44 Facoltà di Medicina Veterinaria Malattie infettive del cavallo

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44 Facoltà di Medicina Veterinaria Malattie infettive del cavallo
specie animali, le ritroviamo anche nel cavallo, nei giovani
e nelle femmine gravide. Anche se l’avvento degli
antibiotici ha spesso portato a sottovalutare le infezioni
batteriche queste continuano tuttavia a condizionare lo
stato sanitario e le performance dei cavalli.
Bibliografia
- Attili A.R., Kennerman E., Takai S., Or M.E., Marenzoni
M.L., Torun S., Pieramati C., Kayar A., Golcu E., Parkan
C., Ylmaz Z., Gonul R., Valente C. Cuteri V.;
Seroepidemiological suervey of Rhodococcus equi
infection in asymptomatic horses from Bursa, Izmir and
Istambul provinces, Turkey. Comp. Immun. Microb. Infec.
Dis. 29, 323-333, 2006
- Pasquali P., Ammendola S., Pistoia C., Petrucci P.,
Tarantino M.,Valente C., Marenzoni, Rotilio G., Battistoni
A., 2008.
Attenuated Salmonella enterica serovar
Typhimurium
lacking
ZnuABC
transporter
(S.
Typhimurium SA 186) confer immune-based protection
against challenge infections in mice. Vaccine 26, 3421-6.
- Valente C., Cuteri V., Malattie Infettive degli animali ad
eziologia batterica. Edizione NEI, Roma, 2008
Facoltà di Medicina Veterinaria
Malattie infettive del cavallo: giornata di
aggiornamento
Equine infectious diseases: an update
8 novembre 2008
Centro Congressi Europa, Sala Vivaldi
Veronafiere
Viale del Lavoro, 8 – Verona
44
Organizzazione
Prof. Vincenzo CUTERI
Dipartimento di Scienze Veterinarie - Facoltà
di Medicina Veterinaria
Università di Camerino
Tel 0737404007 – Fax 0737404002
e-mail [email protected]
Con il patrocinio di
Università degli Studi di Camerino
Facoltà di Medicina Veterinaria, Camerino
Facoltà di Medicina Veterinaria, Messina
Facoltà di Medicina Veterinaria, Padova
Facoltà di Medicina Veterinaria, Teramo
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batteriche del polmone, ma anche quelle virali, tendono a
stabilirsi durante il periodo dello svezzamento ed intorno
all’anno di età. Oltre a provocare le classiche malattie ai
bronchi ed ai polmoni, anche nelle forme inapparenti,
limitano notevolmente le performance atletiche dei cavalli
ed il training program e sono seconde solo alle alterazioni
articolari dell’apparato muscolo scheletrico. Il tratto
urogenitale delle femmine è un ecosistema dinamico dal
punto di vista microbiologico così che la microflora può
aumentare o diminuire a seconda dello stato produttivo
dell’animale, dello stress che le femmine possono subire
sia durante il trasferimento alla stazione di monta sia
durante il parto stesso. Si tratta di situazioni che
favoriscono l’attecchimento di microrganismi e malattie,
anche secondarie, tanto che dopo il parto il tratto
urogenitale
potrebbe
essere
contemporaneamente
colonizzato da batteri sia autoctoni che contaminanti
banali o patogeni.. Le infezioni si stabiliscono solitamente
dopo 2-3 settimane dalla fecondazione configurando una
scia di fattori predisponenti connessi a queste pratiche. I
genitali dello stallone vengono contaminati soprattutto da
quei microrganismi considerati responsabili di metriti
nelle femmine.
Nell’apparato digerente, oltre alla flora intestinale che
è predisposta a funzioni fondamentali per la
sopravvivenza dell’individuo, si trovano batteri che
colonizzano l’intestino e inducono alterazioni di vario
tipo. Un classico esempio di infezione intestinale è
rappresentato da Salmonella. Se ne conoscono oltre 2000
Serovar e spesso, oltre ad interessare storicamente altre
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temibile microrganismo che trova in particolari ferite il
proprio habitat naturale è Clostridium tetani. Si tratta di un
batterio che presenta 3 caratteristiche (dopo ne sono
elencate 2) importanti, è sporigeno, anaerobio e tossigeno.
La spora le consente di
sopravvivere e contaminare
l’ambiente per anni; è anaerobio, pertanto non sono le
ferite superficiali ad essere pericolose, ma quelle profonde
con coaguli di sangue, frammenti di tessuto, contaminate
da altri batteri che annullano l’ossigeno in modo tale che
le spore passino alla forma vegetativa ed elaborino la
tossina, che è responsabile della malattia. Anche se si
tratta di una forma morbosa ad esito solitamente mortale
si può intervenire tempestivamente ed in modo
opportuno sulle ferite annullando la forma vegetativa di
C. tetani o meglio ancora prevenirla con sistematiche
vaccinazioni che portano ad ottimi risultati. Dall’occhio e
dall’orecchio, apparati a diretto contatto con l’esterno, si
possono isolare Streptococcus equi, Leptospira pomona,
Borrelia spp Staphylococcus, Actinomyces, Enterobatteri con
conseguenze talvolta molto gravi per la funzione di
entrambi gli organi. Facendo riferimento al cavo orale non
si può prescindere dall’Adenite. Gli ascessi da
Streptococcus equi vanno a localizzarsi proprio in
corrispondenza della trachea e dell’esofago e le
complicanze, se non esulcerano verso l’esterno, sono
veramente gravi, dalla polmonite ab ingestis alle forme
simil coliche. I microrganismi che interessano l’apparato
polmonare, Pasteurella, Enterobatteri fino a Rhodococcus,
sono estremamente diffusi nell’ambiente e vengono
nebulizzati nell’aria ed inalati dagli animali. Le infezioni
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Selezione di agenti batterici nel cavallo
Programma
Ore 9.30
Indirizzo di saluto
Prof. Fulvio Esposito
Magnifico Rettore, Università di Camerino
Prof. Giacomo Renzoni
Preside Facoltà di Medicina Veterinaria
Università di Camerino
Prof. Massimo Castagnaro
Preside Facoltà di Medicina Veterinaria
Università di Padova
Chairperson, Prof. G. Renzoni, Università di Camerino
Ore 10.00
Streptococchi patogeni del Gruppo C:
nuove strategie diagnostiche
Dott.ssa Silvia Preziuso
Università di Camerino
Ore 10.20
Adenite equina: trattamento, controllo e
prevenzione.
Dr. Fulvio Laus
Università di Camerino
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C. Valente, M.L. Marenzoni, M. Catanossi
Dipartimento di Patologia Diagnostica e Clinica Veterinaria.
