Il progetto dell`Archivio Graziosi per la memoria della

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Il progetto dell`Archivio Graziosi per la memoria della
Il progetto dell’Archivio Graziosi
per la memoria della «Terra degli aironi»
(con la trascrizione del Diario politico inedito. 1953)
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2014
ROBERTO CICALA
Il progetto dell’Archivio Graziosi
per la memoria della «Terra degli aironi»
(con la trascrizione del Diario politico inedito. 1953)
«È finito il vecchio mondo contadino: un mondo che i più giovani, ormai, possono
conoscere soltanto attraverso le pagine di scrittori come Antonio Massara e Dante
Graziosi, perché non esiste più. Un mondo di fatiche e di privazioni, che forse
non merita di essere rimpianto ma che certamente merita di essere documentato e
studiato: nelle sue architetture, nei suoi attrezzi, nel suo linguaggio, nelle sue tradizioni, nelle sue storie».1 Lo ha scritto Sebastiano Vassalli presentando nel 2012 –
nel ventennale della scomparsa dell’autore di Una Topolino amaranto e di altri
libri sulle tradizioni della pianura novarese – Le storie della risaia. È la raccolta
delle maggiori opere del veterinario e politico che nei suoi ultimi anni si è dedicato
alla letteratura per salvaguardare la memoria della Terra degli aironi: così si può
spiegare l’idea dell’Archivio Letterario Graziosi, citando il suo primo e fortunato
libro narrativo,2 pubblicato nel 1972, l’anno che segna il suo ritiro volontario dalla
politica dopo una lunga esperienza parlamentare.
L’archivio è stato inaugurato sabato 29 novembre 2014, al primo piano di
Palazzo Vochieri a Novara: qui sono stati raccolti i primi faldoni di documenti
(ospitati nella Biblioteca del Centro Novarese di Studi Letterari presso la Sezione
Novarese della Biblioteca Civica Negroni) in vista dell’apertura delle attività – con
le prime schedature, trascrizioni e ricerche – nel 2015, centenario della nascita del
«James Herriot italiano»,3 come è stato definito dalla critica, a lui favorevole fin
dalle prove d’esordio pubblicate in età già matura.4
1 S. Vassalli, Presentazione, in D. Graziosi, Le storie della risaia. La terra degli aironi, Una
Topolino amaranto. Storie di brava gente, Nando dell’Andromeda, Novara 2012, p. 5.
2 Id., La terra degli aironi. Cronache di provincia, Milano 1972 (presso Mursia); poi: Novara
1989 (presso De Agostini); quindi, con una nota di Davide Lajolo, per i tipi di Interlinea. Novara
1993, 20072.
3 James Herriot, pseudonimo di James Alfred Wight (Roker, 1916-Thirsk, 1995), è stato
scrittore e veterinario britannico che nel 1970 ha raggiunto il successo con l’autobiografico
Creature grandi e piccole (All Creatures Great and Small, New York 1972; traduzione italiana di
Gioia Zannino Angiolillo, Milano 1974, con il titolo completo Creature grandi e piccole. La tenera
e umana storia di un medico degli animali) da cui è stato tratto un film con Anthony Hopkins del
1974 e una serie televisiva per la Bbc nel 1978.
4 Tra i primi contributi critici essenziali vanno almeno segnalati quelli di D. Lajolo, La terra
degli aironi, in “Vie Nuove”, 6 marzo 1973 (poi come prefazione a D. Graziosi, La terra degli
aironi…); E. Biagi, In vacanza con tre libri, in “Sorrisi e Canzoni Tv”, 13 luglio 1980; P. Prini, Una
IN “NOVARIEN.”, 43 (2014)
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L’iniziativa dell’archivio è dello stesso Centro Novarese di Studi Letterari, di cui
Graziosi è stato il primo socio onorario sin dalla fondazione del sodalizio nel 1989:
il progetto archivistico gode dell’adesione del figlio dello scrittore, Diego Graziosi,
che ha donato le prime carte, con il sostegno iniziale del Fondo Pagani della Fondazione della Comunità del Novarese Onlus, presieduta da Ezio Leonardi che è stato
collega parlamentare di Graziosi, sebbene in Senato.
L’Archivio Graziosi per la memoria letteraria della civiltà contadina nella Terra
degli aironi intende raccogliere i materiali più importanti della carriera letteraria
di Dante Graziosi (1915-1992), con dattiloscritti, bozze, appunti, diari, fotografie,
corrispondenza, ritagli stampa, recensioni, prime edizioni delle sue opere, accanto a documenti dell’attività scientifica e politica, ordinati e schedati perché siano
messi a disposizione per la consultazione pubblica. Successivamente saranno studiati i testi inediti con un’opera di trascrizione e digitalizzazione e con iniziative
volte a favorire la conservazione delle testimonianze di scrittura sulla civiltà contadina e sulla cultura novarese. Al momento dell’inaugurazione sono circa 3000 le
carte raccolte oltre a circa 8000 pagine di redazioni varie di opere,5 con un migliaio
di ritagli stampa e documenti diversi. Il materiale è diviso in:
I. Manoscritti e autografi vari (contrassegnati sui faldoni con la sigla ms),
II. Rassegna stampa (rs),
III. Fotografie, pellicole cinematografiche, video in diversi supporti (media),
IV. Carte e documenti del premio letterario Dante Graziosi/Terra degli aironi
(premio)
V. Documentazione varia (altro)
La prima fase del progetto archivistico (conclusa nel 2014), grazie al lavoro
di volontari e giovani laureati, ha raccolto un nucleo iniziale di documenti, li ha
ordinati in cartelle e faldoni con una prima registrazione di base e la sistemazione
in un armadio di sicurezza e in una vetrina, oltre a una prima digitalizzazione fotografica di servizio.
Dopo la prima fase sono previsti altri passaggi con l’acquisizione di nuovo materiale, soprattutto fotografico e cinematografico, e con la trascrizione dei materiali
inediti, tra cui i diari politici relativi al periodo 1953-1970, da collegare ad altre
testimonianze di politici novaresi come Oscar Luigi Scalfaro,6 promuovendo studi
Topolino amaranto: ricordi di un medico di animali, estratto: Premio Stresa di narrativa, s.l. 1980;
M. Pomilio, Ritratti di un mondo di ieri, in “Il Tempo, 4 luglio 1980; U. Ronfani, Guidava la sua
Topolino fra mille animali amati, in “Il Giorno”, 17 agosto 1980, P. Taggi, Portarsi dentro i nostri
paesaggi dove semplici scorrono i racconti, in “L’Azione”, 27 marzo 1982, per citarne alcuni.
