44 Facoltà di Medicina Veterinaria Malattie infettive del cavallo
Transcript
44 Facoltà di Medicina Veterinaria Malattie infettive del cavallo
specie animali, le ritroviamo anche nel cavallo, nei giovani e nelle femmine gravide. Anche se l’avvento degli antibiotici ha spesso portato a sottovalutare le infezioni batteriche queste continuano tuttavia a condizionare lo stato sanitario e le performance dei cavalli. Bibliografia - Attili A.R., Kennerman E., Takai S., Or M.E., Marenzoni M.L., Torun S., Pieramati C., Kayar A., Golcu E., Parkan C., Ylmaz Z., Gonul R., Valente C. Cuteri V.; Seroepidemiological suervey of Rhodococcus equi infection in asymptomatic horses from Bursa, Izmir and Istambul provinces, Turkey. Comp. Immun. Microb. Infec. Dis. 29, 323-333, 2006 - Pasquali P., Ammendola S., Pistoia C., Petrucci P., Tarantino M.,Valente C., Marenzoni, Rotilio G., Battistoni A., 2008. Attenuated Salmonella enterica serovar Typhimurium lacking ZnuABC transporter (S. Typhimurium SA 186) confer immune-based protection against challenge infections in mice. Vaccine 26, 3421-6. - Valente C., Cuteri V., Malattie Infettive degli animali ad eziologia batterica. Edizione NEI, Roma, 2008 Facoltà di Medicina Veterinaria Malattie infettive del cavallo: giornata di aggiornamento Equine infectious diseases: an update 8 novembre 2008 Centro Congressi Europa, Sala Vivaldi Veronafiere Viale del Lavoro, 8 – Verona 44 Organizzazione Prof. Vincenzo CUTERI Dipartimento di Scienze Veterinarie - Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Camerino Tel 0737404007 – Fax 0737404002 e-mail [email protected] Con il patrocinio di Università degli Studi di Camerino Facoltà di Medicina Veterinaria, Camerino Facoltà di Medicina Veterinaria, Messina Facoltà di Medicina Veterinaria, Padova Facoltà di Medicina Veterinaria, Teramo 2 batteriche del polmone, ma anche quelle virali, tendono a stabilirsi durante il periodo dello svezzamento ed intorno all’anno di età. Oltre a provocare le classiche malattie ai bronchi ed ai polmoni, anche nelle forme inapparenti, limitano notevolmente le performance atletiche dei cavalli ed il training program e sono seconde solo alle alterazioni articolari dell’apparato muscolo scheletrico. Il tratto urogenitale delle femmine è un ecosistema dinamico dal punto di vista microbiologico così che la microflora può aumentare o diminuire a seconda dello stato produttivo dell’animale, dello stress che le femmine possono subire sia durante il trasferimento alla stazione di monta sia durante il parto stesso. Si tratta di situazioni che favoriscono l’attecchimento di microrganismi e malattie, anche secondarie, tanto che dopo il parto il tratto urogenitale potrebbe essere contemporaneamente colonizzato da batteri sia autoctoni che contaminanti banali o patogeni.. Le infezioni si stabiliscono solitamente dopo 2-3 settimane dalla fecondazione configurando una scia di fattori predisponenti connessi a queste pratiche. I genitali dello stallone vengono contaminati soprattutto da quei microrganismi considerati responsabili di metriti nelle femmine. Nell’apparato digerente, oltre alla flora intestinale che è predisposta a funzioni fondamentali per la sopravvivenza dell’individuo, si trovano batteri che colonizzano l’intestino e inducono alterazioni di vario tipo. Un classico esempio di infezione intestinale è rappresentato da Salmonella. Se ne conoscono oltre 2000 Serovar e spesso, oltre ad interessare storicamente altre 43 temibile microrganismo che trova in particolari ferite il proprio habitat naturale è Clostridium tetani. Si tratta di un batterio che presenta 3 caratteristiche (dopo ne sono elencate 2) importanti, è sporigeno, anaerobio e tossigeno. La spora le consente di sopravvivere e contaminare l’ambiente per anni; è anaerobio, pertanto non sono le ferite superficiali ad essere pericolose, ma quelle profonde con coaguli di sangue, frammenti di tessuto, contaminate da altri batteri che annullano l’ossigeno in modo tale che le spore passino alla forma vegetativa ed elaborino la tossina, che è responsabile della malattia. Anche se si tratta di una forma morbosa ad esito solitamente mortale si può intervenire tempestivamente ed in modo opportuno sulle ferite annullando la forma vegetativa di C. tetani o meglio ancora prevenirla con sistematiche vaccinazioni che portano ad ottimi risultati. Dall’occhio e dall’orecchio, apparati a diretto contatto con l’esterno, si possono isolare Streptococcus equi, Leptospira pomona, Borrelia spp Staphylococcus, Actinomyces, Enterobatteri con conseguenze talvolta molto gravi per la funzione di entrambi gli organi. Facendo riferimento al cavo orale non si può prescindere dall’Adenite. Gli ascessi da Streptococcus equi vanno a localizzarsi proprio in corrispondenza della trachea e dell’esofago e le complicanze, se non esulcerano verso l’esterno, sono veramente gravi, dalla polmonite ab ingestis alle forme simil coliche. I microrganismi che interessano l’apparato polmonare, Pasteurella, Enterobatteri fino a Rhodococcus, sono estremamente diffusi nell’ambiente e vengono nebulizzati nell’aria ed inalati dagli animali. Le infezioni 42 3 Selezione di agenti batterici nel cavallo Programma Ore 9.30 Indirizzo di saluto Prof. Fulvio Esposito Magnifico Rettore, Università di Camerino Prof. Giacomo Renzoni Preside Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Camerino Prof. Massimo Castagnaro Preside Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Padova Chairperson, Prof. G. Renzoni, Università di Camerino Ore 10.00 Streptococchi patogeni del Gruppo C: nuove strategie diagnostiche Dott.ssa Silvia Preziuso Università di Camerino Ore 10.20 Adenite equina: trattamento, controllo e prevenzione. Dr. Fulvio Laus Università di Camerino 4 C. Valente, M.L. Marenzoni, M. Catanossi Dipartimento di Patologia Diagnostica e Clinica Veterinaria. Malattie Infettive, Università di Perugia, Italia I microrganismi che interessano il cavallo sono assai numerosi dall’Actinobacillus agli Enterobatteri, dallo Streptococco a Taylorella e questo non sorprende poiché i batteri convivono sistematicamente con l’uomo e gli animali. Fortunatamente non tutti i batteri sono patogeni, ossia in grado di provocare malattia, tanto che alcuni sono indispensabili mentre altri, i cosiddetti commensali, diventano patogeni solo allorché l’animale va incontro a debilitazioni di vario tipo. E’ stato ritenuto opportuno, per meglio comprendere le diverse patologie, suddividere