora si aggiungano altri effetti collaterali come gonfiore o formazione di bolle. Nel tempo si sono delineate una serie di patologie legate proprio alla fotoesposizione, condizioni estreme caratterizzate da foto-sensibilita’, cioe’ una reazione eccessiva ed anomala alla luce. Le fotodermatosi costituiscono un vasto e complesso gruppo di affezioni cutanee, che scaturiscono ogni anno in seguito all’ esposizione solare. Colpiscono il 10-20% della popolazione, interessano inizialmente le aree foto esposte viso,collo,decollete’,mani ,ma possono espandersi a tutto il corpo. Si riconoscono cause molto diverse, generalmente vengono classificate in quattro categorie: - Idiopatiche (in cui il fotosensibilizzante non e’ identificato): orticaria solare,prurito attinico, dermatite attinica cronica, eruzione primaverile giovanile, hydroa vacciniforme di bazzin, dermatite polimorfa alla luce. Quest’ ultima e’ la piu’ frequente,colpisce per lo piu’ donne fra i 20 e i 40 anni, insorge a primavera-estate, da poche ore a 1-2 giorni dalla prima esposizione alla luce. E’ una forma acuta e ricorrente, causata dai raggi uva (e quindi anche dall’ esposizione attraverso i vetri) con lesioni di vario tipo: macchie, eritema, papule e vescicole, persiste circa due settimane, anche se ci si sottrae alla luce. E’ recidivante, nel corso dell’ estate le lesioni si attenuano, le sedi elettive sono la scollatura, il viso, il collo e gli arti superiori. - Con disordini genetici (carenze della fotoprotezione naturale): albinismo,xeroderma pigmentoso,sindrome di bloom - Fotoaggravate (malattie dermatologiche che peggiorano con l’esposizione al sole): sono una lunga serie come il lupus eritematoso, la vitiligine, la rosacea, l’herpes simplex, clo- Giugno 2016 - RedPlus Salute 21 salute | Pelle asma, melasma, malattia di darier, pemfigo, dermatomiosite etc. -Mediate o secondarie,sono in assoluto le piu’ frequenti, reazioni mediate da un agente fotosensibilizzante noto che puo’ essere: a)endogeno - luciti conseguenti a turbe metaboliche (pellagra, porfirie) o b) esogeno -si possono verificare reazioni di fotoallergia acuta causate dall’ azione tossica diretta da contatto con sostanze modificate e attivate dalla luce. Queste ultime,applicate direttamentesulla cute, si trovano in prodotti chimici fotoirritanti, contenenti fragranze tipo olio di bergamotto o cytrus aurantium o altro. Oppure si hanno risposte tipiche immunitarie legate all’ assunzione di sostanze introdotte per via sistemica come ( sulfa midici,antibiotici,antiinfiammatori,agen ti antineoplastici, griseofulvina, amiodarone, ecc.) E non dimentichiamo anche i colliri medicati. Continuando nell’ esporre i danni da sole, caratteristica e’ la degenerazione attinica dell’ epidermide, cioe’ un’ alterazione del dna e del processo di cheratinizzazione, detta discheratosi, che comporta l’ insorgenza di lesioni precancerose fotoindotte: “la cheratosi attinica” e, in sede labiale, “la cheilite attinica” considera- 22 RedPlus Salute - Giugno 2016 ti oggi veri e propri processi tumorali in situ, cioe’ locali. Le cheratosi attiniche sono frequenti nei soggetti di carnagione chiara con storia di esposizione cronica al sole, aumentano con l’ eta’, esordiscono come lesioni focali gialle o brune, piane o rilevate, talora con strato ruvido o verrucoso, per lo piu’ multiple, se compare arrossamento spiccato o erosione si deve sospettare l’ evoluzione in carcinoma Il carcinoma basocellulare e’ molto frequente nei soggetti di carnagione chiara ,l’ incidenza aumenta con l’ eta’, predilige il sesso maschile, le regioni del viso, collo ,decollete’, puo’ avere aspetti variabili come piccoli noduli rilevati, o come un’ erosione ricoperta da squama-crosta, l’ evoluzione e’ progressiva con estensione ed erosione dei tessuti adiacenti, ha una malignita’ locale. Piu’ grave e’la variante di carcinoma spinocellulare che puo’ svilupparsi frequentemente su una cheratosi attinica o su una malattia di bowen l’ evoluzione e’ caratterizzata da invasivita’ locale, ma anche metastasi a distanza. In quest’ambito uno dei cardini della prevenzione e’ rappresentato dalla limitazione all’ esposizione solare, in particolare nei soggetti a rischio, gli uv rappresentano un fattore determinante nell’ induzione alla formazione di tumori cutanei . Se si considera che negli ultimi decenni il melanoma e’ il tumore con l’ incremento piu’ rapido nella popolazione bianca europea, soprattutto a causa della maggiore abitudine ad esposizioni solari protratte e magari piu’ volte l’anno, per la maggior frequenza di viaggi in localita’ tropicali durante i mesi invernali. Oltre all’ eccessiva esposizione solare intermittente ,molto dannose sono le ustioni solari subite nella prima infanzia, capaci di indurre la comparsa di nevi melanocitici e nell’ eta’ adulta di melanoma. Generalmente il rischio di sviluppare un melanoma dipende da due fattori : intrinseco, piu’ ambientale. Fattori di rischio sono : familiarita’, fototipo i e ii di fitzpatrick ( soggetti biondi e rossi, occhi e capelli chiari, tendenza alle scottature), presenza di un nevo che si modifica, soggetto portatore di elevato numero di nevi, eta’ sopra i 50 anni,presenza di altri tumori cutanei o di altra lesione di melanoma, ma soprattutto esposizioni solari eccessive e intermittenti e ustione in eta’ infantile, che raddoppiano la probabilita’ di ammalare. Il melanoma e’ un tumore cutaneo maligno, che prende origine dai melanociti, cioe’ dalle cellule che producono la melanina, il pigmento che rende scura la pelle, caratterizzato da un’ elevata progressione alla diffusione delle cellule tumorali a tutti i tessuti dell’ organismo e quindi alle metastasi. Nel 60 % dei pazienti si sviluppa su cute normale o da un nevo pre-esistente,piu’ colpite le donne, in queste stesse, maggiore e’ il rischio di degenerare delle lesioni degli arti, gambe e braccia, nel sesso maschile, invece, piu’ colpito e’ il tronco. A questo punto che cosa possiamo fare, quali attenzioni rivolgere ai nostri nei e quando ci devono creare sospetto e allarmarci.? Oltre naturalmente alla visita periodica dal dermatologo dobbiamo porre attenzione a questi eventi. Vale sempre la regola dell’“abcde” per l’auto esame della pelle, cioe’ di una lesione dobbiamo valutare : a= assimetria, cioe’ se c’ e ‘ una crescita maggiore da un alto, b=bordi, devono essere i piu’ regolari possibili, c=colore, se cambia colore e compaiono sfumature chiare o rosa-rosse o nerastre, d=dimensioni, se in poco tempo aumenta di estensione,e= evoluzione, se compaiono sin- tomi anomali tipo sanguinamento, rottura, prurito a questo punto bisogna andare subito dallo specialista. Da uno studio in australia, regione con il piu’ alto tasso di melanomi del mondo ha dimostrato che l’ applicazione regolare di filtri solari per un periodo di 5 anni ha ridotto in modo significativo l’ incidenza del tumore nel corso dei 10 anni successivi di controllo. Da questo studio derivano indicazioni valide per una foto protezione corretta, in particolare per i soggetti a rischio, cioe’ adulti molto fotoesposti, fototipi chiari e nei bambini. Le regole sono: uso continuativo dei filtri solari con fattore di protezione alto 50+, ma minimo da 30 in su, contenti filtri chimici e fisici, sempre in qualunque ambiente all’ esterno mare, montagna, lago, campagna, piscina o citta’ e tutto il periodo dell’ anno. Loro riapplicazione in particolari condizioni quali durante l’ attivita’ fisica con forte sudorazione ,dopo un bagno, o l’ esposizione prolungata e comunque ogni due ore. Tuttavia una strategia mirata comprende anche altri consigli come : evitare di esporsi dalle 12 alle 17, le nubi non trattengono i raggi quindi fotoproteggersi anche quando c’ e’ nuvolo,usare i filtri solari alti anche dopo abbronzati, l’ ombrellone non protegge a sufficienza in quanto la sabbia riflette gran parte dei raggi, cosi’ come l’ acqua e la neve e anche i vestiti non sono protettivi, quelli scuri attirano i raggi che passano attraverso di essi, meglio quindi preferire vestiti chiari sotto il sole e prima di indossarli applicare le creme solari,inoltre per la produzione della vitamina d, che fissa il calcio alle ossa, per bimbi e anziani, non occorre cuocersi sotto il sole, basta una esposizione di circa un’ ora al giorno. Ricordarsi poi di applicare una crema lenitiva dopo sole . E’ buona regola poi imparare ad osservare la propria pelle e segnalare tempestivamente eventuali cambiamenti,e promuovere verso se stesi, se necessario, un cambiamento di atteggiamento, in grado di rivalutare la bellezza di una pelle chiara e protetta evitando di considerare l’ abbronzatura il principale canone estetico di buona salute... Dott.Ssa Clara Rigo Verona - Milano www.chirurgiadermatologiaestetica.it [email protected] Giugno 2016 - RedPlus Salute 23 salute | Normativa DALLA LEGGE BALDUZZI AL D.D.L GELLI di Raffaele Piscitelli S Dott. Mario Lepre, Pres. sez. Corte d’Appello - Napoli INTRODUZIONE i tratta dei provvedimenti per ora più importanti in campo sanitario. La Balduzzi resterà in vigore fino a quando il progetto Gelli non sarà approvato, eventualmente sostituendola. Parlare della Balduzzi è necessario non solo perché è la legge oggi esistente ma anche perché, come si vedrà parlando del progetto Gelli, il confronto tra i due metterà in luce le differenze e servirà a chiarire le ricadute e gli effetti pratici che ne discendono, e presumibilmente ne discenderanno, sul piano operativo. PARTE PRIMA LA LEGGE BALDUZZI Mi sono occupato della legge Balduzzi in altri incontri, e prima di passare al decreto Gelli è opportuna una sintesi della medesima secondo la quale “l’esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve: questa norma, quindi, sostituirebbe in ambito sanitario e penale il principio civilistico di cui all’articolo 2236 c.c. riferito in genere ai prestatori d’opera intellettuale, quindi anche ai medici, a tenore del quale “se la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà il prestatore d’opera non risponde dei danni, se non in caso di dolo o colpa grave”. La legge Balduzzi aggiunge poi che “in tali casi resta comunque fermo l’obbligo di cui all’articolo 2043 del codice civile. Il giudice, anche nella determinazione del risarcimento del danno, tiene debitamente conto della condotta di cui al primo periodo”. Corte Costituzionale 28.11.’73 n. 166 La Consulta fu chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale degli articoli 589 e 43 c.p. nella parte in cui, in combinato disposto con l’articolo 2263 c.c. avrebbero escluso la responsabilità del personale sanitario nelle ipotesi di colpa lieve. La questione fu dichiarata non fondata in quanto l’articolo 2236 c.c. varrebbe ad escludere la responsabilità del medico, per colpa lieve, nei casi clinici di particolare complessità, limitatamente al solo piano della perizia tecnica, mentre in tali casi potrebbe residuare la responsabilità penale anche per colpa lieve per negligenza e imprudenza Giurisprudenza di legittimità in genere Come osservo più dettagliatamente parlando della colpa la giurisprudenza penale, in un primo tempo, e in via di principio tuttora contraria a che la regola di cui 24 RedPlus Salute - Giugno 2016 all’articolo 2236 c.c., ritenuta eccezionale e quindi non estensibile analogicamente, si applichi al giudizio penale, recentemente sul punto ha manifestato un revirement ammettendo la rilevanza della norma civilistica “come regola di esperienza cui il giudice possa attenersi nel valutare l’addebito di imperizia” (Cass., IV, 22.11.011, Grasso ed altro) to delle regole di prudenza che l’ordinamento impone”: con diversa espressione potrebbe dirsi un richiamo alla necessità di curare la singola persona e non l’astratta patologia La Cassazione penale (sentenza 11 marzo 2013 n. 11493, occupandosi di un caso di responsabilità per omicidio colposo di un ginecologo a seguito di danni cerebrali conseguenti ad una asfissia intra partum, La giurisprudenza recente La più recente e approfondita sentenza per quanto qui interessa ha affermato che: della Cassazione penale in tema di valenza - le “linee guida riguardano e contengono solo regole di perizia e non afferiscono di linee guida e protocolli è la 35922/012 ai profili di negligenza e di imprudenza”: la quale, con ampia motivazione, sottoliesse “per avere rilevanza nell’accertanea essenzialmente come le linee guida, mento della responsabilità del medico deinquadrate “dal punto di vista normativo”, vono indicare standard diagnostico-tera“pur rappresentando un importante ausilio peutici conformi alle regole dettate dalla scientifico con il quale il medico è tenuto migliore scienza medica a garanzia della a confrontarsi non eliminano l’autonomia salute del paziente.....e non del medico” per cui “l’adevono essere ispirate ad deguamento o il non adeesclusive logiche di ecoguamento del medico alle nomicità della gestione” linee guida non esclude in quanto in ogni caso al né determina automaticapaziente va garantito “il mente la colpa”: ciò anche miglior livello di cura”. perché “spesso sono frutto Quanto alla legge Baldi scelte totalmente econoduzzi la disposizione “obmicistiche, sono ciniche o Onorevole Renato Balduzzi bliga a distinguere fra colpigre” e “possono fornire pa lieve e colpa grave solo indebiti cappelli protettivi limitatamente ai casi nei a comportamenti sciatti, quali si faccia questione di disattenti: un comportaessersi attenuti alle linee mento non è lecito perché guida e solo limitatamente è consentito, ma è consena questi casi viene forzata tito perché diligente”. In la nota chiusura della giudefinitiva “il nucleo del risprudenza che non distinproblema è la valutazione Onorevole Federico Gelli gue fra colpa lieve e gradella diligenza e del rispetGiugno 2016 - RedPlus Salute 25 salute | Normativa la normativa sopravvenuta”. Per l’effetto è stata annullata con rinvio la condanna per omicidio colposo nei confronti di un chirurgo che, nell’esecuzione di un intervento di ernia discale recidivante, aveva leso vasi sanguigni con conseguente emorragia letale. La Corte Costituzionale ve nell’accertamento della colpa penale”; “non può pertanto essere utilmente evocata l’applicazione delle linee guida che riguardano e contengono solo regole di perizia e non afferiscono ai profili di negligenza e imprudenza; né, trattandosi di colpa per negligenza e imprudenza può trovare applicazione il novum normativo di cui alla legge 189 del 2012, articolo 3, che limita la responsabilità in caso di colpa lieve: si tratta di affermazione di non trascurabile rilevanza. La quarta sezione penale della Cassazione, numero 16237 del 2013, di poco successiva alla precedente, ha ritenuto “l’attribuzione di rilevanza penale” nell’”area fattuale costituita da condotte aderenti ad accreditate linee guida alle sole condotte connotate da colpa grave poste in essere nell’attuazione in concreto delle direttive scientifiche. Insomma, nell’indicata sfera fattuale, la regola di imputazione soggettiva è ora quella data dalla (sola) colpa grave; mentre la colpa lieve è penalmente irrilevante”: di tal che si sarebbe in presenza di “un tipico caso di abolitio criminis parziale” in quanto “l’innovazione esclude la rilevanza penale delle condotte connotate da colpa lieve che si collochino all’interno dell’area segnata dalle linee-guida o da pratiche mediche scientificamente accreditate; il caso dovrà essere riesaminato per determinare se esitano direttive di tal genere afferenti all’esecuzione dell’atto chirurgico in questione. Nell’affermativa si dovrà accertare se l’intervento eseguito si sia mosso entro i confini segnati da tali raccomandazioni. In tale eventualità dovrà pure essere chiarito se nell’esecuzione dell’atto chirurgico vi sia stata colpa lieve o grave, ne discenderà l’esistenza o meno dell’elemento soggettivo del reato alla stregua del- 26 RedPlus Salute - Giugno 2016 Orbene: questa decisione -a prescindere dal riconoscimento della efficacia della norma nell’ordinamento penale e quindi della sua concreta applicabilità a talune fattispecie- denunzia una grave antinomia tra la lettera della disposizione e l’accertamento a farsi da parte del giudice di merito. Ben vero l’esimente sancita dalla norma riguarda il caso in cui l’operatore sanitario si sia attenuto alle linee guida e alle buone pratiche, ma non il modo in cui l’intervento sia stato poi in concreto realizzato; in altri termini l’esimente –stando alla norma in commento- non può valere se nella esecuzione dell’intervento, pur effettuato secondo i detti standard, vi siano stati errori dovuti a colpa, grave o lieve che sia. In secondo luogo, la decisione per tale parte si pone in insanabile contrasto con quanto la stessa S.C. nella pronunzia richiamata 11493/013 ha sancito, avendo voluto appunto precisare i limiti in cui deve muoversi la concreta applicabilità della disposizione, quasi presagendo quel che dopo poco si è puntualmente verificato. La questione era a mio giudizio da considerarsi chiusa, ma un intervento di un autorevole esponente della Cassazione penale l’ha invece riaperta. Per quanto qui interessa nell’intervento si è affermato che l’articolo 3 comma 1 legge Balduzzi “ha una portata innovatrice maggiore di quanto il suo testo clau- dicante non lasci immaginare a una prima lettura” avendo introdotto “nel diritto penale –sia pure con esclusivo riferimento agli esercenti la professione sanitaria- il concetto di colpa lieve che, secondo la ormai consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, non avrebbe potuto trovare applicazione nelle ipotesi di colpa professionale neppure limitatamente ai casi in cui la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà previsti dall’articolo 2236 c.c.”: saremmo quindi “in presenza di una abolitio criminis”, sia pur di tipo “particolare in quanto differisce da quelle che elidono totalmente il reato....”