Malattie Infettive, Università di Perugia, Italia
I microrganismi che interessano il cavallo sono assai
numerosi dall’Actinobacillus agli Enterobatteri, dallo
Streptococco a Taylorella e questo non sorprende poiché i
batteri convivono sistematicamente con l’uomo e gli
animali. Fortunatamente non tutti i batteri sono patogeni,
ossia in grado di provocare malattia, tanto che alcuni sono
indispensabili mentre altri, i cosiddetti commensali,
diventano patogeni solo allorché l’animale va incontro a
debilitazioni di vario tipo. E’ stato ritenuto opportuno, per
meglio comprendere le diverse patologie, suddividere i
microrganismi a seconda dell’apparato o degli organi.
L’apparato cutaneo, pur se la cute rappresenta una
barriera protettiva, è a diretto contatto con l’esterno
quindi fortemente contaminato da agenti patogeni e
commensali. Corynebacterium pseudotuberculosis tipo 2 o
equi è un batterio ambientale capace di attecchire in
presenza di piccole soluzioni di continuo ed indurre
formazioni ascessuali localizzate che potrebbero
successivamente evolvere anche verso una linfangite
ulcerativa interessando tutto l’arto con la formazione di
processi edematosi che sviluppano lungo il percorso dei
vasi linfatici. I cavalli colpiti manifestano zoppia, febbre,
anoressia e perdita di peso. L’infezione può passare dagli
arti al tronco, e ancora agli organi interni. Un altro
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Rhodococcosis in foals: diagnosis and prophylaxis
Monica Venner
Università di Hannover, Germania
Rhodococcus equi (R. equi) pneumonia and diarrhoea
can cause high losses in foals and consequently economic
damages in breeding farms because of high morbidity and
mortality. A diagnosis in an early state of disease is as
important as the initiation of an adequate therapy. R. equi
can be isolated in faeces, tracheobronchial secretions,
nasal swabs or in air samples. As the bacterium is
intermittently excreted, the detection is not sufficiently
sensitive and is time consuming. Diagnostic imaging
techniques like sonography and radiography are more
sensitive in diagnosing R. equi pneumonia in foals than
culture or PCR. Both can detect abscessing pneumonia in
an early stage of the disease. Treatment should be started
early and with the combination of a macrolid
(azithromycin, clarithromycin or tulathromycin) and
rifampicin. Beside the early diagnosis and therapy it is
recommended to care for high level hygienic environment
during parturition and the first 3 months of the neonatal
period. So far no specific prophylactic measures have been
identified, which could account to a reduced morbidity of
foals on R. equi endemic farms. Daily careful evaluation of
the foals by the owner and clinical and possibly
sonographical examination of the lung at first signs of the
disease however will help to detect foals in an early state
of R. equi pneumonia.
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Ore 10.40
Nuovi aspetti diagnostici delle malattie
respiratorie del cavallo
Prof. Massimo Castagnaro
Università di Padova
Ore 11.00
Coffee break
Chairperson Prof. V. Cuteri, Università di Camerino
Ore 11.30
Il Virus dell’influenza sta cambiando..…
e i vaccini?
Dr.ssa Stefania Badavelli
MERIAL, Italia
Ore 11.50
L’anemia infettiva del cavallo: attualità e
prospettive future.
Prof. Fulvio Marsilio
Università di Teramo
Ore 12.10
Vaccination and antiviral therapy against equine
herpesvirus infections: facts and expectancies.
Prof. Etienne Thiry
Università di Liegi, Belgio
Ore 12.40
Influenza equina: nuovi approcci di profilassi
Dr. Roberto Ragni Alunni
INTERVET International bv, the Netherlands
Ore 13.00 Discussione e Lunch
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Chairperson Prof. F. Marsilio, Università di Teramo
Ore 14.30 Infezioni oculari nel cavallo: note esperenziali
in un ippodromo.
Prof. Antonio Pugliese
Università di Messina
sistematicamente i plasmidi di virulenza di R. equi isolati
nell’allevamento allo scopo di poterli considerare
responsabili o meno dell’insorgenza della malattia.
Ore 14.50 Infezione da Rhodococcus equi nel puledro:
eziologia e patogenesi.
Prof. Vincenzo Cuteri
Università di Camerino
Ore 15.10 Rhodococcus equi in foal: diagnosis and
prophylaxis.
Prof. Monica Venner
Università di Hannover, Germania
Ore 15.30 Selezione di agenti batterici nel cavallo.
Prof. Carlo Valente
Università di Perugia
Ore 15.50 Discussione e conclusioni
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distribuzione dei diversi plasmidi. Tutto questo consente
una maggiore conoscenza dei fattori di rischio di
infezione, sia per l’uomo che per gli animali.
Nel cavallo studi epidemiologici hanno permesso di
capire quanto siano importanti i fattori ambientali che
predispongono l’animale all’infezione e creano migliori
condizioni di crescita del batterio.
Inoltre molti aspetti patogenetici e immunitari devono
essere chiariti per far si che si possano ottenere tecniche
diagnostiche più sensibili e specifiche di quelle disponibili
e si possano allestire vaccini efficaci da utilizzare in
programmi di eradicazione della malattia.
Diversi studi hanno consentito di evidenziare
l’esistenza sia di proteine associate alla virulenza (Vap)
che di plasmidi, tanto da favorire, a partire dagli anni ’90,
un diverso studio epidemiologico e patogenetico e
suggerire un nuovo percorso diagnostico.
Solo negli ultimi anni è stata compreso che si tratta di
una malattia grave e pericolosa, che in passato è stata
sicuramente sottostimata anche per la mancanza di mezzi
diagnostici validi, sia in medicina veterinaria che umana.
Inoltre trattandosi di una patologia ad insorgenza subdola
associata alla capacità di R equi di localizzarsi in sede
intracellulare, la malattia necessita di una terapia
tempestiva presupponendo pertanto di una diagnosi
precoce, resa possibile solo da un sistematico
monitoraggio dell’allevamento. Poiché la diagnosi su un
singolo soggetto non è agevole e le caratteristiche di
virulenza del germe possono variare e influenzare la
patogenesi,
si
ritiene
importante
identificare
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Streptococchi patogeni del Gruppo C: nuove strategie
diagnostiche
Dott. Silvia Preziuso
Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Camerino,
Italy; [email protected]
Gli streptococchi beta-emolitici appartenenti al
gruppo C di Lancefield considerati patogeni per il cavallo
sono Streptococcus equi subsp. equi (S. equi), S. equi subsp.
zooepidemicus (S. zooepidemicus) e S. dysgalactiae subsp.
equisimilis (S. equisimilis).
S. equi è responsabile della adenite equina, una
patologia altamente contagiosa delle vie respiratorie
superiori e dei linfonodi associati, molto conosciuta e
diffusa in varie parti del mondo. Alcuni cavalli infetti, una
volta guariti, possono rimanere portatori ed eliminatori di
S. equi per lunghi periodi di tempo e rappresentano
un’importante fonte di contagio per gli altri animali
recettivi. Per ridurre il rischio epidemiologico è
fondamentale disporre di un test diagnostico diretto,
rapido, sensibile e specifico per identificare prontamente i
soggetti infetti ed eliminatori.
