Napolitano parla di amnistia, i grillini vanno allo

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Napolitano parla di amnistia, i grillini vanno allo
CON IL PDL
ANNO LXI N.233
Napolitano parla di amnistia,
i grillini vanno allo scontro
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
«Anche i ricchi piangono».
Non è così e il Pd batte in ritirata
sullʼImu: scusate lʼerrore…
Francesco Signoretta
Alla fine la verità è venuta
fuori. La sinistra ha tentato di
fare una mossa acchiappaconsensi, un poʼ alla Grillo,
dicendo che con un emendamento avrebbe fatto piangere i ricchi con una bella
batosta, resuscitando lʼImu
solo per loro, per i benestanti, per chi aveva sette
ville e dodici piscine. Il trucco
cʼera ed è durato poco: con
la folle idea del Pd avrebbero
pagato praticamente tutti,
perché la soglia della ricchezza – per alcuni esponenti “democratici” ancora
legati allʼideologismo falce e
martello – era così bassa da
comprendere anche chi abita
in una casa piccola piccola,
monolocale con bagno, se
ubicata al centro di Roma o
di Milano. O in una casa due
stanze e cucina in periferia.
Un trappolone squallido, dettato solo dalla voglia matta di
far rientrare lʼImu dalla finestra per non dare la vittoria a
Berlusconi. Ma le commedie
d’Italia
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non vanno mai oltre i tre atti,
altrimenti la gente si stanca e
se ne va. E la commedia dellʼemendamento Pd si è chiusa
tra i fischi, tanto da costringere i promotori a ritirarlo in
fretta e furia, dopo polemiche
scoppiate persino allʼinterno
REDAZIONE PAG.2
del partito. Sospiro di sollievo
per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane
che – secondo qualsiasi dato
ufficiale – vivono una crisi incredibile mentre secondo i
“cervelloni” del Pd sono tanto
ricchi da far impallidire i prota-
mercoledì 9/10/2013
gonisti di Dallas e di Beautiful.
«Può essere considerato un
“nemico di classe” – si è chiesto ironicamente Renato Brunetta – chi abita in una casa a
Roma di 36 o 41 metri quadrati, a seconda che trattasi di
civile abitazione o casa popolare? Sembrerebbe di sì, almeno a giudicare
dallʼemendamento presentato
dal Pd per far pagare lʼImu
sulle prime case con rendite
superiori a 750 euro». Di «sindrome di Penelope» ha parlato Annagrazia Calabria:
«Ogni provvedimento, prima
di vedere la luce, deve passare per infiniti ripensamenti e
mille polemiche». A esultare
per il ritiro dellʼemendamento
è Maurizio Gasparri: «Il partito
delle tasse batte in ritirata
sconfitto. La proposta emendativa avanzata dal Pd era assurda e il centrodestra non
avrebbe mai potuto accettarla.
Si proceda rispettando i patti».
Ma cʼè qualcuno che ancora
resiste, perché la cancellazione dellʼImu proprio non gli
va giù. È il montiano Enrico
Zanetti: «Il nostro emendamento sulla prima rata resta».
E spera che la sinistra si accodi. Per passare dalla “lotta
di classe” alla “lotta per la
classe”. Dei banchieri.
Asinistra hanno scelto i nuovi totem da venerare: il “divino” è Dario Fo. Bontà loro…
Girolamo Fragalà
Si sentono divinità e vengono venerati (dalla sinistra)
come totem. Quindi non è
possibile criticarli, bisogna
solo ascoltare le loro parole
e restare incantati, come per
una sorta di effetto ipnotico.
Gli altri, invece, sono comuni
mortali, gente per la quale
non varrebbe la pena di
sprecare fiato e quindi ogni
insulto è lecito, ogni offesa è
giusta e non fa scandalo. Tre
sono i personaggi che la sinistra considera intoccabili:
la Boldrini, Dario Fo e la
Kyenge. Nessuno si permetta di parlare contro di
loro, sarebbe un oltraggio,
una bestemmia perché –
proprio come i totem – sono
spiriti protettori, antenati mi-
tici, da omaggiare con riti
propiziatori. Sarebbe superfluo ricordare che la Boldrini
non accetta critiche neanche
dai quotidiani amici; sarebbe
altrettanto superfluo dire che
chi osa contestare una tesi
della Kyenge diventa automaticamente razzista. Ma il
totem dei totem è lui, Dario
Fo, il Mistero Buffo della società contemporanea. Straparla, offende ma tutti
sorridono compiaciuti. Se
qualsiasi altro personaggio
del mondo dello spettacolo o
della politica (chiaramente
non di sinistra) dicesse le
stesse cose, scoppierebbe
allʼistante uno scandalo internazionale. Prendiamo le
ultime performance: «Berlusconi è finito, come ha detto
Letta? No, con lui cʼè sempre da restare meravigliati
perché poi, sul più bello, lui
ritorna. È il mai morto, come
si dice». Qualcuno provi a
dare del mai morto, che sottintende un augurio a morire,
a chicchessia: apriti cielo.
Ma sul Cav si può, va colpito
con qualsiasi mezzo. Ma
Dario Fo si è sempre distinto
per la sua nobiltà dʼanimo.
