SPAI News 2014/2015
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SPAI News 2014/2015
Locarno SPAINEWS Disegno di Nadine. SCUOLA PROFESSIONALE ARTIGIANALE INDUSTRIALE Via alla Morettina 3, 6601 Locarno Tel. +41 91 756 11 11 - Fax +41 91 756 11 19 [email protected] www.spailocarno.ch facebook.com/spailocarno Numero 4 Anno scolastico 2014-2015 Sondaggio Indice Editoriale 1 Direzione 2 DECS 5 DFP 8 L’ospite 11 Interviste 13 Formatori in azienda 18 Responsabili d’area 22 Maturità professionale tecnica 32 Mediateca 34 Mediazione 35 Formazione continua 40 Orientamento scolastico e professionale 42 IUFFP 47 Progetti didattici 51 Incontri in Mediateca 62 Contributi docenti 64 Contributi allievi 70 Contributi ex allievi 72 Contributi diversi 73 Sugli scudi 76 SSMT 81 Gite e uscite di studio 89 Giornate sportive 97 Eventi e manifestazioni 101 SwissSkills 106 Progetto Romania 111 Chia siamo 114 Statistiche 115 Allievi, docenti e collaboratori 120 Sondaggio Soddisfazione apprendisti e studenti I risultati del rilevamento Nel 2014-‘15 sono stati 463 gli apprendisti e studenti (il 70% ca. del totale) che si sono espressi sull’andamento della scuola: dalla Direzione all’Amministrazione, dalla didattica alle infrastrutture, dalle relazioni con i compagni alla Mediateca, ecc. L’esito ricalca grossomodo quello degli anni precedenti, da considerare sostanzialmente positivo. L’obiettivo minimo (o soglia) d’inizio anno, fissato dal nostro sistema all’80% (con un giudizio dal buono all’ottimo), è stato raggiunto e superato con un + 8.2% (pari all’88.2%, l’anno precedente era dell’88.5%). Le valutazioni delle singole Aree professionali vanno da un minimo dell’83.3% (Impiantistica) a un massimo del 93.1% (Nuove tecnologie). In nessun settore si è scesi sotto la soglia minima, anzi: anche se due Aree (Parrucchieri e Maturità) hanno registrato un risultato inferiore all’anno precedente, tutte sono rimaste ben al di sopra dell’obiettivo minimo. Infine sottolineiamo anche quest’anno con piacere che non sono state segnalate disfunzioni gravi, e che le misure correttive intraprese hanno dimostrato la loro efficacia. In conclusione torniamo a dire, come già abbiamo fatto in passato, che il merito di questi risultati è di tutte le componenti della scuola, che può funzionare a dovere solo se tutti lavorano con impegno e responsabilità puntando a obiettivi condivisi. Il nostro è un settore nel quale ogni giorno siamo chiamati a dare di più, in termini professionali ma pure sociali e relazionali: i risultati del sondaggio svolto fra i nostri allievi ci dicono che siamo sulla buona strada. 3ª di copertina In copertina: il Centro professionale di Locarno visto dai Monti (foto Claudio Zaninetti) Michel Candolfi, Vicedirettore Le domande del questionario Impressum Editore: Redazione: SPAI Locarno Michel Candolfi, Mauro Euro, Claudio Zaninetti Concetto grafico:Michel Candolfi, Mauro Euro, Tipografia Poncioni SA - Losone Stampa: Tipografia Poncioni SA - Losone 1. Gli obiettivi d’inizio anno sono stati raggiunti e concordano con l’attività svolta? (confronto tra programma scolastico pianificato e svolto). 2. Gli insegnanti sono stati chiari nello svolgimento del programma? 3. C’è stata disponibilità e sostegno degli insegnanti? 4. Com’è il clima nella classe? (relazione con i compagni) 5. Com’è il rapporto con gli insegnanti? 6. Come valuti la qualità e quantità della documentazione didattica ricevuta? 7. Qual è l’interesse per l’attività scolastica svolta? 8. Le infrastrutture, le apparecchiature e le aule (efficienza, manutenzione, pulizia ecc.) sono adeguate? 9. L’organizzazione generale (direzione, segreteria, mediateca, portineria, ecc.) risponde alle esigenze della scuola? Alle domande si poteva rispondere con ottimo, buono, sufficiente, insufficiente o non lo so. Si dà all’apprendista la possibilità di aggiungere osservazioni o proposte: pochi hanno fatto uso di questa opportunità. Editoriale 1 Cari lettori, quello che stiamo mandando agli archivi con questo quarto numero di SPAI News, mentre sta per concludersi l’anno scolastico 2015-’16, è l’anno scolastico... 2014-’15. Il mio più grosso cruccio – condiviso, immagino, dai miei colleghi di redazione – sta proprio qui. Vorremmo davvero riuscire a pubblicare il nostro bollettino molto prima: personalmente, vorrei tanto arrivarci entro l’anno solare, per farne una sorta di strenna natalizia... ... ma finora non è stato possibile. Fra la raccolta dei materiali scritti (che dura sempre tantissimo, per svariate ragioni che non è il caso di analizzare qui), la loro correzione, uniformazione e titolatura, la scelta delle immagini, la composizione grafica e le esigenze tecniche di stampa, i mesi corrono e i tempi di produzione si dilatano. Settembre, poi, vola già di suo, con tutta la burocrazia d’inizio anno. In ottobre se non hai fatto almeno una verifica per classe significa che sei già in ritardo. Per novembre devi aver fatto almeno la seconda. Dicembre, scolasticamente parlando, è già monco di default. Poi in gennaio parte già il nuovo semestre e tutti hanno altro per la testa. Portare avanti la redazione di SPAI News diventa allora, più che una corsa contro il tempo, uno slalom fra gli impegni che già ci sono, tutti assillanti. O se preferite una gara a ostacoli, che non mancano mai: come postulato dalla ben nota legge di Murphy, che nel giornalismo trova terreno fertile, se qualche impiccio potrebbe accadere... state certi che accadrà. Insomma, non è per accampar scuse, ma anche quest’anno ci presentiamo a voi solo in primavera. Perdonateci. Ma davvero è difficile far meglio: parliamo di una rivista di oltre cento pagine, di grande formato, interamente a colori, che raccoglie contributi interni (coinvolgendo tutte le componenti della nostra scuola) ma anche esterni, e che per sua stessa natura ha una lunga gestazione. Faremo comunque tutto il possibile per migliorare! Sui contenuti di questo numero di SPAI News non mi soffermo: viaggiano in parallelo coi contenuti – come sempre ricchissimi e multiformi – dell’anno scolastico, e per questi rinvio alle riflessioni del direttore (che trovate alla pagina seguente). Voglio solo segnalare con piacere la presenza sempre sostanziosa della nostra coinquilina, la Scuola superiore medico-tecnica, con la quale condividiamo ben più che qualche spazio comune: le sue pagine – che abbiamo voluto bordate di blu, per essere subito riconoscibili – sono un arricchimento per la nostra rivista ma anche un segnale di vicinanza lungo un cammino comune. È una presenza, quella della SSMT, che ci rallegra e che confidiamo possa ampliarsi in futuro. Mauro Euro Redattore SPAI Locarno Direzione 2 Direzione E dire che siamo solo all’inizio! Anche quest’anno è caratterizzato da molte attività: in questo scritto ne citerò solo alcune, invitando il lettore a leggere i contributi specifici all’interno di questo numero. Sul piano istituzionale è giusto ricordare il grande e ottimo lavoro svolto dal gruppo di docenti di Maturità nel preparare il Piano di istituto sulla base della nuova Ordinanza sulla Maturità, che molte novità ha introdotto rispetto alla versione precedente. È stato un lavoro lungo e complesso, sia per i contenuti sia sul piano organizzativo. Per quanto attiene alle nuove Ordinanze siamo «a cavallo», nel senso che abbiamo lasciato alle spalle tutti i vecchi e gloriosi Regolamenti e stiamo cavalcando verso nuovi orizzonti, quelli tracciati per l’appunto dalle Ordinanze e dai relativi Piani di formazione. Questo periodo iniziale è caratterizzato soprattutto da movimenti di assestamento. È la fase di collaudo delle novità, che porteranno a breve termine a qualche correzione di tiro, non certamente a scombussolamenti. Anche perché il più è fatto. Altrimenti detto, il passaggio Regolamenti-Ordinanze è stato gestito con profitto, senza troppe sofferenze. Biennale: un’opportunità Un tema che vorrei toccare è l’introduzione della formazione biennale. Biennale che ancora fatica ad acclimatarsi e, conseguentemente, ad essere pienamente accettato. È SPAI Locarno bole triennale (o quadriennale), che si è trascinato per anni tra aule, laboratori, cantieri o officine, magari soffrendo le pene dell’inferno, e che – spesso e (non) volentieri – si troverà confrontato con ostacoli troppo grandi per lui, con i rischi personali e professionali che tutti noi possiamo ben immaginare. Vogliamo un giovane sereno e appagato, dentro e fuori, oppure un giovane scornato, amareggiato, ripiegato su di sé, con tutti i pericoli che questo stato d’animo comporta? La risposta non può essere che una sola. E allora, a buon intenditor… Porte sempre aperte Ospiti internazionali in visita alla nostra sede: si tratta di una classe del progetto In-Lav di SOS Ticino. ritenuto ancora – a torto – un percorso di serie B, invece di considerarlo per quello che è: un’opportunità. Opportunità per quei giovani che non amano – per tutta una serie di ragioni, che non è il caso di star qui a sondare – la scuola, e che da questa esperienza spesso hanno raccolto poche soddisfazioni, magari solo biasimi e umiliazioni, ma che sono capaci e molto bravi nella pratica, nel fare. Vogliamo negare che vi siano giovani con apprezzabile manualità, ma con qualche difficoltà nella teoria e nello «stare in aula»? Non vogliamo dare loro l’opportunità di realizzare un progetto di vita, di imparare una professione e di guadagnarsi da vivere? È giusto negare l’evidenza, insistendo e «diabolicamente» perseverando in una direzione (triennale o quadriennale) con il rischio di perpetuare gli errori del passato, con l’esito che tutti possiamo immaginare (umiliazioni, fallimenti agli esami)? La risposta è no! Ed è per questo che occorre riconoscere nel biennale una chance – in taluni casi, l’unica – e non uno smacco. E per far ciò occorre aprire gli occhi e alzare lo sguardo oltre il proprio naso. Occorre un cambiamento di mentalità, soprattutto da parte di chi ha la responsabilità nella scelta professionale. Da parte della scuola, delle famiglie, delle aziende formatrici… delle associazioni professionali. È essenziale che anche quest’ultime (alcune, non tutte) se ne facciano una ragione e si facciano promotrici presso i loro aderenti, perlopiù costituiti da aziende. Le autorità scolastiche già fanno molto. Ritengo che uno sforzo maggiore potrebbe venire dal settore delle imprese, nella certezza che è meglio un buon biennale – con apprezzabili risultati teorico-pratici – che un de- Promozione della sede e della formazione professionale: su questo piano la nostra scuola sta lavorando piuttosto intensamente. In particolare verso le Scuole medie. Infatti con l’Ufficio di orientamento (UOSP) organizziamo pomeriggi di «porte aperte» sia per gli insegnanti in abilitazione presso il DFA della SUPSI, sia per gli allievi e i genitori interessati alle nostre professioni. Il pomeriggio per gli allievi – con l’anno prossimo, se ne prevederanno più di uno e saranno aperti a tutte le SMe del Cantone – è strutturato in quattro parti: la prima, plenaria, è dedicata alle presentazioni della formazione professionale e del nostro istituto; la seconda è la visita a una lezione, preferibilmente di materie tecniche perché più aderenti alle specifiche professioni, senza con questo escludere a priori quelle di Cultura generale o di Maturità professionale; la terza parte, quella secondo noi più pregnante, è l’incontro «tra pari» – organizzato a piccoli gruppi – tra gli allievi di SMe e gli apprendisti, in cui gli uni rispondo alle domande degli altri e viceversa; infine la quarta e ultima parte, plenaria, in cui ci si trova tutti assieme per una sintesi del pomeriggio e le conclusioni finali. Siamo convinti che l’incontro «tra pari» (la terza parte) sia una modalità efficace per far passare alcuni messaggi importanti. Intanto lo scambio avviene tra coetanei, in un’organizzazione spaziale informale (in cerchio) che dovrebbe facilitare lo scambio. Scambio mediato da un linguaggio comune e spontaneo, rispetto a quello scolastico più allineato e istituzionale. Questi tre elementi creano le condizioni migliori per «tirar fuori» tutto quello che si ha dentro in termine di domande e risposte, di curiosità, di esperienze, al fine di far emergere i punti forti del tirocinio, rispetto ad altri percorsi del dopo Scuola media, e le opportunità che esso stesso offre a chi vorrà proseguire negli studi. Allievi agli onori SwissSkills 2014. È un evento importante cui la SPAI Locarno non ha voluto rinunciare. È in assoluto la prima edizione ed ha avuto luogo in settembre a Berna. Vi ho partecipato io stesso accompagnando alcune classi. Ho voluto essere presente per almeno tre ragioni: primo, perché è una vetrina importate per la formazione professionale e per i giovani che stanno ultimando la scuola dell’obbligo e devono decidere che cosa fare da grandi (è un invito alle Suole medie, perché in futuro portino le classi); secondo, perché l’edizione 2014 è entrata nella storia come prima edizione svizzera (infatti EuroSkills e WorldSkills, rispettivamente la stessa rassegna a livello europeo e mondiale, sono 3 una realtà consolidata già da qualche anno); terzo, perché vi hanno partecipato quali concorrenti quattro nostri apprendisti. Non sono arrivati nei primi tre e non hanno vinto premi particolari, certo, ma per noi sono comunque dei vincitori. Vincitori per l’intraprendenza nell’essersi messi in gioco e nell’aver svolto una prova di tutto rispetto, eseguita sotto lo stress dato dalla presenza di giudici competenti, severi e con lo sguardo costantemente incollato su di loro. Indubbiamente non è stato facile. Complimenti a Danilo (Decristophoris, installatore di sistemi di refrigerazione), Davide (Vanoni, informatico) e Joël (Molin-Pradel, installatore di riscaldamenti). Siete stati grandi. Come grande, anzi grandissimo!, si è dimostrato Mattia Dellamora. Mattia si è diplomato quale mediamatico ed è balzato agli onori della cronaca per il suo LIP (Lavori di produzione individuale). Il LIP è un lavoro d’esame determinante, che condensa in un unico documento quanto appreso nella pratica (azienda formatrice e corsi interaziendali) e a scuola. Quest’anno Mattia si è aggiudicato con questa sua fatica il primo premio (ripeto, p-r-i-m-o premio) a livello svizzero, superando una numerosa e agguerrita concorrenza. Per capire il valore di questo successo, ricordo che i LIP SPAI Locarno Direzione 4 DECS Ovviamente, di tutto quello che ho scritto, potete trovare i dettagli all’interno di questo numero di SPAI News. Una scuola aperta Mattia Dellamora sollevato dalla classe dei Mediamatici del terzo anno. Con loro gli insegnanti Gabriele Cicek (secondo da sinistra) e Luca Peduzzi (a destra). in lizza erano più di 2mila e raggruppavano le professioni del Mediamatico e dell’Informatico. Scusate se è poco. Credo che anche in questa circostanza la nostra sede, come pure la Svizzera italiana, si siano tolte una bella soddisfazione. Progetti a 360 gradi I progetti. Quest’anno ne sono stati sviluppati sette, che hanno toccano più ambiti del sapere – le conoscenze tecniche, le lingue, la storia e le scienze, l’ambiente e l’ecologia, il teatro e altre ancora – coinvolgendo direttamente o trasversalmente varie aree professionali: la Cura del corpo, l’Impiantistica, le Nuove tecnologie, la Maturità e così via. Senza nulla togliere agli altri progetti, in questa occasione vorrei ricordarne due. Il primo è ProSanDi, che sta per Progetto Sanitari in Difficoltà, con il quale un gruppo interdisciplinare di insegnanti vuole affrontare l’annoso problema della motivazione delle classi degli Installatori di impianti sanitari all’attività scolastica. Motivazione (mediamente bassa) che condiziona non poco, e in negativo, la partecipazione e il comportamento. A ciò va SPAI Locarno aggiunto che spesso sono classi numerose. Con questo progetto, e l’accompagnamento di uno specialista nell’ambito didattico-pedagogico, si vuole sviscerare maggiormente il problema, così da approntare misure d’intervento in aula in grado di superare o bypassare gli effetti di questi ostacoli. A tutto vantaggio della qualità dell’insegnamento e del successo scolastico del giovane. SNOOD, invece, è un progetto che coinvolge i docenti dei Parrucchieri e ha lo scopo di avvicinare ancor di più e in modo continuativo i tre luoghi della formazione: la scuola, i corsi interaziendali e i saloni. Nella convinzione che una maggiore vicinanza tra queste componenti – altrimenti detto «lavorare in rete per una migliore formazione» – può essere di giovamento per tutti ed è il modo più efficace, anche se talvolta piuttosto oneroso, di utilizzare le risorse disponibili. Questi due progetti sono in una fase avanzata di sperimentazione e, prossimamente, potranno entrare «in produzione» in modo tale che quanto di buono emergerà potrà essere implementato, apportando i benefici effetti che ci si attende. Concludo ricordando l’idea a me cara di «scuola aperta», che si attaglia piuttosto bene alla nostra sede. Aperta nell’affrontare una molteplicità di tematiche e nell’organizzare attività di vario genere (il fil rouge de «La scuola al centro del villaggio» ne è un bell’esempio). Aperta a chi volesse farci visita, per conoscerci, per sapere chi siamo, che cosa facciamo e come lavoriamo. Magari solo per curiosità. Di quest’anno, vorrei in particolare ricordare la visita del 2 dicembre di una classe di rifugiati e di richiedenti l’asilo del progetto In-Lav di SOS Ticino. Siriani, Eritrei, Afghani… che dopo la visita alla città di Locarno hanno fatto tappa da noi. A loro va il nostro grazie per averci pensato (e l’hanno fatto con autentico entusiasmo): e complimenti anche all’insegnante, che ha avuto questa bella e apprezzata idea. Chissà che qualcuno di loro, in un domani non troppo lontano, possa essere un nostro apprendista. Non sarebbe il primo caso. Aperta a tal punto che quest’anno una classe di Parrucchieri – nell’ambito del progetto di scambio con il Liceo professionale di Buzau (Romania), che ha mosso i primi passi una decina di anni fa grazie all’iniziativa di ECER (ONG che aiuta i bambini rumeni) e CoiffureSuisse Sezione unica Ticino – ha raggiunto il delta del Danubio, specchiandosi nelle buie acque della Marea Neagra˘ (Mar Nero). Chi mai l’avrebbe immaginato, solo qualche lustro fa? E dire che siamo solo all’inizio! Claudio Zaninetti Direttore 5 Che valore dare alla formazione professionale? Uno schietto scambio di opinioni con il consigliere di Stato Manuele Bertoli Il consigliere di Stato Manuele Bertoli, nel suo giro di visite alle scuole del Cantone, il 26 settembre 2014 ha incontrato la Direzione e i docenti del nostro istituto. Per l’occasione è stato preparato il documento riportato qui di seguito, letto da Raffaele Scolari, nel quale alcuni docenti hanno voluto condividere alcune riflessioni e preoccupazioni. Il direttore del DECS è entrato nel merito di ogni questione sollevata e, nel limite del possibile, ha risposto sia alle domande contenute nel testo presentato sia ad altre poste da diversi colleghi. L’impressione generale al termine dell’incontro era che da parte del Consigliere di Stato vi è un’effettiva disponibilità non solo all’ascolto di quanto i docenti del nostro settore hanno da dire, ma anche a conoscere meglio la complessa realtà della formazione professionale. In questo senso è da intendere il suo invito a presentare in forma scritta proposte concrete di miglioramento del servizio, come pure a segnalare problemi e situazioni di disagio. Il direttore del DECS Manuele Bertoli fra il dir. Claudio Zaninetti e Silvia Gada, capo dell'Ufficio della formazione industriale, agraria, artigianale e artistica «Signor consigliere di Stato, credo che tutti i presenti siano concordi nel valutare molto positivamente la sua decisione di incontrare il corpo docenti e la Direzione dei singoli istituti scolastici. Da quanto ci hanno riferito alcuni colleghi di altre scuole, non si tratta di una sorta di vista pastorale, bensì di un incontro volto a “sentire il sentire” di chi opera nell’istituzione scolastica, a rispondere a interrogativi e a raccogliere suggerimenti. Si tratta sicuramente di una novità assoluta. Non per meriti particolari, ma semplicemente perché sono un docente per così dire di lungo corso, i colleghi mi hanno incaricato di fare una breve introduzione all’incontro e di sintetizzare alcuni temi e problemi sui quali poi i vari responsabili d’area ed anche singoli docenti interverranno nel seguito. Ho quindi preparato una breve scheda riassuntiva, condita con un paio di osservazioni personali che spero non risulteranno peregrine. Il primo tema riguarda il valore della formazione professionale. Com’è noto, il nostro è un Cantone ad elevato tasso di licealizzazione. Il minor valore attribuito alle professioni un tempo dette manuali rispetto a quelle intellettuali ha una lunga storia. Fino all’alba dell’epoca moderna, SPAI Locarno DECS 6 l’artigiano godeva di scarsa considerazione e addirittura era sovente disprezzato. Nella storia del pensiero, il primo a mettere in dubbio questo paradigma fu Nicola Cusano, filosofo-cardinale-diplomatico vissuto nel Quattrocento, che in un famoso dialogo alla figura del dotto scolastico contrappone quella dell’idiota, ossia dell’uomo che parla con un idioma semplice, per l’appunto l’artigiano. Questi, al dotto aristotelico che asserisce che la produttività dell’uomo discende dall’imitazione della natura, risponde che “le forme essenziali di cucchiai, scodelle e pentole sono prodotte essenzialmente dall’arte dell’uomo”, ossia non per imitazione bensì per invenzione. Sarebbe un discorso molto lungo e complesso, che ovviamente non è il caso di sviluppare in questa sede. Solo en passant si può osservare che oggi il discorso sulla produttività non verte più su cucchiai e scodelle, e che le differenze fra lavoro intellettuale e lavoro manuale sono andate via via sfumandosi e a volte anche annullandosi. Ciò che qui importa rimarcare è che la formazione professionale continua a essere non eccessivamente attrattiva – non da ultimo in ragione di scelte strutturali di politica scolastica. La SPAI di Locarno è una scuola molto attiva su più fronti, ma forse occorrerebbe pensare al modo di ampliare la sua offerta formativa. Non si tratta qui di fare la solita rivendicazione territoriale, nondimeno riteniamo giusto che anche nel Locarnese, nel settore della formazione artigianale e industriale, sia assicurata un’offerta di alto livello. Per esempio, visto che il nostro istituto è un centro di competenza per le nuove tecnologie, dovrebbe essere valutata la possibilità di arricchire o completare la sua offerta di percorsi formativi con una scuola superiore, come è il caso per la Scuola medico-tecnica. In questo ordine di idee rientra anche la questione dell’autonomia degli istituti di formazione, che probabilmente andrebbe ripensata. Riguardo al tema delle differenze fra i profili formativi, un’ultima brevissima annotazione. Il diverso apprezzamento della formazione professionale rispetto a quella liceale si rispecchia anche nel diverso trattamento salariale: a parità di formazione, infatti, un docente di scuola professionale riceve un salario inferiore al docente di liceo. Ma questa è una questione sindacale. Il secondo tema concerne il numero di allievi per classe. Alcuni anni fa vi è stata una “stretta”, nel senso che anche la nostra scuola è stata costretta ad accorpare classi di formazioni diverse e in genere a formare classi più numerose. Ciò ha indubbiamente effetti negativi sulla qualità dell’insegnamento, in particolare nelle classi con allievi che per tutta una serie di ragioni dispongono di un capitale culturale piuttosto limitato. Qui chiediamo maggiore disponibilità e attenzione. Non per fare i calcoli della serva, ma ove si consideri che allo Stato un apprendista SPAI Locarno DECS 7 «La scelta maggioritaria per i ragazzi che finiscono la Scuola media» costa molto meno (circa un terzo) rispetto a un allievo di scuola a tempo pieno, riteniamo che soprattutto in certi curricoli formativi una riduzione del numero di allievi per classe sia, oltre che auspicabile, senz’altro ragionevole e sostenibile. Terzo tema: i corsi di abilitazione e di aggiornamento allo IUFFP. Parecchi docenti si lamentano per il fatto che spesso i formatori dell’istituto hanno una conoscenza della realtà scolastica molto approssimativa. Forse sarebbe il caso, come pare avvenga nella Svizzera tedesca, di reclutare i formatori, o comunque in numero maggiore, fra i docenti delle scuole professionali. Quarto tema: il sovraccarico di compiti e una certa burocratizzazione della professione di docente. Qui non è facile quantificare e dare indicazioni precise, ma è indubbio che negli ultimi decenni il ruolo del docente abbia conosciuto importanti trasformazioni, con notevole aumento dei compiti e delle sollecitazioni (in termini di mansioni amministrative e di competenze didattiche, sociali, psicologiche, ecc.). Da ultimo la questione dell’offerta di posti di tirocinio. Le difficoltà nel reperire datori di lavoro disposti a formare apprendisti sono note. Ci si chiede se non sia pensabile un ruolo più attivo da parte dell’Amministrazione cantonale. Si tratta di una questione assai controversa; ognuno valuterà, secondo le proprie predilezioni o inclinazioni ideologiche, quale debba essere il ruolo dello Stato nella promozione dello sviluppo economico, sociale e culturale. Come spunto di riflessione voglio ricordare quanto un’economista italo-americana ha dimostrato smontando pezzo per pezzo un I-Phone durante una sua lezione, ossia che oltre tre quarti delle applicazioni e congegni presenti in quell’apparecchio derivano direttamente da ricerche e invenzioni effettuate e messe a punto in istituti statali di ricerca; questo negli Stati Uniti». Raffaele Scolari Docente di Tedesco Il direttore del DECS ha ascoltato con grande attenzione le riflessioni dei docenti presentate da Raffaele Scolari, e vi ha risposto punto per punto. Sul primo tema, ossia sul valore della formazione professionale in un Cantone ad alto tasso di licealizzazione come il nostro, Manuele Bertoli ha esordito ponendo la domanda in maniera diretta: la formazione professionale è davvero meno attrattiva? «Oggi è la scelta maggioritaria per i ragazzi che finiscono la Scuola media», ha fatto notare: «una scelta che è difficile far capire alle famiglie, più che agli allievi stessi! Perciò lavoriamo [imperativo, NdR] affinché il sistema scolastico non dia segnali che portino a pensare che “di qui è meglio e di là è peggio”». Quanto all’invito a rafforzare l’elemento tecnico a Locarno, Bertoli non ha affatto chiuso la porta: «È un discorso che si può fare», ha detto lapidario. Passando al numero di allievi per classe, il consigliere di Stato ha osservato che si tratta di «un tema ricorrente. Non possiamo insegnare ai docenti a fare il loro lavoro, ma possiamo dar loro le condizioni quadro per poter operare. Vedremo di capire quali possono essere gli spazi di manovra, ma qui chiaramente il problema diventa finanziario: il momento economico attuale non è malvagio, ma non distribuisce troppe risorse...». Sui corsi dello IUFFP, Bertoli ha subito precisato che «è un tema importante ma che dipende da quell’Istituto, non da noi: l’Istituto è federale, e segue logiche sue. È chiaro che tutto il sistema funziona se la qualità è buona: ciò è determinante per rendere il sistema utile e attrattivo. Una cosa simile avviene col DFA, però lì paghiamo noi, mentre allo IUFFP paga Berna!». Sovraccarico dei compiti e burocratizzazione della professione. Su questo secondo aspetto, «nessuno vuole aumentare l’inutile mole di carta che circola», ha premesso l’ospite: «ma altra questione è l’organizzazione. Una parte di questo lavoro ci sarà sempre. Però preferisco chiamarla buona organizzazione, piuttosto che burocrazia: pensiamo solo al sistema GAGI ». Quanto all’aumento dei compiti che gravano sul corpo insegnante, «non si può immaginare che il docente faccia la sua lezione nella sua materia, si preoccupi delle correzioni, ma non prenda in considerazione la relazione sociale coi ragazzi. Può funzionare all’Università, ma non qui. Nessuno deve improvvisarsi psicologo, ma non può non tener conto della storia dell’allievo. Il limite è difficile da tracciare, ma questa dimensione non può non esserci, valorizzando comunque anche le diverse figure professionali già presenti nel mondo della scuola». L’offerta di posti di tirocinio, infine: «Che lo Stato formi più o meno apprendisti è una questione che è giusto porre. Ma che tipo di apprendisti prendere? Se lo Stato assume i migliori, non può chiedere al privato di prendere quelli che fanno più fatica... E se vogliamo aumentare i posti di tirocinio», ha concluso Bertoli, «poi dobbiamo essere in grado di occuparli: e non è sempre facile». La discussione che è seguita ha toccato numerosi argomenti, dal ruolo che in una scuola svolge il direttore agli stipendi, dalla possibile reintroduzione di offerte tolte nel recente passato alla figura del docente di classe. Il direttore del DECS – affiancato anche da Silvia Gada, capo dell’Ufficio della formazione industriale, agraria, artigianale e artistica – ha fatto il possibile per dare a tutti delle risposte esaustive. Del resto, come aveva detto il dir. Claudio Zaninetti introducendo l’incontro, «Manuele Bertoli è qui non per dire ma per ascoltare»; e l’ospite gli aveva fatto eco spiegando che «questo fa parte di una serie di incontri che ho dalla fine del 2011 con i plenum di tutti gli istituti cantonali (più di sessanta!), proprio con lo scopo di sentire da chi vi lavora quali sono le cose che li occupano e che li preoccupano». La chiusura dell’incontro è stata affidata allo stesso Bertoli, che ne ha approfittato per esprimere il suo ringraziamento «per l’impegno di tutti voi a fare una buona scuola». Mauro Euro Docente e redattore SPAI Locarno DFP 8 DFP Compie 10 anni la Scuola della Fondazione alpina per le scienze della vita 2005-2015: bilancio di un decennio di formazione Ha solo dieci anni di vita, ma ha già accumulato tanta esperienza. Esperienza anche nel campo dell’insegnamento. Sì, perché – non tutti forse lo sanno – molte sono le scolaresche che si recano alla Scuola alpina di Olivone, per svolgere attività di uno o più giorni. Gli allievi sono seguiti da personale preparato scientificamente e didatticamente e possono usufruire di attrezzature all’avanguardia. Al Campus scienze e sport – comprensivo della Fondazione alpina per le scienze della vita (FASV) e di Gioventù e Sport – fanno capo circa 4mila giovani all’anno, di ogni ordine di scuola a partire dalle Elementari. È un’offerta che, come ci conferma il suo artefice e attuale direttore Ario Conti, si vuole ulteriormente allargare al settore professionale. Un’opportunità grazie alla quale è possibile consolidare, attraverso anche l’esperienza pratica in laboratorio, le conoscenze teoriche apprese a scuola. Se possibile, unendo l’utile (lo studio) al dilettevole (visite e passeggiate in valle) e al piacere di vivere momenti diversi dal solito e, proprio per questo, indimenticabili. Fino agli inizi del 2005 non esisteva, nel Cantone Ticino, un centro di competenza nel settore delle Life science destinato alla formazione scolastica e professionale fuori sede e alla formazione continua per adulti disponibile tutto l’anno, con facilità di accesso e di pernottamento a costi contenuti. A questa lacuna mise fine la Risoluzione del Consiglio di Stato del 28 giugno 2005, che prevedeva a Olivone (oggi Comune di Blenio) la costituzione di un centro di competenza per le attività di aggiornamento, perfezionamento e riqualificazione professionale nel settore dello studio della biologia e delle scienze naturali, e l’introduzione di nuove tecnologie nel campo SPAI Locarno Il direttor Ario Conti. dei servizi di analisi tossicologiche: lo stesso giorno venne costituita a Lugano la Fondazione alpina per le scienze della vita – FASV – di Blenio (www.fasv.ch). Fra gli scopi della Fondazione figurano il sostegno, la coordinazione, la promozione della formazione e la ricerca nell’ambito delle scienze della vita, in inglese Life science, con particolare attenzione allo studio e alla conoscenza di quanto la natura ci propone e che noi siamo in grado di studiare attraverso discipline quali la botanica, la zoologia, la biochimica e la chimica. Grazie a questi approcci interdisciplinari è possibile avvicinarci alla comprensione dei delicati equilibri esistenti fra l’attività umana e il mondo nel quale viviamo. Su questa base concettuale, apportando continue modifiche e aggiornamenti a livello di contenuti nel corso degli anni, la Fondazione alpina per le scienze della vita si è configurata sin dagli inizi, attraverso la Scuola Alpina, come un’opportunità di recupero creativo e moderno di teorie pedagogiche che rappresentano una ricca fonte di ispirazione per gli istituti e i loro insegnanti. Con l’apertura della nuova aula didattica della Scuola Alpina, avvenuta nel 2007 (dal 2005 al 2007 l’attività venne svolta in aule del palazzo scolastico di Olivone), e con la riorganizzazione del centro logistico Gioventù e Sport, avvenuta in maniera graduale dal 2006, la Scuola Alpina organizza e coordina, quale Centro di competenza cantonale, dei periodi di scuola fuori sede che si avvalgono di: a)un complesso di conoscenze nell’ambito delle scienze della vita che permettono uno sviluppo organico e armonico di itinerari pedagogico-didattici di sicuro fascino; b) un gruppo di specialisti nei diversi settori delle scienze della vita disponibili quali consulenti ma anche come collaboratori didattici; c) laboratori, contatti, aree naturali, biblioteche, centri di documentazione… a disposizione delle scuole e dei loro insegnanti. Per capitalizzare meglio quanto proposto dalla Scuola Alpina gli istituti scolastici, rispettivamente i docenti, inseriscono il periodo fuori sede a Olivone in ben precisi progetti pedagogici che hanno il pregio di rafforzare la valenza educativa della trasferta. Tutto questo permette di recuperare gli obiettivi di natura socio-affettiva favorendo il processo di socializzazione degli allievi, la conoscenza tra allievi e docenti, l’applicazione concreta di norme educati- ve che regolano la vita quotidiana e comunitaria. Fra le numerose attività proposte, la seguente tabella esemplifica una serie di temi che potrebbero venir affrontati dal punto di vista teorico ma soprattutto pratico attraverso esperienze mirate, che si terranno sia nel laboratorio didattico di chimica e di biologia della Scuola Alpina sia attraverso escursioni organizzate sui sentieri delle nostre Alpi. 9 √ Introduzione alla fitoterapia. √ Concetti relativi a piante medicinali, principi attivi, fitocomplesso, droga. √ Metabolismo primario e secondario delle piante. √ Concetto, differenziazione delle tipologie di fitoderivati. √ Riconoscimento, caratterizzazione e formulazione di preparazioni galeniche. √ Identificazione di piante medicinali e loro utilizzi specifici in relazione ai diversi organi e apparati del corpo umano. √ Definizione e caratterizzazione di piante tossiche e invasive. √ Approfondimento e confronti tra droghe naturali e sintetiche. √ Identificazione e caratterizzazione botanica delle piante medicinali tipiche della zona alpina e non solo. √ Analisi quantitativa e qualitativa dei principali principi attivi studiati, in modo particolare oli essenziali, cumarine, saponine, antocianosi, polifenoli. √ Determinazione del potere antimicrobico e antiossidante. √ Allestimento di un erbario. √ Approfondimenti specifici dal punto di vista botanico ed etnobotanico. √ Biologia molecolare vegetale, relazionata anche al settore agroalimentare. La ricerca viene svolta nei laboratori... SPAI Locarno DFP 10 Come si nota anche solo attraverso una lettura trasversale della tabella, quanto proposto contempla una serie di contenitori di senso che sono compiuti e, nel contempo, ricchi, variegati e transdisciplinari, mostrando, in maniera pragmatica, delle complessità che sul piano motivazionale non possono lasciare indifferenti. Solo un Centro di competenza oggi molto qualificato e riconosciuto come la Scuola Alpina può garantire un tale sviluppo. Partendo dal momento forte della settimana di scuola fuori sede, è possibile pianificare delle attività che si sviluppano durante l’intero anno scolastico e che offrono la possibilità di affrontare dei percorsi sensati, armonici, ricchi di spunti sul piano disciplinare e su quello metodologico. Su queste travi di senso si possono pure appoggiare l’insegnamento di alcune altre competenze specifiche, come ad esempio la lingua e la matematica. Oltre alle scienze cosiddette «esatte», al Centro ci si occupa anche di scienze umane: attraverso una stretta collaborazione con la Federa- ... ma anche en plein air. SPAI Locarno L'ospite zione bandistica ticinese – FeBaTi – ci si occupa anche dell’insegnamento della musica, oppure, con l’intervento di persone autorevoli ed esperte in materia, si insiste sulla storia e la geografia alpina. Con la creazione della Scuola Alpina della Valle di Blenio inaugurata nel 2007 è stata quindi colmata una lacuna a livello di offerta formativa, sia in ambito scolastico che professionale. La stretta collaborazione con l’Ufficio cantonale di Gioventù e Sport di Bellinzona ha permesso di garantire un’offerta logistica di primo piano a scolaresche, famiglie e gruppi di persone che seguono i corsi offerti dai due enti. Il direttore della FASV, libero docente presso la Facoltà di biologia e medicina dell’Università di Losanna, la responsabile per gli aspetti pedagogici e didattici della Scuola Alpina, Michela Pedroli, titolata con l’attestato federale FSEA quale formatrice per adulti, con le sue collaboratrici e i suoi collaboratori, il direttore dell’Ufficio cantonale Gioventù e Sport con i collaboratori specializzati nelle di- scipline sportive e tutto lo staff del servizio della logistica del Campus scienza, musica e sport di Olivone, nel corso dell’ultimo decennio hanno lavorato con impegno e trasparenza per garantire una crescita costante del Centro di competenza della Valle di Blenio. Centro di competenza che s’indirizza prevalentemente al settore pubblico, dato che la formazione deve essere un bene al quale tutti i cittadini devono poter accedere, non disdegnando comunque di offrire i propri servizi anche al settore privato. In questo suo ruolo – con il sostegno del Cantone Ticino e del Comune di Blenio, che ne hanno sostenuto e seguito l’evoluzione sin dalla sua nascita, con l’intervento in tempi recenti anche dei Comuni di Acquarossa e Serravalle – la Scuola Alpina è oggi il Centro di coordinamento presente sul territorio al quale non si può non far riferimento. Un invito va quindi a tutte le strutture e/o organizzazioni che in diverse forme vorrebbero essere attive nella formazione a contattare la Direzione della Scuola Alpina, al fine di meglio accrescere le proprie competenze e di lavorare tutti assieme per il bene di una regione montana che ha bisogno oggi più che mai di agire unita per garantirsi una crescita culturale, economica e sociale. A testimoniare della bontà di questa istituzione sono oltre 4'000 partecipanti all’anno, ripartiti fra Scuola Alpina e Gioventù e sport, 30 sedi di Scuola elementare, dieci sedi di Scuole medie cantonali, sei sedi di Scuole medie superiori, Corsi per adulti e famiglie, 45 settimane di occupazione e una certificazione EDUQUA che garantisce la qualità della formazione scolastica, professionale e continua nelle scienze della vita, ottenuta sin dal 2005. PD Ario Conti, Ph.D. Direttore della Fondazione 11 Formazione professionale, sfida continua per la politica Le riflessioni del consigliere nazionale Marco Romano a cavallo fra istituzioni, scuola e mondo del lavoro Esiste un legame molto stretto fra politica, mondo del lavoro e formazione. Chi si occupa di politica, a qualsiasi livello, sa che per fare l'interesse del cittadino bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Insieme al popolo siamo gli artigiani della democrazia e operiamo per garantire alla Svizzera le condizioni quadro per essere un Paese di successo. Molti sono gli elementi che nel nostro agire quotidiano ci accomunano e per questo ho accolto con grande piacere l'invito a scrivere alcune riflessioni sul vostro bollettino SPAI News. Un mondo del lavoro più competitivo Inizio con un aneddoto. Berna è lontana dal Ticino. Politicamente a volte, senza dubbio dal profilo geografico. Per esercitare al meglio il mandato che i cittadini e le cittadine ci hanno conferito è necessario essere presenti, attivi su più fronti, magari facendo avanti e indietro più volte durante la settimana. Di norma percorro il lungo tragitto in treno. Mi permette di lavorare, di non preoccuparmi del traffico e di arrivare – quasi sempre – puntuale. Il viaggio rappresenta però anche un'occasione per confrontarmi con la gente. Di tanto in tanto mi capita di seguire i discorsi delle ragazze e dei ragazzi che prendono il treno per anda- Marco Romano: «Nella scelta di un giovane concorrono diversi fattori. Un ruolo importante lo gioca l'Orientamento professionale». re a scuola o al lavoro. Apprendisti, studenti, giovani impiegati. A volte, purtroppo, anche giovani disoccupati. C'è chi mi riconosce e nasce un dialogo costruttivo. Le domande dei giovani sanno essere più insidiose di quelle dei giornalisti. Sono schietti e vanno dritti al punto. Molti si preoccupano per il loro futuro. Leggono e sentono parlare di stranieri e frontalieri che secondo alcuni «rubano il lavoro». Raccontano le loro esperienze. Una ragazza un giorno mi ha detto di non aver fatto la scelta giusta, forse per soddisfare le aspettative dei suoi genitori, e che nonostante avesse superato i vent'anni aveva dovuto ricominciare tutto da capo intraprendendo un apprendistato. Di storie come la sua ce ne sono diverse. La flessibilità, anche nel mondo della formazione e del lavoro, è diventata la parola chiave della nostra epoca. È finito il tempo in cui bastava imparare un mestiere che si praticava poi per tutta la vita. Oggi bisogna sapersi muovere e adattare continuamente in un mercato del lavoro sempre più difficile e competitivo. Solide basi per il futuro In questo contesto di forte mutazione la formazione professionale, nel nostro «sistema duale», rappresenta una solida base di partenza; una grande opportunità invidiata e copiata da numerosi altri Paesi. I giovani ticinesi sembrano suddividersi equamente fra chi opta per una formazione professionale e chi sceglie di seguire il percorso in una Scuola medio superiore. Pochissimi, fortunatamente, sono coloro che abbandonano la formazione. In SPAI Locarno L'ospite 12 Interviste La sala del Consiglio nazionale. «Il nostro Paese e la nostra economia», scrive Romano, «devono poter contare su giovani motivati, capaci di muoversi nel mondo del lavoro, ma nel contempo devono mettere in atto tutte le misure necessarie ad accompagnarli e formarli». 