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Università Commerciale Luigi Bocconi Econpubblica Centre for Research on the Public Sector WORKING PAPER SERIES Concorrenza fiscale e localizzazione delle attività produttive Fabio Fiorillo Working Paper n. 80 November 2001 www.econpubblica.uni-bocconi.it Concorrenza fiscale e localizzazione delle attività produttive∗ Fabio Fiorillo† Dipartimento di Economia, Ancona Sommario La letteratura sulla competizione fiscale, a partire da Oates (1972), sembra suggerire che l’integrazione commerciale e finanziaria, con la riduzione dei costi di mobilità per beni e fattori produttivi, rende sempre più difficile l’utilizzo di una propria politica tributaria. D’altro canto la nuova geografia economica, a partire da Krugman (1991), ha messo in luce come la maggior integrazione economica può portare al divergere delle strutture economiche e del livello dei redditi. All’interno di tale framework teorico, alcuni lavori recenti suggeriscono che la presenza di economie di agglomerazione permette di mantenere al proprio interno la base imponibile anche non reagendo a riduzione delle aliquote da parte delle altre regioni. Occorre chiedersi se, e in che misura, la manovra fiscale e le manovre di spesa possano andare a modificare la localizzazione spaziale delle imprese spingendo l’economia verso equilibri centro-periferia oppure verso la dispersione delle attività produttive. Per tale ragione il modello qui presentato riprende il modello di geografia economica suggerita da Ludema e Wooton (1998). Esistono due fattori e tre beni: il fattore mobile (lavoro specializzato) produce un bene in un mercato oligopolisitico, il costo per trasportare tale bene da una regione all’altra è positivo; il fattore produttivo immobile (lavoro agricolo) produce un bene agricolo che può essere trasportato senza costi da una regione all’altra; infine esiste un bene ”pubblico” totalmente immobile, il cui costo di produzione è ∗ Questo articolo è la rielaborazione del lavoro presentato alla XIII riunione scientifica della SIEP, Pavia 5-6 ottobre 2001. Desidero ringraziare Renato Balducci, Lorenzo Robotti, Stefano Staffolani e Massimo Tamberi per i loro commenti, la responsabilità per eventuali errori rimane mia. Tale lavoro si inserisce all’interno della ricerca OPERA (Osservatorio Politiche Economiche Regionali Ancona.). † Per corrispondenza: Fabio Fiorillo, Dipartimento di Economica, Piazzale Martelli 8, 60121 Ancona e.mail: [email protected] 1 interamente sopportato dallo Stato attraverso l’imposizione fiscale, tale bene entra come esternalità nella funzione di utilità dei residenti (siano agricoltori o lavoratori specializzati) di ciascuna regione . Il livello di tassazione viene scelto da ciascuna regione in uno schema alla Cournot, in cui ogni Stato cerca di massimizzare l’utilità dell’elettore mediano (che può essere sia un agricoltore che un lavoratore specializzato). I risultati dipendono sia dalla forma di tassazione utilizzata (sul lavoro, specializzato e agricolo, oppure sui profitti delle imprese), sia dalle forze di agglomerazione. In relazione al livello di integrazione economica è possibile ottenere casi in cui le due regioni si comportano in maniera simmetrica e fissano un livello di tassazione positivo; oppure casi in cui il comportamento delle due regioni è asimmetrico e la periferia sceglie un livello di imposizione più basso rispetto al centro industriale. Infine nel caso in cui le forze di agglomerazione sono particolarmente basse non si raggiunge alcun equilibrio. 1 Introduzione Lo scopo di questo lavoro è analizzare se, e in che misura, la manovra fiscale e le manovre di spesa possano andare a modificare la localizzazione spaziale delle imprese spingendo l’economia verso equilibri centro-periferia oppure verso la dispersione delle attività produttive. La letteratura sulla competizione fiscale, a partire da Oates (1972[9]), sembra suggerire che l’integrazione commerciale e finanziaria, con la riduzione dei costi di mobilità per beni e fattori produttivi, rende sempre più difficile l’utilizzo di una politica tributaria da parte dei singoli paesi e delle singole regioni. Tale letteratura (si veda anche Wildasin 1988[11]) suggerisce infatti che esiste una gara al ribasso per le aliquote di imposta (Race to the Bottom), applicate alle basi imponibili più mobili: capitali, redditi di impresa e redditi da lavoro specializzato. All’interno di tale letteratura, il problema della localizzazione delle attività produttive o non è affrontato, o viene risolto utilizzando lo schema del voto ”con i piedi” di Tiebout (1956[10]). A partire dai lavori di Krugman (1991[5], 1991[6]), ‘la nuova geografia economica’ ha riportato al centro dello studio teorico il problema della localizzazione e dell’agglomerazione spaziale delle attività produttive.; la localizzazione delle imprese è spiegata dal concorrere di forze centripete, o di agglomerazione, e di forze centrifughe. In particolare l’agglomerazione, e dunque l’equilibrio caratterizzato da una periferia agricola e un centro industriale, è favorita dal fatto che mercati più ampi permettono di sfruttare meglio le economie di scala e, 2 quindi, di garantire salari più elevati e prezzi più bassi (home market effect). La presenza di salari più elevati e di prezzi minori (consumer price index effect) attira nuovi lavoratori-consumatori, ampliando ulteriormente il mercato e dando luogo ad un circolo virtuoso. Al contrario alti costi di trasporto, oppure la presenza di costi di congestione dovuti alla competizione sul mercato locale, spingono verso la diffusione delle attività produttive. Il prevalere di una forza sull’altra dipende dall’interazione tra economie di scala e costi di trasporto, intesi in senso lato. Seguendo Krugman, i costi di trasporto devono intendersi come un indice di tutti quei fattori che rendono più difficili gli scambi da una regione all’altra1 ; minori costi di trasporto sono, dunque, indice di maggior integrazione economica tra regioni. Alti costi di trasporto fanno sı̀ che non convenga concentrarsi per sfruttare le economie di scala. Al crescere dell’integrazione economica, cioè al diminuire dei costi di trasporto, la struttura economica e il livello dei redditi delle regioni può divergere; lo spazio economico tenderà a presentarsi come polarizzato. Quando l’integrazione economica è estremamente pronunciata, ovvero con costi di trasporto molto bassi, il vantaggio di essere prossimi al mercato più vasto è ora minore, mentre maggiori sono i costi ‘di congestione’ dovuti alla più alta concorrenza per i mercati locali; le attività economiche tornano ad essere diffuse tra le regioni. Tali conclusioni della nuova geografia economica mettono in luce come, specie ove le strutture economiche possono divergere, possa diventare cruciale per le regioni competere per diventare il ‘centro industriale’. Ad esempio Krugman (1991[5]) spiega in questo modo la politica canadese della fine del XIX secolo, volta alla creazione di un centro industriale. Per tale ragione si ritiene che il quadro teorico, da utilizzare per capire come la politica fiscale possa influenzare la localizzazione delle attività produttive, debba essere questo, piuttosto che quello delineato dalla teoria tradizionale della concorrenza fiscale. La maggior integrazione economica che, secondo la nuova geografia economica porta alla comparsa di equilibri centro-periferia, a detta della teoria tradizionale, conduce anche ad una progressiva perdita di autonomia nell’imposizione fiscale e ad una sempre maggior riduzione delle aliquote. Ad esempio seguendo Gerelli (1997[2]), la maggior integrazione economica, o in genere quel complesso di fenomenti che porta il nome di globalizzazione, conduce ad una progressiva riduzione 1 Ovvero come effettivi costi di trasporto, costi dovuti a barriere commerciali, costi di transazione, eccetera. 