5 Molto interessanti e da studiare sono le varie redazioni, con titoli diversi, di Una Topolino
amaranto, con l’abbozzo di un romanzo rimasto inedito, frutto della rielaborazione letteraria
dell’avantesto dei diari, intitolato La berlina blu, di cui finora sono stati anticipati da chi scrive
alcuni capitoli, quelli ritenuti più validi, nella raccolta postuma Racconti e ricordi. Pagine inedite
e immagini, in parte ripresi nella prima antologia narrativa, La fiera di Novara e altre storie della
memoria uscita alla fine del 2008.
6 Cfr. D. Tuniz, I verbali del Comitato provinciale della Democrazia Cristiana novarese dal 30
settembre 1945 al 27 luglio 1946, in “Novarien.” 41 (2012), pp. 241-281.
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e nuove attività prima di una schedatura scientifica e della messa in rete dell’intero
fondo.7 Inoltre è stato lanciato il concorso scolastico “Nella terra degli aironi” per
ricerche e tesi sui materiali e libri dello scrittore in relazione ai temi delle risaie,
delle cascine e delle tradizioni della Bassa. È un modo per valorizzare presso le
giovani generazioni, e non solo, un archivio che ha a cuore la memoria letteraria di
una terra partendo dall’esperienza di chi a questa terra ha dedicato un’intera vita,
da partigiano, da veterinario, da deputato e infine da scrittore, come annota nel
capitolo inedito fatto aggiungere all’edizione di Una Topolino amaranto licenziata
pochi giorni prima dell’improvvisa scomparsa nell’estate del 1992: «Gli anni sono
trascorsi, gli anni di un’intera vita. Bianca ed io, in ogni parte del mondo dove ci
trovavamo, sognavamo dal profondo dell’animo di far ritorno al nostro rifugio
lontano: il Molino della Baraggia, ora libero dal mugnaio coi baffi grigi di farina.
La nostalgia di casa era grande e il pensiero di ritrovarci di fronte alle fiamme
guizzanti del fuoco ci faceva ripassare tutta la nostra vita davanti agli occhi come
le sequenze di un lungo film. E sull’architrave del camino, un antico tronco di robinia, leggevamo la data: 1648! Ora il medico degli animali è stato raggiunto dalla
quiescenza e proprio qui viene a trascorrere i suoi fine settimana, circondato talora
dagli amici che con lui amano ricordare i cinquant’anni di un mondo scomparso
per sempre».8
A Novara si vuole così sperimentare in piccolo quanto fanno in altre parti in
grande gli archivi della parola, a cominciare da quel Fondo Manoscritti di autori
moderni e contemporanei che l’ideatrice, la filologa Maria Corti, ha allestito all’università di Pavia alla fine degli anni sessanta: «Si tratta di un’iperbolica oscillazione fra la presenza reale delle carte e la sopravvivenza inquieta ed errante di coloro
che le scrissero, alcuni vivi, altri esuli di un mondo perduto, abitanti di limbi,
esseri dai ruoli muti. Allora, con la nostra funzione di fatali testimoni alle scrivanie
la scena si fa triangolare, le Carte, loro, noi, in un’ora immobile».9
I diari politici inediti sono la testimonianza del valore nazionale e non soltanto
locale di un archivio letterario come quello che si sta allestendo per Dante Graziosi. Convinto antifascista, ha partecipato alla Resistenza novarese nella veste di
commissario della Divisione partigiana “Remo Rabellotti”, contribuendo a impedire che la città passasse nelle mani dell’esercito tedesco. Al termine del conflitto,
ha intrapreso la carriera politica che lo ha visto tra i fondatori della Democrazia
Cristiana locale e deputato al Parlamento per quattro legislature dal 1953 al 1972,
assumendo la carica di sottosegretario di Stato al Ministero della Sanità Pubblica
7 È possibile sostenere il progetto dell’Archivio Letterario Graziosi con offerte e donazioni:
informazioni sul sito <http://www.letteratura.it/archiviograziosi>.
8 D. Graziosi, La quiescenza, ora in Id. Le storie della risaia…, p. 249.
9 Così M. Corti, Ombre dal fondo, Torino 1997; di lei anche Ead, Dialogo in pubblico, intervista
di Cristina Nesi, Milano 1995. Sul Fondo cfr. N. Trotta, Gli archivi letterari del Novecento.
L’esperienza del Fondo manoscritti di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia, in
Storia d’Italia nel ventesimo secolo. Strumenti e fonti, a cura di Claudio Pavone, Roma 2006, vol. 3,
pp. 713-731. Cfr. anche, in generale, Myriam Trevisan, Gli archivi letterari, Roma 2009.
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(1963-1964), sottosegretario di Stato al Ministero del Commercio Estero (19661969), presidente della 14ª Commissione Igiene e Sanità della Camera dei Deputati (1969-1972) e, per circa un decennio (1959-1966), deputato al Parlamento
Europeo di Strasburgo, dove fu vicepresidente della Commissione Agricoltura.
Non va dimenticato poi il suo impegno per il Consorzio Agrario Provinciale dove
ebbe un ufficio fino agli ultimi anni.
In una delle pagine autografe conservate nell’archivio che porta il suo nome
commenta così il suo ritiro dalla politica attiva: «Queste piccole malvagità politiche, le molte umiliazioni di fronte ai più potenti, le lotte intestine tra colleghi
dello stesso partito più d’ogni altra cosa hanno determinato la mia stanchezza a far
politica e contribuito molto al mio autonomo ritiro… a vita privata. Il Palazzo oggi
non mi dice più niente». Si tratta di un’esperienza che i diari inediti raffigurano
adottando il genere autobiografico e insieme cronachistico, conferendo alla scrittura quel respiro di esperienza individuale che, secondo uno studioso come Marziano Guglielminetti, «il biografo e l’autobiografo dovrebbero anzitutto proteggere e comunicare».10 Graziosi dopotutto spiega: «Non è mia intenzione raccontare
le vicende di tutti i governi che si susseguirono, ma mi piace invece cogliere aspetti
particolari di momenti significativi e di uomini che, talune volte loro malgrado,
contribuirono a condurre avanti la nostra storia democratica dopo la fine della
dittatura fascista». Ed è significativo un passo in cui rivendica il proprio operato:
«Io mi sforzai, e che sforzo ci volle, di restare con gli uomini e con la brava gente,
anche se questa è costretta a vegetare nella palude del Parlamento, muovendosi
appena in qualche grande occasione, quando all’ordine dei capi partito bisogna
essere pronti al voto».
M. Guglielminetti, Biografia ed autobiografia, in Letteratura italiana. Le questioni, vol. V,
Torino 1986, p. 835.
