Le esequie di mons. Pianazza celebrata dal vescovo Antonio. Nell

Transcript

Le esequie di mons. Pianazza celebrata dal vescovo Antonio. Nell
Il
sottosegretario
alle
Finanze Baretta: l’Italia
come
un
germoglio
di
primavera, fragile ma con
grandi
opportunità
da
trasformare in risultati
Una serata in preparazione alla festa del lavoro e dei
lavoratori del 1° maggio parlando di economia e sviluppo con
il sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle
Finanze, l’on. Pierpaolo Baretta. È quanto promosso, seguendo
una tradizione ormai consolidata, dall’Ufficio diocesano per
la Pastorale sociale e del lavoro diretto da Sante Mussetola.
L’appuntamento è stato nella serata di venerdì 29 aprile
presso il salone dei Quadri del Palazzo comunale di Cremona.
L’evento, che ha visto la presenza del vescovo Antonio
Napolioni, si è aperto con il saluto del sindaco di Cremona,
Gianluca Galimberti.
Moderatore dell’incontro il prof. Fabio Antoldi, docente
presso il dipartimento di Scienze economiche e sociali della
sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che
ha introdotto i lavori spiegando il senso della serata,
pensata come occasione di approfondimento e confronto sui temi
del lavoro in uno scenario ancora fortemente segnato dalla
crisi, pur in presenza di alcuni piccoli segnali di crescita.
Un panorama in cui i solidi paradigmi del passato sono andati
in frantumi e nel quale il problema lavorativo risulta ancora
fortemente preoccupante, come ricorda anche il messaggio della
Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la
giustizia e la pace della CEI in occasione della Giornata del
1° maggio 2016, dal titolo “Il lavoro: libertà e dignità
dell’uomo in tempo di crisi economica e sociale”.
Si è quindi entrati subito nel cuore della serata – dal titolo
“Economia, sviluppo e lavoro. Strategia di insieme oltre la
crisi” – lasciando la parola all’on. Baretta, che ha voluto
anzitutto ricordare come Cremona sia una «terra di grandi
tradizioni sociali e anche di sindacalisti»: «Siamo tutti
debitori – ha affermato – della cultura sociale che è emersa
da queste terre, anche con illustri personaggi che hanno
segnato la nostra formazione culturale».
L’attenzione è andata quindi alla crisi economica, ancora
palpabile, con lo sguardo rivolto in particolare al tema delle
disuguaglianza. Il giudizio del sottosegretario Baretta sulla
globalizzazione non è stato del tutto negativo: essa, infatti,
ha portato al “tavolo” milioni di persone prima del tutto
lontane, insieme a domande del tutto nuove. Certo se pare
essersi ridotta la povertà assoluta, sembrano invece essere
cresciute le distanze tra ricchi e poveri.
È cambiato il modo di vivere, con la popolazione che dalle
zone rurali si è trasferita nei nuclei urbani (con una
presenza attuale al 70%). Il quadro è quello di più servizi,
ma meno risorse, con le stime per i prossimi 5 anni che
preannunciano che 1 milione di persone in più vivrà in
favelas.
Parola d’ordine «sviluppo», che secondo Baretta dipenderà da
una diversa capacità di redistribuzione e dalla riduzione
delle disuguaglianze). Ed è qui che entra in gioco la
questione sociale.
Il sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze
ha quindi analizzato i due attuali modelli di economia: quello
di tipo quantitativo, che ritiene che la ridistribuzione possa
avvenire automaticamente più c’è crescita, e quello di segno
opposto, che richiama la necessità di un’azione qualitativa.
In questo senso Baretta ha posto all’attenzione su un binomio
per un certo senso provocatorio e paradossale, come egli
stesso ha affermato: solidarietà e convenienza. Solo unendo
questi fattori ci sarebbe il punto di incontro tra le due
tendenze economiche. L’esempio pratico ha guardato al
problema dell’immigrazione: la solidarietà verso i Paesi
stranieri – semplificando molto – offrirebbe all’Occidente la
convenienza di non dover affrontare a casa propria un ingente
afflusso di persone in cerca di una vita migliore.
Il sottosegretario all’Economia ha indicato quindi alcune
strade concrete: una rilettura degli attuali parametri di
ridistribuzione in cui il Pil non può essere l’unico criterio
di definizione, il problema delle Istituzioni internazionali,
il ripensamento dell’idea di impresa, la distinzione tra
benessere e spreco e il ripensamento del welfare.