3 delle imposte e di conseguenza ad una riduzione dei livelli di welfare. Si potrebbe concludere che, per attirare attività produttive e diventare centro industriale, le regioni dovrebbero impegnarsi in una gara al ribasso delle aliquote e, quindi, a una via via minore capacità di sostenere gli attuali sistemi di welfare, a meno che le politiche fiscali non vengano coordinate. Questa previsione, tuttavia, può essere messa in discussione proprio a partire dai modelli della nuova geografia economica; infatti la presenza di forze di agglomerazione, dovute all’interazione tra costi di trasporto ed economie di scala, può evitare l’esistenza di una corsa al ribasso delle aliquote: l’agglomerazione, infatti, permette di sfruttare le economie di scala e di godere dei vantaggi di un mercato più vasto permettendo alle regioni di mantenere al proprio interno la base imponibile anche non reagendo a riduzioni delle aliquote da parte delle altre regioni. Ludema e Wooton (1998[7])2 suggeriscono che la maggiore integrazione economica può portare a una minore e non ad una maggiore competizione fiscale. Analogamente Kind, Knarvik e Schjeklderup (2000[4]), inserendo nello stesso framework teorico le imposte sul capitale internazionalmente mobile, mostrano che il paese in cui vi è concentrazione di attività produttive e di capitale può applicare imposte alla fonte più elevate senza perdere base imponibile. Il capitale non viene attratto dal paese che applica aliquote minori a causa della presenza di esternalità pecuniarie. Al contrario, quando non vi è concentrazione delle attività produttive l’aliquota di equilibrio risulterà negativa. Per analizzare l’effetto della competizione fiscale sulla localizzazione delle attività produttive che tenga conto dell’interazione tra costi di trasporto ed economie di scala, secondo quanto suggerito dai teorici della nuova geografia economica (Krugman 1991[5],[6]), si riprende il modello di localizzazione spaziale proposto da Ludema e Wooton (1998[7]) che, a sua volta, riprende il modello ‘lite’ proposto da Krugman (1991[5]), modificandolo allo scopo di considerare al suo interno due tipologie di tassazione (sui profitti e sul lavoro) e la spesa pubblica. La considerazione della spesa pubblica si basa sul fatto che, come suggerito da Moro (2000[8]), la competizione fiscale tra paesi dovrebbe misurarsi sul cosiddetto residuo fiscale, ovvero sulla differenza tra la tassazione e i beni (pubblici e non) prodotti utilizzando il gettito fiscale. La considerazione degli effetti della spesa pubblica inserisce 2 Dal cui lavoro prende le mosse questo articolo. 4 un ulteriore elemento: come mostrato da Braggion (2000[1]), la spesa pubblica può modificare l’operare delle forze centrifughe e centripete; se, infatti, ciascuna regione si impegna ad acquistare merci locali, induce le imprese a localizzarsi sul proprio territorio. La considerazione della spesa pubblica, quindi, introduce una nuova forza centrifuga che va a controbilanciare le spinte verso l’agglomerazione. Nel modello qui presentato, la spesa pubblica fornisce beni pubblici che si possono pensare legati alla qualità del sistema di welfare3 . Tali beni sono forniti ‘gratuitamente’ a tutti i residenti, siano essi lavoratori agricoli o industriali, ed entrano come esternalità nelle funzioni di utilità dei residenti. Maggiore è il residuo fiscale di una regione relativamente al residuo dell’altra, maggiore è la sua capacità di attrazione. Nella prossima sezione verrà descritto il modello utilizzato che si basa sul modello di Ludema e Wooton (1998), modificato per tener conto sia della presenza di detti beni pubblici, sia di differenti tipologie di imposte; in particolare si analizzeranno le imposte sul lavoro e le imposte sui profitti. La terza sessione descriverà gli equilibri di politica fiscale, in tale analisi si assumerà che ciascuna regione sceglie le imposte in modo da massimizzare l’utilità dell’elettore mediano, assumendo che l’altra regione non modifichi le imposte (strategie a la Cournot). Alcune simulazioni chiariranno la sequenza di azioni e reazioni messe in atto dalle regioni. L’assunzione riguardo alla sequenza di azioni e reazioni è opposta a quella della letteratura qui citata in cui le regioni agiscono simultaneamente; la dimensione temporale gioca un ruolo nel determinare il risultato finale4 . Rispetto all’ipotesi di azioni simultanee, l’ipotesi fatta in questo lavoro sembra più realistica poiché cambiamenti delle politiche fiscali (tipologie di imposta e anche aliquote) richiedono in ogni caso processi decisionali temporalmente lunghi. Nelle conclusioni si mette in evidenza se l’integrazione finanziaria porta effettivamente ad un processo di riduzione delle aliquote. 3 Ad esempio, si può pensare alla qualità del servizio sanitario. La sequenza di azioni e reazioni avviene non considerando il tempo continuo, ma discreto. 4 5 2 2.1 Il modello L’economia Come è noto il modello ‘lite’ di Krugman e, quindi, il modello di Ludema e Wooton descrivono una situazione caratterizzata dalla presenza di due regioni, due fattori produttivi e due beni: il fattore produttivo mobile (lavoro specializzato, lavoro ‘industriale’) produce un bene manifatturiero omogeneo venduto in un mercato oligopolistico 5 X, il costo per trasportare tale bene da una regione all’altra è positivo e pari a τ ; il fattore produttivo immobile (lavoro agricolo) produce, con una tecnologia 1 a 1, il bene Y che può essere trasportato da una regione all’altra senza costi e che viene preso come numerario (pY = 1). Come nel modello di Ludema e Wooton normalizziamo ad 1 il totale della forza lavoro nelle due regioni e supponiamo che ciascuna regione abbia lo stesso numero di lavoratori agricoli 1−µ 2 . Di conseguenza la quota complessiva di lavoratori specializzati sarà P pari a µ. Sia fi la quota di lavoratori specializzati nella regione i ( i fi,t = 1, i = 1, 2). Di conseguenza ciascuna regione i avrà un numero di lavoratori specializzati pari a fi,t µ. Si suppone, inoltre, che esista un bene pubblico completamente immobile G, prodotto grazie al gettito che proviene dalle imposte. Tale bene entra come esternalità positiva nella funzione di utilità dei residenti (lavoratori agricoli e lavoratori specializzati) che lo ricevono gratuitamente dallo Stato. Le imposte applicate dalle regioni possono gravare o su tutti i lavoratori-residenti (T Li ) oppure sul cash-flow delle imprese manifatturiere (T Πi ). Per semplicità tali imposte sono definite come lump sum6 . La fornitura di beni pubblici per la regione i sarà: 1−µ Gi = µfi + T Li + ni T Πi (1) 2 dove µfi + 1−µ 2 è la propolazione residente tassata con la lump sum T Li e ni il numero di imprese della regione i tassate con la lump sum T Π. Ciascun individuo sceglie i suoi consumi massimizzando una funzione di utilità quasi lineare sotto il vincolo di bilancio: 5 L’utilizzo di un modello basato sull’oligopolio omogeneo e non sulla concorrenza monopolistica, come nel modello ‘standard’ di Krugman (1991) permette di ottenere delle soluzioni esplicite, dal punto di vista qualitativo i risultati non cambiano. 