leggi la rivista!!! - Prospettiva Persona

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i n P RO S P E T T I VA P E R S O N A
M E N S I L E D I I N F O R M A Z I O N E E C U LT U R A
Anno XXXVII - n.9 novembre 2011
“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1/ TE”
Il mese più lungo
Perché questa crisi?
Diari di guerra, per i più bellicosi, o tre settimane segnato il satrapo ipertricotico(!!) al suo declino,
da raccontare, secondo una vecchia canzone, per lasciando alla folla beceri ululati in Piazza
i pacifisti...Tornati dai cipressi dopo aver ricorda- Loret…pardon, Piazza del Quirinale ed elevando
to i nostri cari, accendendo come ogni giorno la discreti peana per l’insperata occasione di governo
televisione abbiamo immancabilmente ritrovato regalata dalle circostanze.
la propaganda di regime che, tra un decreto svi- Ancora increduli per essere riusciti a divorare il
luppo e un’olgettina ipersviluppata, una legge ad tiranno in due bocconi, i liberatori hanno subito
personam ed un processo conaffrontato il problema della
tra personam, minimizzava
ricostruzione postbellica. Il
l’assalto speculativo alle
16 novembre, con un sostenostre misere finanze e ridugno quasi ecumenico, il
ceva la crisi economicodemiurgo si è incarnato in un
finanziaria a dispute sul
severo professore, dal curricunumero di clienti nelle pizzelum sterminato e dalle amicirie o di passeggeri al check in,
zie importanti, avvezzo ai
mentre una sparuta resistengiochi oscuri della politica e
za gridava alla dittatura invoai misteri dolorosi dell’econocando interventi divini a
mia, che si è messo al lavoro,
difesa della democrazia
tra inni di lode e grida di giuP. Mondrian, l’albero grigio-1912
lacerata. Rassicurati dalla
bilo degli italiani ormai libeliturgia quotidiana, abbiarati e liberi, per risollevare
mo spento la televisione, dolorosamente assuefat- l’Italietta del terzo millennio, promettendo santi a prospettive di immobilità politica e sociale gue, sudore e lacrime per tutti e per molto tempo.
sempre più incombenti.
E in un batter d’occhio, come per magia, nessuno
Chi avrebbe potuto sospettare che, di lì a pochi ricorda più il volto ammiccante di Nicole Minetti
giorni, i torpidi media italiani avrebbero dovuto o la calma navigata di David Mills, nessuno sa più
raccontare di una primavera araba in salsa euro- cosa siano il conflitto di interessi o le corna alla
capitolina che preannunciava l’imminente detro- Merkel..PUFF!il sortilegio è svanito, il cattivo è
nizzazione del Caimano. Frastornati da tanto ben sconfitto, l’Italia è libera, tutti contenti, evviva
di Dio radiotelevisivo e giornalistico, abbiamo evviva.
assistito, in un irrazionale crescendo di emozioni, Finiti i TG e la fiction, ancora ebbri per la vittoria
allo sbarco degli Alleati in Normandia (suvvia, liberata, abbiamo spento i televisori e siamo ritorBruxelles non è lontana..), uniti nel segno del nati nella realtà. Siamo andati in banca. Lì ci
Comandante Partenopeo, alla conquista e alla siamo accorti, per l’ennesima volta, che la guerra
liberazione del Paese. L’armata bianco-rosso-rosa, vera è ancora in atto, e che mentre i generali,
i sedicenti valorosi italiani, qualche simpaticone comodamente
seduti
sugli
scranni
di
con un mazzolin di fiori da mettere nel cannone Montecitorio e del Quirinale, osservano la battahanno infatti sferrato l’assalto decisivo al dittato- glia scambiandosi commenti lacrimosi e squisiti
re, trincerato dietro una Linea Padana sempre più pasticcini, in prima linea ci sono i soldati semplifragile, con la benedizione (f)urbi et orbi del felpa- ci, la carne da cannone: tutti noi cittadini, alle
to Cardinal Casini, malcelato aspirante al soglio prese con una crisi che sta strangolando conti,
di Silvio, e di tutte le varie anime delle opposizio- valori e speranze e con cui possiamo, per il
ni minori, unite dalla svolta di Mirabello nel fron- momento, soltanto sforzarci di convivere. Si apre
te comune per la libertà e la democrazia. una nuova stagione per l’Italia, speriamo che
Annusando l’odore del sangue del tiranno moren- qualcuno lassù se ne renda conto. Speriamo in
te, il 12 novembre questo Comitato Di una rimonta e non in un tramonto.
Liberazione Nazionale “à la carte”, ha infine conAndrea Cappelli
Bocconi di... spread
Una parola che sintetizzi il mese di novembre?
Spread! È entrato nelle nostre case all’improvviso
e si è diffuso come una mala pianta: finchè è stato
un ‘bocciolo’ l’abbiamo trascurato, ignorato, però
mai abbiamo dimenticato di innaffiarlo con comportamenti dissennati e superficiali... tanto che è
sbocciato alla grande, ha rivelato la sua natura ed
è diventato infestante, velenoso, asfissiante. La
pianta di spread attecchisce e prospera in terreni
privi di principi etici, di attenzione economica, di
saggezza amministrativa, di valutazione seria dei
cambiamenti mondiali. Può essere distrutta solo
usando un diserbante potente a base di grandi
sacrifici per tutti e, per farli accettare, il pool del
neo-Presidente del Consiglio (dell’euro e delle
banche) propinerà dosi massicce di pane e olio di
spread, moderna variante dell’olio di ricino. Così
ingoieremo i Bocconi amari sotto la supervisione
dell’Europa (leggi Germania), saremo ancora
terra di conquista e di spartizione come spesso è
accaduto nella nostra storia.Piaccia o non piaccia
questo offre la tavola: è, comunque, l’ultima possibilità per i poveri cristi di salvare il salvabile per
non morire soffocati dal velenoso spread e sepolti
da una classe politica inetta e ignorante che per sé
e per i propri protetti avrà certamente già messo
a punto un antidoto potente.Come sempre!!
Bice Telodice
Il peggioramento dei mercati finanziari, registrato nei mesi scorsi, è riconducibile a due
motivi di fondo: il primo è di carattere generale
in quanto l'accordo europeo, con i suoi vincoli,
non permette interventi rapidi nell'azione del
fondo salva-stati, l’Euro non è sorretto da politiche fiscali e di bilancio comuni e, pertanto, il
sostegno alle banche è quanto mai incerto. Il
secondo motivo è, invece, riconducibile specificamente alla situazione italiana: venuta meno
l’autonomia della Banca d’Italia nel dirigere la
politica (v. una eventuale svalutazione), negli
ultimi 20 anni è mancata una valida politica
economica, e soprattutto fiscale, che permettesse una solida crescita industriale produttiva.
E' vero che il vincolo estero ha avuto una presenza costante nella nostra economia, prima
con il tasso di cambio dello SME del 1987
(meccanismo assunto per promuovere la disinflazione e la convergenza economica dei Paesi
europei inclini all'inflazione), e successivamente con il trattato di Maastrich, ma è altrettanto
vero che l’Italia non si è preoccupata di ricercare gli strumenti adatti a creare produttività e
valore: l’economia è finita così in un vicolo cieco
e la lettera di intenti di programma imposta,
peraltro, dalla BCE al nostro Governo, è priva
della forza necessaria tesa a tranquillizzare i
mercati e soprattutto i creditori del nostro debito. Se un’azienda privata non è ritenuta credibile ha difficoltà sul mercato a far valere i propri
prodotti creando, soprattutto, forti dubbi sulla
propria solvibilità. Se il management aziendale
è in grado di ribaltare la situazione, attraverso
una politica efficiente sui costi ed una corretta
applicazione delle regole, l' azienda può recuperare credibilità e riconquistare un suo spazio nel
mercato. La gestione di uno Stato non si differenzia da quella di un azienda privata: la scarsa
credibilità del management italiano incide pesantemente sui tassi di interesse che lo Stato paga
per collocare i propri titoli e così il differenziale
tra i BTP italiani ed i titoli di Stato tedeschi, ben
oltre i 400 bps, provoca evidenti ripercussioni
sulla economia reale e di conseguenza sul
risparmio delle famiglie. I mercati azionari, a
livello mondiale, registrano un calo più o meno
intenso, per le incertezze collegate ai debiti
sovrani e, in questo clima di tempesta perfetta
anche l’oro, bene rifugio per eccellenza, ha
avuto un calo di oltre 300 punti. Senz’altro
l’area europea è la più colpita e la sua debolezza, oltre alle responsabilità dei singoli Stati,
sconta l’impossibilità politica di creare un’unione fiscale europea. È necessario quindi che
l’Europa, che ha avuto l’ambizione di avere una
moneta unica, si doti di un governo efficiente
ed efficace teso a mettere in atto quelle misure
idonee a sostenere la crescita attraverso l’emissione di strumenti finanziari ad hoc, capace di
abbattere i vincoli strutturali, ostacolo per una
effettiva circolazione di capitali, e operi in stretto rapporto con una BCE che abbia, quindi, gli
stessi poteri della Fed.
