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COMUNICATO STAMPA PIRELLI FESTEGGIA I 50 ANNI DI ‘THE CAL’™ Una serie di iniziative per l’occasione: dagli scatti celebrativi di Lindbergh e Demarchelier alla rassegna storica allestita all’HangarBicocca fino al recupero dell’inedito Calendario Pirelli 1986 di Helmut Newton Milano, 21 novembre 2013 – Pubblicato per la prima volta nel 1964, il Calendario Pirelli festeggia quest’anno a Milano i propri 50 anni con una serie di iniziative e una serata d’eccezione, che avrà tra i protagonisti ospiti, giornalisti e collezionisti di tutto il mondo, presso lo spazio d’arte contemporanea HangarBicocca di Pirelli. Sono diversi gli eventi organizzati per celebrare l’occasione dei 50 anni. Lo scorso giugno a New York è stato allestito un set con due protagonisti dell'immagine come Peter Lindbergh e Patrick Demarchelier (già autori delle edizioni 1996 e 2002 il primo e 2005 e 2008 il secondo) per fotografare un cast di modelle rappresentative dell'identità visiva della storia più recente del Calendario: Alessandra Ambrosio, Helena Christensen, Isabeli Fontana, Miranda Kerr, Karolina Kurkova e Alek Wek. Oggi, in coincidenza con la consueta serata di gala cui parteciperanno circa 800 invitati, prende invece il via una rassegna storica, allestita sempre presso HangarBicocca di Pirelli, a Milano, che offre sia agli ospiti della serata sia al pubblico - nei giorni 23 e 24 novembre 2013 - un percorso nei 50 anni di The Cal attraverso gli oltre 160 scatti degli oltre 30 fotografi che nel corso del tempo sono stati chiamati a interpretare il Calendario. Per celebrare “The Cal”™, Pirelli ha scelto di non produrre un “Calendario 2014”, ma di svelare, per la prima volta, il Calendario Pirelli del 1986 realizzato da Helmut Newton e finora conservato nell’Archivio Storico della società. L’operazione è stata possibile anche grazie al lungo lavoro di ricostruzione svolto dalla Fondazione Pirelli. Oggi, dopo quasi 30 anni, Pirelli ha deciso di pubblicarlo, cogliendo sia l’occasione celebrativa sia la fortunata coincidenza del datario 1986 con quello del 2014. I 50 ANNI DI “THE CAL”™: LA STORIA DEL CALENDARIO PIÙ FAMOSO DEL MONDO “The Cal”™ nasce come progetto esclusivo di Pirelli UK Ltd, la consociata inglese del gruppo della Bicocca, che vi lavorava con ampi margini di autonomia. Sono infatti gli inglesi che, alla ricerca di una strategia di marketing per superare la concorrenza domestica di altre case britanniche di pneumatici, nel 1964 incaricano un fotografo, l’inglese Robert Freeman, ritrattista dei Beatles, di dare vita, sotto la direzione di Derek Forsyth, a un progetto all’epoca del tutto innovativo. Vede così la luce un prodotto editoriale raffinato ed esclusivo, con valenze artistiche e culturali che andarono da subito ben oltre il campo della moda e del glamour. Da allora e per 50 anni, “The Cal”™ continua a scandire il passare dei mesi offrendo – attraverso le immagini dei più acclamati fotografi del momento – una lettura e un’interpretazione del costume, spesso anticipatorie di nuove tendenze. Le tre vite di “The Cal”™ La storia del Calendario Pirelli può essere divisa in tre periodi distinti: – il primo decennio, dal 1964 al ’74, seguito da una lunga interruzione delle pubblicazioni (nove anni) a causa della recessione economica seguita all’austerity; – il secondo decennio, dall’84 al ’94, che inizia con la rinascita del Calendario e il progressivo ritorno alla ribalta; – dal 1994 a oggi, a cavallo di due secoli, che vede “The Cal”™ affermarsi come un oggetto cult, capace di fare tendenza. Il decennio dal 1964 al ’74 Gli anni della gioventù di “The Cal”™ sono scanditi dal crescente successo dei Beatles, della musica rock, della minigonna, ma anche dalla contestazione giovanile e dalla mobilitazione pacifista contro la guerra nel Vietnam. Il Calendario si emancipa dalla iniziale vocazione di corporate gadget per i principali clienti e diventa un oggetto esclusivo destinato a pochi beneficiari. Le modelle sono per lo più giovani esordienti, fotografate sullo sfondo di spiaggie esotiche e scenari naturali tra i più suggestivi ed esclusivi. Ma ogni tanto dalle immagini patinate affiora la vera vocazione del Calendario, che è estetica e culturale insieme: “The Cal”™ aspira a diventare un segno dei tempi che cambiano. Così nel 1968 Harri Peccinotti s’ispira alle poesie di Elizabeth Barret Browning, Allen Ginsberg, Ronsard; e l’anno successivo lo stesso fotografo rifiuta di mettere in posa le modelle per andare a “rubare” gli scatti sulle spiagge assolate della California; nel 1972 è la prima volta di un fotografo donna, Sarah Moon, che infrange alcuni tabù del suo tempo. La cessazione delle pubblicazioni, annunciata nel marzo del 1974, suscita sui media britannici e internazionali un clamore assai maggiore dell’esordio, segno evidente del crescente successo del Calendario Pirelli, che continuò a vivere nel decennio successivo in una serie di libri, raccolte e antologie pubblicate in diverse lingue. Il più famoso volume sui dieci anni di “The Cal”™ venne pubblicato nel 1975 con una prefazione nostalgica firmata da David Niven. Il decennio dall’84 al ‘94 Con queste premesse prende avvio la rinascita, molto attesa, del Calendario. A guidarla è il nuovo art director, Martyn Walsh, che per tornare alle origini inserisce nelle fotografie una “citazione” discreta, quasi subliminale, del principale prodotto del gruppo: il pneumatico. Sulle spiagge delle Bahamas, accanto alle splendide modelle fotografate per il Calendario 1984 da Uwe Ommer, compare un’impronta che risulta ai più misteriosa: è il battistrada del pneumatico P6, l’ultimo nato in casa Pirelli. Un’ombra lieve, un disegno appena accennato ma onnipresente, un accenno alla tecnologia che pervade la nostra epoca. Nel 1987 Terence Donovan crea il primo Calendario interamente dedicato alle Venere di colore: tra le protagoniste, una Naomi Campbell agli esordi, appena sedicenne. L’anno dopo, nel 1988, Barry Lategan inserisce per la prima volta, in una “vetrina” tradizionalmente riservata alle donne, un protagonista maschile. Nel 1990 Arthur Elgort realizza il primo Calendario Pirelli tutto in bianco e nero, dedicato alle Olimpiadi e alla regista tedesca Leni Riefenstahl. Dal 1994 a oggi Nel 1993, ancora una volta allo scadere del decennio e dopo il cambio di direzione