03 2015 SUPERPIZZ
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03 2015 SUPERPIZZ
Trimestrale d’informazione gratuito per il mondo della pizza Anno 2015, n° 3/4 Mimosa Tipo 2, la nuova star della gamma Passione Pizza Una farina che vi sorprenderà. Per l’aspetto “rustico” e la qualità: ha un buon 30 per cento in più di contenuto proteico rispetto a una “00”. E un gusto rotondo È più ricca di fibre, di vitamine e di sali minerali, perché ottenuta attraverso la miscelazione di porzioni pregiate del chicco di frumento. È più versatile: utilizzabile da ogni pizzaiolo in purezza, oppure miscelabile con altre farine per ottenere un impasto “personalizzato”. È autenticamente tradizionale, più “rustica”: lo si nota chiaramente, perché le porzioni cruscali della farina sono ben visibili nell’impasto e nella pizza. Ma nello stesso tempo è indiscutibilmente di qualità superiore. Sì, stiamo parlando della nuova farina Mimosa Tipo 2, un prodotto che che va ad arricchire la gamma Passione Pizza e che scaturisce dal costante impegno di Molini Pivetti nell’innnovazione e nella ricerca, per garantire standard qualitativi sempre più alti alle proprie farine. Quali sono le caratteristiche salienti di questa farina? La forza, anzitutto, che deriva dalla qualità del grano macinato per produrla - il grano proveniente dai campi che Pivetti ha selezionato nella zona di Bologna, Modena e Ferrara, area di produzione dei migliori grani teneri - e da una filiera italiana al 100%, garantita dal marchio Campi Protetti Pivetti. La forza - i pizzaioli lo sanno - è una proprietà fondamentale, perché misura la capacità di una farina di resistere ai vari processi di lavorazione (impastamento, maturazione nella fase della lievitazione, ecc). Questo valore dipende dal contenuto proteico della farina: nella Mimosa Tipo 2 è superiore di oltre il 30 per cento rispetto a quello di una farina 00. La nuova star della gamma Passione Pizza di forza ne ha da vendere: ha un grado di raffinazione (gli addetti ai lavori parlano di abburattamento) pari a 85, di poco inferiore al valore della farina integrale, che è 100. In pratica, conserva l’85 per cento degli elementi nutritivi del chicco di grano: la farina più raffinata, la 00, ne trattiene il 50. Questa proprietà, aggiunta a un’altra proprietà distintiva della Mimosa Tipo 2 che è l’equilibrata estensibilità, garantisce un utilizzo agevole dell’impasto, permettendo lievitazioni fino a 32 ore. Con risultati eccellenti: pizze salubri e appetitose, che i vostri clienti non mancheranno di apprezzare. Miss Italia è una buongustaia E ama l’autentica pizza verace Alice Sabatini è una ragazza bellissima e solare. Ma è anche una sportiva (gioca a basket) e una studentessa impegnata. E sa fare le scelte giuste. Anche in pizzeria È finita nell’occhio del ciclone per certe strampalate dichiarazioni rilasciate a botta calda, subito dopo essere stata eletta Miss Italia. Gaffe di una ragazza travolta dal successo? Mah... Dopo le sue assurde frasi (“Vorrei essere vissuta nel 1943, sotto la guerra”), il suo volto è rimbalzato nei telegiornali, sui quotidiani, su milioni di pagine Facebook. Chiamala stupida, Alice Sabatini! Molto carina, lo è. Ma è anche una ragazza prestante: gioca a basket in serie A2. Intelligente: vuole laurearsi in Farmacia. E buongustaia: per la sua prima uscita da reginetta ha scelto Napoli, dove da Antonio & Antonio ha ordinato una pizza verace. Alla faccia di quelli che le hanno gufato contro! FOTO - SHUTTERSTOCK - FOTOLIA Certificata dal marchio Campi Protetti Pivetti In questo numero Le farine del nostro sacco Proprietà e caratteristiche della nuova farina Mimosa Tipo 2 A pagina 2 Il vincitore di Alice Master Pizza Cristian Marasco: «Così invento pizze sempre nuove» A pagina 3 Il pizzino Che cosa fare, se ti prendono di mira su Tripadvisor A pagina 4 Accoppiate & vincenti Dimmi che pizza vuoi, ti dirò che birra scegliere A pagina 5 Mondo Pivetti News, eventi, meeting, iniziative A pagina 5 La ricetta di... Cristina Lunardini: cappellacci allo squacquerone A pagina 8 All’interno: ROSA - Inserto Speciale di 3 pagine sulla Pasta Fresca Molini Pivetti SpA - gruppo Holding Pivetti SpA - Via Renazzo, 67 - 44045 Renazzo (FE) - Italy - Tel.: +39 051 900003 - www.pivetti.it - e-mail: [email protected] Redazione LausMediaLab - Grafica Stefania Bonomi 1 Le farine del nostro sacco Qualità Arricchita di porzioni cruscali e proteine ricavate da parti pregiate del chicco di frumento, la new entry della gamma Passione Pizza è una farina molto versatile. E “personalizzabile” dal pizzaiolo: può essere usata in purezza, oppure miscelata in varie percentuali con una “00” della stessa forza. Davvero