Il Bollettino n. 45

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Il Bollettino n. 45
IL BOLLETTINO
NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE EX ALLIEVI DEL LICEO VITTORIO ALFIERI DI TORINO Anno 10, Numero 45, ottobre 2011
Bollettino dell’Associazione ex Allievi
del Liceo “V. Alfieri” di Torino.
Sede Sociale ed operativa:
presso il Liceo, C.so Dante 80, 10126 Torino
Tel 333.8448278
www.exalfierini.it - [email protected]
ABBIAMO
RICEVUTO
DAL SINDACO
DI TORINO
Piero Fassino
LA LETTERA
CHE RIPORTIAMO
QUI A FIANCO
QUOTE PER
ANNO 2011
Benemeriti
Ordinari
Giovani (fino 35 anni)
Onorari (oltre 75 anni)
100 euro
40 euro
10 euro
gratis
POTETE VERSARE
LE QUOTE
DA SUBITO
cc bancario IT 67 D 02008 01006 000003273459 L
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entrambi intestati Associazione
ex Allievi Liceo V. Alfieri Torino
QUOTE ANNO 2011
BENEMERITI
ORDINARI
GIOVANI (FINO 35 ANNI)
ONORARI (OLTRE 75 ANNI)
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UNA GRANDE CRISI
Opinioni di un ex allievo
La crisi economica internazionale che
alcuni (forse molti) credevano di
essersi lasciati alle spalle è invece viva
e vegeta sotto gli occhi di tutti. Ma
quali ne sono le cause? I famigerati
mutui sub-prime sono stati la causa
scatenante, ma altro non sono che i
figli della vera causa della crisi, che ha
l’ermetico nome di “saturazione del
mercato”, responsabile – si noti bene –
di TUTTE le crisi economiche note
dal XVII sec. in poi. Il fatto è che in un
periodo di prosperità economica variabile tra i 35 e i 55 anni gli individui
raggiungono (nella maggior parte dei
casi) redditi che permettono a molti di
loro di accedere a un numero molto
elevato di beni e servizi tecnologicamente avanzati. Le leggi dell’economia insegnano che, a un certo punto,
tutti coloro che possono permettersi
un certo bene o servizio lo avranno
acquistato. Se il produttore ha come
scopo l’incremento dei propri profitti
ha due soluzioni: l’innovazione tecnologica (che però non è sempre possibile), oppure la speranza che i redditi
bassi aumentino fino a creare nuovi
compratori per il suo prodotto. Le banche, i cui profitti dipendono dal livello
dei prestiti che concedono e quindi dai
redditi delle imprese e delle famiglie,
condividono lo stesso interesse dei
produttori di beni materiali e di servizi non finanziari ma, a differenza di
questi, hanno la capacità di “creare
denaro”, prestandolo ai propri clienti.
Questi useranno il denaro ricevuto in
prestito per acquistare beni e servizi
non finanziari, incrementando i profitti dei produttori di questi ultimi, che, a
loro volta, sono i datori di lavoro dei
debitori delle banche. Poiché l’economia “tira”, i lavoratori avranno salari
stabili o in aumento con cui ripagare i
debiti contratti. Allo stesso modo si
comporteranno le imprese non finanziarie: per finanziare produzioni sempre crescenti, aumenteranno il proprio
indebitamento con le banche per
acquistare più materie prime e macchinari e ripagheranno i debiti con le
maggiori entrate assicurate dalle maggiori vendite ai clienti, alcuni dei
quali, come detto prima, acquistano
utilizzando il denaro preso a prestito
dalle banche (i mutui ipotecari e le
carte di credito sono gli esempi più
familiari). Fin qui va tutto bene.
