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Bombe sui ribelli, la Nato non si scusa
08/04/2011 - LIBIA
La Nato non intende scusarsi con i ribelli del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi per il fuoco amico che ha
provocato la morte di diversi combattenti dell'opposizione a Brega, perch€ al momento non si ritiene responsabile
dell'errore che ha provocato le vittime. Lo ha detto oggi l'ammiraglio Russell Harding, vice comandante dell'operazione
Unified Protector della Nato, nel corso di una conferenza stampa. I raid compiuti ieri dall'Alleanza atlantica su alcune
citt• della Libia "potrebbero avere ucciso molti ribelli" di Bengasi, ha ammesso l'ammiraglio, che per‚ ha spiegato di
volere attendere notizie piƒ certe dagli inquirenti della Nato, prima di fornire "una risposta ben dettagliata" sul numero
delle vittime.
Sempre oggi, per bocca della sua portavoce Oana Lungescu, la Nato ha spiegato che colpire gli obiettivi prefissati "senza
provocare vittime civili „ molto difficile", anche perch€ i militari fedeli a Muammar Gheddafi stanno utilizzando i civili
"come scudi umani". Da qui, l'importanza di trovare una rapida "soluzione politica al conflitto", che non pu‚ non passare
dalla "fine delle violenze e dall'immediata transizione verso un potere democratico", ha aggiunto la portavoce.
L'Alleanza per‚ "rifiuta l'idea di una fase di stallo politica e militare" in Libia e intende proseguire la sua missione che "„
quella di proteggere la popolazione civile". Nel frattempo il governo di Berlino, finora fortemente contrario a qualsiasi
coinvolgimento militare in Libia, si „ detto pronto a inviare soldati della Bundeswehr in Libia per partecipare a missioni
militari a scopo umanitario.
La svolta della Germania „ stata annunciata ieri dal ministro degli Esteri Guido Westerwelle, secondo il quale restano
presupposti imprescindibili l'esplicita richiesta delle Nazioni unite e il voto favorevole del Parlamento. Il contributo
tedesco dovrebbe consistere nell'invio di navi della Marina tedesca per il trasporto di profughi o per scortare i
rifornimenti di beni alimentari e medicinali, precisa lo Spiegel. L'annuncio tedesco „ arrivato proprio mentre i vertici
della Nato stanno aumentando i loro sforzi per chiedere un maggiore impegno agli alleati. Anche il governo italiano
potrebbe essere chiamato presto a decidere un incremento degli aerei da combattimento per la missione dell'Alleanza
in Libia, con la contemporanea autorizzazione a bombardare.
Il nostro rappresentante in Cirenaica, Guido de Sanctis, „ stato convocato ieri con i colleghi britannico e francese dal
responsabile della politica estera del Consiglio nazionale di transizione, Ali al Isawi, che ha chiesto che i tre Paesi
intervengano presso la Nato per far intensificare i raid aerei. Uno dei comandanti militari dei ribelli libici, il generale
Abdul Fatah Yunis, ha ammesso per la prima volta che i combattenti dell'opposizione al regime di Muammar Gheddafi
hanno ricevuto armi da paesi stranieri. Secondo l'emittente panaraba al Jazeera, si tratterebbe di armi anticarro del
Qatar.
Intanto la battaglia va avanti. Le forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi stanno avanzando in direzione della
zona est di Misurata. Lo riferiscono fonti degli insorti precisando che ci sono stati diversi scontri nelle strade della citt• i
cui abitanti stanno cominciando a fuggire. …Hanno cercato di entrare nella citt• dalla parte orientale, da una zona molto
popolosa che si chiama Eqseer. Gli insorti li hanno affrontati e gli scontri proseguono†, ha detto all’agenzia Reuters il
portavoce dei ribelli Hassan al Misrati.
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/397042/
LIBIA: L'INTERVENTO MILITARE DELL'ONU E DELLA NATO E' LEGALE?
La Carta delle Nazioni Unite limita strettamente il Capitolo 7 sulle azioni militari alle minacce alla pace e alla sicurezza
internazionale, ma la Libia non ha mai rappresentato tale minaccia.
Inoltre tale capitolo esclude l'ingerenza negli affari interni degli Stati membri.
Libia, il regime Ä pronto a trattare, ma con Gheddafi al potere
Il governo di Tripoli sarebbe pronto a un negoziato per arrivare ad una soluzione politica della crisi, ed anche a
preparare il paese alle elezioni. Ma le dimissioni del raˆs non sono trattabili.
Si cerca una soluzione diplomatica in Libia, ma Muammar Gheddafi non intende lasciare la guida del Paese. Intanto, gli
Stati Uniti hanno ritirato i caccia da combattimento dal teatro delle operazioni libiche, dopo oltre due settimane
dall'avvio della missione internazionale.
IL RAI'S RESTA
- “Potremmo avere - ha dichiarato Mussa Ibrahim, rispondendo a domande sul tenore dei negoziati della Libia con le
potenze occidentali - qualsiasi sistema politico, qualsiasi cambiamento: Costituzione, elezioni, qualunque cosa, ma il
leader deve portare avanti tutto ci‚. Questo „ ci‚ che crediamo. Chi siete voi per decidere cosa i libici dovrebbero fare?
Perch€ (le potenze occidentali) non dicono: „ necessario che il popolo libico decida se il leader libico deve restare o
meno, se avere o meno un diverso sistema politico?. Nessuno - ha aggiunto Ibrahim - pu‚ venire in Libia e dire: dovete
cambiare il vostro leader, o il vostro sistema politico, o il vostro regime. Chi siete voi per dire ci‚?”
Martedˆ 05 aprile 2011 12.01
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/218995
Tunisia, nasce il Fronte nazionale per la lotta contro l'aggressione alla
Libia
23/03/2011
L'alleanza ritiene che l'intervento militare appoggiato dall'Onu abbia finalit• colonialiste.
L'agenzia d'informazione Tap riferisce che in Tunisia si „ costituito il Fronte nazionale per la lotta contro l'aggressione
alla Libia, ostile all'intervento armato della coalizione internazionale, legittimato dall'Onu.
Secondo gli aderenti, l'attacco che ha preso il via il 19 marzo fa parte di un "progetto colonialista mirante a depredare le
ricchezze della Umm• ("comunit• di musulmani", senza connotato etnico-linguistico-culturale) araba e piegare le sue
forze anticolonialiste". Il Fronte invita la popolazione ad opporsi "a qualsiasi tentativo di occupazione diretta, sostenuta
da una stampa araba sospetta che spinge i popoli ad asservire gli interessi americani e della Nato".