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Tre immagini dall’Archivio Letterario Graziosi in via di costituzione a Novara: in alto, la carta
d’identità del periodo clandestino durante la Resistenza; in basso, i diari politici e la pagina
iniziale del primo quaderno, datata 1953.
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APPENDICE
Dante Graziosi, Diario politico inedito. 19531
21 luglio 1953
È la prima volta che entro in aula: non mi sembra affatto nuda e grigia!
Il nuovo governo sta per presentarsi; i banchi sono al completo in ogni ordine.
Sulla tribuna diplomatica l’ambasciatore americano Luce,2 un diplomatico
giallo, l’ambasciatore Zoppi3 del nostro ministero M.E. e molti altri.
Ha la parola De Gasperi,4 che al suo primo apparire i nostri banchi hanno
applaudito in piedi, come segno di solidarietà per l’azione testé svolta a Londra.5
Fa brutta impressione l’indifferenza liberale e saragattiana. Badini Confaloneri6 tenta un timido applauso, ma Villabruna7 lo ferma con un’occhiata!
1 Si pubblicano le pagine relative al 1953 del diario politico di Graziosi conservato nell’Archivio
Letterario Graziosi a Novara: si tratta della parte iniziale del primo di sei quaderni ordinati con la
segnatura MS XI 1-6 così contraddistinti: 1) con copertina marrone chiaro, di 111 facciate scritte,
periodo 21 luglio 1953-9 giugno 1954; 2) con copertina rossa, 72 facciate, periodo 25 giugno 195429 aprile 1955; 3) con copertina marrone scuro, 112 facciate, periodo 10 maggio 1955-21 febbraio
1956; 4) con copertina verde, 115 facciate, periodo 22 febbraio 1956-20 dicembre 1956; 5) con
copertina rosso ciliegia, 112 facciate, periodo gennaio-dicembre1957; 6) con copertina nera, 158
facciate, periodo 1958-1973. Descrizione a cura di Luca Ottolenghi, tra i giovani volontari che
hanno aiutato nella prima fase di raccolta e ordinamento. La trascrizione e le note seguenti sono a
cura di Anna Fizzotti dalla tesi di laurea sui diari inediti messi a disposizione dal Centro Novarese
di Studi Letterari, discussa nel 2009 con relatore Giuseppe Zaccaria, presso l’Università del
Piemonte Orientale. Cfr. A. Fizzotti, Autobiografia e cronaca politica nei diari di Dante Graziosi,
in “Microprovincia”, 47 (2009), pp. 17-146. Si ringraziano anche Linda Poncetta e Silvia Benatti.
2 Clare Boothe Luce è stata ambasciatrice americana in Italia dal 1953 al 1956, inviata dal
presidente statunitense Eisenhower per intraprendere una vera e propria guerra contro il
comunismo, ben radicato e organizzato nel nostro paese.
3 Vittorio Zoppi fu segretario generale al ministero degli esteri dal 1° giugno 1948 al 6 dicembre
1954. Il 30 dicembre 1952 fu insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della
Repubblica Italiana.
4 Alcide De Gasperi (Pieve Tesino, 1881-Val di Sella, 1954) è stato uno dei maggiori politici
italiani. Nel 1919 fu tra i fondatori del Partito Popolare Italiano e, in seguito, si oppose all’avvento del
fascismo. Con l’opuscolo Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana, composto nel pieno della
Seconda guerra mondiale, pose le basi del partito di cui fu fondatore. Nel 1945 fu eletto presidente
del Consiglio dei Ministri e guidò un governo di unità nazionale che durò fino alle elezioni del 1948.
Oggi è considerato tra i padri fondatori dell’Unione Europea con Schuman e Adenauer.
5 Nel 1953, in seguito a una grave crisi che portò a un passo dall’intervento armato, De Gasperi
incontrò a Londra Churchill per cercare una soluzione alla delicata “questione Trieste”.
6 Vittorio Badini-Confalonieri (Torino, 1914-1993) fu deputato nell’Assemblea Costituente nel
1946, deputato liberale nel 1953, presidente dell’UEO e del Partito Liberale negli anni 1967-1972.
7 Bruno Villabruna (Santa Giustina, 1884-1971) fu rappresentante del Partito Liberale, di cui
fu segretario generale. Costretto alle dimissioni nel 1953, fondò nel 1955 il Partito Radicale. Fu
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De Gasperi parla citando cifre su cifre: narra le opere compiute in questi cinque anni passati, ma la sua espositiva è senza convinzione.
Si sente che questo pezzo glielo ha preparato Vanoni,8 quest’altro Pella,9
quest’altro ancora Ferrari Aggradi!10
Mi dice Scalfaro11 che oggi è ancora in forma: altre volte confonde i miliardi
con i milioni!
Solo quando parla di politica estera, quando richiama alla solidarietà dell’Europa che dev’essere unita… quando parla di politica si sente il De Gasperi che
abbiamo imparato ad apprezzare!
Il discorso non è convincente: non so come andrà.
23-24-7-’53
Gli interventi di ieri e di oggi lasciano poco a sperare.
Saragat12 ha fatto crollare le speranze: egli si regola e pensa seguendo il voto di
coloro che hanno abbandonato il mio partito e non l’idea di coloro che lo hanno
riportato alla Camera!
Il suo discorso è molto interessante quando disquisisce sulla “democrazia politica”!
Togliatti13 non mi è mai piaciuto gran che sia come oratore che come concetti.
Sa però solleticare e sollecitare i suoi compagni all’applauso.
eletto deputato per la prima volta nel 1921, fece parte dell’Assemblea costituente e assunse la
carica di ministro nel 1954 durante il governo Scelba.
8 Ezio Vanoni (Morbegno, 1903-Roma, 1956), economista e uomo politico, fu tra i fondatori
della Democrazia Cristiana, Ministro delle Finanze dal 1948 al 1954 e del Bilancio dal 1954 al 1956.
9 Giuseppe Pella (Valdengo, 1902-Roma, 1981), laureato in Economia e Commercio, insegnò
contabilità nelle Università di Roma e di Torino. È stato deputato all’Assemblea Costituente,
presidente del Consiglio dei Ministri dal 17 agosto 1953 al 12 gennaio 1954 (un governo provvisorio.
Denominato governo d’affari o governo amministrativo con il solo scopo di approvare la legge sul
bilancio), più volte ministro e senatore dal 1968 al 1976.
10 Mario Ferrari Aggradi (La Maddalena, 1916-Roma, 1997) fu membro della Democrazia
Cristiana e più volte ministro.
