- Rosso Positivo

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- Rosso Positivo
Anno I - N. 1 Giugno 2016
Periodico di Salute, Benessere, Cultura, Turismo e Tempo Libero
in questo numero
prof. dr. Luigi Allegra
Il supergerme:
un incubo planetario
annunziato
dr. Antonio Distefano
Più armonia
a glutei e polpacci
tempo libero | Musica
Equilibrio_Panseca con opere fluttuanti
Miseria&Nobiltà
RTL 102,5
RITRATTI - Filippo Panseca
Una nuova catalisi
per una nuova arte
Giugno 2016 - RedPlus Salute
1
Salute & Benessere
Sanità
Cure
mediche & rimborsi spese
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Benessere
fisico, emotivo & cognitivo
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corsi e ricerca lavoro
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La
Rosso Positivo Group
Passione per la salute
dr. Giorgio Gallinotto - mba
2 RedPlus Salute - Giugno 2016
Carlo Rametta
Ospitalità
Rivista
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Salute
Benessere
Cultura
Appartamenti
residenziali & turistici
Tempo libero
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Giugno 2016 - RedPlus Salute
3
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Rosso Positivo c/o Gimat srl - Via Pola 15 20124 Milano
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Comitato Prof. Dr. Luigi Allegra, Dr. Giorgio Gallinotto, Carlo Rametta,
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settore della medicina, salute, benessere, giornalismo, avvocatura, turismo ed immobiliare.
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Salute: Medicina, Chirurgia, Farmacologia e Sanità
Benessere: Bellezza, Nutrizionismo, Estetica, Amore, Sesso,
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Tempo libero: Turismo, Cucina, Sport, Arte, Moda, Cultura
Ambiente: Acqua, Aria, Energia, Natura, Territorio, Ecologia,
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4 RedPlus Salute - Giugno 2016
Ospedali, Cliniche Private, poliambulatori, Studi dentistici, Farmacie, centri estetici, , Aziende Sanitarie, Centri Sportivi, Radio, Televisioni, Camere di Commercio, Regione Lombardia,
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di Psicologia, studi di avvocati, parrucchieri, associazioni culturali italiane e straniere, Onlus, scuole di formazioni, banche
, case editrici, magazine online, palestre, centri sportivi, teatri,
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web
La
Anno I - n. 1 Giugno 2016
salute | Virologia
IL SUPERGERME: UN INCUBO
PLANETARIO ANNUNZIATO
di Luigi Allegra
• • • pagina 6
salute | Chirurgia
Emorroidi? Perchè non
affrontarle seriamente invece
di rimandare il problema?
di Claudio Eduardo Pagano
• • • pagina 12
salute | Aziende
EVERGREEN GARDEN VILLAGE
di Carlo Rametta
• • • pagina 16
salute | Pelle
• • • pagina 20
DALLA LEGGE BALDUZZI
AL D.D.L GELLI
• • • pagina 24
benessere fisico | Chirurgia Estetica
Più armonia
a glutei e polpacci
di Raffaele Piscitelli
• • • pagina 52
cultura | Wild Life Art
Michele Vitaloni
a cura di Redazione RossoPositivo Group
• • • pagina 58
cultura | Quote Rosa
le quote rosa
• • • pagina 60
LA BORSA O LA VITA
di Loredana Cervara
• • • pagina 62
cultura | Galateo
PSICO BIO-GALATEO:
IMPARARE FACENDO
di Valeria Guerra
• • • pagina 66
Tempo libero | Spettacolo
di Antonio Distefano
• • • pagina 34
benessere fisico | Medicina Estetica
Botox batte Filler 2 a 1!
di Ranieri Mazzei
• • • pagina 36
benessere emotivo | Vita da single
SEI SINGLE?
NON SEI SOLO: SEI CON TE!
di Barbara Braghiroli
• • • pagina 38
benessere aziende | Startup
Progetto Italia Startup
a cura di Redazione RossoPositivo Group
• • • pagina 40
cultura | Arte
Un rilancio:
il teatro e i teatri
in Alta Valsesia
di Elena Désirée Allegra
• • • pagina 74
Tempo libero | Musica
MISERIA&NOBILTÀ
RTL 102,5
di Raffaele Piscitelli
• • • pagina 76
Tempo libero | Cucina
BIJOUX,
SEMIFREDDO DI ALTA QUALITÀ
di Claudio Gatti
• • • pagina 78
Tempo libero | Cucina
Una nuova catalisi
per una nuova arte
di Valentino Catricalà
cultura | Bullismo
Usciamo
dall’angolo
cultura | Moda
salute | Normativa
di Raffaele Piscitelli
a cura di Redazione RossoPositivo Group
• • • pagina 48
di Andrea Palermo
DANNI DA SOLE...
FINO AL MELANOMA
di Chiara Rigo
cultura | Musica
Il coro degli stonati
SOMMARIO
La
La Miglior Tagliata
di Milano
• • • pagina 44
a cura di Redazione RossoPositivo Group
• • • pagina 80
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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salute | Virologia
IL SUPERGERME:
UN INCUBO PLANETARIO
ANNUNZIATO
di Luigi Allegra
L
Prof. Dr.
Luigi Allegra,
Pneumologo
(Milano)
Fig. 1:
Sir Alexander
Fleming, scopritore
della penicillina e
Premio Nobel 1945
e prime previsioni di quanto sta avvenendo, (e purtroppo di quanto avverrà
in un futuro che possiamo definire, se
non immediato, assai prossimo), risalgono a
sir Alexander Fleming, il quale, già al tempo
dell’epocale scoperta del primo antibiotico
(Fig. 1), esortava ad un uso oculato e non improprio della “sua” penicillina e ne temeva la
non lontana perdita d’efficacia dovuta a resistenze batteriche.
Un po’ immodestamente, devo adesso…
dire qualcosa di me, Medico, Specialista e
Docente di una Disciplina (la Pneumologia)
che, come nessun’altra, ha vissuto quello che
Bertolt Brecht definiva “Aufstieg und Fall”
(“Ascesa e Declino”). Io, Medico e Pneumologo di lunghissimo corso, ho avuto il privilegio di vivere una vita professionale entusiasmante, assistendo ai clamorosi successi della
disciplina. Per appieno comprendere l’importanza di questi successi e il motivato orgoglio
degli Pneumologi, si deve fare riferimento alla
situazione precedente la 2a Guerra Mondiale,
guerra che segna una sorta di spartiacque tra
l’era preantibiotica e l’era degli antibiotici.
Ciò vale in particolar modo per le infezioni respiratorie. Infatti, su scala planetaria, a partire
dall’immediato dopoguerra:
(a) grazie a specifici chemioantibiotici antitubercolari, gli Pneumologi dell’epoca (i
Tisiologi) sono riusciti a domare il flagello “tubercolosi” (si pensi, che negli anni
’40 un milione di Italiani aveva avuto o
aveva un’infezione tubercolare, mentre
attualmente nel nostro paese i nuovi casi
ammontano ad alcune centinaia l’anno, la
metà dei quali in soggetti immigrati);
(b)grazie alla disponibilità di antibiotici
innescata dalla sensazionale scoperta
(praticamente casuale) di Alexander
Fleming, abbiamo ridotto a cifre assai
modeste (beninteso, sempre rispetto al
tempo anteguerra), il flagello “mortalità
per polmonite batterica”.
Purtroppo, come vedremo, in tema di
antibiotici non è più tempo di trionfalismi.
Ho esitato a lungo prima di convincermene, ma da qualche anno ho smesso di credere “per sempre” nella taumaturgia delle
scoperte in Medicina. Per un Medico dal
temperamento ottimista (e dal cognome…
sorridente) come me, è stato difficile ammettere che in tema di infezioni (soprattutto
broncopolmonari) ci attendono tempi bui,
ma purtroppo è vero. Il legittimo orgoglio
di chi amava sfoggiare le vittorie dell’uomo
sull’aggressione batterica ha cominciato ad
incrinarsi alla fine degli anni ‘90, ha fatto
quindi posto ad un ingravescente allarme
per le resistenze batteriche, fino ad apparire
come “verosimile scenario” negativo qualche anno fa… Oggi questo scenario, più negativo ancora di quanto temuto, è certezza.
1996-2000
Erano gli anni segnati dal Ministero (Sanità) affidato a Rosy Bindi. Furono anni caratterizzati da un “tormentone” relativo alla
qualità della nostra Medicina e da una “fuga
in avanti” che personalmente disapprovavo:
pareva urgente che l’Italia si “mettesse al
passo coi tempi”, visto che, ad esempio vi si
6 RedPlus Salute - Giugno 2016
consentiva la somministrazione a domicilio di
farmaci per via intramuscolare, mentre, negli
altri paesi (con particolare riferimento ai paesi
anglosassoni e sassoni) di quella che era allora l’Unione Europea a 15, quest’uso era assai
meno abituale e in alcuni addirittura non consentito. Così l’Italia smise di colpo di essere
il paese dell’iniezione intramuscolare “fatta
dalla brava portinaia” e diventò più “civile”.
Peccato (!) che allora Regno Unito e Germania, ma anche Spagna e Francia, lamentassero
già un elevato tasso di resistenze batteriche
agli antibiotici, mentre in Italia queste erano di
gran lunga più rare (Esultiamo, però! Oggi ci
siamo allineati alle sempre più preoccupanti
percentuali di resistenze batteriche degli altri
paesi europei, anche se non ho elementi per
dire che c’entrino in qualche modo i nostri
mutati stili di somministrazione dei farmaci
antibatterici…!).
2003-2005
L’orgoglio di far parte di un classe medica
che aveva dominato le infezioni respiratorie
cominciò, come dicevo, ad incrinarsi quando ebbi modo di collaborare con Dante Bassetti, grande Infettivologo dell’Università di
Genova (il quale, sia detto incidentalmente,
mi aveva chiamato a curare, insieme a Lui,
la pleurite di uno dei tre “casi italiani” di
quell’incubo-SARS che per una stagione allarmò il mondo). L’occasione di tale stretta
frequentazione con Bassetti mi mise a contatto con una realtà che lo aveva reso internazionalmente celebre: assistevo “alla fonte” (cioè
ne venivo informato direttamente da Lui) alle
osservazioni per le quali, con pochi altri Ricercatori, Dante Bassetti godeva di particolare considerazione nella comunità scientifica
infettivologica internazionale: si trattava dei
primi approfonditi studi sul MRSA (Stafilococco Aureo Multi-Resistente) che aveva
mostrato allarmante aggressività e la cui cura
presentava consistenti difficoltà terapeutiche
(con parecchi decessi). Le mie certezze di
“Pneumologo-vincitore-sulle-infezioni-batteriche-polmonari”, subirono in quegli anni
il primo documentato ridimensionamento; il
mio ottimismo congenito cominciava ad essere bilanciato dai molti dubbi per il futuro
dovuti al problema delle impreviste antibiotico-resistenze di questo Stafilococco, e purtroppo di molti altri germi.
2006-2013
Così negli anni successivi, guidato da
quanto avevo appreso da Bassetti (purtroppo
frattanto scomparso), la mia attenzione clinico-epidemiologica fu sempre più attratta dal
fenomeno della resistenza batterica multipla
agli antibiotici, con atteggiamento guidato da
spirito sempre più critico ed attento, piuttosto
che da animo disinvolto (e tranquillizzante per
i pazienti).
2014
Combattuto dal conflitto tra il mio cognome
“spensierato ed ottimistico” e la mia crescente
preoccupazione di fondo, mi trovai un giorno
a leggere le dichiarazioni di David Cameron,
Premier britannico, che, in un G7 politicamente impegnativo come pochi (crisi russo-ucraina) aveva trovato il modo per commentare le
conclusioni della parallela riunione dei 7 Ministri della Salute con le seguenti parole rivolte agli altri Capi di Governo (erano: Obama,
Hollande, Merkel, Harper, Abe, Renzi): “Potremmo tornare indietro agli anni bui della
Medicina!” Mi colpì che un importantissimo
leader politico, in un convegno che affrontava
problemi di rilevanza planetaria, usasse tanto
brutali parole rivolte alle massime autorità politiche mondiali ivi convenute. Mi domandai
perché e mi domandai il motivo dell’urgenza
di tale esternazione. Cominciai così a documentarmi e dopo circa un anno avevo raccolto
le informazioni necessarie, risalendo alle fonti
che avevano suggerito a Cameron le sue forti
parole.
2015
Raccolsi, lavorando con il Decano della
Pneumologi Universitari italiani Prof. Carlo Grassi (che dell’uso degli antibiotici in
Pneumo-Tisiologia è profondo cultore), le
allarmanti informazioni che avevano indotto Cameron alla drammatica dichiarazione.
Desiderando produrre una documentata pubblicazione sull’argomento (che “consegnai” al
Corriere della Sera, ma che questo fino ad oggi
non ha ritenuto di dare alle stampe) decisi che
non avrei fatto menzione di alcun commento
che non provenisse dal mondo anglosassone,
e ciò non per piaggeria anglofila, ma per evidenziare ulteriormente il ruolo prioritario dei
vertici britannici e per evitare che dichiarazioni provenienti (ad esempio) dal mondo latino
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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salute | Virologia
Fig. 2: Terrorismo
internazionale:
le ben note…
esecuzioni dell’ISIS
Fig.3:
Groenlandia:
progressivo
scioglimento
dei ghiacci e
situazione attuale
Fig.4: Alluvione di Genova con straripamento del Bisagno (ottobre 2014)
Fig.5: E’ appena passato lo tsunami (Giappone, 2011)
8 RedPlus Salute - Giugno 2016
venissero nel nostro paese “snobbate” come
poco documentate o viscerali o non-obiettive.
Scoprii così gli impressionanti contributi
anglosassoni al problema e mi limiterò a riportare soltanto quanto proviene dalle più qualificate fonti britanniche nell’ultimo anno.
Tra questi il contributo più articolato è firmato dalla Prof. Dame Sally Davies, che è
il Government’s Chief Medical Officer del
Regno Unito: questa, (dopo aver ricordato innanzitutto che noi Europei, a partire dal dopoguerra, grazie ai soli antibiotici abbiamo guadagnato circa 20 anni di “vita media”):
(a)denunzia il “vuoto” nella scoperta di molecole antibiotiche innovative (tanto che
dal 1987 nessuna nuova classe di antibiotici ha visto la luce, e ciò a fronte delle 13
differenti classi apparse dal 1945 al 1987 !);
(b)sindaca l’eccessiva e scriteriata prescrizione di tali farmaci;
(c)ne condanna l’incontrollato uso in zootecnia;
(d)accusa i Medici di “consumismo antibiotico”;
(e)accusa le Aziende Farmaceutiche di scarsi
o nulli investimenti in antibiotici innovativi (accontentandosi le Multinazionali
di spacciare come “nuove”, molecole che
sono soltanto “rinfrescate” da semplici sostituzioni di gruppi chimici in un “core” di
antibiotico di classe già nota;
(f) infine, come “chicca finale”, nel lamentare la crescente resistenza dei microrganismi batterici agli antibiotici, annunzia la
prevedibile comparsa di un superbatterio
(“superbug”), termine che per la Davies
sarebbe divenuto presto familiare a tutti noi
e che, nel 2014, aveva ancora il significato
(come vedremo più in là, ma oggi superato
in quanto troppo ottimistico) di ceppo batterico resistente a numerosi antibiotici
e pertanto difficile da trattare (hard-totreat); concetto oggi superato dagli avvenimenti di poche settimane or sono, come
vedremo in seguito.
Si tratta complessivamente di quella che la
Davies definisce “catastrophic area”, il cui
livello d’importanza dev’essere oggi paragonato a quello dovuto al terrorismo internazionale (fig. 2), o ai mutamenti climatici
epocali (fig. 3), o alle grandi alluvioni (fig.
4) e tsunami (fig. 5), o alle pandemie di dimensioni planetarie (Figg. 6, 7). La Davies
Fig. 6:
Uno degli ultimi...
rischi di pandemia
planetaria: una
malattia di origine
virale, la SARS
(2002/2003),
con tre casi
in Italia.
aggiungeva che “per il Servizio Sanitario Inglese si parlerà presto di un regresso di 200
anni poiché, se non si fa subito qualcosa, si
tornerà indietro al 19° secolo, quando gli interventi operatori “uccidevano”. Aggiungeva
anche che “le infezioni batteriemiche in 10 o
20 anni potrebbero diventare non-più-trattabili: una bomba ad orologeria che dovrebbe
essere riportata su un Registro Nazionale dei
Rischi, al pari di attacchi terroristici e di gravi
e gravissime emergenze civili”.
Rincara la dose il Prof. Liam Donaldson,
predecessore della Davies alla carica di Government’s CMO, il quale denunzia ancor più
duramente la corresponsabilità della sovraprescrizione e l’uso improprio di antibiotici
(“Non si devono usare antibiotici per combattere raffreddori e tosse!”) e ne denunzia l’abuso anche nei vivai ittici ed in agricoltura.
Il Prof. Richard Smith (Dean, Faculty of
Public Health and Policy, University of London College and School), da parte sua lamenta
che la mancanza di investimenti, l’aumento
dei microrganismi resistenti e l’impressionante
“caduta” nella disponibilità di antibiotici innovativi suggeriscono uno scenario apocalittico.
Lapidaria, ma estremamente significativa, l’affermazione in proposito del Dr. Ibrahim Hassan (Microbiologist, Wythenshawe
Hospital, Manchester): “Nel breve termine
tutto quello che si può sperare, è un po’
d’acqua santa”.
Per le Multinazionali del Farmaco, d’altra
parte, non c’è danaro a copertura delle alte
spese (da 750 a 1200 milioni di sterline per
ogni sostanza innovativa), anche perché, affermano con un certo cinismo, gli antibiotici
sono considerati “a modesto profitto”. Viene
con franchezza ammesso (Dr. Patrick Vallance, President, Research & Development,
GlaxoSmithKline) che le “scelte aziendali”
privilegiano investimenti in farmaci contro le
malattie croniche, visto che i pazienti devono
consumarli per anni e spesso per decenni; a
questo elemento si aggiunge il privilegio accordato alla brevità dell’iter necessario per
arrivare alla commercializzazione (un iter più
semplice, ad esempio, nel caso di quelle che
vengono definite “easy drugs”, come gli antiipertensivi).
Vogliamo tradurre in termini più brutali quello che è la nostra interpretazione sulle
modalità e conseguenze delle cosiddette scelte
aziendali delle Multinazionali del Farmaco!
Queste vengono accusate, e non a torto, di cinismo economico, non promuovendo ricerca
su molecole antibiotiche realmente “innovative” (cioè su classi di antibiotici finora ignote).
Si accontentano infatti di operazioni “cosmetiche”, dando origine a molecole che possono,
è vero, essere definite “nuove” (sostituzioni
di gruppi chimici in molecole già note, onde
ottenere ottimizzazioni farmacocinetiche o
farmacodinamiche), ma non possono certo
essere definite “innovative”. Sono molecole
nuove che però nascono già facile “preda” dei
meccanismi di resistenza batterica.
Secondo il Prof. Christopher Thomas
(Professor of Molecular Genetics, University
of Birmingham): “Non disponiamo di nuove classi di antibiotici dal 1987 e perdippiù
le cosiddette pipelines sono attualmente “a
secco” di antibiotici. Anch’Egli usa il temine
catastrofe per definire questa realtà. Bisogna
quindi essere coscienti del fatto che non avremo (almeno a breve e, si teme, a medio termine!), nuovi farmaci antibatterici… miracolosi:
ciò per il semplice fatto che non ce n’è nessuno
all’orizzonte e che, ammesso che ne compaia
Fig. 7:
Quasi un secolo fa
la più importante
pandemia dei
tempi moderni:
l’influenza
“spagnola”
(1917/1920),
con miliardi
di contagiati e
poco meno di
100.000.000 di
morti
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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salute | Virologia
qualcuno e che risulti “safe”, (per il momento
sembra di no!), occorrono comunque numerosi
anni perchè possa essere disponibile in terapia.
Quest’ultimo problema, secondo il Prof.
Nigel Brown (President, British Society for
General Pharmacology), è estremamente serio,
complicato perdippiù dal fatto che il turismo
“esotico” ed i grandi flussi migratori favoriscono la diffusione di infezioni severe e spesso del tutto inattese.
Resta da dire infine di un’importante informazione che proviene da Laboratori di batteriologia anglosassoni: mentre fortunatamente
declinano le infezioni da MRSA, le infezioni
da microrganismi multiresistenti emergenti
sono soprattutto dovute a due altri ceppi batterici Gram-negativi: Klebsiella ed Escherichia
coli, entrambi purtroppo assai aggressivi per
l’organismo umano. Questi hanno determinato, nel 2015 nel Regno Unito, >90.000 polmoniti/anno (con un aumento di 2/3 dei casi di
infezione respiratoria, rispetto a 5 anni fa), con
5.000 decessi/anno (raddoppio della mortalità
rispetto a 5 anni or sono).
2016, maggio
Poche settimane fa, come una bomba a ciel
sereno, una notizia da qualificatissima fonte
americana (la Rivista scientifica Antimicrobial
Agents and Chemotheapy), sembrava destinata
a farci vivere il dramma da tempo annunziato.
Non soltanto era apparso il temuto superbug in Pennsylvania (in una 48enne affetta da
infezione urinaria), non soltanto, come temuto,
si trattava di una Escherichia coli, ma perdippiù, secondo le prime informazioni di agenzia,
si sarebbe trattato di una sorta di super-superbug in quanto, secondo la notizia rimbalzata sui principale quotidiani di tutti i paesi del
mondo (il Corriere della Sera la riportava in
prima pagina), si riferiva che la sua resistenza
agli antibiotici sarebbe stata totale (manifestandosi cioè nei riguardi di tutti gli antibiotici conosciuti): un quadro di riferimento da
incubo, se si pensa che in generale microrganismi resistenti agli antibiotici determinano inarrestabili catene di infezioni anche a carico di
organi diversi da quelli dell’apparato urinario!
Fortunatamente l’evento, (indicativo del panico che si scatenerebbe qualora si avverassero
le fosche previsioni di cui sopra), è stato nei
giorni seguenti ridimensionato ed è corretto
riportare i fatti, pur estremamente allarmanti,
10 RedPlus Salute - Giugno 2016
RossoPositivo Group
nella loro giusta cornice.
(a)Una mutazione genica (presenza del gene
denominato mcr-1 in un plasmide del germe) ha reso l’Escherichia della paziente
americana resistente ai classici antibiotici
cui è generalmente sensibile e che vengono
abitualmente adoperati per contrastarlo.
(b)Oltre che resistente verso gli antibiotici tradizionalmente adoperati ed efficaci contro
tale microrganismo, per la prima volta il
germe si è rivelato resistente anche alla colistina, un vecchio antibiotico considerato
oggi antibiotico di ultima scelta e adoperato
quando gli altri falliscono (viene adoperato
solo “in extremis”, in quanto potenzialmente nefrotossico).
(c)E’ quindi errato quanto riportato dalla
stampa quotidiana circa la resistenza del
germe della Pennsylvania a tutti gli antibiotici conosciuti ed adoperati in medicina; falso in particolare che sia risultato
resistente a quei carbapenemici ad ampio
spettro, oggi considerati “ultima spiaggia”
e che vengono adoperati soltanto in ambito
ospedaliero.
Queste ultime precisazioni ci fanno tirare
un momentaneo respiro di sollevo di fronte
all’estremo allarme suscitato dalla notizia così
com’era stata data inizialmente. Ciononostante l’evento non va minimamente sottovalutato.