Hanno aderito all'alleanza: Unione democratica unionista, Movimento popolare per una democrazia diretta, Movimento
degli unionisti liberi, il Partito dell'unit• popolare, gli Unionisti arabi in Tunisia, la Coalizione democratica, e
l'Organizzazione della gioventƒ democratica unionista.
http://it.peacereporter.net/articolo/27570/Tunisia,+nasce+il+Fronte+nazionale+per+la+lotta+contro+l'aggressione+alla
+Libia
La Baia dei Porci di Obama in Libia: aggressione imperialista straccia la
Carta dell'ONU
di Webster G. Tarpley
Washington DC, 19 marzo - Nei giorni scorsi dei missili cruise statunitensi e britannici insieme ad aerei da
combattimento francesi e della NATO hanno partecipato all'Operazion Odyssey Dawn/Operazione Ellamy, un
bombardamento neo-imperialista sotto finta copertura umanitaria contro lo Stato sovrano della Libia. Agendo sotto la
risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza... dell'ONU le forze navali statunitensi nel Mediterraneo il sabato sera (ora
locale) hanno sparato 112 missili cruise contro obiettivi che secondo il Pentagono erano collegati al sistema di difesa
aerea della Libia. Tuttavia Mohammed al-Zawi, Segretario generale del Parlamento libico, ha detto in una conferenza
stampa a Tripoli che il "barbaro attacco armato" e la "aggressione selvaggia" hanno colpito zone con edifici residenziali e
uffici, nonch€ obiettivi militari, riempiendo gli ospedali di Tripoli e Misurata con vittime civili. Zawi ha accusato le
potenze straniere di agire per proteggere una cricca di ribelli, che contiene famigerati terroristi. Il governo libico ha
reiterato la richiesta alle Nazioni Unite di inviare osservatori internazionali a riferire oggettivamente sugli eventi libici...
Si prevede che le forze d'attacco dispiegheranno altri missili cruise, droni Predator e bombardieri, nel tentativo di
distruggere il sistema libico di difesa aerea, come preludio alla sistematica decimazione delle unit• di terra libiche. Gli
osservatori internazionali hanno notato che i servizi d'intelligence degli Stati Uniti circa la Libia potrebbero essere
inferiori alle aspettative, e che molti missili da crociera potrebbero aver colpito obiettivi non militari.
La Libia aveva reagito al voto delle Nazioni Unite dichiarando un cessate il fuoco, ...
... ma Obama e Cameron non gli hanno dato peso. Sabato scorso, France 24 e al-Jazeera del Qatar, le reti di propaganda
internazionale che fanno una pubblicit• martellante a favore degli attacchi, hanno trasmesso reportage isterici sulle
forze di Gheddafi, che avrebbero attaccato la roccaforte ribelle di Bengasi. Hanno mostrato la foto di un aereo da
combattimento abbattuto affermando che questa fosse la prova che Gheddafi stesse portando una sfida all'ONU
continuando a eseguire le incursioni aeree. In seguito „ risultato che l'aereo distrutto era appartenuto alle forze aeree
dei ribelli. Tale copertura ha fornito una giustificazione per i bombardamenti iniziati poche ore dopo. I paralleli con la
bufala propagandistica dei bambini nelle incubatrici in Kuwait, del 1990 sono stati evidenti. I lealisti di Gheddafi hanno
detto che i combattimenti di sabato erano stati causati da attacchi dei ribelli alle linee del governo, nella speranza di
provocare un attacco aereo, con l'aggiunta dei residenti locali che si difendono contro i ribelli.
Al voto delle Nazioni Unite, il delegato indiano ha giustamente sottolineato che la decisione di avviare la guerra era stata
presa sulla base di informazioni assolutamente non affidabili, dal momento che l'inviato del Segretario generale Ban-ki
Moon in Libia non aveva mai riferito al Consiglio di Sicurezza. Il bombardamento „ iniziato poco dopo un vertice
scintillante a Parigi "a sostegno del popolo libico", dove avevano fatto bella mostra di s€ Sarkozy, Cameron, Hillary
Clinton, Stephen Harper del Canada e altri politicanti.
Alcuni contingenti simbolici dal Qatar, dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Giordania e dall'Arabia Saudita avrebbero dovuto
prendere parte all'attacco, ma non si sono visti da nessuna parte, mentre ci si aspettava che alcuni Stati arabi avrebbero
fornito un sostegno finanziario. Il costo minimo stimato per mantenere una no-fly zone sopra la Libia per un anno „ di
circa 15 miliardi di dollari - abbastanza per finanziare il programma federale WIC al fine di fornire pasti ad alto contenuto
proteico per le madri povere e i neonati statunitensi per due anni.
Dalla no-fly zone al regime change
Lo scopo dichiarato del bombardamento era di stabilire una no-fly zone e di proteggere le forze dei ribelli libici
sponsorizzati dalla CIA, composte della Fratellanza musulmana, da elementi del governo libico fra cui frange dell'esercito
sovvertite dalla CIA (tra cui spiccano per esempio figure sinistre come l'ex Ministro della Giustizia Mustafa Abdel-Jalil e
l'ex ministro degli Interni Fattah Younis), e le tribƒ monarchiche dei Senussi, che tengono in pugno le citt• di Bengasi e
Tobruk. Ma a due ultimatum congiunti, presentati venerdˆ dal Presidente Obama e dal premier britannico Cameron,
oltre a un discorso del canadese Harper, hanno chiarito che l'obiettivo era la cacciata del colonnello Muammar Gheddafi
e il cambio di regime ('regime change") in questa nazione nordafricana produttrice di petrolio, la cui riserve accertate di
greggio sono le piƒ grandi del continente.
Le prospettive di successo militare sono incerte, nonostante l'apparente preponderanza della NATO. Non „ stato
articolato alcun chiaro obiettivo militare, e sono probabili disaccordi circa la portata della guerra. Se i carri armati e la
fanteria di Gheddafi sono impegnati in combattimenti casa per casa con i ribelli in citt• come Bengasi e Tobruk, sar•
difficile per la NATO esercitare la sua superiorit• aerea senza massacrare un gran numero di civili.