. Ora, se tale conclusione sotto il profilo tecnico pare ineccepibile, molto meno lo è il passo successivo in cui vi sono due asserzioni, per non dire tre, con carattere che mi sentirei di definire di perentorietà, sia pur mascherata dalla leggerezza del frasario. Si afferma dunque che, stando alla norma, “certamente il sanitario non risponde se ha errato, con colpa lieve, nell’applicare le linee guida mentre il caso particolare necessitava che se ne discostasse” (questo profilo, va detto subito, è stato rivisto dal decreto Gelli); si aggiunge che “l’esonero della responsabilità consegue anche nelle ipotesi in cui il medico abbia, con colpa lieve, errato nella esecuzione delle attività raccomandate dalle linee guida”; infine che “tale esonero di responsabilità non può essere limitato alla sola imperizia”. La prima affermazione può considerarsi, in un certo senso, corollario quasi obbligato dalla lettera della norma che, disponendo quale unica condizione il rispetto delle “linee guida e buone pratiche” non pone distinzioni, e varrebbe quindi anche nel caso in cui il “caso particolare” avrebbe imposto che da quelle ci si dovesse discostare: corollario obbligato, sì, ma che non pochi problemi comporterebbe nella pratica. Senza volersi dilungare sul punto, è possibile infatti ipotizzare che, se il “caso particolare” imponeva che da quelle indicazioni di massima ci si doveva discostare, esistessero “altre” linee-guida, buone pratiche o quant’altro, diverse e confliggenti con le prime. Ma i dubbi maggiori sono altri. Innanzi tutto occorre domandarsi quale sia l’espressione letterale della norma in commento che giustifica la sua applicabilità anche ai casi in cui “il medico abbia, con colpa lieve, errato nella esecuzione delle attività raccomandate dalle linee guida”. Il commentatore non lo specifica, e sarebbe invece stato necessario perché le due situazioni –quella in cui la colpa lieve si realizza nell’aver scelto di adeguarsi alle linee guida, e quella in cui si realizza nel momento successivo della loro pratica attuazione- non sono affatto omogenee o equiparabili, bensì diversissime, la prima implicando la scelta di una tecnica invece di un’altra, la seconda le modalità di esecuzione di questa: pertanto nulla giustifica Giugno 2016 - RedPlus Salute 27 salute | Normativa di cui alla legge 189 del 2012, articolo 3, che limita la responsabilità in caso di colpa lieve”. una interpretazione estensiva attraverso il procedimento analogico posto che la lettera della legge si limita a scriminare solo chi si attiene alle linee guida e buone pratiche. Non si può escludere che il commentatore, autorevole presidente di sezione della Suprema Corte, abbia inteso prestarsi, per dir così, a una difesa “d’ufficio” della Cassazione che nella richiamata pronuncia 16237.013 ha per l’appunto sostenuto che la valutazione della colpa lieve debba estendersi “anche” alle modalità di esecuzione dell’intervento (nella specie chirurgico) eseguito in applicazione delle linee guida; ma facendo ciò si è messo parimenti in conflitto con altra sezione della medesima (sentenza 11493.013) che, quasi presagendo quanto di lì a poco si sarebbe verificato, ha testualmente affermato che la legge in commento “obbliga a distinguere fra colpa lieve e colpa grave solo limitatamente ai casi nei quali si faccia questione di essersi attenuti alle linee guida e solo limitatamente a questi casi viene forzata la nota chiusura della giurisprudenza che non distingue fra colpa lieve e grave nell’accertamento della colpa penale”; aggiungendo che “non può pertanto essere utilmente evocata l’applicazione delle linee guida che riguardano e contengono solo regole di perizia e non afferiscono ai profili di negligenza e imprudenza; né, trattandosi di colpa per negligenza e imprudenza può trovare applicazione il novum normativo 28 RedPlus Salute - Giugno 2016 Perplessità non minori, e sotto qualche profilo anche maggiori, desta poi il richiamo alla nota sentenza della Corte Costituzionale n. 166 del 28.11.73 che precisò che l’articolo 2236 c.c. vale ad escludere la responsabilità del medico, per colpa lieve, nei casi clinici di particolare complessità, limitatamente al solo piano della perizia tecnica, mentre in tali casi potrebbe residuare la responsabilità penale anche per colpa lieve per negligenza e imprudenza. Al riguardo il commentatore, oltre alla affermazione secondo cui “l’esonero dalla responsabilità consegue anche nelle ipotesi in cui il medico abbia, con colpa lieve, errato nell’esecuzione delle attività raccomandate dalle linee guida”, lamenta poi che quel dictum della Corte Costituzionale “continui a influenzare ancora dottrina e giurisprudenza, così che si tende a negare che la colpa lieve possa avere rilievo nelle ipotesi di negligenza e imprudenza collegate a una errata applicazione delle linee guida e alle buone pratiche”; non spiega tuttavia quale percorso argomentativo giuridico giustificherebbe simile allargamento finendo con l’auspicare che “su tale questione” ci siano dei “ripensamenti”. Ora, si è detto che non sembra in alcun modo condivisibile una interpretazione che estenda la operatività della norma al “modo” in cui l’intervento attuativo delle linee guida sia in stato in concreto realizzato; e se ciò è vero il problema di una ulteriore estensione interpretativa che giunga a ricomprendere anche la negligenza e la imprudenza non si porrebbe neppure, il “meno” essendo per dir così assorbito dal “più”. Ma è l’affermazione di base secondo cui, in materia di colpa, la limitazione di responsabilità di cui all’articolo 2236 c.c. non dovrebbe limitarsi ai soli casi di imperizia in prestazioni professionali di speciale difficoltà, a destare la più decisa perplessità. La giurisprudenza penale, in un primo tempo e in via di principio tuttora contraria a che la regola di cui all’articolo 2236 c.c., ritenuta eccezionale e quindi non estensi- bile analogicamente, si applichi al giudizio penale, alquanto recentemente sul punto ha manifestato un revirement ammettendo la rilevanza della norma civilistica “come regola di esperienza cui il giudice possa attenersi nel valutare l’addebito di imperizia” (Cass., IV, 22.11.011, Grasso ed altro, sopra citata) ma non è andata oltre; e davvero non si intende come e perché si possano oggi sovvertire principi da tempo acquisiti traendo spunto da una legge che, tra l’altro, lo stesso commentatore definisce “poco tecnica e che presenta incongruenze e difetti anche gravi”. Non è qui il caso di procedere ad una “rivisitazione” della norma di cui all’articolo 2236 c.c. anche nei suoi eventuali riflessi penalistici, ai quali si è comunque accennato. Il bene-vita, il bene-salute sono talmente preminenti per cui, se “ripensamenti” possono esservi ed essere anche auspicabili, non possono però essere oggetto né di improvvisazioni né di forzature interpretative di leggi che sotto nessun punta di vista giustificano “fughe in avanti”. Più di recente va ancora citata la sentenza della Suprema Corte 9923/2015 che, significativamente, tratteggiando la problematica connessa all’interpretazione della legge Balduzzi, richiama appunto la 11493/2013 e non la successiva 16237/2013, precisando che può configurarsi la “colpa grave nell’errore inescusabile che trova origine o nella mancata applicazione delle cognizioni generali e fondamentali attinenti alla professione, o nel difetto di quel minimo di abilità e perizia tecnica nell’uso dei mezzi manuali o strumentali adoperati nell’atto operatorio, o infine nella mancanza di prudenza o di diligenza che non devono mai difettare in chi esercita la professione sanitaria”. Da ultimo va citata la 45527/2015, Collegio presieduto proprio dal commentatore di cui si è discusso, in cui si afferma che non può escludersi che le linee guida, “pur trovando terreno d’elezione nell’ambito dell’imperizia, pongano regole rispetto alle quali il parametro valutativo della condotta dell’agente sia quello della diligenza, come nel caso in cui siano richieste prestazioni che riguardino più la sfera della accura- tezza di compiti magari particolarmente qualificanti, che quello della adeguatezza professionale”. Questa sentenza sembra discostarsi non di poco sia dalla pronunzia 1623/2013 sia da talune affermazioni contenute nel commento sopra citato, in tanto perché viene abbandonato qualsiasi riferimento alla imprudenza ma, soprattutto, perché la esclusione della rilevanza della colpa lieve viene per dir così relegata ad ipotetiche, molto particolari né meglio specificate linee guida. Volendo dare una valutazione d’insieme della legge, oltre agli specifici profili fin qui indagati, nel momento in cui lo stesso commentatore del cui studio ci si sta occupando riconosce che la norma ha determinato una vera e propria abolitio criminis, sia pure di natura particolare, si ha indiretta conferma che laddove alla colpa lieve – da sempre utilizzata solo al fine di determinare la entità della pena- si fa compiere un incredibile “salto di qualità” divenendo il limite al di sopra del quale e al di sotto del quale il reato c’è o non c’è, la stessa andrebbe necessariamente definita per il principio di tassatività di cui all’articolo 25 secondo comma Cost.: compito indubbiamente arduo posto che neppure della culpa lata né il codice civile né quello penale forniscono una espressa definizione pur se numerose disposizioni, anche nel codice della navigazione, la contemplano. E’ questa assenza una delle più evidenti “criticità” della legge, tralasciandone altre quali il riferimento alle “linee guida e buone pratiche”, che più vago generico e indeterminato non potrebbe essere, tale da generare ampi margini di arbitrio giudiziale; e deliberatamente volendo prescindere dai profili di sospetta incostituzionalità evidenziati nella ordinanza del Tribunale di Milano del 21 marzo 2013. Non v’è dubbio che –come osserva il commentatore in discorso che, sotto altro profilo, condivisibilmente riafferma la natura contrattuale della responsabilità del medico, con tutto ciò che ne consegue in tema di prescrizione ed onere della proval’intento del legislatore è porre un limite alla responsabilità penale per colpa del personale sanitario di modo che la sanzione penale rappresenti una extrema ratio: Giugno 2016 - RedPlus Salute 29 salute | Normativa ma il punto è come pervenirvi, non sempre un fine anche legittimo potendo essere giustificato dall’uso di mezzi impropri. Ma a questo punto il discorso si allargherebbe, coinvolgendo la responsabilità di un legislatore che unisce alla frettolosità la sciatteria, con il che i problemi, anziché risolversi, esponenzialmente si aggravano. PARTE SECONDA IL PROGETTO GELLI: LUCI E OMBRE La prima domanda che ci si deve porre è, ove mai il progetto Gelli divenisse legge, cosa ne sarebbe della Balduzzi: presumibilmente la sostituirebbe, in particolare per quanto riguarda l’articolo 3 comma 1. Prima di entrare nei dettagli ritengo che al progetto vada riconosciuta una organicità -anche se talvolta non disgiunta da una certa macchinosità- non riscontrabile nei molti che lo hanno preceduto; la ricercata soluzione di taluni problemi messi in luce dalla giurisprudenza, là dove fa salve le “rilevanti specificità del caso concreto”, in presenza delle quali è lecito discostarsi dalle linee guida; un serio tentativo nel ricercare soluzioni alternative al processo ordinario. Vengono innanzi tutto in rilievo gli articoli 2 e 3 relativi al difensore civico in funzione di garante, e all’”Osservatorio” sulla sicurezza nella sanità, entrambi mossi da encomiabili intenti: dovendo il primo acquisire segnalate disfunzioni del sistema assistenza sanitaria e, verificatene la fondatezza, intervenire a tutela del diritto leso; dovendo il secondo, acquisiti dai Centri per la gestione del rischio sanitario i dati relativi agli errori sanitari e all’onere finanziario del contenzioso, adoperarsi per correggerli. Con quali modalità e poteri, e in quanto tempo il garante possa verificare la fondatezza delle segnalate disfunzioni non è problema da poco specie se –come è intuitivo- debba essere garantito l’anonimato dei sanitari. Senz’altro da condividere aver previsto il tentativo obbligatorio di conciliazione sulla falsariga dell’articolo 696 bis del codice di procedura civile, dopo la fallimen- 30 RedPlus Salute - Giugno 2016 tare prova della mediazione: sul punto era forse possibile “osare” di più; parimenti opportuno aver previsto un “tetto” alla rivalsa, con il che l’obbligo del sanitario di munirsi di assicurazione costituirebbe un onere finanziario sostenibile. Passando a quelle che, a mio giudizio, appaiono come alcune criticità della legge, occorre muovere da una fondamentale premessa: come affermato da diversi pronunciati della S.C. (2013, 2014) e come è del resto ovvio, le linee guida e le buone pratiche contengono solo regole di perizia, non involgono quindi ipotesi di colpa per negligenza o imprudenza, non si estendono cioè alle condotte professionali imprudenti o negligenti. Eccoci dunque all’articolo 6 del decreto Gelli che trascrivo: “L’esercente la professione sanitaria che, nello svolgimento della propria attività, cagiona a causa di imperizia la morte o la lesione personale della persona assistita risponde dei reati di cui agli articoli 589 e 590 c.p. solo in caso di colpa grave”. A tenore del secondo comma “agli effetti di quanto previsto dal primo comma è esclusa la colpa grave quando, salve le rilevanti specificità del caso concreto, sono rispettate le buone pratiche clinico-assistenziali e le raccomandazioni previste dalle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge”. Il novum del decreto Gelli consisterebbe dunque nello scriminare il comportamento del sanitario anche in caso di imperizia; si innova poi sul versante penalistico l’articolo 2236 c.c. nel senso che si prescinde dall’esistenza di “problemi tecnici di spe- ciale difficoltà”, bastando il rispetto delle linee guida e buone pratiche. Stando alla formulazione letterale della norma la esclusione della “colpa grave” sembrerebbe limitata all’errore dovuto solo ad imperizia, in un certo senso un minus rispetto alla Balduzzi che, scriminando la colpa lieve sic et simpliciter, sembrerebbe non distinguere tra imperizia negligenza e imprudenza: questo profilo è stato comunque ampiamente indagato commentando appunto quella legge. Tornando al progetto Gelli, se ci si è attenuti a quelle regole due sono le possibilità: o la “imperizia” è, per dir così, a monte, cioè connota proprio le regole, ed in tal caso è evidente che il sanitario che vi si è attenuto non ne risponde; oppure –e questo dovrebbe essere di norma il caso concreto, andando però oltre la lettera della legge- il sanitario ha bensì rispettato quelle regole ma nel momento esecutivo le ha rispettate male, per colpa, cioè a dire per imprudenza o negligenza, ricadendo quindi anche se in modo inconsapevole nel dettato della Balduzzi e delle sue incongruenze già rilevate al riguardo: in altri termini, se linee guida e quant’altro è stato rispettato non può esserci stata “imperizia” ma solo, eventualmente, “colpa” per imprudenza o negligenza nel momento applicativo. Del resto l’articolo 6 in discorso -coerentemente, almeno sotto questo profilo, con il fatto che le linee guida e quant’altro contengono solo regole di perizia- parla appunto solo di “imperizia”; e lo conferma il secondo comma quando dice “agli effetti di quanto previsto dal primo comma”, che solo alla imperizia fa riferimento: ma da questa non sembra che possa giungersi a scriminare, depenalizzare (come? in che modo?) la imprudenza e la negligenza: per cui, sotto questi più che significativi profili, si confermerebbe quanto detto a proposito della legge Balduzzi. Tralasciando altri, e non proprio secondarti