Amare per elevarsi
Transcript
Amare per elevarsi
Tratto da “ Se Tremi Sull’Orlo ~ Lettere a un Cercatore di Sé ” Henry David Thoreau ! 9. Amare per elevarsi uno con l’altra ! [Concord , Settembre 1852] ! Signor Blake, Ecco le frasi che vi ho promesso1. Potete tenerle, se le considererete e userete alla stregua di frammenti sciolti di quel che potrei ritenere un saggio più completo, da quanto infine appare dall’esame del mio diario, e che potrei ancora sostenere. Vi mando le riflessioni su castità e sensualità con diffidenza e pudore, non sapendo in che misura io mi riferisca alle condizioni dell’uomo in via generale, o in quale misura io tradisca i miei personali difetti. Vi prego di illuminarmi su quest’aspetto, se potete. ! Henry D. Thoreau ! Amore Su quale sia la sostanziale differenza tra uomo e donna che li faccia essere così attratti uno dall’altra, nessuno ha mai dato una risposta soddisfacente. Forse dobbiamo riconoscere la fondatezza della distinzione che assegna all’uomo la sfera della saggezza e alla donna quella dell’amore, sebbene nessuna delle due appartenga esclusivamente all’uno o all’altra. L’uomo dice continuamente alla donna: «Perché non sei più saggia?». La donna dice continuamente all’uomo: «Perché non sei più amorevole?». Non è nelle loro volontà esser saggi o essere amorevoli; tuttavia, a meno che ciascuno non sia al contempo saggio e amorevole, non può esserci né saggezza né amore. Nel luglio del 1852, a trentasei anni, vedovo e con due figlie piccole, Blake aveva deciso di sposarsi in seconde nozze con Nancy Pope Howe Conant (1829-1872), una sua giovane allieva appartenente a una facoltosa famiglia di Sterling, nel Massachusetts. Il matrimonio, celebrato il 27 ottobre, restituirà a Blake non solo quella stabilità finanziaria che tanto gli era mancata negli anni precedenti, ma soprattutto lo unirà a una donna di sani princìpi e nobili ideali che dimostrava di avere una visione della vita tanto elevata e semplice quanto la sua. Alla fine di agosto, Blake aveva scritto sia a Thoreau che a Bronson Alcott chiedendo loro, come risulta dalla lettera a quest’ultimo, di condividere il loro pensiero su come un uomo e una donna potessero vivere insieme: «Come possiamo aiutarci l’un l’altra ad essere più autenticamente soli nel senso buono e bello, ad essere più autenticamente liberi, più vicini ad essere l’Amico comune che potremmo essere, pur distinti? Giacché noi miriamo, io credo, a niente di meno che quello. Come dovremo trattarci l’uno con l’altra, con quale riserva, con quale Sacra Reverenza, affinché il Mistero, la Poesia e la Bellezza che aleggiano intorno all’alba dell’amore non si trasformino, a motivo d’un rapporto troppo stretto, d’un partecipare, in comune, alle preoccupazioni della vita quotidiana, in una prosaica e volgare familiarità?». Da questa lettera si evince chiaramente che Blake aveva già discusso tali argomenti con la sua promessa sposa: l’alto scopo morale dell’unione coniugale, che i due così suggerivano, verrà assunto da Thoreau con la medesima forza e convinzione. Nonostante la lettera di accompagnamento ai due saggi allegati non sia datata, è probabile che Thoreau abbia impiegato due o tre settimane per radunare i «frammenti sciolti» su Amore e Castità e Sensualità dal suo diario. L’invio del materiale dev’essere perciò avvenuto durante il mese di settembre 1852, ciò che a suo tempo, consultandosi direttamente con Blake, ebbero modo di stabilire anche Emerson e Sanborn, uno dei primi biografi di Thoreau. 