L`elisir d`amore

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L`elisir d`amore
L’elisir d’amore – Liberamente tratto da un’Opera vera
Alex Carulli
PERSONAGGI
SLENDA. Giovane bella, ricca e capricciosa.
RHINO. Giovane robusto e inetto. È innamorato di Slenda.
BELCORE. Uomo d’affari, tanto ricco quanto borioso.
BITTERSWEET. In televisione vende unguenti, balsami, creme e altri prodotti che spaccia per miracolosi. Sottobanco rifila
droghe d’ogni tipo. Un ciarlatano.
JANET. Amica di Slenda, vive di pettegolezzi.
ALTRI: un pubblico ufficiale, gli yes-men di Belcore, le amiche Janet, l’aiutante di Bittersweet, il barista del The Stag, curiosi e
passanti.
L’azione ha luogo a Enfield Town, nel quartiere di Enfield, il più a nord di Londra, e più precisamente a Little Park Gardens,
all’altezza dell’incrocio con Church Street, nei pressi della chiesa di St Andrews e del più profano pub The Stag.
PARTE PRIMA
È domenica ed è mattina.
Finita la messa, Slenda, Janet e due amiche si siedono alle panche del The Stag. Ordinano da bere, perlopiù shandy. Slenda
tira fuori dalla borsa un iPad nuovo di zecca e lo mostra alle amiche, che si producono in versi d’entusiasmo ipocriti e striduli.
Rhino osserva da lontano.
«Ehi, dovete assolutamente leggere un articolo che ho trovato sul sito di Cosmopolitan. Ora ve lo faccio vedere…» e con un
paio di multi-tocchi mostra la pagina web della rivista.
Rhino di Cosmopolitan conosce solo il cocktail — vodka, Cointreau, succo di mirtillo e succo di lime. L’ha bevuto qualche
volta, “Ma non tutti i baristi lo fanno a mestiere”. Guarda da lontano la sua amata e non smette un attimo di pensare che lei sia di
un’altra stoffa, di un’altra classe. Non lavora e ha un iPad; legge romanzi e si tiene informata sulle questioni di attualità; fa sport e
segue i consigli dei dietologi. Lui invece non legge nulla, lui lavora ma non per questo può permettersi un iPad—che non
saprebbe nemmeno come usare—e brama dalla voglia di ricevere anche solo uno sguardo, un’occhiata, un iLook dalla sua amata.
«Sentite qua!» dice Slenda. Fa un sorso, s’asciuga la mano sul fianco e legge ad alta voce. «“Sette segni per capire se LUI è
bravo a letto.” Questo è il titolo. “Uno: Sa suonare la chitarra? L’abilità dei chitarristi di fare una cosa con una mano mentre con
l’altra fanno tutt’altro, risulta essere un grande e piacevole vantaggio quando si tratta di sesso… per non parlare dei pianisti… o
dei batteristi (che usano anche i piedi nel frattempo!) E anche se a volte non sembreranno dei veri macho, pare che abbiano un
approccio più erotico alla vita. C’è nessuno che sa suonare la tromba?”» e tutte scoppiano a ridere. La malizia è padrona delle
risate. «“Due: È uno che scansa l’insalata? Guardare il tuo uomo mangiare ti può dare un’idea di come tratterà il tuo corpo
quando ne avrà l’occasione. Se è ingordo, puoi benissimo aspettarti che a letto ricercherà la gratificazione istantanea. Ma più
importante di come è QUELLO che mangia. I vegetariani si dice che abbiano una vita sessuale migliore dei carnivori poiché, per
esempio, hanno bassissimi livelli di colesterolo e non rischiano l’obesità; una dieta vegetariana troppo rigorosa, però, potrebbe
danneggiare la performance in generale. Se mangia tanto sedano è un buon segno: il sedano contiene androsterone, un ormone
che gli uomini rilasciano nel sudore e che sembra attiri le donne.”»
Rhino ascolta con attenzione. Lui non sa suonare né la chitarra né altri strumenti; è persino stonato. Cosa peggiore, poi, lui
odia, da sempre, profondamente odia il sedano.
“Sono proprio spacciato, allora!” pensa. “Ma tu guardala, lei… è così intelligente e colta, così simpatica e sicura di sé, mentre
io non faccio che lamentarmi di essere un vero idiota…”
«“Tre:”» urla Slenda. «“Ce l’ha grosso (il conto in banca!).”» Tutte scoppiano a ridere e, coprendosi le bocche con le mani,
cercano di arginare la piena di malizia che le inonda.
Su questo terzo punto Rhino non ha nemmeno da riflettere: è un poveraccio e il conto in banca è sempre al verde. Quando
sente Slenda leggere che il successo nel mondo del lavoro è la chiave per una maggiore autostima e, di conseguenza, per delle
migliori prestazioni sessuali, si sente svilito e sconfitto, come l’operaio che vede il ricco vicino di casa vincere al lotto.
«“Quattro: Non c’ha la tartaruga, ma fa esercizi.” Va be’, questo non lo voglio leggere, è scontato. “Cinque: Non è
esattamente un ‘timidone’. Degli studi dimostrano che le persone estroverse hanno un’attitudine più edonistica nei riguardi del
sesso, dato che essi sono più propensi a sperimentare nuove cose. E c’è di meglio: delle prove suggeriscono che essi spendano
più tempo nei preliminari.” Che palle d’articolo!»
«Vai, continua, continua…» la incitano Janet e le altre.
“Smettila, smettila!” la supplica tra sé e sé Rhino.
C’è un sole caldo, che si rifrange frizzante come schiuma sulle finestre del The Stag. Le ragazze sono belle e i bicchieri di
shandy sembrano luci al neon.
«“Sei: A proposito di preliminari, come sono i suoi SMS? Se ti scrive messaggi elegantemente spinti, è un buon segno: lui sta
facendo i primi passi verso i preliminari. Se i messaggi sono troppo spinti e ti mettono a disagio, è una chiara indicazione che non
siete compatibili. DELETE MESSAGE!” Non me lo ricordavo così palloso st’articolo…»
«Dicci il settimo, dicci il settimo!» insistono le altre.
Rhino finora sta perdendo 6–0.
«“Sette:”» dice Slenda con uno sbuffo. Si guarda intorno e incrocia lo sguardo di Rhino. «“È un… bravo ragazzo. Tutte
dicono che con i ‘bastardi’ è più eccitante, ma nel sesso ciò che conta realmente è l’abilità nell’esprimere se stessi.” Però,
insomma, avete capito: l’uomo ideale non esiste, e se esiste non lo troveremo certo qui a Enfield! Figuriamoci, di tutta Londra,
proprio qui!»
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Con stridere di freni, nello spiazzo davanti alla chiesa arrivano un SUV nero dai vetri oscurati, seguito da una limousine bianca.
Dal SUV escono due omoni neri, in giacca e cravatta, il petto in fuori, auricolari e occhiali da sole. Si guardano attorno prima di
aprire lo sportello della limo. Esce un uomo dai capelli brizzolati, alto, il volto abbronzato e in salute, un completo cachi. Slenda e
le altre osservano con interesse. L’uomo tira fuori un sigaro dal taschino della giacca e l’accende. Si va a sedere alla panca accanto
a quella di Slenda. Ordina da bere a uno dei due gorilla. Mentre aspetta di essere servito, non stacca gli occhi di dosso da Slenda.
«Ehi, hai visto?» dice Janet a bassa voce. «Quel tipo ti sta fissando…»
«Sì, ho visto…» risponde Slenda.
«Che bell’uomo!» dicono le altre due. «Ed è pure bello ricco…»
«Slenda, è strano, no? Hai appena detto che l’uomo ideale non può essere qui a Enfield ed ecco che ti si presenta un Signore
con-la-esse-maiuscola.»
«E chi t’ha detto che lui è l’ideale?» dice Slenda, lanciando uno sguardo a Rhino che nel frattempo s’è fatto più vicino.
L’uomo brizzolato, che di nome fa Belcore, riempie due bicchieri di champagne e, dopo aver ordinato qualcosa a uno dei due
gorilla, si avvicina a Slenda.
«Posso offrirle un bicchiere di champagne?» le chiede.
«Certo che può offrirmelo, ma a me lo champagne non piace…» risponde lei, secca.