smisurata C Che fibra, la nuova Mimosa! Impasto Da “00” più facile e pizza più digeribile a “tipo 2” N ostalgia a tavola? No, il ritorno alla ribalta di farine di antica tradizione, non raffinate o semi-integrali, non è solo un amarcord del momento, un trend passeggero. La domanda che arriva dal mercato e direttamente dal consumatore - in pizzeria come al ristorante o al supermercato - che si orienta sempre di più verso farine più ricche di fibre alimentari nasce dalla ricerca ormai generalizzata di alimenti più equilibrati sotto il profilo nutrizionale. Ma un prodotto più sano non è necessariamente un prodotto più buono: per esempio, realizzare una pizza con il 100% di farina integrale è tecnicamente fattibile, ma il risultato potrebbe non soddisfare le aspettative. Perché? Semplice: per il pizzaiolo, l’impasto ottenuto sarebbe molto difficile da stendere e da gestire, mentre per il palato della maggioranza dei clienti una pizza “integrale pura” potrebbe risultare un boccone indigesto! La soluzione del problema? Pivetti l’ha trovata nei suoi laboratori di Renazzo, dove ha messo a punto una formula che garantisce impasti facili da utilizzare che, allo stesso tempo, esaltano i valori nutrizionali della farina, valorizzando al massimo croccantezza e gusto della pizza. La novità si chiama Mimosa Tipo 2. Fa parte della gamma Passione Pizza - tutte farine di salubrità garantita e di provenienza italiana al 100%, certificate dal marchio Campi Protetti Pivetti - e offre Contenuto in ceneri e proteine dei vari tipi di farina 2 il meglio della nostra “00” più venduta, con il valore aggiunto di una farina tipo 2 ottenuta con la miscelazione di porzioni pregiate del chicco di frumento, abbinato a un sapore sorprendentemente dolce e gradevole. Forza, estensibilità equilibrata e resistenza: le eccezionali proprietà della nuova farina Mimosa Tipo 2 ne rendono agevole l’utilizzo, permettendo lievitazioni fino a 32 ore. Impiegata con metodiche d’impasto dirette e indirette, assicura lievitazione e cottura ottimali di pizze appetitose, caratterizzate da un gusto rotondo e da un notevole apporto di fibre alimentari: attorno ai 3 grammi per etto di porzione. L’anima “grezza” della Mimosa Tipo 2 si nota: le porzioni cruscali della farina sono ben visibili nell’impasto e nella pizza. Mentre il residuo cruscale - che normalmente conferisce un certo retrogusto amaro - non disturba affatto il palato. La farina Mimosa Tipo 2 può essere impiegata in purezza, per ottenere una pizza nettamente diversa dalle altre, anche nell’aspetto. Con la new entry della gamma Passione Pizza, Pivetti offre ai pizzaioli una farina versatile e personalizzabile, che consente a ognuno di sprigionare la creatività creando pizze sempre più gustose e salubri. Partendo da una miscela di farina 00 e Mimosa Tipo 2, si possono modulare le caratteristiche dell’impasto in funzione del grado di “rusticità” che si vuol conferire alla pizza. Per ottenere una farina Tipo 1 basta miscelare il 60% di Mimosa Tipo 2 con 40% di 00, preferibilmente della stessa forza (come la Mimosa). E con meno farina Tipo 2 si ottiene una farina Tipo 0. Quel che è certo è che con la farina Mimosa Tipo 2 ogni pizzaiolo, indipendentemente dal modo in cui la utilizza, ha la certezza di ottenere un risultato certo, assicurato da una farina performante di qualità superiore. Al 100% italiana. E con la garanzia del marchio Campi Protetti Pivetti. Rodrigo Troncoso responsabile R&D Molini Pivetti inque categorie merceologiche compongono l’ampio ventaglio di farine sul mercato. Il dpr 187 del 2001 regolamenta produzione e commercializzazione di sfarinati e definisce la farina di grano tenero “il prodotto ottenuto dalla macinazione e conseguente abburattamento (setacciatura) del grano tenero liberato dalle sostanze estranee e dalle impurità”. Tipo e denominazione delle farine - 00, 0, 1, 2 e integrale - sono definite in funzione delle ceneri contenute e delle proteine minime (vedi tabella in questa pagina). E quindi ne consegue che il grado di raffinazione della farina dipende dalla presenza di ceneri delle porzioni tegumentali. Riassumendo, farine costituite prevalentemente dalla parte interna del chicco hanno minor quantità di crusca e contenuto di ceneri più basso; viceversa, farine con maggior quantità di crusca hanno contenuto di ceneri più alto. Va da sé che una farina tipo 1 (0.80 max), ha una maggiore presenza di porzioni cruscali rispetto, per esempio, a una farina tipo 00 (0.55 max). La ricerca di farine più performanti ha spinto il mercato verso prodotti sempre più raffinati, privi di quelle porzioni ricche di fibre e minerali che arricchiscono l’alimento di valore nutrizionale