11 Oscar Luigi Scalfaro (Novara, 1918-Roma, 2012), laureato in Giurisprudenza, alla fine della
Seconda guerra mondiale entrò in magistratura. Nel 1945 fu eletto all’Assemblea Costituente.
Membro della Democrazia Cristiana fu più volte deputato e ministro. Il 25 maggio 1992 fu eletto
presidente della Repubblica e al termine del settennato divenne senatore a vita.
12 Giuseppe Saragat (Torino, 1898-Roma, 1988) fu esponente di primo piano del Partito
Socialista Unitario al quale aderì nel 1922. Emigrò durante il ventennio fascista, ritornò in Italia
per combattere contro la Repubblica di Salò. Fu deputato all’Assemblea Costituente, più volte
vicepresidente del Consiglio nei governi De Gasperi e Ministro degli Esteri dal 1962 al 1964. Il 28
dicembre 1964 fu eletto presidente della Repubblica.
13 Palmiro Togliatti (Genova, 1893-Artek, 1964), fine intellettuale di formazione umanistica,
laureato in Giurisprudenza, si iscrisse al PSI nel 1914. Al termine della prima guerra mondiale
si sposto nell’ala più a sinistra del Partito Socialista. Nel 1921, al Congresso di Livorno, fu tra i
fondatori del Partito Comunista Italiano di cui assunse la direzione dal 1927 sino alla morte.
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Nenni14 è il migliore oratore forse di tutta la Camera: è convincente, irruente,
pericoloso e logico!
De Marsanich15 ha fatto ridere parlando della democrazia femminina e del corporativismo (fascismo) maschio!
Poveri gerarchi: sono relitti che galleggiano ancora!
28/7/54
De Gasperi ha risposto alle critiche: non ha convinto nessuno, è già un uomo
battuto!
Tra poco la “chiama”! Il presidente Gronchi16 pesca nella borsa il nome del
primo deputato che deve rispondere si o no.
Vien fuori Graziosi: io sono emozionato e rispondo subito «si», ma devo attendere che si inizi veramente la chiama.
Dopo il mio si fermo e forte, segnarono quattro no; alla fine il governo è battuto.
Le sinistre applaudono e gridano: «Viva il 7 giugno!»
De Gasperi è pallidissimo: noi lo applaudiamo lungamente. Egli è commosso!
Sono anni che non riceve una tale mazzata!
Presenti 582
Astenuti 37
Votanti 545
Maggioranza 273
Sì 263
No 282
14 Pietro Nenni (Faenza, 1891-1980) inizialmente aderì al Partito Repubblicano, fu
interventista nella Grande Guerra a fianco di Mussolini e, nel 1919, fu tra i fondatori del primo
fascio di combattimento a Bologna. Nel 1921 divenne socialista e, durante il ventennio, fu uno
dei più importanti dirigenti del Partito Socialista e dell’antifascismo italiano. Fu ministro degli
Esteri nei governi di unità nazionale, vicepresidente del Consiglio negli anni cinquanta. L’ultimo
significativo suo atto politico fu il sostegno del fronte divorzista nel referendum del 1974.
15 Augusto De Marsanich (Roma, 1893-1973) iniziò la sua carriera come sindacalista, infatti
fu presidente della Confederazione Fascista Lavoratori Commercio e, in seguito, fu deputato
fascista. Dal 1950 al 1954 fu segretario del Movimento Sociale Italiano, deputato e senatore della
Repubblica sempre per l’MSI. Dal 1955 fu presidente onorario del “suo” partito fino alla morte.
16 Giovanni Gronchi (Pontedera, 1887-Roma, 1978), dopo la laurea in Lettere, nel 1902
entrò nel Movimento Cristiano di Romolo Murri. Nel 1919 fu tra i fondatori del Partito Popolare
Italiano. Nel 1923 si dimise dall’incarico di sottosegretario all’lndustria del governo Mussolini e
partecipò alla rivolta dell’Aventino. Dopo l’8 settembre 1943 riprese l’attività politica: fu deputato
all’Assemblea Costituente, presidente della Camera dei Deputati dal 1948 al 29 aprile 1955,
quando fu eletto presidente della Repubblica.
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19/8/53
Dopo l’intermezzo Piccioni,17 il presidente della Repubblica, con evidente piacere,
ha incaricato Pella.
Il nuovo presidente parte con il vento in poppa.
La signorilità e la modestia tutta piemontese dell’on. Pella hanno già conquistato il paese e anche la Camera è visibilmente “distesa”.
L’esposizione Pella è di un valore molto superiore a quella di De Gasperi.
Pella è un uomo di finanza e parla convinto dei problemi che conosce profondamente.
Pajetta18 e Di Vittorio19 non trovano più la battuta sarcastica, perché il presidente nuovo chiede persino la loro collaborazione.
I degasperiani, che Rapelli20 chiama le «vedove inconsolabili», masticano amaro:
tra questi i novaresi.
24/8/53
La distensione creata da Pella dà un nuovo tono alla Camera.
La risposta alla discussione sul programma è esauriente: si sente però che le estreme sinistre e le estreme destre tirano un grande respiro per la scomparsa di De
Gasperi.
Pella deve dare anche assoluta garanzia di democraticità e di difesa della nostra
democrazia: per questo, il rimpianto che rimane è quello di vedere sparire tre uomini di sicura fede democratica: De Gasperi, Scelba,21 Pacciardi.22
17 Attilio Piccioni (Poggio Bustone, 1892-1976) diede inizio alla carriera politica nel 1920 nelle
file del partito di don Sturzo. All’avvento del fascismo si ritirò dalla politica, a cui ritornerà nel
1943. Dal giugno 1945 fu vicesegretario e poi, dal settembre dell’anno successivo, segretario della
Democrazia Cristiana. Fu più volte eletto ministro e vicepresidente del Consiglio.
18 Giancarlo Pajetta (Torino, 1911-Roma, 1990) fu dirigente e parlamentare comunista. Iniziò
l’attività politica da ragazzo. Nel 1931 arrivò clandestino in Francia, paese da cui organizzò numerose
missioni antifasciste in Italia, fino all’arresto nel 1933 e alla condanna a ventuno anni di reclusione.
Alla caduta del regime, venne scarcerato ed entrò nelle file delle Brigate Garibaldi. Alla Liberazione
diventò direttore dell’“Unità”, membro del PCI, dell’Assemblea Costituente e deputato.
19 Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 1892-Lecco, 1957) iniziò la sua attività politica e
sindacale prima come socialista e poi, dopo il Congresso di Livorno, come comunista. Nel 1925,
condannato dal Tribunale speciale fascista a dodici anni di reclusione, fuggì in Francia e in Unione
Sovietica. Fu uno dei maggiori esponenti sindacali del dopoguerra.
