Carabinieri a scuola per atti illeciti

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Carabinieri a scuola per atti illeciti
Carabinieri a scuola per atti illeciti
Da “Il Cittadino” del 29 aprile 2016
Non è la prima volta che leggiamo notizie di carabinieri che si presentano a scuola per portar via
uno studente o una studentessa davanti agli occhi di docenti e compagni di classe. E’ successo,
recentemente, al Liceo “Virgilio” di Roma dove i carabinieri sono entrati in istituto durante
l’intervallo per arrestare uno studente mentre spacciava droga in cortile durante l’intervallo. Ne è
seguita una forte reazione di studenti e genitori evidentemente sostenitori del “libero scambio in
libera scuola”, dimenticando che un Istituto Scolastico è «un pezzo dello Stato ed è giusto che si
reprimano questi fenomeni» così come sostiene, a ragion veduta, la mia collega del “Virgilio”.
A muovere nuovamente i carabinieri è stato un altro episodio increscioso accaduto l’altro giorno,
sempre in un istituto superiore, questa volta a Padova dove si sono presentati per prelevare durante
le lezioni una studentessa accusata di aver messo in rete con il suo smartphone una foto hard di una
compagna di classe. Galeotto, infatti, fu il selfie della sua compagna di classe che, senza alcuna
remora, si dona al più classico degli autoscatti: nuda davanti allo specchio. Una rappresentazione di
nudo che solo Fidia e Prassitele hanno saputo forse meglio raffigurare. Una foto passata all’amica
più cara che poi passa di smartphone in smartphone fino ad assumere un carattere di violazione da
codice penale.
Potevano forse i carabinieri evitare di prelevare la ragazza da scuola? Io dico che hanno fatto bene!
Va precisato che si sono mossi dietro una denuncia presentata dai genitori della ragazza
“smartphonizzata”. E' di oggi la notizia dell'entrata dei carabinieri in una scuola media della
provincia di Frosinone per atti di bullismo denunciati dai genitori del ragazzo preso di mira. E’ bene
cha sappia questo manipolo di eroi sbandati che non ci sono zone franche dove sentirsi al sicuro da
ogni illegalità. La scuola è «un pezzo dello Stato!». Questi episodi sono solo gli ultimi di una
infinita serie che vede i nostri ragazzi avventurarsi in squallide imprese senza calcolare le
conseguenze delle loro azioni. La scuola è, prima di tutto, un luogo di educazione, di formazione e
istruzione, ma è anche un «un pezzo dello Stato» dove tutti devono avere il diritto di sentirsi al
sicuro.
E’ giusto che i ragazzi imparino sulla propria pelle le esperienze di vita che possono avere risvolti
anche spiacevoli come essere prelevati dalla propria aula per essere accompagnati in caserma dove
raccontare i fatti con tutte le garanzie che le nostre leggi danno. «Non scholae, sed vita discimus» ci
ricorda Seneca e questo proprio per ricordarci che a scuola non si va solo per imparare che due più
due fa quattro, ma si va anche per imparare a gestire le difficoltà, i sacrifici, le amarezze, oltre alle
gioie che la vita riserva a ciascuno di noi. Si sa benissimo che spacciare droga è un reato che
assume una particolare rilevanza se lo spaccio avviene in una scuola; si sa benissimo che divulgare
via social-net immagini hard di una minorenne è reato, sapendo altresì i rischi che si corrono se
catturati dalla rete. E se i ragazzi non lo sanno (il che ne dubito) ebbene che imparino anche
attraverso un duro viatico come quello di essere prelevati a scuola dai carabinieri. La scuola non è
un luogo offshore dove poter far girare bustine a gogò; non è un cybercafè dove far girare in
internet tutto ciò che si vuole, non è un luogo senza regole dove scagliarsi contro i più deboli. Si
potrebbe obiettare che certe umiliazioni possono essere evitate e se necessario, meglio sarebbe che i
carabinieri si presentassero dai genitori, con tutte le tutele che le circostanze richiedono. E’ vero,
siamo di fronte a ragazzi talvolta minorenni, ma che oggi hanno tanta voglia di anticipare l'età
adulta.
Ciò che più fa riflettere è che certi nostri ragazzi, vuoi per spirito di emulazione, vuoi per
assorbimento di cattivi esempi, prendono ciò che di peggio offre loro il comportamento del mondo
degli adulti. Eppure nonostante siano capaci di affrontare specifici processi di apprendimento,
nonostante in più di un’occasione diano prova delle loro abilità e qualità intellettive, scelgono
consapevolmente di affrontare il rischio, di sfidare il pericolo piuttosto che inseguire i propri sogni.
Domandiamoci allora con serenità e distacco. E’ mai possibile che un ragazzo di sedici anni non
riscontri nella sua decisione di vendere bustine di droga, un atto illecito passibile di conseguenze
anche gravi? E’ mai possibile che una ragazza di quattordici anni non sappia che divulgare sulla rete
l’immagine di una sua coetanea nuda, non rappresenti un rischio e un pericolo e che non porti a
nessuna conseguenza? Mi spiace, ma nutro dei seri dubbi. I ragazzi di oggi sono molto perspicaci
giustappunto perché vivono in una società ricca di stimoli che offre loro una marea di opportunità.
Il problema, se mai, è a monte. Questi ragazzi vogliono tutto e subito e questo li porta a sfidare il
prossimo, conoscendo bene l’avventura che vanno a vivere. E per ottenere tutto e subito occorre
avere sempre le tasche piene. Soddisfare le proprie esigenze è diventata la regola prima, costi quel
che costi anche se questo vuol dire commettere reati, mentre contare sulla comprensione e
sull’indulgenza degli adulti è certamente il motore che muove le loro azioni illecite. E qui è il
punto. Gli adulti in genere e i genitori in particolare sono classificati “traditori” quando si schierano
con le istituzioni, cosa che non sempre avviene perché non tutti i genitori ci tengono ad essere
passati per “traditori”, scegliendo così di schierarsi dalla parte dei figli che così gioiscono e
ringraziano.
Questa confusione è avvenuta al “Virgilio” di Roma con genitori che si sono schierati con i figli,
condannando la preside per aver chiamato i carabinieri nel momento in cui il ragazzo vendeva
droga in cortile. Anche a Padova alcuni genitori hanno condannato l’operato dei carabinieri perché
non si sono fermati davanti alla giovane età della ragazza prelevata in classe. Sorge spontanea una
domanda: ma a scuola si può forse fare quello che si vuole?
Corrado Sancilio