Infatti il plasmide contenente il gene mcr-1 responsabile della multiresistenza agli antibiotici, è infatti un filamento di DNA che non solo
viene trasmesso per trasferimento “verticale”,
ma anche “orizzontale”: non soltanto quindi il
plasmide con il gene resistente passa, attraverso la riproduzione cellulare, ai corpi batterici
direttamente discendenti, ma il batterio con
mcr-1 può “insegnare ad altri batteri lo stesso trucco” per diventare resistenti agli antibiotici. La preoccupazione degli esperti si fa
ancora più… preoccupata se si considera che
questa condivisione di…“trucchi” può avvenire anche tra batteri di tipo diverso, facendo
così espandere incontrollabilmente la temuta
resistenza agli antibiotici. In particolare risulterebbe esiziale se simili mutazioni (cosa,
come abbiamo visto, esclusa per il momento,
per il germe della Pennsylvania), si trasmettessero, ad esempio, a qualche batterio oggi
sensibile agli anzidetti carbapenemici per uso
ospedaliero che costituiscono sovente l’ “ultima spiaggia”!
Salute, Sanità & Ospitalità
Cerimonia di Premiazione e Cena di Gala
“Circolo Della Stampa” Milano - Corso Venezia 48
14 Giugno 2016 h 20,30
I° Premio
RossoPositivo Group
La Salute dell’Uomo e della Natura
e presentazione
La
Periodico di Salute, Benessere Cultura e Tempo Libero
Con la presentazione dei due conduttori di Miseria e Nobiltà
Vincitori e Premiati
Luca Bernardo - Salute
Primario Casa Pediatrica Milano
Antonio Distefano - Salute
Chirurgo Plastico Ricostruttivo ed Estetico
Filippo La Mantia - Cultura
Oste e Cuoco
Giorgio Maggiani - Imprenditoria
Dynamicom Milano
Claudio Pagano - Salute
Medico Endocrinologo
Filippo Panseca - Cultura
Ricercatore nell’arte e nella vita
Giuseppe Sala - Imprenditoria
Ad Expo 2015
Lorenzo Suraci - Imprenditoria
Presidente RTL 102,5
ll riconoscimento viene assegnato a personalità di spessore umano e professionale a livello
nazionale nel campo della salute, del benessere, dell’arte, della cultura e dell’imprenditorialità che con passione lavorano al miglioramento della qualità della nostra vita.
Giugno 2016 - RedPlus Salute
11
salute | Chirurgia
Emorroidi? Perchè
non affrontarle seriamente
invece di rimandare il problema?
Sviluppato presso l’Ospedale di Melegnano un innovativo metodo mininvasivo
per la cura della patologia emorroidaria senza asportazione dei tessuti,
l’emorroidopessia con HPS (Hemorpex System), che permette un intervento rapido
con dimissione dopo poche ore e rapida ripresa dell’attività lavorativa.
di Claudio Eduardo Pagano
L
Dr. Claudio
Eduardo Pagano
Medico Chirurgo,
specializzazione
in proctologia ASST Melegnano
e Martesana
e emorroidi sono una patologia piuttosto comune e si stima che colpisca
durante la vita più del 50% della popolazione maschile e femminile nei paesi occidentali. Secondo varie fonti oltre 3 milioni di
italiani ne soffrono.
Insorgono prevalentemente dopo i 45 anni
(anche se tutte le età possono essere coinvolte) e tendono ad aggravarsi con il passare del
tempo. Uno dei principali fattori di rischio è la
presenza di disfunzioni intestinali (stitichezza
o diarrea cronica), ma le cause di questa patologia possono essere ricercate in tantissimi
altri fattori: la predisposizione soggettiva, la
sedentarietà, sforzi eccessivi, la postura (stazione eretta prolungata), le abitudini alimentari, l’assunzione di determinati farmaci (abuso
di lassativi), abuso di alcool, abuso di nicotina,
l’età, la gravidanza ed il ciclo mestruale nelle
donne. Durante la gravidanza ci sono diversi
fattori che possono influire sulla comparsa o
sull’aggravarsi della patologia emorroidaria,
tra cui le alterazioni ormonali che influiscono
12 RedPlus Salute - Giugno 2016
direttamente sul tessuto vascolare, l’effetto
meccanico dovuto alla presenza del feto ed
il drastico aumento della pressione intraddominale durante il parto. Per quanto riguarda
l’alimentazione, la tendenza occidentale ad
assumere alimenti molto energetici e con basso residuo può col tempo determinare la comparsa della malattia. Per le emorroidi non si
può parlare di una reale prevenzione ma per
allontanare il più possibile l’insorgenza della
patologia è possibile seguire indicazioni di carattere generale che possono migliorare la funzionalità dell’intero organismo. Per prevenire
le emorroidi è quindi molto importante condurre una vita attiva, svolgendo attività fisica
con regolarità ed evitando fumo ed alcolici.
L’alimentazione ha un ruolo importantissimo
sia nella prevenzione che dopo la comparsa
delle emorroidi.
I problemi emorroidali riguardano la sfera
intima dei pazienti e vi è pertanto difficoltà
nell’esporre i sintomi al proprio medico; per
questo motivo vi è una generale tendenza a rivolgersi ad uno specialista solamente in uno
stadio piuttosto avanzato, quando la patologia
si è ulteriormente aggravata.
E’ consigliabile rivolgersi al proprio medico di fiducia appena compaiono i sintomi tipici delle emorroidi vincendo reticenze e imbarazzi perchè un intervento precoce aiuterà la
guarigione dalla malattia.
I sintomi più comuni della patologia emorroidaria sono: sanguinamento, prurito, prolasso, gonfiore e secrezione. Generalmente il
sanguinamento compare in forma lieve con
qualche goccia sulle feci o appena dopo la
defecazione; il sangue delle emorroidi ha un
colore rosso vivo.
Prurito e bruciore nella zona anale appaio-
Casa di cura
San Camillo
di Milano
no spesso in chi soffre di emorroidi e creano
una sorta di disagio fastidioso al paziente.
L’aggravarsi della patologia trasforma il
disagio fastidioso in un dolore invalidante che
il paziente accuserà anche durante la normale
attività quotidiana (camminare, sedersi, ecc.).
Il prolasso è una conseguenza del peggioramento e si manifesta con la fuoriuscita delle
emorroidi dal canale anale ad esempio durante
la defecazione o sotto sforzo.
Le emorroidi pur non essendo una patologia grave per la salute del paziente possono
creare delle complicanze legate all’eccessivo
sanguinamento.
La cura delle emorroidi varia in relazione
alla gravità della patologia, quindi è necessaria
una visita specialistica che indichi esattamente
il grado di malattia. Per favorire la guarigione
nei casi più lievi è sufficiente praticare attività fisica (per rendere funzionale l’intestino) e
correggere le abitudini alimentari (assumere
molta acqua e molte fibre come frutta, verdura e alimenti integrali). Vanno contemporaneamente evitate tutte quelle situazioni che
causano un aumento pressorio sulle emorroidi, come il sollevamento di carichi pesanti,
o sforzi eccessivi nella defecazione. Anche
l’igiene anale con lavaggi di acqua tiepida e
sapone acido è molto importante, poiché accelera la guarigione ed allontana il rischio di
infezione. Sono invece da evitare i lavaggi con
acqua gelida poiché il conseguente spasmo
della muscolatura anale potrebbe causare lo
strozzamento dei noduli emorroidali. Pomate
e supposte hanno azione decongestionante, e
possono solo alleviare i sintomi emorroidali senza parlare di una cura vera e propria. I
farmaci alleviano i sintomi ma non agiscono
sulle cause che hanno dato origine alle emor-
roidi. Per questo motivo, e per gli altri effetti
derivanti dal loro utilizzo, i farmaci non vanno assunti in maniera indiscriminata ma sotto
esclusivo controllo medico.
Se tutte queste cure non sortiscono l’effetto
desiderato e vi è un peggioramento della sintomatologia non risolvibile mediante tecniche
ambulatoriali, l’intervento chirurgico va considerato come l’unica alternativa realmente
efficace.
Negli ultimi 20 anni la terapia chirurgica
delle emorroidi si è rivoluzionata con nuove
metodiche che non prevedono più l’asportazione dei gavoccioli esterni ma il loro riposizionamento con un vero e proprio lifting.
Questo lifting fino a poco tempo fa poteva
essere eseguito solo con la resezione del prolasso rettale tramite una suturatrice meccanica. Da quasi 10 anni si stanno sviluppando
delle tecniche meno invasive che permettono
di ottenere analoghi risultati di lifting senza
asportazione dei tessuti. Queste tecniche si limitano ad una plicatura della mucosa con un
filo riassorbibile offrendo come vantaggio la
quasi assenza di complicanze postoperatorie
Nelle foto,
a sinistra, HPS
PLUS e, qui sotto,
HPS
Giugno 2016 - RedPlus Salute
13
salute | Chirurgia
L’Ospedale di
Melegnano
quali, tra le più frequenti in altre metodologie,
sanguinamenti, ascessi, fistole e stenosi.
Il nuovo metodo di mucopessia con device HPS è stato standardizzato dal Dr.Claudio
Pagano, chirurgo proctologo del Reparto di
Chirurgia Generale diretto dal Dr.C.Invernizzi
(ASST Melegnano-Martesana P.O. Vizzolo).
Hanno collaborato alla creazione del metodo
anche il Dr. M.Bussone ed il Dr. G.Benegiamo.
Questo metodo risulta essere sistematico, semplice e facilmente ripetibile da tutti i chirurghi.
Viene esclusa qualsiasi escissione/ustione del
tessuto rettale prolassato.
Nella nuova tecnica vengono eseguite sempre 6 plicature sulla mucosa rettale con un filo
riassorbibile allo scopo di ridurre il flusso arterioso sui peduncoli emorroidari e di riposizionare i cuscinetti all’interno del canale anale.
La procedura viene eseguita circa 2cm al di
sopra della linea dentata, area non innervata
da fibre nervose propriocettive: il paziente non
avverte pertanto dolore anale. La guarigione
del tessuto rettale avviene nei 2-3 mesi successivi all’intervento per la reazione flogistica
causata dal riassorbimento del filo di sutura
che esita in un tessuto cicatriziale che rinforza
la parete rettale. I Pazienti trattati con l’emorroidopessia HPS hanno avuto sino allo scorso
anno una degenza ospedaliera di 24 ore, con
una quasi immediata ripresa dell’attività lavorativa.
Dal mese di ottobre 2014 i primi training
per i chirurghi italiani. Da allora la metodica si
sta sviluppando esponenzialmente in Italia ed
in Europa in quanto viene facilmente compresa e riprodotta. Dal gennaio 2016 il diffondersi
14 RedPlus Salute - Giugno 2016
della metodica anche oltre i confini europei.
Sempre nel mese di gennaio 2016 inizia la
produzione del nuovo HPS Plus, ottimizzato
nel biennio 2014-2015 alla luce dei primi risultati della metodica. L’evoluzione dell’HPS
Plus permette una ulteriore semplificazione
dell’intervento grazie una migliorata visione
ed a un perfezionato sistema di auto fissaggio; il potere lavorare comodamente e con una
buona visione permette di effettuare l’intervento con un minore traumatismo dei tessuti
ed una riduzione del tempo operatorio. Il tutto
con un ridotto affaticamento del chirurgo che
è di fondamentale importanza per mantenere
risultati ottimali anche in sedute operatorie
prolungate. Con l’arrivo del nuovo device
inoltre è stata possibile la dimissione dopo 4-6
ore dall’intervento nell’82% dei Pazienti. La
ripresa dell’attività lavorativa avviene in pochi
giorni mentre è necessario il primo controllo
postoperatorio solo a distanza di circa 3 settimane. La Casistica dei primi tre anni di esperienza mostra una recidiva inferiore al 4% in
assenza di complicanze.
Il Dr. Claudio Pagano riceve i Pazienti presso:
Casa di Cura S.Camillo di Milano
Via Mauro Macchi, 5 - Milano - 02.675021
www.sancamillomilano.net
Studio Delta di Casalmaiocco (Lodi) - 02.98264126
Esegue gli interventi chirurgici con il SSN presso:
ASST Melegnano e della Martesana
Via Pandina, 1 - Vizzolo Predabissi (MI)
02.98052550
www.aomelegnano.it
per ulteriori informazioni visitate il sito
www.hemorpexsystem.it
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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salute | Aziende
EVERGREEN
GARDEN VILLAGE
Le nuove Residenze per uno stile di vita unico e meraviglioso.
di Carlo Rametta
È
Carlo Rametta,
Amministratore
RossoPositivo
Group
noto che la popolazione “over 60” in
Italia cresce costantemente (sono numeri impressionanti).
Una crescente richiesta di nuove “forme residenziali”, che i migliori Costruttori promuovono sul territorio per garantire maggiore qualità e integrazione ai propri Clienti.
Tali processi demografici cambiano il mercato immobiliare. La sfida di sviluppare eccellenze è vinta da questo Gruppo con idee
innovative come l’Evergreen Garden Village,
perchè la maggior parte degli “over 60” vogliono rimanere nel loro ambiente familiare,
più indipendente possibile anche nel caso in
cui necessitino di assistenza e cure.
Location con arredamento famigliare, appropriato e, una progettazione adeguata degli
spazi residenziali, sono la chiave per mantenere l’indipendenza e la qualità della vita per
gli “over 60”. Ovvio, sono diventati un importante target per l’offerta immobiliare del settore residenziale. Gli USA e l’Europa, con anni
di esperienza in “Residenze” a riguardo, con
progetti esclusivi, che oggi si concretizzano in
Italia, nella:
16 RedPlus Salute - Giugno 2016
• Progettazione e adattamento di residenze e
spazi “senza barriere” adeguati;
• Sviluppo di nuove forme residenziali che
consentono di vivere la propria abitazione,
residenze assistenziali e residenze sociosanitarie.
• Consulenza e sostegno nell’affrontare le sfide di tutti i giorni attraverso servizi “on-site”
• Costruzione o espansione di infrastrutture
appropriate che garantiscono la fornitura,
all’interno del medesimo spazio residenziale, di servizi di mobilità, shopping, attività sportive e ricreative, nonché di servizi
socio-sanitari e assistenziali;
• Riprogettazione e adeguamento degli spazi
pubblici, spazi di incontro e di condivisione nei quartieri, spazi di incontro comunali.
Tutto questo è il Evergreen Garden Village.
Sviluppato da GEI COMPANY GROUP.
General Contractor, specializzata nello sviluppo, progettazione e realizzazione di strutture socio-sanitarie ed assistenziali, edilizia
residenziale, impianti di energia da fonti rinnovabili ed Efficientamento Energetico degli
edifici, che ha destinato, tale “format” ai clienti
residenziali “over 60”: frutto del connubio dei
“format” residenziali USA ed europei (Olanda e Gran Bretagna) con il co-housing nato
in Danimarca nei primi anni ’70. Focalizza la
propria attenzione sull’importanza degli spazi
residenziali e di un ambiente favorevole per il
benessere, l’autonomia e la sicurezza dei clienti residenti.
A prescindere dall’età, dalle capacità e da
eventuali limitazioni funzionali della persona, a molteplici esigene di tipo sensoriale oltre che motorio con la sicurezza, la facilità e
la comodità d’utilizzo degli ambienti, sono gli
strumenti per rendere facile accogliere anche
gli utenti con difficoltà e/o disabilità.
L’alloggio che ospita con la relativa area residenziale, sono progettati in modo che siano
accessibili (senza barriere, né fisiche né sensoriali), comodi e sicuri e soprattutto per far sì
che si rendano ottimali i tempi di conduzione
delle attività quotidiane, grazie anche all’utilizzo delle nuove tecnologie.
Infine, il complesso edilizio è in un contesto
urbeo con un livello soddisfacente di assistenza, di servizi, di spazi ricreativi e di socializzazione.
Sostanzialmente, il format Evergreen Garden Village prevede abitazioni di buona ed
elevata qualità. Diventa importante, in questo
caso, la corrispondente adattabilità dei sistemi
di cure primarie e domiciliari interni al Villaggio. Nel complesso, non si tratta di soluzioni
autonome e autoreferenziali, ma di servizi di
comunità a tutti gli effetti. In analogia a quanto avviene nelle normali dimore, è possibile
integrare l’offerta senza imporre un cambio
di abitazione, se questa dispone di pochi servizi necessari a garantire la sicurezza abitativa
anche ad anziani con esigenze maggiori. Le
soluzioni abitative per la vita indipendente, in questo modello, non
“devono” offrire servizi,
ma garantire la necessaria base abitativa, integrando
queste soluzioni
con servizi di livello
non eccessivo (Residenza
protetta e Centro diurno integrato) rivolti a trattare residenti anche
parzialmente autosufficienti.
SENIOR VILLAGE
“PARCO DELL’OGLIO”
GEI COMPANY GROUP ha avuto l’incarico da un Committente privato per sviluppare, progettare e costruire, in un’area di circa 44 mila mq in località Calvatone (CR), un
complesso residenziale, destinato ad ospitare
clienti “over 60” autosufficienti e parzialmente
autosufficienti (Senior Village).
Il progetto, basandosi sul format “Evergreen Garden Village”, prevede la realizzazione
di un complesso residenziale con le peculiarità
di “Complesso Residenziale Autonomo”, inserito totalmente e in modo integrato nella realtà
del territorio, con al proprio interno soluzioni
modulari tali da assicurare:
• Unità residenziali in grado di garantire le
esigenze di privacy dei residenti e prive di
barriere architettoniche al fine di garantire
il prolungamento di una vita indipendente
per le persone anziane rafforzandone così la
libertà individuale;
• Spazi di convivenza previsti per un ridotto
nucleo di persone parzialmente autosufficienti in termini di cure e assistenza diretta
(Residenza protetta e Centro diurno integrato);
• Spazi adeguati alle esigenze di tipo relazionale, sociale e culturale dei clienti residenti, fruibili anche da residenti e visitatori
portatori di handicap;
• Spazi adeguati per l’esercizio di attività
sportive e ludiche in totale sicurezza e sotto
sorveglianza di istruttori e di specialisti.
Il format prevede l’abbinamento di unità
residenziali destinate a residenti “over 60”
del tutto autosufficienti e/o parzialmente
autosufficienti con strutture in cui fruire di
servizi, sia gratuiti che a pagamento, destinati principalmente alla qualità e benessere
dei residenti. Svolgere attività ricreative
godendo di un ambiente culturale
e sociale di elevato livello
“Modello Campus”,
ricevere trattamenti riabilitativi,
mantenere e
curare le proprie
facoltà psico-fisiche
conservandole attive ed
energiche, rallentando così la
perdita delle capacità residuali.
I residenti potranno disporre in loco del medico, dell’infermiere, del fisioterapista, dello
psicologo, dell’operatore socio-assistenziale,
ma anche della lavanderia, degli addetti alle
pulizie delle abitazioni e al giardinaggio, del
manutentore, di un servizio di vigilanza e sicurezza h24, di un efficace servizio di ristorazione e di consegna a domicilio. Tra i servizi,
le attività di animazione, attività culturali polivalenti (cucina, arti figurative, lettura, sport,
nuoto e golf ecc.).
Strutture per il benessere ed il tempo libero
(cioè SPA, piscine, parco giochi per bambini,
ecc.);
• Strutture socio-sanitarie (residenza protetta
privata per anziani parzialmente autosuffiGiugno 2016 - RedPlus Salute
17
salute | Aziende
cienti, Centro diurno integrato, Ambulatorio
medico);
• Strutture commerciali;
• Strutture ed Impianti comuni.
a. Strutture residenziali:
Il progetto prevede la realizzazione di 140
unità residenziali di pregio costituite da:
• Appartamenti di varie tipologie (monolocali, bilocali e trilocali, con cucina abitabile,
camera e bagno) con metrature dai circa
35/45 m2, ai 65/85 m2, all’interno di immobili residenziali (palazzine) di varie unità (da
un minimo di otto ad un massimo di dodici),
su massimo tre piani e quattro livelli.
• Ville singole e Villini multipli (villini da due
a quattro unità) con metrature da mq 82 a
mq 92, ognuna con il proprio giardino.
Le unità residenziali saranno prive di barriere architettoniche e predisposte per essere
integrate con sistemi di domotica e di chiamata
d’emergenza e supporto domestico, al fine di
consentire ai residenti, finché possibile, una
vita indipendente.
Tutte le abitazioni saranno dotate di sensori
antincendio, anti-allagamento ed antintrusione,
collegati telematicamente con il Centro servizi interno al Senior Village, presidiato h24.
Troverete: Centro Benessere (SPA con piscina termale) ; Hall; Sala polifunzionale (sala
per conferenze, sala da ballo, ecc.); Anfiteatro
all’aperto, bordo piscina e piscina scoperta;
Parco giochi; Campi da tennis, campo calcetto,
campo bocce
Strutture Socio-assistenziali e sanitarie:
• Residenza Protetta
• Centro diurno integrato (CDI)
• Ambulatorio medico
Strutture commerciali:
Mini-Market; Farmacia; Bar Tabacchi; Edicola; Salone Parrucchieri; Studio odontoiatrico
Strutture ed Impianti comuni:
Prevede la totale assenza di circolazione di
autoveicoli privati all’interno del Senior Village, a tutela della tranquillità e benessere dei
residenti, eccezion fatta per veicoli elettrici a
bassa velocità utilizzati come servizio Taxi interno e per il servizio di consegna a domicilio.
La viabilità carrabile è circoscritta al parcheggio esterno di superficie ed ai parcheggi
interrati per i residenti ed i clienti dell’Hotel.
La viabilità perimetrale, pure carrabile, è riservata alle passeggiate e jogging dei residenti, e
utilizzabile anche dai mezzi di servizio interno.
La rete dei percorsi interni e il perimetro
carrabile saranno dotati di panchine e di un sistema di illuminazione intelligente. Le residenze non avranno cancelli o recinzioni
Le unità residenziali e tutte le altre strutture
interne potranno essere accessibili attraverso
appositi transiti dotati di barriere superabili con
pass magnetici o altre soluzioni da individuare
in sede di progetto preliminare.
Il Senior Village sarà dotato di parcheggi
interrati, ad uso esclusivo dei residenti, che saranno realizzati nei pressi dell’area di ingresso.
In un area protetta e controllata da un sistema
di video sorveglianza sono previsti anche parcheggi “fuori terra” ad uso dei clienti esterni e
dei visitatori.
Nell’ottica di un Senior Village autonomo
lato soddisfacimento energetico, si realizzeranno due impianti di cogenerazione alimentati “a biomassa” con una capacità complessiva
di circa 400 KW in grado di produrre energia
elettrica, energia termica per aria condizionata,
riscaldamento e acqua calda.
Il Senior Village sarà dotato di un impianto di illuminazione intelligente, con lampade
Led, telecamere dome, schede di tele gestione
e telecontrollo via radio, scheda router Wi-Fi.
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Giugno 2016 - RedPlus Salute
09/02/16
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20:11
salute | Pelle
DANNI DA SOLE...
FINO AL MELANOMA
In questi anni e sempre di piu’ si vanno delineando e mettendo a fuoco
i danni di chi per anni si e’ crogiolato al sole senza le dovute protezioni.
di Chiara Rigo
M
Dott.ssa Chiara
Rigo,
specialista
in Dermatologia
e Venereologia
olte persone amano la tintarella e
addirittura in alcuni casi si parla
di “tanoressia”, una dipedenza psicologica dall’ essere sempre e comunque abbronzati, per cui il soggetto non riesce piu’ ad
accettare il suo colorito naturale senza la pigmentazione melanica, con conseguente precoce invecchiamento della cute fino a danni ben
piu’ gravi.
L’ invecchiamento cutaneo e’ la somma
delle interazioni tra il crono invecchiamento,
cioe’ quello biologico legato all’ ereditarieta’
dell’ individuo e il fotoinvecchiamento dovuto
ai fattori ambientali esterni, cioe’ accelerato
ed accentuato dall’ esposizione alla luce, dove
fondamentale e’ la durata nel tempo, cioe’ gli
anni di fotoesposizione .
