ANTICHI NEMICI, RINNOVATE INDIFFERENZE Gullotta legge Mori

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ANTICHI NEMICI, RINNOVATE INDIFFERENZE Gullotta legge Mori
La Redazione risponde
Perequazioni
della pensione,
la Corte Costituzionale
dà ragione all’INPS
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
A pagina 5
anno XV - n° 11
Novembre 2009
periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi padre Flaminio Rocchi
Poste Italiane SpA - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in
L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma
ANTICHI NEMICI,
Si apre il XIX Congresso nazionale
RINNOVATE INDIFFERENZE
L’Anvgd e le sfide del futuro
Nessun precedente governo si
era impegnato formalmente nei
confronti delle associazioni degli
esuli giuliano-dalmati come quello attuale. Nelle due riunioni del
Tavolo di coordinamento GovernoAssociazioni del 5 febbraio e
dell’11 giugno scorsi, presieduti dal
Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio Gianni Letta e con la presenza di cinque Sottosegretari e di Parenzo sulla linea dell’orizzonte
più di venti direttori generali e alti funzionari dei rispettivi ministeri, sono stati
presi impegni precisi sui vari problemi: dalla restituzione dei beni al loro
definitivo indennizzo, dall’edilizia popolare all’anagrafe, ecc. Si sono
succeduti durante la primavera e l’estate incontri tecnici interni alle amministrazioni per trovare le soluzioni più appropriate a soddisfare le nostre aspettative. Eppure a fronte di questi impegni ufficiali c’è un’atmosfera generale
sul piano politico che lascia perplessi. Il primo interrogativo riguarda lo stato
dei rapporti italo-sloveni e italo-croati. Quanto ai primi, dietro il linguaggio
felpato della diplomazia si avverte chiaramente uno scontro a muso duro.
Appena raggiunto l’accordo con Zagabria – grazie anche ai buoni uffici italiani –sulla lunga controversia confinaria in Istria, Lubiana, con il consueto
stile, ha aperto le ostilità con Roma sul rigassificatore di Zaule. Non cede di
un millimetro sulla tutela della minoranza italiana in Istria, dichiarandosi
pienamente adempiente agli accordi stipulati malgrado non sia affatto vero e
accusando l’Italia di non fare altrettanto con la minoranza slovena nel nostro
Paese. Sulle restituzioni ritiene il problema chiuso. Quanto alla Croazia, si
legge sui giornali che l’Italia è la grande mallevatrice dell’ingresso di quel
paese nella Ue. L’ultima visita del Ministro al Commercio estero Adolfo Urso
viene descritta in termini trionfali. Zagabria lamenta addirittura che malgrado la presenza in Croazia di banche italiane in posizione dominante e malgrado l’Italia sia il suo primo partner commerciale, i nostri investimenti sono
solo al sesto posto e ne vogliono di più!
Si apre venerdì 27 novembre, presso Villa Recalcati a
Varese, il XIX Congresso nazionale dell’Anvgd. L’appuntamento più importante della vita associativa, sul quale
converge l’attenzione degli associati, dei delegati e dei
dirigenti chiamati a delineare il futuro e i programma della più vasta rappresentanza di esuli giuliani e dalmati in
Italia, quell’Associazione costituitasi nell’immediato dopoguerra e soggetto primario nei decenni nel rapporto,
difficile ma essenziale, con le istituzioni e i governi.
La prima giornata avrà inizio alle 15.30 con il seguente Ordine del Giorno: relazione del Presidente dell’Associazione; relazione del Segretario nazionale; relazione del Delegato all’Amministrazione; ratifica dei bilanci dell’ultimo triennio; nomina dei 3 Revisori dei Conti
più 2 supplenti; dibattito; elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale.
Certamente nel dibattito, che si annuncia intenso, saranno affrontati i diversi problemi aperti sul fronte del
dialogo con il Governo, tra i quali la restituzione di beni
espropriati agli Esuli giuliano-dalmati dal cessato regime
jugoslavo; gli indennizzi dovuti dallo Stato italiano per i
beni perduti dagli Esuli; il riscatto degli immobili di edilizia popolare in favore degli Esuli. Tre punti già nell’agenda consegnata dalla FederEsuli al tavolo di coordinamento
con l’Esecutivo nazionale.
Si parlerà inoltre di nuove strategie per la
valorizzazione della Legge 92/2004, istitutiva del Giorno
del Ricordo; dei rapporti con il Governo e il Parlamento;
dei criteri generali per l’applicazione della Legge n. 193/
2004 (Tutela del patrimonio culturale delle terre d’origine degli Esuli giuliano-dalmati), di cui si è chiesto il rinnovo triennale; dei rapporti con le Comunità Italiane nelle terre d’origine.
Si apre
a Varese,
nella cornice
di Villa Recalcati,
il XIX Congresso
nazionale
dell’Anvgd.
Nelle foto,
lo splendido
cortile
e (qui affianco)
la sala
che ospita
i delegati
di Lucio Toth (segue a pagina 2)
Segue a pagina 9
Gullotta legge Mori
On line i catasti di Slovenia e Croazia
Raccolta la somma da destinare
agli Esuli colpiti dal sisma
Un progetto europeo guidato dal Cdm di Trieste
per agevolare le ricerche sulle proprietà
Roma, Teatro San Marco, 22 settembre. I tre protagonisti della serata
dedicata all’Istria nelle pagine di Anna Maria Mori lette da Leo Gullotta.
Da sin., Gullotta, Mori e l’attrice Mirella Mazzeranghi
Segue a pagina 11
A Reflection on Methods
“The Julian Question”, Pursuing Historical Research
In english language to page 14
Una reflexión sobre el método
«Cuestión giuliana», perseguir la investigación histórica
En lengua española en la página 15
Un nuovo, semplice strumento è offerto agli esuli e
agli eventuali eredi per accedere al Catasto e ai Libri
fondiari della Slovenia e della Croazia relativamente ai
beni posseduti in Istria, Dalmazia e area di Fiume. Il tutto
è ora rintracciabile on-line. Un ruolo decisivo, in questo
progetto, lo ha svolto il Centro di Documentazione
Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e
dalmata di Trieste (Cdm), del quale è presidente Renzo
Codarin.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione
del nuovo servizio, questi ha spiegato: «Slovenia e Croazia
hanno dovuto adeguare i propri sistemi amministrativi
alla nuova cittadinanza europea, che punta sulla trasparenza e la massima visibilità dei servizi rivolti al pubblico. I siti che riguardano il Catasto e i Libri fondiari sono in
lingua croata e slovena, con la traduzione in inglese. Accedendovi i motori di ricerca più utilizzati offrono una
traduzione di massima, che ha però bisogno di precise
indicazioni e di istruzioni d’uso contenute in un
vademecum, messo in distribuzione nei Paesi di riferimento.
Noi lo abbiamo tradotto in lingua italiana – ha precisato Codarin – per favorirne l’uso da parte dei cittadini
italiani e reso accessibile on-line attraverso il nostro sito
www.arcipelagoadriatico.it».
Prosegue Codarin che «l’operazione è stata fatta pensando alla nostra gente, agli esuli in Italia e nel mondo,
che potranno così prendere visione dello stato catastale
delle loro proprietà ottenendo tante altre utili informazioni».
Il sito della Slovenia è stato attivato su quello ufficiale
della Repubblica, all’indirizzo http://e-uprava.gov.si.
Quello della Croazia è on-line all’indirizzo
www.katastar.hr.
Il vademecum pubblicato dal Cdm si riferisce a quest’ultimo sito «ma a breve – ha assicurato Codarin – saranno fornite indicazioni anche sull’uso di quello
sloveno». Sul sito croato si trova anche un appello dell’Ufficio catastale che consiglia di controllare i dati online, per riferire le eventuali inesattezze, in quanto s’intende «raggiungere la massima trasparenza e correttezza
nel servizio al pubblico».
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DIFESA ADRIATICA
Novembre 2009
fatti e commenti
continua dalla prima pagina
ANTICHI NEMICI,
RINNOVATE INDIFFERENZE
Sulle zone ittiche l’accordo è stato raggiunto e anche sulle ricerche di
idrocarburi va tutto liscio, con una stretta collaborazione tra la nostra Eni e la
corrispondente società di Stato croata. Si deve supporre che il patrimonio
tecnologico sia quello italiano. Tanto più che l’ Eni sta realizzando in questi
mesi accordi giganteschi, dall’Asia centrale all’Irak, alla Libia.
Ecco, appunto, la Libia! Nell’ambito del mega-accordo BerlusconiGheddafi sotto le tende il nostro governo è riuscito a farci entrare il problema
degli indennizzi ai profughi italiani dalla Libia: 150 milioni di euro distribuiti
in tre anni. Non che li paghi Gheddafi naturalmente, che ha voluto le scuse
per il nostro dominio coloniale. Li tira fuori il governo italiano.
I diritti degli Esuli
Allora la domanda che l’Anvgd ha posto nell’ultimo incontro alla Farnesina
del 13 ottobre è come mai un governo capace di tali successi trovi invece
così enormi difficoltà nel trattare con la Croazia e con la Slovenia sul problema delle restituzioni e non sappia come reperire le risorse necessarie per i
nostri indennizzi, che sono meritevoli di almeno uguale considerazione. È
vero che la Legge 137 del 2001 riguardava solo noi. Ma è pur vero che tutti
i governi hanno riconosciuto che il problema è aperto e che il nostro diritto
all’indennizzo equo e definitivo è giuridicamente ineccepibile.
Abbiamo rivolto la domanda al Sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica
perché è l’uomo politico a noi più vicino in questo momento e perché è stato
proprio lui ad avere la sensibilità di accostare il nostro problema a quello dei
profughi dalla Libia.
La controffensiva sul Giorno del Ricordo
Dall’altro lato a nessuno sfugge che si sia aperta una controffensiva culturale da parte slovena contro il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo,
con tesi vittimistiche come quelle di Boris Pahor o negazioniste come quelle
di Joze Pirjevec.
Alle prime questa associazione ha risposto in tono fermo e pacato, come
si conviene con un ultranovantenne reduce da tante traversie, ma rintuzzando il suo vittimismo del tutto unilaterale, cieco e sordo a ogni argomentazione contraria.
Alle seconde hanno risposto efficacemente gli storici Giuseppe Parlato su
«Libero» e Roberto Spazzali su «Il Piccolo». Sul piano dell’obiettività scientifica non c’è molto da aggiungere. Il riduzionismo di Pirjevec è un passo
indietro di cinquant’anni. Il professore dell’università del Litorale torna ai
tempi della propaganda titina degli anni Cinquanta. «Trst je na+» o giù di lì.
C’è solo da osservare che Pirjevec attribuisce agli ispiratori della legge sul
Giorno del Ricordo – e quindi sostanzialmente a noi e ai nostri predecessori
nelle associazioni giuliano-dalmate – una capacità diabolica di inventare
scenari inesistenti; di raccogliere prove, per lui fasulle, dai servizi segreti inglesi e americani (che sarebbero stati infiltrati da nostri agenti); di raggirare
storici e giornalisti di vaglia (da Montanelli a Oliva, da Pupo a Salimbeni, da
Pansa a Melograni, da Rodotà a Mieli, da Valiani a Canfora, da Galli della
Loggia a Sergio Romano) fino a tre Presidenti della Repubblica, per indurli a
riconoscere un quadro della realtà del tutto fantastico.
Se fosse vero quello che dice Pirjevec saremmo stati proprio bravi ! A fare
fessa tanta gente importante.
Il fatto è che all’appello dei nostri morti troviamo migliaia di nomi di
persone prelevate dai vari tentacoli dell’armata di liberazione iugoslava che
non abbiamo più rivisto. E di questi – ormai è acclarato – i fascisti erano una
minoranza. E comunque non si uccidono così neanche i cavalli! A meno che
per i partigiani comunisti di Tito massacrare a guerra finita i propri nemici e
alleati, militari e civili, fosse cosa lodevole di cui ancora vantarsi.
Di fronte a questi ritorni di fiamma per noi esuli e per i tanti amici che si
sono uniti a noi in questi anni c’è un dovere solo: tenere duro sia verso i
nemici esterni che verso le tergiversazioni dei nostri governi. Riunire le forze
e non abbassare la guardia, perché il lavoro da fare è ancora tanto e la lotta
per i nostri diritti e la difesa della nostra memoria è ancora lunga ed ha
bisogno di energie nuove.
Lucio Toth
Primavera 2010,
voli Innsbruck-Lussino
Presentata a Lussinpiccolo
la nuova linea aerea stagionale che dalla primavera prossima collegherà direttamente
Innsbruck al piccolo aeroporto isolano. A gestire la linea
sarà l’austriaca Idealtours, con
velivoli adatti alle tratte brevi
e con un massimo di una quarantina di posti.
Il piccolo
aeroporto di Lussino
visto da alta quota
Raduno dalmati italiani nel mondo
Storie a confronto:
esuli e «rimasti» alla prova del futuro
Il 56.mo Raduno dei dalmati italiani nel mondo, svoltosi in settembre
a Trieste, ha visto tenersi un dibattito
“caldo” nella sede del Museo della
Civiltà istriana, fiumana e dalmata dal
tema «Chi ha interesse a contrapporre
esuli e rimasti?» coordinato da Renzo
de’ Vidovich. Vi hanno preso parte
Lucio Toth, presidente dell’Anvgd, Paolo Sardos Albertini presidente della
Lega Nazionale, Rossana Turcinovich
(Cdm Trieste) Silvio Delbello dell’Università Popolare di Trieste, Piero
Delbello, direttore dell’Irci, e l’on. Furio
Radin, deputato degli italiani al Sabor
di Zagabria.
Nell’aprire i lavori Renzo de
Vidovich ha posto l’accento sull’arma
della cultura, l’unica plausibile e possibile: «Gli Stati cambiano, i confini
cadono, la cultura resta – ha sostenuto de’ Vidovich –. È questo lo sforzo
da fare». E rappresentanti
dell’associazionismo si sono cimentati
nell’impegno di dare inizio ad una discussione costruttiva pur nella delicatezza del tema. Paolo Sardos Albertini
ha posto l’accento sulla necessità di
«un giro di volta della storia, che dovrebbe liberare gli uni e gli altri dai
residui del passato» nonostante la
persistenza di atteggiamenti vittimistici
dell’una e dell’altra parte.
Dal canto suo Lucio Toth ha attribuito ad alcuni fattori riconoscibili le
difficoltà di dialogo tra i due fronti: il
peso delle ideologie contrapposte, il
tornaconto elettorale, la matrice negativa dei problemi in questione, derivante dalla tragicità degli eventi evocati. Il suo invito a considerare, in sede
di pacata riflessione storica, la durezza delle condizioni di sopravvivenza
della comunità nazionale italiana sotto il regime jugoslavo (posto che di-
Trieste, Raduno dalmati italiani nel mondo. I relatori al dibattito
«Chi ha interesse a contrapporre esuli e rimasti?»
(foto www.arcipelagoadriatico.it)
versi furono i motivi per i quali tanti
non poterono optare) è stato interpretato da qualcuno del pubblico come
un affievolimento del sacrificio e delle sofferenze degli esuli: un’interpretazione errata, che mediante
l’estrapolazione di alcune frasi dal contesto del discorso ha dato motivo a
taluni di criticare aspramente le considerazioni del presidente Anvgd.
Un progetto comune tra le due
comunità è stato invocato da Rosanna
Turcinovich, che ha fatto riferimento
ad «un progetto culturale d’eccellenza per raccogliere il meglio di entrambi e veicolarlo alle rispettive nazioni.
Non siamo ancora andati oltre all’apporto dei singoli, ma il nostro patrimonio culturale, fatto delle stesse usanze, feste, abitudini, fondato sulla stes-
sa lingua e sulle stesse tradizioni, non
ha ancora approcciato ad un’unificazione d’intenti. Gli ebrei lo fanno, ad
esempio, è il risultato è sotto gli occhi
di tutti».
Silvio Forza, direttore dell’Edit, la
casa editrice della Comunità italiana,
si è richiamato ad una nuova
progettualità che, da un alto, metta in
luce l’«esodo d’eccellenza» e, dall’altra, consegua un rafforzamento economico-produttivo della Cni. Paolo
Sardos Albertini non ha mancato di
gettare una luce sulle prospettive future: «Eppure intravedo più luci che
ombre – ha detto tra l’altro –. Rispetto
a venti anni fa i dati oggettivi sono più
chiari e accettati. Temo solo ci siano
delle speculazioni, è l’unico rischio».
Red.
Gorizia, offese le vittime delle Foibe
Ziberna (Anvgd):«nessuno si deve permettere
di negare la memoria dei crimini»
Ennesima performance contro il
patrimonio di memorie raccolto nel
Giorno del Ricordo, quella che si è
tenuta il 18 settembre nella sala del
Consiglio provinciale di Gorizia in
occasione della presentazione del volume Foibe: revisionismo di Stato e
amnesie della Repubblica (edizioni
Kappa Vu). Secondo il relatore, Sandi
Volk, la gran parte delle vittime commemorate il 10 febbraio al Quirinale
furono collaborazionisti dei
nazifascisti; al punto che, è il concetto
espresso da Volk, il Giorno del Ricordo dovrebbe diventare piuttosto «la
giornata dell’orgoglio fascista».
Il libro in questione contiene le
relazioni del “convegno” dello scorso
9 febbraio a Sesto San Giovanni, nel
corso del quale, sottolinea l’editore
«sono state sbugiardate le menzogne
che vengono propagandate», sulle vicende del confine orientale. «Non è
stato facile promuovere quell’appuntamento – ha ricordato Volk – perché
abbiamo subito un vero boicottaggio
da parte dell’Associazione Venezia
Giulia e Dalmazia». Sono seguiti gli
interventi di Claudia Cernigoj e Alessandra Kersevan, le due pasionarie di
quella che definiscono «Resistenza storica».
Dura e immediata la presa di posizione del Comitato Anvgd goriziano
nella persona del suo presidente,
Rodolfo Ziberna: questi ha bollato l’iniziativa come «provocazione» e
«sciacallaggio partitico», ricordando
che «chiunque si sia avvicinato a questa pagina di storia ha potuto apprendere quale sia stata la verità dei fatti».
Ziberna ha ammonito: «nessuno si
deve permettere di negare la memoria dei crimini, perche questo significa
condannare di nuovo le vittime al ruolo di reietti, di colpevoli da seppellire
nell’indifferenza e nell’inesistenza».
Una condizione, quest’ultima, ha fatto notare sempre Ziberna, che «ha
connotato per decenni questo dramma».
Red.
Il presidente del Comitato Anvgd di Gorizia, Ziberna
(a destra nella foto, qui con il prof. Fulvio Salimbeni)
Novembre 2009
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DIFESA ADRIATICA
fatti e commenti
Amor di Patria
Manzoni e altra letteratura del Risorgimento
L’idea unitaria nella narrativa dell’Ottocento
Cos’hanno in comune un bersagliere piemontese e un picciotto siciliano? L’Italia è soltanto un’espressione geografica, o possiamo attribuire agli
italiani, con qualche fondamento, un’identità nazionale? E in ogni caso:
perché al Risorgimento d’Italia si volle dare una soluzione unitaria? Non
bastavano la libertà e l’indipendenza? E perché si pretese a tutti i costi Roma
capitale?