Da "hope e change" di Obama allo "shock and awe"
Mentre l'azione di Obama viene da molti associata all'attacco di Bush-Cheney avvenuto in Iraq nel 2003, sono forti anche
i paralleli con il fiasco della Baia dei Porci, nell'aprile 1961. In quel caso, una forza di cubani anti-Castro organizzati dalla
CIA era stata militarmente sconfitta nel tentativo di impadronirsi di Cuba, con conseguenti richieste del capo della CIA
Allen Dulles al presidente Kennedy per indurlo a effettuare attacchi aerei e un'invasione di terra per salvare l'operazione.
Kennedy aveva respinto tali richieste e aveva silurato Dulles. Obama, molto piƒ debole di Kennedy, davanti al crollo di
una forza militare creata della CIA in Libia ha disposto tale bombardamento, aprendo una seconda fase dell'attuale
disastro degli Stati Uniti.
La regione della Cirenaica, in mano ai ribelli, „ stata a lungo la scena di un'agitazione della Fratellanza musulmana contro
Gheddafi, in gran parte fomentata da oltre il confine egiziano con l'assistenza degli Stati Uniti. Dopo il fallito tentativo di
assassinio contro il leader libico, avvenuto nel 1995 e riferito dall'agente disertore del MI-5 David Shayler (per il quale il
MI-6 aveva pagato 100.000 sterline da inviare a una filiale di al Qaeda), la parte orientale della Libia per lungo tempo „
stata teatro di un'insurrezione islamista. Sulla scia degli eventi in Tunisia ed Egitto, „ diventato chiaro che la CIA ha
stipulato un'alleanza mondiale contro i governi arabi esistenti, con la Fratellanza musulmana di oligarchi reazionari,
creata dai servizi segreti inglesi in Egitto alla fine degli anni venti. La Al Qaeda del Maghreb islamico (AQIM), un altro
fronte della CIA, sta strombazzando il pieno supporto ai ribelli sul suo sito web.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy fu il primo a riconoscere i ribelli di Bengasi, richiedendo una no-fly zone e attacchi
aerei una settimana prima, assecondato dal primo ministro britannico Cameron. Fino a circa 18 ore prima del voto delle
Nazioni Unite, alti funzionari degli Stati Uniti come il Segretario di Stato Clinton e il Segretario alla Difesa Gates stavano
rilevando le enormi difficolt• di una no-fly zone. Il Ministro degli Esteri francese Jupp€ lamentava che era gi• troppo
tardi per una no-fly zone. Poi, gli Stati Uniti all'improvviso avevano richiesto una no-fly zone, piƒ carta bianca per i
bombardamenti aerei. Gli osservatori della diplomazia sono perplessi davanti all'inversione di rotta di Obama. Forse era
sotto un ricatto degli inglesi e dei francesi, la stessa coalizione imperialista che invase l'Egitto per impadronirsi del Canale
di Suez nel 1956? A causa della decisione di Obama, gli Stati Uniti sono ormai in guerra con una quarta nazione
musulmana dopo l'Afghanistan, l'Iraq e il Pakistan. In Pakistan, il conflitto a bassa intensit• minaccia di degenerare in
guerra aperta in qualunque momento, sulla scia dello scandalo intorno al contractor della CIA Ray Davis, accusato dai
pakistani di essere un "controller" di terroristi.
La Lega Araba, sorprendendo molti analisti, aveva votato all'unanimit• per una no-fly zone sopra la Libia. L'Unione
africana, al contrario, si era opposta con fermezza all'intervento straniero. I diplomatici occidentali non hanno tenuto
conto della posizione dell'Unione africana, dando adito a sospetti di razzismo. Questi sono rafforzati dai rapporti
secondo cui i ribelli anti-Gheddafi avrebbero linciato un certo numero di neri africani, sostenendo che erano mercenari
assoldati da Gheddafi.
L'ingerenza negli affari interni libici viola Carta delle Nazioni Unite
Gli osservatori della diplomazia sono rimasti sconvolti dalla radicale risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza, che
permette "tutte le misure necessarie" da usare contro la Libia. La Carta delle Nazioni Unite limita strettamente il
Capitolo 7 sulle azioni militari alle minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, ma la Libia non ha mai rappresentato
tale minaccia. Inoltre tale capitolo esclude l'ingerenza negli affari interni degli Stati membri. Il pretesto citato in questo
caso „ la protezione dei civili inermi, ma „ chiaro che i ribelli costituiscono una forza armata militare a tutti gli effetti. Dal
momento che nessuno Stato pu‚ essere un aggressore sul proprio territorio, la risoluzione del Consiglio di sicurezza si
trova in flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite. Russia, Cina, Brasile, Germania e India si sono astenuti. La
risoluzione contiene un embargo sulle armi nei confronti della Libia che gli stessi USA stanno gi• violando armando i
ribelli attraverso l'Egitto.
Tra i funzionari degli Stati Uniti che insistono per l'aggressione, ambasciatore delle Nazioni Unite Susan Rice, Samantha
Power del Consiglio di sicurezza nazionale e il Segretario di Stato Clinton hanno dimostrato di essere bellicosi come un
qualunque neocon della scuola di Rumsfeld-Wolfowitz.
Le forze aeree libiche hanno 13 basi aeree e qualcosa come 374 velivoli da combattimento capaci, molti dei quali
obsoleti. Gli osservatori militari staranno a guardare le prestazioni delle difese aeree di Gheddafi, che si ritiene siano per
gran parte basate sui vecchi SAM russi. Ma Gheddafi ha anche missili terra-aria mobili e portatili. Nel corso di un raid di
bombardamento su Tripoli del 1986, volto a sopprimere Gheddafi, gli Stati Uniti hanno perso un F-111 per il fuoco libico.
Il Ministero della Difesa libico ha avvertito che ci sarebbero state ritorsioni libiche contro le incursioni che avrebbero
colpito traffico aereo e marittimo sul Mediterraneo centrale. Nel 1986, la Libia lanci‚ due missili Scud alla stazione della
Guardia Costiera degli Stati Uniti sull'isola italiana di Lampedusa, ma entrambi mancarono il bersaglio. Se Gheddafi ha
usato i suoi immensi proventi del petrolio per procurarsi missili moderni piƒ capaci anti-nave di progettazione russa „
un'altra questione cui si potrebbe trovare risposta al piƒ presto.
La coreografia propagandistica dell'aggressione in corso, progettata per mascherare il ruolo di guerrafondaio svolto da
Obama, richiede che a prendere l'iniziativa siano i leader reazionari di Gran Bretagna e Francia, i soci di Suez del 1956.
Obama ha assunto un profilo basso, non partecipando alla conferenza di Parigi e non facendo una formale discorso alla
popolazione americana dall'Oval Office, e lasciando che i francesi attaccassero per primi. Obama era in visita in Brasile.