Tuttavia, siccome il numero dei clienti è comunque limitato, ad un certo
punto, in assenza di una vera innovazione tecnologica, i produttori di beni
inizieranno a veder stagnare (se non
diminuire) le proprie vendite e inizieranno ad assumere personale a tempo
determinato e/o a licenziarne una parte
per difendere i profitti. I lavoratori
rimasti così senza salario (o con lo stipendio ridotto) ridurranno i consumi e,
in alcuni casi, non saranno in grado di
onorare i propri debiti contratti con le
banche (si tratta dei cosiddetti debitori
sub-prime, ovvero con una qualità
della propria solidità finanziaria inferiore – sub – a quella migliore –
prime); le banche inizieranno a subire
perdite crescenti e chiederanno requisiti sempre più alti prima di concedere
un prestito. A causa di questo e della
riduzione dei consumi, i produttori di
beni e servizi non finanziari vedranno
i propri clienti, così come i profitti,
diminuire, aumenteranno i licenziamenti e così via. Il risultato di questo
circolo vizioso è sotto i nostri occhi. Il
punto di inversione del primo circolo
(virtuoso) è determinato dall’istante in
cui il mercato è saturo, ovvero dall’istante in cui tutti coloro ai quali un
certo bene o servizio è rivolto ne sono
già in possesso. A quel punto, se non
interviene un’innovazione tecnologica
radicale, la reazione spontanea del
mercato è un avvitamento su se stesso
(il circolo vizioso). Prima di raggiungere questo punto, però, il mercato
generalmente si sforza di allontanare il
momento di inversione del circolo il
più possibile; è ciò che è accaduto
quando le banche, per incrementare il
numero di acquirenti di case (e quindi
di cemento, vetro, mobili, tessuti,
ecc.), hanno deciso di concedere prestiti anche ai clienti sub-prime. Il risultato, oggi come sempre nel passato, è
che questa “lotta per la sopravvivenza” dei profitti non evita la crisi, ma la
rende ancora più profonda. Lord
Keynes, come rimedio a una crisi di
di Matteo Migheli
vaste proporzioni, propose nel 1932,
con successo, un incremento della
spesa pubblica. Tale ricetta è stata
applicata negli scorsi anni dai governi
come risposta alla crisi. Sfortunatamente, però, la ricetta di Keynes
dà buoni frutti se i governi sono virtuosi (ovvero riducono i propri debiti)
in periodi di vacche grasse, per avere
poi larghi margini di manovra quando
le cose vanno male. Molti dei governi
dei Paesi sviluppati non hanno seguito
questa strada e si sono indebitati anche
nei periodi di grande espansione, ritrovandosi all’inizio della crisi con i conti
pubblici in dissesto. Questo ha da un
lato ha limitato lo spazio di manovra
per intervenire con l’emissione di ulteriore debito, dall’altro lato il crollo del
PIL e delle entrate fiscali, accoppiato a
un aumento della spesa pubblica ha
minato una situazione già debole in
partenza. Le crisi locali (Grecia, Irlanda, Spagna, ecc.) sono solo le figlie,
ma non le madri, della situazione attuale. I mercati finanziari, che si muovono sulla base dei profitti attesi delle
società, rispondono di conseguenza,
diminuendo la ricchezza dei consumatori, deprimendo i consumi e aggravando, infine, la crisi. Nel corso delle
crisi passate, il circolo vizioso è sempre stato interrotto da un’applicazione
estrema della ricetta di Keynes: la
guerra. Questa ha il “pregio” di produrre: 1) una grande inflazione, 2) la
distruzione (o conversione) di gran
parte del sistema produttivo e degli
immobili e 3) un immenso incremento
della spesa pubblica. Quest’ultimo
crea una massa di debito che viene
però “sterilizzata” dall’inflazione. Al
termine della guerra i Paesi coinvolti
si ritrovano con un debito pubblico
pressoché azzerato e con un mercato
non più saturo. Aveva ragione e torto
insieme Marx: il capitalismo distrugge se stesso, ma è come una fenice;
alla fine risorge sempre dalle proprie
ceneri.
MATTEO MIGHELI
sez. A, maturità anno 1997
Assegnista di Ricerca – Università del Piemonte
Orientale
ALESSANDRA COMAZZI
PARLIAMONE
«I HAVE A DREAM»
«I have a dream», io ho un sogno,
disse Martin Luther King nel 1963, e
la frase fu subito tra le piu` citate al
mondo. Piu` modestamente, anche
il telespettatore ha un sogno. Anzi,
ne ha più d'uno. Ma il principale
sarebbe questo: che i programmi
nascessero, vivessero e morissero
indipendentemente dagli ascolti, ma
in base alla qualità. Bisognerebbe
che i programmi non fossero sempre gli stessi, che un anno vanno
bene e un anno vanno male per
chissà quale sorte bizzarra e cattiva.
D'altronde, se anche sono nuovi,
non paiono ugualmente graditi.
Bisognerebbe, pure, che non fossero così lunghi. Perché ce ne vogliamo rendere conto una buona volta,
che la lunghezza penalizza?