«Allora mi dica quello che sta bevendo che gliene offro ancora…»
«No, grazie, sono apposto così…»
«Ma non potrà rifiutare questo, però…» le dà le spalle e, strappato dalle mani del suo gorilla un mazzo di rose rosse, glielo
porge. «Qualcosa che lontanamente s’avvicina alla sua bellezza. Ecco. Delle rose rosse, per dichiararle il mio amore.»
«Ma se nemmeno mi conosce…?»
«Questo è vero, ma è più vero ancora che io conosco il mio cuore. So quel che dico. E so che per premio del mio amore io
otterrò il suo.»
“Modesto, eh!” pensa Slenda. «Grazie mille, davvero.» Prende il mazzo di rose e lo annusa chiudendo gli occhi.
«Allora è fatta, signorina! Come pensavo non resiste al mio fascino e lo vedo scritto a chiare lettere sul suo viso. Non che la
cosa mi sorprenda, sia beninteso: sono ricco, alto e fascinoso; sono galante e conosco le donne. Quindi, se tutto è come pare,
che ne dice, mi vuol sposare?»
«Oh, oh, oh…» alza le mani Slenda. «Una cosa è certa: lei va di fretta. E mi dispiace farle notare che assieme all’eleganza lei
possiede la boria tipica degli uomini: ancor prima di affondare il pugnale pensate di aver vinto il duello.»
“E da dove cazzo viene fuori quello?!” si domanda Rhino, che sta seguendo la scena con crescente gelosia. “E se lei ci sta?”
«Signorina… ehm…»
«Slenda.»
«Piacere. Io mi chiamo Belcore, ma lei può chiamarmi Amore…» e si volta ridendo verso i suoi scagnozzi. «Signorina Slenda,
io sono un facoltoso uomo d’affari, e dal mio lavoro ho imparato tante cose. Per esempio, ho imparato che in affari e in amore
indugiare è un errore. Il tempo vola, volano i giorni e le ore, ed è meglio arrendersi al vincitore…»
«Lei, signor Belcore,» dice Slenda, «continua a non capire. Anche se fossi interessata»—“Ci sta!”, pensa Belcore—«le ripeto che
io non ho fretta e che ci devo pensare un tantino…»—“Oh porca miseria,” pensa Rhino, “che il mio amore per lei mi desse
almeno la metà del coraggio di ‘sto playboy!”—«Magari, se resta nei paraggi, dopo che mi sono cambiata possiamo bere una
bottiglia… Offro io, però!»
«D’accordo,» accetta Belcore. «Per ora lascio i miei uomini rifocillarsi un po’ e ci vediamo più tardi. Sempre qui, vero?»
«Certo, sempre qui.»
«E quando ci vediamo le strimpellerò una canzone!»
«S’è portato anche la chitarra?»
«No. Ma ci metto un attimo a mandare uno dei miei uomini a comprarne una…»
“Cazzo, sa pure suonare questo qua!” si strugge Rhino. “Speriamo almeno che non sia vegetariano!”
«Tu pensi che lei ci sta davvero?» chiede Janet a una delle due amiche. «Secondo me lo sta prendendo in giro. Slenda è ‘na
vecchia volpe, mica si fa ‘mbaccagliare così. Anche se sarebbe bello che ci cascasse, almeno per vendicare gli uomini che ha fatto
soffrire coi suoi capricci…»
«Davvero, non gli va bene mai nessuno…» dicono le due, all’unisono. (E dicono gli non le.)
Pressoché tutti lasciano la piazza. I gorilla e Belcore entrano nel The Stag; Janet e le amiche si avviano verso le loro case a
cambiarsi; Slenda scola il suo shandy con fare mascolino e se ne va, sola, lungo Little Park Gardens. Rhino la segue con l’intento
di parlarle, di dichiararsi, di convincerla a non accettare la proposta fattale da quell’uomo arrogante con la limousine, il completo
cachi, la chitarra, le rose, lo champagne, il sigaro…
«Una parola, o Adina…»
«Oh, la solita seccatura!… Eh… e chi sarebbe Adina? La tua ex?»
«No, scusa, mi so’ confuso. Volevo dire: una parola, oh Slenda.»
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«Non di nuovo la stessa storia!» sbuffa lei, riprendendo a camminare. «Faresti meglio a risparmiare i tuoi sospiri per tuo zio.
Perché non vai a trovarlo giù a Belgravia, dicono che è gravemente malato…»
«Il suo malessere non è niente in confronto al mio…»
Ora Slenda rallenta e aspetta che Rhino la raggiunga.
«E se muore e lascia l’eredità a qualcun altro?» indaga lei.
«E che m’importa?!»
«Morirai di fame…»
«O di fame o d’amore, per me è lo stesso…»
«Senti qua, Rhino. Tu sei un bravo ragazzo…»—
“6 a 1. Almeno il goal della bandiera, cazzo!”
—«E sei modesto. Non sei arrogante come quel Belcore. Però proprio come lui, anche tu t’illudi, dato che io sono capricciosa
e appena ho ottenuto quello che voglio, mi viene a noia. È meglio per te lasciarmi perdere…» Una debole folata di vento le
scompiglia i capelli.
«Ma perché?»
«Ah…» sospira lei. «Perché…»
«Sì, PERCHÉ?!?!»
«Ah…»
Lui fa per sistemarle i capelli ma lei non glielo permette, difendendosi tipo metti-la-cera-togli-la-cera.
«Chiedi al vento perché una volta sfiora il giglio e una volta sfiora le rose…» lo fissa coi suoi occhi verdi e parla con calma.
«…una volta struscia le cime dei cipressi e una volta fa il pelo al ruscello… Chiedi. E il vento ti dirà che è nella sua natura essere
mobile e infedele…»
«Quindi io devooo…?»
«Rinunciare al mio amore e fuggire da me.»
«Cara Slenda, io non posso…!»
«E perché?»
«PERCHÉ?!… Chiedi al fiume perché dalla fonte che gli diede vita, va nel mare che a sé lo invita e lì se ne va a morire…
Chiedi. Il fiume ti dirà che un potere sconosciuto lo trascina…»
«Quindi, tuu…?»
«Io… come il fiume, vado a morire… Ma seguendo te.»
«Perché non ami qualcun’altra?! Non te ne vorrò, non ti preoccupare.»
«Ma, Slenda, è impossibile! Vedi…» Sbottonati due bottoni della camicia, le mostra il tatuaggio che ha sul petto. «Ho tatuato il
tuo nome qui, dove sta il cuore, e lì rimarrà! Il dolore che ho patito per farmi questo è niente in confronto a quanto patisco per
l’amore non ricambiato…»
«Tu sei dolce e tenero, ma ricorda che per guarire dalla pazzia dell’amore devi fare come me e ogni giorno cambiar d’amante!
E poi, sai: come chiodo scaccia chiodo, così amore scaccia amore…»
* * *
È da poco passato mezzogiorno ed è sempre domenica.
Belcore e i suoi uomini sono seduti a un tavolo all’interno del The Stag; mangiano ali di pollo e patate fritte; bevono pinte.
Belcore, invece, sorseggia champagne.
Slenda è in casa. Ha messo in carica il suo iPad, s’è cambiata d’abito e ha buttato giù due caffellatte con dei biscotti ai cereali.
Ha deciso di non pranzare.
Janet e le altre si sono appena incontrate nello spiazzo davanti alla chiesa di St Andrews.
Rhino si strugge seduto a una panchina poco lontano dal The Stag. È una panca in legno e tra un singhiozzo e l’altro ha inciso
(male) il suo nome e quello della sua amata all’interno di un cuore con una freccia che lo trafigge. Un disegno infantile, certo, ma
proprio per questo genuino, appassionato, eloquente.
D’un tratto si sente della musica dance. Si fa più vicina. Si sentono i bassi sfondare i woofer. Si sente una voce distorta dal
megafono. La voce si avvicina. Le ragazze tendono orecchi e sguardi verso la chiesa. Sanno che non nasce dalla chiesa questo
miracolo, ma chissà perché sanno già che sarà un miracolo.
«Ma questo è Bittersweet!» dice qualcuno.
«Bittersweet?» viene domandato da più parti.
«Sì, quello della televisione!» viene risposto.
«Il tipo, a parte creme e sciroppi kasher, diciamo che… spaccia pure qualcos’altro…» assicurano in parecchi.
«Hai capito chi è? Quello che fa le televendite con le creme, le cose… hai capito?»
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«Il tipo nero lì…?»
«Sì. E dice che è ‘na specie di dottore. Vende un liquore che dice che ti fa guarire da un secondo all’altro! Com’è che non l’hai
mai visto in televisione? Fa tutti i pomeriggi, verso le tre.»