Questa farsa avrebbe lo scopo di placare l'odio anti-Usa fra gli arabi. Il risultato „ che l'inferiore attrezzatura militare
anglo-francese e le loro strutture di comando meno collaudate possono contribuire a spiacevoli rovesciamenti di fronte
per gli aggressori, in particolare se le vanit• napoleoniche di Sarkozy lo porteranno a intromettersi nelle decisioni
militari.
I Panavia Tornado dispiegati da Londra sono obsoleti, sette (6 britannici, 1 italiano) sono stati abbattuti da Saddam
Hussein durante la prima guerra del Golfo vent'anni fa. Gli Eurofighter Typhoon sono aerei ultramoderni, ma non sono
mai stati testati in combattimento reale. La malconcia portaerei francese Charles de Gaulle porta i Raffale Dassault,
anch'essi in gran parte non testati in combattimento, oltre ai Super-‹tendard, incidentati e vecchi di trent'anni. Ci si
aspetta il dispiegamento di Mirage F1, tutti vecchi di vari anni. Questi mezzi obsoleti sono vulnerabili di fronte alle
contromisure di Gheddafi.
La propaganda angloamericana ritrae Gheddafi come un cleptocrate. In realt•, la Libia „ uno fra i paesi in via di sviluppo
piƒ avanzati, „ in cinquantatreesima posizione in quanto all'Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite, il che la rende
la societ• piƒ sviluppata in Africa. La Libia „ passata davanti a Russia (65), Ucraina (69), Brasile (73), Venezuela (75) e
Tunisia (81). Il tasso d'incarcerazione „ il 61Œ nel mondo, inferiore a quello della Repubblica Ceca e di gran lunga inferiore
a quello degli Stati Uniti, che ne sono i campioni. La longevit• „ aumentata di 20 anni sotto il governo di Gheddafi.
Gheddafi, pur con le sue scelte oppressive nei confronti delle sfide politiche, ha condiviso i proventi del petrolio della
nazione meglio rispetto al resto dei paesi dell'OPEC.
La resistenza burocratica degli Stati Uniti di fronte all'eccessivo salto in avanti imperialista (imperial overstretch) in una
guerra contro la Libia, con altri tre conflitti in corso, potrebbe anche essere stata superata grazie all'attivazione di reti
anglofile all'interno del governo degli Stati Uniti. Se cosˆ fosse, questo sarebbe la ripetizione di un modello presente gi•
da molto tempo. Nel 1990, Margaret Thatcher afferm‚ di aver effettuato un "impianto di spina dorsale" d'emergenza a
George H. W. Bush, convincendolo a riprendersi il Kuwait occupato da Saddam Hussein. Nel 1999, Tony Blair premette
per il bombardamento della Serbia e poi per un'invasione di terra; Clinton saggiamente rifiut‚, per lo meno quest'ultima.
Nel settembre 2001, Blair contribuˆ a convincere Bush il giovane a usare gli attacchi dell'Undici settembre come pretesti
per attaccare l'Afghanistan.
Lo scopo di questo attacco, nel contesto della campagna di sommosse, colpi di Stato di palazzo, rivoluzioni colorate e
insurrezioni del tipo "people power" fomentate dalla CIA nella primavera del 2011 „ quello di paralizzare gli Stati clienti
degli Stati Uniti al fine di impedire a tali Stati arabi di cercare soluzioni alternative attraverso alleanze con Russia, Cina,
Iran e altri. L'offensiva della Cia prende la forma di un attacco allo stesso Stato-nazione. Nel 2008, la Serbia „ stata
partizionata. Quest'anno, il Sudan „ stato diviso in due, mentre lo Yemen „ sempre piƒ probabile che abbia lo stesso
destino. La risoluzione delle Nazioni Unite sulla Libia cita espressamente Bengasi, indicando il chiaro intento di
partizionamento e balcanizzazione di questa nazione lungo una divisione est-ovest. Altri paesi possono aspettarsi un
trattamento simile. • tempo di terminare questo ciclo distruttivo di rivoluzioni colorate prima che una di essi si trasformi
in una guerra civile in un paese come la Bielorussia, dove uno scontro interno potrebbe facilmente trasformarsi in un
conflitto su larga scala tra la Russia e la NATO.
Fonte: www.TARPLEY.net
Tratto da: http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3707
25/03/2011
http://www.traccialibera.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1251:la-baia-dei-porci-di-obama-in-libiaaggressione-imperialista-straccia-la-carta-dellonu-&catid=64:web&Itemid=18
Londra - Fox: "L'onu non esclude armi agli insorti".
Nato: "Dobbiamo proteggere solo i civili"
Sabato 02 Aprile 2011 15:27
Liam Fox, ministro della Difesa della Gran Bretagna ha sostenuto che la risoluzione dell’Onu non esclude la possibilit• di
armare gli insorti ed ha affermato che „ allo studio, questa possibilit•, ed una soluzione verr• trovata nelle prossime ore.
Una presa di posizione quella britannica che si contrappone alla dichiarazione del segretario generale della Nato,
Rasmussen, il quale aveva escluso la fornitura di armi agli insorti. “Il mandato Onu – aveva affermato il vertice Nato –
dice soltanto che il nostro compito „ quello di proteggere la popolazione civile”. In questo braccio di ferro, all’interno
dell’Alleanza Atlantica, non venga dimenticato che Russia e Cina hanno gi• affermato che i raid aerei, contro le forze
lealiste, erano effettuati fuori mandato Onu e queste dichiarazioni aprono un contenzioso pesante, tra Nazioni membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza, sul conflitto interno che si sta sviluppando in Libia.
http://www.pressonweb.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3008:londra-foxqlonu-non-escludearmi-agli-insortiq-natoq-dobbiami-proteggere-solo-i-civiliq&catid=48:esteri&Itemid=128
Libia: Usa, Obama autorizza operazioni segrete Cia
Armare o non armare gli insorti in Libia? Anche negli Usa il dibattito „ acceso, con il presidente Barack Obama che non
esclude questa possibilit•. Intanto per‚, il capo della Casa Bianca, secondo l'agenzia Reuters, avrebbe gi• autorizzato,
firmando un ordine segreto, operazioni di appoggio ai ribelli da parte della Cia.