Insomma, tra la politica, la conflittualità, gli interessi, la concorrenza
tra generaliste, e le tematiche contro
tutti, si rischia di perdere di vista il
prodotto. Per esempio: alla fine la
Rai ha dato la tutela legale a Milena
Gabanelli e ai colleghi di «Report».
«La cosa peggiore, dice lei, è che
per tre mesi sono stata distolta dal
lavoro vero, per tre mesi non ho
potuto dedicarmi al prodotto».
Un altro sogno: che tutti non intervistino tutti. Basta con le interviste
fatte da intrattenitori e conduttori, a
ciascuno il suo mestiere. E ancora:
non dover aspettare le due di notte
per vedere i programmi più belli, più
interessanti per un pubblico che
non abbia deciso di porre il cervello
all'ammasso. Esempio: uno dei programmi piu` interessanti, e diverten-
ti, della Rai-servizio pubblico e`
«Prima della prima», Raitre. Che
pero`, siccome tratta l'opera e cioe`
uno dei piu` grandi lasciapassare
dell'Italia nel mondo; e la tratta allegramente, nel suo divenire, dietro le
quinte prima ancora che davanti,
viene nascosta. Come se nella tv di
Stato avessero tanta voglia di por
mano alla pistola, ascoltando la
parola «cultura». Che non è una
parolaccia.
E poi, consentitemi anche qualche
sogno frivolo. Scriverei una letterina
a Babbo Natale sugli amori in corso.
Ma continuamente interrotti. Come i
lavori. «Portaci in dono le coppie»,
gli chiederei, essendo frustrante,
alla fine, questa continua fiction
interrupta. Anche la Tata, dopo tanto
tira e molla, ha sposato Mr.
Sheffield, ricco produttore di
Broadway nonché suo datore di
lavoro; e il Dottor House si è messo
con la Cuddy, suo capo all'ospedale.
E sono andati ancora avanti alcune
annate, gli uni ad amarsi, e facendo
figli, gli altri ad odiarsi e dando, lui,
sempre più di matto. Pure i protagonisti di «Friends» ciclicamente ci
cascavano tra loro, e questo non ha
nuociuto alla serie. Anzi. Non necesseriamente il tenere sulla corda il
pubblico, si baceranno?, non si
baceranno?, può essere proficuo.
Talvolta è controproducente, e la
storia diventa sempre più bislacca.
Duro, da reggere, lo stile monacale.
E dunque vediamo, caro Babbo
Natale, i telefilm dove potresti intervenire perché l'incertezza, anziché
tenere sulla corda, non si trasformi
progressivamente in uggia.
Come in «Castle». Dove lui,
Richard Castle, l'attore canadese
Nathan Fillion, è un affascinante
scrittore di gialli; lei, Kate Beckett,
l'attrice canadese con padre serbo
e madre croata Stana Katic, è la
poliziotta diventata sua musa ispiratrice. Collaborano, si piacciono,
ma al momento buono, c'è sempre
uno dei due che si tira indietro. Si
guardano, si ingelosiscono, civettano, approdano ad altri lidi.
Datevi una mossa. O come in
«Bones», dove lei, Temperance
Brennan, Emily Deschanel, è
un'antropo-archeologa-scrittrice,
soprannominata per l'appunto
Bones, ossa. Lui è Seeley Booth,
David Boreanaz, agente dell'FBI.
La scienziata è apparentemente
fredda, ma si capisce che il ghiaccio le bolle dentro: pronto a sciogliersi di fronte alle avance del
detective dall'aria bietolona ma
tanto solida. Che quando le sussurra «ti amo», corre ai ripari
dicendo che si è sbagliato. Datevi
una mossa anche voi. E «Ncis»?
Loro indagano sui reati commessi
o subiti dai marines. Gli agenti
Tony Dinozzo, Michael Weatherly,
e Ziva David, Cote de Pablo, israello-americana del Mossad. Si fanno
gli occhi dolci dal primo episodio,
ma pur di non concretizzare, lei si
mette con un terrorista, e lui con la
figlia di un delinquente. Benedetti
ragazzi. Stessa storia in «Glades»
o in Royal Pains».
E quindi: poiché questa è la fiction,
bellezza, dove le donne dirigono
tutto e tutti sono medici, poliziotti, e
buoni, tanto vale che i Nostri si sposino e vivano felici e contenti.