S. zooepidemicus viene sempre più frequentemente
descritto in corso di patologie respiratorie e metriti del
cavallo. Classicamente viene considerato un commensale
delle mucose che può diventare patogeno opportunista in
seguito ad infezioni virali o fattori stressanti come
trasporto o condizioni di temperatura/umidità ambientali
non idonee. Recentente è stata evidenziata una
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correlazione positiva tra isolamento di S. zooepidemicus da
tamponi uterini ed un ridotto indice riproduttivo nelle
cavalle, non sempre in associazione con endometrite.
Inoltre S. zooepidemicus è risultato il batterio più
frequentemente isolato in corso di infezioni oculari,
infezioni post-operatorie a carico di ossa ed articolazioni
ed a livello di ferite cutanee e muscolari. Nella nostra
esperienza è risultato piuttosto frequente anche
l’isolamento dal latte di cavalle con mastite.
S. equisimilis è responsabile di gravi patologie, talvolta
anche mortali, nell’uomo. Per quanto riguarda l’infezione
nel cavallo, la bibliografia disponibile è piuttosto limitata
e riferibile a casi di placentite e linfoadenite. Nella nostra
esperienza S. equisimilis è stato evidenziato in tamponi
nasali di cavalli con sintomi a carico delle prime vie
respiratorie e in tamponi uterini di femmine con
endometrite o problemi riproduttivi. Si ritiene quindi che
S. equisimilis meriti maggiore attenzione dal mondo
veterinario e scientifico per meglio comprenderne il ruolo
patogenetico nel cavallo.
La prova di laboratorio classicamente utilizzata per la
diagnosi delle infezioni sostenute da questi streptococchi è
rappresentata dall’esame colturale ed identificazione
biochimica. Tuttavia con questo metodo si possono
talvolta ottenere risultati falsamente negativi, come nel
caso di una ridotta carica batterica, di campionamento
successivo ad una terapia antibiotica, di non idonea
conservazione del campione durante il trasporto o di
interferenza tra agenti eziologici diversi e concomitanti.
Per sopperire a queste limitazioni sono stati sviluppati
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sia in grado di indurre, nell’animale infetto, uno stato
immunitario che risulta protettiva solo in alcuni casi, lo
rendono di attualità in campo scientifico, sia veterinario
che umano.
Dal punto di vista della medicina veterinaria, la
malattia causa notevoli perdite economiche nel settore
equino: in USA si ritiene che il 3% dei puledri venga a
morte per questa malattia tanto da essere considerata tra
le infezioni più pericolose del periodo neonatale.
I danni non si limitano all’eventuale morte del
soggetto, ma anche alle performances dell’individuo
colpito, che risultano ridotte a causa degli esiti della
polmonite. Negli ultimi anni sono state segnalate
numerose infezioni da R .equi anche nei pazienti umani,
soprattutto immunocompromessi, e di pari passo è
aumentata anche la mortalità soprattutto in relazione
all’epidemia di AIDS.
Ancora non è stato chiarito se la fonte principale di
contagio per l’uomo possa essere il cavallo o altri animali,
quali gatto o suino, che ospiterebbero ceppi plasmidi di R.
equi distinti da quelli solitamente rinvenuti negli equini.
Secondo alcune indagini epidemiologiche circa un terzo
dei pazienti infetti da R. equi ha un’anamnesi che riferisce
un contatto con ambienti rurali, suolo o animali di
interesse zootecnico, nei quali il microrganismo è
altamente diffuso. Per questi motivi lo studio
epidemiologico rappresenta un elemento importante per
la comprensione di questa patologia. Poiché molti aspetti
sono sconosciuti, occorre controllare e analizzare le
modificazioni acquisite dall'
agente eziologico e la
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Infezione da Rhodococcus equi nel puledro: eziologia e
patogenesi.
Cuteri V., Attili A.R.
Dipartimento Scienze Veterinarie, Università di Camerino
R. equi è un germe Gram positivo, patogeno
intracellulare facoltativo, responsabile nel puledro di
broncopolmonite
purulenta,
con
tendenza
all’ascessualizzazione, associata, o meno, ad enterite
ulcerativa e linfadenite. In genere interessa puledri di età
inferiore ai 6 mesi, soprattutto di 1-3 mesi.
Causa della malattia sono dei particolari stipiti di R.
equi, muniti di un DNA plasmidico di 85-90 kb, che
sintetizza le cosiddette proteine associate alla virulenza
(Vaps), probabilmente responsabili della virulenza dello
stipite.
La malattia è diffusa in tutto il mondo e si manifesta,
nella maggior parte dei casi, con un andamento sporadico,
sebbene, in alcune particolari condizioni, possa diventare
endemica, raggiungendo una morbilità del 20-40% ed una
mortalità superiore all’80%.
Molti aspetti dell’infezione da R. equi, come la
scoperta dei fattori di virulenza e della loro regolazione, la
loro diffusione epidemiologica e l’aumentata frequenza di
isolamento in pazienti umani hanno contribuito ad
incrementare l’interesse per questa infezione tanto da farla
ritenere una patologia emergente.
Il fatto che R .equi sia un germe intracellulare, che in
parte si comporti come il micobatterio tubercolare e che
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protocolli di Polymerase Chain Reaction (PCR) per
l’identificazione e differenziazione di S. equi e S.
zooepidemicus. Nella nostra esperienza, allo scopo di
verificare meglio l’epidemiologia ed il ruolo patogenetico
di S. equisimilis, è stato sviluppato un protocollo di
multiplex-PCR che permette di evidenziare e distinguere
contemporaneamente e direttamente nel campione clinico
i tre streptococchi con un elevato grado di sensibilità, con
maggiore rapidità rispetto all’esame batteriologico e con
costi relativamente contenuti. Inoltre, per incrementare
ulteriormente il potere di risoluzione della metodica, è
stato messo a punto un nuovo sistema di preparazione del
campione che consente il recupero di maggiori quantità di
DNA e la diluizione di eventuali fattori inibenti. Infine è
stato aggiunto un controllo interno ad ogni reazione che
permette di rilevare eventuali false negatività imputabili a
problemi tecnici o inibenti contestualmente alla lettura del
risultato.
I campioni che possono essere utilizzati per l’esame
mediante PCR sono: tamponi (nasali, uterini/cervicali,
cutanei, ecc.), aspirati tracheali, liquidi di lavaggio (delle
tasche gutturali, bronco-alveolari, ecc.), materiale
purulento, latte, biopsie, ecc., a seconda della
sintomatologia in atto o della finalità del test.
Considerando la relativamente alta stabilità del DNA di
questi batteri a temperatura ambiente, per eseguire
l’esame in PCR non è indispensabile, (anche se è
preferibile) la conservazione a temperatura di
refrigerazione ed il campione può essere inviato al
laboratorio in maniera molto semplice ed economica.