«Ho capito chi è ma non l’ho mai seguito…»
Nemmeno Rhino l’ha mai seguito; e Rhino non ha neppure capito chi è. Tuttavia è incuriosito dall’arrivo di questo
personaggio, se non altro perché la sua entrata, assieme a quella del ricco uomo arrogante con la limousine, il completo cachi, la
chitarra, le rose, il sigaro, eccetera, dona a questa domenica di luglio un sapore d’altri tempi, che stride con quello kebab-&-smog
della Londra a cui è abituato. S’alza dalla panchina, lancia un’ultima occhiata alla sua (pessima) incisione d’amore e s’avvia verso il
centro dello spiazzo.
«Donne e bambini! Uomini sposati e single! Vecchi e ammalati! Sentite, sentite! Sono il famoso e miracoloso Doctor
Bittersweet! Datemi un po’ del vostro tempo»—“E dei vostri danari!” pensa ma si trattiene—«e io in cambio vi farò guadagnare
tempo! Già sapete chi sono e la mia faccia non v’è nuova. Sono il miracoloso Bittersweet! Vendo unguenti, balsami, creme,
tonificanti, toccasana—e un mirabile liquore! Non trasformo il pane o il pesce, ma cancello l’ansia che cresce. Sono da sempre
contro i mali e il peggior nemico degli ospedali!»
Bittersweet è in piedi sui sedili posteriori di una Jaguar nera decappottata. Ha un completo bianco con una camicia rosso
fuoco. La cravatta è nera. Un paio di anelli d’oro alle dita e occhiali da sole. La macchina scivola lenta sull’asfalto, guidata da un
rastafariano sorridente dallo sguardo assente, e si ferma davanti al The Stag. Tutti seguono con curiosità ciò che ha da dire
Bittersweet.
«Venite, venite! Spaiamo chi spia solamente da chi spende seriamente e separiamo le signore senza segreti dai signori senza
soldi! Su, su! Comprate, comprate! Comprate il mirabile liquore!» si piega in avanti e punta il dito contro delle donne. «O voi,
matrone rigide, ringiovanir bramate? Le rughe incomode con esso cancellate. Volete vedere vellutato il vostro viso? Comprate il
mirabile liquore! Comprate il mirabile liquore!»—“Ripetere funziona. Ripetere funziona!” si ripete in testa, si ripete in testa
—«Attenzione alti e aitanti!, ambite ad avere altre amanti? Comprate il mirabile liquore! Ve lo do per poco! Muove i paralitici,
risveglia gli apopletici; cura gli asmatici gli asfittici gl’isterici e i diabetici. Guarisce timpaniti scrofole e rachitidi. Cura pure la
depressione—moderna moda e ossessione. Comprate, comprate il mirabile liquore! Mi direte: quanto costa? Quanto viene la
bottiglia? Cento quid? Trenta? Venti? No, nessuno si sgomenti. Con un fiver vi passa la fever. Su, comprate! Comprate il mirabile
liquore!»
«Ohu, per cinque sterline ne vale la pena!» viene acclamato da più party.
Bittersweet getta il megafono sul sedile. L’imbonimento è terminato. Ora tocca al rastafariano raccogliere i soldi e dispensare
il mirabile liquore. Scende dalla macchina con un salto e dopo aver firmato qualche autografo entra nel The Stag, dove gli viene
offerto da bere.
Passano cinque minuti e Rhino è ancora incerto sul da farsi. Ha visto il dottore entrare nel pub ma non ha il coraggio di
rivolgergli la parola e chiedergli se, a parte quel mirabile liquore (del quale comunque vuole comprare una bottiglia), possiede
qualcosa che aiuti a sedurre, uno sciroppo o un intruglio capaci di fargli conquistare Slenda.
“Sto Bittersweet sembra il tipo giusto!” pensa Rhino, convincendosi ad entrare. “E poi, cazzo, sembra come inviato dal
destino! Magari, come dicono, c’ha davvero qualcosa sottobanco che mi può aiutare…”
In quel momento Bittersweet esce dal The Stag. Rhino ce l’ha davanti, a nemmeno un metro.
«Dottore, perdonatemi… Ma è vero che possedete ogni cosa, anche qualcosa di più forte e di meno legale?»
«Ssstt!» si volta Bittersweet. Si sfila gli occhiali da sole. Si guarda intorno. «Piano con le parole! E giù il volume!»
«Le chiedo scusa, ma sono disperato…»
«Venga con me…» dice Bittersweet, cingendo Rhino dalle spalle.
Entrano in macchina. Il rasta è fuori che vende. Bittersweet chiude la cappotta. Lui e Rhino sono seduti uno accanto all’altro
sui sedili posteriori. Rhino fissa il cielo e lo vede scomparire.
«Cos’è che ti serviva?» chiede Bittersweet. «Non è un problema se ci diamo del tu, vero?»
«No, affatto… anzi, sono onorato…»
«Eh, su, dimmi, cos’è che ti serviva: coca, ero, MDMA, maryjane, assenzio puro…? Dimmi tutto…»
«Ce l’ha qualcosa estratta dal sedano ma che non sa di sedano?»
«Sedano?» Bittersweet è confuso, disorientato.
«Ho sentito dire, ma non so se è una storia vera o inventata, che nel sedano c’è un ormone che gli uomini, poi, espelgono…
ehm… come si dice?… ehm…»
«Espellono…»
«Ecco, sì, un ormone che gli uomini espellono col sudore e sembra che attiri le donne…»
«Mmm…» mormora Bittersweet, pensieroso: non sa ancora da che prospettiva fregare Rhino. «Continua, vai avanti…»
«E niente… non so… Non c’hai per caso qualcosa che — o al sedano o no, anzi, meglio di no, dato che non mi piace il
sedano — qualcosa che abbia degli effetti afrodi… come si dice?»
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«Afrodisiaci…»
«Esatto. Qualcosa che faccia nascere l’amore nel cuore di una donna…»
«Ah, ora capisco!» dice Bittersweet. «Tu stai cercando l’elisir d’amore!»
«Noooo! Hai davvero l’elisir d’amore?!»
«Sst! Abbassa la voce, non vorrai che da fuori ci sentano!»
«Chiedo scusa.»
«Allora… io… mmm… io… CERTO che ce l’ho! E non è nemmeno caro!»
«Quanto viene?»
«Mmm… quanto c’hai?»
«Io in banca sto sotto… ma posso pagarti a rate…»
«Ma no, non si tratta mica di più di tre cifre…!»
«Quindi un centinaio bastano…»
«Uff! Avanzano!»
“Certo che io Londra l’ho battuta tutta,” pensa Bittersweet, “da Tottenham al SouthBank, da Stepney a Chelsea, la City e il
West End, e di gonzi ne ho visti tanti, ma come questo non ce n’è! Nemmeno in Essex!”
Rhino svuota il portafogli: 67 sterline.
«Non sono 100, ma è tutto quello che ho! Vanno bene?»
«Certo!» afferra i soldi il dottore. «Ecco qua…»
Si tratta di una bottiglia di blended scotch whisky da quattro soldi. Un preparato per niente elaborato: al whisky ha aggiunto
mooolta acqua, 37.5ml di sciroppo di ribes nero, 25ml di assenzio e un cucchiaino di miele. Il colore dell’intruglio ricorda
l’inganno, ma non agli occhi assetati d’amore di Rhino.
«Grazie Bittersweet! Grazie immensamente!»
«Di niente…»
«Ma dottore, mi dica un po’, com’è che va usato?»
«Be’, con riguardo e pian pianino devi scuotere la bottiglia. Poi la stappi ma fa attenzione a non perdere la prima esalazione! È
carica dei fumi della pozione!»—“Lo volto e lo rivolto come un calzino!”—«Quindi appoggi le labbra e lo bevi a centellini. Poi
vedrai che l’effetto non tarderà ad arrivare…»
«Ma come, all’istante?»
«No, be’, non esageriamo… No, devi aspettare un solo giorno…»—“Io nel frattempo me la sono data a gambe!”
«Ma il sapore? Com’è il sapore?»
«Non è male, ma non s’avvicina a niente di usuale…»
«Dottore, una domanda ancora: ma l’elisir, per farla innamorare di me, non dovrebbe prenderlo la donna che voglio? Cioè,
come fa a innamorarsi di me perché io prendo l’elisir? È strano, no?»