al vertice del gruppo, avviene una svolta importante. La comunicazione Pirelli si impone a livello internazionale con campagne pubblicitarie di grande successo (famosa quella del velocista nero Carl Lewis con scarpette rosse e tacchi a spillo) e il Calendario diventa uno degli strumenti chiave per comunicare la rinnovata immagine del Gruppo. La direzione artistica del Calendario si trasferisce nel quartier generale milanese e si decide di abbandonare ogni riferimento o citazione ai pneumatici. “The Cal”™ torna così ad essere se stesso, pura espressione artistica senza vincoli né condizionamenti tranne quelli dello stile e del buon gusto. D’altronde la “P lunga” è un brand internazionale che non s’identifica con una sola famiglia di prodotti, ma evoca un ampio spettro di valori e di significati, primi fra tutti l’innovazione continua e la ricerca dell’eccellenza, elementi questi da sempre stimolo anche per il Calendario. Herb Ritts inaugura nel 1994 la nuova stagione di “The Cal”™ con una eccezionale parata di top model: Cindy Crawford, Helena Christensen, Kate Moss e Karen Alexander. Il suo calendario, intitolato A Homage to Women vuole fissare in immagini “le donne degli Anni Novanta e il loro posto nel mondo: donne fiere e seducenti, belle dentro”. D’ora in avanti il talento creativo dei fotografi e il fascino delle modelle diventano, ancor più di prima, le chiavi di volta del successo del Calendario Pirelli. Si rafforza così il legame con il mondo della moda e del glamour: per le star della passerella, una foto su “The Cal”™ equivale a una consacrazione e la competizione fra le giovani esordienti si fa sempre più accesa. Tra le protagoniste più glamour delle ultime edizioni del secolo figurano: Christie Turlington e (di nuovo) Naomi Campbell nel 1995 (foto di Richard Avedon); Carré Otis, Eva Herzigova e Nastassja Kinsky nel ’96 (foto di Peter Lindbergh); Inés Sastre e Monica Bellucci (prima modella italiana) nel ’97. Nel 1998 Bruce Weber dedica anche alcuni scatti a star maschili del cinema e della canzone come Robert Mitchum, John Malkovich, Kris Kristofferson, B.B.King e Bono; Alek Wek e Laetitia Casta sono le donne simbolo del 1999 di Herb Ritts e del 2000 di Annie Leibovitz. Il ventunesimo secolo si apre con un Calendario Pirelli realizzato a Napoli da Mario Testino con Gisèle Bunchen e Frankie Ryder tra le protagoniste. Nell’edizione 2002 compaiono numerose attrici e due nipoti famose: Lauren Bush (17 anni, nipote di George) e Kiera Chaplin (nipote del grande Charlie). Il cast del 2003, ancora di Bruce Weber, è particolarmente ricco: include ben tre presenze italiane (Mariacarla Boscono, Eva Riccobono e Valentina Stilla) a fianco di celebrate top model come Sophie Dahl, Heidi Klum, Karolina Kurkova e Natalia Vodianova e di nuovo personaggi maschili del mondo del cinema e dello sport (Alessandro Gassman, Stephane Ferrara, Richie La Montagne). Il 2004, l’edizione del quarantennale, si concentra sui sogni e i desideri di donne celebri come Catherine Deneuve e Isabella Rossellini e si affida alla creatività tecnologica del fotografo Nick Knight. Il 2005 è di Patrick Demarchelier, che nel suo “O espirito do Brazil” ritrae modelle del calibro di Naomi Campbell e giovani esordienti come Adriana Lima sulle spiagge assolate di Ipanema e Copacabana. Il 2006 è stato realizzato dal rodato duo angloturco Mert e Marcus, nella suggestiva cornice anni ’60 della Costa Azzurra e ha per interpreti donne straordinarie per bellezza e sensualità come Jennifer Lopez, Kate Moss e Gisele Bundchen. Il 2007 è la volta delle star. Ne vengono scelte 5 tra le più note e apprezzate di Hollywood: Sophia Loren, Penelope Cruz, Hilary Swank, Naomi Watts e un’emergente Lou Doillon fotografate dal duo olandese Ines e Vinoodh Matadin in California. Il 2008 di Patrick Demarchelier, che firma per la seconda volta The Cal™, è la prima in assoluto realizzata nel continente asiatico. Ambientato interamente a Shanghai, ha un casting che è un mix tra Occidente e Oriente e vede tra le protagoniste l’attrice cinese Maggie Cheung e la top Doutzen Kroes. Nel 2009 è la volta del Botswana, dove il celebre artista Peter Beard ha immortalato modelle di fama internazionale come Daria Werbowy, Lara Stone e Mariacarla Boscono. Beard, che ha vissuto in Kenya per trent’anni, è uno dei più grandi interpreti mondiali del mistero e del fascino dell’Africa. L’edizione del 2010 è affidata al fotografo americano Terry Richardson, celebre enfant terrible noto per il suo stile provocatorio e trasgressivo che ritrae ragazze provocanti e scanzonate come Miranda Kerr, Lily Cole, Rosie Huntington e Ana Beatriz. Il 2011 è firmato dal genio creativo di Karl Lagerfeld, artista, esteta e figura poliedrica. Nel suo studio parigino, Lagerfeld dà vita a “Mythology” un calendario che riflette la sua passione per le leggende e i miti della mitologia greco-romana. Un mix di interpreti maschili e femminili tra cui i modelli Baptiste Giabiconi e Brad Kroenig e l’attrice Julianne Moore. Il 2012 viene affidato a Mario Sorrenti, primo fotografo italiano che sceglie la Corsica per dare vita a “swoon”, l’estasi catturata dalle immagini, con un cast d’eccezione come Milla Jovovich, Kate Moss, Isabeli Fontana. Autore dell’edizione 2013 di “The Cal”™ è Steve McCurry, uno dei più famosi fotoreporter mondiali, che ha saputo raccontare la trasformazione sociale ed economica del Brasile. Tra le protagoniste, tutte accomunate dal loro impegno a sostegno di Organizzazioni non governative, Fondazioni e progetti umanitari, l’attrice brasiliana Sonia Braga, la cantante Marisa Monte, le modelle Adriana Lima, Petra Nemcova e Summer Rayne Oakes. 