Un cielo troppo blu Di Francisco José Viegas

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Un cielo troppo blu Di Francisco José Viegas
Un cielo troppo blu
Di Francisco José Viegas - ed. La nuova frontiero
Recensione del libro
di Domenico Crupi
Come quando torni in un paese straniero dopo molto tempo.
Difficile comprendere l’atmosfera che è cambiata e il senso delle parole.
Il loro ritmo e il ricomporsi in aggregati ormai più nuovi.
E, spaesato in un paese di cui pure riconosci ogni elemento, fatichi all’inizio.
Magri inizi più volte.
Poi qualcosa ti prende per mano. Un’innocente prova di intelligenza, un racconto nel
racconto, un umano smarrirsi dei protagonisti che ti impegnano a cercare ordine anche in te,
il richiamo di un’atmosfera che rivive colori e odori, il filo di una eco o di un’ombra.
Intorno panorami inquieti schizzati; di paranoie, di ricordi appiccicati e oleosi, di cadute nel
deliquio, di filastrocche asfissianti, di pensiero allucinato che si scompone e ricompone in un
bicchier d’acqua, di pensiero ordinato che rivede vividi film e usa parole chiare e forti, di
parole che fanno quello che vogliono. Paesaggi esotici banalizzati. Paesaggi interni
ricostruiti nei loro labirinti.
Al centro una mente a capo chino.
Una mente che soffre perchè cerca.
E che trova un colpevole, ma non trova una strada. O latro.
È un romanzo a piani sfalsati. Donne simili nell’aspetto e uomini diversi e complementari.
Cambiano continuamente gli sfondi, le quinte, addirittura Cuba e il Messico oltre che
l’amato Portogallo, l’amatissimo porto. Stanze, strade e il Tango che prende e restituisce. La
forza dell’odio, che muove la vendetta, è dietro umane solitudini e lentezze spirituali nella
noia di tempi irreversibili. Sembra che tutto debba durare così, il crimine non muove molto. i
morti sono morti e i vivi vivono e vanno a passo lento e continuo in un blu che dà luce e
colori.
Il libro
Un cielo troppo blu.
Le indagini dell'ispettore Jaime Ramos
Francisco J.Viegas
di La Nuova Frontiera
Amélia, Aurora, Lia, Luísa, Victoria. Questa è una storia di donne e di
vendette. E magari non ha nulla a che vedere con ciò che Jaime Ramos ha
sempre fatto: occuparsi dei morti e inseguire i vivi. Potrebbe essere una
faccenda semplice. Non c'entra neanche la politica o la droga. Si tratta solo
di fare un favore a qualcuno del Ministero. Un'indagine accurata, rapida e
discreta. Una missione facile, forse, se solo Ramos non considerasse
l'ottimismo il peggior difetto degli uomini ridicoli. Però c'è bisogno che se ne
occupi il migliore ispettore della polizia di Porto. Anche se fa molto caldo e il
campionato è quasi finito, anche se Rosa ha cominciato la sua dieta e Jaime
Ramos sarà costretto a seminare la nostalgia, che inesorabile lo aspetta a
Cuba travestita da rivoluzione, e la malinconia di un amore che lo farà
sentire vecchio e stupido. Quasi vecchio e stupido.