«L’elisir avrà un effetto così forte su di te che lo scambio della chimica dei corpi diventa insuperabile… e quando lei ti si sarà
avvicinata e tu le avrai esalato un legg—Ehi, ma… scusa, eh. Chi è l’esperto qua, tu o io?»
«Tu.»
«E allora prendi la bottiglia e non rompere! Basta domande!»
«Solo l’ultima, per favore… Prometto—l’ultima…»
«D’accordo… poi basta, però.»
«Ok. Com’è che si chiama quest’elisir? Nel senso, c’ha un nome o si chiama solo elisir?»
“Ma quest’è proprio grullo!” pensa Bittersweet. «Si chiama… ehm… Dulkamara.»
«Dulkamara?»
«Sì, Dulkamara, come il nome del suo inventore…»
«Ah! Quindi non l’ha inventato lei…»
«Diamoci del tu…» tergiversa Bittersweet. «Eh… senti qua… Una cosa importante: non raccontare niente a nessuno! Tu
non sai cosa sarebbero capaci di farmi se lo sapessero! Una pozione così, che domani mattina stessa»—“Quando io sarò già
altrove!”—«richiamerà l’intero sesso femminino verso di te, fa gola a chiunque! E, sai, non posso mica rischiare di… hai capito,
no? Mi raccomando, acqua in bocca. O, meglio: elisir in bocca…»
«Non ti preoccupare, gentile Bittersweet. E poi sappi che non lo faccio per l’intero sesso femminile, ma per una donna sola! E
non lascerò nemmeno una goccia per nessun’altra!»
«Via, dai, nascondi la bottiglia e usciamo…»
«Grazie ancora Bittersweet… a te t’hanno mandato le stelle!»
* * *
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Quella non era certo la prima volta che Rhino aveva a che fare con delle droghe. (Bittersweet non avrebbe chiamato droga il suo
beverone, allora diremo che non era la prima volta che Rhino si avvicinava a delle sostanze.)
Era accaduto in passato, quando s’era convinto d’aver bisogno di aumentare la sua massa muscolare, già di per sé eminente,
con degli anabolizzanti. Per due o tre settimane s’era comportato alla stregua del tossicomane: si sparava le iniezioni di nascosto,
pensava solo alla prossima siringa e non parlava d’altro che della forma che avrebbe preso il bicipite, il tricipite, questo e quel
muscolo—noia pura per chi aveva il fegato di ascoltarlo.
Da questa verità, tuttavia, non andrebbero addotte alcune falsità, poiché la stazza e la muscolatura possente di Rhino non
sono dovute a steroidi o altre sostanze. Basti pensare che il nomignolo che si ritrova gli era stato affibbiato molto prima della
vicenda “anabolizzanti” e perché la sua stazza ricordava quella di un rinoceronte.
Con l’elisir/whisky, però, le cose stavano andando diversamente.
Così come gli aveva detto Bittersweet, Rhino aveva bevuto a centellini, sorseggiando più che bevendo. Era a metà bottiglia e
si sentiva stralunato, le ginocchia molli e nella testa un forte, intenso pulsare.
«Perché devo aspettare un giorno intero prima di vederne gli effetti?!» dice ad alta voce, come al centro di un palcoscenico,
quand’invece è in piedi, solo, davanti alla panca su cui ha inciso (male) il suo amore. «Oh, ecco, un altro sorso… sì, dai, un sorso
ancora… e poi finalmente questo potente amico elisir scorrerà libero nelle mie vene e… e mi porterà la mia amata…»
(Due ragazzini lo vedono parlare da solo e se la ridono, pensando a Mad Rhino, “Tanto grosso quanto matto”.)
Rhino butta giù altri sorsi, sempre più lunghi e copiosi. La bottiglia è quasi seccata.
«Ecco, ecco… comincio a sentire il calore nel petto… questo sarà l’effetto! La fiamma s’è accesa e stimola l’appetito, ecco
l’effetto da me gradito…»
Dalla tasca tira fuori un Kinder Bueno e l’addenta come l’uomo delle caverne fa con la carne cruda. Guarda l’elisir di sbieco e
notato l’ultimo sorso ondeggiare sul fondo della bottiglia si decide a finirlo. Butta giù l’ultima goccia e getta la bottiglia in un
cestino. Dal The Stag vanno e vengono persone dai contorni sfumati. Vacillano come in un miraggio.
È allegro, Rhino. Appagato per aver ingerito l’elisir che gli darà la sua Slenda. È un po’ frustrato, è vero, visto che dovrà
attendere un giorno intero, ma il whisky/elisir sta sortendo i suoi effetti: Rhino comincia a canticchiare Be My Baby delle
Ronettes. Alle parole della canzone mescola saliva e imprecisioni, stonature continue e dei la-la-là infantili.
Vestita di tutto punto, Slenda cammina verso lo spiazzo. Da lontano nota un uomo cantare e barcollare e, prima di
riconoscerlo, si chiede chi possa essere quel folle. Rhino la vede e d’istinto vorrebbe andarle incontro, ma si blocca, si ferma, si
convince a non darle retta: “È inutile darle soddisfazione ora, tanto domani il suo cuore spietato cederà!” Slenda lo riconosce e
ne è delusa. S’aspettava di vederlo struggersi per le parole fredde che gli aveva detto e invece se lo ritrova lì, felice e spensierato,
che canticchia (male) canzonette pop post-twist e pre-Beatles.
«Bene, bene!» dice lei. «Allora la lezione ti fa bene…»
Rhino canta (male): «
I’ll make you happy baby
Just wait and see
For every kiss you give me
I’ll give you three…
«Sì, la sto mettendo in prova…» dice, smettendo di cantare.
«Bene. È quello che avevi chiamato amore vero?»
«Dimenticarlo spero…» canticchia.
«E quello che chiamavi fuoco?»
«S’estinguerà tra poco…» chiude gli occhi. «Tra un giorno il mio cuore sarà guarito…»
«Bene… saperlo mi consola…»
Dal The Stag esce Belcore. Ha in mano un bicchiere di champagne e fatti due passi, disturbato dalla luce che l’acceca, si
mette gli occhiali da sole; ora tira fuori un sigaro e l’accende.
“Perfetto,” pensa Slenda, notandolo, “non poteva capitare in momento migliore!”
«In affari e in amore l’assedio annoia e stanca…» canticchia Belcore che, al contrario di Rhino, è intonato e possiede una
bella voce da basso.
“No, di nuovo quel rompipalle!” pensa Rhino.
«Coraggio non mi manca, in affari e in amor…»
«Allora, signor Belcore, le piace questa parte di Londra?» chiede Slenda.
«Sì, molto calma e… senza pericoli…»
«E il suo cuore non teme l’amore?»
«Magari arrivasse!»
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«Vedrete che arriva…» ammicca Slenda.
«Quando? Quando? Ha deciso, allora?»
Rhino trema. Ha paura di quello che potrà uscire dalla bocca della sua amata.
«Dica, Slenda cara, quando ci sposeremo?»
«Prestissimo!» esclama lei.
“Mammamia! Oh che sento!” si dispera Rhino.
«Quando? Quando?» insiste Belcore.
Slenda attende che Rhino la guardi (dato che teneva lo sguardo in basso) prima di dire: «Fra sei giorni!»
«Oh che gioia! Sono contento!» dice Belcore.
«Ah, ah…» ride Slenda. «Va bene così. E da ora in poi, diamoci del tu…»
Rhino se la ride, non certo per quello che ha appena udito, ma per la sbronza e, soprattutto, perché sta pensando che
Belcore sia un illuso, dato che il giorno seguente Slenda si innamorerà di lui. Il ghigno impertinente che Slenda vede dipinto sul
volto di Rhino le fa rabbia: anziché struggersi per la promessa di matrimonio Rhino se la ride, la ignora, la snobba—e ridere,
ignorare e snobbare sono prerogative di Slenda o, almeno, questo è quello che crede lei e che, perciò, la sta facendo imbestialire.
Belcore, dal canto suo, sorseggia champagne e pensa che vorrebbe (far) picchiare il rimbambito che si ritrova davanti, e poi,
“Che diavolo ci fa sto tipo qui?”
Dal The Stag escono in frett’e furia i gorilla di Belcore.
«Capo, capo!» urlano.
Il barista del pub segue i gorilla, ché non hanno ancora pagato, e assieme al barista, attratti dal trambusto, escono quasi tutti i
clienti, tra cui Janet e le due amiche.
«Capo, è urgente…» dice gorilla–uno.