I raggi solari sono in grado di causare un
danneggiamento cronico con accumulo di alterazioni notevoli, prima invisibili e poi sempre piu’ evidenti, sia a livello epidermico, che
20 RedPlus Salute - Giugno 2016
dermico e possono portare,da una parte ad una
serie di semplici inestetismi come le rughe,
la pelle secca, le lentigo solari o le macchie
melaniche,dall’ altra a fenomi piu’ gravi,che
vanno da un’ anomala iperplasia epidermica
denominata cheratosi, fino all’ induzione di
tumori cutanei, melanomi e non - melanomi.
Negli ultimi decenni tante campagne di prevenzione raccomandano di non abusare dell’
esposizione solare.
Seppure in maniera lenta nuovi comportamenti stanno prendendo piede nella gente,
che avverte la necessita’ sia di un rapporto
piu’ prudente con il sole,sia di consultare uno
specialista dermatologo per potersi godere a
pieno questo amico dell’ uomo e non trasformarlo in un nemico che puo’ causare problemi
anche molto seri.
Il sole giunge alla pelle dopo aver attraversato l’atmosfera e, grazie all’ ozono,che
trattiene la gran parte dei raggi nocivi, sulla
cute arrivano gli uvb,gli uva, la luce visibile
e i raggi ir .
Questi penetrano nei vari tessuti della cute
e causano danni diretti ,in parte il nostro organismo reagisce autoproteggendosi con vari
meccanismi, creando un’ ispessimento dello
strato corneo piu’ superficiale, e scatenando
la produzione di melanina, quindi l’ abbronzatura rappresenta la risposta al danno sul dna
cellulare provocato dagli ultravioletti.
La melanina e’ una macromolecola proteica
con spiccate proprieta’ di assorbire i raggi uv
,cercando cosi’ di limitarne i danni, questi ultimi pero’ vengono esaltati anche dall’aumentata produzione di altri nemici, i radicali liberi,
in particolare l’ ossigeno singoletto fortemente
aggressivo sulle membrane cellulari.
La tendenza a subire eritemi solari o a svi-
luppare forme di cancro cutaneo, sono inversamente proporzionali alla quantita’ e al tipo
di melanina presente.
Le differenze di razza e di colore della pelle
e dei capelli sono dovute al diverso grado di
attivita’ dei melanociti e alla natura chimica
delle melanine prodotte, che si distinguono in
eumelanine ( soggetti scuri e castani) con attivita’ protettiva e feomelanine (soggetti chiari
e fulvi) con totale incapacita’ di azione.
La pelle irradiata reagisce con formazione di eritema, cioe’ una
vasodilatazione del microcircolo del derma papillare, che
si traduce in leggero arrossamento, ma altre volte si arriva fino ad un eritema intenso,
altre ancora si aggiungano
altri effetti collaterali come
gonfiore o formazione di bolle.
Nel tempo si sono delineate una
serie di patologie legate proprio alla fotoesposizione, condizioni estreme caratterizzate
da foto-sensibilita’, cioe’ una reazione eccessiva ed anomala alla luce.
Le fotodermatosi costituiscono un vasto e
complesso gruppo di affezioni cutanee, che
scaturiscono ogni anno in seguito all’ esposizione solare.
Colpiscono il 10-20% della popolazione,
interessano inizialmente le aree foto esposte
viso,collo,decollete’,mani ,ma possono espandersi a tutto il corpo.
Si riconoscono cause molto diverse, generalmente vengono classificate in quattro categorie:
- Idiopatiche (in cui il fotosensibilizzante non
e’ identificato): orticaria solare,prurito attinico, dermatite attinica cronica, eruzione
primaverile giovanile, hydroa vacciniforme
di bazzin, dermatite polimorfa alla luce.
Quest’ ultima e’ la piu’ frequente,colpisce
per lo piu’ donne fra i 20 e i 40 anni, insorge
a primavera-estate, da poche ore a 1-2 giorni
dalla prima esposizione alla luce. E’ una forma acuta e ricorrente, causata dai raggi uva (e
quindi anche dall’ esposizione attraverso i vetri) con lesioni di vario tipo: macchie, eritema, papule e vescicole, persiste circa due settimane,
anche se ci si sottrae alla luce.
E’ recidivante, nel corso dell’
estate le lesioni si attenuano, le
sedi elettive sono la scollatura,
il viso, il collo e gli arti superiori.
-
Con disordini genetici (carenze della fotoprotezione naturale):
albinismo,xeroderma pigmentoso,sindrome
di bloom
- Fotoaggravate (malattie dermatologiche che
peggiorano con l’esposizione al sole): sono
una lunga serie come il lupus eritematoso, la
vitiligine, la rosacea, l’herpes simplex, clo-
Giugno 2016 - RedPlus Salute
21
salute | Pelle
asma, melasma, malattia di darier, pemfigo,
dermatomiosite etc.
-Mediate o secondarie,sono in assoluto le
piu’ frequenti, reazioni mediate da un agente
fotosensibilizzante noto che puo’ essere:
a)endogeno - luciti conseguenti a turbe
metaboliche (pellagra, porfirie) o
b) esogeno -si possono verificare reazioni
di fotoallergia acuta causate dall’ azione
tossica diretta da contatto con sostanze
modificate e attivate dalla luce. Queste
ultime,applicate direttamentesulla cute,
si trovano in prodotti chimici fotoirritanti, contenenti fragranze tipo olio di
bergamotto o cytrus aurantium o altro.
Oppure si hanno risposte tipiche immunitarie legate all’ assunzione di sostanze
introdotte per via sistemica come ( sulfa
midici,antibiotici,antiinfiammatori,agen
ti antineoplastici, griseofulvina, amiodarone, ecc.) E non dimentichiamo anche i
colliri medicati.
Continuando nell’ esporre i danni da sole,
caratteristica e’ la degenerazione attinica dell’
epidermide, cioe’ un’ alterazione del dna e del
processo di cheratinizzazione, detta discheratosi, che comporta l’ insorgenza di lesioni precancerose fotoindotte: “la cheratosi attinica” e,
in sede labiale, “la cheilite attinica” considera-
22 RedPlus Salute - Giugno 2016
ti oggi veri e propri processi tumorali in situ,
cioe’ locali.
Le cheratosi attiniche sono frequenti nei
soggetti di carnagione chiara con storia di
esposizione cronica al sole, aumentano con
l’ eta’, esordiscono come lesioni focali gialle o brune, piane o rilevate, talora con strato
ruvido o verrucoso, per lo piu’ multiple, se
compare arrossamento spiccato o erosione si
deve sospettare l’ evoluzione in carcinoma
Il carcinoma basocellulare e’ molto frequente nei soggetti di carnagione chiara ,l’ incidenza aumenta con l’ eta’, predilige il sesso
maschile, le regioni del viso, collo ,decollete’, puo’ avere aspetti variabili come piccoli
noduli rilevati, o come un’ erosione ricoperta
da squama-crosta, l’ evoluzione e’ progressiva con estensione ed erosione dei tessuti
adiacenti, ha una malignita’ locale.
Piu’ grave e’la variante di carcinoma spinocellulare che puo’ svilupparsi frequentemente
su una cheratosi attinica o su una malattia di
bowen l’ evoluzione e’ caratterizzata da invasivita’ locale, ma anche metastasi a distanza.
In quest’ambito uno dei cardini della prevenzione e’ rappresentato dalla limitazione
all’ esposizione solare, in particolare nei soggetti a rischio, gli uv rappresentano un fattore
determinante nell’ induzione alla formazione
di tumori cutanei .
Se si considera che negli ultimi decenni il
melanoma e’ il tumore con l’ incremento piu’
rapido nella popolazione bianca europea, soprattutto a causa della maggiore abitudine ad
esposizioni solari protratte e magari piu’ volte l’anno, per la maggior frequenza di viaggi
in localita’ tropicali durante i mesi invernali.
Oltre all’ eccessiva esposizione solare intermittente ,molto dannose sono le ustioni solari
subite nella prima infanzia, capaci di indurre
la comparsa di nevi melanocitici e nell’ eta’
adulta di melanoma.
Generalmente il rischio di sviluppare un
melanoma dipende da due fattori : intrinseco,
piu’ ambientale.
Fattori di rischio sono : familiarita’, fototipo i e ii di fitzpatrick ( soggetti biondi e rossi,
occhi e capelli chiari, tendenza alle scottature), presenza di un nevo che si modifica, soggetto portatore di elevato numero di nevi, eta’
sopra i 50 anni,presenza di altri tumori cutanei
o di altra lesione di melanoma, ma soprattutto
esposizioni solari eccessive e intermittenti e
ustione in eta’ infantile, che raddoppiano la
probabilita’ di ammalare.
Il melanoma e’ un tumore cutaneo maligno, che prende origine dai melanociti, cioe’
dalle cellule che producono la melanina, il
pigmento che rende scura la pelle, caratterizzato da un’ elevata progressione alla diffusione delle cellule tumorali a tutti i tessuti dell’
organismo e quindi alle metastasi.
Nel 60 % dei pazienti si sviluppa su cute
normale o da un nevo pre-esistente,piu’ colpite le donne, in queste stesse, maggiore e’ il
rischio di degenerare delle lesioni degli arti,
gambe e braccia, nel sesso maschile, invece,
piu’ colpito e’ il tronco. A questo punto che
cosa possiamo fare, quali attenzioni rivolgere
ai nostri nei e quando ci devono creare sospetto e allarmarci.? Oltre naturalmente alla visita
periodica dal dermatologo dobbiamo porre
attenzione a questi eventi.
Vale sempre la regola dell’“abcde” per
l’auto esame della pelle, cioe’ di una lesione dobbiamo valutare : a= assimetria, cioe’
se c’ e ‘ una crescita maggiore da un alto,
b=bordi, devono essere i piu’ regolari possibili, c=colore, se cambia colore e compaiono sfumature chiare o rosa-rosse o nerastre,
d=dimensioni, se in poco tempo aumenta di
estensione,e= evoluzione, se compaiono sin-
tomi anomali tipo sanguinamento, rottura,
prurito a questo punto bisogna andare subito
dallo specialista.
Da uno studio in australia, regione con il
piu’ alto tasso di melanomi del mondo ha dimostrato che l’ applicazione regolare di filtri
solari per un periodo di 5 anni ha ridotto in
modo significativo l’ incidenza del tumore
nel corso dei 10 anni successivi di controllo.
Da questo studio derivano indicazioni valide per una foto protezione corretta, in particolare per i soggetti a rischio, cioe’ adulti molto
fotoesposti, fototipi chiari e nei bambini.
Le regole sono: uso continuativo dei filtri solari con fattore di protezione alto 50+,
ma minimo da 30 in su, contenti filtri chimici
e fisici, sempre in qualunque ambiente all’
esterno mare, montagna, lago, campagna, piscina o citta’ e tutto il periodo dell’ anno.
Loro riapplicazione in particolari condizioni quali durante l’ attivita’ fisica con forte sudorazione ,dopo un bagno, o l’ esposizione prolungata e comunque ogni due ore.
Tuttavia una strategia mirata comprende
anche altri consigli come : evitare di esporsi dalle 12 alle 17, le nubi non trattengono
i raggi quindi fotoproteggersi anche quando c’ e’ nuvolo,usare i filtri solari alti anche
dopo abbronzati, l’ ombrellone non protegge
a sufficienza in quanto la sabbia riflette gran
parte dei raggi, cosi’ come l’ acqua e la neve
e anche i vestiti non sono protettivi, quelli
scuri attirano i raggi che passano attraverso
di essi, meglio quindi preferire vestiti chiari
sotto il sole e prima di indossarli applicare
le creme solari,inoltre per la produzione della
vitamina d, che fissa il calcio alle ossa, per
bimbi e anziani, non occorre cuocersi sotto il
sole, basta una esposizione di circa un’ ora al
giorno. Ricordarsi poi di applicare una crema
lenitiva dopo sole .
E’ buona regola poi imparare ad osservare
la propria pelle e segnalare tempestivamente
eventuali cambiamenti,e promuovere verso
se stesi, se necessario, un cambiamento di
atteggiamento, in grado di rivalutare la bellezza di una pelle chiara e protetta evitando
di considerare l’ abbronzatura il principale
canone estetico di buona salute...
Dott.Ssa Clara Rigo Verona - Milano
www.chirurgiadermatologiaestetica.it
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Giugno 2016 - RedPlus Salute
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salute | Normativa
DALLA LEGGE BALDUZZI
AL D.D.L GELLI
di Raffaele Piscitelli
S
Dott. Mario
Lepre,
Pres. sez.
Corte d’Appello
- Napoli
INTRODUZIONE
i tratta dei provvedimenti per ora
più importanti in campo sanitario.
La Balduzzi resterà in vigore fino a
quando il progetto Gelli non sarà approvato, eventualmente sostituendola. Parlare
della Balduzzi è necessario non solo perché è la legge oggi esistente ma anche perché, come si vedrà parlando del progetto
Gelli, il confronto tra i due metterà in luce
le differenze e servirà a chiarire le ricadute e gli effetti pratici che ne discendono,
e presumibilmente ne discenderanno,
sul piano operativo.
PARTE PRIMA
LA LEGGE BALDUZZI
Mi sono occupato della legge
Balduzzi in altri incontri, e prima di passare al decreto Gelli è opportuna una sintesi della medesima secondo la quale “l’esercente la professione sanitaria che nello
svolgimento della propria attività si attiene
a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde
penalmente per colpa lieve: questa norma,
quindi, sostituirebbe in ambito sanitario e
penale il principio civilistico di cui all’articolo 2236 c.c. riferito in genere ai prestatori d’opera intellettuale, quindi anche ai medici, a tenore del quale “se la prestazione
implica la soluzione di problemi tecnici di
speciale difficoltà il prestatore d’opera non
risponde dei danni, se non in caso di dolo o
colpa grave”. La legge Balduzzi aggiunge
poi che “in tali casi resta comunque fermo
l’obbligo di cui all’articolo 2043 del codice civile. Il giudice, anche nella determinazione del risarcimento del danno, tiene
debitamente conto della condotta di cui al
primo periodo”.
Corte Costituzionale 28.11.’73 n. 166
La Consulta fu chiamata a
pronunciarsi sulla legittimità costituzionale degli articoli
589 e 43 c.p. nella parte in cui,
in combinato disposto con l’articolo 2263 c.c. avrebbero escluso la
responsabilità del personale sanitario nelle
ipotesi di colpa lieve.
La questione fu dichiarata non fondata
in quanto l’articolo 2236 c.c. varrebbe ad
escludere la responsabilità del medico, per
colpa lieve, nei casi clinici di particolare
complessità, limitatamente al solo piano
della perizia tecnica, mentre in tali casi
potrebbe residuare la responsabilità penale anche per colpa lieve per negligenza e
imprudenza
Giurisprudenza di legittimità in genere
Come osservo più dettagliatamente parlando della colpa la giurisprudenza penale, in un primo tempo, e in via di principio tuttora contraria a che la regola di cui
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all’articolo 2236 c.c., ritenuta eccezionale
e quindi non estensibile analogicamente,
si applichi al giudizio penale, recentemente sul punto ha manifestato un revirement
ammettendo la rilevanza della norma civilistica “come regola di esperienza cui il
giudice possa attenersi nel valutare l’addebito di imperizia” (Cass., IV, 22.11.011,
Grasso ed altro)
to delle regole di prudenza che l’ordinamento impone”: con diversa espressione
potrebbe dirsi un richiamo alla necessità
di curare la singola persona e non l’astratta
patologia
La Cassazione penale (sentenza 11 marzo 2013 n. 11493, occupandosi di un caso
di responsabilità per omicidio colposo di
un ginecologo a seguito di danni cerebrali
conseguenti ad una asfissia intra partum,
La giurisprudenza recente
La più recente e approfondita sentenza per quanto qui interessa ha affermato che:
della Cassazione penale in tema di valenza - le “linee guida riguardano e contengono
solo regole di perizia e non afferiscono
di linee guida e protocolli è la 35922/012
ai profili di negligenza e di imprudenza”:
la quale, con ampia motivazione, sottoliesse “per avere rilevanza nell’accertanea essenzialmente come le linee guida,
mento della responsabilità del medico deinquadrate “dal punto di vista normativo”,
vono indicare standard diagnostico-tera“pur rappresentando un importante ausilio
peutici conformi alle regole dettate dalla
scientifico con il quale il medico è tenuto
migliore scienza medica a garanzia della
a confrontarsi non eliminano l’autonomia
salute del paziente.....e non
del medico” per cui “l’adevono essere ispirate ad
deguamento o il non adeesclusive logiche di ecoguamento del medico alle
nomicità della gestione”
linee guida non esclude
in quanto in ogni caso al
né determina automaticapaziente va garantito “il
mente la colpa”: ciò anche
miglior livello di cura”.
perché “spesso sono frutto
Quanto alla legge Baldi scelte totalmente econoduzzi la disposizione “obmicistiche, sono ciniche o
Onorevole Renato Balduzzi
bliga a distinguere fra colpigre” e “possono fornire
pa lieve e colpa grave solo
indebiti cappelli protettivi
limitatamente ai casi nei
a comportamenti sciatti,
quali si faccia questione di
disattenti: un comportaessersi attenuti alle linee
mento non è lecito perché
guida e solo limitatamente
è consentito, ma è consena questi casi viene forzata
tito perché diligente”. In
la nota chiusura della giudefinitiva “il nucleo del
risprudenza che non distinproblema è la valutazione
Onorevole Federico Gelli
gue fra colpa lieve e gradella diligenza e del rispetGiugno 2016 - RedPlus Salute
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salute | Normativa
la normativa sopravvenuta”. Per l’effetto è
stata annullata con rinvio la condanna per
omicidio colposo nei confronti di un chirurgo che, nell’esecuzione di un intervento di ernia discale recidivante, aveva leso
vasi sanguigni con conseguente emorragia
letale.
La Corte
Costituzionale
ve nell’accertamento della colpa penale”;
“non può pertanto essere utilmente evocata
l’applicazione delle linee guida che riguardano e contengono solo regole di perizia
e non afferiscono ai profili di negligenza
e imprudenza; né, trattandosi di colpa per
negligenza e imprudenza può trovare applicazione il novum normativo di cui alla
legge 189 del 2012, articolo 3, che limita
la responsabilità in caso di colpa lieve: si
tratta di affermazione di non trascurabile
rilevanza.
La quarta sezione penale della Cassazione, numero 16237 del 2013, di poco successiva alla precedente, ha ritenuto “l’attribuzione di rilevanza penale” nell’”area
fattuale costituita da condotte aderenti ad
accreditate linee guida alle sole condotte
connotate da colpa grave poste in essere
nell’attuazione in concreto delle direttive
scientifiche. Insomma, nell’indicata sfera fattuale, la regola di imputazione soggettiva è ora quella data dalla (sola) colpa
grave; mentre la colpa lieve è penalmente
irrilevante”: di tal che si sarebbe in presenza di “un tipico caso di abolitio criminis
parziale” in quanto “l’innovazione esclude
la rilevanza penale delle condotte connotate da colpa lieve che si collochino all’interno dell’area segnata dalle linee-guida o da
pratiche mediche scientificamente accreditate; il caso dovrà essere riesaminato per
determinare se esitano direttive di tal genere afferenti all’esecuzione dell’atto chirurgico in questione. Nell’affermativa si dovrà accertare se l’intervento eseguito si sia
mosso entro i confini segnati da tali raccomandazioni. In tale eventualità dovrà pure
essere chiarito se nell’esecuzione dell’atto
chirurgico vi sia stata colpa lieve o grave,
ne discenderà l’esistenza o meno dell’elemento soggettivo del reato alla stregua del-
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Orbene: questa decisione -a prescindere dal riconoscimento della efficacia della
norma nell’ordinamento penale e quindi
della sua concreta applicabilità a talune
fattispecie- denunzia una grave antinomia
tra la lettera della disposizione e l’accertamento a farsi da parte del giudice di merito. Ben vero l’esimente sancita dalla norma
riguarda il caso in cui l’operatore sanitario
si sia attenuto alle linee guida e alle buone
pratiche, ma non il modo in cui l’intervento
sia stato poi in concreto realizzato; in altri
termini l’esimente –stando alla norma in
commento- non può valere se nella esecuzione dell’intervento, pur effettuato secondo i detti standard, vi siano stati errori
dovuti a colpa, grave o lieve che sia.
In secondo luogo, la decisione per tale
parte si pone in insanabile contrasto con
quanto la stessa S.C. nella pronunzia richiamata 11493/013 ha sancito, avendo voluto appunto precisare i limiti in cui deve
muoversi la concreta applicabilità della
disposizione, quasi presagendo quel che
dopo poco si è puntualmente verificato.
La questione era a mio giudizio da considerarsi chiusa, ma un intervento di un autorevole esponente della Cassazione penale l’ha invece riaperta.
Per quanto qui interessa nell’intervento si è affermato che l’articolo 3 comma
1 legge Balduzzi “ha una portata innovatrice maggiore di quanto il suo testo clau-
dicante non lasci immaginare a una prima
lettura” avendo introdotto “nel diritto penale –sia pure con esclusivo riferimento
agli esercenti la professione sanitaria- il
concetto di colpa lieve che, secondo la ormai consolidata giurisprudenza della Corte
di Cassazione, non avrebbe potuto trovare
applicazione nelle ipotesi di colpa professionale neppure limitatamente ai casi in cui
la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà previsti
dall’articolo 2236 c.c.”: saremmo quindi
“in presenza di una abolitio criminis”, sia
pur di tipo “particolare in quanto differisce da quelle che elidono totalmente il reato....”.
Ora, se tale conclusione sotto il profilo
tecnico pare ineccepibile, molto meno lo è
il passo successivo in cui vi sono due asserzioni, per non dire tre, con carattere che mi
sentirei di definire di perentorietà, sia pur
mascherata dalla leggerezza del frasario.
Si afferma dunque che, stando alla norma, “certamente il sanitario non risponde
se ha errato, con colpa lieve, nell’applicare le linee guida mentre il caso particolare
necessitava che se ne discostasse” (questo
profilo, va detto subito, è stato rivisto dal
decreto Gelli); si aggiunge che “l’esonero
della responsabilità consegue anche nelle
ipotesi in cui il medico abbia, con colpa
lieve, errato nella esecuzione delle attività
raccomandate dalle linee guida”; infine che
“tale esonero di responsabilità non può essere limitato alla sola imperizia”.
La prima affermazione può considerarsi,
in un certo senso, corollario quasi obbligato dalla lettera della norma che, disponendo quale unica condizione il rispetto delle
“linee guida e buone pratiche” non pone distinzioni, e varrebbe quindi anche nel caso
in cui il “caso particolare” avrebbe imposto che da quelle ci si dovesse discostare:
corollario obbligato, sì, ma che non pochi
problemi comporterebbe nella pratica.
Senza volersi dilungare sul punto, è possibile infatti ipotizzare che, se il “caso particolare” imponeva che da quelle indicazioni
di massima ci si doveva discostare, esistessero “altre” linee-guida, buone pratiche o
quant’altro, diverse e confliggenti con le
prime. Ma i dubbi maggiori sono altri.
Innanzi tutto occorre domandarsi quale
sia l’espressione letterale della norma in
commento che giustifica la sua applicabilità anche ai casi in cui “il medico abbia,
con colpa lieve, errato nella esecuzione
delle attività raccomandate dalle linee guida”. Il commentatore non lo specifica, e
sarebbe invece stato necessario perché le
due situazioni –quella in cui la colpa lieve si realizza nell’aver scelto di adeguarsi
alle linee guida, e quella in cui si realizza
nel momento successivo della loro pratica
attuazione- non sono affatto omogenee o
equiparabili, bensì diversissime, la prima
implicando la scelta di una tecnica invece
di un’altra, la seconda le modalità di esecuzione di questa: pertanto nulla giustifica
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salute | Normativa
di cui alla legge 189 del 2012, articolo 3,
che limita la responsabilità in caso di colpa
lieve”.
una interpretazione estensiva attraverso il
procedimento analogico posto che la lettera della legge si limita a scriminare solo chi
si attiene alle linee guida e buone pratiche.