Nel corso della trasmissione
Un giorno da pecora, parlò
dei giudici di Milano: «Quel
gruppo lo adoro e adoro la
Boccassini, lei è decisa e costante, non si mortifica mai
nonostante Berlusconi le
abbia detto di tutto». Per non
parlare del fiume di offese
sul voto di fiducia al Senato
(sempre contro Berlusconi):
«Un condannato, invece di
essere cacciato, è ancora in
Parlamento a pavoneggiarsi,
a dettare le regole della politica italiana, obbligandoci a
rimanere impotenti». E sul
popolo di centrodestra:
«Anche gli addormentati a
un certo punto si svegliano e
dicono: ma questo mi
prende per il culo! Chi oggi
vota Berlusconi è sciocco».
E di Brunetta: «È sicuramente più basso nel pensiero che nel fisico».
Nessuno scandalo. A differenza di quando il Cav disse
che la Bindi era «più bella
che intelligente». Maschilista, sessista, razzista, volgare.
E
Dario
Fo?
Intellettuale, elegante, genio.
Ma ci facciano il piacere…
Messaggio sulle carceri: Napolitano indica la strada
di indulto e amnistia. Duro scontro con i Cinquestelle
Secolo
2
Redazione
Nel suo discorso di dodici pagine
alle Camere sul sovraffollamento
delle carceri Giorgio Napolitano
ha invitato il Parlamento a intervenire su una situazione che allontana lʼItalia dal rispetto dei
principi vigenti in Europa. Il capo
dello Stato ha aggiunto che alle
violazioni dei diritti umani nelle
carceri si aggiunge la “durata non
ragionevole dei processi”. Situazione carceraria e questione giustizia sono dunque intimamente
collegate. Dinanzi allʼimperativo
“politico e morale” di cambiare la
condizione delle carceri le istituzioni “non devono scivolare nellʼindifferenza” ma devono agire
“in tempi stretti”. Tra i rimedi cui
mettere mano Napolitano arriva a
citare prima lʼindulto, poi lʼamnistia, sottolineando però che “la
perimetrazione della legge di clemenza rientra nelle esclusive
competenze del Parlamento”.
Tuttavia, “lʼeffetto combinato dei
MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013
d’Italia
due provvedimenti, un indulto per
pene pari a 3 anni, e unʼamnistia
su reati” di non grave entità potrebbe ridurre significativamente la
popolazione carceraria e consentirebbe allʼItalia di “adempiere tempestivamente alle prescrizioni
della comunità europea”. Napolitano invita anche a non distorcere
il significato del suo messaggio
ma il M5S parte subito allʼattacco,
considerando lʼinvito allʼamnistia e
allʼindulto come un “aiuto” per il
caso personale di Silvio Berlusconi. Unʼinterpretazione che indigna Napolitano al punto da indurlo
a rispondere così ai giornalisti che
a Cracovia gli hanno riferito la notizia: “Coloro i quali pongono la
questione in questi termini vuol
dire che sanno pensare a una
sola cosa; hanno un pensiero
fisso e se ne fregano degli altri
problemi del Paese della gente”.
Per il premier Enrico Letta il messaggio del presidente della Repubblica è ineccepibile e il
governo è pronto a fare la sua
parte. Il senatore del Pdl Altero
Matteoli, commentando il messaggio, ha auspicato che il Parlamento “accolga il monito del
presidente della Repubblica e vari
al più presto lʼindulto, lʼamnistia ed
i provvedimenti conseguenti”.
Contrari ad amnistia e indulto
Lega e Fratelli dʼItalia. Per il Pd
“amnistia e indulto sono punti di
arrivo, non di partenza”. Il M5S è
partito subito allʼattacco del capo
dello Stato che, per il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio,
deputato grillino, “ha indossato la
maglia di capitano delle larghe intese”. “È lui – dice ancora Di Maio
– che se ne frega delle opposizioni”.
Indagato Ingroia: i contenuti del suo colloquio
con Provenzano finirono il giorno dopo sul “Fatto”
Redazione
Nella partita annuale con il fisco la palma
dei più tartassati spetta agi imprenditori romani che nel 2013 sono stati gli ultimi ad
arrivare allʼappuntamento col “Tax free
day”, festeggiato il 7 ottobre spegnendo
279 candeline. Tanti sono, infatti, i giorni
che le aziende della Capitale hanno impegnato nel lavoro per fare fronte allʼesosità
del fisco. A dare i numeri è stata la Cna
(Confederazione nazionale artigiani) di
Roma cha parla di escalation della pressione fiscale e ricorda che «lʼanno scorso
per mettersi in paro con le tasse erano stati
necessari 261 giorni e nel 2011 soltanto (si
fa per dire) 243». In soli due anni, insomma, cʼè stata una crescita di 39 giorni,
corrispondenti ad oltre un mese. A Torino,
invece, ne bastano 251 e a Milano 246. Il
taglio della torta, effettuato dalla stessa
Cna, è avvenuto alla Casa delle Imprese di
Garbatella, per quella che è stata definita
una giornata simbolo, che segna lo spartiacque tra i mesi di lavoro, impiegati solo
per pagare le tasse, e quelli che restano
fino alla fine dellʼanno: su per giù 9 a 3. A
Roma il fisco pesa per il 71,48% sul reddito
dellʼimpresa: un record, al confronto con le
altre città italiane. Il primato del fisco sulle
imprese romane è dovuto soprattutto al
peso dellʼImu, il cui costo medio per impresa sfiora i 7mila euro. E poi cʼè il capitolo salato della tassa sui rifiuti, per la quale
a Roma se ne vanno mediamente 4.850,03
euro. Lʼaddizionale comunale Irpef vale a
Roma tre volte tanto Milano e lʼ11% in più di
Torino. «Insomma – concludono alla Cna
capitolina – sono le imposte locali a fare la
differenza. Nellʼultimo anno monitorato,
lʼaumento del fisco locale è stato del 7,04%
per le imprese della Capitale, mentre la variazione delle tasse dovute allo Stato centrale è stata dello 0,62%. Un imprenditore,
con un reddito di 48mila euro annui, nel
2012 ha speso in tasse 4.439,52 euro in più
(+9,25%) del 2011, un collega torinese
3.906,13 (+8,14%) e un milanese 3.103,98
(+6,47%)».