i microrganismi a seconda dell’apparato o degli organi. L’apparato cutaneo, pur se la cute rappresenta una barriera protettiva, è a diretto contatto con l’esterno quindi fortemente contaminato da agenti patogeni e commensali. Corynebacterium pseudotuberculosis tipo 2 o equi è un batterio ambientale capace di attecchire in presenza di piccole soluzioni di continuo ed indurre formazioni ascessuali localizzate che potrebbero successivamente evolvere anche verso una linfangite ulcerativa interessando tutto l’arto con la formazione di processi edematosi che sviluppano lungo il percorso dei vasi linfatici. I cavalli colpiti manifestano zoppia, febbre, anoressia e perdita di peso. L’infezione può passare dagli arti al tronco, e ancora agli organi interni. Un altro 41 Rhodococcosis in foals: diagnosis and prophylaxis Monica Venner Università di Hannover, Germania Rhodococcus equi (R. equi) pneumonia and diarrhoea can cause high losses in foals and consequently economic damages in breeding farms because of high morbidity and mortality. A diagnosis in an early state of disease is as important as the initiation of an adequate therapy. R. equi can be isolated in faeces, tracheobronchial secretions, nasal swabs or in air samples. As the bacterium is intermittently excreted, the detection is not sufficiently sensitive and is time consuming. Diagnostic imaging techniques like sonography and radiography are more sensitive in diagnosing R. equi pneumonia in foals than culture or PCR. Both can detect abscessing pneumonia in an early stage of the disease. Treatment should be started early and with the combination of a macrolid (azithromycin, clarithromycin or tulathromycin) and rifampicin. Beside the early diagnosis and therapy it is recommended to care for high level hygienic environment during parturition and the first 3 months of the neonatal period. So far no specific prophylactic measures have been identified, which could account to a reduced morbidity of foals on R. equi endemic farms. Daily careful evaluation of the foals by the owner and clinical and possibly sonographical examination of the lung at first signs of the disease however will help to detect foals in an early state of R. equi pneumonia. 40 Ore 10.40 Nuovi aspetti diagnostici delle malattie respiratorie del cavallo Prof. Massimo Castagnaro Università di Padova Ore 11.00 Coffee break Chairperson Prof. V. Cuteri, Università di Camerino Ore 11.30 Il Virus dell’influenza sta cambiando..… e i vaccini? Dr.ssa Stefania Badavelli MERIAL, Italia Ore 11.50 L’anemia infettiva del cavallo: attualità e prospettive future. Prof. Fulvio Marsilio Università di Teramo Ore 12.10 Vaccination and antiviral therapy against equine herpesvirus infections: facts and expectancies. Prof. Etienne Thiry Università di Liegi, Belgio Ore 12.40 Influenza equina: nuovi approcci di profilassi Dr. Roberto Ragni Alunni INTERVET International bv, the Netherlands Ore 13.00 Discussione e Lunch 5 Chairperson Prof. F. Marsilio, Università di Teramo Ore 14.30 Infezioni oculari nel cavallo: note esperenziali in un ippodromo. Prof. Antonio Pugliese Università di Messina sistematicamente i plasmidi di virulenza di R. equi isolati nell’allevamento allo scopo di poterli considerare responsabili o meno dell’insorgenza della malattia. Ore 14.50 Infezione da Rhodococcus equi nel puledro: eziologia e patogenesi. Prof. Vincenzo Cuteri Università di Camerino Ore 15.10 Rhodococcus equi in foal: diagnosis and prophylaxis. Prof. Monica Venner Università di Hannover, Germania Ore 15.30 Selezione di agenti batterici nel cavallo. Prof. Carlo Valente Università di Perugia Ore 15.50 Discussione e conclusioni 6 39 distribuzione dei diversi plasmidi. Tutto questo consente una maggiore conoscenza dei fattori di rischio di infezione, sia per l’uomo che per gli animali. Nel cavallo studi epidemiologici hanno permesso di capire quanto siano importanti i fattori ambientali che predispongono l’animale all’infezione e creano migliori condizioni di crescita del batterio. Inoltre molti aspetti patogenetici e immunitari devono essere chiariti per far si che si possano ottenere tecniche diagnostiche più sensibili e specifiche di quelle disponibili e si possano allestire vaccini efficaci da utilizzare in programmi di eradicazione della malattia. Diversi studi hanno consentito di evidenziare l’esistenza sia di proteine associate alla virulenza (Vap) che di plasmidi, tanto da favorire, a partire dagli anni ’90, un diverso studio epidemiologico e patogenetico e suggerire un nuovo percorso diagnostico. Solo negli ultimi anni è stata compreso che si tratta di una malattia grave e pericolosa, che in passato è stata sicuramente sottostimata anche per la mancanza di mezzi diagnostici validi, sia in medicina veterinaria che umana. Inoltre trattandosi di una patologia ad insorgenza subdola associata alla capacità di R equi di localizzarsi in sede intracellulare, la malattia necessita di una terapia tempestiva presupponendo pertanto di una diagnosi precoce, resa possibile solo da un sistematico monitoraggio dell’allevamento. Poiché la diagnosi su un singolo soggetto non è agevole e le caratteristiche di virulenza del germe possono variare e influenzare la patogenesi, si ritiene importante identificare 38 Streptococchi patogeni del Gruppo C: nuove strategie diagnostiche Dott. Silvia Preziuso Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Camerino, Italy; [email protected] Gli streptococchi beta-emolitici appartenenti al gruppo C di Lancefield considerati patogeni per il cavallo sono Streptococcus equi subsp. equi (S. equi), S. equi subsp. zooepidemicus (S. zooepidemicus) e S. dysgalactiae subsp. equisimilis (S. equisimilis). S. equi è responsabile della adenite equina, una patologia altamente contagiosa delle vie respiratorie superiori e dei linfonodi associati, molto conosciuta e diffusa in varie parti del mondo. Alcuni cavalli infetti, una volta guariti, possono rimanere portatori ed eliminatori di S. equi per lunghi periodi di tempo e rappresentano un’importante fonte di contagio per gli altri animali recettivi. Per ridurre il rischio epidemiologico è fondamentale disporre di un test diagnostico diretto, rapido, sensibile e specifico per identificare prontamente i soggetti infetti ed eliminatori. S. zooepidemicus viene sempre più frequentemente descritto in corso di patologie respiratorie e metriti del cavallo. Classicamente viene considerato un commensale delle mucose che può