Non si può escludere che il commentatore, autorevole presidente di sezione della Suprema Corte, abbia inteso prestarsi,
per dir così, a una difesa “d’ufficio” della
Cassazione che nella richiamata pronuncia 16237.013 ha per l’appunto sostenuto
che la valutazione della colpa lieve debba
estendersi “anche” alle modalità di esecuzione dell’intervento (nella specie chirurgico) eseguito in applicazione delle linee
guida; ma facendo ciò si è messo parimenti in conflitto con altra sezione della medesima (sentenza 11493.013) che, quasi
presagendo quanto di lì a poco si sarebbe
verificato, ha testualmente affermato che la
legge in commento “obbliga a distinguere
fra colpa lieve e colpa grave solo limitatamente ai casi nei quali si faccia questione
di essersi attenuti alle linee guida e solo limitatamente a questi casi viene forzata la
nota chiusura della giurisprudenza che non
distingue fra colpa lieve e grave nell’accertamento della colpa penale”; aggiungendo
che “non può pertanto essere utilmente
evocata l’applicazione delle linee guida
che riguardano e contengono solo regole
di perizia e non afferiscono ai profili di
negligenza e imprudenza; né, trattandosi
di colpa per negligenza e imprudenza può
trovare applicazione il novum normativo
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Perplessità non minori, e sotto qualche
profilo anche maggiori, desta poi il richiamo alla nota sentenza della Corte Costituzionale n. 166 del 28.11.73 che precisò
che l’articolo 2236 c.c. vale ad escludere la
responsabilità del medico, per colpa lieve,
nei casi clinici di particolare complessità,
limitatamente al solo piano della perizia
tecnica, mentre in tali casi potrebbe residuare la responsabilità penale anche per
colpa lieve per negligenza e imprudenza.
Al riguardo il commentatore, oltre alla
affermazione secondo cui “l’esonero dalla
responsabilità consegue anche nelle ipotesi in cui il medico abbia, con colpa lieve,
errato nell’esecuzione delle attività raccomandate dalle linee guida”, lamenta poi
che quel dictum della Corte Costituzionale
“continui a influenzare ancora dottrina e
giurisprudenza, così che si tende a negare
che la colpa lieve possa avere rilievo nelle
ipotesi di negligenza e imprudenza collegate a una errata applicazione delle linee
guida e alle buone pratiche”; non spiega
tuttavia quale percorso argomentativo giuridico giustificherebbe simile allargamento
finendo con l’auspicare che “su tale questione” ci siano dei “ripensamenti”.
Ora, si è detto che non sembra in alcun
modo condivisibile una interpretazione
che estenda la operatività della norma al
“modo” in cui l’intervento attuativo delle
linee guida sia in stato in concreto realizzato; e se ciò è vero il problema di una ulteriore estensione interpretativa che giunga
a ricomprendere anche la negligenza e la
imprudenza non si porrebbe neppure, il
“meno” essendo per dir così assorbito dal
“più”. Ma è l’affermazione di base secondo cui, in materia di colpa, la limitazione
di responsabilità di cui all’articolo 2236
c.c. non dovrebbe limitarsi ai soli casi di
imperizia in prestazioni professionali di
speciale difficoltà, a destare la più decisa
perplessità.
La giurisprudenza penale, in un primo
tempo e in via di principio tuttora contraria
a che la regola di cui all’articolo 2236 c.c.,
ritenuta eccezionale e quindi non estensi-
bile analogicamente, si applichi al giudizio
penale, alquanto recentemente sul punto ha
manifestato un revirement ammettendo la
rilevanza della norma civilistica “come regola di esperienza cui il giudice possa attenersi nel valutare l’addebito di imperizia”
(Cass., IV, 22.11.011, Grasso ed altro, sopra citata) ma non è andata oltre; e davvero
non si intende come e perché si possano
oggi sovvertire principi da tempo acquisiti
traendo spunto da una legge che, tra l’altro,
lo stesso commentatore definisce “poco
tecnica e che presenta incongruenze e difetti anche gravi”.
Non è qui il caso di procedere ad una
“rivisitazione” della norma di cui all’articolo 2236 c.c. anche nei suoi eventuali
riflessi penalistici, ai quali si è comunque
accennato. Il bene-vita, il bene-salute sono
talmente preminenti per cui, se “ripensamenti” possono esservi ed essere anche auspicabili, non possono però essere oggetto
né di improvvisazioni né di forzature interpretative di leggi che sotto nessun punta di
vista giustificano “fughe in avanti”.
Più di recente va ancora citata la sentenza
della Suprema Corte 9923/2015 che, significativamente, tratteggiando la problematica connessa all’interpretazione della legge
Balduzzi, richiama appunto la 11493/2013
e non la successiva 16237/2013, precisando che può configurarsi la “colpa grave
nell’errore inescusabile che trova origine
o nella mancata applicazione delle cognizioni generali e fondamentali attinenti alla
professione, o nel difetto di quel minimo di
abilità e perizia tecnica nell’uso dei mezzi
manuali o strumentali adoperati nell’atto
operatorio, o infine nella mancanza di prudenza o di diligenza che non devono mai
difettare in chi esercita la professione sanitaria”.
Da ultimo va citata la 45527/2015, Collegio presieduto proprio dal commentatore
di cui si è discusso, in cui si afferma che
non può escludersi che le linee guida, “pur
trovando terreno d’elezione nell’ambito
dell’imperizia, pongano regole rispetto alle
quali il parametro valutativo della condotta
dell’agente sia quello della diligenza, come
nel caso in cui siano richieste prestazioni
che riguardino più la sfera della accura-
tezza di compiti magari particolarmente
qualificanti, che quello della adeguatezza
professionale”.
Questa sentenza sembra discostarsi non
di poco sia dalla pronunzia 1623/2013 sia
da talune affermazioni contenute nel commento sopra citato, in tanto perché viene
abbandonato qualsiasi riferimento alla imprudenza ma, soprattutto, perché la esclusione della rilevanza della colpa lieve viene per dir così relegata ad ipotetiche, molto
particolari né meglio specificate linee guida.
Volendo dare una valutazione d’insieme
della legge, oltre agli specifici profili fin
qui indagati, nel momento in cui lo stesso
commentatore del cui studio ci si sta occupando riconosce che la norma ha determinato una vera e propria abolitio criminis,
sia pure di natura particolare, si ha indiretta
conferma che laddove alla colpa lieve – da
sempre utilizzata solo al fine di determinare la entità della pena- si fa compiere un
incredibile “salto di qualità” divenendo il
limite al di sopra del quale e al di sotto del
quale il reato c’è o non c’è, la stessa andrebbe necessariamente definita per il principio
di tassatività di cui all’articolo 25 secondo
comma Cost.: compito indubbiamente arduo posto che neppure della culpa lata né
il codice civile né quello penale forniscono
una espressa definizione pur se numerose
disposizioni, anche nel codice della navigazione, la contemplano. E’ questa assenza
una delle più evidenti “criticità” della legge, tralasciandone altre quali il riferimento
alle “linee guida e buone pratiche”, che più
vago generico e indeterminato non potrebbe essere, tale da generare ampi margini di
arbitrio giudiziale; e deliberatamente volendo prescindere dai profili di sospetta incostituzionalità evidenziati nella ordinanza
del Tribunale di Milano del 21 marzo 2013.
Non v’è dubbio che –come osserva il
commentatore in discorso che, sotto altro
profilo, condivisibilmente riafferma la natura contrattuale della responsabilità del
medico, con tutto ciò che ne consegue in
tema di prescrizione ed onere della proval’intento del legislatore è porre un limite
alla responsabilità penale per colpa del
personale sanitario di modo che la sanzione penale rappresenti una extrema ratio:
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ma il punto è come pervenirvi, non sempre
un fine anche legittimo potendo essere giustificato dall’uso di mezzi impropri. Ma a
questo punto il discorso si allargherebbe,
coinvolgendo la responsabilità di un legislatore che unisce alla frettolosità la sciatteria, con il che i problemi, anziché risolversi, esponenzialmente si aggravano.
PARTE SECONDA
IL PROGETTO GELLI:
LUCI E OMBRE
La prima domanda che ci si deve porre
è, ove mai il progetto Gelli divenisse legge,
cosa ne sarebbe della Balduzzi: presumibilmente la sostituirebbe, in particolare per
quanto riguarda l’articolo 3 comma 1.
Prima di entrare nei dettagli ritengo che
al progetto vada riconosciuta una organicità
-anche se talvolta non disgiunta da una certa macchinosità- non riscontrabile nei molti
che lo hanno preceduto; la ricercata soluzione di taluni problemi messi
in luce dalla giurisprudenza,
là dove fa salve le “rilevanti
specificità del caso concreto”, in presenza delle quali è
lecito discostarsi dalle linee
guida; un serio tentativo nel
ricercare soluzioni alternative al processo ordinario.
Vengono innanzi tutto in
rilievo gli articoli 2 e 3 relativi al difensore civico in funzione di garante, e all’”Osservatorio” sulla sicurezza nella
sanità, entrambi mossi da encomiabili intenti: dovendo il primo acquisire segnalate disfunzioni del sistema assistenza sanitaria e,
verificatene la fondatezza, intervenire a tutela del diritto leso; dovendo il secondo, acquisiti dai Centri per la gestione del rischio
sanitario i dati relativi agli errori sanitari e
all’onere finanziario del contenzioso, adoperarsi per correggerli. Con quali modalità
e poteri, e in quanto tempo il garante possa verificare la fondatezza delle segnalate
disfunzioni non è problema da poco specie
se –come è intuitivo- debba essere garantito
l’anonimato dei sanitari.
Senz’altro da condividere aver previsto
il tentativo obbligatorio di conciliazione
sulla falsariga dell’articolo 696 bis del codice di procedura civile, dopo la fallimen-
30 RedPlus Salute - Giugno 2016
tare prova della mediazione: sul punto era
forse possibile “osare” di più; parimenti
opportuno aver previsto un “tetto” alla rivalsa, con il che l’obbligo del sanitario di
munirsi di assicurazione costituirebbe un
onere finanziario sostenibile.
Passando a quelle che, a mio giudizio,
appaiono come alcune criticità della legge,
occorre muovere da una fondamentale premessa: come affermato da diversi pronunciati della S.C. (2013, 2014)
e come è del resto ovvio, le
linee guida e le buone pratiche contengono solo regole
di perizia, non involgono
quindi ipotesi di colpa per
negligenza o imprudenza,
non si estendono cioè alle
condotte professionali imprudenti o negligenti. Eccoci dunque all’articolo 6 del
decreto Gelli che trascrivo: “L’esercente la
professione sanitaria che, nello svolgimento della propria attività, cagiona a causa di
imperizia la morte o la lesione personale
della persona assistita risponde dei reati di
cui agli articoli 589 e 590 c.p. solo in caso
di colpa grave”. A tenore del secondo comma “agli effetti di quanto previsto dal primo comma è esclusa la colpa grave quando, salve le rilevanti specificità del caso
concreto, sono rispettate le buone pratiche
clinico-assistenziali e le raccomandazioni
previste dalle linee guida come definite e
pubblicate ai sensi di legge”.
Il novum del decreto Gelli consisterebbe
dunque nello scriminare il comportamento
del sanitario anche in caso di imperizia; si
innova poi sul versante penalistico l’articolo 2236 c.c. nel senso che si prescinde
dall’esistenza di “problemi tecnici di spe-
ciale difficoltà”, bastando il rispetto delle
linee guida e buone pratiche.
Stando alla formulazione letterale della
norma la esclusione della “colpa grave”
sembrerebbe limitata all’errore dovuto solo
ad imperizia, in un certo senso un minus
rispetto alla Balduzzi che, scriminando la
colpa lieve sic et simpliciter, sembrerebbe
non distinguere tra imperizia negligenza e
imprudenza: questo profilo è stato comunque ampiamente indagato commentando
appunto quella legge.
Tornando al progetto Gelli, se ci si è attenuti a quelle regole due sono le possibilità: o la “imperizia” è, per dir così, a monte, cioè connota proprio le regole, ed in tal
caso è evidente che il sanitario che vi si è
attenuto non ne risponde; oppure –e questo
dovrebbe essere di norma il caso concreto,
andando però oltre la lettera della legge- il
sanitario ha bensì rispettato quelle regole
ma nel momento esecutivo le ha rispettate
male, per colpa, cioè a dire per imprudenza
o negligenza, ricadendo quindi anche se in
modo inconsapevole nel dettato della Balduzzi e delle sue incongruenze già rilevate
al riguardo: in altri termini, se linee guida e
quant’altro è stato rispettato non può esserci
stata “imperizia” ma solo, eventualmente,
“colpa” per imprudenza o negligenza nel
momento applicativo. Del resto l’articolo
6 in discorso -coerentemente, almeno sotto
questo profilo, con il fatto che le linee guida e quant’altro contengono solo regole di
perizia- parla appunto solo di “imperizia”;
e lo conferma il secondo comma quando dice “agli effetti di quanto previsto dal
primo comma”, che solo alla imperizia fa
riferimento: ma da questa non sembra che
possa giungersi a scriminare, depenalizzare
(come? in che modo?) la imprudenza e la
negligenza: per cui, sotto questi più che significativi profili, si confermerebbe quanto
detto a proposito della legge Balduzzi.
Tralasciando altri, e non proprio secondarti profili di criticità della legge, l’articolo 7 sancisce il doppio binario secondo
il quale, mentre le strutture rispondono ai
sensi degli articoli 1218 e 1228 del codice
civile, cioè per responsabilità contrattuale,
l’esercente la professione sanitaria risponde
solo ai sensi dell’articolo 2043 c.c., cioè per
responsabilità extracontrattuale e ciò che ne
discende in punto di prescrizione e onere
della prova.
La legge può certamente sancirlo, ma
la situazione che verrebbe a crearsi sotto
il profilo processuale diverrebbe di assai
difficile governabilità. Nella normalità dei
casi infatti nel giudizio di responsabilità
sono presenti le strutture, le assicurazioni, i
medici, per cui nello stesso giudizio avente
ad oggetto la medesima prestazione e il medesimo danno si innesterebbero due distinti
oneri probatori: confusione indescrivibile
appunto sul piano processuale, e con effetti
sostanziali….! Mi fermo qui!
Ancora. La posizione del medico non mi
pare proprio alleggerita sol che si pensi che
nell’azione diretta del soggetto danneggiato (articolo 12) contro l’impresa di assicurazione l’esercente la professione sanitaria
è litisconsorte necessario; e che, potendo
il giudice nel giudizio di rivalsa (articolo
9 comma 7) desumere argomenti di prova
dalla prove assunte nel giudizio instaurato
dal danneggiato nei confronti della struttura
o dell’impresa di assicurazione, l’esercente
la professione sanitaria si vedrà costretto ad
intervenire in quel giudizio; ciò a prescindere da un’altra non secondaria contraddizione tra questa norma e l’articolo 7 comma
3, secondo cui “l’esercente la professione
sanitaria di cui ai commi 1 e 2 risponde del
proprio operato ai senso dell’articolo 2043
del codice civile”; e a prescindere dall’obbligo del sanitario di stipulare un’assicurazione ad hoc (articolo 10 comma 3).
In conclusione un sistema macchinoso (e ci sarebbe altro da dire al riguardo)
che non raggiunge i principali obiettivi che
una riforma di tal tipo a parole dovrebbe
conseguire: una consistente maggior tutela
del medico; disincentivare la convenienza del paziente danneggiato a servirsi
del rimedio penale; porre ostacoli alla
prassi, già negativamente sperimentata nel campo della r.c.a., di
un aumento del
contenzioso,
e conseguente
lievitazione dei
risarcimenti e inevitabile esplosione dei costi assicurativi; porre un freno alla medicina difensiva.
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benessere fisico | Chirurgia Estetica
Più armonia
a glutei e polpacci
di Antonio Distefano
www.antoniodistefano.it
A
Dr. Antonio
Distefano
Specialista
in Chirurgia
Plastica
Ricostruttiva
ed Estetica
sottrarre armonia alla figura femminile (non solamente) non è solo
la presenza di rotondità e cuscinetti localizzati , ma anche la mancanza
di volume in punti critici a partire dai
glutei per arrivare ai polpacci.
In questi casi è possibile intervenire
con nuove e sofisticate tecniche chirurgiche in grado di compensare le carenze
così da restituire , in tempi brevi e con risultati duraturi , una silhouette più piena e
armonica “ riempiendo” , la dove possibile, le zone piatte introducendo del tessuto
adiposo o in seconda istanza protesico.
Glutei e polpacci sono aree del corpo
dove per natura il grasso tende ad accumularsi creando volumi che, qualora non
eccessivi, regalano armonia e bellezza
alla figura.
La carenza di grasso e/o la contemporanea atrofia muscolare specie dei glutei e
dei polpacci crea invece dei “ vuoti ” poco
gradevoli da un punto di vista estetico.
Le cause possono essere molteplici.
Atrofie muscolo/ adipose congenite,
ovvero presenti fin dall’età dello sviluppo, o la stessa sedentarietà possono creare analogamente mancanza di volume
che sottrae proporzione alle forme. Non
dimentichiamo che il passare degli anni
non è detto che determini un aumento del
tessuto adiposo. Parimenti esistono situazioni esattamente opposte in cui si verifica
uno “ svuotamento” con conseguente perdita di pienezza e tono.
Anche i rapidi dimagrimenti possono
34 RedPlus Salute - Giugno 2016
condurre a una perdita del tono e dei volumi glutei cosi come alcune patologie metaboliche o ormonali.
Per poter ripristinare i volumi del corpo
si possono impiegare due metodiche differenti: il lipotransfer , ovvero l’autotrapianto di grasso, indicato nei casi in cui la
mancanza di volume non è particolarmente significativa e si accompagna all’eccesso di adipe in altri punti del corpo; oppure
l’impianto di protesi, utile e necessario
quando i “ vuoti ” da riempire sono piuttosto importanti e in cui alla mancanza
di volume si associa una perdita del tono
muscolare sottostante.
Nel caso di una atrofia non severa dei
polpacci o dei glutei la presenza di discreti depositi di grasso su addome , fianchi
e cosce consente un sufficiente prelievo
da poter trasferire dopo opportuno trattamento che sarà
decisivo per il successo dell’
attecchimento finale del grasso reimpiantato.
Le nuove metodiche di filtraggio manuale del grasso
aspirato e la stessa aspirazione a basso voltaggio garantiscono un ottimo attecchimento adiposo, che con le classiche metodiche di aspirazione
ed
elettrocentrifugazione,
perdeva vitalità e con essa il risultato della correzione volumetrica che proprio durante i primi 6 mesi dall’intervento ha la
maggiore criticità di assorbimento.
Quando l’impianto di grasso non è sufficiente a restituire forma alle aree svuotate del corpo, si ricorre all’impianto di
protesi in gel di silicone, tecnica di comprovata esperienza brasiliana che si è rivelata non solo sicura ma anche di ottima
e indiscussa valenza estetica.
Le aree candidate all’impianto sono sia
polpacci che i glutei.
L’intervento è particolarmente indicato nei casi
di severe atrofie congiunte sia
di grasso che di muscolo e ,
al momento , rappresenta la
migliore alternativa al lipotransfer o a qualsiasi impianto di filler temporaneo
a base di acido ialuronico
che , in questi sedi , non
solo risulta economicamente dispendioso ma
che offre risultati mediocri.
Entrambi gli interventi vengono eseguiti con impianti
anatomici che ricreano fedelmente l’anatomia della regione da correggere restituendo armonia a tutto l’arto inferiore
o, come nel caso dei glutei,
anche alla parte superiore
del corpo rendendo evidente e armonica la correzione
come probabilmente nessuna
attività fisica non agonistica
avrebbe potuto garantire.
Non dimentichiamo sempre
di accertarci non solo della
esperienza dello specialista
a cui ci si rivolge ma anche
della struttura sanitaria nella
quale gli interventi vengono
effettuati.
Gli specialisti che si occupano di body contouring devono aver effettuato un buon
training all’estero al fianco di
chirurghi di comprovata esperienza internazionale e che per primi hanno inventato
e applicato le tecniche esposte.
Nessun testo o immagine visiva potranno garantire una adeguata e sicura formazione professionale.
Parimenti una struttura sanitaria che
garantirà una strumentazione e ospedalizzazione adeguata senza dubbio potranno
garantire sicurezza per un iter corretto e
soddisfacente al risultato desiderato dai
pazienti.
Se volete scrivermi
o farmi sapere
cosa ne pensate i
miei riferimenti sono:
[email protected]
in collaborazione con
Giugno 2016 - RedPlus Salute
35
benessere fisico | Medicina Estetica
Botox
batte Filler 2 a 1!
Il Mercato Racconta
I trattamenti con la tossina botulinica hanno doppiato i filler
di Ranieri Mazzei
R
Dr. Ranieri
Mazzei
Specialista
in Chirurgia
Plastica,
Ricostruttiva
ed Estetica
ecentemnte sono state pubblicate, a
cura dell’ ASAPS, l’Associazione
americana dei chirurghi plastici che
si occupano di estetica, le statistiche che riassumono i dati relativi ai trattamenti estetici e agli interventi chirurgici estetici eseguiti
nell’anno 2015 negli Stati Uniti.
Alcuni di questi dati sono molto interessanti, oltre che curiosi; ci danno un quadro attendibile circa l’importanza anche economica del
settore dell’”estetica” medicale all’interno del
gruppo i paesi più progrediti dal punto di vista
socio-economico.
Negli USA il settore della medicina e chirurgia estetica , nell’anno trascorso, ha segnato
un record mondiale sia per il numero di procedure eseguite, sia anche per la spesa complessiva raggiungendo la stratosferica cifra di 13,5
bilioni di dollari!
Di questa cifra imponente il 58% è stato
speso per trattamenti chirurgici, mentre il restante 42% per trattamenti non chirurgici.
Il dato più curioso, soprattutto per i non addetti ai lavori, che emerge da questa statistica è
che la tossina botulinica risulta al primo posto
come numero di trattamenti nell’anno 2015:
sono stati oltre quattro milioni i trattamenti
con il Botox; mentre quelli che hanno utilizzato filler a base di acido ialuronico, sono stati
quasi la metà. Al terzo posto, sempre come
36 RedPlus Salute - Giugno 2016
trattamenti estetici non chirurgici, vi sono i
vari trattamenti di epilazione sia eseguiti con
il laser che con la luce pulsata.
Per quanto riguarda la chirurgia estetica
al primo posto, come numero di interventi,
è sempre stabile la lipoaspirazione/liposcultura, al secondo la mastoplastica additiva
(aumento del seno con le protesi), al terzo
e quarto rispettivamente l’addominoplastica
e la blefaroplastica (correzione delle palpebre) e al quinto la mastopessi (modellamento e lifting del seno) ha superato gli interventi di rinoplastica.
Per chi desidera conoscere i dati completi, di seguito un estratto della pubblicazione
dell’ASAPS con il numero totale di trattamenti e la posizione in questa speciale classifica.
2015 Detailed Nonsurgical Procedures:
Injectables:
Botulinum toxin 4,267,038 1
HA Fillers 2,148,326 2
Radiesse 153,444 11
Sculptra 82,811 13
TOTAL INJECTABLES: 6,651,620
Skin Rejuvenation:
Chemical Peel 603,305 4
Dermabrasion 28,268 15
Fractional Resurfacing 326,120 8
Laser Resurfacing 92,075 12
Microdermabrasion 557,690 5
Nonsurgical Skin Tightening 471,759 7
Photorejuvenation 482,792 6
TOTAL SKIN REJUVENATION 2,562,009
OTHERS:
IPL & Laser Hair Removal 1,136,834 3
Nonsurgical Fat Reduction 160,170 10
Sclerotherapy 322,170 9
Tattoo Removal 46,574 14
TOTAL OTHERS 1,666,281
TOTAL NONSURGICAL PROCEDURES:
10,879,909
Viene spontaneo chiedersi a questo punto
quanti di questi dati siano validi anche per la
realtà europeain genere e per il nostro paese in
particolare.
