comunicato - Embaixada de Portugal em Itália

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comunicato - Embaixada de Portugal em Itália
"Oltre il falso linguaggio dei media, bisogna attraversare se stessi, andare fino in fondo alle cose", diceva
Antonio Neiwiller. "A questo complesso lavoro io dò il nome di laboratorio. Questo per me è necessario".
Queste parole del grande intellettuale Antonio Neiwiller a vent’anni dalla sua morte, risuonano ancora
come fondamentali e potrebbero essere assunte come manifesto programmatico della sedicesima edizione
di un festival, che ha sempre fatto della sperimentazione, dell’alterità, della trasgressione e
dell’antagonismo le sue cifre peculiari.
Realizzare Danae quest’anno ha significato, soprattutto, “andare in fondo alle cose”. Ci siamo affacciati,
quindi, a questo nuovo anno dopo aver messo in atto profondi cambiamenti, al fine di innovare il nostro
fare, non per la sopravvivenza ma, anzi, per aprirci a nuove sfide. È con questo sentimento di rinnovamento
ed innovazione che abbiamo pensato a questa nuova edizione di Danae Festival.
Il contesto in cui si inserisce la sedicesima edizione di Danae Festival è ancora quello della riduzione delle
risorse, di scarsi segnali di ripresa e attenzione ai progetti culturali. Ciononostante si continua a cercare
soluzioni, a innovare la prassi per continuare a nutrire la propria creatura e aprirsi a nuove sfide.
È con questo sentimento di rinnovamento ed innovazione che abbiamo realizzato questa edizione di Danae
Festival.
La realizzazione di un festival è qualcosa di complesso e a questo lavoro complesso diamo anche noi il nome
“laboratorio”. Questa parola è assolutamente fondante del progetto Danae Festival che è sempre di più un
luogo, un’occasione, non solo per mostrare delle idee, per esprimerle e condividerle, ma anche perché esse
possano nascere e fiorire per poi “andare nel mondo”.
La sedicesima edizione di Danae Festival avrà luogo a Milano dal 1 al 6 Aprile periodo d’elezione del
festival e anche per questa edizione continuiamo a sperimentare la realizzazione di una proposta autunnale
a Novembre.
Attraverso il progetto europeo Open Latitudes, rete di strutture e festival europei a sostegno delle forme
ibride della scena, si è deciso di lavorare sempre di più nel senso dell’internazionalizzazione del Festival.
Questo non solo acquisendo un maggior numero di artisti stranieri ma avvicinando gli artisti italiani da noi
sostenuti, alla dimensione internazionale per la diffusione e coproduzione.
Un altro segno forte di questa edizione è l’interdisciplinarità dei progetti che spaziano nella più ampia
gamma dei codici: dal teatro alla danza, dalle arti visuali al video, dalle arti curative prestate alla scena, alle
sperimentazioni sonore.
NOTE SUL CALENDARIO DI DANAE 2014
La programmazione di quest’anno, che si sviluppa ancora in due momenti dell’anno, Aprile e Novembre, è
attraversata da alcune correnti.
C’è un filo di “sovversione” dello sguardo, della percezione e delle regole che attraversa in modo diverso
molti progetti del Festival. A cominciare dallo spettacolo di apertura di questa edizione affidata allo
spagnolo Pere Faura, già noto al festival per il suo arguto Striptease, che presenta insieme a Inaki Alvarez,
Diari d'accions (1 aprile Teatro Out Off), dove affronta le contraddizioni che separano le parole dalle azioni,
dove il linguaggio disegna la scena e i performer fanno di tutto per mescolare significato e significante. E
così capita che le stesse identiche azioni assumano significati diversi, con continui spiazzamenti anche molto
esilaranti.
Anche Sofia Dias e Vítor Roriz si confrontano con le parole ma qui hanno un’altra funzione rispetto al
lavoro di Pere Faura. Nello spettacolo dei due artisti portoghesi, A gesture that is nothing but a threat (3
aprile Teatro Out Off), le parole vengono assoggettate alle regole della composizione del movimento e
esplorano il potenziale della parola prendendo in considerazione non solo il significato, ma anche la
plasticità del suono e la relazione con la voce.
La voce è protagonista anche della performance di Francesca Proia Voce Lattea (2 aprile LachesiLAB), in cui,
attraverso una tecnica monastica, il parlare diviene letteralmente un balsamo che disfa i nodi del cuore, un
lavoro che pone lo spettatore di fronte a un mistero, che può essere colto solo in uno stato che è diverso sia
dalla coscienza ordinaria che dall’incoscienza ordinaria.
Si avventura ulteriormente in una dimensione misterica Fabrizio Favale che con la compagnia Le Supplici
sarà presente a Danae con una personale composta dai lavori Isolario e Alberi (4 e 5 aprile Teatro Out Off),
nel segno di una ricerca che va perennemente oltre, che opera tra il visibile e l’invisibile e agisce attraverso
percezioni sottili.