diventare patogeno opportunista in seguito ad infezioni virali o fattori stressanti come trasporto o condizioni di temperatura/umidità ambientali non idonee. Recentente è stata evidenziata una 7 correlazione positiva tra isolamento di S. zooepidemicus da tamponi uterini ed un ridotto indice riproduttivo nelle cavalle, non sempre in associazione con endometrite. Inoltre S. zooepidemicus è risultato il batterio più frequentemente isolato in corso di infezioni oculari, infezioni post-operatorie a carico di ossa ed articolazioni ed a livello di ferite cutanee e muscolari. Nella nostra esperienza è risultato piuttosto frequente anche l’isolamento dal latte di cavalle con mastite. S. equisimilis è responsabile di gravi patologie, talvolta anche mortali, nell’uomo. Per quanto riguarda l’infezione nel cavallo, la bibliografia disponibile è piuttosto limitata e riferibile a casi di placentite e linfoadenite. Nella nostra esperienza S. equisimilis è stato evidenziato in tamponi nasali di cavalli con sintomi a carico delle prime vie respiratorie e in tamponi uterini di femmine con endometrite o problemi riproduttivi. Si ritiene quindi che S. equisimilis meriti maggiore attenzione dal mondo veterinario e scientifico per meglio comprenderne il ruolo patogenetico nel cavallo. La prova di laboratorio classicamente utilizzata per la diagnosi delle infezioni sostenute da questi streptococchi è rappresentata dall’esame colturale ed identificazione biochimica. Tuttavia con questo metodo si possono talvolta ottenere risultati falsamente negativi, come nel caso di una ridotta carica batterica, di campionamento successivo ad una terapia antibiotica, di non idonea conservazione del campione durante il trasporto o di interferenza tra agenti eziologici diversi e concomitanti. Per sopperire a queste limitazioni sono stati sviluppati 8 sia in grado di indurre, nell’animale infetto, uno stato immunitario che risulta protettiva solo in alcuni casi, lo rendono di attualità in campo scientifico, sia veterinario che umano. Dal punto di vista della medicina veterinaria, la malattia causa notevoli perdite economiche nel settore equino: in USA si ritiene che il 3% dei puledri venga a morte per questa malattia tanto da essere considerata tra le infezioni più pericolose del periodo neonatale. I danni non si limitano all’eventuale morte del soggetto, ma anche alle performances dell’individuo colpito, che risultano ridotte a causa degli esiti della polmonite. Negli ultimi anni sono state segnalate numerose infezioni da R .equi anche nei pazienti umani, soprattutto immunocompromessi, e di pari passo è aumentata anche la mortalità soprattutto in relazione all’epidemia di AIDS. Ancora non è stato chiarito se la fonte principale di contagio per l’uomo possa essere il cavallo o altri animali, quali gatto o suino, che ospiterebbero ceppi plasmidi di R. equi distinti da quelli solitamente rinvenuti negli equini. Secondo alcune indagini epidemiologiche circa un terzo dei pazienti infetti da R. equi ha un’anamnesi che riferisce un contatto con ambienti rurali, suolo o animali di interesse zootecnico, nei quali il microrganismo è altamente diffuso. Per questi motivi lo studio epidemiologico rappresenta un elemento importante per la comprensione di questa patologia. Poiché molti aspetti sono sconosciuti, occorre controllare e analizzare le modificazioni acquisite dall' agente eziologico e la 37 Infezione da Rhodococcus equi nel puledro: eziologia e patogenesi. Cuteri V., Attili A.R. Dipartimento Scienze Veterinarie, Università di Camerino R. equi è un germe Gram positivo, patogeno intracellulare facoltativo, responsabile nel puledro di broncopolmonite purulenta, con tendenza all’ascessualizzazione, associata, o meno, ad enterite ulcerativa e linfadenite. In genere interessa puledri di età inferiore ai 6 mesi, soprattutto di 1-3 mesi. Causa della malattia sono dei particolari stipiti di R. equi, muniti di un DNA plasmidico di 85-90 kb, che sintetizza le cosiddette proteine associate alla virulenza (Vaps), probabilmente responsabili della virulenza dello stipite. La malattia è diffusa in tutto il mondo e si manifesta, nella maggior parte dei casi, con un andamento sporadico, sebbene, in alcune particolari condizioni, possa diventare endemica, raggiungendo una morbilità del 20-40% ed una mortalità superiore all’80%. Molti aspetti dell’infezione da R. equi, come la scoperta dei fattori di virulenza e della loro regolazione, la loro diffusione epidemiologica e l’aumentata frequenza di isolamento in pazienti umani hanno contribuito ad incrementare l’interesse per questa infezione tanto da farla ritenere una patologia emergente. Il fatto che R .equi sia un germe intracellulare, che in parte si comporti come il micobatterio tubercolare e che 36 protocolli di Polymerase Chain Reaction (PCR) per l’identificazione e differenziazione di S. equi e S. zooepidemicus. Nella nostra esperienza, allo scopo di verificare meglio l’epidemiologia ed il ruolo patogenetico di S. equisimilis, è stato sviluppato un protocollo di multiplex-PCR che permette di evidenziare e distinguere contemporaneamente e direttamente nel campione clinico i tre streptococchi con un elevato grado di sensibilità, con maggiore rapidità rispetto all’esame batteriologico e con costi relativamente contenuti. Inoltre, per incrementare ulteriormente il potere di risoluzione della metodica, è stato messo a punto un nuovo sistema di preparazione del campione che consente il recupero di maggiori quantità di DNA e la diluizione di eventuali fattori inibenti. Infine è stato aggiunto un controllo interno ad ogni reazione che permette di rilevare eventuali false negatività imputabili a problemi tecnici o inibenti contestualmente alla lettura del risultato. I campioni che possono essere utilizzati per l’esame mediante PCR sono: tamponi (nasali, uterini/cervicali, cutanei, ecc.), aspirati tracheali, liquidi di lavaggio (delle tasche gutturali, bronco-alveolari, ecc.), materiale purulento, latte, biopsie, ecc., a seconda della sintomatologia in atto o della finalità del test. Considerando la relativamente alta stabilità del DNA di questi batteri a temperatura ambiente, per eseguire l’esame in PCR non è indispensabile, (anche se è preferibile) la conservazione a temperatura di refrigerazione ed il campione può essere inviato al laboratorio in maniera molto semplice ed economica. 