Ritratti di moda e di scritture - Distretto Culturale di Valle Camonica

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Ritratti di moda e di scritture - Distretto Culturale di Valle Camonica
DOCUMENTI IN PRIMO PIANO EDIZIONE ELETTRONICA
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RITRATTI DI MODA
E DI SCRITTURE
DIPINTI, ABITI E DOCUMENTI
DA UN’ANTICA FAMIGLIA CAMUNA
a cura di
Filippo Piazza e Simone Signaroli
Breno
Museo Camuno
mmxiv
Documenti in primo piano edizione elettronica - issn 2240-2764
è una collana pubblicata sotto il patrocinio e con il contributo di
Realizzazione editoriale a cura di
© Copyright Museo Camuno
2014
www.vallecamonicacultura.it/museocamuno/documenti_primo_piano.php
Ragioni della mostra
Filippo Piazza
Il Museo Camuno - CaMus di Breno, sorto all’inizio del Novecento per volontà di un raffinato
collezionista d’arte, nonché instancabile studioso di
archivi, don Romolo Putelli, non vuole essere soltanto un contenitore di oggetti, pur preziosi e significativi. Con le sue consistenti raccolte, che spaziano dall’archeologia preistorica alla pittura del Rinascimento e del Barocco, dalla scultura lignea lombarda agli arredi camuni, in questi ultimi anni il
Museo si sta proponendo quale punto di riferimento per gli studi storico-artistici incentrati sulla Valle Camonica, facendosi collettore di iniziative che
coinvolgono varie realtà locali. Offre un esempio in
tal senso la recente donazione di due opere della
celebre scultrice e pittrice Franca Ghitti, oggi visibili nelle ultime sale del CaMus, dedicate appunto
all’arte contemporanea.
L’esposizione che qui si presenta, allestita in occasione delle «Giornate del patrimonio Culturale
di Valle Camonica» durante il consueto appuntamento Del bene e del bello, rientra in questo ambizioso progetto di valorizzazione, reso possibile grazie
all’interessamento dell’Amministrazione Comunale di Breno e al prezioso contributo della Comunità Montana di Valle Camonica e del Consorzio dei
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Comuni aderenti al Bacino Imbrifero Montano del
fiume Oglio. Proprio con il sostegno del BIM è stato realizzato, secondo tecniche moderne, un abito
della fine del Seicento, traendo spunto da quello
indossato dalla nobile Marina Sisti Cattaneo in un
dipinto conservato al CaMus (tav. 2). Il difficile lavoro di preparazione, durato diversi anni e affidato al sapiente coordinamento della prof.ssa Maria
Antonietta Tovini, docente all’Accademia di Belle
Arti di Brera, ha portato a un risultato straordinario. Basti notare le stupefacenti cromie dei broccati,
che il dipinto, per motivi di conservazione, non è
in grado di restituire appieno, e la corretta ricostruzione del pizzo e dei ricami che impreziosiscono
la foggia, realizzata con una premura filologica che
consente di apprezzare la qualità della fattura sartoriale che, in antico, caratterizzava l’abbigliamento
delle classi più abbienti. L’abito, infatti, pur essendo un esemplare unico nel suo genere, riflette con
fedeltà la moda del xvii secolo, non solo in area
camuna, luogo privilegiato di residenza della famiglia Cattaneo, ma anche nel più vasto ambiente
europeo, visto che, come spiega Maria Antonietta Tovini nel suo testo in catalogo, la raffinatezza
del merletto ricorda quella di certi ricami di ambito francese, confermando quindi l’alta qualità di
questa lavorazione.
È superfluo sottolineare quanto sia di attualità
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studiare la moda e il costume, per comprendere
più a fondo i cambiamenti della società in epoca
moderna: «l’abbigliamento era considerato un preciso segnale di appartenenza ad un ceto sociale e/o
ad una comunità etnica, ma anche un efficace indicatore dell’età, della professione e, ovviamente,
di genere: le gerarchie sociali si rispecchiavano fedelmente nelle gerarchie delle apparenze».1 Nella
mostra Ritratti di moda e di scritture. Dipinti, abiti e
documenti da un’antica famiglia camuna, accanto all’abito nobiliare, da oggi conservato stabilmente al
CaMus, sono presenti i due dipinti che raffigurano
Marina Sisti e il marito Pietro Giacomo Cattaneo
(tav. 1), ritratti alla presenza dei figli da un anonimo pittore di alto livello, che sul piano stilistico
– come afferma Odette d’Albo in catalogo –, appare assai prossimo al celebre maestro bergamasco
Evaristo Baschenis. Insieme a queste testimonianze
non sfigurano alcuni registri e documenti antichi
relativi allo stesso Pietro Giacomo, uno dei quali da
lui sottoscritto, provenienti dall’antico archivio della Comunità di Valle Camonica, oggi Raccolta Putelli, conservato e accessibile grazie al Servizio Archivistico Comprensoriale di Valle Camonica. Facendo così dialogare materiali assai diversi tra loro,
ma altrettanto evocativi, si vuole gettare nuova luce
1 C.M. Belfanti, La moda, Torino 2003 e Id., Civiltà della moda,
Bologna 2008.