«L’Italia è in bilico – ha affermato, cercando di fotografare
la situazione del Paese –. Da un lato ha alle spalle una
pesante crisi e grandi ritardi; dall’altra è piena di
opportunità che deve saper trasformare in risultati. Come i
germogli di primavera: veri, ma fragili».
Necessario dunque un investimento fatto insieme. Con tre
questioni prioritarie: il rafforzamento e la difesa
dell’industria (guardando in particolare all’eccellenza del
Made in Italy), il turismo e cultura («bel tempo e monumenti»)
e la logistica, con ponti e strade per fare del Paese una
piattaforma di sviluppo.
Altra questione di primaria importanza il welfare, che deve
superare l’idea di risposte uguali per tutti. «Lo Stato da
solo non è in grado di dare una risposta a questa richiesta di
welfare», ha detto Baretta ricordando l’importanza del privato
sociale.
In conclusione il sottosegretario non ha tralasciato neppure
di evidenziare l’impegno del Governo su questi fronti: dalla
manovra economica con gli incentivi per le famiglie
all’ammortamento del 140% per l’acquisto di beni delle imprese
e la riduzione dell’Irap, dalla riduzione del cuneo fiscale
agli incentivi per le nuove assunzioni, senza tralasciare gli
interventi per favorire welfare aziendale e il sostegno al
reddito.
Lo sguardo al futuro è dunque con una certa fiducia. «È una
situazione di passaggio, difficile ma stimolante – ha concluso
l’on. Baretta – in cui le carte sono giocabili. Usiamole
bene!».
Ha quindi fatto seguito il dibattito. Tra le prime richieste
di approfondimento da parte dei presenti il tema della
ricerca, quello degli sprechi con un collegamento anche
all’evasione fiscale e alla corruzione e il rapporto con
l’Europa.
Il confronto è proseguito approfondendo la questione della
solidarietà, anche in rapporto alla questione dei migranti, e
la problematica della disuguaglianza nel rapporto politica-
economia-finanza. E ancora cercando di individuare risposte
mirate per una risposta del welfare specifica per i diversi
settori e il tema del riposo dei lavoratori e della festa. Da
ultimo ha preso la parola anche il vescovo Napolioni che,
facendo riferimento al sottotitolo del convegno “Strategia di
insieme oltre la crisi” ha rivolto lo sguardo al tessuto
ecclesiale in una lettura globale del territorio.
L’incontro con il sottosegretario Baretta è stato promosso
dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro
con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona e
con l’adesione delle Acli cremonesi e delle sigle sindacali
Cgil, Cisl e Uil.
La riflessione proseguirà con due successivi incontri. Il 10
giugno il prof. Dino Rinoldi, dell’Università Cattolica,
aiuterà a riflettere su “Partecipazione, rappresentanza e
governabilità in Europa. Come si sviluppa il processo
democratico di governo nell’esperienza in Europea”.
Terzo e ultimo appuntamento il 2 settembre guardando alla
riforma costituzionale insieme al sottosegretario alle Riforme
Luciano Pizzetti e al costituzionalista Paolo Sabbioni,
docente alla Cattolica, con un “Report sulle riforme del
processo democratico in Italia tra rappresentanza,
partecipazione e governabilità”.
I prossimi incontri sono in agenda alle ore 21, sempre presso
il salone dei Quadri di Palazzo comunale.
Photogallery dell’incontro
Il messaggio della CEI per il 1° maggio
Deceduto don Luciano Sottili,
parroco
emerito
di
San
Sebastiano. Lunedì alle 9 le
esequie
Nella serata di venerdì 29 aprile, presso la casa di riposo
“Giovanni e Luciana Arvedi” di via Massarotti a Cremona, è
spirato don Luciano Sottili, classe 1933, parroco emerito
della comunità dei Santi Fabiano e Sebastiano in Cremona. La
camera ardente è allestita nella stessa casa di riposo: qui,
domenica 1° maggio, alle ore 17, la comunità di San
Sebastiano, guidata da don Massimo Calvi, si ritroverà per la
recita del Santo Rosario. Le esequie, presiedute dal vescovo
Antonio Napolioni, saranno celebrate in San Sebastiano lunedì
2 maggio, alle ore 9. Successivamente la salma sarà
trasportata nel cimitero di Grumello Cremonese per la
tumulazione.
Don Luciano Sottili era nato a Piadena il 22 luglio 1933 ed
era stato ordinato sacerdote da mons. Bolognini il 28 giugno
1958, insieme ad altri sei confratelli. La sua prima Messa la
celebrò nella parrocchia cittadina di Sant’Abbondio. Per un
anno, dal 1958 al 1959, fu vicario nella parrocchia di
Sant’Agata a Villastrada (frazione di Dosolo), poi fu
trasferito sempre come vicario a Pizzighettone San Bassiano
(1960-1968). Dal 1968 al 1981 fu parroco a San Martino del
Lago, quindi la promozione a Grumello Cremonese (1981-2000).