9 L’applicazione del protocollo di PCR è particolarmente consigliabile per l’individuazione di cavalli portatori asintomatici, che rivestono un ruolo epidemiologico molto importante soprattutto per quanto riguarda S. equi, oppure per screening di stalla o nel caso dell’introduzione di nuovi soggetti in gruppi indenni. Considerando inoltre le recenti osservazioni riguardo la correlazione tra S. zooepidemicus (e forse S. equisimilis) ed i problemi riproduttivi nelle cavalle, potrebbe essere indicato come test rapido, altamente sensibile e specifico da effettuare prima della fecondazione delle femmine. Riteniamo sia importante uno stretto collegamento tra ippiatri e mondo scientifico, in modo tale da sviluppare protocolli diagnostici sempre più efficaci, moderni e dinamici, che rispondano alle diverse esigenze pratiche che si vengono a creare. 10 In conclusione, nella presente relazione si è ritenuto interessante portare l’attenzione su un apparato che, in assenza di una sintomatologia soggettiva, viene spesso trascurato e sul ruolo di alcuni patogeni come i miceti che, se non considerati, possono essere responsabili di gravi danni. Bibliografia: 1) Barbasso E.: Cheratomicosi negli equini – Tesi dottorale, A.A. 1997-2000; 2) Barton MH; Equine Keratomycosis. Compendium Continuing Education Pract. Vet. 1992; 14: 936-944; 3) Di Pietro S., Montalbano R.M., Gissara R., Gruppillo A., Incardona A., Pugliese A.: Lesioni oculari nel cavallo atleta: incidenza all’interno di un ippodromo, Bollettino di Oculistica, anno 81 (3), pp. 489-495, 2002; 4) Moore CP, Heller N, Major LJ, et al. Prevalence of ocular microorganisms in hospitalized and stables horses. Am. J. Vet. Res. 1988; 49: 773-777. 5) Pugliese A., Incardona A., Gargano V., Gissara R., Cusumano V.: Flora fungina nel secreto congiuntivale del cavallo, Bollettino di Oculistica, anno 81 (3), pp. 497-504, 2002. 35 precocemente il microrganismo eventualmente responsabile di un quadro patologico oculare e di poter approntare una adeguata terapia causale nel più breve tempo possibile, al fine di preservare la funzionalità visiva del soggetto colpito (Pugliese et al., 2002). Le indagini relative alle lesioni oculari di più frequente riscontro dimostrano che, per quanto abbiamo operato in un gruppo di animali adibiti ad una particolare attività e tenuti in ottime condizioni sanitarie, la presenza delle lesioni oculari riscontrate è stata certamente significativa (16,6%). In particolare in 8 soggetti sono stati rilevati segni clinici riferibili a congiuntivite mucopurulenta ad eziologia batterica, con iperemia congiuntivale, chemosi, e scolo oculare giallo-verdastro, oltre alle lesioni di natura micotica. Il riscontro negli animali oggetto di studio delle suddette patologie di natura infettiva a carico del segmento oculare esterno, verosimilmente, è da correlarsi all’azione predisponente di fattori esterni irritanti, responsabili di un locus minoris resistentiae, che permette l’irruzione secondaria di germi Gram+. Ancora, è opportuno richiamare l’attenzione sul fatto che le lesioni oculari riscontrate nel corso dello studio non venivano riferite in anamnesi, bensì individuate solo al momento della visita. Da ciò scaturisce l’importanza della visita specialistica dell’occhio nell’ambito della medicina equina ed, in particolare, in soggetti adibiti a svolgere attività fisica, per i quali l’apparato oculare rappresenta un organo di primaria importanza (Di Pietro et al., 2002). 34 Adenite equina: trattamento, controllo e prevenzione Dott. Fulvio Laus Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Camerino, Italy; [email protected] Streptococcus equi subsp. equi (Streptococcus equi) è l’agente causale dell’adenite equina, malattia a diffusione mondiale caratterizzata da febbre, anoressia, tosse di entità variabile, scolo nasale purulento e linfadenite regionale, in particolar modo a carico dei linfonodi sottomandibolari e retrofaringei, che si presentano spesso caldi e dolenti con tendenza alla fistolizzazione. Il contagio avviene per contatto diretto o indiretto per mezzo di cibo, acqua o attrezzature contaminate. In popolazioni suscettibili la morbilità può raggiungere il 100% con tassi di mortalità contenuti entro valori dell’ 810%. Non infrequentemente l’introduzione di soggetti asintomatici, con malattia in incubazione o in fase convalescente, rappresenta la fonte d’infezione in un allevamento. Al di là della normale eliminazione del germe tramite le secrezioni nelle 4-6 settimane che seguono la malattia, alcuni soggetti possono veicolare e diffondere il batterio per periodi prolungati che, secondo alcuni autori, si protrarrebbero anche per 39 mesi. Tali portatori asintomatici sarebbero la causa della permanenza dell’infezione in una popolazione e quindi del carattere endemico che spesso essa assume. Recentemente sono state imputate le tasche gutturali quale possibile sito di 11 infezione asintomatica, soprattutto in seguito alla formazione di empiema e, successivamente, di condroidi. Peraltro anche se in genere si ritiene che per escludere l’eliminazione di S. equi da parte di un animale con malattia in fase convalescente o in incubazione sia sufficiente il reperto di tre tamponi nasofaringei negativi, effettuati ad intervalli settimanali, è stato accertato che, al fine di indagare la condizione di portatore asintomatico, il lavaggio delle tasche gutturali rappresenta uno strumento con una sensibilità quasi doppia rispetto a quella di un tampone nasofaringeo (45 vs 88%). Al fine di limitare la diffusione dell’infezione tra gli animali dell’azienda ed all’esterno è necessario saper riconoscere tali portatori, attuare rigorose norme igieniche, ed applicare idonee misure preventive che, in ogni caso, possono talvolta risultare solo parzialmente efficaci. 