ARTEFATTI E SEGNI A SCUOLA: MEDIAZIONE SEMIOTICA NELLA
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ARTEFATTI E SEGNI A SCUOLA: MEDIAZIONE SEMIOTICA NELLA
ARTEFATTI E SEGNI A SCUOLA: MEDIAZIONE SEMIOTICA NELLA TRADIZIONE VYGOTSKIANA Controrelazione Pietro Di Martino e Maria Mellone Rimini 5-2-2010 Indice Meta-commento Un punto di vista affine (Maria) Un punto di vista esterno (Pietro) Metacommento per rendere conto degli aspetti di sviluppo e comunicazione della ricerca Punti di vista in quanto crediamo che, parafrasando una parte dell’introduzione: “in ogni caso molte letture diverse della stessa ricerca possano offrire prospettive complementari ” Meta-commento È stato sicuramente un lavoro faticoso per noi… …ma certamente stimolante sia per la rilevanza del lavoro presentato, che le scelte espositive fatte dalle relatrici Scelta fondamentale: non presentare una foto, seppur ci fosse la possibilità, ma una storia “Ci è parso però che appiattire tutto nel presente fosse meno efficace che ricostruire, almeno inizialmente, il faticoso e lungo percorso che ha portato ad adattare e ad arricchire il quadro (…) ” Secondo noi: ha messo in luce tanti aspetti interessanti. In particolare per noi “giovani” ricercatori ma probabilmente non solo per noi 1) Ricerca socialmente condivisa: portata avanti con tanti contributi e tante competenze di natura diversa Orgoglio di categoria (ma non solo): il riconoscimento non vago ma dettagliato (stimoli interni) al contributo determinante nello sviluppo di idee fondamentali di alcuni giovani ricercatori (Cerulli, Falcade) 2) Come è nata la ricerca (le domande di ricerca). Anche qui aspetto sociale di comunità: si analizza l’esistente Analisi critica della letteratura esistente e individuazione di vuoti (rispetto ad alcune esigenze del ricercatore - gruppo di ricerca) In quegli anni, il gruppo di Mariolina ha iniziato a leggere (e rielaborare) tutto ciò che si trovava nella letteratura internazionale… Nessuno sembrava occuparsi dell’interazione tra l’insegnante e l’intera classe, se non per rilevarne i malfunzionamenti Nella ricerca c’era pochissimo… Per uscire da questa situazione non del tutto soddisfacente dal punto di vista teorico, è stato necessario tornare ai classici… 3) Analisi della molteplicità dei possibili approcci all’argomento (linguistico, sociologico, antropologico) Studio dei risultati ottenuti ma anche individuazione dei limiti di tali approcci (che non mettono in gioco certi tipi di sapere) Valorizzazione delle specifiche competenze della didattica della matematica Ricerca di lungo termine come un processo complesso e non lineare: descrizione degli ostacoli trovati sul cammino e di come si è provato a superare tali ostacoli 4) Interpretazione del perché, raffinamento delle ipotesi, cambiamento delle condizioni sperimentali per validare o meno le nuove ipotesi. Esempio. Osservazioni iniziali sul costrutto fondamentale di questo seminario: la mediazione semiotica. Difficoltà iniziali: osticità definizione classica, e focalizzazione dei primi esperimenti sul linguaggio (attività definizione). Individuazione del problema: doppio ruolo assunto dal linguaggio (motivo discussione – strumento di interazione). Scelta per superare il problema individuato In particolare: incertezze non sono sintomo di debolezza ma ricchezza per nuovi stimoli Ricerca come work in progress: i singoli passi, seppur non definitivi, seppur a volte a posteriori deboli sono significativi nella storia della ricerca Nei primi lavori appare evidente il ruolo dell’insegnante ma non è ancora pronta né un’analisi fine di tale ruolo né… Su questa base ancora molto vaga iniziano gli esperimenti (…) con l’obiettivo ancora vago di sfruttare le potenzialità di Cabri per introdurre gli allievi alla dimostrazione… Ricerca come work in progress In particolare le domande iniziali possono evolversi e diventare molto più ambiziose Si passa da: Dato un certo strumento quali sono le sue potenzialità? In qualche modo dunque subendo lo strumento, alla ben più “attiva” : È possibile costruire uno strumento che possa funzionare come strumento di mediazione semiotica rispetto a certi significati matematici che assumiamo come obiettivi didattici? Quadro teorico che abbraccia esperienze diverse Entrando più nel merito… Teoria che sbocca in un ciclo didattico coerente La messa a punto del ciclo didattico segna il passaggio dalle analisi a posteriori di esempi di “buon insegnamento” ad un frame didattico adeguato per interventi a lungo termine (…) indipendentemente dall’artefatto preso in considerazione. Infine… …e un quadro coerente e chiaro: 1. 2. 