1 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !1 Tutto il bene trascendente è uno, sebbene venga apprezzato in modi diversi, o tramite sensi diversi. Nella bellezza noi lo vediamo, nella musica lo udiamo, nella fragranza ne sentiamo l’odore, in ciò che è gustoso il fine palato lo gusta, e nella rara salute tutto il corpo lo percepisce. La varietà è nella superficie o manifestazione; ma la radicale identità noi manchiamo di esprimerla. L’innamorato vede nello sguardo della persona amata la stessa bellezza che al tramonto dipinge i cieli occidentali. È lo stesso daimon2, che si cela, qui, sotto una palpebra umana; là, sotto le calanti palpebre del giorno. Qui, in spazio ristretto, è l’antica e naturale bellezza della sera e del mattino. Quale amorevole astronomo ha mai sondato le eteree profondità dell’occhio? La fanciulla cela un fiore più bello e un frutto più dolce di qualsiasi calice nel campo; e se cammina con il viso rivolto altrove, confidando nella sua purezza e nei suoi nobili propositi, farà voltare all’indietro il cielo stesso, e costringerà tutta la natura a proclamare umilmente la sua regina. Sotto l’influsso di questo sentimento, l’uomo è una corda di un’arpa eolia3 che vibra agli zefiri dell’eterno mattino. A prima vista vi è qualcosa di banale nel fatto che l’amore sia così comune. Tanti sono i giovani Indiani, maschi e femmine, lungo queste sponde, che in epoche passate hanno ceduto all’influenza di questo grande civilizzatore. Ciò nonostante, questa generazione non è né disgustata né scoraggiata, poiché l’amore non è l’esperienza del singolo; e seppure noi siamo dei mezzi imperfetti, esso non partecipa della nostra imperfezione; seppure noi siamo finiti, esso è infinito ed eterno; e la stessa influenza divina aleggia su queste sponde, qualunque razza le abiti, e forse continuerebbe a farlo anche se la specie umana non vi dimorasse affatto. Forse nel più intenso vero amore sopravvive un istinto che impedisce il totale abbandono e l’intera devozione, e rende un po’ riservato persino l’amante più ardente. È l’avvisaglia del cambiamento. Infatti il più ardente amante non è meno saggio nella pratica, e cerca un amore che durerà per sempre. Considerando quante poche amicizie poetiche vi sono, è sorprendente che così tanti siano sposati. È come se gli uomini avessero ceduto a una troppo facile obbedienza alla natura senza aver consultato il loro genio4. Si può essere ebbri d’amore senza per questo essere più vicini ad aver trovato la propria metà. Alla base della maggior parte dei matrimoni vi è più buon cuore che buon senso. Ma il buon cuore deve avere il consiglio del buon Spirito o «Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino» (J. Hillman, Il codice dell’anima, Adelphi, Milano 2009, p.23). L’idea viene da Platone, dal mito di Er che egli pone alla fine della sua opera più nota, la Repubblica. Se i greci parlavano di daimon, i latini del nostro genius e i cristiani di angelo custode. Thoreau - al pari di Emerson - usava più spesso la parola «genio», come più avanti in questo scritto e nella Lettera 13. 2 Da Eolo, il dio greco del vento. Un’arpa eolia - che Thoreau si era anche costruito - è una piccola scatola di legno attraverso cui sono stese alcune corde di diverso spessore ma intonate in modo tale che risuonino all’unisono le une con le altre. Le arpe eolie si appendevano alle finestre, così che il vento le faceva suonare, ed erano molto popolari nell’epoca romantica. 3 4 Cfr. Nota 1. 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !2 Intelligenza. Se il comune buon senso fosse stato consultato, quanti matrimoni non avrebbero mai avuto luogo; se il senso non comune o divino fosse stato consultato, quanti pochi matrimoni, cui noi assistiamo, avrebbero mai avuto luogo! Il nostro amore può essere ascendente o discendente. Qual è mai il suo carattere, se esso si può dire: ! Le anime superiori rispettar dobbiamo, Ma solo quelle inferiori noi amiamo.5 ! L’amore è un critico severo. L’odio può perdonare più dell’amore. Chi aspira ad amare degnamente si sottopone alla più rigida delle prove. La tua amica è tale che un aumento di valore da parte tua la renderà