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sui Cattaneo, una delle famiglie più influenti della
valle, e, allo stesso tempo, restituire uno spaccato
tutt’altro che consueto della civiltà camuna tra xvii
e xviii secolo.
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Due dipinti della
famiglia Cattaneo conservati nel
Museo Camuno di Breno
Odette D’Albo
I due ritratti presentati alla mostra raffigurano
una coppia della famiglia Cattaneo di Breno, il magistrato Pietro Giacomo (Breno, 1644-1718) al tavolo
di lavoro vicino al figlio Giulio (Breno, 1677-1757)
in piedi, e la moglie Marina Sisti (Breno, 1653-1725),
seduta frontalmente rispetto allo spettatore, accanto alla quale sta un altro figlio, Giovan Battista (Breno, 1679-1751). L’appartenenza a un ceto in vista
nella comunità di Breno, non soltanto in qualità di
medici, ma anche di dottori in legge e cancellieri,
si manifesta in particolare nello sfoggio delle vesti: nel caso di Marina Sisti, anch’essa forse parte
di una illustre famiglia camuna originaria di Saviore dell’Adamello, l’abito, ora scuro, ma in origine probabilmente color porpora, è impreziosito da
merletti, mentre i due giovani indossano eleganti
cravatte in pizzo. Pietro Giacomo si presenta invece con il vestito caratterizzato dalle lunghe facciole, che fanno riferimento alla sua professione di
magistrato.
I coniugi e i loro figli sono inoltre riconoscibili
da alcune iscrizioni, apposte in un momento successivo, dal momento che compaiono anche le date
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di morte di Marina e di Pietro Giacomo. Queste
indicazioni si ritrovano in altri ritratti di membri
della stessa famiglia Cattaneo, tra i quali vale la
pena ricordare quelli eseguiti, intorno al 1732, da
Giacomo Ceruti proprio ai due giovani raffigurati
qui accanto ai genitori: Giulio vi compare a distanza di alcuni anni nelle vesti di parroco di Breno,
mentre Giovan Battista, del quale si conserva l’effige nel Museo Camuno, diverrà anch’egli dottore
in legge come il padre. Entrambe le opere in esame si presentano in condizioni di conservazione discrete, con un lieve assorbimento dei toni scuri che
rende le vesti fastidiosamente uniformi allo sfondo. Donate dalle «sorelle Cattaneo» nel 1910 a don
Romolo Putelli, in vista della creazione dell’attuale
museo, probabilmente insieme al già citato ritratto
di «Giovan Battista Cattaneo» di Ceruti e a quelli di
altri quattro membri della famiglia, le due tele sono databili, in base all’età degli effigiati dichiarate
dalle iscrizioni, tra il 1687 e il 1693.
La coppia di dipinti è da ricondurre stilisticamente all’interno della produzione ritrattistica di
area lombarda della seconda metà del Seicento, in
direzione della scuola bergamasca intorno alla fine
di quel secolo: il punto di riferimento più evidente
per l’anonimo autore di queste opere sembra essere, infatti, l’attività di Evaristo Baschenis, soprattutto per quanto riguarda la resa degli incarnati, diafa8
ni e caratterizzati da una pittura quasi evanescente,
ma anche nella descrizione veritiera degli oggetti,
che conduce l’artista a registrare perfino le parole «Coram vobis | Comparet» leggibili sulla prima
pagina dell’atto che Pietro Giacomo sta iniziando
a redigere. Un altro aspetto che induce a considerare il debito contratto dall’anonimo autore dei
ritratti Cattaneo nei confronti di Baschenis sta nella
resa introspettiva dei soggetti: seppur i connotati di
Marina Sisti appaiano un po’ più stereotipati, l’artista dimostra invece una certa acutezza nel restituire lo sguardo intenso e sicuro del giudice Pietro
Giacomo.2
2 Per la bibliografia si rimanda alla scheda di Odette D’Albo
in Museo Camuno di Breno, Guida ai dipinti, a cura di F. Piazza,
Torino 2013.