Nell’anno del grande giubileo mons. Nicolini lo volle guida
della popolosa parrocchia cittadina di Santi Fabiano e
Sebastiano. Nel 2008 la rinuncia alla parrocchia per raggiunti
limiti di età. Negli anni della pensione don Sottili si è
occupato dalla gestione ordinaria della casa del clero “Villa
Flaminia” in via Miradori e si è sempre reso disponibile per
le confessioni in Cattedrale e la sostituzione dei sacerdoti
nelle parrocchie. Da alcune settimane, a causa del
peggioramento delle sue condizioni di salute, era ricoverato
presso la casa di riposo di via Massarotti a Cremona.
Persona umile e schietta, dal carattere gioviale e dalla
battuta sempre pronta, don Luciano ha servito con generosità
la Chiesa Cremonese.
Pellegrinaggio della zona
pastorale quinta al Santuario
della
Misericordia
di
Castelleone
Venerdì 29 aprile la zona pastorale quinta della diocesi –
composta da 19 comunità parrocchiali – ha compiuto un
pellegrinaggio al Santuario della Misericordia di Castelleone,
una delle quattro chiese individuate dal Vescovo per poter
lucrare l’indulgenza dell’Anno Santo. Un evento che ha aperto
idealmente il mese di maggio – dedicato alla Vergine – e che
ha permesso alle oltre 300 persone presenti di vivere il
proprio Giubileo straordinario della misericordia.
La liturgia, presieduta dal vicario zonale don Floriano
Scolari e concelebrata da una decina di sacerdoti, ha avuto
inizio sotto i portici del santuario. Dopo un canto mariano si
è subito snodata la processione verso il grande portale della
bella basilica costruita proprio sul luogo in cui Maria
apparve a Domenica Zanenga l’11, 12, 13 e 14 maggio 1511.
Lungo il percorso sono risuonate alcune invocazioni per
ottenere da Dio il suo perdono e la sua misericordia. Dinanzi
al portale è stato quindi letto un brano del Vangelo che
ricorda che Cristo è l’unica porta che conduce a Dio e alla
salvezza. Quindi, mentre dall’organo risuonavano le note del
canto “il Signore è il mio pastore”, sacerdoti e fedeli sono
entrati nel tempio sacro, accolti dallo sguardo materno della
Vergine, la cui preziosa
campeggiava sull’altare.
statua,
riccamente
vestita,
La celebrazione è poi proseguita con le confessioni. Intanto è
stato recitato il Santo Rosario durante il quale si è pregato
in modo particolare per il vescovo Antonio che in queste
settimane è chiamato a compiere una difficile opera di
discernimento per risidisegnare l’assetto della diocesi.
Con l’aspersione con l’acqua benedetta è poi iniziata la Santa
Messa presieduta da don Scolari.
Al
termine
don
Rinaldo
Salerno,
dal
2012
custode
del
Santuario, ha intrattenuto i fedeli offrendo alcune note
storico-artistiche della chiesa e spiegando approfonditamente
il messaggio che la Madonna consegnò a Domenica Zanenga. In
modo particolare il sacerdote, con la sua consueta verve, ha
rimarcato come i primi due inviti del messaggio siano comuni a
tutte le apparizioni mariane – assidua preghiera e concreta
penitenza -, mentre gli altri due siano peculiari del luogo:
la valorizzazione della domenica, come giorno del Signore, e
l’invito a costruire un Santuario dove contemplare e celebrare
la misericordia proprio sul terreno in cui avveno il
prodigioso incontro.
Don Salerno ha poi spiegato che sono davvero pochi i santuari
nel mondo dedicati proprio alla Misericordia e quanto sia
amato dai castelleonesi e dai fedeli dei paesi limitrofi
questo luogo, prova ne è che l’11 maggio prossimo una schiera
innumerevole di persone parteciperà al pellegrinaggio nel
primo giorno anniversario dell’apparizione. Un rito suggestivo
che per la prima volta sarà presieduto dal vescovo Antonio.
