Miryam era la pazza del quartiere. Una pazza che mangiava
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Miryam era la pazza del quartiere. Una pazza che mangiava
LA VEGGENTE (estratto dal mio romanzo inedito “Come si diventa uno spirito libero”) Miryam era la pazza del quartiere. Una pazza che mangiava montagne di fette biscottate con nutella e marmellate di albicocca o di fragola, all’ora della merenda e puntualmente nel dopocena, e che nel tempo le avrebbero fatto lievitare fianchi e cosce e le avrebbero dato parecchie noie ai denti. Prima dei quarant’anni, aveva perso tutti e due gli incisivi, i due molari, i due premolari e in largo anticipo i quattro denti del giudizio. Nel complesso, quando rideva non si poteva proprio guardare. I suoi erano proprietari di un negozio di alimentari, e così, se eri sua ospite potevi mangiare tutto quello che ingurgitava lei, tanto era tutto gratis e tutto squisito, perché a lei erano riservati i prodotti migliori del negozio. Tra una sgranocchiata e l’altra mi parlava dei suoi studi segreti, per certi versi esoterici, e di un ambizioso progetto che le portava via quasi tutto il tempo della giornata: la stesura di un primo romanzo autobiografico, un romanzo che traeva la sua linfa dalle sue stranezze e dalla sua vita fatta già di qualche eccesso. Studiava da autodidatta da una grossa enciclopedia che le aveva regalato suo padre il giorno del suo sesto compleanno, e che nel tempo le aveva forgiato un lessico paradossale, scientifico e forbito fino all’eccesso. Un lessico stravagante che non esitava a ostentare con noialtre in segno di distinzione. Per lei, la casa di fronte coi suoi inquilini rumorosi era un edificio che blaterava, le sue finestre, sempre esageratamente aperte, erano grossi occhi foschi puntati su di lei. Le stelle, astri pulsanti che classificava con molta nonchalance: quasar, pulsar, supernove, giganti, nane ecc., riconoscendole tutte a colpo d’occhio. Non le avrebbe giovato certo scrutarle con l’occhio acuto di un telescopio dalla finestra di un laboratorio scientifico, come ogni astrofisico sulla faccia della terra, benché, da quello che potei intuire, le denominava a casaccio pur senza darlo a vedere. E in fondo chi poteva contraddirla, non avevi ancora alcuna cognizione di ciò che voleva dire supernova e se lei riusciva a distinguerne una da quaggiù tu non potevi fare altro che ammirarla. Sapeva imbrogliare con serietà e con comprovato metodo scientifico. Nella tua becera ignoranza a malapena sapevi che il nostro sole è una stella gialla di dimensioni medie e che si spegnerà suppergiù entro 5 miliardi di anni. Bella sfiga per coloro che nasceranno tra 4 miliardi 999 milioni ecc. di anni. Dovranno trovare posto su un altro sistema solare a casaccio, su una galassia d’emergenza, forse su un pianeta che avrà le stesse prerogative di un reparto di rianimazione dei nostri peggiori ospedali. Per lei, il suo gatto, quel gatto dal pelo irto che pareva disseminato da numerose spighe di grano e che si appollaiava sulla scrivania della sua stanza saltando a più riprese tra la sedia e la mensola, quel gattone soriano era per lei un figlio di puttana a cui aveva dato il nome di Felino Tiger. Perché era sempre pronto a graffiare e a miagolare e molto di rado a fare le fusa. Dovevi andargli proprio a genio per farla franca, altrimenti ti puntava sino a che non ti aveva lasciato un segno sul braccio o sul piede, o su un ginocchio se malauguratamente portavi un paio di pantaloni corti. Le scarpe, per lei, erano fastidiose calzature che non riusciva mai a calzare senza perdere la pazienza, e per questo rimaneva spesso a piedi nudi e a piedi sporchi. I ragni, numerosi nella sua stanza lercia, lei li definiva dei gran rompiballe che ti iniettano ragnatele nel sangue durante il sonno. E come il Sig. Dracula ha il pallino di vampirizzare, i ragni pure loro hanno il ticchio di ragnizzare. Il suo sangue grondava di ragnatele al punto tale da convincerti che lei era stata ed era l’unica vera donna dell’Uomo Ragno, e che quel Balordo di un Uomo l’aveva mollata