Chiuderà la sezione primaverile del festival lo spettacolo / evento Atlas Milano (6 aprile TeatroLaCucina),
dei portoghesi Ana Borralho e João Galante: una rivoluzione, una rivoluzione silenziosa che nasce dalla
convinzione che l’arte debba giocare un ruolo attivo nella società. Atlas è una straordinaria performance
della durata di 80 minuti, che prevede la presenza sul palco di 100 persone “comuni”, un paesaggio
variegato di diverse professioni, ognuno rivendicando un posto nella società sia come individuo che come
parte di un gruppo, disegnando un atlante della complessa coesione sociale.
Di rivoluzione e di spostamento della percezione si tornerà poi a parlare a novembre con il lavoro del
provocatorio e radicale coreografo brasiliano Marcelo Evelin che, con il suo Matadouro, mette in scena
otto danzatori che corrono incessantemente attorno al palcoscenico completamente nudi, per quaranta
minuti, fino allo sfinimento, con i volti coperti da una maschera. Evelin utilizza il corpo inteso come punto
nodale di lettura della cultura, delle convenzioni, nel suo significato sociale, politico e nella sua potenzialità
eversiva, per porsi questioni relative alla repressione delle identità territoriali e culturali e al conflitto tra la
razionalità e l’animalità nella vita dell’uomo contemporaneo.
In bilico tra finzione e realtà, tra originale e copia, tra memoria e percezione, è il lavoro dell’ecuadoriano
Fabian Barba che, con il suo lavoro A Mary Wigman dance evening, rende omaggio alla famosa danzatrice
degli anni ’30, riproponendo alcune sue danze in parte da ritrovamenti video e in parte sulla base di altre
documentazioni e memorie di corpi che hanno lavorato accanto all’artista berlinese.
Nell’ambito della sperimentazione acustica invece si pone UIT, il lavoro di Daniela Cattivelli che vede anche
la collaborazione, in un suo frammento, di Michele Di Stefano come performer. UIT è un originale progetto
di composizione sonora, nato attorno a degli oggetti, i richiami per uccelli, e all'abilità sviluppata da una
certa "umanità" che pratica il linguaggio degli uccelli in differenti contesti e per diverse ragioni. UIT è un
ambiente risonante, aperto al mutamento e alle apparizioni, in cui si praticano tecniche di mimetismo
acustico ed esercizi di trasfigurazione sonora.
Collettivo Cinetico che fa capo a Francesca Pennini presenterà con <age> (progetto che si era attualmente
concluso, ma che la coreografa ha rimesso in piedi ex novo per Danae Festival), un’altra performance di
straordinario impatto. Vincitore del Progetto Speciale Performance 2012, <age> è un arguto omaggio a John
Cage. Il titolo, se da un lato rende omaggio al compositore statunitense che più di tutti ha rivoluzionato le
regole della musica e dell’arte contemporanea, dall’altro è anche un preciso riferimento all’età dei
performer (tutti tra i 16 e i 18 anni, e tutti alla loro prima esperienza di palcoscenico). Con gesti straniati,
volti inespressivi, sguardi assenti, questi straordinari giovanissimi performer danno vita a una bizzarra
tavolozza di tipologie umane, a surreali schemi di comportamento, in un ironico svelamento che diventa una
toccante testimonianza generazionale.
Se la Pennini si confronta con l’adolescenza, Garten, la giovane compagnia che Danae Festival sostiene da
alcuni anni, indaga con I’m here I have a gun, il concetto di visione della “catastrofe”. Protagonista un
bambino, ma protagonista è ancora di più l’apparato scenotecnico fatto di proiezioni, pareti di specchio e
veneziane attraverso cui filtrano le immagini e la luce. Dunque, un teatro fatto di oggetti e materia, per
disegnare una nuova realtà, esterna o interna, un mondo reale o uno stato d’animo, fatto di suoni lontani,
orizzonti di cenere e luci evanescenti.
DIALOGO CON GLI SPAZIO DEL TERRITORIO
Caratteristica di queste ultime edizioni del Festival è avere attivato una serie di collaborazioni con alcuni
spazi della città. Intendiamo con collaborazioni delle vere e proprie condivisioni di progetti e di risorse. In
special modo stiamo approfondendo il nostro dialogo con Olinda Onlus per il TeatroLaCucina dell’ex
Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, che quest’anno sarà nostro partner per il progetto Atlas Milano degli
artisti portoghesi Ana Borralho e João Galante. Sono previste altre collaborazioni con ZonaK per lo
spettacolo I’m here I have a gun della compagnia Garten e con lo spazio d’arte contemporanea O’ per il
progetto sonoro di Daniela Cattivelli, UIT.
LE PRODUZIONI DI DANAE 2014
La produzione è senz’altro un punto nodale dell’edizione 2014, che ci vede coproduttori di alcuni progetti
stranieri così come di diverse compagini italiane: Collettivo Cinetico (Francesca Pennini), LeSupplici (Fabrizio
Favale) e, in particolare, Garten che viene prodotto da Danae Festival grazie ad una quota di
cofinanziamento stanziata nel fondo comune del network Open Latitudes, e sarà presentato in prima
assoluta durante il Festival.
Inoltre si apre la possibilità per tutti questi artisti di essere a loro volta programmati da alcune strutture del
network, possibilità che si estende anche agli altri artisti italiani che semplicemente programmiamo, come
Francesca Proia e Daniela Cattivelli.