Photogallery
foto Ernesto Severgnini
Il 5 maggio alle 17.30 al
Centro pastorale incontro con
Christian Albini guardando
alla prossima Giornata delle
comunicazioni
È il titolo del messaggio di Papa Francesco per la 50esima
Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali – “Comunicazione
e misericordia. Un incontro fecondo” – a fare da slogan alla
presentazione cremonese dell’ultimo libro di Christian Albini,
cremasco classe 1973, marito, padre, insegnante e teologo,
coordinatore del Centro di Spiritualità della diocesi di Crema
e collaboratore stabile del mensile Jesus. L’appuntamento è
per il pomeriggio di giovedì 5 maggio (ore 17.30) presso la
sala Mazzolari del Centro pastorale diocesano di Cremona.
La presentazione di libro “Cerco parole buone su vita, amore e
morte” (Paoline), moderata dal direttore del portale diocesano
don Claudio Rasoli, sarà infatti occasione per una
conversazione sul tema della Giornata mondiale delle
comunicazioni che si celebrerà l’8 maggio.
L’ultimo libro di Albini è una catechesi narrata e concreta,
che si focalizza sulle domande essenziali, senza dare risposte
dogmatiche, ma stimoli, sollecitazioni, provocazioni.
Al centro di tutte le riflessioni e i testi dell’autore
(volumi, riviste e siti internet, tra cui il suo blog Sperare
per tutti), si trova il significato universale del Vangelo per
l’esperienza umana e l’incontro tra persone, culture e fedi.
Con Paoline Albini ha già pubblicato i volumi “Una pausa con
Dio” (2007-2008) e “Benedire la vita” (2015). Nel suo nuovo
libro, pagina dopo pagina, racconto dopo racconto, propone
alcune strade da percorrere per riflettere sulle grandi
questioni e sulle esperienze di vita, amore e morte: su quelle
vissute in prima persona e quelle condivise da altri
viaggiatori come noi, per farne tesoro. E per scoprire,
magari, che non siamo soli; che qualcuno ci accompagna; che
forse qualcuno, da qualche parte, ci attende.
Quello dell’autore è un libro di domande, più che di risposte.
Un libro di storie, di narrazioni, dedicato ai tanti cercatori
di senso, a chi si interroga sulle grandi questioni: la vita,
l’amore, la morte, il male, la sofferenza, la libertà, Dio, la
creazione del mondo, l’aldilà. Le vie suggerite, le parole che
risuonano nel testo, sono tratte dalla letteratura, dalla
poesia, dai miti delle religioni, con un’attenzione speciale
alla grande via della Bibbia. Non sono risposte, dunque, ma
stimoli per chi si apre alla fede o vuole approfondirla; per
chi il suo cammino lo vive solo o in un gruppo; per chi pensa
alla fede come a un laboratorio sempre attivo.
Scrive l’autore: “C’è una tentazione che è caratteristica di
parecchie persone religiose e non ha niente a che fare con il
sesso o con i soldi. È la tentazione della buona risposta, il
bisogno, apparentemente irrefrenabile, di dare subito a tutti
la risposta corretta, di dimostrare di non avere incertezze,
di dover arrivare per forza ai dogmi e al catechismo. Le
persone, però, non hanno bisogno di ricevere delle risposte,
ma di trovare delle risposte. Il problema, perciò, non è
persuadere o convincere, ma aiutare a fare una scoperta, che è
sempre un atto libero e molto intimo”.
Nuova esperienza africana per
il cremonese Paolo Carini,
che dall’inizio di marzo si
trova in Congo
Nuova esperienza missionaria per il cremonese Paolo Carini,
della parrocchia S. Maria Annunciata al Boschetto. Dall’inizio
di marzo si trova in Congo, nella città di Mbuji Mayi,
capoluogo della provincia del Kasai orientale. Per i prossimi
tre anni seguirà un progetto di ristrutturazione e rilancio
dell’ospedale St. Jean Baptiste di Kansele. Il suo compito, in
particolare, è quello di approntare un sistema di contabilità
corretto e autosostenibile.
La nuova avventura africana di Carini si è realizzata
attraverso un progetto, finanziato dalla Conferenza episcopale
italiana, e coordinato da Ascom, un’associazione di Legnago
che da 35 anni lavora in Africa e con la quale Carini aveva
collaborato in passato, nei 13 anni di servizio in Burundi,
tra il 1996 e il 2011.
Mbuji Mayi è la quarta città del Congo come numero di
abitanti, più di 2 milioni e mezzo, ed è conosciuta
soprattutto perché costruita attorno a una miniera di
diamanti.
I problemi dell’ospedale sono ingenti, come spiega lo stesso
Carini nella prima lettera inviata dal Congo e pubblicata sul
minisito dell’Ufficio missionario diocesano. « Il problema di
fondo è economico – precisa il laico cremonese –. Il fondo di
sostentamento dello Stato, 10 milioni di franchi al mese, è
solo teorico perché da anni non arriva alcun contributo.
