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COMUNICATO STAMPA
PIRELLI FESTEGGIA I 50 ANNI DI ‘THE CAL’™
Una serie di iniziative per l’occasione: dagli scatti celebrativi di Lindbergh e
Demarchelier alla rassegna storica allestita all’HangarBicocca fino al recupero
dell’inedito Calendario Pirelli 1986 di Helmut Newton
Milano, 21 novembre 2013 – Pubblicato per la prima volta nel 1964, il Calendario Pirelli
festeggia quest’anno a Milano i propri 50 anni con una serie di iniziative e una serata
d’eccezione, che avrà tra i protagonisti ospiti, giornalisti e collezionisti di tutto il mondo,
presso lo spazio d’arte contemporanea HangarBicocca di Pirelli.
Sono diversi gli eventi organizzati per celebrare l’occasione dei 50 anni. Lo scorso giugno a
New York è stato allestito un set con due protagonisti dell'immagine come Peter Lindbergh e
Patrick Demarchelier (già autori delle edizioni 1996 e 2002 il primo e 2005 e 2008 il secondo)
per fotografare un cast di modelle rappresentative dell'identità visiva della storia più recente
del Calendario: Alessandra Ambrosio, Helena Christensen, Isabeli Fontana, Miranda Kerr,
Karolina Kurkova e Alek Wek.
Oggi, in coincidenza con la consueta serata di gala cui parteciperanno circa 800 invitati,
prende invece il via una rassegna storica, allestita sempre presso HangarBicocca di Pirelli, a
Milano, che offre sia agli ospiti della serata sia al pubblico - nei giorni 23 e 24 novembre 2013
- un percorso nei 50 anni di The Cal attraverso gli oltre 160 scatti degli oltre 30 fotografi che
nel corso del tempo sono stati chiamati a interpretare il Calendario.
Per celebrare “The Cal”™, Pirelli ha scelto di non produrre un “Calendario 2014”, ma di
svelare, per la prima volta, il Calendario Pirelli del 1986 realizzato da Helmut Newton e finora
conservato nell’Archivio Storico della società. L’operazione è stata possibile anche grazie al
lungo lavoro di ricostruzione svolto dalla Fondazione Pirelli.
Oggi, dopo quasi 30 anni, Pirelli ha deciso di pubblicarlo, cogliendo sia l’occasione
celebrativa sia la fortunata coincidenza del datario 1986 con quello del 2014.
I 50 ANNI DI “THE CAL”™: LA STORIA DEL CALENDARIO PIÙ FAMOSO DEL MONDO
“The Cal”™ nasce come progetto esclusivo di Pirelli UK Ltd, la consociata inglese del gruppo
della Bicocca, che vi lavorava con ampi margini di autonomia. Sono infatti gli inglesi che, alla
ricerca di una strategia di marketing per superare la concorrenza domestica di altre case
britanniche di pneumatici, nel 1964 incaricano un fotografo, l’inglese Robert Freeman,
ritrattista dei Beatles, di dare vita, sotto la direzione di Derek Forsyth, a un progetto all’epoca
del tutto innovativo.
Vede così la luce un prodotto editoriale raffinato ed esclusivo, con valenze artistiche e
culturali che andarono da subito ben oltre il campo della moda e del glamour.
Da allora e per 50 anni, “The Cal”™ continua a scandire il passare dei mesi offrendo –
attraverso le immagini dei più acclamati fotografi del momento – una lettura e
un’interpretazione del costume, spesso anticipatorie di nuove tendenze.
Le tre vite di “The Cal”™
La storia del Calendario Pirelli può essere divisa in tre periodi distinti:
– il primo decennio, dal 1964 al ’74, seguito da una lunga interruzione delle pubblicazioni
(nove anni) a causa della recessione economica seguita all’austerity;
– il secondo decennio, dall’84 al ’94, che inizia con la rinascita del Calendario e il
progressivo ritorno alla ribalta;
– dal 1994 a oggi, a cavallo di due secoli, che vede “The Cal”™ affermarsi come un
oggetto cult, capace di fare tendenza.
 Il decennio dal 1964 al ’74
Gli anni della gioventù di “The Cal”™ sono scanditi dal crescente successo dei Beatles,
della musica rock, della minigonna, ma anche dalla contestazione giovanile e dalla
mobilitazione pacifista contro la guerra nel Vietnam. Il Calendario si emancipa dalla iniziale
vocazione di corporate gadget per i principali clienti e diventa un oggetto esclusivo destinato
a pochi beneficiari.
Le modelle sono per lo più giovani esordienti, fotografate sullo sfondo di spiaggie esotiche e
scenari naturali tra i più suggestivi ed esclusivi. Ma ogni tanto dalle immagini patinate affiora
la vera vocazione del Calendario, che è estetica e culturale insieme: “The Cal”™ aspira a
diventare un segno dei tempi che cambiano. Così nel 1968 Harri Peccinotti s’ispira alle
poesie di Elizabeth Barret Browning, Allen Ginsberg, Ronsard; e l’anno successivo lo stesso
fotografo rifiuta di mettere in posa le modelle per andare a “rubare” gli scatti sulle spiagge
assolate della California; nel 1972 è la prima volta di un fotografo donna, Sarah Moon, che
infrange alcuni tabù del suo tempo.
La cessazione delle pubblicazioni, annunciata nel marzo del 1974, suscita sui media
britannici e internazionali un clamore assai maggiore dell’esordio, segno evidente del
crescente successo del Calendario Pirelli, che continuò a vivere nel decennio successivo in
una serie di libri, raccolte e antologie pubblicate in diverse lingue. Il più famoso volume sui
dieci anni di “The Cal”™ venne pubblicato nel 1975 con una prefazione nostalgica firmata
da David Niven.
 Il decennio dall’84 al ‘94
Con queste premesse prende avvio la rinascita, molto attesa, del Calendario. A guidarla è il
nuovo art director, Martyn Walsh, che per tornare alle origini inserisce nelle fotografie una
“citazione” discreta, quasi subliminale, del principale prodotto del gruppo: il pneumatico.
Sulle spiagge delle Bahamas, accanto alle splendide modelle fotografate per il Calendario
1984 da Uwe Ommer, compare un’impronta che risulta ai più misteriosa: è il battistrada del
pneumatico P6, l’ultimo nato in casa Pirelli. Un’ombra lieve, un disegno appena accennato
ma onnipresente, un accenno alla tecnologia che pervade la nostra epoca.
Nel 1987 Terence Donovan crea il primo Calendario interamente dedicato alle Venere di
colore: tra le protagoniste, una Naomi Campbell agli esordi, appena sedicenne.
L’anno dopo, nel 1988, Barry Lategan inserisce per la prima volta, in una “vetrina”
tradizionalmente riservata alle donne, un protagonista maschile. Nel 1990 Arthur Elgort
realizza il primo Calendario Pirelli tutto in bianco e nero, dedicato alle Olimpiadi e alla regista
tedesca Leni Riefenstahl.