DANAE FESTIVAL è un progetto a cura di TEATRO DELLE MOIRE
Direzione artistica
Teatro delle Moire – Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani
Direzione organizzativa e consulenza artistica
Barbara Rivoltella
Produzione e comunicazione
Anna Bollini
Ufficio stampa
Renata Viola
+ 39 348 5532502 | [email protected]
Danae Festival XVI edizione (parte 1) è realizzato
con il contributo di: Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, Moda e Design -; MIBACT - Direzione
Generale per lo Spettacolo dal Vivo; Comunità Europea - Programma Cultura
con il Patrocinio di Regione e di Provincia di Milano
con il sostegno di Fondazone Cariplo
con il supporto di Spas
in collaborazione con Olinda
Media Partner:
Radio Popolare, KLP Teatro, Zero, Wu Magazine, Pizza Digitale, DanzaDove
Danae Festival è partner europeo della rete Open Latitudes insieme a:
Vooruit Kunstencentrum (Gent/Belgio), Cialo Umysl Foundation (Varsavia/Polonia), Sin Arts and Culture
(Budapest/Ungheria), Le Phénix, scène nationale (Valenciennes/Francia), Materiais Diversos
(Minde/Portogallo), Partner associati: L’arsenic (Losanna/Svizzera), MIR festival (Atene/Grecia)
Teatro delle Moire è partner di Associazione Être e di C.Re.S.Co - Coordinamento delle Realtà della Scena
Contemporanea
CALENDARIO
-PRIMA PARTEMartedì 1 aprile ore 21 - TEATRO OUT OFF
PERE FAURA E IÑAKI ALVAREZ [Spagna]
DIARI D’ACCIONS
Mercoledì 2 aprile ore 20 e ore 21 - LACHESILAB
FRANCESCA PROIA [Italia]
VOCE LATTEA
Giovedì 3 aprile ore 21 - TEATRO OUT OFF
SOFIA DIAS E VÍTOR RORIZ [Portogallo]
A GESTURE THAT IS NOTHING BUT A THREAT
PRIMA NAZIONALE
Venerdì 4 aprile ore 21 - TEATRO OUT OFF
FABRIZIO FAVALE LE SUPPLICI [Italia]
ISOLARIO
Sabato 5 aprile ore 21 - TEATRO OUT OFF
FABRIZIO FAVALE LE SUPPLICI [Italia]
ALBERI
PRIMA ASSOLUTA DEL NUOVO ALLESTIMENTO
Domenica 6 aprile ore 16.30 e ore 21 - TEATROLACUCINA
ANA BORRALHO E JOÃO GALANTE [Portogallo]
ATLAS MILANO
I LUOGHI:
TEATRO OUT OFF
Via Mac Mahon 16 [tram 12, 14 – bus 163, 164, 78]
LACHESILAB
Via Porpora 43/47 [MM1-2 Loreto]
TEATROLACUCINA Olinda ex O. P. Paolo Pini
Via Ippocrate 45 [M3 fermata Affori FN uscita via Ciccotti]
INFO E PRENOTAZIONI
+39 345 3585033 /// +39 02 8358581
[email protected]
Prenotazione consigliata
BIGLIETTI
Intero 10€ | Ridotto 8€
Riduzioni valide per under 26/over 65/Amici di Danae
DANAE CARD (3 spettacoli) > 25€/ 20€
DANAE CARD XL (tutto il festival) > 40€/ 35€
con Danae card XL in omaggio ANATOMIE DI UN CORPO SCENICO (Electa 2008)
www.danaefestival.com
facebook | twitter: DANAE FESTIVAL
Martedì 1 aprile ore 21 – TEATRO OUT OFF
PERE FAURA E IÑAKI ALVAREZ [Spagna]
Diari d'accions
Creato e interpretato da: Pere Faura e Iñaki Alvarez
Musiche: Rossini, Vivaldi, Elvis Presley, Manzanita, Mike Oldfield
Luci: Israel Quintero
Fotografia: Jordi Surribas
Produzione: Pere Faura + iñaki alvarez
Con il supporto di: Beca Ciutat de Vic/Ajuntamento de Vic, Centro Coreografico La Gomera, CoNCA Conseil Nacional
de la Cultura i de les Arts, L’Estruch Ajuntamento de Sabadell
Durata: 60’
Torna a Danae l’istrionico Pere Faura, giovane danzatore e performer formatosi ad Amsterdam. Dopo
l’acuto ed esilarante Striptease, presente al Festival nel 2010, Faura presenta uno spettacolo creato
assieme a Inaki Alvarez, in cui adotta la pratica di sottolineatura dei quotidiani come binario creativo,
mettendo in scena questo processo come manifestazione poetica e coreografica.
Diari d’accions solleva la questione del rapporto tra significato e significante, utilizzando la multimedialità e
l’interazione con il pubblico, chiamandolo a mettersi in gioco e a provare a sovvertire il linguaggio, l’azione
e, infine, anche la realtà.
