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Libro ADUSBEF
18-07-2005 11:51
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ADUSBEF. “SERVIZI BANCARI E FINANZIARI: CONOSCERLI BENE PER USARLI MEGLIO”
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SESTO ARGOMENTO
CHIUSURA DEL CONTO CORRENTE
Chiudere un conto corrente è operazione delicata: le banche non hanno mai inteso
definire con trasparenza le implicazioni (soprattutto contabili) inerenti l’ordine di
chiusura di un conto. Molti correntisti ritengono di aver chiuso il conto con il riempimento e la consegna del modulo relativo fornito loro allo sportello o con l’invio
della raccomandata all’agenzia dove il conto è radicato. Ricordiamo che con quegli
ordini, il conto viene semplicemente messo in estinzione. Occorreranno ancora alcune settimane perché la banca calcoli:
a debito
• le spese di gestione calcolate dall’ultima chiusura dei conti, alla estinzione
definitiva. Questa voce è definita con precisione solo dal centro di elaborazione della banca, in grado di valutare l’uso che è stato fatto del conto (numero e
qualità delle operazioni, loro costo unitario ecc.); diffidare quindi delle valutazioni fornite dall’impiegato;
• le spese fisse di chiusura, ricavabili anche dai fogli sintetici esposti nei locali
della banca aperti al pubblico;
• gli eventuali interessi passivi e la commissione di massimo scoperto, se il
conto è stato a debito anche per un giorno ed anche se per la sola valuta;
a credito
• gli interessi di remunerazione definiti per il conto e funzione diretta dall’entità
dei saldi attivi.
La banca procederà al conguaglio tra le varie voci e addebiterà (o accrediterà) il conto
di queste competenze finali.
Comunque, chi ha deciso di chiudere il conto corrente, non attenda l’ultimo mese del
trimestre in corso per procedere all’estinzione. Abbiamo visto, infatti, che a seguito
del nostro ordine, le banche pongono “in chiusura” il conto, ma non lo chiudono:
restano in attesa del calcolo delle competenze di estinzione che, sommate a quelle di
gestione, daranno luogo all’ultimo addebito a favore della banca. Il saldo risultante
verrà destinato secondo le indicazioni indicate dal titolare sul modulo o sulla lettera
di estinzione. In alcuni casi le lungaggini durano per settimane e, se l’ordine perviene a ridosso della fine del trimestre, hanno l’obbiettivo di scavalcarlo per giungere al
nuovo anno col conto ancora in essere.
In tal caso, ci vedremo addebitare le spese di gestione e quelle di chiusura trimestra-
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le “dei conti e, magari dopo alcuni giorni, le commissioni di chiusura del rapporto,
con la riproposizione di voci di spesa già addebitate. Questa azione “scaltra” serve a
mantenere alte le statistiche di sportello.
L’ordine di chiusura può essere dato per lettera raccomandata con A.R. o, allo sportello, riempiendo un modulo predisposto dalla banca. Se il conto è cointestato a firme
disgiunte, è sufficiente l’ordine di uno dei cointestatari. A questo proposito, per allungare i tempi, molto spesso i dipendenti richiedono anche la presenza del secondo intestatario: è un abuso a cui ribellarsi e da denunciare alla presidenza della banca, alla
Banca d’Italia, al Ministero dell’Economia/CICR e all’Adusbef.
Come procedere per non avere sorprese:
- staccare un ultimo assegno a valere sul conto da chiudere e versarlo sul nuovo
conto. L’importo di tale assegno deve essere tale da lasciare un saldo sufficiente
a permettere alla banca di addebitare le commissioni di chiusura (di gestione e
fisse) di cui abbiamo parlato, ed alle quali vanno eventualmente aggiunti gli assegni già emessi ed ancora in viaggio, le spese con bancomat, con carte di credito,
gli ordini permanenti (che avremo per tempo eliminato) ecc.;
- accertato l’addebito sul conto di questo ultimo assegno, e verificata la registrazione di ogni altra nostra spesa, è possibile inoltrare l’ordine di messa in estinzione (raccomandata AR o modulo allo sportello);
- indicheremo la numerazione degli assegni non utilizzati, che allegheremo dopo
averli mutilati della parte destinata alla firma di traenza;
- allegheremo bancomat e carta di credito, resi inutilizzabili graffiando la banda
magnetica e tagliandoli in due, indicandone la numerazione;
- se utilizzeremo il modulo fornitoci allo sportello, pretenderemo una copia.
Dopo alcuni giorni, o alcune settimane, la banca invierà un ultimo estratto conto con
gli addebiti di spese e commissioni, e con l’indicazione del bonifico del capitale risultante a favore del nuovo conto. Il saldo finale sarà pari a zero.
Qualora nel giro di un mese non si ricevessero informazioni dalla banca, recarsi allo
sportello per verificare lo stato dell’operazione di chiusura e chiedere una giustificazione del ritardo.
