Napolitano parla di amnistia, i grillini vanno allo
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Napolitano parla di amnistia, i grillini vanno allo
CON IL PDL ANNO LXI N.233 Napolitano parla di amnistia, i grillini vanno allo scontro Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 «Anche i ricchi piangono». Non è così e il Pd batte in ritirata sullʼImu: scusate lʼerrore… Francesco Signoretta Alla fine la verità è venuta fuori. La sinistra ha tentato di fare una mossa acchiappaconsensi, un poʼ alla Grillo, dicendo che con un emendamento avrebbe fatto piangere i ricchi con una bella batosta, resuscitando lʼImu solo per loro, per i benestanti, per chi aveva sette ville e dodici piscine. Il trucco cʼera ed è durato poco: con la folle idea del Pd avrebbero pagato praticamente tutti, perché la soglia della ricchezza – per alcuni esponenti “democratici” ancora legati allʼideologismo falce e martello – era così bassa da comprendere anche chi abita in una casa piccola piccola, monolocale con bagno, se ubicata al centro di Roma o di Milano. O in una casa due stanze e cucina in periferia. Un trappolone squallido, dettato solo dalla voglia matta di far rientrare lʼImu dalla finestra per non dare la vittoria a Berlusconi. Ma le commedie d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT non vanno mai oltre i tre atti, altrimenti la gente si stanca e se ne va. E la commedia dellʼemendamento Pd si è chiusa tra i fischi, tanto da costringere i promotori a ritirarlo in fretta e furia, dopo polemiche scoppiate persino allʼinterno REDAZIONE PAG.2 del partito. Sospiro di sollievo per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane che – secondo qualsiasi dato ufficiale – vivono una crisi incredibile mentre secondo i “cervelloni” del Pd sono tanto ricchi da far impallidire i prota- mercoledì 9/10/2013 gonisti di Dallas e di Beautiful. «Può essere considerato un “nemico di classe” – si è chiesto ironicamente Renato Brunetta – chi abita in una casa a Roma di 36 o 41 metri quadrati, a seconda che trattasi di civile abitazione o casa popolare? Sembrerebbe di sì, almeno a giudicare dallʼemendamento presentato dal Pd per far pagare lʼImu sulle prime case con rendite superiori a 750 euro». Di «sindrome di Penelope» ha parlato Annagrazia Calabria: «Ogni provvedimento, prima di vedere la luce, deve passare per infiniti ripensamenti e mille polemiche». A esultare per il ritiro dellʼemendamento è Maurizio Gasparri: «Il partito delle tasse batte in ritirata sconfitto. La proposta emendativa avanzata dal Pd era assurda e il centrodestra non avrebbe mai potuto accettarla. Si proceda rispettando i patti». Ma cʼè qualcuno che ancora resiste, perché la cancellazione dellʼImu proprio non gli va giù. È il montiano Enrico Zanetti: «Il nostro emendamento sulla prima rata resta». E spera che la sinistra si accodi. Per passare dalla “lotta di classe” alla “lotta per la classe”. Dei banchieri. Asinistra hanno scelto i nuovi totem da venerare: il “divino” è Dario Fo. Bontà loro… Girolamo Fragalà Si sentono divinità e vengono venerati (dalla sinistra) come totem. Quindi non è possibile criticarli, bisogna solo ascoltare le loro parole e restare incantati, come per una sorta di effetto ipnotico. Gli altri, invece, sono comuni mortali, gente per la quale non varrebbe la pena di sprecare fiato e quindi ogni insulto è lecito, ogni offesa è giusta e non fa scandalo. Tre sono i personaggi che la sinistra considera intoccabili: la Boldrini, Dario Fo e la Kyenge. Nessuno si permetta di parlare contro di loro, sarebbe un oltraggio, una bestemmia perché – proprio come i totem – sono spiriti protettori, antenati mi- tici, da omaggiare con riti propiziatori. Sarebbe superfluo ricordare che la Boldrini non accetta critiche neanche dai quotidiani amici; sarebbe altrettanto superfluo dire che chi osa contestare una tesi della Kyenge diventa automaticamente razzista. Ma il totem dei totem è lui, Dario Fo, il Mistero Buffo della società contemporanea. Straparla, offende ma tutti sorridono compiaciuti. Se qualsiasi altro personaggio del mondo dello spettacolo o della politica (chiaramente non di sinistra) dicesse le stesse cose, scoppierebbe allʼistante uno scandalo internazionale. Prendiamo le ultime performance: «Berlusconi è finito, come ha detto Letta? No, con lui cʼè sempre da restare meravigliati perché poi, sul più bello, lui ritorna. È il mai morto, come si dice». Qualcuno provi a dare del mai morto, che sottintende un augurio a morire, a chicchessia: apriti cielo. Ma sul Cav si può, va colpito con qualsiasi mezzo. Ma Dario Fo si è sempre distinto per la sua nobiltà dʼanimo. Nel corso della trasmissione Un giorno da pecora, parlò dei giudici di Milano: «Quel gruppo lo adoro e adoro la Boccassini, lei è decisa e costante, non si mortifica mai nonostante