6 In questo caso l’imposta sulle imprese può essere paragonata ad una licenza. 6 M ax U = sub X a− 2 X 2 + Y + 2θG pX + pY Y = E k k = A, M (2) (3) dove E k è il reddito individuale netto del lavoratore-consumatore di tipo k (A agricoltore, M lavoratore specializzato), 2θ ≥ 0 è un parametro che rappresenta l’impatto della fornitura del bene pubblico sull’utilità. Tenendo conto del numerario pY = 1, si ricava che la domanda individuale di bene manifatturiero è X = a − p, la domanda espressa dalla regione i Xi è pari a Xi = (a − p)si (4) dove si = µfi + 1−µ 2 è la popolazione mondiale residente nella regione i7 . Sia n il numero delle imprese manifatturiere, l’impresa della regione i vende i suoi prodotti in entrambe le regioni, in particolare vende la quantità xii nella regione i, da cui ottiene un ricavo unitario pari al prezzo di vendita nella regione pi e la quantità xij nella regione j da cui ottiene un ricavo unitario pari al prezzo di vendita nella regione j, a cui vanno detratti i costi di trasporto (pj − τ ). Supponendo per semplicità che non esistano costi variabili, l’impresa monopolistica massimizza il suo cash-flow8 : M ax πi = xii pi + xij (pj − τ ) sotto il vincolo della domanda 4, ottenendo l’offerta dell’impresa rappresentativa della regione i verso i 2 mercati. Verso il mercato interno xii = si pi e verso l’altra regione xij = sj (pj − τ ) Ciascuna impresa oligopolistica impiega Λ lavoratori che retribuisce al salario wi ; di conseguenza, una volta posto pari a n il numero totale di imprese oligopolistiche presenti nelle due regioni, nΛ = µ. Quindi, fi rappresenta anche la quota di imprese manifatturiere nella regione i. 7 P Data la normalizzazione i si = 1. 8 Pari al ricavo, in questo caso. 7 Supponendo che l’offerta di lavoro sia perfettamente elastica all’interno di ciascuna regione e che vi sia libertà di entrata delle imprese manifatturiere, ciascuna impresa paga un monte salari pari al cash flow al netto delle tasse T Πi , ovvero: wi Λ = si p2i + sj (pj − τ )2 − T Πi cioè n wi = si p2i + sj (pj − τ )2 − T Πi (5) µ Tale ipotesi implica che vi sia contendibilità nel mercato dei beni manifatturieri, per cui in presenza di profitti per le imprese esistenti, nuove imprese entrano nel mercato, pagano al fattore fisso (lavoro specializzato) salari più elevati e si sostituiscono agli incumbents nella produzione. Questo processo continua fino a che tutto il cash flow al netto delle imposte viene ricevuto dal fattore fisso come remunerazione. Rimangono da determinare i prezzi attraverso la condizione di market clearing: la domanda espressa dalla regione i è pari alla produzione delle ni = fi n imprese della regione venduta sul mercato interno, più la produzione delle imprese dell’altra regione importata dalla regione i, cioè Xi = ni xii + nj xji . Da qui si ricavano i prezzi: a + (1 − fi )τ n (6) 1+n Come si vede nella determinazione dei prezzi non entrano direttamente le politiche fiscali. Siccome il reddito al netto delle tasse per i lavoratori agricoli è 1 − T Li , mentre per i lavoratori dell’industria è pari a wi − T Πi , possiamo scrivere la funzione di utilità indiretta per le due tipologie di lavoratori: 2 1 n A Ui = (a − τ (1 − fi )) + (7) 2 1+n + 1 − T Li + 1−µ + 2θ µfi + T Li + nfi T Πi 2 2 1 n M Ui = (a − τ (1 − fi )) + (8) 2 1+n n n + si p2i + sj (pj − τ )2 − T Πi − T Li + µ µ 1−µ + 2θ µfi + T Li + nfi T Πi 2 pi = 8 2.2 La mobilità dei lavoratori specializzati Come si è detto, i lavoratori dell’industria si muovono da una regione all’altra confrontando il differenziale di utilità nelle due regioni con i costi di mobilità. Poniamo, per comodità di notazione, f = fi , dunque 1 − f = fj . La differenza di utilità tra le due regioni può essere espressa come n UiM −UjM = (2f −1)κ(τ )−(T Li −T Lj )− (T Πi −T Πj )+2θ(Gi −Gj ) µ h i (3n+2)(2a−τ ) n n dove κ(τ ) = τ 1+n − τ µ esprime l’intensità delle forze 2(1+n) di agglomerazione rispetto a quelle centrifughe9 . Al diminuire dei costi di trasporto, la capacità di sfruttare le economie di scala primaaumenta, per costi di trasporto inferiori ad un dato valore criti2aµ(2+3n) , poi diminisce mentre aumenta l’importanco τ ∗ = µ(2+3n)+2n(1+n) za delle forze centrifughe dovute all’aumento della concorrenza per il mercato interno (costi di congestione). Considerando il vincolo del bilancio regionale 1 si ottiene: UiM − UjM = (2f − 1)[κ(τ ) + 2θ(µT Li + nT Πi )] − n − (T Li − T Lj ) − (T Πi − T Πj ) µ Tale differenza viene confrontata con la disutilità di vivere nella regione i. Seguendo Ludema e Wooton, tale disutilità (γ) è distribuita uniformemente nell’intervallo [−λ, λ]. L’individuo ψ deciderà di vivere nella regione i se il differenziale di utilità (UiM − UjM ) è maggiore della disutilità di vivere nella regione i, cioè se UiM − UjM > γψ . La quota di individui che ritengono che il vivere nella regione i comporti una disutilità minore di γψ è pari a: f= γψ + λ 2λ risolvendo e sostituendo, si preferirà vivere nella regione i se UiM − UjM > (2f − 1)λ, ovvero se (2f − 1)[κ(τ ) − λ + 2θ(µT Li + nT Πi )]− − 9 (T Li − T Lj ) − n µ (T Πi Si rimanda a Ludema e Wooton per l’algebra. 9 − T Πj ) (9) >0 L’equazione 9, può essere utilizzata per descrivere la dinamica temporale dell’occupazione manifatturiera, come M M ft+1 = ft +σ Ui,t − Uj,t − (2ft − 1)λ = (10) n = ft +σ (2ft − 1)[κ(τ ) − λ + 2θ(µT Li,t + nT Πi,t )]− n −(T Li,t − T Lj,t ) − (T Πi,t − T Πj,t ) µ con 0 ≤ ft ≤ 1 ∀t dove t indica il tempo e σ è un parametro che indica la velocità con cui i lavoratori specializzati si muovono da una regione all’altra. Come era prevedibile l’industria manifatturiera entra nella regione che ha le imposte più basse. L’equazione di modo 10 ha un punto fisso ft∗ che dipende dal livello di tassazione al tempo t. ft∗ = con 1 2 + n 1 (1−θ)(T Li,t −T Lj,t )+ µ (1−µθ)(T Πi,t −T Πj,t ) 2 [κ(τ )−λ+θµ(T Li,t +T Lj,t )+θn(T Πi,t +T Πj,t )] 0 ≤ ft∗ ≤ 1 (11) Fissato per semplicità σ = 1, St = [κ(τ ) − λ + θµ(T Li,t + T Lj,t ) + θn(T Πi,t + T Πj,t )] è facile dimostrare che il punto fisso è un equilibrio stabile, se 1− < St < 0, altrimenti è instabile. Nella figura 1 è descritta l’area di stabilità rispetto alla tassazione sui residenti. <figura 1> Si scelgano i parametri in modo che, quando l’occupazione manifatturiera si distribuisce equamente tra le due regioni (f = 0, 5), il costo marginale di un aumento delle imposte è maggiore del beneficio marginale10 . Quando il valore di equilibrio dell’occupazione ft∗ è stabile, un aumento delle tasse interne a ciascuna regione riduce tale valore, il contrario avviene quando il valore di equilibrio è instabile. Di conseguenza vale la seguente proposizione: 10 Cioè 1 − θ > 0 e 1 − µθ > 0. 