Operazioni che secondo il sito web del "New York Times" sono gi• iniziate "da alcune settimane", con agenti disseminati
sul territorio libico per individuare obiettivi per i raid aerei e per contatti con la "rivoluzione" assieme a colleghi dell'MI6
britannico. E questo, osserva il giornale, nonostante Obama abbia detto piƒ volte che in Libia non intende inviare forze
di terra, peraltro non previste dalla risoluzione Onu.
Se quanto scrive il "New York Times" sar• confermato, le polemiche non mancheranno. Gi• l'ipotesi di fornire armi ai
rivoltosi, secondo il giornale, divide l'amministrazione e sulla questione „ in corso "un acceso dibattito" tra Casa Bianca,
Dipartimento di Stato e Pentagono.
Come riconosce lo stesso portavoce di Obama, Jay Carney, il Cnt, il governo provvisorio dei ribelli, ha dato qualche primo
segnale incoraggiante dicendosi pronto alla democrazia, ma i timori riguardano eventuali infiltrazioni di al-Qaida, che
non si possono escludere, nonostante i primi segnali provenienti dalla Libia non siano troppo preoccupanti.
ATS
http://teleticino.ch/articolo.aspx?id=222119&rubrica=15
L'Italia ha riconosciuto gli insorti del Consiglio di transizione libico
Dopo un incontro alla Farnesina, lo ha spiegato il responsabile degli Esteri Frattini
ROMA (4 aprile 2011) - L'Italia ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt) come interlocutore unico e
non esclude neppure la possibilit• di fornire armi ai ribelli. E' stato questo l'esito dell'incontro che si svolto al ministero
degli Esteri tra Franco Frattini e il responsabile del Cnt, Ali al Isawi. Il ministro Franco Frattini ha poi spiegato come non
siano credibili le proposte per uscire dalla crisi avanzate da Muammar Gheddafi che secondo la Farnesina tenta di usare
il tema dell'immigrazione illegale come un'arma.
Nel frattempo gli insorti libici hanno raggiunto un accordo per ottenere armi dal Qatar. E in questo senso „ stata avviata
anche una trattativa con l'Egitto. Il Cnt avrebbe lamentato un peggioramento della situazione libica da quando la Nato
ha preso il comando delle operazioni.
Omar Palazzani
http://www.4minuti.it/showPage.php?template=news&id=15517&masterPage=articolo.htm
LIBIA: ALLEATI INIZIANO LA CAMPAGNA ACQUISI TRA I FEDELI DI
GHEDDAFI
Frattini: "Armare Bengasi Ä extrema ratio"
In Libia gli alleati iniziano la campagna acquisti tra i fedeli di Gheddafi
di Edoardo Ferrazzani
Carlo da Clausewitz ci aveva visto giusto quando coni‚ l’espressione “the fog of war”, la nebbia della guerra. Ogni
conflitto armato rende la realt• meno chiara, annebbia la visione. Troppe le informazioni; troppe le variabili che incidono
sulle decisioni operative di chi comanda le parti del conflitto. In Libia non siamo proprio in guerra. Almeno ancora non la
chiamiamo cosˆ. L’espressione dello stratega prussiano allora potrebbe essere piegata alla esigenze umanitarie e
giornalistiche con “the fog of diplomacy”, la nebbia della diplomazia.
Perch€ di chiaro ormai nel conflitto libico c’„ veramente poco, soprattutto indecifrabili appaiono le ‘partite’ che gli Stati
nazionale europei (e non solo) giocano nel paese nord-africano. Quello che si pu‚ affermare con relativa certezza „ che
interessi diversi hanno spinto un fronte disunito a mettere il naso in una guerra civile, quella libica. Negli ultimi giorni le
forze militari Usa hanno smesso di partecipare alle operazioni quotidiane per no-fly zone sui cieli libici da quando le
operazioni sono passate sotto egida Nato.
Tre paesi europei tra i piƒ coinvolti nel conflitto - Francia, Gran Bretagna e Italia - per interesse nazionale o per
necessaria proiezione strategica, stanno conducendo erratiche politiche nazionali per portare a casa l’unico obiettivo
che rimane minimo comun denominatore europeo nel guazzabuglio libico: la dipartita del colonnello Gheddafi. Gli
strumenti per raggiungere l’obiettivo rimangono aleatori e poco chiari. La no-fly zone non basta di per s€ a sconfiggere le
forze ancora fedeli al colonnello Gheddafi il quale nonostante non possa piƒ contare su una superiorit• nei cieli, resta al
comando di un vero esercito, dotato ancora di un sistema di command-and-control e di truppe addestrate. Dei ribelli
non si pu‚ dire lo stesso.
La fornitura di armi ai ribelli di Bengasi resta, in questo scenario, pomo della discordia nel gruppo ristretto di nazioni
“atlantiche” che hanno guidato l’iniziativa diplomatica in Libia. Il dilemma rimane intatto ancora oggi. Immettere piƒ
armi nel conflitto armato tra le due fazioni libiche avvantaggerebbe di per s€ il fronte del Consiglio provvisorio di
Bengasi contro le forze di Gheddafi? A questa domanda Parigi pare aver risposto affermativamente, visto che sembra
pacifico che armi francesi siano gi• in mano ai ribelli. Londra e Washington rimangono scettiche sull’armare i ribelli per
due ragioni principali. In primis l’intelligence statunitense, europea e israeliana – la stessa che negli scorsi mesi non ha
visto arrivare la primavera araba - fa trapelare che elementi vicino ad al-Qaeda e a Hezbollah avrebbero ormai da giorni
infiltrato le forze dei ribelli libici.
In secondo luogo il problema non sembra essere la fornitura di armi ai ribelli, bensˆ il loro addestramento. Addestrare
una recluta richiede molto tempo: non settimane, non mesi ma anni. Tempi biblici che spingono l’amministrazione
statunitense, in particolare, al disimpegno. La piƒ stringente delle ragioni „ l’inizio della campagna elettorale del
presidente Obama per le elezioni presidenziali 2012, ufficialmente lanciata oggi. L’intervento di Libia rischia di essere un
boomerang politico per l’inquilino della Casa Bianca, in un intervento, quello libico, che non piace particolarmente
all’opinione pubblica statunitense secondo i recenti sondaggi.