Berlusconi le abbia detto di tutto». Per non parlare del fiume di offese sul voto di fiducia al Senato (sempre contro Berlusconi): «Un condannato, invece di essere cacciato, è ancora in Parlamento a pavoneggiarsi, a dettare le regole della politica italiana, obbligandoci a rimanere impotenti». E sul popolo di centrodestra: «Anche gli addormentati a un certo punto si svegliano e dicono: ma questo mi prende per il culo! Chi oggi vota Berlusconi è sciocco». E di Brunetta: «È sicuramente più basso nel pensiero che nel fisico». Nessuno scandalo. A differenza di quando il Cav disse che la Bindi era «più bella che intelligente». Maschilista, sessista, razzista, volgare. E Dario Fo? Intellettuale, elegante, genio. Ma ci facciano il piacere… Messaggio sulle carceri: Napolitano indica la strada di indulto e amnistia. Duro scontro con i Cinquestelle Secolo 2 Redazione Nel suo discorso di dodici pagine alle Camere sul sovraffollamento delle carceri Giorgio Napolitano ha invitato il Parlamento a intervenire su una situazione che allontana lʼItalia dal rispetto dei principi vigenti in Europa. Il capo dello Stato ha aggiunto che alle violazioni dei diritti umani nelle carceri si aggiunge la “durata non ragionevole dei processi”. Situazione carceraria e questione giustizia sono dunque intimamente collegate. Dinanzi allʼimperativo “politico e morale” di cambiare la condizione delle carceri le istituzioni “non devono scivolare nellʼindifferenza” ma devono agire “in tempi stretti”. Tra i rimedi cui mettere mano Napolitano arriva a citare prima lʼindulto, poi lʼamnistia, sottolineando però che “la perimetrazione della legge di clemenza rientra nelle esclusive competenze del Parlamento”. Tuttavia, “lʼeffetto combinato dei MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013 d’Italia due provvedimenti, un indulto per pene pari a 3 anni, e unʼamnistia su reati” di non grave entità potrebbe ridurre significativamente la popolazione carceraria e consentirebbe allʼItalia di “adempiere tempestivamente alle prescrizioni della comunità europea”. Napolitano invita anche a non distorcere il significato del suo messaggio ma il M5S parte subito allʼattacco, considerando lʼinvito allʼamnistia e allʼindulto come un “aiuto” per il caso personale di Silvio Berlusconi. Unʼinterpretazione che indigna Napolitano al punto da indurlo a rispondere così ai giornalisti che a Cracovia gli hanno riferito la notizia: “Coloro i quali pongono la questione in questi termini vuol dire che sanno pensare a una sola cosa; hanno un pensiero fisso e se ne fregano degli altri problemi del Paese della gente”. Per il premier Enrico Letta il messaggio del presidente della Repubblica è ineccepibile e il governo è pronto a fare la sua parte. Il senatore del Pdl Altero Matteoli, commentando il messaggio, ha auspicato che il Parlamento “accolga il monito del presidente della Repubblica e vari al più presto lʼindulto, lʼamnistia ed i provvedimenti conseguenti”. Contrari ad amnistia e indulto Lega e Fratelli dʼItalia. Per il Pd “amnistia e indulto sono punti di arrivo, non di partenza”. Il M5S è partito subito allʼattacco del capo dello Stato che, per il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, deputato grillino, “ha indossato la maglia di capitano delle larghe intese”. “È lui – dice ancora Di Maio – che se ne frega delle opposizioni”. Indagato Ingroia: i contenuti del suo colloquio con Provenzano finirono il giorno dopo sul “Fatto” Redazione Nella partita annuale con il fisco la palma dei più tartassati spetta agi imprenditori romani che nel 2013 sono stati gli ultimi ad arrivare allʼappuntamento col “Tax free day”, festeggiato il 7 ottobre spegnendo 279 candeline. Tanti sono, infatti, i giorni che le aziende della Capitale hanno impegnato nel lavoro per fare fronte allʼesosità del fisco. A dare i numeri è stata la Cna (Confederazione nazionale artigiani) di Roma cha parla di escalation della pressione fiscale e ricorda che «lʼanno scorso per mettersi in paro con le tasse erano stati necessari 261 giorni e nel 2011 soltanto (si fa per dire) 243». In soli due anni, insomma, cʼè stata una crescita di 39 giorni, corrispondenti ad oltre un mese. A Torino, invece, ne bastano 251 e a Milano 246. Il taglio della torta, effettuato dalla stessa Cna, è avvenuto alla Casa delle Imprese di Garbatella, per quella che è stata definita una giornata simbolo, che segna lo spartiacque tra i mesi di lavoro, impiegati solo per pagare le tasse, e quelli che restano fino alla fine dellʼanno: su per giù 9 a 3. A Roma il fisco pesa per il 71,48% sul reddito dellʼimpresa: un record, al confronto con le altre città italiane. Il primato del fisco sulle imprese romane è dovuto soprattutto al peso dellʼImu, il cui costo medio per impresa sfiora i 7mila euro. E poi cʼè il capitolo salato della tassa sui