sicuramente più amica tua? È trattenuta - è attratta da una maggiore nobiltà che è in te - da un maggior grado di quella virtù che è peculiarmente tua, oppure è indifferente e cieca a quelle cose? Allora il dovere richiede che ti separi da lei. L’amore dev’essere tanto una luce quanto una fiamma. Laddove non vi sia discernimento, persino il comportamento dell’anima più pura può, di fatto, ammontare a volgarità. Un uomo di raffinate percezioni è più autenticamente femminile di una donna meramente sentimentale. Il cuore è cieco; ma l’amore non è cieco. Nessun dio discrimina così tanto. In amore e in amicizia l’immaginazione viene esercitata tanto quanto il cuore; e se una delle due cose è oltraggiata, l’altra sarà alienata. Di norma è l’immaginazione la prima a esser ferita, piuttosto che il cuore - essa è a tal punto più sensibile. Comparativamente, noi possiamo perdonare qualunque offesa contro il cuore, ma non contro l’immaginazione. L’immaginazione sa- niente sfugge allo sguardo che lancia dal suo rifugio- ed essa controlla ciò che batte nel petto. Il mio cuore potrà ancora bramare la valle, ma la mia immaginazione non permetterà che io salti giù dal precipizio che mi separa da essa, poiché è ferita, le sue ali sono tarpate, e non può volare, nemmeno verso il basso. I nostri «cuori impacciati!» dice un poeta6. L’immaginazione non scorda mai: è un ri-cordare. Non è infondata, bensì assai ragionevole, ed essa sola impiega tutto il sapere dell’intelletto. L’amore è il più profondo dei segreti. Se divulgato, persino alla persona amata, non è più Amore. Come se fossi semplicemente io ad amarti! Quando l’amore cessa, allora è divulgato. Nel nostro rapporto con una persona che amiamo, noi desideriamo avere risposta a quelle domande al termine delle quali non alziamo la voce; alle quali non aggiungiamo nessun punto interrogativo - avere risposta con la stessa infallibile, universale mira verso ogni punto della bussola. 5 I versi sono di Thoreau 6 Il poeta e la fonte di questa espressione non sono stati individuati. 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !3 Io richiedo che tu sappia tutto senza che ti si dica niente. Mi sono separato dalla mia amata perché c’era una cosa che le dovevo dire. Ha dubitato di me7. Avrebbe dovuto sapere tutto per affinità. Il fatto che gliela dovessi dire costituiva la differenza tra noi due l’incomprensione. Un innamorato non dà mai ascolto a una cosa che gli venga raccontata, poiché questa è di solito o falsa o stantia; invece presta orecchio alle cose che accadono sul momento, come le guardie udirono Trenck scavare nel terreno e pensarono che fossero talpe8. La relazione può essere profanata in molti modi. Le due parti potrebbero non considerarla con eguale sacralità. Immaginate se l’innamorato venisse a sapere che la sua amata ha trafficato in filtri e sortilegi! Immaginate se gli giungesse voce che si è consultata con un indovino! L’incantesimo sarebbe infranto all’istante. Se mercanteggiare e tirare sul prezzo va male nel commercio, assai peggio va nell’Amore. Questo richiede essere diretti come una freccia. Si corre il pericolo di perdere di vista ciò che la nostra amica è in assoluto, finché consideriamo ciò che lei rappresenta solo per noi. L’innamorato non vuole parzialità. Egli dice: «Abbi la gentilezza di essere giusta». ! Puoi tu con la mente amare. E col cuore ragionare? Puoi tu amabilmente comportarti, E dal tuo amato separarti? ! Per terra, per mare e nell’aria spaziare Sicché ovunque tu mi possa incontrare? Fra tutti gli eventi non farò che inseguirti, Fra tutti i viventi vorrò corteggiarti.9 ! Io ho bisogno del tuo odio quanto del tuo amore. Tu non mi respingerai interamente fintanto che ripugni quanto di malevolo è in me. ! Invero, invero, io non saprei indicare, Per quanto io possa su ciò ponderare, Che cosa è più semplice da dire per me, Se è odio o amore che sento per te. Sicuro, sicuro, devi credere a me. Se esprimo il disgusto che provo per te. ! 