Ovviamente dati così precisi per l’Italia non
esistono,si parla sempre di stime, ma sappiamo che comunque il nostro paese è ai primi
posti in Europa, dopo Gran Bretagna, Francia
e Germania,per numero di trattamenti estetici
chirurgici e non chirurgici; questo nonostante
la considerazione evidente che la crisi economica globale ha duramente colpito il nostro
paese e anche se qualche timido segno di ripresa si avverte qua e là, siamo ancora lontani
dall’aver recuperato il livello economico degli
anni pre-crisi.
Dall’analisi di queste cifre possiamo trarre
una conclusione inequivocabile: il benessere
personale, inteso nel sua sua più ampia accezione, è oramai entrato a pieno diritto fra i bisogni essenziali di una società moderna avanzata come la nostra; la richiesta di trattamenti medici che abbiano il fine di migliorare il
proprio aspetto facendoci sentire bene con noi
stessi, saranno sempre destinati ad aumentare
nel prossimo futuro.
Quali consigli offrire a questo punto? Valgono sempre le solite regole sempre attuali:
rivolgersi a professionisti seri, esperti, in possesso dei titoli abilitanti per l’esecuzione di
qualsiasi trattamento o intervento di tipo estetico; verificare sempre la qualità dei prodotti
utilizzati, valutare attentamente le strutture e le
modalità di applicazione dei vari trattamenti e,
a maggior ragione, degli interventi chirurgici.
Non abbiate timore nel fare domande e nel richiedere tutte le spiegazioni e, ultimo, ma non
meno importante, diffidate sempre del “low
cost”, quando si tratta della propria salute, non
solo del proprio aspetto, la ricerca del risparmio a tutti i costi, espone a potenziali rischi di
gravi conseguenza talvolta irrimediabili.
Giugno 2016 - RedPlus Salute
37
benessere emotivo | Vita da single
SEI SINGLE?
NON SEI SOLO:
SEI CON TE!
“Ti auguro FORZA E CORAGGIO per lasciar andare ciò che non nutre,
CURIOSITÀ ED UMILTÀ per accogliere ciò che potenzia,
CONSAPEVOLEZZA E VOLONTÀ per funzionare bene nel cuore,
nella mente e nel corpo”. (Barbara)
di Barbara Braghiroli
Fondatrice della Psicopedagogia
Integrata Evolutiva (PIE)
I
Dssa. Barbara
Braghiroli
Neuropsicopedagogista esperta
in Life Coaching
& Neuro Training
n amore si cade, si recupera, si risale e
poi di nuovo ancora. A volte non credere più è necessario per poter credere
di più. Capita di non credere più a nulla,
capita perché serve a poter credere di nuovo a tutto.
Invece di sprecare tempo e disperdere
energie su ciò che ti manca o hai perso, puoi
imparare a stare su ciò che hai e che non
perderai mai: te stesso! Come puoi pensare di ricevere “bene” dagli altri se non sei
tu il primo a volertene?! Ma soprattutto
come puoi pensare di conoscere gli altri
senza prima conoscere te stesso?!
38 RedPlus Salute - Giugno 2016
Il modus vivendi del conosci te stesso
ti libera dalle maschere e dalle paure che
ti impediscono di conoscere e soddisfare i
tuoi desideri più intimi e profondi.
Imparare a stare con se stessi significa
auto-indagarsi e staccarsi dai bisogni sentimentali che troppo spesso ti conducono
là dove non desideri veramente andare o
rimanere, ma dove ti portano le paure o
peggio le “etichette”.
Stare con se stessi richiede coraggio,
sincerità ed umiltà per poter fare leva sui
punti di forza e migliorare quelli più deboli, ma soprattutto per smettere di inseguire
chimere di perfezione o ricercare conferme
negli altri (auto-accettazione).
Solo quando il processo di auto-conoscenza si evolve in processo di auto-accettazione, si sviluppa la fiducia in se stessi e
un adeguato livello di autostima. C’è solo
una persona che può realmente farti sentire “piccolo” o “grande” quando impari a
darti il “giusto” valore: tu! Gli altri allora
possono funzionare per te da “specchio”
prezioso (e tu per loro!), invece che da boe
o ancore, per trovare tutte quelle risposte o
conferme che hai già dentro di te e che da
solo non sempre puoi vedere.
Non si può “stare con” nessuno se non
si impara a stare prima con se stessi! E’
quando scegli di condividere te stesso non
per colmare un vuoto o la solitudine che
stai realmente scegliendo di non essere
più solo. Ricorda … sentirsi soli in una
relazione è assai peggio e nocivo per la tua
autostima. Nietzsche docet: “Odio coloro
che mi tolgono la solitudine senza farmi
compagnia”.
La singletudine è una condizione ideale per fare silenzio interiore e per riappropriarti della tua autostima. E’ un momento
favorevole per dialogare con la tua guida
interiore (incondizionata da esperienze,
credenze o bisogni) e nel quale puoi diventare più consapevole di te, degli altri
e del tuo essere in relazione con gli altri.
Solo conoscendo, accettando ed amando
te stesso per ciò che sei puoi imparare a
guardare anziché vedere, ad ascoltare anziché sentire, cioè ad essere presente a te
stesso e quindi anche per gli altri. Ecco
spiegata la differenza tra l’assenza nella
presenza e la presenza nell’assenza, cioè
preferisci essere presente nella mente e
nel cuore del tuo partner anche quando
siete fisicamente distanti oppure il contrario?!
Conosci, accetta e ama te stesso se vuoi
davvero funzionare bene con gli altri!
Vuoi essere amato oppure preferisci accontentarti dell’idea di esserlo?! Un conto è
desiderare “un amore”, altra cosa è essere
“l’Amore”. Nel primo caso sei schiavo inconsapevole di un bisogno e di conferme
al di fuori di te, mentre nel secondo è il
desiderio consapevole che ti rende esploratore curioso per credere, sperare, provare e cambiare… fino a quando non senti di
“funzionare bene”, perché hai finalmente
imparato a dare priorità a chi fa di te la sua
priorità.
Impara dunque a stare con te, prima
che con chiunque altro! Perditi, cercati,
ri-scopriti per essere l’artista della tua vita
e riempirla di luce soprattutto nei tuoi giorni in bianco e nero. Sii te stesso e fai ciò
che senti, prima ancora di ciò che vuoi o
meglio di ciò che pensi di volere. Il sentire non si può scegliere e non mente mai,
mentre il volere si. Impara a sentire nella
tua “pancia” cosa che ti rende sereno e ti
appaga, perché è questa la chiave per il tuo
ben-essere sentimentale e per il tuo buonvivere amoroso.
Il tempo è il bene più prezioso che tu
possa dedicare a te stesso e a chi scegli di
vivere nella tua vita. Ora è l’oggi che diventa il tuo domani, quindi come scriveva
Shakespeare: “Non lasciare che un passato
senza futuro rovini il tuo presente”. Saper
gioire del tuo tempo con te e per te è una
sorta di “fuori tutto per rinnovo locali”:
devi prima “fare pulizia e ordine”, creare
spazio per il nuovo e il diverso che la vita
ha in serbo per te. Puoi fare, per più o meno
tempo, il fuori tutto di tutto o tutti tranne
di una cosa: te stesso! Tu puoi rendere te
stesso il tuo migliore alleato e compagno
di vita. Goethe scriveva: “La peggior cosa
che possa capitare ad un uomo è pensare
male di se stesso”. Il migliore innamoramento che tu puoi vivere è quello verso di
te, cioè imparare ad accogliere le tue zone
di luce e di ombra nel rispetto del migliore
obiettivo esistenziale che puoi porti: essere
felice e grato alla vita … in coppia o da
single che sia.
Prenditi il “giusto” tempo per imparare
ad amarti con le tue debolezze e per rispettarti nonostante i tuoi errori, perché la perfezione non esiste nemmeno in natura. E
poi … chi meglio di te può farlo?! Solo
così sarai pronto per salire su quel “treno”
dove poter condividere il tuo spazio senza
sentirti “invaso” e il tuo tempo senza sprecarlo inutilmente.
Se desideri parlare con me,
puoi consultare il mio sito:
www.barbarabraghiroli.org
Giugno 2016 - RedPlus Salute
39
benessere aziende | Startup
Progetto
Italia Startup
Treatwell, una scommessa per l’italia,
si parte da Milano e poi Roma…
a cura di Redazione RossoPositivo Group
T
reatwell, il più grande portale di prenotazione online in Europa per i trattamenti di bellezza, è arrivato in Italia la
scorsa estate ed è presente a Milano e Roma.
Dopo pochi mesi dal lancio conta centinaia di
parrucchieri, centri estetici e spa prenotabili
dal sito (www.treatwell.it) o domodamente
dall’app Treatwell, portando così il mondo dedicato al benessere e bellezza a portata di clic.
In pochi gesti, ovunque ci si trovi e in tutta semplicità, ogni utente potrà ora cercare e
prenotare in tempo reale un appuntamento per
il trattamento che desidera, filtrando la propria
ricerca per posizione, tipologia di servizio o fascia di prezzo. Sebbene la vita sia sempre più
frenetica, Treatwell nasce per aiutare uomini
e donne di ogni età a trovare un momento da
dedicare a sé stessi e per concedersi una coccola, dando vita a una casa virtuale per il mondo
della bellezza e del benessere. Potendo contare
su oltre 16.500 saloni di bellezza, parrucchieri,
spa e centri benessere già disponibili in tutta
Europa e in continuo aumento, Treatwell rappresenta quindi la risposta perfetta a ciò che
si sta cercando, anche last minute se ci si è
dimenticati di un appuntamento importante
oppure lontano da casa, per presentarsi più in
forma che mai a una cena inaspettata.
Treatwell è la piattaforma di prenotazione
online per i trattamenti beauty e benessere leader in Europa. Con sede a Londra, il gruppo
è stato fondato da Lopo Champalimaud nel
2008 e oggi conta più di 500 dipendenti in tutta
Europa, oltre 20.000 saloni e centri benessere affiliati e più di 10 milioni di persone che
ogni anno utilizzano il servizio per prenotare
trattamenti beauty e benessere. Treatwell registra una crescita superiore al 300% anno su
anno. Il fatturato previsto per il 2016 supera i
100.000.000 di euro.
www.treatwell.it
La storia di Treatwell
Tutto è cominciato a Londra nel 2008 attorno ad un tavolo da pranzo. Da quel momento il nostro obiettivo è sempre stato quello di
invogliare le persone ad esprimere appieno la
propria bellezza. Crediamo che ci sia un modo
migliore per ricercare e prenotare i trattamenti
di bellezza e benessere, che ci sia una scelta
più ampia e una maggiore predisposizione a
provare cose nuove. Vogliamo rendere la pre-
40 RedPlus Salute - Giugno 2016
notazione di servizi di bellezza e benessere
semplice e veloce, disponibile ventiquattro ore
su ventiquattro e sette giorni su sette. Treatwell
è sinonimo di bellezza per tutti, qualunque trattamento si scelga.
Oggi Treatwell è il più grande sito di prenotazioni di bellezza e benessere in Europa
e collabora con oltre 20.000 partner. La nostra sede principale è a Londra e possiamo
contare sul lavoro di 500 persone nei nostri
uffici presenti in tutta Europa. Tutto ha avuto inizio nel 2008 e negli ultimi anni abbiamo avuto modo di unire sotto il nome Treatwell altre società europee specializzate in
sviluppo tecnologico e prenotazione online
di trattamenti di bellezza. Il risultato oggi è
una società di successo: una piattaforma di
prenotazione di trattamenti di bellezza attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Rendiamo
la vita più facile ai nostri clienti e ai nostri
partner. Puoi scegliere orari e prezzi che ti
convengono ed allo stesso tempo affidarti
nelle mani esperte di professionisti del settore che ti daranno tutti i consigli di cui hai
bisogno per sentirti al massimo. Per i nostri
clienti e per i nostri partner siamo molto più
di un utile sito di prenotazione: con noi sono
liberi di esprimere sé stessi, ogni giorno.
I numeri globali
di Treatwell
• Treatwell è presente in 10 paesi europei: Regno Unito, Irlanda, Germania, Paesi Bassi,
Francia, Spagna, Italia, Svizzera, Austria e
Belgio
• Treatwell conta oltre 20,000 saloni e spa in
Europa
• Ogni mese si uniscono a Treatwell 1,500
nuovi saloni
• Ogni anno sulla piattaforma di Treatwell
vengono effettuate oltre 10 milioni di prenotazioni
• Più del 50% delle prenotazioni è effettuato
tramite mobile e tablet
• Più del 45% delle prenotazioni è effettuato al
di fuori dell’orario di lavoro
• Il 20% delle prenotazioni prevede un appuntamento entro le 3 ore successive
• Nei prossimi cinque anni Treatwell punta a
espandersi fino a essere presente in 20 paesi
• Il fatturato previsto per il 2016 è pari a 100
milioni di euro
• Oltre 50 milioni di utenti visitano la piattaforma ogni anno
Dati sui saloni
• In media le attività affiliate a Treatwell aumentano il proprio business del 15-20% (il
dato varia in base a fattori come la posizione
e il numero di trattamenti acquistabili)
• I trattamenti più richiesti in Europa sono:
oTrattamenti per capelli (taglio e piega)
oEpilazione
oMassaggi
oManicure e pedicure
oTrattamenti viso
Giugno 2016 - RedPlus Salute
41
42 RedPlus Salute - Giugno 2016
Giugno 2016 - RedPlus Salute
43
cultura | Arte
Una nuova catalisi
per una nuova arte
Le opere fotocatalitiche di Filippo Panseca
di Valentino Catricalà
Filippo Panseca
“R
Equilibrium è una
scultura in acciaio
inox alta mt. 5. La
sfera in lamiera
microforata ha
al suo interno ha
un sistema che si
attiva attraverso
il processore
Arduino in presenza
di inquinamento
aspirando
attraverso i fori
l’aria circostante
e con l’azione
ossidante del TiO2
abbatte i VOC gas
volatili tossici e
nocivi , formaldeide
emessa dai mobili,
pareti, divani,
etc. Residui della
combustione, nox,
sox, e’ attivo contro
le muffe i batteri e i
mercaptani (cattivi
odori), spegnendosi
automaticamente
dopo la bonifica.
Accademia di
Brera Chiesa
San Carpoforo
novembre 2015
Arte & Scienza
icerca” e “sperimentazione” sono due termini in apparenza lontani dal mondo
dell’arte. Due termini che suonano immediatamente come qualcosa di appartenenti
all’ambito scientifico. Non a caso, infatti,
è proprio dall’ambito scientifico che questi due termini nascono.
Quella di sperimentazione, ad esempio,
è un’accezione che comprende diversi
campi teorici e applicativi e che pone le
proprie radici intorno al 1600, epoca nel
quale viene utilizzato e applicato come
“pratica” da personaggi quali Galileo Galilei e Francis Bacon: nella pratica e nella teoria scientifica, sperimentale emerge
44 RedPlus Salute - Giugno 2016
come riferimento a ciò che è dato tramite
esperimento. E non è un caso che proprio
“esperimento” derivi a sua volta dal latino experiri e cioè esperire. Esperimentoesperienza-sperimentazione: questa è la
triade che da quest’epoca non lascerà più
non solo la scienza ma neanche il mondo
dell’arte.
Cosa accade, verrebbe da chiederci,
quando la ricerca e la sperimentazione artistica incontrano quella scientifica? Cosa
accade quando si intrecciano, si trovano e
si toccano due entità afferenti all’ambito
scientifico e tenute da molti anni distinte
dalla tradizione umanistica? Ciò che accade è una vera e propria alchimia, una
catalisi, fra due termini in apparenza – ma
solo in apparenza – tenuti distinti: una
modifica dello status quo, una modifica,
per dirla in termini scientifici, delle velocità di reazione.
Materia e materiali
È questo, ci sembra l’atteggiamento artistico di Filippo Panseca. Un nuovo atteggiamento che, come uno stregone nel
suo laboratorio, si è sempre basato su di
una ricerca continua con e sui materiali
che mediano tra noi e il mondo. Un lavoro
sui materiali che si è svolto senza pregiudizi di sorta e sempre in anticipo su molte
tendenze che in seguito si affermeranno.
Dall’opera satellitare del 1975 con Pierre Restany o dai primi digital painting del
1979; dal biodegradabile al fotocatalitico
passando per l’uso dei mezzi di comunicazione, come l’opera offerta dal quotidiano
La Repubblica nel 1976, alle Biennali,
Triennali e Quadriennali più importanti,
il segno distintivo di Panseca si è sempre
incarnato in questo continuo processo di
ricerca e di sperimentazione, di indagine
sui materiali – e le tecnologie – al di là
dei pregiudizi estetici, fuori e dentro gli
Una sfera
ambiti consolidati.
biodinamica,
A metà tra il gioco, la pura sperimenfotocatalitica e
luminescente di
tazione e la vera e professionale ricerca
mt. 10 di diametro,
scientifica, Panseca ha sempre riattivato
installata a Milano
la natura profonda di ciò che chiamiamo
in Piazza del
“invenzione”. Inventiònem, invéntus e Duomo, produrrebbe
giorno, il
cioè trovare investigando, scoprire ciò che beneficiodiambientale
è nascosto, mettere in luce ciò che rischia
pari ad un bosco di
125 alberi di alto
sempre di nascondersi: l’arte in quanto
fusto, mentre la notte
investigazione dei mezzi che mediano da
illuminerebbe la
sempre tra noi e ciò che chiamiamo “repiazza.
ale”, per farci capire qualcosa di più sui
Sfera biodinamica
rapporti che legano questi tre fattori.
fotocatalitica
L’arte fa male
Catalisi, dunque. O, ancora di più, fotocatalisi. Questa l’ultima ricerca di Panseca. L’ultimo esempio nel quale arte e
scienza si incontrano: l’esempio di una
in polistirene a
specchio di cm. 80
gonfiata con elio
fluttuante negli
ambienti, agisce
sul’inquinamento
indoor come 12
alberi di alto fusto.
Giugno 2016 - RedPlus Salute
45
cultura | Arte
Equilibrium
sempre meno inscindibilità tra arte &
scienza-scienza & arte.
Come accadde con la prima immagine
realizzata dall’artista al computer, nel
1979, nel quale scoprì che dei ragazzi
a San Francisco avevano costruito
un esempio di ciò che all’epoca
si chiamava elaboratore elettronico; e come accadde con l’opera satellitare quando scoprì
il satellite della Rank Xerox;
e, ancora, come accadde per
l’arte biodegradibile; e, infine, come è accaduto oggi
– e passando per altri, molti,
“come accadde” – alla scoperta del fotocatalitico: una
malta, ancora in via di sperimentazione, che purifica l’aria
riducendo le sostanze nocive.
Ogni scoperta – diceva Heidegger – non è mai una vera scoperta
ma un già trovato e, potremmo aggiungere, essa rappresenta un trovabile
e intuibile. Un intuibile che ci porta davanti a un’affermazione radicale: “l’arte
fa male”. L’arte, infatti, in senso fisico,
inquina. Quasi tutti i materiali utilizzati
dall’arte classica inquinano l’ambiente.
Quasi tutti i materiali, dunque, agiscono
entrando in relazione con noi in modo
drastico. Mentre noi ammiriamo un quadro e la sua simbologia, il quadro stesso
agisce attivando con il nostro corpo e il
nostro ambiente dei processi di inquinamento.
tari; ed, infine, è ancora la luce ciò che
interroga le opere catalitiche di Panseca:
la modifica della velocità di una reazione
chimica attraverso l’azione della luce. Dimostrata dalla scultura Equilibrio presentata al MAXXI di Roma per il BNL Media
Art Festival. Una scultura in alluminio
composta da una sfera in armonioso equilibrio su un cono: dall’interno della sfera
una luce stimola la vernice fotocatalitica
creando un ambienta di depurazione dato
sia dall’effetto fisico della vernice che
dall’effetto sensibile della luce che esce
dai piccoli pori della scultura.
Fotocatalisi per una nuova
arte e una nuova ecologia
Arte & Ecologia: ecco l’ultima dicotomia che ci permette di pensare gli ultimi lavori dell’artista. Pensare all’arte
non solo come rappresentante del bello,
di un fare estetico staccato dalla società
e dal suo ambiente, come molta arte contemporanea. Ma pensare all’arte come costruzione del presente: all’arte come bello, certo, ma anche come scienza e come
sguardo e azione con e nella società, come
ricerca e sperimentazione. Opere in via di
realizzazione come i digital painting fotocatalitici o le sfere fluttuanti, pensate per
gli asili, gli ospedali o gli ambienti privati. Opere che si svelano e ci mostrano
una performance continua: ciò che vediamo – similmente alle opere biodegradibili
o alle opere cinetiche – è la performance
continua che la luce, l’opera e noi creiamo
nel momento del nostro incontrarci. Una
performance che ci porta verso una nuova
idea di arte: dove l’arte diviene il principio motore di una nuova ecologia.
Progetto Miart
Milano 2016_5
sfere mt. 5
cadauna, in
polistirene a
specchio colorate,
fluttuanti,
biodinamiche
fotocataliche,
gonfiate con elio,
abbattono in loco
l’inquinamento
prodotto come
un bosco di 250
alberi d’alto fusto.
la luce
È la luce il principio vitale di questo
processo e, a ben guardare, uno dei principi del lavoro di Panseca. È la luce l’attore
che agisce sulle opere biodegradabili creando delle opere che mettono in mostra
il loro dissolvimento, come nella Vittoria
Alata installata nel 1981 sulla mano del
Napoleone di Canova nel Cortile dell’Accademia di Brera. Ed è ancora la luce la
materia dei video presentati all’importante mostra VideObelisco nel 1971: i fotoni
dell’immagine elettronica del video o, più
avanti, del computer e dei digital painting; come è ancora la luce, questa volta
“sparata”, il soggetto delle opere satelli-
46 RedPlus Salute - Giugno 2016
Giugno 2016 - RedPlus Salute
47
cultura | Musica
Il coro
degli stonati
a cura di Redazione RossoPositivo Group
L’
Auditorium di Milano, che costituisce la “casa della musica” dell’Orchestra Sinfonica e Coro di Milano
Giuseppe Verdi è stato inaugurato nell’ottobre del 1999 e in pochi anni si è imposto come uno
dei principali poli culturali della
città.
L’Auditorium di Milano nasce dalla ristrutturazione della
sala del Cinema Teatro Massimo,
progettato da Alessandro Rimini nel 1939 e
rimasto inattivo per molti anni. I lavori, resi
possibili dall’intervento dell’imprenditore
Agostino Liuni, sono stati realizzati su proget-
48 RedPlus Salute - Giugno 2016
to dello Studio Marzorati.
L’Auditorium, dopo l’intervento, ha un’agibilità di circa 1400 posti.
Le poltroncine sono distribuite nella platea
sagomata “a cucchiaio” e nella galleria a gradinate che sovrasta e avvolge la
sala con la sua balaustra curvilinea.
Il soffitto è contraddistinto da
travature reticolari a vista in cemento armato, originali dell’epoca, che si dispongono a raggiera
verso il boccascena con una configurazione suggestiva che il progetto di recupero ha valorizzato ed esaltato.
Il boccascena a conchiglia acustica ha una
larghezza di 20 metri.
L’eccellente acustica della sala è stata ottenuta tra l’altro ricoprendo il fondo del soffitto e le pareti con pannelli in legno di pero
diversamente curvati, distanziati fra loro, con
consistente massa lignea, atti a garantire le differenti esigenze di riflessione sonora fornendo
adeguati tempi di riverberazione.
L’esigenza acustica impone, oltre che all’interno, attenzione anche verso l’esterno con le
porte a doppio battente sovrapposto, con strati
fonoisolanti in tutte le murature e con coibentazioni acustiche negli impianti meccanici.