1986: L’ANNO DEI DUE CALENDARI Fin dalla sua nascita, grazie all’intuizione di Pirelli UK, il Calendario si rivolge a un ristretto gruppo di appassionati che lo riceve in omaggio. È un oggetto, ricco di simbolismo, portatore di un'idea. L'esclusività ne accresce il valore mediatico e lo consacra in breve come cult. Nel 1971 “The Cal”™ viene spedito ai ministri del governo inglese, alla Famiglia Reale e a una ristretta lista di vip. E’ un fenomeno di tendenza e un potente strumento di comunicazione. A metà degli anni Ottanta, Pirelli Italia, che ne aveva ben compreso le potenzialità globali, lo vorrebbe fare suo. L'unica via è cimentarsi nell'impresa. Così parte una sfida. Una “rivalità” tutta aziendale. Due progetti corrono parallelamente. Ignorandosi. Gli inglesi, che dal 1984 lavorano sotto la guida del direttore artistico Martin Walsh, hanno già infranto molti tabù, inserendo eleganti immagini di nudo esplicito. E scelgono di affidare il progetto al fotografo americano Bert Stern, l'uomo che ha ritratto Marylin Monroe di un velo vestita, fotografo che ha iniziato la carriera nella pubblicità e poi ha immortalato star come Elizabeth Taylor e Audrey Hepburn. È una scelta che ha il senso di marcare una nuova tappa nell'evoluzione del progetto: l'avvicinamento al mondo del cinema e dello spettacolo. Pirelli Italia, invece, incarica Helmut Newton. Il fotografo tedesco è già una celebrità. Nel 1981 il suo libro Big Nudes lo ha consacrato come un protagonista della cultura visiva del Novecento. Ha trasformato la fotografia di moda in status. Ha rotto gli schemi, uscendo dallo studio di posa e portando le sue modelle in strada. I suoi scatti sono sequenze che diventano servizi glamour. La sua idea di femminilità nuda, in bianco e nero, è classicamente statuaria, ma trasmette una potente carica erotica. Alla fine, per rappresentare il 1986, viene scelto il lavoro di Stern. Newton dovette abbandonare il set per problemi familiari. Il Calendario da lui concepito e realizzato venne archiviato come un prezioso “gioiello di famiglia”, in attesa dell'occasione giusta per farlo brillare di luce propria. Le tavole di Stern, in cui modelle giocavano in immaginari atelier di artisti moderni e contemporanei, enfatizzando il ruolo di sensuali muse, mostravano un messaggio coerente e funzionale con l'allora spirito del Calendario. Ne nacque un “The Cal”™ che interpretò il caleidoscopio di colori e grafismi, peculiari dei favolosi anni Ottanta. Con l'inserimento di una nudità marcata e aggressiva. Il Calendario Pirelli 1986 di Helmut Newton: la storia Quando, nella primavera del 1985, Pirelli Italia chiede a Helmut Newton di immaginare il suo Calendario, non pone vincoli interpretativi, ma il prodotto Pirelli doveva comparire in modo evidente nelle sue fotografie. È una svolta inedita. Non solo per il maestro, ma anche per il Calendario che fino a quel momento si era limitato a immagini evocative, lontane dal coinvolgimento diretto del core business Pirelli. Sul set del progetto italiano compare così il pneumatico, a marchio Pirelli, in tutte le sue declinazioni commerciali. Fino a quel momento il richiamo pubblicitario era sfumato, al massimo era arrivato, come descritto sopra, all'impronta di un battistrada sulla sabbia (Uwe Ommer, The Cal 1984), oppure alla sagoma grafica del cinturato sugli abiti di scena (Norman Parkinson, The Cal 1985). Newton, che conosce la forza del Calendario, accetta la sfida. I primi scatti vengono realizzati a maggio, in occasione del Gran Premio di Montecarlo, dove il maestro peraltro abitava. Poi il set si trasferisce in Toscana, nel Chianti, al Podere Terreno. È tra le vigne e la campagna senese che Newton trova la luce giusta per il suo “The Cal”™ italiano. Poggi, cipressi, case coloniche, tabernacoli, macchinari agricoli, una piccola stazione di servizio e insediamenti medioevali sono lo sfondo di immagini che ripercorrono l'atmosfera neorealista. La strada diventa la via di fuga prospettica per donne intense e giunoniche, che ricordano quelle che il neorealismo cinematografico rese celebri attraverso attrici come Silvana Mangano, Lucia Bosé, Sophia Loren, osservate da uomini che sono pura presenza spettatrice. Costantemente al fianco di Newton, c'è Manuela Pavesi. Molto più che una stylist di moda incaricata di interpretare lo spirito di quella femminilità beffarda e inquieta. Il suo ruolo è quello di una sceneggiatrice del costume. Il maestro fruga nel proprio immaginario, nel suo desiderio di vitalità, che diventa eros, alla ricerca di uno stile sensuale, per trasmettere la sua visione dell'italianità. Manuela Pavesi lo accompagna nel percorso creativo e realizzativo condividendo il suo punto di vista profondamente trasgressivo e istintivo unito a un’insolita capacità di trasformare contenuti provocatori in un’immagine glossy. E quando Helmut Newton deve abbandonare il set e rientrare a Montecarlo per un'inderogabile questione di famiglia, è alla Pavesi che consegna la sua macchina fotografica, affinché possa posizionarla seguendo scrupolosamente le sue indicazioni. A scattare è materialmente il suo assistente, Xavier Alloncle, ma il lavoro, ormai quasi finito, viene ultimato con la paternità artistica di Newton. Quello svelato oggi è un calendario che, nel rispetto del progetto originario anche dal punto di vista dell’impaginazione grafica, propone 12 foto d’autore in bianco e nero corredate da 29 immagini di backstage che restituiscono agli appassionati quella storica produzione in bianco e nero realizzata tra il Chianti e Montecarlo nel 1985. L'edizione proposta, fino ad oggi mai distribuita nella sua integrità, si basa sul rispetto più assoluto dell'idea progettuale di Newton. Le fotografie seguono il suo concetto creativo. E il prodotto finale è stato editato rispecchiando fedelmente la visione artistica del maestro. Ufficio Stampa Pirelli – Tel. +39 02 64424270 – [email protected] THIS CALENDAR IS THE RECONSTRUCTION OF THE 1986 PIRELLI CALENDAR AS CONCEIVED AND MADE BUT NOT DISTRIBUTED BY PIRELLI. CALENDAR PHOTOGRAPHS BY: HELMUT NEWTON STYLING AND CREATIVE ASSISTANCE TO THE PHOTOGRAPHER: MANUELA PAVESI FOR CHIANTI’S SHOOTING: MODELS: SUSIE BICK ANTONIA DELL’ATTE BETTY PRADO MAKE-UP: FRANCESCO PESENTI HAIR-STYLIST: ANTONIO GAZZOLA PHOTOGRAPHER’S ASSISTANT: XAVIER ALLONCLE BACKSTAGE PHOTOS BY: XAVIER ALLONCLE GLOBAL PROJECT AND COORDINATION FOR PIRELLI: AGENZIA CENTRO CHIEF EXECUTIVE OFFICER: RAFFAELLO BARBARESI CREATIVE DIRECTOR VALERIO OLIVETO ACCOUNT DIRECTOR: FRANCESCO CAMPI ART DIRECTORS: MONICA COLNAGHI SUSANNA FILIPPINI CARLOTTA GRANDI THE PIRELLI CALENDAR 1986 IS COPYRIGHT © 1985 PIRELLI. ALL RIGHTS RESERVED. PRINTED IN ITALY IL CALENDARIO PIRELLI RACCONTATO DA PHILIPPE DAVERIO E’ impossibile dimenticarseli, certi protagonisti dell’industria italiana. Soprattutto quelli della Pirelli. Alberto Pirelli che vedevo tornare nella sua casa fuori Varese, la villa detta “La Biblioteca”, lui che fu il delegato economico al trattato di Versailles che chiudeva nel 1919 la Prima Guerra Mondiale e fu poi l’inventore dell’Istituto