13 Andrea e Mattia, dalle nostre scrivanie a un futuro sportivo Parlano i nostri «segretari», in viaggio per Macolin Ticino la formazione professionale rimane però ancora meno gettonata rispetto alla Svizzera tedesca, nonostante gli sbocchi non manchino. Basta guardarsi attorno per comprendere il potenziale di questo percorso. C’è chi dopo un apprendistato prosegue con una Maturità professionale per poi frequentare una Scuola universitaria professionale, oppure chi passa a una Maturità professionale dopo un periodo lavorativo post-apprendistato. Strade che sanno portare lontano. Lontanissimo. Gli esempi sono molti. Il più famoso è forse quello di Sergio Ermotti, che ha iniziato come giovane apprendista allo sportello di una banca luganese e oggi è il numero uno mondiale di UBS. Una bella storia di successo, non iniziata all’Università ma con l’apprendistato! Orientarsi, scoprire e formarsi Nella scelta di un giovane concorrono diversi fattori. Un ruolo importante lo gioca l'Orientamento professionale. Servono servizi capaci di fornire informazioni aggiornate sul mercato del lavoro tenendo conto in SPAI Locarno particolare delle evoluzioni sul lungo termine e dello sviluppo del mercato stesso. Per un orientamento efficace occorre conoscere il potenziale delle singole realtà economiche e bisogna sapere interagire con il mondo della scuola affinché nessuno venga discriminato, in particolare limitandosi alla valutazione delle scelte effettuate durante la scuola dell’obbligo e delle note finali. Il nostro Paese e la nostra economia devono poter contare su giovani motivati, capaci di muoversi nel mondo del lavoro, ma nel contempo mettere in atto tutte le misure necessarie ad accompagnarli e formarli per dare al lavoro quel valore aggiunto che riesce a fare la differenza. Un elemento basilare del sistema economico La formazione professionale è una sfida continua per la politica. Un investimento che rappresenta un'opportunità per il futuro, ma che nel presente è già un elemento fondamentale del nostro sistema economico. Permette a un giovane di maturare nel mondo del lavoro e di viverlo attivamente dall'interno. Fa crescere l'attitudine all'imprenditorialità e porta nuova linfa alla nostra economia. Se pensiamo al contesto internazionale, fra gli elementi chiave del successo della Svizzera troviamo la democrazia, certo, ma anche la stabilità economica garantita dalle oltre 550’000 piccole e medie imprese – ovvero tutte le aziende con meno di 250 collaboratori – che danno lavoro a quasi 3 milioni di persone generando un indotto miliardario. Pensiamo poi alle numerosissime start-up, molte delle quali lanciate da giovani imprenditori attivi nei settori del futuro come le energie rinnovabili e le nuove tecnologie. In un contesto internazionale difficile, con una moneta forte che frena le esportazioni, la nostra economia ha bisogno di valore aggiunto. Di valore umano. Di collaboratori e collaboratrici formati e motivati. La formazione professionale garantisce queste risorse. Il nostro benessere è generato da un'economia sana. Ne beneficiamo tutti ed è importante continuare a lavorare insieme in questa direzione. Marco Romano Consigliere nazionale che frequentavano prima del loro stage: la SPSE, Scuola professionale per sportivi d’élite di Tenero. Per Andrea, tennista, di Contone, e per Mattia, giocatore di hockey, losonese, si trattava di svolgere l’anno di pratica necessario per ottenere la Maturità professionale commerciale: entrambi si sono proposti alla SPAI di Locarno come impiegati di commercio, ed entrambi sono stati presi. Andrea Invernizzi. Abituati ad avere delle segretarie, per un anno ci siamo ritrovati con... dei segretari. Non lo nascondo: quando ho visto per la prima volta Andrea Invernizzi e Mattia D’Ambrogio, la cosa mi ha fatto un effetto strano. In realtà è stato solo un attimo: brillanti, efficienti, sempre gentili e disponibili, Andrea e Mattia si sono subito guadagnati la stima e la simpatia di tutti, tanto che fa un certo effetto non vederli più con noi. Ma la loro strada è lontana dalle scrivanie. Già lo dice l’istituto scolastico La segreteria: una scelta di solito più femminile che maschile... o sbaglio? Andrea: «Ma questo non è il lavoro che voglio fare: era solo la soluzione più pratica per arrivare alla Maturità abbinando sport e scuola. Se vai al Liceo non riesci a fare 7-8 allenamenti alla settimana, è impossibile!» Mattia: «Anch’io ho scelto questa strada non per il lavoro in sé, ma per poter conciliare scuola e sport.» E come vi siete trovati in questi due ambiti? Intendo, la scuola a Tenero e lo stage alla SPAI? M.: «La scuola all’inizio era un mondo nuovo, mi sono sentito spiazzato; poi però mi sono trovato bene: eravamo tutti sportivi, e alcuni erano miei compagni di squadra nell’Ambrì. E anche nell’anno di pratica, qui alla SPAI, mi sono trovato benissimo: Mattia D'Ambrogio. lavoravo con gente della mia età, e l’ambiente qui è fantastico. Inoltre ho potuto vedere una scuola dietro le quinte, non come da studente, e mi è piaciuto molto. Anche l’ambiente d’ufficio è bellissimo. E poi fin dall’inizio non ero qui da solo: conoscevo già Andrea. Siamo grandi amici, siamo stati a scuola insieme per tre anni, e questo è stato un grande vantaggio.» A.: «A scuola il primo giorno non conoscevo nessuno (il mio è uno sport individuale, ed ero l’unico tennista), SPAI Locarno Interviste 14 ma mi sono trovato subito benone. Solo che all’inizio del terzo anno ho deciso di smettere con lo sport agonistico: era diventato troppo impegnativo, portava via troppo tempo. Oggi gioco ancora con gli amici, per divertirmi, ma non faccio più competizioni.» Rimpianti? A.: «No, secondo me è stata la scelta giusta. E devo ringraziare la SPSE per avermi comunque lasciato finire la scuola. Sono molti quelli che lasciano l’agonismo fra il secondo e il terzo anno, ma la scuola te la lasciano ugualmente concludere: sì, ti vengono incontro.» E la scuola nostra? Cioè, nel vostro caso, il lavoro? A.: «Quando ci hanno presi insieme è stata una bella sorpresa. Per il resto, la mia formatrice era forzatamente assente per tutta la durata del mio stage ma me la sono cavata, grazie anche a Monia (Monia Carlin, segretaria della SSMT, N.d.R.) che mi ha dato una grande mano. E anche la Direzione!» Vi siete trovati a lavorare in una situazione di emergenza: ne avete sofferto? M.: «Io non tanto, perché lavoravo in vicedirezione, non in segreteria, e il mio formatore, Michel Candolfi, c’era sempre e mi ha sempre aiutato. Per Andrea è stato diverso...» A.: «Già... Ci ho messo qualche ora in più per capire dov’ero, ma mi sono informato, ho letto cose degli anni precedenti, anche Claudio Zaninetti mi ha aiutato... e per finire durante tutto l’anno è andata bene, non ci son stati grossi problemi di nessun tipo.» Il vostro apprendistato termina fra luglio e agosto: e dopo? M.: «Ho tenuto due settimane di SPAI Locarno Interviste vacanze per finire il 31 luglio – dunque in anticipo – per essere ai primi di agosto a Winterthur e imparare meglio il tedesco: poi giocherò negli Juniori Elite B del Winterthur. Da gennaio vorrei trovare un lavoretto, anche per perfezionare la lingua, e da marzo, finita la stagione hockeistica, andrò a fare il militare.» E in un futuro più lontano? M.: «Mi prendo quest’anno a Winterthur proprio per capirlo! Per capire se ho davvero delle chances di proseguire verso il professionismo. Sarà un anno sperimentale. E comunque sia, cambiare ambiente fa bene: è un’esperienza in più. E poi, dal 2017, andrò in ogni caso a Macolin, e lì la lingua delle lezioni è principalmente il tedesco...» A.: «Io farò vacanza da metà agosto a fine ottobre, quando inizierò il servizio militare a Payerne, in contraerea. Lo farò in una volta sola: 10 mesi, che mi porteranno fino al 27 agosto 2016. Poi andrò a studiare inglese in Australia, fino al gennaio del ’17: sarà una bella esperienza! Quindi avrò a disposizione qualche mese, prima di luglio-agosto, per preparare gli esami di entrata a Ma- colin, che non sono solo esami scolastici, ma anche fisici: per questo dovrò contattare un preparatore atletico per fare un piano dettagliato di allenamenti.» Nientemeno! A.: «Sì: per entrare hai bisogno di allenamenti quotidiani per sei mesi, sennò non ce la fai!» Dunque vi ritroverete a Macolin. E in seguito? A.: «Io vorrei diventare maestro di sport, per insegnare in una scuola o in un centro sportivo.» M.: «Anch’io: stesso identico percorso e stesso obiettivo. Sono cinque anni: tre di scuola e due di Master.» Tornando qui e oggi: cosa porterete con voi di questa esperienza alla SPAI? A.: «Tanto! È stata la prima esperienza di lavoro, tutto era nuovo. Le circostanze han fatto sì che ci dovessimo arrangiare per davvero, e l’abbiamo fatto. Impari a essere molto più disciplinato, anche se devo dire che questo sentivo già di averlo, grazie allo sport e alla scuola che avevo frequentato. Anche il contatto con la gente (tutti: allievi, docenti, su- periori, utenti esterni) mi è sempre piaciuto, e per questo ho scelto di lavorare in una scuola, ma qui alla SPAI mi sono aperto ancora di più: se all’inizio c’era ancora un pochino di timidezza (ma poca, eh?), ora non c’è più!» M.: «Io da questa esperienza porto via un bellissimo ricordo, in primis per l’ambiente che c’era: anche con le colleghe della SSMT eravamo un team unito. Del resto sono persone della nostra età, la collaborazione è più facile. In particolare mi è piaciuto il fatto che ci è stato dato un carico enorme di responsabilità, e secondo me è andata bene, è stata un’esperienza positiva. Anche dai momenti brutti, che pure ci sono stati, siamo sempre riusciti in qualche modo a venir fuori. E pure il rapporto coi superiori era bellissimo: non c’era distin- zione fra chi è sopra e chi è sotto.» A.: «Io vorrei ricordare anche Elena e Gilda, che hanno fatto uno stage di tre mesi per la disoccupazione e per noi sono state preziosissime!» (Il cronista non ha più bisogno di fare domande: il fiume è in piena...) M.: «E io voglio ringraziare Claudio e Michel, che mi hanno supportato e aiutato molto, anche per gli orari. Per esempio, quando ho dovuto partire per giocare nella Svizzera interna, non ci hanno pensato due volte a lasciarmi andare.» A.: «E io lo stesso per il viaggio che ho fatto in Canada in giugno: è un mese lavorativamente “caldo”, ma era un’opportunità unica, che non potevo perdere, e loro mi hanno lasciato partire.» 15 M.: «E se posso...» Mah, ci mancherebbe... M.: «... un grazie alla segreteria SSMT, e ai docenti (lo dicono insieme, N.d.R.) e a tutto il personale della scuola. Nel complesso è stata un’esperienza ben migliore di quello che ci aspettavamo all’inizio!» A.: «È che siamo stati fortunati a venire qua: se fossimo finiti in un ufficio contabile... sarebbe stato proprio come ce l’aspettavamo noi!» Finita l’intervista ci salutiamo e ci separiamo. E andandomene penso: se foste finiti in un ufficio contabile ci avremmo rimesso anche noi... Arrivederci, ragazzi. Buona fortuna! Mauro Euro Redattore Una bella esperienza Il 29 settembre 2014 ho iniziato una collaborazione di tre mesi con la segreteria della Scuola SPAI a Locarno. A parte il timore iniziale, non avendo mai lavorato in una scuola, ho trovato un ambiente collaborativo e amichevole. Questi tre mesi mi hanno permesso di apprendere il programma informatico delle scuole e non solo. Il contatto con gli allievi, docenti e Direzione è sempre stato cordiale e rispettoso. Grazie per questa parentesi del mio curricolo, che mi potrà dare altri sbocchi lavorativi. Elena Fiscalini Stagiaire Da sinistra Cora Bresciani (apprendista impiegata di commercio SSMT), Mattia D'Ambrogio, Gilda Pini (stagiaire SPAI), Nino Furger (apprendista informatico) e Andrea Invernizzi. SPAI Locarno Interviste 16 Interviste Quando il tuo docente è anche il tuo capo Nino Furger ha svolto alla SPAI l’apprendistato come Informatico: bilancio di quattro anni di lavoro e di studio Per Nino Furger la SPAI Locarno è stata per quattro anni una seconda casa: vi ha studiato, da Informatico, ottenendo la Maturità («ho finito abbastanza bene, sono contento. Ho imparato che studiare dà i suoi frutti, e sono felice di averlo fatto»), ma vi ha anche svolto l’intero apprendistato. Gioie e dolori, si usa dire in questi casi: così è stato anche per Nino, che coglie l’occasione di questa intervista di commiato per togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa... Iniziamo dal tuo percorso scolastico: Scuole medie... «... a Roveredo, poi sono venuto qui.» Nel doppio ruolo che conosciamo. Come apprendista quali erano i tuoi compiti, e che evoluzione hanno avuto nel tempo? «Beh, nei quattro anni il mio lavoro non è cambiato: riguardava principalmente la manutenzione dei PC e di tutto ciò che ha a che fare con l’informatica della scuola, come la rete. Occasionalmente mi è stata affidata qualche parte di programmazione, ma spesso si trattava di compiti fini a se stessi, che servivano a me per imparare: solo in alcuni casi erano concretamente applicabili alla scuola.» SPAI Locarno con loro cambiava completamente l’approccio: per esempio dando loro del lei durante la lezione e del tu durante il lavoro. Con gli altri docenti questo l’ho sentito meno, ma è normale: i momenti che condividi fuori dall’aula con una persona che ti chiama per risolvere un problema sono evidentemente molto meno di quelli che passi con una persona con cui lavori.» Per Nino Furger il futuro è nel settore della sicurezza informatica. I maggiori problemi? «Singoli PC che non funzionavano, ma il problema principale era la rete, che a volte era lenta e a volte saltava del tutto.» Come ti sei sentito nei confronti dei tuoi docenti che venivano a chiederti aiuto? È un po’ un ribaltamento dei ruoli... «Sì, è una cosa un po’ strana! (Si ferma a riflettere, N.d.R.) Tutti i docenti di informatica erano i miei “capi”, e Io, docente, ho bisogno di te, allievo-apprendista, per superare un intoppo informatico e portare avanti una mia lezione: questo ti gratifica in un qualche modo? (Vorrei dirgli: sii onesto nella risposta! Ma con Nino non ce n’è bisogno...). «Soprattutto con alcuni... sì, dà soddisfazione che abbiano bisogno di te! Più che una gratificazione, in certi casi è stata anche una specie di rivincita: soprattutto nei confronti dei docenti coi quali mi trovavo meno bene. Chiaramente, però, è più piacevole aiutare una persona con cui hai un buon rapporto, che ti ha dato qualcosa di positivo, anche se poi capita che qualcuno cerca di approfittarsene facendoti fare riparazioni sue private nelle ore di lavoro e senza compenso alcuno!» 17 Insomma, non sono state solo rose e fiori... Ma nel complesso, qual è il tuo bilancio di questi quattro anni? «Ci sono cose di cui sono molto felice: caratterialmente, per esempio, dovendo rapportarmi di continuo con persone che conoscevo poco sono sicuramente migliorato, prima ero molto più timido. Per quanto riguarda il lavoro, in sé, non mi ha dato grandi competenze in più: la maggior parte delle cose le ho imparate da solo; in compenso, lavorare con degli esperti di informatica mi ha permesso di approfondire tante cose a livello teorico.» Potendo tornare indietro, allora, avresti comunque svolto l’apprendistato qui o avresti preferito farlo in un’azienda tradizionale, tipo un’industria? (Ci pensa a lungo) «Sinceramente non so. Ci sono due aspetti: in un’azienda penso che avrei imparato di più, ma il ritmo sarebbe stato sicuramente molto stressante, mentre qui ho avuto parecchio tempo da gestire come volevo, per cui ho potuto anche dedicarmi all’approfondimento personale.» Lasciando la SPAI c’è un commento che ti senti di voler fare, o un ringraziamento... (Altra lunga riflessione) «Vorrei ringraziare un docente in particolare: Massimiliano Guidolin, che ho avuto solo l’ultimo anno ma che mi ha fatto piacere la fisica e mi ha dato una spinta per quanto riguarda la matematica. Parlando dell’insegnamento in generale, una cosa che ho apprezzato molto in questa scuola è che la nota finale è quella che ti sei meritata col tuo lavoro; altrove invece – come al Liceo, stando a quanto ho sentito – le opinioni soggettive del docente possono influire in maniera troppo importante, per esempio Anche per lo studio dell'informatica il buon vecchio libro rimane uno strumento attuale. penalizzando chi partecipa meno in classe, pur studiando o interessandosi comunque alla materia.» Parliamo del tuo futuro: cosa farai dal 1. settembre 2015? «Mi sono già iscritto alla SUPSI e, ammesso che riesca ad avere il Bachelor, vorrei fare una specializzazione, dunque un Master, in sicurezza informatica: probabilmente a Bienne, o in alternativa anche all’estero – basta che non si parli tedesco!» Sicurezza informatica: spiegati meglio. «Ci sono due possibilità. La prima consiste nella simulazione di un attacco informatico: si tratta di mettersi nei panni di un hacker e, con la sicurezza legale in mano (cioè con l’autorizzazione scritta dall’azienda stessa, che ti ingaggia per testare la sicurezza della propria rete informatica), riuscire a entrare in quella rete. E questa è la possibilità che preferirei.» o sbaglio? «Beh, si può anche far parte di un’azienda grande, che ti farebbe testare più aziende singole. Il bello di questo mestiere è che non è mai uguale: ogni azienda ha le sue particolarità, e ogni situazione è differente. Devi sempre trovare nuovi metodi per portare a termine il tuo compito: non c’è niente di ripetitivo e monotono.» Bene: e la seconda possibilità? «È quella di assumere il ruolo della persona che decide, che configura le misure di sicurezza di un’azienda, e magari suggerisce determinati corsi per il personale e altre misure ancora, per essere sempre pronti in caso di bisogno.» Sempre di sicurezza parliamo, insomma. E allora, per restare in tema, noi siamo sicuri che la tua carriera professionale ti darà grandi soddisfazioni, qualunque strada prenderai. Auguri! Però in questo caso non avresti la sicurezza del posto di lavoro: Mauro Euro Redattore SPAI Locarno Formatori in azienda 18 Formatori in azienda «Formare è una responsabilità sociale!» Le considerazioni di Marzio Corda, che da un quarto di secolo segue gli apprendisti alla Schindler S.A. Scrivo con molto piacere alcune considerazioni sulla mia esperienza professionale quale formatore di apprendisti alla Schindler Elettronica S.A. di Locarno. Tra pochi mesi raggiungerò il traguardo dei 25 anni in questo ruolo, che mi ha sempre dato moltissimo a livello professionale e soprattutto umano. Ho iniziato molto giovane questa avventura un po’ per caso: avevo 24 anni, ero un ex-apprendista elettronico che aveva concluso da pochi anni la sua formazione di base e mi sono ritrovato dall’altra parte della barricata, con relativamente poca esperienza professionale e tanto meno esperienza di conduzione di giovani…Però credo che l’entusiasmo e la voglia di dare qualcosa di mio in questa bellissima professione (la reputo ancor ora la più bella del mondo…) abbia sopperito, a mio modo di vedere in modo egregio, a questa mia inesperienza. Più di 30 anni fa frequentavo anch’io questo istituto scolastico professionale. Erano altri tempi. La sede non aveva ancora l’estensione attuale: ricordo ancora la campanella che scandiva i ritmi delle lezioni, ora sostituita da un ben più moderno gong… Già allora avevo potuto apprezzare la professionalità di molti docenti, qualcuno ancora attualmente «in servizio». SPAI Locarno Marzio Corda... sul fronte. Rammento le lezioni riguardanti le materie legate all’elettronica, elettrotecnica e programmazione svolte tutte da un solo docente, molto esigente ma altrettanto professionale, Fausto De Giorgi. La particolarità era che queste lezioni erano impartite in dialetto! Qualcuno potrebbe storcere il naso per la forma... ma sicuramente ci ha dato molta sostanza nel campo professionale, e credo che in questa veste meno formale le nozioni siano passate meglio nelle nostre giovani menti, che ogni tanto pensavano a ben altro! Come per molti altri aspetti, anche la formazione professionale ha subìto dei repentini cambiamenti a livel- lo di contenuti e modi di gestire la propria attività lavorativa e di studio. Trovo che gli attuali apprendisti (o, se vogliamo definirli con un appellativo più moderno, persone in formazione) siano parecchio sollecitati dalle esigenze che le materie di scuola professionale o di Maturità esigono. Passare complessivamente più della metà del tempo dell’apprendistato ancora sui banchi di scuola, calcolando l’impegno della Maturità professionale, richiede molta dedizione e costanza. Come formatori d’azienda ci accorgiamo che il tempo rimanente spesso è veramente poco per approfondire alcune tematiche pratiche, ma d’altra parte la possibilità di prepararsi a degli studi superiori, al giorno d’oggi, è veramente importante se vogliamo mantenere competitiva la piazza industriale del nostro Paese a livello internazionale, tramite persone preparate adeguatamente e aperte al mondo. Guardandomi indietro vedo molti giovani formati da me ormai adulti, con magari una famiglia e con un ruolo importante nella mia stessa azienda o in altre. Potrei dire che questa è la vera soddisfazione per un formatore di giovani: constatare che molti di questi hanno raggiunto dei traguardi prestigiosi, che sanno vivere e dare un contributo importante La sede della Schindler in via della Pace a Locarno. nel nostro tessuto sociale, e pensare di poter aver svolto un ruolo significativo nei momenti anche non facili che ognuno di noi può incontrare nel suo cammino. Che dire dei giovani d’oggi? Spesso si sentono molte critiche, anche poco fondate, sulla loro poca voglia di fare e di distinguersi. Ogni tanto ci dimentichiamo che lo siamo stati tutti e già parecchi anni fa Socrate definiva i giovani di allora «chiacchieroni e poco amanti del proprio lavoro, dimostrando poco rispetto per i loro superiori e preferendo la conversazione insulsa all’impegno, non rispettando i genitori, divorando il cibo e tirannizzando i loro insegnanti». Nella mia esperienza posso affermare che i problemi più seri non si evidenziano nella parte tecnica della professione, bensì nella parte che tocca la relazione col giovane, la sua condizione di adolescente, i problemi personali e famigliari. Per capirli e guidarli hanno bisogno di persone autorevoli e non autoritarie, che sanno porre limiti e regole perché i giovani hanno bisogno di queste. Queste persone non sono più necessariamente identificate nella sfera famigliare. Spesso dobbiamo essere noi, come formatori in azienda o docenti, ad assumere questo delicato ruolo. Vediamo quindi come la nostra figura professionale non deve solo avere capacità tecniche, ma anche doti di leadership: dobbiamo saperli guidare o biasimare ma anche lasciare che svolgano un loro cammino, anche se alle volte capita loro di «rompersi la testa». Noi però dobbiamo essere presenti in modo da sostenerli in questi momenti difficili che, se superati nel migliore dei modi, rappresentano il miglior regalo che noi possiamo dare per la loro crescita personale. Vorrei anche soffermarmi sul nostro modello formativo duale, basato su una formazione pratica in un’azienda e teorica in una scuola professionale. Sono ancora più che mai convinto che questo modello sia vincente e non abbia perso lo smalto, nonostante il fatto che da molte parti si indichi la carriera dell’accademizzazione come la sola che permetta lo sviluppo di una realtà economica di un Paese. Recentemente gli Stati uniti d’America si sono interessati al nostro modello formativo duale, gettando le basi di un progetto di know-how transfer della nostra competenza in questo ambito verso la loro realtà. Rudolf Strahm, noto studioso e ana- 19 lista economico, ha analizzato in profondità questo modello formativo adottato da alcuni Paesi del Nord Europa, oltre al nostro. I dati dimostrano che un modello formativo di questo genere rende molto più preparato il giovane all’entrata nel mondo del lavoro. Il tasso di disoccupazione giovanile (dai 15 ai 24 anni) registrato nel nostro Paese è nettamente più basso rispetto alla media del tasso di disoccupazione dei Paesi dell’Unione europea o del resto del mondo. Questa nostra capacità di mantenere così basso questo tasso, nonostante i problemi riscontrati dalla nostra economia (costo della manodopera e franco forte), rendono la nostra realtà nazionale molto favorevole. Rudolf Strahm afferma, trovandomi totalmente d’accordo, che la formazione professionale è la «migliore sicurezza sociale». Dunque a livello internazionale siamo stabilmente tra i primi Paesi con un tasso elevato di persone preparate, di medio e alto livello. Nonostante ciò, la necessità di disporre di personale mediamente e altamente qualificato è ancora presente, anche nel settore industriale: da qui l’impiego di personale non residente, vista la difficoltà di ottenere profili adeguati e non sempre per convenienza salariale, come spesso si può supporre. Ecco perché il nostro compito, oltre a un’importante responsabilità sociale, consiste nel contribuire a preparare i professionisti di domani, pronti a raccogliere le nuove e impegnative sfide che si presenteranno. Infine vorrei sottolineare la necessità di un sempre più intenso scambio tra luoghi di formazione, come le aziende e la scuola professionale. Attualmente abbiamo una positiva collaborazione che ci permette di sincronizzare l’erogazione delle cosiddette «risorse», così come citate nell’Ordinanza sulla formazione SPAI Locarno Formatori in azienda 20 professionale di base delle professioni dell’industria metalmeccanica. Questa collaborazione è stata sempre ben apprezzata dall’associazione dei formatori di apprendisti della metalmeccanica (FocusMEM Ticino), che ho il piacere di presiedere. Questa associazione dispone di quattro gruppi professionali, di cui uno per la professione di Elettronico, coordinata dal collega formatore di GF Agie Charmilles Stefano Candolfi. Regolarmente questo gruppo si incontra con i docenti della SPAI, favorendo un intenso scambio di esperienze. Il frutto di questi scambi sono state numerose iniziative comuni. Rammento ad esempio, per l’apprendistato di Elettronico, l’intesa raggiunta già diversi anni fa con la Direzione del CPL di riorganizzare i blocchi scolastici settimanali in modo che le competenze scolastiche potessero essere concentrate nel 1°anno di apprendistato e decrescere negli anni successivi. Questo ha permesso alle aziende la presenza di persone in formazione con un sufficiente bagaglio di conoscenze, subito sfruttabili per la pratica lavorativa necessaria per il raggiungimento degli obiettivi formativi. Sempre per l’apprendistato di Elettronico abbiamo da 12 anni a questa parte l’organizzazione a livello interaziendale del cosiddetto «Progetto interdisciplinare», un progetto univoco proposto a scuola patrocinato dall’associazione FocusMEM, gruppo Elettronici. Questa iniziativa permette agli apprendisti di svolgere in gruppo nelle proprie aziende un Formatori in azienda progetto partendo da un quaderno dei compiti comune: ciò consente loro di confrontarsi a livello professionale con le competenze in fase di sviluppo (dimensionamento e montaggio di circuiti elettronici, tecniche di misura e di programmazione di microcontrollori) e di affrontare con l’adeguato metodo di lavoro le fasi di realizzazione del progetto stesso. Per concludere, tengo a ringraziare i colleghi formatori e i docenti che quotidianamente danno il meglio di loro stessi alfine di raggiungere gli obiettivi di sviluppo formativo e personale delle persone che avranno un ruolo decisivo, a livello professionale e sociale, nel prossimo futuro. Marzio Corda Formatore d’azienda Una lunga tradizione nella formazione duale Un dialogo che si rinnova: la SPAI in visita ad Agie Charmilles SA Stefano Candolfi. SPAI Locarno Qual è il valore di una visita presso il nostro Centro di formazione? In senso più esteso, perché una Scuola professionale è invitata a conoscere una realtà aziendale, nello specifico la mia? E viceversa, perché un’azienda, che vive il mondo della progettazione, della produzione e anche della competizione, è invitata a conoscere una Scuola professionale? Sono tutte domande lecite, che nella loro logica hanno una risposta: la ricerca di una continuità, degli scam- bi, la necessità di trovare sinergie, a dispetto di uno scollamento dove il concetto di «formazione duale» verrebbe a mancare. Con questo obiettivo, il 13 marzo 2015 un gruppo di docenti della SPAI di Locarno ha visitato il Centro di formazione e la linea di produzione di Agie Charmilles SA (conosciuta in Ticino come AGIE), che fa parte del gruppo +GF+ Machining Solutions. +GF+ Machining Solutions è leader mondiale nell'offerta di macchine, Stefano Candolfi (a destra) in occasione di una visita dei docenti SPAI all'AGIE Charmilles SA. soluzioni per l'automazione, servizi per la realizzazione di stampi e utensili e per la produzione di componenti ad alta precisione. L'offerta di prodotti spazia dalle macchine per l'elettroerosione e per la fresatura ad alta velocità e ad alto rendimento ai sistemi di posizionamento e pallettizzazione, dalle macchine laser per la texture superficiale 3D ai servizi di assistenza, dai ricambi ai materiali di consumo, fino alle soluzioni per l'automazione. L’azienda dove lavoro vanta una lunga tradizione nella formazione duale: basti pensare che, quando era ancora AGIE SA, il primo apprendista, quale meccanico, ha iniziato il suo tirocinio nel 1955 e l’ha terminato nel 1958. Oggigiorno la formazione delle professioni proposte è molto cambiata, tuttavia sono restati immutati la passione e l’impegno che tutti i collaboratori mettono nella formazione di apprendisti! Il Centro di formazione di +GF+ Machining Solutions propone quattro professioni: polimeccanico, progettista meccanico, impiegata di commercio ed elettronico. La formazione di elettronico è organizzata in due periodi: nei primi due anni l’apprendista riceve una formazione di base, sia teorica che pratica, e trascorre molto tempo nel Centro di formazione per conoscere in modo generale i vari settori della realtà aziendale, che spazia dalla conoscenza del prodotto alla produzione delle nostre macchine ad elettroerosione. Successivamente, negli ultimi due anni di formazione, l’apprendista partecipa a dei team di lavoro di ingegnerizzazione e di sviluppo del nostro prodotto. I nostri contatti con la scuola, per l’organizzazione di programmi di studio, sono concreti. Da alcuni anni collaboriamo con la SPAI di Locarno per sviluppare dei progetti nell’elettronica il cui scopo principale consiste nel creare, per la prima volta, un progetto dalla teoria alla pratica, per arrivare a un prototipo funzionante. Il progetto viene commissionato dall’associazione della professione, FocusMem sezione Ticino. Sono progetti che permettono di fare delle piccole ricerche pratiche, esercitando così in modo creativo la professione. I risultati non sono necessariamente spendibili per la nostra azienda, ma le competenze acquisite permettono ai ragazzi di affrontare la loro formazione: per +GF+ 21 Machining Solutions la formazione è vista anche come un investimento! I lavori sono esposti in alcune vetrine presso il Centro scolastico di Locarno: sono un bell’esempio di collaborazione tra Scuola e Azienda. Viene data molta importanza alla gestione del progetto: infatti nei lavori si pretendono una pianificazione e uno sviluppo coerente con quanto viene svolto in azienda. Alla fine, il progetto viene presentato ai membri di FocusMem Ticino: per gli apprendisti del secondo anno la presentazione di un loro progetto rappresenta un bel traguardo! Di pari passo, oltre che della formazione tecnica, l’Azienda si occupa anche della formazione del giovane, della sua personalità. Nello specifico organizziamo una volta all'anno una settimana di formazione esterna, tematizzata, al di fuori dei nostri laboratori. Lo scopo di questa settimana è quello di rafforzare le competenze interdisciplinari tramite lo studio di argomenti mirati. Quest’anno, per esempio, abbiamo affrontato il tema della Sicurezza sulle strade, l’anno scorso quello della Motivazione. Sono sempre organizzate, in ogni edizione, delle attività sportive. Nell’agonismo sportivo troviamo molti valori: il rispetto delle regole, la condivisione di un successo/insuccesso, «lo sforzo per…», che possono essere riportati anche in un lavoro di squadra, come lo richiediamo in azienda. I nostri giovani sono sempre molto contenti di questa settimana. Per concludere, la nostra formazione degli apprendisti cerca di far vivere l’entusiasmo di una crescita, sia dal lato personale che nello studio delle conoscenze tecniche della professione di elettronico, che sono sempre in continuo sviluppo. Stefano Candolfi Formatore professionale Area elettronica SPAI Locarno Responsabili d'area 22 Responsabili d'area Nuova Maturità, istruzioni per l’uso In vigore dall’anno scolastico 2015-‘16 Ronny Esposito-Cornelio (a sinistra), responsabile di sede per la MP, con Fabio Chiappa, responsabile MP per la Direzione dell'istituto. Nell’anno scolastico 2014-‘15 si è preparata nel dettaglio l’implementazione della nuova Maturità, si è gestita in parallelo la «vecchia» Maturità e si è gestito anche l’arrivo dei nuovi docenti, che sostituiscono i pensionamenti e le partenze dello scorso anno. Ribadiamo che le classi che hanno cominciato con la vecchia Ordinanza porteranno a termine il loro ciclo di studio con il diritto previgente, mentre a partire dall’anno scolastico 2015-‘16 le nuove classi, quelle del primo anno di Maturità integrativa e del Corso per professionisti qualificati cominceranno con il nuovo programma. Questo comporterà un certo lavoro di coordinamento SPAI Locarno nella griglia oraria, nell’informazione ai colleghi e agli allievi, nell’organizzazione degli esami. Il programma d’insegnamento Partendo dai Piani cantonali di Maturità elaborati l’anno scorso si sono redatti i piani disciplinari di sede: questo ha richiesto un lavoro di coordinamento tra i docenti e un dialogo continuo con gli esperti e con il gruppo direttivo della Maturità professionale. Inoltre si è implementato l’Approccio interdisciplinare tematico, vagliando vari possibili scenari d’applicazione, tenendo anche conto del fatto che il Progetto interdisciplinare viene mantenuto: questi due tasselli fanno parte dell’Approccio interdisciplinare. Nel frattempo la DFP ha elaborato il Regolamento cantonale e la parte introduttiva del PQC. L’insieme di questi documenti è stato messo in consultazione e ogni sede, compresa la nostra, ha fatto pervenire le proprie osservazioni. Aggiorniamo i principali cambiamenti. La Matematica sarà suddivisa in due parti: Matematica fondamentale e Matematica specifica (la Matematica avrà due note sull’attestato). Rispetto alla situazione attuale, se da una parte aumenta il numero di ore lezione dall’altra aumentano sensibilmente anche le esigenze richieste alle future persone in formazione. Per ogni parte è previsto un esame con e senza mezzi ausiliari, ciò significa senza calcolatrice e senza riassunto. Complessivamente l’esame scritto passa da un’unica prova della durata di due ore e mezza a quattro prove, per un totale complessivo di 5 ore e mezza. A livello di contenuto, al programma attuale si aggiunge, con alcune modifiche, un modulo sulla statistica (descrittiva) sicuramente impegnativo per gli allievi, che si svolgerà nella parte di Matematica fondamentale. Per la MP2 tutti gli esami di Matematica si svolgeranno a giugno, mentre per la MP1 gli esami relativi alla Matematica fondamentale si svolgeranno alla fine del 2° anno, mentre gli esami inerenti la Matematica specifica si svolgeranno alla fine del 4° anno. Le Scienze naturali sono suddivise in Chimica e in Fisica. Chimica sarà d’ora in avanti esaminata, ciò che non è il caso adesso. L’esame avrà luogo per la MP1 alla fine del 2° anno e per la MP2 a giugno. Fisica sarà esaminata come finora. A livello di programma, in Fisica si aggiungono alcuni approfondimenti mantenendo però costante il numero di ore lezione. Gli esami si svolgeranno alla fine del ciclo di formazione sia per la MP1 che per la MP2. In Inglese sono aumentate le ore lezione e gli obiettivi sono stati leggermente adattati. Le materie Storia ed Economia e diritto non saranno più esaminate: faranno stato le note semestrali. Italiano e Tedesco non subiranno cambiamenti di sorta. Ricordiamo che le materie complementari attualmente insegnate scompariranno dal Programma d’insegnamento. L’Attività interdisciplinare diventa più articolata: la sua valutazione prevede ancora un Progetto didattico interdisciplinare (PDI) che sarà preceduto dalle attività legate all’Approccio interdisciplinare tematico (AIT), attività propedeutiche al PDI. Ai fini dell’ottenimento dell’Attestato federale la nota dell’Attività interdisciplinare, risultante dall’AIT e dal PDI, sarà considerata alla stregua delle altre materie. 23 Presentazione della Maturità per la preparazione al Corso CPQ Anche quest’anno si è proceduto alla presentazione dei corsi di preparazione necessari per l’accesso al Corso per professionisti qualificati (CPQ). I corsi richiesti sono Tedesco, Inglese e Matematica: per Matematica è previsto un test finale, che deve essere superato per poter accedere al CPQ. La presentazione della Maturità professionale tecnica, del corso CPQ e delle condizioni di ammissione è stata fatta classe per classe agli apprendisti Parrucchieri, Sanitari, Installatori di impianti di riscaldamento e delle altre professioni del secondo e del terzo anno, e agli allievi del terzo e del quarto anno che non frequentano la Maturità nel campo delle nuove tecnologie. È importante notare che i corsi di preparazione in Matematica, Tedesco e Inglese possono essere diluiti su due anni: questo per evitare un sovraccarico per gli allievi, visto che sono organizzati fuori dagli orari di lavoro/scuola (la sera e/o il sabato mattina). Esame d’ammissione alla Maturità integrativa Gli allievi che hanno terminato la Scuola media con una media scolastica che non soddisfa i criteri (media di 4,3 con due corsi A, di 4,4 con un corso A, di 4,5 con nessun corso A) devono superare un esame d’ammissione per accedere alla Maturità integrativa (in parallelo al tirocinio). L’esame consiste in una verifica valutata di Matematica, Italiano e Tedesco. La media di questi esami dev’essere sufficiente. Quest’anno tre allievi hanno sostenuto gli esami d’ammissione e un allievo non è stato ammesso. Gli allievi che soddisfano i criteri hanno invece accesso diretto alla Maturità integrativa. Iscritti alla Maturità professionale tecnica Globalmente i corsi 2014-‘15 sono stati frequentati da 132 allievi: 118 nella Maturità in parallelo al tirocinio e 14 nel CPQ. Al primo anno di Maturità in parallelo al tirocinio si sono iscritti in 32 (7 mediamatici, 11 elettronici e 14 informatici). Materie complementari Anche all’inizio di quest’anno scolastico è stato organizzato per gli allievi del I° anno un incontro per presentare la Maturità e per permetter loro di scegliere la materia complementare che desideravano seguire. Ne SPAI Locarno Responsabili d'area 24 Responsabili d'area FBA, una formazione ancor più completa sono state offerte quattro, sia in ambito umanistico che tecnico-scientifico. Gli allievi hanno fatto una prima e una seconda scelta e sulla base delle loro desiderata si sono formate le classi. Per il corso CPQ sono state proposte le materie complementari Filosofia della tecnica e Biologia. Il Progetto didattico interdisciplinare (PDI) Quest’anno sono stati realizzati tre Progetti interdisciplinari. Uno coinvolgeva la classe del Corso per professionisti qualificati (CPQ), con un progetto pilota, e gli altri due ognuna delle classi del terzo anno di Maturità professionale integrata. Come consuetudine si sono associate, laddove è stato possibile, una materia umanistica e una materia scientifica, al fine di aprire veramente una discussione e sviluppare delle tematiche inter- o multidisciplinari. Tutti gli allievi sono riusciti a ottenere almeno la sufficienza. I docenti depositeranno una copia dell’attività in Mediateca per futuri usi. È importante ricordare che il PDI è organizzato come progetto di classe: i risultati ottenuti nei vari lavori di approfondimento dialogano tra di loro. Gli esami finali L’organizzazione degli esami finali richiede sempre un buon lavoro di concerto, sia per gli orali che per gli scritti. Per quanto concerne lo svolgimento degli esami, non ci sono stati problemi organizzativi: il programma previsto è stato rispettato e i docenti hanno svolto un eccellente lavoro. Ventisei allievi del 3° anno (MPT in parallelo al tirocinio) hanno affrontato gli esami anticipati nelle materie Inglese ed Economia e diritto. Per gli esami finali, hanno sostenuto le verifiche 45 allievi (31 della MPT additiva e 14 del CPQ). I candidati hanno affrontato le prove con impegno. Due allievi non hanno ottenuto l’attestato. Presentazione di scuole del livello terziario La nostra scuola organizza le presentazioni di alcune scuole superiori o universitarie indirizzate agli allievi dell’anno terminale (CPQ e additiva). Questa è un’occasione significativa offerta all’allievo per identificare il proprio futuro professionale e scolastico e per instaurare dei contatti diretti con i direttori o i responsabili delle rispettive offerte scolastiche. Anche quest’anno gli allievi hanno potuto visitare un info-point della SUPSI (tutte le filiere), allestito nella nostra sede per una settimana (a metà febbraio) nello spazio SPAI Locarno 25 Oggi tutte queste professioni sottostanno al nuovo regime delle Ordinanze professionali Si è lavorato molto sulle tabelle relative ai nuovi programmi. espositivo di fronte alla sala multiuso: un luogo frequentato ad ogni pausa dagli allievi. Questo ha dato a tutti la possibilità di informarsi sulla SUPSI e sul mondo universitario professionale. La SUPSI stessa ha poi svolto una presentazione specifica per gli allievi delle nuove tecnologie. Anche quest’anno abbiamo avuto il piacere di vedere la presentazione della SUP di Bienne. Sono inoltre venuti nella nostra sede i rappresentanti della SSSE di Bellinzona e della SSST, pure di Bellinzona. Proposte da valutare Per le classi del 4° anno di Maturità si propone di modificare la frequenza: si lascia al blocco B la settimana intera di presenza ma si sposta il lunedì dal blocco C al blocco D. Questo al fine di ridurre i periodi di assenza da scuola (a volte oltre un mese). Per quanto riguarda la data dei consigli di classe, si propone di redigere in autunno una comunicazione unica delle date di entrambi gli incontri. Si prevede infine di instaurare un controllo dell’aula di Chimica da parte di un ente esterno, al fine di attestare che i lavori intrapresi siano soddisfacenti. Da settembre 2015 si entrerà nel dettaglio della nuova Maturità a livello di sede: i docenti saranno quindi molto impegnati sia nella gestione corrente (delle classi, delle valutazioni...), sia nella preparazione dei materiali inerenti la nuova Maturità. Ronny Esposito-Cornelio e Fabio Chiappa Coordinatori in sede della Maturità professionale Abbiamo girato pagina… nel senso che da quest’anno le professioni che fanno parte dell’area FBA di cui sono responsabile – Operatori di edifici e infrastrutture (OE), Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva (OP), Installatori di sistemi di refrigerazione (G) – sottostanno tutti al nuovo regime delle Ordinanze professionali. E con tutti mi riferisco ai biennali (CFP), triennali e quadriennale (AFC). Ciò significa che a partire da 2016 saranno abbandonati definitivamente i percorsi della Formazione empirica e del Tirocinio pratico. Nel caso degli OE è entrata in vigore una nuova Ordinanza, che sostituisce quella precedente, il cui Piano di formazione si è arricchito di altre tematiche importanti, come per esempio quello della Lotta agli infestanti, del Trattamento di facciate esterne e della Pulizia nell’arco delle quattro stagioni. Nel corso dell’anno, allo scopo di migliorare e completare la formazione teorica a scuola nelle Conoscenze professionali, ci siamo avvalsi del supporto di alcuni professionisti di settore, come per esempio nelle tematiche della Sicurezza sul posto di lavoro (Claudio Borsari della SUVA) e