7 Nell’originale «She questioned me», che significa anche «Mi ha interrogato», «Mi ha fatto domande». Il barone Frederick von der Trenck (1745-1794), nell’autobiografia The Life of Baron Frederick Trenck (1792), racconta di questo esilarante episodio avvenuto nella fortezza di Magdeburgo, in Germania, dove era tenuto prigioniero da dieci anni. Per tutto quel tempo egli aveva scavato una galleria dalla sua cella, fino a giungere ad appena un paio di metri dalla libertà, quando le guardie lo udirono mentre trasportava avanti e indietro i suoi sacchetti di terra. Insospettite, il giorno dopo perquisirono la sua cella ma non trovarono niente fuori posto. Al che una delle guardie, rivolgendosi a una sentinella, disse: «Testa di rapa! Devi aver sentito qualche talpa, e non Trenck! Com’è possibile, infatti, che lavori sottoterra, a una tale distanza dalla sua cella?». 8 9 La poesia è di Thoreau (traduzione di Nicola F. Leonzio) 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !4 Oh, io ti odio così fortemente Che ti distruggerei felicemente. Ma, talvolta, e ciò non bramo, Cara Amica, ancor ti amo. Sarebbe un tradimento del nostro amore, E una colpa verso Nostro Signore, Un nonnulla da annientare D’odio puro ed imparziale.10 ! Non è sufficiente essere veritieri: noi dobbiamo nutrire e adempiere alti scopi per i quali essere veritieri. Deve succedere raramente, in verità, di incontrare una con la quale siamo pronti a relazionarci in modo del tutto ideale, come lei con noi. Non dovremmo avere alcuna riserva; dovremmo dare tutto noi stessi a quella unione; non dovremmo avere altro dovere a parte quello. Una che sapesse sopportare di essere così meravigliosamente e splendidamente esagerata ogni giorno! Tirerei fuori la mia amica dal suo basso e la porterei più in alto, infinitamente più in alto, e là la conoscerei. Ma di norma le persone sono tanto spaventate dall’amore quanto dall’odio. Hanno impegni più bassi. Hanno scopi immediati da servire. Non hanno sufficiente immaginazione per occuparsi a tal punto di un essere umano, ma in verità hanno sempre qualche botte da riparare. Che differenza se in tutte le tue passeggiate incontri solo estranei, o se in casa c’è qualcuno che ti conosce, e che tu conosci. Avere un fratello o una sorella! Avere una miniera d’oro nella tua fattoria! Trovare diamanti nei mucchi di ghiaia di fronte al tuo uscio! Quanto sono rare queste cose! Condividere la giornata con te - popolare la terra. Avere un dio o una dea per compagno nelle nostre passeggiate, anziché camminare da soli con contadini e villani e zotici. Una persona amica non accrescerebbe la bellezza del paesaggio al pari di un cervo o di una lepre? Ogni cosa riconoscerebbe e servirebbe una siffatta relazione: il grano nel campo, e i mirtilli nel prato. I fiori sboccerebbero, e gli uccelli canterebbero, con un nuovo impulso. Ci sarebbero giornate più belle durante l’anno. L’oggetto d’amore si espande e cresce davanti a noi verso l’eternità, fino a includere tutto ciò che è amabile, e fino a che noi diveniamo tutto ciò che può amare. ! ! Castità e Sensualità ! Quello del sesso è un argomento singolare, in quanto, sebbene i suoi fenomeni ci riguardino così tanto, sia direttamente che indirettamente, e, presto o tardi, esso occupi i pensieri di ognuno, tuttavia l’intero genere umano, per così dire, acconsente di tacere su di esso; di norma, almeno, i due sessi lo fanno l’uno con l’altro. Uno fra i più interessanti tra tutti i fatti umani risulta completamente velato di qualsiasi mistero. Esso viene trattato con un riserbo e un timore reverenziale tali, quali certamente non si riservano a nessuna religione. Credo che sia inconsueto persino per gli amici più intimi comunicarsi i piaceri e le ansie 10 Ibid. 