20 Giuseppe Rapelli (Castelnuovo Don Bosco, 1905-Roma, 1977) si impegnò giovanissimo nel
movimento sindacale cristiano divenendo Segretario dell’Unione del lavoro di Torino. Nel ventennio
abbandonò la politica, alla quale ritornerà clandestinamente dal 1942, partecipando alle riunioni di
fondazione della D.C. Prese parte alla Resistenza come membro del Comitato sindacale del CNL.
Nel giugno del 1946 fu eletto deputato alla Costituente e nel 1948 presidente della commissione
Lavoro e Previdenza Sociale per due legislature.
21 Mario Scelba (Caltagirone, 1901-Roma, 1991) fu membro del Partito Popolare e nel 1948
diventò deputato. Fu Ministro dell’Interno dal febbraio del 1954 al luglio del 1955 e presidente
del Consiglio. Con l’avvento del centrosinistra al governo perse spazio politico, che riuscì a
riconquistare nel 1969 con l’elezione a parlamentare europeo. Nel 1979 si ritirò dalla vita politica.
22 Randolfo Pacciardi (Grosseto, 1899-Roma, 1991), al termine della Grande Guerra in cui
si arruolò nel 1917, aderì al Partito Repubblicano e fondò l’associazione Italia libera, soppressa
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Sul “Corriere della Sera” un articolo di fondo anonimo, che però rivela la penna
di Missiroli,23 interpreta esattamente il mio pensiero.
Pacciardi in una sua dichiarazione di voto ha parlato del «tono dolce e tondo
come un mandarino dei discorsi di Pella».
L’atmosfera, è sempre Pacciardi che parla, si è fatta «giulebbosa», ma speriamo
che ciò non addormenti la democrazia.
Quello di Pacciardi è stato uno dei migliori interventi.
Pella passa!
Presenti 574
Astenuti 44
Votanti 530
Maggioranza 266
Sì 315
No 215
6/10/53
Discussione sul bilancio degli Esteri con aula affollata.
Quando si parla di questioni che interessano il pane quotidiano l’aula è deserta: se si
parla di Trieste sono tutti presenti. Gli italiani sono fatti così, purtroppo!
Brillante intervento di Nenni. Risposta di Pella che fa il più ampio panorama
di politica estera. Per la prima volta su un grande problema la camera è unanime:
Trieste = unanimità.
Sui banchi si grida: «Viva Trieste!» Siamo tutti in piedi, eccetto i comunisti che però
tengono il braccio alzato in segno di voto favorevole.
7/10/53
Andreotti24 mi ha ricevuto stamattina al Viminale.
da Mussolini nel 1925. Subì una condanna al confino alla quale riuscì sfuggire riparando prima
in Svizzera e in Francia, poi negli Stati Uniti. Fu deputato nel 1946 e vicepresidente del Consiglio
l’anno successivo. Nel 1953 fu Ministro della Difesa. Espulso dal partito da La Malfa, nel 1963
fondò l’Unione Democratica per la Nuova Repubblica, partito che mirava all’istituzione di una
repubblica presidenziale. Per questo venne accusato di simpatie golpiste e neofasciste. Nel 1981
otterrà la riammissione nel Partito Repubblicano.
23 Mario Missiroli (Bologna, 1886-Roma, 1974) fu uno scrittore e giornalista di stampo liberalconservatore. Collaborò, infatti, al “Resto del Carlino” di cui assunse la direzione nel 1919 in polemica
con il movimento di Mussolini. Fu direttore del “Secolo” di Milano e collaborò a “La Stampa”. Al
termine della guerra, divenne direttore de “Il Messaggero”, dal 1952 al 1961 del “Corriere della Sera”.
24 Giulio Andreotti (Roma, 1919-2013) intraprese l’attività politica negli anni universitari durante
i quali conobbe esponenti cattolici, tra i quali Aldo Moro. Risale al 1947 il suo esordio “governativo”
come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel quarto governo De Gasperi, carica che mantenne
fino al 1954. à stato sette volte presidente del Consiglio (anche in frangenti della storia italiana molto
delicati: è il caso del rapimento Moro), otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli
Esteri, due volte ministro delle Finanze, del Bilancio e dell’Industria e una volta ministro del Tesoro,
dell’Interno e delle Politiche Comunitarie. Nel 1991 è stato nominato senatore a vita.
362
Non ho mai trovato un giovane a così elevato grado e per tanto cortese.
Alle prime battute del discorso rivela quanto è intelligente e anche astuto.
Mi parla del lago Maggiore e di villa Taranto che egli conosce bene.
Prende nota di quanto gli chiedo e oggi stesso, alla distanza di quattro ore
dal colloquio, mi ha già fatto pervenire una lettera in cui mi dimostra il suo
interessamento per la valle Vigezzo.
Alla fine del colloquio mi accompagna fin quasi nel corridoio.
Mi spiego perché De Gasperi non ne poteva fare a meno!
15/10/53
Fanfani25 ha risposto questa mattina alle critiche sul bilancio dell’Interno.
Mi confermo sempre più nel mio concetto: un uomo intelligente che vuol far
sapere a tutti d’essere intelligente!
È un toscanaccio altezzoso. Dicono sia il più ambizioso prodotto della D.C..
Difatti non si spiegherebbe il suo trascorso “corporativistico” e i suoi testi del
tempo fascista. Si spiega pure il perché della sua adesione al governo Pella, dopo
tanta lotta alla “linea Pella”.
Fanfani passa per il capo di Iniziativa Democratica, che alcuni proprio stamattina
definivano meglio: iniziativa privata.
Le leggi da lui fatte come ministro dell’Agricoltura stanno per esaurirsi o comunque non sono più a vantaggio dei piccoli agricoltori, ma di coloro che, possedendo già qualcosa, ancor più ottengono, perché possono fornire garanzie alle
banche.
Di Fanfani restano ora le Feste degli Alberi, la Festa delle Montagna e la Festa del
Ringraziamento, che è sempre una buona cosa!
Al ministero dominano, invece, degli agricoltori, i professionisti di lettere e filosofia.
25 Amintore Fanfani (Pieve Santo Stefano, 1908-Roma, 1999) si laureò in Economia e commercio
all’Università Cattolica di Milano nel 1930 e nel 1936 ebbe inizio la sua carriera di docente universitario.
Aderì al fascismo, condividendone, in particolare, le scelte di politica economica e il corporativismo.