Un'ultima cosa, caro Babbo Natale:
fai ricongiungere Grissom con la
fidanzata Sara e riportalo a «CSI».
ALESSANDRA COMAZZI
sez C, maturità anno 1975
Giornalista, critico televisivo de
“La Stampa”, docente di Analisi e Critica
della Televisione alla Facoltà di Lettere.
Presidente Stampa Subalpina
Dal Mondo del Liceo Alfieri
notizie degli Alfierini di oggi e di ieri
16 luglio 2011: si è svolta a Mezzenile il Concerto organizzato da Cesare e
Rossana Accomazzo. I partecipanti sono stati ospitati per l’aperitivo dai
nostri soci.
9 agosto 2011: è mancata a soli 30 anni la nostra amata Elisabetta Gambino.
5 settembre 2011: è mancata la decana dell’Associazione Giorgina Arian Levi,
all’età di 101 anni.
18 settembre 2011: la prevista passeggiata lungo la via del sale a Villafranca
Piemonte, è stata annullata per mancanza di adesioni.
30 settembre 2011: la nostra consigliera Isabella Zelano ha vinto un dottorato a
Parigi all’Istituto di Fisica del Globo.
PROSSIME ATTIVITÀ
Già programmate fin da ora
Domenica 13 novembre Bagna Caoda a Carmagnola,
presso la Società Operaia di Mutuo Soccorso F. Bussone.
Organizza N. Ghietti
Mercoledì 14 dicembre, Messa ed Auguri di Natale
alla Chiesa dei Santi Martiri,
locali riscaldati, brindisi, panna e panettone subito dopo.
Organizza R. Quallio
SEGUIRANNO DETTAGLI
ROBERTO QUALLIO
INTERVISTA A LUCA GLEBB MIROGLIO
Allievo del Liceo Alfieri maturità
del 1980, sezione B. Laureato in
Economia e Commercio, si è specializzato nel settore della comunicazione d’impresa, maturando
esperienze in vari settori sia su progetti nazionali che internazionali. È
fondatore e presidente di Glebb &
Metzger, società di consulenza per
la comunicazione aziendale e le
relazioni pubbliche con sedi a
Torino e Milano che annovera tra i
suoi clienti Ferrero, Monari Federzoni, Raspini, Maina, Morando,
Paglieri, Schiapparelli, Guna,
BasicNet, Mizuno, Mondo, Ativa,
Maserati, Aurora, Ersel e il Museo
Egizio di Torino. È inoltre Presidente del Club della Comunicazione d’Impresa di Torino,
Presidente degli Amici dell’Orchestra Nazionale Sinfonica della
Rai e Direttore della Fondazione
Cecilia Gilardi ONLUS. Uno dei
suoi interessi principali è la scrittura: oltre ad aver pubblicato per Il
Leone Verde diversi libri dedicati al
cibo e alla cucina nella letteratura e
nel cinema, collabora con il magazine torinese “Shop in the City”.
Tra tutti i ricordi degli anni del
liceo, quali sono quelli che conservi con più piacere?
Certamente le risate che si facevano alle spalle dei professori e dei
loro tic umani e professionali.
L’adolescenza è un’età speciale che
lascia tracce profonde nell’individuo. All’Alfieri ho fatto degli
incontri importanti per la mia formazione culturale e per la costruzione del gusto, ma anche per la
disciplina e il metodo che mi hanno
accompagnato nella mia vita professionale. Ricordo anche le
discussioni intorno ai temi dell’attualità e della cultura: così impegnate e passionali. Se penso ai
nostri discorsi, ai temi che ci davano in classe e confronto tutto que-
sto con ciò che si vede oggi in giro,
mi viene da pensare che appartenessi all’ultima generazione di persone normali, capaci di pensare e di
ragionare. Però per lavoro e per
altre ragioni mi capita spesso di tornare all’Alfieri ed avere contatti
con gli studenti di oggi e mi accorgo che gli alfierini sono ancora
così, una razza speciale.
Come ha influito l’esperienza del
liceo nella tua vita e nella tua attività?
La formazione classica è sicuramente alla base del mio lavoro
così come dei miei interessi, in
particolar modo la scrittura. Anche il bagaglio culturale vasto e
articolato che deriva dagli anni
liceali è uno strumento utile per
tutta la vita, che si manifesta in
una continua curiosità e voglia di
conoscenza. Nel mio ambito lavorativo, che spesso mi mette in
contatto con realtà nuove e differenti tra loro, le capacità di apprendere velocemente nuove informazioni e interpretare gli stimoli sono alla base di una strategia di comunicazione efficace.
