una comunità ebraica - Associazione Culturale Salomon Fiorentino

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una comunità ebraica - Associazione Culturale Salomon Fiorentino
I LUOGHI EBRAICI - MSS
8-05-2007
12:59
Pagina 1
L’ANTICA COMUNITÀ
UNA
COMUNITÀ
EBRAICA
COMUNE DI MONTE SAN SAVINO
IL CIMITERO
nella parte bassa dal torrente
Ghisi lungo il quale è un muro a
retta in pietra, oggi franato in più
parti. Delle 160 tombe, in macigno, presenti in una pianta catastale del 1870, se ne scorgono
attualmente solo circa 25, molte
delle quali lesionate, atterrate,
coperte di muschio: è stata individuata la principale di esse
detta, nel succitato documento,
“tomba di Elia” (un Passigli o un
Usigli), punto di riferimento nel
reticolo del sepolcreto, la cui
grande lapide è atterrata. Molte
delle tombe hanno iscrizioni
abbastanza ben conservate con
nome, data di morte del defunto,
epitafi: non risultano, al momento, sepolture databili ante sec.
XVIII.
Come arrivarci: usciti da porta
Fiorentina, imboccare il viale
Diaz alla volta di Gargonza percorrendolo fino al cimitero della
Misericordia, aggirare esternamente quest’ultimo fino al parcheggio e quindi imboccare il
viottolo campestre che scende al
cimitero.
in Toscana
I LUOGHI EBRAICI DI MONTE SAN SAVINO
Allegato a: “ESTATE SAVINESE 2007”
© COMUNE DI MONTE SAN SAVINO
www.comune.monte-san-savino.ar.it - email:[email protected]
PROGETTO:
Renato Giulietti, Sergio Bianconcini, Laura Moretti
TESTI:
Renato Giulietti
FOTO E DISEGNI:
Sergio Bianconcini
PROGETTO GRAFICO:
S&M Associati - Roma
STAMPA:
Arti Grafiche Francini, 2007
SI RINGRAZIANO: Jack Arbib, Sergio Bianconcini, Club Fotografico Il Sansovino,
Comunità ebraiche di Firenze e di Siena, Renzo Funaro, Laura Moretti, R. G. Salvadori
UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE DI MONTE SAN SAVINO - Tel. 0575.849418 - [email protected] - 0575.8177231
ebraica aveva invece riposto
speranze di emancipazione.
Preoccupati dall’incalzare degli
avvenimenti, alcuni ebrei savinesi lasciarono il Monte e quelli
che, fra essi, si spostarono a
Siena rimasero coinvolti nell’eccidio (23 giugno) che fu perpetrato ai danni degli ebrei
ivi residenti o rifugiatisi.
L’esodo definitivo degli
ebrei dal Monte (erano
allora circa 130 persone) avvenne nel luglio
successivo, accolti e
aiutati dalle comunità di
Firenze e Siena. Nella
comunità ebraica di Monte San
Savino, della quale fu anche
massaro, nacque Salomon
Fiorentino (1743-1815), il «primo
ebreo che figuri nella letteratura
italiana» (A. S. Toaff), delicato
poeta nelle sue Elegie (1789)
dedicate alla moglie Laura prematuramente scomparsa.
IL BORGO DEL GHETTO
Disegno del borgo del Ghetto (2° decennio del sec. XVIII),
realizzato all’indomani del bando cosimiano del 10 agosto 1707 che impose
a tutti gli ebrei di Monte San Savino di abitare esclusivamente
nel borgo della Sinagoga (da allora in poi detto borgo del Ghetto).
ASSOCIAZIONE
CULTURALE
SALOMON
FIORENTINO
Monte San Savino
www.salomonfiorentinofoundation.org
Nel 16° dei Capitoli sopra il
banco dell’ebrei del 1627
(A.PRE.M., n. 1829, c. 212) si
specificava testualmente: «Detto
signor marchese [Bertoldo
Orsini] ordinerà alli rappresentanti la Comunità, che provedino
a detto banchiere [Ferrante
Passigli], et hebrei spatio di terra
sufficiente per la loro sepultura
come conviene di ragione, acciò
i corpi morti non restino inhumati
...». Situato in località “parlante”
Il Campaccio, a circa 1,5 km dal
centro cittadino, il cimitero è proprietà della Comunità ebraica di
Firenze sin dal 1930 (il RD n.
1731 di quell’anno “Normative
sulle comunità israelitiche e sull’unione delle comunità” e relative tabelle delle circoscrizioni
riconducevano infatti il territorio
del Monte nella giurisdizione
della comunità israelitica di
Firenze). Sorge ai piedi di una
collina sulla quale si trova il più
recente (1859) camposanto cristiano della Misericordia. Il cimitero, orientato con ingresso a
25°
sud sud-est verso
Gerusalemme, occupa parte di
un bosco terrazzato delimitato
Una comunità ebraica si costituì
con sede stabile in Monte San
Savino dopo che nel 1627 la
famiglia ebrea dei Passigli e soci
ebbero sottoscritto con Bertoldo
Orsini, allora marchese del
Monte, dei Capitoli specifici che li
autorizzavano ad aprire un
banco di pegni (che
oggi sappiamo essere
non discosto dall’attuale porta Fiorentina), a
costruire un luogo di
culto e a tenere un proprio cimitero (tutt’oggi
ancora in situ in loc. Il
Campaccio). La comunità si sviluppò progressivamente e prosperò a lungo fino allo
scoppio, nel 1799, del “Viva
Maria”, movimento reazionario di
tipo sanfedista che, inneggiando
al ritorno del granduca allontanato dai francesi, vedeva con profonda avversione l’occupazione
francese nella quale la comunità
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L’attuale via Salomon Fiorentino
sulla quale si affaccia l’edificio
dell’ex sinagoga fu intitolata
verso la metà del sec. XIX al
celebre poeta ebreo savinese
dopo essersi già chiamata Borgo
Nuovo e, ancor prima, semplicemente borgo del Ghetto o borgo
della Sinagoga. Dal 1939 al 1981
questa via restò intitolata a
Guglielmo Marconi.