9
L’applicazione
del
protocollo
di
PCR
è
particolarmente consigliabile per l’individuazione di
cavalli portatori asintomatici, che rivestono un ruolo
epidemiologico molto importante soprattutto per quanto
riguarda S. equi, oppure per screening di stalla o nel caso
dell’introduzione di nuovi soggetti in gruppi indenni.
Considerando inoltre le recenti osservazioni riguardo la
correlazione tra S. zooepidemicus (e forse S. equisimilis) ed i
problemi riproduttivi nelle cavalle, potrebbe essere
indicato come test rapido, altamente sensibile e specifico
da effettuare prima della fecondazione delle femmine.
Riteniamo sia importante uno stretto collegamento tra
ippiatri e mondo scientifico, in modo tale da sviluppare
protocolli diagnostici sempre più efficaci, moderni e
dinamici, che rispondano alle diverse esigenze pratiche
che si vengono a creare.
10
In conclusione, nella presente relazione si è ritenuto
interessante portare l’attenzione su un apparato che, in
assenza di una sintomatologia soggettiva, viene spesso
trascurato e sul ruolo di alcuni patogeni come i miceti che,
se non considerati, possono essere responsabili di gravi
danni.
Bibliografia:
1) Barbasso E.: Cheratomicosi negli equini – Tesi dottorale,
A.A. 1997-2000;
2) Barton MH; Equine Keratomycosis. Compendium
Continuing Education Pract. Vet. 1992; 14: 936-944;
3) Di Pietro S., Montalbano R.M., Gissara R., Gruppillo A.,
Incardona A., Pugliese A.: Lesioni oculari nel cavallo atleta:
incidenza all’interno di un ippodromo, Bollettino di
Oculistica, anno 81 (3), pp. 489-495, 2002;
4) Moore CP, Heller N, Major LJ, et al. Prevalence of ocular
microorganisms in hospitalized and stables horses. Am. J. Vet.
Res. 1988; 49: 773-777.
5) Pugliese A., Incardona A., Gargano V., Gissara R.,
Cusumano V.: Flora fungina nel secreto congiuntivale del
cavallo, Bollettino di Oculistica, anno 81 (3), pp. 497-504,
2002.
35
precocemente
il
microrganismo
eventualmente
responsabile di un quadro patologico oculare e di poter
approntare una adeguata terapia causale nel più breve
tempo possibile, al fine di preservare la funzionalità visiva
del soggetto colpito (Pugliese et al., 2002).
Le indagini relative alle lesioni oculari di più
frequente riscontro dimostrano che, per quanto abbiamo
operato in un gruppo di animali adibiti ad una particolare
attività e tenuti in ottime condizioni sanitarie, la presenza
delle lesioni oculari riscontrate è stata certamente
significativa (16,6%). In particolare in 8 soggetti sono stati
rilevati segni clinici riferibili a congiuntivite mucopurulenta ad eziologia batterica, con iperemia
congiuntivale, chemosi, e scolo oculare giallo-verdastro,
oltre alle lesioni di natura micotica.
Il riscontro negli animali oggetto di studio delle
suddette patologie di natura infettiva a carico del
segmento oculare esterno, verosimilmente, è da correlarsi
all’azione predisponente di fattori esterni irritanti,
responsabili di un locus minoris resistentiae, che permette
l’irruzione secondaria di germi Gram+.
Ancora, è opportuno richiamare l’attenzione sul fatto
che le lesioni oculari riscontrate nel corso dello studio non
venivano riferite in anamnesi, bensì individuate solo al
momento della visita. Da ciò scaturisce l’importanza della
visita specialistica dell’occhio nell’ambito della medicina
equina ed, in particolare, in soggetti adibiti a svolgere
attività fisica, per i quali l’apparato oculare rappresenta
un organo di primaria importanza (Di Pietro et al., 2002).
34
Adenite equina: trattamento, controllo e prevenzione
Dott. Fulvio Laus
Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Camerino,
Italy; [email protected]
Streptococcus equi subsp. equi (Streptococcus equi) è
l’agente causale dell’adenite equina, malattia a diffusione
mondiale caratterizzata da febbre, anoressia, tosse di
entità variabile, scolo nasale purulento e linfadenite
regionale, in particolar modo a carico dei linfonodi
sottomandibolari e retrofaringei, che si presentano spesso
caldi e dolenti con tendenza alla fistolizzazione. Il
contagio avviene per contatto diretto o indiretto per
mezzo di cibo, acqua o attrezzature contaminate. In
popolazioni suscettibili la morbilità può raggiungere il
100% con tassi di mortalità contenuti entro valori dell’ 810%. Non infrequentemente l’introduzione di soggetti
asintomatici, con malattia in incubazione o in fase
convalescente, rappresenta la fonte d’infezione in un
allevamento.
Al di là della normale eliminazione del germe tramite
le secrezioni nelle 4-6 settimane che seguono la malattia,
alcuni soggetti possono veicolare e diffondere il batterio
per periodi prolungati che, secondo alcuni autori, si
protrarrebbero anche per 39 mesi. Tali portatori
asintomatici sarebbero la causa della permanenza
dell’infezione in una popolazione e quindi del carattere
endemico che spesso essa assume. Recentemente sono
state imputate le tasche gutturali quale possibile sito di
11
infezione asintomatica, soprattutto in seguito alla
formazione di empiema e, successivamente, di condroidi.
Peraltro anche se in genere si ritiene che per escludere
l’eliminazione di S. equi da parte di un animale con
malattia in fase convalescente o in incubazione sia
sufficiente il reperto di tre tamponi nasofaringei negativi,
effettuati ad intervalli settimanali, è stato accertato che, al
fine di indagare la condizione di portatore asintomatico, il
lavaggio delle tasche gutturali rappresenta uno strumento
con una sensibilità quasi doppia rispetto a quella di un
tampone nasofaringeo (45 vs 88%).
Al fine di limitare la diffusione dell’infezione tra gli
animali dell’azienda ed all’esterno è necessario saper
riconoscere tali portatori, attuare rigorose norme
igieniche, ed applicare idonee misure preventive che, in
ogni caso, possono talvolta risultare solo parzialmente
efficaci.
12
La flora micotica isolata nel fornice congiuntivale è,
quindi, costituita da microrganismi selezionati ad elevata
resistenza ambientale; ciò può essere correlato al tipo di
management di quei soggetti che, di elevato valore
economico, vengono mantenuti in ottime condizioni
igienico-sanitarie. Albergando nel fornice congiuntivale
contaminanti reperibili generalmente nell’ambiente
esterno, una scrupolosa gestione igienica dell’ambiente in
cui vivono i cavalli potrebbe limitarne la diffusione delle
spore.