Alberto Ortona
APPUNTI E SPUNTI
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Lingua italiana e unità d’Italia
È utile per un Paese avere una lingua ‘nazionale’ e viceversa per una lingua avere uno Stato unito? E’una domanda non inutile, in un momento in
cui spinte ‘separatiste’, globalizzazione e affievolimento culturale, sembrano minare e quasi non riconoscere il valore dello sforzo e l’intuizione che
gli uomini del Risorgimento sostennero per ottenere l’Unità d’Italia.
Di questo argomento ha parlato il prof. Francesco Sabatini, abruzzese di
Pescocostanzo, Presidente onorario dell’Accademia della Crusca, a
Civitella del Tronto il 19 novembre, nella conferenza ‘Lingua italiana e
unità d’Italia’. In un ampio excursus storico ha ricordato i tentativi falliti nel
corso dei secoli, la ‘fatica’ e la capacità degli uomini del Risorgimento che,
inserendosi abilmente nelle trame filo-divisioniste delle potenze europee e
del Papato, riuscirono a creare l’Italia unita.
Parallela al difficile percorso politico la ‘questione della lingua’ ha lungamente angustiato l’Italia. Da Dante in poi, nonostante la divisione
della nostra penisola, il volgare s’impose, attraverso una straordinaria
fioritura culturale, e si diffuse in Europa. Il rafforzarsi degli Stati nazionali in Europa, tuttavia, dal 1600 in poi indebolì la forza culturale di
una lingua che non riusciva più ad imporsi: mancava uno Stato unito
che la sostenesse.
L’Italia, dunque, arrivò ai prodromi della sua unificazione con una situazione particolare poiché era ancora divisa a livello politico ma possedeva
una lingua comune e la possedeva addirittura dal Trecento, con un suo
vocabolario (quello della Crusca del 1612) e regole grammaticali delineate da Pietro Bembo e caratteristiche arrivate immutate fino all’Ottocento.
Eppure, era una lingua che veniva usata prevalentemente dagli scrittori,
più ancora che dalle classi colte, e questo la separava dai più che continuavano ad usare il proprio idioma dialettale.
Il percorso politico e quello linguistico si intersecano nel momento in cui
viene unificato il Paese, perché la lingua comune è fattore di coesione, è
comunicazione all’interno e forza espansiva all’esterno, è il ‘genio di una
nazione’ ma, allo stesso tempo, la lingua ha bisogno di una nazione solida
e unita che la sostenga, la diffonda, la salvaguardi, la insegni, la senta
come fondamento ineludibile per tutte le altre esperienze linguistiche .
mdf
Ashby e l’Abruzzo
Inaugurata a Teramo, presso il Museo Archeologico ‘F.Savini’, il 26 novembre, la
mostra fotografica “Ashby e l’Abruzzo- Immagini e memoria (1901-1923)”.
L’iniziativa culturale, molto prestigiosa, è stata promossa dal Rotary Club Teramo
est ( presidente Nino Pierantozzi).
Teramo è l’ultima tappa della mostra itinerante ‘Ashby e l’Abruzzo’, curata
dalla British School at Rome, e dedicata a Thomas Ashby, archeologo inglese( 1874-1931) che a lungo soggiornò a Roma, spinto dall’interesse per gli
studi classici e la passione verso i monumenti antichi dell’Italia. Direttore
dal 1906 al 1925 della British School at Rome, oltre all’impegno nell’archeologia, che gli procurò molti riconoscimenti, Ashby fu uno ‘scienziato’
eclettico: le sue ricerche spaziarono dal settore
archeologico e topografico a quello dell’architettura,
della storia dell’arte e del collezionismo antiquario.
Non si può,inoltre trascurare l’interesse di Ashby per
la fotografia :sarebbe ignorare uno dei suoi principali strumenti di lavoro. Sin da giovane capì il valore
documentario della fotografia che utilizzò costantemente come appunto visivo. Creò un archivio personale di ricerca che aveva anche lo scopo di fornire
illustrazioni per le proprie pubblicazioni. Le fotografie che Ashby scattò personalmente sono circa 9.000
e furono realizzate fra il 1890 e il 1925.
Tra esse ci sono circa 150 immagini inedite che T. Ashby, gente d’Abruzzo
riguardano l’Abruzzo, regione che l’autore ebbe
modo di visitare più volte tra il 1901 e il 1923. Si tratta di suggestive immagini di monumenti, di siti archeologici, di centri abitati e paesaggi, ma
soprattutto prevale l’interesse per l’aspetto etnografico, per la cultura popolare italiana. Negli anni della sua ricerca osservò personalmente feste e riti
di molte località italiane, prese appunti e, scattando fotografie, raccolse
informazioni dai parroci, dagli abitanti dei luoghi visitati. L’elemento
umano è fortemente caratterizzato dall’ambiente e dall’epoca. Contadini,
personaggi con i costumi tradizionali, sono stati ritratti da Ashby prevalen-
temente in gruppi mentre partecipano alle caratteristiche processioni in
occasione di feste religiose, o durante lo svolgimento di fiere paesane. Le
fotografie di genere antropologico testimoniano il grande interesse che l’autore ebbe per gli aspetti del “paese reale”. Egli ha raccolto la straordinaria
eredità dei viaggiatori inglesi e rientra in quella schiera di esploratori che
attraversarono la penisola italiana a piedi o in bicicletta, percorrendo itinerari non convenzionali, lontani dalle grandi città. Si lasciò dietro alle spalle
le strade battute per avventurarsi attraverso percorsi montani impervi o sentieri di campagna, pervaso dal desiderio di scoprire le tante realtà delle province italiane e di attingere direttamente alla fonte di quella cultura.
L’Abruzzo, terra integra per l’isolamento secolare in cui era rimasta, si rivelò una regione ricca di antiche tradizioni e di monumenti da esplorare.
Della realtà abruzzese, il ‘fotografo’ non trascurò
nulla e da profondo osservatore prese appunti e
immortalò tutto ciò che ne faceva parte e fissò definitivamente i monumenti e gli eventi che ebbe modo
di osservare contribuendo a diffondere la conoscenza dell’Abruzzo in Europa.
La mostra, dunque, può considerarsi un itinerario
tra “immagini e memoria”, straordinario percorso tra
luoghi, situazioni, volti, costumi e paesaggi
dell’Abruzzo del primo ‘900, un mondo che non
esiste più.
L’ esposizione riesce ad attirare l’interesse di studiosi e ricercatori di archeologia e antropologia , grazie alle immagini mai
pubblicate in oltre un secolo di storia, ma mira ad attirare anche l’interesse
del grande pubblico: approfondire la conoscenza culturale del territorio,
riappropriarsi della memoria di luoghi e situazioni ormai perduti, è presupposto essenziale per una migliore tutela, per una corretta gestione e per una
significativa valorizzazione del nostro patrimonio culturale.
La mostra resterà aperta fino al 18 maggio 2012
Una bella domenica
Domenica 20 novembre, gli Amici della Musica della Società ‘P. Riccitelli’ di
Teramo, sono stati a Roma, all’Auditorium Parco della Musica, e nella splendida Sala santa Cecilia, hanno ascoltato il concerto diretto dal M° Claudio
Abbado con l’ Orchestra Mozart e l’Orchestra e il Coro dell’Accademia di
Santa Cecilia. Di ispirazione shakespeariana il programma: nella prima parte
la fantasia sinfonica op. 18 La Tempesta di Ciajkovskij , nella seconda le musiche di scena che Dimitrij Šostakovic compose per il film King Lear, di
Grigorij Kozincev (URSS/1971). Suggestiva l’esecuzione mentre scorrevano
in contemporanea alcune scene del film, proiettate con l’ audio originale sottotitolato. Un concerto nel suo insieme perfetto e ‘sublime’, per la compattezza e i colori dell’orchestra, per la raffinatezza delle voci del coro e dei solisti tra cui spiccava Anna Caterina Antonacci, per la classe del direttore che
ha guidato con tocco magistrale la grande massa di esecutori. A ciò si
aggiunga la bellezza del luogo che ospita tali eventi: l’Auditorium Parco della
Musica, progettato dal celebre architetto italiano Renzo Piano. Già l’esterno
della struttura provoca stupore e ammirazione per l’italico genio che, in tanta
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la tenda n.9 novembre 2011
nazionale approssimazione, riesce a produrre architetture a dir poco straordinarie. In questo complesso multifunzionale si avverte subito che l’intero
spazio urbano ed architettonico ruota attorno all’idea principale della centralità della musica: tre sale da concerto sono collocate in edifici di diverse
dimensioni e di forma simile a quella di scarabei, coperti con lastre di piombo e disposti a raggiera attorno ad un grande anfiteatro all’aperto, la cavea,
che può accogliere circa 3.000 spettatori. Lo spazio circostante è occupato
da altre strutture - ambienti di servizio, studi di registrazione, sale prove, e
intorno all’insieme degli edifici corre un vasto terrazzo praticabile. L’interno
colpisce per l’ampiezza degli spazi che non danno senso di vuoto e di smarrimento, ma sembrano, invece, avvolgere lo spettatore.
Non è mancato un pizzico di ‘mondanité’: inaspettatamente, per i numerosissimi peones presenti, sono intervenuti al concerto il Presidente
Napolitano, il Governatore della BCE Draghi, il Sindaco di Roma
Alemanno e tanti volti noti della politica e dello spettacolo. Una domenica
di concert..azione!