Negli anni milanesi conobbe Dossetti e La Pira, partecipò alle loro riunioni nelle quali si discuteva
del rapporto tra cattolicesimo e società e del ruolo che sarebbe spettato al mondo cattolico alla caduta
del fascismo. Nel 1943 si rifugiò in Svizzera, dove rimase fino alla Liberazione. Al ritorno in Italia fu
incaricato da Dossetti di dirigere l’ufficio propaganda della nascente Democrazia Cristiana (partito
di cui fu segretario nel 1954). Membro dell’Assemblea Costituente fece parte della commissione che
stilò il testo della Costituzione. Fu più volte ministro, nel 1954 formò il suo primo governo, senza però
ottenere la fiducia. Fu presidente del Consiglio per altre cinque volte nel periodo 1958-1987 e nel 1972
fu nominato senatore a vita.
363
16-10-53
Due incontri!
Pajetta Gian Carlo mi è stato presentato da Moscatelli.26
Mi ha ringraziato d’aver firmato il ricorso per la proposta di una più alta onorificenza a suo fratello Gaspare, caduto a Megolo con Beltrami.27
Gli avevano infatti dato la croce di guerra: ho ritenuto di far bene firmando
la petizione.
Gian Carlo Pajetta è un uomo di intelligenza superiore alla comune.
Avrà certamente un grande peso nell’avvenire del suo partito.
Piccioni è venuto per caso a sedersi vicino al mio posto in aula e poiché dai banchi comunisti un giovane deputato interrogava mi ha chiesto chi fosse.
Gli ho detto Pirostu.28 Scherzando Piccioni dice che quel nome sardo deriva
da «pirata».
All’uscita l’on. Piccioni, senza darsi quel sacco d’arie che si danno molti ignoranti, si è seduto ancora su una poltrona vicino a me nel Transatlantico.
Mi ha chiesto il nome e l’ha segnato per invitarmi a certi “giovedì” durante i
quali egli fa il punto su determinate situazioni politiche.
Piccioni, come Scelba, è tra gli ex ministri quello che è rientrato nelle file con più
semplicità.
20/10/53
Trieste!
Il problema diventa sempre più scottante: la Jugoslavia ha oltre dieci divisioni alla
frontiera e noi siamo costretti a muoverci di pari passo.
Che vergogna questi Alleati! Brusasca,29 che ha parlato con il segretario generale agli
Esteri, ambasciatore Zoppi, insinua che gli inglesi abbiano fatto loro la proposta di
togliere le truppe alleate da Trieste, per metterci in imbarazzo: intanto gli italiani
fuggono dalla zona B.
26 Cino Moscatelli (Novara, 1908-Borgosesia, 1981) fu membro della gioventù comunista, partecipò
all’attività clandestina e nel 1927, perseguitato dal regime, fu costretto a riparare in Svizzera. Ritornò
in Italia sotto falso nome, ma venne arrestato e condannato dal tribunale fascista. Dall’8 settembre
1943 si impegnò nella formazione del Comitato Valsesiano di Resistenza e nell’aprile del 1945 prese
parte alla liberazione di Novara e di Milano. Nel 1948 entrò in Senato, svolgendo un’intensa
attività nel PCI e nell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
27 Filippo Maria Beltrami (Cireggio, 1908-Megolo, 1944) fu partigiano, antifascista e
architetto. Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Cfr. M. Begozzi, Il signore dei ribelli,
Anzola d’Ossola 1991.
28 Luigi Pirostu (Tortoti, 1913-Monaco di Baviera, 1984) fu professore di storia e filosofia a
Nuoro, vicedirettore del giornale “L’unione sarda” dal 1944 al 1946, redattore del periodico parmense
“L’eco del lavoro”, assessore e vicepresidente della Regione Sardegna e senatore nel 1963 e nel 1968.
29 Giuseppe Brusasca (Gabiano, 1900-Milano, 1994) durante gli anni universitari si iscrisse alla
Gioventù di Azione Cattolica e al Partito Popolare Italiano di cui diventò presidente per la sezione
casalese. Si impegnò nella Resistenza, fu deputato per la Democrazia Cristiana alla Costituente e
sottosegretario nei vari governi De Gasperi.
364
Si ripete la storia di ieri: gli Sciftà aizzati dagli inglesi hanno portato il panico
tra gli italiani in Eritrea.
Intanto a Roma oggi gli studenti hanno scioperato e come al solito fanno gazzarra per le vie. Tra i cartelli c’erano pure questi: «I bersaglieri a Belgrado!», «Vogliamo Traù e Zara!»
Sono degli stupidi inconsci alleati di Tito.
Saggia la politica di Giolitti30 che, quando diceva poter ottenere dall’Austria «parecchio», non faceva altro che sognare un’Italia con i confini attuali
e con Trieste!
Noi non siamo ancora giunti al «parecchio» di Giolitti e abbiamo fatto tre guerre con un milione di morti.
24/10/53
Gronchi è uno scorbutico. Questa mattina sono stato a lui presentato da Negroni:31
ha accolto la mia proposta di legge per l’esenzione del limite d’età ai sanitari
condotti del concorso 1947 e l’ha già inclusa e presentata alla commissione in
sede legislativa.
Gli ho detto che avevo fama di essere un “gronchiano”: ha abbozzato un fuggevole sorriso.
Gli ho fatto omaggio di Piemonte rurale, dicendo che la parte più interessante, a detta di Negroni, è la presentazione di Brusasca; mi ha risposto: «Non
glielo auguro!»
27/10/53
Questa sera in una trentina di deputati e senatori siamo andati in torpedone a
Castelgandolfo a far visita a De Gasperi, quale segretario del partito.
De Gasperi è un po’ raffreddato e per questo ci ha ricevuti in casa sua: una
bella villa che guarda al lago e a Roma.
Il segretario Cingolani,32 che ci riceve, ha tutta l’aria di un ex frate.
30 Giovanni Giolitti (Mondovì, 1842-Cavour, 1928), politico liberale, entrò nel governo nel 1882
come collaboratore del ministero di Grazia e Giustizia. Con la Destra Storica passò al ministero del
Tesoro divenendone ministro con Crispi. Nel governo Zanardelli fu ministro degli Interni e nel 1892
fu eletto primo ministro, carica che ricoprì per altre quattro volte dal 1903 al 1921 (ultimo governo
Giolitti in cui egli non esitò ad appoggiare gli squadristi fascisti per porre freno alle agitazioni
socialiste e ai tumulti del Biennio Rosso).
31 Zaccaria Negroni (Marino, 1899-1980), laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, nel
1928 fu eletto consigliere nazionale dell’Azione Cattolica e nel 1953 fu scelto come senatore della
Repubblica al collegio di Velletri. Fu presidente nazionale dell’ACAI (Associazioni Cristiana
Artigiani Italiani) e venne nominato dalla chiesa Servo di Dio.