Chimica e veleni (Mauro Togni, Dipartimento del territorio). Abbiamo arricchito le lezioni anche di visite esterne, come all’Azienda cantonale dei rifiuti ACR di Giubiasco, all’Impianto di depurazioni acque di Bioggio e Locarno, al Servizio ambulanza Locarnese e Valli SALVA di Locarno e all’Ospedale la Carità di Locarno, dove abbiamo approfondito l’igiene ospedaliera. Nell’ambito della Cultura generale ricordo in particolare la gita di studio a Praga con la classe OP3, che è stata molto interessante e particolarmente apprezzata dagli apprendisti, e la visita a EXPO 2015 di Milano, con la partecipazione anche di classi di altre aree professionali. Vito De Vito Responsabile area FBA Apprendisti in visita all'Azienda cantonale dei rifiuti di Giubiasco. SPAI Locarno Responsabili d'area 26 Responsabili d'area Cultura generale, nuova linfa con l’arrivo di nuovi docenti E intanto si riflette sulle specificità della sede Per la Cultura generale l'anno scolastico è stato caratterizzato inizialmente dall’arrivo di nuovi docenti che hanno alimentato di idee e di energia positiva il clima del gruppo. Come d’abitudine ci siamo trovati tre volte al semestre e, accanto ai soliti compiti più burocratici, hanno avuto luogo durante le riunioni – ma anche in modo spontaneo in aula docenti, nei corridoi e al di fuori delle mura scolastiche – discussioni di fondo molto stimolanti. Riflessioni sul ruolo della CG, sull’approccio alla materia (prima personale e poi da trasmettere in classe), sull’autonomia della sede e sulla linea da costruire assieme: scambi di idee, questi, che avranno un seguito nel prossimo anno scolastico. Il gruppetto delle classi terminali si è riunito e ha scritto un esame comune per tutti per quel che riguarda le competenze, mentre sul server sono state create delle cartelle per ogni tematica del PI, dove verranno raccolti i materiali dei docenti; iniziative che proseguiranno anche a settembre. Non pochi docenti di CG sono stati impegnati nell’organizzazione della giornata multiculturale «Africa»: hanno dunque presentato agli allievi gli obiettivi e in seguito hanno discusso e raccolto le loro impressioni. La preparazione in classe della giornata teSPAI Locarno Lorenzo Scascighini. matica verrà però potenziata. Buona è stata anche la partecipazione alle conferenze proposte e che rientrano sempre nel programma annuale di Cultura generale. Dieci naufraghi di un anno scolastico denso e stimolante hanno trovato rifugio sulle Isole di Brissago nella giornata conclusiva di giugno. La storia dell’Isola Grande e la visita del Parco botanico, tra specie rare e piante carnivore, hanno preceduto un buon pranzo all’ormai noto Canvetto. Molti sono i temi e le attività previste da settembre: prima di tutto vorremmo continuare con la riflessione sulla nostra autonomia e sul nostro modo di intendere l’insegnamento della materia. Questo non significa volerci per forza distanziare dalla linea cantonale e neppure che dobbiamo pensarla tutti allo stesso modo, ma si tratterà di una messa in comune delle riflessioni che daranno più spessore a tutti. Daremo maggiore spazio allo scambio «culturale», nel senso che ci prenderemo il tempo per approfondire temi d’attualità (le migrazioni, l’Isis e il mondo occidentale, ecc.), ma anche le tematiche del PI. Sarebbe bello creare una piccola bibliografia e che lo scambio di consigli di letture avvenga spontaneamente. I materiali per le lezioni che passeranno di mano in mano saranno una logica conseguenza e porteranno con sé l’approfondimento della discussione. La giornata multiculturale diventerà tematica del PI. Ne consegue una formazione per i docenti che avverrà con l’aiuto di esperti in materia e della Fosit (associazione cappello delle ONG ticinesi). Alcuni momenti dell’anno saranno perciò dedicati a chinarci sul tema stimolante e molto complesso dell’educazione alla multiculturalità. Sul PI ci soffermeremo maggiormente e, laddove lo riterremo necessario, aggiungeremo temi o sotto-temi, stralceremo quelli che non ci sembrano più necessari o che meritano un lifting… Anche le diverse conferenze proposte potrebbero diventare parte integrante del programma dell’anno scolastico: spetterà a noi decidere se interrompere o meno quanto si sta facendo per dedicare una o due ore alla ripresa e all’approfondimento di quanto raccontato dall’oratore di turno. Le uscite sul territorio per conoscerlo meglio (come nel caso dell’avventura temeraria alle Isole di Brissago) troveranno maggiore spazio. Discutendo tra di noi sono uscite idee interessanti: la Dannemann di Bris- sago, il Monte Verità, il Castello di Locarno, la Ca’ di Ferro, la Baronata, il grotto America e le storie di emigrazione, la villa Torriani, Milano raccontata da Mohammed Ba, la casa di Camperio, ecc. Attenzione particolare perciò alle nostre radici, coscienti che non è possibile essere veramente aperti all’altro se si è privi di una forte identità. Attività nelle aziende: grazie all’iniziativa di Lucia Del Fiore, due nostri colleghi hanno trascorso una giornata in un salone di parrucchiere. Lo scopo era quello di avvicinare i docenti alla professioni dei nostri allievi. Sarebbe bello estendere queste visite a tutti i settori e coinvolgere perciò i 27 responsabili d’Area. Oltre a conoscere lavori a noi poco noti, potremmo anche creare un ponte tra la Cultura generale e i datori di lavoro e le aziende. In questo senso saremmo ambasciatori di un messaggio che spesso non trova l’ascolto dovuto: l’importanza della Cultura! Un accenno infine al progetto «La gioventù dibatte»: mi sono trovato col responsabile Chino Sonzogni e faremo anche con lui una formazione di un paio d’ore. Si tratta di un’attività trasversale interessante e proponibile all’interno di ogni tematica. Lorenzo Scascighini Responsabile Cultura generale La nostra sede diventa Centro di competenza cantonale anche per l’Informatica L’anno scolastico 2014-‘15 è stato pieno di sfide per l’area FBT (Nuove tecnologie), che comprende le sezioni dei Mediamatici, degli Elettronici e degli Informatici. Nei nostri incontri d’area si sono discusse diverse tematiche, tra cui la situazione delle classi (nel complesso siamo molto soddisfatti di tutte le sezioni), lo «stato di salute generale» del settore, i possibili miglioramenti sia didattici che funzionali... Per quanto riguarda il numero di persone in formazione, c’è da notare lo sdoppiamento della prima Informatici, cosa che non succedeva da anni. Dopo i Mediamatici e gli Elettronici, è arrivato il momento di introdurre la nuova Ordinanza professionale degli Informatici AFC. I biennali (CFP) sottostanno ancora alla vecchia Ordinanza. L’implementazione della nuova Ordinanza avviene gradualmente: quest’anno è stata applicata solo al 1° anno, mentre le altre classi (2°, 3° e 4°) hanno proseguito con la vecchia. Entro i prossimi tre anni, tutte le classi d’Informatica adotteranno la nuova Ordinanza. Con la nuova Ordinanza sono cambiati in particolare gli indirizzi professionali, che da quattro sono scesi a tre Davide Krähenbühl durante una lezione di programmazione. SPAI Locarno Responsabili d'area 28 Responsabili d'area 29 Più sostegno agli allievi dell’Impiantistica Incontri individuali per far fronte a classi molto numerose e disomogenee Apprendisti informatici al lavoro. (Sviluppo di applicazioni; Informatica aziendale; Tecnica dei sistemi), e l’offerta dei moduli, sia nei contenuti sia nella loro struttura. Questa novità è coincisa con la centralizzazione alla SPAI Locarno di tutti i tirocini degli Informatici, che fino all’anno scolastico 2013-‘14 erano dislocati anche al Centro professionale di Trevano limitatamente all’indirizzo, nel frattempo «cancellato», dell’Informatico di supporto. Ciò significa che, per quanto riguarda la formazione duale (azienda-scuola), la nostra sede è diventata a tutti gli effetti Centro di competenza cantonale per quanto riguarda anche l’Informatica. Per quanto concerne le attrezzature, da quest’anno la nostra sede si è dotata di una nuova aula MAC, che completa l’offerta formativa soprattutto per i cosiddetti «programmatori» (vedi l’indirizzo Sviluppo di applicazioni). La nostra sede è anche Azienda formatrice, nel senso che sta formando – per conto del Cantone, che è il datore di lavoro – tre apprendisti informatici (1°, 2° e 4° anno), non solo sul piano teorico («sapere»), ma anche su quello del «saper fare». Infatti alcuni nostri docenti ricoprono la mansione di maestri di tirocinio, seguendo questi giovani anche nella loro crescita tecnico-pratica, al pari di qualsiasi azienda privata. È certamente un compito interesSPAI Locarno sante, ma è anche impegnativo e di responsabilità, e va ad aggiungersi alla già gravosa attività di insegnamento del docente direttamente coinvolto. Fra le attività sviluppate, vi è anche quella dei progetti didattici, in cui alcuni docenti d’area, a vario titolo, sono impegnati. Ne ricordo solo due: «I capelli in forma digitale» in collaborazione con Delio Fontana, docente di materie tecniche dell’area Parrucchieri, e «ivideo» (ex progetto Scuolavisione), in cui io stesso sono coinvolto, che consiste in una piattaforma grazie alla quale è possibile creare e pubblicare video interattivi per le scuole. Per concludere, vorrei parlare del questionario per il rilevamento della soddisfazione, che annualmente è sottoposto agli studenti. Il risultato emerso ricalca quello degli anni scorsi e si può ritenere più che soddisfacente: oltre il 90% degli allievi ha risposto con un buono/ottimo alle domande poste (vedi terza pagina di copertina). Domande che riguardavano sia gli aspetti organizzativi e logistici, sia – ed è quello ci interessa in particolar modo – quelli didattici e pedagogici. Il dato è confortante ed è di buon auspicio per il futuro. Davide Krähenbühl Responsabile area Nuove tecnologie Il numero di allievi delle classi dell’Impiantistica fluttua sempre in funzione della situazione congiunturale economica dell’edilizia. Questo ha fatto sì che nell’ultimo lustro i numeri di allievi per classi siano mediamente aumentati. Questa situazione ha in passato generato alcune nuove sfide per i docenti e per la Direzione. Come gestire allievi di provenienza disomogenea, con profili diversi fra loro e pure in grande numero? Per mitigare gli effetti negativi di quanto esposto si è fatto capo all’intervento di un consulente esterno. Infatti, durante una serie di incontri con i docenti dell’area FBI (progetto ProSanDi), protrattisi parallelamente all’anno scolastico, si è sviluppata una strategia comune, che consiste in una sorta di accompagnamento personale fuori dalla classe. In breve, a una serie di interventi capillari in aula, si affianca un contatto diretto con l’apprendista, in una sorta di momento privilegiato. Questo con tutti gli apprendisti, e non necessariamente solo con quelli problematici. Se poi si aggiungono momenti aggregativi di familiarizzazione e conoscenza comune, ecco che i risultati arrivano. Possiamo affermare che l’esperienza appena conclusasi ha determinato dei benefici tangibili, confermati dalla totalità dei docenti coinvolti nel proget- to. Quest’attività di sostegno verrà riproposta anche l’anno a venire. Una novità di quest’anno è stata l’introduzione nella formazione triennale (AFC) del concetto del «profitto minimo» per ottenere il diritto al passaggio al 2° anno di tirocinio. Questa novità è stata concordata con i partner della formazione: l’Associazione professionale Suissetec e la DFP in particolare. In sostanza essa pone dei requisiti minimi per il superamento della classe. In caso contrario si può prospettare la ripetizione dell’anno o altri scenari quali per esempio il reindirizzo professionale. Altro fronte molto impegnativo è quello delle sinergie con i Corsi interaziendali al Centro di formazione SSIC di Gordola. Sostenute dalla DFP, e immediatamente implementate dai colleghi di area (FBI), si sono svolte alcune giornate di formazione fuori sede appunto a Gordola. Di questa esperienza vedasi pure l’articolo del collega Gianluca Salvadè, coordinatore di questa iniziativa. In un momento di formazione e aggregazione, con una classe si è visitato il cantiere della Centrale di produzione di calore mediante cippato di Costantino Tenore: «Ai nostri giovani dobbiamo dare competenze e professionalità, unite a una certa dose di "humanitas"». legna del Comune di Losone: un’opera unica per dimensioni, essendo la più grande del Ticino. La visita è stata condotta dal progettista ing. Marco Tkatzik e dal direttore dei lavori ing. Mauro Li Vigni. Un piacevole pranzo in comune ha suggellato un momento formativo «fuori porta», molto apprezzato da tutti. Il mondo della formazione professionale è in continuo fermento: solo mettendo a disposizione dei nostri giovani competenze e professionalità, unite a una certa dose di «humanitas», riusciremo a mantenere alta la sfida garantendo loro un buon livello di qualità d’insegnamento. Questo è e rimarrà l’argomento vincente per coloro che si apprestano a entrare nel più ampio mercato del lavoro, sempre più concorrenziale. Costantino Tenore Responsabile area FBI SPAI Locarno Responsabili d'area 30 Responsabili d'area Parrucchieri, bei progetti per la testa Un anno da ricordare, dalle visite in salone alle nuove tecnologie Quello dei Parrucchieri è da sempre un settore vivace e ricco di iniziative, in cui le idee non rimangono tali, ma prendono corpo in progetti che, in un modo o nell’altro, incidono positivamente sulla qualità della formazione, rafforzandone i legami sia tra gli attori interni sia con i partner esterni alla scuola. In breve rassegna, ecco una sintesi delle attività 2014‘15 che per la loro specificità meritano di essere ricordate. • Progetto Romania (responsabile: Graziella Giovanettina). Continua il gemellaggio con la scuola di parrucchieri di Buzau. Il soggiorno in Romania si è svolto in modo positivo: a detta di tutti i partecipanti si è trattato di una bellissima esperienza umana e professionale. • Progetto Tablet (responsabile: Delio Fontana). Durante l’anno scolastico, con una classe pilota (P2b) si è sperimentato l’utilizzo del tablet in classe durante le lezioni. Si sono eseguite ricerche sui prodotti e si è utilizzato il libro di testo in formato digitale. I ragazzi si sono subito trovati a proprio agio e hanno manifestato grande interesse per questa nuova forma d’insegnamento. • SNOOD (responsabile: Lucia Del Fiore). Questo progetto – che abbiamo presentato l’anno scorso su queste pagine – è entrato nella seconda fase. Sono dunque iniziate le visite in salone: Ludovic Stefanicki e Tania Giugni, docenti di Cultura generale, hanno così potuto vivere personalmente una giornata lavorativa sul luogo in cui i loro allievi svolgono quotidianamente la loro professione, e hanno definito l’esperienza molto positiva. Dal canto suo, Lorenzo Scascighini si è detto interessato a proporlo come progetto di sede. • Nuove tecnologie. Nel corso della «Fondo Gaby», aiuto prezioso È di 6’500 franchi il terzo assegno attribuito quest’anno, alla SPAI di Locarno, dal Fondo Gaby Tosetti, istituito nel 2012 per sostenere gli apprendisti Parrucchieri. La creazione del Fondo è stata fortemente voluta da Claudio (Nani) Tosetti per ricordare la moglie Gaby TosettiGnesa che, durante la sua lunga attività professionale quale parrucchiera, fu sempre vicina ai giovani che intraprendono questo tirocinio. Alla consegna dell’assegno hanno partecipato (nella foto, da sinistra) Noemi Torti (segreteria), Graziella Giovanettina (docente) e Claudio Tosetti, l’artefice di questa apprezzata iniziativa. SPAI Locarno propria abilitazione Tatiana Pissoglio inizierà un progetto nell’ambito delle nuove tecnologie. È previsto pure uno scambio linguistico con classi della Svizzera tedesca (Coira o Basilea). • Vetrine. Nei corridoi del secondo piano si sono allestite alcune vetrine. Una è stata adibita a modelli plastici inerenti la biologia (circolazione del sangue, cellula, pelle, capello, ecc.), mentre in una seconda vetrina sono esposti i lavori che le classi del biennale hanno presentato al concorso 31 Hair Day di Zurigo in più edizioni, riscuotendo grande successo. • Da segnalare infine che a partire da quest’anno è entrata in vigore la nuova Ordinanza AFC: i docenti di Conoscenze e Calcolo professionale si sono recati a Rüti, per discutere degli obiettivi di valutazione e concretizzazione con altri colleghi della Svizzera. Delio Fontana Responsabile area Parrucchieri Progetto SNOOD Progetto SNOOD Visita al Salone Rosi di Minusio Visita al salone Zephir di Ascona Nel quadro del progetto SNOOD ho potuto trascorrere un’intera giornata (16 aprile 2015) al salone Rosi di Minusio, potendo così cogliere le varie sfaccettature del lavoro di alcuni miei apprendisti del 3° anno. La giornata è iniziata verso le 8, orario di apertura. Per prima cosa l'apprendista e i dipendenti hanno ultimato la sistemazione e la preparazione del salone, già iniziata la sera precedente. La proprietaria, Rosi Campisi, i dipendenti e gli apprendisti si sono mostrati estremamente disponibili nei miei confronti. Ho potuto constatare che la clientela è in gran parte caratterizzata da habitués. La giornata lavorativa mi ha permesso di farmi un'idea della mole di lavoro esistente in un salone e delle difficoltà che caratterizzano la professione. Per quanto riguarda i miei due studenti, l'allieva si è confrontata, tra le altre cose, prima con l'applicazione del colore, in seguito con una messa in piega decisamente (per me) complessa; l'allievo ha effettuato diversi lavaggi, una messa in piega e una rimozione del colore, questa con l'utilizzo di una sostanza dall'odore decisamente pungente (al limite della sopportazione, per quanto mi riguarda!). Questa giornata è stata per me un'occasione per capire a fondo la professione, le aspettative, le problematiche dei miei studenti; e ho anche avuto conferma dell'importanza, a volte sottovalutata, che la Cultura generale dovrebbe ricoprire durante gli anni formativi. Ludovic Stefanicki Docente di Cultura Generale Il 18 marzo 2015, nel quadro del progetto SNOOD, ho trascorso un’intera giornata al salone Zephir di Anna Fernandes Sacramento ad Ascona: ho passato la mattina a osservare come veniva organizzato il lavoro, mentre nel pomeriggio, con l’aiuto dell’apprendista, ho provato a svolgere alcune mansioni tipiche della professione: mi sono esercitata nel lavaggio dei capelli su una testina, successivamente ho provato a mettere i bigodini e fare una messa in piega. L’esperienza è stata molto positiva e mi ha permesso di comprendere meglio le esigenze dei datori di lavoro ma anche la realtà lavorativa degli apprendisti, la mole di lavoro che affrontano quotidianamente in una professione provante anche a livello fisico. Tutto ciò aiuta l’insegnante a calibrare meglio il carico di lavoro scolastico e a stimare il tempo che può essere realisticamente dedicato ai compiti e allo studio a casa. Molto proficuo anche lo scambio con la proprietaria del salone, che mi ha fornito validi spunti per progettare lezioni che aiutino a superare le difficoltà incontrate dagli apprendisti nel salone: in particolare si potrebbe lavorare, attraverso esercizi di simulazione che partano da casi concreti, sulla capacità di ascolto, la tolleranza, l'approccio al cliente, la gestione delle difficoltà relazionali. Il progetto SNOOD consente quindi al docente di CG di toccare con mano la quotidianità dei suoi allievi e di stabilire nuovi canale di comunicazione tra la scuola e il luogo di lavoro: incrementarne gli scambi non può che giovare ai nostri apprendisti. Tania Giugni Docente di Cultura generale SPAI Locarno Maturità professionale tecnica 32 33 Festa di diploma per 43 candidati «La scuola non è solo note, ma molto di più» Dalla capufficio Silvia Gada i complimenti e lo stimolo a puntare a nuovi obiettivi Il saluto e il ringraziamento di un nostro apprendista Mediamatico La cerimonia di consegna degli attestati di Maturità professionale tecnica della SPAI Locarno si è tenuta il 24 giugno alla presenza di un numeroso pubblico: all’incontro ha partecipato, in rappresentanza della Divisione della formazione professionale, la capufficio signora Silvia Gada, che nel suo breve intervento si è complimentata con i diplomati e ha sottolineato l’importanza di questo momento, che è sì un traguardo, ma è anche un punto di partenza per altri e più impegnativi obiettivi. I candidati che si sono presentati agli esami sono stati 45: l’ambito diploma è stato ottenuto da 43 allievi, ossia quattro in più rispetto all’anno precedente. La media generale è stata del 4.7, la più alta del 5.6. Questi gli allievi che hanno superato gli esami: Maturità per professionisti qualificati (post tirocinio) Argenta Mattia, Bossio Martina, Donati Mauro, Erny Laetitia, Fernandes Lopes Joao Pedro, Leoni Giulia, MazzoSPAI Maturità professionale tecnica Locarno ni Claudio, Medici Davide, Salmina Mattia, Schuler Peter, Sciaroni Paolo, Viecelli Roberta. Mediamatici Dellamora Mattia, Di Pietrantonio Antonio, El-Husseini Sara, Ferraro Alessandro, Lucchini Nicola, Macellaro Francesco, Masa Filippo, Türkyilmaz Kerem. Elettronici Andreotti Emanuele, Anotta Aaron, Bordoli Alain, De Filippo Cristian, Detta Kevin, Fernandes Romao Mauro, Fontana Ivan, Giovannacci Andrea, Ielpo Gianluca, Lafranchi Yanick, Tamagni Kevin. Informatici Berisha Elvir, Bertocchi Fabio, De Carlo Andrea, Dell'Ambrogio Siro, Forgia Paolo, Fumagalli Alberto, Furger Nino, Martinoli Bruno, Oriet Sacha, Suira Andrea, Vanoni Davide, Zambello Luca. Antonio è un apprendista Mediamatico che ha concluso la sua formazione di base nel giugno 2015, conseguendo pure l’attestato di Maturità professionale. In occasione della cerimonia di fine anno ha spontaneamente preso la parola per esprimere il suo apprezzamento verso la scuola nei quattro anni di formazione. Pensiero che ha poi voluto ribadire, anche in questo caso in modo del tutto spontaneo, via email, con lo scritto riportato qui sotto: uno scritto che è motivo d’orgoglio per tutti e che gli fa particolarmente onore, anche per l’approccio costruttivo con cui è stato impostato. «Buonasera a tutti, sono Antonio Di Pietrantonio, mediamatico ormai prossimo a terminare il tirocinio, ma prima di questo tenevo volentieri a esprimere un pensiero e un ringraziamento. Questi quattro anni sono stati anni ricchi di emozioni, fatiche, sapere, gioie e sfide; tutte queste, cose che ho cercato di accogliere con tutto me stesso. Ho trovato in amici e compagni un grande sostegno e possibilità di confrontarmi per crescere e migliorarmi giorno dopo giorno. Tuttavia il mio pensiero è ora di- Antonio Di Pietrantonio: «Qualora potessi tornare indietro a quattro anni fa, rifarei sempre e comunque le medesime scelte che mi hanno condotto fino a qui». retto a voi, a cui non posso che dire grazie di tutto cuore per la capacità e l'umanità dimostrate. Ciascuno di voi ha giocato un ruolo fondamentale nella mia vita: dal bambino o poco più che ero quando misi piede alla SPAI quattro anni fa, fino ad oggi, in cui, profondamente commosso, esco dal portone della scuola che è stata così a lungo come una seconda casa per me. Ho potuto contare sul vostro sostegno e sulla vostra fiducia, che mi hanno spinto a dare tutto ciò che ho potuto, desideroso di non deludere chi tanto ha creduto in me. Nondimeno, sebbene me ne vada con la tristezza di abbandonare delle persone e un ambiente a me cari, vado via col sorriso, convinto nel dire che qualora potes- si tornare indietro a quattro anni fa, rifarei sempre e comunque le medesime scelte che mi hanno condotto fino a qui. E in tutto questo ho capito che la scuola non è solo note, valori e nozioni, ma molto di più. Vi devo tanto per ciò che ho ora, sia a livello di conoscenze che a livello umano. Il mio sogno prosegue, e spero un giorno di poter anch'io divenire un docente: chissà che non ci si ritrovi in queste circostanze... Certamente non dimenticherò nessuno e ritornerò, di tanto in tanto, a salutarvi. Concludo augurandovi il meglio e ringraziandovi sentitamente di tutto. Un caro saluto, Antonio Di Pietrantonio». SPAI Locarno Mediateca 34 Mediazione Biblioteca e libri digitali Un’offerta che spesso è una corsa a ostacoli Ma la nostra Mediateca propone un servizio diverso e innovativo Non sembra, ma Paolo Togni ha in mano... un libro. L’avvento dei libri digitali è stato spesso presentato come una rivoluzione al pari della stampa a caratteri mobili di Gutenberg. La profezia era forse un po’ facile o troppo affrettata, perché a distanza di qualche anno dalla loro introduzione la realtà pare molto più contenuta. Non che l’aspetto tecnico non lo permetta, ma fattori antropologici ed economici ostacolano in modo significativo lo sviluppo di una piena cultura libraria in termini digitali. Chi vuole sperimentare la lettura digitale si trova di fronte a una corsa ad ostacoli che lo fa presto desistere: procedure d’acquisizione complesse, ostacoli giuridici, prezzi sproporzionati rispetto agli equivalenti SPAI Locarno cartacei, formati di codifica incomprensibili e poco convertibili, impossibilità di prestito a terzi. Tutto concorre a rinforzare la convinzione che niente è meglio di un buon vecchio libro cartaceo. Sarebbe l’occasione buona per le biblioteche per presentarsi come strumento efficace al servizio della lettura, peccato che anche su questo fronte non ci siano molti entusiasmi: oltre alle difficoltà elencate sopra va ad aggiungersi il fatto che gli editori non gradiscono il prestito digitale, nel migliore dei casi visto come concorrenza all’acquisto degli ebooks. E dappertutto regna la paura del copyright, terribile divinità che sovrintende ai destini biblioteconomici. Le biblioteche che hanno deciso di occuparsi di ebooks hanno optato per soluzioni offerte da piattaforme commerciali che si presentano come mediatrici fra editori e biblioteche. A loro hanno delegato la soluzione dei problemi tecnici e giuridici e in cambio hanno accettato il modello economico da loro imposto, snaturando la propria missione di agenzia di alfabetizzazione e di promozione del libro e della lettura per diventare banali filiali deputate all’aggregazione e al download di libri elettronici. E forse non è esattamente quanto ci si aspetta da una biblioteca: il risultato è che negli Stati Uniti, dove l’80% delle biblioteche pubbliche mette a disposizione libri digitali, solo il 12% degli utenti «forti» dichiara di aver preso in prestito un ebook in biblioteca. Che è pur sempre 10 volte più di quanto avviene con l’offerta del Sistema bibliotecario ticinese. Probabilmente le premesse sono sbagliate: come spesso accade, in presenza di fenomeni nuovi vengono messi in atto vecchi approcci. La sfida per le biblioteche è di trovare modelli che sappiano sfruttare appieno le potenzialità digitali nel senso della propria missione – servizio pubblico per la lettura – in accordo con le esigenze di fondo del mercato librario. La nostra Mediateca ha voluto dal canto suo sviluppare un servizio di lettura digitale diverso e per certi versi innovativo: da anni è in atto una paziente raccolta di risorse digitali, che vengono elaborate e preparate per la messa a disposizione degli utenti dell’istituto, in ossequio con le direttive federali riguardanti il copyright. Il risultato è visibile sulla pagina della Mediateca interna all’istituto, basta digitare (http://)mediateca nella barra degli indirizzi del vostro browser. Paolo Togni Bibliotecario CPL 35 Indagine sulle abitudini di gioco d’azzardo fra gli apprendisti della SPAI di Locarno Tra novembre 2014 e marzo 2015 ho avuto l’occasione di incontrare 341 apprendisti della SPAI di Locarno, ai quali ho sottoposto un questionario – composto da sette domande – allo scopo di capire quali fossero le loro abitudini in relazione alla pratica dei giochi d’azzardo. In questo breve scritto cercherò di illustrarvi ciò che di più significativo è emerso dalle risposte date dai ragazzi. Il campione intervistato, 341 persone, ha un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, è composto per l’81% da maschi, il restante 19% sono femmine, e riunisce diverse tipologie di apprendistati. I maggiorenni rappresentano il 55% del campione, mentre i minorenni il restante 45%. L’81% degli intervistati dichiara di aver giocato almeno una volta nella vita a dei giochi d’azzardo. La percentuale di minorenni equivale al 41,5%. Di questi 277 che hanno giocato almeno una volta nella vita, solamente 11 hanno dichiarato di non aver giocato a nessun gioco nel corso degli ultimi dodici mesi. Questo significa quindi che il 96% di coloro che hanno giocato almeno una volta nella vita, lo ha fatto anche durante l’ultimo anno. Il gioco preferito in assoluto è il Gratta e Vinci, seguito da Scommesse sportive e Tombola. Tuttavia, se analizziamo i dati in relazione alla fre- quenza, il gioco giocato con maggiore frequenza sono le Scommesse sportive. Delle differenze emergono tra i due sessi: • I maschi giocano più frequentemente alle Scommesse sportive, ai Gratta e Vinci e al Poker. • Le ragazze sembrano maggiormente attratte dai Gratta e Vinci, dalla Tombola e da Lotto e Lotterie. Se prendiamo in considerazione l’età, in maniera del tutto prevedibile, nei maggiorenni vi è una maggiore tendenza a partecipare ai giochi detti «da Casinò» quali la roulette, il black jack e le slot machines, mentre i minorenni si allineano alle tendenze generali. L’81,5% di coloro che hanno giocato almeno una volta durante l’ultimo anno ha partecipato a due o più giochi (con frequenza variabile). Come sappiamo, i giochi d’azzardo possono essere giocati sia «live», ovvero di persona in appositi luoghi (Casinò, chioschi, bar), sia online. Il 79% degli apprendisti SPAI afferma di preferire il gioco «live» a quello online. Si nota tuttavia che tra i minorenni vi è una maggiore tendenza (seppur lieve) a preferire il gioco d’azzardo online. La maggioranza degli intervistati, ovvero l’80,15%, ha SPAI Locarno Mediazione 36 giocato per la prima volta da minorenne, e più precisamente tra i 13 e i 16 anni, con un picco importante tra i 15 e i 16 anni. Altrettanto degno di nota è il fatto che il 13% degli intervistati ha affermato di aver giocato per la prima volta tra i 9 e i 12 anni. Mediazione di vergogna e di «inadeguatezza», poiché l’ambito del gioco d’azzardo (anche se la presenza femminile è in aumento) è considerato piuttosto «maschile». 37 Altro che macchinetta «regala soldi»! Una brutta esperienza alla roulette del Casinò diventa una preziosa lezione di vita Passiamo ora ad analizzare a quanto ammonta la spesa dedicata al gioco d’azzardo. Gli apprendisti, a differenza di altri giovani – e qui penso in particolare agli studenti di Liceo e/o altre scuole a tempo pieno – hanno a disposizione una quantità di denaro mensile fissa proveniente dalla loro attività lavorativa. L’analisi dei dati evidenzia come il 58% degli intervistati spenda per il gioco una cifra variabile tra 0 e 19 franchi mensili. Questa percentuale non ci deve però trarre in inganno, poiché il restante 42% è così suddiviso: • il 20% spende dai 20 ai 49 franchi mensili; • il 9% spende dai 50 ai 99 franchi mensili; • l’8% spende dai 100 franchi in su (il massimo di spesa mensile dichiarato in un questionario corrisponde a 500 franchi); • il 5% non specifica la cifra. Ciò equivale a dire che il 17% del campione spende una cifra superiore o uguale a 50 franchi mensili per il gioco d’azzardo. Se consideriamo che la paga mensile di un apprendista (in funzione dell’anno di formazione raggiunto e della tipologia di apprendistato scelto) varia tra i 350 e i 1’350 franchi, capiamo che la spesa dedicata al gioco non è da sottovalutare. I maschi tendono a spendere di più se paragonati alle femmine, soprattutto per le cifre superiori ai 50 franchi mensili. Questo dato si conferma se paragoniamo i minorenni e i maggiorenni: i maggiorenni spendono più soldi, anche se il 7% dei minorenni intervistati dichiara di spendere al gioco tra i 50 e i 99 franchi al mese. Da sottolineare come il 19% delle ragazze non ha specificato la cifra mensile dedicata al gioco. Si tratta di una percentuale importante che potrebbe essere spiegata con la tendenza, nelle giocatrici, a non svelare la propria attività di gioco per un senso SPAI Locarno Tra gli intervistati (341), 79 ragazzi hanno affermato che, nel loro nucleo familiare, vi è qualcuno che gioca d’azzardo con una certa regolarità, e in soli 18 casi questa attività presenterebbe delle difficoltà di gestione. Infine, ma non meno importante, gli intervistati sono concordi nel ritenere che il gioco d’azzardo, se non controllato, può avere delle conseguenze nell’ambito finanziario, familiare e della salute psichica. Emergono invece delle divergenze per quel che concerne le ripercussioni sulla sfera scolastica e sulla salute fisica. Dall’analisi dei dati possiamo affermare che il gioco d’azzardo è un’attività che gli intervistati conoscono e praticano con una certa frequenza, e ciò sia tra i minorenni che tra i maggiorenni. I giochi più gettonati sono anche quelli più accessibili (edicole, chioschi, bar) e sono il Gratta e Vinci, le Scommesse sportive, Tombola, Lotto e Lotterie; e con il raggiungimento della maggiore età emerge un maggiore interesse nei confronti dei giochi detti «da Casinò», poiché viene a cadere il divieto d’entrata. L’età della prima esperienza di gioco si situa tra i 13 e i 16 anni e, nonostante la maggioranza degli intervistati spenda relativamente poco per questa attività (0-19 franchi mensili), il 17% di loro spende cifre che vanno dai 50 ad oltre 100 franchi mensili, con un picco massimo di 500 franchi al mese. Si tratta di cifre importanti poiché stiamo parlando di apprendisti che percepiscono stipendi mensili inferiori ai 1’000 franchi. Dati alla mano, ritengo auspicabile sensibilizzare gli apprendisti della SPAI riguardo ai rischi legati al gioco d’azzardo attraverso interventi mirati, durante i quali venga spiegato loro il concetto di «caso», quali sono i rischi e le conseguenze legati a questa attività e dove rivolgersi sul territorio nel caso in cui si trovassero in difficoltà. Mi chiamo Gianluca Vassena e sono un apprendista installatore di impianti sanitari. A 18 anni appena compiuti decisi di fare la mia prima serata al Casinò di Lugano, ero curioso di scoprire se era facile fare grandi vincite. Quella sera ricordo che entrai con trenta franchi e che mi sentivo a disagio: all’entrata ero l’unico a non indossare una camicia, e sicuramente ero anche l’unico ad avere un «budget» così limitato per fare le mie puntate. Spesso, dalla televisione o dagli amici, sentivo parlare della roulette, un gioco dove devi essere fortunato e dove non puoi mettere in campo alcuna abilità personale. Presi dunque posto a una roulette elettronica; una signora anziana seduta accanto a me, vedendo che non riuscivo a capire il sistema di puntate, gentilmente mi aiutò e mi spiegò nei minimi dettagli come funzionava il tutto. Iniziai a giocarmi dieci franchi su dieci numeri pieni: anche se erano pochi i soldi, ero nervoso e agitato. Trenta secondi dopo la pallina si fermò sul 22, il mio numero preferito! Vinsi trentasei franchi, ovvero un franco moltiplicato per trentasei volte. Ero felice e cominciavo a sentirmi sicuro di me stesso, quindi rigiocai immediatamente il doppio della puntata precedente e continuai a vincere per tutta la serata. Non ci credevo, ma quella sera rientrai a casa con più di mille franchi nel portamonete e con la voglia di tornare a giocare subito, per far crescere ancora di più il mio bottino. Passarono due giorni da quella bellissima serata: come mi ero promesso, tornai esattamente a sedermi sulla stessa sedia della stessa macchinetta «regala soldi». Questa volta partii subito con duecento franchi, avevo fretta di giocare e di vincere. Da come puntavo sembrava che non capivo più il valore dei soldi. Dopo due giri di roulette, senza neanche rendermene conto, avevo perso entrambe le banconote da cento franchi. In quel momento mi spaventai e mi accorsi che stavo entrando in un brutto circolo vizioso, molto pericoloso. Senza pensarci due volte, e avendo paura di cadere nella tentazione di continuare il gioco, corsi all’uscita del Casinò e chiesi di avere la diffida da tutte le Case da gioco del Cantone. Questa esperienza di vita mi ha fatto capire prima di tutto che, se voglio guadagnarmi da vivere, devo mettere «in gioco» il mio impegno nella formazione e nel lavoro. Non posso contare sulla sola fortuna, ma devo credere in me stesso e nelle mie capacità. Gianluca Vassena S1b Luci e colori creano un mondo da sogno. O da incubo? Stefano Casarin Psicologo, Istituto di Ricerca sul gioco d’Azzardo (IRGA) SPAI Locarno Mediazione 38 Mediazione Prevenzione a scuola contro i rischi del gioco patologico Nell'ambito della tematica «Faccio i conti», trattata in Cultura generale durante il primo anno, uno degli obiettivi della formazione è il «saper leggere con uno sguardo critico i messaggi pubblicitari e operare scelte responsabili». Il desiderio di «soldi facili» spinge, molto spesso, sempre più giovani alla ricerca di sistemi che facilitino il facile guadagno. La martellante pubblicità delle case da gioco e delle tante agenzie di scommesse va a colpire proprio tutte le fasce di età. I nostri apprendisti, che beneficiano già di un discreto salario, confessano di rischiare, di tanto in tanto, delle discrete somme di denaro. Slot-machine, video poker, scommesse sportive... attraggono una fetta sempre più grande di ragazzi. Considerato che la scuola deve anche di occuparsi di prevenzione, ho ritenuto, anche in qualità di docente me- diatore, di rispondere positivamente a una proposta di Radix-Ticino: quella di voler preparare, con una classe di apprendisti, alcuni messaggi di pubblicità preventiva sul gioco d'azzardo. La classe degli S1a (Installatori di impianti sanitari del 1° anno) ha cosi preparato, grazie all'aiuto di Vincenza Guarnaccia e Marco Coppola, coadiuvati da una «video-maker», tutta una serie di piccoli spot che verranno presentati nelle sedi SPAI del Ticino nell'ambito di una mostra, che verrà allestita nella nostra sede durante la prossima primavera. Mi piace sottolineare l'impegno, la serietà e lo spirito di gruppo che hanno dimostrato i ragazzi durante il lavoro di preparazione, aspetti questi osservati pure da Vicenza e Marco. Mauro Broggini Docente di CG e mediatore Peer education con Radix Per molto tempo si è creduto che il gioco d'azzardo patologico fosse un fenomeno legato al mondo degli adulti, a partire da quelli con maggiori possibilità economiche. Nel corso degli anni, e anche grazie a studi significativi, si è invece capito quanto la dipendenza da gioco d'azzardo riguardasse diverse fasce d'età e potesse colpire tutti. Un recente studio realizzato dalla SUPSI ha rilevato quanto i giovani allievi delle scuole professionali giochino SPAI Locarno d'azzardo e li ha indicati come particolarmente a rischio per lo sviluppo di una dipendenza dal gioco stesso. Per questi motivi l'associazione Radix Svizzera italiana, che da anni si occupa di prevenzione delle dipendenze nelle scuole del Canton Ticino, ha ricevuto un mandato per realizzare un progetto di peer education per la prevenzione al gioco d'azzardo e gioco online all'interno delle scuole professionali. La SPAI di Locarno ha aderito al pro- getto che è iniziato nell'anno scolastico 2014-‘15 con la conferenza «Fate il nostro gioco». I relatori hanno presentato in un modo accattivante i meccanismi del gioco d'azzardo e gli schemi matematici che lo governano. Dopo la conferenza, una prima classe di Installatori di impianti sanitari ha deciso di partecipare al percorso di formazione per peer educator. Gli operatori di Radix, con la collaborazione del docente di Cultura generale Mauro Broggini, hanno realizzato sei incontri con gli allievi per affrontare i diversi temi legati al percorso della dipendenza, al gioco d'azzardo, al gioco online, ai meccanismi del gioco, alle sue origini e conseguenze. Per affrontare il tema del gioco d'azzardo è stata invitata Anna Maria Sani, responsabile del Gruppo Azzardo Ticino, con la quale i ragazzi hanno potuto comprendere le varie fasi della ludopatia e i suoi meccanismi. A partire dal terzo incontro gli allievi hanno avuto il compito di realizzare una campagna video di prevenzione da presentare a compagni di altre classi per sensibilizzarli al tema. Il metodo della peer education pone infatti al centro i giovani peer che, avendo in comune con i destinatari del progetto la giovane età, possono moltiplicare informazioni e riflessioni ad altri ragazzi coetanei ed essere un esempio positivo da imitare o ascoltare con più facilità. Grazie all'aiuto della video-maker Margherita Cascio e degli operatori di Radix, gli allievi hanno scelto il tipo di video, i messaggi, le musiche e sono stati loro stessi i protagonisti degli spot. Il messaggio principale, «Il gioco d'azzardo danneggia te e chi ti ama», ha voluto far riflettere sulle conseguenze del gioco patologico, sia economiche che sociali. Gli altri messaggi hanno toccato invece il tema dei meccanismi del gioco d'azzardo, volendo sottolineare l'inganno e l'illusione che stanno dietro alla credenza di poter vincere con buone probabilità, quando invece è il banco a vincere. I video sono stati presentati dai ragazzi ad altre quattro classi ed è seguita una discussione per sensibilizzare ai rischi del gioco d'azzardo e del gioco online. La quasi totalità delle ragazze e dei ragazzi incontrati ha apprezzato i video e il lavoro svolto dai peer, riuscendo a cogliere gli elementi essenziali dei possibili rischi del gioco. Questo successo è merito dei giovani peer educator e del loro percorso di crescita che non ha riguardato solamente l'acquisizione di nuove informazioni, ma che ha promosso competenze personali come la capacità di immedesimarsi negli altri, di ascol- 39 tare, di partecipare e collaborare gli uni con gli altri, di assumersi nuove responsabilità verso i coetanei, di esprimere emozioni e sentimenti e di saperli riconoscere negli altri. Nell'anno scolastico 2015-‘16 Radix Svizzera italiana realizzerà una mostra interattiva partendo dalle idee e dai prodotti realizzati da questa classe e dalle altre classi delle scuole professionali che hanno aderito al progetto. La mostra cercherà di affrontare i diversi temi legati al gioco d'azzardo attraverso delle esperienze di gioco, delle testimonianze e la possibilità di ricevere nuove informazioni. L'importanza di una maggiore consapevolezza per non essere ingannati di fronte ai rischi per la nostra salute è alla base di ogni tipo di prevenzione, e per questo ogni occasione di crescita è un vero tesoro da custodire nella vita scolastica, lavorativa ma anche per la vita personale. Ci rivediamo alla mostra! Marco Coppola e Vincenza Guarnaccia Radix Svizzera italiana La mediazione: un punto di riferimento assumere informazioni presso i genitori, colleDall'anno scolastico 1988-‘89 è stata introdotta, in tutti ghi, ispettori del tirocinio, datori di lavoro e formai cinque istituti SPAI, la figura del docente mediatore. tori d’azienda; I mediatori sono docenti della sede che, per alcune indirizzare gli allievi che lo richiedono verso istiore durante l'orario scolastico, sono a disposizione per tuzioni ed enti operanti nei settori assistenziale, soascoltare e aiutare gli apprendisti che incontrano difficiale, medico ed educativo; coltà di adattamento nel loro percorso formativo scola tenere i contatti con gli Uffici cantonali compestico e professionale. L'ascolto e il dialogo permettono tenti; al giovane di affrontare il periodo del tirocinio in modo intervenire, se necessario, sul