Insomma se per alcuni paesi dare armi ai ribelli appare la migliore soluzione per sconfiggere Gheddafi, permettendo cosˆ
alle forze del Consiglio nazionale di transizione libico di ovviare manu militari ai limiti operativi dell’intervento onusiano
di no-fly zone che non possono annientare le forze di terra del colonnello, i ribelli non hanno mai provato sinora alcuna
competenza militare e le loro difficolt• non sono legate alla mancanza di armamenti. La mancanza di una coerente
organizzazione militare, oltre all’assenza di efficienti comunicazione sul terreno, l’assenza di una forte leadership civile e
soprattutto l’incapacit• di pianificare e sostenere logisticamente delle offensive militari, sembrano essere l’humus per lo
scetticismo di molte cancellerie europee. Insomma i ribelli potrebbero finire con lo spararsi sui piedi.
Le defezioni nel campo di Gheddafi diventano allora un importante strumento in mano alla coalizione atlantica per
ottenere la partenza di Gheddafi e scongiurare il peggio: un intervento di terra in Libia, reale extrema ratio del conflitto
libico che nessuno sembra volere. Visto che i ribelli non riusciranno in fretta a impadronirsi di Tripoli, visto che le forze
del colonnello resistono alle forze ribelli, fare terra bruciata attorno al raˆs e al suo clan „ l’attuale tattica della
coalizione. Dall’inizio del conflitto alcuni tra i piƒ leali collaboratori del raˆs lo hanno abbandonato. E non si tratta solo
dei ribelli di Bengasi, ma di uomini che hanno voltato le spalle al colonnello senza raggiungere i ribelli, chi per non essere
associato al regime domani, chi per non vedersi indagato il giorno che l’Aia dovesse condurre indagini finanziarie nei
confronti degli appartenenti al regime.
Gli ultimi a raggiungere il campo alleato sono stati l’ambasciatore libico presso l’Onu, Ali Abdel Salam al-Treki che ha
defezionato il 31 Marzo scorso, seguito dal defezione piƒ pesante nella ‘campagna acquisti’ occidentale, quella del
ministro degli esteri Moussa Koussa, da quattro giorni in “mano” ai britannici. La defezione di Koussa avrebbe innescato
una serie di defezioni nel campo del colonnello: il ministro del petrolio, Shukri Ghanim; il segretario del Congresso
generale del popolo Mohamed Abu al-Qasim al-Zawi; il vice-ministro degli affari esteri con il portafoglio agli affari
europei, Al-Ati al-Ubaydi; e poi il capo dell’organizzazione per la sicurezza esterna, Abu Zayid Durdah. Un ruolo
quest’ultimo che anche Moussa Koussa ha ricoperto prima di diventare ministro degli esteri nel 2009.
Defezioni queste non confermate dagli interessati. Sembra comunque che l’effetto domino non ci sia ancora stato. In
questa fase i vertici politici sono comprabili e fragili. Se la campagna acquisti nel campo di Gheddafi dovesse avere
successo, lo si vedr• rispetto al ruolo delle forze armate. Per il momento gli ufficiali di Tripoli rimangono fedeli al
colonnello. Quello che „ certo „ che Moussa Koussa potr• certamente fornire informazioni utili: le fratture interne al
clan Gheddafi, l’individuazione dei beni esteri del regime di Gheddafi e soprattutto fornire i nomi di quelle ambasciate
libiche ove si trovino agenti che potrebbero costituire una minaccia terrorismo qualora il raˆs volesse muoversi verso una
strategia terroristica.
La posizione italiana sulla Libia evolve di giorno in giorno. Ieri il ministro degli esteri Franco Frattini ha ricevuto il ministro
degli esteri del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi, Ali al-Isawi, ha incontrato a porte chiuse il ministro italiano.
Alla fine dell’incontro il titolare della Farnesina ha dichiarato che l’Italia considera Bengasi l’unico interlocutore e che il
governo italiano non esclude di prendere in considerazione la possibilit• di armare i ribelli. Altra novit• che „ emersa
dall’incontro di ieri, „ l’istituzione di una rappresentanza italiana a Bengasi. Frattini ha anche aggiunto che l’Italia sta
lavorando a che la Libia non finisca separata in due parti. Nel frattempo „ stata diramata la notizia che l’ad di Eni, Paolo
Scaroni, si sarebbe recato a Bengasi un paio di giorni fa per riavviare la cooperazione energetica tra l’Italia e la Libia.
Appare chiaro che Roma stia cercando di trovare una via terza rispetto al fronte anglo-francese da una lato, e quello
tedesco-russo dall’altro. Se gli attriti maggiori con Londra e soprattutto Parigi passano per una diversa concezione del
ruolo da giocare nel Mediterraneo (come diceva un mio vecchi professore: “La Francia ci passa nel Mediterraneo, l’Italia
ci vive”), l’obiettivo del governo italiano sembra essere quello di stare al tavolo della spartizione domani. Roma non ha
avuto il tempo di resistere alle pressioni anglo-franco-statunitensi e di certo non voleva finire con la lettera scarlatta
appiccicata addosso “degli amici del dittatore che spara sui civili e fa le fosse comuni”. Ma negli ultimi giorni „ andata
costruendo una propria politica in Libia. Rimane comunque l’obiettivo principale: mandare a casa Gheddafi e
scongiurare il proseguimento di una guerra civile sul suolo libico. Un conflitto che rischia di aumentare le possibilit• della
sopravvivenza politica di Gheddafi e del suo sistema di potere almeno in met• della Libia.
Roma non appare lontana comunque dal condividere la politica della ‘campagna acquisti’ sul fronte libico, magari
tentando di avvicinare membri stessi della famiglia di Gheddafi. Ma la posta in gioco resta comunque per Roma la
leadership europea nel Mediterraneo. Anche le divisioni interne al campo occidentale, sembrano vere e proprie
avvisaglie di fratture politiche ove interessi nazionali entrano apertamente in conflitto con mire egemoniche e vetuste
velleit• anglo-francesi di tornare a controllare i destini del Mediterraneo dopo la “pedata” statunitense-sovieticaegiziana presa nel 1956 a Suez. Una partita in cui Roma gioca molto di piƒ che l’apparenza di essere ancora grande.
D’altronde come diceva un pioniere delle relazioni internazionali in Italia riferendosi al Mediterraneo: “La Francia ci
passa, l’Italia ci vive”.
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Libia/ Nato prosegue inchiesta su raid costato la vita a ribelli.
Nell'attacco vicino Brega morti 9 insorti e 4 civili
TMNews
Bruxelles, 4 apr. (TMNews) - La Nato continuer• a indagare sulla morte in Libia di nove ribelli e di quattro civili,
apparentemente vittime per errore di un raid aereo dell'Alleanza. Lo ha riferito un responsabile Nato in condizione di
anonimato.