32 Mario Cingolani (Roma, 1883-1971) è stato deputato nella XXVI e nella XXVII legislatura del
Regno d’Italia, ministro dell’Aeronautica nel 1946-1947 e ministro della Difesa nel 1947.
365
Bonomi33 ha fatto un’ampia relazione della situazione agricola italiana. De Gasperi è più attento quando accenna alla situazione politica in relazione alla politica e all’avanzata comunista.
Un mio amico dice che De Gasperi ha gli occhi d’aquila.
Io lo paragono di più a un falchetto.
Ha sempre l’aria amareggiata: quando Bonomi inizia dicendo che la sua esposizione partirà dal 7 giugno, egli quasi si desta da quella finta sonnolenza in cui è
sempre e dice: «No!»
L’unico sorriso che gli fiorisce sulle labbra si ha quando Bonomi accenna al clima di
distensione creatosi nel paese.
Distensione verso i comunisti. È un argomento che fa piacere al vecchio presidente, il quale, nella breve replica dice che la «distensione» è veramente il siluro
più pericoloso che gli avversari possono lanciarci.
Bonomi ha parlato di distensione a sinistra, ma io credo che De Gasperi pensi
anche alla distensione a destra.
Tuttavia De Gasperi dice che il comportamento del governo nel momento attuale
non potrebbe essere diverso: «Io non sarei capace di lubrificare così bene, ma certo
che non saprei come fare diversamente...»
Sono le sue parole! E si sente l’amarezza di chi ha perso il trono!
15/11/53
Discusse, dopo un periodo di vacanza, le interrogazioni sui fatti di Trieste che sono
costate la vita a sei dimostranti.
Dai banchi della destra si è scatenata la retorica più vieta e bolsa.
Delcroix,34 che giù De Gasperi aveva definito il «giullare della monarchia»,
ha tuonato come se stesse per dichiarare guerra agli inglesi e agitava i moncherini, mentre melodrammaticamente un suo compagno di partito gli asciugava il
sudore. Ettore Viola35 ha tirato fuori il Carso bagnato di sangue, Zara e Fiume.
Una parola di moderazione l’ha portata il d.c. Manzini,36 ma chi ha fatto meglio il punto sull’intricata situazione è stato ancora Gian Carlo Pajetta la cui
oratoria insinuante e convincente è stata una doccia fredda per coloro che vogliono
33 Paolo Bonomi (Romentino, 1910-1985) fu un esponente della Democrazia Cristiana, deputato
alla Costituente e per otto legislature (dal 1948 al 1983), fondatore e presidente della Coldiretti.
34 Carlo Delcroix (Firenze, 1896-1977) fu combattente nella prima guerra mondiale, decorato
della Medaglia d’Argento al Valor Militare per l’abnegazione al dovere che mostrò nel febbraio
del 1917, quando un tragico incidente lo accecò e mutilò. Fu tra i fondatori dell’Associazione
Mutilati ed Invalidi di Guerra, divenendone presidente nel 1924.
35 Ettore Viola (Villafranca in Lunigiana, 1894-1986) fu un capitano dell’esercito nella Prima
guerra mondiale, distintosi nella difesa del Grappa. Dopo il delitto Matteotti, rifiutò un incarico
nel governo fascista.
36 Raimondo Manzini (Lodi, 1901-1988) fu deputato democristiano dal 1948 al 1960, membro
delle commissioni parlamentari Affari Interni, Affari Esteri, Difesa e sottosegretario di stato alla
Presidenza del Consiglio nel primo governo Scelba (1954-1955).
366
risolvere i problemi internazionali facendo marinare la scuola agli studenti e scrivendo con il gesso sui muri.
26-27-Nov.-53
L’amnistia
Dovrebbero uscire tutti i delinquenti.
Secondo uno scritto della rivista “La giustizia” per la penna di Berlinguer 37 l’amnistia è utile per smaltire le troppe pratiche giacenti sui tavoli dei
magistrati.
Io sono contro l’amnistia, perché in essa non è affermato il concetto che,
se clemenza deve essere per i fascisti, giustizia deve essere per i partigiani.
10/12/53
Ho fatto amicizia con l’on. Melloni, già direttore de “Il Popolo” di Milano.
Mario Melloni, che avevo conosciuto in tempo clandestino nel 1944 a Milano
in una riunione alla scuola Cavalli Conti, è un artista scanzonato e tra i più
simpatici deputati.
È uomo di sinistra e si lamenta che i veri fascisti non siano quelli che siedono
sui banchi dell’estrema destra; quelli, dice, sono come i «Mille» di cui qualcuno
deve ancora sempre morire.
I fascisti sono con noi, i Dominedò,39 i Carmine De Martino,40 i Foderaro,41
inventore del “duce perpetuo” e molti altri.
38
37 Enrico Berlinguer (Sassari, 1922-Padova, 1984) nel 1943 si iscrisse al Partito Comunista
Italiano, partecipò alla Resistenza nelle “Brigate Garibaldi” e nel 1949 fu nominato segretario
della Federazione Giovanile Comunista Italiana. Fu eletto deputato per la prima volta nel 1968 e
assunse la segreteria generale del partito dal 1972 sino alla morte.
38 Mario Melloni (San Giorgio di Piano, 1902-Milano, 1989) di professione fu calzolaio. Durante
il regime fascista visse in esilio a Parigi. In seguito prese parte alla Resistenza e nel 1945 si iscrisse alla
Democrazia Cristiana. Fu direttore del quotidiano “Il Popolo”. Espulso dalla D.C. nel 1954, aderirà
successivamente al PCI.
39 Francesco Maria Dominedò (Roma, 1903-1964), laureato in Scienze economiche e
commerciali e in Giurisprudenza, fu docente universitario. Venne eletto deputato democristiano nel
1948 e come tale fu presidente della commissione Agricoltura e Alimentazione, componente di vari
organi parlamentari e sottosegretario agli Esteri nel VI e VII governo De Gasperi (1950-1953).
40 Carmine De Martino (Salerno, 1898-1963) è stato membro della Democrazia Cristiana e
sottosegretario del ministro degli Esteri Giuseppe Pella nei governi Zoli e Segni.
41 Salvatore Foderano (Cortale, 1908-Roma, 1979) fu sottosegretario della Repubblica nel
governo Forlani.
367
14/12/53
L’on. Elsa Conci42 stenta a sorridere; appartiene alla setta dei sanfedisti della
Camera; è sempre in movimento, tutto dipende dal suo agitarsi.
Melloni dice che «davanti a lui votava tutta Roma».