rifiuti, per la quale a Roma se ne vanno mediamente 4.850,03 euro. Lʼaddizionale comunale Irpef vale a Roma tre volte tanto Milano e lʼ11% in più di Torino. «Insomma – concludono alla Cna capitolina – sono le imposte locali a fare la differenza. Nellʼultimo anno monitorato, lʼaumento del fisco locale è stato del 7,04% per le imprese della Capitale, mentre la variazione delle tasse dovute allo Stato centrale è stata dello 0,62%. Un imprenditore, con un reddito di 48mila euro annui, nel 2012 ha speso in tasse 4.439,52 euro in più (+9,25%) del 2011, un collega torinese 3.906,13 (+8,14%) e un milanese 3.103,98 (+6,47%)». Barroso arriva a Lampedusa con un impegno: “Salvataggio sicuro” sia europeo MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013 Annamaria Gravino Ora non sono più solo l'Italia e qualche altro Paese frontaliero a chiederlo. Ora a dire agli Stati membri che l'emergenza sbarchi è un problema di tutta l'Europa c'è anche la Commissione Ue. Il presidente José Manuel Barroso e il Commissario per gli Affari interni, Cecile Malmstorm, oggi saranno a Lampedusa insieme al presidente del Consiglio Enrico Letta e al vicepremier Angelino Alfano. Gesto simbolico, che rafforza le prese di posizione politiche assunte ieri, durante il Consiglio Ue per gli Affari interni, che si è svolto a Lussemburgo. Di fronte ai ministri dell'Interno europei, infatti, Malmstorm ha chiesto che l'Europa metta in campo «una grande operazione Frontex per il "salvataggio sicuro" da Cipro alla Spagna», rilanciando di fatto quanto chiesto da Alfano, anche lui a Lussemburgo. «Ci vuole un piano d'azione europeo. L'Ue si deve impegnare di più nel salvataggio di vite umane», ha detto il vicepremier italiano, aggiungendo che «Frontex deve Secolo d’Italia Preso lo scafista. I testi: «Era lui il comandante» schierare meglio aerei e navi, nel Mediterraneo centrale e quindi davanti all'Italia» e che servono aiuti economici anche per il postsbarchi. Oltre Malmstorm sulla questione ieri è intervenuto anche il portavoce del presidente della Commissione, José Manuel Barroso, spiegando che, se le leggi sull'immigrazione sono «competenza nazionale», sugli sbarchi «l'Europa deve fare qualcosa, assicurandosi che i Paesi sotto pressione ricevano la solidarietà di tutta la Ue». Con queste pre- messe, dunque, le autorità europee e italiane si presentano oggi a Lampedusa, dove il governo italiano si è impegnato a realizzare opere compensative, come Letta ha anticipato ieri al telefono al sindaco Giusi Nicolini. Ma ieri è stata anche la giornata in cui si è avuta l'ennesima conferma che l'emergenza non accenna a diminuire: un mercantile danese ha salvato al largo delle coste siciliane 141 immigrati, che si aggiungono ai 250 salvati l'altro ieri da un mercantile panamense e arrivati ieri a Catania. Strage in mare, si apre l'indagine per “tratta di esseri umani”. E sulle nostre coste arrivano altri immigrati Liliana Giobbi La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, dopo un vertice con i Pm di Agrigento, ha deciso di aprire un indagine per tratta di esseri umani a seguito del naufragio di giovedì scorso davanti le coste di Lampedusa mentre continuano le ricerche: i sommozzatori hanno recuperato altri 24 corpi dei migranti rimasti intrappolati nel peschereccio. Si tratta di 17 uomini, 6 donne e un bambino. Al momento il bilancio, ancora provvisorio, è di 274 vittime. E l'allarme resta alto, perché continua l'emergenza sbarchi: un gruppo di 72 migranti (36 uomini, 20 donne e 16 bambini) è giunto al porto grande di Siracusa dopo che la barca a vela di 12 metri su cui si trovavano si è incagliata a circa 300 metri dalla costa di San 3 Lorenzo. La Guardia costiera, che ha coordinato gli interventi di soccorso, ha anche fatto confluire due gommoni salpati da due circoli nautici di Marzamemi, borgo marinaro di Pachino. I gommoni sono stati utilizzati per fare salire a bordo i migranti che sono stati successivamente trasbordati su due motovedette veloci ed hanno fatto rotta verso il porto di Marzamemi. Subito sono state avviate le indagini dello speciale Gruppo interforze della procura di Siracusa per individuare due "scafisti". Secondo quanto sarebbe emerso dai primi racconti degli immigrati, il veliero sarebbe partito non più tardi di cinque giorni fa da uno scalo turco. Gli immigrati avrebbero pagato sino a quattromila euro per il "passaggio". Si registra poi un nuovo tentativo di fuga in massa dal Cie di Pian del Lago: intorno alla mezzanotte una cinquantina di migranti ospiti della struttura ha tentato di fuggire, arrampicandosi sulla recinzione. Solo in 6 ce l'hanno fatta ma sono stati subito bloccati da agenti di polizia e militari dell'esercito in servizio di vigilanza. Redazione È un tunisino di 35 anni il presunto scafista della tragedia di Lampedusa. È indagato