ma ne modificano le caratteristiche, rendendo più impegnativo l’impasto. Infatti il disciplinare della pizza Napoletana IGP stabilisce che la farina da usare è la 00, che in fase d’impasto, lievitazione e lavorazione ha un comportamento migliore (o almeno più agevole) rispetto alle altre. Il vincitore di Alice Master Pizza Cristian Marasco: “La mia passione? Inventare pizze fuori dal comune” Il trionfo nel talent show è l’ultimo di una lunga serie di trofei. Nel 1997, esordì al Campionato Europeo (e lo vinse) presentando una pizza “con scaglie di polenta e formaggio della Valtellina”. Nei suoi locali utilizza cinque differenti impasti. E nel menù la scelta spazia tra 160 proposte T rentasei anni, tre figli, titolare di due locali per complessivi 300 coperti - 180 al Grotta Azzurra di Merate, 120 all’omonima pizzeria di Bonate sensori luminosi e asciugamani Dyson Airblade: l’attenzione a garantire il massimo confort al cliente e la cura dei dettagli sono carattesristiche palpabili. Cristian Marasco, 39 anni, vincitore della 1ª edizione di Alice Master Pizza. con un carnet di titoli nazionali e internazionali conquistati nel corso di una carriera già lunga nonostante l’età, ai quali va aggiunto l’incarico di istruttore della Scuola italiana Pizzaioli. È l’identikit di Cristian Marasco, vincitore della prima edizione di Alice Master Pizza, il talent che il pubblico ha seguito davanti alla tv appassionandosi alle “sfide di pala” tra i 60 pizzaioli finalisti, impegnati a sfornare a comando 300 pizze sottoposte al giudizio inappellabile della severa giuria: lo chef della pizza Antonino Esposito, Cristina Lunardini e lo chef Sergio Maria Teutonico. All’ingresso del Grotta Azzurra di Merate mi accoglie un manifesto che inneggia al trionfo televisivo del “campione di pala”. L’ambiente, accogliente e luminoso, è dominato da un mega-acquario dove sguazzano due squali cuccioli. Porte scorrevoli, maxischermo a volume bassissimo, menù dettagliato ed esaustivo; in bagno, 3 Travolto dal successo, dopo la vittoria a Alice Master Pizza? Vincere il primo talent per pizzaioli mi ha dato un’immensa soddisfazione, ma la vittoria non è stata frutto di un exploit: l’ho conquistata lungo un percorso difficile, durante il quale ho sfidato colleghi molto in gamba. E i giudici mi hanno messo alla prova con tutte le tipologie di pizza: dalla classica alla pizza fritta, dalla pizza in pala a quella senza glutine. Come ti sei preparato a questa competizione? Devo dire che l’aver partecipato a tante competizioni in campo internazionale (Cristian ha iniziato a collezionare vittorie fin dal 1997, quando ha esordì nel Campionato europeo di pizza, arrivando primo) mi è servito, anche se lavorare davanti alle telecamere e seguire le direttive impartite da una giuria, con prove sempre più complesse e richieste sempre più difficili da soddisfare, è tutto un altro paio di maniche. Il vantaggio decisivo, a mio parere, l’ho acquisito per l’abitudine a lavorare impasti diversi e a proporre pizze innovative, che nascono dalla mia voglia di sperimentare, alla ricerca di combinazioni e sapori sempre nuovi e di una qualità sempre più alta. Per questo nei miei locali si lavorano cinque differenti impasti: oltre al classico impasto realizzato seguendo il disciplinare della Verace Pizza Napoletana, ogni giorno le mie brigate di cucina preparano un impasto con lievito madre che viene lasciato a lievitare per 96 ore a temperatura controllata, poi l’impasto con farina di kamut, con farina integrale e infine l’impasto ai cereali. La prova più difficile? Tutte, perché non erano scontri diretti: non conoscevo il percorso degli altri tre concorrenti, quindi ogni volta era una sfida a tutto campo. E dalla semifinale in avanti il livello è sempre stato al top. C’è stato un momento, durante la prima semifinale, in cui tutto sembrava andare sorto. Mentalmente ero già pronto a fare le valigie… anche perché mentre io sfornavo pizze all’Acqu’e Sale di Antonino, a Sorrento, davanti alle telecamere, a casa mia moglie si preparava anche lei a sfornare… il mio terzo figlio, Gabriel (ride). E il guizzo vincente? Modestia a parte, c’è stato. Forse il fatto di arrivare dal Nord, e di essere per questa ragione un po’ una carta “fuori dal mazzo”: sì, credo che questo fatto sia stato importante. Io sono convinto che un pizzaiolo professionista di alto livello oltre a saper creare alla perfezione una pizza come Dio comanda eseguendo ciò che detta il disciplinare, debba fare un passo in più: aggiungere un tocco personale alle sue creazioni. Io questo l’ho sempre fatto. Da pischello, a 18 anni, mi sono presentato al mio primo Campionato europeo con una idea folle: la