qui… - Motoclub Saronno
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Buon compleanno Black ARIEL La leggendaria moto inglese ha festeggiato l'ottantacinquesimo compleanno. di Mauro Preti T utto comincia nel lontano 1870 quando dalla produzione di bicicli tipo penny and farthing, quelli con la ruotona enorme davanti e la posteriore piccolissima, in una fabbrica di velocipedi inglese, emerge la necessità di alleggerire quella ruota gigantesca, nasce l’idea della ruota a raggi tangenti, straordinariamente leggera e resistente ”leggera come l’aria”. A questo punto il nome che viene dato all’azienda è quello dello spirito dell’aria, ARIEL, a sottolineare la principale caratteristica dell' innovativa ruota prodotta, all’inizio solo per applicazioni sui velocipedi con la ruotona. Il nipote di uno dei fondatori, artefice dell’innovazione, fa una altro passo avanti e prefigura anche la moderna bicicletta, cosi come la intendiamo oggi, ruote uguali, pedali al centro del telaio, trasmissio- ne a catena. Questo comporta un grande successo sul piano industriale ma non su quello economico, non modificando la situazione di scarsa liquidita che affligge ciclicamente l’azienda, da qui vari cambi di proprietà e di teste pensanti, ed una situazione che rallenta le innovazioni. Il grande fermento internazionale che inizia a diffondersi attorno all’applicazione dei motori a ciclo otto ai mezzi di locomozione, contagia il mondo della bicicletta, la Ariel si presenta a questo cambiamento epocale con un buon telaio ma a causa della lentezza decisionale della dirigenza non dispone di un motore proprio, per questo inizialmente vengono montati motori De Dion, Kerry quindi White & Poppe in varie cilindrate e configurazioni, l’ingresso in azien- da nel 1925 di Val Page, un valente progettista di motori veloci, aprì la strada alla produzione dei motori, naturalmente secondo il classico schema inglese, monocilindrico a corsa lunga, cambio separato, sia in versione a valvole laterali che in testa, cilindrate da 250 a 550. I modelli che possono fregiarsi del soprannome BLACK ARIEL, fabbricati esclusivamente di colore nero, sono quelli prodotti dal 1926 al 1931, poi Page se ne andrà alla Triumph, per rientrare nel 1939. Nel dopoguerra, le varie cessioni, fusioni ed accorpamenti delle case produttrici inglesi porteranno ad un centro progetti unico dove ogni tecnico cercherà di imporre i propri stilemi, con il risultato di affossare il settore, ma è una storia più recente e complessa. Il preambolo è dovuto, poiché se la Ariel ha avuto buona diffusione nel nostro paese, tra le due guerre, venne addirittura montata in Italia dall’importatore Max Turkheimer per aggirare i divieti di importazione legati alle sanzioni, è sempre stato un prodotto di nicchia, costoso ed elitario, quindi poco conosciuto al grande pubblico; la maggior diffusione si manifestò negli anni dell’immediato dopoguerra con il riciclaggio dei mezzi militari, tra i quali le Ariel erano numericamente ben rappresentate in particolare dalle 350 W. La Casa ha chiuso la produzione nel 58/59, sotto l’egida BSA, con a catalogo i modelli Red Hunter 350/500, Square Four 1000, Slooper 500, Hunt Master 600, per poi sparire definitivamente anche come marchio a metà degli anni 60 con a listino le sole bicilindriche due tempi Leader ed Arrow, oltre al tre ruote Ariel 3, modelli a noi poco. N. 18 - 2015 - 11 Parliamo ora della festeggiata che ha compiuto 85 anni lo scorso luglio, si tratta di una 550 B Deluxe, una vera Black Ariel nata con il sidecar, acquistata in Inghilterra, da Verrals Classic, consegnata da Chas Mortimer in persona, vecchia gloria del moto mondiale attivo dal '69 all’84 che, ora trasporta moto da corsa e d’epoca. É arrivata conservata