«Che c’è?» chiede Belcore.
«Hanno appena chiamato, signore…» dice gorilla–due.
«E…»
«E, signore, mi dispiace, ma… dobbiamo partire.»
«Quando?»
«Dobbiamo essere a Parigi domani entro mezzogiorno…» assicura gorilla–due.
«Va bene. Il lavoro è il lavoro…» dice Belcore. «Hai sentito mia cara Slenda? Domani addio. Però, mia cara, almeno ricordati
dell’amore mio.»
“Sì, sì, domani avrai la bella notizia…” se la ride Rhino.
«Non preoccuparti: della mia costanza ti darò prova e la promessa manterrò.»
“Sì, sì, domani te lo dirò…”
«Se sei così convinta a mantenere la promessa, perché non anticipi? Cosa ti costa? Perché non ci sposiamo oggi stesso?»
“Ooooggiiiiii?!?!?!” Rhino a momenti sviene.
Slenda nota il turbamento negli occhi di Rhino e ne è soddisfatta. «Ok!» dice. «E oggi sia!»
«Oggi?! Ma, Slenda, che dici? Oooggiiii?!» s’intromette Rhino.
«Sì, e perché no?»
«Aspetta almeno fino a domattina…!» la supplica.
«E tu che c’entri?!» s’indispettisce Belcore. «Ma tu guarda un po’…»
«Slenda, credimi, te ne scongiuro…» continua nella supplica Rhino. «Non puoi sposarlo, te l’assicuro… aspetta ancora, un
giorno appena… un breve giorno, io so perché. Domani, oh cara, ne avresti pena… e patiresti come me…»
«Ringrazia il cielo, oh babbuino, che sei matto o ubriaco di vino… T’avrei strozzato con queste mani se tu fossi stato in te.
Vattene, buffone, nasconditi da me…» lo minaccia Belcore, il quale, con “queste mani” intende le mani dei suoi gorilla, vicini a
lui. Appunto, queste…
Slenda mormora: «Solo perché tu sei innamorato di me non significa che io mi devo concedere a te»—“Lo devo tormentare e
vendicarmi, fino a che pentito verrà a supplicarmi!”
La gente attorno s’è fatta curiosa e ognuno inizia a dire la sua.
«Ma tu vedi questo pazzo,» dice Janet, «la vuole fare a un signore come Belcore! Ma non ha capito come vanno le cose a
questo mondo?»
«Crede davvero che Slenda sia la donna per lui?» dice qualcun altro.
«Non s’accorge che lei è di tutt’altra stoffa, di una classe superiore?» dicono le due amiche all’unisono.
«Andiamo Belcore, avverti il pubblico ufficiale che ‘sto matrimonio S’HA da fare!» dice Slenda, prendendo Belcore
sottobraccio e dirigendosi all’interno del The Stag.
«Venite ragazze, venite signori… Vi invito tutti a ballare!» esulta Belcore.
«Oh, e chi mai può rifiutare?!» dice Janet.
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«A un ballo e un banchetto non si dice mai di no!» viene esclamato da più parti.
«Dottore, dottore!» sbraita Rhino. «Dove siete dottore, ho bisogno di voi! Soccorso!»
Lo spiazzo si spopola. Tutti sono entrati nel The Stag, tranne Rhino, che si strugge sulla panca di legno, vittima di convulsioni.
Piange piegato in due e ansima, mentre sotto il mento le lacrime si mischiano alla saliva. Si sente riempire dal vuoto e il respiro si
fa pesante e doloroso. Ogni singolo sospiro gli ricorda che, purtroppo, è ancora vivo.
PARTE SECONDA
All’interno del The Stag s’è preparata con massimo zelo una tavolata, alla quale sono seduti in questo momento Slenda, Belcore,
Janet e Bittersweet. Le amiche di Janet, i gorilla di Belcore, il rastafariano aiutante di Bittersweet, i curiosi, gli habitué del The
Stag e gli altri sono in piedi e danzano al ritmo della musica che pompa nitida e assordante dagli speaker del locale. Tra una
canzone e l’altra vengono intonati brindisi e cori in onore dei promessi sposi. Eccone un esempio:
Cantiamo, facciam brindisi
A sposi così amabili
Per loro sian lunghi e stabili
I giorni del piacer.
Belcore è gaio e si diletta in massime boriose come suo solito, mentre Slenda non si dà pace poiché senza Rhino non vede
compiuta la sua vendetta. Bittersweet ingurgita cibo senza tregua e lancia occhiate provocanti ora a Janet ora alle sue amiche.
Si apre la porta del pub. Slenda spera si tratti di Rhino e quando s’accorge che non è lui ci rimane male e si dispera, pur
mantenendo un certo aplomb.
«Silenzio!» azzittisce tutti Belcore (il barista corre a spegnere lo stereo e anche la musica muore). «È qui il pubblico ufficiale!
Che viene a compir l’atto di mia felicità!»
«UHEEEEEE!!!!!!» urlano tutti, tranne Slenda.
«Che c’è, mia amata?» le chiede Belcore. «I tuoi occhi luminosi sono coperti da nubi grigie… Cosa c’è che non va?»
«Niente, niente…» dice lei. “L’ufficiale è qua e Rhino non si vede ancora!” si dispera.
«Benvenuto medico d’amore!» dice Bittersweet a bocca piena.
«Su, andiamo!» incita tutti Belcore. Prende Slenda sottobraccio e la solleva di peso dalla sedia. Lei sembra stanca, svilita,
indolente. «Andiamo a segnar l’atto, il tempo corre!» e date un paio di indicazioni sommarie ai suoi gorilla, Belcore esce dal The
Stag trascinando Slenda e seguito da tutti gli altri. Bittersweet finge di seguirli per poi ritornare lesto all’interno. Si risiede al
tavolo e continua a riempirsi la bocca di cibo e ad innaffiare il tutto con del vino.
Dalle finestre del The Stag si vede il sole declinare lento e fiero. Dei raggi si fanno spazio tra le tende di pizzo e cadono pigri
come il tramonto sul pavimento di legno e sui tavolini ricoperti di bicchieri lasciati a metà. La luce brilla sulla superficie delle
birre e trafigge le bollicine dello champagne di Belcore.
Rhino entra nel The Stag in quel momento. Si avvicina al banco e, rivolgendosi al barista che però né l’ascolta né lo considera,
dice di aver visto il pubblico ufficiale che, arrivando, ha ammazzato le sue ultime speranze: non gli resta che fare “L’estremo
passo”. Sta per ordinare qualcosa da bere quando s’accorge della presenza di Bittersweet.
«Dottore! Doctor Bittersweet! Lei qui?!»
«Sì, m’hanno invitato questi amabili sposi… e… delle feste nuziali quello che mi da più diletto è la presenza del banchetto!»
e butta giù una poltiglia indescrivibile.
«Dottore sono disperato, sono fuori di me! Io ho bisogno d’essere amato adesso, prima di domani! Adesso! Su due piedi!»
“Questo è il grullo dei grulli!” pensa Bittersweet buttando giù un carciofo.
«La prego, mi aiuti!» insiste Rhino.
«Recipe l’elisir e il colpo è fatto!» ordina il dottore.
«E davvero sarò amato da lei?!»
«Da tutte! Te lo prometto! Se vuoi anticipare l’effetto devi berne un’altra dose…»—“Tanto io tra mezz’ora me ne vado…”
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«Allora, la prego dottore, mi dia un’altra bottiglia! Una bottiglia ancora, la prego!» La sua supplica è stucchevole e ruffiana
come quella del tossicomane in astinenza. «La prego!»
«Ma certo! A me piace giovare ai bisognosi. Ce li hai i soldi?»
«Ah, non ne ho più! Le ho dato tutto quello che avevo!»
«Be’, allora la cosa cambia d’aspetto…» dice Bittersweet, deglutendo e passandosi un tovagliolo sulla bocca. «Io resterò qui
per un’altra ventina di minuti, vieni a trovarmi quando avrai dei soldi.»
Rhino è disperato anche perché squattrinato e lascia il pub trattenendo le lacrime; una volta gettatosi sulla sua panca
preferita, però, non si trattiene più e scoppia a piangere.
«Oh, perché?!» sospira. «Perché devo essere così infelice?! Perché?!»