Diari d’accions è giocato sulle contraddizioni che separano le parole dalle azioni, dove il linguaggio disegna
la scena e i performer fanno di tutto per mescolare significato e significante. La partitura data dai titoli dei
giornali – ripresa in diretta con due telecamere e proiettata su uno schermo posto in fondo al palco – ed
eseguita dai due performer - crea continui arguti sviamenti. E così capita che le stesse identiche azioni
assumano significati diversi.
Fautore di un’arte accessibile ma intrigante, il giovane danzatore performer, si fa interprete di un linguaggio
in cui la multimedialità e l’interazione con il pubblico condiscono momenti spettacolari al passo con il
linguaggio e i segni del contemporaneo, con gli equivoci e le allitterazioni, le metonimie e i controsensi del
nostro tempo.
Pere Faura è una sorta di enfant prodige. Energetico, intelligente, dotato di un’ironia fuori dall’ordinario, capace di
creare immediatamente una grande empatia con il proprio pubblico, giovanissimo ha la possibilità di collaborare con
artisti tra i più importanti della scena Europea.
Nato a Barcellona nel 1980, studia musica nella scuola Diaula e presso il Conservatorio di Barcellona. Studia inoltre
teatro e danza e nel 2002 si trasferisce ad Amsterdam, per studiare coreografia presso la School for New Dance
Development. È danzatore per le coreografie di Jerôme Bel (The Show Must Go On), Ivana Muller (While We Were
Holding It Together), Carolien Hermans (Do you want to dance with me?, The Sceptic, Body In Bits And Pieces) or
Kyrstine Andersen (WEGO).
Nel 2006 vince le selezioni per DanceWebEuropean Scholarship Program for Contemporary Dance nell’ambito
dell’Impulstanz Festival di Vienna.
Nello stesso anno con This is a picture of a person I don’t know vince l’ ITS Festival Choreography Award e viene
selezionato per il Dansclick Holland Tour, che gli dà la possibilità di andare in scena in tutta Europa.
Nel 2007 è coreografo residente presso il Gasthuis Theater di Amsterdam, dove crea alcuni film e performance tra cui
Striptease, che gli vale il Choreography Award 2007.
Nel 2008 crea Do you have a cigarette? and other ways of approaching, che vede la coproduzione tra Frascati Theater
(Amsterdam), La Caldera (Barcellona), Operaestate Festival (Bassano del Grappa) e Springdance Festival (Utrecht).
Nel 2009 realizza il corto Miratge cromàtic, prodotto da Nu2's (Barcellona) e comincia un processo di “Coser y Cantar”
(cucire e cantare), una ricerca che prevede di cantare danzando, sviluppata all’interno del progetto “Pasantías” by
Malqueridas (Barcelona), e che andrà in scena per la prima volta nello Springdance Festival in Utrecht.
A luglio dello stesso anno l’Associazione Prins Bernhard Cultuurfonds (NL) gli conferisce il Charlotte Köhler award,
come riconoscimento della sua carriera di giovane coreografo.
Nel 2011, sviluppa la sua prima video-installation (s)expositions(s) insieme a Joan Escofet, come progetto finale
dell’Amsterdam Master of Choreography. Comincia inoltre la creazione di Diari d'accions, il secondo progetto
performativo in collaborazione con Iñaki Alvarez.
Mercoledì 2 aprile ore 20 e ore 21 - LachesiLAB
FRANCESCA PROIA [Ravenna]
Voce lattea – una lettura terapeutica
un progetto di Francesca Proia
collaborazione artistica: Danilo Conti, Antonella Piroli, Botteghina Progetti Sartoriali
Durata: 20’
Alla base del lavoro, la suggestione della voce lattea, una tecnica monastica in cui il parlare diviene
letteralmente un balsamo che disfa i nodi del cuore. Francesca Proia, originale e rigorosa sperimentatrice,
ben nota al pubblico di Danae che da sempre segue il suo lavoro, accoglie lo spettatore seduta in
penombra. Legge su leggeri fogli trasparenti un testo densissimo (raro equilibrio tra significante e
significato). In alcuni momenti, le parole lasciano lo spazio ai suoni, creando isole di silenzio e densità
curative. Si tratta infatti di suoni-miele, quei suoni, tratti dal nada yoga, che producono una vibrazione
dolce, e che portano la sensazione, talvolta di immersione, talaltra di fluttuazione del corpo. Voce lattea
pone lo spettatore di fronte a un mistero, che può essere colto solo in uno stato che è diverso sia dalla
coscienza ordinaria che dall’incoscienza ordinaria.
Pensare il tempo come spazio medicinale, e viceversa lo spazio medicinale come un tempo artistico. La
Proia si concentra attorno al tema del lenire, del sanare, come atto fondato sull'idea di fare sparire una
tensione semplicemente trovandosi con precisione in un punto e in un tempo esatti, aperti cioè ad una
rifondazione percettiva purificante, dinamica del tutto simile ad un’esperienza estetica. La performance
costituisce perciò l’esito di una ricerca di una forma esatta. Da ciò scaturisce il tentativo di cucire ogni volta
una forma pubblica che si basi sull’idea di essere l’azione più buona possibile per quel dato istante.
