Grandissimo scrittore e uomo libero
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Grandissimo scrittore e uomo libero
50 VENERDÌ 10 APRILE 2015 GIORNALE DI BRESCIA CULTURA&SPETTACOLI L’autore e le sue creature GUARESCHI «Grandissimo scrittore e uomo libero e onesto» ■ Nell’immagine qui a fianco Guareschi con Fernandel e Gino Cervi sul set di uno dei film tratti dai racconti di Mondo Piccolo. Sotto a sinistra la sala di via Balestrieri stracolma di pubblico per la prima serata del Mese Letterario della Fondazione S. Benedetto. A destra i relatori: da sinistra Egidio Bandini, Carla Boroni e Giorgio Vittadini L’autore di Mondo Piccolo spiegato da Giorgio Vittadini e Egidio Bandini allora chi era Giovannino Guareschi? Per capire fino in fondo la personalità e il valore dell’autore di Mondo Piccolo,dellestoriediPepponeeDonCamillo e di tanti altri libri, ci vorrebbero ben più delle due ore abbondanti del primo incontro del Mese Letterario della Fondazione San Benedetto che ieri ha registrato il tutto esaurito nella grande sala di via Balestrieri. Ma il valore, la chiarezza e la cultura dei due relatori hanno comunque fornito alcune certezze e molti spunti di riflessione. Tantocheallafineèparsochiaroatuttiche nel corso della seratasi è parlato diungrandescrittore,ungrandegiornalista, di un grande italiano, ma soprattutto di un uomo che apparteneva al genere tanto raro e tanto prezioso degli uomini autenticamente liberi.DiGiovanninoGuareschi,introdotti da Carla Boroni, hanno parlato il professorGiorgioVittadinieilgiornalistaEgidioBandini.Ilprimo,puressendo docente di statistica metodologica, ha saputo entrare nella vita e nell’opera dello scrittore con la sensibilità e l’acutezza del letterato, dell’umanista. Il secondo ha invece fornitoaneddoti,squarci distoria eha difesoloscrittoresuo conterraneocome può farlo un allievo sinceramente innamorato del maestro. La serata si è aperta con un filmato in cui una sorta di cartone animato su Peppone e Don Camillo veniva mes- E so vicino e a confronto con Enzo Iannacciche cantava,induettoconGiorgio Gaber, «Ho visto un re». Da qui è partito Vittadini per sottolineare l’attenzione di questi due artisti (IannaccieGuareschi) perleperiferie esistenziali. «Artisti che non hanno perso come noi la capacità di vedere - ha detto il docente di statistica - una capacità che li rende testimoni irriducibili dell’umanità,conunacoscienzadeilimiti dell’umanità». Guareschi grande scrittore, ma non scrittore umoristico: «Era capace di far ridere - ha precisato Vittadini - ma nei suoi libri c’è soprattutto tanta tristezza, tanti drammi delle periferie umane, appunto, riscattati alla fine dalla speranza (e la speranza è il tema scelto per questo Mese Letterario della San Benedetto), un altrettanto irriducibile messaggio di speranza, di fede nell’uomo». Il «guareschiano di ferro» Egidio Bandini,daquestaletturadiunGuareschi non umoristico è partito per spiegare che i film di Don Camillo e Peppone non rispecchiano completamente i racconti: «A Guareschi Fernandel e Cervinon piacevanoeforse soloil primo film lo aveva in parte soddisfatto ha detto Bandini -. Il fatto è che i film dovevano divertire, fare cassetta, e quindi era quasi naturale esaltare gli aspetticomicieironici,manei346racconti di Mondo Piccolo c’è soprattutto tanto dramma, tanta tristezza, pur riscattata dalla speranza e dalla fede». «Fede - ha aggiunto Vittadini - che ognuno poi può leggere come vuole, in Dio, nell’uomo, nella bontà o nell’onestà».Nel corso dellaseratasi è analizzata,purbrevemente,tuttalavita, l’opera e la personalità di Guareschi. Si è parlato dei processi, del carcere subito per due condanne, una per aver oltraggiato il presidente Einaudi con una vignetta che lo deridevaela seconda, piùseria,per diffamazione per aver pubblicato sul Candido due lettere che Guareschi riteneva di Alcide De Gasperi cone le quali si chiedeva agli Alleati di bombardare Roma per favorire la rivolta del popolo contro i nazifascisti. Guareschi ac- cettò la condanna, non presentò appello e andò in galera per 405 giorni che lo segnarono più degli anni di lagernazista.