 Dal 1994 a oggi
Nel 1993, ancora una volta allo scadere del decennio e dopo il cambio di direzione al vertice
del gruppo, avviene una svolta importante. La comunicazione Pirelli si impone a livello
internazionale con campagne pubblicitarie di grande successo (famosa quella del velocista
nero Carl Lewis con scarpette rosse e tacchi a spillo) e il Calendario diventa uno degli
strumenti chiave per comunicare la rinnovata immagine del Gruppo. La direzione artistica
del Calendario si trasferisce nel quartier generale milanese e si decide di abbandonare ogni
riferimento o citazione ai pneumatici. “The Cal”™ torna così ad essere se stesso, pura
espressione artistica senza vincoli né condizionamenti tranne quelli dello stile e del buon
gusto. D’altronde la “P lunga” è un brand internazionale che non s’identifica con una sola
famiglia di prodotti, ma evoca un ampio spettro di valori e di significati, primi fra tutti
l’innovazione continua e la ricerca dell’eccellenza, elementi questi da sempre stimolo anche
per il Calendario.
Herb Ritts inaugura nel 1994 la nuova stagione di “The Cal”™ con una eccezionale parata di
top model: Cindy Crawford, Helena Christensen, Kate Moss e Karen Alexander. Il suo
calendario, intitolato A Homage to Women vuole fissare in immagini “le donne degli Anni
Novanta e il loro posto nel mondo: donne fiere e seducenti, belle dentro”. D’ora in avanti il
talento creativo dei fotografi e il fascino delle modelle diventano, ancor più di prima, le chiavi
di volta del successo del Calendario Pirelli. Si rafforza così il legame con il mondo della
moda e del glamour: per le star della passerella, una foto su “The Cal”™ equivale a una
consacrazione e la competizione fra le giovani esordienti si fa sempre più accesa.
Tra le protagoniste più glamour delle ultime edizioni del secolo figurano: Christie Turlington e
(di nuovo) Naomi Campbell nel 1995 (foto di Richard Avedon); Carré Otis, Eva Herzigova e
Nastassja Kinsky nel ’96 (foto di Peter Lindbergh); Inés Sastre e Monica Bellucci (prima
modella italiana) nel ’97. Nel 1998 Bruce Weber dedica anche alcuni scatti a star maschili del
cinema e della canzone come Robert Mitchum, John Malkovich, Kris Kristofferson, B.B.King
e Bono; Alek Wek e Laetitia Casta sono le donne simbolo del 1999 di Herb Ritts e del 2000
di Annie Leibovitz.
Il ventunesimo secolo si apre con un Calendario Pirelli realizzato a Napoli da Mario Testino
con Gisèle Bunchen e Frankie Ryder tra le protagoniste. Nell’edizione 2002 compaiono
numerose attrici e due nipoti famose: Lauren Bush (17 anni, nipote di George) e Kiera
Chaplin (nipote del grande Charlie). Il cast del 2003, ancora di Bruce Weber, è
particolarmente ricco: include ben tre presenze italiane (Mariacarla Boscono, Eva Riccobono
e Valentina Stilla) a fianco di celebrate top model come Sophie Dahl, Heidi Klum, Karolina
Kurkova e Natalia Vodianova e di nuovo personaggi maschili del mondo del cinema e dello
sport (Alessandro Gassman, Stephane Ferrara, Richie La Montagne).
Il 2004, l’edizione del quarantennale, si concentra sui sogni e i desideri di donne celebri
come Catherine Deneuve e Isabella Rossellini e si affida alla creatività tecnologica del
fotografo Nick Knight. Il 2005 è di Patrick Demarchelier, che nel suo “O espirito do Brazil”
ritrae modelle del calibro di Naomi Campbell e giovani esordienti come Adriana Lima sulle
spiagge assolate di Ipanema e Copacabana. Il 2006 è stato realizzato dal rodato duo angloturco Mert e Marcus, nella suggestiva cornice anni ’60 della Costa Azzurra e ha per interpreti
donne straordinarie per bellezza e sensualità come Jennifer Lopez, Kate Moss e Gisele
Bundchen. Il 2007 è la volta delle star. Ne vengono scelte 5 tra le più note e apprezzate di
Hollywood: Sophia Loren, Penelope Cruz, Hilary Swank, Naomi Watts e un’emergente Lou
Doillon fotografate dal duo olandese Ines e Vinoodh Matadin in California.
Il 2008 di Patrick Demarchelier, che firma per la seconda volta The Cal™, è la prima in
assoluto realizzata nel continente asiatico.
Ambientato interamente a Shanghai, ha un casting che è un mix tra Occidente e Oriente e
vede tra le protagoniste l’attrice cinese Maggie Cheung e la top Doutzen Kroes. Nel 2009 è
la volta del Botswana, dove il celebre artista Peter Beard ha immortalato modelle di fama
internazionale come Daria Werbowy, Lara Stone e Mariacarla Boscono. Beard, che ha
vissuto in Kenya per trent’anni, è uno dei più grandi interpreti mondiali del mistero e del
fascino dell’Africa. L’edizione del 2010 è affidata al fotografo americano Terry Richardson,
celebre enfant terrible noto per il suo stile provocatorio e trasgressivo che ritrae ragazze
provocanti e scanzonate come Miranda Kerr, Lily Cole, Rosie Huntington e Ana Beatriz. Il
2011 è firmato dal genio creativo di Karl Lagerfeld, artista, esteta e figura poliedrica. Nel suo
studio parigino, Lagerfeld dà vita a “Mythology” un calendario che riflette la sua passione
per le leggende e i miti della mitologia greco-romana. Un mix di interpreti maschili e
femminili tra cui i modelli Baptiste Giabiconi e Brad Kroenig e l’attrice Julianne Moore. Il
2012 viene affidato a Mario Sorrenti, primo fotografo italiano che sceglie la Corsica per dare
vita a “swoon”, l’estasi catturata dalle immagini, con un cast d’eccezione come Milla
Jovovich, Kate Moss, Isabeli Fontana.
Autore dell’edizione 2013 di “The Cal”™ è Steve McCurry, uno dei più famosi fotoreporter
mondiali, che ha saputo raccontare la trasformazione sociale ed economica del Brasile. Tra
le protagoniste, tutte accomunate dal loro impegno a sostegno di Organizzazioni non
governative, Fondazioni e progetti umanitari, l’attrice brasiliana Sonia Braga, la cantante
Marisa Monte, le modelle Adriana Lima, Petra Nemcova e Summer Rayne Oakes.
1986: L’ANNO DEI DUE CALENDARI
Fin dalla sua nascita, grazie all’intuizione di Pirelli UK, il Calendario si rivolge a un ristretto
gruppo di appassionati che lo riceve in omaggio. È un oggetto, ricco di simbolismo, portatore
di un'idea. L'esclusività ne accresce il valore mediatico e lo consacra in breve come cult. Nel
1971 “The Cal”™ viene spedito ai ministri del governo inglese, alla Famiglia Reale e a una
ristretta lista di vip. E’ un fenomeno di tendenza e un potente strumento di comunicazione.
A metà degli anni Ottanta, Pirelli Italia, che ne aveva ben compreso le potenzialità globali, lo
vorrebbe fare suo. L'unica via è cimentarsi nell'impresa. Così parte una sfida. Una “rivalità”
tutta aziendale. Due progetti corrono parallelamente. Ignorandosi.
Gli inglesi, che dal 1984 lavorano sotto la guida del direttore artistico Martin Walsh, hanno già
infranto molti tabù, inserendo eleganti immagini di nudo esplicito. E scelgono di affidare il
progetto al fotografo americano Bert Stern, l'uomo che ha ritratto Marylin Monroe di un velo
vestita, fotografo che ha iniziato la carriera nella pubblicità e poi ha immortalato star come
Elizabeth Taylor e Audrey Hepburn. È una scelta che ha il senso di marcare una nuova tappa
nell'evoluzione del progetto: l'avvicinamento al mondo del cinema e dello spettacolo.