A copertura del palcoscenico sono state realizzate pannellature aeree, sempre in legno, a
formare vele distanziate fra loro, non solo per
esigenze acustiche, ma anche per il contenimento di schermi cinematografici. Sono state
installate attrezzature di ripresa televisiva di
tipo digitale, remotata o in remoto, che proiettano su due schermi posti ai lati del boccascena e su uno schermo centrale.
Concerto del
“Coro degli stonati”
Sabato 18 giugno - ore 20.00
Auditorium di Milano - largo Mahler
Pianoforte Pietro Cavedon
Direttore Maria Teresa Tramontin
Per il terzo anno consecutivo, il coro degli
allievi dei corsi di canto per “stonati”, organizzati da laVerdi, si esibirà davanti al pubblico dell’Auditorium di Milano: appuntamento
sabato 18 giugno (ore 20.00, ingresso libero).
In realtà, saranno ben tre i cori che saliranno
sul palco di largo Mahler, sotto la guida e la
direzione di Maria Teresa Tramontin, docente
dei corsi, accompagnati dal pianoforte di Pietro Cavedon: tre cori diversi, “costruiti” sulla
base dell’”anzianità” di frequenza e delle capacità tecniche acquisite nel tempo; tre cori
che tuttavia si riuniranno in un unico, solo,
grande gruppo formato da 170 voci, alla fine
del concerto, per eseguire tutti insieme Here’s
to You, l’emozionante brano di Ennio Morricone, tratto dalla colonna sonora del film Sacco e Vanzetti (1971) e immortalato dalla voce
di Joan Baez.
Numerosissimi i brani eseguiti durante una
performance che sarà innanzitutto una festa,
con grandi classici della lirica affiancati a brani pop, spiritual e jazz, passando per il musical
e la canzone popolare. Così ascolteremo, tra
gli altri, Ave Verum (Mozart); Requiem (Puc-
cini); When the Saints Go Marching In (traditional); Aggiungi un posto a tavola (TrovajoliFlastri-Garinei-Giovannini); Hallo Django
(Uli Fuehre); Scarborough Fair (antica ballata
medioevale ripresa da Simon & Garfunkel);
Funiculì funiculà (Turco/Denza); Canto di
Gloria (Nino Rota); Giovani liete (da Le Nozze di Figaro, Mozart); Gli aranci olezzano (da
Cavalleria Rusticana, Mascagni); Ecce gratum (da Carmina Burana, Orff); Every Time
I feel the Spirit (spiritual); Joshua Fit the Battle of Jericho (spiritual); Over the Rainbow
(Harburg/Arlen). Prima dell’esecuzione, il direttore introdurrà i singoli brani e spiegherà il
motivo per cui sono stati insegnati: ogni brano
infatti ha uno scopo didattico ed è stato scelto
specificamente con quella finalità.
Ma chi partecipa ai corsi di canto per stonati che laVerdi mette in campo ormai da 5 anni
con successo sempre (e sorprendentemente)
crescente, fino a diventare un vero e proprio
fenomeno? E perché lo fa?
Ci spiega tutto il M° Maria Teresa Tramontin:
“La chiave di volta è divertirsi e fare gruppo. Quest’anno gli iscritti ai corsi, divisi su
Il M--ª Maria
Teresa Tramontin
dirige il coro degli
Stonati
Giugno 2016 - RedPlus Salute
49
cultura | Musica
Biografie
quattro classi, sono stati quasi 200: il doppio
del 2014, con una cinquantina di persone che
hanno avuto la costanza di partecipare a tutti i
corsi, anno dopo anno. Nessuno praticamente
si conosceva prima; i gruppi sono molto eterogenei: si va dai 20 ad oltre 80 anni di età,
in maggioranza donne (la donna in genere
ha molta meno paura di esporsi dell’uomo!),
con un’età media tra i 50 e i 60; varie anche le
estrazioni e le professioni: c’è di tutto, studenti, professionisti, casalinghe, pensionati.
“Non c’è dubbio che per accostarsi alla
disciplina del canto, portandosi addosso la
‘fama’ di stonato, ci vuole una bella dose di
coraggio. Si deve lavorare molto sull’aspetto
psicologico, sulla consapevolezza del proprio essere, sul concetto di autostima e sulla
valorizzazione della personalità del singolo.
Bisogna sapere infatti che, nella stragrande
maggioranza dei casi, i partecipanti ai nostri corsi non sono stonati e alla base ci sono
spesso problemi di relazione interpersonale,
dovuti a situazioni pregresse del percorso di
vita: è un’area specifica del musicoterapista
più che dell’insegnante di canto. Si comincia
con un’audizione, per capire semplicemente il
timbro di voce, e se il soggetto è particolarmente stonato, meglio, perché il lavoro è più
fruttuoso. Gli allievi all’inizio si schermiscono, poi, instaurato un rapporto di fiducia con
l’insegnante, si aprono e manifestano. All’inizio, dunque, più che cantare si parla: molta
parola e poca musica, poi, andando avanti, la
musica prende il sopravvento. A questo punto,
cominciano le lezioni di consapevolezza corporea: sapere usare bene tutti gli organi fonatori, dal diaframma a tutto l’apparato, laringe,
faringe, lingua, fino alle corde vocali: spesso
50 RedPlus Salute - Giugno 2016
infatti i cosiddetti stonati non usano bene gli
organi fonatori. Un’annotazione determinante: è difficilissimo far cantare a bocca aperta
le persone timide: devono portarsi appresso lo
specchio per guardarsi. Il motivo è apparentemente semplice: ricordiamoci che la voce di
una persona è la sua carta d’identità: attenzione ad aprire la bocca, perché la voce è nostra
ed è lo specchio della nostra persona.
“Nel primo anno si arriva a cantare al massimo a due voci, con brani molto semplici,
attraverso un repertorio che va dal medioevo
al gospel, fino alla musica popolare. Nel prosieguo si lavora su tre e quattro voci (soprani,
contralti, tenori e bassi), con repertorio operistico, spiritual, musical. È bene sottolineare
che quello che non avviene mai durante l’insegnamento è il giudizio: gli allievi riescono
a crescere perché sanno che non saranno criticati nè giudicati sotto il profilo della voce e
del canto”.
Informazioni sui corsi
di canto per stonati
I corsi si svolgono da fine ottobre a metà
giugno al M.A.C. in piazza Tito Lucrezio Caro
1, con un appuntamento settimanale per ciascuna classe di 75 minuti circa.
Per informazioni, contattare da fine settembre Gianpaolo Scardamaglia, [email protected], tel. 02.83389236).
Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro
Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Ufficio Stampa Massimo Colombo
T. +39 02 83389.329 - C. +39 393 5285464
[email protected]
www.laverdi.org
Maria Teresa Tramontin, Direttore. È
mezzosoprano del Coro Sinfonico di Milano
Giuseppe Verdi da oltre 15 anni, sotto la guida del Maestro Romano Gandolfi fino alla sua
scomparsa.
E’ stata diretta da grandi maestri quali
Chailly, Ceccato, Caetani, Flor, Barshai, Jurowski, Slatkin, Fedoseyev, Morricone, Veronesi, King, Abbado, Sir Marriner, Zhang,
Rilling, Axelrod, Marshall, Jais, Grazioli. Ha
collaborato con numerose orchestre tra cui
Pomeriggi Musicali, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino, Orchestra Sinfonica di Lecco, Orchestra Toscanini e del Teatro Coccia di Novara; inoltre ha inciso cd con
Placido Domingo, Andrea Bocelli, Juan Diego
Florez, Lucia Aliberti e altri ancora.
Ha intrapreso il percorso musicale dapprima studiando pianoforte, teoria e solfeggio e
successivamente canto lirico e vocalità con
Angelo Conti, Sonia Sigurtà e Claudia D’Antoni. In qualità di corista e solista, fin dall’età
di 14 anni ha un repertorio che spazia dalla
musica rinascimentale a quella contemporanea, con una particolare predilezione per il
periodo cinque-seicentesco.
Si è specializzata con lode in Musicoterapia
presso la Scuola di Artiterapie di Lecco.
Ha insegnato musica in qualità di esperto
nelle scuole per oltre 16 anni tenendo anche
corsi di preparazione all’educazione musicale al corpo insegnante; educa al canto e alla
vocalità numerosi cori; ha diretto per dieci
anni il Coro dei detenuti del Reparto dei tossicodipendenti “La nave” nel carcere di San
Vittore di Milano, che si esibisce in numerosi
concerti.
Tiene il corso di Canto per Stonati da cin-
que anni, attività promossa da laVerdi per dare
la possibilità anche a chi è meno “dotato” vocalmente di avvicinarsi al mondo del canto in
modo sereno e privo di giudizi.
Dal 2008 è Maestro del Coro delle Voci
bianche de laVerdi.
Pietro Cavedon, pianoforte. Ha studiato
pianoforte presso la Civica Scuola di Musica
di Milano, sotto la guida del M.° Andrea Di
Renzo e del M.° Maurizio Carnelli.
Ha frequentato i corsi di perfezionamento
tenuti da Vitaly Margulis, Alfons Kontarski ,
Aldo Ciccolini. Ha seguito i corsi di Musica
da camera del M.° Rocco Filippini e del M.°
Franco Rossi, e i corsi di prassi esecutiva di
musica moderna e contemporanea del M.° Renato Rivolta.
Grazie all’ incontro con il M.° Ettore Borri,
presso il Conservatorio di Novara, nel 2006
inizia a studiare e approfondire un repertorio
poco noto al grande pubblico di musiche pianistiche e cameristiche di compositori italiani
del primo ‘900, concentrandosi sulla figura di
Felice Lattuada.
Ha preso parte a numerose stagioni e rassegne musicali in Italia e all’estero (MiTo
Settembre musica, Società dei Concerti di Milano, laVerdi di Milano, Società Umanitaria
di Milano, Milano Classica, Teatro Coccia di
Novara, Teatro Donizetti di Bergamo in diretta
radiofonica per Rai Radiotre nella trasmissione Piazza Verdi cui si aggiungono Lucerna,
Wurzburg.
Lavora in qualità di maestro collaboratore
al pianoforte presso la Fondazione Orchestra
Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi.
È insegnante di musica di scuola secondaria.
Giugno 2016 - RedPlus Salute
51
cultura | Bullismo
Si riferisce alla mostra di Alberto
Loro che la vede protagonista, ce ne
parli meglio
Sì. Si chiama “Un Angolo contro”, il
progetto è di Alberto Loro, bancario e pittore, anche lui multitasking come me, le
foto sono di Ivan Muselli. Se penso a mia
figlia dodicenne il bullismo e il cyberbullismo sono due tematiche tristemente
attuali. È soprattutto una campagna di
comunicazione fotografica senza scopo
di lucro, per denunciare ogni forma di discriminazione (omofobia, violenza sulle
donne, razzismo) attraverso la collaborazione di testimonial forti. E quindi eccomi in prima linea.
Usciamo
dall’angolo
di Raffaele Piscitelli
G
Xxxxxx
Xxxxxxxxxxxx
xxxxxxxxxxx
Gabriella Magnoni
Dompé
abriella Magnoni Dompé è
un’imprenditrice che si dedica
da molti anni con entusiasmo a
diversi progetti sociali, l’ultimo dei quali riguarda il bullismo e il cyberbullismo
e che l’ha vista protagonista in una mostra con l’artista Alberto Loro. Qui ci
racconta com’è stata messa all’angolo
e come ne è uscita. Ma soprattutto come aiutare chi
è paralizzato dalla paura
nell’angolo dell’emarginazione ad uscirne e rimettersi
in movimento.
“Vengo da una famiglia
matriarcale, nella quale l’elemento femminile è sempre stato predominante. Mia
madre ha dovuto inventarsi
imprenditrice, io sono stata “formata” per essere imprenditrice”
Cosa le ha insegnato sua
madre?
La responsabilità sociale e la cura dei valori. Non
volevo fare l’imprenditrice:
avrei voluto studiare lingue ed essere una interprete
giurata all’O.N.U.. Purtroppo non mi è stato possibile
perché figlia unica, senza
padre: avevo un’azienda e
una tradizione famigliare da
portare avanti, delle responsabilità. Quindi, dagli Stati
52 RedPlus Salute - Giugno 2016
Uniti sono rientrata in Italia e mi sono
laureata in Analisi delle decisioni strategiche all’Università Bocconi di Milano.
E la sua vita privata?
Mi sono sposata due volte: una in giovanissima età e una seconda volta a 32
anni. Il secondo matrimonio è stato con
il padre di mia figlia Rosyana, Sergio
Dompé. Con lui ho vissuto un’epoca di
Bruno Cerella
entusiasmo e innovazione: nascevano le
biotecnologie. La mia passione per la
“comunicazione” è stata appagata, sono
venuta in contatto con persone di grandissima levatura internazionale. Sono
ancora grande amica del premio Nobel
Kary Mullis e di sua moglie Nancy. Mullis è stato l’autore del processo di moltiplicazione del DNA (PCR), grazie al
quale abbiamo oggi il test del DNA.
Chi sono gli attori coinvolti nel progetto?
Coinvolge il giornalista, l’imprenditore, lo sportivo, e altri personaggi forti per
far capire che anche delle figure vincenti
possono essere passate per angoli diversi.
Ad ogni testimonial vengono poste due
domande: “Cosa significa essere messo all’angolo per te” e “Come uscirne”?
L’angolo diventa una metafora artistica
per spiegare l’isolamento fisico e psicologico, ma anche la riflessione che può
portare a svariate vie d’uscita.
Francesca
Bortolotto Possati
Poi si è separata
Dopo la separazione sono ripartita da
me stessa nel mio lavoro e in un lungo
percorso di aiuto verso il prossimo. Sono
convinta che il modo migliore per rendersi utile sia regalare ciò di cui più prezioso abbiamo: la nostra esperienza, e
l’esperienza dei nostri problemi.
Sono fermamente convinta che per
fare della beneficienza vera e concreta bisogna conoscere bene la causa che
si sposa e seguirla il più possibile nei
vari passaggi. In questo momento sono
concentrata sul tema del bullismo e del
cyberbullismo, perché avendo una figlia
in età adolescenziale mi avvicino a tutte
quelle problematiche che riguardano i ragazzi della sua età, ma non solo.
Giugno 2016 - RedPlus Salute
53
cultura | Bullismo
Di solito il bullismo riguarda i più
deboli e non ci si aspetta certo chef stellati o imprenditori di successo
Non sempre, non solo: è proprio questo che vogliamo ribadire. Il bullismo può
colpire anche persone di successo che
certo hanno più strumenti per difendersi. Negli stati uniti hanno esorcizzato il
problema tramite una trasmissione, mean
tweets di Jimmy Kimmel, cioè tweet vili
e cattivi. Il mal capitato famoso deve leggere dei tweet riferiti alla sua persona che
sono dei veri e propri colpi bassi. Il programma utilizzando personaggi famosi,
esteticamente belli e di successo, vuole
dimostrare che in realtà colui che è oggetto di bullismo non è un perdente o uno
sfigato, è il bullo che si sente grande in
quanto molto spesso anonimo nel cyberbullismo, ed è l’anonimato a dargli forza.
Marco Tardelli
Lina Sotis
A lei è mai successo di essere messa
all’angolo?
Sono stata messa più volte in un angolo, anche nell’infanzia, sperimentando in
prima persona un episodio di bullismo da
parte di una bambina più grande quando
ancora di bullismo non si parlava. Non riuscivo a comunicare la mia paura, il bullismo è anche questo: terrorismo psicologico che ti chiude in un silenzio obbligato
per la paura di conseguenze peggiori da
parte dell’aggressore. E’ brutto dirlo, e
spesso non si dice, ma il bullismo nasce,
come la violenza, anche all’interno della
famiglia stessa: genitori con eccesso di
aspettative nei confronti dei figli, i quali
sono improntati a vivere la vita che i genitori non hanno vissuto. Genitori spesso
lontani dai problemi quotidiani dei figli.
È così che si forma un angolo.
A questo punto ci chiediamo solo una
cosa, come uscirne?
Passando attraverso diversi angoli. E
dimostrando innanzitutto a me stessa,
con risultati concreti innegabili agli occhi
miei e del mondo, quanto valessi. È stato
un percorso difficile di recupero di fiducia, che mi ha permesso di diventare la
donna che sono oggi. E parlando di bullismo mi sento un pugile. Indosso i guantoni quando servono. Ma è importante non
54 RedPlus Salute - Giugno 2016
lasciare da sole le vittime, e aiutarle in
tutti i modi.
Spesso è il silenzio il primo problema
Per questo credo molto nella necessità
di comunicare la problematica del bullismo che proprio nella sua natura porta a
chiudersi. Più campagne si faranno più se
ne parlerà, più questo argomento diventerà un normale argomento di discussione tra loro e non a un tabù che porti alla
chiusura e all’isolamento.
E se dovesse accadere a sua figlia?
A mia figlia Rosyana insegno ogni
giorno a credere in se stessa e diffidare
delle critiche improduttive. Molto spesso
quello che gli altri ti dicono è una proiezione della loro realtà, non bisogna quindi sentirsi colpiti da chi in realtà è più debole di te ma si comporta da bullo.
Purtroppo la mia preoccupazione di
mamma per il cyberbulismo è legata a
dinamiche molto difficili da prevedere,
i ragazzi possono entrare in social dove
incontrano la persona sbagliata. A volte
pensano di poter trovare conforto nelle
proprie debolezze dai coetanei che invece
vengono usate dal bullo contro di loro.
Lei è una persona concreta, sa che
una mostra non fermerà il problema
È un punto di partenza non di arrivo, se
ne devono aggiungere molti altri da tutti
noi che abbiamo superato il problema e non
rimaniamo indifferenti. Sono consapevole
che non basta parlarne ma è sicuramente
importante farlo. Soprattutto chiedere consiglio ad esperti che sanno come aiutarti.
Sono Ambassador della Casa Pediatrica del
Fatebenefratelli, un progetto in divenire che
riguarda le problematiche mediche e psicologiche relative ai bambini e che sta ottenendo buoni risultati. La casa Pediatrica, grazie
al direttore il Professor Luca Bernardo, ha
uno sportello aperto 24/24 a disposizione
di chiunque abbia bisogno di aiuto contro
i fenomeni di bullismo e connessi. Ci sono
specialisti psichiatri e operatori che fanno
ricerca sul web contro il cyberbullismo, il
tutto a disposizione di tutti gratuitamente:
Contatto telefonico 02 63632903
Sito: www.casapediatrica.it
Il titolo di Cavaliere al Merito della
Repubblica è una gratificazione per il
suo impegno?
Senza dubbio ed è arrivato grazie al
mio impegno sociale. Lo vivo come una
prima tappa in un percorso senza fine che
necessita continuamente di sviluppo e dedizione.
Madelyn Renee
Compatibilmente alla sua attività
imprenditoriale si vede un giorno proiettata in una carica internazionale?
Sì, potrebbe essere anche questo un
sogno. Ma sono una persona pragmatica
e finché ho una figlia piccola non me la
sento perché ciò comporterebbe una forte presenza all’estero. Per il momento mi
concentro nel portare avanti i miei impegni nel mio paese e nella mia città, fino
in fondo, cercando di creare sinergia tra
il mio lavoro di ogni giorno ed i progetti
che si presenteranno. Ma la vita è imprevedibile ed io sono pronta.
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cultura | Bullismo
Mostra Un angolo contro
Galleria Glauco Cavaciuti
Via Vincenzo Monti 28 - Milano
Mostra 5 luglio al 12
Inaugurazione il 5 luglio dalle ore 18,30 alle 21
Artista Alberto Loro - Foto di Ivan Muselli
Il progetto Un angolo contro dell’artista Alberto Loro ha come fil rouge tutte le
forme di discriminazione e oppressione che ognuno di noi, in un momento della propria vita, si trova costretto ad affrontare. Il concetto dell’angolo si esprime dunque sia
come isolamento dalla società stessa, ma anche come il preciso momento di riscatto e
la volontà personale a volerne uscire; l’angolo si pone quindi come punto di arrivo, ma
anche come punto di partenza.
La discriminazione che si vuole demonizzare in questo progetto può avere più origini: dal bullismo alla misoginia, dall’omofobia al razzismo. La discriminazione stessa
nasce da una paura per il diverso, o semplicemente dal potere di poter opprime colui
che viene considerato debole e/o soggetto facile di discriminazione e manipolazione.
Non bisogna tuttavia fare l’errore di pensare che questa oppressione dell’individuo
avvenga solo nei luoghi che siamo soliti pensare e solo in alcuni strati della società.
Anche un manager di una banca, sia uomo o donna, potrebbe appropriarsi di questa subdola pratica per scopi personali. Il mobbing stesso può essere considerato una forma di
bullismo, dove la persona viene messa all’angolo, ma è anche questo il momento ideale
per poter reagire. Per questo motivo ho scelto testimonial “forti” tra i quali: Gabriella
Magnoni Dompé, Francesca Bortolotto, Marco Tardelli e Bruno Cerella.
Uscite dall’angolo!
Alberto Loro
56 RedPlus Salute - Giugno 2016
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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cultura | Wild Life Art
A sinistra,
Michele Vitaloni
“STRIPS” 2011
Busto di Zebra
Pasta di legno
Dipinto ad olio
Limited edition 9
h. 145 cm.
Michele Vitaloni
“Le opere di Vitaloni sono uniche nel suo genere a livello internazionale. La sua
arte penso che attragga lo spettatore anche emotivamente, oltre che per le sue
straordinarie doti di scultore iperrealista. I suoi animali riflettono l’uomo stesso, la
parte selvatica (WILD) della natura umana. Le sculture di Vitaloni sono presenti con
risultati sempre in crescita alle aste di Christies a Londra.” Tom Rooth
Associate
Director British
Pictures,
Head of Sale
Christie’s London
Michele Vitaloni
“Colossus”, 2012
Mixed media
Dipinto ad olio
Original
lung 450 cm.
a cura di Redazione RossoPositivo Group
L
a sensibilità artistica di Vitaloni
era evidente fin da bambino. Da
sempre affascinato dall’eleganza
delle forme, incuriosito dalla procreazione, dall’istinto di protezione... Ha voluto
rappresentare tutti questi eventi e valori,
con sapiente maestria scultorea, attraverso la figura animale selvaggia. Raccontare l’eleganza e la raffinatezza attraverso
un animale stupefacente come la zebra,
un cavallo con un mantello incredibile.
La simbologia della maternità con “La
regina del bosco”, una beccaccia che protegge la sua covata su un letto di foglie
appena cadute. La natura animale quindi
la natura dell’uomo, quella più profonda,
più inconscia. Tutti abbiamo a che fare con questa parte istintuale, specialmente quando parlia-
58 RedPlus Salute - Giugno 2016
mo di ispirazione artistica: gli artisti come
lui catturano e traggono forza da ciò che è
anticonvenzionale e emozionante ed evocano tale energia, attingendola come carburante dal profondo nucleo della terra.
La mente è “selvatica” in quanto è difficile tenerla sotto controllo, è come un
cavallo pazzo o una scimmia. Vitaloni come artista ci da l’opportunità di confrontarci con questa dimensione
che d’altronde appartiene a tutti gli esseri umani.
Poesia, musica, letteratura, azioni sceniche e performances: tutta l’energia selvaggia si è poi manifestata attraverso gli artisti nelle diverse discipline, in modo da rifiutare il senso di repressione, le inibizioni e le
paure. Lo scopo era ed è la libertà.
“ Tigre, Tigre, che bruci luminosa nelle
foreste della notte, quale immortale mano
o occhio ha potuto forgiare la tua orribi-
Michele Vitaloni
“Leopardo”, 2015
Bronze
Dipinto ad olio
Limited edition 9
h 62 cm.
le simmetria?” scrisse Blake nella poesia
“La Tigre”
Sentendo il ruggito della tigre dentro di
noi possiamo scappare, oppure trovare un
luogo dove far sentire la sua voce.
Oggi Vitaloni, è il rappresentante di
spicco della Wildlife Art e dell’iperrealismo scultoreo a livello internazionale. Un
modo di approciare l’arte unico sia per la
scelta dei soggetti, che per la tecnica originale in cui si esprime.