Performer, coreografa e danzatrice, Francesca Proia è una delle ricercatrici più originali e rigorose del panorama
internazionale. Praticando lo Yoga da moltissimi anni ha sviluppato un lavoro assolutamente personale e profondo che,
applicato alla scena, arriva ad esiti assolutamente sorprendenti, sfociando negli ultimi tempi in progetti nei quali lo
spettatore si può dire che faccia una vera e propria esperienza percettiva e sensoriale. Il suo lavoro si sviluppa a partire
dagli esiti percettivi che derivano dalla sosta in stati inediti della coscienza e si esplica in formati differenti (progetti
coreografici, installazioni, performance, letture, scritti). Il suo campo di interesse si situa laddove vissuto e idea fanno
sorgere un modo inedito e diretto di rapportare il corpo alla realtà, e si fonda sull’idea di essere completamente
presenti nel momento.
E’ autrice di Declinazioni yoga dell’immagine corporea, edito da Titivillus (2011).
E’ stata finalista al Premio Equilibrio Roma per la Danza/Roma Auditorium (2011)
Ha vinto il bando Pépinières Europeénnes pour Jeunes Artistes (2010)
E’ stata assistente alle coreografie e danzatrice per il regista Romeo Castellucci/Societas Raffaello Sanzio dal 2003 al
2007. Ha vinto il bando Moving 2007 (Fabbrica Europa/Cango Cantieri Goldonetta Firenze/Santarcangelo dei teatri). Ha
vinto il bando Movin’up 2007. Segnalazione Speciale Premio Scenario ETI e Premio Iceberg (2005). E’ una delle artiste
selezionate dalla Fondation Cartier per il progetto “J’en réve”, segnalata da Romeo Castellucci.
Collabora con l’attore, autore e regista Danilo Conti.
Giovedì 3 aprile ore 21 – TEATRO OUT OFF
SOFIA DIAS E VÍTOR RORIZ [Portogallo]
A gesture that is nothing but a threat - PRIMA NAZIONALE
Diretto, scritto e interpretato da Sofia Dias & Vítor Roriz
Suono Sofia Dias
Collaboraziohe artistica Catarina Dias
Direttore tecnico e lighting designer Nuno Borda de Água
Costumi Lara Torres
Coprodotto da Box Nova /CCB, O Espaço do Tempo, CDCE
Partners alkantara, ACCCA, O Rumo do Fumo, O Negócio/ZDB, Bains Connective
Tour Manager Materiais Diversos
Sostenuto da Governo do Portugal / Secretário de Estado de Cultura – DG Artes
Durata: 40’
In questo lavoro le parole vengono assoggettate alle regole della composizione del movimento e esplorano
il potenziale della parola come un corpo, prendendo in considerazione non solo il significato, ma anche la
plasticità del suono e la relazione con la voce, il respiro, il ritmo e la musicalità. I performer si posizionano
nel momento in cui la parola ripetuta perde il suo significato, dando spazio alla possibilità di degenerazione
e trasformazione, dove altre parole possono emergere. Il tentativo è osservare come funzionano le nostre
menti: nel caos del suono della trama delle parole c’è sempre una connessione logica a qualcosa di
riconoscibile. In questo modo, i due artisti si liberano dalla determinazione semantica e sintattica,
riorganizzano la gerarchia della parola, della voce, del movimento e del gesto, ed aspirano a nuove
costellazioni di significato che riflettono la complessità dell’esperienza umana.
Questa coppia artistica formata da due elementi che già singolarmente hanno un lungo percorso alle spalle, sono una
delle più interessanti formazioni portoghesi della scena contemporanea, accolti nei più importanti festival europei. Dal
2006. hanno creato assieme: 25, Visegradska (2006); Under(the)line (2006); Sand Castle (2007), Involuntariamente
(2007), Again from the beginning (2009), Unfolding (2009), O mesmo mas ligeiramente diferente (2010) e A gesture
that is nothing but a threat (2011). I loro lavori sono stati presentati in Portogallo, Spagna, Svizzera, Francia, Germania
e Romania. Sono entrambi artisti associati di O Espaço do Tempo e vivono attualmente a Lisbona.
Sofia Dias danzatrice e coreografa si laurea al Conservatorio Nazionale di Danza di Lisbona. Nel 2001 si sposta a New
York con il sostegno del Ministero della Cultura Portoghese (I.P.A.E.); continua la propria formazione presso il C.e.m.
(Centro em Movimento) e comincia a seguire una serie di differenti workshops, l’ultimo dei quali è con Steve Paxton
Material for the Spine (2011). In 2004 Sofia partecipa al corso teatrale internazionale La Nouvelle École des Maîtres,
Progetto Thierry Salmon, con Jan Fabre.
Ha lavorato tra gli altri con: Sofia Neuparth, Ronit Ziv/Companhia Instável, Javier de Frutos/C.I., Alias
Compagnie/Guilherme Botelho, Lilia Mestre/Random Scream, Corinne Rochet/Co. Utilité Publique, Maria Ramos, Luís
Guerra de Laocoi, Tânia Carvalho (per una sostituzione), Clara Andermatt e Marco Martins. Dal 2006 collabora con
Vítor Roriz con il quale ha creato alcune coreografie negli ultimi anni. Parallelamente si dedica a un lavoro di
sperimentazione sonora, creando tappeti sonori per i propri lavori e per delle collaborazioni.