campo, per topositivo e di superare situazioni di disagio personali. gliere gli apprendisti da situazioni difficili; La vita dell'apprendista non è sempre facile, poiché si adoperarsi nella prevenzione e nell'appianasvolge su vari fronti (azienda, scuola, corsi interazienmento di conflitti. dali e vissuto personale). Il docente mediatore è quindi un punto di riferimento che può permettere, con cal- I mediatori: Katia Zerbola, [email protected] ma, di dare una mano ai giovani che ne fanno richiesta. +41 91 756 11 47; Compiti del docente mediatore: Mauro Broggini, [email protected] ascoltare gli apprendisti che presentano pro +41 91 756 11 05. blemi di disadattamento; SPAI Locarno Formazione continua 40 Formazione continua Opportunità formative per fare passi decisivi 41 Tornare sui banchi di scuola cercando una sorta di riscatto La testimonianza di una partecipante al corso per Pulitori Art. 33 e cittadinanza, corsi che cambiano la vita Nel 2014-’15 la nostra sede ha organizzato tre corsi nell’ambito della Formazione continua. Di numero sembrano pochi, ma la loro importanza, per chi li segue, può risultare decisiva in un progetto personale di formazione. Perché? I primi due, denominati Art.33 LFPr, entrano nella categoria dei «corsi professionalizzanti»: danno modo all’interessato, superati gli esami finali, di proseguire nel suo ambito professionale con una qualifica. Quindi più professionalità nel lavoro, più responsabilità e sindacalmente uno stipendio non più riconosciuto da «manovale», ma da professionista qualificato. Tanto possono essere importanti, quanto sono impegnativi: infatti si svolgono su una durata di due anni, durante lezioni serali, per non togliere al professionista in attività la sua occupazione remunerata, e in senso più generale senza incidere troppo sulle responsabilità di una vita condotta come prima. Le due formazioni presentate, quella del «Custode» e quella del «Pulitore», hanno un buon numero di partecipanti: un bel segnale, che motiva la scuola a continuare così. Dei due corsi, quello del «Pulitore» è terminato lo scorso mese di giugno. Un dato rilevante: tutti i partecipanti hanno superato l’esame finale, ottenendo così l’Attesta- to federale di capacità. L’entusiasmo dei partecipanti è stato grande, ne è testimonianza l’articolo di Stefania che segue. L’anno prossimo la... resa dei conti attende i «Custodi», e si vedrà... Il terzo dei nostri corsi ha tutt’altro indirizzo, è una formazione improntata sulla civica con molti orientamenti: la conoscenza delle nostre istituzioni, la nostra cultura, la storia, la geografia e via dicendo, utile a preparare il candidato all’esame per l’ottenimento della cittadinanza svizzera. Questa formazione ha preso piede in questi ultimi anni anche grazie alla collaborazione dei Comuni, che l’hanno trovata importante segnalando il corso agli interessati. Questa graduale fase di avvicinamento alla cittadinanza viene fatta anche nello studio, nella conoscenza scolastica, dove questa conoscenza ha il valore di un incontro, più che attuale in questi tempi in cui nello scenario politico internazionale prevale malauguratamente lo scontro tra culture. La scuola e la formazione possono essere un buon deterrente a questa brutta tendenza. Michel Candolfi, Vicedirettore Gianluca Salvadè, Responsabile FC I corsi di FC organizzati nel 2014-‘15 Corso CollaborazioneFormatori Partecipanti Art. 33 LFPr – Operatorice/ore per la pulizia ordinaria e manutentiva Associazione ticinese delle imprese di Pulizia e Facility Services 28 Tamara Cadra, Vito De Vito, Ilario Lodi, Sara Sciucchetti Art.33 LFPr – Associazione ticinese custodi Operatrice/ore di di immobili edifici e infrastrutture Andrea Andreoli, Vito De Vito, 17 Claudio Jelmoni, Viviana Kurz Spagnoli, Ludovic Stefanicki, Beat Zollinger Corso di formazione alla cittadinanza svizzera (due edizioni) Ilario Lodi SPAI Locarno Comuni della regione del Locarnese 29 Due anni fa, quando questa avventura è cominciata, grazie anche alla spinta dell’azienda che mi ha dato il lavoro e che cercava allo stesso tempo personale qualificato, mi sembrava tutto molto semplice: accettai quindi quasi per gioco l’iscrizione al corso Art. 33 per Pulitori. Con il passare del tempo, però, la consapevolezza di conoscere appieno il mio lavoro si era affievolita. Nel corso della formazione maturai tuttavia dentro di me l’idea che la mia esperienza professionale non fosse completa: mancava ancora qualcosa! Vedevo che tutti noi corsisti, decisi a intraprendere questa formazione, eravamo consapevoli di doverci impegnare immensamente nello studio. Vedevamo che il nostro ruolo all’interno delle nostre aziende era già definito e volevamo uscire da questa situazione, cercare una sorta di riscatto. C’era da considerare in più il fatto che molti di noi erano genitori, con altri impegni e responsabilità; avevamo comunque tutti un obiettivo fantastico da raggiungere: la conoscenza! Dallo studio dei metodi e sistemi di pulizia alla conoscenza delle macchine e dei materiali, tutto sembrava così diverso da quello che ogni giorno avevamo visto, molto più specifico, più tecnico, più «preciso». Lo studio della sicurezza sul lavoro, i vari interventi in aula degli esperti che si sono susseguiti, i momenti di laboratorio pratico… hanno disegnato un nuovo percorso da seguire. Allievi e docenti riuniti in occasione della cerimonia di consegna del diploma. Abbiamo capito che nel nostro lavoro niente può essere lasciato al caso! Con i miei colleghi ci siamo riseduti ai banchi di scuola, con la certezza di essere adulti, con le nostre idee, con il nostro bagaglio di conoscenze, eppure in diverse occasioni sembravamo proiettati in un passato scolastico non più recente. Nello svolgimento dei lavori di gruppo abbiamo avuto modo di confrontarci, di conoscerci e di comparare il nostro sapere. Ci siamo emozionati, abbiamo sofferto l’ansia da test e la gioia o l’amarezza dell’esito di una valutazione. Abbiamo avuto così modo di accarezzare nuovamente la nostra adolescenza scolastica. Ho accennato al nostro impegno, ma a niente sarebbe servito se l’Associazione ticinese delle imprese di pulizia e Facility Services, rappresentata dal signor PaoloToma, con la SPAI di Locarno nella persona del vicedirettore Michel Candolfi, non avessero investito – con la Divisione della formazione professionale e le nostre aziende – nell’organizzazione di questo corso per noi. Da dietro le quinte hanno organizzato, oltre al calendario scolastico, anche delle sessioni di corsi pratici organizzati il sabato mattina, vi assicuro senza pari! Da ultimo, e non per importanza, hanno messo a nostra disposizione formatori qualificati che ci hanno dedicato il loro sapere e la loro esperienza e, diciamolo pure, anche molta della loro pazienza! Ricordo con piacere la docente Tamara Cadra, i docenti di Cultura generale Ilario Lodi e Sara Sciucchetti, e una persona che ci ha dato veramente tanto, e che in tante occasioni è dovuto uscire dal ruolo di docente e si è dimostrato un vero uomo: il nostro caro Vito De Vito. Stefania Maggio Corsista Art. 33 SPAI Locarno Orientamento scolastico e professionale 42 L’importanza della formazione in apprendistato Sempre più partecipanti all’Incontro tra pari: in futuro si pensa di proporre due pomeriggi La SPAI di Locano ha ospitato mercoledì 18 marzo 2015 il pomeriggio informativo sul tema della formazione in apprendistato. Si tratta di un’iniziativa nata in collaborazione con l’Ufficio regionale di orientamento scolastico e professionale. Quest’anno la partecipazione è stata numerosa, anche perché l’evento è stato divulgato in tutto il Cantone. Un terzo degli allievi coinvolti proviene da altre regioni, situate al di fuori del circondario di Locarno, quali Ambrì, Barbengo, Bedigliora, Biasca, Brusino, Cadenazzo, Chiasso, Giubiasco, Ligornetto, Pregassona, Sementina, Stabio, Viganello. Gli organizzatori prevedono per il prossimo anno di proporre due poSPAI Locarno meriggi, alfine di snellire e facilitare la pianificazione dell’evento. L’incontro, al quale hanno partecipato allievi di terza e quarta media, accompagnati dai loro genitori, non si limitava a trasmettere informazioni sulle professioni in apprendistato specifiche alla SPAI di Locarno, ma poneva come preciso obiettivo di offrire ai giovani l’opportunità di discutere con gli apprendisti «immersi» nella loro esperienza di apprendimento teorico/pratico della professione. Dopo una breve introduzione, animata da un breve filmato, la manifestazione è entrata nel vivo attraverso la partecipazione dei giovani, divisi in gruppi d’interesse, a lezioni teoriche, per poi passare all’incontro con i pari. Si tratta di un momentochiave, poiché gli allievi, «liberati» dalla presenza genitoriale, possono liberamente porre le domande più disparate agli apprendisti che da poco o da qualche anno (a dipendenza dell’anno di apprendistato in cui si trovano) stanno vivendo l’esperienza del tirocinio «sulla propria pelle»: un’esperienza caratterizzata da sforzi di adattamento al nuovo ambiente formativo, intrisa di emozioni, sensazioni, soddisfazioni o frustrazioni. Per rompere il ghiaccio i gruppi di discussione, composti da allievi e apprendisti, disponevano di alcune domande già «preconfezionate», quali ad esempio: «Sul lavoro, quali abilità sono importanti?», «Come è organizzata la tua giornata-tipo a scuola, come sono gli orari?», «Quali sono le materie e come ti trovi con i docenti?», «La professione che hai scelto ti permetterà di avere un futuro (continuare gli studi, avere un lavoro sicuro, ecc.)?», «Perché hai scelto questa professione?», «Come hai trovato l’azienda dove fai l’apprendistato?», «Quale esperienza fatta sul lavoro ricordi con piacere e quale meno?», «Quali sono le mate- Orientamento scolastico e professionale rie scolastiche importanti nello studio a scuola (matematica?, lingue?, ecc.)?», «Quant’è il tuo compenso mensile (paga) e quante settimane di vacanza hai all’anno?», «Come organizzi le tue vacanze?». Questo tipo di domande ha permesso di animare la discussione e di mettere in luce alcuni temi importanti centrali alla formazione in apprendistato, suscitando curiosità, sorpresa nei giovani allievi, che a loro volta hanno voluto approfondire alcuni aspetti sui quali non avevano mai riflettuto. Il pomeriggio è terminato con una discussione in plenaria, alla quale hanno partecipato anche i genitori, sulle sensazioni, le impressioni provate durante la manifestazione. È interessante qui notare che alcuni allievi hanno rilevato la differenza tra la relazione docente-classe nel contesto della Scuola media e quello emerso nell’ambiente formativo della Scuola professionale. Una ragazza ha notato come il docente nella Scuola professionale sia «più vicino agli allievi-apprendisti», quasi fosse «più umano», perché mostra più impegno nelle spiegazioni alle domande poste dagli studenti; si tratta di questioni pragmatiche legate direttamente alla pratica lavorativa vissuta dall’apprendista sul posto di lavoro. Tutt’altra percezione è quella avvertita nella relazione tra allievo e docente di Scuola media, dove quest’ultimo assume in primis il ruolo di «divulgatore di nozioni», senza soddisfare necessariamente le esigenze degli allievi. Nella ricerca dell’apprendistato il giovane non sempre riesce a trovare la formazione desiderata, poiché i posti liberi di apprendistato messi a disposizione dalle ditte autorizzate a formare apprendisti sono pochi, talvolta rari. In queste situazioni il giovane è costretto a «ripiegare» su una seconda scelta, in altre parole considerare di intraprendere l’apprendistato in una formazione cosiddetta 43 affine, simile, che si avvicini per interessi o attitudini al progetto iniziale. La formazione in apprendistato è una valida alternativa alle scuole a tempo pieno, in particolare al percorso delle Scuole medie superiori (Liceo e Scuola cantonale di commercio), anche perché la motivazione e la passione possono fungere da propulsore, conducendo il giovane ad abbracciare degli iter universitari. Tuttavia le percentuali parlano chiaro: solo circa il 20 % dei giovani sceglie il tirocinio. Il 40 % si orienta verso formazioni medio-superiori, un 20 % entra nelle Scuole professionali a tempo pieno, il rimanente, che non trova un collocamento, compie altre scelte (decimo anno, ripetizione della quarta media) o è inserito al corso di pretirocinio. Claudio Pianca Capo sede dell’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale L'Incontro tra pari ha avuto quest'anno una partecipazione assai folta, anche perché l'evento è stato promosso in tutto il Cantone. SPAI Locarno Orientamento scolastico e professionale 44 Ospiti della nostra sede gli allievi del Pretirocinio d’orientamento di Lugano Il 16 dicembre 2014, con gli allievi del Pretirocinio d’orientamento di Lugano, abbiamo organizzato una giornata di conoscenza del territorio a Locarno. Uno dei punti visitati è stata la SPAI. Un po' avventatamente mi sono permessa di chiedere di poter visitare un’aula, la mensa… La vostra risposta è stata generosa, e senza preavviso ci avete organizzato una fantastica presentazione della vostra scuola. Questa visita ha accompagnato i ragazzi fino alla fine dell’anno e li ha aiutati a proiettarsi nel futuro in modo più concreto. Qui sotto trovate qualche pensiero degli allievi della classe B. Ringraziamo di cuore della vostra disponibilità e l’anno prossimo vi contatterò col largo anticipo. Francesca Muttoni Insegnante Orientamento scolastico e professionale 45 «L’ambiente è molto accogliente e ci sono molte belle ragazze» Egregio direttore, volevo ringraziarla cordialmente per la possibilità di visitare la scuola e per come avete organizzato la vostra accoglienza. Sono ancora alla ricerca di un apprendistato: spero di poterlo eventualmente svolgere presso la vostra sede. Colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti. Anonimo Ringrazio per la visita e la vostra disponibilità, anche se la mia scelta professionale mi porterà in un’altra SPAI. È stato interessante sapere cosa mi aspetterà. Federico La ringrazio per l’opportunità che ci ha offerto nel farci visitare e spiegare il funzionamento della SPAI. Nel frattempo ho firmato un contratto di lavoro e a settembre farò parte del gruppo dei nuovi apprendisti in Ticino. E ne sono contento. Christian La ringrazio per la visita, anche se improvvisata è stata presentata molto bene. L’ambiente è molto accogliente e ci sono molte belle ragazze. Luca Innanzi tutto vi ringrazio della vostra disponibilità per averci dedicato del tempo per spiegarci e mostrarci come funziona la SPAI. La scuola mi è sembrata interessante ma, non avendo le idee ben in chiaro sul mio futuro, faccio fatica a vedermi in questa scuola. Grazie alla vostra presentazione ora mi è più chiaro cosa mi può attendere a settembre. Invio i miei migliori saluti. A. La vostra scuola mi è piaciuta molto, ho trovato interessanti le vostre spiegazioni. Ho filmato, sono contenta di entrare anch’io nel mondo del lavoro. Vi ringrazio per la disponibilità. Alba La ringrazio per la disponibilità. Ho avuto modo di vedere cosa mi aspetta l’anno prossimo. Dalibor Ringraziamo per l’opportunità a noi concessa di visitare la SPAI di Locarno. Abbiamo avuto la possibilità di visitare una delle possibili sedi scolastiche nella quale potremo svolgere la nostra formazione. Grazie per la cortese accoglienza e distinti saluti. Anonimo La giornata mirava a far conoscere a questi giovani il territorio di Locarno: la SPAI è stata sicuramente una delle tappe più significative in funzione delle loro future scelte professionali. SPAI Locarno Ringrazio per la disponibilità nell’averci accolto nel suo istituto per una visita con così poco preavviso. La visita mi ha fatto capire cosa mi aspetta l’anno prossimo e come devo essere pronto allo studio. Grazie e a presto. Alberto SPAI Locarno Orientamento scolastico e professionale 46 Aprire nuovi orizzonti I docenti delle Medie in visita alla SPAI Locarno Il programma di formazione per gli studenti in abilitazione all’insegnamento nella Scuola media presso il Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) della Scuola universitaria professionale a Locarno prevede anche un corso di Educazione alle scelte – dispensato dall’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale – nell’ambito del quale viene organizzata una visita presso alcune Scuole professionali del Cantone Ticino. Il 17 dicembre 2014 un gruppo di abilitandi è stato ospite della Scuola professionale artigianale industriale (SPAI) di Locarno e ha avuto modo, nell’arco di una mezza giornata, di vedere un filmato che presenta la formazione in apprendistato offerta e di presenziare ad alcune lezioni di conoscenze professionali in campi diversi (Elettronici, Informatici, Mediamatici, Operatori di edifici e infrastrutture, Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva). Gli abilitandi sono stati piacevolmente sorpresi di incontrare allievi tanto motivati ad apprendere, capaci in alcune situazioni di esporre oralmente dei contenuti complessi dopo essersi preparati per tale compito. Hanno apprezzato l’aver potuto parlare con alcuni docenti SPAI sui programmi di tirocinio e coglierne la ricchezza. Hanno trovato stimolante l’osservazione di stili e modalità diversi di insegnamento. Propongono di portare i loro allievi di Scuola media ad assistere ad alcuni corsi per aprire nuovi orizzonti, e anche di creare occasioni di scambio tra docenti di ordini diversi di scuola (Scuola media e Scuola professionale) per confrontarsi su programmi e SPAI Locarno sul proprio ruolo professionale. L’obiettivo di questo incontro è di sensibilizzare gli abilitandi sulla possibilità di continuare a formarsi, per un giovane che termina la scuola obbligatoria, attraverso un tirocinio, ovvero l’apprendimento di una prima professione alternando momenti di pratica in azienda a momenti di teoria a scuola (o svolgendo in una Scuola professionale a tempo pieno la teoria e la simulazione della pratica) e poter eventualmente proseguire il proprio percorso formativo a livello terziario (universitario professionale o non universitario). Una via, quella professionale, meno conosciuta dal pubblico in visita in quanto ad ora la maggior parte dei docenti di Scuola media ha frequentato un Liceo o la Scuola cantonale di commercio, per poi svolgere studi successivi in un’Università; questo percorso ancora oggi è considerato da molti come la strada maestra per accedere con preparazione e soddisfazione al mercato del lavoro. Si è voluto dunque portare l’attenzione sia sugli stereotipi di carriera o di genere degli adulti, che influenzano le scelte dei giovani, sia sulla permeabilità del sistema svizzero di formazione – che consente di costruire sapere indipendentemente dalla formazione di partenza dopo la scuola dell’obbligo (Liceo, Scuola cantonale di commercio, apprendistato) e di articolare in maniera personalizzata la carriera di studio e lavorativa successiva – al fine di rendere attenti i docenti di Scuola media a stimolarne la conoscenza nei loro allievi. Attraverso ad esempio delle visite, sia nelle Scuole professionali sia nelle aziende della regione, per scoprire i mestieri che vi sono esercitati. Riteniamo che sviluppare nei giovani la curiosità sull’offerta formativa e sulle professioni funga da sostegno per costruire dei percorsi di formazione maggiormente consapevoli, originali, riusciti. Giovanna Lafranchi Orientamento scolastico e professionale Responsabile dell'Ufficio regionale di Breganzona IUFFP 47 La formazione continua: un «motore di ricerca» di nuovi stimoli In questi ultimi cinque anni la sede SPAI di Locarno ha proposto diversi corsi di formazione indirizzati ai docenti, proponendosi quale antenna dell’Istituto universitario federale per la formazione professionale, lo IUFFP. L’idea è quella di sviluppare temi d’interesse richiesti dai docenti stessi e dalla Direzione. Per rispondere a quest’esigenza, che può spaziare in diversi ambiti, vengono organizzate annualmente più o meno una decina di proposte, con corsi di breve e di lunga durata che spaziano dalla storia all’arte, dalla psicologia alla didattica, per arrivare anche alle nuove tecnologie. Generalmente hanno un buon numero di iscritti: da un minimo di dieci (necessario per poter avviare il corso) si arriva in alcuni casi a una trentina di partecipanti. Il grado di soddisfazione espresso da questi ultimi è generalmente alto. Vedere un centro scolastico che promuove internamente i propri corsi di formazione continua dà un segnale positivo: fa percepire che al suo interno si muove un interesse verso la formazione, un appetito nel voler arricchire il proprio curriculum formativo, mirato alla ricerca e alla soddisfazione di nuovi stimoli. Michel Candolfi Antenna IUFFP per la sede I Corsi IUFFP organizzati alla SPAI di Locarno Corsi Formatori Scienze della formazione Metodo Gordon: strumento di facilitazione del processo di insegnamento e apprendimento Riduzione dello stress basata sulla consapevolezza - MBSR Capire il giovane, conoscendo se stessi Fra sostegno e prevenzione Mind map I: creatività e efficacia, un'introduzione Mind map II: esercizi pratici La cartografia della Psiche attraverso il Mito Maria Claudia La Volpe, counselor formatrice Gordon Fiorella Pasini, psicologa e psicoterapeuta Anna Maggetti Jolidon, psicoterapeuta Edo Dozio, già docente al DFA di Locarno Giuditta Mainardi Crohas, psicologa clinica e sociologa, docente SPAI, SSMT e Uni Friborgo Claudio Bizzarri, docente SPAI TIC e multimedia La lavagna interattiva multimediale SMART Board - Refresh Pamela Küng, docente SUPSI-DFA, e Corrado Scaroni, docente SE Scienze umane Alla scoperta del microcosmo «Città vecchia» di Locarno tra corti, case antiche, locali storici e incontri con persone Tra Impressionismo ed Espressionismo - La collezione d'arte della Fondazione Alten Visita a casa di un artista - Paolo Mazzuchelli Alla scoperta dei fortini di Ponte Brolla Lorenzo Scascighini, docente SPAI, e Andrea Branca, architetto del paesaggio Mara Folini, direttrice del Museo San Materno di Ascona Paolo Mazzuchelli, artista Andrea Henke, ingegnere e Marco Mumenthaler, ceramista SPAI Locarno IUFFP 48 IUFFP Relazioni umane migliori grazie al Metodo Gordon Un corso di aggiornamento dedicato a questo percorso formativo, che rende più facile insegnare e apprendere Maria Claudia La Volpe: «Per potersi inserire nella società e nel mondo del lavoro, però, le nuove generazioni hanno bisogno di apprendere un "sapere" che non sia solo scientifico o contenutistico». Quest’anno lo IUFFP ha proposto ai docenti della SPAI un corso di aggiornamento basato sul Metodo Gordon, un percorso formativo ideato dallo psicologo americano Thomas Gordon, allievo e collaboratore di Carl Rogers, che ha l’obiettivo di fornire competenze e abilità di comuniSPAI Locarno cazione volte a migliorare la qualità delle relazioni, a prevenire e gestire i conflitti in modo democratico e a promuovere il benessere proprio e delle persone con cui entriamo in relazione. La premessa da cui parte Thomas Gordon è che «la qualità del rapporto insegnante-studente è determinante per insegnare ed apprendere efficacemente qualsiasi cosa, qualsiasi materia o contenuto» (T. Gordon, «Insegnanti efficaci», Ed. Giunti, 1991). L’insegnamento, infatti, è composto sia di «contenuti» che di «relazione». La relazione è il più importante ed efficace veicolo di apprendimento. Per migliorare la qualità dell’insegnamento è quindi necessario che i docenti apprendano delle «competenze relazionali» capaci di stimolare l’interesse e la partecipazione degli studenti, di facilitare la loro capacità di apprendimento, di promuovere il loro benessere e di favorire la loro crescita come «persone intere e totali, fatte di mente, corpo ed emozioni» (C. Rogers, «Un modo di essere», Ed. Astrolabio, 1993). Per potersi inserire nella società e nel mondo del lavoro, però, le nuove generazioni hanno bisogno di apprendere un «sapere» che non sia solo scientifico o contenutistico. Occorre promuovere nei giovani il senso critico, la creatività, l’adattabilità, la capacità di prendere decisioni, di assumere comportamenti adeguati, di gestire le emozioni e lo stress (life skills). In altre parole c’è bisogno di un sapere «nuovo» e di un continuo aggiornamento. Questo «nuovo» tipo di formazione diventa quindi, per ogni docente, un diritto nei propri confronti e un dovere nei confronti degli studenti. I percorsi formativi basati sul Metodo Gordon forniscono abilità di comunicazione e competenze relazionali che permettono agli insegnanti di qualsiasi disciplina di migliorare la qualità della relazione e di facilitare il processo di insegnamento e apprendimento. Il focus del Metodo Gordon è posto sulla «relazione» intesa nelle sue tre diverse sfaccettature: 1) la relazione con me stesso (io studente, io docente, ecc.); 2) la relazione con l’altro (docente/ studente, docente/docente, docente/genitore, studente/studente, ecc.); 3) la relazione con gli altri (gruppo classe, colleghi, genitori, ecc.). Il corso ha ricevuto l’adesione di 16 docenti che hanno dimostrato fin dall’inizio partecipazione, interesse ed entusiasmo, contribuendo a creare un clima piacevole e rassicurante che ha reso l’esperienza formativa molto efficace e stimolante. Il mio obiettivo, come formatore Gordon, era quello di far sperimentare ai partecipanti, tramite giochi di ruolo, laboratori di ascolto ed esercizi di autoconsapevolezza, quelle stesse abilità e competenze relazionali che costituivano oggetto dell’attività formativa proposta. I partecipanti hanno dimostrato di apprezzare questa diversa metodologia di insegnamento che ha permesso a ciascuno di portare le proprie personali esperienze e di condividere con il gruppo le difficoltà, i successi e le strategie utilizzate per gestire e migliorare il rapporto con studenti e colleghi. I momenti di condivisione proposti al termine di ogni attività esperienziale hanno permesso l’emergere di domande e riflessioni personali 49 che hanno arricchito il contenuto di ogni lezione, stimolando l’approfondimento e l’apprendimento delle competenze da acquisire. I laboratori di gruppo hanno aiutato i partecipanti a «leggere» il comportamento e a riconoscere le emozioni, i bisogni e i valori della persona con cui entriamo in relazione (o in conflitto); hanno permesso di sperimentare gli effetti dei metodi tradizionali di aiuto e di gestione del conflitto, e di confrontarli con le tre qualità della relazione di aiuto (accettazione, autenticità ed empatia) su cui si fonda la tecnica dell’ascolto attivo e del metodo di risoluzione dei conflitti «win-win». Al termine del corso i docenti hanno dichiarato di aver scoperto, o trovato conferma, dell’efficacia di un diverso approccio, fondato sulla tecnica dell’ascolto empatico e dei messaggi in prima persona, con cui è possibile costruire e mantenere relazioni di qualità che consentono di facilitare il processo di apprendimento e di rendere più produttivo e appagante anche il lavoro dell’insegnante. Maria Claudia La Volpe Counselor, mediatore familiare e formatore Gordon SPAI Locarno IUFFP 50 Progetti didattici Non temere lo stress Alla SPAI un nuovo, apprezzato corso con Fiorella Pasini La sala grande dalle sedie rosse, e molti partecipanti. I loro volti attenti mi aprono uno spazio da riempire con queste tecniche, tanto terapeutiche, così come lo è il pensiero che ci sta dietro. Il Protocollo Mindfulness based Stress Reduction, di solito, suscita curiosità, ma mi pare che stavolta sia stato scelto da persone che si rivolgono alle pratiche di Consapevolezza per un’esigenza di maturazione personale. SPAI Locarno Come nei corsi recedenti alla SPAI ho l’impressione di avere davanti, anzi in cerchio intorno a me, persone preparate, gentili, con esperienze di lavoro e vita dense, aperte a migliorare le proprie conoscenze. Consapevoli dell’impegno dell’adulto verso le nuove generazioni. Credo che stavolta abbiano «portato a casa» delle piccole pratiche di Mindfulness da insegnare ai «nuovi», i neanias come li chiamavano nella Grecia antica. Lo Stress è sofferenza; abbiamo lo scopo di imparare a calmare lo stress attraverso la Consapevolezza, e di attenuare le emozioni penose. Nel gruppo qualcuno rompe un tabù, ha il coraggio di dire che soffre. Parlarne è l’inizio della guarigione. Si creano fiducia e intimità, interconnessione. Sì, tutti abbiamo sofferto, grandi e piccoli. Possiamo insegnare agli altri e a noi stessi a non temere lo stress, la rabbia, la tristezza. Possiamo anche farcene carico insieme, con Consapevolezza. Ho ascoltato frasi così belle: «Oggi ho sentito che mi si apriva il Cuore. L’ho davvero sentito». «Che la Bellezza sia davanti a me /che la Bellezza sia dietro di me / che la Bellezza sia di fianco a me / che la Bellezza sia sopra di me / che la Bellezza sia sotto di me / che la Bellezza sia dentro di me» (da un canto dei Nativi americani). «Ho imparato tante cose in questo corso». Occhi a volte un po’ lucidi. Risate. «Hai visto come sono andati via contenti?». Fuori dalla scuola ci viene incontro l’aria, il buio, e le luci sul colle paiono stelline. Sono contenta anch’io. Fiorella Pasini Psicologa e psicoterapeuta 51 I progetti didattici: alla ricerca di nuovi stimoli Un arricchimento sia per il docente che per l’apprendista Il nostro Istituto scolastico presenta ogni anno diversi Progetti didattici, abbastanza diversi l’uno dall’altro, ma molto interessanti per la gamma di argomenti trattati. Quest’anno si è partiti, per esempio, con quelli più «istituzionali», che sviluppano l’applicazione di una nuova Ordinanza in una professione e il rafforzamento della collaborazione con i nostri partner istituzionali, quali un’associazione professionale e i datori di lavoro, passando poi a progetti più tematici, che trattano il coinvolgimento dei docenti in attività didattiche sviluppate con gli apprendisti. Fra questi ultimi ci sono per esempio la sperimentazione del teatro nelle lezioni, la presentazione di lezioni tematiche legate all’ecologia, l’organizzazione di diverse conferenze e una bella giornata che ha fatto conoscere il continente africano, per arrivare all’applicazione delle nuove tecnologie nelle lezioni con l’utilizzo del tablet, ultima novità nel campo informatico. Questi progetti sono circoscritti a un anno di applicazione, con la possibilità di proseguire l’anno successivo, se si vuole approfondirli o completarli. Sono presentati in forma plenaria al Collegio docenti e durante gli incontri d’area, e – non da ultimo per im- Attività teatrale al Paravento di Locarno con l'attore e regista Miguel Ángel Cienfuegos. portanza – negli scambi tra i docenti e nelle loro classi. Lo scopo è di far passare questa informazione a tutta la comunità scolastica. Se c’è innovazione in questo campo, c’è anche l’interesse di scoprire nuove modalità di lavoro, per coinvolgere maggiormente gli studenti all’apprendimento. In tutte queste proposte c’è la percezione che molti apprendimenti sono più efficaci se organizzati con attività che rifletto- no lo studio degli aspetti pratici della materia, anche perché più affini ad una scuola professionale come la nostra, maggiormente preposta a sviluppare nel giovane il suo «saper trasmettere» le proprie competenze sul piano operativo. È una scuola che, dopo aver ereditato i contenuti della scuola dell’obbligo, fa i suoi passi per promuovere con delle innovazioni didattiche l’applicazione delle conoscenze, molte volte anche sociali. SPAI Locarno Progetti didattici 52 Progetti didattici Allieve parrucchiere impegnate nel progetto «I capelli in forma digitale», che prevede l'utilizzo del tablet. Un complimento va rivolto a tutti i docenti che hanno immaginato e costruito questi percorsi didattici, avvertendo l’interesse delle proprie classi. L’arricchimento è sempre vicendevole: per il docente è un bell’esercizio nella sua professione, che gli dà nuova carica, per l’apprendista una modalità di apprendimento molte volte più efficace. Mettiamo la scuola al centro del villaggio Per una società multiculturale e uno sviluppo sostenibile Michel Candolfi Responsabile progetti Progetti 2014-2015 TitoloResponsabile Implementazione della nuova Ordinanza sulla formazione di Parrucchiere/a CFP La progettazione e la sperimentazione di un programma nelle Conoscenze professionali, che riflette le direttive della nuova Ordinanza. Graziella Giovanettina Lavorare in rete per una migliore formazione Con l’obiettivo di ravvicinare la formazione scolastica alla pratica professionale: l’organizzazione di una rete di contatti della Scuola con l’Associazione CoiffureSuisse sezione unica Ticino ed i saloni. Lucia Del Fiore I capelli in forma digitale La progettazione e la sperimentazione del programma di Conoscenze professionali dei Parrucchieri, con l’utilizzo del tablet nelle lezioni. Delio Fontana Laboratorio di teatro per i progetti interdisciplinari In un progetto interdisciplinare e nell’ambito delle ore di Tedesco e Filosofia, lo studio e la realizzazione della pièce teatrale di Bertolt Brecht «Galileo Galilei». Raffaele Scolari Il noto climatologo Luca Mercalli (qui con il docente Lorenzo Scascighini) ha reso attenti sui cambiamenti climatici in atto e le responsabilità di ognuno di noi. ProSanDi (Progetto-Sanitari-Difficoltà)Giorgio Parolini L’accompagnamento di un coaching esterno ai docenti che insegnano e docenti d’area nell’area dell’Impiantistica, che hanno classi con particolari difficoltà d’apprendimento. Proposte per l’insegnamento con un approccio interdisciplinare per i temi ecologici Fiorenzo Malaguerra Lo studio e la realizzazione di una serie di attività didattiche che presentano temi ambientali nell’ecologia. La scuola al centro del villaggio L’organizzazione di diverse attività di Cultura generale, con conferenze che trattano la multiculturalità e la sostenibilità, una giornata tematica sull’Africa e una serie di mostre fotografiche. SPAI Locarno Lorenzo Scascighini 53 Il progetto di sede «La scuola al centro del villaggio» riassume, organizza e pone sotto lo stesso cappello molte delle attività che portiamo avanti e che trovano al suo interno una collocazione più appropriata, si valorizzano a vicenda e rendono più comprensibile il disegno d'insieme. Ma prima di tutto è una filosofia, uno spirito che anima le nostre giornate (o almeno così vorremmo che fosse); a noi piace pensare ad un'utopia che prende vita e che si libera al di sopra delle mura della scuola contaminando l'intera società. Con Luigi Zoja potremmo definirla «uto- pia minimalista», non perciò un desiderio di cambiare il mondo, ma fare ciò che si può fare, partendo da se stessi con piccole azioni etiche. L'utopia è un bisogno primario dell'essere umano che assolve la sua funzione quando richiede un ideale da realizzare, fa muovere il pensiero e le azioni favorendo così il cambiamento interiore dell'essere umano. Quando Luca, allievo di seconda, incontrandomi nei corridoi il giorno dopo l'ultima giornata multiculturale mi dice: «adesso vedo l'Africa e gli africani con occhi diversi», oppure quando Roberta, della Maturità post, scrive in un tema che, grazie alle attività di sede, si sente più aperta verso il mondo e ha potuto abbattere molti pregiudizi, mi convinco che siamo sulla strada giusta. La scuola, con i suoi tempi e i suoi ritmi, e soprattutto grazie alla sua natura non utilitaristica, permette nel corso degli anni questa maturazione. Ci piace pensare al nostro istituto come un laboratorio dove si intravvede l'embrione di quello che la società potrebbe essere in futuro. Massimo Recalcati scrive che la funzione principale della scuola resta quella di aprire mondi: è il luogo dell'incontro che trasporta, muove, anima, risveglia il desiderio, e non solo il luogo dove si ricicla il sapere. Troviamo riduttivo considerarci una sede molto attiva, perchè le varie iniziative sono la conseguenza di un modo di intendere la scuola in generale. I due pilastri principali che sorreggono tutto l'edificio sono la «multiculturalità» e la «sostenibilità», vere e proprie sfide della società di oggi e di domani; al centro vanno perciò posti valori come la cooperazione e la solidarietà. Le attività di sede si organizzano attorno a questi due macrotemi e hanno come obiettivo quello di sensibilizzare gli studenti a questi valori. Lo scorso anno ho letto in un giornale la notizia di un paese che, dopo essere stato distrutto dai bombarSPAI Locarno Progetti didattici 54 damenti, ha cominciato a ricostruire proprio dall'edificio scolastico. Mi è sembrata un’immagine molto bella, potente, carica di fiducia nel futuro. Nel 1600 in Francia, in un’epoca in cui il punto di riferimento etico e morale era il cristianesimo, è nato il detto «mettere la chiesa al centro del villaggio». La società è cambiata, si è secolarizzata ed ora, in un ipotetico centro, reale e simbolico, troviamo una banca o uno shopping center. Non sarebbe meglio se invece ci fosse la scuola? Non andremmo forse in una direzione migliore, più rispettosa degli esseri umani e dell'ambiente? Noi pensiamo proprio di sì. Sul piano operativo proponiamo conferenze, esposizioni fotografiche e l’ormai abituale giornata multiculturale. Cerchiamo però di mantenere chiara la linea filosofica de «La scuola al centro del villaggio» perché siamo convinti che dia quella qualità e profondità che mancherebbe se si trattasse solo di momenti isolati. Incontri e conferenze Ogni anno sono sempre sette o otto le conferenze che proponiamo agli allievi nella nostra sala multiuso: incontri con persone che vale la pena di conoscere, che approfondiscono temi che già si trattano in aula, ma anche altri che non rientrano nella griglia oraria. Ecco chi abbiamo ospitato quest’anno. Milada Quarella, presidente di BioTicino: «Alimentazione sostenibile» (21 ottobre 2014, presenti 100 allievi). Sul tema della sostenibilità torniamo ogni anno da differenti angolazioni. La signora Quarella ha affrontato la questione dal punto di L'avvocato Paolo Bernasconi ha illustrato la portata storica del Diritto e la sua influenza sulle società umane. SPAI Locarno Progetti didattici vista dell’impatto dell’alimentazione sul piano sociale, economico e ambientale. I consigli pratici hanno poi reso più consapevoli tutti noi (e ci hanno perciò orientati verso scelte più rispettose), ma anche attenti a non rinunciare al piacere del cibo. Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società meteorologica italiana: «I cambiamenti climatici» (4 novembre 2014, presenti 90 allievi). Un relatore d’eccezione per discutere di un problema mondiale sul quale non ci si può proprio più nascondere: i cambiamenti climatici e la responsabilità di tutti noi. Aiutato da un PowerPoint ricchissimo e da una «presenza scenica» notevole, Luca Mercalli ha cercato di smuovere le nostre coscienze e di farci percepire la gravità della situazione. Chiaro il monito conclusivo: se il nostro stile di vita non cambia (e anche alla svelta), diventando più sobrio, meno consumistico, più attento all’ambiente, le conseguenze saranno gravissime per l’intera umanità. Purtroppo a volte la storia si ripete: come al tempo della peste descritta da Manzoni ne «I promessi sposi», gli uomini preferiscono sminuire il rischio pur di non guardarlo diritto negli occhi. Luca Mercalli ci ha avvertiti... Paolo Canova e Diego Rizzuto, Radix Svizzera italiana: «Fate il nostro gioco», conferenza-spet- tacolo sul gioco d’azzardo (12 novembre 2014, presenti 70 allievi). In uno spettacolo coinvolgente, animato benissimo dai due attori, i presenti sono stati sensibilizzati ai rischi del gioco d’azzardo e del gioco online. Soprattutto ci si è soffermati sulle probabilità di vincita e di perdita e sulle conseguenze psicologiche. Paolo Bernasconi, avvocato: «I diritti umani» (10 dicembre 2014, presenti 80 allievi). La nascita del Diritto, la sua portata storica e l’influenza sulle società umane: questo il punto di partenza del relatore. In seguito, grazie anche a una testimonianza in un video e a un’intervista, si è approfondito il tema dei diritti umani nel mondo. Alberto e Adriana Eisenhardt: Il progetto «Casadoscurumins» (21 dicembre 2014, presenti 40 allievi). Ogni anno Alberto e Adriana vengono a raccontarci del loro progetto nella favela di San Paolo: il rapporto si è consolidato e si può parlare di un gemellaggio (o meglio amicizia) a distanza. I relatori ci hanno fatto vivere la realtà della vita nella favela, fatta di violenza, droga, delinquenza, e il progetto che dona speranza in una vita migliore a molti bambini e giovani che ogni giorno, tra mille difficoltà, si recano alla Casadoscurumins. Imparo a consumare in modo responsabile Daria Lepori, Sacrificio Quaresimale: «La verità dietro ai jeans che indossiamo» (diversi incontri, febbraio 2015, presenti una sessantina di allievi). Noi tutti comperiamo e indossiamo regolarmente i jeans; ma ci siamo mai chiesti dove Gli incontri con Daria Lepori hanno fatto emergere drammatiche realtà per quanto concerne l'ambiente e i diritti umani. vengono prodotti? E in che condizioni per i lavoratori? Daria Lepori, presente in più lezioni di Cultura generale, ha risposto a queste domande facendo emergere una realtà non sempre rispettosa dell’ambiente e dei diritti umani. E allora cosa possiamo fare noi? Prima dell’acquisto informiamoci, e poi scegliamo se comperare o meno! Lavinia Sommaruga, Comunità di lavoro delle Organizzazioni di cooperazione internazionale: «Guida ai consumi responsabili» (diversi incontri, febbraio-marzo 2015, presenti una sessantina di allievi). Anche Lavinia Sommaruga ha scelto di parlare a gruppi ristretti per dare più spazio al dibattito in comune. I consumi responsabili e le nostre scelte quotidiane quando facciamo la spesa nei negozi di alimentari: temi che hanno suscitato una serie di domande che vanno al cuore del problema, e che implica- 55 no anche la nostra possibilità di essere attori attivi: da deve viene il prodotto? La produzione è rispettosa dell’ambiente? I diritti dei lavoratori sono rispettati? Angela Ospina, sociologa, direttrice del CAPS (Centro di accompagnamento psicosociale per famiglie vittime di violenza in Colombia): «Colombia: Gioventù e Pace» (2 giugno 2015, presenti 40 allievi). Ancora una realtà lontana da noi, con adolescenze diverse dalle nostre, e perciò che offrono la possibilità di uscire dal nostro orticello per immedesimarci in qualcosa di Altro. La Colombia e i suoi giovani sono stati i protagonisti del racconto di Angela, che con gli adolescenti in difficoltà, vittime della violenza di un conflitto armato di cui non si parla mai (ma tragico come tutte le guerre che stanno invece sulle prime pagine dei nostri giornali), lavora quotidianamente nel tentativo di instradarli su un binario sano, costruttivo e con un futuro davanti. Le altre attività di sede Esposizioni fotografiche. Il «cubo» espositivo a pianterreno ha accolto tre esposizioni: «Emozioni d’Africa» del fotografo Fulvio Pettinato, una serie di immagini naturalistiche lungo tutte le quattro stagioni dell’ex allievo Loris De Bortoli e infine l’«olddogsproject», cioè primi piani di cani anziani del collega della SSMT Roberto Mossi. Lo spazio è aperto a tutti coloro che desiderano esprimersi con la fotografia, ma anche attraverso il disegno. Gruppo «Sostenibilità». Composto da una decina di colleghi, il Gruppo Assieme si è ritrovato un paio di volte lungo l’anno scolastico, ma in più occasioni, in via del tutto informale, abbiamo discusso progetti e idee SPAI Locarno Progetti didattici 56 davanti a un caffè in mensa o dopo una pizza al ristorante. Le idee sono molte e riteniamo che la «sostenibilità» debba essere sempre più presente nella vita quotidiana della scuola. In ogni aula si sono messi dei nuovi cestini in cartone per la raccolta della carta e altri per il resto dei rifiuti. Anche la raccolta del PET è stata potenziata. Col tempo ci piacerebbe mettere in pratica molte delle nostre iniziative, magari in un anno scolastico chiamato «dell’energia». Progetti didattici Gruppi «raccoglitori di idee». I gruppi che formano il progetto d’insieme «La scuola al centro del villaggio» sono definiti «raccoglitori di idee». I docenti che hanno deciso di fare parte del gruppo (credono nell’idea di fondo, hanno tempo, …) non sono gli unici a poter dire qualcosa, anzi, tutti i docenti della scuola, tutti gli allievi e tutto il personale sono invitati a portare le loro idee e le loro iniziative. Potremmo dire che il gruppo è il terminale conclusivo e fa da tramite anche per chi non può essere presente o è poco in sede. Le idee, meglio, le buone idee (e con questo intendo costruttive e per il bene di tutta la scuola) non hanno appartenenza e non sono soggette a nessun tipo di gerarchia: sono buone e basta. A noi sembra il sistema più democratico possibile, perché mette al centro il bene comune. Lorenzo Scascighini Coordinatore delle attività di sede Allievi in difficoltà e demotivati: un intervento fra sostegno e prevenzione Il progetto di formazione e accompagnamento dei docenti (ProSanDi) è nato dalla costatazione che parecchi allievi del terzo anno dell’Impiantistica si trovavano in difficoltà nell’affrontare le esigenze e le scadenze dell’ultimo anno della loro scolarizzazione. Una parte consistente degli allievi venivano descritti come poco motivati, poco coinvolti nelle proposte didattiche, rinunciatari di fronte alle scadenze degli esami finali, come se già si sentissero nell’impossibilità di superare gli ostacoli finali. Accanto a questa situazione scolastica a volte precaria, venivano segnalate situazioni di allievi in difficoltà per ragioni personali e familiari oppure legate alle relazioni con i datori di lavoro. L’idea è stata quindi di stabilire una serie di incontri tra i docenti coinvolti nella formazione allo scopo di condividere i problemi, analizzarne il significato e iniziare un accompagnamento di sostegno individuale. Con l’avallo dello IUFFP, questo progetto ha preso la forma di un corso costituito da incontri mensili nei quali si sono voluti descrivere i problemi, interpretarli alla luce di alcuni concetti di riferimento e proporre alcuni rimedi possibili. Uno dei docenti ha assunto fin dall’inizio il ruolo di interlocutore per gli allievi che manifestavano difficolSPAI Locarno tà personali. Essi potevano autosegnalarsi oppure essere indicati dai docenti in base all’osservazione del loro modo di comportarsi o di esprimersi in classe. Questa presenza ha rapidamente permesso agli allievi e alle classi di sviluppare la consapevolezza che l’istituzione manifesta interesse nei loro confronti, ciò che ha suscitato in loro un sentimento positivo di non essere lasciati da soli. La progressiva conoscenza dei problemi da parte dei docenti da un lato, e il sentimento degli allievi di essere accompagnati dall’altro, hanno migliorato il clima nelle classi, senza naturalmente risolvere i problemi di apprendimento accumulati negli anni. Questo primo esito ha confermato la necessità di sviluppare maggiore attenzione alle relazioni con gli allievi, e ciò fin dal primo anno. Nel contempo si è trattato di migliorare l’organizzazione didattica delle attività, in modo da coinvolgere gli allievi, calibrandole anche sulle loro possibilità e motivazioni. Diversi sono stati i problemi emersi negli incontri realizzati nell’ambito del progetto: • come creare le condizioni base di un contratto di lavoro in classe: rispetto, attenzione, empatia, regole, ecc.; • necessità di una condivisione di principi minimi da parte di tutti i docenti; Edo Dozio: «Il corso ha confermato la necessità di sviluppare maggiore attenzione alle relazioni con gli allievi, e ciò fin dal primo anno». • ricercare attivamente un adattamento delle proposte didattiche alle possibilità degli allievi, in modo da poter far loro vivere situazioni di successo scolastico; • tenere conto delle difficoltà cognitive e di metodo di lavoro degli allievi, della loro scarsa autonomia e capacità di mantenere consapevolmente l’attenzione; • cercare di far emergere il senso delle proposte didattiche (perché, quale significato, quali conseguenze, che relazione con la vita quotidiana); • alternare i metodi di lavoro in classe con compiti di breve durata, ridurre il tempo di lezione sostituendolo con lavori da svolgere. Al termine del percorso di un anno scolastico, si è constatato che i problemi più evidenti di gestione dei gruppi del terzo anno sono rientrati. Permangono invece le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi formativi previsti dalle Ordinanze. In conclusione elenchiamo quindi alcuni temi che richiedono più attenzione sistematica fin dal primo anno: • i docenti si conoscono poco e non condividono necessariamente le regole di base di una gestione della classe, favorendo così atteggiamenti poco civili da parte degli allievi (poca attenzione e rumore in classe, scarsa puntualità e nelle consegne dei lavori, linguaggio e comportamenti non confacenti). Quindi: maggiore condivisone delle regole di base; 57 • necessità di un maggior contatto con la persona-allievo e una più approfondita conoscenza di alcune delle sue caratteristiche. Il contatto personale crea vicinanza ed evita comportamenti apparentemente accettabili in un ambiente anonimo o indifferente. Quindi: maggiori occasioni di contatto personale (all’inizio e alla fine delle lezioni, quando si gira fra i banchi) e di scambio con i colleghi (di classe ma non solo). Il docente di cultura generale tematizza la conoscenza di sé dell’allievo a inizio anno; auspicabile è anche un consiglio di classe a metà semestre; • garantire un funzionamento della classe tranquillo e concentrato, evitando rumore e distrazioni, quale condizione per l’inizio delle attività didattiche. Quindi: gestire attivamente l’organizzazione della classe in modo non verbale; • stimolare e facilitare la verbalizzazione, la presa di coscienza, l’autovalutazione degli allievi sia per quanto concerne il loro comportamento sociale, sia verso l’apprendimento e il lavoro, e creare una opportunità di sostegno individuale da parte di un docente (ev. di classe) per gli allievi che sembrano più in difficoltà. Quindi: sostegno personalizzato di ascolto fin dal primo anno; • procedure di valutazione degli allievi più descrittive delle loro capacità attualizzate nelle attività scolastiche in modo da rendere la valutazione più informativa per gli allievi e per i docenti anche riguardo all’orientamento (ad es. scelta di un biennale piuttosto che di un triennale). Quindi: procedure di valutazione più criteriali, più esplicative dei procedimenti messi in gioco, accanto alle valutazioni sommative previste dall’istituzione; • attenzione alle pratiche didattiche, da calibrare sulle possibilità/capacità degli allievi (spesso già confrontati con una scolarità non brillante e con poca fiducia nei propri mezzi) in modo da poterli tenere agganciati ai temi e poter quindi chiedere loro delle produzioni che siano testimonianza di una loro evoluzione, di un loro apprendimento. Quindi: variare le modalità didattiche, chiedere regolarmente brevi produzioni, separare i momenti di ascolto da quelli di produzione; • ricercare il successo scolastico degli allievi, quale condizione della loro partecipazione propositiva alle attività scolastiche sull’arco dei tre anni. Quindi: dosare fin dall’inizio le attività in modo che i compiti siano risolvibili (almeno in parte) e aumentare progressivamente le richieste per ottenere nuovi apprendimenti. Edo Dozio Animatore del corso SPAI Locarno Progetti didattici 58 Progetti didattici Approccio interdisciplinare per i temi ecologici Un progetto in linea con la tematica della sostenibilità La Redazione di SPAI News mi ha proposto di redigere un articolo che spiegasse i contenuti del progetto che sto portando avanti da settembre 2014, intitolato «Proposte didattiche di insegnamento con un approccio interdisciplinare per i temi ecologici». Ho subito colto positivamente questa richiesta per condividere con tutti i colleghi l’avanzamento di questo lavoro di ricerca e le sue finalità. Sono da sempre amante della natura, adoro osservare la flora, la fauna e tutto l’ambiente circostante, compreso l’influsso meteorologico. La famigerata estate del 2003, con temperature tropicali record, è stata quel fattore che ha dato vita anche al mio interesse per il clima e ai suoi mutamenti. Il resto lo paragono alle scatole cinesi, dove la curiosità e la fame di sapere inducono come per inerzia a saziarsi di nuove conoscenze. In questo cammino per trovare delle risposte mi sono imposto l’obiettività di giudizio, non l’ideologia o il libero arbitrio. Chi si addentra in simili tematiche, io in particolare come economista, non può esimersi dal formulare il seguente quesito: «Come può l’umanità svilupparsi da un punto di vista sociale ed econoSPAI Locarno mico senza compromettere la terra, le sue risorse, tutti gli esseri viventi e in particolare le generazioni future?». La coscienza sociale, e soprattutto l’informazione riguardo a questa problematica, aumenta in maniera costante. Questo passaggio non deve per forza arrivare a nuovi divieti che limitano la libertà personale, ma può concretizzarsi attraverso soluzioni tecnologiche, economiche o di piccole scelte quotidiane di risparmio che, sommate singolarmente, portano a risultati considerevoli. Dal 2008 fino allo scorso anno ho avuto l’onore di poter tenere i corsi della materia complementare della Maturità professionale, che ho chiamato «Economia ed Ecologia». Le finalità consistevano nel dare delle risposte a chi vuole adottare dei comportamenti maggiormente rispettosi dell’ambiente permettendo comunque all’uomo di non rinunciare agli standard di benessere odierni. Dato l’interesse riscontrato, lo scalino successivo è stato chiedermi se altri docenti desiderassero affrontare i temi ecologici, come accenno, in forma interdisciplinare o anche disponendo di intere unità didattiche già elaborate. Questo punto di condivisione ha dato il la all’idea di elaborare un progetto per le Scuole professionali cantonali, grazie al sostegno della Divisione della formazione professionale. Credo che l’utilità del progetto sia anche evidenziata del nuovo Piano quadro per la Maturità professionale, che sottolinea l’importanza di riferirsi alla tematica della sostenibilità. Discutendo con alcuni colleghi la consapevolezza si è vieppiù accresciuta: anche i regolamenti di altre professioni chiedono di mettere maggiormente l’accento su questi aspetti, ad esempio nell’area dei Parrucchieri. Il progetto, non ancora terminato, potrà però già essere messo a disposizione di chi lo desiderasse, considerando che sono stati svolti due principali punti dei tre che mi ero prefissato. Nella prima parte sono state esposte le origini di questa accresciuta sensibilità sociale verso i temi ecologici e, grazie all’aiuto di dati scientifici, la mia opinione sull’effettivo cambiamento climatico con le possibili conseguenze. Nella seconda fase sono state redatte delle schede tecniche inerenti i vari sottotemi («L’impatto dei prodotti e le scelte alimentari», «La produzione e il consumo di energia», «Riciclaggio e gestione dei rifiuti», «L’impronta ambientale e lo sviluppo sostenibile», «La mobilità», «Il commercio equo e il biologico») per dare la possibilità al docente di raccogliere le nozioni di base prima di affrontare un determinato argomento con gli studenti. Nella fase conclusiva, ossia quella che resta da svolgere, verranno create delle proposte di unità didattiche dettagliate con gli eventuali supporti da poter sperimentare per chi lo desidera. Concludo ricordando che da quasi tre secoli i maggiori pensatori analizzano l’andamento economico: alcuni di loro profetizzavano che le società non potevano crescere a quei ritmi e sarebbero finite in una condizione di sussistenza. Si sono sbagliati, grazie al progresso tecnologico. Nel 1974, il fondatore del Club di Roma1 Aurelio Peccei disse: «Ci stiamo comportando come dei forsennati utilizzando più risorse di quelle a nostra disposizione, bisognerà assolutamente cambiare stile di vita per non andare incontro a mutamenti irreversibi- 59 li». Non siamo ancora a questi livelli ma condivido questo pensiero, sottolineando che viviamo secondo un modello di crescita infinita, di popolazione in vertiginosa crescita, ma in un mondo che per definizione è finito. Fiorenzo Malaguerra Docente di Economia Club con la missione di agire come catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l'umanità si troverà ad affrontare. Si chiama così poiché la prima riunione è avvenuta a Roma. 1 L’energia a 360 gradi abbinando Fisica e Tedesco Il PDI della classe MI3 è stato anche l’occasione per effettuare diverse visite «sul terreno» Nel corso del terzo anno gli allievi di Maturità svolgono il Progetto didattico interdisciplinare: il PDI della classe MI3 riguardava l’energia, considerata dal punto di vista della produzione energetica, del consumo, degli aspetti legislativi, economici e ambientali. Per abbinare le materie Fisica e Tedesco gli allievi hanno cercato di confrontare la situazione svizzera con quella germanica e hanno tenuto delle presentazioni in tedesco sul tema dell’energia. A supporto della loro ricerca abbiamo visitato la centrale nucleare di Gösgen (Canton Soletta) e l’azienda Sunage, che a Balerna assembla pannelli fotovoltaici. Ci è stato inoltre possibile vedere gli apparecchi (gli SPAI Locarno Progetti didattici 60 inverter) che immettono nella rete l’energia prodotta dai pannelli sul tetto della Borgovecchio SA e salire sul tetto della Scuola media di Balerna per vederne l’impianto fotovoltaico, entrambi progettati e installati dalla AGERE-SA di Chiasso. Ringraziamo moltissimo il personale della Kernkraftwerk Gösgen-Däniken AG; le signore Laura Di Cesare e Maria Luisa Clauser (vicepresidente) della Sunage SA; Oscar Piffaretti, Corrado Noseda e Patrick Agustoni della AGERE-SA per la loro accoglienza, la Progetti didattici grande disponibilità e la competenza messaci a disposizione. Tatiana Pissoglio Docente di Tedesco e Massimiliano Guidolin Docente di Fisica Cartoline da Gösgen «La gita alla centrale nucleare di Gösgen è stata molto utile per capire di cosa abbia bisogno una centrale nucleare per funzionare in modo sicuro ed efficiente. Durante la gita si sono fatti accenni all’incidente di Fukushima e allo stato di quella centrale paragonato a quella che stavamo visitando. Abbiamo avuto modo di vedere quanto il nucleare possa essere una fonte energetica economica e sotto certi aspetti più ecologica di altre.» Sergio «Ho iniziato questa visita con un’idea contraria nei confronti dell’energia nucleare, ma durante la giornata ho cambiato la mia visione al riguardo perché ho capito che lasciare quest’energia non è per niente facile, se non si ha un progetto concreto.» Fabio «Personalmente la visita a Gösgen l’ho trovata molto istruttiva. La nostra conoscenza riguardo alla tecnologia atomica è stata ampliata e molte domande riguardo all’ambiente hanno ricevuto risposta. Era interessante anche cercare di capire come andrà avanti la Svizzera senza questa risorsa. La mia parte preferita è stata la visita al locale turbine: impressionante!» Sindhu «La centrale nucleare era molto interessante: ci hanno mostrato quanta energia poteva essere ricavata da una piccola quantità di uranio e come funzionava il suo processo di lavorazione.» James «Tra una zuppetta e l’altra, offerte gentilmente dal bar per superare le intemperie, ci è stato spiegato il funzionamento della centrale e di tutti i suoi sistemi di sicurezza. Inoltre abbiamo anche discusso dei relativi problemi del nucleare.» Matthias «Siamo stati accolti molto bene dallo staff della centrale, ci hanno offerto da bere e da mangiare. Durante la visita abbiamo visto un filmato sull’importanza dell’energia elettrica al giorno d’oggi e poi ci hanno spiegato le caratteristiche e il funzionamento della centrale. Poi abbiamo visitato l’esterno della centrale e la sala turbine.» Aleksandar SPAI Locarno 61 Messaggi da Balerna «L’uscita a Balerna, con tematica centrata sui pannelli solari, è stata altrettanto interessante. Anche qui le nostre domande , sempre riguardo alla produzione e all’inquinamento, hanno trovato risposte esaustive. La visita alla fabbrica della Sunage è stata la parte della giornata che ho gradito maggiormente, in quanto mi ha fatto comprendere il funzionamento dei pannelli, che ricoprono ormai sempre più tetti del nostro Cantone, e il processo del loro assemblaggio. È stato anche interessante vedere come devono essere posizionati i pannelli per sfruttare al meglio l’irraggiamento solare senza avere perdite, perché – lavorando a cascata – se un pannello non produce la massima potenza anche gli altri ne subiscono l’influenza.» Sindhu «L’uscita è stata interessante e utile, mi ha permesso di approfondire concetti che prima erano vaghi e di vedere come vengono creati i pannelli fotovoltaici in tutti i loro componenti. La visita è stata però organizzata alla fine di un progetto scolastico inerente a essa: se fosse stata fatta all’inizio, o durante il progetto, sarebbe stata molto più utile.» Francisco «La gita all’azienda produttrice di impianti fotovoltaici a Balerna è stata una dimostrazione pratica di ciò che abbiamo incontrato durante il Progetto didattico interdisciplinare di Maturità: abbiamo visto come avviene la produzione a partire dalle singole componenti, come i pannelli prodotti vengono implementati e con quale rendimento.» Sergio «Questa giornata mi ha permesso di approfondire l’argomento delle energie rinnovabili, in particolar modo quello dell’energia solare, avendo la possibilità di vedere la produzione dei pannelli fotovoltaici e di un impianto fotovoltaico sul tetto della Scuola media di Balerna.» Fabio «È stato istruttivo vedere il procedimento di produzione dei pannelli solari; e sul tetto della Scuola media è stato interessante vedere il posizionamento dei pannelli e capirne il perché.» Matthias SPAI Locarno Incontri in Mediateca Incontri in Mediateca 62 Cento anni e cento guerre Dieci serate nel centenario del primo conflitto mondiale Nel centenario dell’inizio del primo conflitto mondiale, il tema conduttore degli Incontri in Mediateca per l’anno scolastico 2014-‘15 è stata la guerra. Secondo non pochi storici e politologi, la Grande guerra fu l’evento che delineò le coordinate fondamentali del ventesimo secolo. Molta storiografia è infatti concorde nel considerare la seconda guerra mondiale come una prosecuzione della prima. La mobilitazione totale di tutti i settori della società, l’industrializzazione e tecnicizzazione dei conflitti armati, la crescita esponenziale delle vittime fra la popolazione civile, l’estensione delle operazioni belliche a ogni ambito della realtà territoriale (sopra e sotto la superficie dei mari, nei cieli e in ogni angolo della terraferma), lo sterminio spesso pianificato di intere popolazioni e altre innovazioni, pratiche, eventi ed effetti sono senz’altro riconducibili a quella immensa catastrofe mondiale – e peraltro non cessano di spiegare effetto nella realtà contemporanea. Più che un quadro generale, durante gli Incontri si è tentato di mettere a fuoco alcuni aspetti della guerra così come sono andati delineandosi da cento anni a questa parte. • Lo scrittore e giornalista Sergio Roic ha affrontato il tema secondo la prospettiva del romanzo dello scrittore serbo Aleksandar Galatica, Secolo – cento e una storia di un secolo, in cui oltre centocinquanta personaggi raccontano un evento che ha aperto le porte all’epoca globale in cui oggi viviamo. • Lo storico del diritto e giudice del Tribunale penale federale, dott. Roy Garré, ha parlato di diritto umanitario internazionale, che allo scoppio della grande guerra, in forma ancora rudimentale, già esisteva, ma che proprio in ragione delle dimensioni planetarie del conflitto e della potenza tecnica in esso dispiegata conobbe a partire da quegli anni uno sviluppo assai importante. • Con Cronaca di una grande guerra, il docente di storia Roberto Sala (deceduto giovanissimo non molti mesi fa) ha posto in evidenza le principali caratteristiche della Grande guerra, in particolare l’uso di nuove armi, la dimensione della carneficina e la mobilitazione totaSPAI Locarno Raffaele Scolari, organizzatore degli Incontri. le dell’economia a sostegno degli sforzi bellici. • Come insegnare la guerra? Questo è stato il tema della quarta serata, durante la quale Pasquale Genasci, esperto di Storia della Scuola media, ha fatto il punto sulle scuole storiografiche che si sono delineate negli ultimi decenni, con l’obiettivo di indicare taluni punti di vista importanti (in particolare in riferimento a periodizzazioni, scale spaziali e attori sociali) da assumere nell’insegnamento scolastico. • Nell’Incontro di gennaio, il prof. Maurizio Guerri dell’Universtità degli Studi di Milano ha trattato del rapporto fra filosofia e guerra, con particolare riferimento a Ernst Jünger, da molti considerato come il filosofo della guerra per eccellenza. Scrittore, filosofo e soldato in entrambi i conflitti mondiali, in molte sue opere analizzò l’evento bellico moderno con lo stesso rigore con cui si dedicava agli studi e alle ricerche di entomologia. Sue sono le nozioni di «soldato-lavoratore» e di «mobilitazione totale al lavoro», le quali stanno a indicare il nuovo soggetto e la nuova realtà sociale e produttiva che nella e con la prima guerra mondiale si sono imposti e da allora segnano e condizionano l’evoluzione storica fino ai nostri giorni. • Geografia bellica è stato il titolo della sesta serata, animata dal geografo Stefano Agustoni. Quante guerre, dichiarate o non dichiarate, si combattono oggi? Quanti spazi vuoti, ossia regioni senza guerra, vi sarebbero su un ipotetico atlante bellico? Sappiamo tutti che in molte regioni del mondo si combattono guerre atroci; tuttavia, spesso siamo indotti a credere che la situazione globale sia tutto sommato sotto controllo. Per contro, dei 193 Paesi membri dell’ONU, uno su cinque è in stato di belligeranza! • Nel secolo delle guerre mondiali, la Shoah rappresenta il culmine dell’abisso: l’uomo diviene cosa, del tutto fungibile, da rimuovere dal mondo come si fa con i topi che infestano una tranquilla cittadina di provincia. Nel 1961 si svolge il processo ad Adolf Eichmann in una Gerusalemme abitata da migliaia di scampati alla distruzione dell’ebraismo europeo. Durante il settimo Incontro il sociologo e storico del pensiero Ruggero D’Alessandro ha presentato il caso a partire dall’opera che la pensatrice Hannah Arendt, ebrea tedesca rifugiatasi negli Stati Uniti, vi ha dedicato, concentrandosi su quella che è ormai divenuta una categoria canonica: la banalità del male. • La guerra e l’immigrazione hanno costituito il quadro entro cui si è dispiegata la riflessione di Francine Rosenbaum, saggista e formatrice etnoclinica. Attraverso una succinta storia dei migranti che hanno segnato 100 anni fa l’inizio del riconoscimento di Ascona e Locarno come centro artistico, filosofico e politico europeo, la relatrice ha posto l’accento sul progressivo slittamento squalificante delle rappresentazioni della migrazione e sul conseguente smarrimento della memoria sto- 63 rica di questo nostro patrimonio nelle giovani generazioni. • La penultima serata è stata dedicata alla dimensione territoriale della guerra. Il relatore (Raffaele Scolari) ha mostrato come le guerre del ventesimo secolo abbiano modificato profondamente i modi di percepire, abitare e plasmare gli spazi delle nostre vite. Oggi la guerra è onnipresente nella realtà spaziale, anche nella pacifica Svizzera. La guerra è tutt’altro che lontana da noi, al contrario trapunta la nostra realtà territoriale di ogni giorno, secondo la modalità della sua progressiva invisibilizzazione. • Ultima serata quella dedicata non alla guerra, ma alla pace, e più precisamente alle tante paci, effettive o apparenti. Il prof. Peter Praxmarer, docente presso l’USI, ha mostrato come gli importanti cambiamenti nei modi di condurre le guerre abbiano modificato profondamente l’antidoto alle stesse: la pace, anzi, le paci – giacché ogni guerra chiama la sua pace... auspicabile, agognata, possibile o impossibile. Raffaele Scolari Coordinatore degli Incontri Gli Incontri si svolgono nel salottino della Mediateca, in un ambiente informale che consente a tutti i partecipanti di dialogare liberamente con i relatori. SPAI Locarno Contributi docenti 64 Contributi docenti Come l’Agorà nell’antica Grecia Domenico Sciulli: «La passione per l'insegnamento è comune a tutti i docenti della nostra sede». Sono al primo anno di insegnamento alla sede SPAI di Locarno, anche se ho già avuto l’occasione di conoscere la sede visto che l’anno precedente avevo insegnato Economia e diritto alla Scuola medico-tecnica, pure ospitata dal Centro professionale di Locarno. Come nuovo arrivato, inizialmente la mia priorità è stata quella di conoscere un po’ di più quali fossero le professioni nelle quali i miei futuri allievi sarebbero stati formati, in maniera tale da capire meglio con quali tipologie di allievi avrei effettuato il mio «viaggio» durante l’anno scolastico che da lì a breve sarebbe cominciato. E con mio stupore mi sono accorto immediatamente che l’alternanza di settimane A e B era solo un lontano ricordo! Con la rotazione di 4 settimane diverse (A, B, C e D) e le loro rispettive varianti (Ba, A+, ecc.) mi sono reso conto che alcuni allievi li avrei visti solo una volta al mese… e questo per me ha rappresentato una novità, visto che in passato avevo sempre insegnato in sedi scolastiche (Liceo di Locarno, SCC di Bellinzona, CPC di Locarno) nelle quali gli allievi li incontravo a lezione con cadenza settimanale. In aggiunta ho dovuto naturalmente adattarmi agli obiettivi di insegnamento delle materie che avrei proposto (Economia e diritto, Contabilità ed Economia aziendale), basandomi sul piano di sede di ogni materia. Tutte queste cose fanno parte del gioco; più che grattacapi rappresentano motivazioni aggiuntive a fare di più… e meglio. SPAI Locarno Ma oltre a questi aspetti riguardanti la professione di insegnante tout-court, l’impatto iniziale nel mettere piede in una nuova sede proviene dai rapporti umani con Direzione, personale amministrativo e colleghi. La disponibilità della Direzione della SPAI di Locarno è stata più che soddisfacente. Il direttore Claudio Zaninetti mi ha subito fatto un’ottima impressione… e già questo è un buonissimo segnale: capisci già dall’inizio che le cose non potranno che andare bene! Per non parlare delle persone che lavorano in segreteria, tutte molto giovani, ma che con la loro simpatia… e soprattutto con la loro professionalità rendono le questioni burocratiche/amministrative qualcosa di veloce e leggero. Identico discorso per i due custodi, persone che incroci immediatamente sul tuo cammino in una nuova sede scolastica (per il ritiro delle chiavi e per i chiarimenti riguardo le fotocopie). Non da ultimo c’è la volontà di scoprire chi saranno i tuoi colleghi di lavoro, ognuno con una propria storia da raccontarti, ognuno diverso. L'aula docenti come l'Agorà nell'antica Grecia L’aula docenti per me è come l’Agorà nell’antica Grecia: la piazza nella quale si creavano e si mantenevano i rapporti interpersonali. Però a differenza di allora, in aula docenti non c’è per fortuna l’esclusione delle colleghe donne! Conoscere nuovi colleghi è sempre qualcosa di molto interessante. Secondo me bisogna avere la capacità di entrare in punta di piedi in un nuovo gruppo di persone: farsi conoscere poco alla volta e avere una buona capacità di ascolto. Come in tutte le relazioni umane, saltano immediatamente all’occhio simpatie, antipatie, senso del rispetto, ecc. Nell’aula docenti si vede tutto questo; un concentrato di rapporti umani che potrebbe durare lo spazio del quarto d’ora di pausa del mattino come pure un tempo più prolungato durante la pausa pranzo. Il mio spirito di osservatore subito si attiva. Di fronte alla lettura di un articolo di giornale che tratta una tematica economica (articolo pronto ad essere fotocopiato perché oggetto di una futura lezione), la mia attenzione cade anche sui discorsi dei miei colleghi che si stanno intrattenendo allo stesso tavolo. E allora tra un discorso legato a un tema di attualità e uno legato alla partita di calcio della sera precedente, mi guardo attorno e percepisco un senso di entusiasmo. Entusiasmo poiché mi accorgo che tra il corpo docenti ci sono colleghi che provengono da esperienze professionali completamente diverse, con percorsi formativi che non hanno nulla in comune. Dove la passione è comune le differenze si annullano La docente che insegna una materia professionale nel campo della cura del corpo che discute con il docente che insegna una materia umanistica (Storia). Oppure il collega che insegna una materia professionale legata al campo dell’impiantistica che discute con il docente che insegna Tedesco con una formazione accademica in filosofia. E potrei andare avanti per tanto tempo. Tutto questo per dire che in una scuola professionale come 65 quella di Locarno, nella quale si incrociano tante professioni molto diverse tra di loro, le differenze tra profili professionali degli insegnanti e percorsi di formazione diversi si annullano, poiché la passione per l’insegnamento è comune a tutti i docenti, ed è proprio questo che fa la forza di una sede come quella della SPAI di Locarno; e per chi come me viene da esperienze di insegnamento in sedi scolastiche nelle quali queste differenze sono nettamente meno marcate, questa è un opportunità di arricchimento umano di valore inestimabile. Non da ultimo l’arricchimento per il docente di una scuola professionale arriva naturalmente dall’interazione con gli allievi: da alunni che lavorano in settori molto diversi tra di loro non posso che imparare sempre qualcosa di nuovo, tanto da arrivare alla fine della lezione e sentirmi privilegiato a essere davanti a un gruppo di adolescenti, poiché ho imparato qualcosa in più senza che gli allievi se ne accorgessero. Domenico Sciulli Docente di Economia Un anno alla SPAI di Locarno Il primo anno di insegnamento è sempre caratterizzato da un forte entusiasmo che va però a collidere con una serie di dubbi, paure, incertezze. La mia esperienza non è stata da meno: ricordo ancora il primo giorno, quando, accompagnato dal collega Mauro Euro, sono entrato in aula. Molta emozione, un po’ di paura, insomma, come se fosse il primo giorno di scuola. Una volta in aula, una volta presa la parola, fatte le dovute presentazioni, le paure, le incertezze e i dubbi svaniscono, almeno per 45 minuti. Può capitare che riaffiorino in seguito, una volta finita la lezione, ma se usati in modo autocritico sono un importante mezzo per migliorarsi. Ripensando a quest’anno scolastico alla SPAI di Locarno, molti momenti riaffiorano nella mia mente. Un elemento in particolare, che è anche la forza della sede, la sua caratteristica, è l’aria che si respira nell’istituto, dove confronto costruttivo, scambio di idee, aiuto reciproco la fanno da padroni. Mi sono subito sentito a mio agio: confrontandomi con gli altri docenti, ponendo domande, esprimendo i miei dubbi, ho trovato sempre la porta aperta al dialogo. In questo modo sono riuscito a superare i primi mesi, senz’ombra di dubbio i più difficili. Il tempo è poi volato in un batter d’occhio, tra la preparazione delle prime verifiche, le prime correzioni, le prime note Ludovic Stefanicki: «Poter contare sugli altri colleghi è stato un aiuto non indifferente». SPAI Locarno Contributi docenti 66 assegnate, i primi consigli di classe, eccomi qui a scrivere queste righe che riassumono brevemente la mia esperienza. Ambiente dinamico Per un insegnante il primo anno è una tappa molto importante, nella quale si pongono le basi per il futuro professionale. Lo spirito con il quale si affronta questa sfida è sicuramente fondamentale, ma lo è altrettanto l’ambiente della sede. Lavorare in un clima dinamico, stimolante, sapendo di poter contare sugli altri colleghi è stato un aiuto non indifferente. Dal punto di vista umano e professionale questo primo anno scolastico mi ha trasmesso molto. Il confronto, non sempre facile, con i ragazzi e le ragazze, la costante necessità di mettersi in gioco, di rivalutare i contenuti delle lezioni, il loro approccio e, perché no, sentirsi anche un po’ a casa quando si entra nell’aula 103, 207 o 211. Incontro con l'arte Vorrei aprire una breve parentesi riguardante un’esperienza fatta fuori dalle mura della sede, alla Pinacoteca comunale Casa Rusca di Locarno, dove sotto la mia guida un gruppo di ragazzi e ragazze alloglotti (rifugiati e richiedenti l’asilo) hanno scoperto l’opera dello scultore Jacques Lipchitz (1891-1973). Un’esperienza entusiasmante quella di accompagnare ragazzi e ragazze che, forse per la prima volta, hanno avuto occasione di entrare in un museo. Una visita guidata caratterizzata da un Incontro con l'arte a Casa Rusca, la pinacoteca di Locarno. SPAI Locarno Contributi docenti entusiasmo spontaneo che è sempre più difficile da trovare, sono bastati pochi minuti per abbattere le barriere linguistiche e abbracciare il linguaggio universale dell’arte. Concludendo questa breve riflessione sulla mia prima esperienza alla SPAI di Locarno, non posso che ritenerla molto positiva e formativa, sia dal punto di vista professionale che umano. In questo contesto vorrei ringraziare la Direzione per la grande disponibilità, tutto il personale della sede, tutto il corpo insegnanti, soprattutto Mauro Euro che mi ha accompagnato durante le prime lezioni, la «squadra» di Cultura generale e i colleghi del settore Installatrice/ installatore di impianti sanitari. Ludovic Stefanicki Docente di Cultura generale 67 Il tutor per nuovi insegnanti: una nuova figura professionale Nel marzo 2011 il Consiglio di Stato, su proposta del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport, ha lanciato il progetto «Sostegno ai docenti in difficoltà e promozione del benessere», creando quattro gruppi di lavoro. Nel Rapporto finale dei gruppi di lavoro, licenziato all'attenzione del Governo, sono state proposte 14 misure per prevenire il disagio dei docenti e promuovere il benessere nella scuola. Attualmente sono undici le misure che si stanno concretizzando sottoforma di progetti di prevenzione, informazione, formazione, ricerca, sostegno e accompagnamento ai docenti. Questi progetti confluiscono sotto il progetto mantello denominato LINEA («Laboratorio Insegnanti per sviluppare Energia ed empatia attraverso l'Ascolto e l'accompagnamento»). LINEA è uno spazio pensato per le insegnanti e gli insegnanti, per chi è attivo nel mondo scolastico e per tutte le persone interessate, dove trovare informazioni e sostegno in relazione a disagi e difficoltà nell’ambito della propria professione. Una delle misure approvate, la numero 7, è l'introduzione della figura del tutor per nuovi docenti. Per gli anni scolastici 2013-‘15 è stata pertanto promossa a livello sperimentale in una decina di scuole ticinesi l'introduzione di una figura d'accompagnamento per neo-docenti. La SPAI di Locarno è una delle scuole che hanno aderito a questa iniziativa. Chi è il o la docente tutor? E in che cosa consiste il suo compito? Il docente-tutor è un insegnante con una consolidata pratica professionale alle spalle, che mette a disposizione Fabienne Bagnovini: «Una funzione fondamentale per chi si avvicina alla professione». dei neo-docenti la sua esperienza e le sue «buone pratiche» per accompagnarli nelle loro prime esperienze professionali. Da notare che il suo è un accompagnamento formativo e non valutativo. Nello specifico il tutor facilita l'inserimento dei neo-docenti nell'attività d'insegnamento e nella cultura dell'istituto. Egli contribuisce allo sviluppo e al consolidamento delle competenze professionali, didattiche e relazionali (ad esempio nella gestione dei rapporti con le diverse componenti scolastiche). Infatti, soprattutto nelle fasi iniziali dell'esperienza lavorativa del docente, l'aspetto relazionale con gli allievi, i colleghi e il mondo esterno della scuola deve essere particolarmente curato, così come risulta fondamentale che i nuovi docenti siano adeguatamente introdotti alla vita d'istituto e alla sua filosofia. Non da ultimo, i neo-docenti devono poter contare su colleghi con una consolidata esperienza d'insegnamento alle spalle per poter risolvere alcune questioni pedagogi- co-didattiche che si possono incontrare nella pratica d'aula. Il tutor è disponibile per consulenza anche per altri docenti che ritengano di averne necessità o che necessitino di un appoggio o di un consiglio in una situazione particolare del loro lavoro. Da parte mia ho accettato con entusiasmo l’invito a svolgere questa funzione nella sede in cui insegno, mettendo a disposizione dei neo-colleghi la mia esperienza per accompagnarli nelle loro prime situazioni professionali, nonché nell'inserimento nella nostra cultura di sede. Trovo che la funzione del tutor (figura peraltro già presente nei sistemi scolastici di molti Paesi, soprattutto anglosassoni) sia fondamentale per chi si avvicina alla professione d'insegnante, per permettergli di trovare un sostegno e un equilibrio in un contesto affascinante ma non privo di difficoltà, soprattutto dal punto di vista emotivo e relazionale. Inoltre credo molto nella condivisione di esperienze attraverso l'ascolto e il dialogo e trovo che la messa in comune di idee e pratiche sia indispensabile nel lavoro d'insegnante. Per il futuro, auspico che questa importante funzione venga ulteriormente riconosciuta ed istituzionalizzata e che i neo-docenti possano cogliere l'importanza di usufruire di questo sostegno. Personalmente, mi auguro di poter continuare a svolgere al meglio questo compito e di essere d'aiuto ai miei colleghi, che siano essi nuovi oppure no. Fabienne Bagnovini Tutor e docente di Inglese SPAI Locarno Contributi docenti 68 Contributi docenti Un ponte tra due mondi 69 attraverso la cultura dei propri Paesi, i costumi, le tradizioni, le leggende, il cibo ecc.), l’amore (le storie di integrazione riuscite, di matrimoni misti fortunati), la musica (partecipare a eventi multiculturali e multietnici, ballare assieme, sentirsi accomunati dagli stessi ritmi), la creatività (condividere esperienze creative comuni, come la scrittura, la pittura, l’arte in generale) e molti altri aspetti che permettono di gettare ponti tra questi mondi apparentemente molto diversi e distanti tra di loro. Gerry Mottis presenta il suo romanzo «Fratelli neri» Incontro al «diverso» Le storie di un libro possono nascere in mille modi differenti: da un fatto di cronaca, da un titolo, da un’immagine, da un film, da una canzone, oppure semplicemente da una discussione tra amici. Questo libro prende spunto dalla realtà diretta dei fatti storici. Nelle ultime opere di narrativa, come per il mio primo romanzo «Fratelli neri», ho attinto direttamente dalla Storia. Essendo un insegnante di Italiano e di Storia nelle Scuole medie grigionesi e professionali di Locarno (SPAI), l’interesse innato per l’ambito reale e per la scrittura hanno sicuramente facilitato questo sforzo narrativo, di ricerca e di creatività. Un libro nasce generalmente da un aneddoto e dalla passione di volerlo raccontare con uno stile fruibile, accattivante, coinvolgente. Questi sono gli ingredienti base, ai quali si aggiungono uomini e fatti, eventi ed emozioni, in un percorso narrativo calibrato e organizzato. «Fratelli neri» prende spunto da testimonianze reali e spontanee di testimoni oculari, anziani di un paese della Valle Mesolcina, di Roveredo. Parlando con loro e dedicandomi poi allo studio della storia locale, ho trovato molti spunti per scrivere vicende e per raccontare fatti dimenticati dal tempo, ma che vale la pena di riportare alla luce, come appunto la straordinaria vicenda di questi fucilieri africani (i celebri «tirailleurs sénégalais») che hanno combattuto per i Francesi in Africa, sono stati catturati dai nazisti nel 1942 in Libia, portati in Italia e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 internati in Ticino e in Mesolcina; avvenimento questo che diventa lo specchio diretto delle tristi storie di emigrazione, di fuga, di sradicamento di cui sentiamo parlare quotidianamente nei notiziari. Fatti realmente accaduti L’opera narra infatti la storia del primi internati africani nella Svizzera italiana. Anche se non si tratta di un libro propriamente storico (poiché a cavallo tra realtà e fantasia letteraria) esso si riferisce a fatti realmente accaduti in Ticino, che accompagnano il lettore a vivere le stesse emozioni intense e contraddittorie della gente di un SPAI Locarno paesino montano che nel settembre del 1943 si è trovata per la prima volta faccia a faccia con dei combattenti neri provenienti dalle colonie francesi in Africa. La storia può essere letta come un romanzo di fantasia e di avventura, d’amoGerry Mottis, docente e scrittore. re e di timore, di guerra e persecuzione, d’accoglienza e di generosità, ma può anche essere attualizzata e ragionata, permettendo al lettore di confrontarsi con se stesso e con l’altro, il diverso, il perseguitato, l’immigrato di oggi. A indirizzare la riflessione del lettore vi sono anche la prefazione del noto regista svizzero-algerino Mohammed Soudani – che, si spera, un giorno dedicherà alla vicenda uno sceneggiato televisivo, trasformando così le mie parole in immagini – e un ampio compendio storico dettagliato di Stefano Mordasini, che ha collaborato nelle ricerche d’archivio federali, cantonali e regionali alla ricerca di indicazioni scientifiche precise, riportando alla luce le schede di registrazione dei fucilieri neri a Chiasso e la data di internamento nel collegio S. Anna di Roveredo, il 12 settembre 1943, appunto. Sono state ritrovate anche eccezionali fotografie d’epoca e d’autore che ritraggono questi giovani uomini sradicati e internati, assieme a moltissimi altri rifugiati politici, militari e civili provenienti da tutta Europa. L’opera, nata in un periodo storico molto particolare, fatto di instabilità e flussi migratori di migliaia e migliaia di sfortunati e disgraziati che sfuggono oggi dalle atrocità delle guerre moderne, si propone di ricordare il passato, di riportare alla luce eventi che altrimenti andrebbero «Il libro si rivolge a chiunque, ma soprattutto ai giovani lettori, i quali saranno i cittadini di domani». per sempre perduti, coi loro ultimi testimoni oggi ultraottantenni. Ricordare il passato spesso ci aiuta a capire meglio il presente. Come scrive Soudani nella prefazione: spesso si cammina sopra la storia senza rendercene conto! L’auspicio di questo libro è quindi quello di rendere consapevoli i lettori che certi fenomeni migratori sono ciclici e che la generosità e l’accoglienza hanno sempre contraddistinto le popolazioni di confine, che oggi temono e tendono invece a chiudersi col motto abusato «la barca è piena». È necessario dunque sensibilizzare a tale fatto: durante la seconda guerra mondiale, in un periodo di miseria, razionamento e oscuramento, la popolazione di Roveredo ci insegna che l’umanità viene innanzitutto. La curiosità e l’interesse nel diverso deve portare a costruire ponti e non a scavare abissi. Questi