mia pizza con scaglie di polenta e formaggio della Valtellina. E ho vinto. Poi, che spazia dalla pizza Valtellina (pomodoro, mozzarella, bocconcini di mozzarella, funghi porcini, bresaola calda) alla Terrona (pomodoro, mozzarella, scamorza affumicata, melanzane, porcini, salame piccante, basilico) passando dalla Grotta Azzurra (pomodoro, mozzarella, cozze, vongole, piovra, prezzemolo) e la Esmeralda (mozzarella, zucchine grigliate, code di gambero, rucola, panna, spada affumicato). Io però provo la Italia Mondiale (pomodoro a Pivetti main sponsor del talent continuare a vincere nella vita non è stato facile. Il segreto del successo? Avere il coraggio di rischiare: non accontentarsi di fare buone pizze ma sognare di creare la pizza più buona del mondo. Le mie pizze, realizzate con lievito maturato per 96 ore, sono cotte con temperature più basse di quelle tradizionali: vanno in forno a 320 gradi, non a 450. L’impasto già evaporato a lungo garantisce leggerezza e croccantezza, i sapori non vengono “bruciati” da un eccessivo calore. Però... suo padre è napoletano. Certo, l’imprinting è quello. Mia madre però è del Lecchese: io ho cercato di unire due diverse tradizioni gastronomico-culinarie, ho aggiunto altri spunti, pescandoli dall’alta cucina e dallo street food. Il risultato sono le 160 pizze che offro nel mio menù. Intanto la pizzeria s’è riempita. Con garbo, un aiutocuoco viene a “prelevare” Cristian dal tavolo. Dò un’occhiata al menù stratosferico, freddo, pomodoro fresco, rucola, grana in scaglie, burrata, acciughe) e poi mi congedo, soddisfatto. Per la pizza, croccante e squisita. E per l’intervista: ho conosciuto un grande professionista, con il pallino dell’impegno. Impegno che profonde nel lavoro, in famiglia, ma anche fuori casa e al di là del suo locale. Un esempio: per aiutare i ragazzi di Casa Amica, disabili al cento per cento, Cristian un bel giorno li ha invitati tutti in pizzeria e ha inventato un corso di cucina speciale per loro (“Chissà, forse io ho regalato qualcosa a loro, ma di certo loro a me hanno dato tantissimo” dice). La sua città, Merate, lo ha insignito dell’Ambrogino d’Oro. Con il fratello Mario, chef, s’è lanciato nella seconda avventura imprenditoriale, aiutato da moglie e cognata, e con il tifo dei figli (Carol, 7 anni; William, 4; Gabriel, 9 mesi). Ottima scelta, signori giudici: Alice Master Pizza ha incoronato un campione vero. Il pizzino Autotutela Commenti negativi sul web? Rilancia in 3 mosse Bufale tossiche Primo: con l’utente “polemico”, usare sempre l’arma del dialogo. Secondo: se il post riporta falsità e sconfina nella diffamazione, chiederne l’immediata rimozione. Terzo: fornire più informazioni possibile, anche tramite fotografie A bbiamo aspettato un’ora per l’antipasto!”. “La nostra esperienza? Conto salato, calzone bruciato!”. Bel guaio rilevare un locale con tante recensioni negative su Tripadvisor! Critiche che danneggiano la nuova gestione, perché non scompaiono neppure se la pizzeria riparte da zero e cambia personale, menù, luci, arredi... Se invece le critiche riguardano la vostra gestione (magari vi sono piovute addosso per un infortunio in cucina, un malfunzionamento del forno o per un improvviso forfait del personale di sala), la patata è ancor più bollente: avete un serio problema di web reputation. Cioè, in Rete non si parla benissimo della vostra pizzeria: questo fatto può minare la stima dei vostri clienti attuali e, soprattutto, rischia di influenzare negativamente i potenziali clienti futuri, che ancora non vi conoscono. Con 2 miliardi di visitatori annui, Tripadvisor è, anche in Italia, il “suggeritore” più seguito nella scelta dell’hotel e del ristorante. Non lasciate in mano alla concorrenza un’arma pubblicitaria così potente! Recensioni e commenti che si leggono su Tripadvisor, sui blog dalla diffusione dei personal media digitali: smartphone, iPad, computer. SuperPizz vi spiega sono sempre dovute: un invito a ritornare per un assaggio gratuito è la miglior dimostrazione che la specializzati e sui social network possono influenzare i clienti più indecisi. E c’è anche chi non si fa scrupolo di pubblicare notizie “mirate” o recensioni false per attitrare il pubblico verso il proprio locale, come un pifferaio magico. Come passare al contrattacco? Con il buzz marketing. In pratica, un efficace passaparola, potenziato come neutralizzare l’eco negativa dei commenti sfavorevoli e come ricostruire l’immagine della vostra pizzeria: in poco tempo, con la vostra bravura e con la bontà delle vostre pizze riconquisterete fiducia e apprezzamento del pubblico. Critiche al veleno Se qualcuno pubblica su Tripadvisor una critica al locale, e riconoscete