profili di criticità della legge, l’articolo 7 sancisce il doppio binario secondo il quale, mentre le strutture rispondono ai sensi degli articoli 1218 e 1228 del codice civile, cioè per responsabilità contrattuale, l’esercente la professione sanitaria risponde solo ai sensi dell’articolo 2043 c.c., cioè per responsabilità extracontrattuale e ciò che ne discende in punto di prescrizione e onere della prova. La legge può certamente sancirlo, ma la situazione che verrebbe a crearsi sotto il profilo processuale diverrebbe di assai difficile governabilità. Nella normalità dei casi infatti nel giudizio di responsabilità sono presenti le strutture, le assicurazioni, i medici, per cui nello stesso giudizio avente ad oggetto la medesima prestazione e il medesimo danno si innesterebbero due distinti oneri probatori: confusione indescrivibile appunto sul piano processuale, e con effetti sostanziali….! Mi fermo qui! Ancora. La posizione del medico non mi pare proprio alleggerita sol che si pensi che nell’azione diretta del soggetto danneggiato (articolo 12) contro l’impresa di assicurazione l’esercente la professione sanitaria è litisconsorte necessario; e che, potendo il giudice nel giudizio di rivalsa (articolo 9 comma 7) desumere argomenti di prova dalla prove assunte nel giudizio instaurato dal danneggiato nei confronti della struttura o dell’impresa di assicurazione, l’esercente la professione sanitaria si vedrà costretto ad intervenire in quel giudizio; ciò a prescindere da un’altra non secondaria contraddizione tra questa norma e l’articolo 7 comma 3, secondo cui “l’esercente la professione sanitaria di cui ai commi 1 e 2 risponde del proprio operato ai senso dell’articolo 2043 del codice civile”; e a prescindere dall’obbligo del sanitario di stipulare un’assicurazione ad hoc (articolo 10 comma 3). In conclusione un sistema macchinoso (e ci sarebbe altro da dire al riguardo) che non raggiunge i principali obiettivi che una riforma di tal tipo a parole dovrebbe conseguire: una consistente maggior tutela del medico; disincentivare la convenienza del paziente danneggiato a servirsi del rimedio penale; porre ostacoli alla prassi, già negativamente sperimentata nel campo della r.c.a., di un aumento del contenzioso, e conseguente lievitazione dei risarcimenti e inevitabile esplosione dei costi assicurativi; porre un freno alla medicina difensiva. Giugno 2016 - RedPlus Salute 31 32 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 33 benessere fisico | Chirurgia Estetica Più armonia a glutei e polpacci di Antonio Distefano www.antoniodistefano.it A Dr. Antonio Distefano Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica sottrarre armonia alla figura femminile (non solamente) non è solo la presenza di rotondità e cuscinetti localizzati , ma anche la mancanza di volume in punti critici a partire dai glutei per arrivare ai polpacci. In questi casi è possibile intervenire con nuove e sofisticate tecniche chirurgiche in grado di compensare le carenze così da restituire , in tempi brevi e con risultati duraturi , una silhouette più piena e armonica “ riempiendo” , la dove possibile, le zone piatte introducendo del tessuto adiposo o in seconda istanza protesico. Glutei e polpacci sono aree del corpo dove per natura il grasso tende ad accumularsi creando volumi che, qualora non eccessivi, regalano armonia e bellezza alla figura. La carenza di grasso e/o la contemporanea atrofia muscolare specie dei glutei e dei polpacci crea invece dei “ vuoti ” poco gradevoli da un punto di vista estetico. Le cause possono essere molteplici. Atrofie muscolo/ adipose congenite, ovvero presenti fin dall’età dello sviluppo, o la stessa sedentarietà possono creare analogamente mancanza di volume che sottrae proporzione alle forme. Non dimentichiamo che il passare degli anni non è detto che determini un aumento del tessuto adiposo. Parimenti esistono situazioni esattamente opposte in cui si verifica uno “ svuotamento” con conseguente perdita di pienezza e tono. Anche i rapidi dimagrimenti possono 34 RedPlus Salute - Giugno 2016 condurre a una perdita del tono e dei volumi glutei cosi come alcune patologie metaboliche o ormonali. Per poter ripristinare i volumi del corpo si possono impiegare due metodiche differenti: il lipotransfer , ovvero l’autotrapianto di grasso, indicato nei casi in cui la mancanza di volume non è particolarmente significativa e si accompagna all’eccesso di adipe in altri punti del corpo; oppure l’impianto di protesi, utile e necessario quando i “ vuoti ” da riempire sono piuttosto importanti e in cui alla mancanza di volume si associa una perdita del tono muscolare sottostante. Nel caso di una atrofia non severa dei polpacci o dei glutei la presenza di discreti depositi di grasso su addome , fianchi e cosce consente un sufficiente prelievo da poter trasferire dopo opportuno trattamento che sarà decisivo per il successo dell’ attecchimento finale del grasso reimpiantato. Le nuove metodiche di filtraggio manuale del grasso aspirato e la stessa aspirazione a basso voltaggio garantiscono un ottimo attecchimento adiposo, che con le classiche metodiche di aspirazione ed elettrocentrifugazione, perdeva vitalità e con essa il risultato della correzione volumetrica che proprio durante i primi 6 mesi dall’intervento ha la maggiore criticità di assorbimento. Quando l’impianto di grasso non è sufficiente a restituire forma alle aree svuotate del corpo, si ricorre all’impianto di protesi in gel di silicone, tecnica di comprovata esperienza brasiliana che si è rivelata non solo sicura ma anche di ottima e indiscussa valenza estetica. Le aree candidate all’impianto sono sia polpacci che i glutei. L’intervento è particolarmente indicato nei casi di severe atrofie congiunte sia di grasso che di muscolo e , al momento , rappresenta la migliore alternativa al lipotransfer o a qualsiasi impianto di filler temporaneo a base di acido ialuronico che , in questi sedi , non solo risulta economicamente dispendioso ma che offre risultati mediocri. Entrambi gli interventi vengono eseguiti con impianti anatomici che ricreano fedelmente l’anatomia della regione da correggere restituendo armonia a tutto l’arto inferiore o, come nel caso dei glutei, anche alla parte superiore del corpo rendendo evidente e armonica la correzione come probabilmente nessuna attività fisica non agonistica avrebbe potuto garantire. Non dimentichiamo sempre di accertarci non solo della esperienza dello specialista a cui ci si rivolge ma anche della struttura sanitaria nella quale gli interventi vengono effettuati. Gli specialisti che si occupano di body contouring devono aver effettuato un buon training all’estero al fianco di chirurghi di comprovata esperienza internazionale e che per primi hanno inventato e applicato le tecniche esposte. Nessun testo o immagine visiva potranno garantire una adeguata e sicura formazione professionale. Parimenti una struttura sanitaria che garantirà una strumentazione e ospedalizzazione adeguata senza dubbio potranno garantire sicurezza per un iter corretto e soddisfacente al risultato desiderato dai pazienti. Se volete scrivermi o farmi sapere cosa ne pensate i miei riferimenti sono: [email protected] in collaborazione con Giugno 2016 - RedPlus Salute 35 benessere fisico | Medicina Estetica Botox batte Filler 2 a 1! Il Mercato Racconta I trattamenti con la tossina botulinica hanno doppiato i filler di Ranieri Mazzei R Dr. Ranieri Mazzei Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica ecentemnte sono state pubblicate, a cura dell’ ASAPS, l’Associazione americana dei chirurghi plastici che si occupano di estetica, le statistiche che riassumono i dati relativi ai trattamenti estetici e agli interventi chirurgici estetici eseguiti nell’anno 2015 negli Stati Uniti. Alcuni di questi dati sono molto interessanti, oltre che curiosi; ci danno un quadro attendibile circa l’importanza anche economica del settore dell’”estetica” medicale all’interno del gruppo i paesi più progrediti dal punto di vista socio-economico. Negli USA il settore della medicina e chirurgia estetica , nell’anno trascorso, ha segnato un record mondiale sia per il numero di procedure eseguite, sia anche per la spesa complessiva raggiungendo la stratosferica cifra di 13,5 bilioni di dollari! Di questa cifra imponente il 58% è stato speso per trattamenti chirurgici, mentre il restante 42% per trattamenti non chirurgici. Il dato più curioso, soprattutto per i non addetti ai lavori, che emerge da questa statistica è che la tossina botulinica risulta al primo posto come numero di trattamenti nell’anno 2015: sono stati oltre quattro milioni i trattamenti con il Botox; mentre quelli che hanno utilizzato filler a base di acido ialuronico, sono stati quasi la metà. Al terzo posto, sempre come 36 RedPlus Salute - Giugno 2016 trattamenti estetici non chirurgici, vi sono i vari trattamenti di epilazione sia eseguiti con il laser che con la luce pulsata. Per quanto riguarda la chirurgia estetica al primo posto, come numero di interventi, è sempre stabile la lipoaspirazione/liposcultura, al secondo la mastoplastica additiva (aumento del seno con le protesi), al terzo e quarto rispettivamente l’addominoplastica e la blefaroplastica (correzione delle palpebre) e al quinto la mastopessi (modellamento e lifting del seno) ha superato gli interventi di rinoplastica. Per chi desidera conoscere i dati completi, di seguito un estratto della pubblicazione dell’ASAPS con il numero totale di trattamenti e la posizione in questa speciale classifica. 2015 Detailed Nonsurgical Procedures: Injectables: Botulinum toxin 4,267,038 1 HA Fillers 2,148,326 2 Radiesse 153,444 11 Sculptra 82,811 13 TOTAL INJECTABLES: 6,651,620 Skin Rejuvenation: Chemical Peel 603,305 4 Dermabrasion 28,268 15 Fractional Resurfacing 326,120 8 Laser Resurfacing 92,075 12 Microdermabrasion 557,690 5 Nonsurgical Skin Tightening 471,759 7 Photorejuvenation 482,792 6 TOTAL SKIN REJUVENATION 2,562,009 OTHERS: IPL & Laser Hair Removal 1,136,834 3 Nonsurgical Fat Reduction 160,170 10 Sclerotherapy 322,170 9 Tattoo Removal 46,574 14 TOTAL OTHERS 1,666,281 TOTAL NONSURGICAL PROCEDURES: 10,879,909 Viene spontaneo chiedersi a questo punto quanti di questi dati siano validi anche per la realtà europeain genere e per il nostro paese in particolare. Ovviamente dati così precisi per l’Italia non esistono,si parla sempre di stime, ma sappiamo che comunque il nostro paese è ai primi posti in Europa, dopo Gran Bretagna, Francia e Germania,per numero di trattamenti estetici chirurgici e non chirurgici; questo nonostante la considerazione evidente che la crisi economica globale ha duramente colpito il nostro paese e anche se qualche timido segno di ripresa si avverte qua e là, siamo ancora lontani dall’aver recuperato il livello economico degli anni pre-crisi. Dall’analisi di queste cifre possiamo trarre una conclusione inequivocabile: il benessere personale, inteso nel sua sua più ampia accezione, è oramai entrato a pieno diritto fra i bisogni essenziali di una società moderna avanzata come la nostra; la richiesta di trattamenti medici che abbiano il fine di migliorare il proprio aspetto facendoci sentire bene con noi stessi, saranno sempre destinati ad aumentare nel prossimo futuro. Quali consigli offrire a questo punto? Valgono sempre le solite regole sempre attuali: rivolgersi a professionisti seri, esperti, in possesso dei titoli abilitanti per l’esecuzione di qualsiasi trattamento o intervento di tipo estetico; verificare sempre la qualità dei prodotti utilizzati, valutare attentamente le strutture e le modalità di applicazione dei vari trattamenti e, a maggior ragione, degli interventi chirurgici. Non abbiate timore nel fare domande e nel richiedere tutte le spiegazioni e, ultimo, ma non meno importante, diffidate sempre del “low cost”, quando si tratta della propria salute, non solo del proprio aspetto, la ricerca del risparmio a tutti i costi, espone a potenziali rischi di gravi conseguenza talvolta irrimediabili. Giugno 2016 - RedPlus Salute 37 benessere emotivo | Vita da single SEI SINGLE? NON SEI SOLO: SEI CON TE! “Ti auguro FORZA E CORAGGIO per lasciar andare ciò che non nutre, CURIOSITÀ ED UMILTÀ per accogliere ciò che potenzia, CONSAPEVOLEZZA E VOLONTÀ per funzionare bene nel cuore, nella mente e nel corpo”. (Barbara) di Barbara Braghiroli Fondatrice della Psicopedagogia Integrata Evolutiva (PIE) I Dssa. Barbara Braghiroli Neuropsicopedagogista esperta in Life Coaching & Neuro Training n amore si cade, si recupera, si risale e poi di nuovo ancora. A volte non credere più è necessario per poter credere di più. Capita di non credere più a nulla, capita perché serve a poter credere di nuovo a tutto. Invece di sprecare tempo e disperdere energie su ciò che ti manca o hai perso, puoi imparare a stare su ciò che hai e che non perderai mai: te stesso! Come puoi pensare di ricevere “bene” dagli altri se non sei tu il primo a volertene?! Ma soprattutto come puoi pensare di conoscere gli altri senza prima conoscere te stesso?! 38 RedPlus Salute - Giugno 2016 Il modus vivendi del conosci te stesso ti libera dalle maschere e dalle paure che ti impediscono di conoscere e soddisfare i tuoi desideri più intimi e profondi. Imparare a stare con se stessi significa auto-indagarsi e staccarsi dai bisogni sentimentali che troppo spesso ti conducono là dove non desideri veramente andare o rimanere, ma dove ti portano le paure o peggio le “etichette”. Stare con se stessi richiede coraggio, sincerità ed umiltà per poter fare leva sui punti di forza e migliorare quelli più deboli, ma soprattutto per smettere di inseguire chimere di perfezione o ricercare conferme negli altri (auto-accettazione). Solo quando il processo di auto-conoscenza si evolve in processo di auto-accettazione, si sviluppa la fiducia in se stessi e un adeguato livello di autostima. C’è solo una persona che può realmente farti sentire “piccolo” o “grande” quando impari a darti il “giusto” valore: tu! Gli altri allora possono funzionare per te da “specchio” prezioso (e tu per loro!), invece che da boe o ancore, per trovare tutte quelle risposte o conferme che hai già dentro di te e che da solo non sempre puoi vedere. Non si può “stare con” nessuno se non si impara a stare prima con se stessi! E’ quando scegli di condividere te stesso non per colmare un vuoto o la solitudine che stai realmente scegliendo di non essere più solo. Ricorda … sentirsi soli in una relazione è assai peggio e nocivo per la tua autostima. Nietzsche docet: “Odio coloro che mi tolgono la solitudine senza farmi compagnia”. La singletudine è una condizione ideale per fare silenzio interiore e per riappropriarti della tua autostima. E’ un momento favorevole per dialogare con la tua guida interiore (incondizionata da esperienze, credenze o bisogni) e nel quale puoi diventare più consapevole di te, degli altri e del tuo essere in relazione con gli altri. Solo conoscendo, accettando ed amando te stesso per ciò che sei puoi imparare a guardare anziché vedere, ad ascoltare anziché sentire, cioè ad essere presente a te stesso e quindi anche per gli altri. Ecco spiegata la differenza tra l’assenza nella presenza e la presenza nell’assenza, cioè preferisci essere presente nella mente e nel cuore del tuo partner anche quando siete fisicamente distanti oppure il contrario?! Conosci, accetta e ama te stesso se vuoi davvero funzionare bene con gli altri! Vuoi essere amato oppure preferisci accontentarti dell’idea di esserlo?! Un conto è desiderare “un amore”, altra cosa è essere “l’Amore”. Nel primo caso sei schiavo inconsapevole di un bisogno e di conferme al di fuori di te, mentre nel secondo è il desiderio consapevole che ti rende esploratore curioso per credere, sperare, provare e cambiare… fino a quando non senti di “funzionare bene”, perché hai finalmente imparato a dare priorità a chi fa di te la sua priorità. Impara dunque a stare con te, prima che con chiunque altro! Perditi, cercati, ri-scopriti per essere l’artista della tua vita e riempirla di luce soprattutto nei tuoi giorni in bianco e nero. Sii te stesso e fai ciò che senti, prima ancora di ciò che vuoi o meglio di ciò che pensi di volere. Il sentire non si può scegliere e non mente mai, mentre il volere si. Impara a sentire nella tua “pancia” cosa che ti rende sereno e ti appaga, perché è questa la chiave per il tuo ben-essere sentimentale e per il tuo buonvivere amoroso. Il tempo è il bene più prezioso che tu possa dedicare a te stesso e a chi scegli di vivere nella tua vita. Ora è l’oggi che diventa il tuo domani, quindi come scriveva Shakespeare: “Non lasciare che un passato senza futuro rovini il tuo presente”. Saper gioire del tuo tempo con te e per te è una sorta di “fuori tutto per rinnovo locali”: devi prima “fare pulizia e ordine”, creare