per il Commercio Estero. Era stato il primo italiano a volare, nel 1908 a Le Mans con Wright. I suoi figli, Leopoldo capo d’impresa e Giovanni a lui maggiore d’età, comandante partigiano e scrittore, marito di una straordinaria artista visiva, Marinella, che si occupava di video quando neppure esisteva ancora la parola per definire questa nuova forma d’arte. Capi d’impresa che sognavano la modernità e diedero a Gio Ponti e a Pier Luigi Nervi l’incarico nell’immediato dopoguerra di costruire uno dei più alti grattacieli d’Europa, dove allora si pensava di porre all’ultimo piano un museo aziendale. Non da meno erano le personalità della dirigenza. I milanesi non possono dimenticare Guido Venosta, sposato con Carla la protagonista del design italiano, lui che dirigeva la Pirelli londinese negli anni del dopoguerra. Noto per la sua sottile quanto eccentrica eleganza, formato fra Oxford e Cambridge, tornò in Italia a presiedere l’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro, portandosi a casa l’esperienza del fund raising anglosassone. E’ nella fantasia apparentemente sommessa e nell’understatement milanese che sorgevano esperimenti inattesi, anche nel turbinoso mondo della comunicazione. Esperimenti proseguiti nel tempo e che ancora oggi sono un tratto caratteristico della Pirelli. Il Calendario, a suo modo, ne è un esempio: nacque sul Tamigi negli anni magici della Swinging London, quando i capelli dei ragazzi si stavano allungando e le gonne delle ragazze si stavano accorciando. L’Inghilterra usciva dall’austerità postbellica della ricostruzione e lo faceva scoprendo libertà e gioia di vivere. Il costume britannico si liberava dai rigori della upper class e si faceva giovanile e spregiudicato. La sanzione linguistica dello swinging venne allora dall’intramontabile Diana Vreeland, nata parigina ma anglo americana da jet set e diventata guru newyorchese di Vogue e Harper’s Bazaar. All’opposto suo della barriera sociale, Mary Quant, figlia di due insegnanti cresciuti nell’ambiente dei minatori del Galles, aveva nella sua bottega di King’s Road sancito il successo della minigonna come simbolo trasversale delle classi sociali. Oggi si dibatte sulla genesi dell’accorciamento che fece girare la testa ai ragazzi e l’orientamento agli orologi della storia. André Courrèges già s’era mosso prima in quella augusta direzione, ma lo fece fra i lussi delle sfilate parigine, e la signora Marit Allen lo aveva ripreso nei suoi vestiti di scena per il cinema americano, ma l’esplosione popolare d’una mutazione radicale del gusto fu sancita dai giovani di Londra, non dagli eleganti parigini. Lo stesso concetto di pop che divenne in seguito Pop Art ed ebbe la sua consacrazione americana nella Biennale di Venezia del 1964, aveva invero germogliato in quella Londra lì sin dalla fine degli anni ’40 con le anticipazioni di Eduardo Paolozzi, edimburghese figlio di immigrati italiani e compagno d’impresa di Richard Hamilton nella fondazione dell’Indipendent Group. La vitalità del sovvertimento sociale della vecchia Britannia trascinava l’Occidente in una direzione di rinnovamento. Furono riassunti genialmente quegli anni da Blow Up di Michelangelo Antonioni, quella pellicola magica e metafisica del 1966 con la supermodella Verushka che trasformò come in un incendio che divampava il mestiere di fotografo di moda in mito dell’Occidente: la modella e la moda erano diventati sinonimi. E la moda non era più appannaggio di pochi ma identità d’una generazione che credeva di forgiare un suo avvenire tutto da sperimentare. Era la Swinging London anche la Singing London, quella che dai Beatles evolse verso i Rolling Stones fino ai Pink Floyd, musiche dolci o psichedeliche, ironiche o travolgenti, trasmesse spesso dalle prime radio pirata, fra le quali la più nota divenne la Swinging Radio England. E la prima edizione del Pirelli Calendar fu proprio affidata a Robert Freeman, il fotografo che aveva esaltato l’immagine dei Beatles. L’abilità del Calendario Pirelli fu quella di assorbire L’esprit du Temps seguendone le mutazioni, anche nelle onde successive. Quando le gonne corte tornarono ad allungarsi per diventare le vesti hippy della Woodstock del 1969, il grande rave che sanciva l’illusione d’una rivoluzione avvenuta, se non nella società, almeno nei costumi, il Calendario come per magia ne sente l’immediata conseguenza. Sicché in realtà, a riguardarlo oggi nella sua peregrinazione di mezzo secolo, il Calendario diventa un documento formidabile di antropologia culturale attraverso il gioco delle estetiche e degli sguardi, laddove narra la mutazione degli umori, l’evoluzione della percezione non solo del soggetto ma del mondo intero dove opera il fotografo. Intimità, glamour, sogno esotico, scoperta delle geografie della natura, riflessione talvolta quasi romantiche accompagnano il mutare inarrestabile della società occidentale. Il tutto grazie alla rappresentazione delle modelle e dei loro modi, non solo delle loro mode. E gli anni ’60 sono quelli d’una nuova aria di libertà, la decade successiva è quella delle riflessioni; gli anni ’80 sono ruggenti, gli anni ’90 sono quelli nei quali la globalità si afferma. Il secolo nuovo, che sembra non decidersi ad affrontare una sua rinnovata missione, inizia carico di nostalgie e sogni… il Calendario riassunto aiuta a pensarci, in un caleidoscopio dove passato e presente, lontano e vicino convivono. Philippe Daverio INFORMAZIONI SUL CALENDARIO PIRELLI Dal 1964 al 2013, sono complessivamente 40 i Calendari Pirelli realizzati nell’arco di cinquant’anni da 31 fotografi. Tra questi, 9 ne hanno prodotti 2 edizioni: Harri Peccinotti (1968 e 1969), Brian Duffy (1965 e 1973), Francis Giacobetti (1970 e 1971), Clive Arrowsmith (1991 e 1992), Herb Ritts (1994 e 1999), Richard Avedon (1995 e 1997), Peter Lindbergh (1996 e 2002), Bruce Weber (1998 e 2003), Patrick Demarchelier (2005 e 2008). Quattro donne hanno firmato un Pirelli Cal: la francese Sarah Moon (1972), le americane Joyce Tennyson (1989) e Annie Leibovitz (2000) e Inez (2007, con il duo Inez and Vinoodh). Per quanto riguarda le location, in Europa sono stati realizzati 17 Calendari (6 in UK, 6 in Francia, 3 Spagna, 2 in Italia); negli Stati Uniti 10, nei Caraibi 4, in Africa 5, 3 in Brasile e 1 in Cina. Le edizioni a colori sono 25, quelle in bianco e nero 9 (1990, 1996, 1998, 