L’aspetto clinico mutevole, in relazione all’agente
eziologico responsabile, alla gravità e alla durata
dell’infezione, nonché la rapida evoluzione dei processi
patologici sono elementi che fanno ritenere le
cheratomicosi affezioni estremamente temibili; questa
considerazione nasce anche dalla difficoltà di gestire tali
patologie, da un lato per la scarsa disponibilità in
commercio di farmaci ad uso topico, la ridotta capacità di
penetrazione e l’elevato costo, dall’altro per la necessità di
trattamenti prolungati. Si tratta di infezioni che, se non
diagnosticate e trattate precocemente, si accompagnano ad
una sintomatologia tale da determinare perdita della
funzione visiva e, talvolta, possono portare ad interventi
drastici quali l’enucleazione del globo oculare (Barton,
1992). Un’attenta valutazione della flora micotica
albergata nel sacco congiuntivale del cavallo risulta quindi
di fondamentale importanza allo scopo di tipizzare gli
eventuali ceppi patogeni. Un monitoraggio cadenzato in
diversi momenti dell’anno, in accordo con le differenti
condizioni climatiche, permetterebbe di individuare
33
che talvolta tali organismi possono provocare nella specie
equina, nonché le notevoli difficoltà che si incontrano
nell’approntare terapie adeguate. Inoltre, nelle stesse
indagini ci siamo premurati di valutare l’incidenza delle
lesioni oculari, con particolare riferimento ai processi
infettivi del segmento esterno, considerati gli svariati
stimoli ambientali, climatici e fisici in grado di agire
negativamente sull’apparato visivo.
Osservazioni personali
Le nostre indagini sono state condotte su un gruppo
di 80 cavalli sportivi, 32 femmine e 48 maschi di età
compresa tra 3 ed 8 anni, di razza Anglo-Araba mantenuti
presso le scuderie dell’Ippodromo del Mediterraneo di
Floridia (SR). Gli animali soggiornavano in box in
muratura perfettamente riparati, con lettiere costituite da
trucioli depolverizzati; le condizioni igieniche di questi
ambienti erano ottimali ed i cavalli si presentavano in
condizioni eccellenti. Gli animali sono stati sottoposti a
visita oftalmologica al fine di evidenziare eventuali
alterazioni presenti, nonché a prelievo di materiale
biologico per la ricerca di miceti, attraverso l’inserimento
di tamponi sterili nel fornice congiuntivale.
Su un totale di 160 occhi testati, sono stati ottenuti
n°40 isolamenti (25%) di lieviti e muffe: Aspergillus
fumigatus; Geotrichum penicillatum; Cryptococcus laurentii;
Candida guilliermondi; Candida famata, verosimilmente
responsabili di diversi quadri clinici: cheratiti ulcerative,
formazione di ascessi corneali, perforazione corneale e
conseguente iridocele.
32
Nuovi aspetti diagnostici nelle malattie respiratorie del
cavallo
E. Padoan1-2, C. Barnini1 , L. Bargelloni2 , S. Ferraresso2 , M.
Castagnaro2
1. DVM, Equine Medical Center, Limena, Padova, Italy, via
G.Trieste n Limena (PD); 2. Dipartimento di Sanità Pubblica,
Patologia Comparata e Igiene Veterinaria, Università di
Padova, Viale dell’Università n. 16, Legnaro (PD);
Il presente studio si prefigge di individuare quali
siano i profili di espressione genica di citochine
infiammatorie sia nel liquido di lavaggio tracheobronchiale (TBL) che in tessuti bioptici dell’apparato
respiratorio in cavalli clinicamente sani e in cavalli affetti
da RAO (Reccurent Airway Obstruction) allo scopo di
individuare nuovi metodi diagnostici applicabili alle
patologie respiratorie equine.
Al fine di indagare i profili di espressione dei marker
infiammatori inclusi nello studio è stato condotto un
saggio mediante real time RT-PCR .
Successivamente ad un’accurata analisi bibliografica
comparativa sui mediatori di flogosi coinvolti nelle
patologie respiratorie di diverse specie animali, i geni
inclusi nello studio sono stati rappresentati da: IL-1 , IL-6,
IL-8, IL-13, IL-17, TNF , INF , TGF-1 , NF - e TRL.
I valori di espressione di mRNA citochinico è stato
comparato con segni clinici, valutazioni endoscopiche,
esame emocromocitometrico formula leucocitaria, analisi
citologica eseguita su TBLF, esame istologico su tessuto
bronchiale bioptico e referti ottenuti mediante esame
13
batteriologico e micologico condotto sul liquido di
lavaggio tracheo-bronchiale.
In tutti i soggetti affetti da RAO sono stati condotti
ulteriori campionamenti a distanza di 15 giorni, in modo
da monitorare l’evoluzione temporale dei segni clinici,
delle modificazioni citologiche ed istologiche e
dell’espressione di mRNA dei marker infiammatori
indagati.
L’espressione di mRNA di IL-8 (p = 0.031), IL-1 (p =
0.031), NF - (p = 0.010) e TRL4 (p = 0.005) si è dimostrata
significativamente up-regolata nel liquido di lavaggio
tracheo-bronchiale dei soggetti affetti da RAO.
Lo studio di espressione di IL-17 (p = 0.148) ha
evidenziato valori sovrapponibili tra cavalli clinicamente
sani e soggetti affetti da patologia respiratoria.
Nei cavalli affetti da RAO, l’espressione di mRNA di
IL-8 nel TBL ha mostrato correlazione positiva con IL-1
(rs = 0.979), INF (rs = 0.836), TGF-1 (rs = 0.602) , TRL4
(rs = 0.839), TNF (rs = 0.909).
I valori di espressione dei marker infiammatori
riscontrati nel TBL e nei tessuti bioptici non si sono
dimostrati significativamente correlati da un punto di
vista statistico.
Il grado di muco evidenziato durante l’esame
endoscopico, le caratteristiche di popolazione cellulare
infiammatoria all’analisi citologica e l’espressione delle
citochine incluse nello studio non sono state caratterizzate
da correlazione statistica significativa. Ciò ad evidenziare
che le valutazioni cliniche, endoscopiche e citologiche
14
quest’ultimo, date le peculiarità anatomiche, si ritrova
spesso soggetto al virulentarsi della flora microbica.
Difatti, non è infrequente rilevare nel distretto anteriore
dell’occhio, e principalmente nel sacco congiuntivale, la
presenza di batteri soprattutto Gram +, scarsi Gram – e di
una discreta varietà di specie micotiche.
Diversi fattori contribuiscono al determinismo di una
flora congiuntivale diversificata: posizione geografica,
temperatura, grado di umidità, ventilazione ed
esposizione alla luce (Moore et al., 1988). Sebbene il film
lacrimale e l’epitelio della cornea, unitamente alla
membrana basale, rappresentino una valida barriera
all’insediamento di batteri e funghi nello stroma corneale,
non sono infrequenti lesioni oculari sia nell’uomo quanto
nel cavallo sostenute da miceti patogeni. Mentre negli
anni passati si dava poca importanza alle infezioni oculari
del cavallo, con particolare riferimento a quella micotiche,
così come dimostra la scarsa letteratura sull’argomento,
gli studi effettuati da alcuni Ricercatori hanno rivelato che
negli ultimi anni c’è stato un incremento dell’incidenza di
casi di cheratomicosi nella specie equina (Barbasso, 2000).