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CULTURA
Peccati di gola
Recentemente, in una intervista, Alain Ducasse, il cuoco più stellato del
si come il gulasch cucinato ad opera d’arte da Katharina Schratt. Galeotte
Pianeta, lo chef da Guinness dei primati, l’unico al mondo con tre ristoranti
furono le ricette di Rosa Vercellana. Era il 1848; il futuro Re Vittorio
tutti premiati da ben tre stelle Michelin- il Louis XV di Montecarlo,il ristoranEmanuele II era piccolo, brutto e donnaiolo, Rosa era una donna del popolo,
te dell’Hotel Dorchester a Londra e quello del lussuosissimo Plaza Athénée a
bella, discreta ed abilissima in cucina; lo sedusse con brasato al barolo, bagnaParigi - ha ricordato che una decina di anni fa, assieme ad un amico panettiecaoda ed altre squisitezze come le coppe di pere fantasia Conte di Savoia. Nel
re, scrisse una lettera al Papa in cui domandava ufficialmente di cancellare
1869, alla morte della Regina, dopo due figli e ventun’anni da amanti, il Re e
dalla lista dei peccati capitali la gola, la gourmandise, senza ottenerne risposta.
la ‘bela Rosin’ coronarono il sogno con il matrimonio.
Dopo di lui un centinaio di cuochi ha firmato una petizione
Fu Cavour a incoraggiare la relazione breve ma intensa tra
analoga sempre indirizzata al Papa. Anch’essi non hanno
l’affascinate e desideratissima Virginia di Castiglione e
ottenuto risposta in barba a quel Circo Barnum, modaiolo
Napoleone III. I loro incontri avvenivano in Avenue
e mediatico , che è l’enogastronomia mondiale. Proliferano
Montaigne a Parigi. La contessa impiegava ore a truccarsi
trasmissioni televisive e di talent show di cuochi, si moltiplied abbigliarsi per le cene con l’amante a base di zuppette,
cano i libri di cucina scritti da star del cinema e della musiselvaggina, salmone ed aragosta, accompagnati da pregiaca. Pare che sia così dappertutto, anche nei Paesi più poveti champagne e Barolo. Avvenimenti indimenticabili dunri. Pure in Africa, legata nell’immaginario collettivo alla
que si intrecciano alle passioni culinarie di grandi persopenuria di cibo e di acqua, ebbene anche lì, è possibile
naggi, che esprimono culture diverse, pronte ad incontrarseguire trasmissioni con gente che spadella e intanto sprosi in un sapere gastronomico unitario. Il grande Tessitore
loquia. Una giostra incredibile, segno che la cucina è divendell’Unità nazionale, Cavour, era un autentico gourmand
tata un hobby assai popolare e che ovunque ci si interessa
che consigliava ai diplomatici in partenza per le capitali
sempre più a ciò che si mangia. È chiaro che gastronomistraniere di portare qualche bottiglia di Barolo. Egli stesso
Annibale Carracci, il mangiatore di fagioli - 1605
camente parlando, ogni Paese possiede una tipizzazione
lo produceva nelle tenute di Grinzane, mentre in quelle di
perché ciascun popolo, con varianti di clima, di gusto e di
Leri coltivava il riso con tecniche innovative. Tra i suoi
abitudini ha le sue vicende, le sue specialità e le vivande caratteristiche. Oggi,
piatti preferiti c’è un risotto con pomodoro saltato e uova fritte. Da accomperò, la globalizzazione e il velocizzarsi dei ritmi di vita si riverberano anche
pagnare rigorosamente con un bicchiere di Barolo. Frugale, amante di cibi
sulle abitudini culinarie e sull’ utilizzo dei prodotti, che arrivano dalle più
semplici come zuppe di verdura, gallette, pesci alla brace, l’eroe dei due mondi,
disparate parti del mondo; e, pazienza! se non sempre non possiamo far godeGaribaldi, giunto a Marsala fu costretto a misurarsi con una pasta con il
re i nostri palati dei funghi chitake o delle migliori coquilles St.Jacques, delle chele
‘pesto matorocco’, tipico del posto, con pomodoro mandorle e pecorino.
di granchio reale della Kamchatka, dei macaron al gelsomino, del formaggio
Raffinato e golosissimo fu invece Gioacchino Rossini, che visse a lungo a
Fontainebleau avvolto nella mussola e infine di non rendere sapide le nostre
Parigi, dove conobbe i più grandi chef dell’epoca e che amava lui stesso creapietanze con il sale di Guérand o dell’Everest.
re nuovi piatti, assistito dal suo cuoco. Un giorno pretese che gli preparasse
Bisogna ammettere che il senso del gusto ha raggiunto di solito l’eccellenza nei
la carne in sala da pranzo per meglio controllarlo. Alla protesta dello chef il
luoghi e nei tempi, in cui la ricchezza abbondò e le arti belle ebbero il loro
Maestro replicò:” Et alors tournez le dos!“ (e allora giratevi di spalle!). Nacquero
momento migliore. Dell’arte della cucina o arte culinaria sono stati mestri per
così i tournedos , un capolavoro culinario in cui fette di filetto di bue e di panprimi i Romani nell’ultimo secolo della Repubblica e durante l’Impero. Le case
carré, fegato d’oca, tartufo nero di Norcia si fondono in un immortale caposignorili avevano un capocuoco (archimagirus), cuochi (coqui), pasticceri (dullavoro del gusto.
ciarii), addetti ai forni (fornici ari), addetti alle spese (opsanatores). L’uso della
Cultura gastronomica, tradizioni popolari, devozione religiosa, si incontrano
tavola raggiunse i prodigi descritti e biasimati, di volta in volta, da Seneca,
nelle gustose ricette dedicate a patroni, martiri e beati, espressioni di una civilMarziale, Petronio, M.GavioApicio, Macrobio. Memorabile la descrizione
tà popolare tra sacro e profano: pan co’ santi, panini dolci arricchiti con frutta
fatta da Petronio, all’interno del Satyricon, della Cena Trimalcionis che ha un
secca ed uvetta si preparavano nel Senese il 1° novembre; la minestra di san
omologo solo nel Rinascimento nel banchetto fatto allestire da Gian Galeazzo
Lorenzo con la grigliatura finale in forno richiama il supplizio del Santo bruciaVisconti con 18/20 portate: cacciagione farcita, arrosti enormi(si portavano a
to sulla graticola; il pasticcio di lasagne dedicato a San Frediano, il gattò di Santa
Chiara, variante semplice e delicata del classico gateau di patate, che risponde
tavola interi cosciotti), torte a sorpresa dorate e torreggianti.
alla regola dell’austerità proprio dell’ordine delle Clarisse.
L’ufficializzazione della gastronomia come arte verrà da Joseph De Berchoux
Insomma, fatte le debite considerazioni, la buona cucina può diventare “ il
quando nel 1801 pubblica un poemetto sull’arte del mangiar bene intitolato ‘
talismano della felicità”, come recita il titolo del libro di Ada Boni passato
Gastronomia o l’uomo dei campi a tavola’, seguito nei primi anni del Novecento
dalle mani delle nonne alle nostre.
dal manuale di Pellegrino Artusi, L’arte di mangiar bene, diventato un classico,
La realtà, quella fatta da gente comune è diversa; c’è crisi dappertutto e la
entrato allora nelle cucine italiane e sempre attuale. ARTE perché il credo alla
gente vuol essere rassicurata. Che cosa c’è di più rassicurante delle immagini
base di qualsiasi operazione cuciniera è la ricerca di perfezione nella semplipatinate e coloratissime delle riviste di cucina o dei volti luminosi, sorridenti di
cità, raggiungere l’armonia tra prodotti stagionati al punto giusto, cotti al
attrici ed attricette, che come matrioske contengono bellezza e ricette?
punto giusto, conservando il sapore originale di ciascun ingrediente e rispetCerto il tema proposto, svolto con ‘ leggerezza’ potrebbe indurci ad una riflestandone il gusto. Equilibrio e perfezione in sostanza sono le stesse mete che
sione etica e sociale. Il cibo, parafrasando Antonio Gramsci, può aiutarci a
si prefiggono gli artisti nei loro specifici campi di applicazione. Contiguità e
conoscere la realtà per trasformarla. Sono sette i miliardi di abitanti della terra e
complicità sicuramente vi fu, per esempio, tra gli artisti dell’Opera del
tra questi ci sono tutti quelli che non hanno cibo e quelli che invece lo buttaDuomo di Milano ed un cuoco, che utilizzò la polvere di zafferano, che serno; la verità è che riguardo ai mezzi di sussistenza nel mondo tutto va a rotoli.
viva alla colorazione delle vetrate, in un inedito risotto, gioia ancora oggi per
Ma si avvicina Natale! Dietro le vetrine dei negozi ci strizzano l’occhio
i buongustai ed associato più riccamente agli ossibuchi.
prodotti della nostra tradizione abruzzese. E che c’è di più artistico e conIntorno ad una tavola curata e ricca spesso si sono compiuti destini amorosi
fortante che il sapiente connubio tra brodo di gallina, cardo, pallottine,
e politici. Vittime eccellenti dell’incantesimo di ‘un piatto’ preparato dall’amastracciatella del nostro primo piatto natalizio oppure della sinfonia di sapota sono stati vari sovrani europei di fine Ottocento. Straordinari buongustai,
ri - castagne cioccolato mandorle miele- contenuti nell’impalpabile guscio
sensibili alla combinazione di bellezza e buona cucina furono il Principe di
di un caggionetto ?