che non è del tutto infondata, l’unico modo per recuperare terreno è quello di mantenere aperto il dialogo con il cliente. Anche se il tono del commento è sferzante, cercate di non alimentare polemiche: in caso di replica, sarebbero un boomerang per voi. Invece, dimostrate che siete interessati a capire i veri motivi della insoddisfazione manifestata nel post, date la vostra versione dei fatti e assicurate che farete di tutto per eliminare il disservizio, intervenendo di persona. Naturalmente, quando invece arrivano complimenti, è educato ringraziare ogni volta. Ma se vengono pubblicate proteste che riconoscete motivate, le scuse soddisfazione dei clienti vi sta a cuore più di ogni altra cosa. Qualcuno vi sta diffamando? Un signor Mario o una signora Maria qualsiasi pubblicano su Tripadvisor una recensione diffamatoria, con falsità evidenti o congegnata al solo scopo di mettere in cattiva luce il vostro locale. Che fare? Segnalatela subito al portale e chiedetene la rimozione: Tripadvisor controllerà l’identità di chi l’ha spedita e verificherà se la vostra lamentela è fondata oppure no. Più informazioni e più fotografie Informare i clienti è l’arma migliore per prevenire le critiche: pubblicate in bella evidenza gli orari di apertura e il giorno di chiusura, il menù, i piatti speciali e le specialità delle casa, ma ricordatevi anche di aggiungere foto, foto, e poi foto. Le immagini aumentano del 73% l’attrattività delle pagine: i ristoranti con più di 35 foto attirano un numero di utenti superiore del 107% rispetto a quelli che non aggiungono immagini. Un radar avvisa quando arriva una recensione sul tuo locale Così leggi in tempo reale i commenti su tutte le piattaforme social. E puoi intervenire all’istante C ome tenere sotto controllo tutto ciò che viene pubblicato relativo alla vostra pizzeria su Tripadvisor, Yelp e altri portali (come 2Spaghi, QRistoranti, The Fork, Il Mangione...), e poi forum, blog, social? Basta scaricare Mention, utile strumento di monitoraggio che tiene sotto controllo il web e, come un radar, informa appena arriva un commento che cita il locale. 4 Postare notizie false è un atto di concorrenza sleale. E va denunciato Per provarlo, scegliete la versione gratuita (prevede un massimo di 3 alert al mese). Dopo qualche settimana, se vi è piaciuto passerete alla versione completa, a pagamento: per circa 15 euro al mese “rastrella” internet e garantisce un numero illimitato di alert che arriveranno in tempo reale nella modalità che preferite: via app, mail o Twitter. N el regolamento di Tripadvisor è specificato che il recensore non può esercitare alcun genere di influenza nei confronti del gestore del locale oggetto della recensione. E viceversa: intervenire per chiedere la cancellazione o la modifica di un commento negativo è un comportamento scorretto. Così come chiedere recensioni favorevoli ai clienti o, peggio, pubblicare false recensioni per migliorare la reputazione del locale. Tutte queste sono attività fraudolente ma, purtroppo, non sono infrequenti: secondo la società di ricerche Gartner, la percentuale di recensioni fasulle su Tripadvisor oscilla tra il 10 e 15 per cento. In giugno, il quotidiano on line Italia a Tavola ha denunciato lo scandalo delle recensioni taroccate: in un’inchiesta, ha dimostrato che bastano 10 recensioni false per scalare la classifica Tripadvisor dei migliori locali. Così, il ristorante “Scaletta”, inventato di sana pianta, è risultato il miglior posto dove pranzare a Moniga del Garda! La notizia ha fatto il giro del mondo e il portale ha dovuto eliminare il profilo del ristorante fantasma. In seguito a una querela per diffamazione, anche il Tribunale di Milano s’è occupato del problema: secondo il giudice, gli autori delle recensioni oggetto della denuncia «hanno utilizzato espressioni chiaramente sopra le righe», «gravemente offensive e diffamanti che si risolvono nella denigrazione del ristorante e del suo gestore». «Vi è il sospetto che tutto questo possa essere stato fatto ad arte» è stata la conclusione. Che ha portato al rinvio a giudizio e al processo. Trend di consumo Con la pizza, la birra piace di più: l’unione fa il sapore Si moltiplica l’offerta di bionde, ambrate, bianche, lager di matrice classica o artigianali. E il consumo aumenta, anche in pizzeria. Dove la bevanda alcolica più amata dalle donne si sposa con la leggerezza dei nuovi impasti P izza & birra si conferma un “matrimonio d’amore”. Da un lato la pizza, amata da 9 italiani su 10, dall’altro la birra, bevanda alcolica preferita da giovani e adulti: oggi la crescita della cultura birraria e il rinascimento della tradizione pizzaiola hanno aperto alla coppia più