Un artista internazionale con più di 50
mostre in attivo, fra le quali si ricordano
quelle alla Royal Geographical Society
di Londra del 2010, la 45° Biennale di Venezia del 2011 e l’ultima prestigiosa personale alla Barclays Bank di Montecarloalla presenza illustre del Principe Alberto
II di Monaco.
Diverse sono le testate che hanno dedicato servizi sulla sua arte (Corriere
della sera, il Giornale, la Repubblica, Io
donna, ARTE, Oasis, A.D., Country Life,
BBC Wildlife...) senza dimenticare le interviste televisive che si sono interessate a
Vitaloni (RAI, BBC, ..).
Inoltre gode dell’attenzione di critici
d’arte del calibro di Giorgio Celli, Jean
Blancheart e Vittorio Sgarbi.
A Londra da Christie’s le sue raffinate opere iperrealiste vengono battute annualmente con risultati semprein crescita
insieme a quelle dei più importanti artisti
mondiali di questo genere.
Ma il lavoro di Vitaloni non finisce
qui. L’artista diventa anche naturalista è
infatti impegnato attivamente nella salvaguardia degli animali che sono sua fonte
d’ispirazione. Dare voce alla natura è il
suo motto. Infatti molte delle sue mostre
hanno come obbiettivo anche lo scopo benefico a favore e sostegno di progetti di
conservazione, quali ad esempio il Leopard Conservation Project e Trust The Forest.
www.michelevitaloni.com
Michele Vitaloni
“Tree of Life” 2012
Fusione in bronzo
Dipinto ad olio
Larghezza 160 cm.
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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cultura | Quote Rosa
le quote rosa
Argomento su cui ci si potrebbe aspettare, per una volta,
una totale unanimità, e che invece suscita ancora oggi una grande quantità
di interrogativi, che lo rendono un problema scottante e controverso
di Andrea Palermo
C
osa sono, innanzitutto, le cosiddette “quote rosa”? Si tratta dell’insieme delle norme che servono a
garantire una pari rappresentanza di genere all’interno degli organi rappresentativi,
ossia, volte a tutelare la presenza del sesso femminile, storicamente quasi escluso
dalla partecipazione politica e amministrativa. Non serve andare a molti decenni fa per ricordare l’eccezionalità che
figure come la “Lady di ferro” Margaret
Thatcher rappresentavano nel panorama
politico: casi particolarissimi di un ambiente altrimenti declinato quasi soltanto
al maschile.
Se tuttavia solo pochissimi, e molto
anacronistici, sarebbero disposti a negare
la parità intellettuale e di diritti del sesso
femminile, l’applicazione
pratica di metodi volti a
superare realmente le discriminazioni di genere
in politica (ma non solo)
è, come vedremo, molto più problematica di
quanto potrebbe apparire
di primo acchito.
Alcune posizioni contrarie alle quote rosa appaiono, ad uno sguardo attento,
espressioni di effettiva criticità che un legislatore attento
non può dimenticare o tralasciare
in nome di un interventismo dal sicuro effetto pubblicitario ma dallo scarso
beneficio reale. In prima battuta, si potrebbe obiettare come sia semplicemente irre-
60 RedPlus Salute - Giugno 2016
alizzabile l’obbligo per legge di rappresentanza di tutte le categorie minoritarie
per qualche criterio in un dato ambiente:
se le donne sì, perché non i giovani, gli
immigrati, le persone di colore? Sono tutte
categorie che potrebbero secondo lo stesso
principio avanzare a buon diritto pretese di
tutela della propria rappresentanza, e tut-
tavia è evidente il ginepraio normativo e
l’arbitrarietà che significherebbe prendere
sul serio questo obiettivo. Un altro ordine di buoni motivi di obiezione risiede nel
trascurare il primo dei criteri necessari per
una maggiore efficacia di un organo rappresentativo, ossia la reale competenza e
capacità di svolgere il mandato per cui si
viene eletti: dover preferire per
legge una persona appartenente ad una determinata
categoria, invece di una
dimostratasi più adatta a svolgere il ruolo
previsto, introduce una
discriminazione maggiore
di quella che vorrebbe eliminare.
E tuttavia nessuno di questi argomenti
risulta realmente decisivo, poiché è importante considerare la situazione di fatto
oltre ai principi: i principi presuppongono una situazione di originaria parità, che
tuttavia di fatto non esiste, e certamente
non sembra destinata ad esistere spontaneamente. Senza un intervento normativo,
come può essere possibile iniziare a tutelare soggetti che all’interno di ambienti di
rappresentanza elevata (si pensi agli organi governativi, ma anche ai consigli di
amministrazione delle grandi aziende, e a
tutti i gruppi di influenza sociale ed economica) hanno sempre goduto di una perpetua condizione di outsider, di noviziato, di modesto inserimento sia storico che
individuale all’interno dei reali giochi di
potere? E ci sono altri argomenti decisivi,
alcuni dei quali sono assurti recentemente agli onori della cronaca: si pensi alla
discussione sulla riduzione delle imposte
sugli assorbenti intimi. Una composizione amministrativa che abbia al suo interno un numero adeguato di componenti di
una minoranza non può che assolvere più
degnamente al compito di redarre buone norme indirizzate
proprio a tali minoranze,
indipendentemente dal
colore politico: si tratta
di una scelta di maggiore consapevolezza, che
mette in campo conoscenze incomprensibili per chi non
sia parte della fetta di società da tutelare. Una delle distribuzioni più sperequate
in questo senso è proprio la rappresentanza femminile, pari a quella maschile nella
popolazione, in minoranza notevolissima
nelle sedi rappresentative. Si tratta essenzialmente di realizzare, in un organo che
voglia essere realmente rappresentativo,
un raggruppamento che sia il più possibile corrispondente, per le caratteristiche
che sono possibili fonti di discriminazione, alla società che vuole rappresentare.
Un problema che ha un suo corrispondente anche nell’amministrazione di aziende
private: molte statistiche suggeriscono, ad
esempio, che aziende nella cui amministrazione il sesso femminile ha un peso rilevante sono meno inclini, a parità di altri
fattori, al rischio di default. Non significa,
con le quote rosa, avere la garanzia automatica di una qualità maggiore delle decisioni prese, ma semplicemente di prendere
atto di alcune qualità e disposizioni
che sono solitamente meglio incarnate dal sesso femminile. Non si
tratta di una considerazione sessista, non più di quanto siano
sessiste le stesse quote rosa: non
bisogna dimenticare che la legge
esiste per favorire la convivenza
tra diversi, non tra eguali. Il vero,
inoppugnabile motivo a favore delle quote rosa è infatti la tutela della
diversità, riconsiderare la diversità da
motivo di esclusione a insostituibile
valore aggiunto.
Giugno 2016 - RedPlus Salute
61
cultura | Moda
LA BORSA
O LA VITA
di Loredana Cervara
L
Loredana
Cervara,
esperta di moda
a borsa è oggi un vero e proprio
status symbol, una accessorio di
cui nessuna di noi può fare a meno.
Le donne in carriera la scelgono griffata
per ostentare sicurezza e successo, le giovani puntano alle più celebri cult bag e
anche le più restie di noi cedono di fronte
al fascione delle borse storiche.
Questo “accessorio” possiede una fortissima carica emotiva può essere l’espressione più profonda della vita di una
donna: compagna, ricettacolo di segreti,
status symbol e mezzo per mettersi in
mostra. La presenza di tante emozioni
spiega e a volte giustifica la posizione di
quest’accessorio nella cultura della moda
contemporanea. La borsa è l’accessorio
per antonomasia, il punto focale di goni
outfit e l’unico che vive di vita propria.
62 RedPlus Salute - Giugno 2016
Se infatti il cappello esalta la capigliatura, le scarpe il piede, gli occhiali il
viso, il foulard il collo, la borsa è l’unico
elemento che dona a tutte le donne, alte ,
basse, longilinee o meno. Che sia firmata
o anonima, sappiate che l’unica a darvi
l’aspetto che desiderate sarà quella di una
forma che armonizzi con il vostro corpo.
Evitate le maxi bags se siete minute e
le micro pochette se siete molto alte. Ma
sarà la forma a dare il vero effetto contrasto: scegliete modelli tondeggianti se
siete spigolose e squadrati se siete formose. Evitate se possibile le borse a tracolla
mortificano la forma del seno e appesantiscono fianchi e girovita.
Il bon ton ci insegna che la
borsa andrebbe sempre
abbinata alla scarpa,
ma la moda contemporanea ci mostra ben altri accostamenti, Lo street
style ci impone tutto
il contrario di tutto.
Oggi giorno la borsa
elegante si porta con
le infradito e le tennis proprio per creare quel contrasto che
andrà rendere unico e
personale ogni outfit.
Ma fate attenzione
per azzardare abbinamenti contrastanti
è necessario un occhio che spesso solo
gli stilisti possiedono. Esistono decine
e modelli di forme
differenti: il sogno di
noi donne è di possederli tutti o almeno
quelli base da avere assolutamente ossia
i “must-have”.
Tra le più desiderate c’è la Chanel 2.55.
E’ stata la borsa rivoluzionaria per la sua
praticità, che a permesso alle donne di
avere le mani libere e deve il suo nome
alla data di creazione ossia febbraio 1955.
La baguette di Fendi squisita pochette
italiana resa famosa dalla serie televisiva
“sex and the city” con uno splendido assortimento di colori e materiali resta sempre un punto di riferimento per le donna
glamour. E poi Hermes con i suoi capolavori assoluti: La Birkin e la Kelly. Due
borse dedicate a due grandi donne: Jane
Birkin e Grace Kelly. La Kelly disegnata
negli anni 30 divenne un vero must solo
quando nel 56 la star di Hollywood neo
principessa di Monaco venne immortalata ad ogni uscita con una delle sue
adorate borse che presero grazie ad
un ottima opportunità pro-
mozionale il nome
della principessa.
La Birkin che prende il nome dall’attrice e cantante Jane
Birkin, sempre irraggiungibile al braccio
delle donne più ricche e alla moda del
mondo. Ma questi
furono anche gli anni
di Elsa Schiapparelli
che disegno il primo
secchiello con tracolla, di Gucci con
la sua borsa bicolore
in tela verde e rossa
e delle piccole borse
del gioielliere VanCleef&Arples creazioni uniche ancor oggi molto apprezzate.
Alla fine degli anni 70 venne introdotto il
nylon grande creatrice ne fu Miuccia Prada con una collezione di borse e sacche
che divennero ben presto lusso in forma
astratta, in poche parole la moda come
arte povera. Il nylon di Prada riscosse
un grande successo un accessorio ancora oggi indispensabile nel guardaroba di
ogni donna alla moda.
E che dire delle Louis Vuitton le borse del marchio francese divenute famose
nell’epoca d’oro dei viaggi internazionali.
Epoca dell’oriente express e delle navi a
vapore che attraversavano l’atlantico.
Queste borse sono da sempre un investimento sicuro. La storia della
borsa accompagna l’emancipazione femminile e le sue evoluzioni
descrivendone il costume e le
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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cultura | Moda
mutazioni attraverso i secoli. La borsa può
essere definita la nostra seconda casa. Ne
esistono decine di modelli e forme diverse
ma non scoraggiatevi in realtà nel nostro
comune guardaroba ne bastano solo tre. La
shopping bag che possa contenere il nostro
mondo dalle 8 fino alle 20.00 in pellami solidi e indistruttibili e in colori basici facilmente abbinabili, è la borsa da tutti i giorni
grande e confortevole. La borsa “strutturata” rigida o semirigida meglio se a mano in
colori classici che si presti alle occasioni
di rappresentanza. Infine la borda da sera
piccola e preziosa in materiali pregiati e
unici per durare anche una vita. Le borse
non sono solo storia ma anche le indiscusse
protagoniste delle sfilate, proposte in ogni
forma e dimensione da portare a tracolla
o a mano in pelle o in tessuti tecnici, per
il giorno e per la sera. La prossima estate
non abbiate paura di osare perché la parola d’ordine sarà stravaganza nei colori nei
materiali ma anche negli abbinamenti. Toni
pastello nuance luminose come l’argento e
tinte naturali poche sfumature accese con
eccezione per il blue elettrico ed il rosso
fuoco. Tracolle a catena simmetrie di pitone colorato geometrie che uniscono pelle,
sued lucertole e coccodrillo. Stampe e ricami all’uncinetto applicazioni di pietre o
borchie, borse dipinte a mano come quadri.
Eccentrici o minimal eleganti o stravaganti
questa primavera sarete sempre e comunque alla moda. E ora a voi la scelta!!
Se volete scrivermi
o farmi sapere
cosa ne pensate i
miei riferimenti sono:
[email protected]
in collaborazione con
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cultura | Galateo
PSICO BIO-GALATEO:
IMPARARE FACENDO
di Valeria Guerra
I
mmaginate una terrazza sul mare, la luna
piena, una leggera brezza e una tavola
elegantemente preparata: tutto è perfetto!
Mangiare non è solo nutrirsi, è soprattutto
un’esperienza che dà piacere e stimola i sensi.
È festa, bellezza dello stare insieme, del godere e del far godere agli amici uno dei migliori
piaceri della vita, preludio ad altri piaceri…
Valeria guerra
Psicologa
Psicoterapeuta
Ecco che a un tratto l’incanto svanisce:
che cosa è successo?
Giungono gli ospiti attesi, voci che si sovrappongono, presentazioni frettolose, atteggiamenti marcatamente sopra le righe e modi
di dire convenzionali. Peccato, sarebbe bastato un tono di voce moderato e buone maniere
e l’incanto non sarebbe svanito.
Se questo, abitualmente, non accade s’intende che la questione è più complessa di quel
66 RedPlus Salute - Giugno 2016
che appare.
Buon punto di partenza per osservazioni
concrete riguardo tale complessità è stata la
partecipazione a convegni inerenti la mia professione di psicoterapeuta; convegni cui di solito segue la cena di gala con consueta rappresentazione del paradosso dello stile. Proprio
quelle persone che poco prima dal podio dei
relatori, impettiti e saccenti, pontificavano devianze comportamentali e taumaturgici rimedi, lasciano sull’imbandito piatto del simposio
la colpevole ignoranza del lessico conviviale.
Trovo sorprendente costatare che esperti
della comunicazione, professionisti dell’immagine, del marketing, della selezione del personale e scrittori di grande genialità proprio a
tavola dimenticano, non diversamente dalla
maggioranza delle persone, le norme del Galateo; proprio loro che insegnano come conoscere una persona decodificando il linguaggio
del corpo.
A meglio osservare la mancanza di autodisciplina a tavola rappresenta un aspetto di trasversalità sociale che impensabilmente accomuna stratificazioni culturali, professionali e
generazionali inimmaginabili appena lasciata
la tavola.
Una specie di livella sui generis alla Totò.
Alla luce di queste considerazioni ho preso
la decisione di proporre un corso di Psico biogalateo pensato come mezzo di riflessione e di
lavoro su sé stessi.
Consapevolezza è, sottotraccia, il leitmotiv
del titolo a tema.
Portare in noi la consapevolezza che - in
una delle azioni quotidiane più consuete come
il mangiare, più abitudinarie e quasi inconsapevoli com’è il guardare, il muoversi, il conversare e il rapportarsi con gli altri - involonta-
riamente ci si mostra come effettivamente si è
e come, forse, non vorremmo mostraci: è l’occasione per conoscerci a fondo e riprendere il
dominio di noi stessi.
Infatti, a tavola più che in altre situazioni si
abbassano inconsapevolmente le difese, ci si
lascia andare e a un attento e preparato osservatore esterno si mostra la natura più recondita del proprio essere, l’esteriorizzazione della
propria vera essenza.
Durante la giornata, ci diamo un tono, ci
costruiamo un’immagine, interpretiamo una
parte e la finzione talvolta bene o male regge
fino al termine della recita.
A tavola no, non è così.
La tavola è la cartina al tornasole che mostra chi realmente siamo e smaschera la finzione.
Occorre ricordare che i neuro scienziati
cognitivi dicono che il cinque per cento del
nostro comportamento giornaliero è controllato dalla nostra mente cosciente mentre il
novantacinque per cento dal subconscio. Dunque, nella nostra esistenza quotidiana la mente
subconscia è la fonte biologica più potente. La
mente subconscia è un nastro registratore che
ci controlla e, quando lo fa, lo fa senza che noi
ce ne accorgiamo. Preso atto di questo naturale stato del nostro essere, si può consapevolmente decidere di porre sotto controllo la parte
che di noi sfugge.
V’invito dunque ad accomodarvi a tavola, a
estraniarvi dalla situazione di commensali per
porvi come osservatori non visti anche di voi
stessi.
Passi che si abbia una fame da lupi e che
questo robusto appetito è spesso la trappola
che disvela senza troppa fatica quanto abbiamo fatto nostro il rispetto per le regole della
buona educazione (sobrietà ed equilibrio sono
segni di rispetto per i nostri commensali, per
il cibo, per l’amore e la fatica verso chi lo ha
preparato e per chi lo ha offerto).
È a questo punto che si alza il sipario e si dà
inizio alla rappresentazione di sé: rappresentazione il più delle volte tragicomica e imbarazzante in quanto è proprio in questa circostanza
che le lacune comportamentali si notano maggiormente e rivelano le nostre radici culturali e
il nostro livello di evoluzione. è in conseguenza di tale generale e demoralizzante situazione
che mi sono posta il compito di individuare un
modus operandi che permetta di essere protagonisti della scena invece che semplici burattini manovrati dalla propria emotività.
Vero è che siamo a tavola, ma facciamo che
non comandi la pancia!
Scegliere consapevolmente di concentrarsi sul come si mangia, scegliere di tenere la
mente concentrata sulle azioni che stiamo
compiendo, rimanere in uno stato di presente
attenzione ci dà la possibilità di essere vigili e
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cultura | Galateo
matico, solo in rarissimi casi potrebbe verificarsi il miracolo e non è il nostro caso, succede
dopo aver scelto e voluto fortemente di vivere
un’esperienza di trasformazione profonda.
di iniziare un percorso di autoconoscenza.
Mi è stato più volte richiesto di occuparmi
della selezione dei candidati nell’ambito di
nuove assunzioni e - passi il curriculum, passino i colloqui, le prove attitudinali, i test Minesota, Luscher e altro, ci mancherebbe – se
mi è concesso porto il candidato a colazione
e lì converso.
Lì comprendo e ottengo molte più informazioni di quante me ne darebbe ogni altro test
perché come è noto il corpo parla e, a differenza della parola, non mente mai.
Credetemi, con quella prova si ha una lettura di straordinaria efficacia.
La tavola è un valido paradigma per comprendere se si è effettivamente congruenti con
quanto si afferma di essere.
La tavola è uno dei tanti momenti in cui il
sé istintivo fa capolino e inesorabilmente ci
disvela.
Se quello che viene disvelato non ci appartiene al punto da vergognarcene perché non ne
prendiamo atto e lo correggiamo?
Nel momento in cui prendiamo consapevolezza che la nostra reale libertà e crescita
consiste nell’assumerci al cento per cento la
responsabilità di ciò che ci accade abbiamo
trovato la soluzione dei nostri problemi o di
quelli che noi riteniamo tali, e a questo punto
abbiamo in mano le redini della nostra vita e
smettiamo di attendere dagli altri la liberazione dalle avversità.
Certo, nella maggioranza dei casi questa
presa di coscienza non avviene in modo auto-
68 RedPlus Salute - Giugno 2016
Mai pensato che il nostro nemico sia in
casa nostra, che il nemico siamo noi?
È dunque importante rendersi conto che stare a tavola e consumare un pasto, in qualunque
modo esso sia, anche il deprecabile fast food, è
un mezzo molto efficacie per promuovere un
processo di autoconsapevolezza.
A tale proposito è indispensabile che ci auto-osserviamo con attenzione e ci chiediamo
cosa esattamente ci procura fastidio nel farlo;
molto probabilmente ci renderemo conto che
avremo a che fare con quella parte di noi stessi
che non abbiamo ancora ben integrato e che
quindi non ci procura buone sensazioni.
È ora il momento di domandarci, al fine di
cogliere la causa del nostro fastidio, che rapporto si ha, per esempio, con l’osservanza delle regole.
Perché m’innervosisco se sono sollecitato a
seguire le norme di buona creanza?
Perché anche a tavola sono costretto a controllarmi?
A riguardo spesso mi sento dire: almeno a
tavola lasciami vivere!
…è veramente disarmante per tutti prendere atto dell’irritazione che procura sentirsi
indotti a rilevare l’inadeguatezza alla situazione.
Ci sentiamo perfetti,
dunque nessuno ci può
giudicare.
Nemmeno da noi
stessi?
Giudice penitente.
Ricordate “La caduta” un formidabile
romanzo di Albert Camus?
Il protagonista e narratore di questo romanzo, l’avvocato JeanBaptiste Clamence, è
l’emblema dell’uomo
che vive nell’assurdo,
la categoria filosofica utilizzata da Camus per
analizzare la condizione umana. Clamence è
colui che si rassegna a una vita assurda, che
non combatte, ma che moltiplica la sua assenza di senso attraverso la ripetizione di atti privi
di significato che lo portano a non distaccarsi
mai dal perenne sentimento di ansia ed estraneità che la caratterizza.
È a questa visione di vita che decidiamo di
voler aderire?
Mi auguro proprio di no!
L’uomo è un essere sociale, vive, soprav-
vive e si sviluppa perché si riconosce in un
insieme di valori etici e
morali che, se ben coltivati, evolvono in un
percorso di crescita personale che si congiunge
con la parte saggia che
è in ognuno di noi.
Questo discorso è
un invito a lavorare su
noi stessi per imparare
a governare il nostro
io istintuale, impresa
gigantesca e non realizzabile in tempi brevi.
Per questo ho individuato nell’azione del
mangiare l’attuazione
di una tecnica psicofisica efficace perché è applicabile in modo costante e frequente posto
che nutrirsi è atto quotidiano, indispensabile.
Compito sicuramente impegnativo essendo
noi tendenzialmente pigri e poco inclini ai
cambiamenti.
Proprio a tavola è dove le regole di massima non sono conosciute e rispettate anche
da parte di chi per ruolo sociale, per cultura
ostentata o per origini dovrebbe conoscerle
“naturalmente”.
Il momento particolarmente piacevole del
mangiare sia che ci si trovi soli, sia che si sia
in compagnia, offre l’opportunità di trasformare un’abituale ed errata consuetudine in un
esercizio costruttivo che consente di fare un
salto di qualità, che eleva dal proprio stato di
macchina psico-biologica alla propria vera essenza, alla coscienza del sé.
È la stessa differenza che passa tra il semplice respirare e il vivere.
A questo proposito già alla metà del ‘500
monsignor Giovanni Della Casa nel suo trattato, appunto il Galateo ovvero “de costumi”,
rilevava l’importanza di procedere in tal senso
esprimendo meglio quel pensiero: “L’eleganza del comportamento è conseguenza di un sereno dominio delle inclinazioni naturali”.
Intuizione geniale e sorprendente per l’epoca.
Osservo che è proprio con un sereno dominio delle inclinazioni naturali che creiamo le
premesse per costruire un contesto armonico
con noi stessi che ci permetta di tenere sotto
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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cultura | Galateo
controllo le nostre debolezze non demonizzandole, ma accettandole come parte integrante di noi.
Conoscere e applicare con precisione e
abilità le indicazioni delle regole e dei codici
comportamentali ci permette di essere capaci di gestirci in modo corretto e disinvolto in
ogni momento della nostra vita.
Poi sarà abitudine ed eleganza disinvolta.
Il Galateo non è esercizio d’insulso snobismo è, al contrario, un potente linguaggio che,
una volta imparato ed esercitato abitualmente,
ci permette di essere comunicatori efficaci, autorevoli e raffinati.
Noi comunichiamo sempre, anche se non
vogliamo, anche se non parliamo.