Barroso arriva a Lampedusa con un impegno:
“Salvataggio sicuro” sia europeo
MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013
Annamaria Gravino
Ora non sono più solo l'Italia e
qualche altro Paese frontaliero a
chiederlo. Ora a dire agli Stati
membri che l'emergenza sbarchi
è un problema di tutta l'Europa
c'è anche la Commissione Ue. Il
presidente José Manuel Barroso
e il Commissario per gli Affari interni, Cecile Malmstorm, oggi saranno a Lampedusa insieme al
presidente del Consiglio Enrico
Letta e al vicepremier Angelino
Alfano. Gesto simbolico, che rafforza le prese di posizione politiche assunte ieri, durante il
Consiglio Ue per gli Affari interni,
che si è svolto a Lussemburgo. Di
fronte ai ministri dell'Interno europei, infatti, Malmstorm ha chiesto
che l'Europa metta in campo
«una grande operazione Frontex
per il "salvataggio sicuro" da
Cipro alla Spagna», rilanciando di
fatto quanto chiesto da Alfano,
anche lui a Lussemburgo. «Ci
vuole un piano d'azione europeo.
L'Ue si deve impegnare di più nel
salvataggio di vite umane», ha
detto il vicepremier italiano, aggiungendo che «Frontex deve
Secolo
d’Italia
Preso lo scafista.
I testi: «Era lui
il comandante»
schierare meglio aerei e navi, nel
Mediterraneo centrale e quindi
davanti all'Italia» e che servono
aiuti economici anche per il postsbarchi.
Oltre Malmstorm sulla questione
ieri è intervenuto anche il portavoce del presidente della Commissione, José Manuel Barroso,
spiegando che, se le leggi sull'immigrazione sono «competenza nazionale», sugli sbarchi
«l'Europa deve fare qualcosa, assicurandosi che i Paesi sotto
pressione ricevano la solidarietà
di tutta la Ue». Con queste pre-
messe, dunque, le autorità europee e italiane si presentano oggi
a Lampedusa, dove il governo
italiano si è impegnato a realizzare opere compensative, come
Letta ha anticipato ieri al telefono
al sindaco Giusi Nicolini. Ma ieri
è stata anche la giornata in cui si
è avuta l'ennesima conferma che
l'emergenza non accenna a diminuire: un mercantile danese ha
salvato al largo delle coste siciliane 141 immigrati, che si aggiungono ai 250 salvati l'altro ieri
da un mercantile panamense e
arrivati ieri a Catania.
Strage in mare, si apre l'indagine per “tratta di esseri
umani”. E sulle nostre coste arrivano altri immigrati
Liliana Giobbi
La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, dopo un
vertice con i Pm di Agrigento,
ha deciso di aprire un indagine per tratta di esseri umani
a seguito del naufragio di giovedì scorso davanti le coste di
Lampedusa mentre continuano le ricerche: i sommozzatori hanno recuperato altri
24 corpi dei migranti rimasti
intrappolati nel peschereccio.
Si tratta di 17 uomini, 6 donne
e un bambino. Al momento il
bilancio, ancora provvisorio, è
di 274 vittime. E l'allarme
resta alto, perché continua
l'emergenza
sbarchi:
un
gruppo di 72 migranti (36 uomini, 20 donne e 16 bambini)
è giunto al porto grande di Siracusa dopo che la barca a
vela di 12 metri su cui si trovavano si è incagliata a circa
300 metri dalla costa di San
3
Lorenzo. La Guardia costiera,
che ha coordinato gli interventi di soccorso, ha anche
fatto confluire due gommoni
salpati da due circoli nautici di
Marzamemi, borgo marinaro
di Pachino. I gommoni sono
stati utilizzati per fare salire a
bordo i migranti che sono stati
successivamente trasbordati
su due motovedette veloci ed
hanno fatto rotta verso il porto
di Marzamemi. Subito sono
state avviate le indagini dello
speciale Gruppo interforze
della procura di Siracusa per
individuare due "scafisti". Secondo quanto sarebbe emerso
dai primi racconti degli immigrati, il veliero sarebbe partito
non più tardi di cinque giorni fa
da uno scalo turco. Gli immigrati avrebbero pagato sino a
quattromila euro per il "passaggio". Si registra poi un
nuovo tentativo di fuga in
massa dal Cie di Pian del
Lago: intorno alla mezzanotte
una cinquantina di migranti
ospiti della struttura ha tentato
di fuggire, arrampicandosi
sulla recinzione. Solo in 6 ce
l'hanno fatta ma sono stati subito bloccati da agenti di polizia e militari dell'esercito in
servizio di vigilanza.