"La Nato porter• avanti l'inchiesta sull'incidente", ha dichiarato la fonte dalla sede di Bruxelles. "I dettagli sono difficili da
verificare perch€ non abbiamo fonti affidabili sul campo", ha aggiunto. Ma, ha sottolineato il responsabile, "se qualcuno
spara su uno dei nostri apparecchi, hanno il diritto a difendersi".
Secondo un esponente politico della citt• di Ajdabiya, un apparecchio della coalizione ha aperto il fuoco venerdˆ sera ad
una quindicina di chilometri ad est di Brega su un convoglio di cinque o sei veicoli fra cui una ambulanza. Nove ribelli
sono morti nel raid oltre a quattro occupanti dell'ambulanza, l'autista e tre studenti di medicina di Bengasi.
http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/PN_20110404_00004.shtml
Libia/ Inchiesta Nato su vittime civili a Tripoli dopo raid
Vescovo Tripoli:Raid coalizione uccidono almeno 40 civili
TMNews
Roma, 31 mar. (TMNews) - Sulla presunta strage di civili avvenuta a Tripoli e denunciata dal vescovo Martinelli, nella
quale sarebbero morte 40 persone, il generale Charles Bouchard, comandante delle operazioni Nato in Libia, ha
dichiarato che „ stata avviata una "investigazione", ribadendo per‚, che il comando unificato della Nato „ avvenuto
soltanto questa mattina alle 6 ora di Greenwich (alle 8 in Italia).
Siamo al corrente di questo rapporto fatto dalla stampa, stiamo investigando se le forze Nato siano state coinvolte o
meno. Stiamo prendendo in seria considerazione ogni aspetto. Ma le operazioni - ha proseguito - che rientrano nella
'Unified Protector' sono iniziate questa mattina alle 6".
Il comandante Bouchard ha poi aggiunto: "Disponiamo di regole di ingaggio molto strette" Il Vicario apostolico di Tripoli,
Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, parlando all'agenzia Fides, aveva denunciato: "I raid cosiddetti umanitari hanno
fatto decine di vittime tra i civili in alcuni quartieri di Tripoli" ha detto Martinelli, "ho raccolto diverse testimonianze di
persone degne di fede al riguardo". In particolare nel quartiere di Buslim, a causa dei bombardamenti, "„ crollata
un'abitazione civile, provocando la morte di 40 persone", ha detto il prelato.
http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/PN_20110331_00302.shtml
SARKOZY MANOVRA LA RIVOLTA LIBICA
DI FRANCO BECHIS
libero-news.it
Prima tappa del viaggio. Venti ottobre 2010, Tunisi. Qui „ sceso con tutta la sua famiglia da un aereo della Lybian Airlines
Nouri Mesmari (nella foto sopra), capo del protocollo della corte del colonnello Muammar El Gheddafi. • uno dei piƒ alti
papaveri del regime libico, da sempre a fianco del colonnello.
L`unico- per capirci- che insieme al ministro degli Esteri Mussa Koussa aveva accesso diretto alle residence del raˆs senza
bisogno di bussare.
L`unico a potere varcare la soglia della suite 204 del vecchio circolo ufficiale di Bengasi, dove il colonnello libico ha
ospitato con grandi onori il premier italiano Silvio Berlusconi durante le visite ufficiali in Libia. Quello sbarco a Tunisi di
Mesmari dura poche ore. Non si sa chi incontri nella capitale dove ancora la rivolta contro Ben Ali cova sotto le ceneri.
Ma „ ormai certo che proprio in quelle ore e in quelle immediatamente successive Mesmari getti i ponti di quella che a
met• febbraio sarebbe diventata la ribellione della Cirenaica.
E prepara la possibile spallata a Gheddafi cercando e ottenendo l`alleanza su due fronti: il primo „ quello della dissidenza
tunisina. Il secondo „ quello della Francia di Nicholas Sarkozy.
Ed entrambe le alleanze gli riescono.
Lo testimoniano alcuni clamorosi documenti della Dgse (direzione generale della sicurezza estera), il servizio segreto
francese e una clamorosa serie di notizie fatte circolare in ambienti diplomatici francesi da una news letter loro dedicata,
Maghreb Confindential (di cui esiste una versione sintetica e accessibile a pagamento).
Mesmari arriva a Parigi il giorno successivo, 21 ottobre. E da lˆ non si muover• piƒ. In Libia non ha nascosto il suo viaggio
in Francia, visto che si „ portato dietro tutta la famiglia. La versione „ che „ a Parigi per delicate cure mediche e
probabilmente per un`operazione. Ma di medici non ne vedrai mai nemmeno uno. Quel che vedr• invece ogni giorno
sono funzionari del servizio segreto francese.
La riunione Sicuramente ai primi di novembre sono visti entrare all`Hotel Concorde Lafayette di Parigi, dove Mesmari
soggiorna, alcuni stretti collaboratori del presidente francese Sarkozy. Il 16 novembre c`„ una fila di auto blu fuori
dall`hotel. Nella suite di Mesmari si svolge una lunga e fitta riunione. Due giorni dopo parte per Bengasi una strana e
fitta delegazione commerciale francese. Ci sono funzionari del ministero dell`Agricoltura, dirigenti della France Export
Cereales e della France Agrimer e manager della Soufflet, della Louis Dreyfus, della Glencore, della Cani Cereales, della
Cargill e della Conagra.
Una spedizione commerciale, sulla carta, per cercare di ottenere proprio a Bengasi ricche commesse libiche. Ma nel
gruppo sono mescolati anche militari della sicurezza francese, travestiti da business man.
A Bengasi incontreranno un colonnello dell`aereonautica libica indicato da Mesmari: Abdallah Gehani. • un
insospettabile, ma l`ex capo del protocollo di Gheddafi ha rivelato che „ disposto a disertare e che ha anche buoni
contatti con la dissidenza tunisina.
L`operazione „ condotta in gran segreto, ma qualcosa giunge agli uomini piƒ vicini a Gheddafi. Il colonnello intuisce
qualcosa. Il 28 novembre firma un mandato di cattura internazionale nei confronti di Mesmari.
L`ordine viene trasmesso anche alla Francia attraverso i canali protocollari.
I francesi si allarmano, e decidono di eseguire formalmente l`arresto.
Quattro giorni dopo, i12 dicembre, viene fatta filtrare la notizia proprio da Parigi. Non si indica il nome, ma si rivela che
la polizia francese ha arrestato uno dei principali collaboratori di Gheddafi. La Libia si tranquillizza sulle prime. Poi viene
a sapere che Mesmari „ in realt• agli arresti domiciliari nella suite del Concorde Lafayette. E il raˆs comincia ad agitarsi.