12 La flora micotica isolata nel fornice congiuntivale è, quindi, costituita da microrganismi selezionati ad elevata resistenza ambientale; ciò può essere correlato al tipo di management di quei soggetti che, di elevato valore economico, vengono mantenuti in ottime condizioni igienico-sanitarie. Albergando nel fornice congiuntivale contaminanti reperibili generalmente nell’ambiente esterno, una scrupolosa gestione igienica dell’ambiente in cui vivono i cavalli potrebbe limitarne la diffusione delle spore. L’aspetto clinico mutevole, in relazione all’agente eziologico responsabile, alla gravità e alla durata dell’infezione, nonché la rapida evoluzione dei processi patologici sono elementi che fanno ritenere le cheratomicosi affezioni estremamente temibili; questa considerazione nasce anche dalla difficoltà di gestire tali patologie, da un lato per la scarsa disponibilità in commercio di farmaci ad uso topico, la ridotta capacità di penetrazione e l’elevato costo, dall’altro per la necessità di trattamenti prolungati. Si tratta di infezioni che, se non diagnosticate e trattate precocemente, si accompagnano ad una sintomatologia tale da determinare perdita della funzione visiva e, talvolta, possono portare ad interventi drastici quali l’enucleazione del globo oculare (Barton, 1992). Un’attenta valutazione della flora micotica albergata nel sacco congiuntivale del cavallo risulta quindi di fondamentale importanza allo scopo di tipizzare gli eventuali ceppi patogeni. Un monitoraggio cadenzato in diversi momenti dell’anno, in accordo con le differenti condizioni climatiche, permetterebbe di individuare 33 che talvolta tali organismi possono provocare nella specie equina, nonché le notevoli difficoltà che si incontrano nell’approntare terapie adeguate. Inoltre, nelle stesse indagini ci siamo premurati di valutare l’incidenza delle lesioni oculari, con particolare riferimento ai processi infettivi del segmento esterno, considerati gli svariati stimoli ambientali, climatici e fisici in grado di agire negativamente sull’apparato visivo. Osservazioni personali Le nostre indagini sono state condotte su un gruppo di 80 cavalli sportivi, 32 femmine e 48 maschi di età compresa tra 3 ed 8 anni, di razza Anglo-Araba mantenuti presso le scuderie dell’Ippodromo del Mediterraneo di Floridia (SR). Gli animali soggiornavano in box in muratura perfettamente riparati, con lettiere costituite da trucioli depolverizzati; le condizioni igieniche di questi ambienti erano ottimali ed i cavalli si presentavano in condizioni eccellenti. Gli animali sono stati sottoposti a visita oftalmologica al fine di evidenziare eventuali alterazioni presenti, nonché a prelievo di materiale biologico per la ricerca di miceti, attraverso l’inserimento di tamponi sterili nel fornice congiuntivale. Su un totale di 160 occhi testati, sono stati ottenuti n°40 isolamenti (25%) di lieviti e muffe: Aspergillus fumigatus; Geotrichum penicillatum; Cryptococcus laurentii; Candida guilliermondi; Candida famata, verosimilmente responsabili di diversi quadri clinici: cheratiti ulcerative, formazione di ascessi corneali, perforazione corneale e conseguente iridocele. 32 Nuovi aspetti diagnostici nelle malattie respiratorie del cavallo E. Padoan1-2, C. Barnini1 , L. Bargelloni2 , S. Ferraresso2 , M. Castagnaro2 1. DVM, Equine Medical Center, Limena, Padova, Italy, via G.Trieste n Limena (PD); 2. Dipartimento di Sanità Pubblica, Patologia Comparata e Igiene Veterinaria, Università di Padova, Viale dell’Università n. 16, Legnaro (PD); Il presente studio si prefigge di individuare quali siano i profili di espressione genica di citochine infiammatorie sia nel liquido di lavaggio tracheobronchiale (TBL) che in tessuti bioptici dell’apparato respiratorio in cavalli clinicamente sani e in cavalli affetti da RAO (Reccurent Airway Obstruction) allo scopo di individuare nuovi metodi diagnostici applicabili alle patologie respiratorie equine. Al fine di indagare i profili di espressione dei marker infiammatori inclusi nello studio è stato condotto un saggio mediante real time RT-PCR . Successivamente ad un’accurata analisi bibliografica comparativa sui mediatori di flogosi coinvolti nelle patologie respiratorie di diverse specie animali, i geni inclusi nello studio sono stati rappresentati da: IL-1 , IL-6, IL-8, IL-13, IL-17, TNF , INF , TGF-1 , NF - e TRL. I valori di espressione di mRNA citochinico è stato comparato con segni clinici, valutazioni endoscopiche, esame emocromocitometrico formula leucocitaria, analisi citologica eseguita su TBLF, esame istologico su tessuto bronchiale bioptico e referti ottenuti mediante esame 13 batteriologico e micologico condotto sul liquido di lavaggio tracheo-bronchiale. In tutti i soggetti affetti da RAO sono stati condotti ulteriori campionamenti a distanza di 15 giorni, in modo da monitorare l’evoluzione temporale dei segni clinici, delle modificazioni citologiche ed istologiche e dell’espressione di mRNA dei marker infiammatori indagati. L’espressione di mRNA di IL-8 (p = 0.031), IL-1 (p = 0.031), NF - (p = 0.010) e TRL4 (p = 0.005) si è dimostrata significativamente up-regolata nel liquido di lavaggio tracheo-bronchiale dei soggetti affetti da RAO. Lo studio di espressione di IL-17 (p = 0.148) ha evidenziato valori sovrapponibili tra cavalli clinicamente sani e soggetti affetti da patologia respiratoria. Nei cavalli affetti da RAO, l’espressione di mRNA di IL-8 nel TBL ha mostrato correlazione positiva con IL-1 (rs = 0.979), INF (rs = 0.836), TGF-1 (rs = 0.602) , TRL4 (rs = 0.839), TNF (rs = 0.909). I valori di espressione dei marker infiammatori riscontrati nel TBL e nei tessuti bioptici non si sono dimostrati significativamente correlati da un punto di vista statistico. Il grado di muco evidenziato durante l’esame endoscopico, le caratteristiche di popolazione cellulare infiammatoria all’analisi citologica e l’espressione delle citochine incluse nello studio non sono state caratterizzate da correlazione statistica significativa. Ciò ad evidenziare che le valutazioni cliniche, endoscopiche e citologiche 14 quest’ultimo, date le peculiarità anatomiche, si ritrova spesso soggetto al virulentarsi della flora microbica. Difatti, non è infrequente rilevare nel distretto anteriore dell’occhio, e principalmente nel sacco congiuntivale, la presenza di batteri soprattutto Gram +, scarsi Gram – e di una discreta varietà di specie micotiche. Diversi fattori contribuiscono al determinismo di una flora congiuntivale diversificata: posizione geografica, temperatura, grado di umidità, ventilazione ed esposizione alla luce (Moore et al., 1988). Sebbene il film lacrimale e l’epitelio della cornea, unitamente alla membrana basale, rappresentino una valida barriera all’insediamento di batteri e funghi nello stroma corneale, non sono infrequenti lesioni oculari sia nell’uomo quanto nel cavallo sostenute da miceti patogeni. Mentre negli anni passati si dava poca importanza alle infezioni oculari del cavallo, con particolare riferimento a quella micotiche, così come dimostra la scarsa letteratura sull’argomento, gli studi effettuati da alcuni Ricercatori hanno rivelato che negli ultimi anni c’è stato un incremento dell’incidenza di casi di cheratomicosi