gustosa della cucina italiana nuovi orizzonti gourmand. Secondo un sondaggio Doxa commissionato da AssoBirra l’Associazione che rappresenta il 97% del mercato un terzo degli italiani (36%) quando mangia una pizza sceglie la birra; solo I’8% preferisce il vino, il 16% ordina una soft drink. Ad amare di più la birra sono le donne under 35, tanto che il 65% (con punte del 70% tra le ragazze tra i 25 e i 34 anni), quando sono a cena con gli amici vedono nel binomio “pizza più birra” il perfetto complemento di una serata in compagnia. Dimmi qual è la tua pizza preferita, ti dirò che birra scegliere Margherita + Pils La Pils è una birra fresca: alla piacevolezza di beva unisce l’arma del luppolo, che bilancia la sapidità della mozzarella e l’acidità del pomodoro. Napoletana + Bock Come la Margherita, ma con sapori più forti, che la Pils non è in grado di sostenere. Ci vuole il carattere più deciso (e alcolico) di una Bock chiara. Marinara + Weizen La Marinara è una pizza “di naso”, non “di bocca”, dove il pomodoro si incontra con i profumi di aglio, origano, alici. La birra più indicata va cercata tra quelle di frumento. Una Weizen ha una morbidezza che riprende la base della pizza e una speziatura che completa i profumi del condimento. Quattro Formaggi + Ale La birra con il cacio si esalta. E se i formaggi sono 4… l’abbinamento giusto allora è con una birra Ale, la più indicata per corpo e struttura e per la morbidezza maltata. Podoro, bufala e basilico + Lager Su questa pizza con ingredienti del condimento crudi, serve una birra “tuttofare”, che accarezzi senza essere invadente. Funghi porcini e mozzarella di bufala + Lager I funghi hanno un gusto singolare: l’equilibro dei cereali tipico della lager li valorizza al meglio. Gorgonzola e noci + Abbazia Il formaggio nella sua espressione più intensa, quella erborinata della muffa, vuole una bevanda più complessa come una birra d’Abbazia, possibilmente scura. La maggiore tostatura sostiene il gorgonzola, mentre l’aromaticità finale sta bene con le noci. Mortadella pistacchi e stracchino + Blanche Una pizza ricca di profumi, perfetta anche da dividere con gli amici come aperitivo, o per antipasto. Poteva incontrare anche una Pils, ma dà il meglio se accompagnata con una birra fresca ed “eccentrica” come la Blanche, capace di giocare e aggiungere altri profumi. Mondo Pivetti News, eventi, meeting, iniziative, aggiornamenti Slovacchia Israele Bontà da export Ambasciatori dell’eccellenza italiana Nei padiglioni della fiera Incheba di Bratislava si è svolta la manifestazione Bidvest Tour 2015, che ha attirato centinaia di visitatori desiderosi di entrare in contatto con una selezionata rappresentanza del made 5 in Italy del settore food. Affollato lo stand Pivetti, dove Cristian De Rosa, campione del mondo di pizza acrobatica (nella foto, con l’Export Area Manager di Pivetti, Dina Glavcheva) ha incantato con le sue funamboliche esibizioni. Organizzato dall’Ambasciata d’Italia in Israele e dall’Ice, l’Agenzia statale per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e con la collaborazione dell’importatore “Ristretto”, si è svolto presso l’Hasalon Restaurant di Tel Aviv l’Italian Festival 2015. Molini Pivetti, cha faceva parte delle 23 selezionate aziende del made in Italy alimentare presenti all’evento, ha garantito la partecipazione alla manifestazione dello chef della pizza Antonino Esposito che, sfornando pizzecapolavoro assai apprezzate, ha dato una magistrale dimostrazione della eccezionale qualità e bontà delle farine per pizza Pivetti. La delegazione di Pivetti all’Italian Festival di Tel Aviv. Speciale “Pasta Fresca” R r Far Sape a. Farin Rosa Allegato d’informazione gratuito per il mondo della ristorazione Anno 2015, n° 1 Così catturi i clienti... per la gola Proporre una degustazione di pasta fresca all’interno del vostro locale: perché no? Ecco come organizzarla alla perfezione, seguendo i preziosi suggerimenti degli esperti di “marketing sensoriale”. Primo: scegliere l’orario giusto. Secondo: non trasformare l’assaggio in una tavolata tra amici. Terzo: condire la pasta nel modo più semplice, per non coprirne il vero sapore. E soprattutto... mai strafare S e non avete scelto un mulino (possibilmente bianco) come sede del vostro laboratorio e Antonio Banderas non bazzica dalle vostre parti, la pubblicità cari miei ve la dovete costruire da soli. Annunci alla radio e alla tv locale? Inserzioni sul giornale di zona? Facebook, Instagram... sì, tutto fa brodo. Ma non c’è spot che valga una forchettata della vostra pasta fresca, fatta (e condita) come Dio comanda. Un assaggio da gustare, magari, proprio all’interno del negozio. degustazione? Più