L’autore di questo libro ha cercato le risposte direttamente nei testi dei
letterati che hanno accompagnato il processo risorgimentale fissandone la
tavola dei valori, senza disdegnare, all’occorrenza, di assumere un ruolo di
primo piano sul palcoscenico della storia, come padri della Patria o martiri
della sua redenzione. Il libro, scritto da Giuseppe Langella, ordinario di
Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea nell’Università Cattolica di
Milano, è edito da Interlinea di Novara.
Il libro, introdotto dal presidente del Comitato Anvgd e della Lega Nazionale di Gorizia, Rodolfo Ziberna, è stato presentato il 20 ottobre al Ridotto del Teatro Verdi dallo storico prof. Fulvio Salimbeni. Alcuni dei brani più
significativi sono stati interpretati dall’attrice goriziana Maia Monzani.
R. Z.
Sebastiano De Albertis, Garibaldi visita Manzoni, 1863,
olio su tela. Milano, Museo del Risorgimento
Impresa di Fiume,
tre convegni al Vittoriale
Nel 90.mo dell’Impresa di D’Annunzio, la Fondazione Vittoriale degli Italiani, presieduta da
Giordano Bruno Guerri, cura un ciclo di tre convegni, il primo dei quali dal titolo «Fiume, 90 anni
dopo» si è svolto nel mese di settembre; gli altri si
terranno nel marzo e nel settembre del 2010.
Aperto dal saluto del presidente, questo primo
incontro di studio ha visto susseguirsi le relazioni
di Giuseppina Caldera (Gli archivi fiumani del
Vittoriale: una nuova base per la ricerca storica); di
Maurizio Serra, Ambasciatore italiano presso
l’Unesco (“Le sang d’un poete”. L’impresa fiumana nella stampa francese e inglese); di Giuseppe
Parlato (Nitti, Giolitti e la questione di Fiume); di
Lucio Villari (Orditure e trame politiche a Fiume).
La rivista francese
Al termine delle relazioni, tutte basate su nuova
“Excelsior” dedicava
documentazione, un intenso dibattito, con la par- la copertina del 23 agosto
1918 al volo su Vienna
tecipazione di Ernesto Galli della Loggia, membro
di D’Annunzio
del Comitato scientifico del Vittoriale. È seguita,
nell’Auditorium, la proiezione di un raro filmato sull’impresa di Fiume.
In concomitanza con il convegno, l’Ambasciatore Antonio Benedetto Spada, in rappresentanza della Fondazione Cab, ha deposto presso gli archivi del
Vittoriale due importanti lotti di documenti inediti provenienti dall’eredità di
Luisa Baccara, messi all’asta e preservati dalla dispersione. Nella corrispondenza fra Gabriele d’Annunzio
e Luisa Baccara, sono compresi testamenti inediti del poeta stesi all’epoca dell’impresa di Fiume, nonché numerose fotografie.
Gabriele D’Annunzio
nella Piccionaia della Capponcina,
ritratto da Nuñes Vais
(foto www.vittoriale.it)
A Ravenna il Fondo documentario di Enzo Bettiza
Lo scrittore e giornalista dalmato dona oltre 5.000 volumi
Una donazione di oltre
è stata espressa dal sindaco Fa5.000 volumi alla Fondazione
brizio Matteucci. Del cospicuo
Cassa di Risparmio di Ravenna.
patrimonio librario fa parte anCosì ha deciso Enzo Bettiza: «I
che un carteggio comprendenlibri e le carte – ha dichiarato –
te una numerosa raccolta di letsono il frutto di una vita di latere autografe di molti tra i magvoro luogo itinerari che mi hangiori letterati della seconda
no portato in giro per il mondo
metà del Novecento, tra i quali
a raccontare i grandi cambiaNobel britannico Eliot, Montamenti: dalla Cina alla Russia,
le, Montanelli, Piovene,
alla Jugoslavia. Materiali utili
Buzzati, Sciascia, nonché i maper gli appassionati di storia ma
noscritti dei più noti romanzi
anche per gli studenti universi- Ravenna. Negli splendidi Chiostri francescani (nella foto) di Bettiza. Nato nel 1927 a Spatari».
lato da nota famiglia di imprenavrà sede la Fondazione Bettiza
La raccolta di volumi e scritditori, è stato corrispondente
ti sarà ospitata nei Chiostri Francescani. 2019. Bettiza, nato in Dalmazia, ha dall’estero e inviato per il “Corriere del«Con la nascita della Fondazione una spiccata sensibilità che riversa in la Sera”; ha fondato con Indro
Bettiza — commenta il presidente della tutti i suoi scritti che riguardano in un Montanelli “Il Giornale Nuovo” ed è
Cassa, Antonio Patuelli — si arricchi- qualche modo le vicende delle due stato direttore editoriale del “Carlino”
sce il patrimonio della città, candidata sponde dell’Adriatico». Soddisfazione e della “Nazione”. Oggi è editorialista
a capitale europea della Cultura per il per la nascita della Fondazione Bettiza della “Stampa”.
Società Dalmata di Storia Patria,
un convegno su Giuseppe Praga
È mancata la scrittrice polesana
Addio a Gianna Dallemulle Ausenak
«Giuseppe Praga storico dalmata, da Zara a Venezia»,
questo il titolo del convegno di studi promosso dalla Società Dalmata di Storia Patria di Roma e dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, in concorso con il Comitato
veneziano della Società Dante Alighieri, svoltosi il 2 ottobre nella sede dell’Ufficio Unesco.
Qualificati studiosi sono stati invitati a delineare la figura e l’opera dell’intellettuale dalmata alla cui generosità la
Biblioteca Marciana deve l’importante donazione dell’omonimo fondo relativo alla storia e alla civiltà dalmatica. Giuseppe Praga (1893-1958) nacque a Sant’Eufemia di Ugliano,
di fronte a Zara. Laureatosi in Lettere, si specializzò in
paleografia e diplomatica a Vienna e a Padova. A Zara,
italiana dal 1918, fondò nel 1926, assieme ad altri studiosi,
la Società Dalmata di Storia Patria, di cui fu il primo presidente. Ancora a Zara fu direttore della Biblioteca Paravia e
dell’Archivio di Stato. Esule a Venezia, prestò la sua opera
nella Biblioteca Nazionale Marciana.
La sua opera più nota è la
Storia di Dalmazia, pubblicata nel 1941 e nel 1954. Dopo
la sua morte, la vedova donò
alla Biblioteca Nazionale
Marciana questo cospicuo archivio.
Una grave perdita,
la scomparsa dopo grave malattia, della scrittrice polesana Gianna
Dallemulle Ausenak,
per la Comunità nazionale italiana e per le lettere italiane. Aveva
esordito nel 1982 con il
racconto Prima piova
de agosto, per il quale
aveva ricevuto il Premio
«Istria Nobilissima».
Si è cimentata sia
nella prosa che nella
poesia, nel dialetto istroveneto come nella lingua italiana, trovando
ispirazione nella sua
amatissima Pola. Si è confrontata anche con la saggistica,
la critica letteraria e la traduzione. La sua opera più nota è
forse il volume di racconti Con voce minima, pubblicato
nel 2005. La sua poetica è stata dall’autrice stessa ben riassunta nella convinzione che «la geografia della memoria
che muove ed entra in noi, non converge nella commemorazione del tempo perduto, ma piuttosto nella sua riconferma, nella sua ri-costruzione».
Gianna Dallemulle Ausenak era nata a Pola nel 1938,
ha lavorato fino al pensionamento come capo infermermiera
al Reparto pediatrico dell’ospedale cittadino, meritandosi
la stima e l’apprezzamento di dirigenti e degenti.
Venezia, Palazzo Zorzi,
sede dell’Ufficio Unesco.
Qui si è svolto il convegno
dedicato allo storico
Giuseppe Praga
La nuova “Battana”. Cambia direzione
la storica testata letteraria fiumana
Cambia la Direzione della rivista “la Battana” di
«È un dato di fatto che, da quarantacinque lunghi
Fiume, storica testata letteraria dell’Edit. Corinna anni di pubblicazione ininterrotta “la Battana” rapGerbaz Giuliano subentra a Laura Marchig. Il “nuo- presenta il luogo storico nel campo culturale,
vo corso” è stato presentato dal dispecificatamente letterario, dell’unirettore dell’ Edit, Silvio Forza, e dalverso della Comunità nazionale itala nuova caporedattrice, durante una
liana. “La Battana” si è fatta portaconferenza stampa nella sede della
voce diretta dell’esigenza della concasa giornalistico-editoriale fiumaservazione della propria identità nana.
zionale e culturale, manifestata da«È come trovarsi davanti a un
gli italiani dell’istro-quarnerino», ha
nuovo progetto che fino a questo
sottolineato Gerbaz Giuliano.
momento era solo pensato e che ora
Una nuova fase dunque, per rista iniziando a prendere forma», ha
dare rilievo centrale al discorso letdetto Forza, ribadendo pieno sosteterario e filosofico, che permetta di
gno alla caporedattrice e l’impegno
inserire collaboratori giovani, ai quaa garantire le risorse necessarie per
li offrire una sede di confronto. Alla realizzazione «di numeri che
tro obiettivo, il ritorno all’organizavranno più pagine rispetto alle atzazione di convegni scientifici, octuali 128». Del Comitato di redaziocasioni di dibattito con studiosi a
ne fanno parte Elvio Baccarini, Elis
scandenza almeno annuale.
Deghenghi Olujic, Gianna Mazzieri
Il primo numero edito a cura del
Sankovic, Fabio Polidori e Nives
rinnovato Comitato di redazione è
Zudic Antonic; Annamaria Picco è
quasi interamente dedicato al pittoLa copertina del n. 172
il redattore grafico, segretaria di rere e scultore fiumano Romolo
della rivista, dedicata all’artista
Romolo Venucci
dazione Doris Ottaviani.
Venucci.
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DIFESA ADRIATICA
Novembre 2009
GLI OPPRESSI SONO TUTTI UGUALI
Un commento a Boris Pahor
L’intervista di Boris Pahor sul “Corriere della Sera” del 30 settembre non
si può leggere che con grande rispetto: per l’uomo in sé, per l’età e le esperienze storiche e personali che ha vissuto, per la sua sensibilità e la sua discrezione di narratore. Lo capisce bene
uno come me, con vent’anni di meno
ed esperienze personali meno drammatiche, proprio grazie a quella differenza di venti anni. Perché gli italiani
dell’Istria e della Dalmazia che sono
arrivati a novant’anni hanno vissuto
esperienze analoghe, ma con esiti finali ancora più tragici.
È vero che lo Stato italiano ha tentato di snazionalizzare tra il Venti e il
Quaranta del secolo scorso le popolazioni slovene e croate della Venezia
Giulia, oltre un terzo della popolazione di allora, cancellando le loro lingue come lingue ufficiali dell’amministrazione e della scuola pubblica.
Tradotta anche in lingua lituana
Verde Acqua di Marisa Madieri,
edito nel 1997 per Einaudi, nel
quale la scrittrice fiumana narra
dell’esodo dalla Venezia Giulia e la
disagiata vita nel campo profughi
Un’immagine propagandistica
del regime jugoslavo
A differenza di quanto aveva fatto
l’“oppressore” impero austriaco che
nel Litorale, a Fiume e in Dalmazia
aveva rispettato il plurilinguismo delle
popolazioni: italiane, slovene, croate
e serbe. Ma, a parte i metodi violenti
del fascismo, quell’atteggiamento era
comune a tutti gli Stati nazionali dell’epoca, dalla Francia che impose il
francese a catalani e corsi, nizzardi a
alsaziani alla Iugoslavia dei
Karageorgevi che chiuse tutte le scuole italiane della Dalmazia, spingendo
all’esodo quasi ventimila dalmati, ad
eccezione della mia Zara, che lo stesso Wilson aveva lasciato all’Italia per
il suo carattere italiano.
Ma l’ondata di violenza rivoluzionaria di Stato che investì le nostre regioni tra il 1943 e il 1954 ci è costata
migliaia di morti nelle foibe e nel gulag
iugoslavo: padri, sorelle, parenti stretti; molti passati dal lager nazista alla
foiba iugoslava.
Se c’è una coscienza scomoda per
l’Italia degli ultimi cinquanta anni siamo proprio noi, italiani dell’Istria, di
Fiume, della Dalmazia, cui per convenienze politiche e ideologiche è stata
Cordialmente freddi
In un servizio di Stefano Lusa lo stato
delle relazioni Austria-Slovenia (e le differenze con l’Italia)
Sulla testata on line «osservatoriobalcani» si legge un interessante
contributo di Stefano Lusa dal titolo
Cordialmente freddi (inserito il 25 settembre 2009), che analizza da
Capodistria lo stato delle relazioni
Austria-Slovenia, alquanto gelide
come si ricava dal servizio, del quale
riproduciamo alcuni passaggi. Dalla
ricostruzione di Lusa emergono le differenze di atteggiamento tra Austria e
Italia in merito al riconoscimento della Slovenia nel 1991 e di approccio ai
problemi bilaterali aperti.
La recente visita del cancelliere
austriaco Werner Fayemann alla
Slovenia ha fatto emergere il contrasto tra Lubiana e Vienna sul Trattato di
stato austriaco, sottoscritto nel 1955
da Austria e Jugoslavia e che, in particolare, tutela la minoranza slovena in
Stiria e Carinzia. Lubiana si considera
la legittima erede di quel documento.
In Austria dicono che non è così. Intanto i ministri degli Esteri dei due Paesi, Samuel Zbogar e Michael
Spindelegger, hanno precisato che sulla questione «sono d’accordo di non
essere d’accordo». I rapporti tra i due
paesi non tesi, ma sono oramai “cordialmente freddi”. Al centro della vicenda soprattutto la mancata posa
delle tabelle bilingui in Carinzia, che
avvelena le relazioni tra Lubiana e
Vienna da qualche decennio. […]
Sin dal primo incontro bilaterale,
Una mostrina militare della polizia
penitenziaria jugoslava ante 1991, in
uso alle guardie di custodia slovene
avvenuto subito dopo il riconoscimento, Lubiana pose l’accento sulla necessità di discutere degli accordi internazionali firmati «in nome della
Slovenia» dalla Jugoslavia. In quel periodo la Slovenia si stava prodigando
per ottenere la successione dei trattati
firmati da Belgrado. Subito iniziò un
rapidissimo negoziato con l’Italia, che
portò già nell’estate del 1992, al riconoscimento della successione slovena
ad una cinquantina di trattati firmati
tra Italia e Jugoslavia. Tra di essi c’erano anche l’accordo di Osimo, che
chiudeva definitivamente il
contenzioso confinario, e quello di
Roma, che regolava la questione del-
chiusa la bocca per “non disturbare” i
rapporti internazionali con l’URSS, con
Tito, con gli alleati occidentali. Costretti
a un esodo di massa che ha privato
quelle province di metà della loro popolazione autoctona. Cosa che agli
sloveni dellaVenezia Giulia non è successo.
Conosco bene le sofferenze descritte da Pahor nei suoi romanzi, così
simili a quelle degli italiani narrate da
Fulvio Tomizza, da Nelida Milani e
Anna Maria Mori, da Marisa Madieri,
da Claudio Magris, da Leo Valiani. Le
conosco perché ho vissuto nell’infanzia tra Aidussina, Trieste e Zara e ricordo mio padre, ufficiale di carriera dell’esercito italiano, che difendeva contro l’ottusità delle nostre amministrazioni il diritto degli sloveni e dei croati
delle province italiane a parlare nella
loro lingua, come a noi italiani della
Dalmazia era stato consentito dal go-
Leo Valiani, storico ed esponente
di punta dell’antifascismo,
protagonista della vita politica
italiana del secondo dopoguerra,
intervenne in varie occasioni
e sedi sull’esodo degli italiani,
ricordandone le motivazioni
l’indennizzo agli esuli per i beni abbandonati nell’ex Zona B. Qualcuno,
in Italia, considerò tutta quella fretta
un errore, perché dopo quel riconoscimento sarebbe stato difficile ottenere da Lubiana qualcosa per gli esuli; altri, invece, salutarono l’intesa precisando che dai rapporti bilaterali era
stato tolto un notevole peso. In ogni
modo negli anni successivi la vicenda
dei cosiddetti “beni abbandonati” pesò
sulle relazioni tra Lubiana e Roma e
bloccò per un certo periodo il processo di avvicinamento della Slovenia all’Unione europea. […]
Nel 1972, grazie ad una legge federale, vennero piazzate in regione le
tabelle bilingui. Non passò molto tempo che la popolazione le distrusse. Nel
1976 il governo emanò un nuovo decreto che riduceva le località bilingui,
ma le tabelle non vennero mai posizionate. Nel 2001 la Corte costituzionale stabilì che si sarebbero dovute sistemare oltre 300 tabelle. Ad un certo
punto sembrò che ci fosse un accordo
per metterne la metà, ma poi non se
ne fece nulla e intanto la Corte costituzionale ed i tribunali continuarono
ad emettere sentenze. Per i politici
austriaci però la questione non è giuridica, bensì politica. […]
Va detto comunque che i politici
sloveni non hanno dovuto fare i conti
soltanto contro l’ostilità delle autorità
carinziane, ma anche con la riottosità
della loro minoranza. I rappresentanti
delle organizzazioni slovene in Austria,
infatti, hanno pensato bene di litigare
furiosamente tra loro per questioni interne. In ogni modo in tutti questi anni
i politici austriaci e sloveni non hanno
mancato di spendere immani energie
Il porticciolo di Abbazia in una cartolina a colori del 1910,
in epoca austro-ungarica. La didascalia, in alto a sinistra,
riporta il toponimo italiano e la descrizione in tedesco
verno austriaco, sia pure a costo di
persecuzioni poliziesche e perdite di
impieghi statali. Quanti impiegati,
magistrati, insegnanti italiani delle nostre regioni abbandonarono le loro
occupazioni e le loro città prima del
1915 perché la tollerante Austria non
li sopportava più per la loro propaganda filoitaliana!
E dopo il 1943 altro che trasferimenti e confino politico! Chi si oppo-
neva alla Iugoslavia comunista ha avuto una sorte assai peggiore.
Gli oppressi sono tutti uguali e penso che meritino la stessa comprensione. Essere privati del proprio luogo
natale non è cosa da poco. E noi siamo tra quei milioni di europei, da
Smirne a Könisberg, cui questo è successo.
Roma, 5 ottobre 2009
Lucio Toth
«L’ondata di violenza rivoluzionaria di Stato che investì le nostre regioni
tra il 1943 e il 1954 ci è costata migliaia di morti nelle foibe
e nel gulag iugoslavo». Nella foto, partigiani jugoslavi
per risolvere la contesa senza mai venirne a capo. […]
In questi anni l’Austria non ha
mancato di avanzare precise richieste
alla Slovenia. […] Ben più rilievo invece ha avuto la messa in discussione
dei decreti che, nell’immediato dopoguerra, nazionalizzavano le proprietà
dei cittadini austriaci nell’allora Jugoslavia. L’Austria avrebbe voluto che la
Slovenia non discriminasse i suoi cittadini, ma in pratica non è riuscita ad
ottenere nulla. Vienna poi ha cominciato a porre anche la questione della
tutela della minoranza tedesca.
Per Lubiana quest’ultima richiesta
era delicatissima. La Slovenia garantisce la tutela costituzionale e collettiva
a quelle che considera le sue minoranze “autoctone”, cioè a ungheresi,
italiani e rom, ma è assolutamente refrattaria ad estendere questi diritti ad
altri. La presenza tedesca non era stata marginale sul territorio dell’attuale
Slovenia ed aveva profonde radici sto-
Segnaletica
stradale
a Capodistria
(oggi Slovenia).