Attenzione: se il saldo finale dovesse risultare negativo (spese e commissioni hanno
superato l’importo lasciato sul conto), il rapporto non viene chiuso: la banca attenderà
il versamento dell’importo per riportare a zero il saldo. In genere le banche più scorrette hanno la pessima abitudine di non avvisare di tale circostanza e, al primo scadere del trimestre e dei successivi, quella passività maturerà tassi passivi e commissioni di massimo scoperto, aggravando la posizione debitoria dell’ignaro titolare, non
ancora “ex correntista”.
È quindi opportuno seguire la vicenda fino al termine del rapporto: saldo pari a zero
e conto chiuso.
Attenzione: pur di evitare la chiusura del conto, alcuni direttori di banca inventano
fandonie e cercano di evitare l’esecuzione dell’ordine:
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1) Non è vero che, per la chiusura di un conto cointestato a più persone “a firma
disgiunta”, occorra che l’ordine di chiusura sia sottoscritto da tutti gli intestatari.
A tal proposito, ricordiamo che i titolari di un conto possono addirittura fornire
all’eventuale delegato il potere di chiudere il conto corrente. Figuriamoci se uno
dei cointestatari non ha i poteri di porre in estinzione il rapporto.
2) Se invece le firme sono congiunte, è inutile tentare individuali chiusure del conto.
3) Non è vero che, se il conto corrente è di regolamento per una carta di credito,
occorra attendere 60 giorni di “quarantena” prima di poter procedere alla chiusura “perché potrebbero arrivare spese effettutate con la carta ed ancora non addebitate”.
Non accettate tali opposizioni. Sono campate in aria. Se avete certezza che ogni
addebito sia stato effettuato, imponete l’esecuzione dell’ordine di estinzione.
4) Se allo sportello l’impiegato forza la mano per non accogliere l’ordine di chiusura, si può inviare una raccomandata A.R. al direttore dell’agenzia denunciando il
fatto ed ordinando la messa in estinzione del conto. Tale raccomandata va inviata
per conoscenza (per posta normale) a:
p.c. Al presidente della Banca ___________________________
(*)Via/Piazza ________________________ Cap _______ CITTÀ ______________
* L’ indirizzo è quello della Direzione Generale e non quello della ns. Agenzia.
p.c. Spett. Banca Centrale Europea
Kaiserstrasse, 29 - D - 60311 FRANKFURT am MAIN
p.c. Ministero di Economia e Finanze / CICR
Via XX Settembre, 97 - 00187 ROMA
(*)fax del CICR: 064820952
p.c. Ufficio Vigilanza Banca d’Italia
Via Nazionale, 91 - 00184 ROMA
p.c. ADUSBEF
Via Farini, 62 - 00185 ROMA
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SETTIMO ARGOMENTO
NUOVI SERVIZI. SERVIZI “ON LINE”
L’ HOME BANKING: UN PO’ DI STORIA
Antenati dell’Home Banking sono il Remote Banking ed il Phone Banking.
Il primo nasce negli anni ‘80 e realizza un interscambio informativo collegando,
mediante linea telefonica Telecom, un personal computer e il nodo di accesso ad una
rete interbancaria, che ha il compito di smistare le informazioni ai centri elettronici
delle banche aderenti. Tale sistema implicava, da parte del cliente, l’utilizzo di uno
specifico hardware (Computer PC IBM compatibile, allora agli esordi) e l’installazione di un particolare software (di non semplice gestione), in grado di far dialogare
i computer (privato/banca). Il sistema presentava una discreta sicurezza, ma non permetteva di operare con banche non presenti sul nodo o dotate di protocolli di comunicazione non compatibili.
Il Phone Banking (anni ‘90) consente l’accesso a servizi bancari (consultazione, quotazione dei cambi e degli assegni, predisposizione bonifici, pagamento bollette,
acquisto di titoli etc.). utilizzando un normale apparecchio telefonico (digitale), può
effettuare le normali operazioni sul proprio conto presso la banca tramite risponditori vocali, riconoscimento vocale, utilizzo della tastiera del telefono o attraverso un
operatore fisico. Ma il Phone Banking è risultato valido per semplici interrogazioni
del sistema, mentre ha mostrato tutti i suoi limiti per ordini complessi perché da formalizzare successivamente allo sportello.
L’esigenza di praticità/flessibilità/efficacia (vedremo in seguito il problema della
sicurezza) sembra aver trovato soluzione nell’Home Banking (o Internet Banking): i
collegamenti avvengono sempre tra due computer, ma potendo utilizzare l’intero Web
e non una singola linea Telecom; non ha bisogno di software particolari; utilizza un
linguaggio universale: l’HTML che scavalca ogni problema di compatibilità di protocolli.
COSTI-BENEFICI DELL’HOME BANKING
SUL VERSANTE DELLA DOMANDA (PRIVATA E CORPORATE)
I costi per il cliente sono così individuabili:
- Investimenti: acquisto di hardware e il software; acquisizione delle conoscenze per
utilizzare i servizi in rete e per dominare il settore dei servizi bancari offerti.
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