Galles, futuro Re del Regno Unito, Edoardo VII, Francesco Giuseppe
Marisa Profeta De Giorgio
d’Austria, che ai gusti sobri della moglie Elisabetta preferiva piatti sostanzio-
L’Accademia della Crusca
L’Accademia della Crusca è sorta a Firenze tra il 1582 e il 1583, per iniziativa di cinque letterati fiorentini che si dettero il nome di “brigata dei crusconi”. Già con la scelta di questo nome manifestarono la volontà di differenziarsi dalle pedanterie dell’Accademia fiorentina, alle quali contrapponevano le cruscate, cioè discorsi giocosi e conversazioni di poca importanza. Il
sesto membro, che si aggiunse poco tempo dopo, Lionardo Salviati, dette la
spinta decisiva verso la trasformazione degli intenti dell’Accademia e indicò
il ruolo normativo che da quel momento in poi avrebbe assunto. Il nome
Crusca ebbe un nuovo significato, fissando l’uso della simbologia relativa
alla farina e attribuendo all’Accademia lo scopo di separare il fior di farina
(la buona lingua) dalla crusca, secondo il modello di lingua già promulgato
dal Bembo (1525) che prevedeva il primato del volgare fiorentino, modellato sugli autori del Trecento. L’istituzione assunse come proprio motto un
verso del Petrarca - “il più bel fior ne coglie” - e adottò una ricca simbologia
tutta riferita al grano e al pane. L’opera principale dell’Accademia, il
Vocabolario (1612; ampliato e ripubblicato più volte fino al 1923), ha dato
un contributo decisivo all’identificazione e alla diffusione della lingua italiana. In Italia e nel mondo.
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PARLIAMO DI...
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Cinema
Tu vuo’ fa’ l’americano...
Ve lo ricordate quel film dove un tizio vecchissimo prende un trattorino
tosaerba e se ne va on the road per raggiungere il fratello malato? “Una storia vera”, si chiamava, ed era di David Linch.
E “Transamerica”, ve lo ricordate? Con un trans alla ricerca di se stesso e del
suo rapporto col figlio, un delicato ricamo di sentimenti e affetti nella sterminata pianura americana.
Perciò devo dissentire dall’articolo entusiastico della cara Lumière nel numero scorso della Tenda, a proposito del film di Paolo Sorrentino “This must be
the place” ovvero Questo deve essere il posto: a mio avviso il suo limite principale sta proprio nel fatto che ricorda altri film, detti appunto on the road, che gli
americani sanno fare così bene, tanto da essere praticamente inarrivabili.
Lunghe sequenze sulla route 66, tramonti lilla, campi bruciacchiati color senape, villaggetti mezzo disabitati, case mobili squallide e isolate, tanto che ti
chiedi dove mai i disgraziati residenti vadano a fare la spesa. Tutto questo è,
nel film di Sorrentino, sostenuto dalla formidabile icona di Sean Penn, ex cantante, ex figlio, ex ebreo, ex tutto che, morto il padre, decide di continuare
quello che lui stava facendo, cioè scovare l’aguzzino nazista che lo ha tormentato. Penn - Cheyenne è abbastanza sbandato, ma ha diversi amici che
apprezzano la sua sincerità goffa e confusa e che lo aiuteranno a ritrovare se
stesso e rinascere a nuova vita. La sceneggiatura è un po’ criptica: l’aguzzino viene trovato e lasciato, nudo e smarrito, su un campo di neve…morirà?
Si pentirà del passato? E che ne sarà della sua dolce nipotina Rachel, che ha
ingenuamente rivelato a Cheyenne il nascondiglio del nonno nazista?
Cheyenne-Penn tornerà dalla moglie, che lo ama e lo accetta così com’è,
con tanto di parruccona rock e rossetto, o inizierà, come sembra nel finale,
una vita normale, coi capelli corti, nella vecchia Irlanda?
Insomma, non è che un film debba raccontarci sempre tutto, ma i lunghi
silenzi, le frasi ad effetto, quelle che mentre le ascolti capisci già che diventeranno proverbiali, vanno supportati da un impianto logico-simbolico che
qui invece appare incerto e, sicuramente, già un po’ visto.
Certo, il film è molto fascinoso, con attori, tutti, mostruosamente bravi, ma
Sorrentino si è cimentato con i grandi, e non solo americani, visto che un
altro italiano, tanto tempo fa, se pur con modi e storie diversissime, aveva
sognato e filmato in americano, realizzando Zabriskie Point, ma si chiamava Michelangelo Antonioni.
Lucy movie
Requiem di G.Verdi. Una Messa ‘in Opera’
Nel mese in cui si commemorano i defunti, è giusto riflettere su un momento musicale legato a tale ricorrenza. Fra le tante composizioni “in memoria”
ho scelto la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi sia per il suo grande
impatto drammatico, sia perché rappresenta una delle composizioni sacre
più rappresentate in tutti i teatri del mondo. In particolare è stata uno degli
“eventi” del Festival Verdi di Parma, e nei prossimi giorni sarà eseguita al teatro Bolshoi di Mosca, da poco riaperto.
La composizione di quest’opera è dovuta a un evento luttuoso che aveva colpito profondamente il Maestro di Busseto: il 22 giugno 1873 si era spento
Alessandro Manzoni, di cui Verdi era stato grande, se non devoto, ammiratore. La notizia provocò nel musicista un profondo dolore; egli non partecipò alle esequie, ma concepì subito il proposito di comporre “qualcosa” per
onorare la memoria di colui che usava chiamare “il Santo”.
Prima di allora non aveva composto musica sacra, ad eccezione di un Libera
me per una Messa in memoria di Rossini, mai eseguita. Ma dopo aver visitato la tomba dello scrittore, Verdi decise di comporre una “Messa da morto”,
che avrebbe dovuto avere “proporzioni piuttosto vaste, ed oltre una grande orchestra e un grande Coro ci vorrebbero anche quattro o cinque cantori principali” (lettera a Giulio Ricordi), una messa degna della “memoria di un grande che ho
stimato come Scrittore, e venerato come Uomo”.
Il Requiem è un lavoro di grandi proporzioni( il cui testo è quello della liturgia cattolica, senza Credo), cui l’autore dedicò circa un anno di lavoro e al
quale teneva molto, tanto che non solo si offrì di sostenerne le spese e di dirigere personalmente sia le prove sia l’esecuzione ufficiale, ma si preoccupò
anche di scegliere la chiesa con l’acustica più adatta alla musica ed elaborò
degli schizzi per la sistemazione dell’orchestra e del coro. La prima esecuzione venne diretta dall’autore in occasione del primo anniversario della morte
di Manzoni, nella chiesa di S. Marco il 22 maggio 1874; la celebrazione oltre
che grande momento musicale e culturale, fu un evento mondano dato che
avvenne alla presenza di illustri personaggi ivi convenuti non solo dall’Italia
Follia: sposo me stessa!
ma anche dall’estero. La Messa ebbe un enorme successo e fu replicata più
volte, anche alla Scala dove fu diretta sempre dal Maestro il 25 maggio.
Approdò poi a Parigi all’Opéra Comique il 9 giugno, anche qui acclamata e
più volte replicata nel corso di quel 1874 e nel 1875. A Vienna lo stesso Verdi
diresse il Requiem alla presenza dell’imperatore Francesco Giuseppe, che gli
conferì la Stella dell’Ordine di Francesco Giuseppe.
Questa imponente Messa racchiude tutto il vigore di Verdi e ne rispecchia
lo stile, tanto che qualcuno l’ha definita una “messa laica”, ma in realtà è una
composizione che mantiene le forme e i moduli espressivi della musica sacra,
interpretati “alla maniera verdiana”. La musica evoca il senso della morte e
la tragicità della vita umana, così presente in tutte le opere verdiane, un
senso del dramma che faceva rifuggire l’autore dal genere buffo, infatti la sua
unica opera buffa era stata lo sfortunatissimo “Un giorno di regno”, dopo di
che non riuscì a rappresentare la leggerezza del sorriso e della commedia
fino alla sua ultima opera (Falstaff).
Il senso del dramma si avverte a partire dal declamato iniziale, triste e solenne insieme, dall’attacco del Requiem seguito dal Kyrie (coro e solisti). Ma è
soprattutto nel Dies irae, affidato al coro, tremendo nella sua tragicità, che
l’autore evoca e descrive il mistero della morte, la maestà del Dio giudicante, lo sdegno del Creatore tradito da molte sue creature, il timore del giudizio da parte delle anime, mai sicure di aver meritato il premio eterno. Questa
musica trasmette all’ascoltatore il senso del mistero della fine anche con le
parti più legate ai sentimenti umanissimi dell’uomo; condividiamo, così, la
dolcezza del Lacrimosa (solisti e coro), che richiama un tema del Don Carlos;
il lirismo dell’Ingemisco, un brano forse poco religioso, dalla melodia affine
agli stilemi dell’opera, cavallo di battaglia di tanti tenori; gli accenti meditativi del Domine Jesu (basso); la scintillante fuga a due cori del Sanctus; la
melodia dell’Agnus Dei (soprano, mezzo soprano, coro); la vibrante invocazione del Libera me (mezzosoprano e coro) che conclude il Requiem.
