Tanta voglia di figli Amore è … l`adozione–bis

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Tanta voglia di figli Amore è … l`adozione–bis
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INCHIESTA ADOZIONI
Tanta voglia di figli
Boom di richieste al Tribunale di Catania per i minorenni.
el 2001 è salito a 850 il
numero delle famiglie
catanesi che hanno avviato una pratica di adozione
al Tribunale per i minorenni. Secondo l'indagine statistica della
Commissione ministeriale per le adozioni,
rispetto al 2000, si registra un aumento di ben
350 richieste. Un boom per il Tribunale di via
Franchetti, dovuto al desiderio di molte coppie
di poter avere quel figlio tanto desiderato. "Ma
anche al fatto che la nuova legge in materia,
dal 28 marzo scorso, ha protratto fino a tre
anni i termini per la scadenza, salvando molte
delle pratiche ancora pendenti", spiega
Giovanni Ferrera, coordinatore della sezione
Civile del Tribunale e membro della
Commissione nazionale per le adozioni internazionali. Altre 250 coppie hanno, invece, presentato una 'dichiarazione di disponibilità' per
l'adozione internazionale. "Nella maggior
parte dei casi l'esame, cui devono sottoporsi
per legge i richiedenti, si è concluso con esito
positivo - continua Ferrera - Nel senso che le
famiglie sono state giudicate idonee ad accogliere un bambino straniero". Nel 2001 ce
l'hanno fatta in 148 e sono stati 38 i bambini
stranieri affidati alle famiglie adottive. Un percorso lungo un anno quello che attende gli
aspiranti genitori. Dopo la presentazione della
'dichiarazione di disponibilità', il Tribunale
avvia l'istruttoria ed entro 15 giorni incarica i
servizi socioassistenziali. I servivi (un assistente sociale incaricato dal Comune e uno
psicologo incaricato dall'Asl) entro quattro
mesi convocano la coppia, acquisiscono tutti
gli elementi conoscitivi necessari e trasmettono la relazione al Tribunale. Il Tribunale, poi,
impiega due mesi, per emettere il verdetto di
idoneità. Dopodiché la coppia inizia la pratica
con l'ente autorizzato prescelto. A Catania gli
enti sono il 'Musa Sadiker' per i bambini romeni e macedoni, l'Asa di Acireale per gli ucraini,
e l'Agapé per i minori di El Salvador.
Naturalmente ci si può rivolgere ad altri enti
per ottenere in adozioni bambini di altre nazionalità. Il procedimento si chiude con l'esame
della Commissione e del Tribunale che autoriz-
zano l'ingresso e la residenza permanente del
bambino adottato in Italia. "Molto e in meglio
potrebbe cambiare con l'approvazione della
legge proposta dal governo nazionale - conclude Ferrera - che autorizza competenze ripartite
nell'ambito della giurisdizione del Tribunale di
Catania. In questo caso si avrebbero più centri
(con uffici a Catania, Siracusa e Ragusa) che si
occuperebbero delle adozioni internazionali,
snellendo di molto le procedure.
N
Vincenzo Russo
Amore è …
l’adozione–bis
La storia esemplare di una coppia etnea,
tra timori e gioia per le loro bimbe
venute da lontano
osalba e Franco sono una coppia di coniugi che ha sperimentato, per ben due volte, l’esperienza dell’adozione
internazionale. Li abbiamo incontrati per parlare con
loro di quest’esperienza, di questo spaccato di vita vissuta, per conoscere la loro esperienza e le difficoltà che
hanno dovuto affrontare. Da premettere che l’esperienza di Rosalba e
Franco risale ad alcuni anni fa, prima che la normativa riguardante le adozioni internazionali conoscesse, per effetto della legge n. 476 del
31/1/1998, profondi cambiamenti.
Il nuovo regime normativo, è divenuto pienamente operativo il 16
novembre 2000 a seguito della pubblicazione dell’Albo degli Enti italiani ai
quali la Commissione per le Adozioni Internazionali presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri, ha concesso l’autorizzazione a svolgere pratiche
adozionali.
L’esperienza d’adozione internazionale, è stata vissuta dalla coppia
nel lontano 1989 quando decisero di adottare una bambina di soli 18 mesi
proveniente dall’India. Daya, così si chiama la bambina che adesso è diventata una bella ragazza di 14 anni intelligente con tanti progetti, è arrivata
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dopo un iter burocratico lungo e difficoltoso iniziato con l’invio della richiesta d’adozione da
parte della coppia al Tribunale dei minori di
Catania, corredata da tutta la documentazione
richiesta. Dopo questa prima fase e una serie di
colloqui con i giudici del Tribunale dei Minori e
diverse assistenti sociali finalizzati a sviscerare la
coppia fino nei minimi particolari, si giunge ai
parere espressi sia dai Magistrati sia dalle assistenti sociali che determinano, il rilascio del certificato d’idoneità per l’estero che permette alla
coppia di adottare un bambino in qualsiasi Stato.