per qualche anno nel misero luogo in cui vivevamo perché illuminasse il circondario con le sue strabilianti doti divinatorie. Lei sì che possedeva il terzo occhio. Ce lo mostrava quando si incollava un rubino finto tra le sopracciglia e subito dopo ci diceva: State tranquille, non vi predirò il futuro, quello lontano intendo. Tanto sarete tutte spacciate entro i quaranta. Sarete diventate tutte brutte, grasse, con cellulite a chili sulle cosce, e qualcuna di voi avrà maturato pure facce da rospo. Piuttosto, facciamo i tarocchi. I prossimi mesi saranno generosi con molte di voi. Poiché conosceva suppergiù le nostre ambizioni, piccole o grandi che fossero, non aveva importanza, ci pronosticava il futuro mettendo le mani sempre su quella palla di vetro che lei raccattava all’occorrenza dal comodino di sua madre, trasportandola pure con delicatezza come fosse quella preziosissima di Aladino. La sistemava su un tavolino di legno, si attaccava il rubino finto tra le sopracciglia, si acciambellava il collo di collane fatte di grosse pietre di fiume, o di vetro colorato, fa lo stesso, mentre sul capo si attorcigliava un sottile foulard a mo’ di turbante, che credo varcasse la soglia dell’oblò della lavatrice molto di rado. Credo fosse a causa delle perline. Erano così delicate, fatte di madreperla e di piccoli coralli rossi che le scendevano lungo la fronte facendola assomigliare, tale e quale, alla tipa della Luna Nera. Si disegnava pure gli occhi col kajal. Diventavano neri, allungati e misteriosi, proprio come quelli di Cleopatra. Così, all’amica che durante la merenda si alzò a prendere uno straccio perché non tollerava che il tavolo fosse imbrattato di marmellata oltre che pieno di briciole, e che un giorno aveva detto, in un delirio di autonegazione: “Cosa mi piace fare più di ogni altra cosa? Le pulizie di casa! Le aveva predetto che avrebbe fatto quello tutta la vita, per conto terzi e per conto quarti. E non si sarebbe sbagliata. E poiché i suoi seni in boccio facevano sperare bene, le aveva predetto pure che verso i 15 sarebbe rimasta incinta e si sarebbe sposata. Ma attenzione, le diceva, nella prossima reincarnazione farai scintille! All’appassionata al suo gatto, l’unica che riusciva a blandirlo con una voce dolce come un cinguettio e con dolci occhi adoranti, da cui sgorgavano lacrime di miele quando scuciva a Felino Tiger almeno un paio di fusa per volta, oltre che un paio di miaaaooo rumorosi quanto una sirena antifurto, a questa ragazzina portentosa lei aveva profetizzato: FARAI LA VETERINARIA! A me, che disegnavo bambine ritrose, boschi intricati, treni in corsa e ritratti di giovani uomini amici di mia sorella, disse: Farai la pittrice e poi…e poi…. la scrittrice. “Alice nel paese delle meraviglie”, ecco, diventerai un facsimile di quella smorfiosetta ricca di immaginazione. Un bel giorno, decise di approfondire il mio futuro più del dovuto, volle vederci chiaro fino in fondo perché pare che mi aspettassero sul varco eventi parecchio fuori dal comune: espatrio, peregrinazioni, trappole insidiose, calunnie, e via dicendo. Ma su tutto, ciò che mi attendeva più di ogni altra cosa, e me lo aveva detto a chiare lettere, era la conquista del TESORO. Perentoria, in uno dei suoi momenti di trance, un giorno, mi disse: CONQUISTERAI L’ANIMA! Quando accadeva che dovesse concentrarsi profondamente, noi tutte sapevamo che entrava letteralmente in trance. Bisbigliava in silenzio il nome della sua antenata africana e il suo linguaggio, allora, diveniva camaleontico, e assomigliava molto a quello dei VU CUMPRA’, con alcuni accenni conditi da vocaboli ultracolti e ultrascientifici. Quello stesso giorno, quando lo SPIRITO dell’antenata prese possesso del suo corpo e della sua anima, un’ombra scura le velò il volto, e con voce gutturale e meticcia, esordì: “Tu avere 44 anni, e tu avere pure 46 anni,…. tu già essere VERA DONNA…..io vedere Facce di VAMPIRI…. e vedere Doppio NOSFERATU…io vedere bene canini aguzzi….coloriti biancastri…. Io vedere bianchi capelli…e vecchi rincoglioniti3….e sentire fiati puzzolenti. Io vedere Double Nosferatu vivere dentro bare ….e vedere organi genitali flaccidi…..io vedere flaccidume3 ….. e…… vedere rara masturbazione vampirica accadere sopra materassi duri di bare. No carta igienica…..masturbazione vampirica contenere scarsa molecola spermatica. Ancora….io vedere… ora…. Nano Nosferatu avere…..occhio destro dilatato3 come uovo sodo..