per omicidio volontario plurimo e naufragio, ma potrebbe arrivare anche l'accusa di tratta di esseri umani. I Pm stanno valutando la possibilità di contestare il reato agli scafisti e, di conseguenza, di trasferire l'inchiesta dalla Procura di Agrigento alla Dda di Palermo. Un altro reato al vaglio è quello di incendio. Secondo i testimoni, il tunisino avrebbe avuto un ruolo nell'esplosione dellʼincendio. Secondo la ricostruzione, si voleva far notare la nave alle autorità italiane, affinché la portassero a Lampedusa. I testimoni hanno riferito dettagli anche sull'organizzazione di questo viaggio di morte, in cui il numero delle vittime sale di ora in ora: a ieri quelle accertate erano 250. I sopravvissuti hanno raccontato di essere partiti da Tripoli e di essere stati trasferiti in un porto su cassoni di camion telati chiusi. Da lì, tramite piccole barche, sono arrivati alla nave che li attendeva al largo e che poi è naufragata a Lampedusa. Vi si trovavano in cinquecento, così stipati da non potersi muovere. Un calvario che, per chi è arrivato vivo, ancora prosegue: le condizioni nel centro d'accoglienza, già difficili, con la pioggia si sono fatte insostenibili e ieri sono esplose in momenti di tensione. Profondo rosso per famiglie e imprese. L'Istat certifica: la pressione fiscale è alle stelle 4 Redazione Gli italiani sempre più strangolati dalle tasse. Vola la pressione fiscale: nel secondo trimestre si è attestata al 43,8%. Un rialzo di 1,3 punti rispetto all'anno precedente e di 4,7 punti sul trimestre precedente. Nei primi due trimestri, il dato cumulato è al 41,5% (40,6% nel 2012). Sempre lʼIstat certifica che il rapporto deficit/Pil nel primo semestre è calato al 4,1% rispetto al 4,4% dello stesso periodo del 2012 ed al 7,3% del primo trimestre. Il dato non tiene conto delle operazioni di swap quindi non è valido ai fini dei parametri di Maastricht. «Questi dati –spiegano allʼIstat – servono però a capire la tendenza dei conti pubblici». Così nel secondo trimestre si registra un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche rispetto al Pil dellʼ1% con un calo 1,2 punti percentuali rispetto a quello dello stesso trimestre del 2012. Si registra anche un effetto Imu sulle imposte indirette: secondo gli ultimi dati Istat sono calate del 2,1% nel secondo trimestre 2013, anche per effetto del mancato versamento della prima rata. Complessivamente le entrate correnti sono aumentate dellʼ1,2% con un +4,1% delle imposte Secolo d’Italia Processi “aggiustati” in Cassazione: il pg ha chiesto trent'anni di carcere dirette che bilancia il calo delle indirette. Le uscite correnti sono salite dello 0,7%, che risulta da un -2,3% dei redditi da lavoro dipendente, da 7% degli interessi passivi e da un aumento del 4,1% dei consumi intermedi e del 2,9% delle prestazioni sociali. Non solo, nei primi sei mesi del 2013, rispetto allo stesso periodo 2012, il potere d'acquisto delle famiglie ha registrato un calo dell'1,7%. Nel secondo trimestre del 2013 il reddito disponibile è diminuito al netto della stagionalità dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, quasi invariato rispetto al 2012 (+0,1%). La spesa delle famiglie per consumi finali, espressa in valori correnti, è diminuita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell'1,8% rispetto al corrispondente periodo del 2012. Critico la portavoce del gruppo del Pdl alla Camera, Mara Carfagna: «Bisogna invertire la rotta. Ridurre la pressione fiscale, tagliando la spesa improduttiva dello Stato è il dovere di una forza liberale al governo, non di commissari che non servono a nulla». mentre per gli anni successivi ci sarà di nuovo per le pensioni più alte una rivalutazione al 75%. Si sta comunque valutando un nuovo sistema di adeguamento all'inflazione per le pensioni più alte con risparmi da utilizzare «in un'ottica di solidarietà». Poi, ha spiegato che le proposte presentate in Parlamento sulle modifiche alla riforma Fornero in termini di maggiore flessibilità di uscita sono “incompatibili” con i conti pubblici, precisando che eventuali penalizzazioni non basterebbero a compensare le uscite. «No alla controriforma», ha detto. Si sta studiando invece un meccanismo di maggiore flessibilità per l'accumulo dei contributi per coloro che entrano tardi nel mercato del lavoro o hanno carriere discontinue. E infine ha puntato il dito contro la crisi. Se l'economia non cresce e l'occupazione non cresce «allora non c'è sistema pensionistico che possa reggere. Non ce n'è per nessuno». Per Giovannini è necessario riportare il tasso di crescita a un livello elevato per riassorbire la disoccupazione. Per questo, ha spiegato, si stanno valutando gli interventi sul cuneo fiscale, tra le varie ipotesi circolate, «che abbiano l'impatto maggiore sulla crescita». Pensioni, Giovannini: «Congelare quelle sopra i tremila euro» Redazione Il governo lavora per congelare le pensioni più elevate. Nel 2014 non ci sarà rivalutazione rispetto all'inflazione per i redditi da pensione superiori a sei volte il minimo (circa tremila euro al mese). Ci sarà rivalutazione piena per i trattamenti fino a tre volte al minimo. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, in audizione nella commissione Lavoro della Camera. Il ministro ha sottolineato che per gli importi tra tre e cinque volte il minimo (tra i 1.500 e i 2.500 euro al mese, ndr) ci sarà una rivalutazione pari al 90% rispetto all'inflazione mentre per gli importi tra i cinque e le sei volte il minimo la rivalutazione sarà al 75% dell'inflazione. Oltre le sei volte il minimo, ha spiegato, ci sarà una “sterilizzazione” per il 2014 MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013 Redazione La procura generale ha chiesto oltre trent'anni di carcere per i cinque imputati del processo Hiram, il dibattimento nato da un'indagine su presunti “aggiustamenti” di processi in Cassazione. In primo grado gli imputati, accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari, concorso in associazione mafiosa, peculato, accesso abusivo ai sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio, erano stati tutti assolti. Per Calogero Licata il pg ha chiesto 12 anni, sei anni e sei mesi per Guido Peparaio, cinque per Michele Accomando, sei per Nicolò Sorrentino e quattro per Renato Di Gregorio. L'inchiesta portò, a giugno del 2008, all'arresto di otto persone tra professionisti, imprenditori, impiegati della Cassazione, presunti mafiosi e massoni. In cella finì anche il faccendiere umbro Rodolfo Grancini, condannato in abbreviato per tre delle quattro ipotesi di corruzione contestategli. Una poliziotta, Francesca Surdo, ha patteggiato la pena. Per l'accusa gli indagati, alcuni dei quali legati dall'appartenenza a logge massoniche, grazie alle loro presunte conoscenze in ambienti della Cassazione avrebbero fatto ritardare i processi, in modo da poter ottenere la prescrizione dei reati, o allungato i termini di trattazione, tanto da far scattare la scadenza della custodia cautelare. La mente dell'organizzazione, secondo i pm, sarebbe stata Grancini che avrebbe intascato soldi da alcuni imputati, anche di mafia, per fare avere loro benefici processuali. Il faccendiere avrebbe poi girato parte delle somme a personale compiacente della Suprema corte. La Libia irritata dopo il blitz americano di domenica. Amnesty: violazione dei diritti umani MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013 Secolo d’Italia Antonio Pannullo L'ambasciatrice statunitense in Libia, Deborah Jones, è stata convocata dal ministro della Giustizia libico per "chiarimenti" dopo il blitz Usa del 5 ottobre scorso che ha portato alla cattura di Abu Anas alLibi, uno dei leader di al Qaida. Accusato per gli attentati del 1998 alle ambasciate Usa in Tanzania e Kenya, che provocarono la morte di 224 persone, al-Libi è stato catturato domenica a Tripoli dalle forze americane dopo una caccia durata 15 anni. Secondo i funzionari Usa le autorità libiche erano state avvertite dell'operazione mentre Tripoli nega e chiede spiegazioni all'ambasciata americana, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri. Il terrorista sarebbe attualmente detenuto su un nave americana per essere interrogato da Fbi e Cia e dovrebbe in seguito essere portato negli Stati Uniti per il processo. Intanto si apprende che 200 marines sono stati spostati da una base militare Usa in Spagna a quella di Sigonella dopo le tensioni tra Washington e Libia per il blitz che ha portato alla cattura di uno dei leader di al Qaida, Abu Anas al Libi. Lo riferisce la Cnn citando fonti militari Usa. La mossa, scrive la Cnn, è collegata a «potenziali minacce» alla sicurezza della missione diplomatica americana in Libia, già colpita pesantemente nel 2012 a Bengasi - quando l'attacco alla sede diplomatica da parte di milizie integraliste costò la vita all'ambasciatore Chris Stevens -. La decisione, presa in accordo con il dipartimento di Stato, è una «misura cautelativa» dopo il blitz che ha portato alla cattura di al Libi. Molte le polemiche dopo il blitz: la cattura di uno dei leader di al Qaida da parte di forze americane rappresenta una «violazione dei diritti umani fondamentali», denuncia l'organizzazione Amnesty International. «Se al Libi verrà portato negli Stati Uniti, il governo americano non dovrebbe condannarlo a morte», si legge in un comunicato di Amnesty che si dice preoccupata «per i metodi che il governo americano utilizza in alcuni casi negli interrogatori, che includono isolamento prolungato e deprivazioni del sonno». Giovanni Trotta La Russia confida sul fatto che gli esperti «riusciranno a eliminare le armi chimiche di Damasco entro un anno»: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin al termine del vertice Apec in Indonesia. «Sono veramente contento che il presidente Obama sia su queste posizioni», ha aggiunto Putin riferendosi all'intesa raggiunta con Washington. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Kimoon ha raccomandato la creazione di una missione comune dell'Onu e dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), forte di un centinaio di uomini, per eliminare l'arsenale chimico siriano. Si tratterà «della prima (nel suo genere) nella storia delle due organizzazioni» e la sua base operativa avrà sede a Damasco, mentre la sua base arretrata sarà Cipro, ha aggiunto Ban in un rapporto trasmesso al Consiglio di sicurezza. Sul terreno però si combatte sempre, grazie anche e soprattutto alle migliaia di mercenari stranieri affluiti in Siria per tentare di rovesciare il governo di al Assad. L'aviazione governativa siriana ha bombardato le forze dei ribelli che nella provincia nord-occidentale di Idlib hanno lanciato un'offensiva per catturare due basi militari strategiche. I bombardamenti sono avvenuti nei pressi della località di Maarat al Numan, mentre continuano i combattimenti intorno alla vicina base di Wadi al Deif. Il giorno precedente forze ribelli, delle quali facevano parte anche miliziani jihadisti libici, avevano lanciato un'offensiva per catturare questa base e quella di Hamidiya. Intanto prosegue apra la polemica in Turchia tra governo e opposizione sul ruolo di Ankara nella crisi siriana: il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu ha negato che il governo di Ankara abbia aiutato i gruppi armati aderenti ad al Qaida che combattono in Siria contro il governo di Damasco e contro altre fazioni ribelli, come affermano invece l'opposizione, il presidente siriano Bashar al Assad e i curdi siriani. «La Turchia non ha mai autorizzato gruppi legati ad al Qaida ad attraversare i suoi confini», ha affermato Davutoglu in una conferenza stampa. Il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu ha più volte denunciato l'aiuto dato dal governo del premier Recep Tayyip Erdogan alle formazioni qaediste e il leader dei curdi-siriani Saleh Muslim, ha accusato la Turchia di fornire armi e cannoni ai jihadisti. In una recente intervista a una tv turca Assad ha avvertito che Ankara «pagherà caro» l'appoggio dato ai terroristi qaedisti e accusato Erdogan di essere responsabile del bagno di sangue nel suo Paese. Siria, Putin “garantisce” per Damasco: «Entro un anno eliminate le armi chimiche» 5 Spagna, ex ministro socialista alla sbarra per maxi truffa Redazione L'ex ministro socialista ed ex vicepresidente della Banca europea di investimenti, Magdalena Alvarez, è comparsa in veste di imputata davanti al giudice istruttore dell'inchiesta sulla maxi truffa delle sovvenzioni pubbliche alla cassa integrazione in Andalusia, uno dei maggiori scandali che coinvolge numerosi dirigenti socialisti, imprenditori e sindacalisti. La Alvarez deve rispondere per il periodo compreso fra il 1994 e il 2004, quando ricoprì l'incarico di assessore all'economia e finanze della giunta dell'Andalusia, epoca nella quale cominciò la truffa delle sovvenzioni pubbliche nella regione, governata dal 1980 dal Psoe. L'inchiesta riguarda il presunto uso indebito di un fondo finanziato fino al 2011 con 720 milioni di euro, destinati ad aiuti alle imprese costrette a ricorrere a piani di cassa integrazione o prepensionamenti. Dall'inchiesta è emerso che esistevano gravi deficienze nella gestione del fondo: da prepensionamenti fraudolenti a persone che non avevano mai lavorato; a sovvenzioni a imprese che non erano i processo di ristrutturazione o cassa integrazione; ai compensi gonfiati a intermediari fra la giunta e i lavoratori, compagnie di assicurazione, studi di avvocati e sindacalisti. La truffa totale finora accertata si aggira sui 136 milioni di euro e vede come principale imputato l'ex direttore generale del lavoro della giunta andalusa, Javier Guerrero. Lo scandalo ha portato alle recenti dimissioni del presidente della Regione, Antonio Grian, che lunedì scorso ha lasciato anche l'incarico di segretario generale del Psoe andaluso. In una seconda tranche delle indagini, sono stati eseguiti nelle ultime ore dalla Guardia Civile gli arresti di altri 4 dirigenti, fra i quali l'ex gestore dell'Istituto per lo Sviluppo dell'Andalusia a Siviglia, Enrique Rodriguez, informano fonti investigative citate dall'agenzia Europa Press. Roma, «Marino intitoli una scuola a Norma Cossetto, massacrata nelle foibe dai comunisti di Tito» 6 Secolo d’Italia Redazione «Rendiamo omaggio alla memoria di Licia Cossetto, testimone della tragedia di istriani, fiumani e dalmati alla fine della seconda guerra mondiale, morta per un malore pochi