Pirelli Italia, invece, incarica Helmut Newton. Il fotografo tedesco è già una celebrità. Nel 1981
il suo libro Big Nudes lo ha consacrato come un protagonista della cultura visiva del
Novecento. Ha trasformato la fotografia di moda in status. Ha rotto gli schemi, uscendo dallo
studio di posa e portando le sue modelle in strada. I suoi scatti sono sequenze che diventano
servizi glamour. La sua idea di femminilità nuda, in bianco e nero, è classicamente statuaria,
ma trasmette una potente carica erotica.
Alla fine, per rappresentare il 1986, viene scelto il lavoro di Stern. Newton dovette
abbandonare il set per problemi familiari. Il Calendario da lui concepito e realizzato venne
archiviato come un prezioso “gioiello di famiglia”, in attesa dell'occasione giusta per farlo
brillare di luce propria.
Le tavole di Stern, in cui modelle giocavano in immaginari atelier di artisti moderni e
contemporanei, enfatizzando il ruolo di sensuali muse, mostravano un messaggio coerente e
funzionale con l'allora spirito del Calendario.
Ne nacque un “The Cal”™ che interpretò il caleidoscopio di colori e grafismi, peculiari dei
favolosi anni Ottanta. Con l'inserimento di una nudità marcata e aggressiva.
Il Calendario Pirelli 1986 di Helmut Newton: la storia
Quando, nella primavera del 1985, Pirelli Italia chiede a Helmut Newton di immaginare il suo
Calendario, non pone vincoli interpretativi, ma il prodotto Pirelli doveva comparire in modo
evidente nelle sue fotografie. È una svolta inedita. Non solo per il maestro, ma anche per il
Calendario che fino a quel momento si era limitato a immagini evocative, lontane dal
coinvolgimento diretto del core business Pirelli. Sul set del progetto italiano compare così il
pneumatico, a marchio Pirelli, in tutte le sue declinazioni commerciali.
Fino a quel momento il richiamo pubblicitario era sfumato, al massimo era arrivato, come
descritto sopra, all'impronta di un battistrada sulla sabbia (Uwe Ommer, The Cal 1984),
oppure alla sagoma grafica del cinturato sugli abiti di scena (Norman Parkinson, The Cal
1985). Newton, che conosce la forza del Calendario, accetta la sfida.
I primi scatti vengono realizzati a maggio, in occasione del Gran Premio di Montecarlo, dove il
maestro peraltro abitava. Poi il set si trasferisce in Toscana, nel Chianti, al Podere Terreno.
È tra le vigne e la campagna senese che Newton trova la luce giusta per il suo “The Cal”™
italiano. Poggi, cipressi, case coloniche, tabernacoli, macchinari agricoli, una piccola stazione
di servizio e insediamenti medioevali sono lo sfondo di immagini che ripercorrono l'atmosfera
neorealista.
La strada diventa la via di fuga prospettica per donne intense e giunoniche, che ricordano
quelle che il neorealismo cinematografico rese celebri attraverso attrici come Silvana
Mangano, Lucia Bosé, Sophia Loren, osservate da uomini che sono pura presenza
spettatrice.
Costantemente al fianco di Newton, c'è Manuela Pavesi. Molto più che una stylist di moda
incaricata di interpretare lo spirito di quella femminilità beffarda e inquieta. Il suo ruolo è
quello di una sceneggiatrice del costume. Il maestro fruga nel proprio immaginario, nel suo
desiderio di vitalità, che diventa eros, alla ricerca di uno stile sensuale, per trasmettere la sua
visione dell'italianità. Manuela Pavesi lo accompagna nel percorso creativo e realizzativo
condividendo il suo punto di vista profondamente trasgressivo e istintivo unito a un’insolita
capacità di trasformare contenuti provocatori in un’immagine glossy.
E quando Helmut Newton deve abbandonare il set e rientrare a Montecarlo per
un'inderogabile questione di famiglia, è alla Pavesi che consegna la sua macchina
fotografica, affinché possa posizionarla seguendo scrupolosamente le sue indicazioni. A
scattare è materialmente il suo assistente, Xavier Alloncle, ma il lavoro, ormai quasi finito,
viene ultimato con la paternità artistica di Newton.
Quello svelato oggi è un calendario che, nel rispetto del progetto originario anche dal punto di
vista dell’impaginazione grafica, propone 12 foto d’autore in bianco e nero corredate da 29
immagini di backstage che restituiscono agli appassionati quella storica produzione in bianco
e nero realizzata tra il Chianti e Montecarlo nel 1985.
L'edizione proposta, fino ad oggi mai distribuita nella sua integrità, si basa sul rispetto più
assoluto dell'idea progettuale di Newton. Le fotografie seguono il suo concetto creativo. E il
prodotto finale è stato editato rispecchiando fedelmente la visione artistica del maestro.
Ufficio Stampa Pirelli – Tel. +39 02 64424270 – [email protected]
THIS CALENDAR IS THE RECONSTRUCTION
OF THE 1986 PIRELLI CALENDAR
AS CONCEIVED AND MADE BUT NOT DISTRIBUTED BY PIRELLI.
CALENDAR PHOTOGRAPHS BY:
HELMUT NEWTON
STYLING AND CREATIVE ASSISTANCE
TO THE PHOTOGRAPHER:
MANUELA PAVESI
FOR CHIANTI’S SHOOTING:
MODELS:
SUSIE BICK
ANTONIA DELL’ATTE
BETTY PRADO
MAKE-UP:
FRANCESCO PESENTI
HAIR-STYLIST:
ANTONIO GAZZOLA
PHOTOGRAPHER’S ASSISTANT:
XAVIER ALLONCLE
BACKSTAGE PHOTOS BY:
XAVIER ALLONCLE
GLOBAL PROJECT AND
COORDINATION FOR PIRELLI:
AGENZIA CENTRO
CHIEF EXECUTIVE OFFICER:
RAFFAELLO BARBARESI
CREATIVE DIRECTOR
VALERIO OLIVETO
ACCOUNT DIRECTOR:
FRANCESCO CAMPI
ART DIRECTORS:
MONICA COLNAGHI
SUSANNA FILIPPINI
CARLOTTA GRANDI
THE PIRELLI CALENDAR 1986 IS COPYRIGHT © 1985 PIRELLI.
ALL RIGHTS RESERVED.
PRINTED IN ITALY
IL CALENDARIO PIRELLI RACCONTATO DA PHILIPPE DAVERIO
E’ impossibile dimenticarseli, certi protagonisti dell’industria italiana. Soprattutto quelli della
Pirelli. Alberto Pirelli che vedevo tornare nella sua casa fuori Varese, la villa detta “La
Biblioteca”, lui che fu il delegato economico al trattato di Versailles che chiudeva nel 1919 la
Prima Guerra Mondiale e fu poi l’inventore dell’Istituto per il Commercio Estero. Era stato il
primo italiano a volare, nel 1908 a Le Mans con Wright. I suoi figli, Leopoldo capo d’impresa e
Giovanni a lui maggiore d’età, comandante partigiano e scrittore, marito di una straordinaria
artista visiva, Marinella, che si occupava di video quando neppure esisteva ancora la parola
per definire questa nuova forma d’arte. Capi d’impresa che sognavano la modernità e diedero
a Gio Ponti e a Pier Luigi Nervi l’incarico nell’immediato dopoguerra di costruire uno dei più
alti grattacieli d’Europa, dove allora si pensava di porre all’ultimo piano un museo aziendale.