ponti sono stati identificati e descritti narrativamente nel libro: oggi più che mai, come in passato, si può incontrare l’altro attraverso la lingua (imparare le lingue altrui), il racconto (conoscersi Per queste ragioni, il libro si rivolge a chiunque, ma soprattutto ai giovani lettori, i quali saranno i cittadini di domani e che dovranno confrontarsi presumibilmente ancora per molti anni con l’altro, col diverso, con l’immigrato, col frontaliere ecc. Esso potrebbe essere letto in classe, proprio con la direttiva didattica di ritracciare questi «ponti» che permettono alle culture di avvicinarsi, di capirsi, di aiutarsi reciprocamente, al di là dei pregiudizi, per non dire del disprezzo dovuto all’ignoranza. Oltre a ciò, l’ampio compendio storico di Mordasini si può benissimo prestare anche a un approfondimento appunto storico del periodo trattato durante gli studi, e cioè proprio quello del ruolo della Svizzera e del Ticino durante la seconda guerra mondiale. Potrebbe anche fungere da base per ulteriori ricerche, interviste ad anziani ticinesi o italiani, approfondimenti culturali e sociali da svolgere durante le lezioni di Italiano, di Cultura generale o di Storia ed Economia. Terminata la fase di pubblicazione e di promozione dell’opera «Fratelli neri», che sta riscuotendo sempre più interesse in Ticino, mi dedicherò al mio prossimo libro, sempre di impianto storico ma che ripercorre un’epoca ancora più buia e lontana, il 1600 e la «caccia alle streghe», riportando alla luce alcuni processi esemplari e l’iniquità terribile della giustizia (e della tortura) di allora nei confronti di molte innocenti ragazze, che trovo giusto riabilitare storicamente. In conclusione, se «Fratelli neri» mi ha permesso di parlare dell’incontro con l’altro e col diverso, i processi alle streghe mi permetteranno indirettamente di parlare della giustizia di oggi, coi suoi pregi ma anche coi suoi molti limiti. Buona lettura a tutti! Il romanzo «Fratelli neri», edito da Armando Dadò Editore, Locarno 2015, si trova in tutte le librerie della Svizzera italiana, o può essere richiesto direttamente all’autore ([email protected]). Per ulteriori informazioni: www.gerry-mottis.ch. Gerry Mottis Docente di Italiano SPAI Locarno Contributi allievi Contributi allievi 70 Dal golfo di Napoli al lago dei Quattro Cantoni Il lungo viaggio (per lavoro e per amore) di Raffaele Barbieri, Operatore per la pulizia ordinaria e manutentiva Raffaele Barbieri, 27 anni, è Operatore per la pulizia ordinaria e manutentiva e ha frequentato la scuola alla SPAI Locarno. È un bell’esempio per molti nostri giovani. Cresciuto a Casamicciola Terme, nel cuore della bellissima isola d’Ischia situata nel golfo di Napoli, e formatosi come cameriere, è costretto suo malgrado a lasciare l’isola per cercare lavoro oltre confine. Al nord. In Svizzera incontrerà l’anima gemella, troverà lavoro e concluderà con successo l’apprendistato, superando brillantemente gli esami di fine tirocinio nel giugno 2015. Perché hai lasciato la bella Ischia? «Per motivi di lavoro. Sì, perché già lavoravo nella ristorazione come cameriere. Il problema è che da ottobre ad aprile circa tutto si ferma e anche gli alberghi e i ristoranti abbassano le saracinesche. Chiudono o rallentano di molto l’attività. E a queste condizioni si sopravvive, ma non si vive». Hai detto che facevi il cameriere, professione che hai imparato lavorando. «No! O meglio, solo in parte lavorando, perché ho seguito una formazione presso l’Istituto professionale statale alberghiero e della ristorazione IPSAR Vincenzo Telese di Ischia. SPAI Locarno Raffaele Barbieri: «Il mio è un lavoro variato: ogni giorno è una novità, perché si cambia spesso città, luogo e soprattutto tipo di lavoro, a differenza di chi sta tutto il giorno in ufficio». Ho studiato molte materie, in particolare sala-bar, cucina, ricevimento, alimentazione ecc. per i primi due anni, poi mi sono specializzato come Operatore dei servizi di ricevimento nel 2007 (terzo anno di scuola) e infine ho concluso il diploma statale al quinto anno nel 2009 come Tecnico dei servizi turistici». Hai detto che sei partito per poter «campare»: qual è stata la tua prima meta? «La prima tappa è stata St. Moritz, nei Grigioni. Mi era stato detto che in Svizzera c’era lavoro e che lì era un bel posto. Di St. Moritz non sapevo altro». St. Moritz, per te, ha un sapore particolare. «Sì, perché non è stata solo la prima tappa del mio viaggio. È lì che ho conosciuto la mia ragazza, dopo la seconda stagione invernale, nell’anno 2010-‘11. Una ragazza ticinese, che ha condizionato non poco la mia vita. Tant’è che con e per lei mi sono trasferito a Lugano, dove ho lavorato per sei mesi circa, con un contratto lavorativo stagionale, ovviamente come cameriere». Dai Grigioni a Lucerna, passando da Lugano, Zermatt, Düsseldorf. «Ho scoperto Zermatt su internet, accettando una proposta di lavoro di quattro mesi, dopodiché, non avendo trovato un’altra collocazione in Vallese, ho deciso di effettuare un corso intensivo di tedesco in Germania e sono partito per Düsseldorf nel maggio 2012: sono stato ospite di una mia cugina che viveva già da qualche anno a Düsseldorf . Lì ho seguito un corso di tedesco di quattro mesi. Successivamente, non trovando ancora lavoro e non volendo più fare il cameriere, in particolare per gli orari serali, ho deciso di raggiungere Lucerna dove viveva la mia ragazza, che nel frattempo aveva trovato lavoro lì, in città, sul lago dei Quattro Cantoni, in un 4 stelle, e che mi ha suggerito si svolgere un apprendistato in Svizzera. E dire che, allora, non sapevo nemmeno cosa fosse un apprendistato. Ho deciso quindi di iniziare l’apprendistato come Operatore per la pulizia ordinaria e manutentiva, della durata di tre anni». E perché quella professione e non altre? «Semplicemente perché – e anche qui c’è lo zampino della mia compagna – suo padre era titolare di una piccola ditta di pulizia e conosceva molto bene il settore. Inizialmente però avevo sottoscritto il contratto con un datore di lavoro in Ticino. In un secondo tempo, poiché conoscevo abbastanza bene il tedesco e volevo rimanere vicino alla mia ragazza, sono ritornato a Lucerna, continuando la mia formazione pratica presso una ditta di città; allo stesso tempo ho continuato a studiare il tedesco, facendo dei corsi il sabato mattina per mezza giornata per un anno. In Ticino, però, ho continuato a frequentare la scuola alla SPAI di Locarno regolarmente ogni settimana e 71 anche quello di non andare a Londra. Sì, non l’avevo detto prima, ma c’è stato un momento in cui per lavoro volevo trasferirmi oltre Manica. E credo, considerata la situazione in cui mi trovo ora, di aver fatto la scelta giusta. Senza rimpianti». i corsi interaziendali. Una faticaccia, però ne è valsa la pena». Un sogno nel cassetto? «Beh, quello che porto con me da quando ero bambino è di diventare macchinista di treni. Si vive anche di sogni, non credete? Rimettendo i piedi per terra, è di trovare un posto di lavoro fisso nel mestiere che ho imparato. Migliorarmi sempre e – le occasioni non mancheranno – specializzarmi. Per il resto, si vedrà. Non ci sono limiti alla Provvidenza». E un futuro come cameriere? «Non si sa mai, ma preferisco continuare come operatore per la pulizia, lavoro che mi dà molte soddisfazioni, regolarità d’orari e una vita “più normale”». Se potessi tornare indietro? «Rifarei quello che ho fatto. Lascerei comunque Casamicciola, che ho sempre nel cuore, perché lì ci sono ancora i miei famigliari, che visito regolarmente ogni anno». Sul piano delle scelte di vita, chi è (stata) la persona più importante? «È difficile dirlo. Sui due piedi, direi la mia ragazza. Molte cose le ho decise grazie ai suoi suggerimenti, come Quali sono gli obiettivi futuri? «Certamente “fare famiglia” e contribuire, nel mio piccolo, allo sviluppo del Paese che mi ha accolto e di cui mi sento partecipe. E, perché no!, imparare un po’ lo schwyzerdütsch: tanto mi sta torturando, tanto è importante. Importante perché il riconoscimento in una società, nel caso specifico quella lucernese, passa (anche) attraverso l’apprendimento della lingua locale». Torniamo infine ancora alla tua professione: quali sono le qualità per essere un buon Operatore per la pulizia? «Le qualità per essere un buon Operatore per la pulizia sono: essere precisi, flessibili e dinamici, avendo allo stesso tempo una buona dimestichezza con l'uso appropriato dei macchinari per pulire». Perché un giovane d'oggi dovrebbe scegliere questo mestiere? «Perché è un lavoro dinamico e variato: ogni giorno è una novità, perché si cambia spesso città, luogo di lavoro e soprattutto tipo di lavoro da svolgere, a differenza di chi sta tutto il giorno in ufficio. La nostra è una professione variata in tutti i sensi: anche nell'arco delle 8 ore giornaliere può capitare di svolgere due tipi di lavori in posti completamenti diversi. Esempio: il mattino vado a Locarno a effettuare la pulizia dei vetri della SPAI, e nel primo pomeriggio vado a Tenero a pulire un tessile con una macchina a iniezione-estrazione». Red. SPAI Locarno Contributi ex allievi 72 Contributi diversi «Con la voglia e la passione ogni strada è percorribile» Parla Enea Pazzinetti, attivo in uno studio di architettura Trascorsi ormai tre anni dal conseguimento della laurea in Architettura mi è stato chiesto di riassumere in poche righe il mio percorso formativo, per dimostrare che la scelta di un curriculum a sfondo professionale non preclude in alcun modo la possibilità di andare avanti negli studi. Durante gli ultimi anni delle scuole dell’obbligo praticai alcuni stage per avere un primo assaggio del mondo del lavoro, e fu durante una di queste esperienze che rimasi affascinato dalla progettazione della costruzione. A questo punto, se sul cosa fare avevo le idee molto chiare, il come farlo e a che scuola iscrivermi mi lasciavano ancora dei dubbi. Ma ascoltando alcuni consigli decisi di intraprendere un apprendistato quale disegnatore edile. Questa scelta si rivelò fin da subito vincente, perché durante i miei quattro anni di apprendistato ebbi modo di apprendere una professione sui banchi di scuola e allo stesso tempo vivere ogni giorno il mestiere sul posto di lavoro, avendo così un supporto da diverse persone, docenti e colleghi. Conseguito il diploma di disegnatore, fui talmente entusiasta della professione scelta che non potevo minimamente pensare di fermarmi negli studi. Fu così che decisi di iscrivermi all’anno di Maturità professionale tecnica alla SPAI di Locarno, visto che il relativo diploma mi avrebbe consentito l’iscrizione ai corsi di laurea in Architettura alla SUPSI di Trevano. Questo anno di Maturità fu per me in qualche modo rivelatore. In questo periodo ero ormai così convinto della strada da percorrere e del mio futuro professionale che misi negli studi tutte le energie che avevo in corpo, e mi resi conto che con la passione e la voglia di arrivare a destinazione lo studio diventò più un piacere che un dovere. Notai inoltre che con questa attitudine e devozione i risultati non stentavano ad arrivare. Ottenuto questo ulteriore diploma ebbi finalmente la possibilità di iscrivermi a una Scuola universitaria professionale con indirizzo in Architettura e di conseguire in tre anni il diploma della professione tanto desiderata. Questi anni furono indimenticabili perché mi permisero di raggiungere il mio obiettivo: l’obiettivo di un ragazzo che otto anni SPAI Locarno prima, durante uno stage di pochi giorni, aveva deciso che avrebbe voluto fare l’architetto. Oggi sono quasi tre anni che sono attivo in uno studio di architettura e posso finalmente vivere il mestiere in prima linea. Guardandomi alle spalle, non posso che ritenermi soddisfatto di tutte le scelte fatte durante il mio perscorso formativo. Sicuramente non mi manca l’entusiasmo di andare avanti in questo mestiere che ogni giorno è confrontato col presente, il «qui e ora», e ti costringe a un continuo aggiornamento personale. A mio avviso il miglior mestiere di sempre (anche se forse sono un po’ di parte). Se proprio sono costretto a tirare le somme, devo ammettere che a questo punto della mia vita non ho la minima sensazione di essere arrivato da nessuna parte, ma bensì partito. Partito per questo viaggio dove il traguardo riesce sempre a spostarsi un po’ più in là del mio sguardo, e, ad essere sinceri, spero di non doverlo mai tagliare. Un augurio che posso fare a tutti i ragazzi che stanno iniziando la formazione dopo le scuole dell’obbligo, è quello di riuscire a trovare la propria strada. Con le idee in chiaro, con la voglia e la passione, ogni strada è percorribile e soprattutto ogni ostacolo diventa superabile. Visto che mi rimane ancora qualche riga, vorrei cogliere questa occasione per ringraziare tutte quelle persone che mi hanno accompagnato in questo percorso dandomi sempre un supporto, qualsiasi volta lo necessitassi: lo studio di architettura Moro&Moro di Locarno, dove ho svolto il mio apprendistato, tutti i docenti e compagni di classe delle diverse scuole. Ma soprattutto un ringraziamento speciale lo devo alla mia famiglia, che mi ha sempre appoggiato e sostenuto in tutte le mie scelte professionali e non. Enea Pazzinetti 73 Spuntano le foglie alle pareti della mensa Decorato dagli apprendisti CSIA il ristorante scolastico del CPL Nella foto la classe 3PIm-3PI: da sinistra Linda Attivissimo, Lina Echeverry, Giuliana Vento, Cristina Rondi e Chiara Ottavi (assenti: Rita Conedera e Denise Liardet); accosciati i docenti Luca Bianchi e Christian Araya. Nel mese di maggio 2014 sono stati presentati alla Commissione del ristorante scolastico del CPL Locarno i progetti di Giulia Crocetti e Chiara Fredriksson, scelti tra le diverse proposte elaborate dagli allievi CSIA, apprendisti del 3° e 4° corso di Decoratore 3D (apprendistato). In settembre la Commissione ha deciso di premiare il progetto di Giulia Crocetti denominato «Foglie». La realizzazione è stata assegnata alle allieve CSIA del 3° anno Pittore di scenari e si è sviluppata nel seguente modo: Settimana dal 29 settembre al 3 ottobre 2014. Definizione del progetto, scelte tecniche e preparazione: sopralluogo, verifiche del supporto, organizzazione del materiale, disegno in scala, taglio degli stencil, realizzazione campionatura (maquette), preparazione degli spolveri, definizione dei progetti definitivi. Settimana dal 6 al 10 ottobre 2014. Esecuzione: impianto di cantiere, pulizia delle superfici, verniciatura delle pareti in dispersione bianca e lucida, stencil, disegno in scala 1:1, esecuzione della decorazione a tampone, ritocchi, pulizia. Settimana dal 10 al 14 novembre 2014. Completamento e supplementi: realizzazione di altri due campi e applicazione degli adesivi sulla vetrata interna. Progetto «Posate». Progetto «Foglie». Christian Araya Docente CSIA Lugano SPAI Locarno Contributi diversi 74 Contributi diversi Una giornata particolare 75 ... e durante uno dei momenti che hanno caratterizzato l'intensa giornata, la visita a Casa Rusca. Una classe del progetto In-Lav di SOS Ticino visita Locarno e fa tappa alla nostra scuola Premessa: i rifugiati «statutari» e i richiedenti l’asilo possono partecipare al progetto In-Lav di SOS Ticino. Il progetto ha quale scopo il loro inserimento nel mercato del lavoro. In concreto consiste in corsi di italiano e stage professionali che permettono di verificarne le competenze specifiche, in considerazione del fatto che spesso i titoli di studio e professionali ottenuti nel loro Paese d’origine non sono riconosciuti. Si osserva come la maggior parte, se non tutti, i corsisti che hanno avuto la costanza di arrivare fino in fondo abbiano trovato un’occupazione. Il 2 dicembre una classe del progetto In-Lav, accompagnata dall’insegnante Belinda Besomi, ha visitato la città di Locarno e, fra le attività svolte, ha fatto tappa anche alla SPAI. Oltre a conoscere la nostra scuola nei suoi aspetti principali, gli ospiti hanno incontrato il dir. Claudio Zaninetti, che si è complimentato per l’attività svolta e l’impegno dimostrato, soprattutto considerando la complessità del loro vissuto e la difficile situazione che stanno vivendo. Il direttore ha augurato loro di poter raggiungere non solo gli obiettivi professionali che si sono prefissati, ma anche una condizione esistenziale di normalità e di serenità. Prima di congedarli abbiamo chiesto ai nostri graditi visitatori di esprimere qualche pensiero sulla loro giornata locarnese. Veniamo dalla Siria, dall’Eritrea, dall’Afghanistan, dallo Sri Lanka… Paesi afflitti da persecuzioni, conflitti, drammatiche disuguaglianze, che ci costringono a lasciare la nostra terra per inseguire la speranza di una vita migliore. Alcuni di noi sono poco più che maggiorenni, altri già genitori, taluni hanno avuto la fortuna di intraprendere una formazione nel Paese d’origine, altri non hanno mai avuto l’occasione di sedersi dietro un banco di scuola. L’organizzazione umanitaria no profit SOS Ticino organizza corsi di italiano per favorire il nostro inserimento nella realtà sociale del Cantone e trovare un’attività lavorativa. Per chi non ha mai avuto la fortuna di esser scolarizzato è abbastanza SPAI Locarno La classe di richiedenti l'asilo del progetto InLav di SOS Ticino davanti alla nostra sede... difficile trovarsi improvvisamente confrontati con una nuova lingua (con, spesso, un alfabeto sconosciuto), e imparare a scriverla quando non abbiamo mai provato a scrivere una parola nella nostra lingua madre! A inizio dicembre abbiamo avuto il piacere di partecipare a una visita nel Locarnese. Siamo tutti collocati nel Sottoceneri e solo una minoranza era già «salita», quindi per la maggior parte di noi era una vera scoperta. La prima tappa è alla SPAI di Locarno. Siamo sorpresi che ad accoglierci c’è… il direttore! Non ce l’aspettavamo! È un onore e desideriamo immortalare il momento con delle foto. Facciamo a gara per esser quello più vicino a lui! È ancora una novità poter scattare immagini… e a volte esageriamo. Fotografiamo tutto quello che possiamo. Poi andiamo in mensa, e anche lì siamo accolti come dei re. Incredibile come ogni scuola che abbiamo visitato finora sia bella, grande, con tante infrastrutture. Al momento del dessert ci raggiunge nuovamente il direttore che ci offre il caffè e facciamo una chiacchierata insieme. Un prezioso momento dove raccontiamo sommariamente le nostre storie. Ci piace trovare qualcuno che ci ascolta. A volte, poi, è difficile fermarci… Nel pomeriggio saliamo verso la Città Vecchia e andiamo a scoprire la Pinacoteca Casa Rusca, dove sono allestite regolarmente esposizioni temporanee. È con Ludovic, la nostra bravissima e paziente guida, che andiamo alla scoperta dei tesori del museo. Anche qui facciamo tante foto e ci divertiamo insieme a Ludovic a inventar storie sulle sculture esposte. Facciamo anche un giro all’ospedale la Carità dove c’è un’esposizione fotografica di vari Paesi del mondo. Riconosciamo i nostri luoghi e ci coglie un attimo di nostalgia… Ridiscendiamo verso Piazza Grande in compagnia di Mauro che ci spiega brevemente la storia e la geografia di Locarno, e finiamo la nostra bella giornata con una buona cioccolata calda alla pista di ghiaccio. Nessuno di noi ha mai pattinato e qualcuno tenta goffamente di indossare i pattini e fare qualche scivolata. Aiutooo!!! Eden, Mehare, Farhad, Ghodtrat, Omar, Abdullah, Bukrotsien, Elias, Najibullah, Angesom, Mortaza, Saranjan, Tesfalem SPAI Locarno Sugli scudi 76 Sugli scudi Mattia Dellamora in trionfo all’ICT Award Night 2015 «Sono molto entusiasta della premiazione di Mattia. Se l’è meritato! In questi miei anni di apprendistato ho avuto modo di parlare con Mattia e mi è da subito sembrato una persona molto professionale, purtroppo non ho mai avuto l’occasione di lavorarci assieme. Il suo è il migliore LPI che ho visto: bravo Mattia, continua cosi!». Samuel «Mattia si è meritato la vittoria: ho avuto la possibilità di vedere il video montato per l’esame finale, in due settimane presentare un lavoro così è impressionante. È stata una serata emozionante perché nessuno si aspettava la 77 sua vittoria, chissà se succederà ancora! Dobbiamo prendere esempio da Mattia, che è stato un grande!». Simone «Sono molto felice del fatto che Mattia abbia vinto, ha lavorato duro ed è giusto che sia stato premiato… se lo è proprio meritato! Ho avuto la possibilità di vedere il suo lavoro e personalmente l’ho trovato fantastico! Non solamente per il modo in cui ha strutturato il suo LPI, ma anche per il tema che esso rappresentava. Complimenti, Mattia!». Francesco L’impegno del nostro apprendista mediamatico premiato a livello nazionale Il comunicato pubblicato dal Cantone Riconoscimento di assoluto prestigio a livello svizzero per il nostro apprendista mediamatico Mattia Dellamora, vincitore dell’ICT Award Night 2015 con il suo Lavoro di produzione individuale (LPI) riguardante la grafica e in particolar modo il video montaggio. La premiazione ha avuto luogo mercoledì 23 settembre 2015 a Olten/SO: alla cerimonia hanno partecipato anche gli apprendisti mediamatici del 3°anno accompagnati dal professore di grafica Luca Peduzzi, dal capo perito Gabriele Cicek e dal direttore della SPAI di Locarno Claudio Zaninetti. La serata si è svolta nel migliore dei modi, caratterizzata da un’ottima atmosfera e... da un ricco buffet. Ascoltiamo in proposito le testimonianze dei mediamatici, colleghi di Mattia. Un giovane Mediamatico ticinese sugli scudi Mattia Dellamora, al centro, fra Mika Doninelli e Francesco Pessina; dietro, da sinistra, Claudio Zaninetti, Gabriele Cicek, Luca Peduzzi, Luca Wezel, Samuel Martins, Simone Roncoroni e Matteo Carminati. «È stato molto bello ed emozionante, soprattutto quando Mattia è stato proclamato vincitore. Sono rimasto sorpreso e allo stesso momento fiero di Mattia e dell’impegno che ha dedicato per questo LPI. Spero che aver vinto questo premio lo aiuterà per il futuro perché è un ragazzo capace e pieno di risorse, bravo Mattia!». Mika «La serata è stata molto emozionante e mi ha motivato molto vedendo l’impegno di Mattia al lavoro e dei risultati che ha ottenuto, ora so che è possibile anche per me raggiungere questi obiettivi impegnandomi il più possiSPAI Locarno bile sia a livello scolastico che lavorativo. È stata un’enorme emozione vedere uno di noi su quel palco, complimenti a Mattia!». Matteo «Sono molto contento e fiero del lavoro che ha svolto Mattia durante i 4 anni di apprendistato, il suo LPI parlava chiaro, non aveva rivali, si è sempre impegnato al massimo e con questo premio è stato ripagato di tutto. Sono sicuro che con la passione e la dedizione che mette arriverà molto lontano. Bravo Mat!». Luca «In occasione di una frequentatissima cerimonia tenutasi allo Stadttheater di Olten, sono stati consegnati i premi ICT Award 2015 per i miglior LPI (Lavori di produzione individuale) di tutta la Svizzera nelle professioni del settore delle tecnologie innovative del Mediamatico e dell’Informatico. I LPI sono importanti, anche perché sono parte integrante delle Procedure di qualificazione (esami). A spuntarla, su un lotto di più di duemila candidati proveniente da tutto il Paese, è stato il ticinese Mattia Dellamora di Losone (Mediamatico). Mattia ha svolto la sua formazione presso Swisscom di Bellinzona (pratica), frequentando la scuola alla SPAI Locarno (teoria) e i corsi interaziendali (laboratori) presso il Centro VISCOM Regione Ticino di Bellinzona e il Centro professionale AMETI Giubiasco. È senza dubbio un successo personale, frutto dell’indubbio talento di Mattia e dell’impegno messi in campo nei quattro anni di tirocinio. Oltre ad essere motivo d’orgoglio per la famiglia, per i partner della formazione coinvolti e per il Ticino tutto, è anche un esempio, per tutti i giovani della Scuola media, di quanto sia interessante e ricca di opportunità la via della formazione professionale. Il LPI vincente parte dalla necessità di pubblicizzare, sui “social media” più in voga, un prodotto Swisscom appena lanciato sul mercato, che permette all'utente di monitorare l'utilizzo del suo smartphone. Partendo da questa esigenza, Mattia ha realizzato un video spot, animato e attraente. L’ha fatto eseguendo regole di corporate identity e corporate design aziendali della durata inferiore ai 120 secondi. Il video si divide visivamente in due aree: la parte centrale è occupata da un dispositivo che mostra schermate legate al contenuto della storia, mentre l'insieme esterno del video è composto da disegni animati e da altri elementi grafici. A ciò ha aggiunto un testo esplicativo e una musica di sottofondo adeguata. Ecco alcune impressioni di Mattia sul video prodotto: “Sono molto soddisfatto del lavoro svolto: salvo un momento di incertezza nei primi giorni di lavoro, credo di aver gestito bene il tempo, lo stress e le risorse a disposizione per realizzare quanto richiesto dal cliente. Con questa produzione ho messo in pratica ciò che ho appreso durante i quattro anni di tirocinio e sono riuscito a raggiungere gli obiettivi fissati. Devo il risultato raggiunto anche ad un'azienda, che mi ha supportato e grazie alla quale sono riuscito a fondere il mio interesse personale per il disegno, alla comunicazione visiva del mondo del lavoro: il risultato è quello di un ambiente creativo e dinamico, dove mi sono sentito stimolato a superarmi costantemente e a continuare a imparare il più possibile dalle nuove esperienze”.» SPAI Locarno Sugli scudi 78 Sugli scudi «Imprese ticinesi, non esitate a formare nuovi mediamatici» Il consiglio di Mattia Dellamora per dare slancio a una professione da noi ancora poco conosciuta «Mi chiamo Mattia, nel 2011 ho incominciato l’apprendistato come mediamatico alla Swisscom; ho frequentato la SPAI di Locarno e gli uffici dello stabile in cui ho lavorato a Bellinzona. Nella mia ultima attività come apprendista ho avuto la fortuna di poter fondere un interesse personale per il disegno e la comunicazione con il lavoro; ho raggiunto obiettivi che mi hanno soddisfatto parecchio e che mi hanno permesso di crescere lavorativamente e personalmente. Ho avuto la possibilità di spostarmi parecchio per lavorare in altre sedi Swisscom della Svizzera interna: ora, grazie anche a un po’ di fortuna, vivo a Berna e ho un posto di lavoro. Nel tempo libero mi piace disegnare su carta e digitalmente, in sottofondo suonano i Red Hot Chili Peppers. Mi interesso alla comunicazione e alle arti visive in generale, cerco di imparare e approfondire le conoscenze nel ramo: ma per scaricare un po’ di energia pratico della kickboxing o vado a correre sull’argine del fiume». Si presenta così Mattia Dellamora, nostro allievo dal 2011 al 2015, i cui successi in campo scolastico e lavorativo ci danno l’occasione per approfondire la sua scelta professiona- SPAI Locarno le, ancora poco nota in Ticino. E allora per prima cosa gli chiediamo perché abbia scelto di fare il mediamatico: chi lo ha instradato? Era davvero la professione che voleva fare in uscita dalle Medie? «Ho conosciuto la professione del mediamatico grazie a parenti che lavorano alla Swisscom e alle informazioni presenti su internet; ho scelto di fare il mediamatico perché volevo crescere soprattutto nel ramo dell’informatica. Onestamente avrei preferito inizialmente cominciare con un’altra attività, magari come grafico/ tipografo, o addirittura frequentare un Liceo artistico; ma quello che mi è tornato indietro dalla mia scelta è stato molto più di una crescita nel ramo dell’informatica, ho infatti avuto modo di scoprire mondi nuovi e più interessanti di questo». Dunque, se potessi tornare indietro, rifaresti la stessa scelta? «A quattro anni di distanza, vedendo tutte le esperienze vissute per questa azienda, senza dubbio manderei la mia candidatura per il posto di apprendista mediamatico». Dicci un motivo valido perché un giovane d'oggi debba scegliere di fare il mediamatico, e quali sono le qualità per riuscire in questa formazione. «Penso che il mediamatico sia una professione che mi ha permesso di scoprire quello che mi piace davvero fare. Ho avuto modo di lavorare in diversi rami, fra cui quello dell’informatica e del contatto con i clienti. Il modo moderno che ha il sistema di formazione di Swisscom, di lavorare a progetti con una durata definita, mi ha permesso di orientarmi e di fare delle scelte basate sui miei punti di forza. La qualità per riuscire penso che sia – oltre a un buon interesse per il settore – la voglia di imparare e intraprendere esperienze: ritengo importante avere interesse per quello che si sta svolgendo. Il voler continuare a superare se stessi e la motivazione a far bene sono qualità che mi hanno dato enorme soddisfazione nella scelta di diventare mediamatico». Quando si parla di altre professioni – elettricista, impiegata di commercio, parrucchiere, ecc. – si ha subito l'idea di che cosa si tratta. Per il mediamatico, invece, è un po' diverso. E allora, in due parole, potresti spiegarlo ai nostri lettori? «Il mediamatico è una figura professionale che opera in differenti settori: il marketing e la comunicazione, l’amministrazione, l’informatica e la gestione di progetto. Il mediamatico è un generalista, ha un bagaglio di competenze apprese nelle differenti esperienze lavorative praticabili ed ha il compito di essere il mediatore che fa da tramite tra cliente e professionista». Parliamo del LIP, il Lavoro individuale di produzione, e in particolare del tuo LIP: di che cosa si tratta? Perché lo si fa? Il tuo, in particolare, che cosa tratta? «Il LIP è il lavoro che si svolge per concludere l’apprendistato, per mettere in pratica le conoscenze apprese nel corso del tirocinio all’interno di una produzione svolta individualmente. Nel caso del mediamatico, questa è svolta sull’arco di due settimane: in questo tempo è richiesto di produrre qualcosa e di documentare il modo in cui si è realizzato quanto richiesto. Nel mio caso, l’incarico assegnato è stato quello di produrre un video spot per l’app “My Time”; questo ha lo scopo di presentare l’applicativo e le sue features: il video che ho prodotto racconta una storia che esprime con un certo aspetto visivo quello che l’app comunica. Il filmato ha dovuto rispettare dei criteri definiti, come una durata inferiore ai 120 secondi o l’adattare il tutto a delle regole d’impostazione aziendali; il prodotto finale è destinato ai Social Media attuali, come Facebook, Youtube…». Il tuo LIP ha vinto la concorrenza di più di 2’000 candidati, tra mediamatici e informatici di tutta la Svizzera: cos’ha di particolare, rispetto a quelli degli altri? «Il feedback arrivato da chi ha valutato il video è stato molto positivo, e penso che abbia lasciato un’impronta memorabile fra i giudici. La scelta di uno stile volutamente un po’ fuori dallo schema, di un video che si presenta in modo accattivante e giovane penso che abbia aiutato molto a emergere fra gli altri lavori di diploma». Tu, sicuramente, sapevi di aver fatto un buon LIP: ti aspettavi un risultato così grande? «A lavoro terminato sapevo di aver consegnato un prodotto valido, mi sono divertito durante la realizzazione ed ero soddisfatto. Raggiungere l’Award è stato tuttavia estremamente inaspettato, un po’ anche per un piccolo scherzo che mi ha allontanato abbastanza dal crederci, almeno 79 fino a quando non ho visto il mio nome in cima alla lista dei nominati!». I meriti del successo sono soprattutto tuoi, è fuor di dubbio. È pur vero, però, che è anche un risultato di squadra. E allora, chi sono gli altri principali componenti di questa squadra e quali ruoli hanno avuto? «Vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno supportato nel corso dell’apprendistato, sul lavoro e fuori, ma particolarmente: Swisscom, i formatori per l’accompagnamento e il mio ultimo superiore per l’esperienza; i docenti per avermi cresciuto e insegnato (special thanks: Luca Peduzzi) e le persone che hanno creduto nel mio LIP… In fondo e non per ultimi, i miei genitori per i valori che mi hanno trasmesso e per essere coloro che ammiro sempre». Mattia festeggiato da Fabrizio Pera (sdraiato) e Sabrina Pancera, formatori professionali; Marc Marthaler (secondo da sinistra), Leiter Nex per la Svizzera tedesca e italiana; Julien Hautle (primo a sinistra), Head of Talents & Promotion NEX; e Michael Jeger (a destra), Leiter Performance Management (attuale superiore di Mattia). SPAI Locarno Sugli scudi Di mediamatici in Ticino ce ne sono pochi, troppo pochi, soprattutto perché l'unica ditta formatrice è Swisscom (!). Questo è senz'altro un problema. Dal tuo punto di vista, di giovane che ha vissuto sulla propria pelle questa realtà, quali possono essere le cause? Quali i possibili rimedi? Nella Svizzera italiana c'è il potenziale (vedi ditte, imprese, società) per il rilancio di questa professione? Quali sono le caratteristiche che un'azienda deve avere per poter formare apprendisti? «Penso che la scarsa densità di mediamatici sia dovuta parecchio alla relativa “novità” della professione: essendo nata nel ’97 non ha forse avuto, per motivi anche legati alla nostra cultura, la possibilità di emergere come mestiere. Il fatto che non sia intuitivo quello che è il mediamatico, non fa che aumentare le probabilità di non essere riconosciuta da molti datori di lavoro come una professione. Con il futuro che ci aspetta, sono tuttavia convinto che il mediamatico assumerà un ruolo sempre più importante: il “trend” che arriva dalle nazioni innovative (per esempio USA, Germania), dove Start Up, Teamwork, Designing sono parole all’ordine del giorno, spingerà a mio parere il mondo del lavoro in una direzione in cui le competenze e il metodo di lavoro del mediamatico saranno valorizzati. Penso che in Ticino il potenziale per formare mediamatici ci sia, soprattutto per quelle imprese che sono intenzionate a crescere secondo la linea della visione futura; a queste consiglio di buttarsi e formare persone che SPAI Locarno SSMT Mattia con i genitori. fascino pittoresco e per il moderno mondo del lavoro proposto. Consiglio a chi ne ha la possibilità di lanciarsi e non farsi frenare da fattori come la lingua o la distanza, in fondo le possibilità sono tante e il Ticino, quando si vuole, è dietro l’angolo!». potrebbero davvero aiutare a cocreare il futuro dell’azienda». Se tanto ci dà tanto, e se continuerai così, hai la strada spianata verso una brillante carriera. Su questo non ci piove. E allora parliamo del tuo futuro, iniziando... dal presente: che cosa stai facendo ora, dopo aver smaltito le fatiche degli esami di fine tirocinio e di Maturità tecnica? «Ora vivo e lavoro nella Capitale: dopo un periodo di ricerche interne ho avuto un’offerta per un posto di lavoro che mi soddisfa e dove posso crescere. Il resto è successo molto in fretta: fine del tirocinio… diploma… ferie… trasloco… ed ecco che sono passati quasi tre mesi in una avventura! Il passo non è stato evidente, ma ora che pian piano mi ambiento comincio ad apprezzare sempre di più Berna come città, per il suo Quali sono i tuoi programmi futuri, nel lavoro, negli studi…? «In futuro continuerò a imparare, riempiendo il “bagaglio” delle mie competenze nella vita di tutti i giorni; sto ora facendo questa esperienza lavorativa dalla quale sto apprendendo molto, e in un futuro molto vicino ho intenzione di portare avanti gli studi in una Scuola universitaria professionale. Il modo in cui intraprenderò i miei prossimi passi sarà quello di impegnarmi a essere continuamente interessato al mio lavoro, e di provare a divertirmi al punto di dare un senso alla frase “scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno nella tua vita”». E nella tua vita, il Ticino avrà ancora una parte importante? «Nonostante mi stia affezionando a questa Berna, il Ticino è quel posto dove sono cresciuto e a cui sono legato; i valori appresi e le esperienze vissute li porto con me e li uso come “linea guida” per quello che sto vivendo ora e per come vivrò il futuro». Red. 81 «Carriera? Bisogna pensare di più alla qualità di vita!» A colloquio con Manuela del Torso Merlini, nuova direttrice della Scuola superiore medico-tecnica Giurista di formazione, con studi a Berna e Losanna, lavora per diversi anni in uno studio d’avvocatura ticinese. Intanto però apre anche un’erboristeria a Minusio, poi diventa mamma (siamo nel 2001), prende il diploma di maestra di yoga a Zurigo e nel 2005 apre una scuola di yoga a Muralto. Ma due anni prima (attenti, starle dietro non è per niente facile!) ha pure ottenuto un diploma in cromopuntura alla Scuola di medicina esogetica di Milano. Ora, voi avete letto il titolo e sapete di chi sto parlando: ma altrimenti sfiderei chiunque a intuire che dietro questo profilo si cela la nuova direttrice della Scuola superiore medico-tecnica di Locarno, Manuela del Torso Merlini. E la prima cosa che le chiedo è: com’è avvenuto il passaggio da queste attività... giuridico-mediche alla scuola? «È partito tutto nel 2006, quando l’allora direttore della SSMT, Andrea Boffini, mi ha detto di essere alla ricerca di qualcuno che insegnasse Diritto ma che avesse anche esperienza nel campo socio-sanitario. Un profilo particolare, insomma. Così ho avuto le prime ore d’insegnamento, poi via via di più, fino ad arrivare al 40%». E per il resto del tempo? «Avevo ancora la mia scuola di yoga a Muralto. Un’attività che andava bene, ma mi assorbiva molto: non basta insegnare, devi fare anche la promozione, l’amministrazione, la contabilità... Non riuscivo a far tutto. In più dovevo fare anche l’abilitazione per insegnare alla SSMT. Troppe cose. Così, nel 2012, ho venduto l’inventario della mia scuola e ho esteso il mio orario d’insegnamento fino al tempo pieno. Oggi il centro muraltese è ancora attivo, e di questo sono fiera». Alla SSMT insegnavi ovviamente Diritto... «No, inizialmente non c’era il Diritto come materia a sé stante: è stato introdotto, in Maturità, solo nel 2008. Io insegnavo le Assicurazioni sociali, all’interno della Cultura generale. Ma in più ho insegnato anche Organizzazione aziendale agli Assistenti di studio veterinario e sono stata coordinatrice di sede per la Cultura generale. Sono tutte attività che ho lasciato, gradualmente, quando ho assunto la Direzione della SSMT». Sempre in quegli anni, però, so che hai insegnato anche altrove. SPAI Locarno Scuola Superiore Medico-Tecnica 80 SSMT «Sì: Legislazione turistica alla Scuola superiore alberghiera e del turismo di Bellinzona; ed ero perito d’esame per il diploma di Esercenti di GastroTicino». (Fingo di riuscire a orientarmi, e intanto me la immagino saltare da una parte all’altra per star dietro a tutto). Finalmente, nel 2014, è stato aperto il concorso per il nuovo direttore della SSMT, per succedere ad Andrea Boffini e a Pier Pirotta, che per un anno e mezzo ne aveva rilevato l’interim. E tu hai partecipato. Con che spirito? «Ho detto “proviamoci!”