giorni fa mentre si recava a Trieste per partecipare alla commemorazione del 70esimo anniversario del martirio della sorella Norma, la studentessa seviziata e uccisa nel 1943 dai partigiani titini in Istria e gettata nella foiba di Villa Surani e a cui lʼallora presidente della Repubblica Ciampi assegnò la medaglia d'oro alla memoria». È quanto dichiarano gli esponenti di Fratelli dʼItalia, Fabrizio Ghera (capogruppo in Campidoglio), Andrea De Priamo (dirigente romano) e Laura Marsilio (area Scuola di FdI e già assessore capitolino alle Politiche educative e Scolastiche), che così proseguono: «Siamo certi che Licia è morta come avrebbe desiderato, mentre era impegnata in quella infaticabile opera di testimonianza delle sue tragedie personali – oltre alla sorella perse anche il padre Giuseppe, infoibato - ma soprattutto del dramma di un popolo, vessato, perseguitato e costretto all'esilio per amore dell'Italia e della libertà. Negli anni precedenti lʼamministrazione di centrodestra alla guida della Capitale, grazie allʼattività portata avanti dallʼassessorato alla Scuola, per prima ha ideato e promosso, in Italia, un progetto strutturato che ha portato centinaia di studenti romani nei luoghi delle foibe e dell'esodo. Come testimone fu scelta proprio Licia Cossetto, cui seguirono le sorelle Bucci, fiumane di nascita, sopravvissute ad Auschwitz, e dunque due volte vittime delle tragedie del Novecento, perché al termine della seconda guerra mondiale, miracolosamente scampate al campo di sterminio, non poterono tornare nella loro Fiume, occupata dagli iugoslavi e sottoposta alla dittatura comunista titina. Porgiamo, dunque, l'estremo omaggio a Licia, italiana coraggiosa e tenace, ed assumiamo l'impegno di continuare ad essere la sua voce, e di tanti italiani, trucidati nelle foibe o costretti all'esilio, troppo spesso colpevolmente dimenticati e ignorati. Chiediamo al sindaco Marino e all'assessore Cattoi – concludono i tre esponenti di Fratelli d'Italia – di proseguire nel solco ispirato ad una legge italiana sulla Giornata del Ricordo, votata da tutto il Parlamento, e di procedere allʼintitolazione di una scuola romana, il cui iter è già stato avviato attraverso una mozione da parte dell'assemblea capitolina, a Norma Cossetto». Redazione Per la serie "oggi le comiche": il 3 ottobre scorso piomba in commissione Sanità una bozza di Piano sanitario di oltre 400 pagine di cui il Consiglio regionale della Toscana non è mai stato formalmente informato e dopo che da più parti, dentro e fuori la maggioranza e dentro e fuori la commissione, si era detto – a questo punto della legislatura – di rinunciare a favore di una piattaforma agile che definisse i quattro-cinque punti nodali oggi sul piatto sanitario. Il 4 ottobre parte dalla Giunta la convocazione, per lʼ11 ottobre prossimo alle 16, della Conferenza regionale delle Società della Salute (ma non erano in scioglimento?), ai presidenti delle Sds e ai presidenti delle Conferenze zonali dei sindaci per un confronto sulla bozza di Piano sanitario di cui il Consiglio regionale continua ad essere formalmente allʼoscuro. Oggi, coi sindaci trafelati nella lettura del voluminoso testo, ecco lʼannullamento di quella convocazione. A ricostruire il curioso carteggio è il vicepresidente della commissione Sanità, Stefano Mugnai (Pdl): «Già i sindaci erano rimasti basiti per la scelta, a fine legislatura e dopo tre anni e mezzo di traccheggio, di redigere un Piano sanitario in barba alle polemiche interne ed esterne alla maggioranza sullʼopportunità di procedere alla sua approvazione. Poi erano rimasti perplessi per la convocazione delle SdS in via di dismissione. Quindi, aperto lʼallegato della bozza Pssir, avevano avuto un mancamento per la mole di pagine da metabolizzare in cinque giorni appena. E ora si annulla tutto senza nemmeno fornire una spiegazione? Ma a che gioco si gioca con questo Piano? Il caos è totale». Mugnai (Pdl): sul Piano sanitario della Toscana è caos totale MARTEDì 8 OTTOBRE 2013 Il treno “Leonardo Express” per Fiumicino viaggia a prezzi eccessivi Redazione «Il treno dʼoro per lʼaeroporto di Fiumicino è un mistero su cui bisogna aprire una riflessione più trasparente e una valutazione più rigorosa. Fino a circa un anno fa la tariffa per salire sul Leonardo Express, il treno che collega per via diretta la stazione Termini allʼaeroporto di Fiumicino, era di 9 euro per circa venti minuti di viaggio. Ora invece chi intende prenderlo deve sborsare fino a 14 euro. Vorremmo sa- pere se con lo sviluppo di bus privati (tra lʼaltro sembrerebbero finanziati da enti pubblici) sia ora così conveniente prendere questo treno e se Trenitalia ha valutato lʼandamento registrato nella domanda in conseguenza dellʼaumento di più del 50% del prezzo. È questo uno dei punti principali su cui chiederò