«Unasceltachespiegadefinitivamente chi era quest’uomo - ha dettoVittadini - che lo colloca nel lungo nobile solco della non violenza, da Socrate a Gandhi e a Mandela». E allora, tornando alla domanda iniziale, chi era Giovannino Guareschi? Era soprattutto un grandissimo scrittore, uno dei più grandi che abbiamo avuto: «Altrimenti non si spiegherebbero le centinaia di traduzioni - ha ricordato Vittadini - non si capirebbe come storie tutte ambientate nella Bassa Parmense possano interessare, divertire e commuovere a tutte le latitudini». Era un giornalista onesto e un uomo libero che non amava il potere e per questoera scomodo.Ed èimpossibile direqualediquestecaratteristichefosse preponderante, perchè in lui vita, opera,ideeeazionieranoinscindibili, informate alla stessa irriducibile coscienza. «Comescrittorenonhagodutodibuona critica - ha detto Vittadini - soprattutto in Italia. Ma ci sarebbero voluti intellettuali liberi come lui, non critici con l’anello al naso attaccati al carro di qualche potente». Alberto Pellegrini «Il videoclip, un laboratorio di creatività» Se ne parla oggi in città con il critico Luca Pacilio e il bresciano Andrea Corsini a creatività è diventata l’aspetto più rilevante per garantire il successo di un videoclip». Parola di Luca Pacilio, titolare della rubrica «Videostar» del settimanale Film Tv e vicedirettore della rivista di cinema on line Gli Spietati, che domani, sabato 11 aprile, sarà a Brescia per condurre l’incontro «Il videoclip: da Mtv a YouTube. Storia, generi, autori e nuovi linguaggi». L’appuntamento ad ingresso libero, ideato e condotto con il film-maker bresciano Andrea Corsini, è alle 18 al cinema Nuovo Eden di via Bixio, in città. Sarà un’occasione per vedere sul grande schermo molti videoclip emblematici e ripercorrere le tappe fondamentali della storia di un formato audiovisivo nato per illustrare le canzoni e promuovere la celebrità delle star musicali, ma capace di evolversi ed emanciparsi fino a diventare un’espressione artistica indipendente. Un percorso a due voci che affronterà gli aspetti tecnici grazie all’esperienza sul campo di Corsini, regista e produttore di MT Frame, facendo sponda per quanto riguarda le questioni teoriche sulle ricerche di Pacilio, che ha recentemente pubblicato il libro «Il videoclip nell’era di YouTube. 100 vi- «L Il regista Michel Gondry e, nella foto in alto, un frame del suo video per il brano «Walkie Talkie Man» degli Steriogram (2004) DtxHYt96CnhYjYtkXLw1zw4bH//Vi1iw3DZ7x1fPbHs= deomaker per il nuovo millennio». Luca, volendo esaminare un corpus di opere vasto ed in continuo fermento come lo scenario del videoclip contemporaneo, che approccio ha scelto? Un taglio storico che parte dagli anni Ottanta, epoca dell’esplosione dei canali tv musicali con capofila Mtv. Ho messo al centro le figure dei 20 autori che negli ultimi trent’anni sono stati capaci di influenzare le tendenze creative generali, fino ad imporre una logica attenta all’arte. Ho inoltre stilato le schede critiche di 100 video. Una soddisfazione è la prefazione del regista Nabil. Come il corto, il videoclip è spesso visto come una palestra per chi aspira al lungometraggio. È davvero così? Di solito sì, ma non è detto che poi si debba smettere di girare video: Spike Jonze continua anche dopo aver vinto l’Oscar per la sceneggiatura del film «Lei», stesso premio conquistato da Michel Gondry per «Se mi lasci ti cancello». Questi riconoscimenti sono una rivincita per tutti i videomaker. Nel cinema hollywoodiano i registi condussero una battaglia nei confronti delle case di produzione, per ottenere di firmare i propri film (primo tra tutti Frank Capra, che ricordandola scrisse l’autobiografia «Il nome sopra il titolo»). I videomaker ce l’hanno fatta? Certamente. Si cominciò a capire nel 2003 con l’uscita dei dvd della serie Directors Label che la Palm Pictures dedicò ai primi grandi sperimentatori, come Gondry, Cunningham, Jonze, Romanek, Corbjin. Oggi la piattaforma Vimeo ne è la prova: non sostituisce YouTube, ma ne rappresenta una versione con maggior qualità dell’immagine, dove ogni regista ha una pagina personale: un vero e proprio portfolio, che gli utenti visitano, certificando un interesse per i videoclip che non parte per forza dalla musica. L’affermarsi di YouTube nell’ultimo decennio ha favorito questi risultati? Il videoclip ha sempre avuto un pubblico di massa, garantito inizialmente dalla tv, che per natura tende a diffidare della sperimentazione. Ma senza innovazione il video musicale diventa ripetitivo e non stupisce. La nascita di YouTube ha aperto spazi di visibilità. Il consiglio per gli spettatori è però: siate curiosi! Tutto è a disposizione, ma per gestire la massima libertà bisogna imparare il gusto dell’esplorazione. Paolo Fossati