Cadenzando il passo per riflettere meglio, Belcore fa avanti e dietro davanti al portone della chiesa di St Andrews. Sta
fumando uno dei suoi sigari. Caccia il fumo sollevando il mento. Scuote la testa e guarda il cielo: «Certo che la donna è un
animale stravagante davvero! Slenda mi ama e di sposarmi è contenta, eppure vuole rimandare fino a stasera!»
Rhino nota Belcore in lontananza e disperato prova a strapparsi i capelli.
“Il mio rivale!” pensa. “Se solo avessi una pistola o qualcosa m’ammazzerei in quest’istante!”
«Che succede?» chiede Belcore, avvicinandosi a Rhino. «Perché ti disperi?»
«Perché non ho danaro!»
«E qual è il problema?! Lavora per me e avrai cento sterline alla firma del contratto!»
«Cento sterline?!»
«Sì, sull’unghia…»
«E di che lavoro si tratta?»
«Lavorare sul mare, sulle mie navi da crociera… E se fai bene il tuo lavoro puoi salire di posizione e grado e appagare la tua
ambizione…»
«Non è per ambizione che lo farei…»
«Se è per amore, sappi che sulle crociere ne troverai quanto ne vuoi!»
«Cento sterline alla firma del contratto?»
«Ho il contratto in questo taschino, vedi…» e tira fuori un foglio di carta.
“Cazzo, lavorare in mare significa stare lontano da qui per molto tempo!” pensa Rhino, mentre Belcore spiega il contratto e
tira fuori una penna e gliela porge. “Ma se con l’elisir Slenda s’innamora di me, sarò l’uomo più felice del mondo e non
m’importa se poi dovrò rispettare questo contratto e stare lontano da lei…”
«Allora, che fai? Lo firmi o no?» insiste Belcore.
«Sì, certo.»
“Anche questa è da raccontare!” pensa Belcore, ripiegando il contratto e infilandolo nel taschino della giacca. “Ho ingaggiato
il mio rivale!” Apre il portafogli stragonfio davanti agli occhi sbalorditi di Rhino e gli passa 5 banconote da 20. «Si parte stasera
stessa, dopo il matrimonio!»
* * *
«Però non dovete dirlo a nessuno! Capito?!»
«Non ti preoccuparti Janet, sappiamo tenere la bocca chiusa…»
«Va bene allora… A me me l’ha detto mia madre che gliel’ha detto mio padre che gliel’ha detto un suo cugino che ha un
ristorante a Belgravia. Dice che lo zio di Rhino è morto ieri e gli ha lasciato un’eredità allucinante! Milioni su milioni di sterline!
Case di qua e di là! Una villa in Toscana e una a Brighton; un paio di hotel vicino Covent Garden e ristoranti sparsi in tutta
Londra. Appartamenti e proprietà; azioni di società quotate in borsa e società intere. Rhino è da oggi uno dei più ricchi giovani di
Londra!»
«Oh mammamia! Ma lui lo sa?» chiedono le amiche di Janet a Janet.
«Non credo. E non lo deve sapere!» Janet guarda di sbieco la dozzina di donne che la stanno ascoltando. «Rhino è un buon
partito e tutte c’abbiamo il diritto di corteggiarlo! Ma nessuna c’ha il diritto di dirgli dell’eredità! Capito?!»
«Sìììììì…» viene risposto in coro.
* * *
Rhino scola la bottiglia di Dulkamara direttamente in macchina e in un sorso solo. Accanto a lui Bittersweet fatica a trasformare in
piccoli colpi di tosse quelle che sono delle grosse e grasse risate isteriche. Fuori il cielo è rossastro e qualche rada nuvola
raccoglie gli ultimi affanni violacei del sole che abdica alla notte. Janet, le sue due amiche e altre donne sono davanti al The Stag
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in attesa di vedere Rhino — per corteggiarlo, per piegarsi alle sue voglie, per farselo loro; alcune fumano, altre sorseggiano
shandy, altre ancora fumano e sorseggiano shandy; Janet mastica mentine.
All’arrivo dell’ignaro neo-milionario le donne scalpitano e scattano in piedi, come puledre in batteria risvegliate dal colpo di
pistola. La prima a raggiungere Rhino è Janet.
«Carissimo Rhino, a te m’inchino…» dice.
«Janet…» sibila lui, sorpreso.
«Oh, bel Rhino…» dicono le altre donne in coro e inchinandosi.
«Oh, come sei amabile, Rhino…» affonda Janet, «sembri proprio un gran signore…»
“Ma che hanno queste?” si chiede lui.
«Sì, è vero: un gran signore…» fanno eco le altre.
“Ohooo!” capisce (!) Rhino. “Questo è l’effetto dell’elisir!”
«Vieni con noi, Rhino, che beviamo qualcosa insieme…» lo invitano in tante, chi sfiorandolo appena, chi abbracciandolo, chi
strusciandosi contro, chi ammiccando da lontano.
In quel momento arrivano nello spiazzo Bittersweet e Slenda. L’uno è appena uscito dal The Stag con la bocca piena, l’altra
ha spento l’iPad, lasciando a metà il film (Twilight – New Moon) che stava seguendo distrattamente, e l’ha infilato in borsa.
Entrambi sono incuriositi da quello che sta accadendo al centro dello spiazzo.
«Oh, dottore!» sbraita Rhino. «Lei aveva ragione! Vedete, vedete! Ah, ah, ah!» ride a squarciagola.
«Porca puttana!» bestemmia Bittersweet. «Non ci posso credere!»
“Ma tu guardalo!” è delusa Slenda. “Invece di struggersi…”
«Ehi, tu!» chiama una delle donne Bittersweet. «Ma a te piace ‘sto giovane per davvero?»
«Sì, certo!»
«E a te?» chiede ad un’altra.
«Sicuro! Rhino è un giovane che merita onore e riguardo!»
«Oh, porca miseria! Sta’ a vedere che quel beverone funziona davvero!!» dice Bittersweet a Bittersweet, non riuscendo ancora
a capacitarsi.
«Dai Rhino, vieni qui con noi che balliamo…» lo incita Janet, che un attimo prima è andata dal barista del The Stag e gli ha
chiesto di mettere musica e alzare al massimo il volume degli speaker esterni.
“Ma tu pensa, e io che credevo di trovarlo in lacrime!” Slenda si avvicina a Bittersweet, gli occhi increduli fissi su Rhino e le
oche che lo circondano.
«Ok, arrivo!» esclama Rhino, col tono del vincitore. «Tu per prima!»
«No, prendi me!» dice Janet.
«No, me!» dice un’altra.
«No, me!» un’altra ancora.
«Meee, meee…» belano tutte.
«Incredibile! Ma proprio tutte le ha sedotte, TUTTE!!!» dice Bittersweet, un po’ invidioso un po’ orgoglioso.
«Ehi, Rhino!» lo chiama Slenda.
“No, pure lei!” si sorprende Bittersweet.
“Oh, cielo! Pure lei!” si sorprende Rhino.
«Belcore m’ha detto che per cento quid vai a lavorare sulle sue navi da crociera…»
«Nooo, crocieraaa?» si lamentano le ragazze.
«Il tuo è un grave errore… e io di questo ti voglio parlare…» dice Slenda, seria, gli occhi lucidi e le labbra tremolanti.
«Parla, parla, io t’ascolto…» risponde Rhino, sbattuto da una parte all’altra da questa e quella.
Parte I Love To Boogie dei T-Rex. Janet e le altre prendono Rhino e lo trascinano al centro del cerchio che hanno formato
senza troppi sforzi. Ballano e battono le mani; incitano Rhino e ballare e lui le asseconda dando il meglio di sé.
«Arrivo!» urla lui all’indirizzo di Slenda. «Solo un ballo o due…»
“Com’è cambiato!” pensa Slenda. “Non sarà che l’amore si vuole vendicare della mia freddezza? È questo che vuol farmi, ben
sapendo che io muoio dietro chi mi disprezza?!”
“Tutte! Proprio tutte!” sghignazza Bittersweet. “Che meraviglia! Che meraviglia! È tutto merito della mia bottiglia! E per giunta
non ci vuole nulla a distillare ciò che ricco mi farà diventare!”
«Come sembra contento e spensierato!» si lamenta Slenda, che ormai non riesce più a trattenere i pensieri.
«È tutto merito mio!» si pavoneggia Bittersweet.
«Suo?» chiede lei.
«Sissignora! Io distillo il decotto che ha reso un portento quel giovanotto!»
«Decotto? Ma di che parlate?»
«Lei conosce le qualità del sedano?»