Emilia Perri
Costume
Non è certo da dubitare che viviamo in un mondo di matti! Concetto che può svilupparsi
in molteplici direzioni e con valenze di diverso peso e gravità. In questo clima non ci è voluta molta scienza per fare la celebre predizione circa il 2012: è realmente facile che la “soluzione” (vista chimicamente) “precipiti”, che non assorba più nessun altro elemento negativo e giunga così al collasso. Bella scoperta! Ci siamo arrivati tutti insieme, tutti consapevoli, per colpa di nessuno e di tutti, e tutti irreversibilmente coinvolti. La solitudine si è diffusa come una zizzania. E non è una solitudine semplice. È solitudine l’egoismo ormai legittimato, l’ignorare l’altro mirando al solo proprio utile. È solitudine vivere di brevi, brucianti
emozioni a scapito dell’allignare di sentimenti durevoli, quelli che ti fanno sopportare le
carenze altrui e vederle piccole in confronto alle tue. Solitudine è la sfiducia, ormai congenita un po’ in tutti e rivolta verso tutto. E il peggio è che è sempre motivata. Solitudine è la
paura che chi vive con te possa, all’improvviso, trasformarsi in un mostro pronto a sopprimerti per dare spazio alla sua ingordigia di vita. Una vita che non ti contiene più.
Forse la nostra amica orientale, una singolare donna di Taiwan, avrà percepito il ”muro
di gomma” che è ormai il vero palcoscenico dei rapporti di reciprocità e, certa dell’invincibile forza di questo nuovo caucciù, avrà deciso di non affrontare il problema nientemeno che… sposando se stessa! Il bello è che ha voluto una cerimonia di tutto punto, con
tanto di abito nuziale, anello, invitati e ricevimento.
Folle, plateale, assurdo fatto, ma pure, a guardarci dentro, denso di significati
Stralunato, surreale ritratto di una società che ha perso i connotati.
abc
4
la tenda n.9 novembre 2011
Lirica
La selva delle lettere
Letteratura
Un affascinante viaggio nell’Abruzzo di Silone e nei luoghi che
hanno visto lo scrittore vivere e formarsi,un incontro particolare di
letteratura, guidato dal regista Luigi Boneschi, si è svolto nella
Sala di Lettura ‘Prospettiva Persona’ di Teramo. Così il regista ha
introdotto la sua opera: “Tornare a parlare di letteratura e di classici
in televisione. Questa è la scommessa de La selva delle lettere. Una mini
storia della letteratura italiana in ventiquattro documentari. Ed è la
prima volta che si affronta un progetto organico come questo, che cerca
di raccontare per immagini le vite di narratori e poeti nel modo più
completo possibile. Con grande semplicità, cercando affettuosamente,
di seguire i percorsi. Dove sono vissuti, che suggestioni hanno ricevuto
dalle città attraversate, dalle case abitate, “monumenti” come Dante,
Petrarca, Verga, Pascoli, Pirandello, Montale o Leopardi, Silone o
Grazia Deledda? La selva delle lettere, sarà anche una piccola storia della nazione e un viaggio tra le regioni di quell'Italia che sa ancora essere, malgrado gli obbrobri della modernità, meravigliosamente
poetica. Rivelando che a volte nulla è universale come il racconto del
“natio borgo selvaggio”. L’idea di fondo del progetto? Da un lato che
i luoghi parlino, dall’altro che si possa capire l’opera attraverso la vita.
O in altre parole come dicevano Pavese e Testori, il problema dell'artista è sempre esistenziale”.
TERAMO E DINTORNI
5
La festa dei Maestri sartori
I Maestri sartori hanno celebrato, domenica 13 to!): un abito su misura è solo a misura d’uomo. Il
novembre, a Teramo, la tradizionale festa di sarto ha da sempre rappresentato quell’elemensant'Omobono, protettore dei sarti.
to di equilibrio tra la contemporaneità e la traOmobono Tucenghi (prima metà secolo XII - dizione, dove l’eleganza è soprattutto personali13 novembre 1197), è protettore di mercanti, tà. Questo equilibrio è sempre stato per i
lavoratori tessili e sarti. Fu commerciante di Maestri Sartori un punto di forza nella continua
stoffe stimatissimo in città, abile negli affari e valorizzazione del grande impegno artigianale.
ricco, ma il denaro, nella concezione di I valori protetti e sostenuti dall’Accademia
Omobono, era per i poveri. Un
Nazionale dei Sartori di Roma,
“fondamentale” cristiano, etico e
sono l’eccellenza della tradizione
morale che dovrebbe far riflettere
sartoriale italiana e il lusso di sennel
tempo
che
viviamo.
tirsi unici, indossando un abito
Proclamato santo nel 1199, un
tagliato e cucito su misura”
santo laico, un santo imprenditoPer salvare l’Alta Sartoria su
re, un commerciante del ramo tesmisura delle botteghe artigiane
sile, patrono di Cremona nel
italiane, del made in Italy che crea
1643, sant’Omobono è venerato
ricchezza reale, è giusto che si
oggi anche come protettore delle
facciano avanti giovani volenteropartite Iva.
si ma è altrettanto giusto che lo
La festa dei sarti è un’occasione
Stato faccia la sua parte nei nostri
speciale per riscoprire i valori di
territori, con la scuola e l’univerun mestiere, o meglio di un’arte,
sità. L’alta moda italiana ha fatto
quella sartoriale, purtroppo oggi G.B. Moroni, Il sarto , XVI secolo
storia nel mondo e per studiare
in via di estinzione: sono pochisquella del secolo scorso è nato il
sime, infatti, le botteghe artigiane ancora aper- progetto “Archivi della Moda del ’900”, tenuto
te sul territorio. La festività intende far riscopri- a battesimo dal Ministero per i Beni culturali e
re che cosa significa per i sarti onorare la mas- ambientali.
sima professionale (o meglio, il loro giuramenda Nicola Facciolini
Sei archi talentuosi
Festa di Ognissanti, Nereto, h. 21. Nella bella sala “Allende” del Municipio un concerto d’archi per
due violini, due viole e due violoncelli, affidato al talento, rispettivamente, di Renato Marchese e
Matteo Pippa, Rocco De Massis e Samuele Danese, Antonio D’Antonio e Federico Perpich. Musica
italiana, in armonia con i programmi di celebrazione per i 150 anni dell’Unità: Luigi Boccherini, noto
violoncellista e compositore del ‘700 ed i suoi celebri “sestetti”. Musica esclusivamente strumentale,
dunque, per un pubblico attento ed abituato all’ascolto della buona musica.
Gli ottimi maestri esecutori erano stati già ascoltati a Teramo in un bell’incontro presso la Banca di
Teramo, con lo stesso programma. In quell’occasione era stato necessario aggiungere posti per la
grande affluenza. Molto pubblico che li aveva lì già ascoltati a Teramo ha gradito fare il bis a Nereto
nell’elegante sala cui si può muovere un solo appunto: l’acustica un po’ “asciutta”, buona sì, ma
carente di quella risposta ovattata e sonora allo stesso tempo che non mancava a Teramo. Lodevole
il nostro capoluogo, attento in ogni occasione, al mondo della cultura e dell’arte e capace di non
sfarsi sfuggire “chicche” di questo genere.
Arte e moda
Domenica 20 novembre, nella Sala ‘C. Gambacorta’
della Banca di Teramo, si è svolta la manifestazione
Leadership al femminile: installazione “Arte e
Moda” organizzata dal Soroptimist Club Teramo.
Inserendosi nel tema del 2011del Soroptimist
Club d’Italia “Leadership al femminile”, la sezione teramana lo ha interpretato proponendo la
manifestazione ‘Arte e Moda’. La mostra delle
opere di Ireneo Ianni, ha fatto da cornice alle
creazioni di Daniela Martini, un ‘artigiana’ teramana che cura con maestria lo sviluppo della sua
attività di pellicceria creando capi raffinati e, al
tempo stesso, posti di lavoro. Lo scopo della
serata, che ha avuto come ospite d’eccezione
Maria Ludovica Perissinotto, Miss Eleganza
2011, è incoraggiare le donne a partecipare atti-
vamente alla vita socio-economica. Il Soroptimist
International,infatti, è un’associazione femminile
composta da donne con elevata qualificazione
nell’ambito lavorativo ed opera per la promozione dei diritti umani, per l’avanzamento della condizione femminile,per la realizzazione di reali
pari opportunità e per l’accettazione delle diversità. Nato negli USA, nel 1921, il Soroptimist
International, il termine deriva dalle parole latine
soror e optima, è diffuso in 125 Paesi e conta circa
90.000 socie impegnate nel promuovere e creare
opportunità per le donne .In tale ottica il ricavato della manifestazione teramana servirà ad offrire corsi di formazione “Che sInventano le donne” e
un corso di comunicazione gratuito per trenta
donne.
OSSERVATORIO TERAMANO
Forza Teramo!
Un altro anno… il calendario è alla fine. Possibile
che sia già tempo di bilancio? Pare proprio di sì. E
allora
avventuriamoci
nel
bilancio
alla
teramana:bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?
Dipende dai punti di vista e dalle argomentazioni.
Certo che si poteva fare di più. Molto di più. Ma
in ogni caso cerchiamo di entrare nel merito.
Intanto l’Amministrazione Comunale va avanti fra
rimpastini ed aggiustamenti. Quando mancano
circa due anni alla fine del mandato, il Sindaco
Maurizio Brucchi cerca lo sprint finale e ha già
detto che intende ricandidarsi. E a sinistra?