Tutto relativamente liscio fino a questo
punto. I problemi iniziano, secondo quanto riferito da Rosalba, subito dopo. Infatti, mentre la
coppia prima di ottenere il rilascio del certificato
d’idoneità deve seguire tutta una serie di colloqui, incontri, con giudici, assistenti sociali, psicologi, psichiatri, perché se ne deve verificare l’affidabilità soprattutto
da un punto di vista affettivo e
psicologico, dopo ricorda
Rosalba “ la coppia non ha più
un sostegno psicologico e non
viene preparata a ricevere il
minore adottato”. Un problema non indifferente, rileva
Rosalba, perché un bambino,
sia adottato sia naturale, sconvolge la vita, a maggiore ragione se proviene da un contesto
sociale – ambientale completamente diverso rispetto a quello nostro, quale quello del Terzo Mondo.
Nell’affrontare quindi questo momento di transizione molto complesso e difficile, nell’anno di
affido pre – adottivo, a volte le istituzioni deputate non sono presenti.
Almeno questa è l’esperienza vissuta da
Rosalba e Franco. In sintesi la coppia sottolinea
con forza che è durante l’anno di pre- affido che
i genitori adottivi hanno bisogno di un supporto
psicologico particolare da parte delle figure professionali indicate dalla legge a questo scopo.
Infatti, il primo anno è quello più delicato. In
questo lasso di tempo, l’inserimento del nuovo
arrivato comporta attenzioni particolari sia da un
punto di vista psicologico che fisico. Se consideriamo poi che i bambini provenienti dal Terzo
Mondo soffrono di patologie varie anche se non
gravi e il più delle volte sono denutriti, il quadro
generale che ne scaturisce è particolarmente
complesso. Nonostante le difficoltà di questa
prima adozione, l’esperienza di maternità e
paternità vissuta dalla coppia è stata così emo-
zionante e coinvolgente e non dissimile molto
da quella biologica, ricorda Rosalba, che decidono di adottare una seconda bambina. Rifatto ex
novo l’iter burocratico nel 1995 ecco arrivare
un’altra bambina indiana. Meenaksi, che adesso
ha 12 anni, arriva in Italia all’età di cinque anni,
quindi, prescolare con problemi comportamentali non indifferenti dovuti al trauma psicologico
avuto per il contatto con una realtà ambientale
completamente differente al paese d’origine.
Fortunatamente, grazie all’amore e al senso di
maternità e paternità mostrato da Rosalba e
Franco dopo un periodo d’assestamento difficile
la bambina s’inserisce bene nel contesto. Oggi,
a sette anni dall’adozione, è una bambina vivace, piena di vita bel integrata nel contesto “ che
vive la vita normalmente. Come qualsiasi altra
coetanea” come ci sottolinea
lei stessa. Una vita ricca di
gioie e di sogni che lascia ben
sperare per un futuro da astronomo, “ il suo sogno nel cassetto”, Daya, la sorella maggiore, ricorda, invece, “ che
oltre a ritenersi una ragazza
fortunata “ ha vissuto con
molta serenità e semplicità il
periodo dell’adozione. Da
grande vorrebbe diventare
astronauta o stilista e verso il
Paese d’origine nutre una tranquilla curiosità da “ turista”.
Entrambe, anche se consapevoli della loro diversità e del
fatto che esistono ancora sacche di resistenza ad
accettare una società multirazziale e multietnica,
non hanno vissuto momenti difficili ed hanno
instaurato con i loro coetanei un rapporto paritario e sincero. La storia riportata oltre ad essere
uno spaccato di vita che ha coinvolto i destini di
quattro esseri umani, diventa un bel esempio per
tutti coloro che vogliono adottare un bambino,
sia italiano sia proveniente dall’estero.
L’esperienza fatta da Rosalba e franco oltre ad
averli arricchiti dentro, ha dato a loro modo di
provare la meravigliosa sensazione che si prova,
nonostante le difficoltà, ad essere genitori e creare un nucleo familiare che oggi anche se abbastanza raro, diventerà ne siamo sicuri, in un
futuro prossimo normale. La stessa normalità di
cui parlano con candore e semplicità, Daya e
Meenaksi, oggi due belle italiane dalla pelle d’ebano e dal cuore che non conosce confini,
domani due pilastri della società.
Antonio Nicolosi
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INCHIESTA ADOZIONI
Quel bimbo venuto da
lontano
Le adozioni internazionali sono più costose,
ma hanno procedure meno lunghe
on è facile adottare un
bambino. La legislazione
italiana in materia di adozioni è complessa e richiede tempi lunghi. La legge
184 del 1992, con le modifiche apportate nel
corso degli anni, stabilisce che l’adozione è
consentita alle coppie unite in matrimonio o
conviventi da almeno tre anni. L’età degli adottanti deve superare di almeno diciotto e non
più di quarantacinque anni l’età dell’adottando. Il minore, il quale ha compiuto quattordici
anni non può essere adottato se non presta
personalmente il proprio consenso.