Redazione
È un tunisino di 35 anni il presunto scafista della tragedia di
Lampedusa. È indagato per
omicidio volontario plurimo e
naufragio, ma potrebbe arrivare
anche l'accusa di tratta di esseri
umani. I Pm stanno valutando
la possibilità di contestare il
reato agli scafisti e, di conseguenza, di trasferire l'inchiesta
dalla Procura di Agrigento alla
Dda di Palermo. Un altro reato
al vaglio è quello di incendio.
Secondo i testimoni, il tunisino
avrebbe avuto un ruolo nell'esplosione dellʼincendio. Secondo la ricostruzione, si voleva
far notare la nave alle autorità
italiane, affinché la portassero a
Lampedusa. I testimoni hanno
riferito dettagli anche sull'organizzazione di questo viaggio di
morte, in cui il numero delle vittime sale di ora in ora: a ieri
quelle accertate erano 250. I
sopravvissuti hanno raccontato
di essere partiti da Tripoli e di
essere stati trasferiti in un porto
su cassoni di camion telati
chiusi. Da lì, tramite piccole barche, sono arrivati alla nave che
li attendeva al largo e che poi è
naufragata a Lampedusa. Vi si
trovavano in cinquecento, così
stipati da non potersi muovere.
Un calvario che, per chi è arrivato vivo, ancora prosegue: le
condizioni nel centro d'accoglienza, già difficili, con la pioggia si sono fatte insostenibili e
ieri sono esplose in momenti di
tensione.
Profondo rosso per famiglie e imprese.
L'Istat certifica: la pressione fiscale è alle stelle
4
Redazione
Gli italiani sempre più strangolati dalle
tasse. Vola la pressione fiscale: nel
secondo trimestre si è attestata al
43,8%. Un rialzo di 1,3 punti rispetto
all'anno precedente e di 4,7 punti sul
trimestre precedente. Nei primi due
trimestri, il dato cumulato è al 41,5%
(40,6% nel 2012). Sempre lʼIstat certifica che il rapporto deficit/Pil nel
primo semestre è calato al 4,1% rispetto al 4,4% dello stesso periodo
del 2012 ed al 7,3% del primo trimestre. Il dato non tiene conto delle operazioni di swap quindi non è valido ai
fini dei parametri di Maastricht. «Questi dati –spiegano allʼIstat – servono
però a capire la tendenza dei conti
pubblici». Così nel secondo trimestre
si registra un indebitamento netto
delle amministrazioni pubbliche rispetto al Pil dellʼ1% con un calo 1,2
punti percentuali rispetto a quello
dello stesso trimestre del 2012. Si registra anche un effetto Imu sulle imposte indirette: secondo gli ultimi dati
Istat sono calate del 2,1% nel secondo trimestre 2013, anche per effetto del mancato versamento della
prima rata. Complessivamente le entrate correnti sono aumentate
dellʼ1,2% con un +4,1% delle imposte
Secolo
d’Italia
Processi “aggiustati”
in Cassazione:
il pg ha chiesto
trent'anni di carcere
dirette che bilancia il calo delle indirette. Le uscite correnti sono salite
dello 0,7%, che risulta da un -2,3%
dei redditi da lavoro dipendente, da 7% degli interessi passivi e da un aumento del 4,1% dei consumi
intermedi e del 2,9% delle prestazioni
sociali. Non solo, nei primi sei mesi
del 2013, rispetto allo stesso periodo
2012, il potere d'acquisto delle famiglie ha registrato un calo dell'1,7%.
Nel secondo trimestre del 2013 il reddito disponibile è diminuito al netto
della stagionalità dello 0,6% rispetto
al trimestre precedente, quasi invariato rispetto al 2012 (+0,1%). La
spesa delle famiglie per consumi finali, espressa in valori correnti, è diminuita dello 0,3% rispetto al
trimestre precedente e dell'1,8% rispetto al corrispondente periodo del
2012. Critico la portavoce del gruppo
del Pdl alla Camera, Mara Carfagna:
«Bisogna invertire la rotta. Ridurre la
pressione fiscale, tagliando la spesa
improduttiva dello Stato è il dovere di
una forza liberale al governo, non di
commissari che non servono a nulla».
mentre per gli anni successivi ci
sarà di nuovo per le pensioni più
alte una rivalutazione al 75%. Si
sta comunque valutando un
nuovo sistema di adeguamento
all'inflazione per le pensioni più
alte con risparmi da utilizzare
«in un'ottica di solidarietà». Poi,
ha spiegato che le proposte presentate in Parlamento sulle modifiche alla riforma Fornero in
termini di maggiore flessibilità di
uscita sono “incompatibili” con i
conti pubblici, precisando che
eventuali penalizzazioni non basterebbero a compensare le
uscite. «No alla controriforma»,
ha detto. Si sta studiando invece
un meccanismo di maggiore flessibilità per l'accumulo dei contributi per coloro che entrano tardi
nel mercato del lavoro o hanno
carriere discontinue. E infine ha
puntato il dito contro la crisi. Se
l'economia non cresce e l'occupazione non cresce «allora non
c'è sistema pensionistico che
possa reggere. Non ce n'è per
nessuno». Per Giovannini è necessario riportare il tasso di crescita a un livello elevato per
riassorbire la disoccupazione.