…io vedere nano Nosferatu sopra portabagagli….io vedere quattro rotelle trasportare nano Nosferatu a zig zag. Lui confondere te a zig zag…..tu avere bagaglio in mano, bagaglio desertico, bagaglio ricco3 …..tu chiedere me di cosa essere ricco tuo bagaglio? Io rispondere te…..tuo bagaglio essere ricco di meraviglie3….. attenzione…lui confondere te…. ultimo zig zag e …..tu volere sapere che succede? Lui fregare tuo bagaglio, tesoro. E poi?….e poi da tuo bagaglio lui tirare fuori tuo tesoro….lui essere vero squallido nanerottolo3!.... but don’t worry tesoro ….Lui fare cagate3….lui vincere perché leccare molto culo, a destra e a manca. Lui leccare molti culi di Zii Paperoni, lui leccare culo Signori Bertuccioni, tesoro……Ora vedere Culo Rattrappito dietro cinepresa….vedere cinepresa stessa scappare3 ….. Tu chiedere me perché cinepresa scappare3? …..tu sapere perché… Culo Rattrappito avere alitosi psicopatica3. Lui usare colluttorio3 ma lui essere affetto da putrefazione interiore3…. lui leccare troppo culo, tesoro, a destra e a manca. Ora io vedere Nano Nosferatu di colore verde……lui essere ora fogliolina di prezzemolino velenoso3….lui vivere in Tivvù tutto il tempo…. Io vedere lui dormire con propria testa poggiata su cesso di Cinecittà3 . Lui ora gongolare come matto perché essere dentro scatolina metallica forever….io vedere ora lui essere seduto con culo rattrappito su sedia silana….. e vedere lupo silano guardare Culo Rattrappito bere amaro. Lui pensare….Culo Rattrappito essere Grande Vecchio Rincoglionito3 ….Tu chiedere perché? …. Lupo silano sapere che Vecchio Rincoglionito cavalcare destino hitleriano….lupo silano essere buono, lupo silano essere lupo convertito, lupo silano essere lupo francescano…lupo silano sapere che Vecchio Rincoglionito3 finire in prigione. Lupo silano leggere… una tantum…. I Ching, …. e lupo silano conoscere Karma. Io vedere ora Vecchio Rincoglionito3 fare padrone di mille bolle. Tue bolle. Io vedere lui portare imbuto….io vedere ora inoculazione…. io vedere lui inoculazione di bocconi velenosi3…. Io vedere grosse bocche VIP….. io vedere grosse bocche VIP essere aperte3….. io vedere imbuto su rossetto e non rossetto….e vedere circolazione….io vedere mille bocconi… sinapsi nosferatiane3, sinapsi nanerottoliane3 dentro grande imbuto…. Io vedere tanti deficienti avere bocche aperte con Bocconi Nosferatu circolare nelle vene….io vedere loro come marionette3….loro credere Nano Nosferatu essere genio3. Io vedere lui sempre leccare culo….io vedere lingua penzoloni….lingua puzzolente3 ….. lui dire tutti…..YOU ARE AN ARTIST3 ….lui dire questo ….cantanti… ballerini…. attori…. e Bogol di turno!….no… Gogol, no….Togol….io non riuscire a trovare consonante giusta. Ora vedere Zogol sparare pose d’artista3….. Viva Rogol!!!..... Io svelare te motivazioni un’altra volta. Io vedere ora grande rete…..vedere grande rete acciuffare palla terrestre. Io vedere rete vampirica3 e…… vedere te essere in croce3. Nano Nosferatu credere distruggere VEGGENTE3? Lui essere Grande Vecchio Rincoglionito3. Tu chiedere me chi inventare rete? Io non avere pallida idea, tesoro…..un momento, Io credere che …..essere certamente Balordo di Uomo Ragno3! Sta tranquilla, tesoro…. ora vedere Vecchio Rincoglionito3 muovere aspirapolvere. Tu volere sapere significato? Lui espiare tremende colpe ….lui espiare forever3 …Tu diventare famosa….tu essere scrittrice…pittrice…..attrice…..artista3 ……tu diventare Vestale Nuova Religione. Questo essere tuo destino, tesoro. Tu essere SPIRITO LIBERO…..parente di filosofo importante…io ora non ricordare specifico nome….tu aspettare ……ecco… ora ricordare…..tu essere NIPOTE di Filosofo NIETZSCHE...tu essere capostipite tutti