Pola (oggi
Croazia)
è indicata
in sloveno,
croato e italiano
mentre gli altri
centri dell’Istria
slovena
sono riportate
in sloveno
e italiano
Un cartello segnaletico
indica il confine tra la Stiria
(Austria) e la Slovenia
riche, ma questa comunità, considerata legata al nazismo, era stata espulsa nell’immediato dopoguerra. Alla
fine qualcosa è stato concesso attraverso un accordo di collaborazione
culturale. Lubiana e Vienna per trovare l’intesa ci hanno messo degli anni.
Stefano Lusa
(www.osservatoriobalcani.org/
area/slovenia)
Novembre 2009
5
DIFESA ADRIATICA
La Redazione risponde
Perequazione della pensione,
la Corte Costituzionale dà ragione all’Inps
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
Alcuni anni fa ho iniziato una causa contro l’Inps per ottenere la perequazione della
maggiorazione prevista dalla Legge 140/85,
con decorrenza dalla data di emanazione della legge stessa. Nel corso del procedimento fu
introdotta dalla Finanziaria del 2008 la norma
di interpretazione autentica, la quale ha affermato che la perequazione deve iniziare dalla
data della domanda della maggiorazione.
So che avverso tale norma è stata sollevata
la questione di legittimità Costituzionale. Desideravo sapere se la Corte Costituzionale si
era già pronunciata su tale questione.
Lettera firmata
La Consulta riunita in seduta
ritenuti violati, furono il primo luogo l’articolo
3, a causa dell’irragionevole disparità di trattamento che si sarebbe venuto a creare tra soggetti aventi gli stessi diritti, ma che raggiungevano l’età pensionabile in anni diversi.
L’articolo 38, in quanto, mirando il trattamento pensionistico, del quale la
maggiorazione in questione è parte, a conferire mezzi adeguati alle persone che la percepiscono, con l’introduzione della norma in questione i mezzi sarebbero stati non conformi per
coloro che hanno raggiunto e raggiungeranno
l’età pensionabile successivamente all’anno
1985.
Sarebbe infine violato l’art. 24, primo e secondo comma, Cost., in quanto la norma in-
L’art. 2, comma 505, della Legge Finanziaria del 2008 ha introdotto la seguente norma
di interpretazione autentica: «L’art. 6, comma
3, della legge 15 aprile 1985, n. 140, si interpreta nel senso che la maggiorazione prevista
dal comma 1 del medesimo articolo si perequa
a partire dal momento della concessione della
maggiorazione medesima agli aventi diritto».
Contro tale norma, che tra l’altro contrasta
con la costante giurisprudenza di merito e di
legittimità, fu subito sollevata la questione di
illegittimità Costituzionale.
Gli articoli della Costituzione, che si erano
trodotta con la Finanziaria 2008 avrebbe compresso il diritto degli interessati ad ottenere la
perequazione anche per il passato.
La Corte Costituzionale con la sentenza n.
401/2008 ha ritenuto infondata la questione di
illegittimità costituzionale sollevata in merito
alla norma in questione.
Per quanto concerne la denuncia di violazione dell’art. 3 Cost., la Corte ha affermato
che, fino al momento della maturazione della
pensione nessun diritto nasce in capo al soggetto, anche se egli appartiene a una delle categorie che il legislatore, in considerazione di
pregresse vicende, ha voluto beneficiare.
Afferma inoltre la Corte che se il legislatore
avesse voluto riconoscere un autonomo diritto, avrebbe disposto l’immediata attribuzione
periodica delle relative somme a tutti coloro
che rientravano nelle categorie previste, in aggiunta alla retribuzione, indipendentemente
dalla posizione previdenziale; né avrebbe stabilito la “perequazione” di detto beneficio,
espressione che normalmente si riferisce ai trattamenti di quiescenza.
La subordinazione dell’acquisizione del
diritto di cui si tratta alla maturazione del diritto a pensione e la sua inclusione in quest’ultima a tutti gli effetti fa sì che non sia irragionevole la disposizione censurata là dove stabilisce la decorrenza della perequazione dalla data
della effettiva e concreta attribuzione del be-
Commissione per gli indennizzi,
la sintesi delle sedute di settembre 2009
neficio. A tal proposito, occorre ribadire i principi secondo i quali lo scorrere del tempo e la
collocazione in esso dei fatti giuridici possono
legittimare una diversa modulazione dei rapporti che ne scaturiscono.
Secondo la Corte, parimenti non fondata è
la questione relativa all’art. 38, secondo
comma, Cost.
La Corte afferma infatti che il beneficio oggetto della normativa in scrutinio non è predisposto al fine di rendere congrua la prestazione previdenziale in relazione alle necessità
degli aventi diritto alla medesima, bensì a fornire agli appartenenti a determinate categorie,
ritenuti meritevoli di una gratificazione, una
elargizione dimostrativa della gratitudine della
Nazione.
La Corte Costituzionale ha infine ritenuto
non fondata la questione sollevata in riferimento
all’asserita violazione del diritto di difesa. Secondo la Corte la disposizione dell’art. 24 della Costituzione attribuisce diritti processuali che
presuppongono la posizione sostanziale alla
cui soddisfazione essi sono finalizzati, con la
conseguenza che la disciplina sostanziale non
attiene alla garanzia del suddetto parametro
costituzionale.
Questa è, per così dire, la descrizione oggettiva e “tecnica” del pronunciamento della
Corte Costituzionale. Sul prossimo numero torneremo sull’argomento con i nostri rilievi.
Pos. n. 8140/TC
Rossi
rinviata
Seduta del 17 settembre 2009
Pos. n. 6348/TC
Tognon
concessi indennizzo
e avviamento commerciale
Pos. n. 48/ZB
Petronio Luigi
e Fragiacomo Ernesta (eredi)
rinviata
Pos. n. 18266/TC
Clari
concesso indennizzo
Pos. n. 9129/ZB
Fifaco Franco (eredi)
rinviata
Pos. n. 1119/TC
Nacinovich
rinviata
per ulteriore istruttoria
Pos. n. 22386/TC
Sgagliardich
rinviata per ulteriore istruttoria
Pos. n. 9712/ZB
Orsini Albino
concesso indennizzo
Pos. n. 21327/TC
Poropat
rinviata
Pos. n. 7707/TC
Gorenjscek
rinviata
Pos. n. 9703/ZB
Glavina Antonio
concesso indennizzo
Pos. n. 18617/TC
Basilisco
rinviata
Pos. n. 8317/TC
Travan
concessi indennizzo
e avviamento commerciale
Pos. n. 11310/TC
Dessanti
rinviata
Pos. n. 9736/ZB
Salich Caterina ved. Trani (eredi)
rinviata
Pos. n. 19285/TC
Rampas
rinviata
Pos. n. 3926/TC
Zuranich
concesso indennizzo
Sono riprese in settembre, presso
il Ministero dell’Economia e delle Finanze, le sedute della “Commissione
sugli indennizzi dei beni perduti”, che
tratta sia i beni degli italiani di Istria e
Dalmazia che quelli di altre zone già
sotto la sovranità italiana o comunque
detenuti da cittadini italiani all’estero.
Diamo di seguito una sintesi delle
delibere. La sintesi delle sedute di ottobre sarà pubblicata sul prossimo
numero di “Difesa”.
Seduta del 10 settembre 2009
Pos. n. 18670/TC
Zupcich
rinviata
Pos. n. 20788/TC
Velenich
rinviata per ulteriore istruttoria
Pos. n. 493/TC
Bernabeo
rinviata per ulteriore istruttoria
Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro studi padre Flaminio Rocchi
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Editrice:
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Sostenitore 50 euro
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Intestato a “Difesa Adriatica”
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 91/94 dell’11 marzo 1994
Spedizione in abbonamento Postale di ROMA
Stampa:
Romana Editrice Srl - S. Cesareo (RM)
Finito di stampare il 20 novembre 2009
ELARGIZIONI E ABBONAMENTI
Questa rubrica riporta:
- le elargizioni a “Difesa Adriatica” di importo superiore all’abbonamento ordinario;
- le elargizioni dirette alla Sede nazionale Anvgd;
- gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”;
All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine
alfabetico. In rispetto della normativa
sulla privacy non vengono citate le
località di residenza degli offerenti.
Ringraziamo da queste pagine tutti
coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le
elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’Anvgd.
ABBONAMENTI ORDINARI
A “DIFESA ADRIATICA”
(ccp 32888000)
MARZO 2009 (continua dal nu-
mero precedente) Nacinovich Mario,
Nesi Giuseppe, Ostrogovich Flavia
Maria, Pace Tullia, Persich Carlo,
Peteani Luigi, Petronio Licia,
Pintacrona Calogero, Pizzuti Elio, Politi
Giuseppe, Polo Silvana, Premuda
Marson Maria Pia, Quaglia Fam.,
Qualich Stella, Rocchi Marcello,
Romagnoli Roberto, Roman Bruno,
Rossi Imperia, Rossi Nidia, Rotta
Caterina, Sablich Romano, Saule
Lombardi Fiorella, Schurzel Giorgio,
Schurzel Sergio, Scotto Lachianca Giuliana, Scrobogna Adriana e Diego,
Scuola Dalmata Ss. Giorgio e Trifone,
Serrentino Cecconi Melina, Solari
Attilio, Sorich Ziliotto Lupo, Spada
Paolo, Stanziola Bonfanti Marialuisa,
Sticotti Mario, Traina Leopolda, Urbano Michele, Veceralo Massari Maria,
Vegetti Angela, Ventin Luigi, Verona
Ilse,Verzini Maria Lauretana,Viale Ugo
Nevio, Vidotto Maria Pia, Vodopia
Marzia, Zambiasi Gino, Zanella Silvio, Zanini Marcella, Zorco Maria,
Pos. n. 4833/ZB
Morgan Giustina
(eredi)
rinviata
Pos. n. 7544/ZB
De Bernardi Giuseppe
e Roiaz Antonia
(eredi)
istruttoria
Pos. n. 6466/ZB
Calcina Giovanna
(eredi)
concesso indennizzo
Pos. n. 1083/ZB
Delise Luigi
(eredi)
concesso indennizzo
Pos. n. 2555/ZB
Fonda Mariano
(eredi)
concesso indennizzo
Zuccheri Marino, Zupanic Anna,
Zuppin Lucchese Rita, Zustovich
Annamaria, Zustovich Sergio.
APRILE Adrario Amato Riccardo,
Asta Benito, Barich Guido, Bellasich
Scarpa Silvana, Beltrame Piergiuliano,
Bertossa Rosanna, Bianchi Nereo,
Bilucaglia Luigi, Buzzi Alfredo,
Calochira Lionello, Calucci Gianluigi,
Canaletti Maria e Tina, Candelari Stefano, Ceppi Fabio, Cernich Enzo, Cerri
Zappelli Ippolita, Cestaro Ottorino,
Ciriminna Giuseppe, Cobai Ornella,
Cova G. Fulvio, Covacev Aldo,
D’Augusta Perna Umberto, De
Cristofaro Enrico, Della Gaspera Cesare, Di Corato Simone, DottoriVezio,
Dussich Renato, Ferri Giuliana, Filla
Aglietta Bianca, Gasparini Giuseppe,
Janni Luciano, Kotlar Bruno, Kucich
Mario, Liubicich Sergio, Lovrinovich
Rita, Lovrinovich Sergio, Lucich Claudio, Maja Walter, Matassi M. Rosa
Roccabella, Mazzon Marisa, Merni
Ada, Milinovich Nerina, Ossoinack
Bianca, Pallavicini Marino, Pasquali
Sergio, Pemberton Bruna, Perasti
Giulio, Pernetti Licia, Persicalli Enzo.
Segue nel prossimo numero
6
DIFESA ADRIATICA
Novembre 2009
DALMAZIA: IL REGNO IMMAGINARIO
DALLA VOLONTÀ ALLA RAPPRESENTAZIONE
Il 56.mo Raduno nazionale dei
Dalmati italiani è stato aperto dalla
prolusione di LucioToth, zaratino, presidente dell’Anvgd. Ne riproduciamo
un ampio stralcio.
Molti in Dalmazia pensano ancora oggi che la nazionalità sia un fatto
di sangue, facendo una strana identificazione razziale tra antichi illiri e croati
arrivati nel VII secolo d.C. Da questa
impostazione nasce la versione secondo la quale la Roma antica e la Venezia medievale sarebbero potenze occupanti e colonialiste, come l’Italia
fascista del 1941! E che noi, italiani di
Dalmazia, saremmo soltanto dei
“croati italofoni”, traditori e collaborazionisti, come si legge nelle sentenze iugoslave pronunciate per fucilarci
o mandarci nel gulag.
Perché alla luce dei documenti
degli archivi, delle biblioteche, delle
curie ecclesiastiche, risulta innegabile
che nelle nostre città si sia usata per
secoli la lingua italiana, ben da prima
che la Repubblica di Venezia vi si
insediasse definitivamente nel 1409.
E allora bisogna tirar fuori la tesi che
non siamo italiani – visti tanti nostri
cognomi che italiani non sono – ma
soltanto “italofoni”. È la stessa distinzione che il fascismo adottò per i cosiddetti “alloglotti” dell’Alto Adige e
della Venezia Giulia. Gente che parlava tedesco, sloveno o croato mentre avrebbe dovuto parlare italiano. È
la premessa pseudo-scientifica della
discriminazione e della negazione di
identità.
Più un popolo è avanzato più riconosce il valore della romanizzazione, come gli inglesi, i belgi, gli
olandesi, anche quando non parlano
una lingua neolatina. Perché è su quella base comune che si è costruita l’unità del continente, il bacino di diffusione del cristianesimo, con i suoi valori
di uguaglianza, di fraternità, di libertà
personale. Perché è da quella sorgente che nasce l’umanesimo giuridico
che fa della persona il fine e il centro
della società organizzata e pone a sua
tutela una legge oggettiva, da tutti riconoscibile, non per vincoli di etnia,
ma per scelta di civiltà. Negare la radice greco-romana della civiltà occidentale significa negarne l’esistenza.
E di questa eredità, noi dalmati italiani, siamo la testimonianza viva e non
lasceremo che si disperda.
La nostra vicenda e l’insegnamento che se ne trae non rappresentano
un angolo marginale della storia europea, una storia locale tra le tante che
hanno segnato il Novecento. Sono al
contrario un crocevia di problemi attualissimi come: la definizione di una
identità nazionale italiana in rapporto
Salona fu la capitale della provincia romana della Dalmazia.
Nella foto, una delle sue basiliche
a una comune identità europea, passaggio essenziale per costruire un’Europa unita e cosciente della sua unità
e del suo ruolo; la possibilità di integrare le patrie nazionali in una patria
comunitaria, da amare con lo stesso
amore e lo stesso senso del dovere; la
capacità di integrazione nelle nazioni
europee dei crescenti flussi di immigrazione, che vanno regolati per non
esserne sommersi, ma che vanno assimilati con coraggio e strategie culturali tempestive.
Una comune cultura
dalmato-veneta
Noi siamo stati un esempio straordinario di integrazione e di
condivisione di valori comuni. Una
comune cultura secolare dalmatoveneta ha creato una Koiné caratteristica e unica, che non era meticciato
multiculturale, perché aveva una identità precisa, una variante originale dell’identità italiana. E il nostro mare, con
i suoi promontori e le sue isole, i suoi
venti e i suoi fortunali, ha dato ai
dalmati quell’agilità dell’ingegno e
quella versatilità creativa che hanno
prodotto la grande architettura dell’epoca romana, le basiliche bizantine,
le cattedrali romaniche del medio evo,
la trasmutazione degli stili dal tardo
gotico veneziano al Rinascimento.
E da questo mare e dalla pluralità
delle componenti etniche, unificate dal
diritto e dalla cittadinanza, ci è venuto quel culto della libertà personale e
cittadina che ha caratterizzato la nostra storia. Non bene pro toto libertas
venditur auro era il motto della Repubblica di Ragusa. E l’insegna scolpita
sulle porte della città di Veglia era AureaVenetorum Libertas. Tale era l’identificazione con la Serenissima.
Castelnuovo, arroccata su uno sperone della costa dalmata,
in una cartolina dell’ultimo decennio dell’Ottocento
Un’identificazione non imposta dall’esterno. Ma voluta e sentita dai cittadini. Durata nei secoli decisivi della
formazione dell’Europa moderna.
Anche come esuli lo abbiamo dimostrato, conquistando posizioni di
prestigio in un’Italia che non ci capiva
e non ha fatto in tempo a metterci in
un angolo solo perché siamo stati più
rapidi noi, a imporci e farci rispettare
con le nostre qualità. Noi non siamo
vittime degli eventi. Siamo testimoni
del nostro coraggio e del nostro idealismo. Abbiamo dimostrato di saper
buttare a mare interessi e beni, di saper gettare l’anima oltre l’ostacolo, difendendo la nostre città e la nostra
italianità fino in fondo. Per questo non
temiamo il futuro. Sarà un compito
arduo ricreare un clima di conciliazione nell’Adriatico orientale. Ma si
può fare!
Il rapporto sangue-terra
matrice dei genocidi
e delle pulizie etniche
I dalmati croati di oggi debbono
imparare a rispettarci come un fattore
essenziale della loro storia e della loro
identità nazionale. Non c’è fratellanza senza riconoscimento reciproco.
Siamo stanchi di barriere psicologiche
e di contrapposizioni costruite sulle
sovrastrutture di ideologie totalitarie e
scioviniste. Dobbiamo abbattere ogni
steccato con la forza del nostro entusiasmo, della nostra preparazione culturale, della nostra voglia di riconquistare quello spazio nella vita della
Dalmazia che ci spetta in quanto eredi diretti della latinità che ha dato
un’impronta indelebile alla nostra terra.
A leggere i libri di scuola e certa
cultura ufficiale di Stato, in Slovenia e
in Croazia, non si fa che alimentare
una disconoscenza della realtà plurale dei territori tolti all’Italia e acquisiti
dopo la seconda guerra mondiale. Lo
Stato italiano viene dipinto con i colori più foschi e identificato tout court
con il regime fascista. Si confonde
volutamente e maliziosamente la situazione di diritto derivante dai Trattati di Rapallo e di Roma del 1920-’24
con l’occupazione militare della Iugoslavia nel 1941. Secoli di appartenenza dell’Istria e della Dalmazia alla Repubblica veneta vengono omessi o
giudicati come una forma di oppressione colonialista sulle popolazioni
autoctone slave.
Vedere i rapporti tra i popoli come
occupazione e violazione di spazi è
concezione primitiva, che coglie un
aspetto della verità ma non la sua totalità. L’insistenza ossessiva sul rapporto
sangue-terra è la matrice dei genocidi
e delle pulizie etniche del Novecen-
to. Sarà ben difficile costruire una comune identità europea su nazionalismi
fomentati da teorie genetiche e fissazione di confini etnici, sempre e comunque arbitrari.