3. Si forniscono le definizioni dei costrutti in gioco e si esemplificano. Si dichiarano molti degli assunti. Si esplicitano scelte di campo ben definite. dunque “discutibile” in senso realmente positivo! Un punto di vista affine Percorso di avvio alla rappresentazione polinomiale del numero Che ruolo giocano questo tipo di segni a cavallo tra segni gestuali e segni grafici? Antonio: Abbiamo fatto i gruppetti di dieci perché ci sembrava più facile. Eleonora: Si, è meglio fare gruppi di 10 così contiamo 10, 20, 30. Criteri di convenienza Ornella: “È difficile tenere il conto dei gruppi” Stefano: “Per contare usiamo le mani…non bastano!” Insegnante: “Possiamo utilizzare degli oggetti marcatori!” Da esplorazione/risoluzione di un compito con un artefatto a necessità di costruire un artefatto “povero” Elena: questi sono due, no? [tocca i due maccheroni] perchè due gruppi da dieci. Ventuno, quindi ce ne deve restare uno che è questo [tocca il maccherone delle unità], quindi è per questo! Alice: Elena e Lucio dicevano che questi erano venti [indica i due maccheroni nella colonna delle decine] e questo era uno [indica il maccherone nella colonna delle unità]. Però questi due sono maccheroni e pure questo è un maccherone, siccome questi due valgono dieci, quindi dieci più dieci fa venti, ma siccome anche questo è un maccherone anche questo dovrebbe essere un dieci, quindi trenta. “tre”, “strumento musicale”, “numero a caso”, “tutti valgono uguale” Compito di interpretazione Abaco “gruppi insegnante da dieci”” Numeri, operazioni e relativi algoritmi Rappresentazione polinomiale 2 1 Elena: questi sono due, no? [tocca i due maccheroni] perchè Ci sono alcuni artefatti per cui due gruppi da dieci. Ventuno, quindi ce ne deve restare uno che è può essere importante progettare questo [tocca il maccherone delle unità], quindi è per questo! un percorso che preceda Alice: Elena e Lucio dicevano che questi erano venti [indica i due maccheroni nella colonnal’introduzione delle decine] e questo era uno [indica il maccherone nella colonna delle unità]. Però questi due sono vera e propria dell’artefatto? maccheroni e pure questo è un maccherone, siccome questi due valgono dieci, quindi dieci più dieci fa venti, ma siccome anche questo è un maccherone anche questo dovrebbe essere un dieci, quindi trenta. Ci sono 86 semi sul balcone. Li rappresentiamo sull’abaco del balcone. Arriva un colombo che ne mangia dieci. Come lo rappresentiamo sull’abaco della pancia del colombo? E sull’abaco del balcone? Leandro: ne metto uno nell’asta delle decine, in quello del colombo. Poi, in quello del balcone, ne tolgo dieci dall’asta delle decine. […] Non ci riesco! ? Carmine: “Secondo me l’ultimo tubetto è il dieci! Quindi dobbiamo sfilare quello” Alice:“ma basta sfilare dall'asticelle delle decine il tubetto superiore, perché lì ogni tubetto vale dieci” Elena: “c’è un altro modo! …Tolgo questi sei tubetti. Poi siccome me ne servono altri cambio questo [prende un tubetto dall’asta delle decine] in dieci, poi tolgo gli altri quattro e infilo quelli che mi rimangono” Sveva: Questo modo di Elena è molto più difficile. Lucio: Secondo inutilmente! me si complica la vita Problema Insegnante: della L’idea consapevolezza di Elena è molto interessante e secondo me ci può aiutare a dell’insegnante risolvere un altro problema, e se il colombo ne mangiasse sette, invece di dieci? Provate a disegnare cosa succede sugli abaci. Problema della valutazione di percorsi a lungo termine come questi Un punto di vista esterno Modello di Hasan di mediazione comprende: Qualcuno che media, il mediatore; Qualcosa che viene mediato; Qualcuno soggetto alla mediazione, il ricevente a cui la mediazione apporta qualche differenza; La circostanza della mediazione. I protagonisti • Il sapere da insegnare • Il mediatore • La modalità • Il ricevente (l’allievo) “Il modello di Hasan “Un artefatto sarà (…) include tutti gli chiamato strumento elementi rilevanti (…) di mediazione Prima di procedere è semiotica quando necessaria una sarà usato E il ricevente? ulteriore elaborazione intenzionalmente delle idee Vygotskiane I suoi scopi? dall’insegnante per per ciò che riguarda un contenuto Il senso cheladàmediare all’attività? natura e il ruolo del matematico mediatore e le attraverso un caratteristiche delle intervento didattico circostanze in cui si pianificato realizza la intenzionalmente”. mediazione.” ZPD “Secondo tale definizione lo sviluppo è perciò possibile grazie alla collaborazione tra un individuo, le cui attitudini cognitive presentano un potenziale che può modificarsi e un altro individuo che coopera intenzionalmente, per perseguire uno scopo comune”. Asimmetria insegnante-studenti ? Scopo comune! Assunzione molto forte: si può arrivare alla condivisione degli scopi, a far sì che sia dato un senso alla situazione e alla costruzione ed evoluzione dei significati personali a prescindere dallo studente (dal senso che egli dà alle richieste) “L’insegnante forza attraverso l’introduzione di un artefatto e di consegne opportune, la costruzione di significati personali e la loro evoluzione verso significati condivisi coerenti con la matematica da insegnare” In realtà sembra essere un problema cruciale per l’inizio di qualsiasi attività matematica ma forse ancor di più nel caso dell’introduzione di un artefatto Ruolo dell’insegnante Introduzione