Per questo, ha spiegato, si
stanno valutando gli interventi
sul cuneo fiscale, tra le varie ipotesi circolate, «che abbiano l'impatto maggiore sulla crescita».
Pensioni, Giovannini: «Congelare
quelle sopra i tremila euro»
Redazione
Il governo lavora per congelare
le pensioni più elevate. Nel 2014
non ci sarà rivalutazione rispetto
all'inflazione per i redditi da pensione superiori a sei volte il minimo (circa tremila euro al
mese). Ci sarà rivalutazione
piena per i trattamenti fino a tre
volte al minimo. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, in audizione
nella commissione Lavoro della
Camera. Il ministro ha sottolineato che per gli importi tra tre
e cinque volte il minimo (tra i
1.500 e i 2.500 euro al mese,
ndr) ci sarà una rivalutazione
pari al 90% rispetto all'inflazione
mentre per gli importi tra i cinque e le sei volte il minimo la rivalutazione sarà al 75%
dell'inflazione. Oltre le sei volte
il minimo, ha spiegato, ci sarà
una “sterilizzazione” per il 2014
MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013
Redazione
La procura generale ha chiesto
oltre trent'anni di carcere per i
cinque imputati del processo
Hiram, il dibattimento nato da
un'indagine su presunti “aggiustamenti” di processi in Cassazione. In primo grado gli
imputati, accusati a vario titolo di
corruzione in atti giudiziari, concorso in associazione mafiosa,
peculato, accesso abusivo ai sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio,
erano stati tutti assolti. Per Calogero Licata il pg ha chiesto 12
anni, sei anni e sei mesi per
Guido Peparaio, cinque per Michele Accomando, sei per Nicolò Sorrentino e quattro per
Renato Di Gregorio. L'inchiesta
portò, a giugno del 2008, all'arresto di otto persone tra professionisti, imprenditori, impiegati
della Cassazione, presunti mafiosi e massoni. In cella finì
anche il faccendiere umbro Rodolfo Grancini, condannato in
abbreviato per tre delle quattro
ipotesi di corruzione contestategli. Una poliziotta, Francesca
Surdo, ha patteggiato la pena.
Per l'accusa gli indagati, alcuni
dei quali legati dall'appartenenza a logge massoniche, grazie
alle
loro
presunte
conoscenze in ambienti della
Cassazione avrebbero fatto ritardare i processi, in modo da
poter ottenere la prescrizione
dei reati, o allungato i termini di
trattazione, tanto da far scattare
la scadenza della custodia cautelare. La mente dell'organizzazione, secondo i pm, sarebbe
stata Grancini che avrebbe intascato soldi da alcuni imputati,
anche di mafia, per fare avere
loro benefici processuali. Il faccendiere avrebbe poi girato
parte delle somme a personale
compiacente della Suprema
corte.
La Libia irritata dopo il blitz americano di domenica.
Amnesty: violazione dei diritti umani
MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013
Secolo
d’Italia
Antonio Pannullo
L'ambasciatrice statunitense in
Libia, Deborah Jones, è stata convocata dal ministro della Giustizia
libico per "chiarimenti" dopo il blitz
Usa del 5 ottobre scorso che ha
portato alla cattura di Abu Anas alLibi, uno dei leader di al Qaida. Accusato per gli attentati del 1998
alle ambasciate Usa in Tanzania e
Kenya, che provocarono la morte
di 224 persone, al-Libi è stato catturato domenica a Tripoli dalle
forze americane dopo una caccia
durata 15 anni. Secondo i funzionari Usa le autorità libiche erano
state avvertite dell'operazione
mentre Tripoli nega e chiede spiegazioni all'ambasciata americana,
si legge in un comunicato del ministero degli Esteri. Il terrorista sarebbe attualmente detenuto su un
nave americana per essere interrogato da Fbi e Cia e dovrebbe in
seguito essere portato negli Stati
Uniti per il processo. Intanto si apprende che 200 marines sono stati
spostati da una base militare Usa
in Spagna a quella di Sigonella
dopo le tensioni tra Washington e
Libia per il blitz che ha portato alla
cattura di uno dei leader di al
Qaida, Abu Anas al Libi. Lo riferisce la Cnn citando fonti militari
Usa. La mossa, scrive la Cnn, è
collegata a «potenziali minacce»
alla sicurezza della missione diplomatica americana in Libia, già colpita pesantemente nel 2012 a
Bengasi - quando l'attacco alla
sede diplomatica da parte di milizie integraliste costò la vita all'ambasciatore Chris Stevens -. La
decisione, presa in accordo con il
dipartimento di Stato, è una «misura cautelativa» dopo il blitz che
ha portato alla cattura di al Libi.
Molte le polemiche dopo il blitz: la
cattura di uno dei leader di al
Qaida da parte di forze americane
rappresenta una «violazione dei diritti umani fondamentali», denuncia
l'organizzazione Amnesty International. «Se al Libi verrà portato
negli Stati Uniti, il governo americano non dovrebbe condannarlo a
morte», si legge in un comunicato
di Amnesty che si dice preoccupata «per i metodi che il governo
americano utilizza in alcuni casi
negli interrogatori, che includono
isolamento prolungato e deprivazioni del sonno».
Giovanni Trotta
La Russia confida sul fatto che gli
esperti «riusciranno a eliminare le
armi chimiche di Damasco entro
un anno»: lo ha detto il presidente
russo Vladimir Putin al termine
del vertice Apec in Indonesia.