che dall’orologio, dipende dalle abitudini di chi assaggia, che ovviamente sarà più propenso a degustare a... pancia vuota. Diciamo che, se l’assaggio è di mattina, l’ideale è iniziare dopo le ore undici. Se è di sera, partite dopo le diciotto. Lontano dai pasti, non solo l’appetito ma anche la capacità percettiva è al top. Mai, in ogni caso, offrire assaggi troppo a ridosso della chiusura: ai clienti va lasciato tutto il tempo di fare domande su ingredienti e lavorazione, degustando la pasta senza doverne trangugiare delle veloci forchettate. Come creare un’emozione Gli esperti lo chiamano marketing sensoriale: una degustazione di pasta fresca di vostra produzione può far aumentare le vendite, a condizione che questo assaggio venga vissuto come un’esperienza piacevole, che i clienti poi vorranno ripetere a casa loro preparando piatti gustosi con la pasta fresca assaggiata, e poi acquistata, da voi. Insomma, l’obiettivo della degustazione non deve essere solo quello di “far conoscere” un prodotto, bensì quello di far provare “un’emozione dei sensi”. E in primo luogo, del senso del gusto. Dove offrire l’assaggio Organizzate la zona di degustazione in una zona distante dall’ingresso (per non intralciare l’entrata) e dal banco di vendita, ben areata e non troppo rumorosa, con una temperatura ambiente compresa tra 20° e 25°. Vanno predisposti tavoli e sedie per far accomodare la gente, o è meglio offrire assaggi in piedi? Dipende dalle dimensioni del locale: l’ideale è disporre di un corner o una saletta dove apparecchiare duetre tavolini. Niente sedie, però: non state invitando amici a pranzo. Nella zona di assaggio lasciate un cartello informativo che spieghi la provenienza, le proprietà e i pregi degli ingredienti che utilizzate e, quindi, l’unicità della vostra pasta: giusto che chi assaggia sappia esattamente che cosa sta degustando, non vi pare? I clienti apprezzeranno di certo anche suggerimenti pratici su come realizzare ricette tradizionali con la vostra pasta fresca. Qual è l’ora giusta? Quando è meglio offrire la Niente abbuffate Evitate di proporre diversi assaggi e 6 piatti troppo elaborati. Ricordate che la semplicità paga, perché da modo a chi assaggia di concentrarsi solo sulla bontà della vostra specialità. Cucinate quindi la pasta con condimenti semplici: va benissimo servirla all’olio, con pomodori freschi, o con passata di pomodoro e una spruzzata di grana; evitate salsiccia e ragù di carne; il pesto è ok, ma solo con le troffie; alla larga da olio al tartufo, noci, gorgonzola. La pasta fresca ripiena va condita con burro, o burro e salvia, nient’altro. Offire anche il vino? Sconsigliabile offrire durante la degustazione del vino rosso. Anche se fosse un doc di pregio: non è una questione di abbinamento, la controindicazione è dovuta al fatto che il gusto forte del vino coprirebbe il sapore delicato della pasta e potrebbe alterarne la percezione. Anche i vini bianchi e i prosecchi, con il loro retrogusto in certi casi fruttato oppure amarognolo, finirebbero per condizionare il palato di chi assaggia. Se proprio volete abbinare un vino, vada per un rosato molto leggero. La cosa più saggia da fare, però, è la più semplice: offrire dell’acqua minerale. Scegli la tua Sfoglia Gold Pivetti Sfoglia Gold Rosa Ideale per la produzione di pasta fresca tradizionale, ripiena e all’uovo, lavorata sia a mano che mediante impastatrici e laminatrici. Grazie al suo basso contenuto in sali minerali, si ottiene un impasto all’uovo giallo dorato: anche dopo giorni, la sfoglia mantiene la brillantezza senza ingrigire. Sfoglia Gold Rosa è ottimale per la ristorazione in quanto studiata per resistere alla doppia cottura e all’abbattimento. Sfoglia Gold Ninfea Ideale per gnocchi, trofie e tutti gli impasti a base di acqua e farina, la farina Sfoglia Gold Ninfea di Pivetti è prodotta in modo da massimizzare la granulometria e ridurre al minimo il tenore di sali minerali, che è la causa principale della puntatura degli impasti. La pasta ottenuta con la farina Sfoglia Gold Ninfea si presenta piuttosto ruvida e, perciò, trattiene alla perfezione il condimento e ne esalta il sapore. Sfoglia Gold Camelia Selezionata per la produzione di tutti i tipi di pasta, la farina Sfoglia Gold Camelia di Pivetti nasce da un’esclusiva metodologia di estrazione che permette di ottenere una farina “calibrata”. L’impasto risulta poroso e vellutato. Sfoglia Gold Calla Ottenuta da una miscela selezionata di farina di grano tenero e semola di grano duro nazionale, la farina Sfoglia Gold Calla di Pivetti è studiata principalmente per la lavorazione a macchina di pasta all’uovo e impasti a base di acqua e farina. “I segreti della