10 Proposizione 1 Quando la tassazione nelle due regioni è elevata (St > 0) o molto bassa (St < −1), le forze centripete prevalgono sulle forze centrifughe. In tal caso, in assenza di interventi successivi dei governi regionali che modifichino le imposte, anche partendo da un equilibrio con le imprese manifatturiere diffuse in entrambe le regioni, piccoli shock nel sistema economico porterebbero le imprese a concentrarsi in una sola regione. In particolare, il punto di equilibrio diventa instabile all’aumentare della tassazione. Supponiamo che al tempo t − 1 ci si trovi in un pun∗ , un aumento delle tasse in to di equilibrio instabile, cioè ft−1 = ft−1 una regione aumenta il valore dell’occupazione di equilibrio (instabile) ∗ . Data l’equazione di moto (10), f < f ft∗ > ft−1 t t−1 , di conseguenza, senza intervento del governo tale processo continuerebbe fino alla scomparsa delle imprese manifatturiere nella regione che ha aumentato le tasse. 3 La fissazione delle imposte Per determinare come vengono fissate le imposte nelle due regioni, si assume che i governi regionali massimizzino l’utilità intertemporale attesa dell’elettore mediano. Al contrario di quanto fanno Ludema e Wooton, non si impone che l’elettore mediano sia sempre il lavoratore agricolo, invece si assume che non può mai verificarsi il caso in cui l’elettore mediano è in entrambe le regioni il settore agricolo11 . Per determinare il comportamento delle regioni nel fissare le imposte si fanno le seguenti ipotesi e si scelgono i parametri coerentemente con queste: Ipotesi 1 Ciascuna regione considera date le aliquote dell’altra regione. Ipotesi 2 Quando l’elettore mediano appartiene all’agricoltura, le imposte utilizzate sono le imposte sulle imprese manifatturiere. Quando l’elettore mediano appartiene ai lavoratori specializzati, le imposte sono sul lavoro. Ipotesi 3 Le imposte di ciascuna regione vengono fissate in modo che, all’interno della regione, non cambi l’elettore mediano. 11 Questo significa che si fissa µ > 12 . 11 Ipotesi 4 Se la regione i decide di cambiare le imposte, a sua volta la regione j può cambiarle solo dopo che gli effetti della politica della prima regione si sono completamente realizzati. L’ipotesi 1 definisce il tipo di interazione strategica tra le due regioni. Lipotesi 2 suggerisce semplicemente il fatto che ciascuna classe di lavoratori cercherà di far gravare le imposte sull’altra; di conseguenza gli agricoltori cercheranno di far pagare le tasse solo all’industria. I lavoratori della manifattura, non potendo far pagare solo l’agricoltura sceglieranno l’imposta che colpisce tutti i residenti, piuttosto che quella che colpisce solo l’industria. L’ipotesi 3 afferma che ciascuna classe di lavoratori, una volta detenuto il potere di decidere sulle tasse, non è disposta a fare scelte che fanno cambiare l’elettore mediano e quindi la tipologia di imposta (ipotesi 2)12 . L’ipotesi 4, determinante per la dinamica del modello, può giustificarsi in un contesto di razionalità limitata che tiene conto, in maniera realistica, della lunghezza dei processi politici che presiedono le decisioni di cambiamento delle politiche fiscali. Quando, a seguito di un cambiamento nell’economia, una regione vuole modificare la tipologia di imposta o solo il suo livello, il processo che presiede al cambiamento è molto lungo: la modificazione della situazione economica deve essere percepita a livello politico, i dati devono essere raccolti; le decisioni, formulate e proposte all’organo legislativo, devono essere votate e devono essere implementate le azioni necessarie a rendere effettivo il cambiamento di policy; infine, devono verificarsi gli effetti della nuova politica. Entro questo contesto di razionalità limitata, le regioni massimizzano la propria utilità intertemporale attesa sotto il vincolo dell’equazione di moto (10)13 , scegliendo i valori dell’occupazione manifatturiera e delle imposte, date le imposte dell’altra regione: " # X k k M axT k ,ft E0 (V ) = E0 δ t U (ft , Ti,t )i i,t t dove δ < 1 è il fattore di sconto, l’apice k = M, A indica l’elettore 12 Coerentemente con queste due ipotesi si scelgono i parametri in modo che se cambia l’elettore mediano, il nuovo elettore migliora la sua utilità, mentre il vecchio la peggiora. Questo significa che, quando sono applicate le tasse sui profitti, l’utilità del settore manifatturiero diminisce qualunque sia l’occupazione nel settore manifatturiero, ovvero 1 2θµfi − 1 < 0 anche per f = 1, cioè θ < 2µ < 1. 13 Vincoli ausiliari sono inoltre 0 ≤ f ≤ 1. 12 mediano14 , E0 è l’operatore di valore atteso. Il lagrangiano è: L = + = + − ∞ X h k k δ t E0 U (ft , Ti,t )i + t=0 ηt δ ∞ X i k k M ft − ft−1 − U (ft−1 , Ti,t−1 )M + (2ft−1 − 1)λ i − U (ft−1 , Tj,t−1 )j h k k δ t E0 U (ft , Ti,t ) + t=0 ηt ft − ft−1 − (2ft−1 − 1)[κ(τ ) − λ + 2θ(µT Li,t−1 + nT Πi,t−1 )] n (T Li,t−1 − T Lj,t−1 ) − (T Πi,t−1 − T Πj,t−1 ) µ δ dove δ t−1 ηt è il moltiplicatore di Lagrange per il vincolo al tempo t15 . Distinguiamo la ricerca dei massimi vincolati per i due elettori mediani. Caso 1 Quando l’elettore mediano della regione i appartiene ai lavoratori manifatturieri, l’utilità intertemporale viene massimizzata muovendo l’imposta sul lavoro in modo da raggiungere un valore obiettivo dell’occupazione manifatturiera f . Tale valore è funzione delle imposte della regione j e non dell’imposta della regione i. Infatti in questo caso il lagrangiano può scriversi come X n L = E0 δ t U (ft , T Li,t )M + t=0 + io ηt h k M ft − ft−1 − U (ft−1 , T Li,t−1 )M i − U (ft−1 , Tj,t−1 )j − (2ft−1 − 1)λ δ le condizione del primo ordine sono ∂L =0 ∂T Li,t ∂L =0 ∂ft δt δt −ηt+1 14 15 ∂U (ft ,T Li,t )M i ∂T Li,t δt − ηt+1 δ t ∂U (ft ,T Li,t )M i ∂ft ∂U (ft ,T Li,t )M i ∂ft − ∂U (ft ,T Li,t )M i ∂T Li,t =0 + ηt δ t−1 − k )M ∂U (ft ,Tj,t j E0 ∂ft − 2λ M A Quindi, Ti,t = T Li,t e Ti,t = T Πi,t . In maniera coerente con l’ipotesi 4, si massimizza in tempo discreto. 