nella specie equina (Barbasso, 2000). Sulla base di quanto premesso, abbiamo ritenuto opportuno riportare i risultati di alcune ricerche effettuate in un ippodromo, al fine di valutare qualitativamente la flora micotica che alberga il fornice congiuntivale di cavalli atleti, stabilendo l’eventuale ruolo patogeno dei miceti isolati in soggetti affetti da lesioni cheratocongiuntivali. Fornire dati eziologici per un ottimale e tempestivo intervento terapeutico risulta di particolare importanza, considerata la gravità dei processi patologici 31 Infezioni oculari nel cavallo: note esperenziali in un ippodromo Antonio Pugliese, Simona Di Pietro Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria, Sezione di Medicina e Farmacologia, Università di Messina Premessa Nell’ambito dell’oftalmologia comparata un grande interesse viene rivolto oggigiorno alla specie equina che, per le sue peculiari attitudini, rientra fra le specie animali d’affezione e come tale molto vicino all’uomo. Le lesioni a carico dell’apparato oculare, nella pratica equina, rappresentano entità nosologiche di notevole rilievo, non soltanto per le implicazioni cliniche inerenti la possibilità di una riduzione della capacità visiva, ma anche per le ripercussioni che queste potrebbero avere sul lavoro svolto. In particolare, per quanto concerne le patologie di origine infettiva del segmento esterno, l’occhio del cavallo può essere considerato come un eccellente terreno di coltura per microrganismi opportunisti, potenzialmente patogeni, ed una “porta d’ingresso” per le infezioni microbiche e micotiche. L’ambiente in cui vive il cavallo (scuderie, ricoveri, van etc.), unitamente ai depositi per foraggi e mangimi, rappresenta un habitat ideale per lo sviluppo e la riproduzione di numerose specie microbiche, commensali o patogene. Il microbismo ambientale diventa un sistema di diffusione di questi patogeni su diversi apparati: cutaneo, respiratorio, gastroenterico, urogenitale, oculare, considerando che 30 presentano scarsa significatività diagnostica rispetto alla reale condizione infiammatoria dell’apparato respiratorio. New diagnostic tools in equine respiratory diseases The goal of this study was to investigate mRNA concentration of cytokines in tracheo-bronchial lavage fluid (TBL) and respiratory epithelium in RAO (Reccurent Airway Obstruction)-affected horses. Concentrations of cytokine mRNA were compared with clinical signs, results of endoscopic examination, complete blood cell count, cytology of TBL fluid, histological examination of bronchial tissue and results of bacteriological and micological examination. Five RAOaffected horses were examined twice within 15 days, during which time seven clinically healthy horses were also examined for comparison. Quantitative real-time RT- PCR was used to assess mRNA expression for cytokines IL-1 , IL-6, IL-8, IL-13, IL17, TNF , INF , TGF-1 , NF - and TRL 4 in bronchial biopsies and in TBL fluid. Expression of IL-8 (p = 0.031), IL-1 (p = 0.031), NF (p = 0.010) and TRL4 (p = 0.005) mRNA was significantly upregulated in RAO-affected horses in lavage fluid. There was a similar trend for upregulation of IL-17 mRNA (p = 0.148) both in healthy and in RAO-affected horses. In RAO-affected horses the expression of IL-8 mRNA in TBL fluid was positively correlated to mRNA expression of IL1 (rs = 0.979), INF (rs = 0.836), TGF-1 (rs = 0.602) , TRL4 (rs = 0.839), TNF (rs = 0.909) mRNA expression. 15 There was no expression of mRNA correlation between respiratory epithelial biopsies and any of the inflammatory mediators examinated in this study. There was no correlation between mucus secretion, clinical signs, cytological features and expression of inflammatory cytokines. Fig. 1. Espressione relativa media di IL-1 mRNA nel lavaggio tracheo-bronchiale di cavalla sani e affetti da RAO. (RAO 1 campione al momento della diagnosi; RAO2 campionamento dopo 15 giorni). I risultati sono espressi come rapporto tra i espressione dei geni bersaglio e gene di riferimento (HPRT). dell’alto grado di protezione indotto dal vaccino non solo nei confronti dei sintomi clinici, ma anche nei confronti della replicazione virale. In conclusione, gli alti titoli anticorpali pre-challenge degli animali vaccinati sono risultati correlati con una significativa riduzione dei sintomi clinici ed ad una riduzione della disseminazione virale del 97,3% rispetto agli animali di controllo. I dati sulla disseminazione virale sono particolarmente rilevanti, perchè significano che la vaccinazione ridurrebbe sensibilmente la possibilita’di propagazione del virus influenzale tra animali stabulati in situazioni di alta densità come ippodromi o manifestazioni fieristiche. IL-1 60 50 40 HEALTHY 30 RAO 1 20 RAO 2 10 0 HEALTHY 16 RAO 1 RAO 2 29 A/equi2/Newmarket2/93 (tipo Euroasiatico). Equilis® Prequenza Te ha dimostrato la propria efficacia in prove di challenge nei confronti di A/equi2/South-Africa/03 e A/equi2/Newmarket/03, due dei piu’ recenti virus influenzali isolati. Una prova di challenge è stata portata a termine per verificare la risposta sierologica in equini vaccinati con Equilis® Prequenza, nonché la protezione indotta dal vaccino nei confronti di A/equi2/Ohio/03, un ceppo virale di recente isolamento appartenente al sotto-tipo Florida ed assai simile antigenicamente a A/equi2/South Africa/03. La protezione è stata misurata come riduzione dello score clinico (temperatura, attitudine, scolo nasale e congiuntivale, tosse, etc) e come riduzione della disseminazione virale. 