«Sono veramente contento che il
presidente Obama sia su queste
posizioni», ha aggiunto Putin riferendosi all'intesa raggiunta con
Washington. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Kimoon ha raccomandato la
creazione di una missione comune dell'Onu e dell'Organizzazione per la proibizione delle armi
chimiche (Opac), forte di un centinaio di uomini, per eliminare l'arsenale chimico siriano. Si tratterà
«della prima (nel suo genere)
nella storia delle due organizzazioni» e la sua base operativa
avrà sede a Damasco, mentre la
sua base arretrata sarà Cipro, ha
aggiunto Ban in un rapporto trasmesso al Consiglio di sicurezza.
Sul terreno però si combatte sempre, grazie anche e soprattutto
alle migliaia di mercenari stranieri
affluiti in Siria per tentare di rovesciare il governo di al Assad.
L'aviazione governativa siriana ha
bombardato le forze dei ribelli che
nella provincia nord-occidentale
di Idlib hanno lanciato un'offensiva per catturare due basi militari
strategiche. I bombardamenti
sono avvenuti nei pressi della località di Maarat al Numan, mentre continuano i combattimenti
intorno alla vicina base di Wadi al
Deif. Il giorno precedente forze ribelli, delle quali facevano parte
anche miliziani jihadisti libici, avevano lanciato un'offensiva per
catturare questa base e quella di
Hamidiya.
Intanto prosegue apra la polemica in Turchia tra governo e opposizione sul ruolo di Ankara nella
crisi siriana: il ministro degli Esteri
Ahmet Davutoglu ha negato che
il governo di Ankara abbia aiutato
i gruppi armati aderenti ad al
Qaida che combattono in Siria
contro il governo di Damasco e
contro altre fazioni ribelli, come
affermano invece l'opposizione,
il presidente siriano Bashar al
Assad e i curdi siriani. «La Turchia non ha mai autorizzato
gruppi legati ad al Qaida ad attraversare i suoi confini», ha affermato Davutoglu in una
conferenza stampa. Il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu
ha più volte denunciato l'aiuto
dato dal governo del premier
Recep Tayyip Erdogan alle formazioni qaediste e il leader dei
curdi-siriani Saleh Muslim, ha accusato la Turchia di fornire armi
e cannoni ai jihadisti. In una recente intervista a una tv turca
Assad ha avvertito che Ankara
«pagherà caro» l'appoggio dato
ai terroristi qaedisti e accusato
Erdogan di essere responsabile
del bagno di sangue nel suo
Paese.
Siria, Putin “garantisce” per Damasco:
«Entro un anno eliminate le armi chimiche»
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Spagna,
ex ministro socialista
alla sbarra per maxi truffa
Redazione
L'ex ministro socialista ed ex vicepresidente della Banca europea di investimenti, Magdalena
Alvarez, è comparsa in veste di
imputata davanti al giudice istruttore dell'inchiesta sulla maxi
truffa delle sovvenzioni pubbliche
alla cassa integrazione in Andalusia, uno dei maggiori scandali
che coinvolge numerosi dirigenti
socialisti, imprenditori e sindacalisti. La Alvarez deve rispondere
per il periodo compreso fra il
1994 e il 2004, quando ricoprì
l'incarico di assessore all'economia e finanze della giunta dell'Andalusia, epoca nella quale
cominciò la truffa delle sovvenzioni pubbliche nella regione, governata dal 1980 dal Psoe.
L'inchiesta riguarda il presunto
uso indebito di un fondo finanziato fino al 2011 con 720 milioni
di euro, destinati ad aiuti alle imprese costrette a ricorrere a piani
di cassa integrazione o prepensionamenti. Dall'inchiesta è
emerso che esistevano gravi deficienze nella gestione del fondo:
da prepensionamenti fraudolenti
a persone che non avevano mai
lavorato; a sovvenzioni a imprese
che non erano i processo di ristrutturazione o cassa integrazione; ai compensi gonfiati a
intermediari fra la giunta e i lavoratori, compagnie di assicurazione, studi di avvocati e
sindacalisti. La truffa totale finora
accertata si aggira sui 136 milioni
di euro e vede come principale
imputato l'ex direttore generale
del lavoro della giunta andalusa,
Javier Guerrero. Lo scandalo ha
portato alle recenti dimissioni del
presidente della Regione, Antonio Grian, che lunedì scorso ha
lasciato anche l'incarico di segretario generale del Psoe andaluso. In una seconda tranche
delle indagini, sono stati eseguiti
nelle ultime ore dalla Guardia Civile gli arresti di altri 4 dirigenti,
fra i quali l'ex gestore dell'Istituto
per lo Sviluppo dell'Andalusia a
Siviglia, Enrique Rodriguez, informano fonti investigative citate
dall'agenzia Europa Press.