Sulla base di quanto premesso, abbiamo ritenuto
opportuno riportare i risultati di alcune ricerche effettuate
in un ippodromo, al fine di valutare qualitativamente la
flora micotica che alberga il fornice congiuntivale di
cavalli atleti, stabilendo l’eventuale ruolo patogeno dei
miceti isolati in soggetti affetti da lesioni cheratocongiuntivali. Fornire dati eziologici per un ottimale e
tempestivo intervento terapeutico risulta di particolare
importanza, considerata la gravità dei processi patologici
31
Infezioni oculari nel cavallo: note esperenziali in un
ippodromo
Antonio Pugliese, Simona Di Pietro
Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria, Sezione di
Medicina e Farmacologia, Università di Messina
Premessa
Nell’ambito dell’oftalmologia comparata un grande
interesse viene rivolto oggigiorno alla specie equina che,
per le sue peculiari attitudini, rientra fra le specie animali
d’affezione e come tale molto vicino all’uomo.
Le lesioni a carico dell’apparato oculare, nella pratica
equina, rappresentano entità nosologiche di notevole
rilievo, non soltanto per le implicazioni cliniche inerenti la
possibilità di una riduzione della capacità visiva, ma
anche per le ripercussioni che queste potrebbero avere sul
lavoro svolto.
In particolare, per quanto concerne le patologie di
origine infettiva del segmento esterno, l’occhio del cavallo
può essere considerato come un eccellente terreno di
coltura per microrganismi opportunisti, potenzialmente
patogeni, ed una “porta d’ingresso” per le infezioni
microbiche e micotiche. L’ambiente in cui vive il cavallo
(scuderie, ricoveri, van etc.), unitamente ai depositi per
foraggi e mangimi, rappresenta un habitat ideale per lo
sviluppo e la riproduzione di numerose specie
microbiche, commensali o patogene. Il microbismo
ambientale diventa un sistema di diffusione di questi
patogeni su diversi apparati: cutaneo, respiratorio,
gastroenterico, urogenitale, oculare, considerando che
30
presentano scarsa significatività diagnostica rispetto alla
reale condizione infiammatoria dell’apparato respiratorio.
New diagnostic tools in equine respiratory diseases
The goal of this study was to investigate mRNA
concentration of cytokines in tracheo-bronchial lavage
fluid (TBL) and respiratory epithelium in RAO (Reccurent
Airway Obstruction)-affected horses.
Concentrations of cytokine mRNA were compared
with clinical signs, results of endoscopic examination,
complete blood cell count, cytology of TBL fluid,
histological examination of bronchial tissue and results of
bacteriological and micological examination. Five RAOaffected horses were examined twice within 15 days,
during which time seven clinically healthy horses were
also examined for comparison.
Quantitative real-time RT- PCR was used to assess
mRNA expression for cytokines IL-1 , IL-6, IL-8, IL-13, IL17, TNF , INF , TGF-1 , NF - and TRL 4 in bronchial
biopsies and in TBL fluid.
Expression of IL-8 (p = 0.031), IL-1 (p = 0.031), NF (p = 0.010) and TRL4 (p = 0.005) mRNA was significantly
upregulated in RAO-affected horses in lavage fluid. There
was a similar trend for upregulation of IL-17 mRNA (p =
0.148) both in healthy and in RAO-affected horses. In
RAO-affected horses the expression of IL-8 mRNA in TBL
fluid was positively correlated to mRNA expression of IL1 (rs = 0.979), INF (rs = 0.836), TGF-1 (rs = 0.602) ,
TRL4 (rs = 0.839), TNF (rs = 0.909) mRNA expression.
15
There was no expression of mRNA correlation between
respiratory epithelial biopsies and any of the
inflammatory mediators examinated in this study.
There was no correlation between mucus secretion,
clinical signs, cytological features and expression of
inflammatory cytokines.
Fig. 1. Espressione relativa media di IL-1 mRNA nel
lavaggio tracheo-bronchiale di cavalla sani e affetti da
RAO. (RAO 1 campione al momento della diagnosi; RAO2
campionamento dopo 15 giorni). I risultati sono espressi
come rapporto tra i espressione dei geni bersaglio e gene
di riferimento (HPRT).
dell’alto grado di protezione indotto dal vaccino non solo
nei confronti dei sintomi clinici, ma anche nei confronti
della replicazione virale.
In conclusione, gli alti titoli anticorpali pre-challenge
degli animali vaccinati sono risultati correlati con una
significativa riduzione dei sintomi clinici ed ad una
riduzione della disseminazione virale del 97,3% rispetto
agli animali di controllo.
I
dati
sulla
disseminazione
virale
sono
particolarmente rilevanti, perchè significano che la
vaccinazione ridurrebbe sensibilmente la possibilita’di
propagazione del virus influenzale tra animali stabulati in
situazioni di alta densità come ippodromi o
manifestazioni fieristiche.
IL-1
60
50
40
HEALTHY
30
RAO 1
20
RAO 2
10
0
HEALTHY
16
RAO 1
RAO 2
29
A/equi2/Newmarket2/93 (tipo Euroasiatico). Equilis®
Prequenza Te ha dimostrato la propria efficacia in prove
di challenge nei confronti di A/equi2/South-Africa/03 e
A/equi2/Newmarket/03, due dei piu’ recenti virus
influenzali isolati.
Una prova di challenge è stata portata a termine per
verificare la risposta sierologica in equini vaccinati con
Equilis® Prequenza, nonché la protezione indotta dal
vaccino nei confronti di A/equi2/Ohio/03, un ceppo
virale di recente isolamento appartenente al sotto-tipo
Florida ed assai simile antigenicamente a A/equi2/South
Africa/03.
La protezione è stata misurata come riduzione dello
score clinico (temperatura, attitudine, scolo nasale e
congiuntivale, tosse, etc) e come riduzione della
disseminazione virale.
13 Shetland ponies (7 vaccinati secondo le
raccomandazioni e 6 controlli) sono stati sottoposti a
challenge individuale tramite un nebulizzatore collegato
ad una maschera, che nebulizzava una soluzione 107.2 log
di coltura virale. La dose infettante risultante con questa
metodica è assai più elevata di quella che i cavalli
potrebbero affrontare in campo, visto che i controlli in
questo esperimento eliminavano dopo il challenge una
concentrazione di 103.0log.
Successivamente al challenge gli animali di controllo
non hanno mostrato alcuna risposta sierologica
anamnestica a riprova che non erano mai venuti a contatto
col virus influenzale, mentre gli animali vaccinati non
hanno manifestato alcuna sieroconversione ad indicazione
28
Il virus dell’influenza sta cambiando………..e i vaccini?