13 =0 Dalla prima si ottiene ηt = 1 ∀t sostituendo ηt nella seconda si ottiene k )M ∂U (ft , Tj,t 1 j + E0 + 2λ = 0 δ ∂ft (12) La cui soluzione è il valore obiettivo dell’occupazione manifatturiera k f = F E0 Tj,t con 0 ≤ f ≤ 1 (13) funzione solo delle imposte attese dell’altra regione e non delle imposte della regione che decide la politica16 . Caso 2 Quando l’elettore mediano della regione i appartiene agli agricoltori, l’utilità intertemporale viene massimizzata scegliendo l’imposta sui profitti T Πi in modo da rendere massima l’occupazione della manifattura compatibilmente con l’ipotesi di non cambiamento dell’elettore mediano (ipotesi 3). In tal caso il valore obiettivo17 sarà pari a f = 1−µ 2µ . In entrambi i casi tale valore non dipende dalle imposte nella regione che decide la politica, ma al più dal valore atteso delle imposte nell’altra regione. Determinato il valore obiettivo dell’occupazione manifatturiera, la regione i agisce sulle imposte in due stadi. Date le imposte dell’altra k ) = Tk regione, Et (Tj,t j,t−1 per l’ipotesi 1, il valore delle imposte della regione i al tempo t è tale da far si che: ft+1 = ft + (2ft − 1)[κ(τ ) − λ + 2θ(µT Li,t + nT Πi,t )]− −(T Li,t − Et T Lj,t ) − nµ (T Πi,t − Et T Πj,t ) con 0 ≤ fτ ≤ 1 = f ∀τ Al tempo t + 1 la regione i fissa le imposte in modo che anche ft+2 sia pari al valore obiettivo. Per l’ipotesi 4, finchè gli effetti della politica di 16 Nell’appendice A si dimostra che tale valore è un valore di massimo e se ne da la formulazione analitica. 17 La dimostrazione, nell’appendice A, si basa sulla considerazione che l’utilità del lavoratore agricolo cresce sia con il livello di imposta, sia con l’occupazione manifatturiera, di conseguenza per data occupazione manifatturiera il lavoratore agricolo cercherà di fissare le imposte sulle imprese al livello più elevato possibile. 14 una non si sono esauriti l’altra regione non muove le aliquote. Ovvero la regione j non modifica le aliquote quando fτ 6= fτ∗ ∀τ . Ovvero k k k k ) Et+1 (Tj,t+1 ) = Tj,t = Tj,t−1 = Et (Tj,t (14) Di conseguenza, non modificandosi le imposte Tjk nel periodo t + 2, il valore obiettivo della quota di industria manifatturiera rimane costante (f ). ∗ ft+2 = ft+1 = f = ft+1 Per portare il sistema sul valore obiettivo, basta rimodificare le tasse in modo che questo dell’occupazione manifatturiera coincida con il punto fisso dell’equazione di mobilità 10. In questo modo la funzione di risposta ottima delle imposte della regione i al tempo t + 1, rispetto alle imposte della regione j al tempo t, si ottiene risolvendo la seguente equazione ∗ k k k ft+1 (Ti,t+1 ) = f (Et+1 (Tj,t+1 )) = f (Tj,t ) Supponiamo che il valore dell’occupazione al tempo t sia un valore d’equilibrio e che il valore obiettivo sia più elevato di tale valore; è facile dimostrare che nel primo stadio le imposte vengono comunque abbassate. Nel secondo stadio le imposte fissate dalla regione i sono più basse delle imposte iniziali quando il punto fisso dell’equazione di moto è stabile (−1 < S < 0), sono più elevate delle imposte iniziali quando l’equilibrio è instabile (S > 0), ovvero quando senza intervento governativo la manifattura tende a concentrarsi in una regione. Di conseguenza vale la seguente proposizione: Proposizione 2 Quando, senza l’intervento delle autorità di politica fiscale, l’economia è caratterizzata dalla diffusione delle imprese manifatturiere, per attirare base imponibile le regioni devono ridurre le imposte. Viceversa, quando l’economia è caratterizzata da polarizzazione delle imprese, esistono margini per alzare le imposte senza che le imprese escano dalla regione. In tal caso la regione priva di imprese può tentare di attirare base imponibile prima abbassando le imposte, poi alzandole una volta che le imprese sono entrate. Tale proposizione è valida se si assume che ogni volta che la regione i modifica le tasse, l’altra regione (j) mantiene costante le sue lump sum fintanto che tutti gli effetti delle politiche fiscali della regione i si sono realizzati (ipotesi 4). Come si può facilmente intuire, ipotesi differenti 15 sui tempi di reazione delle regioni nel fissare le imposte condurrebbero a dinamiche differenti e ad equilibri differenti. In particolare se ciascuna regione fosse in grado di cambiare le imposte immediatamente, reagendo anticipatamente alla possibile fuga di imprese, allora le regioni perderebbero la possibilità di alzare le tasse una volta entrate nuove imprese, tale entrata sarebbe anticipata dalla reazione delle altre regioni. 4 Gli equilibri di politica fiscale e la localizzazione Considerando congiuntamente le funzioni di risposta ottima18 di ciascun elettore mediano nelle due regioni, si ottiene il seguente sistema dinamico: 18 Calcolate nel secondo stadio; nell’appendice B l’espressione analitica. 16 regione i Voter regione j M A M T Li,t+1 = RM (T Lj,t ) T Lj,t+1 = RM (T Li,t ) T Li,t+1 = Z M (T Πj,t ) T Πj,t+1 = RA (T Li,t ) A T Πi,t+1 = RA (T Lj,t ) T Lj,t+1 = Z M (T Πi,t ) NO Tabella 1: Sistema dinamico dove Rk con k = M, A è la funzione di reazione dell’elettore mediano k quando l’elettore mediano dell’altra regione appartiene all’industria; Z M è la funzione di reazione dell’elettore mediano industriale, quando nell’altra regione l’elettore mediano è nell’agricoltura19 . Tale sistema dinamico è una mappa iterata che presenta 4 punti fissi, come nella figura 2 in cui tutte le imposte sono espresse in termini di imposte sui residenti20 . <figura 2> In tale figura le linee continue rappresentano le funzioni di reazione dell’elettore mediano manifatturiero, le linee tratteggiate quelle dell’elettore mediano agricolo. Le intersesioni di tali funzioni di reazione costituiscono i punti fissi del sistema dinamico. Il grafico a sinistra nella figura 2 lo si ottiene per valori bassi della forza di agglomerazione, il grafico a destra per valori alti. I punti A e B corrispondono a soluzioni simmetriche caratterizzate dal fatto che l’industria è omogeneamente diffusa nelle due regioni e, pertanto, costituisce il settore in cui si trovano gli elettori mediani. Di tali punti è possibile studiare analiticamente e graficamente le proprietà21 . Il punto fisso C corrisponde ad una situazione in cui la regione i è industriale, la regione j è agricola, viceversa il punto D. Come si può notare, anche se senza intervento statale la manifattura tenderebbe a concentrarsi completamente in una sola regio19 Come si è detto non vi è la possibilità che in entrambe le regioni l’elettore mediano sia agricolo. 20 Per disegnare la funzione Z M (T Πj,t ) nello spazio T Li , T Lj basta calcolare il valore dell’imposta sul lavoro equivalente T LEq j (T Πj,t ) che permette di realizzare lo stesso livello di occupazione dell’imposta T Πj , quindi in termine di imposta equivalene la funzione di M reazione diventa RM (T LEq j,t ) = Z (T Πj,t ). 21 Appendice C. 17 ne, tale situazione non costituisce un equilibrio per le politiche economiche. Ogni regione cercherà, quindi di accaparrarsi una quota di industria, mentre non sono politicamente sostenibili localizzazioni completamente polarizzate. 