Vítor Roriz attore, danzatore e coreografo. Si laurea in Sport ed Educazione Fisica (Porto University). Dopo aver
lavorato in qualità d’attore presso l’Oficina Theatre Company (1997-2000), sotto la direzione di Moncho Rodrigues,
approfondisce la propria formazione nella danza presso il Centro de Dança di Porto e presso il Corso di Ricerca e
Coreografia del Fórum Dança/Lisbon.
Si forma inoltre presso il DanceWeb Scholarship Programme nell’ambf Impulito di ImpulseTanz 2011, a Vienna. Ha
collaborato, tra gli altri, con: Paola Moreno, Bruno Dizien, Wim Vandekeybus/Ultima vez, Guilherme Botelho/Alias
Compagnie, Lilia Mestre, Davis Freeman/Random Scream, Aldara Bizarro, Abraham Hurtado, Clara Andermatt e Marco
Martins.
Venerdì 4 aprile ore 21 – TEATRO OUT OFF
FABRIZIO FAVALE LE SUPPLICI [Bologna]
Isolario
Poema d’un frastaglio, spiumato, minuto e senza fine
Ideazione e coreografia: Fabrizio Favale
Colonna sonora originale e esecuzione dal vivo: Teho Teardo
Registrazione suoni ambientali e versi animali: Fabrizio Favale e Alberto Trebbi
Danzatori: Jari Boldrini, Marta Capaccioli, Martina Danieli, Andrea Del Bianco, Fabrizio Favale, Giulio Petrucci, Stefano
Roveda
Collaborazioni tecniche: Paolo Rodighiero, Alberto Trebbi
Con il contributo di MIBAC, Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna
Ringraziano Cango Cantieri Goldonetta Firenze, Raum Bologna, Fienile Fluò Bologna, Spazio Danza Bologna
Durata: 70’
Fabrizio Favale presenta a Danae una personale che consiste nei suoi due ultimi lavori, in cui l’artista
approfondisce la propria ricerca del rapporto tra uomo e natura e delle cose invisibili. Pensiamo che
Fabrizio Favale sia innanzitutto un danzatore meraviglioso e, come già detto per Francesca Proia, crediamo
che il suo lavoro sia assolutamente originale e rigoroso e misterioso anche, quasi innominabile, eppure le
sue visioni catalizzano lo sguardo dello spettatore, che viene trasportato su di un altro piano di
comprensione.
Gli eventi unici sono anche mutamenti del paesaggio – Roberto Calasso
Isolario prende le mosse dall'opera omonima del cartografo francescano Vincenzo Coronelli (Venezia, 1650
– 1718). Va rilevato che, a differenza delle attuali carte geografiche, che risultano disabitate, nelle carte
antiche erano spesso riportate anche le abitazioni e i suoi uomini, le peregrinazioni e le transumanze, gli
animali, le greggi, e perfino gli alberi. Le mappe antiche dunque si muovono sempre nell'esitazione fra
l'astrazione e la figurazione: potremmo dire che l'immaginario figurativo e personificato del racconto, della
fiaba e del mito, non era stato ancora del tutto soppiantato da quello astratto (i numeri, le linee
immaginarie e le distanze calcolate o presunte). La stessa esitazione linguistica, lo stesso doppio registro,
caratterizza questo lavoro, apparso durante un periodo di studio nelle Isole Egadi (Sicilia). Di fatto in alcune
isole italiane s'incrocia ancora un tempo remoto e imprecisato, un immaginario folkloristico e magico fatto
del rapporto primario dell'uomo che imita l'animale e la Natura, fino quasi a identificarvisi: dell’uomo che
vuole essere uomo, ma anche qualcos'altro da sé, passando attraverso altre forme.
Isolario è composto da 14 brevi brani coreografici, in un'alternanza dove ora incontriamo i danzatori in
complessi intrecci coreografici, che si presentano a colpo d'occhio come una valanga di movimento senza
fine e che rimandano a mutamenti di coste battute dal vento incessante e dalle tempeste, ai grandi
movimenti di stormi d'uccelli acquatici o ai banchi di pesci che attorniano il nulla.
In altre scene invece li sorprendiamo come nell'improvvisa apparizione d'una tribù sconosciuta, nelle loro
strane e alquanto incomprensibili attività. Tutto il lavoro è punteggiato dalle apparizioni di due cartografi in
abiti ottocenteschi, che evocando l'epoca delle grandi scoperte geografiche, districano mappe, indicano
punti invisibili, repertoriano oggetti, dando l'illusione di tirare il filo d'un unico racconto.
Da segnalare in questo lavoro una preziosa collaborazione intrapresa da qualche tempo con Teho Teardo
compositore, musicista e sound designer, la cui composizione musicale guida questo lavoro con brani
minimali e ipnotici, che virano improvvisamente verso altezze emotive a tratti struggenti.