Stefania Badavelli, DVM
Equine Product Manager e Technical Service Specialist Reparto
Animali da Compagnia di Merial Italia S.p.A.
L’influenza equina è una malattia altamente infettiva,
endemica in America, Europa e Cina mentre Nuova
Zelanda, Islanda e Australia sono stati dichiarati indenni.
L’influenza equina è causata dal virus influenzale di
tipo A; due sottotipi sono riconosciuti come responsabili
della malattia nei cavalli: H7N7 (A/equi-1) e H3N8
(A/equi-2).
L’ultima epidemia sostenute dal sottotipo H7N7 risale
al 1979 in Italia e l’ultimo isolamento è stato in Egitto nel
1989: non ci sono quindi evidenze epidemiologiche che
giustifichino la necessità di mantenere virus A/equi-1 nei
vaccini attuali.
I virus influenzali appartenenti al sottotipo H3N8
(A/equi-2), invece, sono i principali responsabili di
sindromi respiratorie nei cavalli e di tutte le più
importanti epidemie di influenza degli ultimi 30 anni.
Dal suo primo isolamento, il virus dell’influenza
equina si è continuamente “modificato” (“deriva
antigenica”). È stato dimostrato che alcune variazioni
antigeniche del virus H3N8 hanno contribuito alla
mancata protezione da parte di alcuni vaccini nel corso di
epidemie.
Per mantenere, quindi, elevata l’efficacia (protezione
verso l’infezione, segni clinici ed eliminazione del virus) e
17
per fornire protezione nei confronti dei ceppi circolanti, la
composizione dei vaccini necessità di regolare
aggiornamento.
Le più recenti epidemie sono state causate da virus
influenzali strettamente correlati al ceppo A/eq2/Ohio/03: questo ceppo è antigenicamente differente dal
ceppo A/eq-2/Kentucky/94, contenuto attualmente nei
vaccini.
Il ProteqFlu™ è il primo e unico vaccino per
l’influenza equina approvato in Europa che rispetta le
raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità / Organizzazione Internazionale delle Epizoozie:
ProteqFluTM , infatti, è stato aggiornato nella
composizione,
sostituendo
il
ceppo
Americano
Kentucky/94 con Ohio/03.
ProteqFlu™ è un vaccino a vettore virale sviluppato
usando la più recente tecnologia PureVax® in grado di
offrire i vantaggi di un vaccino vivo attenuato associati
alla sicurezza di un vaccino inattivato. Tali caratteristiche
permettono di stimolare una marcata e rapida risposta
immunitaria, elementi fondamentali quando il virus
dell’influenza colpisce.
ProteqFlu™ è un vaccino a vettore virale
ricombinante che esprime gli antigeni dell’emoagglutinina
(HA) dei due virus dell’influenza equina: A/equi2/Newmarket/2/93 (ceppo europeo) e A/equi2/Ohio/03 (ceppo americano).
L’efficacia di ProteqFlu™ è stata documentata
attraverso rigorose prove challenge. Uno studio clinico
eseguito in puledri cinque mesi dopo la seconda iniezione
18
Efficacia del vaccino Equilis® Prequenza Te in equini
sottoposti a challenge individuale con il virus
dell’influenza equina ceppo A/equi2/Ohio/03
R. Ragni-Alunni*, S. van de Zande*
*Intervet-SP, Boxmeer, the Netherlands
L’influenza equina continua a provocare numerosi
focolai nel mondo anche in popolazioni equine vaccinate.
Questo è dovuto, tra le altre cause, al continuo mutare del
virus influenzale.
Sono distinti al momento un ceppo Eurasiatico ed uno
Americano, questo a sua volta differenziato in in 3 subtipi: un tipo Sud-Americano, un tipo
Kentucky o
Americano principale ed un tipo Florida.
L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ raccomanda
che i ceppi inclusi nei vaccini siano strettamente correlati
con i ceppi circolanti in campo.
Al momento attuale il miglior metodo per valutare
l’efficacia di un vaccino nei confronti di un ceppo virale é
un challenge: Infezione sperimentale di due gruppi di
animali, l’uno vaccinato e l’altro no, con il virus in
questione. La differenza di sintomi clinici e
disseminazione virale tra i due gruppi, misurera’
l’efficacia del vaccino.
Equilis® Prequenza (Intervet) è il vaccino contro
l’influenza equina di piu’ recente registrazione in Europa
e contiene come antigeni emagglutinine (HA) e
neuramminidasi
(NA)
di
A/equi1/Prague/56,
A/equi2/Newmarket1/93
(tipo
Americano)
and
27
Fortier G., Pronost S., Miszczak F., Fortier C., Léon A.,
Richard E., Van Erck E., Thiry E., Lekeux P.
Identification of equid herpesvirus 5 in respiratory
liquids: a retrospective study of 785 samples taken in
2006-2007.
Vet. J., 2008, doi:10.1016/j.tvjl.2008.07.004.
Scipioni A., Dams L., de Moffart B., Thiry E.
In vitro susceptibility of equine herpesvirus type 1 to two
feed additives including flavonoids.
Hippos 2008, Belgium International Congress of Equine
Veterinarians and Farriers, Liège, 12-13 January 2008.
26
della vaccinazione di base ha dimostrato che,
diversamente da quanto accade con vaccini convenzionali
inattivati, la vaccinazione di base con due iniezioni di
ProteqFlu™ fornisce una protezione significativa fino al
momento del primo richiamo.
Un differente studio clinico condotto dopo la terza
vaccinazione ha dimostrato che ProteqFlu™ è in grado di
fornire una protezione significativa dopo il primo
richiamo
nei
confronti
della
comparsa
della
sintomatologia clinica e dell’escrezione virale.
ProteqFlu™ ha dimostrato, inoltre, di proteggere in
modo adeguato nei confronti dei più recenti ceppi di virus
influenzale che hanno determinato una sintomatologia
clinica in cavalli adeguatamente vaccinati in UK nel 2003.
L’instaurarsi della risposta immunitaria è stata rapida e la
protezione è stata raggiunta a partire dalla seconda
settimana dopo una singola dose vaccinale. ProteqFlu™
ha assicurato una protezione completa dopo solo una
singola vaccinazione negli animali nei primi mesi di vita,
mentre i vaccini inattivati normalmente richiedono
almeno due dosi.
19
Anemia
infettiva
equina:
diagnostici e normativi
aspetti
patogenetici,
Fulvio Marsilio - Cattedra di Malattie Infettive degli Animali,
Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di
Teramo ([email protected])
Il virus dell’anemia infettiva degli equini (EIAV) si
trasmette essenzialmente attraverso il contatto di sangue
proveniente da un soggetto infetto. Negli equini tale
situazione si avvera soprattutto tramite insetti pungitori
ed ematofagi del gen. Tabanus e Chrisops in grado di
fungere solo ed esclusivamente da vettori passivi. In
questi insetti, quindi, non avviene alcuna replicazione
virale e pertanto non vi è alcuna possibilità per il virus di
resistere oltre le 4 ore dal pasto di sangue a meno che non
venga a contatto con un soggetto recettivo.