Ma non è un buon motivo per
scoraggiarci. In questa nostra missione adriatica c’è anche l’inveramento
dello slancio più nobile del Risorgimento italiano e dell’unità della Nazione. Uno slancio che non si chiudeva in un nazionalismo egoistico a aggressivo, ma si apriva ai popoli dell’Europa centrale e orientale in una
prospettiva di libertà e di progresso
democratico. Quando nel 2011 si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia dobbiamo essere in prima fila, non
per esercitazioni retoriche ma per aiutare tutti gli italiani a ritrovare il filo del
nostro comune processo di unificazione nell’orgoglio di saper ricollegare la
storia spesso gloriosa degli Stati
preunitari al cammino difficile e non
sempre fortunato dello Stato nazionale del 1861.
Una fondazione
che unifichi tutte le energie
Le associazioni della diaspora
giuliano-dalmata stanno attraversando
un momento di espansione e di attivismo che genera fratture e incrinature.
Occorre rinnovare le strategie associative per non esaurire questa carica e
sfruttarla al massimo. Quanto si è fatto fino ad oggi non basta. L’Europa è
cambiata, l’Italia è cambiata, il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare
anche noi! Se vogliamo farci capire dai
giovani e dagli “altri” dobbiamo elaborare nuove direttrici di approccio
culturale. La collaborazione con i «rimasti» diventa imprescindibile, perché
sono loro ad essere rimasti sul posto, a
Ragusa
di Dalmazia
«È da
questo mare
e dalla pluralità
delle componenti
etniche, unificate
dal diritto e dalla
cittadinanza,
ci è venuto quel
culto della libertà
personale
e cittadina che ha
caratterizzato
la nostra storia.
Non bene
pro toto libertas
venditur auro
era il motto
della Repubblica
di Ragusa»
presidiare le posizioni, con tutti i limiti che conosciamo.
Le ricerche sociologiche ci dicono che ben pochi dei nostri figli e nipoti seguono attivamente la vita associativa. Non è colpa di nessuno. Ma
ci dicono anche che i più non dimenticano le loro origini. Bisogna allora
lavorare con chi di lavorare ha voglia:
siano o non siano figli e nipoti di
zaratini, di dalmati, di fiumani, di
istriani.
La strada di una fondazione che
unifichi tutte le energie di ricerca storica e culturale nei vari campi può essere la più indicata. Ci affrancherebbe
anche da forme striscianti di
assistenzialismo, sempre in agguato
nelle italiche cose. Alle associazioni
tradizionali rimane il compito di tutelare i diritti degli esuli alle restituzioni,
agli indennizzi, all’acquisto delle case
popolari, alle tutele previdenziali che
attendiamo da sessant’anni.
Ma non ci possiamo fermare lì. Le
questioni economiche si risolveranno
se sapremo portare avanti la nostra
battaglia culturale, quella che ci ha
portato a far istituire il Giorno del Ricordo. Ne sono una parte. Chi vuole
riavere la sua casa in Istria o in
Dalmazia, dove la sua famiglia ha vissuto per secoli, non chiede soltanto un
riconoscimento economico. Chiede
una presenza reale nella terra cui ha
diritto. E che nessuno aveva il potere
morale e giuridico di negoziare per lui.
Ma l’obiettivo culturale si rivela
primario. Essere parte viva di un’Italia
che sappia capire se stessa e abbia stima di sé. Essere strumento di conciliazione nell’Adriatico e nell’Europa che
si va unificando, adoperando il processo di allargamento della Ue non
per arroccarci su battaglie di retroguardia – che sono la vocazione dei perdenti – ma per inserirci attivamente in
questo processo, pretendendo il nostro spazio di italiani e di dalmati nella Dalmazia di domani.
Lucio Toth
Novembre 2009
7
DIFESA ADRIATICA
dai comitati
DELEGAZIONE
DI BARLETTA
Alla figura di Vittorio Emanuele III
ed alle sue visite in Istria è dedicato un
articolo del presidente della Delegazione, Giuseppe Dicuonzo, apparso
sul periodico delle Guardie d’Onore
del Pantheon. Nel suo contributo, l’autore ricorda quando il soggiorno del
Re a Trieste, il 10 novembre 1918, e la
sua visita a Pola il 3 febbraio 1919.
Qui, scrive Dicuonzo, il sovrano «restò colpito dal fascino che le conferivano i bei palazzi del centro, le sedi di
compagnie marittime, le compagnie
assicurative, gli alberghi, i circoli e i
monumenti storici romani. Si soffermò
all’Arena, anfiteatro voluto da Claudio
e ampliato da Vespasiano a due passi
dal mare.
[…] Il 22 maggio del 1922 – prosegue – ritornò a Pola con la regina
Elena e con la figlia Jolanda soggiornando volentieri in quella che fu la
porta verso il mare caldo del mediterraneo. La Famiglia reale completò la
sua visita recandosi nell’italianissima
Zara […]. Entrati a Zara, i Reali furono
colpiti dall’antico nucleo compatto
[…]. Di rilievo – conclude Dicuonzo
– fu anche la visita del re nel 1935 a
Capodistria, in occasione della quale
egli inaugurò il monumento a Nazario
Sauro […]».
COMITATO DI FERRARA
Rinnovate le cariche
Il Comitato ferrarese ha voluto
commemorare anche quest’anno la
data del 15 settembre 1947, quando
entrò in vigore il trattato di pace, con
una S. Messa presso il Seminario arcivescovile, a ricordo dei lutti e delle
sofferenze patite dagli istriani, fiumani
e dalmati e, inoltre, per ricordare pure
il T. Col. dei Carabinieri Antonio
Varisco, assassinato a Roma dalle brigate rosse trent’anni orsono, il 13 luglio 1979. Presenti al rito una delegazione dell’Associazione Nazionale
Carabinieri di Ferrara con il segretario
provinciale Carmelo Perez ed il comandate provinciale dei Carabinieri
Col. Antonio Labianco, con una significativa rappresentanza dell’Arma: un
carabiniere semplice, un brigadiere ed
un maresciallo. La «Preghiera del Carabiniere» ha concluso la cerimonia
religiosa.
I presenti si sono poi trasferiti nella
sala riunioni dove Flavio Rabar, presidente del Comitato di Ferrara, ha ricordato il sacrificio del T. Col. CC Antonio Varisco e di come gli Esuli
giuliano-dalmati si siano pienamente
inseriti nella società in cui si sono trovati a vivere dando il loro apporto per
il progresso dell’Italia. Proprio in questo contesto il T. Col. Varisco ha pagato con la propria vita la difesa della
libertà e della democrazia.
Il segretario dell’Associazione carabinieri Carmelo Perez ha evidenziato
come Antonio Varisco sia rimasto colpito a Zara dall’eroismo del Ten. dei
CC Terranova che il 31 ottobre 1944,
mentre le milizie titine entravano in
città, issava un grande Tricolore sul
campanile della cattedrale; ritornato
sulla strada veniva fucilato dagli jugoslavi. Quel gesto segnerà il futuro cammino dell’allora sedicenne Antonio
Varisco.
Il Col. Antonio Labianco, che
quando venne assassinato Varisco frequentava l’Accademia, ha ricordato lo
sgomento e la commozione per il vile
assassinio che ha avuto lo scopo di
colpire unicamente un Servitore dello
Stato. Ha poi ripercorso la carriera di
Capodistria, il monumento a Nazario Sauro,
inaugurato da Vittorio Emanuele III
Antonio Varisco nell’Arma, e inoltre si
è soffermato sull’attività ed il sacrificio
dei Carabinieri nelle nostre terre; al
termine ha consegnato al presidente
del Comitato una dispensa in cui sono
stati raccolti scritti ed articoli sul
T.Col.Varisco e lo stemma dei Carabinieri.
Il presidente Rabar ha ringraziato
considerando un onore sia la presenza del Comandante provinciale, dei
Carabinieri in servizio e di quelli in
congedo e sia i doni ricevuti e nel salutare i graditissimo ospiti ha messo in
risalto un indiscutibile motto contenuto
in una rivista dell’Arma «Carabinieri,
patrimonio delle comunità». Al Col.
Antonio Labianco è stato consegnato
il nostro libro di testimonianze di Esuli
ed una dispensa con la riproduzione
dei pannelli della Mostra del febbraio
2009 sulle isole di Cherso, Lussino e
la città di Zara.
Confermata la dirigenza
Il 12 settembre il Comitato ferrarese
ha rinnovato le cariche interne, nella
cornice di una giornata che ha visto
svolgersi altri incontri sociali. La seduta è stata aperta dall’esauriente resoconto delle soddisfacenti attività svolte negli ultimi tre anni. Le votazioni
hanno riconfermato sia l’Esecutivo (che
si è immediatamente riunito per l’elezione del presidente e del
vicepresidente) e sia il Collegio sindacale. La composizione degli organismi del Comitato provinciale di Ferrara
risulta dunque la seguente:
Flavio Rabar, presidente; Marisa
Antollovich, vicepresidente; consiglieri: Gianfranco Forlani, Claudia Rabar
e Alceo Ranzato. Il Collegio sindacale
risulta composto da: Massimo
Gherardi, Giuliana Dinelli e Michele
Rizzoni.
COMITATO DI GORIZIA
Foibe rosse,
il calvario di Norma Cossetto
in un dramma teatrale
Sabato 3 ottobre, alle 20.30, sul
palco del Teatro del Kulturni Dom di
Gorizia è approdato in prima regionale, nell’ambito del 19.mo Festival
teatrale «Castello di Gorizia», organizzato dal «Terzo Teatro» del vulcanico
Mauro Fontanini, l’ultima produzione
della storica Accademia Teatrale
Campogalliani: Foibe rosse. Vita di
Norma Cossetto uccisa in Istria nel
1943. Lo spettacolo è tratto dal saggio
biografico di Frediano Sessi sulla tragica vicenda dell’istriana Norma
Cossetto, pubblicato da Marsilio Editore nel 2007. Il regista Aldo Signoretti
è autore dell’adattamento per il teatro. Lo spettacolo Foibe rosse è realizzato in collaborazione con il Comune di Gorizia, con il Comitato provinciale Anvgd goriziano e con la Lega
Nazionale Gorizia.
Studentessa al quarto anno di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, Norma Cossetto fu gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani
nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943.
Aveva 23 anni ed era una ragazza
normale con una vita tranquilla, ma
nonostante la sua innocenza non fu
risparmiata dalla furia dei partigiani
titini che, prima di assassinarla, la violentarono brutalmente. Quella di Norma diventa, quindi, una storia simbolo delle migliaia di vittime delle Foibe
cui solo recentemente la storia ha restituito la dignità della memoria.
Torturata, stuprata e gettata nella
foiba perché italiana ma, e questo è
l’elemento che forse fa ancor più riflettere, perché donna, una donna giovane, bella, colta, raffinata e – per
l’epoca – emancipata. Simbolo, dunque, di ogni nemico possibile. Ha avu-
I vincitori
del Primo torneo
Alpe Adria
Città di Gorizia.
Al centro
il presidente
del Comitato
Anvgd, Ziberna
to un impatto emotivo fortissimo sul
folto e attento pubblico presente al
Kulturni dom di Gorizia – molti i congiunti dei deportati – la rappresentazione di Foibe rosse. Un impatto forte,
specie nel secondo atto dell’opera,
quando l’autore – attento e meticoloso ricercatore storico su tutte le aberrazioni del ‘900 senza distinzione alcuna – affida a Norma un diario sui
suoi ultimi giorni di vita spesi tra la
disperazione, la terribile violenza ma
anche la fermezza nel rivendicare la
sua italianità, mai venuta a vacillare
davanti alle offerte di “passare dall’altra parte” ripetutamente avanzatele dai
suoi carcerieri.
Foibe rosse è stato magistralmente
proposto dall’Accademia teatrale
Campogalliani di Mantova nell’ambito del Festival teatrale Castello di
Gorizia organizzato dal Terzo teatro e
con la collaborazione dell’Anvgd. Il
prologo si era svolto alla libreria
Antonini dove Ferdinando Sessi, introdotto dal presidente del Comitato
Anvgd isontino, Rodolfo Ziberna, e dal
direttore del Terzo Teatro Mauro
Fontanini, aveva fornito le tracce storiche, umane e psicologiche del proprio
lavoro alla cui base c’è la conferma
che un progetto politico violento fa le
sue vittime innocenti ma è destinato a
fallire e a essere condannato dalla Storia.
(fonte “Il Piccolo”, 5 ottobre 2009)
Le altre iniziative
Non poteva mancare la tradizionale Tartufata di ottobre organizzata
dal Comitato Anvgd e dalla Lega Nazionale di Gorizia. I partecipanti al tour
gastronomico hanno dedicato tempo
anche alla visita alle città di San Vincenti (parrocchiale, Palazzo Grimani
e Loggia), di Canfanaro (chiesa e resti
di due castelli), Gimino. Di seguito si
sono recati anche a Gallignana e
Vermo, nella cui piccola chiesa è raffigurata la famosa “danza macabra”.
Il primo Torneo Alpe Adria
Città di Gorizia di bridge
Il «Primo torneo di bridge Alpe
Adria Città di Gorizia», organizzato dal
Comitato Anvgd isontino e dal Circolo bridge di Gorizia, è stato decisamente coronato da successo. Nella suggestiva cornice della tenuta delle baronesse Taccò di San Floriano del Collio,
si è superata la lusinghiera soglia dei
cento partecipanti, provenienti da tutta la Regione, dal vicino Veneto e dalla Slovenia.
Undici le formazioni nel torneo a
squadre di quattro persone (la squadra friulana De Leo sul filo di lana ha
battuto quella triestina Colonna, seguita dalla pordenonese e con la
Marchetti che ha vinto un premio speciale) e ben 47 le coppie. I due tempi
del torneo mitchell di 11 boards sono
stati vinti dalla coppia Baldassin-Della Mea, seguita dai friulani ArmelliniPerrod, dai triestini Colonna- Ligambi
e dalla Marchetti-Planera. Prima coppia vincente del Circolo Bridge
Isontina: Laura Lapini-Donald Spratt.
Nelle foto alcuni momenti delle
gare e delle premiazioni alle quali
hanno presenziato la Presidente del
Circolo organizzatore, Didi Pasquali
e quello del Comitato Regionale
F.I.G.B., il Presidente dell’ ANVGD
Rodolfo Ziberna, l’Assessore allo sport
del Comune di Gorizia Sergio
Cosma,il rappresentante della Banca
Generali Moreno Sfiligoi, la rappresentante del CONI Provinciale Alessandra Piacentini.
8
DIFESA ADRIATICA
Novembre 2009
dai comitati
COMITATO
DI MONZA - BRIANZA
Il 10 febbraio 2004, a Palazzo
Marino di Milano, Ottavio Missoni
volle ricordare la «Foiba blu» di Zara,
il suo mare, nella quale vennero gettati molte vittime della violenza jugoslava. Il Comitato Anvgd Monza
Brianza, nel fare proprio quel ricordo,
ha voluto commemorare i numerosi
Zaratini, uccisi barbaramente dai partigiani jugoslavi, che hanno come tomba il mare di Dalmazia.
E dunque la mattina del 21 agosto
scorso, davanti alla Riva Nova di Zara,
a bordo della barca a vela “Folgore”
del presidente Cerlienco, una rappresentanza del Comitato (Pietro
Cerlienco, avv. Massimiliano Dipaola,
Lorenzo Pesoli e Stefano Devicenzi),
ha lanciato in mare un mazzo di fiori
con il nastro Tricolore a ricordo di questi nostri sventurati fratelli. Questa Cerimonia, piccola ma significativa, sarà
ripetuta ogni anno.
In precedenza, il giorno 20, il presidente Cerlienco ha incontrato la presidente della Comunità Italiana
zaratina, prof.ssa Rina Villani; oltre ad
affrontare tematiche di attualità (asilo
italiano “Sunce”, questioni europee
etc.), si è parlato del neo costituito
Comitato, della cerimonia che ha tenuto alla Foiba di Basovizza nel mese
di giugno e delle numerose iniziative
in programma.
I rappresentanti del Comitato desiderano salutare e ringraziare tutta la
Comunità italiana zaratina per la disponibilità dimostrata e del dono di un
quadro realizzato dalla prof.ssa Villani.
Due momenti dell’omaggio ai zaratini
annegati dai partigiani jugoslavi
COMITATO DI NOVARA
Gli esuli residenti nel capoluogo
piemontese si sono ritrovati per la Festa del Villaggio promossa dal Comitato presieduto da Antonio Sardi. La
manifestazione, durata dal 25 al 27
settembre, si è articolata in tre serate
di intrattenimento musicale. Di contorno, una ricca lotteria, un banco di
beneficenza e, soprattutto, una
prelibata vetrina gastronomica che ha
visto insieme piatti tipici piemontesi e
istriani.
COMITATO DI PADOVA
Viaggio a Veglia, Arbe, Fiume
Anche quest’anno il Comitato di
Padova ha organizzato, come di consueto, un viaggio di quattro giorni nelle nostre terre dal 25 al 28 settembre e
precisamente a Veglia, ad Arbe e a
Fiume.
Pochi di noi conoscevano Arbe, ne
avevamo sentito spesso decantare le
bellezze, ma la realtà supera ogni immaginazione. Si tratta di una cittadina
stupenda inserita nell’isola omonima
come una perla che brilla immersa in
una natura incontaminata ricca di
macchia mediterranea e con un parco dove i pini, i lecci e i pioppi
sembrano toccare il cielo di un azzurro cristallino; ma il gioiello di Arbe è il
centro storico con le numerose testimonianze di arte e architettura dei vari
secoli in stile romanico, gotico, veneziano fiorito, rinascimentale. Roma
lascia un’impronta indelebile nelle
mura e nella struttura urbanistica con
quelle tre vie longitudinali e parallele
lungo la penisola che si protende nel
mare e sembra una nave pronta a salpare con quei quattro alberi in fila rappresentati dai campanili di S. Maria,
di S. Andrea, di S. Giustina e di S. Gio-
Pietro Cerlienco, presidente del Comitato Anvgd monzese,
con la presidente della Comunità degli Italiani di zara, Rina Villani
vanni. Su tutto, però, domina Venezia, che qui rimase praticamente dal
Mille al 1797, lasciando meravigliose
e infinite testimonianze di una cultura
indelebile nel tempo con le vie strette
dal selciato lucido per l’usura, con le
case caratteristiche dai balconi riccamente decorati, con i meravigliosi
palazzi rinascimentali e gotici dai portali di alto valore storico, con le numerose chiese.
Mentre percorriamo le strade della via di mezzo e di quella superiore
sotto la guida attenta e appassionata
del Gen. Elio Ricciardi, zaratino, ma
anche profondo conoscitore della re-
La folta delegazione del Comitato Anvgd di Padova ad Arbe
altà di questa isola, sentimenti di orgoglio, di ammirazione, di rimpianto
si mescolano indistintamente nei nostri cuori, ma anche di ringraziamento verso coloro che oggi occupano
questa terra, per come hanno saputo
e continuano a mantenere e curare le
opere antiche che hanno ereditato. Le
pietre chiare, non annerite dal tempo,
le piante di capperi che spuntano dai
balconi, dalle terrazze, le rigogliose
bouganville, dall’intenso colore fucsia,
danno a queste testimonianze un che
di freschezza e di attualità, facendole
quasi rivivere sotto i nostri occhi incantati da tanta bellezza.
Tra le tantissime chiese di Arbe
abbiamo avuto l’opportunità di conoscerne una in particolare, quella dell’Assunzione, situata alla fine della via
Superiore, vicino al Monastero costruito sulla viva roccia a picco sul mare.