Sabato 5 aprile ore 21 – TEATRO OUT OFF
FABRIZIO FAVALE LE SUPPLICI [Bologna]
Alberi – PRIMA ASSOLUTA DEL NUOVO ALLESTIMENTO
Ricerche e coreografie di Fabrizio Favale
Musiche originali di Teho Teardo
Con Andrea Del Bianco, Jari Boldrini, Fabrizio Favale, Stefano Roveda
coproduzione Danae Festival Milano, Teatri di Vita Bologna, Le Supplici
Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna
Durata: 60’
Alberi affonda le radici in una visione delle forme dell'esistente dove visibile e invisibile sono considerati la
trama e l'ordito di una medesima tessitura. Argomento che il coreografo Fabrizio Favale mette in relazione
con la natura stessa della danza e che già da diversi anni osserva e studia con i suoi danzatori, in particolare
fenomeni della natura, nella tradizione folklorica pagana europea, delle feste e rituali legati al ciclo delle
stagioni, e in letteratura, nelle mitologie e nelle fiabe d'ogni dove. L'immagine globale del lavoro passa da
situazioni d'estrema essenzialità e astrazione al frastuono selvaggio di maschere, travestimenti e strumenti
musicali, talvolta presi in prestito dal folklore europeo e suonati dal vivo dai danzatori stessi.
“Da qualche anno Fabrizio Favale mette in corto circuito con la natura la sua danza astratta, fatta di energie
e ghirigori di movimenti simili a ricami, di sospensioni, fughe e intrecci di corpi. Nell'Infanzia di San
Francesco d'Assisi il gesto diventava tensione al volo tra versi e costumi d'uccelli; in Isolario era trascorrere
di stormi e di nuvole in cieli di arcipelaghi persi nel mare. Ora, nel suo nuovo Alberi le figure calano
l'ambiente in un'atmosfera mitica. I volti vengono cancellati da maschere, la stessa sembianza umana
sembra volersi dissolvere nella natura. I danzatori dialogano anche da lunghe distanze, con apparizioni di
figure che rimandano a feste popolari delle Alpi o a danze di fantasmi da teatro giapponese. L'aspirazione è
a un ritmo incantatorio, che ogni tanto si dissolve nel buio, accendendosi pure in momenti magici, con i
danzatori che creano risonanti ideogrammi da decifrare nell'intimità di se stessi.” [I ricami di danza di
Fabrizio Favale di Massimo Marino - pubblicazione Corriere di Bologna 30/06/2013]
Nel 1999 iniziando un percorso indipendente di ricerca nella coreografia, Fabrizio Favale fonda la Compagnia Le
Supplici. Due importanti borse di studio delineano la sua formazione come danzatore, l'una nel 1990 all'American
Dance Festival, Duke University of North Carolina USA, l'altra nel 1991 al Centro Regionale per la Danza Teatro Romolo
Valli di Reggio Emilia. Entra a far parte dell'organico della Compagnia Virgilio Sieni dove danza dal 1991 al 1998. Più
volte premiato dalla critica, nel 1996 Fabrizio Favale riceve il “premio della critica come miglior danzatore italiano
dell’anno”. È inoltre ideatore e realizzatore di una serie di progetti speciali indipendenti dedicati alla ricerca e alla
sperimentazione nell'ambito della panorama della giovane danza d'autore, tra i quali nel 2004 Leib – ricerche sul corpo
vivente e la presenza, nel 2007 Kośa – contenitore energetico per la ricerca sulla danza e sul suono, e nel 2008 SONYA
– spazio contemporaneo per la ricerca sulla danza.
Favale collabora con artisti della nuova scena italiana e internazionale nell'ambito della coreografia, musica e arti
visive, come Teho Teardo, Mk, Zimmer Frei, Massimo Carozzi, Daniela Cattivelli e molti altri. Nel 2012/2013 firma le
coreografie delle spettacolo Spam una Sprechopera di Rafael Spregelburd. Sempre nel 2012, realizza interamente un
cortometraggio in collaborazione con Andrea Del Bianco per il “The Valtari Mistery Film Experiment” dei Sigur Rós
(https://vimeo.com/47823127).
Le Supplici
La danza come è intesa da Fabrizio Favale, sembra dispiegarsi su una via essenziale, di piena astrazione, quasi siderale,
che non riguarda affatto il mondano, e tuttavia, al contempo, sembra accennare improvvisamente a paesaggi arcaici,
forse a suggestioni del mito, o a grane fiabesche. Nel 2013 la Compagnia rientra fra i 4 gruppi italiani al The Italian
Show Case Dance Base Fringe Festival of Edinburgh, Scozia. Nel 2012 il lavoro Isolario - Poema d'un frastaglio,
spiumato, minuto e senza fine vince il premio FondoFare Circuitazione, promosso da Ater Danza in collaborazione con
Rete Anticorpi Emilia-Romagna. Sempre nel 2012 la Compagnia è rientrata fra le 18 compagnie selezionate al NID –
Platform la nuova Piattaforma della danza italiana.
Nel 2011 Fabrizio Favale riceve presso il Gran Teatro dell'Accademia Nazionale di Danza la Medaglia del Presidente
della Repubblica al Miglior Talento Coreografico Italiano. I lavori Un ricamo fatto sul nulla e Il gioco del gregge di capre
ricevono premi per la coreografia in Spagna, Germania e Serbia.