La costituzione del ghetto in questa via fece seguito all’emanazione da parte di Cosimo III granduca di Toscana di uno specifico
bando (10 agosto 1707) con il
quale si stabiliva che gli ebrei
savinesi entro il 1° novembre di
quell’anno dovessero aver
«sgombrato e sloggiato dalle
case che abitano, e vadino tutti
indispensabilmente ad abitare
nella strada o borgo detto della
Sinagoga degl’ebrei e nelle case
in esso contenute, e non in altro
luogo strada o borgo». Si veda,
in proposito (qui in prima di
copertina), un disegno del borgo
del costituendo ghetto (2°
decennio del sec. XVIII) realizzato proprio in quell’occasione.
I LUOGHI EBRAICI - MSS
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UNA COMUNITÀ EBRAICA in Toscana
L’EX SINAGOGA
Ai numeri civici 11 e 13 di via
Salomon Fiorentino è l’edificio
dell’antica sinagoga, oggi di proprietà del Comune, le cui parti
più antiche rimandano a un
sostanziale restauro che ne fu
fatto negli anni 1729-32 cui ne
seguirono vari altri in tempi più
recenti. Dopo l’allontanamento
nel 1799 della comunità ebraica,
costituitasi a Monte San Savino
fin dal 1627, l’edificio della sinagoga passò all’Università (cioè
comunità) Israelitica di Siena;
vanificatosi, intorno al 1870, il
tentativo di acquisizione dell’edificio da parte del
comune di Monte San
Savino, esso divenne
di lì a poco proprietà
demaniale, poi di privati e finalmente ne
divenne proprietario
nel 1924 il Comune (che in varie
occasioni aveva comunque già
provveduto – e provvederà in
seguito - ai suoi restauri più
urgenti, l’ultimo nel 2004).
Nel complesso, costituito da
due corpi di fabbrica, avevano
sede sia la sinagoga vera e propria, posta all’ultimo piano, sia la
scuola sia, probabilmente, la
stessa abitazione del rabbino o
dei massari della comunità ebraica: esso aveva originariamente
due piani più il pianoterra, oggi
ipotizzabili solo dalla posizione
delle finestre mancando attual-
mente i solai. Il primo corpo di
fabbrica che s’incontra al n. civico 13 è più basso dell’altro - questa parte dello stabile fu ricostruita sbassata così com’è ora dopo
un crollo verificatosi nel 1923 –
ha una facciata irregolare con un
portale bugnato e architravato,
due finestre rettangolari (si intravede un altro portale tamponato)
e tetto a singolo spiovente; all’interno, non pavimentato, si trovano arcate murarie realizzate nel
sec. XX per garantire stabilità ai
vecchi muri, e vi è esposta, permanentemente, una mostra
documentaria e fotografica sulla storia
degli ebrei e dei luoghi ebraici del Monte.
Il secondo corpo al n.
civico 11, a tre piani e
copertura a capanna,
ha un portale ad arco ribassato e
finestre incorniciate: al suo interno si notano, in alto, una finestra
dipinta ancora abbastanza ben
conservata e la nicchia con cornice già destinata a contenere
l’aron ha-kodesh (armadio per la
custodia delle leggi) e, in basso,
i resti di tubature di coccio utilizzate per la miqvé (bagno rituale)
e della relativa vasca.
Nell’attigua casa privata esiste
un sedile in pietra che la tradizione popolare suole chiamare “il
trono del rabbino”.
IL BANCO DEI PEGNI
«Nel 1627 il marchese di
Monte San Savino, Bertoldo
Orsini, autorizza l’insediamento
di un banco di prestito ebraico, di
cui sono titolari Ferrante
Passigli, ebreo fiorentino, e alcuni suoi soci. Tassi di interesse
annuo: 15% per i savinesi, 18%
per i forestieri. Il banco come tale
durerà fino al termine del
Seicento ...» (R. G. SALVADORI). Alla morte di Ferrante
Passigli (ante agosto 1649) la
direzione del banco passò a sua
figlia Dolce unitasi in matrimonio
con suo cugino Elia Passigli.
Morto Elia, Dolce (†1700) sposò
in seconde nozze Leone Usigli i
cui figli Ferrante ed Abramo (nell’insegna della ditta è l’acronimo
‘FAV’ che sta per Ferrante e
Abramo Vsigli) diressero il banco
negli ultimi anni di attività. La
casa/banco di pegni dei
Passigli/Usigli è attualmente individuabile in quella posta in corso
Sangallo ai numeri civici 5 e 7,
acquistata nel 1664 da Daniele
Passigli figlio di Elia e di Dolce
Passigli.