13 Shetland ponies (7 vaccinati secondo le raccomandazioni e 6 controlli) sono stati sottoposti a challenge individuale tramite un nebulizzatore collegato ad una maschera, che nebulizzava una soluzione 107.2 log di coltura virale. La dose infettante risultante con questa metodica è assai più elevata di quella che i cavalli potrebbero affrontare in campo, visto che i controlli in questo esperimento eliminavano dopo il challenge una concentrazione di 103.0log. Successivamente al challenge gli animali di controllo non hanno mostrato alcuna risposta sierologica anamnestica a riprova che non erano mai venuti a contatto col virus influenzale, mentre gli animali vaccinati non hanno manifestato alcuna sieroconversione ad indicazione 28 Il virus dell’influenza sta cambiando………..e i vaccini? Stefania Badavelli, DVM Equine Product Manager e Technical Service Specialist Reparto Animali da Compagnia di Merial Italia S.p.A. L’influenza equina è una malattia altamente infettiva, endemica in America, Europa e Cina mentre Nuova Zelanda, Islanda e Australia sono stati dichiarati indenni. L’influenza equina è causata dal virus influenzale di tipo A; due sottotipi sono riconosciuti come responsabili della malattia nei cavalli: H7N7 (A/equi-1) e H3N8 (A/equi-2). L’ultima epidemia sostenute dal sottotipo H7N7 risale al 1979 in Italia e l’ultimo isolamento è stato in Egitto nel 1989: non ci sono quindi evidenze epidemiologiche che giustifichino la necessità di mantenere virus A/equi-1 nei vaccini attuali. I virus influenzali appartenenti al sottotipo H3N8 (A/equi-2), invece, sono i principali responsabili di sindromi respiratorie nei cavalli e di tutte le più importanti epidemie di influenza degli ultimi 30 anni. Dal suo primo isolamento, il virus dell’influenza equina si è continuamente “modificato” (“deriva antigenica”). È stato dimostrato che alcune variazioni antigeniche del virus H3N8 hanno contribuito alla mancata protezione da parte di alcuni vaccini nel corso di epidemie. Per mantenere, quindi, elevata l’efficacia (protezione verso l’infezione, segni clinici ed eliminazione del virus) e 17 per fornire protezione nei confronti dei ceppi circolanti, la composizione dei vaccini necessità di regolare aggiornamento. Le più recenti epidemie sono state causate da virus influenzali strettamente correlati al ceppo A/eq2/Ohio/03: questo ceppo è antigenicamente differente dal ceppo A/eq-2/Kentucky/94, contenuto attualmente nei vaccini. Il ProteqFlu™ è il primo e unico vaccino per l’influenza equina approvato in Europa che rispetta le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità / Organizzazione Internazionale delle Epizoozie: ProteqFluTM , infatti, è stato aggiornato nella composizione, sostituendo il ceppo Americano Kentucky/94 con Ohio/03. ProteqFlu™ è un vaccino a vettore virale sviluppato usando la più recente tecnologia PureVax® in grado di offrire i vantaggi di un vaccino vivo attenuato associati alla sicurezza di un vaccino inattivato. Tali caratteristiche permettono di stimolare una marcata e rapida risposta immunitaria, elementi fondamentali quando il virus dell’influenza colpisce. ProteqFlu™ è un vaccino a vettore virale ricombinante che esprime gli antigeni dell’emoagglutinina (HA) dei due virus dell’influenza equina: A/equi2/Newmarket/2/93 (ceppo europeo) e A/equi2/Ohio/03 (ceppo americano). L’efficacia di ProteqFlu™ è stata documentata attraverso rigorose prove challenge. Uno studio clinico eseguito in puledri cinque mesi dopo la seconda iniezione 18 Efficacia del vaccino Equilis® Prequenza Te in equini sottoposti a challenge individuale con il virus dell’influenza equina ceppo A/equi2/Ohio/03 R. Ragni-Alunni*, S. van de Zande* *Intervet-SP, Boxmeer, the Netherlands L’influenza equina continua a provocare numerosi focolai nel mondo anche in popolazioni equine vaccinate. Questo è dovuto, tra le altre cause, al continuo mutare del virus influenzale. Sono distinti al momento un ceppo Eurasiatico ed uno Americano, questo a sua volta differenziato in in 3 subtipi: un tipo Sud-Americano, un tipo Kentucky o Americano principale ed un tipo Florida. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ raccomanda che i ceppi inclusi nei vaccini siano strettamente correlati con i ceppi circolanti in campo. Al momento attuale il miglior metodo per valutare l’efficacia di un vaccino nei confronti di un ceppo virale é un challenge: Infezione sperimentale di due gruppi di animali, l’uno vaccinato e l’altro no, con il virus in questione. La differenza di sintomi clinici e disseminazione virale tra i due gruppi, misurera’ l’efficacia del vaccino. Equilis® Prequenza (Intervet) è il vaccino contro l’influenza equina di piu’ recente registrazione in Europa e contiene come antigeni emagglutinine (HA) e neuramminidasi (NA) di A/equi1/Prague/56, A/equi2/Newmarket1/93 (tipo Americano) and 27 Fortier G., Pronost S., Miszczak F., Fortier C., Léon A., Richard E., Van Erck E., Thiry E., Lekeux P. Identification of equid herpesvirus 5 in respiratory liquids: a retrospective study of 785 samples taken in 2006-2007. Vet. J., 2008, doi:10.1016/j.tvjl.2008.07.004. Scipioni A., Dams L., de Moffart B., Thiry E. In vitro susceptibility of equine herpesvirus type 1 to two feed additives including flavonoids. Hippos 2008, Belgium International Congress of Equine Veterinarians and Farriers, Liège, 12-13 January 2008. 26 della vaccinazione di base ha dimostrato che, diversamente da quanto accade con vaccini convenzionali inattivati, la vaccinazione di base con due iniezioni di ProteqFlu™ fornisce una protezione significativa fino al momento del primo richiamo. Un differente studio clinico condotto dopo la terza vaccinazione ha dimostrato che ProteqFlu™ è in grado di fornire una protezione significativa dopo il primo richiamo nei confronti della comparsa della sintomatologia clinica e dell’escrezione virale. ProteqFlu™ ha dimostrato, inoltre, di proteggere in modo adeguato nei confronti dei più recenti ceppi di virus influenzale che hanno determinato una sintomatologia clinica in cavalli adeguatamente vaccinati in UK nel 2003. L’instaurarsi della risposta immunitaria è stata rapida e la protezione è stata raggiunta a partire dalla seconda settimana dopo una singola dose vaccinale. ProteqFlu™ ha assicurato una protezione completa dopo solo una singola vaccinazione negli animali nei primi mesi di vita, mentre i vaccini inattivati normalmente richiedono almeno due dosi. 19 Anemia infettiva equina: diagnostici e normativi aspetti patogenetici, Fulvio Marsilio - Cattedra di Malattie Infettive degli Animali, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Teramo ([email protected]) Il virus dell’anemia infettiva degli equini (EIAV) si trasmette essenzialmente attraverso il contatto di sangue proveniente da un soggetto infetto. Negli equini tale situazione si avvera soprattutto tramite insetti pungitori ed ematofagi del gen. Tabanus e Chrisops in grado di fungere solo ed esclusivamente da vettori passivi. In questi insetti, quindi, non avviene alcuna replicazione virale e pertanto non vi è alcuna possibilità per il virus di resistere oltre le 4 ore dal pasto di sangue a meno che non venga a contatto con un soggetto recettivo. In pratica possono accadere due situazioni: (1) l’insetto ha terminato il pasto di sangue: non essendoci necessità di ulteriore sangue l’insetto riposa per la digestione anche per qualche giorno, (2) l’insetto non ha terminato il pasto di sangue: vi è necessità di cercare un altro animale per concludere il pasto. E’ questa la situazione in cui si creano le condizioni per la trasmissione sempre che nelle vicinanze (non superiore ai 100 mt) non vi siano altri equini altrimenti l’insetto cercherà di tornare sullo stesso animale. Da tutto ciò consegue che un animale infetto debba essere mantenuto in condizioni di isolamento per tutta la sua vita e distante almeno 100 mt. dagli altri soggetti. 