4.1 Analisi degli equilibri. Occorre verificare se i punti fissi della mappa iterata sono degli equilibri di politica economica stabili o meno. Lo studio viene fatto graficamente e ove ciò non è possibile con l’ausilio di simulazioni22 . Lo studio delle funzioni di reazioni permette di dire che la funzione di reazione del lavoratore agricolo RA è una retta che passa per il punto A. La funzione di reazione del lavoratore industriale ha una forma in genere non lineare, diventa una retta quando il valore obiettivo delM , dove f M è l’occupazione manifatturiera è f = 1 oppure f = fmin min l’occupazione manifatturiera al di sotto della quale l’elettore mediano appartiene all’agricoltura. Lo studio23 di detta funzione di reazione permette di dimostrare che: • tale funzione interseca la bisettrice del primo e del terzo quadrante solo nei punti A e B, A a sinistra di B • il tratto non lineare della funzione presenta un asintoto verticale, a sinistra del punto B • dopo l’asintoto cambia la concavità del tratto non lineare di detta funzione. • quando il punto A si trova a sinistra dell’asintoto, il tratto non lineare è sempre decrescente. • quando il punto A si trova a destra, la funzione presenta un minimo prima dell’asintoto e un massimo dopo; in tal caso sia il minimo che il massimo della funzione devono trovarsi al di sopra della bisettrice del primo e del terzo quadrante. Come suggerito nell’appendice C, si ricava che il punto A risulta sempre instabile, il punto B è stabile quando il punto A si trova alla destra dell’asintoto. In tal caso infatti I punti C e D sono instabili 22 Essendo quella descritta una mappa iterata, occorrerebbe studiare, analiticamente, l’esistenza di punti periodici, tuttavia tale studio va oltre gli obiettivi di questo lavoro e quindi ci si limita ad uno studio grafico di detta mappa. 23 Appendici B e C. 18 se B è stabile, altrimenti possono essere sia stabili che instabili e l’analisi della loro stabilità viene fatta solo per via numerica. Quando anche C e D sono instabili è possibile che il sistema dinamico presenti periodicità o un andamento erratico. L’analisi grafica della funzione di reazione RM ed in particolare lo studio del valore dei parametri che ne determinano la forma permette di dimostrare la seguente proposizione24 : Proposizione 3 Quando l’impatto del bene pubblico sull’utilità (θ) è debole, se il livello iniziale della tassazione nelle due regioni è basso, allora la concorrenza fiscale conduce ad una corsa verso il basso delle imposte. Questo significa che, quando l’esternalità del bene pubblico sull’utilità è bassa25 , sono bassi gli incentivi ad alzare l’imposta quando l’altra regione ha imposte basse. Solo se il livello di partenza delle imposte nelle due regioni è elevato, nessuna regione troverà conveniente impegnarsi in una corsa al ribasso. Al contrario, quando l’impatto del bene pubblico sull’utilità è elevato, anche per valori di partenza delle imposte molto bassi la corsa al ribasso prima o poi si interrompe e una delle due regioni rialza l’imposta. Quando l’impatto del bene pubblico sull’utilità e sufficentemente elevato valgono le seguente due proposizioni26 : Proposizione 4 Quando le economie di agglomerazione sono elevate, ovvero è basso il costo della mobilità del lavoro, oppure i costi di trasporto hanno valori intermedi, si raggiunge un equilibrio simmetrico, nel punto B, in tale punto il livello di tassazione non rappresenta un punto di ottimo paretiano. In tal caso, infatti, si dimostra27 che il punto A si trova a destra dell’asintoto. Infatti, nel punto B si ha la stessa occupazione manifatturiera che potrebbe aversi in entrambe le regioni con imposte più basse, migliorando la situazione dei residenti (punto A). La presenza di forze di agglomerazione permette alle regioni di mantenere delle imposte positive, tra l’altro più elevate del livello ottimale. 24 Appendice C Analiticamente ciò succede quando la retta per f = f ∗ = 1 ha pendenza maggiore di 1 1, cioè per θ < 1+µ , si veda l’appendice C. 1 26 Quando θ < 1+µ tali proposizioni valgono a condizione di partire da valori delle imposte a destra del punto A. 27 Appendice C. 25 19 Quando le forze di agglomerazione si riducono, il punto B diventa instabile, poichè A passa a sinistra dell’asintoto. In tal caso attraverso una serie di simulazioni numeriche, proposte nella sezione successiva, si ottiene la seguente: Proposizione 5 Al ridursi delle forze di agglomerazione, l’equilibrio diventa prima un equilibrio centro-periferia, ove la periferia mantiene una quota di industria manifatturiera e applica imposte minori, poi smette di esistere. 4.2 Alcune simulazioni Le simulazioni proposte permettono di esplorare cosa succede al diminuire dei costi di trasporto, ovvero all’aumentare dell’integrazione economica. In particolare assumiamo che il livello di tassazione iniziale sia nullo e che le regioni abbiano razionalità limitata e fissino le imposte in maniera sequenziale secondo quanto stabilito dall’ipotesi 4. Partiamo da valori elevati del costo di trasporto (τ = 0, 32) e progressivamente riduciamo tale valore28 . <figura 3> Come si vede nella figura 3, quando l’importanza delle forze di agglomerazione è bassa rispetto alle forze centrifughe, l’equilibrio delle politiche economiche non esiste, la sequenza di azioni e reazioni è erratica. Questo è il caso o di costi di trasporto molto elevati che non permettono di sfruttare le economie di scala, o di costi di trasporto molto bassi, che favoriscono quindi l’insorgere di costi di congestione legati alla concorrenza per il mercato interno. Dato che l’attenzione è rivolta ai casi in cui le economie di agglomerazione contano, quando queste aumentano, prima si determinino degli equilibri centro-periferia nei quali la periferia mantiene comunque una quota minima di manifatture. Poi, in presenza di forze di agglomerazione molto elevate, le due regioni competono per diventare il centro. La manovra delle imposte per assicurarsi il centro industriale e per godere dei vantaggi dell’agglomerazione avviene in due fasi: prima le imposte sono ridotte, poi una volta che si è raggiunto il livello ottimo di occupazione manifatturiera queste vengono elevate, in quanto la presenza di forze 28 Poniamo θ > 1 1+µ e quindi escludiamo la possibilità della bottom race. 20 di agglomerazione permette manovre verso l’alto delle imposte. Il valore di equilibrio delle imposte sarà positivo e il coordinamento tra le regioni potrebbe condurre Pareto superiori caratterizzati da imposte più basse di quelle che effettivamente si determinano. 