Aspettano, sfogliano la margherita, ma ai più sembra che un programma non sia stato ancora abbozzato e senza programma sarà difficile trovare
anche un candidato che tenti di strappare l’alloro
al sindaco uscente.
Ma torniamo al bilancio alla teramana. Alcune problematiche sono rimaste quelle dello scorso anno:
parco fluviale abbandonato, giardini trasformati in
spazi riservati ai fagottini dei cani, piccioni che
volano in centro storico e sporcano dappertutto;
lavori pubblici avanti quasi adagio, si attendono i
lavori conclusivi della nuova rotonda lungo lo stradone, si attendono i lavori di ultimazione dell’altra
rotonda al bivio di Scapriano con annesso allargamento del ponte, strade con manutenzioni ridotte
al minimo stagionale… Dall’altro lato ambiziosi
progetti annunciati che però non sono stati ancora avviati. Ma questa è una costante ricorrente,
forse non solo della politica teramana.
Annunciate, annunciate, qualche cosa resterà.Per
il resto, ognuno è libero di aggiungere a queste
proposte su cui riflettere, altre argomentazioni
visto che Teramo resta almeno sotto l’aspetto
meteorologico isola felice. Questo è un dato certo.
Dopo lo scorso 22 novembre è tornata la pioggia
che in altre parti d’Italia ha provocato incalcolabili danni. E allora? Solite luminarie, ultimi acquisti,
regali forse in tono minore, sorprese scontate sotto
l’albero,per un Natale diverso:ce lo auguriamo da
tanti anni, ma fino ad oggi anche Natale è sempre
lo stesso. Affidiamoci quindi alla speranza,non
facciamoci prendere dallo scoramento e facciamo
riaffiorare quella sensazione di gioia che, nonostante tutto, fa pensare che la vita è bella così.
Con i suoi alti e forse e soprattutto con i suoi
bassi, al bando i momenti di sconforto quando ti
sembra che niente abbia un valore! Forza! Risali la
china, capisci che in realtà questa sofferenza sarà
un ulteriore passaggio obbligato verso quel qualcosa di profondo e vero che tutti in questo mondo
meritiamo, nonostante i nostri sbagli, egoismi e
debolezze. Perché l’uomo e la donna sono fatti per
amarsi,comunque e nonostante tutto. Lasciamo
che la speranza non muoia mai,davvero, nonostante tutto. Forza Teramo!
Gustavo Bruno
Vetrina della Libreria Cattolica - Teramo, via della verdura, 4
GANDOLFI E., Piloti di console: giochi e
videogiochi nelle dinamiche culturali, Ed libri
Paoline, Milano 2011, € 10,00.
SEPI M., La nuova fattoria degli animali e l'attuale crisi economica, Citta Nuova, Roma 2011,
€ 4,00.
MONTUSCHI F., Diventare piccoli per essere
grandi, Cittadella Editrice, Assisi 2011,
€ 12,80.
Presso la Libreria Cattolica: punto Internet, fax e
fotocopie. E’ inoltre disponibile un vasto assortimento di articoli natalizi, idee regalo, per un dono
veramente speciale.
il piacere di guidare
Automobili di Patrizio S.p.A.
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la tenda n.9 novembre 2011
5
MOLESKINE - DICEMBRE
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SOCIETÀ ‘P. RICCITELLI’
SALOTTO CULTURALE 2011 con il contributo della Fondazione Tercas
SALA DI LETTURA “PROSPETTIVA PERSONA” via N. Palma - Teramo
CONCERTI
Dicembre ore 17.45
Lunedì 5
donne celebri nella storia
Santa Caterina da Siena
a cura di
Antonietta Balmas Caporale
Lunedì 12
Le donne all’Opera
Norma
a cura di Emilia Perri
Mercoledì 14
XX anni di Prospettiva Persona
Bioetica Laica e personalista
Dibattito
Elio Matassi
Emilio De Dominicis
Antonio D’Amore - Moderatore
Sabato 17
Incontriamo i giovani artisti
a cura di Gabriele Di Cesare
Martedì 20
Concerto di Natale
Coro Sine Nomine
Ettore Sisino-direttore
Sala riscaldata
Teatro Comunale-Teramo
lunedì 12 dicembre -ore 21
Orchestra Filarmonica di Belgrado
Charles Munroe, direttore
Stefan Milenkovich, violino
Concerto di Natale
Teatro Comunale-Teramo
mercoledì 21 dicembre -ore 21
Clifton Ross, conductor
Howard Gospel Choir
Musiche di Paganini,Saint-Saens, Liszt
Parco della Scienza -Teramo
martedì 20 dicembre ore 21
Orchestra Sinfonica Abruzzese
Coro del Teatro Marrucino
Donato Renzetti, direttore
L.Van Beethoven Sinfonia n. 9
DANZA CLASSICA
Teatro Comunale-Teramo
lunedì 5 dicembre - ore 21
Moscow Ballet “La Classique”
Il Lago dei Cigni
“La Sapienza Risplende - Madonne d'Abruzzo tra Medioevo e Rinascimento”
Il 17 novembre 2011 si è inaugurata, presso la Pinacoteca Civica di di Teramo,la
mostra dedicata alle Madonne lignee d’Abruzzo, realizzate tra il Medioevo e il
Rinascimento.
Da un’epigrafe che si legge in calce alla superba Madonna duecentesca di
Sivignano, “Nel grembo della Madre risplende la sapienza del Padre”, trae ispirazione il titolo della mostra, curata da Lucia Arbace e da un folto comitato scientifico, nella quale viene presentato un insieme assolutamente eccezionale di dipinti e sculture lignee di area abruzzese che coprono l’arco cronologico tra la fine del XII e gli inizi del XVI secolo
È la certezza che proviene dalla sapienza a stringere un nesso concettuale fra
queste superbe raffigurazioni mariane, che fondono il carattere popolare con
l’intonazione aulica della regalità di Maria “sedes Sapientiae” e Madre.
Alcune di queste opere non indenni dai terribili effetti del terremoto del
2009, hanno avuto un sapiente restauro che ha restituito all’antico splendore e alla fruizione del pubblico, un patrimonio d’arte straordinariamente
importante e amato, benché ancora troppo poco conosciuto, testimone di
una sintesi di influssi di varia origine culturale e di una devozione profondissima, che si manifesta tuttora nelle processioni e nella presenza, in
Abruzzo, di una fitta serie di santuari.
La mostra comprende una ventina di esemplari di notevoli dimensioni, fra
i quali non mancano alcune Maestà più grandi del naturale, che nell’imponenza della rappresentazione e nella smagliante veste cromatica esercitano
su qualunque osservatore un indubbio fascino, ed è caratterizzata dal forte
accento sul quale si fonda il titolo.
L’esposizione mette insieme esemplari medievali e rinascimentali, in una
continuità sancita innanzitutto dal tema mariano e poi dalla connotazione
geografica, che, sul piano stilistico, si riveste di una peculiare intensità; le
Madonne con Gesù Bambino ostentano infatti una intensa vivacità di affetti, sia quando sono atteggiate alla pensosa severità degli sguardi, sia quando entrano in affabile rapporto con chi le osserva.
Per questa ragione non sono mai “distanti”, perché sono concepite in un
dialogo; affermano in tal modo sia la loro umanità, ma nel contempo la loro
divinità, segno eloquente di come l’arte popolare sia innanzitutto “arte per
il popolo”, intesa per essere capita da una realtà più varia possibile di persone. L’articolato capitolo della scultura lignea e della pittura abruzzese
medievale e rinascimentale rappresenta un fatto d’arte autonomo, pur nelle
relazioni che le arti abruzzesi stringono con la cultura figurativa umbra e
laziale. In età medievale sopravvive, almeno sino alla fine del XIII secolo, il
substrato bizantino, così influente nell'arte italiana. L’autonomia dell’arte
abruzzese viene poi riconfermata nel Rinascimento, momento che assiste
alla presenza di artisti del calibro del pittore Saturnino Gatti e dello scultore Silvestro dell’Aquila.
Il catalogo è edito da Allemandi
La mostra sarà aperta fino al 31/01/2012
Napoletango
La famiglia Incoronato è famosa a Napoli e sul
territorio della regione. Essa si sposta come un
chiassoso circo familiare, viene chiamata per
cerimonie religiose e feste di paese. È la prova
vivente della specializzazione dell’artista, e la
specializzazione è il tango. Non il walzer, non la
samba, non il fox-trot o il liscio, ma il divino, tragico e sensuale tango argentino. Come lo abbia
imparato e da chi è un vero mistero.
Sta di fatto che ormai da quattro generazioni la
famiglia Incoronato detta legge in materia.
Una famiglia allargata da sempre nuovi elementi.