Roma, «Marino intitoli una scuola a Norma Cossetto,
massacrata nelle foibe dai comunisti di Tito»
6
Secolo
d’Italia
Redazione
«Rendiamo omaggio alla memoria
di Licia Cossetto, testimone della
tragedia di istriani, fiumani e dalmati alla fine della seconda guerra
mondiale, morta per un malore
pochi giorni fa mentre si recava a
Trieste per partecipare alla commemorazione del 70esimo anniversario del martirio della sorella
Norma, la studentessa seviziata e
uccisa nel 1943 dai partigiani titini
in Istria e gettata nella foiba di Villa
Surani e a cui lʼallora presidente
della Repubblica Ciampi assegnò
la medaglia d'oro alla memoria». È
quanto dichiarano gli esponenti di
Fratelli dʼItalia, Fabrizio Ghera (capogruppo in Campidoglio), Andrea
De Priamo (dirigente romano) e
Laura Marsilio (area Scuola di FdI
e già assessore capitolino alle Politiche educative e Scolastiche),
che così proseguono: «Siamo certi
che Licia è morta come avrebbe
desiderato, mentre era impegnata
in quella infaticabile opera di testimonianza delle sue tragedie personali – oltre alla sorella perse
anche il padre Giuseppe, infoibato
- ma soprattutto del dramma di un
popolo, vessato, perseguitato e costretto all'esilio per amore dell'Italia
e della libertà. Negli anni precedenti lʼamministrazione di centrodestra alla guida della Capitale,
grazie allʼattività portata avanti dallʼassessorato alla Scuola, per
prima ha ideato e promosso, in Italia, un progetto strutturato che ha
portato centinaia di studenti romani
nei luoghi delle foibe e dell'esodo.
Come testimone fu scelta proprio
Licia Cossetto, cui seguirono le sorelle Bucci, fiumane di nascita, sopravvissute ad Auschwitz, e
dunque due volte vittime delle tragedie del Novecento, perché al termine della seconda guerra
mondiale, miracolosamente scampate al campo di sterminio, non poterono tornare nella loro Fiume,
occupata dagli iugoslavi e sottoposta alla dittatura comunista titina.
Porgiamo, dunque, l'estremo
omaggio a Licia, italiana coraggiosa e tenace, ed assumiamo
l'impegno di continuare ad essere
la sua voce, e di tanti italiani, trucidati nelle foibe o costretti all'esilio,
troppo spesso colpevolmente dimenticati e ignorati. Chiediamo al
sindaco Marino e all'assessore
Cattoi – concludono i tre esponenti
di Fratelli d'Italia – di proseguire
nel solco ispirato ad una legge italiana sulla Giornata del Ricordo,
votata da tutto il Parlamento, e di
procedere allʼintitolazione di una
scuola romana, il cui iter è già
stato avviato attraverso una mozione da parte dell'assemblea capitolina, a Norma Cossetto».
Redazione
Per la serie "oggi le comiche":
il 3 ottobre scorso piomba in
commissione Sanità una
bozza di Piano sanitario di
oltre 400 pagine di cui il Consiglio regionale della Toscana
non è mai stato formalmente
informato e dopo che da più
parti, dentro e fuori la maggioranza e dentro e fuori la commissione, si era detto – a
questo punto della legislatura
– di rinunciare a favore di una
piattaforma agile che definisse
i quattro-cinque punti nodali
oggi sul piatto sanitario. Il 4 ottobre parte dalla Giunta la convocazione, per lʼ11 ottobre
prossimo alle 16, della Conferenza regionale delle Società
della Salute (ma non erano in
scioglimento?), ai presidenti
delle Sds e ai presidenti delle
Conferenze zonali dei sindaci
per un confronto sulla bozza di
Piano sanitario di cui il Consiglio regionale continua ad essere formalmente allʼoscuro.
Oggi, coi sindaci trafelati nella
lettura del voluminoso testo,
ecco lʼannullamento di quella
convocazione.
A ricostruire il curioso carteggio è il vicepresidente della
commissione Sanità, Stefano
Mugnai (Pdl): «Già i sindaci
erano rimasti basiti per la
scelta, a fine legislatura e
dopo tre anni e mezzo di traccheggio, di redigere un Piano
sanitario in barba alle polemiche interne ed esterne alla
maggioranza sullʼopportunità
di procedere alla sua approvazione.
Poi erano rimasti perplessi per
la convocazione delle SdS in
via di dismissione. Quindi,
aperto lʼallegato della bozza
Pssir, avevano avuto un mancamento per la mole di pagine
da metabolizzare in cinque
giorni appena. E ora si annulla tutto senza nemmeno
fornire una spiegazione? Ma
a che gioco si gioca con questo Piano? Il caos è totale».
Mugnai (Pdl): sul Piano sanitario
della Toscana è caos totale
MARTEDì 8 OTTOBRE 2013
Il treno “Leonardo Express”
per Fiumicino
viaggia a prezzi eccessivi
Redazione
«Il treno dʼoro per lʼaeroporto di
Fiumicino è un mistero su cui bisogna aprire una riflessione più
trasparente e una valutazione
più rigorosa. Fino a circa un
anno fa la tariffa per salire sul
Leonardo Express, il treno che
collega per via diretta la stazione
Termini allʼaeroporto di Fiumicino, era di 9 euro per circa venti
minuti di viaggio. Ora invece chi
intende prenderlo deve sborsare
fino a 14 euro. Vorremmo sa-
pere se con lo sviluppo di bus
privati (tra lʼaltro sembrerebbero
finanziati da enti pubblici) sia ora
così conveniente prendere questo treno e se Trenitalia ha valutato lʼandamento registrato nella
domanda in conseguenza dellʼaumento di più del 50% del
prezzo. È questo uno dei punti
principali su cui chiederò spiegazioni», così dichiara Fabrizio
Santori, consigliere di La Destra
alla Regione Lazio. «Riteniamo
innanzitutto grave che non siano
stati convocati i vertici di Trenitalia poiché è anzitutto un problema di tasche per i nostri
concittadini, che ora devono
scegliere tra quasi dieci compagnie di bus che svolgono lo
stesso servizio di trasporto diretto. Così buona parte delle
zone circostanti la stazione Termini sono assediate dai pullman
e, di fatto, il trasporto su ferro attraverso una linea diretta è stato
disincentivato, regalandolo soltanto a turisti facoltosi e allʼaumento
dellʼinquinamento»,
conclude Santori.