futuri nipoti di filosofo germanico….IPERBOREI3, tesoro. Europa pullulare di SAGGI3….questo essere tuo destino, tesoro….tu generare tesori3, a destra e a manca. Tu ricordare questo forever…..perfezionare…perfezionare…perfezionare3…io intendere ANIMA, tesoro… E all’improvviso, con un sussulto, ritornò in sé. Le perline tintinnarono vistosamente. Emisero numerosi e scintillanti suoni esoterici, mentre il rubino finto precipitò sull’alveo che univa le sue giovani cosce. Mi era sembrato davvero che parlasse a quella me stessa già donna. Si era estraniata del tutto, e non aveva smesso un secondo di guardare fisso dentro al buio angusto delle mie pupille. Vi aveva scorto la me stessa adulta, colei che avrebbe peregrinato ed espatriato in cerca della sua vocazione, del suo destino, della sua ANIMA. Era di due anni più grande di me, ma la sapeva già molto lunga in fatto di cognizione esatta della realtà. Per lei il velo di Maya era bell’e svelato già entro i 10 anni, lei andava oltre a causa del rubino finto che la metteva in contatto con l’Antenata Africana. Non memorizzai le sue misteriose profezie. Mi aleggiavano intorno senza che potessi assorbirne il significato. Ma risi parecchio e alla fine le fui grata per questo. Un giorno, dopo una scorpacciata di nutella e vin cotto, mi disse, con la bocca tutta sporca: “Vieni... E’ arrivato il tuo momento….” Il mio momento? Mi lasciai trasportare al suo seguito passivamente come una vera bambina. Mi prese per mano e mi portò nella sua piccola stanza disordinata e gremita di oggetti di varia natura. Cianfrusaglie accatastate e luccicanti, orecchini, collane per lo più di vetro, si confondevano coi vestiti sparsi sulle sedie e sulla scrivania, dipinti di colori sgargianti, odoravano di odori pungenti, che tuttavia trovai sopportabili perché assomigliavano a quelli grevi emanati dal suo corpo. Il suo letto era perennemente sfatto come il mio, ma pieno di orsacchiotti sopra e sotto al cuscino e ogni sorta di animali di peluche che sbucavano da coperte e da lenzuola: code ritorte, piedini, musetti, grosse e piccole orecchie, tutto molto peloso e impregnato di un mix di odori di frittura e di ascelle, che fa rima con frittelle. Dormivano con lei abbarbicati al suo corpo. Erano molto sporchi e i loro occhi erano pure molto rotti. Erano mollemente adagiati, erano come tanti bambini mai nati. Dormivano tutti insieme, ignari della tristezza che promanava dai loro occhi rotti e dell’eterna vacuità dei loro tanti sonni. In compenso, i numerosi volumoni di colore blue dai titoli dorati dell’enciclopedia, erano ben ordinati su un alto scaffale sopra al suo letto e alle nostre teste. Si avvicinò lentamente alla mensola sciogliendo la sua mano dalla mia. Estrasse con decisione il volume di medicina e anatomia umana, da cui sbucava un segnalibro con su la pubblicità di una famosa casa editrice. Aprì il volume all’altezza di quel lembo che fuoriusciva appena spiegazzato e con un controllo e una misura del tutto improbabili in una ragazzina della sua età, puntò il suo dito indice su un oggetto abnorme tutto ancora da identificare. Io seguivo i suoi movimenti senza fiatare, aveva il grosso dono di lasciarti a bocca aperta a causa di tutte le stranezze che pullulavano nella sua testa e che si trasferivano nei suoi gesti sempre in bilico su un’idea che le gravitava intorno al momento. Catturava la tua attenzione perfino quando non diceva e non faceva proprio nulla. Tutto in lei emanava stranezze, originalità, e una buona dose di follia. Si voltò dalla mia parte di scatto, e mai come allora mi guardò intensamente negli occhi con l’intenzione di volersi accertare che non avessi mai visto nulla di simile in vita mia. Solo allora, mi chiese: Hai idea di cosa sia questo…. Roteò il dito indice mimando la spirale di un tornado e sfiorò una zona del corpo, un’anatomia sconosciuta, dalla forma bizzarra che lei dapprima definì coso, poi mostro… proboscide… alla fine mollusco e tubo di gomma rivestito di pelle. Al che credo di aver risposto confusamente. Credo anche che emisi un impercettibile