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«Sedano?!»—“Che combinazione, proprio oggi è saltato fuori il sedano in quell’articolo di Cosmopolitan”—«Che c’entra il
sedano?»
«Niente, in verità; ma volevo dimostrarle che quando non si conosce qualcosa non si può nemmeno immaginarla. Se non
conosce il potere che si racchiude nel sedano, per esempio, non potrà mai immaginare di distillare un liquore dal sedano che
faccia innamorare le donne…»
«Quindi lei ha dato un decotto di sedano a Rhino?»
«No, non si tratta di sedano, ma di una ricetta segreta che ho chiamato Dulkamara, ma che si può anche chiamare
semplicemente Elisir d’Amore…»
«Uff… queste sono solo fesserie!»
«Fesserie? Non vede i risultati? Non vede?» dice finto-indignato Bittersweet.
«Quindi lei—ammettiamo che sia vero—lei ha dato l’elisir d’amore a Rhino?»
«Sì, è venuto a chiedermelo per ottenere l’affetto di non so quale crudele—»
«Quindi lui amava?» lo interrompe Slenda.
«Amava? Amava è dir poco! Lui languiiiva, sospiraaava, si struggeva senza ombra di speranza, e per avere il mio elisir ha
firmato il contratto che lo lega al suo futuro sposo…»
Per qualche secondo entrambi restano in silenzio. Sopra di loro aleggia la musica, mentre tra le nuvole si fa spazio un aereo
che lascia dietro di sé una lunga scia binaria, spumosa e delicata agli occhi del bambino o del poeta, spietata e velenosa agli occhi
dell’ambientalista.
“Come ho potuto tormentare un così nobil cuore?!” si chiede Slenda con rimorso.
Bittersweet capisce dagli occhi della giovane che è innamorata e che, forse, il suo nuovo business può cominciare proprio da
lei.
«Quindi, ora, grazie al suo liquore, Rhino è fortunato in amore!»
«Non l’ha visto?! Tutto il sesso femminino! Tutto!»
«E chi è la donna a lui gradita? Qual è la sua preferita?»
«Lui è il gallo che non fa cilecca! Tutte segue e tutte becca!»
“E io ce l’avevo tra le mani quel nobil cuore!” si strugge Slenda.
“Lei è innamorata e ha bisogno del liquore!” si persuade a tentare un affondo Bittersweet. «Mah… senta un po’, signorina
Slenda. Io la vedo afflitta e mesta; senta a me, perché non china un po’ la testa? Perché, sa, se lei lo vuole—»
«Se voglio cosa?»
«Se lei non fa la schizzinosa, io ho la ricetta per guarire i suoi affanni…»
«Caro Bittersweet… la sua ricetta sarà pure perfetta, ma su di me non ha potere…»
«Vuol vedere ai suoi piedi mille amanti?»
«Non saprei che farmene di così tanti spasimanti… il mio cuore uno solo chiede…»
«Vuol rendere gelose e pazze tutte le donne, le vedove, le ragazze?»
«Non è da me e a me non piace turbare l’altrui pace…»
«Non vuol essere amata da un benestante?»
«Io di ricchezze ne ho già tante!»
«Non vuol per caso un nobil signorino?»
«No. Chi vogl’io si chiama Rhino!»
«Ma che c’è, non crede al potere del mio liquore?»
«No, tutt’altro! Lui, Rhino, lasciate le altre verrà a cercare solo me!»
“Cazzo, questa è ‘na volpe. Non la frego mica! Tutto il contrario del suo concupito!” pensa Bittersweet, convinto a rimandare
l’inizio del suo nuovo business.
«Io ne ho visti e avuti tanti, che nemmeno lei, dottore, o lui, Rhino, potete immaginare. Non ho bisogno di liquori o di elisir
per corteggiare ed essere amata… la ricetta è il mio visino e in quest’occhi è l’elisir…» Tira fuori dalla borsa un pacchetto di
sigarette, ne offre una a Bittersweet che rifiuta e aspetta qualche secondo prima di accenderla.
Bittersweet la osserva come si osserva una statua o una reliquia: Slenda è bellissima e lui corre sul contorno delle sue labbra
con lo sguardo—sguardo che di tanto in tanto scivola come fanno i piedi quando si cammina sul cordone di una duna.
Bittersweet è stregato dai due laghi gemelli che sono gli occhi verdi di Slenda. La sua pelle di velluto sembra sabbia bianca e
incontaminata. I capelli sono folate di vento caldo. Nell’insieme, il viso di Slenda ricorda a Bittersweet l’idea che egli ha di un’oasimiraggio.
* * *
12
Dopo aver ballato e cantato con alcolica disinvoltura, e dopo essersi profuso in piroette e casquè da capogiro, senza sapere come
e perché, Rhino si libera delle donne che lo corteggiano e si ritrova, solo, sotto la pensilina di plastica trasparente della fermata
degli autobus, a qualche metro dalla panca di legno sulla quale ha inciso (male) il suo amore.
Si sente stanco e frastornato, ma un pensiero agrodolce gli stuzzica l’animo.
Quando poco prima veniva strattonato a destra e a sinistra, Rhino ha scorto una lacrima negli occhi di Slenda; una furtiva
lacrima nata dall’invidia per le festose giovani che lo adulavano. Ne è certo. È convinto di aver visto una lacrima d’amore nei suoi
occhi e ciò l’appaga e lo tormenta allo stesso tempo.
«Lo so che m’ama! L’ho visto! Ne sono sicuro! M’ama! M’ama!» Ha la testa tra le mani e le parole che biascica si mescolano alla
saliva e alle lacrime. In cielo il crepuscolo la fa da padrone. «Che cerco ancora? Lo so che m’ama! Sarebbe bello sentire i palpiti
del suo cuore e per poco confondere i miei coi suoi sospiri… solo per un po’, oh cielo!, di più non chiedo: sentire i palpiti del
suo bel cuore e confondere i suoi coi miei sospiri… e poi si può morire.»
Slenda spunta dall’angolo della chiesa. Rhino la vede. Lei pure. Rhino cerca di asciugare il volto dalle lacrime, convinto che
debba dimostrarsi indifferente fino a che lei non si sia dichiarata. Slenda va verso di lui.
«Rhino…» lo chiama.
«Non so più cosa succede: giovani e vecchie, belle e brutte—mi vogliono tutte!»
«E tu?» indaga Slenda.
«Io aspetto ancora la mia felicità!»—“Che mi sta davanti!”
«E dimmi un po’, perché hai deciso di lavorare per Belcore e imbarcarti nelle sue navi da crociera?»
«Perché volevo migliorare il mio destino…»
«Ma tu sei amato e benvoluto qui a Enfield, e io ho comprato il tuo contratto da Belcore. Appena due minuti fa ho ricevuto
un’e-mail di conferma: il contratto è recesso. Guarda, guarda…» Tira fuori dalla borsa il suo iPad e mostra a Rhino l’e-mail
ricevuta dal dipartimento Risorse Umane della compagnia di crociere di Belcore. «Te ne ho anche stampata una copia…»
«Tu? Proprio tu hai comprato il mio…»—“Sicuramente è opera dell’amore!” si compiace Rhino.
«Sì, prendilo: per me sei libero. Resta qui, dove tutti ti amano e ti rispettano,» gli porge la copia della rescissione del
contratto. «Qui, dove tutti riconoscono che sei un giovane amoroso, onesto, sempre scontento e mesto. Ma così più non sarai.
Tieni, su, prendilo.»
Rhino prende il contratto e trattiene le lacrime. È commosso dalla dolcezza e premura di un simile gesto.
«Addio…» dice Slenda.
«Addio?! E che fai, mi lasci?»
«Io, sì.»
«E non hai nient’altro da dirmi?»
«No, nient’altro…»
«E allora, tieni questo pezzo di carta!» le ridà il contratto. «Se non sono amato non c’è motivo per restare, meglio andarmene
per mare! Non avrò più pace e mai sarò fortunato, se scopro che Bittersweet m’ha ingannato!»
«Non t’ha ingannato, e quello di cui t’ho finora fatto mistero, ora ti voglio svelare…» Slenda non si trattiene più. «Tu mi sei
caro e io t’amo! Sì, t’amo! E il mio unico desiderio, ora, è farti felice. Dimentica il mio rigore e i miei capricci, dimentica la mia
freddezza e lasciati amare da me che ti prometto eterno amore!»
«Oh gioia indescrivibile!, non m’ingannò il dottore!»