L’ospedale vive sulle consultazioni, gli esami, i ricoveri.
Sono entrate che dovrebbero compensare le spese di gestioni,
tra le quali gli stipendi sono una voce importante, ma non
l’unica. Due anni fa il ministero ha alzato bandiera bianca e
ha chiesto alla diocesi se poteva occuparsi della gestione
ospedaliera. Si è tenuto per sé la medicina preventiva e i
programmi di cura per HIVpositivi e tubercolotici che sono ben
finanziati da organismi internazionali. Tra il personale
curante c’è chi riceve ancora uno stipendio statale, al quale
si aggiunge un premio. Ci sono 8 medici, dei quali 3 a tempo
parziale, ma nessuno supera i 150 dollari al mese».
E proprio la questioni stipendi sembra essere il problema più
urgente. «Il 26 aprile abbiamo controllato i soldi nella cassa
dell’ospedale. Ci sono poco più di 900 mila franchi congolesi,
l’equivalente di 950 dollari. Entro 4 giorni si dovrebbero
pagare gli stipendi degli 87 dipendenti che ammontano a circa
3 milioni e 800 mila franchi. Non c’è alcun conto bancario sul
quale fare affidamento. Come si farà? L’ipotesi più probabile
è quella di un anticipo. Ma un conto è dare la metà dello
stipendio, un altro è darne un quarto».
Il contesto certo non aiuta. «Ci si lava con un secchio –
racconta ancora Carini – si cucina con il carbone, fa un gran
caldo e si ha a disposizione un’ora di corrente elettrica al
giorno. Non c’è un frigo per cui è necessario consumare in
giornata quello che si prepara. (…) Personalmente, ho ripreso
la decennale guerra con le pulci da materasso e altri insetti
non identificati, ma sono strategicamente in vantaggio grazie
ad una polvere magica acquistata al mercatino ed in ogni caso,
dormo più che a Cremona. E se i sogni sono sempre strani, mi
addormento senza grandi preoccupazioni per l’indomani. Di
solito, in Africa, quello che non fai un giorno puoi farlo il
giorno dopo. O almeno entro i 4 giorni seguenti».
Il testo integrale delle lettera di Paolo Carini
pubblicata sul minisito dell’Ufficio missionario diocesano
Sabato al Centro pastorale
l'assemblea elettiva del CSI
C’è attesa tra gli sportivi cremonesi per l’assemblea del
Comitato territoriale del C.S.I. in programma nel pomeriggio
di sabato 30 aprile (ore 15) presso il salone Bonomelli del
Centro pastorale diocesano. Durante l’assise, infatti, le 106
società sportive affiliate saranno chiamate a eleggere il
nuovo presidente provinciale che, succedendo a Daniele Zanoni,
sarà chiamato a guidare il Comitato cremonese per i prossimi
quattro anni.
Sarà questa una occasione importante di incontro per tutti i
rappresentanti delle società sportive che fanno del CSI una
realtà importante e significativa sul territorio. Sarà anche
l’occasione per conoscere il nuovo vescovo du Cremona, mons.
Antonio Napolioni, che porterà il proprio saluto incontrando
per la prima volta l’Associazione.
A caratterizzare il pomeriggio, oltre al momento elettivo,
sarà il bilancio del presidente uscente, l’approvazione del
bilancio consuntivo 2015 e la consegna del massimo
riconoscimento associativo: il Discobolo al merito CSI. Sarà
consegnato alla società sportiva Sabbionese e al tesserato
Giorgio Milanesi, presidente della Società Sportiva
Scoiattoli.
L’Assemblea è aperta a tutti i tesserati CSI (più di 6mila),
ma partecipano con diritto di voto i presidenti delle 106
società sportive affiliate (che potranno essere rappresentate,
in assenza del presidente, dal vicepresidente o un componente
del Consiglio direttivo).
Le elezioni riguarderanno i revisori dei conti, il Consiglio e
il presidente. Ruolo che, con ogni probabilità, sarà affidato
a Claudio Ardigò, unico candidato alla presidenza. Consigliere
provinciale
dall’annata
uscente (già vicepresidente provinciale
sportiva 2012/13), è responsabile della
Commissione Atletica Leggera e dirigente della società
sportiva Costissima di Costa S. Abramo da 31 anni, 24 dei
quali nel ruolo di presidente.
Scopri tutti i candidati
A Casalmaggiore l'incontro
del vescovo Antonio con i
giovani del “Faro”
Il “Faro”, il gruppo di giovani e non solo dell’oratorio Santo
Stefano di Casalmaggiore, è abituato ad incontri inusuali.