spiegazioni», così dichiara Fabrizio Santori, consigliere di La Destra alla Regione Lazio. «Riteniamo innanzitutto grave che non siano stati convocati i vertici di Trenitalia poiché è anzitutto un problema di tasche per i nostri concittadini, che ora devono scegliere tra quasi dieci compagnie di bus che svolgono lo stesso servizio di trasporto diretto. Così buona parte delle zone circostanti la stazione Termini sono assediate dai pullman e, di fatto, il trasporto su ferro attraverso una linea diretta è stato disincentivato, regalandolo soltanto a turisti facoltosi e allʼaumento dellʼinquinamento», conclude Santori. “Restyling Faccio Tutto”: viaggio a ritroso di Teo Teocoli in uno show tra cabaret, varietà e canzoni Secolo MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013 7 d’Italia Gabriele Farro Il nuovo show di Teo Teocoli si chiama "Restyling Faccio Tutto": un susseguirsi di monologhi, gag e divertenti momenti musicali, la miriade di sue imitazioni e le parodie più celebri che hanno reso popolare l'artista entrando nella storia della televisione. In una parola, uno show che si pone l'obiettivo di far ridere parecchio. In scena il suo repertorio senza una scaletta ma affidandosi alle emozioni e all'ispirazione del momento, in un viaggio a ritroso nella sua carriera di attore, cantante, ballerino, uscendo ed entrando nei tanti personaggi che ha reso famosi (dal surreale Felice Caccamo al Celentano, fino a Balotelli). Giocato su più registri, il "Teo Teocoli show-Restyling Faccio Tutto" è la sintesi tra cabaret e varietà, con canzoni, "maschere" inconfondibili e storie con perifrasi esilaranti che rendono lo spettacolo un viaggio e una serata da ricordare. Solo sulla ribalta, Teo avrà occasionalmente degli ospiti che lo "spalleggeranno" sul palco. Alle spalle dello showman, la Doctor Beat Band. Il tour di "Restyling Faccio Tutto" partirà dalla sua città, Milano, e si protrarrà per tutta la stagione: fino al 20 ottobre a Milano (Teatro Nuovo); 2 novembre a Firenze (Teatro Verdi); 8 novembre a Lugano (Palacongressi); 9 novembre a Bassano del Grappa (Palabruel); 15 e 16 novembre a Genova (Teatro Politeama); 22 e 23 novembre a Bologna (Teatro Celebrazioni); 6 dicembre a Conegliano Veneto (Teatro Accademia); 13 e 14 dicembre a Torino (Teatro Colosseo); dal 27 al 29 dicembre (più serata speciale per il veglione di Capodanno) all'Auditorium della Conciliazione a Roma. Pochi sanno che Teocoli, da adolescente, si esibiva come cantante di rock'n'roll in locali della sua città, come il Santa Tecla, con il suo complesso, "I Demoniaci". Nel 1965 ottenne un contratto discografico con la Ricordi, con cui debuttò nello stesso anno con "Una mossa sbagliata" e con questo brano partecipò alla Caravella dei Successi di Bari nello stesso anno. Proprio a questa manifestazione conobbe Wilma Goich, con cui ebbe una storia d'amore in quel periodo. Per Carlo Lizzani camera ardente e cerimonia laica in Campidoglio, poi la cremazione Antonio La Caria Per il regista e sceneggiatore Carlo Lizzani camera ardente domani nella sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma, dalle 11 alle 19. Alle 17.30, cerimonia laica, sempre in Campidoglio, introdotta dal figlio Francesco che vedrà l'intervento del teologo valdese Paolo Ricca e la presenza del sindaco di Roma, Ignazio Marino, e quella di Walter Veltroni ex segretario del Partito democratico e amico di famiglia. Da parte di Francesco Lizzani e della figlia Flaminia anche qualche riga per spiegare meglio lo spirito di questa cerimonia laica: «Alle 17 – si legge nella lettera dei figli del regista – avrà inizio non una commemorazione celebrativa, non una ricostruzione biografica. Cercheremo invece di onorare nostro padre con un funerale laico. Questa è la circostanza che va affrontata. E il modo di affrontarla secondo un concetto pieno e Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi completo di laicità è un modo inclusivo e non alternativo alla dimensione spirituale dell'uomo. A questo concetto di laicità noi intendiamo ispirarci, secondo lo spirito di una costituzione più antica ma perfino più giovane della nostra e cioè la Costituzione Mazziniana della Repubblica Romana del 1848; una costituzione che non aveva bisogno di tutele concordatarie per dare spazio e libertà alla coscienza religiosa. Per tali ragioni questa pubblica meditazione si svolgerà nel luogo che simbolicamente meglio la può rappresentare e che stava a cuore di nostro padre. In questo contesto siamo felici di ricevere una parola del Teologo Valdese Paolo Ricca amico fraterno di famiglia. E il resto seguirà spontaneamente». La salma di Carlo Lizzani verrà trasferita poi al cimitero romano di Prima Porta in attesa della cremazione secondo le volontà dello stesso regista. Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250