spazio per il nuovo e il diverso che la vita ha in serbo per te. Puoi fare, per più o meno tempo, il fuori tutto di tutto o tutti tranne di una cosa: te stesso! Tu puoi rendere te stesso il tuo migliore alleato e compagno di vita. Goethe scriveva: “La peggior cosa che possa capitare ad un uomo è pensare male di se stesso”. Il migliore innamoramento che tu puoi vivere è quello verso di te, cioè imparare ad accogliere le tue zone di luce e di ombra nel rispetto del migliore obiettivo esistenziale che puoi porti: essere felice e grato alla vita … in coppia o da single che sia. Prenditi il “giusto” tempo per imparare ad amarti con le tue debolezze e per rispettarti nonostante i tuoi errori, perché la perfezione non esiste nemmeno in natura. E poi … chi meglio di te può farlo?! Solo così sarai pronto per salire su quel “treno” dove poter condividere il tuo spazio senza sentirti “invaso” e il tuo tempo senza sprecarlo inutilmente. Se desideri parlare con me, puoi consultare il mio sito: www.barbarabraghiroli.org Giugno 2016 - RedPlus Salute 39 benessere aziende | Startup Progetto Italia Startup Treatwell, una scommessa per l’italia, si parte da Milano e poi Roma… a cura di Redazione RossoPositivo Group T reatwell, il più grande portale di prenotazione online in Europa per i trattamenti di bellezza, è arrivato in Italia la scorsa estate ed è presente a Milano e Roma. Dopo pochi mesi dal lancio conta centinaia di parrucchieri, centri estetici e spa prenotabili dal sito (www.treatwell.it) o domodamente dall’app Treatwell, portando così il mondo dedicato al benessere e bellezza a portata di clic. In pochi gesti, ovunque ci si trovi e in tutta semplicità, ogni utente potrà ora cercare e prenotare in tempo reale un appuntamento per il trattamento che desidera, filtrando la propria ricerca per posizione, tipologia di servizio o fascia di prezzo. Sebbene la vita sia sempre più frenetica, Treatwell nasce per aiutare uomini e donne di ogni età a trovare un momento da dedicare a sé stessi e per concedersi una coccola, dando vita a una casa virtuale per il mondo della bellezza e del benessere. Potendo contare su oltre 16.500 saloni di bellezza, parrucchieri, spa e centri benessere già disponibili in tutta Europa e in continuo aumento, Treatwell rappresenta quindi la risposta perfetta a ciò che si sta cercando, anche last minute se ci si è dimenticati di un appuntamento importante oppure lontano da casa, per presentarsi più in forma che mai a una cena inaspettata. Treatwell è la piattaforma di prenotazione online per i trattamenti beauty e benessere leader in Europa. Con sede a Londra, il gruppo è stato fondato da Lopo Champalimaud nel 2008 e oggi conta più di 500 dipendenti in tutta Europa, oltre 20.000 saloni e centri benessere affiliati e più di 10 milioni di persone che ogni anno utilizzano il servizio per prenotare trattamenti beauty e benessere. Treatwell registra una crescita superiore al 300% anno su anno. Il fatturato previsto per il 2016 supera i 100.000.000 di euro. www.treatwell.it La storia di Treatwell Tutto è cominciato a Londra nel 2008 attorno ad un tavolo da pranzo. Da quel momento il nostro obiettivo è sempre stato quello di invogliare le persone ad esprimere appieno la propria bellezza. Crediamo che ci sia un modo migliore per ricercare e prenotare i trattamenti di bellezza e benessere, che ci sia una scelta più ampia e una maggiore predisposizione a provare cose nuove. Vogliamo rendere la pre- 40 RedPlus Salute - Giugno 2016 notazione di servizi di bellezza e benessere semplice e veloce, disponibile ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette. Treatwell è sinonimo di bellezza per tutti, qualunque trattamento si scelga. Oggi Treatwell è il più grande sito di prenotazioni di bellezza e benessere in Europa e collabora con oltre 20.000 partner. La nostra sede principale è a Londra e possiamo contare sul lavoro di 500 persone nei nostri uffici presenti in tutta Europa. Tutto ha avuto inizio nel 2008 e negli ultimi anni abbiamo avuto modo di unire sotto il nome Treatwell altre società europee specializzate in sviluppo tecnologico e prenotazione online di trattamenti di bellezza. Il risultato oggi è una società di successo: una piattaforma di prenotazione di trattamenti di bellezza attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Rendiamo la vita più facile ai nostri clienti e ai nostri partner. Puoi scegliere orari e prezzi che ti convengono ed allo stesso tempo affidarti nelle mani esperte di professionisti del settore che ti daranno tutti i consigli di cui hai bisogno per sentirti al massimo. Per i nostri clienti e per i nostri partner siamo molto più di un utile sito di prenotazione: con noi sono liberi di esprimere sé stessi, ogni giorno. I numeri globali di Treatwell • Treatwell è presente in 10 paesi europei: Regno Unito, Irlanda, Germania, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Italia, Svizzera, Austria e Belgio • Treatwell conta oltre 20,000 saloni e spa in Europa • Ogni mese si uniscono a Treatwell 1,500 nuovi saloni • Ogni anno sulla piattaforma di Treatwell vengono effettuate oltre 10 milioni di prenotazioni • Più del 50% delle prenotazioni è effettuato tramite mobile e tablet • Più del 45% delle prenotazioni è effettuato al di fuori dell’orario di lavoro • Il 20% delle prenotazioni prevede un appuntamento entro le 3 ore successive • Nei prossimi cinque anni Treatwell punta a espandersi fino a essere presente in 20 paesi • Il fatturato previsto per il 2016 è pari a 100 milioni di euro • Oltre 50 milioni di utenti visitano la piattaforma ogni anno Dati sui saloni • In media le attività affiliate a Treatwell aumentano il proprio business del 15-20% (il dato varia in base a fattori come la posizione e il numero di trattamenti acquistabili) • I trattamenti più richiesti in Europa sono: oTrattamenti per capelli (taglio e piega) oEpilazione oMassaggi oManicure e pedicure oTrattamenti viso Giugno 2016 - RedPlus Salute 41 42 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 43 cultura | Arte Una nuova catalisi per una nuova arte Le opere fotocatalitiche di Filippo Panseca di Valentino Catricalà Filippo Panseca “R Equilibrium è una scultura in acciaio inox alta mt. 5. La sfera in lamiera microforata ha al suo interno ha un sistema che si attiva attraverso il processore Arduino in presenza di inquinamento aspirando attraverso i fori l’aria circostante e con l’azione ossidante del TiO2 abbatte i VOC gas volatili tossici e nocivi , formaldeide emessa dai mobili, pareti, divani, etc. Residui della combustione, nox, sox, e’ attivo contro le muffe i batteri e i mercaptani (cattivi odori), spegnendosi automaticamente dopo la bonifica. Accademia di Brera Chiesa San Carpoforo novembre 2015 Arte & Scienza icerca” e “sperimentazione” sono due termini in apparenza lontani dal mondo dell’arte. Due termini che suonano immediatamente come qualcosa di appartenenti all’ambito scientifico. Non a caso, infatti, è proprio dall’ambito scientifico che questi due termini nascono. Quella di sperimentazione, ad esempio, è un’accezione che comprende diversi campi teorici e applicativi e che pone le proprie radici intorno al 1600, epoca nel quale viene utilizzato e applicato come “pratica” da personaggi quali Galileo Galilei e Francis Bacon: nella pratica e nella teoria scientifica, sperimentale emerge 44 RedPlus Salute - Giugno 2016 come riferimento a ciò che è dato tramite esperimento. E non è un caso che proprio “esperimento” derivi a sua volta dal latino experiri e cioè esperire. Esperimentoesperienza-sperimentazione: questa è la triade che da quest’epoca non lascerà più non solo la scienza ma neanche il mondo dell’arte. Cosa accade, verrebbe da chiederci, quando la ricerca e la sperimentazione artistica incontrano quella scientifica? Cosa accade quando si intrecciano, si trovano e si toccano due entità afferenti all’ambito scientifico e tenute da molti anni distinte dalla tradizione umanistica? Ciò che accade è una vera e propria alchimia, una catalisi, fra due termini in apparenza – ma solo in apparenza – tenuti distinti: una modifica dello status quo, una modifica, per dirla in termini scientifici, delle velocità di reazione. Materia e materiali È questo, ci sembra l’atteggiamento artistico di Filippo Panseca. Un nuovo atteggiamento che, come uno stregone nel suo laboratorio, si è sempre basato su di una ricerca continua con e sui materiali che mediano tra noi e il mondo. Un lavoro sui materiali che si è svolto senza pregiudizi di sorta e sempre in anticipo su molte tendenze che in seguito si affermeranno. Dall’opera satellitare del 1975 con Pierre Restany o dai primi digital painting del 1979; dal biodegradabile al fotocatalitico passando per l’uso dei mezzi di comunicazione, come l’opera offerta dal quotidiano La Repubblica nel 1976, alle Biennali, Triennali e Quadriennali più importanti, il segno distintivo di Panseca si è sempre incarnato in questo continuo processo di ricerca e di sperimentazione, di indagine sui materiali – e le tecnologie – al di là dei pregiudizi estetici, fuori e dentro gli Una sfera ambiti consolidati. biodinamica, A metà tra il gioco, la pura sperimenfotocatalitica e luminescente di tazione e la vera e professionale ricerca mt. 10 di diametro, scientifica, Panseca ha sempre riattivato installata a Milano la natura profonda di ciò che chiamiamo in Piazza del “invenzione”. Inventiònem, invéntus e Duomo, produrrebbe giorno, il cioè trovare investigando, scoprire ciò che beneficiodiambientale è nascosto, mettere in luce ciò che rischia pari ad un bosco di 125 alberi di alto sempre di nascondersi: l’arte in quanto fusto, mentre la notte investigazione dei mezzi che mediano da illuminerebbe la sempre tra noi e ciò che chiamiamo “repiazza. ale”, per farci capire qualcosa di più sui Sfera biodinamica rapporti che legano questi tre fattori. fotocatalitica L’arte fa male Catalisi, dunque. O, ancora di più, fotocatalisi. Questa l’ultima ricerca di Panseca. L’ultimo esempio nel quale arte e scienza si incontrano: l’esempio di una in polistirene a specchio di cm. 80 gonfiata con elio fluttuante negli ambienti, agisce sul’inquinamento indoor come 12 alberi di alto fusto. Giugno 2016 - RedPlus Salute 45 cultura | Arte Equilibrium sempre meno inscindibilità tra arte & scienza-scienza & arte. Come accadde con la prima immagine realizzata dall’artista al computer, nel 1979, nel quale scoprì che dei ragazzi a San Francisco avevano costruito un esempio di ciò che all’epoca si chiamava elaboratore elettronico; e come accadde con l’opera satellitare quando scoprì il satellite della Rank Xerox; e, ancora, come accadde per l’arte biodegradibile; e, infine, come è accaduto oggi – e passando per altri, molti, “come accadde” – alla scoperta del fotocatalitico: una malta, ancora in via di sperimentazione, che purifica l’aria riducendo le sostanze nocive. Ogni scoperta – diceva Heidegger – non è mai una vera scoperta ma un già trovato e, potremmo aggiungere, essa rappresenta un trovabile e intuibile. Un intuibile che ci porta davanti a un’affermazione radicale: “l’arte fa male”. L’arte, infatti, in senso fisico, inquina. Quasi tutti i materiali utilizzati dall’arte classica inquinano l’ambiente. Quasi tutti i materiali, dunque, agiscono entrando in relazione con noi in modo drastico. Mentre noi ammiriamo un quadro e la sua simbologia, il quadro stesso agisce attivando con il nostro corpo e il nostro ambiente dei processi di inquinamento. tari; ed, infine, è ancora la luce ciò che interroga le opere catalitiche di Panseca: la modifica della velocità di una reazione chimica attraverso l’azione della luce. Dimostrata dalla scultura Equilibrio presentata al MAXXI di Roma per il BNL Media Art Festival. Una scultura in alluminio composta da una sfera in armonioso equilibrio su un cono: dall’interno della sfera una luce stimola la vernice fotocatalitica creando un ambienta di depurazione dato sia dall’effetto fisico della vernice che dall’effetto sensibile della luce che esce dai piccoli pori della scultura. Fotocatalisi per una nuova arte e una nuova ecologia Arte & Ecologia: ecco l’ultima dicotomia che ci permette di pensare gli ultimi lavori dell’artista. Pensare all’arte non solo come rappresentante del bello, di un fare estetico staccato dalla società e dal suo ambiente, come molta arte contemporanea. Ma pensare all’arte come costruzione del presente: all’arte come bello, certo, ma anche come scienza e come sguardo e azione con e nella società, come ricerca e sperimentazione. Opere in via di realizzazione come i digital painting fotocatalitici o le sfere fluttuanti, pensate per gli asili, gli ospedali o gli ambienti privati. Opere che si svelano e ci mostrano una performance continua: ciò che vediamo – similmente alle opere biodegradibili o alle opere cinetiche – è la performance continua che la luce, l’opera e noi creiamo nel momento del nostro incontrarci. Una performance che ci porta verso una nuova idea di arte: dove l’arte diviene il principio motore di una nuova ecologia. Progetto Miart Milano 2016_5 sfere mt. 5 cadauna, in polistirene a specchio colorate, fluttuanti, biodinamiche fotocataliche, gonfiate con elio, abbattono in loco l’inquinamento prodotto come un bosco di 250 alberi d’alto fusto. la luce È la luce il principio vitale di questo processo e, a ben guardare, uno dei principi del lavoro di Panseca. È la luce l’attore che agisce sulle opere biodegradabili creando delle opere che mettono in mostra il loro dissolvimento, come nella Vittoria Alata installata nel 1981 sulla mano del Napoleone di Canova nel Cortile dell’Accademia di Brera. Ed è ancora la luce la materia dei video presentati all’importante mostra VideObelisco nel 1971: i fotoni dell’immagine elettronica del video o, più avanti, del computer e dei digital painting; come è ancora la luce, questa volta “sparata”, il soggetto delle opere satelli- 46 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 47 cultura | Musica Il coro degli stonati a cura di Redazione RossoPositivo Group L’ Auditorium di Milano, che costituisce la “casa della musica” dell’Orchestra Sinfonica e Coro di Milano Giuseppe Verdi è stato inaugurato nell’ottobre del 1999 e in pochi anni si è imposto come uno dei principali poli culturali della città. L’Auditorium di Milano nasce dalla ristrutturazione della sala del Cinema Teatro Massimo, progettato da Alessandro Rimini nel 1939 e rimasto inattivo per molti anni. I lavori, resi possibili dall’intervento dell’imprenditore Agostino Liuni, sono stati realizzati su proget- 48 RedPlus Salute - Giugno 2016 to dello Studio Marzorati. L’Auditorium, dopo l’intervento, ha un’agibilità di circa 1400 posti. Le poltroncine sono distribuite nella platea sagomata “a cucchiaio” e nella galleria a gradinate che sovrasta e avvolge la sala con la sua balaustra curvilinea. Il soffitto è contraddistinto da travature reticolari a vista in cemento armato, originali dell’epoca, che si dispongono a raggiera verso il boccascena con una configurazione suggestiva che il progetto di recupero ha valorizzato ed esaltato. Il boccascena a conchiglia acustica ha una larghezza di 20 metri. L’eccellente acustica della sala è stata ottenuta tra l’altro ricoprendo il fondo del soffitto e le pareti con pannelli in legno di pero diversamente curvati, distanziati fra loro, con consistente massa lignea, atti a garantire le differenti esigenze di riflessione sonora fornendo adeguati tempi di riverberazione. L’esigenza acustica impone, oltre che all’interno, attenzione anche verso l’esterno con le porte a doppio battente sovrapposto, con strati fonoisolanti in tutte le murature e con coibentazioni acustiche negli impianti meccanici. A copertura del palcoscenico sono state realizzate pannellature aeree, sempre in legno, a formare vele distanziate fra loro, non solo per esigenze acustiche, ma anche per il contenimento di schermi cinematografici. Sono state installate attrezzature di ripresa televisiva di tipo digitale, remotata o in remoto, che proiettano su due schermi posti ai lati del boccascena e su uno schermo centrale. Concerto del “Coro degli stonati” Sabato 18 giugno - ore 20.00 Auditorium di Milano - largo Mahler Pianoforte Pietro Cavedon Direttore Maria Teresa Tramontin Per il terzo anno consecutivo, il coro degli allievi dei corsi di canto per “stonati”, organizzati da laVerdi, si esibirà davanti al pubblico dell’Auditorium di Milano: appuntamento sabato 18 giugno (ore 20.00, ingresso libero). In realtà, saranno ben tre i cori che saliranno sul palco di largo Mahler, sotto la guida e la direzione di Maria Teresa Tramontin, docente dei corsi, accompagnati dal pianoforte di Pietro Cavedon: tre cori diversi, “costruiti” sulla base dell’”anzianità” di frequenza e delle capacità tecniche acquisite nel tempo; tre cori che tuttavia