Anche l’ultimo non si può dire sia stato da meno. Più di una
trentina di giovani, giovanissimi e seniores la sera di
mercoledì 27 aprile si sono dati appuntamento in pizzeria:
ospite il vescovo Antionio Napolioni.
Alla serata hanno preso parte anche il parroco di
Casalamaggiore, don Cesare Nisoli, e il vicario don Marco
Notarangelo, che ha fatto gli onori di casa, oltre al
segretario episcopale don Flavio Meani.
Un incontro proseguito nell’auditorium parrocchiale, meno
affollato e più consono per ascoltare il Vescovo. «La parola è
la linfa vitale del tralcio, Gesù, e noi, che, secondo la
parabola evangelica, siamo suoi tralci» è stato l’attacco alla
meditazione. E ancora: «Il giovane sa di diventare adulto dopo
che sono stati percorsi i segni dell’opera che Dio ha
iniziato: scuola, indipendenza e lavoro (o ricerca del
medesimo), affettività e fecondità».
Mons. Napolioni, stuzzicato dalla domanda del «come», ha
chiuso l’incontro con l’invito a un criterio: il metodo, ossia
la domanda basale del «chi sono io e cosa voglio dalla mia
vita». Senza questa partenza anche la ricerca del significato
del lavoro nella vita (il tema di quest’anno per il Faro)
diventa un vagare cieco che spesso sfocia nel nulla di fatto,
con la delusione più profonda, la perdita di stima in se
stessi e con la scomparsa della speranza, la luce che illumina
il cammino della vita di un cristiano.
Una bella serata, che ha visto i giovani entusiasti, anche
grazie al primo incontro personale con il nuovo Vescovo, che
ha svelato con simpatia il suo approccio franco.
Gli incontri del “Faro” continueranno nelle prossime settimane
con alcune testimonianze di persone impegnate nel lavoro e
visite a realtà imprenditoriali o del sociale lavorativo.
Photogallery della serata
Mercoledì 4 maggio il Vescovo
a Calcio per la festa di san
Gottardo
L’inizio di maggio per la comunità parrocchiale di Calcio
segna come sempre non solo l’apertura del mese mariano. La
cittadina bergamasca, infatti, festeggia i propri patroni: san
Gottardo e san Vittore. In questa circostanza nel pomeriggio
di mercoledì 4 maggio sarà a Calcio il vescovo Antonio
Napolioni che presiederà la solenne Eucaristia e la
processione per le vie del paese.
I festeggiamenti patronali avranno inizio domenica 1° maggio
con il Triduo del compatrono san Gottardo, la cui solennità
ricorrerà mercoledì 4 maggio. In questa giornate le Messe
seguiranno l’orario festivo, ma l’appuntamento più atteso sarà
certamente alle 18 quando nella chiesa parrocchiale a
presiedere l’Eucaristia sarà il nuovo vescovo di Cremona,
mons. Antonio Napolioni. Sarà proprio il Presule a presiedere
la processione con la statua e la reliquia del Santo.
Partendo dalla chiesa parrocchiale i fedeli percorreranno via
Papa Giovanni, via S. Fermo, viale Aldo Moro e via Matteotti,
dove è prevista una sosta alla casa di riposo. La processione
riprenderà quindi ancora attraversando viale Moro e
peoseguendo per via Schieppati e via Papa Giovanni, facendo
quindi rientro in chiesa.
A chiudera la giornata di festa il rinfresco in oratorio, che
per gli abitanti di Calcio sarà anche l’occasione per poter
conoscere più da vicino il vescovo Antonio.
Già giovedì 5 maggio, quindi, prenderà avvio il Triduo del
patrono S. Vittore, la cui solennità sarà celebrata domenica 8
maggio. Nel pomeriggio, alle 18, avrà luogo la solenne
celebrazione eucaristica presieduta da don Vittore Bariselli,
attuale vicario di Castelleone originario proprio di Calcio.
Anche in questo caso non mancherà la processione per le vie
del paese, portando la statua e la reliquia del Santo patrono.
Questo il percorso: via Papa Giovanni, via Covo, via G.
Oldofredi, via E. Oldofredi, via Covo, via Avis Aido, via Covo
e via Papa Giovanni con il rientro quindi in chiesa.
In occasione delle due processioni tutti gli abitanti di
Calcio sono inviatati ad addobbare con fiori, nastri, lumini e
oggetti sacri i luoghi percorsi, in segno di festa e
devozione.