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !5 connessi a questo fatto - tanto quanto il parlare dell’aspetto esteriore dell’amore, del suo andare e venire, sia consueto. Gli Shaker11 non lo ingigantiscono così tanto con il loro modo di parlarne, di quanto non faccia l’intera umanità col suo modo di tacerne. Non che le persone debbano parlare di questo o di qualsiasi altro argomento senza avere alcunché di valido da dire; ma è chiaro che l’educazione dell’uomo è a malapena incominciata - vi è così poca genuina intercomunicazione. In una società pura, l’argomento della copulazione12 non verrebbe così spesso evitato per vergogna e non già per riguardo, non gli si farebbe l’occhiolino senza farsi vedere, e non vi si alluderebbe soltanto; ma verrebbe trattato in modo naturale e semplice - forse sarebbe semplicemente evitato, al pari di misteri analoghi. Se per vergogna non se ne riesce a parlare, come lo si potrà mettere in atto? Ma, senza dubbio, vi è assai più purezza, così come più impurità, di quanta ne appaia. Normalmente le persone associano alla loro idea di matrimonio almeno un leggero grado di sensualità; ogni innamorato, in tutto il mondo, credere invece nella sua inconcepibile purezza. Se è il risultato di un amore puro, non può esserci nulla di sensuale nel matrimonio. La castità è qualcosa di positivo, non di negativo. È specialmente la virtù degli sposati. Ogni lussuria o basso piacere deve dare spazio a godimenti più elevati. Coloro che s’incontrano da esseri superiori non possono praticare gli atti di quelli inferiori. Gli atti d’amore sono meno discutibili di quanto possa essere una qualsiasi azione di un individuo, poiché, fondandosi sul più raro rispetto reciproco, le due parti si stimolano incessantemente l’una con l’altra a una vita più elevata e più pura, e l’atto in cui sono associate dev’essere invero puro e nobile, giacché l’innocenza e la purezza non possono avere eguali. In questo rapporto abbiamo a che fare con qualcuno che rispettiamo persino più religiosamente di quanto rispettiamo la parte migliore di noi stessi, e ci comporteremo necessariamente come se fossimo in presenza di Dio. Quale presenza può essere più spaventosa per l’innamorato, se non quella della persona amata? Se ricerchi anche solo il calore dell’affetto per un motivo simile a quello per cui i gatti e i cani e le persone pigre si stringono attorno al fuoco - perché la sua temperatura è bassa a causa della pigrizia - sei sulla strada che va verso il basso, e questa non potrà che sprofondare sempre più giù nell’indolenza. Meglio il freddo affetto del sole, riflesso da distese di ghiaccio e neve, o il suo tepore in qualche silente valletta invernale. Il calore dell’amore celestiale non rilassa, bensì rinvigorisce e fortifica chiaro ne gode. Riscalda il tuo corpo col sano esercizio, e non rannicchiandoti vicino a una stufa. Riscalda il tuo spirito praticando indipendente nobili atti, e non cercando ignobilmente la simpatia dei compagni che non sono migliori di te. La Setta americana fondata da Ann Lee (1736-1784), di tipo comunitario e basata sul celibato. A seguito di una delle sue «rivelazioni», Ann Lee aveva dichiarato che una completa rinuncia al sesso, unita a una piena ed esplicita confessione, davanti a testimoni, di tutti i peccati commessi sotto la sua influenza, era la sola possibile via di Salvezza. 11 Quando curò la pubblicazione di questo scritto, Emerson sostituì «copulazione» con «matrimonio», il che rese la frase priva di senso, come fece giustamente notare Walter Harding in The New Thoreau Handbook (New York 1980). Sulla base dell’osservazione di Harding, ho quindi ripristinato la parola usata da Thoreau. 