si riuniranno in un unico, solo, grande gruppo formato da 170 voci, alla fine del concerto, per eseguire tutti insieme Here’s to You, l’emozionante brano di Ennio Morricone, tratto dalla colonna sonora del film Sacco e Vanzetti (1971) e immortalato dalla voce di Joan Baez. Numerosissimi i brani eseguiti durante una performance che sarà innanzitutto una festa, con grandi classici della lirica affiancati a brani pop, spiritual e jazz, passando per il musical e la canzone popolare. Così ascolteremo, tra gli altri, Ave Verum (Mozart); Requiem (Puc- cini); When the Saints Go Marching In (traditional); Aggiungi un posto a tavola (TrovajoliFlastri-Garinei-Giovannini); Hallo Django (Uli Fuehre); Scarborough Fair (antica ballata medioevale ripresa da Simon & Garfunkel); Funiculì funiculà (Turco/Denza); Canto di Gloria (Nino Rota); Giovani liete (da Le Nozze di Figaro, Mozart); Gli aranci olezzano (da Cavalleria Rusticana, Mascagni); Ecce gratum (da Carmina Burana, Orff); Every Time I feel the Spirit (spiritual); Joshua Fit the Battle of Jericho (spiritual); Over the Rainbow (Harburg/Arlen). Prima dell’esecuzione, il direttore introdurrà i singoli brani e spiegherà il motivo per cui sono stati insegnati: ogni brano infatti ha uno scopo didattico ed è stato scelto specificamente con quella finalità. Ma chi partecipa ai corsi di canto per stonati che laVerdi mette in campo ormai da 5 anni con successo sempre (e sorprendentemente) crescente, fino a diventare un vero e proprio fenomeno? E perché lo fa? Ci spiega tutto il M° Maria Teresa Tramontin: “La chiave di volta è divertirsi e fare gruppo. Quest’anno gli iscritti ai corsi, divisi su Il M--ª Maria Teresa Tramontin dirige il coro degli Stonati Giugno 2016 - RedPlus Salute 49 cultura | Musica Biografie quattro classi, sono stati quasi 200: il doppio del 2014, con una cinquantina di persone che hanno avuto la costanza di partecipare a tutti i corsi, anno dopo anno. Nessuno praticamente si conosceva prima; i gruppi sono molto eterogenei: si va dai 20 ad oltre 80 anni di età, in maggioranza donne (la donna in genere ha molta meno paura di esporsi dell’uomo!), con un’età media tra i 50 e i 60; varie anche le estrazioni e le professioni: c’è di tutto, studenti, professionisti, casalinghe, pensionati. “Non c’è dubbio che per accostarsi alla disciplina del canto, portandosi addosso la ‘fama’ di stonato, ci vuole una bella dose di coraggio. Si deve lavorare molto sull’aspetto psicologico, sulla consapevolezza del proprio essere, sul concetto di autostima e sulla valorizzazione della personalità del singolo. Bisogna sapere infatti che, nella stragrande maggioranza dei casi, i partecipanti ai nostri corsi non sono stonati e alla base ci sono spesso problemi di relazione interpersonale, dovuti a situazioni pregresse del percorso di vita: è un’area specifica del musicoterapista più che dell’insegnante di canto. Si comincia con un’audizione, per capire semplicemente il timbro di voce, e se il soggetto è particolarmente stonato, meglio, perché il lavoro è più fruttuoso. Gli allievi all’inizio si schermiscono, poi, instaurato un rapporto di fiducia con l’insegnante, si aprono e manifestano. All’inizio, dunque, più che cantare si parla: molta parola e poca musica, poi, andando avanti, la musica prende il sopravvento. A questo punto, cominciano le lezioni di consapevolezza corporea: sapere usare bene tutti gli organi fonatori, dal diaframma a tutto l’apparato, laringe, faringe, lingua, fino alle corde vocali: spesso 50 RedPlus Salute - Giugno 2016 infatti i cosiddetti stonati non usano bene gli organi fonatori. Un’annotazione determinante: è difficilissimo far cantare a bocca aperta le persone timide: devono portarsi appresso lo specchio per guardarsi. Il motivo è apparentemente semplice: ricordiamoci che la voce di una persona è la sua carta d’identità: attenzione ad aprire la bocca, perché la voce è nostra ed è lo specchio della nostra persona. “Nel primo anno si arriva a cantare al massimo a due voci, con brani molto semplici, attraverso un repertorio che va dal medioevo al gospel, fino alla musica popolare. Nel prosieguo si lavora su tre e quattro voci (soprani, contralti, tenori e bassi), con repertorio operistico, spiritual, musical. È bene sottolineare che quello che non avviene mai durante l’insegnamento è il giudizio: gli allievi riescono a crescere perché sanno che non saranno criticati nè giudicati sotto il profilo della voce e del canto”. Informazioni sui corsi di canto per stonati I corsi si svolgono da fine ottobre a metà giugno al M.A.C. in piazza Tito Lucrezio Caro 1, con un appuntamento settimanale per ciascuna classe di 75 minuti circa. Per informazioni, contattare da fine settembre Gianpaolo Scardamaglia, [email protected], tel. 02.83389236). Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi Ufficio Stampa Massimo Colombo T. +39 02 83389.329 - C. +39 393 5285464 [email protected] www.laverdi.org Maria Teresa Tramontin, Direttore. È mezzosoprano del Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi da oltre 15 anni, sotto la guida del Maestro Romano Gandolfi fino alla sua scomparsa. E’ stata diretta da grandi maestri quali Chailly, Ceccato, Caetani, Flor, Barshai, Jurowski, Slatkin, Fedoseyev, Morricone, Veronesi, King, Abbado, Sir Marriner, Zhang, Rilling, Axelrod, Marshall, Jais, Grazioli. Ha collaborato con numerose orchestre tra cui Pomeriggi Musicali, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino, Orchestra Sinfonica di Lecco, Orchestra Toscanini e del Teatro Coccia di Novara; inoltre ha inciso cd con Placido Domingo, Andrea Bocelli, Juan Diego Florez, Lucia Aliberti e altri ancora. Ha intrapreso il percorso musicale dapprima studiando pianoforte, teoria e solfeggio e successivamente canto lirico e vocalità con Angelo Conti, Sonia Sigurtà e Claudia D’Antoni. In qualità di corista e solista, fin dall’età di 14 anni ha un repertorio che spazia dalla musica rinascimentale a quella contemporanea, con una particolare predilezione per il periodo cinque-seicentesco. Si è specializzata con lode in Musicoterapia presso la Scuola di Artiterapie di Lecco. Ha insegnato musica in qualità di esperto nelle scuole per oltre 16 anni tenendo anche corsi di preparazione all’educazione musicale al corpo insegnante; educa al canto e alla vocalità numerosi cori; ha diretto per dieci anni il Coro dei detenuti del Reparto dei tossicodipendenti “La nave” nel carcere di San Vittore di Milano, che si esibisce in numerosi concerti. Tiene il corso di Canto per Stonati da cin- que anni, attività promossa da laVerdi per dare la possibilità anche a chi è meno “dotato” vocalmente di avvicinarsi al mondo del canto in modo sereno e privo di giudizi. Dal 2008 è Maestro del Coro delle Voci bianche de laVerdi. Pietro Cavedon, pianoforte. Ha studiato pianoforte presso la Civica Scuola di Musica di Milano, sotto la guida del M.° Andrea Di Renzo e del M.° Maurizio Carnelli. Ha frequentato i corsi di perfezionamento tenuti da Vitaly Margulis, Alfons Kontarski , Aldo Ciccolini. Ha seguito i corsi di Musica da camera del M.° Rocco Filippini e del M.° Franco Rossi, e i corsi di prassi esecutiva di musica moderna e contemporanea del M.° Renato Rivolta. Grazie all’ incontro con il M.° Ettore Borri, presso il Conservatorio di Novara, nel 2006 inizia a studiare e approfondire un repertorio poco noto al grande pubblico di musiche pianistiche e cameristiche di compositori italiani del primo ‘900, concentrandosi sulla figura di Felice Lattuada. Ha preso parte a numerose stagioni e rassegne musicali in Italia e all’estero (MiTo Settembre musica, Società dei Concerti di Milano, laVerdi di Milano, Società Umanitaria di Milano, Milano Classica, Teatro Coccia di Novara, Teatro Donizetti di Bergamo in diretta radiofonica per Rai Radiotre nella trasmissione Piazza Verdi cui si aggiungono Lucerna, Wurzburg. Lavora in qualità di maestro collaboratore al pianoforte presso la Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi. È insegnante di musica di scuola secondaria. Giugno 2016 - RedPlus Salute 51 cultura | Bullismo Si riferisce alla mostra di Alberto Loro che la vede protagonista, ce ne parli meglio Sì. Si chiama “Un Angolo contro”, il progetto è di Alberto Loro, bancario e pittore, anche lui multitasking come me, le foto sono di Ivan Muselli. Se penso a mia figlia dodicenne il bullismo e il cyberbullismo sono due tematiche tristemente attuali. È soprattutto una campagna di comunicazione fotografica senza scopo di lucro, per denunciare ogni forma di discriminazione (omofobia, violenza sulle donne, razzismo) attraverso la collaborazione di testimonial forti. E quindi eccomi in prima linea. Usciamo dall’angolo di Raffaele Piscitelli G Xxxxxx Xxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxx Gabriella Magnoni Dompé abriella Magnoni Dompé è un’imprenditrice che si dedica da molti anni con entusiasmo a diversi progetti sociali, l’ultimo dei quali riguarda il bullismo e il cyberbullismo e che l’ha vista protagonista in una mostra con l’artista Alberto Loro. Qui ci racconta com’è stata messa all’angolo e come ne è uscita. Ma soprattutto come aiutare chi è paralizzato dalla paura nell’angolo dell’emarginazione ad uscirne e rimettersi in movimento. “Vengo da una famiglia matriarcale, nella quale l’elemento femminile è sempre stato predominante. Mia madre ha dovuto inventarsi imprenditrice, io sono stata “formata” per essere imprenditrice” Cosa le ha insegnato sua madre? La responsabilità sociale e la cura dei valori. Non volevo fare l’imprenditrice: avrei voluto studiare lingue ed essere una interprete giurata all’O.N.U.. Purtroppo non mi è stato possibile perché figlia unica, senza padre: avevo un’azienda e una tradizione famigliare da portare avanti, delle responsabilità. Quindi, dagli Stati 52 RedPlus Salute - Giugno 2016 Uniti sono rientrata in Italia e mi sono laureata in Analisi delle decisioni strategiche all’Università Bocconi di Milano. E la sua vita privata? Mi sono sposata due volte: una in giovanissima età e una seconda volta a 32 anni. Il secondo matrimonio è stato con il padre di mia figlia Rosyana, Sergio Dompé. Con lui ho vissuto un’epoca di Bruno Cerella entusiasmo e innovazione: nascevano le biotecnologie. La mia passione per la “comunicazione” è stata appagata, sono venuta in contatto con persone di grandissima levatura internazionale. Sono ancora grande amica del premio Nobel Kary Mullis e di sua moglie Nancy. Mullis è stato l’autore del processo di moltiplicazione del DNA (PCR), grazie al quale abbiamo oggi il test del DNA. Chi sono gli attori coinvolti nel progetto? Coinvolge il giornalista, l’imprenditore, lo sportivo, e altri personaggi forti per far capire che anche delle figure vincenti possono essere passate per angoli diversi. Ad ogni testimonial vengono poste due domande: “Cosa significa essere messo all’angolo per te” e “Come uscirne”? L’angolo diventa una metafora artistica per spiegare l’isolamento fisico e psicologico, ma anche la riflessione che può portare a svariate vie d’uscita. Francesca Bortolotto Possati Poi si è separata Dopo la separazione sono ripartita da me stessa nel mio lavoro e in un lungo percorso di aiuto verso il prossimo. Sono convinta che il modo migliore per rendersi utile sia regalare ciò di cui più prezioso abbiamo: la nostra esperienza, e l’esperienza dei nostri problemi. Sono fermamente convinta che per fare della beneficienza vera e concreta bisogna conoscere bene la causa che si sposa e seguirla il più possibile nei vari passaggi. In questo momento sono concentrata sul tema del bullismo e del cyberbullismo, perché avendo una figlia in età adolescenziale mi avvicino a tutte quelle problematiche che riguardano i ragazzi della sua età, ma non solo. Giugno 2016 - RedPlus Salute 53 cultura | Bullismo Di solito il bullismo riguarda i più deboli e non ci si aspetta certo chef stellati o imprenditori di successo Non sempre, non solo: è proprio questo che vogliamo ribadire. Il bullismo può colpire anche persone di successo che certo hanno più strumenti per difendersi. Negli stati uniti hanno esorcizzato il problema tramite una trasmissione, mean tweets di Jimmy Kimmel, cioè tweet vili e cattivi. Il mal capitato famoso deve leggere dei tweet riferiti alla sua persona che sono dei veri e propri colpi bassi. Il programma utilizzando personaggi famosi, esteticamente belli e di successo, vuole dimostrare che in realtà colui che è oggetto di bullismo non è un perdente o uno sfigato, è il bullo che si sente grande in quanto molto spesso anonimo nel cyberbullismo, ed è l’anonimato a dargli forza. Marco Tardelli Lina Sotis A lei è mai successo di essere messa all’angolo? Sono stata messa più volte in un angolo, anche nell’infanzia, sperimentando in prima persona un episodio di bullismo da parte di una bambina più grande quando ancora di bullismo non si parlava. Non riuscivo a comunicare la mia paura, il bullismo è anche questo: terrorismo psicologico che ti chiude in un silenzio obbligato per la paura di conseguenze peggiori da parte dell’aggressore. E’ brutto dirlo, e spesso non si dice, ma il bullismo nasce, come la violenza, anche all’interno della famiglia stessa: genitori con eccesso di aspettative nei confronti dei figli, i quali sono improntati a vivere la vita che i genitori non hanno vissuto. Genitori spesso lontani dai problemi quotidiani dei figli. È così che si forma un angolo. A questo punto ci chiediamo solo una cosa, come uscirne? Passando attraverso diversi angoli. E dimostrando innanzitutto a me stessa, con risultati concreti innegabili agli occhi miei e del mondo, quanto valessi. È stato un percorso difficile di recupero di fiducia, che mi ha permesso di diventare la donna che sono oggi. E parlando di bullismo mi sento un pugile. Indosso i guantoni quando servono. Ma è importante non 54 RedPlus Salute - Giugno 2016 lasciare da sole le vittime, e aiutarle in tutti i modi. Spesso è il silenzio il primo problema Per questo credo molto nella necessità di comunicare la problematica del bullismo che proprio nella sua natura porta a chiudersi. Più campagne si faranno più se ne parlerà, più questo argomento diventerà un normale argomento di discussione tra loro e non a un tabù che porti alla chiusura e all’isolamento. E se dovesse accadere a sua figlia? A mia figlia Rosyana insegno ogni giorno a credere in se stessa e diffidare delle critiche improduttive. Molto spesso quello che gli altri ti dicono è una proiezione della loro realtà, non bisogna quindi sentirsi colpiti da chi in realtà è più debole di te ma si comporta da bullo. Purtroppo la mia preoccupazione di mamma per il cyberbulismo è legata a dinamiche molto difficili da prevedere, i ragazzi possono entrare in social dove incontrano la persona sbagliata. A volte pensano di poter trovare conforto nelle proprie debolezze dai coetanei che invece vengono usate dal bullo contro di loro. Lei è una persona concreta, sa che una mostra non fermerà il problema È un punto di partenza non di arrivo, se ne devono aggiungere molti altri da tutti noi che abbiamo superato il problema e non rimaniamo indifferenti. Sono consapevole che non basta parlarne ma è sicuramente importante farlo. Soprattutto chiedere consiglio ad esperti che sanno come aiutarti. Sono Ambassador della Casa Pediatrica del Fatebenefratelli, un progetto in divenire che riguarda le problematiche mediche e psicologiche relative ai bambini e che sta ottenendo buoni risultati. La casa Pediatrica, grazie al direttore il Professor Luca Bernardo, ha uno sportello aperto 24/24 a disposizione di chiunque abbia bisogno di aiuto contro i fenomeni di bullismo e connessi. Ci sono specialisti psichiatri e operatori che fanno ricerca sul web contro il cyberbullismo, il tutto a disposizione di tutti gratuitamente: Contatto telefonico 02 63632903 Sito: www.casapediatrica.it Il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica è una gratificazione per il suo impegno? Senza dubbio ed è arrivato grazie al mio impegno sociale. Lo vivo come una prima tappa in un percorso senza fine che necessita continuamente di sviluppo e dedizione. Madelyn Renee Compatibilmente alla sua attività imprenditoriale si vede un giorno proiettata in una carica internazionale? Sì, potrebbe essere anche questo un sogno. Ma sono una persona pragmatica e finché ho una figlia piccola non me la sento perché ciò comporterebbe una forte presenza all’estero. Per il momento mi concentro nel portare avanti i miei impegni nel mio paese e nella mia città, fino in fondo, cercando di creare sinergia tra il mio lavoro di ogni giorno ed i progetti che si presenteranno. Ma la vita è imprevedibile ed io sono pronta. Giugno 2016 - RedPlus Salute 55 cultura | Bullismo Mostra Un angolo contro Galleria Glauco Cavaciuti Via Vincenzo Monti 28 - Milano Mostra 5 luglio al 12 Inaugurazione