La furia del raˆs Quando arriva la notizia che Mesmari ha chiesto ufficialmente alla Fancia asilo politico, Gheddafi si
infuria fa ritirare il passaporto perfino al suo ministro degli Esteri, Mussa Kussa, accusato di responsabilit• nella
defezione e nel tradimento di Mesmari.
Poi prova a inviare suoi uomini a Parigi con messaggi per il traditore: "torna, sarai perdonato". Il 16 dicembre ci prova
Abdallah Mansour, capo della redio-televisione libica. I francesi per‚ lo fermano all`ingresso dell`Hotel. I123 dicembre
arrivano altri libici a Parigi. Sono Farj Charrant, Fathi Boukhris e All Ounes Mansouri.
Li conosceremo meglio dopo il 17 febbraio: perch€ proprio loro insieme ad Al Hajji guideranno la rivolta di Bengasi
contro i miliziani del colonnello.
I tre sono autorizzati dai francesi a uscire a pranzo con Mesmari in un elegante ristorante sugli Champs Elys„e. Ci sono
anche funzionari dell`Eliseo e alcuni dirigenti del servizio segreto francese. Tra Natale e Capodanno esce su Maghreb
Confidential la notizia che Bengasi ribolle (in quel momento non lo sa nessuno nel mondo), e perfino l`indiscrezione su
alcuni aiuti logistici e militari che sarebbero arrivati nella seconda citt• della Libia proprio dalla Francia. Oramai „ chiaro
che Mesmari „ diventato la levain mano a Sarkozy per fare saltare Gheddafi in Libia. La newsletter riservata su Maghreb
comincia a fare trapelare i contenuti della sua collaborazione.
Mesmari viene soprannominato " Libyan Wikileak", perch€ uno dopo l`altro svela i segreti della difesa militare del
colonnello e racconta ogni particolare sulle alleanze diplomatiche e finanziarie del regime, descrivendo pure la mappa
del dissenso e le forze che sono in campo.
A met• gennaio la Francia ha in mano tutte le chiavi per tentare di ribaltare il colonnello. Ma qualcosa sfugge. Il 22
gennaio il capo dei servizi di intelligence della Cirenaica, un fedelissimo del colonnello, generale Aoudh Saaiti, arresta il
colonnello dell`aeronautica Gehani, il referente segreto dei francesi fin dal 18 novembre.
Il 24 gennaio viene trasferito in un carcere di Tripoli, con l`accusa di avere creato una rete di social network in Cirenaica
che inneggiava alla protesta tunisina contro Ben AL. • troppo tardi per‚: Gehani con i francesi ha gi• preparato la rivolta
di Bengasi.
Franco Bechis
Fonte: http://www.libero-news.it/
Guerra di Libia: la veritÅ comincia ad affiorare. Obama Ä vittima o
complice?
23.03.2011
Oggi il SOLE24 ore a pagina 3 racconta finalmente la storia della SAS Special Air Service inglese e della sua presenza in
terra di Libia da prima dell’inizio delle “manifestazioni” di opposizione da parte dei “patrioti insorti”. Dello stesso tono le
rivelazioni di ”La Repubblica” ( che personalmente non ho letto, ma mi viene riportata) che riecheggia quanto scritto da
“Libero” di ieri. Chi ci segue, conosce questi fatti dal 24 febbraio in cui scrivevamo che erano sbarcati il 2 febbraio.
Abbiamo anche detto, la scorsa settimana che la NATO ha esaurito il suo ciclo e vedete coi vostri occhi che anche questa
previsione si sta concretizzando. Non sono un profeta, sono gli altri che vi nascondono le notizie.
Adesso diventa piƒ facile spiegarsi come mai i ”manifestanti” siano riusciti ad impadronirsi di caserme e manovrare carri
armati sopraffacendo le autorit• e le forze di polizia di citt• come Tobruk o Benghazi. Avete mai visto dei manifestanti
trasformarsi in un esercito armato senza che un paese straniero ci mettesse lo zampino?
Resta adesso da capire se giornalisti italiani che riproducono fedelmente tutto e soltanto quel che viene da Londra, lo
facciano perch€ privi di senso critico o perch€ schiavi dei loro bisogni.
In piƒ i commandos del SAS si sono attivati nella specialit• di ogni intelligence addestrato al sabotaggio e al terrorismo:
far saltare depositi di munizioni, infrastrutture e compiere assassinii mirati di seguaci del Colonnello. Alcuni capi di tribƒ
favorevoli al governo, sono stati vittime di assassini misteriosamente comparsi e subito svaniti. Gli elicotteri servono alla
esfiltrazione dei colpevoli dal luogo del delitto e a recuperare piloti caduti e non certo a effettuare bombardamenti. Ma
il primo elicottero „ stato bloccato oltre un mese prima della decisione di effettuare bombardamenti….
Si delinea quindi il quadro di un attacco premeditato da parte della triplice a danno di un paese sovrano e l’intervento
dell’ONU a favore degli insorti altro non „ se non l’esecuzione di un desiderio degli Stati Uniti. Lecito a questo punto
chiedersi a che pro si „ sostituito George Bush jr con il democratico di colore che prometteva di metter fine alla politica
dello sceriffo.
Intanto le tribƒ libiche sembrano non essere in grado di contrattaccare anche se appoggiate dalle forze aeree di sei
nazioni. Allego ( clikka sul titolo “le tribu libiche” in fondo all’articolo) un elenco ragionato delle tribƒ della Libia che
consente di far capire a tutti che a parte le vecchie tribƒ della setta senussita, non ci sono adesioni alla “rivoluzione”.
Non ci sono mai state, se si eccettuano alcuni amici , vecchi e nuovi, della Gran Bretagna.
Quando non si fabbrica piƒ nulla, quel che si pu‚ esportare „ la democrazia. A questo proposito, se interessa, leggete il
libro del premio Nobel Amartya Sen – gi• rettore di Oxford – su questo tema ” La democrazia degli altri“.
Antonio De Martini
23.03.2011
Fonte: http://corrieredellacollera.com
Link: http://corrieredellacollera.com/2011/03/23/guerra-di-libia-la-verita-comincia-ad-affiorare-obama-e-vittima-ocomplice-di-antonio-de-martini/
Letribulibiche - http://corrieredellacollera.files.wordpress.com/2011/03/letribulibiche1.pdf