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Ricostruzione dell’abito
nel ritratto di Marina Sisti Cattaneo
con il figlio Giovan Battista
Maria Antonietta Tovini
L’abito indossato dalla nobildonna Marina Sisti
Cattaneo, raffigurata in un dipinto tardo seicentesco conservato nel Museo Camuno di Breno, è in
broccatello di seta alla francese. Per la ricostruzione ci si è avvalsi del disegno di un broccatello conservato al Museo Poldi Pezzoli di Milano; la stoffa è stata poi immersa in un bagno di tintura per
accentuare l’effetto di antico. Il broccato per realizzare l’abito è stato tessuto da Canepa Tessitura
Serica s.p.a. in esclusiva per il progetto, sostenuto
dal BIM e coordinato dall’Accademia di Belle Arti
di Brera.3 I broccati e i damaschi erano prodotti negli opifici che la Repubblica di Venezia aveva
installato in Oriente nel xv secolo: stoffe sontuose, dai colori presenti anche nei dipinti del Rinascimento «rosso rubino, ocra d’oro, verde palude,
azzurro ametista, bruno castagno».4 Il tipo di tes3 Una parte di questi risultati è stata discussa da Lidia Bargna
in una tesi intitolata L’abito del ritratto di Marina Sisti Cattaneo.
Ricostruzione storica per il Museo Camuno, relatore prof. P. Giorgi,
Accademia di Belle Arti di Brera, corso di laurea in Scenografia,
a.a. 2004/2005.
4 G. Mafai, Storia del costume dall’età romana al Settecento,
Milano 2011, p. 268.
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suto e il colore indicava che la donna ritratta apparteneva ad un elevato rango sociale.5 Il broccatello
è un tessuto della famiglia dei lampassi. Decorato dai brocchi, gruppi di fili sollevati,6 è ottenuto
con l´utilizzo dei fili di due orditi: uno di fondo e
uno di legatura, da una trama di fondo e da una
o più trame supplementari. L´ordito di fondo lega
la trama in armatura raso, mentre l´ordito di legatura lega le trame supplementari in armatura diagonale. La caratteristica di questo tessuto è dovuta
agli effetti di disegno, affidati all´armatura di fondo, in rilievo, mentre l´intreccio del disegno, diagonale, ha effetto di fondo. Tali effetti sono ottenuti
per l´impiego di una grossa trama di fondo (lino,
canapa o cascame di seta) e mediante opportune
tensioni prodotte dagli orditi durante la tessitura.
Nella ricostruzione dell’abito è stato realizzato un
piccolo guardinfante, tipo di sottogonna che aveva
sostituito l’ingombrante e rigido vertugado di tradizione spagnola usato nel xvi secolo, irrigidito da
cerchi di giunco.7 Nell’abito ritratto nel dipinto del
Museo Camuno, il guardinfante era probabilmente sostituito da una serie di sottogonne sovrapposte
che creavano la forma “a botte”. Il busto più leg5 C.
Köhler, A History of Costume, New York 1963, p. 317.
Levi Pisetzky, Il costume e la moda nella società italiana,
Torino 1978, p. 97.
7 Mafai, Storia del costume, p. 344.
6 R.
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gero, che nel Cinquecento era rinforzato con ossi
di balena, nella ricostruzione è stato “armato” con
stecche metalliche.
La vestura, termine che indica la ricca sottana
completa di maniche dalla vita piuttosto alta, detta
anche robba o roba, per essere realizzata richiedeva
un metraggio di tessuto maggiore per il dietro dell’abito rispetto al davanti, formando alcuni “cannoni” di tessuto sovrapposti che ne accentuavano
il volume. Le maniche si fermavano al gomito lasciando in vista quelle della camicia.8 Per datare
un abbigliamento antico è importate proprio l’evoluzione della linea della manica, che nel Seicento
veniva attaccata bassa per non modificare la linea
lunata dello scollo; dopo la metà del secolo si gonfò verso il gomito per lasciare uscire le trine della
camicia.
Il merletto a tombolo è stato realizzato interamente a mano in filo di lino sul disegno originale,
tratto dai due dipinti del Museo: caratterizzato da
altezze diverse al collo e ai polsi dei figli Giovanni
Battista e Giulio, doveva essere un bordo a fuselli e
ago in lino a tralci floreali stilizzati, di provenienza
lombarda o veneta intorno al terzo quarto del secolo xvii. La provenienza veneziana sarebbe indicata
dalla tecnica denominata a fine del secolo xix “punto Rinascimento”: una fettuccia preconfezionata a
8 Levi
Pisetzky, Il costume, p. 254.