Ciò nonostante si sente che il partito è a pezzi; durante l’amnistia ognuno ha
fatto quello che voleva.
L’on. De Meo,43 spirito buonissimo di Foggia, ha coniato dei versi che ricordavano Fucinato:
«La Conci infuria
la D.C. manca
la palla nera
nell’urna bianca».
17/12/53
Un altro che si dà molto da fare è l’on. Carlo Russo del direttivo del gruppo.
Appartiene alla setta della Conci ed è un arrivista di prima forza.
Melloni lo chiama il primo della classe e dice che in lui rivive certo l’anima di
un bidello, perché è pure il primo a pulire la polvere sugli scranni di Montecitorio.
Oggi Melloni mi ha raccontato un episodio a proposito dell’on. Bartole,45 detto
anche l’on. Tse Tse per la sua orrida magrezza.
Bartole è stato colto all’ingresso in aula da Melloni mentre diceva: «Troppo
poco, onorevoli colleghi, pensiamo ai barbiturici!»
L’on. Melloni s’arrestò: era vero, egli non pensava mai ai barbiturici! «Ora»,
dice, «non giunge mai l’ora di coricarsi senza che mandi un furtivo e desolato pensiero anche agli impensati barbiturici!»
44
19/12/53
Ultimo giorno d’apertura prima delle vacanze natalizie!
I nostri saloni proprio per oggi hanno portato in aula la nomina dei deputati
all’Assemblea di Strasburgo. Molti hanno già preso il treno, alcuni hanno in tasca
42 Elisabetta (detta Elsa) Conci (Trento, 1895-1965) studiò filosofia prima all’Università di Vienna,
poi all’Università di Roma ove si laureò in Lettere. Insegnò tedesco a Trento e al termine della
Seconda guerra mondiale entrò nella Democrazia Cristiana. Nel 1946 fu eletta deputata all’Assemblea
Costituente e partecipò ai lavori della commissione dei 18 avente il compito di coordinare gli statuti
speciali con la Costituzione.
43 Gustavo De Meo (Serracapriola, 1920-Roma, 2010) è stato deputato democristiano nella
seconda legislatura, nel 1960 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel biennio 1962-1963
sottosegretario alla Difesa.
44 Carlo Russo (Savona, 1920-2007) fu docente universitario, deputato per sette legislature,
dal 1948 al 1979, più volte ministro e sottosegretario, giudice alla Corte Europea di Strasburgo
nel 1981.
45 Attilio Bartole (Pola, 1906-1997) fu deputato modenese della D.C., eletto nel 1949, e
membro di organi parlamentari fino al 1953.
368
il biglietti degli aerei. Gian Carlo Pajetta pronuncia uno dei suoi discorsi guastatori. I delegati sono stati scelti tra gli uomini che vanno dai saragattiani ai monarchici
compresi. Però il “padre della Repubblica”, Romita,46 si alza con quell’aria di finto
tonto e dice che non va tutto bene: chiederebbe dieci minuti di sospensione per
consultazioni tra i gruppi.
Il motivo vero è che Romita ha fiutato nella lista la consacrazione di una certa
pentarchia ch’egli disdegna, socialdemocratici, repubblicani, democristiani, liberali e monarchici.
La votazione a scrutinio segreto alla ripresa dà ragione alla sospensiva chiesta
da Pajetta: 254 sì, 234 no!
Hanno votato per Pajetta anche alcuni democristiani delusi di non essere saliti
sull’autobus per Strasburgo, dove si dice che le indennità in dollari sono iperboliche.
Nella lista c’erano: De Gasperi, La Malfa,47 Bettiol,48 Gonella,49 Codacci
Pisanelli,50 Togni.51
Un mio amico mi dice: «È il governo in esilio!»
La seduta si scioglie con un saluto del repubblicano Macrelli52 ai colleghi e al
presidente Gronchi.
«Buone feste signor presidente e soprattutto buon anno!»
Quel «soprattutto» di Macrelli vale un Perù.
46 Giuseppe Romita (Tortona, 1887-Roma, 1958) fu un uomo politico. Fu detenuto politico
durante il ventennio, imprigionato sull’isola di Santo Stefano e ultimo ministro degli interni del
Regno d’Italia (dal 10 dicembre 1945 al 1 luglio 1946, suo successore fu De Gasperi).
47 Ugo La Malfa (Palermo, 1903- Roma, 1979) sin dagli anni universitari ebbe contatti con il
movimento repubblicano di Treviso e con gruppi antifascisti. Per sfuggire alla polizia del regime,
fu costretto a lasciare il paese. Partecipò alla Resistenza, fu nominato ministro per la Ricostruzione
e poi per il Commercio Estero. Nel 1946 aderì al Partito Repubblicano Italiano, ricoprì la carica di
ministro in vari governi e nel 1959 assunse la direzione della “Voce Repubblicana”.
48 Giuseppe Bettiol (Cervignano del Friuli, 1907-1982), laureato in Giurisprudenza, fu docente
universitario presso l’Università di Padova. Tra il 1953 e il 1958 fu parlamentare per la D.C. e nel
1953 ministro della Pubblica Istruzione.
49 Guido Gonella (Verona, 1905-Nettuno, 1982) fu eletto deputato e senatore della Repubblica.
Dal 1946 al 1951 fu ministro della Pubblica Istruzione e, in seguito, ministro di Grazia e Giustizia.
È stato il primo presidente dell’Ordine dei giornalisti istituito nel 1963.
50 Giuseppe Codacci Pisanelli (Roma, 1913-1988), laureato in Giurisprudenza e Scienze
politiche, fu docente universitario in Diritto amministrativo, magistrato, pretore, membro
dell’Assemblea Costituente, deputato e ministro.
51 Giuseppe Togni (Pontedera, 1903-Roma, 1981) fu esponente della Democrazia Cristiana,
membro della Costituente, deputato, senatore e dodici volte ministro. Fu vicesegretario e
consigliere nazionale della D.C., a vita dal 1968, e parlamentare nella CECA. La sue carriera
politica fu compromessa nel 1974, quando fu ritenuto responsabile dello scandalo della “posta al
macero”, essendo ministro delle Poste e Telecomunicazioni.
52 Cino Macrelli (Sarsina, 1887-Roma, 1963) fu giornalista e direttore di “Il Popolano”
dal 1911 al 1913, aderì al Partito Repubblicano e prese parte alla prima guerra mondiale come
volontario. Nel 1919 fu eletto deputato e cercò di convincere il suo partito a non allearsi con
Mussolini. Partecipò alla Resistenza, fu deputato alla Costituente, ministro nel governo De Gasperi
II e vicepresidente della Camera.
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