07 05 14 Cuneo ammazza la moglie e si costituisce ai

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07 05 14 Cuneo ammazza la moglie e si costituisce ai
R
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 7 MAGGIO 2014
A FOSSANO
La storia
PAOLO COLONNELLO
MILANO
«R
itengo che consentire oggi a Mario Ferrandi di poter partecipare alle consultazioni
elettorali democratiche del nostro Paese, sia anche la risposta delle democrazie a chi, ai tempi del terrorismo, ritenne di contrastarla con la violenza e
il sangue…». È uno dei passaggi della
lettera firmata da Antonio Iosa, ferito
da un commando terrorista il primo
aprile 1980, contenuta nella sentenza
del tribunale di Sorveglianza di Milano
con cui, a distanza di quasi 37 anni, l’ex
terrorista di Prima Linea che nel maggio del 1977 uccise il vice brigadiere di
polizia Antonio Custra durante una
manifestazione di Autonomia Operaia
a Milano in via De Amicis, viene definitivamente riabilitato, conquistando i
diritti civili che finora gli erano stati
negati. Potrà votare e, forse, trovare un
lavoro, come spiega il suo avvocato Davide Steccanella che ha molto insistito
perché venisse presentata la domanda
di riabilitazione. Anche se ormai a 58
anni, Ferrandi è un uomo piegato dalla
vita, povero, una vecchia auto del 1990
sotto sequestro amministrativo, senza
un tetto sicuro e con un reddito sotto la
soglia minima di sopravvivenza. Lui
preferisce non parlare, si limita a una
piccola frase, essenziale: «Sarebbe stato impossibile senza Antonia Custra,
Antonio Iosa, Giorgio Bazzega: tre
grandi anime». Tre sue vittime.
Eppure, leggendo l’ordinanza del
tribunale, ci si rende conto di come l’ex
ragazzo sanguinario dell’Autonomia
Operaia - aveva 28 anni all’epoca dei
fatti e la sua vittima 25 - abbia davvero
percorso il sentiero stretto e difficile
della «riabilitazione». Una strada tutta in salita per l’uomo che, suo malgrado, divenne un simbolo degli «anni di
piombo» grazie a una foto famosissima che ritrasse in via De Amicis,
l’istante immediatamente successivo
Cronache .15
.
Pentito
La foto simbolo
L’immagine scattata in via De Amicis il 14 maggio 1977
durante gli scontri in cui morì il poliziotto Antonio Custra
Le sue stesse
vittime hanno
riconosciuto
che Mario
Ferrandi
(foto),
dopo la
dissociazione
del 1983,
si è assunto
le sue
responsabilità
e ha
collaborato
con le
indagini
Uccise Custra in via De Amicis
Dopo 37 anni riabilitato Ferrandi
Antonio Iosa, che fu ferito: “Una vittoria della democrazia”
allo sparo che uccise Custra, il suo compagno di «fuoco» Giuseppe Mememo
mentre puntava la pistola verso gli agenti di polizia. Fu l’inizio della fine per gli
estremisti dell’Autonomia che avevano
deciso di fare il grande salto nella nebulosa oscura del terrorismo rosso e che
portò ad uccidere giudici, giornalisti, poliziotti, commercianti. Ferrandi ai processi, dopo la dissociazione del 1983, diede una fondamentale collaborazione e si
assunse le sue responsabilità. Venne
condannato. Uscì dal carcere e provò a
ricominciare la strada iniziata nel 1983,
che ha avuto una svolta fondamentale
nel 2007 quando Antonia Custra, la figlia del vice brigadiere che Ferrandi ave-
Così la figlia
di una vittima
Con lui in via De Amicis
ho provato un dolore che mi
ha tolto il respiro, ma a un
certo punto ho sentito che
mio padre mi era accanto
Antonia Custra
La figlia del poliziotto ucciso da Ferrandi
nata due mesi dopo la morte del padre
va ucciso e cha nacque 2 mesi dopo la
morte del padre, decise d’incontrarlo.
«Lui era molto imbarazzato, poi dopo un
po’ si è sciolto. Gli dovevo addirittura far
coraggio io - disse successivamente Antonia - sembrava una persona morta
dentro. Abbiamo parlato molto. Non ero
mai stata a Milano, mi sono fatta portare
in via De Amicis che avevo visto solo in
quelle foto. Ho provato un dolore che mi
ha tolto il respiro, ma a un certo punto ho
sentito che mio padre mi era accanto».
Storia terribile e insieme di grande
umanità che altri figli di vittime del terrorismo hanno riconosciuto a Ferrandi
incontrandolo più di una volta e attestando il suo radicale cambiamento.
Ammazza
la moglie
e si costituisce
ai carabinieri
CUNEO
Silvana Allasia, 47 anni, madre di due bambini di dieci e
otto anni, insegnante in una
scuola materna del Torinese:
è lei l’ultima vittima italiana
di femminicidio. Il marito, Vitantonio Gioia (ma tutti lo
chiamano Antonello), guardia giurata, 53 anni, ieri pomeriggio le ha sparato con la
pistola d’ordinanza nella loro
abitazione di Fossano, nel
Cuneese. Due i colpi che hanno raggiunto la donna, al
tronco. Ferite mortali, anche
se era ancora viva quando
Gioia ha chiamato i soccorsi,
per poi telefonare anche ai
carabinieri e costituirsi.
I due bambini della coppia
(sia Antonello Gioia, sia Silvana Allasia avevano alle
spalle un matrimonio naufragato, ma i due figli erano nati
dalla loro unione) erano in casa, ma con ogni probabilità in
una stanza diversa da quella
in cui è avvenuto l’omicidio.
Non è escluso comunque che,
con l’assistenza di psicologi
specializzati, nelle prossime
ore il magistrato, il sostituto
procuratore della Repubblica a Cuneo, Massimiliano
Bolla, intenda sentirli come
testimoni degli ultimi minuti
che hanno preceduto l’omicidio della madre. Il padre dal
pomeriggio alla tarda serata
è stato a lungo interrogato
dai carabinieri di Fossano,
anche per stabilire se l’omicidio sia stato premeditato.