pasta fresca all’uovo” L’incontro formativo Pivetti fa l’en plein Organizzato dal distributore Semenzato Alimentari, l’incontro formativo sulla pasta fresca all’uovo fatta a mano con la farina Sfoglia Gold Rosa di Pivetti ha riscosso un clamoroso successo, al di là di ogni aspettativa. Il pubblico esigente che ha gremito la sala ha seguito con attenzione anche le dimostrazioni pratiche. Sulla pagina Facebook di Pivetti trovate le informazioni sui corsi in programma nei prossimi mesi. Sfoglia Gold Dalia La semola Sfoglia Gold Dalia di Pivetti, ottenuta da una miscela selezionata di farina di grano tenero e semola di grano duro nazionale, è l’eccellenza per la produzione di pasta fresca a macchina e pasta secca artigianale. 7 7 La ricetta dello chef Cristina Lunardini Cappellacci allo squacquerone, formaggio di fossa e guanciale croccante Per un piatto gustoso ne bastano solo tre a testa. Perché sono belli grandi, ben farciti. Super nutrienti. E soprattutto sono buonissimi Ingredienti Per la pasta: 300 g farina 00 3 uova 1 cucchiaio d’olio d’oliva 1 pizzico di sale Per la farcia: 150 g ricotta 150 g squaccherone 50 g parmigiano 50 g formaggio di fossa pepe nero sale Per il condimento: 100 g guanciale stagionata 1 spicchio d’aglio olio d’oliva 1\2 bicchiere di vino bianco 50 g formaggio di fossa a scaglie Disporre la farina a fontana, rompere le uova, unire l’olio e il pizzico di sale, impastare bene. Far riposare la pasta per trenta minuti, coperta con della pellicola. In una ciotola amalgamare la ricotta, lo squacquerone, il formaggio di fossa e il parmigiano grattugiato, salare e abbondare di pepe nero macinato al momento. Tirare la pasta, ritagliare dei quadrati abbastanza grandi, circa 7 cm di lato, mettere una bella noce di farcia, chiudere come un cappelletto: saranno grandi, ma ne vanno solo tre a testa! Finire la farcia. Portare a ebollizione dell’acqua, salare e cuocere i cappellacci; nel frattempo, in una padella far rosolare lo spicchio d’aglio con un filo d’olio, unire la pancetta tagliata a striscioline sottili. Far rosolare, sfumare con il vino, unire i cappellacci tenuti al dente, cospargere con le scaglie di formaggio di fossa e una spolverata di pepe macinato al momento. Servire caldissimi. Cristina Lunardini, chef e consulente gastronomica, di recente ha pubblicato il libro Romagna mia. Ricette di famiglia. Cristina Lunardini presenta tutti i giorni su Alice Tv Le mani in pasta, programma di Alice Tv dedicato all’arte degli impasti in tutte le sue possibili declinazioni, dolci e salate. Mensilmente, cura una rubrica di ricette sulla rivista Alice Cucina. Marchisio ha un debole. Per gli agnolotti di mamma Il campione della Juventus va di frequente a Chieri a far visita a sua madre. Che gli preparara la tipica pasta ripiena piemontese: gli agnolotti del plin. Una specialità piace tantissimo anche alla moglie Roberta e ai suoi due figli N el frigorifero di casa Marchisio due cose non possono mai mancare. «La prima è il formaggio: a casa nostra, ogni genere di formaggio ha il benvenuto in tavola» ha confessato qualche tempo fa a SuperPizz il numero 8 della Juventus scudettata, durante un incontro organizzato da uno sponsor della squadra. Marchisio, convinto sostenitore dei prodotti tipici del territorio e testimonial di “We Feed the Planet”, iniziativa di Slow Food che dal 3 al 6 ottobre porterà a Milano duemila giovani contadini di tutto il mondo per visitare Expo, è un super-buongustaio: «Io non potrei vivere senza il formaggio: mangerei parmigiano anche a colazione e tomini piemontesi a pranzo e cena...». E visto che il motto del ristorante-pizzeria Piazza Trento di Chieri, che è di sua proprietà, è “Da noi si fa la dieta del religioso: si mangia ogni ben di Dio e si spera nel miracolo”, viene spontanea una domanda. Ma una dieta al formaggio va bene per uno sportivo come te? CI mancherebbe: non mangio formaggio tutti i giorni (si mette a ridere), sarebbe una follia. Ma quando posso lasciarmi un po’ andare, be’, con il formaggio a tavola rischio ogni volta di esagerare. E meno male che durante l’anno ripeto di frequente visite mediche ed esami del sangue: gli ultimi accertamenti dicono che i miei valori di colesterolo rientrano perfettamente nella norma. E qual è la seconda cosa che non può mancare mai, nel frigo di casa Marchisio? Una specialità di pasta ripiena, tipicamente piemontese. Sarebbe a dire? Gli agnolotti del plin. Da sempre li prepara a mano mia mamma, secondo una tradizione di famiglia. Ci rifornisce abbondantemente ogni volta che passo a trovarla con mia moglie Roberta e i bambini, a Chieri: ne facciamo sempre una scorta. E quando li portiamo in tavola, è festa per tutti.