Iniziata nel 1118 e consacrata da Papa
Alessandro III è una sfarzosa basilica
in stile romanico con il campanile separato in stile tardo romanico, mentre
all’interno interessanti sono il ciborio
dell’VIII secolo e i sedili del coro in
stile tardo gotico. Qui abbiamo assistito alla S. Messa in croato in un clima di forte emozione e in una atmosfera coinvolgente, raccolta e intensa,
perché il sacerdote ci ha fatti sentire
protagonisti assieme ai suoi fedeli, invitando la nostra presidente, Italia
Giacca, a leggere il Vangelo in italiano ed Elio Ricciardi a recitare le preghiere dei fedeli; alla fine della S. Messa
l’aria del canto “Mira il tuo popolo”
ha riempito la chiesa e , dulcis in fundo,
su invito del sacerdote che ce ne chiedeva un altro a noi è venuto spontaneo il “Salve Regina” in latino cantato
assieme ai fedeli croati.
Ad Arbe si arriva prendendo il traghetto dalla costa dalmata, oppure
anche dall’isola di Veglia, prima tappa del nostro viaggio dove ci siamo
fermati per un giorno il 25 settembre,
per ripartire il giorno dopo da Ponte
(Punat) verso il porto di Loparo, nell’isola di Arbe.
L’incontro con la Comunità Italiana
di Veglia e di Fiume
A Veglia abbiamo incontrato la
Comunità Italiana in un clima di grande cordialità e di reciproco piacere. È
bello inserire in queste gite, che rappresentano per noi itinerari di memoria, l’attualità attraverso queste visite
che ci offrono l’opportunità di conoscere l’operato e il senso della presenza dei nostri connazionali in queste
terre perdute nelle quali essi sono rimasti. La Comunità di Veglia ha una
sede piccola, ma accogliente, composta da 120 iscritti, di cui 6 simpatiz-
zanti. La presidente, Silvana Pavacic,
tiene a dire che, nonostante l’esiguità
del numero di partecipanti e la scarsità di mezzi, la comunità è molto attiva
e impegnata in corsi di italiano, a cui
partecipano anche persone di etnia
slava, di ceramica, ma soprattutto di
“batik” di cui presto allestiranno una
bella mostra in centro per far conoscere le qualità della loro arte. Ogni
anno fanno una gita sociale in un Paese estero e l’anno corso sono venuti a
visitare la Toscana.
Lunedì, 28 settembre, dopo aver
preso il traghetto a Portosorci in Arbe
verso la costa dalmata, ci siamo diretti
a Fiume dove avevamo appuntamento con la Comunità Italiana.
È stato un incontro breve, ma intenso e significativo di un interesse reciproco. Dalla presentazione della
vicepresidente, Rosi Gasparini, è emerso che la Comunità è importante non
solo per il numero dei soci (6000 di
cui 3500 italiani dichiarati, con un’Assemblea di 28 membri e una giunta
esecutiva di 7), ma soprattutto per l’impegno che si esplica in una ricchissima attività di iniziative artistico-culturali, ricreative, sociali e sportive promosse dalla società artistico-culturale
la Sac Fratellanza, di cui fa fede la rivista annuale “La Tore”, nella quale viene evidenziato soprattutto l’impegno
profuso dai singoli e le attestazioni di
benemerenza nei loro confronti per
aver saputo coniugare il presente ad
una continua ricerca della tradizione
e della cultura che coinvolge
egualmente chi è rimasto e chi vive
altrove.
A Fiume ci sono varie sezioni d’asilo italiane, quattro scuole elementari
italiane, una scuola media superiore,
la compagnia teatrale “Il Dramma Italiano”, la redazione italiana di Radio
Fiume e la Casa Editrice Edit che pubblica ”La Voce del Popolo”. Per quanto riguarda l’Università, Fiume fa riferimento a quella di Pola dove c’è un
dipartimento per lo studio in lingua italiana. Nell’ambito del sodalizio opera
anche una sezione della Società “Dante Alighieri” la cui attività presentata
alla presidente, Melita Sciucca, consiste nel collaborare con la Ci per quanto riguarda la diffusione della cultura
e della lingua italiana e in particolare
nel rilasciare le certificazioni , cioè gli
attestati di frequenza che permettono
ai candidati di aderire agli esami internazionali Plida (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri).
È stata una gita bella dal punto di
vista ricreativo, culturale e sentimentale che auguro a tutti di poter realizzare.
Franca Dapas
Fiume, Palazzo Modello, sede della Comunità italiana.
Un momento dell’incontro con le rappresentanti della Ci
Novembre 2009
9
DIFESA ADRIATICA
dai comitati
COMITATO DI ROMA
Prende avvio il 2 novembre, e prosegue sino al 7, la prima fase del programma di scambio culturale tra il Liceo “Blaise Pascal” di Pomezia (Roma),
curato dalla prof.ssa Donatella
Schürzel per l’Istituto pontino, e la
Smsir di Rovigno, della quale è preside f.f. la prof.ssa Ines Venier. Il progetto, denominato «Storia e cultura della
frontiera giuliana», si articola in una
serie di incontri che avranno la durata
di tutto l’anno scolastico in corso. In
questa prima parte saranno gli alunni
del Liceo a recarsi in visita a Rovigno
e alle istituzioni della Comunità italiana.
La seconda fase, prevista nel mese
di maggio 2010, vedrà invece ospiti a
Pomezia gli studenti rovignesi.
COMITATO DI TRIESTE
Nel pomeriggio del 5 ottobre, in
via Norma Cossetto, si è svolta una
cerimonia di commemorazione con
la deposizione di una corona di alloro
in ricordo del martirio della giovane
istriana.
L’evento, organizzato dal Comitato Anvgd e dal Comune del capoluogo giuliano, ha avuto luogo nellla
data del 66.mo anniversario della Sua
morte, brutalmente assassinata dai titini
Trieste, 21 febbraio 2009. Il Presidente della Camera
Gianfranco Fini alla cerimonia di scoprimento della stele dedicata
alla martire istriana Norma Cossetto insieme alla sorella,
signora Licia Cossetto (foto Para / Camera dei Deputati)
a soli 24 anni.
Un folto pubblico, composto e
commosso ha accompagnato la cerimonia.
Davanti al monumento dedicato
alla giovane di Santa Domenica di
Visignano, si sono schierati il gonfalone della Città, i labari e le insegne delle associazioni e delle rappresentanze
d’arma. Inaugurato nel 2009 alla presenza dell’on. Gianfranco Fini, a cura
del Comune di Trieste, il cippo sorge
continua dalla prima pagina
Si apre il XIX Congresso nazionale
L’Anvgd e le sfide del futuro
E ancora, dei rapporti all’interno
della Federazione delle Associazioni
degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati e
della riforma delle strutture
organizzative della stessa Anvgd.
Nel corso del Congresso i delegati
dei Comitati provinciali, i presidenti dei
Comitati provinciali, i presidenti delle
Consulte regionali e i Consiglieri nazionali uscenti voteranno il nuovo
Consiglio nazionale.
E alla sua prima riunione dopo il
Congresso, il Consiglio dovrà nominare
il Presidente nazionale, iVicepresidenti
nazionali (fino ad un massimo di 4, di
cui uno vicario), 6 Consiglieri per l’Esecutivo nazionale; il Delegato all’Amministrazione, i 3 membri del Collegio dei Probiviri (e i 2 supplenti) ed infine 3 membri della Commissione nazionale di Disciplina. Alla sua prima
convocazione dopo il Congresso, l’Esecutivo nazionale dovrà nominare il Se-
gretario nazionale.
La segreteria congressuale, di supporto ai partecipanti, sarà presente con
ben tre unità operative, fornite dalla
Sede nazionale, dal Comitato di Trieste e dal Comitato di Varese. E
inoltre alcuni soci del Comitato di
Varese saranno a disposizione per l’accoglienza e per tutte le attività di assistenza ai delegati presenti.
Buon lavoro dunque, che sia proficuo per gli interessi degli Esuli giulianodalmati e per l’elaborazione di nuove
strategie utili alla divulgazione e alla
trasmissione della storia e del patrimonio di cultura e di civiltà espresso dagli
italiani dell’Adriatico orientale. I rapidi mutamenti storico-politici e comuni-cazionali impongono scelte importanti al passo con i tempi: è questa, crediamo, la sfida concreta da raccogliere.
p. c. h.
«L’Adriatico un mare che unisce»
Un convegno in provincia di Roma
Lunedì 12 ottobre si è tenuta, presso l’Aula magna della Scuola media
di Montecompatri (Roma), il Convegno «L’Adriatico un mare che unisce»
organizzato dall’Associazione per la
Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata
nel Lazio e dall’Archivio Museo Storico di Fiume, in collaborazione con
il Comune di Monte Compatri e della stessa Scuola media.
Ragusa dal mare
Erano presenti, oltre a Marino
in una cartolina del 1897
Micich, direttore del Museo Storico
di Fiume, che ha coordinato gli interventi, il rappresentante del Comune di Monte
Compatri Patrizio Ciuffa, che ha riferito sul suo ultimo viaggio a Salona in Dalmazia,
città con la quale è in corso un rapporto di gemellaggio ; la prof.ssa maria Luisa
Botteri ha trattato di «Salona romana», la prof.ssa Tribioli di «Fiume a novant´anni
dall´impresa di D´Annunzio», e la prof.ssa Pezzini su «400 anni di rapporti tra le
città di Ragusa (oggi Dubrovnik) e Livorno».
Nell’occasione è stato anche illustrato il progetto dell’Associazione per la
Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio rivolto alle classi seconde della
Scuola Media di Monte Compatri, con lo scopo di approfondire gli aspetti culturali della sponda orientale dell’Adriatico .
nel quartiere di Baiamonti, rione costruito negli anni Sessanta per dare una
casa agli esuli dalle terre dell’Adriatico orientale.
Nel saluto di Renzo Codarin, presidente del Comitato Anvgd nonché
della FederEsuli, è stata espressa la speranza che nel ricordo di Norma si
ricompatti una realtà, che il suo nome
diventi un monito qui ed in Istria affinché tali orrori non s’abbiano mai a ripetersi. Sulla sua tomba a Santa Do-
Codarin, presidente del Comitato Anvgd
e della FederEsuli (primo a sin.), interviene alla cerimonia
in memoria di Norma Cossetto
menica durante tutto l’anno si svolge
un mesto pellegrinaggio, a volte di familiari, a volte di istriani che individualmente o in gruppo vanno a
renderLe omaggio.
Al saluto di Codarin si è aggiunto
anche quello dell’assessore Paolo
Rovis, a nome del Comune di Trieste
che dell’impegno a riconoscere il ruolo
della città nel dialogo su queste
tematiche, ha fatto una bandiera: erigendo monumenti, dedicando vie e
piazze a personaggi eccellenti del
mondo istriano, fiumano e dalmato ma
soprattutto riconoscendo il ruolo che
queste genti hanno avuto nello sviluppo della città stessa. A sottolineare la
solennità del momento alcune poesie
interpretate da Alma Petrigna e l’intervento, sempre convinto e partecipe,
della banda dell’Anvgd diretta dal
maestro Ernesto Beacovich.
(fonte www.arcipelagoadriatico.it)
Gli albonesi al 37.mo raduno
Si sono ritrovati a Treviso domedella Società operaia.
nica scorsa esuli e rimasti di Albona
A riceverli a nome dell’associaper partecipare al 37.esimo Raduzione Alberto Lenuzzi. “Preparato,
no degli Albonesi, organizzato e proinoltre, l’elenco dei soci”, ha conmosso pure quest’anno dalla Sociefermato Vorano, nel ribadire la netà operaia di mutuo soccorso “Onocessità della collaborazione di tutti i
revole Zustovi” con sede a Trieste,
partecipanti al raduno, che potrebin collaborazione con la Comunità
bero, come detto, contribuire con
degli Italiani “Giuseppina
materiale fotografico che testimonia
Martinuzzi” di Albona.
l’attività della Società in tutti i perioA partecipare al tradizionale indi, ma specialmente negli anni nel
contro è stata una comitiva di circa
dopoguerra, quando la Società con
40 soci del sodalizio albonese,
a capo Macillis si è fatta promotrice
capeggiata da Tullio Vorano, presidi vari raduni, convegni, iniziative
dente della Giunta esecutiva della
sociali a favore degli albonesi. Nel
CI di Albona nonché del Comitato
sottolineare l’importanza dei verbaalbonese della “Dante Alighieri”.
li, Mario Viscovi ha detto che da essi
Al centro dell’incontro di quetraspare la “bella mentalità laicale”
st’anno la compilazione di
della società operaia
un libro sulla Società opealbonese, che ha sempre
raia di mutuo soccorso in
conservato gelosamente la
questione, fondata nel
sua autonomia, una men1871, per essere attiva fino
talità praticata pure sotto la
all’inizio della Grande
presidenza di Macillis, che
guerra, poi di nuovo nel
ha presieduto la società
1919, e per vedere negli
dalla metà degli anni ’50
anni dopo la Seconda gueralla sua morte avvenuta nel
ra mondiale, a metà degli
1975.
anni ’50, la propria
Messa in rilievo da
ricostituzione a Trieste, avuViscovi, che ha invitato a
ta luogo su iniziativa
consultare i verbali tutti i
dell’albonese Marco
presenti, pure l’italianità
Macillis. Durante il pranzo
della società operaia
dopo la Santa Messa cele“Onorevole Zustovi”, acbrata alla chiesa di San
centuata anche sotto l’AuNicolò Vorano ha invitato Due immagini d’epoca di Arsia. L’ingresso alla miniera e stria.
tutti i presenti a contribuire la Chiesa, opera dell’architetto triestino Gustavo Pulitzer,
Un altro invito ai prealla redazione del libro,
senti lanciato all’incontro
che curò anche il piano regolatore
promossa dal Museo civida Vorano riguarda l’alleco di Albona, la locale CI e la Dante preso parte pure Vorano, oltre a que- stimento della chiesa di San Antonio
albonese nonché dalla società triesti- st’ultimo, sul libro lavorano Mario ad Albona, un’iniziativa che vede la
na.
Viscovi e Giuseppe Clean, della so- partecipazione del pittore albonese
“Ci serve l’aiuto di tutti voi”, ha sot- cietà triestina. Finora sono stati prepa- Eugen Kokot. In accordo con l’idea
tolineato Vorano, che vorrebbe avere rati certi riassunti dei verbali trovati, esposta da Vorano, gli albonesi in Itadocumentazioni e fotografie per poter come dice Vorano, per caso presso la lia potrebbero tornare ad Albona in un
ricostruire quanto più fedelmente l’at- signora Chiara Antonich, vedova modo affettivo ma concreto con una
tività e la storia della Società operaia. Millevoi, il cui padre era negli anni ‘30 donazione al comune per far appreCome detto all’incontro, in accordo cassiere e segretario della Società (a stare la chiesa situata nei pressi della
con quanto concordato all’inizio del quel periodo attiva ad Albona). Il ma- sede dell’amministrazione albonese e
2009 a Trieste, a una riunione fra i rap- teriale scoperto e fotocopiato al mu- rinnovata, parzialmente, alcuni anni
presentanti della Società operaia di seo albonese risale al periodo tra il fa. “In una targa scriverebbe che è una
mutuo soccorso, alla quale sono stati 1913/1914 e il 1936, mentre al radu- vostra iniziativa, un vostro ritorno ad
definiti i contenuti del libro e a cui ha no è stato consegnato agli esponenti Albona”, ha concluso Vorano.
10
DIFESA ADRIATICA
Che fare?
Scrive un lettore deluso
Ci scrive un nostro abbonato
(«non ancora per molto», precisa)
la lettera che riproduciamo in buona parte.
«[…] Mi chiamo Leopoldo Sotte
e sono figlio di Antonio Sotte ed Elisabetta Marinoni Profughi da Pola e
purtroppo deceduti da tempo. Essendo abbonato (non ancora per molto)
alla Rivista Difesa Adriatica, prendo
spunto dalla polemica con l’Unione
degli Istriani riportata nell’ultimo
numero della suddetta Rivista.
Parole e toni utilizzati che certamente non fanno onore al grande numero dei lettori che certamente preferirebbero ascoltare voci di unità e
concordia su argomenti (leggi Esodo
e conseguenze dello stesso) ancora
tanto vivi, intensi e dolorosi. Ma tant’è.
Fatta questa doverosa premessa,
desidero esprimere il mio punta di
vista sulla predetta polemica. Personalmente mi sono stancato di leggere da tanti anni su Difesa Adriatica
sempre le stesse notizie riportate in
molti articoli diversi nella forma, ma
concettualmente simili.
Ad esempio: “afferrare le occasioni dell’attuale fase politica” ... “il
Governo sembra deciso a risolvere i
nostri problemi”... e “quindi cogliere senza esitazioni questa occasione” ... “ricevuta al Quirinale una
delegazione dell’Associazione degli
Esuli” ... “l’Anvgd incontra il Ministro degli Esteri [non metto il nome
per quanti ce ne sono stati] che si è
dimostrato attento ai nostri problemi” … “a Giugno [anche qui non
metto l’anno per lo stesso motivo] il
Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio ha convocato la FederEsuli
per preparare un Tavolo tra Governo
ed Esuli...”.
Potrei andare avanti all’infinito.
Tanti Tavoli ma pochi Piatti. […]
Non vado oltre, ma deploro che
a distanza di tanti anni (più di mezzo secolo) si è cosi tanto orgogliosi e
soddisfatti di ricevere da questo Stato medaglie di tutte le forge per uomini, donne e bambini che sono stati massacrati senza pietà e nelle ma-
Sicilia, una targa
per ricordare il sacrificio
del Carabiniere
Domenico Bruno
Il 30 settembre scorso, nel Comune di Mandanici (Messina), su
iniziativa della Amministrazione
municipale è tenuta la cerimonia
di intitolazione di una piazza al
carabiniere Domenico Bruno, originario del piccolo centro siciliano, infoibato dopo l’armistizio del
1943 per essersi rifiutato di consegnare le armi e la divisa al nemico. Prelevato con la forza il 17 set- Il Carabiniere Domenico Bruno,
al quale la cittadina natale
tembre 1943 da uno dei tanti «coha voluto dedicare una piazza
mitati rivoluzionari», venne pochi
(foto www.melitoonline.it)
giorni dopo giustiziato.
Numerose le autorità politiche, civili, militari e religiose che, con la loro
presenza, hanno inteso dare particolare significato alla manifestazione.
Nella prima parte della cerimonia, svoltasi nel museo etnoantropoligico,
sono state lette alcune toccanti testimonianze storiche, cui sono seguiti gli
interventi di Enza Interdonato (dirigente scolastico dell’istituto comprensivo
di Roccalumera), Giorgio Rustia (presidente nazionale dell’Ancdj), della
signora Grazia Bruno (figlia del car. Bruno) e del col. Maurizio Detalmo
Mezzavilla, comandante provinciale dei carabinieri di Messina.
Quest’ultimo ha ricordato il tributo di sangue pagato dall’Arma dei Carabinieri nell’area nord-orientale in seguito all’armistizio del 1943, allorquando
oltre 250 carabinieri morirono nelle foibe, e le repressioni jugoslave nelle
aree a forte presenza italiana in Istria. Il comandante provinciale, originario
di Udine, ha inoltre ricordato che il 5 giugno scorso il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano ha insignito la Bandiera dell’Arma della
medaglia d’oro al merito civile proprio per la meritoria opera di sostegno
alla popolazione nel confine nord-orientale.