12 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !6 disciplina sociale e spirituale di un uomo deve corrispondere alla sua disciplina corporale. Egli deve appoggiarsi a un amico dal petto duro13, al pari di come si coricherebbe su un letto duro. La sua unica bevanda dev’essere acqua fredda. Non dovrà quindi udire parole raddolcite e colorite, ma pure e rinfrescanti verità. Deve quotidianamente immergersi in verità fredde come acqua di sorgente, non riscaldate dalla solidarietà degli amici. L’amore può essere in alcun modo alleato con la dissolutezza? Vediamo di amare non già con l’accettarci, ma col rifiutarci l’un l’altro. Amore e lussuria sono separati da un abisso. L’uno è buono, l’altra cattiva. Quando due persone unite dall’affetto simpatizzano in virtù delle loro nature superiori, vi è amore; tuttavia esiste il pericolo che simpatizzino per le loro nature inferiori, e allora ci sarà lussuria. Non è necessario che ciò sia fatto intenzionalmente, a malapena neanche consciamente; tuttavia, nello stretto contatto dell’affetto, possiamo correre il pericolo di macchiarci e inquinarci l’un l’altro; giacché noi non possiamo abbracciare se non con un completo abbraccio. Noi dobbiamo amare la nostra amica a tal punto che ella sarà associata unicamente ai nostri pensieri più puri e più santi. Quando vi è impurità, noi ci siamo «abbassati per incontrarci»14, anche se non lo sapevamo. Il lusso dell’affetto - lì sta il pericolo. Ci dev’essere un po’ di nerbo e di eroismo nel nostro amore, come in un mattino d’inverno. Nella religione di tutti i paesi viene indicata una purezza che, temo, gli uomini non conseguono mai. Noi potremmo amare e tuttavia non elevarci l’un l’altro. L’amore che ci lascia come ci trova, ci degrada. Quale occhio vigile dobbiamo tenere sui nostri affetti più belli e più puri, per timore che una qualche corruzione li guasti! Che il nostro amare possa esser tale da non darci mai motivo di pentirci del nostro amore. Quanti simboli pregnanti si perdono nel linguaggio a causa della sensualità! I fiori, che con i loro infiniti colori e profumi celebrano le nozze delle piante, assurgono a simbolo dell’aperta e insospettata bellezza di ogni vero matrimonio, quando giunge la stagione della fioritura dell’uomo. Anche la verginità è un fiore in boccio, e con un matrimonio impuro la vergine è deflorata. Chiunque ami i fiori, ama le vergini e la castità. Tra amore e lussuria corre lo stesso abisso che c’è tra un giardino di fiori e un bordello. J. Biberg, nelle Amoenitates Botanicae, a cura di Linneo, osserva (traduco dal latino): «Gli organi di generazione, i quali, nel regno animale, sono per la gran parte celati dalla natura, 13 Nell’originale «a hard breast», che può significare anche una coscienza salda, integra, Thoreau sta citando Emerson, che nel saggio Amicizia (1841) aveva scritto: «Quasi tutte le persone si abbassano per incontrarsi. Ogni associazione dev’essere un compromesso, e, quel che è peggio, il fiore stesso e il profumo del fiore di ciascuna di quelle belle nature svaniscono non appena l’una s’avvicina all’altra» (R.W. Emerson, Amicizia, trad. it. di S. Paolucci, Piano B, Prato 2010, p. 15) 14 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !7 come se di essi ci si debba vergognare, nel regno vegetale sono esposti agli occhi di tutti15; e, allorché le nozze delle piante vengon celebrate, è meraviglioso qual delizia esse offrano allo spettatore, ravvivando i sensi col più gradevole colore e il più dolce profumo; e, in pari tempo, le api e altri insetti, per tacere del colibrì, estraggono miele dai loro nettàrii, e raccolgono cera dal loro polline esaurito».16 Lo stesso Linneo chiama il calice thalamus, ovvero la camera nuziale; e la corolla l’auelaeum, ovvero la sua tappezzeria, e prosegue a spiegare così ogni parte del fiore17. Chissà che gli spiriti maligni non possano corrompere i fiori stessi, derubarli del loro profumo e dei loro bei