Non da meno erano le personalità della dirigenza. I milanesi non possono dimenticare Guido
Venosta, sposato con Carla la protagonista del design italiano, lui che dirigeva la Pirelli
londinese negli anni del dopoguerra. Noto per la sua sottile quanto eccentrica eleganza,
formato fra Oxford e Cambridge, tornò in Italia a presiedere l’Associazione Italiana per la
ricerca sul cancro, portandosi a casa l’esperienza del fund raising anglosassone. E’ nella
fantasia apparentemente sommessa e nell’understatement milanese che sorgevano
esperimenti inattesi, anche nel turbinoso mondo della comunicazione. Esperimenti proseguiti
nel tempo e che ancora oggi sono un tratto caratteristico della Pirelli.
Il Calendario, a suo modo, ne è un esempio: nacque sul Tamigi negli anni magici della
Swinging London, quando i capelli dei ragazzi si stavano allungando e le gonne delle ragazze
si stavano accorciando. L’Inghilterra usciva dall’austerità postbellica della ricostruzione e lo
faceva scoprendo libertà e gioia di vivere. Il costume britannico si liberava dai rigori della
upper class e si faceva giovanile e spregiudicato. La sanzione linguistica dello swinging venne
allora dall’intramontabile Diana Vreeland, nata parigina ma anglo americana da jet set e
diventata guru newyorchese di Vogue e Harper’s Bazaar. All’opposto suo della barriera
sociale, Mary Quant, figlia di due insegnanti cresciuti nell’ambiente dei minatori del Galles,
aveva nella sua bottega di King’s Road sancito il successo della minigonna come simbolo
trasversale delle classi sociali.
Oggi si dibatte sulla genesi dell’accorciamento che fece girare la testa ai ragazzi e
l’orientamento agli orologi della storia. André Courrèges già s’era mosso prima in quella
augusta direzione, ma lo fece fra i lussi delle sfilate parigine, e la signora Marit Allen lo aveva
ripreso nei suoi vestiti di scena per il cinema americano, ma l’esplosione popolare d’una
mutazione radicale del gusto fu sancita dai giovani di Londra, non dagli eleganti parigini. Lo
stesso concetto di pop che divenne in seguito Pop Art ed ebbe la sua consacrazione
americana nella Biennale di Venezia del 1964, aveva invero germogliato in quella Londra lì sin
dalla fine degli anni ’40 con le anticipazioni di Eduardo Paolozzi, edimburghese figlio di
immigrati italiani e compagno d’impresa di Richard Hamilton nella fondazione
dell’Indipendent Group. La vitalità del sovvertimento sociale della vecchia Britannia trascinava
l’Occidente in una direzione di rinnovamento.
Furono riassunti genialmente quegli anni da Blow Up di Michelangelo Antonioni, quella
pellicola magica e metafisica del 1966 con la supermodella Verushka che trasformò come in
un incendio che divampava il mestiere di fotografo di moda in mito dell’Occidente: la modella
e la moda erano diventati sinonimi. E la moda non era più appannaggio di pochi ma identità
d’una generazione che credeva di forgiare un suo avvenire tutto da sperimentare.
Era la Swinging London anche la Singing London, quella che dai Beatles evolse verso i
Rolling Stones fino ai Pink Floyd, musiche dolci o psichedeliche, ironiche o travolgenti,
trasmesse spesso dalle prime radio pirata, fra le quali la più nota divenne la Swinging Radio
England.
E la prima edizione del Pirelli Calendar fu proprio affidata a Robert Freeman, il fotografo che
aveva esaltato l’immagine dei Beatles.
L’abilità del Calendario Pirelli fu quella di assorbire L’esprit du Temps seguendone le
mutazioni, anche nelle onde successive. Quando le gonne corte tornarono ad allungarsi per
diventare le vesti hippy della Woodstock del 1969, il grande rave che sanciva l’illusione d’una
rivoluzione avvenuta, se non nella società, almeno nei costumi, il Calendario come per magia
ne sente l’immediata conseguenza.
Sicché in realtà, a riguardarlo oggi nella sua peregrinazione di mezzo secolo, il Calendario
diventa un documento formidabile di antropologia culturale attraverso il gioco delle estetiche
e degli sguardi, laddove narra la mutazione degli umori, l’evoluzione della percezione non solo
del soggetto ma del mondo intero dove opera il fotografo. Intimità, glamour, sogno esotico,
scoperta delle geografie della natura, riflessione talvolta quasi romantiche accompagnano il
mutare inarrestabile della società occidentale. Il tutto grazie alla rappresentazione delle
modelle e dei loro modi, non solo delle loro mode. E gli anni ’60 sono quelli d’una nuova aria
di libertà, la decade successiva è quella delle riflessioni; gli anni ’80 sono ruggenti, gli anni ’90
sono quelli nei quali la globalità si afferma. Il secolo nuovo, che sembra non decidersi ad
affrontare una sua rinnovata missione, inizia carico di nostalgie e sogni… il Calendario
riassunto aiuta a pensarci, in un caleidoscopio dove passato e presente, lontano e vicino
convivono.
Philippe Daverio
INFORMAZIONI SUL CALENDARIO PIRELLI
Dal 1964 al 2013, sono complessivamente 40 i Calendari Pirelli realizzati nell’arco di
cinquant’anni da 31 fotografi. Tra questi, 9 ne hanno prodotti 2 edizioni: Harri Peccinotti
(1968 e 1969), Brian Duffy (1965 e 1973), Francis Giacobetti (1970 e 1971), Clive Arrowsmith
(1991 e 1992), Herb Ritts (1994 e 1999), Richard Avedon (1995 e 1997), Peter Lindbergh
(1996 e 2002), Bruce Weber (1998 e 2003), Patrick Demarchelier (2005 e 2008). Quattro
donne hanno firmato un Pirelli Cal: la francese Sarah Moon (1972), le americane Joyce
Tennyson (1989) e Annie Leibovitz (2000) e Inez (2007, con il duo Inez and Vinoodh).
Per quanto riguarda le location, in Europa sono stati realizzati 17 Calendari (6 in UK, 6 in
Francia, 3 Spagna, 2 in Italia); negli Stati Uniti 10, nei Caraibi 4, in Africa 5, 3 in Brasile e 1 in
Cina.
Le edizioni a colori sono 25, quelle in bianco e nero 9 (1990, 1996, 1998, 1999, 2000, 2005,
2007, 2011, 2012) e 6 le miste (1997, 2001, 2002, 2003, 2006, 2009).
Articoli e libri
Come ogni oggetto cult e fenomeno editoriale di successo, il Calendario ha prodotto migliaia
di articoli di stampa, servizi fotografici e filmati di backstage, centinaia di ore di trasmissioni
televisive e interviste a fotografi, art director e modelle. Oltre a decine di volumi monografici
e antologie, dischi e video.