5 Conclusioni Il dibattito sui rischi della maggiore integrazione economica, in termini di perdita dell’autonomia tributaria, manca spesso della considerazione che, all’aumentare dell’integrazione economica, cambiano le forze che determinano la struttura industriale e produttiva. In particolare, con il ridursi dei costi di trasporto, l’intensità delle forze di agglomerazione aumenta e diventa conveniente localizzare alcune attività in una regione per sfruttare le economie di scala ed i vantaggi di un mercato più vasto, esportando in periferia con costi di trasporto più bassi. Tali forze permettono di mantenere un livello elevato di tassazione. Di conseguenza, la possibilità che si metta in moto una corsa verso il basso delle imposte deve essere qualificata. Perchè la bottom race sia effettiva, occorre che l’impatto del bene pubblico sull’utilità dei lavoratori-consumatori sia basso, cosı̀ come bassi devono essere i valori iniziali delle imposte nelle due regioni29 . In base a questo lavoro, inoltre, esistono ragioni per il coordinamento delle politiche economiche, infatti, è possibile trovare un equilibrio Pareto-superiore caratterizzato da un livello delle imposte più basso e non più alto di quello che effettivamente si determina. La presenza di economie di agglomerazione permette alle regioni di mantenere aliquote positive, cosı̀ come suggeriscono i lavori di Ludema e Wooton (1998[7]) e di Kind, Knarvik e Schjeklderup (2000[4]). Inoltre, come nel lavoro di Keen e Kanbur (1993[3]), la regione più piccola, quella con la minor occupazione manifatturiera, applica imposte più basse. Il modello mette inoltre in luce che, a seconda dell’intensità delle economie di agglomerazione, le due regioni possono attuare diversi tipi di politiche. Aumentando l’intensita delle forze di agglomerazione30 le due regioni si fanno concorrenza per acquisire il centro industriale. Per 29 Di conseguenza, una riduzione delle imposte, non giustificata da criteri di ottimalità, ma solo dal fatto che mutano le aspettative riguardo al livello internazionale delle imposte, possono effettivamente condurre ad una bottom race. 30 Il caso in cui tali economie sono talmente basse che la sequenza di politiche è erratica è economicamente non rilevante. 21 attrarre base imponibile ciascuna regione deve ‘offrire’ un residuo fiscale più elevato, abbassando le imposte, non appena nuove imprese sono entrate nella regione, l’esistenza stessa delle forze di agglomerazione permette alla regione di alzare nuovamente il livello della tassazione. Come evidenziato nelle simulazioni, tale concorrenza per diventare il centro industriale può condurre sia ad un equilibrio centro periferia sia ad un equilibrio simmetrico. Nel primo caso le forze di agglomerazione non sono tanto elevate, di conseguenza una regione agricola potrebbe trovare conveniente rimare agricola e applicare imposte più basse rispetto alla regione industriale. Quando le forze di agglomerazione sono molto elevate, entrambe le regioni vogliono diventare centro industriale e la concorrenza porta ad un livello di tassazione elevato. Tale risultato è fortemente condizionato dalle ipotesi sul timing di azioni e reazioni messe in atto dalle regioni per decidere la politica fiscale31 . Tuttavia queste sembrano realistiche, data l’effettiva lunghezza dei processi decisionali delle amministrazioni pubbliche e il fatto che tali processi sono di tipo adattivo. Un’estensione interessante di tale modello potrebbe essere applicarlo per l’analisi degli effetti della cosidetta riforma Visco e, in generale, delle riforme sul federalismo fiscale. Come è noto, le Regioni dispongono ora di un’imposta ‘propria’ l’IRAP, oltre che di compartecipazioni alle grandi imposte nazionali. Inoltre sono state loro assegnate nuove competenze di spesa. Per applicare tale modello al contesto italiano occorrerebbe dal lato delle entrate definire a quale delle imposte qui descritte possono essere paragonate le imposte coinvolte nella riforma Visco. Dal lato della spesa occorrerebbe considerare il fatto che questa, oltre ad entrare nelle funzioni di benessere, può essere utilizzata a favore delle imprese industriali. 31 Un timing differente o anche ipotesi diverse sulle congetture di ciascuna regione possono condurre a risultati diversi. 22 A Calcolo delle quote ottimali di industria manifatturiera. A.1 Caso 1: L’elettore mediano si trova nell’industria. Richiamiamo la condizione del primo ordine (equazione 12): k )M ∂U (ft , Tj,t 1 j + E0 + 2λ = 0 δ ∂ft dove k )M k ∂U (ft , Tj,t ∂U (ft , Tj,t−1 )M j j E0 = ∂ft ∂ft derivando e risolvendo ∂U (ft , T Lj,t+1 , M ) ∂ft ∂wj (f ) ∂f 2 n = −τ (a − τ f ) + 1+n ∂wj (f ) + − 2θ(µT Lj,t+1 + T Πj,t+1 ) ∂f 2 n 2 = −τ f (4µa − τ n − 2τ µ) − 1+n µ 2 n 2aµ − 2anµ − µτ − nτ + nτ µ −τ 1+n nµ ovvero f = P (µT Lj,t−1 + nT Πj,t−1 ) + Q µ (1 + n)2 1 P = −2θ τ n2 (8a − 5τ )µ − 2nτ µ (1 + n)2 2λδ + 1 anµ + τ µ + nτ − nτ µ − 2aµ 1 Q = + 2 τ n δ n (8a − 5τ )µ − 2nτ dove per valori accettabili dei parametri32 P < 0, di conseguenza il valore obiettivo dell’occupazione manifatturiera decresce nelle aliquote dell’altra regione. Si noti che se P (µT Lj,t−1 +nT Πj,t−1 )+Q > 1 allora f = 1, mentre se P (µT Lj,t−1 + nT Πj,t−1 ) + Q < 1−µ 2µ per l’ipotesi 3 32 Essendo a > τ occorre che n non sia troppo grande. 23 f = 1−µ 2µ . Tale valore f è un massimo vincolato interno se ∂ 2 U (ft , T Lj,t−1 )M j ≤0 2 (∂ft ) ovvero se τ 2 n 1+n 2 −τ n 1+n 2 2 (4µa − τ n − 2τ µ) < 0 µ cioè (5τ − 8a)µ + 2nτ < 0 che è verificata per P < 0. A.2 Caso 2: L’elettore mediano si trova nell’agricoltura. Supponiamo che l’elettore mediano della regione i appartenga agli agricoltori, e di conseguenza nella regione j, l’elettore mediano sarà il lavoratore specializzato. Consideriamo la funzione di utilità dell’elettore mediano agricolo e disegnamone (figura 4) le curve di isoutilità. <figura 4> L’utilità aumenta all’aumentare di f e di T Π, le curve di isotutilità A sono inclinate negativamente. Sia fmax = 1−µ 2µ la quota di occupazione massima compatibile con il permanere dell’elettore mediano all’interno del gruppo degli agricoltori. Per determinare l’occupazione ottima si disegni la curva che mette in relazione le imposte interne T Πi con la quota di occupazione che costituisce un equilibrio interno per l’equazione di moto 10. Quando tale equilibrio interno è instabile (S < −1 o S > 0), allora la quota di occupazione di equilibrio è crescente con il livello di imposte nella regione (caso A), in tal caso, poichè il valore ottimo deve coincidere con il punto fisso dell’equazione di moto, l’utilità massima la si raggiunge quando A f = fmax = 1−µ 2µ Quando l’equilibrio è stabile (−1 ≤ S ≤ 0), questo si riduce all’aumentare della tassazione; con analisi numeriche, si può tuttavia 24 dimostrare che, nel punto in cui cambia l’elettore mediano, il vincolo è più inclinato delle curve di isoutilità (caso B) del lavoratore agricolo, di conseguenza anche in questo caso l’elettore mediano fissa le imposte in modo da rendere il valore di f massimo compatibilmente con il permanere dell’elettore mediano all’interno degli agricoltori, A . cioè f = fmax B Calcolo delle funzioni di reazione Quando in entrambe le regioni, l’elettore mediano appartiene all’industria, cioè 1−µ 3µ − 1 < f < 2µ 2µ allora la funzione di reazione è, nello spazio T Li , T Lj , T Li,t+1 = RM (T Lj,t ) −(1 − θ) + µθ(1 − 2P µT Lj,t − 2Q) = T Lj,t + −(1 − θ) − µθ(1 − 2P µT Lj,t − 2Q) (κ(τ ) − λ)(1 − 2P µT Lj,t − 2Q) + −(1 − θ) − µθ(1 − 2P µT Lj,t − 2Q) Quando nella regione i l’elettore mediano appartiene ai lavoratori