* * *
Il bagno del The Stag non è mai stato comodo neppure per i normali bisogni fisiologici, figuriamoci per consumare un amore
tanto irrompente quanto agognato. Ma si sa, le persone di buon senso sanno fare di necessità virtù, e di Rhino si può dir tutto
tranne che non sia una persona di buon senso. Di lui, però, si dirà che è stato uno sprovveduto a scegliere il bagno degli uomini
anziché quello delle donne (di norma più pulito), considerando che, una volta raggiunti gli amplessi, i due si sono ritrovati a tu
per tu niente meno che con Belcore, immobile davanti allo specchio, uno splendido rasoio da barbiere in mano, concentrato a
correggere una delle due basette.
«Oh che vedo?! Tanto di cappello! Il mio rivale la spunta…» e rimesso nel taschino interno della giacca il rasoio (causa del
repentino calo termico del corpo di Rhino), si sistema la cravatta con un ghigno.
«Slenda è così, caro Belcore…» dice Slenda, dei ciuffi di capelli sulla fronte, altri incollati alle labbra, il resto scompigliati. «E ti
conviene fartene una ragione: ciò che è fatto—»
«È fatto!» la stoppa Belcore. «Tienitelo pure, briccona. Il mondo è pieno di donne e vedrai che Belcore ne otterrà altre dieci,
cento, mille!, e tutte migliori di te…»
«Non esiste nessuna migliore di te…» le bisbiglia Rhino all’orecchio. Slenda si volta verso di lui, sorride e, chiusi gli occhi, gli
cerca un bacio.
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Belcore esce dal bagno sbattendo la porta. I due continuano a baciarsi a lungo, fino a che non vengono interrotti da una voce
stridula che viene dall’esterno: «Get a room!»
Escono dal bagno. A loro sembra strano che il The Stag sia vuoto, deserto, il solo barista dietro al banco.
«Dove sono tutti?» chiede Slenda.
«Sono fuori ché Bittersweet se ne sta andando…»
«Oh, no! Il dottore! Il mio salvatore!» si precipita fuori Rhino, scaraventando a terra un paio di sgabelli e un tavolino, che
Slenda raccoglie paziente e rispettosa. Il barista la guarda con uno sguardo tra l’imbecille e l’arrapato.
«Cazzo guardi?!» lo sfida Slenda.
«Niente, niente…» abbassa lo sguardo il barista.
Slenda esce.
Fuori è ormai buio pesto e lo spiazzo è ora illuminato da fredde luci biancastre, alcune delle quali si spengono e accendono
intermittenti, emettendo ronzii dai toni supplicanti e metallici. Della poetica armonia bucolica che ha regnato in quel luogo
durante questa bizzarra domenica di luglio non v’è più traccia, e l’alone minaccioso che porta con sé il lunedì si fa spazio a
gomitate e s’impone tetro e oscuro anche su quello spicchio di Londra. L’aria che si respira è quella della fine di un incantesimo. I
clown si struccano, il telone piegato e messo a posto, le roulotte agganciate alle macchine e il circo va via, cambia città. Fine del
divertimento.
«Oh, ecco il mio amico Rhino!» urla Bittersweet. È in piedi sul sedile posteriore della sua Jaguar cabriolet. Il rastafariano è
impaziente e ha gli occhi rossi e lucidi per la stanchezza (leggi: marijuana). Janet, le sue due amiche, le altre donne, Belcore e i
suoi yes-men, i curiosi e i passanti, sono tutti raccolti attorno alla macchina del dottore miracoloso (leggi: ciarlatano). «Ebbene,»
continua questo, «sappiate che Rhino è divenuto uno dei più ricchi giovani di Londra, poiché è morto suo zio!»
«Morto lo zio?!?!» esclamano all’unisono Rhino e Slenda, che l’ha appena raggiunto.
«Io lo sapevo…» dice Janet.
«Anch’io…» dice una delle due amiche.
«Anche noi…» dicono altre donne.
«Anch’io…» dice Bittersweet, senza motivo. «Ma quello che non sapete è che il mio Elisir non solo dà l’amore a chi non ce
l’ha, ma riesce ad arricchire gli spiantati! E Rhino ne è la prova vivente!»
«Che gran liquore!» viene urlato da più parti.
«Il mio Elisir corregge ogni difetto e ogni vizio di natura! Fa divenir bella la più brutta creatura! È un’offa seducente per i
guardiani scrupolosi! È un sonnifero eccellente per le vecchie e i gelosi! Dona pace e amore ed è nemico del tumore!»
«Evviva! Evviva il dottore!» urlano in tanti.
«Dottore, dottore…» lo chiama Rhino. «Prima della sua partenza, le debbo un monte di riconoscenza! A lei debbo la mia
amata e solo grazie a lei io son felice! Mai e poi mai del suo Elisir potrò dimenticar l’effetto! Torni presto, non avrà che affetto!»
“E danari…” pensa Bittersweet.
«Anch’io son felice e del suo Elisir non potrò scordar l’effetto!» dice Slenda, aggrappatasi alle spalle del suo Rhino.
Il rastafariano ingrana la prima. La Jaguar si avvia lenta e poderosa. Bittersweet saluta con inchini e baci volanti, dondolando
instabile.
«Torni presto, dottore dell’amore!» urlano le zitelle, Janet inclusa.
«Grazie mille da parte di tutti quanti!» urla Rhino.
«Speriamo che quel ciarlatano si ribalti!» sghignazza Belcore.
I fari della Jaguar si perdono lungo Church Street.
* * *
Lo spiazzo si svuota in men che non si dica. Belcore e i suoi scagnozzi entrano nelle loro auto con la fretta e la risolutezza dei
rapinatori e, dopo aver lasciato sull’asfalto una decina di sterline di copertoni, si avviano verso la città. Janet e le altre giovani se
ne tornano a casa scosse da sentimenti contrapposti: sono state testimoni della nascita di un amore ma il loro momento non è
ancora arrivato. Che senso ha esaltarsi per le felicità altrui? Va bene la filantropia e la solidarietà, ma senza provare sulla propria
pelle un raggio di felicità, di pace, di AMORE!, come si può essere compitamente grati di vivere? E se, per giunta, la buona sorte a
loro preferisce una giovane capricciosa e fredda come Slenda, che senso ha confidare nella credenza che l’amore arriva per tutti
prima o poi? Certo, pensano le giovani, Bittersweet ha sempre il suo programma televisivo e si può sempre contattarlo, tuttavia
quella domenica di luglio è la dimostrazione lampante e tangibile che ancora una volta non è toccato a loro innamorarsi ed
essere amate.
Il barista del The Stag è sull’uscio e fuma una sigaretta. Guarda il cielo per un attimo. È sicuro che l’indomani non pioverà.
Oggi gli affari sono andati bene. Non ricorda l’ultima volta che ha venduto tre bottiglie di champagne nella stessa giornata, alla
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stessa persona, a prezzi crescenti. E non ricorda nemmeno l’ultima volta che ha potuto udire strida di piacere femminili senza
dover sganciare almeno venti quid.
“Slenda grida proprio com’una puttana…” pensa, fumando come se il filtro fosse un clitoride, e mantenendo lo sguardo sui
glutei di lei, che, mano nella mano con Rhino, se ne sta tornando a casa.
«Sai che non riesco a maledire i miei affanni?» Senza un’apparente ragione, Slenda sta sussurrando. «Nel senso… senza
quello che è successo prima di baciarci, non godrei in pieno della felicità che mi riempie!»
“Come parla bene!” pensa Rhino. «Ma tu, amore mio, oltre a parlare bene, sai anche cucinare?»
«Certo che so cucinare! Sono proprio da sposare!» ride lei.
«E per stasera, hai già pensato a qualcosa?»
«A dir la verità, sì. Ho pensato che voglio fare una bella zuppa di sedano.»
«Sedano? E perché sedano?» Rhino non crede alle sue orecchie.
«Perché… perché dice che contiene un ormone che sprigionato dal sudore degli uomini attira ed eccita le donne… L’ho
letto su Cosmopolitan! Vedi…» Tira fuori dalla borsa il suo iPad nuovo di zecca e mostra a Rhino il famigerato articolo.
«Mah… senti qua…» dice Rhino. «Ma con questo coso—»
«Si chiama “iPad”.»
«Ok, con questo Aiped puoi anche trovare un negozio che vende strumenti musicali?»
«Sì, certo. Perché?»
«No, niente… è che voglio imparare a suonare la chitarra.»
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