Molti di questi libri sono diventati anch’essi preda dei collezionisti e sono oggi introvabili. Tra
i più ricercati, il volume The Complete Pirelli Calendar Book edito nel 1975 dalla Pan Books
(con la prefazione di David Niven) e le numerose edizioni (1988, ‘89 e ’93) di the Pirelli
Calendar Album della Pavillon Books, curate dal primo art director del Calendario, Derek
Forsyth.
In Italia la ricca bibliografia sul Pirelli Cal annovera numerosi volumi pubblicati da Rizzoli, tra i
quali vanno citati le raccolte complete edite nel 1997 e 1998, con testi di Italo Zannier e
Guido Vergani, il libro the Cal dagli anni Sessanta al Duemila” , con testi di Laura Laurenzi, e
il più recente 40 Pirelli Cal edito da Rizzoli nel 2004 con prefazione di Francesco Negri
Arnoldi. Da segnalare, tra le molte altre pubblicazioni, anche la raccolta in 5 volumi allegata
al Corriere della Sera a fine 2006. Una raccolta completa, Calendario Pirelli 1964-2007, con
testi di Edmondo Berselli e Francesco Negri Arnoldi, viene pubblicata da Mondadori nel
2007 e declinata, come nel caso di alcuni degli altri precedenti volumi, in diverse coedizioni
straniere.
Mostre e manifestazioni
Il Calendario Pirelli è stato anche oggetto di mostre, manifestazioni e presentazioni al
pubblico in molti Paesi, oltre che di lecture nei corsi universitari di fotografia, grafica e
design. Al Victoria and Albert Museum uno spazio è stato a lungo dedicato ad alcune delle
scenografie e dei costumi più famosi di “The Cal”™. La più importante mostra retrospettiva,
allestita dall’architetto Gae Aulenti, è stata inaugurata nel febbraio 1997 a Venezia (Palazzo
Grassi), per poi spostarsi a Milano (Palazzo Reale) e a Genova (Palazzo Ducale). Da qui
prese poi l’avvio un itinerario attraverso tre continenti, toccando Montecarlo (Casinò),
Bruxelles (Musées Royaux d’Art et d’Histoire), Parigi (Carrousel du Louvre, dicembre 1998)
Buenos Aires (Palais de Glace), San Paolo del Brasile (MASP) e Tokio (2001), Mosca (Mali
Manage, 2005), Berlino (Berlinische Galerie, 2006). Alla stessa mostra furono dedicate serate
evento alla Tony Shafrazi Gallery (10 febbraio 2005) a NY e al Guggenheim Museum (27
aprile 2007), mentre alla presentazione del documentario del Calendario Pirelli realizzato
dalla produttrice Dominique Miceli per Paris Premiere è stata dedicata una serata al Petit
Palais di Parigi (ottobre 2010).
Dal 2006, ogni anno Pirelli espone presso la House of photography di Mosca il calendario
dell’anno corrente. Le foto del Calendario Pirelli, infine, sono spesso ‘ospiti’ delle mostre
personali dei fotografi che nel tempo lo hanno realizzato.
Collezionismo e aste benefiche
Pur non essendo mai stato messo in commercio da Pirelli, il Calendario ha alimentato un
fiorente mercato parallelo di scambi e compravendite fra collezionisti e appassionati, con
valutazioni che raggiungono svariate decine di migliaia di euro a seconda dell’anno (e del
fotografo) nonché dello stato di conservazione. Da anni il Sunday Times ospita
periodicamente un vero e proprio “borsino” dove vengono quotate le edizioni più rare.
Anche Pirelli, in talune occasioni, ha offerto all’asta per beneficenza alcune copie di “The
Cal”™ riscuotendo un lusinghiero successo. Nel 1975 una serie completa di Calendari del
primo decennio, messa per la prima volta all’asta da Christies a Londra per beneficenza, fu
aggiudicata ad un valore di 2 mila sterline, superando la quotazione di un dipinto di Andy
Warhol venduto nella stessa asta.
Da allora a oggi, attraverso aste e premi messi in palio per raccogliere fondi a scopo
benefico, il Pirelli Cal ha aiutato a finanziare numerose iniziative socialmente utili.
1964 Robert Freeman a Maiorca, Spagna
Jane Lumb, Sonny Freeman Drane, Marisa Forsyth
1965 Brian Duffy a Monaco e in Costa Azzurra, Sud della Francia
Pauline Dukes, Annabella, Virginia, Pauline Stone, Jeannette Harding
1966 Peter Knapp ad Al Hoceima, Marocco
Shirley Ann, Sue
1967 non pubblicato
1968 Harri Peccinotti a Djerba, Tunisia
Ulla Randall, Elisa Ngai, Pat Booth, Jill La Tour
1969 Harri Peccinotti a Big Sur, California
1970 Francis Giacobetti a Paradise Island, Bahamas
Alexandra Bastedo, Anak, Pegga, Paula Martine
1971 Francis Giacobetti in Giamaica, Grandi Antille
Caileen Bell, Angela McDonald, Kate Howard, Christine Townson, Gail Allen
1972 Sarah Moon a Villa Les Tilleuls, Parigi
Suzanne Moncurr, Mick Lindburg, Boni Pfeifer, Inger Hammer, Magritt Rahn, Barbara Trenthan
1973 Brian Duffy a Londra, Inghilterra
Erica Creer, Sue Paul, Nicki Howorth, Kubi, Nicky Allen, Jane Lumb, Kate Howard, Vida, Penny
Steel, Kari Ann, Elizabeth, Vicky Wilks
1974 Hans Feurer alle Seychelles, Africa
Eva Nielson, Kim, Marana, Chichinou, Kathy Cochaux
1975 - 1983 non pubblicato
1984 Uwe Ommer alle Bahamas, America Centrale
Angie Layne, Suzy-Ann Watkins, Jane Wood, Julie Martin
1985 Norman Parkinson a Edimburgo, Scozia
Anna, Cecilia, Iman, Lena, Sherry
1986 Bert Stern nei Cotswolds, Inghilterra
Julia Boleno, Jane Harwood, Louise King, Deborah Leng, Suzy Yeo, Beth Toussaint, Gloria, Joni
Flyn, Caroline Hallett, Samantha, Juliet, Clare Macnamara
1987 Terence Donovan a Bath, Inghilterra
Ione Brown, Colette Brown, Naomi Campbell, Gillian De Turville, Waris Dirie
1988 Barry Lategan a Londra, Inghilterra
Hugo Bregman, Briony Brind, Victoria Dyer, Nicola Keen, Kim Lonsdale, Sharon MacGorian, Naomi Sorkin, Carol Straker
1989 Joyce Tennyson nei Polaroid Studios, New York
Lisa Whiting, Nicky Nagel, Dannielle Scott, Brigitte Luzar, Gilda Meyer-Nichof, Kathryn Bishop,
Susan Allcorn, Susan Waseen, Rosemarie Griego, Akura Wall, Gretchen Heichholz, Rebecca Glen
1990 Arthur Elgort a Siviglia, Spagna
Laure Bogeart, Laurie Bernhardt, Christina Cadiz, Anna Klevhag, Florence Poretti, Debrah Saron
1991 Clive Arrowsmith in Francia
Alison Fitzpatrick, Lynne Koester, Monika Kassner, Paola Siero, Nancy Liu, Katherina Trug, Jackie
Old Coyote, Tracy Hudson, Rachel Boss, Carole Jimenez, Saskia Van Der Waarde, Rina Lucarelli,
Susie Hardie-Bick
1992 Clive Arrowsmith ad Almeria, Spagna
Alison Fitzpatrick, Julienne Davis, Judi Taylor
1993 John Claridge alle Seychelles, Africa
Christina Estrada, Barbara Moors, Claudie
1994 Herb Ritts a Paradise Island, Bahamas
Karen Alexander, Helena Christensen, Cindy Crawford, Kate Moss
1995 Richard Avedon a New York, Stati Uniti
Nadja Auermann, Farrah Summerford, Naomi Campbell, Christy Turlington
1996 Peter Lindberg a El Mirage, California, Stati Uniti
Eva Herzigova, Nastassja Kinski, Kristen Mc Menamy, Navia, Carre Otis, Tatjanna Patitz
1997 Richard Avedon a New York, Stati Uniti
Honor Fraser, Ling, Cordula, Sophie Patitz, Ines Sastre, Waris Dirie, Anna Klevhag, Monica Bellucci, Gisele, Kristina, Tatiana, Irina, Jenny Shimizu, Marie Sophie, Brandy , Julia Ortiz, Nikki Uberti
1998 Bruce Weber a Miami, Stati Uniti
Tanga Moreau, Stella Tenant, Milla Jovovich, Charolyn Murphy, Eva Herzigova, Patricia Arquette,
Shalom Harlow, Kristy Hume, Elaine Irwin Mellencamp, Georgina Grenville, Kiara, Rachel Roberts,
Daryl Hannah.