specializzati, mentre nella regione j agli agricoltori, cioè quando 3µ−1 2µ < f < 1, la funzione di reazione nello spazio T Li , T Πj è T Li,t+1 = Z M (T Πj,t ) per disegnare tale funzione nello spazio T Li , T Lj basta calcolare il valore dell’imposta sul lavoro equivalente T LEq j (T Πj,t−1 ) che permette di realizzare lo stesso livello di occupazione dell’imposta T Πj , quindi M che RM (T LEq j,t ) = Z (T Πj,t ) = H(T Lj,t ) Tale funzione di reazione nello spazio T Li , T Lj presenta un asintoto verticale per λ − κ(τ ) 1 1 1−θ 1 T Lj = T LA = + +λ + 2µθ 2µθ δ 2 µ2 θP (τ ) ed interseca la bisettrice del primo e del terzo quadrante in due punti T L1 = 1 λ − κ(τ ) 2 µθ 25 1 λ − κ(τ ) T L2 = + 2µθ 2µθ 1 +λ δ dove T L1 < T L2 e T LA < T L2 . Per µP T Lj,t + Q > 1, la funzione di reazione si ottiene risolvendo f = ft∗ = 1. Questa è la retta T Li,t+1 = 1 − θ + µθ λ − κ(τ ) T Lj,t + 1 − θ − µθ 1 − θ − µθ che interseca la bisettrice del primo e terzo quadrante in T L1 = 1 λ − κ(τ ) 2 µθ 1 1 per θ < 1+µ ha inclinazione maggiore di 1, per θ > 1+µ ha inclinazione minore di -1. Se µP T Lj,t + Q < 1−µ 2µ l’elettore mediano sceglie f in modo che f = ft∗ = 1−µ 2µ , di conseguenza T Li,t+1 = 1 − 2θµ (2µ − 1)(λ − κ(τ )) T Lj,t + 1 − 2θ(1 − µ) µ(1 − 2θ(1 − µ)) tale retta interseca la bisettrice nel punto T L1 ed ha inclinazione positiva e minore di 1. È facile dimostrare che tale retta descrive anche la funzione di reazione del lavoratore agricolo, che fissa un’imposta sul profitto T Πi equivalente in termini di effetti sull’occupazione manifatturiera all’imposta sul lavoro cosı̀ calcolata. Per comodità di notazione T Li,t+1 = H(T Lj,t ) quando 1−µ 2µ < µP T Lj,t + Q < 1. Come si è detto la funzione H • interseca la bisettrice del primo e del terzo quadrante nei punti T L1 = T L2 = 1 λ − κ(τ ) 2 µθ 1 1 − 2Q(τ ) λ − κ(τ ) 1 1 = + +λ 2 µP (τ ) 2µθ 2µθ δ • ha un asintoto verticale in λ − κ(τ ) 1 T Lj = T LA = + 2µθ 2µθ 26 1 1−θ 1 +λ + < T L2 δ 2 µ2 θP (τ ) • nell’asintoto cambia la concavità come si nota33 calcolando H 00 , inoltre calcolando H 0 , si può dimostrare che tale funzione o è sempre decrescente oppure presenta prima un minimo, prima dell’asintoto, e poi un massimo, dopo l’asintoto. C Analisi delle funzioni di reazione e stabilità degli equilibri La mappa iterata (4) che descrive le azioni e reazioni degli operatori di policy può essere studiata come una funzione di una sola variabile, in quanto valendo l’ipotesi 4, si può scrivere: Voter M A M T Li,t+2 = RM (RM (T Li,t )) T Li,t+2 = Z M (RA (T Li,t )) Il punto D è il simmetrico di C. In sintesi T Li,t+α = M (T Li,t ) con Punti A e B Punto C α=2 I punti di equilibrio sono: A T Li = T L1 B T Li = T L2 C T Li = T LC La stabilità dei vari punti di equilibrio si ha quando la derivata della funzione M è minore di 1 in valore assoluto, cioè: A 2 d M R (T L ) 1 dT L B <1 C 2 d M R (T L ) 2 dT L <1 | dTdL Z M dTdL RA (T LC )| <1 Tabella 2: Derivate Le derivate sono d d 2µθT L + κ(τ ) − λ RM = 2(1 − θ) f (T L) dT L 1 − θ + µθ(1 − 2f (T L)) dT L 1 − θ − µθ(1 − 2f (T L)) + 1 − θ + µθ(1 − 2f (T L)) d 1 − 2θµ RA = <1 dT L 1 − 2θ(1 − µ) 33 Il calcolo delle derivate prima e di seconda della funzione H è omesso per brevità. 27 La stabilità dell’equilibrio C dipende dal valore della derivata dTdL Z M . Per quanto riguarda la stabilità gli equilibri A e B, questa può essere calcolata analiticamente, tenendo conto che in questi due punti f = 21 . Cioè: d RM dT L = 2 [2µθT L + κ(τ ) − λ] µP + 1 d RM (T L1 ) = 1 dT L 1 + λδ d RM (T L2 ) = 1 + 2µP <1 dT L δ(1 − θ) Cioè il punto A è instabile, il punto B è stabile se A non è troppo piccolo. Studiando graficamente la forma delle funzioni di reazione, come si è detto questa dipende dalla posizione del punto A rispetto all’asintoto, come si nota dalla figura 5 <figura 5> Nel grafico a sinistra, il punto A si trova a sinistra dell’asintoto e quindi la funzione RM è sempre decrescente; poichè la funzione di dT Li reazione della regione i ha pendenza dT Lj , in valore assoluto, maggiore della funzione di reazione della regione j (Hi0 < Hj0 ), sia il punto A che il punto B sono instabili. Quando il punto A si trova alla destra dell’asintoto, tra il punto A e il punto B deve esistere un massimo, di conseguenza nel punto B la pendenza della funzione di reazione della regione i è negativa (Hi0 < 0), la pendenza della funzione di reazione nella regione j è positiva (Hj0 > 0) questo fa che il punto B sia stabile ed il punto A instabile. La condizione affinchè il punto A si trovi a destra dell’asintoto è che T L1 > T LA, cioè 2 1 1−θ n 1 λ< τ (−5τ µ − 2τ n + 8µa) − 2 θ µ(1 + n) δ essendo il termine a destra di secondo grado in τ , è facile dimostrare che tale disuguaglianza è vera per valori interni all’intervallo (τ1 , τ2 ), si dimostra inoltre che l’ampiezza di detto intervallo diminuisce al crescere di θ. Come si vede dal grafico destro della figura 5 tutte le traiettorie all’interno dell’area più scura vi rimangono intrappolate e sono attratte 28 1 da B. Fuori tale area tali traiettorie sono attratte da B se θ > 1+µ , ∗ cioè se il vincolo f = f = 1 ha pendenza negativa, minore di -1. In tal caso la dinamica porta, prima o poi, il valore obiettivo delle imposte sul ramo non lineare della funzione di reazione (H) che si trova alla sinistra dell’asintoto, una volta che il valore delle imposte si trova sul ramo di H a sinistra dell’asintoto, il sistema dinamico, nello step successivo, viene catturato dall’area a destra dell’asintoto. La bootom race è evitata, pur cominciando la concorrenza fiscale una delle due regioni prima o poi trova conveniente alzare le tasse. Ove invece la pendenza fosse maggiore di 1, come nella figura 6, allora a destra del punto A il sistema oscilla tra una situazione completamente concentrata in una regione e la situazione in cui la regione agricola detiene il massimo di imprese a lei possibili. Le due regioni si fanno concorrenza fiscale distruttiva. <figura 6> 29 Riferimenti bibliografici [1] F. Braggion. 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Journal of Public Economics, 35:229–240, 1988. 30 Figura 1: Area di stabilità TLi TLj Manifattura diffusa Figura 2: Punti fissi TLi TLi C f* = 1 B A ) C B D A D TLj TLj Bassa forza di agglomerazione τ = .3 Alta forza di agglomerazione τ = .15 31 Figura 3: Simulazioni TLi TLi Traiettoria f TLj Traiettoria τ = .32 caotico TLj τ = .28 f = .66 TLi TLi Traiettoria TLj Traiettoria τ = .22 f = .5 TLj τ = .08 f = .33 TLi TLi TLj Traiettoria TLj Traiettoria τ = .07 f oscilla intorno .66 τ = .06 f caotico 32 Figura 4: Curve di Isoutilità dell’elettore mediano agricolo f S>0 o S<-1 fmax TLi -1<S<0 33 Figura 5: Stabilità degli equilibri TLi TLi asintoto C B D B A A TLj TLj Traiettoria Traiettorie Bassa forza di agglomerazione τ = .3 θ> Alta forza di agglomerazione τ = .15 1 1+µ Figura 6: Condizione per la bottom race TLi B TLi C C B D D A A Traiettoria TLj TLj Bassa forza di agglomerazione τ = .3 θ< Alta forza di agglomerazione τ = .15 1 1+µ 34