. Ma senza eccessive illusioni». Non è comunque un salto che si fa a cuor leggero, su un colpo di testa... «Mi sono detta: sono giurista; ho le tre lingue nazionali, avendo fatto il Bachelor in tedesco e il Master in francese; ho già diretto aziende, che per di più si occupavano di salute e benessere; ho già diretto anche una scuola, quella di yoga; ho l’abilitazione all’insegnamento (l’avevo finita proprio nel 2014); e in dieci anni ho insegnato in tutti i livelli che ci sono in Ticino nel settore professionale. Insomma, i titoli c’erano. Ma soprattutto, quando è uscito il concorso sono stata sostenuta tantissimo dai miei colleghi. Così mi sono decisa». Scuola Superiore Medico-Tecnica Cos’hai pensato nel momento in cui ti è arrivata la notizia che quel concorso l’avevi vinto? E, tra l’altro, ricordi ancora che giorno era? «No, ma ricordo che è stato mio figlio, Jacopo, a saperlo per primo. Avevano chiamato a casa e io ero fuori: era in maggio, forse ero allo IUFFP... Insomma, quando sono rientrata è lui che me l’ha detto: e io, che non ci credevo, l’ho anche sgridato! Gli ho detto di non dire scemenze... e invece era vero!». E quando hai avuto la conferma, come ti sei sentita? (Fa una pausa) «Ma sì, ero contenta... Solo che speravo, appena finita l’abilitazione, di fare un po’ di vacanza, e invece non ho potuto. Insomma, poco o niente: sarei entrata in carica il 1° settembre, col nuovo anno scolastico, ma ho iniziato a lavorare già il 1° luglio». Da come ne parli, non hai fatto salti di gioia. Avevi dei dubbi? «Ma le donne sono sempre piene di dubbi!» (ride). «Di ansie. Le donne della mia età – io sono del ’67 – sono già ansiose di default!». Dunque, questa donna piena di dubbi il 1° luglio del SPAI Locarno SSMT 83 ’14 si è seduta alla sua nuova scrivania... «Nei primi due mesi ho affiancato il direttore ad interim: Pier Pirotta è stato gentilissimo, è stato lì con me per tutto luglio e agosto. Ricordo che è stata l’estate più piovosa della mia vita; mi son detta che era un segno: il tempo era talmente brutto che anche dover lavorare a ritmi serrati non pesava». Che accoglienza ti hanno riservato i tuoi ex colleghi, ritrovandoti nella nuova veste? «Ecco, questa è stata la cosa più bella: l’accoglienza che ho ricevuto, la voglia di lavorare in team che ho subito sentito. Naturalmente, però, ho dovuto lasciare molte ore di insegnamento, perdendo un po’ il legame coi ragazzi, e questo mi manca. Fra Cultura generale e Deontologia professionale (nel terziario) mi sono rimaste quattro ore alla settimana, che è già bello, ma è poco». L’emozione più grande, in questo primo anno da direttrice. «La cerimonia di consegna dei diplomi. Qui vien fuori il mio spirito materno: poter essere proprio io a consegnare i diplomi ai miei allievi è stata una grande gioia!». E le difficoltà maggiori? «La più grande è la gestione dello stress, della fatica, del ritmo da tenere: che è serrato, continuo, da prestissimo la mattina fino a tardi la sera. E sono sempre cose importanti e urgenti, sono sempre decisioni che richiedono tutta la tua concentrazione. Quello che fai ha sempre effetti importanti, non sei mai tranquilla, devi sempre avere una risposta da dare. Il direttore è l’uomo – o la donna – delle risposte: a problemi, a domande... Anche perché il nostro è un istituto particolare: intanto noi siamo due scuole, secondario e terziario. E poi è vero che abbiamo meno di 300 allievi (poco meno, in realtà), ma ben cento docenti: sono tantissimi! Molti di loro fanno magari solo pochi giorni all’anno, ma devi comunque conoscerli tutti: questo all’inizio è stato impegnativo. E poi abbiamo tutti i corsi interaziendali, che complicano enormemente la sofisticazione dell’organizzazione. Sia per gli Assistenti di studio medico, sia per gli Assistenti di studio veterinario, sia per i Guardiani di animali: complessivamente parliamo di una giornata alla settimana! È tanto, davvero. Non è solo una questione di quantità, ma di complessità dell’organizzazione. Tante persone, tante teste diverse che devono convivere». Da quello che mi dici, ho come l’impressione... insomma, sentendoti parlare, e pensando anche agli spazi per te, per tuo figlio, che naturalmente si ri- Prima di assumere la direzione della scuola Manuela del Torso Merlini, di formazione giurista, è stata docente, ma ha lavorato anche in diversi settori legati alla salute e al benessere. ducono, viene da chiedersi se rimpiangi la scelta fatta o se la rifaresti, potendo tornare indietro. (Ci pensa a lungo) «No, la rifarei senz’altro: è proprio una bella sfida. È una frase un po’ retorica, però è così! Ma è anche vero che mi son chiesta varie volte: ma chi me l’ha fatto fare?». I momenti di sconforto ci sono, allora! «Ma scherzi? Ci sono momenti in cui arrivo davvero al limite delle mie energie... Ma non rimpiango di aver fatto quel concorso: non potevo non farlo! È vero, hai anche esigenze tue, personali, intime, e devi far fronte a tutto. Non è facile, ma ne esci più forte. Un mestiere così necessita di tantissima competenza di tipo umano, più che “tecnico”: devi saper affrontare le fatiche, le paure. Ma devi anche imparare a ricavare i tuoi spazi. Altrimenti non va bene. Viviamo in un’epoca di carrierismo, ma poi ci sono i manager che si suicidano... Invece che alla carriera bisogna pensare di più alla qualità di vita». Qui però subentra anche tutta la burocrazia legata al tuo incarico. Fin dall’inizio hai portato a scuola uno stile nuovo, fuori dagli schemi classici. Non «istituzionale». Al tempo stesso però devi essere anche un po’ burocrate, te lo impone la tua funzione. Come riesci a far convivere questi due aspetti? «Il direttore deve far sì che fra le diverse funzioni della scuola si crei una coesione. Questo è il suo compito principale: tirare le fila. Questo lo puoi fare in vari modi: puoi creare dei moduli che costringano i tuoi collaboratori a comunicare con te, per iscritto, o puoi cercare altre vie, che ci sono. Il colloquio, per esempio. Io sono convinta che il mio compito è quello di coordinare, non di comandare. Cerco umilmente di valorizzare le persone, di metterle in condizione di lavorare nel modo migliore. Voglio essere meno autoritaria, ma più autorevole: così raccolgo anche più consenso, che certo, c’era già quando ho iniziato, ma che devo continuare a coltivare. La mia legittimazione non deve dipendere dal ruolo che rivesto: me la guadagno soddisfacendo il bisogno che ogni persona ha di lavorare bene. E se io lavoro bene, faccio lavorare bene gli altri. Questo per me è prioritario, anche rispetto a certe dinamiche burocratico-istituzionali. Ho dalla mia parte i risultati: e sono questi risultati che mi legittimano, al di là del mio essere istituzionale o meno». Mauro Euro Redattore SPAI Locarno Scuola Superiore Medico-Tecnica 82 SSMT SSMT Io sono il mio cervello? Stimolante incontro col neurobiologo Giovanni Pellegri La Scuola superiore medico-tecnica ha ospitato il 30 aprile un relatore di prestigio: il neurobiologo Giovanni Pellegri, noto al grande pubblico soprattutto quale animatore del programma televisivo «Il Giardino di Albert». Nato a Lugano nel 1966, laureato in biologia alla Facoltà di scienze dell’Università di Losanna e dottore in neurobiologia presso la Facoltà di medicina dello stesso ateneo, Pellegri è oggi attivo all´Università della Svizzera italiana in due campi distinti: promozione della ricerca e comunicazione scientifica; questo secondo campo di attività lo ha portato a collaborare con svariati media, a promuovere e collaborare con diverse iniziative divulgative, a «Tutti dicono che il cervello sia l'organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi. Nei ragionamenti del cervello c'è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni». Rita Levi-Montalcini dirigere (dal 2005) la Casa della scienza «L´ideatorio», che propone esposizioni interattive, percorsi didattici, vacanze scientifiche e il laboratorio «BioLab». Fra le altre cose il dott. Pellegri è membro del comitato della Settimana del cervello: e proprio al cervello era dedicata la conferenza tenutasi alla SSMT, alla quale hanno preso parte le classi ASV1/2/3, GUA2/3 e ASMPre. Di questo incontro proponiamo qui uno scambio di battute con un’allieva, alcuni estratti e le impressioni delle ragazze al termine della giornata. Barbara Bonetti Docente di Cultura generale 85 Una macchina che cerca un senso Il nostro cervello è una macchina che cerca un senso: la realtà è una costruzione mentale. Un albero che cade in una foresta dove non c’è nessuno, fa rumore? Ma cosa è il rumore? È una vibrazione dell’aria, quindi parte un’onda che arriva all’orecchio. Solo nel cervello questo diventa suono: solo nel cervello un’allodola canta. Fuori non ci sono rumori. E i colori? Fuori non ci sono colori, la luce ha una frequenza, ma non un colore! E il cioccolato? Il cioccolato non ha gusto: le molecole non hanno gusto! Ma noi abbiamo una molecola sulla lingua che manda un impulso al cervello e lui crea il gusto. È il cervello che crea significati, colori, parole... E noi? Dov’è il pensiero? Dov’è la coscienza? Dove siamo noi? I geni, ci si è accorti, non possono fare tutto. I geni sono solo l’influenza dell’ambiente sul cervello. I protagonisti siamo noi. L’ambiente ci cambia, l’esperienza ci cambia. Noi diventiamo ciò che facciamo. Usciamo da questa sala dopo due ore e... Il cervello sono io? Forse possiamo uscire dalla scuola e raccogliere oggetti (come fanno i bambini) e continuamente raccogliere esperienze, per scoprire così che c’è una bellezza nel mondo. Scuola Superiore Medico-Tecnica La parola è stata data anche ai partecipanti. «Dov’è il tuo io?» «Vieni qui, come ti chiami?» «Giorgia.» «Chi parla?» «Io.» «Dov’è il tuo io?» «Dentro di me.» «Dove?» «Nel cuore... nel cervello... nel corpo...» «Ovunque?» «No, non è nei piedi!» «Se ti taglio un piede, sei la stessa di prima?» «Eh... sì, cioè no, non ho più un piede...» «Ecco guarda: il cervello, se lo apro, è fatto di cellule. Ma come fa una cellula a pensare?» «C’è l’anima!» «Mmmmhh... purtroppo non lo sa nessuno!» SPAI Locarno «Riflettere su noi stessi? Non ci siamo abituati!» La conferenza di Giovanni Pellegri è stata seguita con grande attenzione. «Il relatore era simpatico», «diverso dai soliti», «non era noioso». L'argomento... ha lasciato alcune spiazzate! Insomma: «Il gelato che non ha gusto, ti smonta!». Oppure: «Scoprire queste cose è così strano. Non capisco che sensazione mi lascia». E oltre: «Però, forte! Forse ci sono state tante informazioni, che ogni tanto mi hanno confusa, ma ci ho pensato parecchio anche dopo». «Io l'ho trovato geniale! Però non ci credo ancora che l'albero non fa rumore!». E poi: «Insomma, è più facile pensare che è fuori che le cose siano diverse, ma sapere che sono io a decidere se qualcosa fa rumore o se ha gusto... mi preoccupa. Ma siamo sicuri?». «Per me è stato strano: perché tutto questo fa riflettere su te stessa... e non ci sono abituata. Cioè, non ci capita di farlo. Non sono capace credo». E su quest’ultima osservazione, si può restare perplessi e al contempo felici: perché creare l'opportunità di «riflettere su se stessi», credo sia un regalo che Giovanni è riuscito in questi attimi a dare alle ragazze. Toccherà poi a noi, alla scuola, farlo durare! SPAI Locarno Scuola Superiore Medico-Tecnica 84 SSMT SSMT Kulturreise nach Zürich Martedì 5 maggio abbiamo avuto la possibilità di visitare la città più importante della Svizzera. Le nostre docenti, Cornelia Hensch e Danila Zaninetti, ci hanno accompagnate alle visite di diversi monumenti, che ci hanno permesso di conoscere più a fondo Zurigo. Ringraziamo Scuola Superiore Medico-Tecnica Zurigo, metropoli capace di proporre esperienze di ogni tipo, sorge lungo un corso d'acqua che sfocia nell’omonimo lago. Consente di ammirare le Alpi innevate che si stagliano all'orizzonte, e offre un mix unico di proposte, divertimento, natura e cultura. Zurigo ha molto da mostrare: una scena culturale attiva con oltre 50 musei e più di 100 gallerie, rinomate aziende alberghiere e gastronomiche, possibilità per fare shopping con firme internazionali e marchi della Zurigo urbana, nonché una vivace vita notturna. Zurigo, inoltre, è un centro di primo piano per il mondo scientifico e del business che si distingue per la sua ottima accessibilità e l’eccellente infrastruttura. Zurigo è situata nel cuore dell’Europa e al centro della Svizzera. Da qualsiasi luogo la città è facilmente raggiungibile in treno, in automobile e in aereo. Zurigo è rinomata per la sue ottime possibilità di mobilità e quindi la Direzione per l’opportunità dataci sottolineando l’utilità di queste giornate extrascolastiche che, oltre ad intrattenerci, rappresentano un mezzo alternativo per aprirci e immergerci in nuove culture. ASM PRE 87 Das Fraumünster La chiesa di Fraumünster è situata sulla riva occidentale del fiume Limmat, nel centro storico di Zurigo. In passato essa era un monastero di suore benedettine. Fu fondata nell’853 dal re Ludovico il Germanico sulla sponda opposta del Grossmünster ed era gestita dalle sue figlie. La Fraumünster è una grande attrazione per tutti i turisti che vanno a visitare Zurigo, ed è molto conosciuta per le sue cinque vetrate, per l’organo e per la torre dell’orologio. Le vetrate sono state fatte da Marc Chagall e sono molto conosciute per via dei loro colori. Esse sono alte 10 metri e ognuna ha il proprio tema di colore. Una di queste vetrate viene chiamata il Paradiso celeste raffigurante Dio e Cristo, otto profeti, i quattro Evangelisti e 10 angeli. Francesca, Sara e Samanta per l’eccellente qualità dei suoi trasporti pubblici. Il centro storico è facilmente percorribile a piedi. La città di Zurigo è la capitale del Cantone omonimo ed è la città più grande di tutta la Svizzera. Essa dista 200 km da Locarno: in automobile ci si impiega più o meno due ore e 20 minuti, mentre in treno ci vogliono due ore e 50 minuti. Anissa, Giulia, Sanja e Rondina Grossmünster Lindenhof è una collina e un parco pubblico situato nel centro storico nella città di Zurigo. Confina a nord con la stazione di polizia della Uraniastrasse, a sud con la chiesa di San Pietro, a ovest con la Bahnofstrasse e a est con il fiume Limmat e il quartiere Schipfe. Secondo una cronaca locale i 53 tigli che hanno dato il nome a questa piazza sono stati piantati nel 1474. Infatti Linde significa tiglio e Hof cortile. Dal 1422 Lindenhof è diventata accessibile alla popolazione. Con la sua lunga movimentata storia Lindenhof non è solo un punto di riferimento importante archeologicamente, ma anche un giardino di prim’ordine. Lindenhof È una delle principali attrazioni della città di Zurigo, con la sua vista su tutta la città vecchia. In questo parco vedremo molti alberi, alcuni tavoli in pietra, un campo di tiro con l’arco e una scacchiera gigante. Oggi si possono visitare il palazzo reale medievale e i resti della fortezza romana nella cantina (Lindenhofkeller). Si possono vedere anche la fontana e le rovine. Dopo la demolizione del palazzo la collina, unico luogo situato all’interno delle mura della città, è stata trasformata in un parco pubblico. Le rovine della fortezza romana sono state utilizzate per costruire una grande piazza per celebrare il fidanzamento dell’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV nel 1055. Poi al posto della vecchia fortezza è stato costruito un palazzo che doveva essere parte del percorso processionale che fino alla riforma protestante collegava la Wesserkirche, Grossmünster e Fraumünster. Vi si trova anche una fontana che raffigura una donna con una bandiera in mano: essa rappresenta infatti una donna eroica che si batté per Zurigo contro la campagna di Winterthur, ed è stata costruita nel 1688. Alice, Simona e Natasha La chiesa Grossmünster si trova a Zurigo di fronte alla Fraumünster, dall’altra parte del fiume Limmat; ha una tipica architettura romanico tedesca con la facciata rivolta verso ovest. In origine la chiesa era cattolica, ma nella prima metà del sedicesimo secolo, con la comparsa di Ulrich Zwingli, il riformatore zurighese, è diventata protestante. Secondo la leggenda Carlo Magno scoprì le tombe dei santi Felix e Regula e fece costruire una chiesa come convento dei canonici. Giorgia, Stella e Diana SPAI Locarno SPAI Locarno Scuola Superiore Medico-Tecnica 86 Gite e uscite di studio SSMT 88 Apprendisti parrucchieri alla scoperta di Barcellona Kirche St. Peter La Chiesa St. Peter è la più antica di Zurigo e l’unica chiesa barocca della città. Le sue origini risalgono a prima del 900. Dal Medioevo al 1911 il campanile è servito per controllare che non ci fossero incendi nella città. L'orologio sulla torre è il più grande d'Europa. Il quadrante ha un diametro di 8,7 metri e nella torre vi sono inoltre cinque campane del 1880: la più grande pesa oltre 6’000 kg. Rudolf Brun, il primo sindaco di Zurigo, ha acquistato la chiesa nel 1345, e ora vi è seppellito. Nel 1803 la chiesa è diventata proprietà della città di Zurigo: in precedenza apparteneva al Cantone. Lara, Jennifer e Romina Particolarmente apprezzati la visita al prestigioso Istituto Llongueras e l’incontro col suo celebre fondatore Universität Zürich Scuola Superiore Medico-Tecnica Abbiamo deciso di presentare alla classe l’Università di Zurigo perché è la più grande delle 12 università svizzere. Il centro dell’Università di Zurigo si trova vicino al Politecnico, nei pressi della stazione. In aggiunta ci sono in città altri tre stabili, che si chiamano Irchel, Oerlikon e Schlieren. L’Università è stata costruita nel 1833 e offre le sette facoltà tradizionali: Teologia, Matematica e scienze naturali, Giurisprudenza, Economia e diritto, Medicina, Medicina veterinaria e Filosofia. A partire dall’anno 1840 le donne furono ammesse solo come ascoltatrici nella facoltà di Filosofia. Oggi in totale vi sono all’incirca 34'560 persone, tra cui 26'380 studenti. Diversi laureati di questa Università hanno ottenuto il Premio Nobel: ad esempio Albert Einstein lo ricevette nel 1921 per la Fisica. Alice, Giada e Martina SPAI Locarno 89 Dal 19 al 23 aprile 2015 gli apprendisti parrucchieri della 3a e 3b sono stati in gita a Barcellona: occasione questa non solo per visitare una città ricca di storia ed arte, ma anche per frequentare per una giornata intera l’Istituto Llongueras, famoso in tutto il mondo per essere all’avanguardia nel campo delle acconciature. I ragazzi hanno così potuto vedere all’opera dei grandi professionisti che hanno spiegato loro la filosofia Llongueras, mostrando in pedana diversi tagli e colori commerciali e alla moda. La giornata si è conclusa con la presenza di Luis Llongueras, fondatore dell’istituto, che si è intrattenuto con gli apprendisti e ha fatto loro un breve ma significativo discorso. Nei giorni restanti i nostri allievi, accompagnati dai docenti, hanno visitato tra l’altro la Sagrada Familia, le Ramblas, il mercato della Boqueria, il Barrio Gotico, le case Batlló e Pedrera e il parco Güell. Un ringraziamento particolare va a CoiffureSuisse Sezione Ticino che, con un sostegno economico, ha permesso di effettuare questa bellissima e importante esperienza, che accompagnerà tutti i giovani in formazione anche in futuro. Delio Fontana Docente di conoscenze professionali Le due classi davanti alla famosa casa Batlló, opera dell'architetto Antoni Gaudí. Un momento della visita all'Istituto Llongueras. SPAI Locarno Gite e uscite di studio Gite e uscite di studio 90 91 Gli Operatori di edifici al termovalorizzatore di Giubiasco Gite e uscite 2014-'15 L'impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti di Giubiasco è in funzione tutti i giorni, 24 ore su 24: la combustione dei rifiuti (a destra) alimenta un sistema di teleriscaldamento ecologico. In data 7 maggio 2015 la classe Operatori di edifici e infrastrutture del secondo anno (OE2) si è recata in visita all’Impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti di Giubiasco. La visita è stata ben organizzata e strutturata dal nostro docente Vito De Vito e dal responsabile ICTR della comunicazione e sensibilizzazione Paolo Selldorf, in modo da poterci rendere partecipi e coinvolgerci in merito alla tematica relativa ai rifiuti: il percorso didattico dell’ICTR è molto interessante e coinvolge notevolmente i partecipanti. SPAI Locarno L’ICTR parte dal recupero di rifiuti solidi urbani provenienti da tutto il Canton Ticino e dal Moesano: essi vengono scaricati dai camion nelle fosse di raccolta, per poi venir condotti ai forni tramite ragno idraulico. L’impianto funziona 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, monitorato dalla sala comandi dove gli operatori garantiscono il buon funzionamento del rogo e il sistema di evacuazione dei fumi. La combustione dei rifiuti alimenta un interessante ed ecologico sistema di teleriscaldamento, il quale fornisce calore a un notevole numero di edi- fici su un vasto comprensorio. Inoltre, all’interno dell’impianto, alimenta a vapore uno speciale generatore di corrente, producendo energia. Parte di questa energia viene utilizzata per il funzionamento dell’impianto stesso, mentre la rimanenza viene data all’Azienda elettrica ticinese. Da questa visita si ricavano numerose interessanti informazioni, che portano il visitatore a una maggior sensibilizzazione sul tema dello smaltimento ecologico dei rifiuti. Classe OE2 Data Luogo Attività - visite Docenti Classi 25.8 Mogno-Fusio Chiesa S. Giovanni - Centralina «SPAI» G. Barudoni I4a-b, D4 e diga Sambuco 11.9 Val Bavona Visita con Franco Dalessi G. Barudoni I4a-b, D4 18.9-19.9 Berna SwissSkills 2014 C. Zaninetti, M. Candolfi D1, E1, D3, E3, I3, P1b 25.9 Cavigliano Panificazione nel forno a legna e visita al torchio C. Marcollo Ib2, Rb2 comunale (ricerca sulla storia dell’alimentazione) 29.9 Locarno Visita della città: C. Rusca R1 osservazione e comprensione del territorio 10.10 Locarno Visita della città: M. Broggini S1a osservazione e comprensione del territorio 12-16.11 Barcellona Visita della città N, Gianotti, L. Scascighini D4, E4, MD4, ME4 15-19.11 Praga Visita della città D. Vito, C. Zaninetti OP3 18-22.11 Tallinn (Estonia) Visita della città F. Chiappa, R. Scolari MQ 26.11 Locarno Esposizione Jacques Lipchitz, Casa Rusca L. Stefanicki G4 17.12 Gösgen Centrale nucleare M. Guidolin, T. Pissoglio MI3 19.12 Solduno Fondazione Diamante Laboratorio Incontro 1 M. Broggini S1a 8.1 Biasca Officine Idroelettriche di Blenio SA F. Malaguerra MI1 3.3 Giubiasco Impianto cantonale di termovalorizzazione rifiuti T. Cadra, V. De Vito Op1, Op2, Op3 11.3 Ascona Impianti della pista di ghiaccio della Siberia P. Balestra G3 11.3 Bellinzona Sede governativa cantonale, Palazzo delle Orsoline S. Ambrosini S2b 18.3 Locarno Ospedale la Carità: igiene ospedaliera V. De Vito Op1, Op2 27.3 Locarno Castello Visconteo: Mostra delle camelie P. Torriani P2b 18-24.4 Barcellona Visita della città D. Fontana, T. Pissoglio P3b 3-8.5 Romania (Buzau) Gemellaggio col Liceo professionale M. Candolfi, P2b, Pb2 Meserii si Servicii G. Giovanettina, T. Giugni 4.5 Giubiasco Impianto cantonale di termovalorizzazione rifiuti V. De Vito Oe2, OE2fe 5.6 Pfäffikon Giornata ricreativa di fine anno P. Casartelli, L. Peduzzi D1, E1 6.5 Rapperswil Jona Ditta Geberit SA A. Giunta, M. Grisoni, S2a, S2b, Ss2, Ss3 M. Terribilini, P. Torriani 6.5 Balerna Ditta Sunage SA (produttore di apparecchi M. Guidolin, T. Pissoglio MI3 elettronici) e impianto fotovoltaico Scuola Media 11.5 Locarno, Muralto Ambiente e conoscenza delle piante B. Zollinger Oe2, Oe2fe 29.5 Losone Centrale ERL (Energie rinnovabili Losone) C. Tenore Rs3 SPAI Locarno Gite e uscite di studio Gite e uscite di studio 92 Alla scoperta di un’azienda di punta Giornata di studio alla Geberit di Rapperswil-Jona per i nostri Installatori d’impianti sanitari Il 6 maggio 2015 abbiamo trascorso una giornata molto interessante alla Geberit di Rapperswil-Jona (www.geberit. ch), multinazionale leader nel settore dell'impiantistica sanitaria, sempre attenta all’innovazione, all’efficienza e alla qualità del servizio alla clientela. La visita è stata molto ben condotta dai consulenti tecnici Alessandro Innocenti e Urs Ployer, di cui abbiamo apprezzato la chiarezza e la completezza delle presentazioni, come pure la cordiale accoglienza. I contenuti trattati riprendono e completano quanto previsto dal Piano di studio della nostra professione nei tre luoghi di formazione: azienda, scuola e corsi interaziendali. Alla visita ci hanno accompagnati i docenti di Cultura generale Paola Torriani e di Conoscenze professionali Marzio Grisoni, Aldo Giunta e Matteo Terribilini. Con noi (S2a e S2b) hanno partecipato anche le classi supplementari degli Installatori d’impianti sanitari del 2° e 3° anno (Ss2 e Ss3): supplementari, perché sono al loro secondo tirocinio, visto che hanno già in bacheca l’attestato di un’altra professione. Ecco alcuni momenti della visita. Classi S2a e S2b La giornata è iniziata con uno spuntino offerto dalla ditta. Quindi siamo passati nella sala conferenze, dove sono state presentate brevemente la storia e l’evoluzione nel corso degli anni di questa importante azienda, nata nel lontano 1874 grazie all’intraprendenza del suo fondatore Caspar Melchior Albert Gebert. Alessandro Innocenti e Urs Ployer, le nostre guide, hanno presentato alcuni sistemi di fissaggio e di pressatura: in particolare gli attrezzi per pressatura MAPRESS e MEPLA, che funzionano con pistoni a olio, e le ganasce per eseguire le pressature sui tubi. Questi strumenti sono diventati indispensabili per il nostro lavoro: ci permettono di pressare vari diametri di condotte, risparmiandoci tempo di lavoro rispetto alla filettatura manuale dei tubi. Noi abbiamo ascoltato con attenzione tutte le nozioni tecniche e pratiche. Infatti, durante la giornata abbiamo imparato molte cose nuove riguardo alla Geberit. Abbiamo anche assistito a varie dimostrazioni, come a quella fonica dei martelletti sui sanitari, oppure a quella della Il signor Innocenti spiega come funziona il sistema DUOFIX per fissare le cassette da risciacquo (WC) nella struttura in cartongesso. Questo metodo consiste nel costruire un telaio, che permetta il fissaggio degli elementi WC – lavabo – bidet... come pure l’inserimento di condotte idrosanitarie. ta sta za. è rit ien be cogl i e G c w alla he l’a rha a s e c r an co eM ras tima ale t t u ta na ea, o asq r o P i d i , g ro La tima nd t a o ’ s un Ales 93 Questa foto mostra la «ricostruzione» (detta Torre trasparente) di varie condotte in un edificio di quattro piani in scala 1:1, grazie alla quale è possibile riprodurre problematiche reali, apportare dei miglioramenti o trovare delle soluzioni e comprendere meglio il funzionamento di tutto ciò che è inerente agli scarichi. In questa particolare simulazione si confermano i vari punti importanti trattati nella norma svizzera di carico (SN 592.000). variazione dei decibel o della scala di intensità, necessarie per rispettare le severe norme SIA 181. Ci è stata poi mostrata la saldatrice Geberit Universal, un attrezzo indispensabile nell’assemblaggio delle condotte di scarico. Questo prodotto è presente in ogni ditta, perché è necessario per saldare tubi in pe (polietilene) di grosso diametro (superiori a 75 mm). Questa congiunzione è chiamata saldatura «testa-testa». A tutti i nsotri docenti accompagnatori, come pure alla Direzione della Geberit e a quella della nostra scuola, vanno i nostri ringraziamenti per l’opportunità che ci è stata data di trascorrere questa splendida giornata, sia sul piano professionale sia su quello culturale e umano. A conferma della riuscita di questa esperienza, che consigliamo a tutti e che quindi andrebbe riproposta ogni anno, concludiamo questo nostro resoconto con qualche pensiero personale. Qu mo esta g lt ci h o im iorna ta po a in ès seg rtan di tat t lav n e a ,p oro ato no e r de c ns ch h im é Ale i util e in can etod izz ssi i a t o, Wa no an iere c lte r e ora. Ibr a Durante la visita ci sia mo trovati molto ben e; non era possibile a perché tutt nnoiarsi, o era molt o interessa nte. Niko, Dam ian e And rea È stata una bella esperienza poter visitare una grande azienda, conoscere la sua storia e le sue origini. Christian e André La foto finale di rito. Con noi si riconoscono i consulenti Geberit Alessandro Innocenti e Urs Ployer, che ci hanno fatto da guida e di cui abbiamo apprezzato la competenza e l’accoglienza, e i docenti accompagnatori. SPAI Locarno SPAI Locarno Gite e uscite di studio Gite e uscite di studio 94 La classe OP3 per le antiche vie di Praga La classe OP3 ha scelto per la sua gita di studio una delle mete «tradizionali», ma non per questo meno affascinanti: dal 15 al 19 novembre, accompagnati da Vito De Vito e Claudio Zaninetti, gli Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva AFC del terzo anno hanno infatti visitato Praga. Queste alcune delle loro impressioni. Il 15 novembre 2014 siamo partiti in visita alla città di Praga. Siamo, perché ad accompagnarci c’erano il docente di Conoscenze professionali Vito De Vito e il direttore della scuola Claudio Zaninetti. Perché Praga? Perché ci hanno detto che è una bella città e perché non volevamo visitare una di quelle grandi, le «solite», quelle più «famose». Per queste c’è tempo tutta la vita. Il primo giorno abbiamo visitato la città, che è abbastanza grande. Tutte le strade portano alla piazza centrale denominata piazza dell’Orologio, che si trova proprio nella Città Vecchia ed è uno dei luoghi più visitati. Sulla piazza si affacciano alcuni edifici importanti: la chiesa di San Nicola, Palazzo Kinský, il Municipio della Città Vecchia con il suo famoso orologio astronomico (ecco perché è chiamata anche piazza dell’Orologio!), la chiesa di Santa Maria di Týn. Al centro della piazza si trova il monumento dedicato ad un teologo e riformatore religioso Jan Hus, a noi sconosciuto. Nei giorni seguenti abbiamo visitato il bel castello di S. Vito (non il nostro insegnante!), che si trova su un promontorio al di là del fiume Moldava. Purtroppo non tutti sono potuti entrare a fare la visita completa, ma comunque si è potuto assistere al cambio della guardia. È stato qualcosa di particolare. Da lassù si gode una bella vista del paesaggio e della città. AbSPAI Locarno biamo visitato anche il piccolo museo del Comunismo, un momento breve, ma interessante e pieno di storia, e il Quartiere ebraico, un luogo molto particolare e suggestivo. La cucina è buona, anche se dipende dai gusti. Non a tutti è piaciuta. Abbiamo assaggiato qualche specialità del posto. Per certi aspetti è simile ad altre città, dove la carne la fa da padrona. La sera, dopo aver cenato tutti insieme, si andava in giro per la città, che è bella anche di notte, nei locali caratteristici a gustare – quanto basta! – la buona birra praghese. Dieci franchi erano abbastanza per una cena: quello che si pagava in meno a cena, si spendeva in più nei souvenir. I giorni sono passati velocemente, come succede quando si fanno cose interessanti, e questa gita è una di queste. Per cui, in un batter d’occhio, eccoci giunti alla fine, al momento del ritorno. È la mattina del 19 novembre quando, preparati in fretta e furia i bagagli, siamo sui taxi che ci portano all’aeroporto: stanchi, con le tasche vuote e la voglia di ritornarci. Chissà se rivedremo ancora Praga. Mah, si vedrà! 95 A me personalmente piace visitare nuove città e posti, quindi Praga mi è piaciuta molto anche se abbastanza cara (in corone: in euro invece è più economica, ma non tutti li prendono). La città è in vecchio stile e questo anche la rende particolare e bella: anche le macchine erano d’epoca, non tutte ovviamente, spesso si poteva anche vedere qualche turista fare il giro in carrozza. La città non è molto grande, infatti tutte le strade portano alla piazza centrale. Abbiamo visitato fra l'altro il castello di S. Vito (purtroppo non tutti siano entrati a fare la visita completa), il museo del Comunismo (una visita breve ma interessante), la sinagoga spagnola e quella ebraica, e il cimitero L'antico cimitero ebraico. ebraico, molto particolare! Il cibo era buono: c’erano le specialità locali ma per il resto era simile agli altri posti, con molta carne. La sera, dopo aver cenato tutti insieme si andava in giro per i locali a gustare la birra praghese. Jeanette Da Silva All’inizio Praga non mi ispirava molto come destinazione, ma appena siamo arrivati mi ha colpito subito, sia per il fatto che è una bellissima città sia per lo stile di vita che hanno le persone! All’inizio per via della lingua era un po' complicato chiedere informazioni o anche semplicemente un panino, però col passare del tempo siamo riusciti a farci capire. Praga è una città con molta storia, infatti il secondo e il terzo giorno abbiamo visitato il castello di San Vito (dove abbiamo assistito al cambio della guardia), l’orologio astronomico, il cimitero degli Ebrei, il museo del Comunismo e molte altre cose. Quasi tutte le sere siamo andati a cenare insieme. Mi sono divertito molto e devo dire che questa gita è stata organizzata davvero bene. Giuseppe Murciano Il docente di classe e il direttore ci hanno accompagnati in questa visita molto interessante e in soli quattro giorni, girando tutta Praga a piedi e in autobus, abbiamo potuto visitare le cose principali: chiese, musei, piazze, quartieri... Il Museo del Comunismo. Praga è una città molto grande, e dunque all’inizio non pensavo che fosse tutto raccolto in centro: questo ci ha facilitato nel cercare bar, locali, risto- Classe OP3 SPAI Locarno Gite e uscite di studio 96 Giornate sportive ranti e negozi. La città l’ho trovata molto bella e storica: a distanza di anni abbiamo visto anche una manifestazione in una piazza, alle spalle del nostro albergo, contro la Russia, che ha invaso parte dell’Ucraina. Per concludere, Praga è bella e ricca di cultura, con tante cose da visitare: vale la pena di fermarsi qualche giorno in questa meravigliosa città! Raffaele Barbieri La capitale della Repubblica Ceca è una piccola ma bella città, dove si respira proprio la storia, e dove il Comunismo è ancora un po' presente nella vita delle persone. AbIl Museo Nazionale di Praga chiude la storica piazza San Venceslao. biamo visitato tutti i posti più conosciuti: l’orologio astronomico, la cattedrale di San Vito, il castello, abbiamo fatto una passeggiata in battello sotto il ponte Carlo ed abbiamo anche visitato il museo. In generale Praga è una città non tanto costosa e molto interessante, grazie a tutti i suoi monumenti storici. Marcos Evandro Dias Oliveira Faneco In questi cinque giorni abbiamo visitato Praga e i suoi luoghi di interesse storico: personalmente mi ha stupito la sua storia legata al Comunismo e alla Guerra dei 30 anni. È una città molto compatta (si gira anche a piedi), ma ricca di negozi, bar, ristoranti di vario genere, e attrazioni per turisti e per chi cerca il divertimento serale. Praga è piena di Starbucks, centri commerciali, e tram, filobus, battelli, taxi gialli (come New York). Ho incontrato molta gente italiana, spagnola, asiatica e francese, e non sono tutti turisti: infatti Praga è una città molto multietnica. È anche abbastanza economica per le nostre tasche (cioè per noi che veniamo dalla Svizzera), e la consiglio a chi cerca una città nuova da visitare, con una ricca storia alle spalle, ma che non sia cara come Roma, Venezia o Berlino. Jonathan Calitri Il monumento a Jan Palach e a Jan Zajíc in piazza San Venceslao: i due martiri della resistenza anti sovietica sono costantemente ricordati da lumini accesi. Sulla neve con la SPAI A Carì sei giornate in condizioni ideali Nel 2015 siamo giunti all‘11° anno di attività sulla neve, sotto forma di giornate sportive. Dopo quattro anni a Bosco Gurin (2004-‘07) e cinque anni al Nara (2009-‘13), questa volta siamo ritornati, vista la piacevole accoglienza dello scorso anno, nella regione leventinese di Carì. L’innevamento, giunto un po’ tardivo, ci ha fatto posticipare il programma di un paio di settimane... ma ne è valsa decisamente la pena: le condizioni sono state ottime per tutte le sei giornate. A questa nostra proposta hanno partecipato complessivamente circa 200 allievi, che hanno scelto le seguenti attività: 60% slitta, 25% sci, 15% snowboard. Nell’ultima giornata, il 26 febbraio, ci siamo ritrovati in terrazza con l’ex consigliere di Stato Gabriele Gendotti, il nuovo capo Ufficio sport Marco Bignasca e l’esperto cantonale di Educazione fisica nel settore professionale Luca Tomatis: davvero un gran bel finale. Segnaliamo infine, e ringraziamo, le colleghe Sara Ambrosini e Danila Zaninetti che hanno condiviso con gli allievi alcune di queste piacevoli giornate. ARRIVEDERCI al 2016. Rossano Dell’Avo e Nicola Gianotti Docenti di educazione fisica Gabriele Gendotti (al centro) con Marco Bignasca (primo a sinistra) e, alle sue spalle, Rossano Dell'Avo, Nicola Gianotti e Claudio Zaninetti. Giornate sulla neve 2015 Giorno Venerdì Data 16 gen. Locarno Classi e numero di apprendisti I2a-b-c I1b E1 D1 19 13 10 7 Lunedì P2a S3b S3a E4 19 gen. 13 16 17 10 Martedì G2 G4 Op2 Oe1-2 P1b 8 7 1 13 20 Mercoledì 27 gen. 4 feb. 49 56 49 S2a S2b D3 E3 12 14 7 10 Giovedì D2 E2 ASV-GUA I1a Rb2-Ib2 6 10 22 3 Giovedì P3b I4a-b-c Oe1fe Rb1-Sb1 Opb1 20 15 4 12 feb. 26 feb. SPAI 97 5 13 1 SPAI 43 54 45 Locarno Giornate sportive 98 Giornate sportive 99 Educazione fisica alla SPAI di Locarno… Di tutto e di più Rossano (a sinistra) e Nicola, sempre impegnati a proporre attività diversificate. Grazie alla favorevole ubicazione della nostra sede, i nostri allievi hanno l’opportunità di praticare svariate attività sportive anche all’esterno delle palestre. Ecco una serie di attività e di luoghi da noi proposti quest’anno: • Ciclismo: abbiamo a disposizione circa 25 rampichini, che ci permettono di fare delle belle pedalate con percorsi in zona lago, fiume e piccole salite (Monte Verità, Rivapiana, CST, Terre di Pedemonte, Golino…). • Il Merige: situato a circa 8-10 minuti di bici dalla sede, è una bellissima zona a bordo fiume dove troviamo un campo da calcetto e uno da beach volley. • Squash: a Losone esiste un centro squash, e grazie alla collaborazione col gerente abbiamo la possibilità di praticare a prezzo modico (5 franchi) questo sport. • Lido di Locarno: nei mesi più caldi abbiamo libero accesso al Centro balneare di Locarno con possibilità di praticare nuoto, tuffi e beach volley. Con un supplemento di 4 franchi i ragazzi possono usufruire anche degli scivoli. • Corsa di orientamento: la zona Saleggi si presta bene SPAI Locarno per delle attività di orientamento. Abbiamo sei percorsi fotografici con 15 punti ciascuno da trovare. • Giro dei 2 ponti: attività aerobicasulla distanza di 2’150 metri da svolgere in autunno e in primavera. • Pattinaggio: nei periodi invernali la pista della Siberia di Ascona è accessibile alle scuole per le attività di pattinaggio. Inoltre le scuole possono anche usufruire della pista in Piazza Grande (Locarno on Ice), che viene allestita per il periodo delle Feste natalizie. • Escursioni: nelle lezioni di lunga durata (mezza giornata) abbiamo l’opportunità di camminare e conoscere le meravigliose montagne che ci circondano (Monte Verità, Balladrüm, Orselina, Cardada-Cimetta...). • Stand up paddle: quest’anno, per la prima volta, abbiamo presentato al Lido di Ascona ad alcune classi questa «nuova» disciplina, attività molto apprezzata anche grazie alle belle temperature del lago Verbano. • Tiro con l’arco: grazie alla collaborazione con la SPAI di Biasca riusciamo ad avere un set di bersagli, archi e frecce per la pratica di questo sport olimpico. • Slack-line: Abbiamo acquistato i pali e la corda da slackline: anche questa attività è molto apprezzata dai ragazzi. • Giornate sulla neve: da ormai più di dieci anni organizziamo durante l’anno delle giornate sulla neve; per il secondo anno siamo stati a Carì: i ragazzi possono praticare sci, snowboard, slitta, oppure camminare in montagna. Rossano Dell’Avo e Nicola Gianotti SPAI Locarno Giornate sportive 100 Eventi e manifestazioni Giro dei 2 ponti, una sfida con se stessi Una nuova proposta sportiva con un importante risvolto educativo 101 Storia, tradizioni e problemi del Continente Nero Dedicata all’Africa la giornata multiculturale 2015 Dall’anno scolastico 2014-‘15 abbiamo introdotto una nuova attività all’aria aperta che permette a tutti di testare la propria capacità di resistenza, nonché di conoscere un po’ di più i dintorni della nostra scuola. Si tratta di una corsa/camminata di 2,15 km che si snoda tra i due ponti sugli argini del fiume Maggia (vedi mappa allegata). L’idea è di svolgere questa prova due volte all’anno (in autunno e in primavera), dando così la possibilità agli allievi di valutare se e come sono migliorati. Sulla base dei dati raccolti si potranno poi calcolare diversi dati interessanti, quali ad esempio la velocità media (cfr. tabella allegata a titolo esplicativo). Quest’anno il miglior tempo maschile è stato di Matteo Cartolano (6 minuti e 52 secondi): ciò significa che ha corso a una velocità media di circa 19 km/h. Per quanto riguarda le ragazze, la migliore è stata Jasmine Stutz (10 minuti e 23 secondi): Jasmine ha quindi corso a una velocità media di 12 km/h. A questo proposito è curioso sapere che i migliori maratoneti al mondo impiegano circa 2 ore e 5 minuti per coprire i classici km 42,195, viaggiando a una velocità media di oltre 20 km/h! Camminando a un buon ritmo (6-7 km/h) ci vorranno circa 20 minuti per l’intero percorso. L’analisi dei dati ha lasciato trasparire una netta differenza tra gli allievi fumatori e SPAI Locarno non. I primi hanno fatto registrare dei tempi decisamente superiori e un affaticamento maggiore. Un’occasione in più per sensibilizzare i nostri ragazzi! Nel complesso si tratta di una bella attività, sana, non tesa alla vittoria sugli altri, ma piuttosto a una sfida con se stessi per migliorare ogni volta. Rossano Dell’Avo e Nicola Gianotti Programma Giornata AFRICA Martedì 21 aprile 2015 8.30 - 9.45 (Sala Multiuso) CONFERENZA di Mohammed Ba, griot senegalese: «L'interculturalismo in Africa attraverso la memoria viva». 10.05 – 11.35 (Aule) INCONTRI CON LE ONG attive in Africa e con altri gruppi: Fondazione Suisse-Madagascar; Conferenza missionaria (Ciad); Beogo (Burkina Faso); Mabawa (Ruanda); Dottor Maggi (Camerun); ABBA (Burkina Faso); Davide Caprani (in Liberia per le Nazioni Unite); rifugiati del Pretirocinio d’Integrazione. 12.00 - 13.30 (Ristorante scolastico) PRANZO: nel menù falafel con insalata di taccole e salsa tahini, tajine di manzo alle prugne, couscous alle verdure, mousse di datteri con filetti d’arancia. 13.30 – 15.30 (Aule) ATELIER RICREATIVI: Cerimonia del thè (Amina Sulzer); danza africana (Isabel Lunkembisa); spettacolo di narrazione «Il gigante Lulù» (Vicky De Stefanis); percussioni (Ibrahim Sarr); danza del pane e percussioni (Marco Mottai); preparazione alla sfilata (CAT «Associazione Africani in Ticino»); treccine (Sabina); cinema (Kevin Merz). 