Il modo di stare a tavola trasmette i nostri
valori ed è un marcato gesto di comunicazione
non verbale, utile più di mille parole.
Stiamo per accomodarci a tavola - c’è apparecchiato, si sente un gradito profumo che
sollecita le papille gustative, ci si appresta a
godere di un buon cibo e a questo punto grande imbarazzo:
Dove mi siedo? Cosa dico? Cosa faccio?
Come inizio e quando? C’è un menu? C’è una
precedenza da dare? Un ospite da salutare?
Poi ecco che arriva l’indovinello: quattro
bicchieri, sei posate, la lunetta delle verdure,
un piattino a sinistra e… che ci farà messo lì
quasi per caso e a fianco un coltellino quasi
uno spalmino?
Se non conosco le regole e nemmeno provo
imbarazzo la situazione è grave.
70 RedPlus Salute - Giugno 2016
In quel momento il nostro attento e preparato osservatore esterno non ci giudica per quello che “sappiamo nella nostra testa” ma per
quello che inconsciamente e involontariamente stiamo comunicando con il nostro comportamento, e quello che purtroppo stiamo dicendo, di solito, non è esattamente qualificante.
Quanto detto mostra che il percorso da
compiere è impegnativo ma fondamentale per
chi vuole vivere con stile e buona educazione
e contemporaneamente ha compreso che può
utilizzare il linguaggio del corpo a proprio
vantaggio: conoscere questo linguaggio consente, infatti, di muoverci con più disinvoltura
nella società e nella vita professionale.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di recuperare quegli insegnamenti che danno valore
alla nostra vita.
Nel corso della recente evoluzione dei costumi che hanno esasperato più l’importanza
dell’apparire che dell’essere abbiamo tralasciato, fin dalla prima infanzia l’insegnamento
delle buone maniere, rifuggendo tutto ciò che
poteva essere definito rispetto delle regole:
concetti esiliati perché vecchi e obsoleti che
reprimono la spontaneità e la creatività banalizzando così un discorso psico-pedagogico
molto più profondo e ricco di significato.
Il risultato di quest’operazione è sotto i nostri occhi: una società allo sbando accecata da
un egocentrismo esasperato con un’insofferenza esagerata alle regole.
Vietato vietare.
È anche vietato pensare con il proprio cervello, vietato essere educati, vietato il rispetto
per gli altri, vietata la riconoscenza, vietato riconoscere il valore dell’esperienza e di chi ha
dato tanto per le generazioni future.
Tutto vietato, meno che portare il cervello
all’ammasso nel magazzino della stupidità fatta regola e abitudine.
Purtroppo anche la scuola ha risentito di
questo clima e si è persa in questo fiume di
ovvietà invece di assolvere il proprio compito,
che è quello di coltivare l’amore per la conoscenza, il rispetto per gli altri e per le loro idee,
stimolare i giovani ad agire senza la ricerca di
comode scorciatoie, meritando i traguardi cui
aspirano attraverso l’impegno concreto. La
scuola ha perso di vista il suo obiettivo primario: educare.
La maleducazione impera, anzi paradossalmente non la si considera più tale: chi rispetta
le regole, chi è gentile non è “furbo”, è paradossalmente uno che non ha capito “come gira
il mondo”.
Questo modo di pensare, traslato nello stile
di vita, è di comune accettazione e vi assicuro
che e a tavola si riesce a dare il peggio non
tanto perché non si conoscono i tempi, l’uso
delle posate o come si mette il tovagliolo ma
perché si ostenta un comportamento sciatto
e insofferente per tutto ciò che si ritiene irrilevante e superfluo: il rispetto del codice del
buon comportamento.
Con un po’ di attenzione si arriva a cogliere,
oltre che la maleducazione anche l’aggressività che molto spesso si cela dietro, perciò, si
presti attenzione a quei particolari cui, incautamente, non diamo peso e che potrebbero rivelarsi in futuro un grosso problema.
Esagero:
Fa il cretino con la cameriera o la cretina
con il cameriere;
Tiene il cellulare acceso e parla di lavoro al
telefono;
Litiga al telefono con l’ex moglie o l’ex
marito per gli alimenti o per i figli;
Mangia con la testa dentro il piatto;
Messaggia con un amico o amica;
Parla e ride con la bocca piena;
Messagia in continuazione;
Interrompe quando parlate;
Sparla di amici e conoscenti;
Si ravviva il trucco a tavola;
Mentre state parlando guarda da un’altra
parte;
Fa commenti inopportuni;
Pilucca dal vostro piatto;
Alza troppo il gomito;
Si mette a litigare per il conto davanti a voi;
Si pulisce i denti con lo stuzzicadenti…
Mi fermo, basta e avanza e uno/a o una così
lasciatelo/a perdere: il significato è ben annunciato, il significante è svelato.
Vi autorizzo a tralasciare le regole di bon
ton e a lasciare il convivio anzitempo con una
scusa qualunque.
Di che convivio parlo? Un truogolo.
Quando si parla di Galateo facilmente, si
fa confusione tra quello che è la conoscenza
delle regole più rigide che denotano il nostro
livello d’istruzione e quelle che invece disturbano il nostro vicino di tavola e che, denotano
soltanto la nostra ignoranza.
Questa confusione ci porta ad affermare
delle banalità per giustificare ciò che non conosciamo come ci ricorda un antico proverbio
indù: ”Chi non sa danzare dichiara che il pavimento è irregolare”.
A questo punto serve tenere presente che le
buone maniere comunicano apprezzamento e
considerazione e che questi sono bisogni essenziali che se soddisfatti predispongono l’altro all’apertura: obiettivo di non poco conto se
una cena di lavoro fosse preludio alla conclusione di un buon affare, se un primo incontro
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cultura | Galateo
con l’eventuale anima gemella dovesse essere
foriero di gioie future.
A mio avviso, per una sorta di malinteso
cameratismo, il più delle persone si adegua
ai livelli più bassi di comportamento e addirittura mette a disagio chi al contrario tiene un comportamento educato, additandolo
come uno che ostenta vezzi anacronistici,
uno snob.
Mi sono chiesta come avrei potuto dare un
contributo per cambiare questa degradante
situazione con un lavoro di sensibilizzazione
riguardo alle buone maniere e di contrasto allo
sbracamento.
In particolare ho individuato nel comportamento a tavola la porta d’accesso per iniziare
un percorso chiamiamolo di civilizzazione.
Proprio così perché la nostra parte grezza è
sempre in agguato e per un reale cambiamento
occorre un atto di ferma volontà, uno sforzo
cosciente, che si traduce concretamente in disciplina, pazienza e perseveranza.
Difficile? Sì, ma alla fine il risultato premia.
Non aspettatevi dunque un Galateo da snob
fine a sé stesso essendo il nostro intento disporre, attraverso il rispetto delle regole, di un
metodo per raggiugere la consapevolezza e,
quindi, il controllo delle nostre azioni.
La nostra vita è piena e siamo talmente occupati da trascurare l’importanza di essere il
più possibile presenti a noi stessi.
Per questo motivo, ripeto, ho individuato
nell’azione circoscritta del mangiare il momento favorevole per esercitarci, applicandoci
a stare in questo stato d’essere che rappresenta
il fulcro della nostra crescita personale.
Se, dunque, mentre mangiamo, ci accorgiamo che non stiamo rispettando le regole di
buona educazione possiamo decidere, contestualmente, di rimediare e ciò rappresenta un
eccellente modo di educare la nostra parte instintuale.
Infatti, se siamo attenti ed è forte il desiderio di far funzionare le cose ci accorgeremo
quando il nostro subconscio ci pilota come
non desideriamo e magicamente, a quel punto,
potremo sostituirci a lui.
Ciò che distingue la presente proposta dai
tradizionali corsi è la prevalenza attribuita al
lavoro di autoconsapevolezza rispetto alla conoscenza formale delle regole.
Ciò non toglie che la parte didattica sugli
aspetti formali sia ampiamente e meticolosamente trattata.
Non è certamente a caso che la sotto titolazione della presentazione sia “imparare facendo”.
Attraverso l’esperienza concreta dello
stare a tavola si avrà modo di sperimentare
e vivere situazioni che indurranno spunti di
approfondimento per rimediare lacune comportamentali e acquisire maggiore sicurezza
di sé.
Alla fine, non sarà disatteso il messaggio
ispiratore di Monsignor Della Casa che afferma che il Galateo “è un dire civile e politico,
di leggiadria e convenienza dei costumi”.
Di tutto si parlerà con serenità, in un clima colloquiale e gradevole guidati dalla consapevolezza che conoscere il Galateo e soprattutto applicarlo è un tratto distintivo che
fa la differenza: è parlare un linguaggio che
rileva un’ ulteriore evoluzione che vede sullo stesso piano cultura, educazione e virtù in
quanto tutte e tre concorrono alla formazione
complessiva della persona.
Amici, alla fine non resta che accomodarci a tavola di modo che la comune esperienza
di quanto i piaceri e le sensazioni gustative si
facciano più apprezzabili, se condivise, non
vadano perse nel disagio dell’analfabetismo di
ritorno dei nuovi manducanti.
Contatti per incontri e corsi di psico biogalateo individuali e di gruppo
www.valeriaguerra.it
e-mail [email protected]
72 RedPlus Salute - Giugno 2016
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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Tempo libero | Spettacolo
Un rilancio:
il teatro e i teatri
in Alta Valsesia
di Elena Désirée Allegra
F
Elena Désirée
Allegra,
Segretaria
di Produzione
dello spettacolo
“Francesca
Cabrini, la Santa
dei Migranti”
amosa perché sede di villeggiatura
alpina della monarchia e dell’aristocrazia sabauda, i 25 km dell’Alta
Valsesia cominciano a Varallo, cittadina
celebre e celebrata soprattutto grazie al
Sacro Monte, l’incredibile gioiello d’arte così caro a Vittorio Sgarbi, e giungono fino a quell’autentico prodigio della
tecnologia d’altitudine che è la “Capanna
Margherita” , il più alto Albergo d’Europa,
confortevole rifugio alpino a 4.554 mt di
quota, sul versante italiano della vetta del
Monte Rosa.
Non avrebbe bisogno, la Valsesia, di
ulteriori motivi di attrazione. Viveva, fino
all’anno scorso, dei suoi villeggianti d’élite
con le loro seconde case, delle sue mirabili
architetture e opere d’arte, delle sue favo-
74 RedPlus Salute - Giugno 2016
lose baite walser sei- settecentesche, della
storia epica e crudele di fra Dolcino e della
sua disfatta, dell’epopea della Regina-scalatrice Margherita di Savoia…
Improvvisamente, una ventata innovativa!
Illuminati Imprenditori (come i Ponti
dell’aceto e dei sottaceti, i Gessi delle rubinetterie o i Bertini costruttori locali) ed
energici Sindaci e Amministratori hanno
fatto partire un rilancio dei borghi più alti e
panoramici, Riva Valdobbia e Alagna, con
spettacolari realizzazioni abitative ed alberghiere che hanno risvegliato l’interesse
del turismo nazionale ed internazionale.
La vera sorpresa però è quella culturale!
Questa parte dal teatro e dalla riscoperta
della vocazione della valle per le attività
coreutiche. “Si riscopre” che da Varallo ai
più piccoli borghi dell’Alta Valle si anno-
verano ben sei più o meno grandi teatri.
Il teatro era evidentemente, con altre manifestazioni della vocazione artistica dei
residenti e dei villeggianti, retaggio delle
abitudini ludico-culturali dell’élite di epoca sabauda e frutto dell’alta qualificazione
di molti valligiani.
Incidentalmente, infatti, non va dimenticato che molti valsesiani furono famosi nel
mondo, o per meriti artistici nelle arti figurative (come Gaudenzio Ferrari, Tanzio
da Varallo, i fratelli D’Henricis), o perché
grandi architetti e urbanisti (la dinastia
dei Gabbio, cui si deve l’assetto urbanistico
settecentesco di Saint Etienne in Francia),
o perché geniali artigiani (il Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo sfoggia il “marmo
artificiale”, ancor oggi prodotto secondo
un’antico “brevetto” Valsesiano) o perchè
vantarono importanti meriti politici (come
il Generale napoleonico e poi sabaudo Giacomo Antonini)… ne parleremo più avanti.
Ma… dicevamo dell’attività teatrale!
L’anno scorso, Il teatro di Riva Valdobbia, per iniziativa di Daniela Allegra (della
cui trisavola Francesca Antonini, incidentalmente, il Generale Giacomo era il padre),
attrice di prosa che a Riva abita una baita
walser tra le più antiche e meglio conservate, ha messo in scena “Francesca Cabrini,
la Santa dei migranti” di Enrico Groppali
per la regia di Massimo Belli, uno spettacolo
in cui Daniela stessa e Bedy Moratti interpretavano entrambe la Cabrini nelle diverse
età della sua affascinante e avventurosa esistenza. Successo di pubblico e sala piena!
Quest’anno Daniela alza il tiro: da lei
organizzati, e con la collaborazione del
grande attore e regista Antonio Salines,
uno spettacolo di prosa, una scuola di
magia ed una scuola di danza.
E così di seguito: l’anno venturo, possibilmente…
…con i sei teatri che l’alta Valle vanta,
con l’energia e la creatività di Daniela Allegra, con l’interesse che imprenditori, amministratori, villeggianti e pubblico locale
stanno dimostrando, potremmo assistere
ad un ulteriore rilancio dell’attività coreutica fino a fare, speriamo, della Valsesia un
Laboratorio Teatrale degno del suo alto
lignaggio culturale.
Nelle foto, da
sinistra, Bedy
Moratti
prova in teatro e,
a destra, Daniela
Allegra e Beby
Moratti durante
una scena dello
spettacolo nel
teatro a Riva
Valdobbia.
Daniela Allegra
e Beby Moratti
Giugno 2016 - RedPlus Salute
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Tempo libero | Musica
MISERIA&NOBILTÀ
RTL 102,5
di Raffaele Piscitelli
D
Valter Zicolillo
ue ore della miglior musica di rtl
102,5 e un intrattenimento soft e divertente su temi di società e costume
commentati con la giusta dose di autoironia
da differenti punti d’osservazione: la “miseria” Paolo Cavallone e la nobiltà
il Conte Gabriele Galè. Per circa
sei mesi all’anno, si aggiunge
in conduzione Amadeus che da
“padrone di casa” rende il tutto
ancora più divertente. Da non
perdere il Bar Sport “dibattito” sportivo delle 13:20 con il direttore commerciale di Rtl
102,5 Valter Zicolillo (opinionista milanista)
con la partecipazione straordinaria
di Gigi D’Alessio (Opinionista
del Napoli) e, alle 14:50, le simpatiche “lezioni” di Bon Ton del Conte Galè chiamate
il Galéteo.
Con Amadeus, Conte Galè e Paolo Cavallone
Da lunedì a venerdì dalle 13:00 alle 15:00
Due ore di intrattenimento e grande musica.
In ogni intervento si affronta
un argomento diverso: attualità,
fatti di costume e società, e stupori della cronaca raccontati da
punti di vista differenti, quelli
dei conduttori
Il pubblico è sempre protagonista con gli
sms al 349 349 1025.
Il programma si ascolta su RTL 102.5 ed è
in RADIOVISIONE sul canale 36 del Digitale
Terrestre e sul canale 750 di Sky
Nella foto,
Conte Galè, Amadeus
e Paolo
Cavallone
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Tempo libero | Cucina
BIJOUX,
SEMIFREDDO DI ALTA QUALITÀ
di Claudio Gatti
di sviluppare una serie di altri prodotti
artigianali tra i quali il famoso “Bijoux”.
C
Claudio Gatti,
Direttore
hi sono i titolari de La Cremeria di Nonno Peppe?
Siamo due fratelli, Enzo e Sergio Franchi, che dopo aver scoperto da
giovani la passione per il mondo del gelato abbiamo iniziatoa muovere i primi
passi professionali nella più storica gelateria artigianale di Milano nel 1985.
Dopo questo periodo di arricchimento professionale abbiamo deciso di voler
aumentare ancora di più le conoscenze
nel campo, frequentando il Corso Artigianale Europeo del Gelato, diplomandoci.
Una volta conseguito il Titolo di Maestri Gelatieri, seguendo lo spirito imprenditoriale di famiglia, che da sempre
ci ha giudatiabbiamo aperto il nostro
angolo artigianale del gelato a Milano
rendendo omaggio alla figura più importante nella nostra crescita, nostro padreal
quale abbiamo dedicato il nostro impegno lavorativo chiamandolo come lui,
Nonno Peppe.
La nostra costante ricerca nei metodi
di produzione all’avanguardia
ci ha permesso da sempre di
offrire ai nostri Clienti la
possibilità di assistere alla
produzione attraverso il laboratorio completamente a
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sando attraverso Moka, Menta o l’intrigante Limone e Peperoncino.
vista apprezzando quanto di più naturale
e genuino sia contenuto nella produzione
che quotidianamente realizziamo.
Il gelato di Nonno Peppe rappresenta
per noi, ma soprattutto per i nostri Clienti, l’eccellenza artigianale frutto della
selezione delle migliori materie prime e
della passione che ci ha senpre ispirati.
La creatività che da fratelli abbiamo
profuso ne La Cremeria di Nonno Peppe, non si è limitata al gelato, ma impiegandola costantemente unita al continuo
studio e sperimentazione ci ha permesso
Parliamo allora di Bijoux.
Come già detto Bijoux nasce dall’intuizione de La Cremeria di Nonno Peppe,
di proporre la tradizione dell’ alta qualità
artigianale, ad un pubblico desideroso di
prodotti unici e ricercati, per un piacere
quotidiano.
Cio è possibile realizzando dei minidessert Artigianali, preparati a mano
uno per uno ed incartati singolarmente
per mantenere ogni singolo gusto della
propria fraganza avvolto dallo scrigno di
cioccolato croccante che essendo sottile
é discreto e non invade il gusto del ripieno.
La Collezione della proposta è tradizionale, raffinata e talvolta originale.
Si spazia dal più Classico Fiordipanna
e si arriva alla Cannella o Zafferano pas-
E per chi ha una attenzione
particolare agli ingredienti?
Mi sta chiedendo forse di
qualche filosofia che si sta facendo strada tra alcuni dei nostri
Clienti come per esempioquella
Vegana?
Ebbene dobbiamo dire che da qualche tempo abbiamo riscontrato sempre
più frequente la richiesta di alcuni Clienti che ci domandano prodotti per Vegani.
La nostra proverbiale attenzione alle
eseginze dei Clienti ci ha spinto ad arricchire la proposta gia ampiamente rivista
negli anni, inserendo appunto una serie
di gusti sia di Creme che di Frutte che
tengano conto nella formulazione della
loro ricetta dei dettami a cui i Vegani si
ispirano.
Senza penalizzare il gusto siamo riusciti ad ottenere dei risultati che definirei ottimi, talvolta scoprendo che il gusto stesso è stato maggiormente esltato
per esempio dalla assenza di latte nelle
ricette delle creme come la Nocciola, il
Pistacchio etc.
Ci siamo quindi convinti che pur mantenendo le nostre proposte Classiche, si
possono offrire una serie di prodotti per
Vegani di altissimo livello qualitativo e
gustativo.
La Cremeria di Nonno Peppe
Via Sidoli, 6 - 20129 Milano
www.gelaterianonnopeppe.it
www.bijouxdessert.com
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Tempo libero | Cucina
La Miglior Tagliata
di Milano
a cura di Redazione RossoPositivo Group
N
ata nel 1981, dal coraggio di Carmine e “Mari”, la Trattoria De La
Trebia, per lunghi anni ha mantenuto i suoi pochi, contesissimi coperti, che
solo negli ultimi anni sono diventati più numerosi, grazie ad un dehor climatizzato, che
offre una cornice ideale di relax all’insegna
del calore e della semplicità e di una taverna
affittabile per eventi e per cene private.
Un robusto restyling, poi, nell’estate 2006,
ha cambiato completamente la sua impronta
rustica, mantenendo però il tradizionale “appeal” con un ambiente sobrio ed elegante con
una cucina che non si è persa nel tempo.
Pavimenti scuri, originale boaserie in ciliegio, una grande arcata e tende dai colori
caldi.
Insomma, una filosofia globale, un luogo
dove tutto (cibo e arredamento) si fondono per
suscitare piacere in un’atmosfera rilassante e
magica. Ovviamente, come ai vecchi tempi, il
camino a legna e carbone non poteva mancare,
ecco perchè oggi è ancor di più in bella vista,
dove i più curiosi sbirciano fiorentine sul fuoco. E’ facile essere a proprio agio, infatti sono
molti i clienti abituali ed estimatori della cucina più genuina, fatta di piatti non elaborati,
ma curati nei minimi particolari, cominciando
dalla freschezza delle materie prime.
I piatti ricordano le classiche “trattorie
di una volta”, con quella caratteristica “aria
familiare” che richiama alla memoria le tra-
dizioni: porzioni generose e qualità al giusto
prezzo.
Una fisionomia ottenuta con amorevoli
cure mantenute costanti nel tempo, per garantire al cliente, sempre una garanzia di genuinità e freschezza.
Il menù, a cominciare dal buffet degli antipasti, solletica il palato con verdure di ogni
tipo e salumi nostrani selezionati.
I primi arricchiscono la tavola di risotti e
paste fatte in casa.
Risotto ai porcini, alla milanese, alla parmigiana , con carciofi, e in stagione con il
prelibato tartufo bianco.
Le pappardelle, preparate con ragù di carne, funghi, panna, prosciutto e piselli, sono il
piatto della casa, insieme alla chitarra scarpara, un po piccantina, gradita da molti.
Gnocchi di patate fatti in casa, paccheri,
orecchiette, tagliolini, ravioli di magro e cavatelli, preparate in diverse varianti, completano la lista delle prelibatezze.
Ma è la carne
la vera protagonista
La classicissima TAGLIATA è la regina
del locale, condita semplicemente con olio
sale e pepe per non intaccare il gusto inconfondibile di una carne di qualità, servita al
sangue su un piatto bollente (scotta!!).
Ricavata dai pregiati tagli di Costata e Fiorentina, la tagliata è da più di 30 anni la protagonista indiscussa che fa ricordare l’indirizzo
a chiunque l’assaggi.
Per non parlare della costoletta alla milanese, dalla panatura croccante e sfiziosa, una
vera delizia per il palato!
Costate, fiorentine, filetti completano questo quadro...che si può apprezzare solo venendoci a trovare...
Un ananas bagnato al maraschino, o una
coppa di frutti di bosco possono concludere
la cena, ma come dire di no ad una crostata, un tiramisù o ai pasticcini della casa che
ogni giorno la Signora Maria prepara sapientemente.
Con un buon caffè sono irrinunciabili!
Notevole anche la cantina dei vini, che
conta più di 100 etichette nazionali, facilmente in sintonia con le pietanze proposte
(lasciatevi consigliare!)
Alla Trattoria la Trebia vi sentirete proprio
come a casa vostra!
Vi aspettiamo.
BUON APPETITO!
Trattoria de la Trebia
Milano
Via Trebbia 32, (angolo via Adige)
Tel. (+39) 02.551.33.80 (+39) 02.59.90.41.00
Fax (+39)02.551.33.80
[email protected]
Orari cucina: 12.30/14.30 - 19.30/23.00
Chiusura:domenica e sabato a mezzogiorno
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Ioni negativi:
gli effetti positivi
si vedono e si sentono
Gli Ioni negativi sono indispensabili per il benessere del nostro corpo.
Da loro dipende l’equilibrio bioelettrico dell’organismo.
Per questo Bios Omnia ha creato Ioniflex, il dispositivo medicale per
la Ioniterapia che genera e veicola alle cellule un flusso di Ioni Negativi terapeutici.
Per specifiche tecniche, studi scientifici e casi studiati, visita l’area proffessionisti del sito:
www.ioniflex.com
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Dispositivi certificati CE e approvati dal Ministero della Salute