Non è chiaro quando a Calcio si diffuse la venerazione per il
santo vescovo bavarese. I documenti del XVII-XVIII secolo
affermano che era tradizione antichissima festeggiare il 4
maggio san Gottardo. In realtà ci si limitava alla
celebrazione di una Messa solenne presso la chiesa di San
Fermo (che sorge nei pressi del cimitero), dove era conservata
la statua lignea (la stessa di oggi). Fu solamente nei primi
anni del 1900 che la devozione per il Santo ebbe uno sviluppo
notevole, tanto da superare quella verso il patrono e titolare
della parrocchia (san Vittore martire, festeggiato l’8
maggio). Da circa un secolo e più, è sicuramente la data più
cara al popolo calcese. Le persone di una certa età hanno
ancora un buon ricordo, di quanti non solo di Calcio, ma anche
dai paesi limitrofi, partecipavano un tempo ai riti in onore
del Santo, soprattutto alla processione per le vie del Paese.
Agiografia del copratrono san Gottardo
Gottardo di Hildesheim, (Reichersdorf, 960 – Hildesheim, 4
maggio 1038), fu un vescovo benedettino della diocesi di
Hildesheim. È venerato soprattutto nella regione alpina, dove
si è dato il suo nome ad uno dei valichi più importanti.
Gottardo nacque nel 960 a Reichersdorf presso Niederaltaich,
cittadina della diocesi di Passavia, nella Baviera meridionale
al confine tra Germania e Austria. A Niederalteich era già
presente un monastero, dove il padre Ratmundo era vassallo del
capitolo di San Maurizio di Niederaltaich. Nella scuola
capitolare di questo convento ricevette un’istruzione
umanistica e teologica sotto la guida di Uodalgiso. Dopo aver
viaggiato molto in Austria nella regione alpina e in Italia,
terminò i suoi studi superiori presso la scuola del duomo di
Passavia sotto il famoso maestro Liutfrido.
Entrò quindi nel capitolo di Niederaltaich come preposito.
Quando il duca Enrico II il Litigioso decise di trasformare il
capitolo in un convento benedettino, Gottardo rimase come
novizio per farsi poi monaco benedettino nel 990 sotto l’abate
Ercanberto di Svevia. Fu ordinato sacerdote nel 993. Divenne
successivamente priore e rettore della scuola monastica,
portando questa a livelli più alti. Nel 996 fu eletto abate
del monastero orientandolo verso gli ideali di Cluny. In
seguito il futuro imperatore Enrico II gli affidò il delicato
compito di abate dell’abbazia di Tegernsee (1001-1002) e poi
di quello di Hersfeld (1005), dove impresse alla vita
monastica un forte rinnovamento, lavorando con molta
determinazione per convincere le comunità ad accettare le
riforme improntate all’ideale monastico di Cluny.
Nel 1013 ritornò a Niederaltaich, dove intraprese una grande
attività di edificazione: oltre trenta sono le chiese che
furono costruite, sotto la sua direzione. Questo gli valse la
fama di uno dei più grandi architetti oltre che pedagoghi
della Baviera del suo tempo.
L’arcivescovo Aribo di Magonza lo consacrò vescovo di
Hildesheim, alla morte di Bernoardo. La sua nomina fu voluta
dall’imperatore Enrico II. Come vescovo fu molto amato sia dai
credenti laici del popolo che dal clero. Egli difese con
fermezza la propria diocesi da soprusi e tentativi di
usurpazione. Morì il 5 maggio 1038.
Fu canonizzato da Papa Innocenzo II il 29 ottobre 1131. La
Chiesa cattolica e protestante lo festeggiano il giorno della
sua morte, il 5 maggio.
In Italia, il nome tedesco Godard o Gotheard, fu tradotto con
una delle solite interpretazioni o storpiature popolari alla
malattia della “Gotta”, infatti il santo veniva invocato per
alleviare i dolori di gotta e altre malattie artritiche e
reumatiche. Il significato preciso del nome Gottardo deriva
dal tedesco Goth=Dio; Hard=Il forte cioè: Il forte di Dio,
colui che ha la protezione di Dio.
L’intercessione di san Gottardo è invocata contro la febbre,
le malattie dei fanciulli, le calamità temporali, ma
soprattutto contro gli errori
insegnamenti evangelici.
e
i
vizi
contrari
agli
Secondo gli storici, la devozione per san Gottardo in Italia
settentrionale fu introdotta dai monaci cistercensi, che
eressero il primo luogo di culto a lui dedicato verso la metà
del XIII secolo.