il 5 luglio dalle ore 18,30 alle 21 Artista Alberto Loro - Foto di Ivan Muselli Il progetto Un angolo contro dell’artista Alberto Loro ha come fil rouge tutte le forme di discriminazione e oppressione che ognuno di noi, in un momento della propria vita, si trova costretto ad affrontare. Il concetto dell’angolo si esprime dunque sia come isolamento dalla società stessa, ma anche come il preciso momento di riscatto e la volontà personale a volerne uscire; l’angolo si pone quindi come punto di arrivo, ma anche come punto di partenza. La discriminazione che si vuole demonizzare in questo progetto può avere più origini: dal bullismo alla misoginia, dall’omofobia al razzismo. La discriminazione stessa nasce da una paura per il diverso, o semplicemente dal potere di poter opprime colui che viene considerato debole e/o soggetto facile di discriminazione e manipolazione. Non bisogna tuttavia fare l’errore di pensare che questa oppressione dell’individuo avvenga solo nei luoghi che siamo soliti pensare e solo in alcuni strati della società. Anche un manager di una banca, sia uomo o donna, potrebbe appropriarsi di questa subdola pratica per scopi personali. Il mobbing stesso può essere considerato una forma di bullismo, dove la persona viene messa all’angolo, ma è anche questo il momento ideale per poter reagire. Per questo motivo ho scelto testimonial “forti” tra i quali: Gabriella Magnoni Dompé, Francesca Bortolotto, Marco Tardelli e Bruno Cerella. Uscite dall’angolo! Alberto Loro 56 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 57 cultura | Wild Life Art A sinistra, Michele Vitaloni “STRIPS” 2011 Busto di Zebra Pasta di legno Dipinto ad olio Limited edition 9 h. 145 cm. Michele Vitaloni “Le opere di Vitaloni sono uniche nel suo genere a livello internazionale. La sua arte penso che attragga lo spettatore anche emotivamente, oltre che per le sue straordinarie doti di scultore iperrealista. I suoi animali riflettono l’uomo stesso, la parte selvatica (WILD) della natura umana. Le sculture di Vitaloni sono presenti con risultati sempre in crescita alle aste di Christies a Londra.” Tom Rooth Associate Director British Pictures, Head of Sale Christie’s London Michele Vitaloni “Colossus”, 2012 Mixed media Dipinto ad olio Original lung 450 cm. a cura di Redazione RossoPositivo Group L a sensibilità artistica di Vitaloni era evidente fin da bambino. Da sempre affascinato dall’eleganza delle forme, incuriosito dalla procreazione, dall’istinto di protezione... Ha voluto rappresentare tutti questi eventi e valori, con sapiente maestria scultorea, attraverso la figura animale selvaggia. Raccontare l’eleganza e la raffinatezza attraverso un animale stupefacente come la zebra, un cavallo con un mantello incredibile. La simbologia della maternità con “La regina del bosco”, una beccaccia che protegge la sua covata su un letto di foglie appena cadute. La natura animale quindi la natura dell’uomo, quella più profonda, più inconscia. Tutti abbiamo a che fare con questa parte istintuale, specialmente quando parlia- 58 RedPlus Salute - Giugno 2016 mo di ispirazione artistica: gli artisti come lui catturano e traggono forza da ciò che è anticonvenzionale e emozionante ed evocano tale energia, attingendola come carburante dal profondo nucleo della terra. La mente è “selvatica” in quanto è difficile tenerla sotto controllo, è come un cavallo pazzo o una scimmia. Vitaloni come artista ci da l’opportunità di confrontarci con questa dimensione che d’altronde appartiene a tutti gli esseri umani. Poesia, musica, letteratura, azioni sceniche e performances: tutta l’energia selvaggia si è poi manifestata attraverso gli artisti nelle diverse discipline, in modo da rifiutare il senso di repressione, le inibizioni e le paure. Lo scopo era ed è la libertà. “ Tigre, Tigre, che bruci luminosa nelle foreste della notte, quale immortale mano o occhio ha potuto forgiare la tua orribi- Michele Vitaloni “Leopardo”, 2015 Bronze Dipinto ad olio Limited edition 9 h 62 cm. le simmetria?” scrisse Blake nella poesia “La Tigre” Sentendo il ruggito della tigre dentro di noi possiamo scappare, oppure trovare un luogo dove far sentire la sua voce. Oggi Vitaloni, è il rappresentante di spicco della Wildlife Art e dell’iperrealismo scultoreo a livello internazionale. Un modo di approciare l’arte unico sia per la scelta dei soggetti, che per la tecnica originale in cui si esprime. Un artista internazionale con più di 50 mostre in attivo, fra le quali si ricordano quelle alla Royal Geographical Society di Londra del 2010, la 45° Biennale di Venezia del 2011 e l’ultima prestigiosa personale alla Barclays Bank di Montecarloalla presenza illustre del Principe Alberto II di Monaco. Diverse sono le testate che hanno dedicato servizi sulla sua arte (Corriere della sera, il Giornale, la Repubblica, Io donna, ARTE, Oasis, A.D., Country Life, BBC Wildlife...) senza dimenticare le interviste televisive che si sono interessate a Vitaloni (RAI, BBC, ..). Inoltre gode dell’attenzione di critici d’arte del calibro di Giorgio Celli, Jean Blancheart e Vittorio Sgarbi. A Londra da Christie’s le sue raffinate opere iperrealiste vengono battute annualmente con risultati semprein crescita insieme a quelle dei più importanti artisti mondiali di questo genere. Ma il lavoro di Vitaloni non finisce qui. L’artista diventa anche naturalista è infatti impegnato attivamente nella salvaguardia degli animali che sono sua fonte d’ispirazione. Dare voce alla natura è il suo motto. Infatti molte delle sue mostre hanno come obbiettivo anche lo scopo benefico a favore e sostegno di progetti di conservazione, quali ad esempio il Leopard Conservation Project e Trust The Forest. www.michelevitaloni.com Michele Vitaloni “Tree of Life” 2012 Fusione in bronzo Dipinto ad olio Larghezza 160 cm. Giugno 2016 - RedPlus Salute 59 cultura | Quote Rosa le quote rosa Argomento su cui ci si potrebbe aspettare, per una volta, una totale unanimità, e che invece suscita ancora oggi una grande quantità di interrogativi, che lo rendono un problema scottante e controverso di Andrea Palermo C osa sono, innanzitutto, le cosiddette “quote rosa”? Si tratta dell’insieme delle norme che servono a garantire una pari rappresentanza di genere all’interno degli organi rappresentativi, ossia, volte a tutelare la presenza del sesso femminile, storicamente quasi escluso dalla partecipazione politica e amministrativa. Non serve andare a molti decenni fa per ricordare l’eccezionalità che figure come la “Lady di ferro” Margaret Thatcher rappresentavano nel panorama politico: casi particolarissimi di un ambiente altrimenti declinato quasi soltanto al maschile. Se tuttavia solo pochissimi, e molto anacronistici, sarebbero disposti a negare la parità intellettuale e di diritti del sesso femminile, l’applicazione pratica di metodi volti a superare realmente le discriminazioni di genere in politica (ma non solo) è, come vedremo, molto più problematica di quanto potrebbe apparire di primo acchito. Alcune posizioni contrarie alle quote rosa appaiono, ad uno sguardo attento, espressioni di effettiva criticità che un legislatore attento non può dimenticare o tralasciare in nome di un interventismo dal sicuro effetto pubblicitario ma dallo scarso beneficio reale. In prima battuta, si potrebbe obiettare come sia semplicemente irre- 60 RedPlus Salute - Giugno 2016 alizzabile l’obbligo per legge di rappresentanza di tutte le categorie minoritarie per qualche criterio in un dato ambiente: se le donne sì, perché non i giovani, gli immigrati, le persone di colore? Sono tutte categorie che potrebbero secondo lo stesso principio avanzare a buon diritto pretese di tutela della propria rappresentanza, e tut- tavia è evidente il ginepraio normativo e l’arbitrarietà che significherebbe prendere sul serio questo obiettivo. Un altro ordine di buoni motivi di obiezione risiede nel trascurare il primo dei criteri necessari per una maggiore efficacia di un organo rappresentativo, ossia la reale competenza e capacità di svolgere il mandato per cui si viene eletti: dover preferire per legge una persona appartenente ad una determinata categoria, invece di una dimostratasi più adatta a svolgere il ruolo previsto, introduce una discriminazione maggiore di quella che vorrebbe eliminare. E tuttavia nessuno di questi argomenti risulta realmente decisivo, poiché è importante considerare la situazione di fatto oltre ai principi: i principi presuppongono una situazione di originaria parità, che tuttavia di fatto non esiste, e certamente non sembra destinata ad esistere spontaneamente. Senza un intervento normativo, come può essere possibile iniziare a tutelare soggetti che all’interno di ambienti di rappresentanza elevata (si pensi agli organi governativi, ma anche ai consigli di amministrazione delle grandi aziende, e a tutti i gruppi di influenza sociale ed economica) hanno sempre goduto di una perpetua condizione di outsider, di noviziato, di modesto inserimento sia storico che individuale all’interno dei reali giochi di potere? E ci sono altri argomenti decisivi, alcuni dei quali sono assurti recentemente agli onori della cronaca: si pensi alla discussione sulla riduzione delle imposte sugli assorbenti intimi. Una composizione amministrativa che abbia al suo interno un numero adeguato di componenti di una minoranza non può che assolvere più degnamente al compito di redarre buone norme indirizzate proprio a tali minoranze, indipendentemente dal colore politico: si tratta di una scelta di maggiore consapevolezza, che mette in campo conoscenze incomprensibili per chi non sia parte della fetta di società da tutelare. Una delle distribuzioni più sperequate in questo senso è proprio la rappresentanza femminile, pari a quella maschile nella popolazione, in minoranza notevolissima nelle sedi rappresentative. Si tratta essenzialmente di realizzare, in un organo che voglia essere realmente rappresentativo, un raggruppamento che sia il più possibile corrispondente, per le caratteristiche che sono possibili fonti di discriminazione, alla società che vuole rappresentare. Un problema che ha un suo corrispondente anche nell’amministrazione di aziende private: molte statistiche suggeriscono, ad esempio, che aziende nella cui amministrazione il sesso femminile ha un peso rilevante sono meno inclini, a parità di altri fattori, al rischio di default. Non significa, con le quote rosa, avere la garanzia automatica di una qualità maggiore delle decisioni prese, ma semplicemente di prendere atto di alcune qualità e disposizioni che sono solitamente meglio incarnate dal sesso femminile. Non si tratta di una considerazione sessista, non più di quanto siano sessiste le stesse quote rosa: non bisogna dimenticare che la legge esiste per favorire la convivenza tra diversi, non tra eguali. Il vero, inoppugnabile motivo a favore delle quote rosa è infatti la tutela della diversità, riconsiderare la diversità da motivo di esclusione a insostituibile valore aggiunto. Giugno 2016 - RedPlus Salute 61 cultura | Moda LA BORSA O LA VITA di Loredana Cervara L Loredana Cervara, esperta di moda a borsa è oggi un vero e proprio status symbol, una accessorio di cui nessuna di noi può fare a meno. Le donne in carriera la scelgono griffata per ostentare sicurezza e successo, le giovani puntano alle più celebri cult bag e anche le più restie di noi cedono di fronte al fascione delle borse storiche. Questo “accessorio” possiede una fortissima carica emotiva può essere l’espressione più profonda della vita di una donna: compagna, ricettacolo di segreti, status symbol e mezzo per mettersi in mostra. La presenza di tante emozioni spiega e a volte giustifica la posizione di quest’accessorio nella cultura della moda contemporanea. La borsa è l’accessorio per antonomasia, il punto focale di goni outfit e l’unico che vive di vita propria. 62 RedPlus Salute - Giugno 2016 Se infatti il cappello esalta la capigliatura, le scarpe il piede, gli occhiali il viso, il foulard il collo, la borsa è l’unico elemento che dona a tutte le donne, alte , basse, longilinee o meno. Che sia firmata o anonima, sappiate che l’unica a darvi l’aspetto che desiderate sarà quella di una forma che armonizzi con il vostro corpo. Evitate le maxi bags se siete minute e le micro pochette se siete molto alte. Ma sarà la forma a dare il vero effetto contrasto: scegliete modelli tondeggianti se siete spigolose e squadrati se siete formose. Evitate se possibile le borse a tracolla mortificano la forma del seno e appesantiscono fianchi e girovita. Il bon ton ci insegna che la borsa andrebbe sempre abbinata alla scarpa, ma la moda contemporanea ci mostra ben altri accostamenti, Lo street style ci impone tutto il contrario di tutto. Oggi giorno la borsa elegante si porta con le infradito e le tennis proprio per creare quel contrasto che andrà rendere unico e personale ogni outfit. Ma fate attenzione per azzardare abbinamenti contrastanti è necessario un occhio che spesso solo gli stilisti possiedono. Esistono decine e modelli di forme differenti: il sogno di noi donne è di possederli tutti o almeno quelli base da avere assolutamente ossia i “must-have”. Tra le più desiderate c’è la Chanel 2.55. E’ stata la borsa rivoluzionaria per la sua praticità, che a permesso alle donne di avere le mani libere e deve il suo nome alla data di creazione ossia febbraio 1955. La baguette di Fendi squisita pochette italiana resa famosa dalla serie televisiva “sex and the city” con uno splendido assortimento di colori e materiali resta sempre un punto di riferimento per le donna glamour. E poi Hermes con i suoi capolavori assoluti: La Birkin e la Kelly. Due borse dedicate a due grandi donne: Jane Birkin e Grace Kelly. La Kelly disegnata negli anni 30 divenne un vero must solo quando nel 56 la star di Hollywood neo principessa di Monaco venne immortalata ad ogni uscita con una delle sue adorate borse che presero grazie ad un ottima opportunità pro- mozionale il nome della principessa. La Birkin che prende il nome dall’attrice e cantante Jane Birkin, sempre irraggiungibile al braccio delle donne più ricche e alla moda del mondo. Ma questi furono anche gli anni di Elsa Schiapparelli che disegno il primo secchiello con tracolla, di Gucci con la sua borsa bicolore in tela verde e rossa e delle piccole borse del gioielliere VanCleef&Arples creazioni uniche ancor oggi molto apprezzate. Alla fine degli anni 70 venne introdotto il nylon grande creatrice ne fu Miuccia Prada con una collezione di borse e sacche che divennero ben presto lusso in forma astratta, in poche parole la moda come arte povera. Il nylon di Prada riscosse un grande successo un accessorio ancora oggi indispensabile nel guardaroba di ogni donna alla moda. E che dire delle Louis Vuitton le borse del marchio francese divenute famose nell’epoca d’oro dei viaggi internazionali. Epoca dell’oriente express e delle navi a vapore che attraversavano l’atlantico. Queste borse sono da sempre un investimento sicuro. La storia della borsa accompagna l’emancipazione femminile e le sue evoluzioni descrivendone il costume e le Giugno 2016 - RedPlus Salute 63 cultura | Moda mutazioni attraverso i secoli. La borsa può essere definita la nostra seconda casa. Ne esistono decine di modelli e forme diverse ma non scoraggiatevi in realtà nel nostro comune guardaroba ne bastano solo tre. La shopping bag che possa contenere il nostro mondo dalle 8 fino alle 20.00 in pellami solidi e indistruttibili e in colori basici facilmente abbinabili, è la borsa da tutti i giorni grande e confortevole. La borsa “strutturata” rigida o semirigida meglio se a mano in colori classici che si presti alle occasioni di rappresentanza. Infine la borda da sera piccola e preziosa in materiali pregiati e unici per durare anche una vita. Le borse non sono solo storia ma anche le indiscusse protagoniste delle sfilate, proposte in ogni forma e dimensione da portare a tracolla o a mano in pelle o in tessuti tecnici, per il giorno e per la sera. La prossima estate non abbiate paura di osare perché la parola d’ordine sarà stravaganza nei colori nei materiali ma anche negli abbinamenti. Toni pastello nuance luminose come l’argento e tinte naturali poche sfumature accese con eccezione per il blue elettrico ed il rosso fuoco. Tracolle a catena simmetrie di pitone colorato geometrie che uniscono pelle, sued lucertole e coccodrillo. Stampe e ricami all’uncinetto applicazioni di pietre o borchie, borse dipinte a mano come quadri. Eccentrici o minimal eleganti o stravaganti questa primavera sarete sempre e comunque alla moda. E ora a voi la scelta!! Se volete scrivermi o farmi sapere cosa ne pensate i miei riferimenti sono: [email protected] in collaborazione con 64 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 65 cultura | Galateo PSICO BIO-GALATEO: IMPARARE FACENDO di Valeria Guerra I mmaginate una terrazza sul mare, la luna piena, una leggera brezza e una tavola elegantemente preparata: tutto è perfetto! Mangiare non è solo nutrirsi, è soprattutto un’esperienza che dà piacere e stimola i sensi. È festa, bellezza dello stare insieme, del godere e del far godere agli amici uno dei migliori piaceri della vita, preludio ad altri piaceri… Valeria guerra Psicologa Psicoterapeuta Ecco che a un tratto l’incanto svanisce: che cosa è successo? Giungono gli ospiti attesi, voci che si sovrappongono, presentazioni frettolose, atteggiamenti marcatamente sopra le righe e modi di dire convenzionali. Peccato, sarebbe bastato un tono di voce moderato e buone maniere e l’incanto non sarebbe svanito. Se questo, abitualmente, non accade s’intende che la questione è più complessa di quel 66 RedPlus Salute - Giugno 2016 che appare. Buon punto di partenza per osservazioni concrete riguardo tale complessità è stata la partecipazione a convegni inerenti la mia professione di psicoterapeuta; convegni cui di solito segue la cena di gala con consueta rappresentazione del paradosso dello stile. Proprio quelle persone che poco prima dal podio dei relatori, impettiti e saccenti, pontificavano devianze comportamentali e taumaturgici rimedi, lasciano sull’imbandito piatto del simposio la colpevole ignoranza del lessico conviviale. Trovo sorprendente costatare che esperti della comunicazione, professionisti dell’immagine, del marketing, della selezione del personale e scrittori di grande genialità proprio a tavola dimenticano, non diversamente dalla maggioranza delle persone, le norme del Galateo; proprio loro che insegnano come conoscere una persona decodificando il linguaggio del corpo. A meglio osservare la mancanza di autodisciplina a tavola rappresenta un aspetto di trasversalità sociale che impensabilmente accomuna stratificazioni culturali, professionali e generazionali inimmaginabili appena lasciata la tavola. Una specie di livella sui generis alla Totò. Alla luce di queste considerazioni ho preso la decisione di proporre un corso di Psico biogalateo pensato come mezzo di riflessione e di lavoro su sé stessi. Consapevolezza è, sottotraccia, il leitmotiv del titolo a tema. Portare in noi la consapevolezza che - in una delle azioni quotidiane più consuete come il mangiare, più abitudinarie e quasi inconsapevoli com’è il guardare, il muoversi, il conversare e il rapportarsi con gli altri - involonta- riamente ci si mostra come effettivamente si è e come, forse, non vorremmo mostraci: è l’occasione per conoscerci a fondo e riprendere il dominio di noi stessi. Infatti, a tavola più che in altre situazioni si abbassano inconsapevolmente le difese, ci si lascia andare e a un attento e preparato osservatore esterno si mostra la natura più recondita del proprio essere, l’esteriorizzazione della propria vera essenza. Durante la giornata, ci diamo un tono, ci costruiamo un’immagine, interpretiamo una parte e la finzione talvolta bene o male regge fino al termine della recita. A tavola no, non è così. La tavola è la cartina al tornasole che mostra chi realmente siamo e smaschera la finzione. Occorre ricordare che i neuro scienziati cognitivi dicono che il cinque per cento del nostro comportamento giornaliero è controllato dalla nostra mente cosciente mentre il novantacinque per cento dal subconscio. Dunque, nella nostra esistenza quotidiana la mente subconscia è la fonte biologica più potente. La mente subconscia è un nastro registratore che ci controlla e, quando lo fa, lo fa senza che noi ce ne accorgiamo. Preso atto di questo naturale stato del nostro essere, si può consapevolmente decidere di porre sotto controllo la parte che di noi sfugge. V’invito dunque ad accomodarvi a tavola, a estraniarvi dalla situazione di commensali per porvi come osservatori non visti anche di voi stessi. Passi che si abbia una fame da lupi e che questo robusto appetito è spesso la trappola che disvela senza troppa fatica quanto abbiamo fatto nostro il rispetto per le regole della buona educazione (sobrietà ed equilibrio sono segni di rispetto per i nostri commensali, per il cibo, per l’amore e la fatica verso chi lo ha preparato e per chi lo ha offerto). È a questo punto che si alza il sipario e si dà inizio alla rappresentazione di sé: rappresentazione il più delle volte tragicomica e imbarazzante in quanto è proprio in questa circostanza che le lacune comportamentali si notano maggiormente e rivelano le nostre radici culturali e il nostro livello di evoluzione. è in conseguenza di tale generale e demoralizzante situazione che mi sono posta il compito di individuare un modus operandi che permetta di essere protagonisti della scena invece che semplici burattini manovrati dalla propria emotività. Vero è che siamo a tavola, ma facciamo che non comandi la pancia! Scegliere consapevolmente di concentrarsi sul come si mangia, scegliere di tenere la mente concentrata sulle azioni che stiamo compiendo, rimanere in uno stato di presente attenzione ci dà la possibilità di essere vigili e Giugno 2016 - RedPlus Salute 67 cultura | Galateo matico, solo in rarissimi casi potrebbe verificarsi il miracolo e non è il nostro caso, succede dopo aver scelto e voluto fortemente di vivere un’esperienza di trasformazione profonda. di iniziare un percorso di autoconoscenza. Mi è stato più volte richiesto di occuparmi della selezione dei candidati nell’ambito di nuove assunzioni e - passi il curriculum, passino i colloqui, le prove attitudinali, i test Minesota, Luscher e altro, ci mancherebbe – se mi è concesso porto il candidato a colazione e lì converso. Lì comprendo e ottengo molte più informazioni di quante me ne darebbe ogni altro test perché come è noto il corpo parla e, a differenza della parola, non mente mai. Credetemi, con quella prova si ha una lettura di straordinaria efficacia. La tavola è un valido paradigma per comprendere se si è effettivamente congruenti con quanto si afferma di essere. La tavola è uno dei tanti momenti in cui il sé istintivo fa capolino e inesorabilmente ci disvela. Se quello che viene disvelato non ci appartiene al punto da vergognarcene perché non ne prendiamo atto e lo correggiamo? Nel momento in cui prendiamo consapevolezza che la nostra reale libertà e crescita consiste nell’assumerci al cento per cento la responsabilità di ciò che ci accade abbiamo trovato la soluzione dei nostri problemi o di quelli che noi riteniamo tali, e a questo punto abbiamo in mano le redini della nostra vita e smettiamo di attendere dagli altri la liberazione dalle avversità. Certo, nella maggioranza dei casi questa presa di coscienza non avviene in modo auto- 68 RedPlus Salute - Giugno 2016 Mai pensato che il nostro nemico sia in casa nostra, che il nemico siamo noi? È dunque importante rendersi conto che stare a tavola e consumare un pasto, in qualunque modo esso sia, anche il deprecabile fast food, è un mezzo molto efficacie per promuovere un processo di autoconsapevolezza. A tale proposito è indispensabile che ci auto-osserviamo con attenzione e ci chiediamo cosa esattamente ci procura fastidio nel farlo; molto probabilmente ci renderemo conto che avremo a che fare con quella parte di noi stessi che non abbiamo ancora ben integrato e che quindi non ci procura buone sensazioni. È ora il momento di domandarci, al fine di cogliere la causa del nostro fastidio, che rapporto si ha, per esempio, con l’osservanza delle regole. Perché m’innervosisco se sono sollecitato a seguire le norme di buona creanza? Perché anche a tavola sono costretto a controllarmi? A riguardo spesso mi sento dire: almeno a tavola lasciami vivere! …è veramente disarmante per tutti prendere atto dell’irritazione che procura sentirsi indotti a rilevare l’inadeguatezza alla situazione. Ci sentiamo perfetti, dunque nessuno ci può giudicare. Nemmeno da noi stessi? Giudice penitente. Ricordate “La caduta” un formidabile romanzo di Albert Camus? Il protagonista e narratore di questo romanzo, l’avvocato JeanBaptiste Clamence, è l’emblema dell’uomo che vive nell’assurdo, la categoria filosofica utilizzata da Camus per analizzare la condizione umana. Clamence è colui che si rassegna a una vita assurda, che non combatte, ma che moltiplica la sua assenza di senso attraverso la ripetizione di atti privi di significato che lo portano a non distaccarsi mai dal perenne sentimento di ansia ed estraneità che la caratterizza. È a questa visione di vita che decidiamo di voler aderire? Mi auguro proprio di no! L’uomo è un essere sociale, vive, soprav- vive e si sviluppa perché si riconosce in un insieme di valori etici e morali che, se ben coltivati, evolvono in un percorso di crescita personale che si congiunge con la parte saggia che è in ognuno di noi. Questo discorso è un invito a lavorare su noi stessi per imparare a governare il nostro io istintuale, impresa gigantesca e non realizzabile in tempi brevi. Per questo ho individuato nell’azione del mangiare l’attuazione di una tecnica psicofisica efficace perché è applicabile in modo costante e frequente posto che nutrirsi è atto quotidiano, indispensabile. Compito sicuramente impegnativo essendo noi tendenzialmente pigri e poco inclini ai cambiamenti. Proprio a tavola è dove le regole di massima non sono conosciute e rispettate anche da parte di chi per ruolo sociale, per cultura ostentata o per origini dovrebbe conoscerle “naturalmente”. Il momento particolarmente piacevole del mangiare sia che ci si trovi soli, sia che si sia in compagnia, offre l’opportunità di trasformare un’abituale ed errata consuetudine in un esercizio costruttivo che consente di fare un salto di qualità, che eleva dal proprio stato di macchina psico-biologica alla propria vera essenza, alla coscienza del sé. È la stessa differenza che passa tra il semplice respirare e il vivere. A questo proposito già alla metà del ‘500 monsignor Giovanni Della Casa nel suo trattato, appunto il Galateo ovvero “de costumi”, rilevava l’importanza di procedere in tal senso esprimendo meglio quel pensiero: “L’eleganza del comportamento è conseguenza di un sereno dominio delle inclinazioni naturali”. Intuizione geniale e sorprendente per l’epoca. Osservo che è proprio con un sereno dominio delle inclinazioni naturali che creiamo le premesse per costruire un contesto armonico con noi stessi che ci permetta di tenere sotto Giugno 2016 - RedPlus Salute 69 cultura | Galateo controllo le nostre debolezze non demonizzandole, ma accettandole come parte integrante di noi. Conoscere e applicare con precisione e abilità le indicazioni delle regole e dei codici comportamentali ci permette di essere capaci di gestirci in modo corretto e disinvolto in ogni momento della nostra vita. Poi sarà abitudine ed eleganza disinvolta. Il Galateo non è esercizio d’insulso snobismo è, al contrario, un potente linguaggio che, una volta imparato ed esercitato abitualmente, ci permette di essere comunicatori efficaci, autorevoli e raffinati. Noi comunichiamo sempre, anche se non vogliamo, anche se non parliamo. Il modo di stare a tavola trasmette i nostri valori ed è un marcato gesto di comunicazione non verbale, utile più di mille parole. Stiamo per accomodarci a tavola - c’è apparecchiato, si sente un gradito profumo che sollecita le papille gustative, ci si appresta a godere di un buon cibo e a questo punto grande imbarazzo: Dove mi siedo? Cosa dico? Cosa faccio? Come inizio e quando? C’è un menu? C’è una precedenza da dare? Un ospite da salutare? Poi ecco che arriva l’indovinello: quattro bicchieri, sei posate, la lunetta delle verdure, un piattino a sinistra e… che ci farà messo lì quasi per caso e a fianco un coltellino quasi uno spalmino? Se non conosco le regole e nemmeno provo imbarazzo la situazione è grave. 70 RedPlus Salute - Giugno 2016 In quel momento il nostro attento e preparato osservatore esterno non ci giudica per quello che “sappiamo nella nostra testa” ma per quello che inconsciamente e involontariamente stiamo comunicando con il nostro comportamento, e quello che purtroppo stiamo dicendo, di solito, non è esattamente qualificante. Quanto detto mostra che il percorso da compiere è impegnativo ma fondamentale per chi vuole vivere con stile e buona educazione e contemporaneamente ha compreso che può utilizzare il linguaggio del corpo a proprio vantaggio: conoscere questo linguaggio consente, infatti, di muoverci con più disinvoltura nella società e nella vita professionale. Oggi più che mai abbiamo bisogno di recuperare quegli insegnamenti che danno valore alla nostra vita. Nel corso della recente evoluzione dei costumi che hanno esasperato più l’importanza dell’apparire che dell’essere abbiamo tralasciato, fin dalla prima infanzia l’insegnamento delle buone maniere, rifuggendo tutto ciò che poteva essere definito rispetto delle regole: concetti esiliati perché vecchi e obsoleti che reprimono la spontaneità e la creatività banalizzando così un discorso psico-pedagogico molto più profondo e ricco di significato. Il risultato di quest’operazione è sotto i nostri occhi: una società allo sbando accecata da un egocentrismo esasperato con un’insofferenza esagerata alle regole. Vietato vietare. È anche vietato pensare con il proprio cervello, vietato essere educati, vietato il rispetto per gli altri, vietata la riconoscenza, vietato riconoscere il valore dell’esperienza e di chi ha dato tanto per le generazioni future. Tutto vietato, meno che portare il cervello all’ammasso nel magazzino della stupidità fatta regola e abitudine. Purtroppo anche la scuola ha risentito di questo clima e si è persa in questo fiume di ovvietà invece di assolvere il proprio compito, che è quello di coltivare l’amore per la conoscenza, il rispetto per gli altri e per le loro idee, stimolare i giovani ad agire senza la ricerca di comode scorciatoie, meritando i traguardi cui aspirano attraverso l’impegno concreto. La scuola ha perso di vista il suo obiettivo primario: educare. La maleducazione impera, anzi paradossalmente non la si considera più tale: chi rispetta le regole, chi è gentile non è “furbo”, è paradossalmente uno che non ha capito “come gira il mondo”. Questo modo di pensare, traslato nello stile di vita, è di comune accettazione e vi assicuro che e a tavola si riesce a dare il peggio non tanto perché non si conoscono i tempi, l’uso delle posate o come si mette il tovagliolo ma perché si ostenta un comportamento sciatto e insofferente per tutto ciò che si ritiene irrilevante e superfluo: il rispetto del codice del buon comportamento. Con un po’ di attenzione si arriva a cogliere, oltre che la maleducazione anche l’aggressività che molto spesso si cela dietro, perciò, si presti attenzione a quei particolari cui, incautamente, non diamo peso e che potrebbero rivelarsi in futuro un grosso problema. Esagero: Fa il cretino con la cameriera o la cretina con il cameriere; Tiene il cellulare acceso e parla di lavoro al telefono; Litiga al telefono con l’ex moglie o l’ex marito per gli alimenti o per i figli; Mangia con la testa dentro il piatto; Messaggia con un amico o amica; Parla e ride con la bocca piena; Messagia in continuazione; Interrompe quando parlate; Sparla di amici e conoscenti; Si ravviva il trucco a tavola; Mentre state parlando guarda da un’altra parte; Fa commenti inopportuni; Pilucca dal vostro piatto; Alza troppo il gomito; Si mette a litigare per il conto davanti a voi; Si pulisce i denti con lo stuzzicadenti… Mi fermo, basta e avanza e uno/a o una così lasciatelo/a perdere: il significato è ben annunciato, il significante è svelato. Vi autorizzo a tralasciare le regole di bon ton e a lasciare il convivio anzitempo con una scusa qualunque. Di che convivio parlo? Un truogolo. Quando si parla di Galateo facilmente, si fa confusione tra quello che è la conoscenza delle regole più rigide che denotano il nostro livello d’istruzione e quelle che invece disturbano il nostro vicino di tavola e che, denotano soltanto la nostra ignoranza. Questa confusione ci porta ad affermare delle banalità per giustificare ciò che non conosciamo come ci ricorda un antico proverbio indù: ”Chi non sa danzare dichiara che il pavimento è irregolare”. A questo punto serve tenere presente che le buone maniere comunicano apprezzamento e considerazione e che questi sono bisogni essenziali che se soddisfatti predispongono l’altro all’apertura: obiettivo di non poco conto se una cena di lavoro fosse preludio alla conclusione di un buon affare, se un primo incontro Giugno 2016 - RedPlus Salute 71 cultura | Galateo con l’eventuale anima gemella dovesse essere foriero di gioie future. A mio avviso, per una sorta di malinteso cameratismo, il più delle persone si adegua ai livelli più bassi di comportamento e addirittura mette a disagio chi al contrario tiene un comportamento educato, additandolo come