1999 Herb Ritts a Los Angeles, Stati Uniti
Chandra North, Sophie Dahl, Karen Elson, Michele Hicks, Carolyn Murphy, Shirley Mallmann, Laetitia Casta, Audrey Marnay, Elsa Benitez, Bridget Hall, Angela Lindvall, Alek Wek
2000 Annie Leibovitz a Rhinebeck, New York, Stati Uniti
Lauren Grant, June Omura, Mireille Radwan-Dana, Laetitia Casta, Alek Wek, Julie Worden, Jacqui
Agyepong, Marjorie Folkman
2001 Mario Testino a Napoli, Italia
Gisele Bundchen, Aurelie Claudel, Karen Elson, Rhea Durham, Marianna Weickert, Fernanda
Tavares, Angela Lindvall, Ana Claudia Michael, Liisa Winkler, Noemi Lenoir, Frankie Rayder, Carmen Kass
2002 Peter Lindbergh a Los Angeles, Stati Uniti
Lauren Bush, Erika Christensen, Amy Smart, Bridget Moynahan, James King, Shannyn Sossamon, Selma Blair, Kiera Chaplin, Brittany Murphy, Monet Mazur, Rachel Leigh Cook, Mena Suvari,
Julia Stiles
2003 Bruce Weber in Cilento e Paestum, Italia
Jessica Miller, Lisa Steiffert, Heidi Klum, Isabeli Fontana, Mariacarla Boscono, Natalia Vodianova,
Karolina Kurkova, Sienna Miller, Alessandra Ambrosio, Rania Raslan, Bridget Hall, Sophie Dahl,
Eva Riccobono, Yamila Diaz-Rahi, Filippa Hamilton, Valentina Stilla, Enrico Lo Verso, Alessandro
Gassman, Tomasino Ganesh, Marcelo Boldrini, Jak Krauszer, Stephan Ferrara, Ajay Lamas
2004 Nick Knight a Londra, Inghilterra
Adina Fohlin, Amanda Moore, Jessica Miller, Natalia Vodianova, Karolina Kurkova, Mariacarla
Boscono, Esther de Jong, Frankie Rayder, Liberty Ross, Dewi Driegen, Ai Tominaga, Pollyanna
McIntosh, Alek Wek
2005 Patrick Demarchelier a Rio de Janeiro, Brasile
Adriana Lima, Julia Stegner, Michelle Buswell, Erin Wasson, Marija Vujovic, Fillipa Hamilton,
Liliane Ferrarezi, Valentina, Diana Dondoe, Isabeli Fontana, Naomi Campbell
2006 Mert and Marcus a Cap d’Antibes, Francia
Jennifer Lopez, Gisele Bundchen, Guinevere Van Seenus, Kate Moss, Karen Elson, Natalia Vodianova
2007 Inez and Vinoodh in California
Sophia Loren, Penelope Cruz, Lou Doillon, Naomi Watts, Hilary Swank
2008 Patrick Demarchelier a Shanghai, Cina
Maggie Cheung, Agyness Deane, Lily Donaldson, Du Juan, Doutzen Kroes, Catherine McNeil, Mo
Wan Dan, Sasha Pivovarova, Coco Rocha, Caroline Trentini, Gemma Ward
2009 Peter Beard ad Abu Camp/Jack’s Camp, Botswana
Daria Werbowy, Emanuela De Paula, Isabeli Fontana, Lara Stone, Rianne Ten Haken, Malgosia
Bela, Mariacarla Boscono
2010 Terry Richardson a Bahia, Brasile
Daisy Lowe, Georgina Stojiljokovic, Rosie Huntington, Eniko Mihalik, Catherine McNeil, Ana
Beatriz, Abbey Lee Kershaw, Marloes Horst, Lily Cole, Miranda Kerr, Gracie Carvalho
2011 Karl Lagerfeld a Parigi, Francia
Bianca Balti, Eliza Sednaoui, Freja Beha Erichsen, Isabeli Fontana, Magdalena Frackowiak, Anja
Rubik, Abbey Lee Kershaw, Lakshmi Menon, Heidi Mount, Erin Wasson, Natasha Poly, Lara
Stone, Daria Werbowy, Iris Strubegger, Jeneil Williams, Baptiste Giabiconi, Sebastian Jondeau,
Brad Kroenig, Garrett Negg, Jake Davis
2012 Mario Sorrenti a Murtoli, Corsica
Isabeli Fontana, Natasha Poly, Saskia De Brauw, Lara Stone, Joan Small, Guinevere Van Seenus,
Malgosia Bela, Edita Vilkevictiute, Kate Moss, Milla Jovovich, Margareth Made, Rinko Kikuchi
2013 Steve McCurry a Rio de Janeiro, Brasile
Isabeli Fontana, Adriana Lima, Sonia Braga, Marisa Monte, Elisa Sednoui, Petra Nemcova, Hanna
Ben Abdesslem, Liya Kebede, Karlie Kloss, Kyleigh Kuhn, Summer Rayne Oakes
2014 Celebrazioni del 50° anniversario del Calendario a Milano
Calendario 1986 di Helmut Newton, a Montecarlo e in Chianti
Antonia Dell’Atte, Susie Bick, Betty Prado
PIRELLI E LA CULTURA: UNA STORIA LUNGA OLTRE 140 ANNI
La cultura d’impresa di Pirelli si basa, da oltre 140 anni, sulla promozione della ricerca in ambito
scientifico-tecnologico e umanistico, sul dialogo tra differenti culture, sull’attenzione costante al
territorio e alla comunità.
La relazione tra Pirelli e l'innovazione nella ricerca e nell'arte si è concretizzata, nel corso degli
ultimi anni, nella creazione di due istituzioni culturali, la Fondazione Pirelli e l’HangarBicocca.
Queste due realtà, tra loro complementari, rappresentano da un lato la volontà di preservare e
promuovere la storia e la cultura dell'impresa, dall'altro l'apertura ai nuovi linguaggi.