20 improve the resistance of horses against such herpesvirus infections. Flavonoids can exhibit a virucidal activity that could be of interest to destroy viruses in the respiratory tract. Encouraging in vitro results have to be confirmed in vivo. In conclusion, the development of efficacious vaccines is a priority goal in equine medicine. Especially, the duration of immunity of EHV-1 and EHV-4 vaccines needs to be improved. Furthermore, efficacious vaccines against the myeloencephalopathy form of EHV-1 infection are not yet obtained and further research on the pathogenesis of the disease is needed to better understand how to protect against it. Control of equine coital exanthema is beneficial in the case of natural mating. The virulence of gammaherpesviruses is still a pending question. Only the identification of diseases related to these viruses will stimulate the development of vaccines. Antiviral therapy and also antiviral activity of feed additives are interesting tools to fight against starting infections when and where vaccine protection cannot be achieved. References: Barrandeguy M., Vissani A., Ortiz C., Becerra L., Miño S., Pereda A., Oriol J., Thiry E. Experimental reactivation of equid herpesvirus 3 following corticosteroid treatment. Equine Vet. J., 2008, 40, doi: 10.2746/042516408X333399. 25 Currently licensed vaccines are made of inactivated, subunit or attenuated EHV-1. Some inactivated vaccines possess the two valences, EHV-1 and EHV-4. Attenuated vaccines are not licensed in Europe. The antigenic crossrelationship between EHV-1 and EHV-4 allows the use of EHV-1 to protect against EHV-4 although immunisation with the homologous antigens is better. Recombinant and subunit vaccines are now being evaluated experimentally. Their use could improve the duration of immunity and the efficacy against the three diseases caused by EHV-1 and EHV-4. Antivirals are developed since a long time to cure herpesvirus primary or recurrent diseases. There are especially directed against human herpes simplex and varicella-zoster virus. The available drugs have been tested against EHV-1. In vitro EHV-1 is well inhibited by a range of antivirals, including the classical compound acyclovir. Unfortunately, no protection was observed in vivo. Further developments are therefore needed to obtain good antivirals against EHV-1. EHV-3 infection is thought to be endemic worldwide. This infection may prevent good service, especially in thoroughbred breeding where only natural mating is allowed. There are currently no vaccines and no antivirals that have been developed or tested against EHV-3. There is currently no vaccine licensed or under development against equid gammaherpesvirus infections and no antivirals being tested against these viruses. Another approach that is currently under investigation is the evaluation of feed additives in order to 24 Un’altra considerazione va fatta sulla evoluzione clinica della malattia, in quanto un animale in forma acuta è altamente infettante mentre un soggetto in forma cronica lo è decisamente molto meno e la sua importanza epidemiologica è trascurabile. La comprensione del momento clinico della malattia se difficile con l’osservazione dei sintomi, diventa possibile con la messa in opera di sistemi diagnostici di laboratorio quale la “real time PCR”, realizzabile tuttavia solo in laboratori altamente specializzati. La considerevole presenza della malattia sul territorio nazionale ha indotto il Ministero della Salute ad emanare due ordinanze quella del 14/11/2006 e quella del 18/12/2007 (valida sino al dicembre 2009) che hanno reso obbligatorio l’esecuzione del test di Coggin su tutti cavalli di età superiore ai sei mesi con l’esclusione di quelli da destinare alla macellazione. L’AIE è una malattia facile da combattere; infatti, il controllo del movimento degli animali, l’esecuzione periodica del test di Coggin e la separazione fisica degli animali infetti da quelli sani, sono misure semplici da intraprendere ma di efficacia assoluta. Le strategie del futuro dell’AIE possono essere così riassunte: trovare nella quasispecie virale i caratteri immunologici stabili; produrre un’ampia risposta immunitaria nei confronti delle diverse mutanti; sviluppare nuove molecole farmacologiche; 21 individuare i mutanti in una fase precoce dell’infezione e agire su di essi; impedire l’integrazione del genoma virale; assicurare l’instaurarsi di una valida barriera a livello mucosale; studiare il ruolo delle glicoproteine virali nello sviluppo dell’immunità protettiva. Vaccination and antiviral therapy against equine herpesvirus infections: facts and expectancies. E. Thiry1, M. Barrandeguy2, G. Fortier3, A. Scipioni1, de Moffart B.4, J. Thiry1, B. Muylkens1. 1Department of Infectious and Parasitic Diseases, Virology, Faculty of Veterinary Medicine, University of Liège, Bd de Colonster 20, B43b, B-4000 Liège, Belgium 2Instituto de Virología, CICV, INTA-Castelar, CC 25, Castelar 1712, Buenos Aires, Argentina 3Laboratory Frank Duncombe, F-14053 CAEN, France. 4PAVESCO AG, Basel, Switzerland. Several alpha- and gammaherpesviruses have been identified and characterized in equids. Among alphaherpesviruses, EHV-1, EHV-4 and EHV-3 are associated with diseases of variable severity ranging from mild rhinitis (EHV-1, EHV-4), coital exanthema (EHV-3) to abortion and myeloencephalopathy (EHV-1). The economical losses can be important although not always associated with the severity of the disease. EHV-4 rhinopneumonitis causes loss of conditions and can be responsible for respiratory outbreaks in training centres. EHV-3 infection removes mares and stallions from service for several days. Gammaherpesviruses EHV-2 and EHV-5 can be involved in multifactorial diseases and their role is being investigated very carefully. The contribution of herpesviruses to disease and economical losses, especially EHV-1, justify the development of vaccines and antiviral treatments. 22 23