In cosa consiste esattamente il
tuo lavoro?
La Glebb & Metzger lavora nel
campo della comunicazione a 360
gradi: dall’ufficio stampa alle campagne pubblicitarie, dall’organizzazione di eventi alle p.r. digitali. Nel
nostro ambito gli strumenti e le
modalità di lavoro si aggiornano
rapidamente, per questo è necessaria da parte nostra una competenza
che sia il più ampia possibile per
far fronte nel migliori dei modi alle
richieste sempre diverse dei nostri
clienti. In particolare io mi occupo
delle strategie globali e di coordinamento del lavoro dei team operativi.
Le tue esperienze professionali ti
hanno portato ad essere Presidente del Club della Comunicazione d’Impresa: di cosa si
tratta esattamente?
Il Club è il primo esempio in Italia
di associazionismo rivolto a tutti
coloro che lavorano nel settore
della comunicazione a vario titolo,
dai professionisti agli imprenditori,
dagli enti alle organizzazioni. Grazie anche al contributo dell’Unione
Industriale di Torino, il Club è un
punto di riferimento per i professionisti del settore, che associandosi
hanno la possibilità di partecipare
agli eventi e alle attività promosse
tra cui ci sono ogni anno ci sono
esperienze formative, incontri divulgativi, eventi informativi e presentazioni. L’obiettivo del Club è
quello di promuovere una migliore
interpretazione delle attività di
comunicazione e delle relazioni
pubbliche attraverso il dibattito e il
confronto di opinioni.
Che cosa ti senti di consigliare ad
un giovane che vuole lavorare in
questo settore?
Prima di tutto la curiosità e la
voglia di scoprire nuove strade.
Una buona cultura di base, soprattutto di carattere umanistico, e infine una buona preparazione teorica.
Quest’ultima è importante ma
l’esperienza sul campo e il continuo aggiornamento sono due fattori fondamentali, che contraddistinguono i p.r. più preparati. Leggere,
osservare, ascoltare, cercare di
capire, fare i collegamenti, viaggiare, scrivere, gustare… questi sono i
miei consigli.
ROBERTO QUALLIO
sez A, maturità anno 1966
Metalmeccanico in pensione
ESSERE ALFIERINI È UN ONORE
di Jacopo Grillo
Essere alfierini è un onore.
Un segno distintivo più forte
delle generazioni lontane,
delle differenti età, dei diversi percorsi di vita.
Aver passato gli anni più
belli della propria vita all’interno delle stesse mura (seppur ideali e non fisiche) è un
orgoglio che trasmette emozioni significative.
Ed è proprio per celebrare
questo forte senso di appartenenza al nostro glorioso
liceo che questi quattro alfierini, trovatisi in un giardino
di montagna il giorno di ferragosto, non hanno resistito
alla tentazione di farsi ritrarre insieme.
Quattro compagni di scuola che si ritrovano durante le
vacanze estive, nulla di più
bello.
Questo è lo Spirito dell’Alfieri. Uno spirito per il quale
la nostra Associazione combatte, impegnandosi per coltivarlo e preservarlo, cercando di mantenere vivi i ricordi dei meravigliosi anni del
Liceo.
Del resto il foscoliano
Jacopo Ortis, suggeriva di
“[fare] tesoro dei sentimenti
cari e soavi i quali ci ridestino, per tutti gli anni che
ancora tristi e perseguitati ci
avanzano, la memoria che
non siamo sempre vissuti nel
dolore”. Pur senza essere
così tragici, non essendoci
certezze sul futuro, curare i
bei ricordi e metterli al sicu-
ro è sicuramente un ottimo
investimento.
Ps: in questa breve didascalia alla foto ho sempre
parlato di “alfierini”, mai di
“ex-alfierini”. Questo per
ricordare una delle più belle
frasi che mai mi sia stata
detta.
L’ultimo giorno dell’ultimo anno di Alfieri infatti,
un’alfierina, uno dei miei
più grandi amori liceali, nell’abbracciarmi per l’ultima
volta mi sussurrò nell’orecchio: “sarai alfierino per
sempre…”
JACOPO GRILLO
sez. A, maturità anno 2005
praticante avvocato