1999, 2000, 2005, 2007, 2011, 2012) e 6 le miste (1997, 2001, 2002, 2003, 2006, 2009). Articoli e libri Come ogni oggetto cult e fenomeno editoriale di successo, il Calendario ha prodotto migliaia di articoli di stampa, servizi fotografici e filmati di backstage, centinaia di ore di trasmissioni televisive e interviste a fotografi, art director e modelle. Oltre a decine di volumi monografici e antologie, dischi e video. Molti di questi libri sono diventati anch’essi preda dei collezionisti e sono oggi introvabili. Tra i più ricercati, il volume The Complete Pirelli Calendar Book edito nel 1975 dalla Pan Books (con la prefazione di David Niven) e le numerose edizioni (1988, ‘89 e ’93) di the Pirelli Calendar Album della Pavillon Books, curate dal primo art director del Calendario, Derek Forsyth. In Italia la ricca bibliografia sul Pirelli Cal annovera numerosi volumi pubblicati da Rizzoli, tra i quali vanno citati le raccolte complete edite nel 1997 e 1998, con testi di Italo Zannier e Guido Vergani, il libro the Cal dagli anni Sessanta al Duemila” , con testi di Laura Laurenzi, e il più recente 40 Pirelli Cal edito da Rizzoli nel 2004 con prefazione di Francesco Negri Arnoldi. Da segnalare, tra le molte altre pubblicazioni, anche la raccolta in 5 volumi allegata al Corriere della Sera a fine 2006. Una raccolta completa, Calendario Pirelli 1964-2007, con testi di Edmondo Berselli e Francesco Negri Arnoldi, viene pubblicata da Mondadori nel 2007 e declinata, come nel caso di alcuni degli altri precedenti volumi, in diverse coedizioni straniere. Mostre e manifestazioni Il Calendario Pirelli è stato anche oggetto di mostre, manifestazioni e presentazioni al pubblico in molti Paesi, oltre che di lecture nei corsi universitari di fotografia, grafica e design. Al Victoria and Albert Museum uno spazio è stato a lungo dedicato ad alcune delle scenografie e dei costumi più famosi di “The Cal”™. La più importante mostra retrospettiva, allestita dall’architetto Gae Aulenti, è stata inaugurata nel febbraio 1997 a Venezia (Palazzo Grassi), per poi spostarsi a Milano (Palazzo Reale) e a Genova (Palazzo Ducale). Da qui prese poi l’avvio un itinerario attraverso tre continenti, toccando Montecarlo (Casinò), Bruxelles (Musées Royaux d’Art et d’Histoire), Parigi (Carrousel du Louvre, dicembre 1998) Buenos Aires (Palais de Glace), San Paolo del Brasile (MASP) e Tokio (2001), Mosca (Mali Manage, 2005), Berlino (Berlinische Galerie, 2006). Alla stessa mostra furono dedicate serate evento alla Tony Shafrazi Gallery (10 febbraio 2005) a NY e al Guggenheim Museum (27 aprile 2007), mentre alla presentazione del documentario del Calendario Pirelli realizzato dalla produttrice Dominique Miceli per Paris Premiere è stata dedicata una serata al Petit Palais di Parigi (ottobre 2010). Dal 2006, ogni anno Pirelli espone presso la House of photography di Mosca il calendario dell’anno corrente. Le foto del Calendario Pirelli, infine, sono spesso ‘ospiti’ delle mostre personali dei fotografi che nel tempo lo hanno realizzato. Collezionismo e aste benefiche Pur non essendo mai stato messo in commercio da Pirelli, il Calendario ha alimentato un fiorente mercato parallelo di scambi e compravendite fra collezionisti e appassionati, con valutazioni che raggiungono svariate decine di migliaia di euro a seconda dell’anno (e del fotografo) nonché dello stato di conservazione. Da anni il Sunday Times ospita periodicamente un vero e proprio “borsino” dove vengono quotate le edizioni più rare. Anche Pirelli, in talune occasioni, ha offerto all’asta per beneficenza alcune copie di “The Cal”™ riscuotendo un lusinghiero successo. Nel 1975 una serie completa di Calendari del primo decennio, messa per la prima volta all’asta da Christies a Londra per beneficenza, fu aggiudicata ad un valore di 2 mila sterline, superando la quotazione di un dipinto di Andy Warhol venduto nella stessa asta. Da allora a oggi, attraverso aste e premi messi in palio per raccogliere fondi a scopo benefico, il Pirelli Cal ha aiutato a finanziare numerose iniziative socialmente utili. 1964 Robert Freeman a Maiorca, Spagna Jane Lumb, Sonny Freeman Drane, Marisa Forsyth 1965 Brian Duffy a Monaco e in Costa Azzurra, Sud della Francia Pauline Dukes, Annabella, Virginia, Pauline Stone, Jeannette Harding 1966 Peter Knapp ad Al Hoceima, Marocco Shirley Ann, Sue 1967 non pubblicato 1968 Harri Peccinotti a Djerba, Tunisia Ulla Randall, Elisa Ngai, Pat Booth, Jill La Tour 1969 Harri Peccinotti a Big Sur, California 1970 Francis Giacobetti a Paradise Island, Bahamas Alexandra Bastedo, Anak, Pegga, Paula Martine 1971 Francis Giacobetti in Giamaica, Grandi Antille Caileen Bell, Angela McDonald, Kate Howard, Christine Townson, Gail Allen 1972 Sarah Moon a Villa Les Tilleuls, Parigi Suzanne Moncurr, Mick Lindburg, Boni Pfeifer, Inger Hammer, Magritt Rahn, Barbara Trenthan 1973 Brian Duffy a Londra, Inghilterra Erica Creer, Sue Paul, Nicki Howorth, Kubi, Nicky Allen, Jane Lumb, Kate Howard, Vida, Penny Steel, Kari Ann, Elizabeth, Vicky Wilks 1974 Hans Feurer alle Seychelles, Africa Eva Nielson, Kim, Marana, Chichinou, Kathy Cochaux 1975 - 1983 non pubblicato 1984 Uwe Ommer alle Bahamas, America Centrale Angie Layne, Suzy-Ann Watkins, Jane Wood, Julie Martin 1985 Norman Parkinson a Edimburgo, Scozia Anna, Cecilia, Iman, Lena, Sherry 1986 Bert Stern nei Cotswolds, Inghilterra Julia Boleno, Jane Harwood, Louise King, Deborah Leng, Suzy Yeo, Beth Toussaint, Gloria, Joni Flyn, Caroline Hallett, Samantha, Juliet, Clare Macnamara 1987 Terence Donovan a Bath, Inghilterra Ione Brown, Colette Brown, Naomi Campbell, Gillian De Turville, Waris Dirie 1988 Barry Lategan a Londra, Inghilterra Hugo Bregman, Briony Brind, Victoria Dyer, Nicola Keen, Kim Lonsdale, Sharon MacGorian, Naomi Sorkin, Carol Straker 1989 Joyce Tennyson nei Polaroid Studios, New York Lisa Whiting, Nicky Nagel, Dannielle Scott, Brigitte Luzar, Gilda Meyer-Nichof, Kathryn Bishop, Susan Allcorn, Susan Waseen, Rosemarie Griego, Akura Wall, Gretchen Heichholz, Rebecca Glen 1990 Arthur Elgort a Siviglia, Spagna Laure Bogeart, Laurie Bernhardt, Christina Cadiz, Anna Klevhag, Florence Poretti, Debrah Saron 1991 Clive Arrowsmith in Francia Alison Fitzpatrick, Lynne Koester, Monika Kassner, Paola Siero, Nancy Liu, Katherina Trug, Jackie Old Coyote, Tracy Hudson, Rachel Boss, Carole