15.30 – 16.00 (Sala alla Morettina) FINALE IN COMUNE: Sfilata, musica e danze etniche. Diventata ormai una tradizione attesa da allievi e docenti, la giornata multiculturale – svoltasi il 21 aprile 2015 – aveva quest’anno come tema la scoperta del continente africano. Un viaggio mobile e statico, ma soprattutto di invito ad un movimento interiore, o almeno così si spera, che ha visto protagoniste 200 persone tra partecipanti, ospiti e docenti. Giunta alla sua quarta edizione, preceduta da «Strade dell’est», «Underground» e «America Latina», la giornata «Africa» era una tappa ulteriore nel percorso della sede nel suo ideale di lotta al razzismo, di presa di coscienza dei pregiudizi che ci abitano, per suscitare curiosità per l’Altro e per le altre culture. La struttura si è perfezionata negli anni: la mattina è più razionale (conferenza, presentazione delle ONG), seguita dal pranzo etnico, vero e proprio momento centrale, mentre nel pomeriggio vengono offerte attività che sviluppano intelligenze diverse e dove i partecipanti hanno un ruolo più attivo. Inizio con il botto: Mohammed Ba, griot senegalese, ha incantato tutti i presenti per quasi un’ora, spaziando da racconti del suo villaggio natale, del nonno anch’egli cantastorie, ripercorrendo la tratta degli schiavi neri SPAI Locarno Eventi e manifestazioni 102 che partivano dall’isola di Gorée verso il Nuovo Mondo e richiamandoci a ideali quali la tolleranza e la solidarietà. Mohammed è stato il nostro «gan», l’ospite della tradizione senegalese, persona a cui in ogni casa era riservata la prima camera. «Gan» in yolof, la sua lingua madre, è l’unico modo per chiamare chi viene da fuori, la parola «straniero» non esiste (adesso c’è, ma è un retaggio del colonialismo). Al suo villaggio natale ogni persona era importante, ma come una perla di una collana, dove solo nel rapporto con gli altri e nella comunità poteva veramente luccicare. Anche questo ci ha raccontato Mohammed Ba, tra una canzone e l’altra cantate al ritmo del suo jembè. I partecipanti si sono divisi in gruppi e hanno ascoltato la presentazione di diverse ONG attive in Africa (Fondazione Suisse-Madagascar; Conferenza Missionaria, Ciad; Beogo, Burkina Faso; Mabawa, Ruanda; Dottor Maggi, Camerun; ABBA, Burkina Faso; Davide Caprani, in Liberia per le Nazioni Unite; rifugiati del Pretirocinio di integrazione). Questa attività permette ai ragazzi di venire a conoscenza dell’esistenza delle ONG e di persone impegnate, e pure di vedere un possibile sbocco per il loro futuro. Il pranzo etnico servito nella nostra mensa è un momento fondamentale: ragazzi, docenti e ospiti si ritrovano a condividere il cibo e a conoscersi meglio stando assieme. Ottimo il menù preparato dai nostri cuochi: falafel con Gli atelier ricreativi insalata di taccole e salsa Tahini, tajine di manzo alle prugne, couscous alle verdure, mousse di datteri con filetti di arancia. Un momento in cui la cucina diventa cultura, crocevia di Storia e di storie di migrazioni, dove anche il concetto di identità si amplia e si relativizza. La cerimonia del thè nordafricana organizzata sotto una tenda all’entrata della scuola, la danza tradizionale angolana, una lezione di percussioni, la danza del pane, uno spettacolo di narrazione, la proiezione di un filmato e l’atelier moda (henné, treccine e abiti tradizionali) erano le attività ricreative organizzate nel pomeriggio, prima di Animatori Vicky De Stefanis Kevin Merz Amina Sulzer Marco Mottai Isabel Lunkembisa Ibrahim Sarr CAT “Associazione Africani in Ticino” Sabina SPAI Locarno Attività Spettacolo di narrazione «Il gigante Lulù» Cinema Cerimonia del thè Percussioni e danza del pane Danza africana Percussioni Preparazione alla sfilata Treccine, henné Eventi e manifestazioni un divertente momento in comune con tanto di sfilata e danza che ha coinvolto tutti. Una decina di docenti ha preso parte all’organizzazione, unitamente alla Direzione e agli stagiaires della segreteria. Gli insegnanti di Cultura generale hanno introdotto la giornata in classe. Il prossimo anno faremo un bel passo in avanti, o meglio, in profondità: una classe si assumerà buona parte dell’organizzazione attraverso un corso in- 103 terdisciplinare e affiancherà il gruppo già costituito dei docenti. Tutti assieme seguiremo dei corsi specifici, dati da esperti esterni, sulla multiculturalità e sulla cooperazione allo sviluppo, che rafforzeranno la nostra formazione dando continuità e spessore a tutto il lavoro svolto. Lorenzo Scascighini Coordinatore delle attività di sede SPAI Locarno Eventi e manifestazioni 104 Eventi e manifestazioni Soggiorno linguistico, un’esperienza indimenticabile Il mio soggiorno è stato un po’ diverso da quello presentato in questa rivista l’anno scorso. Io sono stata proprio in Germania, più specificamente a Freiburg, che si trova nella regione della Brisgovia, nella parte sud-occidentale dello Stato. La professoressa di tedesco Cornelia Hensch ce ne aveva parlato, ci aveva detto che se volevamo partire a studiare la lingua senza lavorare per forza, il periodo adatto era quello prima di cominciare l’apprendistato: nel mio caso è stato dopo aver finito l’anno a tempo pieno di prematurità. L’idea è partita da mio padre, lui voleva a tutti costi mandarmi a studiare il tedesco da qualche parte, quindi abbiamo deciso insieme di farmelo fare. All’inizio non volevo, non ne ero convinta, avevo specialmente paura di rimanere da sola, perché la dimestichezza con la lingua non ce l’avevo troppo, però alla fine mi sono detta che sarebbe stata comunque un’esperienza da fare. In principio il progetto era di partire solo due settimane, ma ci siamo resi conto in fretta che due settimane erano troppo poche, quindi siamo andati a tre. Secondo me, dopo tutto tre settimane non sono né troppo lunghe né troppo corte, abbiamo l’opportunità di integrarci bene e di non partire subito, godendoci un po’ tutta l’esperienza. Avevo già trovato il posto di lavoro per l’anno seguente, quindi dovevo discuterne con loro per vedere come SPAI Locarno la pensavano. Ho parlato con la mia responsabile e mi ha detto subito che non c’era problema, che potevamo tranquillamente far partire il contratto un mese dopo. Mi hanno detto pure che era stata una bella idea partire per praticare un po’ la lingua tedesca, pensando che dopo tutto in Ticino viene molto usata. Io avevo deciso di partire in un Campus, ovvero dove si stava a dormire con tutti gli studenti e dove i corsi di tedesco erano integrati ed alternati ad attività sportive o interculturali. Il giorno del mio arrivo è stato tranquillo, mi sono fatta accompagnare da mio padre e mio fratello. Appena arrivata sono andata all’appello e mi hanno fatto vedere la camera (massimo 4 persone) . Il Campus era situato a venti minuti dal centro ma facilmente accessibile con il tram, un po’ imboscato nella foresta. Dopo essermi sistemata sono andata a salutare i miei, e poi subito a fare il test d’entrata per valutare il mio livello, per poi essere posizionata in un determinato corso. Uscita da lì ho visto una ragazza e ho cominciato subito a parlare, mi ha fatto conoscere altra gente e piano piano mi sono subito ambientata. Avevamo un bellissimo gruppo, mi divertivo un sacco. Ogni mattina avevo i corsi, mentre nel pomeriggio le attività scelte all’inizio della settimana. Non ci si annoiava mai. La sera c’era del tempo libero e, chiedendo il permesso, si poteva andare via un attimo dal Campus: io ad esempio ne appro- n’erano alcuni che parlavano la mia lingua, però con i docenti e i responsabili ti buttavi per farti capire e parlare con loro in tedesco, e così mi sono fatta un po’ l’orecchio. Mi ha permesso di capire cose che a scuola non avevo capito, e di praticare un po’ la conversazione. Lo consiglio davvero a tutti, sono esperienze indimenticabili. Mi sono fatta molti amici con cui sono tuttora in contatto, ho conosciuto gente che veniva da diverse parti del mondo, con diverse culture e abitudini. A mio parere è meglio andare soli, ci si deve buttare e vedere cosa succede. Se si va soli si è più aperti a conoscere altra gente. Mi piacerebbe, finita la scuola, partire per imparare l’inglese, facendo la 105 ragazza alla pari, oppure trovandomi un posto di lavoro per un determinato tempo, ma non so ancora esattamente dove. Ringrazio ancora mio padre per avermi proposto questa esperienza. Estelle Gerber Classe ASM1MA (Assistenti di studio medico-SSMT) Momenti significativi di storia e di vita Estelle Gerber, allieva Assistente di studio medico. fittavo per fare un po’ di allenamento (pratico l’atletica leggera) e ricuperarne alcuni che perdevo (non sempre), e non ero l’unica. Dopo cena c’era anche tempo libero che potevamo utilizzare per studiare o fare le nostre cose. A volte organizzavano dei film da guardare tutti assieme. Nel weekend, al sabato c’era l’uscita proprio in centro per fare shopping e per vedere un po’ la città di Freiburg, che tra l’altro è una città veramente carina e molto tipica della Germania, mentre la domenica si andava a divertirsi tutto il giorno ad Europa-Park. L’esperienza mi è servita per il tedesco. È vero che non sempre lo parlavo con i miei compagni, perché ce Annualmente i docenti si riuniscono in seduta ordinaria (Collegio dei docenti) due volte all’anno: la prima a fine agosto per l’avvio dell’anno scolastico, la seconda a inizio giugno per il consuntivo dell’anno stesso. Di regola la seduta di agosto si tiene fuori sede, e quest’anno si è voluta onorare la Valle Leventina, facendo tappa al Dazio Grande a Rodi Fiesso. L’occasione è stata propizia per conoscere un po’ della storia del Dazio Grande: grazie all’intervento della signora Maria Pia Conconi abbiamo visitato il piccolo e suggestivo museo del Dazio, per poi effettuare una salutare scampagnata nella Gola del Piottino lungo il sentiero della «Via Urana». Quel sentiero che il Bonstetten (Karl Viktor) percorse più di duecento anni or sono, nel 1797 per l’esattezza, nel suo ritorno a casa dopo aver visitato per la terza e ultima volta i baliaggi italiani. Il plenum di giugno (11) si è tenuto in sede; al termine abbiamo cenato tutti assieme al «Blu», il nuovo ristorante del Centro balneare di Locarno. Il modo ideale per chiu- dere un anno importante e impegnativo. È stata anche l’occasione di rivedere Davide (Asietti), gestore del «Blu» e già cuoco responsabile del Restò, il ristorante scolastico del nostro Centro professionale. Le foto che pubblichiamo qui vogliono ricordare questi piccoli ma significativi momenti. Significativi di storia del nostro istituto scolastico. Significativi di vita. SPAI Locarno SwissSkills 106 SwissSkills «Un’esperienza unica!» «Grazie all'iscrizione del mio datore di lavoro». Come sei arrivato agli SwissSkills? «Durante il colloquio di fine anno, il mio datore di lavoro mi ha spiegato che esistevano questi Campionati svizzeri e che mi ci vedeva bene a parteciparvi. All’inizio ero piuttosto scettico, ma poi ho deciso di accettare. Per quanto riguarda la selezione, il mio formatore ha dovuto inviare all’associazione professionale le mie note di Informatica e in base a quelle loro potevano decidere se accettarmi o meno. L’iscrizione come Informatico-Web Design è avvenuta nei mesi successivi, attraverso Sara Rossini, la responsabile per il Canton Ticino». «Per raggiungere Berna ognuno doveva organizzarsi da solo. Una volta arrivati al punto d'incontro ci hanno fatti sistemare nell’alloggio dove avremmo dormito: un bunker della Protezione civile. I primi due giorni (17 e 18 settembre) ho potuto girare nel Villaggio delle professioni, vedere molti lavori e lasciarmi stupire nel vedere lavori che conoscevo solo per sentito dire. Sabato ho iniziato con la gara, che poi ho concluso domenica. Domenica sera, per scaricare tutta la tensione dei due giorni del concorso, c'è stata una bella festa per divertirci tutti assieme». Come si è svolta la settimana? «Il 17 settembre, nel pomeriggio, sono arrivato a Berna assieme a Danilo Decristophoris. Il 18 ho avuto tempo di girare per vedere i vari padiglioni che c’erano (se non sbaglio in totale erano 14). Il 19 ho fatto la mia verifica nel padiglione 3.2, dove sono arrivate parecchie persone che conoscevo. Il 20 settembre sono restato tutto il giorno con la mia famiglia e abbiamo fatto un giro per Berna. Il 21 ho avuto ancora tempo di vedere le varie attività, specialmente quella del piastrellista della Vallemaggia (Davide Donati) che è arrivato primo. In serata c’è stata la premiazione: l’After Party si è svolto nella Bern Arena fino alle 4. Il 22 di settembre ho fatto il rientro in Ticino». «Purtroppo non sono stati molti i giorni che ho avuto a disposizione in ditta per potermi allenare adeguatamente per la gara. Io personalmente ci ho messo del mio tempo, mi sono fermato in ditta dopo le ore di lavoro e al sabato per costruire un piccolo impianto di refrigerazione». Come è avvenuta la preparazione? «Ho avuto tempo da giugno a settembre per potermi preparare. Ho sviluppato un sito web per la recensione di vari hotel (ad es. booking.com): era il compito che dovevano svolgere gli apprendisti l’anno prima, durante la prova degli SwissSkills». «Il lavoro che mi è stato chiesto era di costruire la tubazione per collegare le varie componenti del “motore” di un frigorifero tipo, facendo il tutto rigorosamente a regola d'arte. Una volta terminata la tubazione ho dovuto fare la messa in funzione dell'impianto secondo un protocollo, e regolare le apparecchiature di sicurezza». Qual era il compito richiesto in gara? Che cosa dovevi realizzare? «La prova era suddivisa in tre parti. Nella prima ho dovuto identificare e correggere dei problemi di sintassi e logici che presentava un sito web e ho dovuto implementare il gioco “Tower of Hanoi” (le cui regole mi sono state dette sul momento). Nella seconda parte ho dovuto creare un logo di un’azienda che vende videogames e crearne la grafica in Photoshop. Per la Tre nostri apprendisti hanno partecipato al primo Campionato svizzero delle professioni Dal 17 al 21 settembre 2014 si è tenuta a Berna la prima – e si sottolinea: la prima – edizione del Campionato svizzero delle professioni, in occasione del quale sono stati presentati più di 130 mestieri dell’artigianato, dell’industria e dei servizi. Un migliaio i giovani che si sono sfidati, contendendosi il titolo di campione svizzero. Fra di loro si sono lanciati nella contesa tre apprendisti della SPAI Locarno: •Liliana Pinheiro di Locarno, Parrucchiera, ditta formatrice Salone Romeo Locarno; •Danilo Decristophoris di Roveredo/GR, Installatore di sistemi di refrigerazione, ditta E. Biaggini SA Cadenazzo; •Davide Vanoni di Aurigeno, Informatico, ditta Suntis SA Bellinzona. A Danilo e Davide abbiamo rivolto qualche domanda su questa eccezionale esperienza e sul loro futuro professionale. Red. Danilo e Davide, per prima cosa presentatevi brevemente ai nostri lettori. «Mi chiamo Davide Vanoni, abito ad Aurigeno in Vallemaggia e attualmente sto frequentando l’ultimo anno di Informatica in Sviluppo applicazioni». «Quando ero alla Scuola media e dovevo decidere quale apprendistato scegliere, l'idea non era di fare il “frigorista”: anzi, neanche sapevo che esistesse questo mestiere! In quel periodo ero intenzionato a fare il cuoco, il pasticciere o il meccanico di biciclette. Ho provato a fare i vari stage e un amico mi ha parlato dell'apprendistato che aveva appena iniziato, appunto il montatore di impianti di refrigerazione: ciò ha attirato la mia attenzione e curiosità, così ho voluto provare a fare anche questo stage. Mi è piaciuto moltissimo e ho deciso che quella sarebbe stata anche la mia strada. Ho fatto domanda per essere assunto nella ditta dove avevo svolto questo periodo di prova, e con grande felicità da parte mia ho avuto una risposta positiva». In uscita delle Scuole medie, quella dell’installatore di sistemi di refrigerazione era la professione che cercavi e a cui aspiravi? O in mente avevi qualcosa d’altro? «Fino al secondo anno delle Medie ero convinto di intraprendere gli studi per diventare maestro di Matematica. Successivamente, non so come ma ho cominciato a creare dei siti web e applicazioni. Attraverso vari stage ho capito che l’Informatica era la mia strada giusta». SPAI Locarno Davide Vanoni. «Mi chiamo Danilo Decristophoris, ho 20 anni e abito a Roveredo, nel Canton Grigioni. Ho frequentato le Scuole elementari a Roveredo, la Scuola media a Bellinzona e poi ho iniziato l'apprendistato come montatore di impianti di refrigerazione presso la ditta E. Biaggini di Cadenazzo. Ora sto frequentando l'ultimo anno d'apprendistato. I miei hobby sono la bicicletta (sia da strada che MTB) e la palestra». 107 SPAI Locarno SwissSkills 108 SwissSkills terza parte avevo un file .psd (estensione dei progetti di Photoshop): aprendolo ho dovuto riprodurre elettronicamente (quindi implementare) il sito web che mi si presentava, utilizzando i linguaggi HTML e CSS». «Purtroppo l'errore più grande da parte mia è stato di lasciarmi prendere dal panico. Non era evidente lavorare con la folla che passava e si fermava a guardare, la tensione di sapere di essere in una competizione e gli esperti che passavano di continuo a controllare il lavoro che eseguivo e scrivevano le loro valutazioni. In più c'era il problema della lingua: là parlavano solamente tedesco, e noi ticinesi eravamo molto penalizzati su questo, come pure gli Svizzeri francesi». Quali difficoltà hai dovuto affrontare, che possono – in qualche modo – aver condizionato il tuo risultato? «Sicuramente la maggior difficoltà che ho potuto constatare era eseguire tutta la seconda parte. Il motivo è semplicissimo: né a scuola, né al lavoro, né personalmente ho mai avuto la necessità di usare Photoshop, quindi non ho nessuna nozione grafica». «Io sono partito con l'intenzione non tanto di puntare al risultato (se ci fosse stato meglio ancora!), ma d'imparare a gestirmi e vedere come avrei reagito sotto stress, così da capire dove migliorarmi ulteriormente per gli esami di fine tirocinio che avrò quest'anno». Sei soddisfatto del risultato ottenuto? Ti aspettavi qualcosa di diverso? «Soddisfatto? Non molto. Sono arrivato 23° su 23! Sicuramente avrei preferito essere leggermente più in alto nella classifica. Mi aspettavo sicuramente qualcosa di diverso. Io e il mio datore di lavoro credevamo che ci sarebbe stata più programmazione, ma in parte è sbagliato. Se l’indirizzo agli SwissSkills è Web Design ci si concentra specialmente su quello, ed è giusto così. Sinceramente, se l’iscrizione fosse stata su Informatico-Sviluppo applicazioni sarei stato sicuramente più in alto nella classifica, ma vabbè». «Sì, ho conosciuto diversi giovani ticinesi, andavamo tutti d'accordo. Durante il giorno, quando si aveva qualche ora libera, ci si trovava, e assieme si andava a vedere gli altri e a fargli un po' di tifo. Poi, ovviamente, alla sera si andava in centro a divertirsi tutti assieme, per staccare un po' il cervello dalle competizioni e conoscerci meglio». SwissSkills è una gara tra giovani apprendisti in ambito professionale, ma non solo. Al di là della competizione, hai potuto fare interessanti conoscenze o nuove amicizie? O vissuto momenti particolari? «Certo! Ho conosciuto circa altri 30 giovani (tra ticinesi e dei Grigioni italiani). Uno di loro (Davide Donati) lo conoscevo già, mentre l’altro ho scoperto a Berna che frequenta la SPAI di Locarno (Danilo Decristophoris). Tutti noi abbiamo formato un gruppo su WhatsApp al fine di rimanere in contatto. SwissSkills in generale è stato un momento speciale, poi ogni sera c’erano sempre dei momenti particolari». «È un’esperienza che senz'altro consiglio a tutti, sì! Se avete la possibilità di andare, provateci! Oltre al risultato finale, che ovviamente fa molto piacere, è un’esperien- Quella di SwissSkills è un’esperienza che consiglieresti ad altri giovani? Perché? Quali «SwissSkills è un’esperienza che consiglierei ad altri giovani, specialmente se la loro professione piace e ci riescono bene. Perché? Beh, è un’esperienza che si ricorderà SPAI Locarno 109 suggerimenti daresti suggerimenti daresti ai futuri concorrenti? E cosa ti ha dato sul piano umano? a vita e indipendentemente dalla classifica finale. Può essere un qualcosa in più da presentare al futuro datore di lavoro. Per quanto riguarda i suggerimenti, posso dire che bisogna restare calmi e concentrati fino alla fine, cosa che personalmente ho fatto piuttosto fatica a fare, in quanto nella seconda parte mi sono lasciato prendere dal panico. Sul piano umano, come aspetto negativo, ho capito quanto faccio fatica a rimanere calmo in situazioni di stress; però dall'altro lato è comunque una soddisfazione, perché posso dire che sono riuscito ad andare a un Campionato svizzero (classifica a parte). Per quanto riguarda il piano professionale, l’aspetto negativo sicuramente è il risultato ottenuto, mentre la cosa positiva è che il mio datore e colleghi di lavoro mi hanno fatto i complimenti per essere riuscito almeno a essere accettato ai Campionati, e mi hanno fatto capire che sarei anche riuscito a ottenere un risultato migliore se solo avessi avuto più tempo o se avessi gareggiato in un'altra categoria: non Web Design ma Sviluppo applicazioni». «In realtà non ho potuto vedere molto, perché di giorno dovevo rimanere al Villaggio per i vari impegni. In centro andavo alla sera, quando tutto era chiuso». E la città di Berna, l’hai potuta visitare? Se sì, che cosa ricordi o suggeriresti di visitare ai nostri lettori? «Berna l’ho visitata con i miei genitori il sabato. Siamo andati a vedere la fossa degli orsi, il palazzo federale e abbiamo fatto un giro in centro. Ai nostri cari lettori consiglio di andare a vedere la fossa dei orsi. È veramente qualcosa di particolare ed emozionante». «Sempre toccando ferro, quando finirò dovrò andare a militare, a svolgere la scuola reclute. Poi ho già qualche idea ma ancora niente di sicuro: comunque mi piacerebbe andare a lavorare per qualche anno in Svizzera interna per imparare bene il tedesco». SwissSkills è una pagina della tua vita professionale. Un’altra si chiuderà quest’anno, perché finirai il tirocinio – tocchiamo ferro – e otterrai l’AFC: quali sono i progetti per il tuo futuro? Hai già le idee in chiaro? «Il mio obiettivo è continuare gli studi per diventare ingegnere informatico. Probabilmente andrò a Bienne, ma è ancora tutto da valutare. Prima di ciò avrò ancora un anno di tempo, in quanto farò il militare. Vorrei ancora aggiungere che SwissSkills è stata un’esperienza unica, che ricorderò a vita. Ho conosciuto non una, nemmeno due, ma moltissime altre professioni che manco immaginavo esistessero. Ho conosciuto e fatto amicizia con altra gente simpatica. Ringrazio i miei famigliari, i miei amici, il mio datore di lavoro, i miei colleghi e la SPAI di Locarno che sono stati molto positivi prima e dopo SwissSkills Berna». za unica. Come suggerimento direi a tutti: non agitatevi come ho fatto io, non succede niente! Anzi, se non ci si agita si è più lucidi e si ragiona meglio, di conseguenza arriveranno i risultati!». Danilo Decristhoporis. SPAI Locarno SwissSkills 110 Progetto Romania 111 Parrucchiere... ma anche cuoche Prosegue il gemellaggio tra i nostri apprendisti e i loro compagni del Liceo professionale di Buzau Souvenir bernesi Foto di gruppo con i nostri apprendisti e gli ospiti di una casa per anziani a Ulmeni, nella campagna rumena. La nostra SPAI ha concluso una nuova, arricchente esperienza in Romania nell’ambito del gemellaggio con il Liceo professionale di Buzau. Gli allievi della classe Parrucchieri del Liceo professionale Meserii si Servicii, che nella primavera del 2014 erano venuti in visita in Ticino, hanno accolto i loro compagni per proseguire lo scambio formativo, didattico e interculturale in corso tra le due sedi scolastiche. L’esperienza, avviata nel 2006 grazie all’associazione ECER (Echanges culturels avec les enfants de Roumanie – Scambi culturali con SPAI Locarno i bambini della Romania) e CoiffureSuisse sezione unica Ticino, è proseguita all’insegna dell’incontro e dell’amicizia, che restano le basi del lavoro sviluppato dai docenti e dalla Direzione dei due Istituti scolastici. Oltre a potersi esercitare e confrontare nella loro futura professione, i giovani hanno potuto vivere e condividere un’esperienza umana dai molteplici risvolti. Un esempio: durante la loro trasferta nella campagna rumena hanno avuto l’opportunità di conoscere direttamente il tessuto sociale di una realtà rurale, tagliando i capelli agli ospiti di due centri di accoglienza per gli anziani. Un’esperienza molto toccante. Durante l’intera settimana si sono susseguiti anche dei momenti di laboratorio pratico, con diverse esercitazioni di taglio dei capelli, nell’atelier del Centro scolastico. La tecnica associata al gusto estetico ha dato delle belle idee per presentarsi a un concorso. Infatti il programma della visita comprendeva anche due concorsi interni alla scuola: uno per acconciature da sera, con trucco e abbigliamento a tema da realizzaSPAI Locarno Progetto Romania 112 La giuria del concorso. Progetto Romania 113 La presentazione delle acconciature. Il grazie ufficiale del Liceo di Buzau alla signora Gabriella Balemi La premiazione della miglior cuoca. re su delle splendide modelle, e un altro di gastronomia, con in giuria lo chef israeliano Joseph Hadad, il cuoco attualmente più rinomato in Romania. I giovani partecipanti hanno ottenuto in entrambi i settori ottimi risultati: tre squadre miste di apprendiste parrucchiere svizzere e rumene hanno ricevuto il massimo dei voti, mentre due apprendiste della SPAI, improvvisatesi per l’occasione cuoche, sono state premiate con uno stage di tre settimane in uno dei più prestigiosi ristoranti di Bucarest. La settimana di studio, organizzata dai docenti Graziella Giovanettina, Tania Giugni, Michel Candolfi (vicedirettore) e Gabriella Balemi (presidenSPAI Locarno I partecipanti al concorso gastronomico. te ECER), si è conclusa con una visita di due giorni a Mamaia (Costanza), la più antica e principale località balneare rumena sul Mar Nero. Per i nostri apprendisti non è stato facile accomiatarsi dai loro compagni. I saldi legami che si sono creati, al di là delle frontiere e delle diversità culturali, hanno motivato anche i docenti e tutti i responsabili a continuare questo progetto. È stato insomma un bell’incontro, che ha favorito lo scambio di esperienze professionali e umane, la conoscenza reciproca e non da ultimo cancellato certi pregiudizi. Graziella, Tania, Michel e Gabriella La Direzione scolastica del Liceo professionale di Buzau ha rilasciato alla signora Gabriella Balemi un diploma che le attesta il ringraziamento ufficiale dell'Istituto sia per l'organizzazione dell’evento, sia per aver fatto parte della giuria del Concorso internazionale «Il miglior parrucchiere – il miglior make-up artistico». La manifestazione si è svolta il 5 maggio 2015, nei laboratori del salone per parrucchieri e nelle cucine della mensa scolastica del Liceo. Per un’intera mattinata ha visto la partecipazione di una trentina di apprendisti svizzeri e rumeni: i gruppi erano misti, di entrambe le scuole. Si è trattato della prima edizione di questo concorso, che il Li- ceo intende proporre nell’ambito di questi scambi interculturali e professionali: scambi che indubbiamente rafforzano i legami che ci uniscono a questa istituzione dell'Est europeo. Gabriella Balemi con padre Milea, fondatore di diversi centri di accoglienza per anziani. SPAI Locarno Chi siamo 114 L’Istituto in cifre Presentazione dell’Istituto 1. La SPAI Locarno offre: a) corsi di formazione di base nelle seguenti professioni: Aree FBT - Nuove tecnologie Con maturità professionale tecnica additiva (MPTa) FBI - Impiantistica Professioni Addetti all’informatica CFP Elettronici AFC Informatici AFC Mediamatici AFC Addetti installatori di sistemi di refrigerazione CFP Addetti alla tecnica della costruzione (riscaldamenti e sanitari) CFP Installatori di sistemi di refrigerazione AFC Installatori di riscaldamenti AFC Installatori di impianti sanitari AFC FBP – Cura del corpo Parrucchieri AFC/CFP FBA - Altre professioni Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva AFC/CFP Operatori di edifici e di infrastrutture AFC Aiuto operatori di edifici e infrastrutture FBF - Tirocinio pratico Durata (anni) 2 4 4 4 2 2 4 3 3 3/2 3/2 3 2 (+1) 115 Effettivi docenti e collaboratori Personale insegnante Direzione Amministrazione* Portineria/stamperia Altro Totale Variazione rispetto all’anno precedente 2009-10 2010-11 2011-12 2012-13 2013-14 2014-15 67 4 3(2) 2 9 85 +7 67 5 3(2) 2 8 85 - 64 5 3(2) 2 8 82 -3 66 5 3(3) 2 8 84 +2 72 5 3(3) 2 8 90 +6 72 5 3(3) 2 8 90 - *tra parentesi stagiaire o personale ausiliario 2. Personale insegnante 2.1. Totale ore settimanali di insegnamento e non-insegnamento 2009-10 2010-11 2011-12 2012-13 2013-14 2014-15 796.5 798.2 786.6 821.4 808.7 832.9 118.6 115.3 126.8 140.8 152.3 142.2 915.1 913.5 913.4 962.2 961.0 975.1 Variazione rispetto all’anno precedente -2.3 -1.6 -0.1 +49.2 -1.2 14.1 Equivalenza in tempi pieni (25 ore/sett.) 36.6 36.5 36.5 38.5 38.4 39.0 2009-10 2010-11 2011-12 2012-13 2013-14 2014-15 Cultura tecnica 37 37 35 35 30 42 Cultura generale 10 11 11 12 14 12 Progetti didattici Maturità professionale 18 17 16 16 12 15 In passato si sono realizzati importanti progetti, che hanno coinvolto l’Istituto su più fronti. È una nostra peculiarità quella di guardare sempre avanti, cercando ed implementando nuove soluzioni. Lo sviluppo di progetti, che continuerà ad essere un’attività importante del nostro Istituto, può avvenire con la collaborazione e la consulenza scientifico-didattica di enti esterni (DFP, IUFFP ecc.). Educazione fisica 2 3 3 3 4 2 Altro (SIO-Scuola InOltre) - - - - 10 13 2009-10 2010-11 2011-12 2012-13 2013-14 2014-15 Lui 49 49 46 50 55 57 Lei 18 18 18 16 17 15 67 67 64 66 72 72 +5 - -3 +2 +6 - Età media 50.3 50.5 49.2 49.4 47.3 45.8 Variazione rispetto all'anno precedente 3.3 +0.2 -1.3 +0.2 -2.1 -1.5 2009-10 2010-11 2011-12 2012-13 2013-14 2014-15 Nominati (totali e parziali) 45 43 38 39 41 36 Incaricati (I+IL) 22 24 25 27 31 36 0 0 1 - - - 67 67 64 66 72 72 +5 - -3 +2 +6 - Il modello di formazione proposto è di tipo duale: l’attività pratica in un’azienda formatrice si alterna con quella scolastica, improntata soprattutto sulla teoria. Con l’anno scolastico 2001/02 ha preso avvio la sperimentazione dell’anno di base a tempo pieno per le professioni dell'informatico e del mediamatico. b) Corsi di maturità tecnica (additiva e per professionisti qualificati), che consentono di accedere direttamente alle scuole universitarie professionali. c) Corsi di formazione continua (perfezionamento, riqualifica, aggiornamento ecc.) di breve, media e lunga durata, per rispondere ai bisogni della società e dell’economia. L’Istituto cura soprattutto l’aggiornamento e il perfezionamento nei settori di sua pertinenza (vedi tabella più sopra) e lo fa in stretta collaborazione con le varie associazioni professionali di riferimento. Obiettivi generali della formazione In generale le formazioni promosse mirano a sviluppare differenti competenze e sensibilità: a) tecnico-professionali nel rispetto di quanto previsto dalle Ordinanze sulla formazione professionale e dai Piani di formazione; b) culturali, etiche e sociali con l’attuazione dei Programmi di Istituto di Cultura generale e di Maturità professionale; c) nell’ambito della comunicazione, con l’apprendimento delle lingue e l’uso dei mezzi informatici; d) di approfondimento e sviluppo delle competenze di base e dell’approccio interdisciplinare. Globalmente gli obiettivi permettono di acquisire e rafforzare le competenze del sapere (conoscenze), del saper essere (atteggiamenti) e del saper fare (capacità). Principi etici L’Istituto scolastico è di tipo laico (aconfessionale), apolitico e si oppone a qualsiasi discriminazione di tipo razziale, culturale, nazionalistico o di genere. SPAI Statistiche Ore di insegnamento Ore di non insegnamento (attività di direzione, docenze di classe, progetti, mediazione ecc.) Totale 2.2. Suddivisione per “settore” di insegnamento 2.3. Suddivisione per genere Totale Variazione rispetto all’anno precedente 2.4. Suddivisione secondo il rapporto di lavoro Altro Totale Variazione rispetto all’anno precedente SPAI Locarno SPAINews_chi_siamo2.docx Locarno Statistiche 116 3. Statistiche Persone in formazione 117 3.3. Scioglimenti 3.1. Effettivo per professioni 2012-13 2013-14 2014-15 146 146 151 Addetti all’informatica CFP 4 2 1 Elettronici AFC 41 43 42 Informatici AFC 71 72 79 Mediamatici AFC 30 29 29 230 226 234 Addetti installatori di sistemi di refrigerazione CFP - - - Addetti alla tecnica della costruzione CFP riscaldamenti 2 4 8 Addetti alla tecnica della costruzione CFP sanitari 8 4 2 Installatori di sistemi di refrigerazione AFC 26 27 28 Installatori di riscaldamenti AFC 51 66 69 Installatori di impianti sanitari AFC 143 125 127 151 127 119 Parrucchieri AFC 137 118 109 Parrucchieri CFP 3 6 10 Aiuto parrucchieri – formazione empirica 4 - - Parrucchieri per signora – tirocinio pratico 7 3 - 49 51 42 Vetrai AFC 4 - - Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva AFC 13 10 17 Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva CFP 1 1 1 Operatori di edifici e di infrastrutture AFC 28 33 21 Aiuto operatori di edifici e infrastrutture - formazione empirica 2 3 6 Fabbricanti di strumenti musicali (solo CG) 1 1 - NUOVE TECNOLOGIE Totale IMPIANTISTICA Totale CURA DEL CORPO Totale ALTRE PROFESSIONI Totale 1° anno 2° anno 3° anno 4° anno Totale Addetti all’informatica CFP - - - - - Elettronici AFC 1 - - - 1 Informatici AFC 3 1 - - 4 Mediamatici AFC - - - - - Addetti installatori di sistemi di refrigerazione CFP - - - - - Addetti alla tecnica della costruzione CFP riscaldamenti - - - - - Addetti alla tecnica della costruzione CFP sanitari - - - - - Installatori di sistemi di refrigerazione AFC 1 - - - 1 Installatori di riscaldamenti AFC 4 2 - - 6 Installatori di impianti sanitari AFC 8 1 - - 9 Parrucchieri AFC 17 3 1 - 21 Parrucchieri CFP - - - - - Aiuto parrucchieri – formazione empirica - - - - - Parrucchieri per signora – tirocinio pratico - - - - - Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva AFC 1 - - - 1 Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva CFP - - - - - Operatori di edifici e di infrastrutture AFC 1 - - - 1 Aiuto operatori di edifici e infrastrutture – FE - - - - - Fabbricanti di strumenti musicali - - - - - 36 7 1 - 44 - - - - - NUOVE TECNOLOGIE IMPIANTISTICA CURA DEL CORPO ALTRE PROFESSIONI Totale tirocinio MATURITÀ ADDITIVA CPQ – Corso per professionisti qualificati 3.2. Suddivisione secondo l’anno di frequenza MPT – Maturità professionale tecnica Totale Anno precedente Elettronici (additiva) 1 - - - 1 Informatici (additiva) 3 3 1 - 7 35 148 146 Mediamatici (additiva) - 1 1 - 2 80 8 234 226 Totale MPT 4 4 2 - 10 33 38 - 119 124 Totale tirocinio e MPT 40 15 5 - 54 18 11 26 - 55 44 Formazione empirica e Tirocinio pratico 1 6 - - 7 6 Maturità (CPQ) 32 29 26 31(14) 132 152 Totale 217 186 204 74 695 681 Totale anno precedente 218 209 192 62 681 - 1° anno 2° anno 3° anno 4° anno Nuove tecnologie 42 37 34 Impiantistica 76 70 Cura del corpo (parrucchieri) 48 Altre professioni SPAI Locarno 4. Lingue2 – Tedesco per Parrucchieri Nella sede il tedesco è previsto solo nelle classi Parrucchiere/i (AFC). Nel corso dei tre anni di tirocinio sono impartite 144 lezioni. All’ultimo anno, sulla base di una verifica finale, è rilasciato un certificato di lingue (A1, A2 o A2+). Questa è la situazione degli ultimi anni scolastici: Totale apprendisti Esonerati Candidati A1 A2 A2+ Non certificato 2012-13 46 5 41 20 17 0 4 2013-14 42 5 37 20 12 0 5 2014-15 38 2 36 15 18 0 3 SPAI Locarno Statistiche 118 5. Statistiche 119 Procedure di qualificazione (esami) 5.1. Esami finali di tirocinio EFT – esito per professione Professione Candidati Diplomati Non diplomati Altro Addetti all’informatica 1 1 0 - Elettronici 11 11 0 - Informatici 15 15 0 - Mediamatici 9 9 0 - Addetti alla tecnica della costruzione (riscaldamenti) Addetti alla tecnica della costruzione (sanitari) 4 4 0 - - - - - Installatori di sistemi di refrigerazione 7 5 2 - Installatori di riscaldamenti 13 3 10 - Installatori d’impianti sanitari 44 33 11 - Parrucchieri AFC 42 37 5 - Aiuto parrucchieri 3 3 0 - Parrucchieri Tirocinio pratico - - - - Vetrai AFC - - - - Operatori di edifici e infrastrutture AFC Conoscenze professionali Insegnamento professionale Lavori pratici Esame parziale Cultura generale Nota media complessiva Elettronici AFC 4.7 4.8 5.3 5.1 - 5.0 Parrucchieri AFC 4.1 4.6 4.6 4.5 4.8 4.5 Professione Opzione di approfondimento Nozioni fondamentali Cultura generale Nota media complessiva 4.9 4.7 4.8 5.2 5.2 Lavori pratici Conoscenze professionali Cultura generale Nota media complessiva 5.1 5.3 5.3 4.8 Informatici AFC Professione Addetti all’informatica CFP 20 17 3 - Professione Aiuto operatori di edifici e infrastrutture CFP - - - - Mediamatici AFC Operatore per la puliziaordinaria e manutentiva AFC 7 7 0 - 176 152 24 - Totale Lavoro finale Professione Lavori pratici Conoscenze professionali e cultura generale Nota dei luoghi di formazione professionale Nota media complessiva 4.9 5.1 5.2 5.0 Maturità additiva (MPTa) e per professionisti qualificati (CPQ) 5.2. Maturità professionale tecnica Anno scolastico MPTa LUI MPTa LEI MPTa tot. CPQ LUI CPQ LEI CPQ Tot. MPTa-CPQ LUI MPTa-CPQ LEI Diplomati Non diplomati 1995-2011 291 26 317 240 33 273 531 59 591 3 2012 19 2 21 11 3 15 30 5 36 2 2013 19 3 22 16 3 19 35 6 41 0 2014 21 1 22 13 4 17 34 5 39 0 2015 Totale 30 1 31 8 4 12 38 5 43 2 Lingua italiana Lingua tedesca Lingua inglese Storia e istituzioni politiche Economia e diritto Mate MPTa 4.7 4.9 4.9 5.2 4.9 CPQ 4.7 4.9 4.7 5.2 4.7 Fisica Chimica Materia compl. Media totale 4.2 4.4 4.6 4.5 4.7 4.1 4.4 4.5 4.8 4.8 380 33 413 288 47 336 668 80 750 7 MPTa: Maturità professionale tecnica additiva (parallela al tirocinio), che in sede è seguita solo da informatici, elettronici e mediamatici. CPQ: Corso per professionisti qualificati (anno a tempo pieno dopo il tirocinio) 5.3. - Esami finali di tirocinio (EFT) - note medie Professione Addetti alla tecnica delle costruzioni CFP riscaldamenti Adetti alla tecnica della costruzione CFP sanitari Montatori d’impianti di refrigerazione AFC Installatori di riscaldamenti AFC (regolare) Installatori di riscaldamenti AFC (supplementare) Installatori d’impianti sanitari AFC (regolare) Installatori d’impianti sanitari AFC (supplementare) Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva CFP Operatori di edifici e infrastrutture AFC SPAI Locarno Conoscenze professionali Cultura generale Lavori pratici Nota dei luoghi di formazione Nota media complessiva 4.8 4.9 4.1 4.6 4.5 - - - - - 4.4 5.1 4.2 - 4.2 4.2 4.6 3.5 4.5 4.2 4.5 4.5 4.0 4.5 4.4 3.7 4.7 4.2 4.4 4.2 5.2 - 4.9 5.3 5.1 4.5 4.7 4.9 4.5 4.7 4.7 4.8 4.4 - 4.6 SPAI Locarno Allievi, docenti e collaboratori 120 Allievi D1 (Cicek Gabriele docente di classe) A MARCA Simone BALBINA Riccardo CEREGHETTI Gioele FIORINA Mirco GROSS Flavio SCERPELLA Giacomo ZURMÜHLE Mattia D2 (CASARTELLI Paolo) CARMINATI Matteo DE BABO MARTINS Samuel DONINELLI Mika PESSINA Francesco RONCORONI Simone WEZEL Luca D3 (CICEK Gabriele) JELMINI Giulia JERKIC Bojan MADDES Andrea MIGNOLA Lorenzo MONTICELLI Mattia PROTOPAPA Matteo TÓTH Gloria D4 (CICEK Gabriele) DELLAMORA Mattia DI PIETRANTONIO Antonio EL-HUSSEINI Sara FABIANO Alberico Josè FERRARO Alessandro LUCCHINI Nicola MACELLARO Francesco MASA Filippo TÜRKYILMAZ Kerem E1 (GUIDOLIN Massimiliano) ADAMO Emanuele AMBROSINI Dario BALLI Chris CACCIA Martin CATTORI Fabio DALESSI Federico FONTANA Samilla GHIGGI Nicolò GOBBI Samuele LENTI Elia PIEZZI Filippo E2 (FORNERA Patrick) CAMPAGNUOLO Simone DA COSTA FERNANDES Miguel DODARO Francesco DOZIO Samuel GALLO Aldo GUGLIELMINI Brian MARINATO Mirko MARTINI Eros SPAI Locarno MAZZILLI Andrea RANZONI Ezio E3 (FORNERA Patrick) CAHENZLI Samuele CARCANO Mauro DALESSI Patrick DETTA Dominic DÖRIG Yannis FIORI Gioele PISCOPELLO Davide PURA Filippo SABADI Mark SNOZZI Massimiliano E4 (BOEHNY Davide) ANDREOTTI Emanuele ANOTTA Aaron BORDOLI Alain DE FILIPPO Cristian DETTA Kevin FERNANDES ROMAO Mauro FONTANA Ivan GIOVANNACCI Andrea IELPO Gianluca LAFRANCHI Yanick TAMAGNI Kevin G1 (CASARTELLI Paolo) BERTI Aron CHIARELLA Marco LUCAS DE OLIVEIRA Catriel LUIS FERNANDES Joao Paulo MORABITO Gabriele PEPE Simone SCHITTENHELM Dimitri G2 (CASARTELLI Paolo) CALANDRUCCIO Luca COCCO Francesco DELCÒ Daris GATTO Alessandro MAGGIOTTO Aaron MICHEL Paolo PASSERO Davide VALSANGIACOMO Tim G3 (ZANINETTI Danila) BAJIC Nikola GHIDOSSI Davide GONZATO TEJADA Uri MELLA Michel ZEKAN Anes G4 (MARCOLLO Roberto) BENEDETTI Daniel CARDOSO PEREIRA Maikol DECRISTOPHORIS Danilo DI LIBERTO Calogero MARTINA Nicholas MORABITO Simone RIANDA César ZIVANOVIC Marko I1a (FORNERA Patrick) ALFINITI Matteo BODINO Alex CIRIELLO Mattia COMINOTTI Samuel CONCEPRIO Alessio FRANCESCHINI Nicola GABUZZI Vasco GIOVANNINI Igor LUISONI Warakorn MEIER David SALMINA Elia SIVARAJ Sivaraman TADIC Ivan ZAMPROGNA Loris I1b (GHIGGI Athos) BAGLIO Cyrus BELMONTE Devis BOSCHETTO Alex CARTOLANO Matteo CUGNO MAZZONI Brian DI NICOLA Alexandro LAVORANO Nicolas Alberto NAVARRA Andrea NOLLI Manuele RIGOLONE Amedeo ROMANO Aramis SAVIC Denis TADDEI Max I2a (DE BORTOLI Simone) ALLIO Alessandro BAHRAMI Farbod D'ALESSANDRO Andrea DANIELLI Simone I2b (KRAHENBUEHL Davide) BOLCKAU Franco Gabriele BRIGATTI Riccardo CIBIN Nicola DA RIN Roberto ISZTL David KASUMOVIC Kenan LAZZARO Valentino LEONI Alessio MEIER Phanumart MORANDA Diego PEJAKOVIC David RE Lara ROBBIANI Geo RODRIGUEZ Alan Phillip SANTOS CARMO Daniel VITAL Alex I2c (DE BORTOLI Simone) OMINI Diego I3a (KRAHENBUEHL Davide) GATTI Francisco RENNER Yannick ROFFI Gioele Allievi, docenti e collaboratori I3b (KRAHENBUEHL Davide) CONTI ROSSINI Sergio DAEHN Sindhu DOS SANTOS PEREIRA Joel FRAPOLLI Gioele GALFETTI Fabio LJATIFI Musli MAIER James MEIER Christian MERCADANTE Matthias ORTELLI Christian PESENTI Manuel RISI Sebastiano STOJKOVSKI Aleksandar I3c (KRAHENBUEHL Davide) CATTI Dario I4a (KRAHENBUEHL Davide) BERISHA Elvir BERTOCCHI Fabio FORGIA Paolo JAKUPOVIC Adnan VANONI Davide ZAMBELLO Luca I4b (KRAHENBUEHLDavide) CULINA Franjo DE CARLO Andrea DELL'AMBROGIO Siro FUMAGALLI Alberto GRUOSSO Marco MARTINOLI Bruno ORIET Sacha SUIRA Andrea I4c (KRAHENBUEHL Davide) FURGER Nino Ib2 (MARCOLLO Roberto) BERNASCONI Massimiliano MD1 (ESPOSITO-CORNELIO Ronny) A MARCA Simone BALBINA Riccardo CEREGHETTI Gioele FIORINA Mirco GROSS Flavio SCERPELLA Giacomo ZURMÜHLE Mattia MD2 (BAGNOVINI Fabienne) CARMINATI Matteo DE BABO MARTINS Samuel DONINELLI Mika WEZEL Luca MD3 (BAGNOVINI Fabienne) JELMINI Giulia JERKIC Bojan MADDES Andrea MIGNOLA Lorenzo MONTICELLI Mattia TÓTH Gloria MD4 (PISSOGLIO Tatiana) DELLAMORA Mattia DI PIETRANTONIO Antonio EL-HUSSEINI Sara FERRARO Alessandro LUCCHINI Nicola MACELLARO Francesco MASA Filippo TÜRKYILMAZ Kerem ME1 (ESPOSITO-CORNELIO Ronny) ADAMO Emanuele AMBROSINI Dario BALLI Chris CACCIA Martin CATTORI Fabio DALESSI Federico FONTANA Samilla GHIGGI Nicolò GOBBI Samuele LENTI Elia PIEZZI Filippo ME2 (BAGNOVINI Fabienne) CAMPAGNUOLO Simone DA COSTA FERNANDES Miguel DODARO Francesco DOZIO Samuel GALLO Aldo GUGLIELMINI Brian MARINATO Mirko MARTINI Eros MAZZILLI Andrea RANZONI Ezio ME3 (BAGNOVINI Fabienne) CAHENZLI Samuele CARCANO Mauro DALESSI Patrick DETTA Dominic DÖRIG Yannis FIORI Gioele PISCOPELLO Davide PURA Filippo SABADI Mark SNOZZI Massimiliano ME4 (PISSOGLIO Tatiana) ANDREOTTI Emanuele ANOTTA Aaron BORDOLI Alain DE FILIPPO Cristian DETTA Kevin FERNANDES ROMAO Mauro FONTANA Ivan GIOVANNACCI Andrea IELPO Gianluca LAFRANCHI Yanick TAMAGNI Kevin MI1 (GUIDOLIN Massimiliano) BODINO Alex BOSCHETTO Alex CONCEPRIO Alessio DI NICOLA Alexandro FRANCESCHINI Nicola GIOVANNINI Igor LUISONI Warakorn MEIER David NAVARRA Andrea RIGOLONE Amedeo SALMINA Elia SIVARAJ Sivaraman TADIC Ivan ZAMPROGNA Loris MI2 (GUIDOLIN Massaimiliano) ALLIO Alessandro BAHRAMI Farbod BOLCKAU Franco Gabriele BRIGATTI Riccardo CIBIN Nicola D'ALESSANDRO Andrea DA RIN Roberto DANIELLI Simone KASUMOVIC Kenan LEONI Alessio MORANDA Diego OMINI Diego RE Lara ROBBIANI Geo RODRIGUEZ Alan Phillip MQ (CHIAPPA Fabio) ARGENTA Mattia BOSSIO Martina CROCE Daniele DONATI Mauro ERNY Laetitia FERNANDES LOPES Joao Pedro LEONI Giulia MAZZONI Claudio MEDICI Davide MUSTAFI Loren SALMINA Mattia SCHULER Peter SCIARONI Paolo VIECELLI Roberta 121 OE1 (FERTILE Michelangelo) BRANCATO Giuseppe CODONI Arsenio COLLOCA Marco FORNI Aaron FRASCHINA Marco GRILLO Livio LUCCHINETTI Igor NEVES FERREIRA Jonathan ROGORA Mattia STEINER Patrick YILDIZ Thomas OE1fe (MARCOLLO Roberto) AKIL Tamer DIAS FERNANDES Joao Luca ILIC Miroslav RICCIARDI Mattia ZOPPELLARI Jonatan SIGLAPROFESSIONE D Mediamatici AFC E Elettronici AFC G Installatori di sistemi di refrigerazione AFC Gb Addetto installatore di sistemi di refrigerazione CFP I Informatici AFC Ib Addetti all’informatica CFP Ir Informatici (recupero) MD Maturità additiva (mediamatici) MI3 (MALAGUERRA Fiorenzo) CONTI ROSSINI Sergio DAEHN Sindhu GALFETTI Fabio GATTI Francisco MAIER James MEIER Christian MERCADANTE Matthias RENNER Yannick ROFFI Gioele STOJKOVSKI Aleksandar ME Maturità additiva (elettronici) MI Maturità additiva (informatici) MQ Maturità - Corso per professionisti qualificati OE Operatori di edifici e infrastrutture AFC OEfe Aiuto operatori di edifici e infrastrutture OP Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva AFC OPb Operatori per la pulizia ordinaria e manutentiva CFP P Parrucchieri AFC MI4 (PISSOGLIO Tatiana) BERISHA Elvir BERTOCCHI Fabio DE CARLO Andrea DELL'AMBROGIO Siro FORGIA Paolo FUMAGALLI Alberto FURGER Nino MARTINOLI Bruno ORIET Sacha SUIRA Andrea VANONI Davide ZAMBELLO Luca Pb Parrucchieri CFP Rb Addetti alla tecnica della costruzione CFP (riscaldamenti) Rr Installatori di riscaldamenti AFC Rs Installatori di riscaldamenti AFC (supplementare) S Installatori d’impianti sanitari AFC Sb Addetti alla tecnica della costruzione CFP (sanitari) Ss Installatori d’impianti sanitari AFC (supplementare) SPAI Locarno Allievi, docenti e collaboratori 122 OE2 (CASARTELLI Paolo) DARANI Simone EBNETER Martino FRIGERIO Ivano GRASSI Roberto MARTINETTI Kevin PINTO FERNANDES Patrick Josè SPILLER David VADURRO Davide ZUDDAS Manuel OE2fe (CASARTELLI Paolo) GRASSI Yannick OE3 (FERTILE Michelangelo) AFFOLTER Sebastian BERHE Samuele BULLONI Filippo CATENAZZI Oliver DE ALMEIDA MONTEIRO João Pedro FERRARI Emmanuel FERRARI Federico Angelo FILIPPONI Marzio FOLATELLI Sergio GUGLIELMELLI Luca Luigi LOPES MARQUES Fabio Luis MAZZA Igor MESQUITA MARQUES Emanuel PANZERA Gregorio RIBECCA Paolo SCHÄRER Elia SIMEUNOVIC Aleksandar TEIXEIRA MOTA Fabiano ZELE Kevin OP1 (DE VITO Vito) CAIMI Luigi DI DOMENICO Nicolò DORIA Tanya GAMBINO LOPEZ Ruben MORCIANO Enrico MUJKANOVIC Dzana OP2 (DE VITO Vito) PETROV Vladimir OP3 (DE VITO Vito) BARBIERI Raffaele BORGES DA SILVA Jeanette CALITRI Jonathan DIAS OLIVEIRA FANECO Marcos Evandro JOVIC Bosko LAGE PINTO Sibelle Cristina MURCIANO Giuseppe PASCARETTA Valentina OPb1 (MARCOLLO Roberto) REGAZZONI Lorenzo SPAI Locarno P1a (DEL FIORE Lucia) BALLIANA Sara CAMPORATI Francesco CASTROVILLARI Aurelia CRUDELE Ivan DE VITTORI Nicole DECRISTOPHORIS Irina GONÇALVES SILVA Ana Rita GROTTO Giulia IMERAJ Eleonora LEONI Debora MACHADO RODRIGUES Miriam ORITI Chiara SCOPELLITI Lisa P1b (DEL FIORE Lucia) ALVES CANAVARRO Valentina ANGIOI Igor CIOLARO Anthony CRON Linda FERRARI Silvia LIBERA Sherin Rosa MARIC Ivana MICO' Vanessa PELIZZARI Lisa ROOD Merel Isabelle ROSSI Michela ROVELLI Mattia SALASSA Dalila STUTZ Jasmine TALARICO Luisa P1c (DEL FIORE Lucia) ALBANESE Mara BUONVICINO Maria Assunta CANALI Jessica CAPPELLI Kilian DI NUZZO Michela GILGEN Laura GLASSIANI Serena GUERRA Soraya MALANDRINI BONETTI Nathalie MANCINA Gabriele MORBINI Jean NEAMAT Shukria NESSI Martina OSMAN Jamila RENDA Giada RODRIGUES DOS SANTOS Laura SPAGGIARI Vanessa P2a (FONTANA Delio) ANDONOVA Klaudia BRNIC Katarina BRUSATI Gemma CRUAU Céline GIGLIO Daniela IPPOLITO Emanuele MARGAGLIOTTI Natascia MASCIANGELO Sarah RAMACCIOTTI Giorgio SPARAGO Veronica P2b (FONTANA Delio) ALBERTI Lorena ARNOLD Anna-Lissa BARELLI Veronica BARONE Amalia BONAVENTURA Laura CACCIALANZA Cristina CASTELLANI Alice DIANA Irene FIANO Sheila FONTANA Michelle HUBLIC Amra MALESHAJ Marsida PJEVCEVIC Dajana RAUSA Stefania SCHOCH Joana SILVA Marcos Henrique STEFANINI Arianna VERDUCI Giuseppina ZENELAJ Drenushe P3a (FONTANA Delio) ARNOLD Marika BIANCO Debora CHANTON Andreia DE BARTOLOMEI Alice FAVERO Olivia FERRARIS Franco FERRI Alessia GENERELLI Giulia IASIELLO Martina KRASNIQI Eleonora LAZAREVIC Ivica MAFFIOLI Viviane MANISCALCO Ilaria MARAZZI Liala MORAD Philip QUINTANA JARAMILLO Mateo SMILJKOVIC Dragana VELASCO ORTIZ Karen Dayana P3b (FONTANA Delio) CALIÒ Jamica FONTI Chiara GAVRANI Merilin GRIECO Jessica GUZZO Vanessa MAIONE Chiara NICOLAO Samanta PFIFFNER Joy POPOVIC Daniel RUSCA Carolina SALIJAJ Valdete 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