La seconda parte della cerimonia si è svolta nella piazza di Mandanici,
ove alla presenza delle autorità, delle scolaresche e di tutto il paese, la figlia
del martire ha provveduto alla scopertura della targa, con successiva resa
degli onori militari.
(fonte www.parcodeinebrodi.com)
Notizie liete
Il Comitato Anvgd di Latina, guidato da Benito
Pavazza, ci ricorda il conferimento, al consigliere
Alberto Musco, componente del Direttivo provinciale di Latina, in occasione del Giorno del Ricordo 2009, della onorificenza in memoria del cugino, Giuseppe Musco, barbaramente trucidato.
L’onorificenza, al pari delle altre riconosciute
ai congiunti degli infoibati, è decretata dal Capo
dello Stato ed è stata consegnata al consigliere
Musco dal Prefetto di Latina, Bruno Frattasi.
Novembre 2009
niere più barbare da vigliacchi Assassini che tutti conoscono. Assassini che in realtà in passato hanno ricevuto aiuti materiali ed ideologici
da Persone e da Partiti ben definiti
che, per i loro interessi personali e
politici, parlano solo ora di
pacificazione e fratellanza Europea
(da che pulpito!).
Per questo motivo hanno inventato il Giorno del Ricordo.
Altro che Giorno del Ricordo. Lo
chiamerei Giorno della Dimenticanza e dell’Oblio. In verità, come si può
non portare nel nostro Cuore, nella
nostra Anima più profonda le sofferenze, i patimenti, le violenze, le ingiustizie subite dai nostri genitori e
dai nostri parenti in quei drammatici
e terribili momenti. […] Queste sono
le vere vittime che chiedono giustizia. Non vuote parole, ma fatti concreti.
In buona sostanza, ho la sensazione che ci siano molte Persone in
questa Paese che si approfittano (finché dura) della situazione, montando l’onda dei sentimenti, delle speranze e delle attese di quanti in passato hanno perso tutto. Il loro gioco
si sta scoprendo. Si facciano da parte».
Leopoldo Sotte
Rispettiamo naturalmente le opinioni del Signor Sotte, ma è nostra
convinzione che abbia sbagliato indirizzo. Sembrerebbe che egli rimproveri all’Anvgd la sua attività precipua, quella di interloquire – come
suo dovere – con le istituzioni e i
governi sui temi di interesse economico, sociale e culturale a beneficio
degli Esuli. Attività che l’Anvgd persegue da diversi decenni a questa
parte, nel susseguirsi di presidenti e
dirigenti alternatisi alla guida del
nostro sodalizio. Non avrebbe dovuto, non dovrebbe farlo? E cosa avrebbe dovuto, cosa dovrebbe fare? Dalla sua costituzione, nell’immediato
dopoguerra, questa Associazione ha
denunciato puntualmente le
disattenzioni e le carenze della politica nazionale nei confronti dei tanti
problemi dei profughi. Basta sfogliare le annate di “Difesa”.
L’impressione, anzi la nostra convinzione è che il Signor Sotte esprima – a tratti confusamente – un risentimento aprioristico, confermato
dalla opinione negativa che egli ha
anche del Giorno del Ricordo. In
definitiva, nulla va bene: né le commemorazioni ufficiali, né la consegna delle onorificenze, né gli incontri con governi ed amministrazioni.
A questo punto, molto facile e più
comodo coltivare in perfetta solitudine una sterile acredine, piuttosto
che esporsi ai rischi della trattativa.
O campare di slogan, qualche applauso a comando si strappa sempre.
Non risulta che altri abbiano trovato
soluzioni geniali e immediate in
merito ai problemi in agenda.
E, infine, ci sia permesso – una
volta! – di difendere la posizione con
un intervento su “Difesa”. Quello che
tanto ha scandalizzato il nostro lettore. Speriamo lo scandalizzino altrettanto l’arroganza e la volgarità di
altri, espressasi all’infinito.
Patrizia C. Hansen
Note dolorose
†
Il 21 maggio 2009 è deceduta serenamente a Roma, all’età di 96 anni
Emma Sidrovich
vedova di Roberto Sidroni.
Era nata a Ossero il 13 marzo 1913. Aveva lasciato la Sua amata terra nel
momento dell’esodo e si era sistemata con i propri cari a Venezia e successivamente a Roma nel Quartiere Giuliano-Dalmata, benvoluta da tutti.
La rimpiangono con tanto affetto la figlia Giuliana, il genero Alberto e i
nipoti Francesca e Massimo.
†
Il 18 settembre 2009 a Savigliano (Cuneo), dopo una lunga e dolorosa malattia, è scomparso all’età di 89 anni il carissimo amico
Matteo Vidotto
Nato il 26 gennaio 1920 a Valle d’Istria, impiegato per oltre 40 anni presso il
Municipio di Carmagnola (Torino), risiedeva a Savigliano con la moglie Signora
Renata Giraudo e i figli Livia, Pier Giorgio e Anna Maria.
Uomo di grandi virtù, visse nel rispetto assoluto del prossimo; fortemente innamorato della
Sua incantevole Valle d’Istria, ha sempre difeso
con tenacia e coraggio la sua luminosa istrianità,
preoccupato che non andasse dispersa la memoria storica delle terre abbandonate con l’Esodo.
Da decenni impegnato, in virtù della Sua
comprovata esperienza della burocrazia amministrativa dei nostri Ministeri, nell’assistenza degli Esuli residenti nella provincia dei quali godeva molta stima e grande affetto, come Segretario
del Comitato Provinciale di Cuneo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
I membri dello stesso Comitato partecipano commossi al grande dolore,
esprimendo il più sincero cordoglio alla moglie, ai figli con le rispettive famiglie,
al fratello e parenti tutti.
†
Il 15 settembre 2009 è mancato a Trieste il
Maggior Generale
Iginio Celligoi
Nato a Fiume nel 1920, di antica famiglia pertinente a Fiume sino dal 1729.
Appassionato della vela e del volo a vela, era stato consigliere del Libero
Comune di Fiume in esilio e vicepresidente della sezione di Fiume della Lega
nazionale.
Lo annunciano addolorate la moglie Giuliana, le figlie Sandra e Georgia, i
rispettivi mariti e i nipoti Andrea e Stefania.
†
Il 10 agosto è deceduta in Roma, lontana dalla Sua Fiume, la
Contessa
Fiore Maria di Spilimbergo
Ne danno il triste annuncio, la cognata Simonella di Spilimbergo con i figli
Luigi e Federica, il cugino Adalberto di Spilimbergo con la moglie Maria Luisa,
la cugina Aannamaria Carloni col marito Fergus Flood e i figli e la fedele Norma.
*
*
*
Errata corrige
Sul precedente numero abbiamo pubblicato il necrologio della Sig.ra Anita
Hunger, profuga da Zara, deceduta a Conegliano (Treviso). Per uno spiacevole
refuso il cognome del consorte, dott. Antonio Stipanovich, è stato erroneamente
provato della ‘h’ finale. Ce ne scusiamo con i famigliari e con i lettori.
Ti sei iscritto all’ANVGD?
Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo
Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali
o contatta la nostra Sede nazionale
(tel. 06 5816852)
L’abbonamento a Difesa Adriatica
non equivale alla quota associativa
Novembre 2009
11
DIFESA ADRIATICA
Straulino, a vele spiegate
Gullotta legge Mori
Raccolta la somma da destinare nella storia della marineria
continua dalla prima pagina
agli Esuli colpiti dal sisma
È ancora viva l’immagine della
serata dedicata alle famiglie di Esuli
giuliano-dalmati colpite dal sisma in
Abruzzo e promossa dalla Sede nazionale Anvgd al Teatro San Marco
di Roma, con l’attore Leo Gullotta
impegnato nella lettura di testi narrativi di Anna Maria Mori.
L’iniziativa, alla quale Gullotta –
insignito nel mese di febbraio del
Premio internazionale Giorno del
Ricordo istituito dall’Associazione
Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia per la sua interpretazione nella fiction Il cuore nel pozzo –
ha aderito generosamente, sostene-
va un progetto a favore degli Esuli
residenti nel territorio colpito dal
terremoto.
La somma raccolta verrà messa
a disposizione del Comitato Anvgd
de L’Aquila appena gli Esuli, ora
ospitati dalla Protezione Civile in
diverse località abruzzesi, saranno
posti in grado di rientrare nelle proprie abitazioni. Soltanto a quel punto
i dirigenti del Comitato saranno posti nelle condizioni di valutare le
necessità urgenti dei singoli profughi o dei loro nuclei famigliari.
Naturalemente ne daremo puntuale conto su “Difesa”.
Una mostra a Trieste rende omaggio al grande lussignano
È considerato il miglior velista italiano del Novecento, Agostino
Straulino: un’autentica leggenda: campione olimpico, quattro volte campione del mondo, dieci volte campione
europeo, tredici volte campione italiano. Un percorso di successi intrapreso in realtà da bambino, quando il
padre e lo zio gli costruirono una piccola barca, che chiamò “Sogliola”.
Allievo dell’Accademia navale, durante la guerra si arruolò con gli uomini
Gamma della Decima Mas, fu catturato dai partigiani di Tito prima e dei
tedeschi poi. Dopo il conflitto, tornò
ovviamente in Marina, al comando
della Vespucci.
Al lussignano Straulino il Comune
di Trieste ha voluto rendere omaggio
con la mostra allestita al Civico Museo del Mare «Straulino, la vela olimpica» (da sabato 3 ottobre e fino al 10
gennaio, da martedì a domenica dalle 8.30 alle 19.00 e con orario continuato 8.30-22.00 i giorni 8, il 9 e il 10
ottobre in occasione della Barcolana).
«Un uomo nato con le medaglie, la
cui vicenda umana e sportiva rappresenta una tipica storia adriatica»,
chiosa Massimo Greco, assessore alla
Cultura di Trieste. La rassegna si avvale
di fotografie, documenti, medaglie, trofei, diari di bordo, rassegne stampa
Gullotta e Mori a fine spettacolo (foto Simone Onofri)
Foto di scena con Mirella Mazzeranghi e Gullotta
(foto Simone Onofri)
Anna Maria Mori si accinge a
consegnare all’attore il Premio
Giorno del Ricordo, conferitogli
il 9 febbraio scorso dall’Anvgd
e non ritirato essendo in tournée
con la sua compagnia teatrale
(foto Simone Onofri)
L’attore con alcuni giovani del
Teatro San Marco, ai quali ha
tenuto una breve ma intensa
lezione prima dello spettacolo
(un’ampia scelta di immagini della
lettura teatrale sono disponibili
all’indirizzo http://www.flickr.com/
photos/43145842@N08/)
La “Amerigo Vespucci”, comandata da Straulino,
esce dal porto di Taranto a vele spiegate nel 1965.
Per questo azzardo gli fu comminata una pena
(foto www.straulino.it)
dell’epoca, filmati inediti, provenienti
in cospicua parte dall’archvio della figlia dell’ammiraglio, Marzia Straulino.
Una mostra che segue le precedenti
su Sciarrelli e sui Cosulich.
Agostino Straulino nacque a
Lussinpiccolo il 10 ottobre 1914. Nel
1882 il nonno, in società con Nicolich
e Gerolimich, acquista il veliero “Alfa”,
ed ha così inizio l’attività commerciale della famiglia. Diplomatosi all’Istituto Nautico di Lussino, fucina di grandi marinai e capitani di lungo corso, a
vent’anni Straulino entrò all’Accademia di Livorno, corso ufficiali di complemento. Riconosciute la sua particolare destrezza e confidenza con il
mare, l’Accademia gli affidò il ruolo
di timoniere nelle regate; tante le vittorie conseguite, che consentirono a
Straulino di qualificarsi nella rosa degli atleti destinati alle Olimpiadi di
Berlino del 1936.
Nel 1938 Straulino vinse il campionato europeo di Kiel, e il campionato nazionale, in coppia con Nico
Rode quale prodiere. Fu l’inizio di un
sodalizio e di un’amicizia di lunga
durata. Il conflitto lo colse sull’incrociatore Garibaldi, dove rimase fino al
1942, quando venne a far parte dei
gruppi Gamma, gli incursori subacquei di Junio Valerio Borghese addestrati ad attaccare navi nemiche alla
fonda fuori e dentro i porti. Nel 1943,
lasciata la Decima Mas, tentò di far
ritorno a Lussino, ma cadde prigioniero dei partigiani jugoslavi. Riuscì a fuggire, ma venne catturato dai tedeschi
che lo condannarono a morte. Per
un’incredibile caso, fu riconosciuto da
un ufficiale nazista, già suo avversario
alla regata di Kiel, che non potendo
naturalmente liberarlo commutò la
pena capitale in lavori forzati. Terminata la guerra, e tornato in Marina,
Starulino venne destinato alle difficili
operazioni di sminamento dei porti
nazionali. Nel 1965 gli fu assegnato il
comando della prestigiosa nave-scuola
“Amerigo Vespucci”.
Nell’ottobre 1972 Straulino lasciò
il servizio con il grado di ammiraglio
di divisione. Ancora nel 1973 Straulino
vinse la One Ton Cup di Porto Cervo.
È mancato a Roma, presso l’Ospedale
militare del Celio, il 14 dicembre 2004.
Riposa nella sua Lussino.
Red.
Straulino
si accerta
del funzionamento
di ogni componente
dell’imbarcazione
12
DIFESA ADRIATICA
Novembre 2009
XIX Congresso Nazionale
La responsabilità dell’Anvgd
riflessioni sul triennio
L’Anvgd ha una grande responsabilità verso il mondo degli Esuli istriani,
fiumani e dalmati, perché è l’Associazione più antica, più estesa sul territorio nazionale, probabilmente la più
numerosa per iscritti, la più rappresentativa delle diverse realtà dell’esodo,
dai primi profughi dalla Dalmazia del
1944 a quelli dalla Zona B del 1954
fino agli ultimi alla fine degli anni Cinquanta, la più conosciuta negli ambienti politici e della comunicazione.
I suoi Comitati sono nati nei primi
anni dell’Esodo, tra gente che viveva
nei campi profughi o aveva trovato
ospitalità presso parenti o amici nelle
varie province della Penisola. Assistevano la gente nelle necessità più immediate, ne rappresentavano la rabbia, la disperazione, le aspettative davanti alle autorità politiche italiane e
alleate in un periodo in cui l’Italia era
messa male: affamata, vinta, umiliata,
divisa, con gli scontri di piazza all’ordine del giorno. Scontri ai quali anche
i nostri profughi, più o meno giovani,
prendevano parte con le nostre bandiere e gli striscioni che ricordavano
le nostre città perdute «sotto il tallone
straniero». Allora ancora si poteva dire,
anche rischiando i manganelli della
Celere.
Con gli anni e la sedimentazione
politica interna e internazionale sono
nate altre associazioni: qualcuna in
polemica con l’ Anvgd, altre per esigenze di rappresentatività più diretta
di interessi meno generali di quelli che
la nostra Associazione doveva tutelare. Nacquero così i Liberi Comuni,
l’Associazione delle Comunità Istriane
– erede del Cln giuliano e quindi con
un’identità piuttosto definita –, l’Unione degli Istriani.
Differenziazioni politiche non erano estranee, perché gran parte della
nostra base associativa era orientata a
destra mentre molti dirigenti appartenevano a partiti di centro: democristiani, liberali, repubblicani. Né mancavano simpatizzanti di sinistra, cosicché
per definizione le nostre associazioni
dovevano essere tutte apartitiche. Ten-
sioni e critiche non potevano mancare. Il tormentone dei rapporti con i tanti
governi, tutti «attenti» ma nessuno veramente «amico», era il ring sul quale
si scontravano le associazioni della
diaspora giuliano-dalmata. E l’ Anvgd
doveva poi raccogliere i pezzi, per tirarne fuori qualcosa di utile per la nostra gente.
Sappiamo tutti che non esiste provvedimento legislativo o decreto
ministeriale che non sia stato ottenuto
attraverso il lavoro dei presidenti e dei
dirigenti della nostra Associazione. E
soprattutto di quel frate tenace e combattivo, prudente e tempista, che era
Padre Flaminio Rocchi. Nei decenni
tutti i dirigenti della nostra Associazione, Padre Rocchi compreso, furono
oggetto di attacchi velenosi per quello
che riuscivano, o non riuscivano, ad
ottenere dall’Italia matrigna.
Per superare le divisioni e dare una
voce possibilmente unica alle nostre
istanze fu inventata la Federazione, che
riuniva le sei associazioni più importanti, che ben conoscete. Ne fu primo
presidente quell’Aldo Clemente, che
aveva diretto per decenni l’Opera di
Assistenza Profughi e ci conosceva tutti
per nome e cognome. Quando, dopo
la dissoluzione della ex Iugoslavia, si
aprì per noi una stagione nuova di attenzione da parte dei media e del
mondo politico, di destra e di sinistra,
la Federazione riuscì a compiere pa-
I numeri di un triennio, in breve
Presenti sul territorio,
consolidati nella «rete»
Giorno del Ricordo, sono ben 800 le località censite nel triennio, in 500
delle quali le rappresentanze dell’Anvgd sono state presenti ed attive. E per
quanto riguarda la comunicazione – strumento strategico del presente e del
futuro – ci siamo affidati più di chiunque altro agli strumenti più innovativi:
il nostro sito internet è il più completo veicolo informativo esistente sulla
«rete», con un bilancio annuale di oltre 3.000 notizie pubblicate e 300.000
pagine visitate.
Sul fronte dell’informazione tradizionale, il nostro storico mensile “Difesa Adriatica” continua a mantenere la leadership dell’autorevolezza nel
panorama dell’esodo: dal Congresso
2006 ad oggi conta oltre 750 articoli
pubblicati, firmati da 200 illustri penne, a cui si aggiungono 400 cronache
locali, 600 articoli tratti dalla stampa e
dalla rete; il tutto per 2.200.000 pagine stampate.
L’affidabilità del nostro lavoro è confermata anche dalla mole di contatti
ricevuti dalla nostra Sede nazionale nel
triennio che si chiude con il Congresso di Varese: 20.000 telefonate, 2.000
fax, 50.000 messaggi di posta elettronica, sono le cifre – indicate per difetto
– dei rapporti con i nostri associati, con
le istituzioni, con la stampa e l’opinione pubblica.
recchi passi avanti con le numerose
leggi intervenute dal 2001 in poi, fino
alla legge sul Giorno del Ricordo.
L’ Anvgd continuò a fare il suo dovere prendendone a turno la presidenza e accompagnando con i suoi uomini e le sue donne presenti sul territorio la pressione sui politici locali e
nazionali. Fu un buon lavoro di squadra che nessuno può disconoscere.
Nel 2006 questa collaborazione è venuta a mancare per la nuova dirigenza che aveva vinto all’interno dell’Unione degli Istriani, tirandosi dietro
il Libero Comune di Pola in Esilio. La
frattura fra le associazioni e la successiva uscita delle due ultime dalla Federazione hanno prodotto inevitabilmente divisioni anche all’interno degli altri sodalizi, data la comunicabilità
interna dei dirigenti e degli iscritti, che
possono appartenere contemporaneamente all’una e all’altra organizzazione.
Lealtà e correttezza avrebbero dovuto imporre a ciascuno una scelta di
campo netta e definita, quando non si
sentivano più di seguire la linea della
propria Associazione, come decisa –
per quanto riguarda l’ Anvgd – nei
congressi e nelle frequenti riunioni del
Consiglio Nazionale, dove giungono
dirigenti eletti in regioni anche lontane sacrificando tempo, denaro ed energie.