“Restyling Faccio Tutto”: viaggio a ritroso
di Teo Teocoli in uno show tra cabaret, varietà e canzoni
Secolo
MERCOLEDì 9 OTTOBRE 2013
7
d’Italia
Gabriele Farro
Il nuovo show di Teo Teocoli si chiama
"Restyling Faccio Tutto": un susseguirsi di
monologhi, gag e divertenti momenti musicali, la miriade di sue imitazioni e le parodie più celebri che hanno reso popolare
l'artista entrando nella storia della televisione. In una parola, uno show che si
pone l'obiettivo di far ridere parecchio. In
scena il suo repertorio senza una scaletta
ma affidandosi alle emozioni e all'ispirazione del momento, in un viaggio a ritroso
nella sua carriera di attore, cantante, ballerino, uscendo ed entrando nei tanti personaggi che ha reso famosi (dal surreale
Felice Caccamo al Celentano, fino a Balotelli). Giocato su più registri, il "Teo Teocoli show-Restyling Faccio Tutto" è la
sintesi tra cabaret e varietà, con canzoni,
"maschere" inconfondibili e storie con perifrasi esilaranti che rendono lo spettacolo
un viaggio e una serata da ricordare. Solo
sulla ribalta, Teo avrà occasionalmente
degli ospiti che lo "spalleggeranno" sul
palco. Alle spalle dello showman, la Doctor Beat Band. Il tour di "Restyling Faccio
Tutto" partirà dalla sua città, Milano, e si
protrarrà per tutta la stagione: fino al 20
ottobre a Milano (Teatro Nuovo); 2 novembre a Firenze (Teatro Verdi); 8 novembre a Lugano (Palacongressi); 9
novembre a Bassano del Grappa (Palabruel); 15 e 16 novembre a Genova (Teatro Politeama); 22 e 23 novembre a
Bologna (Teatro Celebrazioni); 6 dicembre
a Conegliano Veneto (Teatro Accademia);
13 e 14 dicembre a Torino (Teatro Colosseo); dal 27 al 29 dicembre (più serata
speciale per il veglione di Capodanno) all'Auditorium della Conciliazione a Roma.
Pochi sanno che Teocoli, da adolescente,
si esibiva come cantante di rock'n'roll in locali della sua città, come il Santa Tecla,
con il suo complesso, "I Demoniaci". Nel
1965 ottenne un contratto discografico con
la Ricordi, con cui debuttò nello stesso
anno con "Una mossa sbagliata" e con
questo brano partecipò alla Caravella dei
Successi di Bari nello stesso anno. Proprio
a questa manifestazione conobbe Wilma
Goich, con cui ebbe una storia d'amore in
quel periodo.
Per Carlo Lizzani camera ardente e cerimonia laica in Campidoglio, poi la cremazione
Antonio La Caria
Per il regista e sceneggiatore Carlo Lizzani
camera ardente domani nella sala della
Protomoteca in Campidoglio a Roma, dalle
11 alle 19. Alle 17.30, cerimonia laica, sempre in Campidoglio, introdotta dal figlio
Francesco che vedrà l'intervento del teologo valdese Paolo Ricca e la presenza del
sindaco di Roma, Ignazio Marino, e quella
di Walter Veltroni ex segretario del Partito
democratico e amico di famiglia. Da parte
di Francesco Lizzani e della figlia Flaminia
anche qualche riga per spiegare meglio lo
spirito di questa cerimonia laica: «Alle 17 –
si legge nella lettera dei figli del regista –
avrà inizio non una commemorazione celebrativa, non una ricostruzione biografica.
Cercheremo invece di onorare nostro
padre con un funerale laico. Questa è la
circostanza che va affrontata. E il modo di
affrontarla secondo un concetto pieno e
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
completo di laicità è un modo inclusivo e
non alternativo alla dimensione spirituale
dell'uomo. A questo concetto di laicità noi
intendiamo ispirarci, secondo lo spirito di
una costituzione più antica ma perfino più
giovane della nostra e cioè la Costituzione
Mazziniana della Repubblica Romana del
1848; una costituzione che non aveva bisogno di tutele concordatarie per dare spazio e libertà alla coscienza religiosa. Per
tali ragioni questa pubblica meditazione si
svolgerà nel luogo che simbolicamente meglio la può rappresentare e che stava a
cuore di nostro padre. In questo contesto
siamo felici di ricevere una parola del Teologo Valdese Paolo Ricca amico fraterno di
famiglia. E il resto seguirà spontaneamente». La salma di Carlo Lizzani verrà
trasferita poi al cimitero romano di Prima
Porta in attesa della cremazione secondo
le volontà dello stesso regista.
Direttore Politico Marcello De Angelis
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7 agosto 1990 n. 250