Jimenez, Saskia Van Der Waarde, Rina Lucarelli, Susie Hardie-Bick 1992 Clive Arrowsmith ad Almeria, Spagna Alison Fitzpatrick, Julienne Davis, Judi Taylor 1993 John Claridge alle Seychelles, Africa Christina Estrada, Barbara Moors, Claudie 1994 Herb Ritts a Paradise Island, Bahamas Karen Alexander, Helena Christensen, Cindy Crawford, Kate Moss 1995 Richard Avedon a New York, Stati Uniti Nadja Auermann, Farrah Summerford, Naomi Campbell, Christy Turlington 1996 Peter Lindberg a El Mirage, California, Stati Uniti Eva Herzigova, Nastassja Kinski, Kristen Mc Menamy, Navia, Carre Otis, Tatjanna Patitz 1997 Richard Avedon a New York, Stati Uniti Honor Fraser, Ling, Cordula, Sophie Patitz, Ines Sastre, Waris Dirie, Anna Klevhag, Monica Bellucci, Gisele, Kristina, Tatiana, Irina, Jenny Shimizu, Marie Sophie, Brandy , Julia Ortiz, Nikki Uberti 1998 Bruce Weber a Miami, Stati Uniti Tanga Moreau, Stella Tenant, Milla Jovovich, Charolyn Murphy, Eva Herzigova, Patricia Arquette, Shalom Harlow, Kristy Hume, Elaine Irwin Mellencamp, Georgina Grenville, Kiara, Rachel Roberts, Daryl Hannah. 1999 Herb Ritts a Los Angeles, Stati Uniti Chandra North, Sophie Dahl, Karen Elson, Michele Hicks, Carolyn Murphy, Shirley Mallmann, Laetitia Casta, Audrey Marnay, Elsa Benitez, Bridget Hall, Angela Lindvall, Alek Wek 2000 Annie Leibovitz a Rhinebeck, New York, Stati Uniti Lauren Grant, June Omura, Mireille Radwan-Dana, Laetitia Casta, Alek Wek, Julie Worden, Jacqui Agyepong, Marjorie Folkman 2001 Mario Testino a Napoli, Italia Gisele Bundchen, Aurelie Claudel, Karen Elson, Rhea Durham, Marianna Weickert, Fernanda Tavares, Angela Lindvall, Ana Claudia Michael, Liisa Winkler, Noemi Lenoir, Frankie Rayder, Carmen Kass 2002 Peter Lindbergh a Los Angeles, Stati Uniti Lauren Bush, Erika Christensen, Amy Smart, Bridget Moynahan, James King, Shannyn Sossamon, Selma Blair, Kiera Chaplin, Brittany Murphy, Monet Mazur, Rachel Leigh Cook, Mena Suvari, Julia Stiles 2003 Bruce Weber in Cilento e Paestum, Italia Jessica Miller, Lisa Steiffert, Heidi Klum, Isabeli Fontana, Mariacarla Boscono, Natalia Vodianova, Karolina Kurkova, Sienna Miller, Alessandra Ambrosio, Rania Raslan, Bridget Hall, Sophie Dahl, Eva Riccobono, Yamila Diaz-Rahi, Filippa Hamilton, Valentina Stilla, Enrico Lo Verso, Alessandro Gassman, Tomasino Ganesh, Marcelo Boldrini, Jak Krauszer, Stephan Ferrara, Ajay Lamas 2004 Nick Knight a Londra, Inghilterra Adina Fohlin, Amanda Moore, Jessica Miller, Natalia Vodianova, Karolina Kurkova, Mariacarla Boscono, Esther de Jong, Frankie Rayder, Liberty Ross, Dewi Driegen, Ai Tominaga, Pollyanna McIntosh, Alek Wek 2005 Patrick Demarchelier a Rio de Janeiro, Brasile Adriana Lima, Julia Stegner, Michelle Buswell, Erin Wasson, Marija Vujovic, Fillipa Hamilton, Liliane Ferrarezi, Valentina, Diana Dondoe, Isabeli Fontana, Naomi Campbell 2006 Mert and Marcus a Cap d’Antibes, Francia Jennifer Lopez, Gisele Bundchen, Guinevere Van Seenus, Kate Moss, Karen Elson, Natalia Vodianova 2007 Inez and Vinoodh in California Sophia Loren, Penelope Cruz, Lou Doillon, Naomi Watts, Hilary Swank 2008 Patrick Demarchelier a Shanghai, Cina Maggie Cheung, Agyness Deane, Lily Donaldson, Du Juan, Doutzen Kroes, Catherine McNeil, Mo Wan Dan, Sasha Pivovarova, Coco Rocha, Caroline Trentini, Gemma Ward 2009 Peter Beard ad Abu Camp/Jack’s Camp, Botswana Daria Werbowy, Emanuela De Paula, Isabeli Fontana, Lara Stone, Rianne Ten Haken, Malgosia Bela, Mariacarla Boscono 2010 Terry Richardson a Bahia, Brasile Daisy Lowe, Georgina Stojiljokovic, Rosie Huntington, Eniko Mihalik, Catherine McNeil, Ana Beatriz, Abbey Lee Kershaw, Marloes Horst, Lily Cole, Miranda Kerr, Gracie Carvalho 2011 Karl Lagerfeld a Parigi, Francia Bianca Balti, Eliza Sednaoui, Freja Beha Erichsen, Isabeli Fontana, Magdalena Frackowiak, Anja Rubik, Abbey Lee Kershaw, Lakshmi Menon, Heidi Mount, Erin Wasson, Natasha Poly, Lara Stone, Daria Werbowy, Iris Strubegger, Jeneil Williams, Baptiste Giabiconi, Sebastian Jondeau, Brad Kroenig, Garrett Negg, Jake Davis 2012 Mario Sorrenti a Murtoli, Corsica Isabeli Fontana, Natasha Poly, Saskia De Brauw, Lara Stone, Joan Small, Guinevere Van Seenus, Malgosia Bela, Edita Vilkevictiute, Kate Moss, Milla Jovovich, Margareth Made, Rinko Kikuchi 2013 Steve McCurry a Rio de Janeiro, Brasile Isabeli Fontana, Adriana Lima, Sonia Braga, Marisa Monte, Elisa Sednoui, Petra Nemcova, Hanna Ben Abdesslem, Liya Kebede, Karlie Kloss, Kyleigh Kuhn, Summer Rayne Oakes 2014 Celebrazioni del 50° anniversario del Calendario a Milano Calendario 1986 di Helmut Newton, a Montecarlo e in Chianti Antonia Dell’Atte, Susie Bick, Betty Prado PIRELLI E LA CULTURA: UNA STORIA LUNGA OLTRE 140 ANNI La cultura d’impresa di Pirelli si basa, da oltre 140 anni, sulla promozione della ricerca in ambito scientifico-tecnologico e umanistico, sul dialogo tra differenti culture, sull’attenzione costante al territorio e alla comunità. La relazione tra Pirelli e l'innovazione nella ricerca e nell'arte si è concretizzata, nel corso degli ultimi anni, nella creazione di due istituzioni culturali, la Fondazione Pirelli e l’HangarBicocca. Queste due realtà, tra loro complementari, rappresentano da un lato la volontà di preservare e promuovere la storia e la cultura dell'impresa, dall'altro l'apertura ai nuovi linguaggi. L’impegno di Pirelli a supporto della cultura e dell’arte in Italia si manifesta inoltre in una serie di collaborazioni con istituzioni quali la Pinacoteca di Brera e il FAI - Fondo Ambiente Italiano, mentre nel mondo della musica e del teatro, del Teatro Franco Parenti, del Piccolo Teatro di Milano, dell’Orchestra da Camera Italiana diretta da Salvatore Accardo. Il forte legame con le istituzioni culturali trova infine conferme anche in altri paesi in cui Pirelli è particolarmente presente, come in Brasile dove l’azienda è partner da vent’anni della Collazione di fotografia Pirelli-Masp del Museu de Arte di San Paolo. Il quartiere Bicocca Il quartiere Bicocca, che con la sua trasformazione da polo industriale a distretto della conoscenza e della ricerca testimonia un momento di passaggio epocale della nostra società, è l'area dove è maggiormente evidente l’attenzione e l’investimento di Pirelli nel territorio e nella cultura. Dall’HeadQuarter alla Bicocca degli Arcimboldi, dalla Fondazione Pirelli all’HangarBicocca il quartiere Bicocca ospita i luoghi