L’impegno di Pirelli a supporto della cultura e dell’arte in Italia si manifesta inoltre in una serie di
collaborazioni con istituzioni quali la Pinacoteca di Brera e il FAI - Fondo Ambiente Italiano,
mentre nel mondo della musica e del teatro, del Teatro Franco Parenti, del Piccolo Teatro di
Milano, dell’Orchestra da Camera Italiana diretta da Salvatore Accardo.
Il forte legame con le istituzioni culturali trova infine conferme anche in altri paesi in cui Pirelli è
particolarmente presente, come in Brasile dove l’azienda è partner da vent’anni della Collazione di
fotografia Pirelli-Masp del Museu de Arte di San Paolo.
Il quartiere Bicocca
Il quartiere Bicocca, che con la sua trasformazione da polo industriale a distretto della
conoscenza e della ricerca testimonia un momento di passaggio epocale della nostra società, è
l'area dove è maggiormente evidente l’attenzione e l’investimento di Pirelli nel territorio e nella
cultura.
Dall’HeadQuarter alla Bicocca degli Arcimboldi, dalla Fondazione Pirelli all’HangarBicocca il
quartiere Bicocca ospita i luoghi e segni urbanistici che segnano centinaia di anni di storia e oggi
contribuiscono a determinare la nuova identità del quartiere, modificandone in senso positivo la
fruizione e la percezione.
Il Centro Direzionale di Pirelli
La progettazione del nuovo Centro Direzionale di Pirelli viene affidato, dopo un concorso pubblico
lanciato nel 1989, a Vittorio Gregotti. Gregotti sceglie di mantenere al centro dell’edificio la
spettacolare torre di raffreddamento, realizzata nel 1950 per la refrigerazione dell’acqua, che
presenta un profilo a iperbole, misura 32 metri di diametro alla base e 22 alla sommità, ed è alta
46 metri.
L’edificio dell’Headquarter, completato nell’agosto del 2003, consiste in un grande cubo di 50
metri per 50 sul cui perimetro si trovano gli uffici, distribuiti su dieci piani, collegati da passerelle
aeree alle sale riunioni. Al piano terra della torre si trova un auditorium da 350 posti, mentre sul
tetto è situata la piattaforma circolare per l’eliporto.
La torre di raffreddamento è l’edificio più significativo dell’area, centro focale dell’intera Bicocca e
simbolo della trasformazione del quartiere.
La Bicocca degli Arcimboldi
Il quartiere, situato alla periferia nord-est di Milano, prende il suo nome dalla Bicocca degli
Arcimboldi, quattrocentesca "villa di delizie" fatta erigere dalla nobile famiglia milanese degli
Arcimboldi che la utilizzava per le vacanze e le battute di caccia. Costruita attorno al 1450 in
quella che era allora aperta campagna, la Bicocca è un ampio edificio rettangolare a due piani,
importante esempio di residenza di quell’epoca. Dopo essere passata nelle mani di altre
importante famiglie milanesi, nel 1917 la Bicocca degli Arcimboldi entra a far parte delle proprietà
della Pirelli.
Ridottasi ad inizio Novecento a poco più che un deposito per attrezzi agricoli, dopo un primo
intervento di restauro già avviato nel 1910 la Bicocca viene adibita dalla Pirelli a “scuola
all’aperto” per i figli delle lavoratrici, oltre che a collegio per gli orfani di guerra e casa per i ciechi
vittime del conflitto appena concluso. Dal 1920, alcuni locali vanno ad ospitare il Museo Storico
dell’azienda, mentre nel periodo a ridosso della Seconda Guerra Mondiale l’edificio funge da asilo
per i figli dei dipendenti.
Vari cicli di restauri avverranno nel 1933, nel 1947 e soprattutto nel 1953: da quell’anno, la
Bicocca viene definitivamente adibita a sede di rappresentanza del Gruppo.
Oggi conservata all'interno del quartier generale Pirelli la Bicocca degli Arcimboldi è uno degli
esempi meglio conservati di architettura quattrocentesca lombarda. Il restauro del 1994-96 ha
riportato alla luce le decorazioni originali: un’attenzione particolare merita il recupero dei graffiti,
decorazioni tipiche delle ville e dei palazzi della Lombardia del XV secolo, con motivi a piuma di
pavone, a squame lanceolate o a losanghe composte da foglie di palme, come quelle dell’ampio
ingresso. Anche il motivo del sole, ripetuto più volte sia al piano terreno sia al primo piano,
alternato a stelle e decori geometrici, è un tipico elemento di decorazione lombarda.
La sala con gli affreschi di maggiore importanza, detta "Sala delle Dame”, si trova al primo piano e
ritrae gruppi di donne, probabilmente appartenenti alla famiglia degli Arcimboldi, intente alle
attività quotidiane.
La Bicocca costituisce una chiara testimonianza della vita sociale del XV secolo ed è uno dei rari
esempi di architettura civile di campagna dell’epoca giunto fino a noi.
La Fondazione Pirelli
La Fondazione Pirelli è ospitata nell’edificio detto “Fabbricato 134”, una palazzina degli anni
Trenta che mantiene tutto il fascino dell’architettura industriale che caratterizzava il celebre
stabilimento milanese, cuore della Pirelli fin dal 1908.
Costituita nel 2009, la Fondazione Pirelli ha tra i suoi obiettivi la salvaguardia del patrimonio
storico dell’azienda e la promozione della cultura d’impresa di Pirelli attraverso attività espositive,
convegni e iniziative di collaborazione con altre istituzioni culturali.
L’edificio della Fondazione Pirelli custodisce l’Archivio Storico, costituito dall’equivalente di oltre
tre chilometri lineari di documenti, progressivamente restaurati e resi fruibili dal pubblico e dai
ricercatori.
L’Archivio Storico, che nel corso degli anni si è continuamente arricchito, comprende migliaia di
immagini fotografiche dei più importanti fotografi che lavorarono per la Pirelli nel corso degli anni,
tra cui Federico Patellani, Ugo Mulas, Arno Hammacher, Gabriele Basilico, Falcio Roiter; centinaia
di bozzetti originali e manifesti pubblicitari firmati da alcuni dei graphic designer più noti tra cui
Riccardo Manzi, Bruno Munari, Bob Noorda, Armando Testa; oltre 300 film su pellicola e nastro
magnetico dal 1912 ai giorni nostri commissionati a registi e giornalisti divenuti in seguito nomi
molto noti (come il film “La fabbrica sospesa” commissionato nel 1985 al giovane Silvio Soldini).
La Fondazione Pirelli ospita inoltre un grande disegno originale di Renato Guttuso, commissionato
da Pirelli all'artista in occasione dell’Esposizione Internazionale di Torino del 1961. Il disegno,
appena restaurato, è la base per il mosaico “La Ricerca Scientifica” che oggi occupa un’intera
parete della sala consultazione, al primo piano della Fondazione.
Attualmente la Fondazione Pirelli ospita l’allestimento “Pirelli e l’Italia in movimento. Ricerca e
tecnologia, il Cinturato conquista i mercati del mondo”. L’allestimento, che ha come punto di
partenza la famosa campagna pubblicitaria di Pino Tovaglia per il Cinturato Pirelli del 1968, offre
una panoramica sulla società italiana negli anni sessanta attraverso i suoi più importanti
cambiamenti, tra cui la possibilità per tutti di spostarsi e viaggiare. Attraverso una selezione di
immagini fotografiche, bozzetti originali, filmati e una rassegna dei più importanti articoli pubblicati
sulla rivista “Pirelli” l’allestimento rende visibili alcuni dei materiali più interessanti dell’Archivio
Storico recentemente restaurati.