Il nostro precedente Congresso
Nazionale di Roma del novembre
2006 fu il risultato di queste tensioni
esterne, che si sono riverberate al nostro interno, come è ormai palese a
tutti. Malgrado tutto ciò e il disagio
psicologico e organizzativo che queste divisioni hanno provocato, il cammino della Anvgd e della Federazione
non si è fermato e non ha segnato rallentamenti. Ne sono testimonianza le
celebrazioni del Giorno del Ricordo,
che hanno visto l’Anvgd presente in
tutta Italia e all’estero, animando mostre, dibattiti, convegni, zuffe con i
negazionisti, da Trento a Gorizia, da
Varese a Bari, da Napoli a Livorno, da
Genova ad Ancona, a Pescara, a
Roma, a Torino.
Siamo riusciti a ottenere sia dal
Governo Prodi nel 2007, sia dall’attuale Governo Berlusconi la istituzione di un Tavolo di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio, per
portare avanti le nostre richieste sui vari
temi che gli iscritti ci indicavano e che
la Federazione aveva riassunto quando era ancora unita. Abbiamo fatto
prorogare di tre anni in tre anni la legge che finanzia i nostri progetti culturali, iniziative che sono state preziose
per preparare la pubblica opinione e
il Parlamento al Giorno del Ricordo
delle Foibe e dell’Esodo, fino a tre anni
fa ignorati da tutti.
Certamente le divisioni non ci favoriscono, dando il pretesto ai ministri che più recalcitrano di fronte alle
nostre istanze di tirarsi indietro, come
è avvenuto con l’ultimo governo di
centro-sinistra. Vediamo di non fare
anche adesso – che abbiamo ottenuto
un’attenzione particolare in alcuni
uomini di governo e della maggioranza – il gioco dei nostri nemici. Perché
quello che molti, se non tutti, si chiedono, è a chi giovino l’irrigidimento e
le sparate propagandistiche che creano ostacoli alle trattative con il governo, condannandoci a impasse sterili,
buone solo a tener viva la rabbia di
pochi con il danno di molti.
Il realismo delle esperienze passa-
te ci insegna che il tempo per concludere qualcosa di buono per i nostri
diritti patrimoniali è prossimo a scadere. O adesso o mai più. Vediamo
allora di ricomporre le file. E chi non
condivide l’orientamento delle maggioranze, democraticamente espresso,
ne tragga le conseguenze.
Resta fermo un punto. L’avvenire
dell’Anvgd e della Federazione non si
esaurisce certo con le richieste di carattere patrimoniale. La battaglia culturale è in pieno svolgimento, anzi è
appena iniziata ed avrà tempi lunghi.
Ogni settimana ci dà conferma di
quanto sia necessaria in Italia la no-
stra presenza per difendere l’onore dei
nostri caduti, il patriottismo della nostra gente, la presenza di una cultura
italiana nelle terre che ci sono state
tolte. Una presenza che ha avuto nei
secoli momenti di grande splendore,
che le tragedie del Novecento non
hanno cancellato e che costituiscono
un patrimonio culturale inalienabile di
chi oggi vi abita e le governa.
Confidiamo che il Congresso di
Varese, nel cuore della Lombardia laboriosa, ci aiuti a venirne fuori a testa
alta con una Anvgd più forte ed unita,
anche nella diversità delle opinioni.
Lucio Toth
Abbonarsi a “Difesa”
e concorrere all’estrazione
di due week end
alle Terme di Abano…
Per il 2010 abbiamo voluto
dare un segnale di attenzione
ai nostri abbonati: un premio
consistente in due week end
per due persone ciascuno presso l’Hotel Tritone Terme**** di
Abano (Padova), comprensivo
di viaggio, soggiorno 3 giorni/
2 notti in pensione completa e
trattamenti termali.
Un week end sarà assegnato fra tutti coloro che nel corso
del 2009 (fino al 31 dicembre)
avranno sottoscritto un nuovo abbonamento al nostro giornale mensile (esclusi gli abbonamenti omaggio).
Un secondo week end sarà assegnato fra gli abbonati (sia nuovi che
vecchi) “sostenitori” e “solidarietà”, ovvero quelli che nel corso del 2009
avranno versato una quota di abbonamento pari o superiore a 50 +.
L’assegnazione avverrà nel corso del mese di gennaio 2010, appena
saranno completate le registrazioni dei versamenti effettuati dagli abbonati
nel 2009.
L’Hotel Tritone Terme**** di Abano Terme è un luogo in cui prendersi
cura del corpo e rinfrancare lo spirito: è la promessa di ospitalità che la
famiglia Poli (originaria di Capodistria) da quarant’anni alla guida dell’Hotel, sa mantenere offrendo alla clientela un ambiente raffinato, confortevole
e curato nei minimi particolari. Inserito nel cuore verde del comprensorio
dei Colli Euganei e avvolto nella tranquillità di un parco privato, l’Hotel
Tritone riserva ai suoi clienti un’armonica combinazione di eleganza e comodità ed un’atmosfera di accogliente familiarità.
L’Hotel è tra i pochi a disporre di due sorgenti termali private a 87° C,
che alimentano un centro di cure esclusivo, situato proprio all’interno dell’edificio cui si accede direttamente dalle camere. Un servizio davvero all’insegna della comodità, reso ancora più allettante dalla premurosa professionalità del personale che, sotto
un’attenta sorveglianza medica,
può offrire le più svariate tipologie
di trattamenti curativi e estetici.
Vanto dell’Hotel Tritone è la tradizionale attenzione che la famiglia Poli pone per il servizio di
ristorazione dell’ospite e proprio
per questo i collaboratori sono
esclusivamente degli esperti professionisti del settore e tutti i prodotti sono di primissima qualità.
…o di altri 25 premi così suddivisi:
- 5 kit di prodotti dalle Monache Benedettine del Monastero di San
Rocco a Fiume, ora residenti presso il Monastero di San Daniele ad Abano
Terme (www.monasterosandaniele.eu).
- 20 folder del francobollo commemorativo di Giovanni Palatucci (ultimo questore di Fiume italiana) emesso quest’anno da Poste Italiane. Ogni
folder contiene: un francobollo da 0,60 +, una tessera filatelica con francobollo incastonato, una cartolina affrancata primo giorno di emissione, una
busta affrancata primo giorno di emissione.
I premi verranno assegnati entro gennaio 2010 e i titolari verranno avvisati via posta.
Prosegue dunque la campagna abbonamenti 2010 del nostro mensile
“Difesa Adriatica”. Questi sono gli importi degli abbonamenti, rimasti invariati: 30 +: ordinario10 +: via e-mail 50 +: sostenitore oltre 50 +: solidarietà
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Novembre 2009
13
DIFESA ADRIATICA
“Il Piccolo”
17 settembre 2009
Celebrato
il ritorno di Gorizia
all’Italia
Si sono rivissute ieri mattina le
emozioni del ritorno definito di
Gorizia all’Italia, avvenuto il 16
settembre di 62 anni fa, con una
doppia cerimonia commemorativa
promossa dal Comune.
La prima parte si è svolta a
Campagnuzza, sul piazzale intitolato al 114° reggimento di fanteria
della divisione Mantova, il primo
reparto militare italiano che entrò
in città, ponendo fine a un
trentennio che vide alternarsi, sul
pennone del Castello, un turbinìo
di bandiere diverse.
Successivamente, il sindaco,
accompagnato dalle massime autorità cittadine, tra le quali il prefetto Marrosu, si sono recati al parco della Rimembranza, dove è stata deposta una corona d’alloro sia
al lapidario che ricorda i deportati
e gli infoibati, sia al monumento
centrale, devastato da un attentato dinamitardo nel 1944. […]
Due anni fa, in occasione del
sessantennale della ricorrenza, il
Comune organizzò una densa tre
giorni di celebrazioni, festeggiamenti e rievocazioni storiche
anche attraverso la preziosa collaborazione di diverse associazioni
locali.
Tra queste, va citata l’associazione Isonzo, da sempre impegnata ad approfondire e studiare i non
pochi eventi bellici, più e meno
recenti, che hanno caratterizzato
la storia goriziana: nel 2007, l’associazione Isonzo, diede vita all’evento clou del calendario di
appuntamenti messo a punto dal
Comune, mettendo in scena una
parata di automezzi militari d’epoca che fece rivivere quelle intense
giornate del settembre ‘47.
Vennero battuti i percorsi che
allora, usualmente, questi mezzi
batteva in città e che avevano
come punto di riferimento l’odierna Camera di commercio, che in
quegli anni ospitava la sede del
Governo militare alleato. […]
(n.c.)
RASSEGNA
“La Voce del Popolo”
21 settembre 2009
Viaggio fotografico
nel passato veneziano di Cittanova
Immagini di altri tempi, per le vie
di Cittanova, un ritorno nel passato,
quando a dominare in queste regioni
era la Serenissima. E Venezia, oltre alla
bellezze naturali del territorio, è stato
il tema portante della quinta edizione
dell’ Ex Tempore fotografica di
Cittanova, che ha preso il via giovedì
scorso, concludendosi sabato con l’assegnazione dei premi ai vincitori. Organizzata dalla Comunità degli Italiani, la manifestazione si è confermata
anche quest’anno come un evento
culturale e turistico unico nel suo genere, che valorizza la visione artistica
delle fotografie. […]
Il tema portante dell’Ex Tempore
di quest’anno è stato «I legami
dell’Istria con Venezia» […] ma gli
appassionati dello scatto hanno potuto immortalare anche due delle più
belle grotte carsiche della zona: la
Grotta del Marmo, detta anche
Marmorizza, di Verteneglio e quella
di Baredine, a Villanova, nei pressi di
Parenzo. […]
Iniziata giovedì con l’arrivo dei
partecipanti e le tappe nelle due grotte istriane, la giornata di venerdì è stata dedicata tutta all’epoca della Repubblica di San Marco. Cittanova è stata
“occupata” da patrizi veneziani, da
belle damigelle e signore in costumi
popolari istriani, suscitando la curiosità e l’entusiasmo dei numerosi visitatori presenti nella cittadina istriana. Gli
attori, artisti e gente comune, hanno
fatto rinascere, per un giorno, la storia
e la cultura veneziane […].
Ricorderemo che anche questa
quinta edizione è stata organizzata
dalla Comunità degli Italiani di
Cittanova, dall’Associazione dei fotografi dell’Istria e dal locale Ente per il
turismo […].
Lorena Oplanic
“Il Gazzettino”
21 setttembre 2009
Luxardo e Missoni: grandi famiglie
sopravvissute alla diaspora
[…] Dalla Dalmazia, per varie ra-
Albona, la cava di bauxite
in una foto d’epoca
Veduta aerea di Cittanova
gioni, e in vari frangenti, erano riusciti
a scampare al genocidio alcuni personaggi che avrebbero poi onorato
l’Italia in campi diversi: Nicolò Luxardo
De Franchi e Ottavio (Tai) Missoni,
appartenenti a famiglie illustri […]. I
Luxardo erano a Zara fin dal 1821 con
Girolamo, la cui immagine è affidata
a un quadro di Hayez. […] Nicolò
(classe 1927), abitante a Padova, […]
ricostruì quanto distrutto dai bombardamenti alleati del 1944 su Zara, mettendo a coltura le piante di marasche
sui Colli Euganei e aprendo la fabbrica a Torreglia. Proseguendo in tal
Dalle marasche trapiantate
in quel di Torreglia (Padova)
si rinnova il gusto
del distillato Luxardo
modo la produzione di liquori famosi
ai quattro angoli della Terra […].
Si deve a Nicolò peraltro un’attività culturale meritoria con la pubblicazione della “Rivista Dalmatica di Storia Patria” (da lui diretta) e di alcuni
libri, fra i quali […] Dietro gli scogli di
Zara (Editrice Goriziana) sulla vicenda del padre e dello zio fatti scomparire dai titini, nonché la storia della famiglia.
[…] Ottavio Missoni, meraviglioso ottantottenne, da Ragusa (oggi
Dubrovnik), già atleta di valore nei 400
metri piani e nei 400 ostacoli, otto volte
campione italiano e nel 1939 campione mondiale studentesco. […] La grande impresa nel campo dei tessuti venne propiziata nel 1953 quando sposò
Rosita Jelmini, la cui famiglia possedeva una fabbrica di scialli nel
Varesotto, mentre lui aveva aperto a
Trieste un laboratorio di maglieria in
società col discobolo Giorgio
Oberwerger […].
Giovanni Lugaresi
Ansa
23 settembre 2009
Tondo: con Lubiana
rapporti non facili
«I rapporti con gli sloveni non sono
facilissimi»: lo ha detto oggi a Trieste il
presidente del Friuli Venezia, Giulia
Renzo Tondo (Pdl). Illustrando programmi comunitari e attività internazionali della Regione alla Quinta commissione del Consiglio regionale, Tondo ha parlato della costituenda
Euroregione e delle relazioni con
Lubiana, senza dimenticare i rapporti
sul versante energetico, che vanno
dalla centrale nucleare di Krsko
(Slovenia) al rigassificatore di Trieste.
“L’Unione Sarda”
28 settembre 2009
Carbonia si gemella
con Arsia e Albona
Domani arrivano a Carbonia i sindaci di Arsia e di Albona, due grossi
centri che con la città hanno origini e
storia comuni. La ragione di questo
doppio gemellaggio sta nel fatto che i
due centri carboniferi istriani, ubicati
nel bacino dell’Arsa, hanno le stesse
caratteristiche architettoniche e urba-
Gorizia, 1947. Militari innalzano bandiera italiana
sul tetto di un edificio (foto www.lombardiabeniculturali.it)
Nelle foto, la famiglia Missoni
al completo, ed un raffinato set
da bagno della Casa di moda
nistiche del capoluogo del Sulcis. In
realtà condividono anche le motivazioni che stavano all’origine della loro
fondazione: sfruttare le vicine miniere, incrementare le produzioni, dare
un tetto alla valanga di operai e minatori che lavoravano nel sottosuolo. Per
oltre sessant’anni Carbonia, Arsia e
Albona sapevano dell’esistenza di realtà gemelle separate alle nascita. Oggi
e domani le città cugine si
rincontreranno per riannodare, anche
ai fini culturali e turistici, i fili del passato.
“Il Piccolo”
2 ottobre 2009
A Fasana riaprirà
la materna italiana
Entro un anno […] verrà aperta –
anzi riaperta – un’istituzione prescolare
italiana. L’iniziativa lanciata qualche
tempo fa dalla Comunità degli Italiani
vede pienamente favorevole il nuovo
sindaco Ada Damjanac […]. Durante
la visita a Fasana del console generale
d’Italia a Fiume Fulvio Rustico, il sindaco ha promesso che in tempi molto
brevi verrà individuato l’immobile che
ospiterà la scuola materna italiana, la
cui inaugurazione viene fissata in
concomitanza con l’inizio dell’anno
scolastico 2010/2011. […]
Ricordiamo che nell’ attuale asilo
di Fasana opera una sezione italiana
con 25 bambini che rappresentano la
capienza massima, mentre l’interesse
dei genitori è molto più elevato. Sono
una quarantina infatti i nuclei familiari che vorrebbero un’istituzione
prescolare autonoma tutta italiana con
sezioni che vadano dall’asilo nido ai
gruppi prescolari. Il sindaco Ada
Damjanac si è spinto oltre, manifestando la sua disponibilità a intavolare un
altro discorso molto caro agli italiani
del posto. Vale a dire la riapertura della scuola elementare italiana, che negli anni ’50 venne soppressa dal regime comunista. […] Bisogna infine rendere merito al presidente della comunità Giancarlo Moscarda del rilancio
dell’italianità a Fasana dagli anni ’90
in poi, da quando cioè i connazionali
del posto hanno ripreso a usare la loro
lingua anche nei luoghi pubblici dopo
che per decenni il precedente regime
non tollerava altri idiomi oltre al
serbocroato lungo il cammino che il
maresciallo Tito percorreva per raggiungere la sua residenza a Brioni.
p. r.
Fasana, l’amministrazione comunale
si è detta disponibile a riaprire la scuola materna italiana
14
DIFESA ADRIATICA
Novembre 2009
A Reflection on Methods
“The Julian Question”,
Pursuing Historical Research
Istria Quarnero Dalmazia. History
of a Region Disputed from 1796 to the
Twentieth Century, by Marco Cuzzi,
Guido Rumici and Roberto Spazzali,
was recently released by the Goriziana
Publishing House (www.leg.it). The
three experts tackle the complex
history of those territories,
characterized by a strong and indelible
Latin-Venetian base, and by having
been a border region contested by diverse powers and peoples. The text
begins with an introduction by
Professor Giuseppe Parlato, a famous
historian of contemporary Italy. We
publish a significant part of the text
here.
The historiography on the matter
of Istria and, more generally, on Eastern
border matters, has been enriched in
the past few years with new material.
This is a sign that, finally, after years of
silence, these matters are coming to
light and receiving much deserved
attention.
In truth, these matters have always
been a main problem among scholars
from Trieste and Venezia-Giulia.
Institutions such as Exiles associations,
or cultural centers for studies related
to these regions have long decided to
focus on historical matters, as they
retain, and rightly so, that only by a
serious and in-depth analysis of the
reasons that produced the tragedies
that occurred in these regions can any
kind of shared co-existence ever take
place in the aftermath, and, above all,
allow people to come as close as
possible to uncovering the truth; a truth
which was always felt as distant and
foreign.
The problem, in the long post-war
period, has been two-fold. On the one
hand, historiography has inevitably felt
(but, perhaps, more than it should) the
necessities and the conditioning of
politics and ideologies (…): we omit
remembering how many people, until
the Seventies and Eighties, maintained
that the foibe were only the fruit of
nationalism gone overboard, and that
the Exodus was only a reaction on the
part of fascists who refused to accept
the new order in the Eastern Adriatic
regions as the best solution: this
viewpoint forgets that, for Tito’s
government, those who fled were
Fascists, but so were those who
remained.
On the other hand, historical
research was conditioned also by the
political authorities in Rome –
particularly by the leaders of the
Christian Democrats – who assisted the
Exiles in being placed in new areas (a
difficult and sometimes humiliating
Sanvincenti (Istria), the splendid Venetian castle of the Grimani counts.
The history of Istria is intimately intertwined with the centuries-long
presence of the Venetian Republic, which left its mark in myriad ways
process) within Italy and Italian society,
but there was a condition: the exile
groups, so distributed, would remained
a local problem only, and never
influence the post-war national
conscience. (…) It has been
maintained that both Christian
Democrats and Communists, with
their internationalist, or socioecumenical, outlook, were lacking in
their sensitivity towards the national
issue of the Eastern border regions: as
a significant example, the “Partito
d’Azione” newspaper, the official
organ of a party born in the Risorgimento, advised its writers, in 1945, to
speak as little as possible about Venezia-Giulia, so as not to give any space
to nationalists and reactionaries (…).
The fall of the Berlin Wall and the
end of real socialism contributed in a
way to the liberalization of
historiography – among other areas –
and rendered historians less pawns of
the various factions. Moreover, in Italy,
the end of the political parties of the
“First Republic” allowed scholars to
analyse these matters with more
serenity, with interesting results, both
politically and historically: if, before,
the divisions of historiography were
clean and radical, now, in these past
twenty years, the climate is more serene, and even though there are, of
course, differences of opinion and
interpretation, as is naturally to be
expected, it is now true that there is
dialogue between different political
cultures and schools of historiography,
and this dialogue is convicting and
constructive.