Tutti che ballano il tango, a Napoli, ed è subito
Napoletango. È il trionfo della vita sull’accademismo, della bruttezza sulla bellezza, del sangue
versato per amore, contro i sentimenti prudenti e
intimisti. La famiglia si esibisce in balere, in
caffè, in stazioni ferroviarie, circhi, palestre,
attraverso filastrocche, canti della terra, canzoni
patriottiche, danze ritmate dai propri sentimenti
urgenti, necessari. Come dire: la vita è un grande
tango che si svolge dalla mattina alla sera. Lo
spettacolo è un inno alla vita senza i freni della
cultura borghese e senza la ricerca affannosa
ASSOCIAZIONE ‘BENEDETTO MARCELLO’
CONCERTI - Sala San Carlo-Museo Archeoilogico Teramo
Aperitivo in musica
Il solista e l’orchestra
DOMENICA 4 -
ORE
17.30
Orchestra da camera ‘B.Marcello’
Mario Ruffini - direttore
Musiche di J.S.Bach
la tenda n.9 novembre 2011
Società ‘Primo Riccitelli’
PROSA
Teatro Comunale -Teramo
martedì 6 dicembre - ore 21.00
mercoledì 7 dicembre - ore 17.00
mercoledì 7 dicembre 2011 - ore 21.00 -
Napoletango
musical latino-napoletano
con un tema originale di Luis Bacalov
Ideato e diretto da Giancarlo Sepe
DOMENICA 11- ORE 11.00
Un viaggio da... favola
Emilia Zamuner voce
Maria Sbeglia pianoforte
Musiche dai più bei film di Walt Disney
Concerto dedicato ai bambini in collaborazione con l’Unicef di Teramo
ZURIGO
DOMENICA 18 - ORE 11.00
‘Puer natus- il mistero della natività’
L’Aquila altera ensemble
Gentile Lea Norma sas
Via Paris 16 - 64100 Teramo
Tel. 0861.245441 - 0861.240755
Fax 0861.253877
Musiche del Medioevo e Rinascimento
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della bellezza, oggi la vera discriminante tra ciò
che conta e ciò che va buttato via.
Diciannove attori che cantano e ballano e suonano musica dal vivo e musica registrata, canti,
gastronomia, suoni e fuochi artificiali.
7
Paralipomeni della nostra vita -
libro di Pasquale Adorante
Il ricordo é un modo d’incontrarsi - affermava Kahlil Gibran, un incontro che
si ripete tutte le volte che si torna indietro con la memoria, anche quando
le coordinate del tempo e dello spazio fisico non ce lo consentono. Un
monumento più duraturo del bronzo che ci permette di non morire del tutto,
ammoniva Orazio, o addirittura ci rende eterni se lo perpetuiamo attraverso l’arte nell’“illusione” foscoliana. Forse per questa finalità o più semplicemente per oggettivare su carta un mondo passato di emozioni da condividere con gli amici di sempre, Pasquale Adorante, teramano di nascita e di
studi fino alla maturità classica, riminese di adozione per famiglia e lavoro,
ha voluto affidare alla scrittura la memoria di eventi giovanili. La storia si
dipana dagli anni ’60 (“Correvano gli anni ’60...” è l’incipit) attraverso flash
di storie vissute con amici, ragazze, familiari, insegnanti, prima a scuola, al
Liceo classico di Teramo, poi all’Università, a Bologna. Frammenti di vita
vissuta, apparentemente giustapposti come “disiecta membra”, brandelli in
sé conclusi ma cuciti insieme “con l’ago della mente ed il filo dell’anima”,
per dirla con la metafora poetica usata nella prefazione dall’amico più caro,
Francesco Zippilli, compagno di liceo e di goliardate. Forse lo spirito goliardico può ritenersi il collante unificatore di tutte le tessere, i paralipomeni del
titolo, che alla fine si ricompongono in un mosaico policromo. I ricordi si
intrecciano e si sovrappongono secondo rapporti di analogia o contrasto,
sovvertendo il nesso consequenziale e le coordinate spazio-temporali con
analessi e prolessi, per ricostruire un tempo misto interiore, una sorta di
geografia dell’anima. L’io della scrittura autobiografica tende ad identificarsi con quello degli amici, in una dimensione corale di condivisione di scherzi, giochi, vivande e brindisi, citazioni di classici sempre amati , quei “canti
sparsi che aleggiano” negli incontri che da allora continuano a ripetersi in
forma allargata alle rispettive famiglie, incontri “di amicizia e di memorie,
tra coppe e vivande”. Sullo sfondo, uno studio matto e disperatissimo…
Pagine pluritonali, dallo stile vario, che si modula secondo il variare delle
emozioni e degli stati d’animo rivissuti dall'io retroattivo: si apre con la
spensieratezza goliardica, passa ad una pensosità riflessiva e a volte assume
toni malinconici e perfino amari. In mezzo, c'è tutta la parabola di una vita.
Il tono dominante è un po’ picaresco e furfantesco, alla maniera di
Gargantua e Pantagruel, ma spesso avvolto da una patina elegiaca dovuta
alla nostalgia delle cose che finiscono. La materia è prevalentemente narrativa, scritta con brio ed agile disinvoltura stilistica, con una prosa ammiccante e generalmente ironica ma venata anche dalla nota nostalgica. Nella
sua varietà tematica e tonale, ci immerge dentro gli stati d'animo e i luoghi
del passato, rendendo palpabile l’atmosfera di quegli anni, con una scrittura sospesa tra il realismo magico di “La dolce vita” di Fellini e il realismo
mordace e graffiante di “Amici miei” di Monicelli. Con la gradevolezza di
una sintassi fluida ed il sorriso bonario dell'occhio ironico, spesso lega
anche la storia civile di respiro nazionale con quella a dimensione locale e
privata, abbandonandosi all’onda emotiva dei ricordi, sempre con un tono
affabulatorio piacevole ed evocativo. Il ritmo narrativo è sempre molto
sciolto e aderente ai fatti, a volte più rapido, a volte più lento, secondo la
velocità del racconto, attraverso il quale anch’io ho rivissuto schegge di storia adolescenziale di una Teramo vista all'epoca attraverso “le gesta” di mio
fratello, prima che la contestazione del '68 travolgesse quella spensieratezza.
Elisabetta Di Biagio
Caccia al tesoro... d’arte
Poesia di Novembre
Si prende la SS 81 che da Teramo porta ad Ascoli partire dal 1153 con Papa Anastasio IV, che le concesse
Piceno. Appena fuori città si imbocca una strada a sini- il titolo di pievania (proprietà del Vescovo di Teramo).
stra e si seguono le indicazioni per Castagneto: in cima Ebbe giurisdizione su moltissime chiese della zona e lo
ad una piccola altura, si trova la piccola e suggestiva stesso Duomo di Teramo, prima della consacrazione nel
Chiesa di Santa Maria de
1176, dipendeva da questa chiePraediis o in Praediis (oggi detta
sa. Atti vescovili e reali (1310,
anche “Madonna degli Angeli”).
1324, 1361) le confermarono la
Questo piccolo tempio medievapossibilità di celebrare una fiera il
le,costruito tra il 900 e il 1000
giorno dell’Assunta, molto grancon materiali di spoglio di tre
de e rinomata, che si mantenne
monumenti che oggi non esistofino al ’500. All’interno sono
no più (il castello di Pantaneto,
ancora visibili i resti di alcuni prela villa romana di Colle Caruno e
gevoli affreschi, come una
il tempio di Vesta a Castagneto),
Madonna con Bambino del ’700,
trae il nome dalla posizione a
un San Sebastiano di fine ’500,
mezza via tra campagna e monaltri datati ed alcuni senza iscriSanta Maria de Praediis (foto F. Mosca)
tagna: praedium in latino signifizione. Nel 1597 fu fatta dal
ca ‘campo,podere, fondo’ e di conseguenza de praediis Vescovo una radicale ristrutturazione e la chiesa, però
può intendersi “di campagna” o “in mezzo ai campi”. Si presto finì sempre più in stato di abbandono (il tetto
presenta in un semplice e lineare stile romanico con cedette nel 1611 e fu ricostruito in malo modo solo 3
tetto a capanna, abside e campanile a vela in linea con anni dopo) per secoli dimenticata la chiesa, finalmente
la facciata. Il grande ambiente interno è suddiviso in tre nel 1977, subì un restauro che l’ha riportata all’originapiccole navate. Si tratta di una delle più antiche chiese rio splendore.
della provincia di Teramo, acquistò molto prestigio a
Turista curioso
Horribile visu
Era un bel po’ che non tornavo a Firenze e sono andata tutta gasata per rivedere gli Uffizi e per ascoltare il concerto di Zubin Mehta al Comunale: tutto
bene, ovviamente, ma la città….si merita l’horribile visu di questo mese.
Sul ponte Vespucci brillano i cofani delle auto in coda? beh, non sono fer
me al semaforo, ma semplicemente parcheggiate lì,con le corrusche lamiere sospese sull’Arno d’argento. Volete visitare chiese? Dovete sbrigarvi perché molte, come il Carmine con gli affreschi di Masaccio, chiudono alle 17
ma il botteghino alle 16,30. Avete prenotato gli Uffizi? Vi meritate comunque una bella fila di tre quarti d’ora, in piedi. Se poi vi punge vaghezza di
usare un taxi, inutile cercarlo, tra Palazzo Pitti, dove pure lo spazio ci sarebbe, e Ponte Vecchio: triste e solitario un cartello blu indica la fermata, ma
senza il numero telefonico. Alla fine il taxi arriverà da chi sa dove, con
molta calma e col tassametro in stadio avanzato di percorrenza. A fronte di
questi disservizi la città offre un formicaio fitto di turisti, prezzi stellari e
molto sussiego… ma Matteo Renzi insieme ai seniores di partito vuol rottamare anche Firenze?
Catone il censore
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno; solo, alle ventate
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cadere fragile. E' l'estate,
fredda, dei morti.