Dal 2008 al 2012 il gruppo è stato invitato in contesti come La Biennale di Venezia, Suzanne Dellal a Tel Aviv, Short
Theatre a Roma, Expo 2010 a Shanghai, SIDance a Seoul, Festival Interplay a Torino, Civitanova Danza, Kitazawa Town
Hall a Tokyo, La RED Serpiente in Messico, Ciudad em Movimiento a Cuba, Internationale Tanzmesse NRW di
Dusseldorf (Germania) e Focus on European Dance in Manila (Philippine).
Domenica 6 aprile ore 16.30 e ore 21 –TEATROLACUCINA
ANA BORRALHO E JOÃO GALANTE [Portogallo]
Atlas Milano
Performers: 100 persone di differenti professioni
Concezione, Luce e Direzione Artistica: Ana Borralho & João Galante
Suono: Coolgate
Consigliere Luci: Thomas Walgrave
Collaborazione Artistica: Fernando J. Ribeiro
Collaborazione Drammaturgica: Rui Catalão
Collaborazione Artistica e coordinazione dei gruppi: Catarina Gonçalves, Cátia Leitão (Alface) e Tiago Gandra
Organizzazione e coordinazione dei gruppi: Andrea Sozzi
Direttrice di Produzione: Mónica Samões
Produzione: casaBranca
Co produzione: Teatro Municipal Maria Matos
Residenza Artistica: Atelier re.al, alkantara
Sostegno: Junta de Freguesia de Estrela, Alkantara
Ringraziamenti: Mark Deputter e i performers che hanno partecipato in tutte le presentazioni di Atlas
Durata: 80’
Atlas Milano è una performance, della durata di 80 minuti, che prevede la presenza sul palco di 100
persone “comuni” dalle più disparate professioni. I protagonisti dello show sono stati reclutati qui a Milano
per la partecipazione ad un laboratorio nei giorni precedenti al debutto. Quindi Atlas è un progetto sempre
nuovo e site specific, in questo caso creato per Danae Festival.
Le persone che ne fanno parte, creano un evento unico in un preciso luogo, in un preciso momento. Atlas
non è solo performance: è un idea, una visione, un progetto, una condivisione, è anche un legame con il
territorio.
Il lavoro è una sorta di passaggio in "presenza", dove ognuno afferma la propria unicità, e rivendica il
proprio essere e il proprio agire sociale.
Una delle prime ispirazioni di questo lavoro sono state le parole dell’artista Joseph Beuys: “siamo tutti degli
artisti” e “ognuno di noi è un artista”. Beuys amplia il campo dell’arte all’intera umanità introducendo la
nozione di struttura sociale.
La performance prende spunto da una nota filastrocca per bambini: “se un elefante disturba molte persone,
due elefanti disturbano molte più persone, se due elefanti disturbano molte persone, tre elefanti
disturbano ancora più persone” etc. etc. Durante tutta la performance, persone vanno e vengono a ondate
e ogni volta ripetono la frase, ma invece della parola “elefante” dicono la propria professione. La
performance comincia con una persona sul palco e finisce con 100 persone. Le persone si muovono
rispondendo alle strofe in coro, sperimentando il potere della collettività, di far sentire la voce del singolo.
Il tentativo dei due artisti portoghesi è quello di trasformare di nuovo il teatro in uno spazio politico. Cento
persone sul palco, un paesaggio variegato di diverse professioni, ognuno rivendica un posto nella società sia
come individuo che come parte di un gruppo, disegnando un atlante della complessa coesione sociale.
Una rivoluzione silenziosa, un progetto che nasce dalla convinzione che l’arte debba giocare un ruolo attivo
nella società, unendo l’arte e la vita.
Ana Borralho e João Galante si sono incontrati durante gli studi in arte visiva alla Ar.Co. Sono stati collaboratori fissi,
sia come attori che autori, della compagnia Olho. Partner dal 2002, i loro progetti sono stati presentati in festival
internazionali in Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Scozia, Brasile, Germania, Austria, Giappone, Italia e negli
Emirati Arabi.
Insieme a Jimmie Durham sono membri fondatori della band di non musicisti e associazione culturale casaBranca. Con
casaBranca sono al momento impegnati nella realizzazione del festival internazionale di arte contemporanea Verão
Azul ad Algarve. Vivono e lavorano tra Lisbona e Lagos (Algarve).
João Galante e Ana Borralho non vanno visti solo come un duo di artisti, ma come un unico artistico. Non è un caso
che gli spettatori non vedano mai i due artisti agire faccia a faccia. Il loro è un faccia faccia tra una coppia e il pubblico.
Proprio come in un ritratto di famiglia, Galante e Borralho non si guardano mai l’un l’altro, essi guardano lo spettatore.
Questa è una delle ragioni per cui gli elementi maschili e femminili sono simultaneamente mostrati e invertiti nei loro
lavori. I performer non lavorano nel senso della dicotomia, ma si concentrano su un simbolo unificato. Questo non è
un gioco di maschere o un gioco del chi è chi. I due artisti non sono due in uno, ma un’unità separata in due corpi.