colori, e trasformare le loro nozze in una segreta vergogna e in una profanazione? Ve ne sono di varie qualità, e ce n’è uno le cui nozze, in giugno, riempiono le pianure dell’odore di carne putrefatta. Il rapporto tra i due sessi, ho sognato, è incredibilmente bello, troppo bello per essere ricordato. Ho fatto delle riflessioni al riguardo, ma esse sono tra le più sfuggenti e irrecuperabili nella mia esperienza. È strano che la gente parli di miracoli, di rivelazione, di ispirazione, e simili, come di cose passate, quando invece l’amore resta. Un vero matrimonio non sarà in alcun modo diverso dall’illuminazione. In ogni percezione della verità vi è un’estasi divina, un inesprimibile delirio di gioia, come quando un giovane abbraccia la sua promessa vergine. Le massime delizie di un vero matrimonio sono tutt’uno con questo. Nessuna meraviglia che da una tale unione, non già come fine, bensì come accompagnamento, derivi l’imperitura specie dell’uomo. Il grembo è un suolo fertilissimo. Alcuni hanno chiesto se la razza umana non si potesse migliorare - se non si potesse allevare gli uomini come si fa con il bestiame. Si purifichi l’Amore, e tutto il resto verrà da sé. Così un amore puro è, in verità, la panacea per tutti i mali del mondo18. ! «L’animale è tanto più ingenuo dell’uomo, quanto la pianta è più ingenua dell’animale. Nell’animale vediamo la volontà di vivere come se fosse più nuda che nell’uomo, dov’è rivestita di tanta conoscenza, e per di più avvolta nella capacità di finzione; sì che la sua vera essenza non si palesa se non per caso e frammentariamente. Affatto nuda, ma anche più debole si mostra la volontà di vivere nella pianta, come semplice, cieca tendenza ad esistere, senza scopo e senza meta. Infatti, la pianta disvela tutta la sua essenza al primo sguardo e con perfetta innocenza; né si pèrita di ostendere al proprio vertice gli organi della generazione, che in tutti gli altri animali si trovano invece nel luogo più nascosto. Questa innocenza della pianta è fondata sulla sua incoscienza: non nel volere, bensì nel volere cosciente risiede la colpa». (A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, a cura di P. Savj-Lopez e G. Di Lorenzo, Laterza, Bari 1975, p. 223). 15 Da I. J. Biberg, «Oeconomica Naturae, quam Praeside Dn. D. Carolo Linnaeo…» (Upsala, Svezia; 4 marzo 1749), in Caroli Linnaei, Amoenitates Academicae; seu Dissertationes Variae, Physicae, Medicae, Botanicae etc. (Holmiae: Apud Laurentium Savium, 1751), II. Thoreau aveva consultato questo volume alla biblioteca dell’Università di Harvard il 24 maggio 1852. 16 Carlo Linneo, italianizzazione di Carl von Linné (1707-1778), naturalista e botanico svedese, fu il primo studioso di sistematica. Si dedicò a classificare gli esseri viventi e introdusse nel Systema Naturae (1735) la denominazione duplice latina (nome indicante il genere e aggettivo indicante la specie). 17 Qualche anno più tardi, Emerson scriverà nel saggio Venerazione (1860): «Così il rimedio per tutte le cantonate, la cura della cecità, la cura del crimine, è l’amore. “Tanto l’amore, tanto l’animo”, diceva il proverbio latino. Il superiore che non ha superiori; il redentore e istruttore delle anime, in quanto è la loro primitiva essenza, è l’amore» (R.W. Emerson, Condotta di vita, a cura di B. Soressi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2008, p. 191). 18 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !8 La sola scusa per la riproduzione è il miglioramento. La natura aborre la ripetizione. Le bestie si limitano a propagare la loro specie; ma la progenie di nobili uomini e nobili donne sarà superiore a loro stessi, come lo sono le loro aspirazioni. Dai loro frutti li riconoscerete19. Matteo VII, 19-20: «Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere». 19 9. AMARE PER ELEVARSI UNO CON L’ALTRA !9