Norme
amministrative:
vademecum della F.O.Cr. per
un'estate oratoriana sicura
A poche settimane dall’inizio delle attività estive la
Federazione Oratori, sul proprio sito internet, dedica ampio
spazio ad alcuni aspetti che riguardano la gestione degli
spazi oratoriani e l’ottemperanza di alcune norme importanti.
«L’educazione alla legalità – si legge – passa anche e
innanzitutto dalla gestione dei nostri ambienti e dallo stile
trasparente dei nostri interventi educativi: siamo chiamati ad
essere accoglienti e aperti nel rispetto delle scelte
pastorali, ma anche delle normative». A tal proposito abbiamo
chiesto un chiarimento a don Paolo Arienti, presidente
F.O.Cr..
Innanzitutto perché servono alcune precisazioni?
«La cosa è dettata dalla complessità della vita oratoriana e
dal continuo modificarsi delle norme. È un fatto ed una
responsabilità educativa occuparsi anche delle disposizioni
igienico-sanitarie, di sicurezza e di rispetto ad esempio
della privacy. Gli Oratori non sono spazi pubblici tout court,
ma nella loro apertura al territorio e nel loro essere realtà
comunitarie, intercettano esigenze e norme precise».
Può farci alcuni esempi?
«Abbiamo puntualizzato in alcuni “focus” questioni anche
pratiche che riguardano lo stile educativo e la chiarezza dei
rapporti con le famiglie e con il mondo dei minori. In fondo
si tratta di un’attenzione continua, dal “patto educativo”
alla modulistica… perché le norme non sono un mero ostacolo
alla libertà e l’azione pastorale non può configurarsi
“praeter legem”. Oggi è particolarmente urgente il capitolo
della gestione dei “dati sensibili” e delle foto, soprattutto
in caso di minori. Resta poi urgente la custodia e la messa a
norma degli ambienti educativi, anche sul versante
strutturale. Consigliamo a tutti i responsabili di leggere
queste pagine sul sito www.focr.it e coglierne l’importanza».
Avete predisposto qualche strumento pratico?
«Ci siamo avvalsi della consulenza dell’Avvocatura della
diocesi di Milano che svolge un prezioso ruolo di monitoraggio
e sintesi anche per le diocesi della Lombardia. Nel pagine
digitali sono linkati esempi di modulistica e documentazione
utile, impostati per le principali attività “sensibili” degli
Oratori, con particolare rilievo dato all’estate».
Vai alla pagina della F.O.Cr. dedicata a questo tema
Al Santuario di Caravaggio
“Pellegrinaggio di Speranza”
tra 12 sculture sacre
Dodici sculture sacre in mostra negli spazi attorno alla
basilica di S. Maria del Fonte, nel santuario di Caravaggio. È
“Pellegrinaggio di Speranza”, l’esposizione che sino al 5
giugno di potrà ammirare nei piazzali esterni.
La mostra è proposta dallo Studio di Scultura Scaramella di
Front, nel Torinese: una intera famiglia di artisti che si
occupa della realizzazione di opere scultoree in marmo e
bronzo nel campo della scultura monumentale così come della
ritrattistica modellata (attraverso la ricostruzione
tridimensionale dal vivo o da fotografia) e dell’architettura
da interno e da esterno.
Il percorso espositivo è composto da 12 statue di dimensioni
notevoli (fino a 4 metri). A partire dal Cristo Redentore, che
con le braccia aperte sembra accogliere i pellegrini
all’ingresso dei cancelli. Proseguendo in senso orario si
trova la Madonna della Consolazione e San Giuseppe. Di fronte
all’ingresso posteriore della Basilica, in coincidenza con il
Crocifisso esterno, sono stati collocati il Cristo che porta
la croce e Gesù flagellato, forse la raffigurazione con
maggior impatto emotivo. Sul piazzale posteriore sono state
collocate le statue della Madonna del Soccorso, San Francesco,
che accoglie chi entra dai cancelli nel lato verso Misano, e
San Michele arcangelo. Di fronte all’altare delle celebrazioni
esterne si trova Santa Maria degli Angeli, la Madonna delle
Grazie, la Madonna Nera con Bambino e la Madonna di Salette.
Infine a un ingresso posteriore è stato posto il busto di papa
Francesco.
Tutte le opere sono copie in vetroresina di statue
commissionate da parrocchie e vengono proposte come una sorta
di pellegrinaggio artistico nei santuari italiani
(precedentemente sono state collocate nel Santuario del Sacro
Monte di Belmonte e nel Santuario di Oropa).
Ogni opera possiede una spiegazione del significato e la
destinazione della scultura originale, prodotta in marmo o
bronzo.
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