Intento del legislatore dunque è stato
quello della tutela del minore e soprattutto di
verificare se le condizioni economiche, sociali
e della coppia, siano idonee per accogliere un
figlio. “ Ci sono tanti bambini da adottare
fanno sapere dall’ufficio adozioni del Tribunale
dei minori di Catania, il vero problema è che
molte coppie scelgono bambini molto piccoli. L’età più “richiesta” per adottare un bambi-
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Il Tribunale
dei minorenni
di Catania
ni va da zero a tre anni, dopo le coppie spesso non se la sentono di educare un bambino
più grande…”
Adozione internazionale
Costa dai dieci ai trenta milioni adottare
un bambino che si trova all’estero. La legge
Niente figli? Troppo stress
Aumenta la percentuale di coppie sterili, ma in Sicilia 19 centri
specializzati regalano la gioia di un bebè ad una coppia su quattro
Il fenomeno delle adozioni è
nelle maggior parte dei casi la diretta
conseguenza della infertilità.
Con questo termine, secondo la
Organizzazione Mondiale della Sanità
(WHO, 1992), si intende “l’impossibilità di concepire dopo almeno dodici mesi di rapporti liberi con un partner in perfette condizioni di fertilità”.
Ogni anno il 15 – 20% delle coppie
nei paesi industrializzati soffre di que-
sta condizione, questa percentuale si
traduce in Sicilia in circa 6.000 le coppie che non riescono ad avere la
sospirata gravidanza. La prima causa
va ricercata nell’età media sempre più
alta della coppia. Dopo i 35 anni la
fertilità comincia a ridursi sia nell’uomo che nella donna. Altre cause
vanno ricercate nelle infezioni sessuali dovuti alla promiscuità dei rapporti
e nello stress che ha un ruolo deter-
minante sulla mobilità e numero degli
spermatozoi.
Studi recenti hanno evidenziato
come il numero medio degli spermatozoi in uomini con prole negli ultimi
anni, a causa dello stress, si è ridotto
da 40 a 20 milioni circa (al di sotto di
questo numero si parla di oligospermia).
Le “responsabilità” della infertilità riguarda entrambi i partner nel
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stabilisce che ci devono essere minimo diciotto anni fino a un massimo di quarantacinque
anni di differenza fra i genitori adottivi e il
bambino adottato.
Bisogna essere sposati da almeno tre
anni, avere un lavoro stabile e una casa. In
linea generale sono gli stessi requisiti che servono per adottare un bambino italiano, solo
che i tempi di attesa sono molto ristretti.
Per anni raccontano le coppie che sono
inserite nelle liste per adottare un bambino
italiano, hanno aspettato di poter crescere un
figlio, ma il tempo passava e non accadeva
nulla.
Questa è la lamentela di tanti aspiranti
genitori che stanchi di inutili attese si sono
rivolti alle agenzie preposte al disbrigo di pratiche per le adozioni internazionali. L’iter per
poter adottare un bambino straniero dopo aver
avuto il parere favorevole del tribunale dei
minori, passa attraverso le agenzie che fanno
da tramite tramite tra la coppia e il paese dove
vive il bambino” . Sono 2000 i bambini che
hanno avuto le autorizzazioni per entrare in
Italia – ricorda Melita cavallo presidente della
Commissione per le adozioni internazionali –
e possono essere adottati subito. C’è stata
negli ultimi anni una forte diminuzione dei
bambini che provengono dall’est europeo perché la Russia e Romania, soprattutto, hanno
bloccato le adozioni”.
Un modo un po’ diverso per adottare un
bambino è l’adozione a distanza. Il numero
Il tema delle adozioni
interpretato da
Francesco Paolo
Ardizzone
degli orfani in Burkina Faso, uno dei cinque
stati più poveri del mondo, che si trova in
Africa, è altissimo.
Per aiutare questi piccoli è possibile effettuare un’adozione a distanza con una cifra
quasi simbolica che può servire al mantenimento necessario per un bambino che potrà
così continuare gli studi. Un piccolo gesto
forse, che però fa sentire genitori anche a
distanza.
Giusi Lazzara
20–30% dei casi, il resto è diviso equamente fra l’uomo e la
donna anche se in questi ultimi
anni il fattore maschile è
aumentato rispetto a quello
femminile e molte ricerche vengono svolte in tale direzione.
Nella nostra regione esistono 19 centri, per lo più privati, autorizzati alla prescrizione dei farmaci per la sterilità. A
Palermo sono sette di cui uno
pubblico presso l’Istituto
Materno Infantile e sette a
Catania con due pubblici presso
l’Ospedale S.Bambino e Ascoli Tomaselli. La percentuale dei
successi – gravidanze ottenute
con nascite di bambini – mediamente si aggira sul 20 – 25%.
Questa percentuale aumenta con l’abbassarsi dell’età media della coppia e
dipende anche dal tipo di tecnica utilizzata (in vitro o in vivo).
Giovanni Musumeci (biologo)