e segni urbanistici che segnano centinaia di anni di storia e oggi contribuiscono a determinare la nuova identità del quartiere, modificandone in senso positivo la fruizione e la percezione. Il Centro Direzionale di Pirelli La progettazione del nuovo Centro Direzionale di Pirelli viene affidato, dopo un concorso pubblico lanciato nel 1989, a Vittorio Gregotti. Gregotti sceglie di mantenere al centro dell’edificio la spettacolare torre di raffreddamento, realizzata nel 1950 per la refrigerazione dell’acqua, che presenta un profilo a iperbole, misura 32 metri di diametro alla base e 22 alla sommità, ed è alta 46 metri. L’edificio dell’Headquarter, completato nell’agosto del 2003, consiste in un grande cubo di 50 metri per 50 sul cui perimetro si trovano gli uffici, distribuiti su dieci piani, collegati da passerelle aeree alle sale riunioni. Al piano terra della torre si trova un auditorium da 350 posti, mentre sul tetto è situata la piattaforma circolare per l’eliporto. La torre di raffreddamento è l’edificio più significativo dell’area, centro focale dell’intera Bicocca e simbolo della trasformazione del quartiere. La Bicocca degli Arcimboldi Il quartiere, situato alla periferia nord-est di Milano, prende il suo nome dalla Bicocca degli Arcimboldi, quattrocentesca "villa di delizie" fatta erigere dalla nobile famiglia milanese degli Arcimboldi che la utilizzava per le vacanze e le battute di caccia. Costruita attorno al 1450 in quella che era allora aperta campagna, la Bicocca è un ampio edificio rettangolare a due piani, importante esempio di residenza di quell’epoca. Dopo essere passata nelle mani di altre importante famiglie milanesi, nel 1917 la Bicocca degli Arcimboldi entra a far parte delle proprietà della Pirelli. Ridottasi ad inizio Novecento a poco più che un deposito per attrezzi agricoli, dopo un primo intervento di restauro già avviato nel 1910 la Bicocca viene adibita dalla Pirelli a “scuola all’aperto” per i figli delle lavoratrici, oltre che a collegio per gli orfani di guerra e casa per i ciechi vittime del conflitto appena concluso. Dal 1920, alcuni locali vanno ad ospitare il Museo Storico dell’azienda, mentre nel periodo a ridosso della Seconda Guerra Mondiale l’edificio funge da asilo per i figli dei dipendenti. Vari cicli di restauri avverranno nel 1933, nel 1947 e soprattutto nel 1953: da quell’anno, la Bicocca viene definitivamente adibita a sede di rappresentanza del Gruppo. Oggi conservata all'interno del quartier generale Pirelli la Bicocca degli Arcimboldi è uno degli esempi meglio conservati di architettura quattrocentesca lombarda. Il restauro del 1994-96 ha riportato alla luce le decorazioni originali: un’attenzione particolare merita il recupero dei graffiti, decorazioni tipiche delle ville e dei palazzi della Lombardia del XV secolo, con motivi a piuma di pavone, a squame lanceolate o a losanghe composte da foglie di palme, come quelle dell’ampio ingresso. Anche il motivo del sole, ripetuto più volte sia al piano terreno sia al primo piano, alternato a stelle e decori geometrici, è un tipico elemento di decorazione lombarda. La sala con gli affreschi di maggiore importanza, detta "Sala delle Dame”, si trova al primo piano e ritrae gruppi di donne, probabilmente appartenenti alla famiglia degli Arcimboldi, intente alle attività quotidiane. La Bicocca costituisce una chiara testimonianza della vita sociale del XV secolo ed è uno dei rari esempi di architettura civile di campagna dell’epoca giunto fino a noi. La Fondazione Pirelli La Fondazione Pirelli è ospitata nell’edificio detto “Fabbricato 134”, una palazzina degli anni Trenta che mantiene tutto il fascino dell’architettura industriale che caratterizzava il celebre stabilimento milanese, cuore della Pirelli fin dal 1908. Costituita nel 2009, la Fondazione Pirelli ha tra i suoi obiettivi la salvaguardia del patrimonio storico dell’azienda e la promozione della cultura d’impresa di Pirelli attraverso attività espositive, convegni e iniziative di collaborazione con altre istituzioni culturali. L’edificio della Fondazione Pirelli custodisce l’Archivio Storico, costituito dall’equivalente di oltre tre chilometri lineari di documenti, progressivamente restaurati e resi fruibili dal pubblico e dai ricercatori. L’Archivio Storico, che nel corso degli anni si è continuamente arricchito, comprende migliaia di immagini fotografiche dei più importanti fotografi che lavorarono per la Pirelli nel corso degli anni, tra cui Federico Patellani, Ugo Mulas, Arno Hammacher, Gabriele Basilico, Falcio Roiter; centinaia di bozzetti originali e manifesti pubblicitari firmati da alcuni dei graphic designer più noti tra cui Riccardo Manzi, Bruno Munari, Bob Noorda, Armando Testa; oltre 300 film su pellicola e nastro magnetico dal 1912 ai giorni nostri commissionati a registi e giornalisti divenuti in seguito nomi molto noti (come il film “La fabbrica sospesa” commissionato nel 1985 al giovane Silvio Soldini). La Fondazione Pirelli ospita inoltre un grande disegno originale di Renato Guttuso, commissionato da Pirelli all'artista in occasione dell’Esposizione Internazionale di Torino del 1961. Il disegno, appena restaurato, è la base per il mosaico “La Ricerca Scientifica” che oggi occupa un’intera parete della sala consultazione, al primo piano della Fondazione. Attualmente la Fondazione Pirelli ospita l’allestimento “Pirelli e l’Italia in movimento. Ricerca e tecnologia, il Cinturato conquista i mercati del mondo”. L’allestimento, che ha come punto di partenza la famosa campagna pubblicitaria di Pino Tovaglia per il Cinturato Pirelli del 1968, offre una panoramica sulla società italiana negli anni sessanta attraverso i suoi più importanti cambiamenti, tra cui la possibilità per tutti di spostarsi e viaggiare. Attraverso una selezione di immagini fotografiche, bozzetti originali, filmati e una rassegna dei più importanti articoli pubblicati sulla rivista “Pirelli” l’allestimento rende visibili alcuni dei materiali più interessanti dell’Archivio Storico recentemente restaurati. HangarBicocca Nato dalla riconversione di un ex-spazio industriale, le officine Ansaldo-Breda, HangarBicocca rispecchia la trasformazione urbana dell’intera area, un tempo caratterizzata dalla presenza di numerose fabbriche, tra cui la Pirelli. Riconvertito a spazio espositivo nel 2004, oggi HangarBicocca è dedicato