G. Pascoli
Quattro movimenti
Andrea Cati ha vinto il Premio
Pescarabruzzo, sez. giovani, con il
libro “Quattro movimenti”.
Esperienze fugaci, nostalgiche
memorie, amori dissapori, veli
d’ombre del vivere quotidiano temprati dall’uso sapiente della parola,
lungo “chilometri di silenzio”.
Andrea Cati ci conduce su campi
lunghissimi, risvegliando luoghi nomi
situazioni, respirando odori delle
case, baci rubati e chiaroscuri di
sguardi. All’ombra dei ricordi. Poesia
figurale di fughe d’albe e tramonti,
frammenti di storie sospese che
ricompongono l’armonia dell’essere.
Poesia di silenzi, di un buio-luce che
sgreta la ruggine del tempo. Un labirinto percettivo di parole come fiori
d’autunno, di rimandi a lievi cortine
di senso, a rimossi di un vissuto
vibrante, di raffinata sensibilità. Il
poeta scruta la profondità dell’io
come specchio d’identità con metafore pregnanti, ossimori, enumerazioni
che prolungano all’infinito l’incanto
di suoni, di colori. E sembra fermare
l’attimo. Con lucido distacco, Cati
distoglie lo sguardo dal mondo dell’indifferenza, plasma ricrea atmosfere con sequenze di parole e immagini
per ricomporre “l’insostenibile leggerezza dell’essere”.
Grazia Di Lisio
la tenda n. 9 .novembre 2011
7
Letteratura e swing
SATURA LANX
8
Gusto letterario
“Un cannone sepolto sotto i fiori”… il giudizio che Robert Schumann ebbe a cio di se stessi. Come in un gioco di scatole cinesi la vicenda dei due innamodare della musica di Chopin si può adattare benissimo ai Promessi Sposi di rati, Renzo e Lucia, non è che l’involucro esterno che racchiude un mondo
Alessandro Manzoni. Nulla sembra più prevedibile della favola sulla quale è di sentimenti forti e segreti, sottoposti ad inaudite pressioni di forze immencostruito il romanzo: due giovani si amano e vorrebbero sposarsi, ma un se quali la Storia e la Fede. Da una parte gli eventi privati dei due giovani
signorotto prepotente, incapricciatosi della fanciulla, decide di impedire il sembrano disperdersi nel vortice di un secolo, il Seicento, splendido e selmatrimonio. Seguono peripezie che coinvolgono i protagonisti della vicenda vaggio, pieno di incongruenze e paradossi; dall’altra la vicenda dell’Opera
fino ad arrivare alla soluzione finale, per cui il
anche quella realmente storica, è sottoposta
malvagio muore e l’amore trionfa. Tutto parreb- “Alexandre (…) a entrepris de représenter les milanais de
al vaglio della Fede cristiana che tutto trasfibe in apparenza obbedire a rassicuranti e con- 1630 (…). Une peste qui a ravagé la Lombardie (…), le
gura. Tali entità innescano un processo dialetvenzionali schemi borghesi di un romanzo fameux process que nous appellons de la Colonne Inf^ame
tico di tesi-antitesi e risolvono la loro interad’amore dell’Ottocento, con lieto fine di pram- (…) va lui fournir assez de matière pour enter la fable du
zione in una fase sintetica che vede la
matica… Solo che i protagonisti sono due Roman sur des faits avérés (Ermes Visconti- Lettere)
Divinità quale reale e assoluta protagonista.
poveri contadini vissuti nella Lombardia del
Il Dio tanto invocato e sospirato nell’arco di
XVII secolo, la medesima epoca in cui L’Amore è necessario a questo mondo: ma (…) vi hanno altri
tutto il romanzo non è dunque Trascendenza
Alessandro Dumas ambientava “I tre moschettie- sentimenti dei quali il mondo ha bisogno (…) come sarebbe
astratta ed estranea alla storia dei personaggi,
ri”, celebre romanzo di cappa e spada. Quanta la commiserazione, l’affetto al prossimo, la dolcezza, l’indulma è figura agens Egli stesso, incarnandosi nel
diversità però tra l’opera dell’autore francese e genza, il sacrificio di se stessi : oh di questi non v’ha mai
processo di sviluppo che vede Storia e Fede
quella di Alessandro Manzoni: la prima affasci- eccesso. (A. Manzoni, Fermo e Lucia- t II, cap. I)
operare contemporaneamente sulla stessa
na certamente per l’intreccio, il dinamismo e la
scena. Manzoni crea in tal modo, senza che il
brillante e arguta scrittura; al confronto l’opera del milanese sembra quasi lettore ne abbia piena consapevolezza, il vero Personaggio - chiave dell’inteavvolta da un velame dolciastro e appiccicoso che apparentemente smorza i ra opera: un Dio immanente e proteiforme che volta a volta si fa entità fideicolori della vicenda rendendola monotona e scontata. È però altrettanto stica e storica, o addirittura Natura giustiziera dell’umanità condannata per
vero che i Promessi Sposi non sono un romanzo d’azione tout court, bensì di le sue follie e i suoi peccati. Le personae tragicae dei Promessi Sposi non vivoprofonda meditazione dove gesti, parole e pensieri dei personaggi, pur no quindi in maniera esclusiva e puramente romanzata le loro vicissitudini,
inquadrati in una dimensione terrena di un quotidiano storico e vero, alludo- ma le rimandano alla Morale cristiana, universale discrimine della condiziono sempre ad un Mondo Superiore cui si dovrebbe tendere. Manzoni non ne umana che pone dure ed inflessibili regole di vita agli uomini, ma mostra
promette nulla ai suoi venticinque lettori; si limita a prenderli delicatamente contemporaneamente anche la strada per costruire un’esistenza il cui fulcro
per mano e a guidarli alla progressiva conoscenza di un Amore perfetto, è un sereno e fiducioso abbandono nell’accettazione della voluntas Dei.
inteso come commiserazione, affetto al prossimo, dolcezza, indulgenza e sacrifiB.D.C.
Carta di Puebla 2011
Studiosi universitari e ricercatori di sei nazioni, tra
cui Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola, riuniti nella città di Puebla in Messico per partecipare
al XII Incontro internazionale dei Centri di cultura “Genere e femminismo in prospettiva”, convocato
dall’Università Popolare Autonoma dello Stato di
Puebla (UPAEP), dopo tre giorni di riflessione e
dialogo sul tema, facendo perno su una antropologia umanista che pone al centro la persona, si
impegnano a:
-Continuare ad approfondire la relazione uomodonna, fondamento della famiglia, a partire dalla
natura sessuata, nella convinzione che i modelli
attribuiti ai due sessi possono variare nel tempo e
nello spazio, ma la identità sessuale della persona
non è una costruzione culturale o sociale.
Appartiene al modo specifico nel quale esiste la
immagine di Dio;
-Lavorare con discernimento per distinguere la
ideologia del genere dalla prospettiva della ottimizzazione delle relazioni tra uomini e donne;
-Promuovere la realizzazione di incontri, corsi, iniziative, progetti che mettano al centro problematiche relazionali, nell’ottica della reciprocità e
dalla corresponsabilità. Tra i possibili ambiti di
ricerca: il sostegno alle famiglie favorendo l’unità
coniugale, la procreazione e un migliore equilibrio
tra mondo del lavoro e quello domestico, la legislazione sul lavoro nelle sue ricadute sulla donna e
sull’uomo, la partecipazione sociale e politica di
entrambi, la corresponsabilità del padre e della
madre, la sensibilizzazione dei mezzi di comunicazione sul tema, l’educazione dei ragazzi e dei
giovani nella prospettiva della reciprocità;
- Assumere il modello della “reciprocità nell’uguaglianza e nella differenza”, superando “la relazione di subordinazione e di complementarietà, così
pure quella astratta dell’assoluta uguaglianza…
Questo nuovo modello è chiamato anche
Trasformativo, in quanto comporta un compito di
superamento e di trasformazione sia della relazione tradizionale di inferiorità/complementarietà,
sia quello della relazione femminista radicale
della parità/identità astratta, in una relazione di
relazionalità/reciprocità sulla base dell’equivalenza» (Gianfranco Ravasi).
-Far ascoltare la nostra voce nei distinti luoghi
(areopaghi) culturali e nell’ambito pubblico,
secondo le competenze proprie di ciascuno;
-Generare una sinergia che si trasforma in comunione di intenti e in lavoro di rete.
TACCUINO
Rallegramenti a Grazia Di Lisio che ha vinto il terzo
premio assoluto nel Premio Poesia edita “Leandro
Polverini”, di Anzio, con il volume Annoda fili acquei
(Gedit 2008 Bologna).
Convegno
Il prossimo febbraio 2012 si terrà presso la
Fondazione Pini-Gelsomini che ha sede
nel Convento delle Suore Casoratine di
Acerra, il I° Convegno di studi riguardante il Carteggio Leopardi- De Praediis.
Sarà appena il caso di ricordare l'influenza
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che il Recanatese ebbe sul giovane poeta di Ancarano, influsso testimoniato dalla fitta corrispondenza che i due intrattennero fino alla morte del Leopardi. Il Convegno promette sensazionali rivelazioni non solo sulla produzione di Divinangelo
De Praediis, ma anche su alcuni aspetti controversi della personalità del Leopardi.
Info: www.fondazionepinigelsomini.it
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