HangarBicocca
Nato dalla riconversione di un ex-spazio industriale, le officine Ansaldo-Breda, HangarBicocca
rispecchia la trasformazione urbana dell’intera area, un tempo caratterizzata dalla presenza di
numerose fabbriche, tra cui la Pirelli. Riconvertito a spazio espositivo nel 2004, oggi
HangarBicocca è dedicato alla produzione, esposizione e promozione dell’arte contemporanea.
La Fondazione HangarBicocca, di cui Pirelli è Socio Fondatore Promotore e sostenitore, viene
rilanciata nell'aprile 2012 con un progetto di ristrutturazione degli spazi e di completo
ripensamento del progetto culturale: oggi HangarBicocca con i suoi 15.000 metri quadrati è uno
degli spazi espositivi per l’arte contemporanea più importanti d’Europa e un’istituzione culturale
unica nel suo genere, che pone al centro del proprio progetto una programmazione internazionale
inedita, la gratuità di tutte le attività, un’attenzione costante al pubblico e un dialogo continuativo
con il territorio.
Nell'ultimo anno e mezzo, grazie a una programmazione artistica che ha visto mostre di grande
profilo come Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Hans Peter Feldman, Wilfredo Prieto, Ilya ed
Emilia Kabakov, Carsten Nicolai, Tomas Saraceno, Apichatpong Weerasethakul, Mike Kelley,
Ragnar Kjartansson HangarBicocca è divenuto un punto di riferimento per un pubblico di oltre
240.000 persone, costituto da appassionati di arte contemporanea provenienti dall'Italia e
dall'estero, da famiglie e da studenti.
La programmazione per il biennio 2013-2015, ideata dall'Artistic Advisor Vicente Todolí, già
direttore, dal 2003 al 2010 della Tate Modern di Londra, insieme al curatore Andrea Lissoni,
prevede un calendario continuativo di mostre inedite di alcuni dei più importanti artisti degli ultimi
decenni, tra cui Dieter e Björn Roth, Micol Assaël, Cildo Meireles, João Maria Gusmão e Pedro
Paiva, Joan Jonas, Céline Condorelli, Juan Muñoz, Damián Ortega. Le esposizioni di
HangarBicocca, caratterizzate dall'unicità degli allestimenti che entrano in dialogo con i
monumentali spazi espositivi, sono un'occasione unica per conoscere a fondo il lavoro e le opere
più importanti di artisti di grande rilievo nel panorama mondiale.
Le attività dedicate al pubblico, ai ragazzi, alle scuole e agli studenti universitari costituiscono,
infine, una parte fondamentale del progetto HangarBicocca. I diversi formati - HB Kids, HB
School, HB Tour, le visite guidate e le rassegne di film scelti dagli artisti - costituiscono un
calendario di attività gratuite di grande qualità che coinvolgono il pubblico e lo rendono partecipe
in prima persona della vita dell'istituzione.
Grazie alla partecipazione di oltre 7.000 bambini e ragazzi e di 3.600 studenti delle scuole di ogni
ordine e grado oggi HangarBicocca è non soltanto uno spazio espositivo, ma un’istituzione che fa
della divulgazione culturale uno dei suoi principali punti di forza.
I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer
L’installazione site-specific “I Sette Palazzi Celesti”, realizzata per HangarBicocca in occasione
della sua prima apertura nel 2004, deve il suo nome ai Palazzi descritti nell’antico trattato ebraico
Sefer Hechalot – il “Libro dei Palazzi/Santuari” risalente al IV-V sec. d.C. – dove si narra il
simbolico cammino d’iniziazione spirituale di colui che vuole arrivare al cospetto di Dio.
Nonostante il tema mistico legato alla Cabala, Kiefer sceglie materiali e tecniche industriali: le
sette torri - del peso di 90 tonnellate ciascuna e di altezze variabili tra i 14 e i 18 metri - sono
realizzate in cemento armato utilizzando come elementi costruttivi moduli angolari ottenuti dai
container utilizzati per il trasporto delle merci.
I Sette Palazzi Celesti rappresentano il punto d’arrivo dell’intero lavoro dell’artista e sintetizzano i
suoi temi principali proiettandoli in una nuova dimensione fuori dal tempo: esse sono infatti al
tempo stesso interpretazione di un’antica religione (quella ebraica); rappresentazione metaforica
delle macerie dell’occidente dopo la seconda guerra mondiale; archelogia di un futuro possibile
da cui l’artista ci invita a guardare le rovine del nostro presente.
Ciascuno dei “Sette Palazzi Celesti” termina con elementi strutturali di coronamento ed è
caratterizzato da particolari decorativi che variano a seconda del soggetto della singola torre.
Islands di Dieter e Bjorn Roth
Visibile negli spazi di HangarBicocca dal 6 novembre 2013, la mostra antologica Islands di Dieter
Roth e Björn Roth, aperta fino al 9 febbraio 2014, è il primo progetto espositivo curato dall’Artistic
Advisor Vicente Todolí.
La rassegna propone per la prima volta in Italia oltre 100 opere di Dieter Roth (Hannover, 1930 –
Basilea, 1998), figura di riferimento della scena internazionale degli ultimi cinquant’anni, ed è
realizzata in collaborazione con il figlio Björn. Il percorso espositivo, reso unico dalla presenza di
imponenti installazioni in dialogo con lo spazio ex industriale di HangarBicocca, guiderà il
pubblico nell’universo creativo multidisciplinare e geniale dell’artista che con il suo lavoro ha
radicalmente rivoluzionato il modo di fare e guardare l’arte.
Un bar (Economy Bar, 2004-2013) aperto al pubblico e realmente funzionante, che comprende
oltre al bancone anche alcuni video, disegni, dipinti, strumenti musicali e le bottiglie utilizzate nel
corso del suo funzionamento, accoglierà i visitatori coinvolgendoli in quel flusso ininterrotto tra
produzione artistica e quotidianità che è la cifra di tutto il lavoro di Roth e dei suoi collaboratori.
Una continuità che è presente in tutti i lavori in mostra, come The Floor I (1973-1992) e The Floor
II (1977-1998) due opere costituite dai pavimenti degli studi islandesi dell’artista qui
decontestualizzati e trasformati in immagini astratte e New York Kitchen (2013) una vera e propria
cucina utilizzata dallo staff di Roth per la realizzazione di alcune delle opere esposte. In mostra
sono presenti inoltre due torri alte più di 5 metri: Zuckerturm (Sugar Tower), 1994-2013, e
Selbstturm (Self Tower), 1994-2013.
Vita vissuta e arte si intrecciano fino a confondersi nella grande installazione Solo Scenes (19971998), una delle opere più note dell’artista: 131 monitor che trasmettono riprese di scene
quotidiane e intime dell’artista, un diario aperto e in tempo reale del suo ultimo anno di vita.
Il gruppo di stampe dei Piccadillies sono uno dei progetti più originali e interessanti dell’artista,
sviluppato principalmente fra il 1969 e il 1974, mentre Reykjavík Slides (1973-1975 e 1990-1998) è
un’eccezionale documentazione degli oltre 30 mila edifici della capitale islandese esistenti fino al
1998.