alla produzione, esposizione e promozione dell’arte contemporanea. La Fondazione HangarBicocca, di cui Pirelli è Socio Fondatore Promotore e sostenitore, viene rilanciata nell'aprile 2012 con un progetto di ristrutturazione degli spazi e di completo ripensamento del progetto culturale: oggi HangarBicocca con i suoi 15.000 metri quadrati è uno degli spazi espositivi per l’arte contemporanea più importanti d’Europa e un’istituzione culturale unica nel suo genere, che pone al centro del proprio progetto una programmazione internazionale inedita, la gratuità di tutte le attività, un’attenzione costante al pubblico e un dialogo continuativo con il territorio. Nell'ultimo anno e mezzo, grazie a una programmazione artistica che ha visto mostre di grande profilo come Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Hans Peter Feldman, Wilfredo Prieto, Ilya ed Emilia Kabakov, Carsten Nicolai, Tomas Saraceno, Apichatpong Weerasethakul, Mike Kelley, Ragnar Kjartansson HangarBicocca è divenuto un punto di riferimento per un pubblico di oltre 240.000 persone, costituto da appassionati di arte contemporanea provenienti dall'Italia e dall'estero, da famiglie e da studenti. La programmazione per il biennio 2013-2015, ideata dall'Artistic Advisor Vicente Todolí, già direttore, dal 2003 al 2010 della Tate Modern di Londra, insieme al curatore Andrea Lissoni, prevede un calendario continuativo di mostre inedite di alcuni dei più importanti artisti degli ultimi decenni, tra cui Dieter e Björn Roth, Micol Assaël, Cildo Meireles, João Maria Gusmão e Pedro Paiva, Joan Jonas, Céline Condorelli, Juan Muñoz, Damián Ortega. Le esposizioni di HangarBicocca, caratterizzate dall'unicità degli allestimenti che entrano in dialogo con i monumentali spazi espositivi, sono un'occasione unica per conoscere a fondo il lavoro e le opere più importanti di artisti di grande rilievo nel panorama mondiale. Le attività dedicate al pubblico, ai ragazzi, alle scuole e agli studenti universitari costituiscono, infine, una parte fondamentale del progetto HangarBicocca. I diversi formati - HB Kids, HB School, HB Tour, le visite guidate e le rassegne di film scelti dagli artisti - costituiscono un calendario di attività gratuite di grande qualità che coinvolgono il pubblico e lo rendono partecipe in prima persona della vita dell'istituzione. Grazie alla partecipazione di oltre 7.000 bambini e ragazzi e di 3.600 studenti delle scuole di ogni ordine e grado oggi HangarBicocca è non soltanto uno spazio espositivo, ma un’istituzione che fa della divulgazione culturale uno dei suoi principali punti di forza. I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer L’installazione site-specific “I Sette Palazzi Celesti”, realizzata per HangarBicocca in occasione della sua prima apertura nel 2004, deve il suo nome ai Palazzi descritti nell’antico trattato ebraico Sefer Hechalot – il “Libro dei Palazzi/Santuari” risalente al IV-V sec. d.C. – dove si narra il simbolico cammino d’iniziazione spirituale di colui che vuole arrivare al cospetto di Dio. Nonostante il tema mistico legato alla Cabala, Kiefer sceglie materiali e tecniche industriali: le sette torri - del peso di 90 tonnellate ciascuna e di altezze variabili tra i 14 e i 18 metri - sono realizzate in cemento armato utilizzando come elementi costruttivi moduli angolari ottenuti dai container utilizzati per il trasporto delle merci. I Sette Palazzi Celesti rappresentano il punto d’arrivo dell’intero lavoro dell’artista e sintetizzano i suoi temi principali proiettandoli in una nuova dimensione fuori dal tempo: esse sono infatti al tempo stesso interpretazione di un’antica religione (quella ebraica); rappresentazione metaforica delle macerie dell’occidente dopo la seconda guerra mondiale; archelogia di un futuro possibile da cui l’artista ci invita a guardare le rovine del nostro presente. Ciascuno dei “Sette Palazzi Celesti” termina con elementi strutturali di coronamento ed è caratterizzato da particolari decorativi che variano a seconda del soggetto della singola torre. Islands di Dieter e Bjorn Roth Visibile negli spazi di HangarBicocca dal 6 novembre 2013, la mostra antologica Islands di Dieter Roth e Björn Roth, aperta fino al 9 febbraio 2014, è il primo progetto espositivo curato dall’Artistic Advisor Vicente Todolí. La rassegna propone per la prima volta in Italia oltre 100 opere di Dieter Roth (Hannover, 1930 – Basilea, 1998), figura di riferimento della scena internazionale degli ultimi cinquant’anni, ed è realizzata in collaborazione con il figlio Björn. Il percorso espositivo, reso unico dalla presenza di imponenti installazioni in dialogo con lo spazio ex industriale di HangarBicocca, guiderà il pubblico nell’universo creativo multidisciplinare e geniale dell’artista che con il suo lavoro ha radicalmente rivoluzionato il modo di fare e guardare l’arte. Un bar (Economy Bar, 2004-2013) aperto al pubblico e realmente funzionante, che comprende oltre al bancone anche alcuni video, disegni, dipinti, strumenti musicali e le bottiglie utilizzate nel corso del suo funzionamento, accoglierà i visitatori coinvolgendoli in quel flusso ininterrotto tra produzione artistica e quotidianità che è la cifra di tutto il lavoro di Roth e dei suoi collaboratori. Una continuità che è presente in tutti i lavori in mostra, come The Floor I (1973-1992) e The Floor II (1977-1998) due opere costituite dai pavimenti degli studi islandesi dell’artista qui decontestualizzati e trasformati in immagini astratte e New York Kitchen (2013) una vera e propria cucina utilizzata dallo staff di Roth per la realizzazione di alcune delle opere esposte. In mostra sono presenti inoltre due torri alte più di 5 metri: Zuckerturm (Sugar Tower), 1994-2013, e Selbstturm (Self Tower), 1994-2013. Vita vissuta e arte si intrecciano fino a confondersi nella grande installazione Solo Scenes (19971998), una delle opere più note dell’artista: 131 monitor che trasmettono riprese di scene quotidiane e intime dell’artista, un diario aperto e in tempo reale del suo ultimo anno di vita. Il gruppo di stampe dei Piccadillies sono uno dei progetti più originali e interessanti dell’artista, sviluppato principalmente fra il 1969 e il 1974, mentre Reykjavík Slides (1973-1975 e 1990-1998) è un’eccezionale documentazione degli oltre 30 mila edifici della capitale islandese esistenti fino al 1998.