in Problema A oltre le pure classe di artefatto conoscenze matematiche { + Problema l’artefatto B (risolvere A usando A differenza dell’uso storico dell’artefatto lo studente non si costruisce o sceglie tra esistenti l’artefatto per risolvere un problema. Ma il suo problema è risolvere il problema usando un artefatto stabilito da altri Alcuni studenti potrebbero non capire il senso di tutto ciò, non vedere lo scopo comune quindi non poter “tornare al compito”. Proprio per questi appare cruciale l’azione dell’insegnante più che per quelli che autonamente riescono a costruirsi un senso. Asimmetria insegnante-studenti Rendere esplicita la voce della matematica rappresentata dall’insegnante (in dichiarata rottura con altri paradigmi tipo quello costruttivista) Ma è veramente l’unico modo di rendere l’asimmetria insegnante-studente? E ancora: è l’unico modo di valorizzare il ruolo dell’insegnante? Io penso di no. Proprio nella conduzione di una discussione matematica possa essere problematica con alcuni possibili effetti collaterali La discussione matematica Il ruolo asimmetrico dell’insegnante può portare: Non accorgersi di una mancata “Not all the students’ reactions condivisione degli scopi could be foreseen in the a priori analysis, so that the teacher costruzione di un was asked to adapt Alla her intervention modello di validazione to unexpected contributions” “per autorità” L’imprevedibile (o meglio l’imprevisto) va gestito non sfruttato come una risorsa I pericoli dell’asimmetria nei protocolli: i casi di Gabriele e di S. Il caso di Gabriele “Gabriele ha una storia particolare. Nel disegno di un paesaggio con una casetta (…) ha disegnato tre facce della casetta, mentre dal suo posto ne poteva vedere soltanto due. L’insegnante (…) ha dedicato molto tempo al suo caso, guidandolo attraverso il linguaggio e l’azione, a individuare e contare le facce che effettivamente vedeva dal suo posto. Gabriele aveva difficoltà a tenere la testa ferma (…): su questo punto si era orientata l’azione dell’insegnante. Questa conquista individuale, condotta sotto la guida dell’adulto, è ben presente a Gabriele, che la trasferisce in questa discussione. Il caso di Gabriele “Gabriele ha una storia particolare. Nel disegno di un paesaggio con una casetta (…) ha disegnato tre facce della casetta, mentre dal suo posto ne poteva vedere soltanto due. L’insegnante (…) ha dedicato molto tempo al suo caso, guidandolo attraverso il linguaggio e l’azione, a individuare e contare le facce che effettivamente vedeva dal suo posto. Gabriele aveva difficoltà a tenere la testa ferma (…): su questo punto si era orientata l’azione dell’insegnante. Questa conquista individuale, condotta sotto la guida dell’adulto, è ben presente a Gabriele, che la trasferisce in questa discussione.” Il 13 marzo l’insegnante “tasked the Il caso di S. students with interpretation”: Which number is it? S: 4 T: No S: A sinistra c’è il numero 1 e a destra il 3, questo numero è chiamato 13 T: Se è così spiega bene perché S: Perché prima c’è la colonna a sinistra e c’è il numero 1 e nell’altra il 3 e insieme fanno 4 ma se aggiungi una linea di 10 diventa 13 “At the beginning, S interpreted the spike abacus like a Slavonic abacus, where the one-toone correspondence and the counting schemes were used. When the teacher evaluated the answer negatively, she changed her mind and produced a different (correct) answer.” In fase di intervento e di valutazione: Ha senso, in un task di interpretazione, valutare negativamente e parlare di risposta corretta? “At the beginning, S interpreted the spike abacus like a Slavonic abacus, where the one-toone correspondence and the counting schemes were used. When the teacher evaluated the answer negatively, she changed her mind and produced a different (correct) answer.” In fase di interpretazione: Siamo sicuri che S abbia cambiato la sua mente e non solo la risposta? Ma soprattutto: se davvero avesse cambiato la mente per un NO non giustificato dell’insegnante lo considereremmo un bene o un male? L’insegnante scrive alla lavagna “è il numero 13” e assegna come compito “spiega perché è così”. “Le performance dei bambini cambiano vistosamente: tutti, tranne 5, forniscono giustificazioni appropriate”. Credo che dal punto di vista del significato matematico sia poco indicativo: è un gioco narrativo. I bambini possono tranquillamente continuare a pensare che il numero rappresentato sia 4 e trovare una giustificazione convincente per rispondere 13. Sarebbe carino proporre il viceversa e analizzare i risultati. Per concludere Il rischio è che mediare senza considerare il senso che il ricevente dà alla mediazione possa, usando la terminologia di Hasan, non apportare differenze al ricevente stesso. In questo caso le risposte corrette (o in ogni caso soddisfacenti) possono non essere sintomo di un’appropriazione di significati matematici ma viceversa di un adeguamento ad un gioco (forse a volte senza particolare significato per lo studente) Grazie