In pratica possono accadere due situazioni: (1)
l’insetto ha terminato il pasto di sangue: non essendoci
necessità di ulteriore sangue l’insetto riposa per la
digestione anche per qualche giorno, (2) l’insetto non ha
terminato il pasto di sangue: vi è necessità di cercare un
altro animale per concludere il pasto. E’ questa la
situazione in cui si creano le condizioni per la
trasmissione sempre che nelle vicinanze (non superiore ai
100 mt) non vi siano altri equini altrimenti l’insetto
cercherà di tornare sullo stesso animale. Da tutto ciò
consegue che un animale infetto debba essere mantenuto
in condizioni di isolamento per tutta la sua vita e distante
almeno 100 mt. dagli altri soggetti.
20
improve the resistance of horses against such herpesvirus
infections. Flavonoids can exhibit a virucidal activity that
could be of interest to destroy viruses in the respiratory
tract. Encouraging in vitro results have to be confirmed in
vivo.
In conclusion, the development of efficacious vaccines
is a priority goal in equine medicine. Especially, the
duration of immunity of EHV-1 and EHV-4 vaccines
needs to be improved. Furthermore, efficacious vaccines
against the myeloencephalopathy form of EHV-1 infection
are not yet obtained and further research on the
pathogenesis of the disease is needed to better understand
how to protect against it. Control of equine coital
exanthema is beneficial in the case of natural mating. The
virulence of gammaherpesviruses is still a pending
question. Only the identification of diseases related to
these viruses will stimulate the development of vaccines.
Antiviral therapy and also antiviral activity of feed
additives are interesting tools to fight against starting
infections when and where vaccine protection cannot be
achieved.
References:
Barrandeguy M., Vissani A., Ortiz C., Becerra L., Miño S.,
Pereda A., Oriol J., Thiry E.
Experimental reactivation of equid herpesvirus 3
following corticosteroid treatment.
Equine Vet. J., 2008, 40, doi: 10.2746/042516408X333399.
25
Currently licensed vaccines are made of inactivated,
subunit or attenuated EHV-1. Some inactivated vaccines
possess the two valences, EHV-1 and EHV-4. Attenuated
vaccines are not licensed in Europe. The antigenic crossrelationship between EHV-1 and EHV-4 allows the use of
EHV-1 to protect against EHV-4 although immunisation
with the homologous antigens is better. Recombinant and
subunit vaccines are now being evaluated experimentally.
Their use could improve the duration of immunity and
the efficacy against the three diseases caused by EHV-1
and EHV-4.
Antivirals are developed since a long time to cure
herpesvirus primary or recurrent diseases. There are
especially directed against human herpes simplex and
varicella-zoster virus. The available drugs have been
tested against EHV-1. In vitro EHV-1 is well inhibited by a
range of antivirals, including the classical compound
acyclovir. Unfortunately, no protection was observed in
vivo. Further developments are therefore needed to obtain
good antivirals against EHV-1.
EHV-3 infection is thought to be endemic worldwide.
This infection may prevent good service, especially in
thoroughbred breeding where only natural mating is
allowed. There are currently no vaccines and no antivirals
that have been developed or tested against EHV-3. There
is currently no vaccine licensed or under development
against equid gammaherpesvirus infections and no
antivirals being tested against these viruses.
Another approach that is currently under
investigation is the evaluation of feed additives in order to
24
Un’altra considerazione va fatta sulla evoluzione
clinica della malattia, in quanto un animale in forma acuta
è altamente infettante mentre un soggetto in forma cronica
lo è decisamente molto meno e la sua importanza
epidemiologica è trascurabile. La comprensione del
momento clinico della malattia se difficile con
l’osservazione dei sintomi, diventa possibile con la messa
in opera di sistemi diagnostici di laboratorio quale la “real
time PCR”, realizzabile tuttavia solo in laboratori
altamente specializzati.
La considerevole presenza della malattia sul territorio
nazionale ha indotto il Ministero della Salute ad emanare
due ordinanze quella del 14/11/2006 e quella del
18/12/2007 (valida sino al dicembre 2009) che hanno reso
obbligatorio l’esecuzione del test di Coggin su tutti cavalli
di età superiore ai sei mesi con l’esclusione di quelli da
destinare alla macellazione.
L’AIE è una malattia facile da combattere; infatti, il
controllo del movimento degli animali, l’esecuzione
periodica del test di Coggin e la separazione fisica degli
animali infetti da quelli sani, sono misure semplici da
intraprendere ma di efficacia assoluta.
Le strategie del futuro dell’AIE possono essere così
riassunte:
trovare nella quasispecie virale i caratteri immunologici
stabili;
produrre un’ampia risposta immunitaria nei confronti
delle diverse mutanti;
sviluppare nuove molecole farmacologiche;
21
individuare i mutanti in una fase precoce
dell’infezione e agire su di essi;
impedire l’integrazione del genoma virale;
assicurare l’instaurarsi di una valida barriera a livello
mucosale;
studiare il ruolo delle glicoproteine virali nello
sviluppo dell’immunità protettiva.
Vaccination and antiviral therapy against equine
herpesvirus infections: facts and expectancies.
E. Thiry1, M. Barrandeguy2, G. Fortier3, A. Scipioni1, de
Moffart B.4, J. Thiry1, B. Muylkens1.
1Department of Infectious and Parasitic Diseases, Virology,
Faculty of Veterinary Medicine, University of Liège, Bd de
Colonster 20, B43b, B-4000 Liège, Belgium
2Instituto de Virología, CICV, INTA-Castelar, CC 25, Castelar
1712, Buenos Aires, Argentina
3Laboratory Frank Duncombe, F-14053 CAEN, France.
4PAVESCO AG, Basel, Switzerland.
Several alpha- and gammaherpesviruses have been
identified and characterized in equids. Among
alphaherpesviruses, EHV-1, EHV-4 and EHV-3 are
associated with diseases of variable severity ranging from
mild rhinitis (EHV-1, EHV-4), coital exanthema (EHV-3)
to abortion and myeloencephalopathy (EHV-1). The
economical losses can be important although not always
associated with the severity of the disease. EHV-4
rhinopneumonitis causes loss of conditions and can be
responsible for respiratory outbreaks in training centres.
EHV-3 infection removes mares and stallions from service
for several days. Gammaherpesviruses EHV-2 and EHV-5
can be involved in multifactorial diseases and their role is
being investigated very carefully. The contribution of
herpesviruses to disease and economical losses, especially
EHV-1, justify the development of vaccines and antiviral
treatments.
22
23