balbettio. Sì….no, non so, posso imma-ginare. Fui capace di dire solo questo. “Ecco, immagina”, mi rispose lei con una calma siberiana. Era chiaro che fosse avvezza a mostrare quella pagina a chiunque. Era chiaro che si divertiva, senza darlo a vedere, a cogliere sul tuo volto tutti i segni dello stupore che nel frattempo ti aveva dominato. Si trattava dell’oggetto per eccellenza che decreta l’appartenenza al genere maschile e che verosimilmente era tutto ciò che si nascondeva ben bene durante le copule che avvenivano assai numerose nei fumetti erotici di Lorenzo, dove in realtà erano solo le donne a mostrare con generosità e impudicizia fino all’ultima delle loro grazie. Mentre gli uomini, anche loro tutti molto belli come Clark Kent, o Big Gim, erano sempre disegnati di spalle. O al limite di profilo, obbligatoriamente quello del volto in primo piano. Credo strabuzzai un po’ gli occhi, e credo anche che fossi appena impaurita. Un fatto è certo, non mi sottrassi per un istante a quella visione adamitica di stampo moderno e scientifico per non fare la figura della bambina. Avevo anche avuto l’istinto di mettere la mano alla bocca ma non la misi. E tuttavia credo che si aprì rimanendo interdetta. Stabilì che si trattava di un uomo di razza caucasica, un uomo dai lineamenti del tutto normali che giganteggiava nudo sulla pagina n. 120 coi suoi genitali enormi esposti come pesche sciroppate in un barattolo di vetro del suo supermercato. Era di carnagione molto chiara, sulla quarantina e pieno di peli ovunque su un corpo massiccio e potente. Un’appendice gli cascava sul davanti, era un oggetto grosso, pendulo e senza vita. Assomigliava proprio a un coniglio impiccato che implorava pietà. Passò con una certa lentezza a percorrere tutta la pagina con lo stesso indice vigile fino a posarsi sulla figura in basso a sinistra, dove l’infrarosso aveva ripreso quello stesso oggetto, stavolta in erezione, col suo corredo di vasi sanguigni ben funzionanti e con l’aggiunta della spiegazione tutta medica della fisiologia dell’atto sessuale. Quell’oggetto pendulo, quello che prima mi era sembrato un tenero coniglio impiccato, aveva subito una tale metamorfosi, ma tale e tanta che dissi incredibile! Era suppergiù lo stesso fenomeno che accadeva in Tivvù, dove un uomo magro e pallido, in situazioni di estremo pericolo si gonfiava fino a divenire l’energumeno ipertrofico di colore verde ranocchio a cui avevano affibbiato il nome incredibile di incredibile Hulk. Quell’oggetto misterioso, che nella misteriosa metamorfosi diveniva invece tutto rosso, credo avrebbe strappato ogni volta anche le mutande nel quale era contenuto, così come quell’omone verde strappava ogni volta le sue camicie. Ecco, alla vista di quelle immagini, mi ero figurata proprio tutto questo. Anche Miryam sembrava molto soddisfatta. Aveva visto i miei occhi farsi più grandi all’improvviso, e la mia bocca aprirsi per l’enormità della visione. Ora aveva la certezza che sino a quel momento ero stata all’oscuro di tutto. Per lei quello era un semplice rito d’iniziazione, un’apertura ai misteri della vita, un atto di generosità irrinunciabile a cui ci aveva fatto il callo allo stesso modo di quando ci offriva la merenda gratis ad ogni ora. Che delusione se fossi già stata al corrente di quelle bizzarre anatomie, di quelle prodigiose fisiologie. Solo col tempo ebbi la certezza che aveva mostrato quelle forme strabilianti a tutte le altre bambine del quartiere. Non c’era nei suoi intenti alcunché di malizioso o perverso, tutt’altro. Lei medicalizzava tutto, non faceva sorrisini ironici, non indugiava più del dovuto su quell’oggetto camaleontico e metafisico che quel particolare giorno aveva preso di mira. Molto presto aveva anche voltato pagina a casaccio e aveva espresso il suo disappunto sul fatto che l’alopecia androgenetica fosse proprio una calamità naturale che si abbatteva sulla testa di certi uomini sfigati e non su altri. Come mai la scienza non avesse ancora messo a punto un medicamento prodigioso, non riusciva proprio a capirne le ragioni. Continua….