uno che ostenta vezzi anacronistici, uno snob. Mi sono chiesta come avrei potuto dare un contributo per cambiare questa degradante situazione con un lavoro di sensibilizzazione riguardo alle buone maniere e di contrasto allo sbracamento. In particolare ho individuato nel comportamento a tavola la porta d’accesso per iniziare un percorso chiamiamolo di civilizzazione. Proprio così perché la nostra parte grezza è sempre in agguato e per un reale cambiamento occorre un atto di ferma volontà, uno sforzo cosciente, che si traduce concretamente in disciplina, pazienza e perseveranza. Difficile? Sì, ma alla fine il risultato premia. Non aspettatevi dunque un Galateo da snob fine a sé stesso essendo il nostro intento disporre, attraverso il rispetto delle regole, di un metodo per raggiugere la consapevolezza e, quindi, il controllo delle nostre azioni. La nostra vita è piena e siamo talmente occupati da trascurare l’importanza di essere il più possibile presenti a noi stessi. Per questo motivo, ripeto, ho individuato nell’azione circoscritta del mangiare il momento favorevole per esercitarci, applicandoci a stare in questo stato d’essere che rappresenta il fulcro della nostra crescita personale. Se, dunque, mentre mangiamo, ci accorgiamo che non stiamo rispettando le regole di buona educazione possiamo decidere, contestualmente, di rimediare e ciò rappresenta un eccellente modo di educare la nostra parte instintuale. Infatti, se siamo attenti ed è forte il desiderio di far funzionare le cose ci accorgeremo quando il nostro subconscio ci pilota come non desideriamo e magicamente, a quel punto, potremo sostituirci a lui. Ciò che distingue la presente proposta dai tradizionali corsi è la prevalenza attribuita al lavoro di autoconsapevolezza rispetto alla conoscenza formale delle regole. Ciò non toglie che la parte didattica sugli aspetti formali sia ampiamente e meticolosamente trattata. Non è certamente a caso che la sotto titolazione della presentazione sia “imparare facendo”. Attraverso l’esperienza concreta dello stare a tavola si avrà modo di sperimentare e vivere situazioni che indurranno spunti di approfondimento per rimediare lacune comportamentali e acquisire maggiore sicurezza di sé. Alla fine, non sarà disatteso il messaggio ispiratore di Monsignor Della Casa che afferma che il Galateo “è un dire civile e politico, di leggiadria e convenienza dei costumi”. Di tutto si parlerà con serenità, in un clima colloquiale e gradevole guidati dalla consapevolezza che conoscere il Galateo e soprattutto applicarlo è un tratto distintivo che fa la differenza: è parlare un linguaggio che rileva un’ ulteriore evoluzione che vede sullo stesso piano cultura, educazione e virtù in quanto tutte e tre concorrono alla formazione complessiva della persona. Amici, alla fine non resta che accomodarci a tavola di modo che la comune esperienza di quanto i piaceri e le sensazioni gustative si facciano più apprezzabili, se condivise, non vadano perse nel disagio dell’analfabetismo di ritorno dei nuovi manducanti. Contatti per incontri e corsi di psico biogalateo individuali e di gruppo www.valeriaguerra.it e-mail [email protected] 72 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 73 Tempo libero | Spettacolo Un rilancio: il teatro e i teatri in Alta Valsesia di Elena Désirée Allegra F Elena Désirée Allegra, Segretaria di Produzione dello spettacolo “Francesca Cabrini, la Santa dei Migranti” amosa perché sede di villeggiatura alpina della monarchia e dell’aristocrazia sabauda, i 25 km dell’Alta Valsesia cominciano a Varallo, cittadina celebre e celebrata soprattutto grazie al Sacro Monte, l’incredibile gioiello d’arte così caro a Vittorio Sgarbi, e giungono fino a quell’autentico prodigio della tecnologia d’altitudine che è la “Capanna Margherita” , il più alto Albergo d’Europa, confortevole rifugio alpino a 4.554 mt di quota, sul versante italiano della vetta del Monte Rosa. Non avrebbe bisogno, la Valsesia, di ulteriori motivi di attrazione. Viveva, fino all’anno scorso, dei suoi villeggianti d’élite con le loro seconde case, delle sue mirabili architetture e opere d’arte, delle sue favo- 74 RedPlus Salute - Giugno 2016 lose baite walser sei- settecentesche, della storia epica e crudele di fra Dolcino e della sua disfatta, dell’epopea della Regina-scalatrice Margherita di Savoia… Improvvisamente, una ventata innovativa! Illuminati Imprenditori (come i Ponti dell’aceto e dei sottaceti, i Gessi delle rubinetterie o i Bertini costruttori locali) ed energici Sindaci e Amministratori hanno fatto partire un rilancio dei borghi più alti e panoramici, Riva Valdobbia e Alagna, con spettacolari realizzazioni abitative ed alberghiere che hanno risvegliato l’interesse del turismo nazionale ed internazionale. La vera sorpresa però è quella culturale! Questa parte dal teatro e dalla riscoperta della vocazione della valle per le attività coreutiche. “Si riscopre” che da Varallo ai più piccoli borghi dell’Alta Valle si anno- verano ben sei più o meno grandi teatri. Il teatro era evidentemente, con altre manifestazioni della vocazione artistica dei residenti e dei villeggianti, retaggio delle abitudini ludico-culturali dell’élite di epoca sabauda e frutto dell’alta qualificazione di molti valligiani. Incidentalmente, infatti, non va dimenticato che molti valsesiani furono famosi nel mondo, o per meriti artistici nelle arti figurative (come Gaudenzio Ferrari, Tanzio da Varallo, i fratelli D’Henricis), o perché grandi architetti e urbanisti (la dinastia dei Gabbio, cui si deve l’assetto urbanistico settecentesco di Saint Etienne in Francia), o perché geniali artigiani (il Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo sfoggia il “marmo artificiale”, ancor oggi prodotto secondo un’antico “brevetto” Valsesiano) o perchè vantarono importanti meriti politici (come il Generale napoleonico e poi sabaudo Giacomo Antonini)… ne parleremo più avanti. Ma… dicevamo dell’attività teatrale! L’anno scorso, Il teatro di Riva Valdobbia, per iniziativa di Daniela Allegra (della cui trisavola Francesca Antonini, incidentalmente, il Generale Giacomo era il padre), attrice di prosa che a Riva abita una baita walser tra le più antiche e meglio conservate, ha messo in scena “Francesca Cabrini, la Santa dei migranti” di Enrico Groppali per la regia di Massimo Belli, uno spettacolo in cui Daniela stessa e Bedy Moratti interpretavano entrambe la Cabrini nelle diverse età della sua affascinante e avventurosa esistenza. Successo di pubblico e sala piena! Quest’anno Daniela alza il tiro: da lei organizzati, e con la collaborazione del grande attore e regista Antonio Salines, uno spettacolo di prosa, una scuola di magia ed una scuola di danza. E così di seguito: l’anno venturo, possibilmente… …con i sei teatri che l’alta Valle vanta, con l’energia e la creatività di Daniela Allegra, con l’interesse che imprenditori, amministratori, villeggianti e pubblico locale stanno dimostrando, potremmo assistere ad un ulteriore rilancio dell’attività coreutica fino a fare, speriamo, della Valsesia un Laboratorio Teatrale degno del suo alto lignaggio culturale. Nelle foto, da sinistra, Bedy Moratti prova in teatro e, a destra, Daniela Allegra e Beby Moratti durante una scena dello spettacolo nel teatro a Riva Valdobbia. Daniela Allegra e Beby Moratti Giugno 2016 - RedPlus Salute 75 Tempo libero | Musica MISERIA&NOBILTÀ RTL 102,5 di Raffaele Piscitelli D Valter Zicolillo ue ore della miglior musica di rtl 102,5 e un intrattenimento soft e divertente su temi di società e costume commentati con la giusta dose di autoironia da differenti punti d’osservazione: la “miseria” Paolo Cavallone e la nobiltà il Conte Gabriele Galè. Per circa sei mesi all’anno, si aggiunge in conduzione Amadeus che da “padrone di casa” rende il tutto ancora più divertente. Da non perdere il Bar Sport “dibattito” sportivo delle 13:20 con il direttore commerciale di Rtl 102,5 Valter Zicolillo (opinionista milanista) con la partecipazione straordinaria di Gigi D’Alessio (Opinionista del Napoli) e, alle 14:50, le simpatiche “lezioni” di Bon Ton del Conte Galè chiamate il Galéteo. Con Amadeus, Conte Galè e Paolo Cavallone Da lunedì a venerdì dalle 13:00 alle 15:00 Due ore di intrattenimento e grande musica. In ogni intervento si affronta un argomento diverso: attualità, fatti di costume e società, e stupori della cronaca raccontati da punti di vista differenti, quelli dei conduttori Il pubblico è sempre protagonista con gli sms al 349 349 1025. Il programma si ascolta su RTL 102.5 ed è in RADIOVISIONE sul canale 36 del Digitale Terrestre e sul canale 750 di Sky Nella foto, Conte Galè, Amadeus e Paolo Cavallone 76 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 77 Tempo libero | Cucina BIJOUX, SEMIFREDDO DI ALTA QUALITÀ di Claudio Gatti di sviluppare una serie di altri prodotti artigianali tra i quali il famoso “Bijoux”. C Claudio Gatti, Direttore hi sono i titolari de La Cremeria di Nonno Peppe? Siamo due fratelli, Enzo e Sergio Franchi, che dopo aver scoperto da giovani la passione per il mondo del gelato abbiamo iniziatoa muovere i primi passi professionali nella più storica gelateria artigianale di Milano nel 1985. Dopo questo periodo di arricchimento professionale abbiamo deciso di voler aumentare ancora di più le conoscenze nel campo, frequentando il Corso Artigianale Europeo del Gelato, diplomandoci. Una volta conseguito il Titolo di Maestri Gelatieri, seguendo lo spirito imprenditoriale di famiglia, che da sempre ci ha giudatiabbiamo aperto il nostro angolo artigianale del gelato a Milano rendendo omaggio alla figura più importante nella nostra crescita, nostro padreal quale abbiamo dedicato il nostro impegno lavorativo chiamandolo come lui, Nonno Peppe. La nostra costante ricerca nei metodi di produzione all’avanguardia ci ha permesso da sempre di offrire ai nostri Clienti la possibilità di assistere alla produzione attraverso il laboratorio completamente a 78 RedPlus Salute - Giugno 2016 sando attraverso Moka, Menta o l’intrigante Limone e Peperoncino. vista apprezzando quanto di più naturale e genuino sia contenuto nella produzione che quotidianamente realizziamo. Il gelato di Nonno Peppe rappresenta per noi, ma soprattutto per i nostri Clienti, l’eccellenza artigianale frutto della selezione delle migliori materie prime e della passione che ci ha senpre ispirati. La creatività che da fratelli abbiamo profuso ne La Cremeria di Nonno Peppe, non si è limitata al gelato, ma impiegandola costantemente unita al continuo studio e sperimentazione ci ha permesso Parliamo allora di Bijoux. Come già detto Bijoux nasce dall’intuizione de La Cremeria di Nonno Peppe, di proporre la tradizione dell’ alta qualità artigianale, ad un pubblico desideroso di prodotti unici e ricercati, per un piacere quotidiano. Cio è possibile realizzando dei minidessert Artigianali, preparati a mano uno per uno ed incartati singolarmente per mantenere ogni singolo gusto della propria fraganza avvolto dallo scrigno di cioccolato croccante che essendo sottile é discreto e non invade il gusto del ripieno. La Collezione della proposta è tradizionale, raffinata e talvolta originale. Si spazia dal più Classico Fiordipanna e si arriva alla Cannella o Zafferano pas- E per chi ha una attenzione particolare agli ingredienti? Mi sta chiedendo forse di qualche filosofia che si sta facendo strada tra alcuni dei nostri Clienti come per esempioquella Vegana? Ebbene dobbiamo dire che da qualche tempo abbiamo riscontrato sempre più frequente la richiesta di alcuni Clienti che ci domandano prodotti per Vegani. La nostra proverbiale attenzione alle eseginze dei Clienti ci ha spinto ad arricchire la proposta gia ampiamente rivista negli anni, inserendo appunto una serie di gusti sia di Creme che di Frutte che tengano conto nella formulazione della loro ricetta dei dettami a cui i Vegani si ispirano. Senza penalizzare il gusto siamo riusciti ad ottenere dei risultati che definirei ottimi, talvolta scoprendo che il gusto stesso è stato maggiormente esltato per esempio dalla assenza di latte nelle ricette delle creme come la Nocciola, il Pistacchio etc. Ci siamo quindi convinti che pur mantenendo le nostre proposte Classiche, si possono offrire una serie di prodotti per Vegani di altissimo livello qualitativo e gustativo. La Cremeria di Nonno Peppe Via Sidoli, 6 - 20129 Milano www.gelaterianonnopeppe.it www.bijouxdessert.com Giugno 2016 - RedPlus Salute 79 Tempo libero | Cucina La Miglior Tagliata di Milano a cura di Redazione RossoPositivo Group N ata nel 1981, dal coraggio di Carmine e “Mari”, la Trattoria De La Trebia, per lunghi anni ha mantenuto i suoi pochi, contesissimi coperti, che solo negli ultimi anni sono diventati più numerosi, grazie ad un dehor climatizzato, che offre una cornice ideale di relax all’insegna del calore e della semplicità e di una taverna affittabile per eventi e per cene private. Un robusto restyling, poi, nell’estate 2006, ha cambiato completamente la sua impronta rustica, mantenendo però il tradizionale “appeal” con un ambiente sobrio ed elegante con una cucina che non si è persa nel tempo. Pavimenti scuri, originale boaserie in ciliegio, una grande arcata e tende dai colori caldi. Insomma, una filosofia globale, un luogo dove tutto (cibo e arredamento) si fondono per suscitare piacere in un’atmosfera rilassante e magica. Ovviamente, come ai vecchi tempi, il camino a legna e carbone non poteva mancare, ecco perchè oggi è ancor di più in bella vista, dove i più curiosi sbirciano fiorentine sul fuoco. E’ facile essere a proprio agio, infatti sono molti i clienti abituali ed estimatori della cucina più genuina, fatta di piatti non elaborati, ma curati nei minimi particolari, cominciando dalla freschezza delle materie prime. I piatti ricordano le classiche “trattorie di una volta”, con quella caratteristica “aria familiare” che richiama alla memoria le tra- dizioni: porzioni generose e qualità al giusto prezzo. Una fisionomia ottenuta con amorevoli cure mantenute costanti nel tempo, per garantire al cliente, sempre una garanzia di genuinità e freschezza. Il menù, a cominciare dal buffet degli antipasti, solletica il palato con verdure di ogni tipo e salumi nostrani selezionati. I primi arricchiscono la tavola di risotti e paste fatte in casa. Risotto ai porcini, alla milanese, alla parmigiana , con carciofi, e in stagione con il prelibato tartufo bianco. Le pappardelle, preparate con ragù di carne, funghi, panna, prosciutto e piselli, sono il piatto della casa, insieme alla chitarra scarpara, un po piccantina, gradita da molti. Gnocchi di patate fatti in casa, paccheri, orecchiette, tagliolini, ravioli di magro e cavatelli, preparate in diverse varianti, completano la lista delle prelibatezze. Ma è la carne la vera protagonista La classicissima TAGLIATA è la regina del locale, condita semplicemente con olio sale e pepe per non intaccare il gusto inconfondibile di una carne di qualità, servita al sangue su un piatto bollente (scotta!!). Ricavata dai pregiati tagli di Costata e Fiorentina, la tagliata è da più di 30 anni la protagonista indiscussa che fa ricordare l’indirizzo a chiunque l’assaggi. Per non parlare della costoletta alla milanese, dalla panatura croccante e sfiziosa, una vera delizia per il palato! Costate, fiorentine, filetti completano questo quadro...che si può apprezzare solo venendoci a trovare... Un ananas bagnato al maraschino, o una coppa di frutti di bosco possono concludere la cena, ma come dire di no ad una crostata, un tiramisù o ai pasticcini della casa che ogni giorno la Signora Maria prepara sapientemente. Con un buon caffè sono irrinunciabili! Notevole anche la cantina dei vini, che conta più di 100 etichette nazionali, facilmente in sintonia con le pietanze proposte (lasciatevi consigliare!) Alla Trattoria la Trebia vi sentirete proprio come a casa vostra! Vi aspettiamo. BUON APPETITO! Trattoria de la Trebia Milano Via Trebbia 32, (angolo via Adige) Tel. (+39) 02.551.33.80 (+39) 02.59.90.41.00 Fax (+39)02.551.33.80 [email protected] Orari cucina: 12.30/14.30 - 19.30/23.00 Chiusura:domenica e sabato a mezzogiorno 80 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 81 82 RedPlus Salute - Giugno 2016 Giugno 2016 - RedPlus Salute 83 Ioni negativi: gli effetti positivi si vedono e si sentono Gli Ioni negativi sono indispensabili per il benessere del nostro corpo. Da loro dipende l’equilibrio bioelettrico dell’organismo. Per questo Bios Omnia ha creato Ioniflex, il dispositivo medicale per la Ioniterapia che genera e veicola alle cellule un flusso di Ioni Negativi terapeutici. Per specifiche tecniche, studi scientifici e casi studiati, visita l’area proffessionisti del sito: www.ioniflex.com 84 RedPlus Salute - Giugno 2016 Dispositivi certificati CE e approvati dal Ministero della Salute