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fuselli che delinea il contorno dei motivi, poi riempiti ad ago e uniti da una rete di fondo a maglie
esagonali irregolari.9
L’ampio collo ornato con un bordo di trina, che
incornicia lo scollo ovale di Marina Sisti Cattaneo,
data l’abito dopo la metà del Seicento, in quanto
tale tipologia va a sostituire il precedente collare
rotondo, con il merletto della camicia come d’uso e
uguale a quello della scollatura.10
Sull’abito dipinto era indossato, come accessorio del vestire, un bigarolo (termine utilizzato anche nel coevo Registro del Monte di Pietà di Prestine, 1640-1691) di tela rara con bordi in merletto:
si tratta di un tipo di grembiule o scossale, a volte
semplice, altre volte ricco e ornato di trina. Ultimo
elemento, immancabile per qualificare ricchezza e
posizione sociale, il fazzoletto da mano orlato di
trina.11
9 Le collezioni tessili dei Musei Civici di Como. Merletti e Ricami
dal xvi al xix secolo, a cura di M. Rizzini, Como 1996, p. 74.
10 Köhler, A History, p. 317.
11 Levi Pisetzky, Il costume, p. 255.
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I documenti d’archivio
Simone Signaroli
Tutti i documenti esposti provengono dall’Archivio della Comunità di Valle Camonica (secoli xiixviii). Si tratta di tre documenti che mostrano il legame che univa la famiglia Cattaneo, in particolare
Pietro Giacomo, alla vita amministrativa dell’ente,
che governava l’intero territorio camuno.
Si possono leggere, nell’ordine, una lettera autografa inviata da Pietro Giacomo, nunzio della Comunità di Valle Camonica a Brescia, riguardante
una vertenza con la città per la tassazione sul commercio del legname, nel 1702 (tav. 3); l’elezione
di Pietro Giacomo a deputato della Comunità per
l’anno 1705, avvenuta a Breno durante la seduta
del Consiglio Generale del 28 dicembre 1704 (tav.
4); lo stato patrimoniale degli eredi di Marina Sisti e Pietro Giacomo Cattaneo nell’estimo di Breno
del 1730, dove spiccano, oltre ai numerosi terreni,
sei case poste «in contrata della piazza», «in contrata de Capuccini sotto il convento verso Mezaro»,
«sopra le fontane verso Spinera», «in contrata delle fontane», «in contrata di Foppo» e «in contrata
della fontanina al Lavarino» (tav. 5).
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Tavole
Tav. 1. Pittore lombardo, Ritratto di Pietro Giacomo Cattaneo con
il figlio Giulio, olio su tela, 110x82 cm. 1687-1693 circa. Breno,
Museo Camuno.
Tav. 2. Pittore lombardo, Ritratto di Marina Sisti Cattaneo con il
figlio Giovanni Battista, olio su tela, 110x82 cm. 1687-1693 circa.
Breno, Museo Camuno.
Tav. 3. Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, busta 88, fasc. 3,
lettera autografa di Pietro Giacomo Cattaneo al sindico generale
e ai deputati della Comunità di Valle Camonica (6 agosto 1702).
Tav. 4. Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, registro 14,
Delibere del Consiglio della Comunità di Valle Camonica (1704-1707):
al f. 62r l’elezione di Pietro Giacomo a deputato per l’anno 1705.
Tav. 5. Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, registro 39,
Estimo del Comune di Breno (1730): ai ff. 16r-20v è descritto lo
stato patrimoniale degli eredi di Marina Sisti e Pietro Giacomo.
Tav. 6. Breno, Museo Camuno, Abito di Marina Sisti ricostruito
sotto la direzione di Maria Antonietta Tovini.
Tav. 7. Breno, Museo Camuno, Allestimento della mostra.
Ritratti di moda e di scritture
Dipinti, abiti e documenti da un’antica famiglia camuna
Breno, Museo Camuno, 18 ottobre – 30 novembre 2014
Mostra a cura di
Filippo Piazza e Simone Signaroli
Allestimento a cura di
Carlo Ducoli
Materiale didattico e informativo
Tipografia Brenese
L’abito è stato realizzato nell’ambito di un progetto
Consorzio Comuni B.I.M.
Accademia di Belle Arti di Brera
Con il sostegno di
Comune di Breno
Comunità Montana di Valle Camonica
La mostra è organizzata nell’ambito delle
Giornate del Patrimonio Culturale di Valle Camonica
Del Bene e del Bello
2014