There are three reasons that this
new book is to be considered the most
complete of its kind, on the history of
This illustrations shows an assault by the “Bersaglieri” (“Marksmen”)
in the First World War. Italy’s eastern territories were the backdrop
of innumerable cruel battles to liberate Trieste and Istria from Austria-Hungary
Istria from the end of the seventeen
hundreds. (…) The decision of the
authors to begin with the end of the
Venetian Republic was spot on, as
choices go (…) as this allowed the
narration plenty of room to clarify the
birth of the modern history of Istria. In
fact, one of the shortcomings of
modern historiography is its loss of
desire to reconstruct history in large
periods, as it tends to analyse smaller
segments of history. Another problem
of Istrian, and Julian, history, is that
authors tend to see the beginnings of
any trouble as starting in 1943, or, at
most, 1919, and this, of course, throws
open the doors and lets
misinterpretation waltz right in and
take over.
When we in Italy complain that
historical texts often lack proper
information, or omit huge pieces of
history, we forget that texts often,
except in rare cases, use alreadyconsolidated information that has
come to be seen as the correct,
standard interpretation: innovations
and new twists on old stories rarely
are received well by the community
of established scholars.(…)
The role of the organizations with
ties to the Exodus and memories of the
Second World War is, nearly sixty years
later, starting to fade. The change of
generation is strong, and it is almost
miraculous to see the organizations of
Exiles, and others dedicated to
conserving the memory of Italy’s role
in the Eastern Adriatic regions after the
Peace Treaty that lost these areas,
“holding on”, in Trieste and elsewhere.
The choice to give priority to cultural
initiatives that divulge research and
other programs used to be
New Zealand infantrymen in Trieste in May, 1945 (photo from http://
kiwiveterans.co.nz). Even though the Allies were present, Tito Yugoslav
Partisans – occupying the city for 40 days – imposed a climate of terror
on the Italian urban population as well as that of nearby Istria, carrying
out deportations and violence on citizens in an attempt to eliminate, or
significantly reduce, the Italian presence in Venezia-Giulia
praiseworthy, but has now been
elevated to extremely high importance.
Opening to culture means opening to
dialogue and serene debates of
position. All of this is only possible if
the reflections produced are of a high
level, and able to bring about effective
contributions to knowledge of facts,
without fear of telling the story as it
truly happened, in its complexity and
completeness. In this sense, this volu-
me constitutes not only a very valuable
contribution to a deeper knowledge
of Istrian history, but also an ulterior
moment of reflection on the role that
the institutions that collect memories
of the Exodus can play in the new
European context.
Giuseppe Parlato
(traduzioni
di Lorie Simicich Ballarin)
Pola, February-March 1947. Following the city’s being ceded, along with
the whole of Istria, to Yugoslavia, the Italian population fled en masse.
This photo shows some refugees with their possessions amassed, as they
wait to board the “Toscana”. Two Allied military policemen can be seen
“The decision
to converge
on cultural initiatives,
on programs
that plan research
and wide distribution,
is, today,
of fundamental
importance.”
Novembre 2009
15
DIFESA ADRIATICA
Una reflexión sobre el método
«Cuestión giuliana»,
perseguir la investigación histórica
Ha editado recientemente la Libreria Editora Goriziana el volumen de
Marco Cuzzi, Guido Rumici y Roberto Spazzali Istria Quarnero Dalmazia.
Storia di una regione contesa dal 1796
al Ventesimo secolo. Tres estudiosos
afrontan la compleja evolución
histórica de aquellos territorios,
caracterizados por una fortísima e
indeleble huella latino-veneta y por
haber sido durante siglos lugar de
confín entre poderes y pueblos
diversos. El texto se sirve de un prefacio
del Prof. Giuseppe Parlato, apreciado
historiador de la Italia contemporánea,
del que reproducimos una parte significativa.
La historiografía sobre la cuestión
istriana y, más en general, sobre la
cuestión oriental, se ha enriquecido de
numerosas obras en los últimos años.
Signo, esto, de que la atención se esta
desplazando finalmente hacia estos
temas después de años de olvido y de
silencio.
En realidad, entre los historiadores
triestinos y giulianos este problema ha
sido siempre el problema de nuestra
historia moderna y contemporánea: no
solo ahora, realidades institucionales
como las asociaciones de los
Desterrados, o centros de la cultura
giuliana, istriana, fiumana y dalmata
han decidido apostar por el análisis
histórico sosteniendo, justamente, que
solo una seria profundización de las
razones que han producido las
tragedias de las que estas tierras han
sido inconscientemente protagonistas
habría podido determinar condiciones
de convivencia más aceptables y, sobre
todo, acercarse a una verdad que se
sentía lejana y extraña.
EI problema, en esta larguísima
posguerra, ha sido doble. Por un lado,
la historiografía inevitablemente (pero
quizás más de lo debido) ha resentido
la necesidad y los condicionamientos
de la política y de la ideología […]:
omitimos recordar cuantos hasta los
años Setenta y Ochenta han sostenido
con convencida seguridad que las
foibe eran solo el fruto marchito de un
pícaro nacionalismo y que el Éxodo
no era nada más que una irritante
reacción de fondo para fascista de
quien se obstinaba en no considerar
el nuevo orden del Adriático oriental
como el mejor posible, olvidando
culpablemente el notar que las
autoridades de Belgrado consideraban
fascistas no solo aquellos que se
habían marchado sino también los que
se habían quedado.
Pola (Istria), febrero-marzo 1947. Se cargan en los camiones los
enseres de los habitantes italianos, después de que el tratado
de paz de Paris decretó la cesión de la ciudad y de la región entera
a la Yugoslavia comunista. Pola se vació casi completamente
La esplendida ábside de la Basílica eufrasiana de Parenzo, en Istria.
Su primera fundación se remonta al siglo IV d. C., mientras que
el actual arreglo se remonta al siglo VI. Es uno de los más preciados
ejemplos de la arquitectura y del arte musiva ravvenate-bizantina
en Istria, de la cual se encuentran análogas obras maestras en
Ravenna, ciudad a la que la basílica de Eufrasio esta unida
estrechamente por el común lenguaje figurativo y arquitectónico
Por otra parte, la investigación
historiográfica también estuvo
condicionada por la línea seguida por
las autoridades políticas de Roma – y,
en particular, por la clase dirigente
democristiana – que ayudaron a los
Desterrados desde el punto de vista
de la inserción (fatigosa y a veces
humillante) en la sociedad italiana, a
condición de que tal cuestión quedase
circunscrita en los confines locales, es
decir, que no se convirtiera en un problema estrictamente conectado con la
definición de la identidad nacional en
la segunda posguerra. […] Se ha
sostenido que comunistas y
democristianos, portadores de
ideologías internacionalistas o de un
pensamiento social ecuménico, hayan
sido poco sensibles al dato nacional,
en particular por lo que se refiere a la
frontera oriental; pero si se piensa, solo
por dar un ejemplo significativo, a las
recomendaciones del diario del Partido
d’Azione (entre otras cosas, un partido
de rigurosa derivación renacentista)
para que en el 1945 de Venecia Giulia
El 22 de marzo de 1848, en la ola de los movimientos renacentistas
que agitaban Italia y Europa, el veneciano Daniele Manin y el grande
escritor dalmato de Sebenico Nicolò Tommaseo, expulsados los
austriacos de Venecia, proclamaron la República de San Marco,
con el intento de promover un movimiento insurreccional más vasto
que pudiera conducir a la independencia y a la unidad de Italia
se hablara lo menos posible para no
dar espacio a nacionalistas y a
reaccionarios […].
La caída del Muro de Berlín y el
fin de los socialismos reales han
contribuido de algún modo a
liberalizar – sobre este como sobre
otros temas – la historiografía y a rendir
a los historiadores menos súcubes a
órdenes de escudería. Además, en Italia, el fin de los partidos de la «primera
República» ha permitido analizar con
mayor serenidad la cuestión, y no han
faltado los resultados, ya sea a nivel
historiográfico, como a nivel político:
si antes de las divisiones de la
historiografía eran radicales y netas, en
los últimos veinte años el clima es más
sereno y, si bien están todavía, como
es absolutamente natural y necesario,
visiones e interpretaciones diferentes,
el dialogo entre las culturas políticas y
entre las escuelas historiográficas sobre
este tema es más constructivo y convincente. La obra que aquí se presenta tiene por lo menos tres motivos para
ser señalada como el más completo
trabajo sobre la historia de Istria desde
finales del Setecientos. […] Parece
absolutamente positiva la elección,
bien motivada por los Autores […] en
la densa introducción, de iniciar formalmente el relato con el fin de la
Serenissima, […] donde consentir una
narración de largo periodo en grado
de aclarar mejor el nacimiento de la
historia moderna istriana. En efecto
uno de los defectos de la historiografía
moderna es el de haber perdido un
poco el gusto por las reconstrucciones
de largos periodos, a favor de análisis
cada vez más sectoriales y parcelados.
Además, propio la historia istriana – y
más en general el acontecimiento de
la dicha «cuestión giuliana» – han sido
a menudo afrontadas como si los
problemas fueran iniciados en el 1943
o, al máximo, en el 1919, con el riesgo
real de una interpretación carente o
hasta desviada. […]
Cuando nos lamentamos, en Italia, de ciertas carencias o de ciertos
olvidos de los libros de texto de
Una seria investigación
historiográfica, una producción
ensayista de alto nivel para
recuperar correctamente de la
memoria paginas olvidadas. «La
elección de dirigirse a iniciativas
de tipo cultural, a programas que
prevean la investigación y la alta
divulgación, hoy resulta
indispensable»
historia, se olvida que, salvo raras
excepciones, los libros de texto de
historia tienden a repetir tesis ya
consolidadas y las innovaciones que
la investigación trae a la comunidad
de los estudiosos raramente llegan a
recibirlas los manuales. […]
El papel de las organizaciones de
alguna manera legadas al Éxodo y a la
memoria de los sucesos de la Segunda
Guerra Mundial, casi sesenta y cinco
años después de los acontecimientos,
esta por cambiar. La separación
generacional es fuerte y parece casi
milagroso el “sostenimiento” de las
organizaciones de los Desterrados y
de aquellas dedicadas a la memoria
de la italianidad de las tierras perdidas
con el Tratado de paz, en Trieste como
en otros lugares. La elección de
dirigirse con coraje y prioridad a
iniciativas de tipo cultural, a programas
que prevén la investigación y la alta
divulgación, si ayer constituía merito
y honor para las instituciones que
adoptaron esta estrategia, hoy resulta
indispensable. La apertura a la cultura
determina la apertura al diálogo y a la
confrontación serena de las
posiciones. Esto es posible solo si se
producen reflexiones de alto nivel en
grado de dar contribuciones efectivas
al conocimiento de los hechos y si no
se tiene miedo de contarlos en su
complejidad y es su totalidad. En este
sentido, este volumen constituye no
solo una indispensable contribución
al mayor conocimiento de los sucesos
históricos relativos a Istria sino también
un ulterior momento de reflexión sobre
el papel que las instituciones que
recogen las memorias del Éxodo
pueden desarrollar en el nuevo
contexto europeo.
Giuseppe Parlato
(traduzioni
di Marta Cobian)
Años 1915-1918,
Primera Guerra Mundial.
Una postal italiana
dedicada al ejército
16
DIFESA ADRIATICA
Novembre 2009
Adriatico orientale,
lo spazio geopolitico tra passato e futuro
Terza edizione della Scuola di Relazioni Interadriatiche
istituita dall’Università di Bari
Dalla Scuola di Relazioni
Interadriatiche costituitasi in seno alla
Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari ci perviene questa presentazione a cura del dott. Federico
Imperato – che ringraziamo – , collaboratore del prof. Luciano Monzali cui
si devono diversi recenti volumi sulla
storia della Dalmazia tra Otto e Novecento, che abbiamo segnalato e recensito su questo mensile.
Negli ultimi anni, l’Università di
Bari, grazie anche al sostegno da parte di altre realtà locali istituzionali e
culturali, quali la Regione Puglia e la
Fondazione Cassa di Risparmio di
Puglia, ha promosso un’intensa stagione di studi, ricerche e dibattiti dedicati
alla «questione adriatica», vale a dire
a quel complesso di problemi sorti, nel
corso dei secoli, dalle relazioni politiche, economiche e culturali tra le popolazioni e gli Stati che si affacciano
sulle due sponde dell’Adriatico. Questo lavoro ha prodotto numerose pubblicazioni,
settoriali
ed
interdisciplinari, ed ha fatto della Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo
barese una delle realtà più attente allo
studio dei rapporti tra le due sponde
dell’Adriatico e più coraggiose nella
richiesta di creare nuovi e più solidi
legami tra l’Italia ed i Paesi della penisola balcanica.
A questo riguardo, ricordo, tra i
protagonisti di questa rinnovata attenzione, da parte della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari,
verso il mondo balcanico ed adriatico, gli economisti Franco Botta, Michele Capriati, Giulio Cainelli,
Gianfranco Viesti, Nicola Coniglio,
Fabio Del Prete e Paola Papa; gli storici Italo Garzia, Luciano Monzali, Anna
Millo e Massimo Bucarelli; i sociologi
Franco Chiarello, Daniele Petrosino e
Onofrio Romano.
Tra i lavori pubblicati negli ultimi
anni da questo gruppo di studiosi segnalo i seguenti: Gianfranco Viesti, I
vicini sono tornati. Italia, Adriatico,
Balcani, Roma-Bari, Laterza, 2002;
Franco Botta, Michele Capriati (a cura
di), Transizione nei Balcani e reti
transadriatiche. Il valore della prossimità, Bari, Cacucci, 2003; Luciano
Monzali, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, Firenze, Le Lettere, 2004; Franco Botta,
Italo Garzia (a cura di), Europa adriatica. Storia, relazioni, economia,
Roma-Bari, Laterza, 2005; Massimo
Bucarelli, Mussolini e la Jugoslavia
(1922-1939), Bari, B.A. Graphis, 2006;
Fabio Del Prete (a cura di), Prossimità
e sviluppo. Spazi e relazioni economiche tra il Mezzogiorno e i paesi
dell’Europa balcanica, Milano, Franco Angeli, 2006; Franco Botta, Italo
Garzia, Pasquale Guaragnella (a cura
di), La questione adriatica e l’allargamento dell’Unione Europea, Milano,
Franco Angeli, 2007 Luciano Monzali,
Italiani di Dalmazia 1914-1924, Firenze, Le Lettere, 2007; Massimo
Bucarelli, La “questione jugoslava”
nella politica estera dell’Italia repubblicana (1945-1999), Roma, Aracne,
2008; Massimo Bucarelli, Luciano
Monzali (a cura di), Italia e Slovenia
fra passato presente e futuro, Roma,
Studium, 2009.
Questa grande attenzione verso i
Balcani, che ha caratterizzato, negli
ultimi anni, la politica dell’Università
di Bari ha dato, come ulteriore frutto,
Dallo studio delle fonti nuove prospettive di ricerca
la nascita della Scuola internazionale
di Relazioni Interadriatiche, promossa dalle Facoltà di Scienze Politiche e
di Lingue e Letterature Straniere ed
aperta alla partecipazione di studenti
provenienti dalle diverse realtà dei
Balcani meridionali. L’obiettivo della
Scuola consiste nel creare un significativo punto d’incontro fra la cultura
italiana e le culture della sponda orientale dell’Adriatico, in modo da cercare di giungere ad una visione più unitaria, da un punto di vista culturale,
economico e sociale, dello spazio
geopolitico adriatico. L’attenuazione
della contrapposizione ideologica fra
gli Stati adriatici, viva fino alla dissoluzione dei regimi comunisti dell’Europa orientale, insieme ad una
intensificazione delle relazioni
interadriatiche, ha determinato, infatti, come risultato di maggior valore
politico, il sorgere del concetto di Europa adriatica, intesa come idea di una
comunità di valori e di interessi fra le
nazioni dell’Adriatico, fondata sui principi dell’autodeterminazione nazionale, dell’indipendenza, del pluralismo
politico, nazionale e religioso e della
libertà individuale e collettiva. Da questo punto di vista, l’ingresso nell’Unione Europea di tutti i Paesi che gravitano intorno all’area di Balcani meridionali e dell’Adriatico orientale potrà
costituire un fattore centrale nel processo di liberalizzazione e di apertura
verso l’esterno di quelle società e verso la creazione, quindi, di una vera
Europa adriatica.
La Scuola di Relazioni
Interadriatiche, giunta quest’anno alla
sua terza edizione, accoglie studenti
provenienti dalla Croazia, dalla Serbia,
dal Montenegro, dalla Macedonia e
dall’Albania e propone, in due settimane, uno sguardo il più possibile
ampio sull’area geopolitica che gravita intorno al Mare Adriatico. Quest’anno, le giornate di studio sono, infatti,
dedicate alla città di Trieste ed alla sua
storia e cultura letteraria, alla Croazia,
con particolare attenzione alle sue
identità ed alle relazioni politiche, letterarie e culturali italo-croate, all’Istria,
al Montenegro, alla storia ed all’attualità politica dell’Albania, al ruolo di
Bari e della Puglia nella costruzione
delle identità ed al ruolo avuto dall’Italia nelle questioni nazionali dei Balcani
tra il XIX ed il XX secolo e nella crisi
delle nazionalità jugoslave alla fine del
Novecento.
Tra gli esponenti del mondo accademico e culturale italiano e dei Paesi
balcanici che interverranno, ricordo i
docenti dell’Università di Bari Franco
Botta, Franco Cassano, Italo Garzia,
Pasquale Guaragnella, Luigi Masella,
Anna Millo, Luciano Monzali, Franca
Papa, Onofrio Romano, Ennio
Triggiani, Elvio Guagnini dell’Università di Trieste, Marilena Giammarco
dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara, Inoslav Besker,
giornalista della testata croata Jutarnij
List, Nedjelika Balic-Nizic dell’Università di Zara, Robert Matijasic, Fulvio
Suran, Elis Deghenghi-Olujic, Rita
Scotti Juric ed Andrei Matosevic dell’Università “Juraj Dobrilla” di Pola,
Vesna Kilibarda dell’Università del
Lesina, vista sul mare
Montenegro, Giovanna Scianatico ed
Iside Gjergj dell’Università del Salento,
Nicola D’Antuono dell’Università di
Pescara, Petrit Nathanaili e Klodeta
Dibra dell’Università di Tirana, lo scrittore albanese Fatos Lubonja, Massimo
Bucarelli dell’Università di Roma “La
Sapienza”, Lorenzo Medici dell’Università di Perugina, Francesco
Caccamo dell’Università di Chieti ed
i giornalisti Luca Quaranta del “Corriere del Mezzogiorno”, Michele
Marolla della “Gazzetta del Mezzogiorno” e Pino Bruno della redazione
Levante Rai.
Federico Imperato
In alto: navi austroungariche
in un porto dalmato non identificato
(foto Life)
Relazioni interadriatiche, ruolo dell’Italia e proiezione europea dei
Balcani tra gli argomenti della Scuola istituita dall’Università di Bari
(nella foto, Bruxelles, la sede del Parlamento europeo)
Pola, Contrada dell’Arsenale in una cartolina del 1890-1900 circa