e con il suo carrozzino d’origine, si tratta di una delle 2390 prodotte nel 1930 di cui 726 Deluxe, non è indicato il numero di quelle vendute con sidecar, considerato un accessorio. In totale nei 5 anni di produzione, nei vari allestimenti, le 550 B prodotte sono state 13.732. Allora erano numeri importanti, se pensiamo che oltretutto non venne mai fornita alle forze armate, che nel mondo assorbivano grandi quantità di motocicli, la sola Inghilterra tra il '40 ed il '45 fornì alle FF.AA. oltre 300.000 moto. La motocicletta è dotata di un motore a valvole laterali, di 557 cc. con una potenza di circa 20 Cv a 4000 giri, essendo rapportata per il sidecar ha una incredibile progressione nonostante le tre marce, rag- giunge rapidamente i 100 chilometri orari, tenendo agevolmente una velocità di crociera di 70/80 per lunghi percorsi, che vanno spezzettati non per la moto ma per il conducente, che su un telaio rigido ed una forcella Brampton, con strade non perfettamente lisce, subisce tali scuotimenti che le ossa rischiano di staccarsi dalla carne. Purtroppo il rapporto corto impone un maggiore uso del cambio, per evitare fuorigiri, operazione resa complessa dalla leva di comando al serbatoio, bisogna staccare la mano da un manubrio che richiede una presa salda con due mani e per scalare è necessaria la doppietta replicando il movimento della mano, se cala di giri per una salitina o per un dosso conviene ritardare con il manettino dell’anticipo, nel momento di maggiore sforzo per evitare di scalare, ma con l’uso si impara anche a regolare il minimo ritardando, fortunatamente il gas è a manopola e l’aria va chiusa 12 - N. 18 - 2015 solo all’avviamento a freddo. Il cambio, separato, montato sulle DeLuxe è il Burman a 3 marce, sulle Standard lo Sturmey Archer sempre a tre marce, meno costoso. La primaria è a catena coperta. L’impianto elettrico è alimentato da un Magdyno della Lucas, meglio noto come principe delle tenebre, per la sua scarsa efficienza, soprattutto come generatore, mentre come magnete muore senza dare segni di stanchezza, secondo il principio di Lapalisse che un istante prima di morire era ancor vivo, e sono dolori, la batteria qui serve solo per clacson e luci da fermo, un buon amperometro consente di tenerne sotto controllo l’efficienza, questo completa il quadro strumenti assieme al contamiglia ed il manometro dell’olio, integrato da un beccuccio a vista che mostra il reflusso dell’olio al serbatoio di recupero, una pompa a due pistoni di diverso diametro mette in pressione il circuito di lubrificazione che è a carter secco. Il pistoncino più grosso è sulla mandata al motore. Due freni a tamburo laterale assolvono il loro compito onestamente se non troppo sollecitati, quindi la distanza di sicurezza va moltiplicata per 3,14 e con il sidecar è ancora poco. Con un po’ di pratica diventa molto piacevole da guidare fuori dal traffico ed è una sicura attrattiva in occasione di mostre o raduni, moto estere perfettamente marcianti di questa età non sono comuni, il sound di scarico ha una attrattiva notevole, ed anche il minimo a battito cardiaco con qualche fibrillazione riscuote simpatia, una volta fermi issarla sul cavalletto, che è solo posteriore, richiede il blocco dello sterzo con il volanti- no, ed il sollevamento agendo sulla maniglia posteriore, quando possibile evitando il contatto fra silenziatore caldo e caviglia, se succede soffrire in silenzio e non mollare, altrimenti la moto va in terra. Alla partenza importante ricordare di sbloccare lo sterzo, poi il divertimento è assicurato, anche per la cara vecchia Ariel che freme per i suoi 85 anni e da gran signora quale è cerca di non dimostrarli e comincia a vedere la boa dei 100. Auguri Dark Lady. N. 18 - 2015 - 13