LO SCUDO maggio 2010 - Diocesi di Brindisi

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LO SCUDO maggio 2010 - Diocesi di Brindisi
Maggio
2010
N° 5
Mensile cattolico d'informazione fondato nel 1921
LIBERAZIONE E FESTA
DELLA REPUBBLICA
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 conv. in L. 27/02/2004, art. 1, comma 2, DCB BR
una copia
€ 2,00
di Stefano Cavallo
Si
parla molto delle riforme costituzionali e
il Governo Berlusconi si è preso tre anni
di tempo, quanto resta alla legislatura in corso,
per realizzarle. La vittoria del centrodestra alle
elezioni regionali sembrava il miglior viatico
per avviare queste famose riforme che comportano un lungo iter parlamentare e devono essere approvate con il voto dei due terzi del Parlamento.
Ma di esse poco si sa, mancando una seria e
ponderata proposta di riforma che goda dell’apporto di giuristi ed esperti costituzionalisti, ma
soprattutto è priva di una concorde volontà dei
partiti. Tanto è vero che si parla di Repubblica
presidenziale, di semipresidenzialismo, di riduzione dei deputati, di trasformazione del Senato
in Camera rappresentativa delle Regioni. Nessuno parla di una riforma che non è costituzionale,
ma che condiziona la vita democratica: il sistema elettorale per eleggere la Camera dei Deputati, il Senato, il Presidente della Repubblica.
Nel concludere l’editoriale del mese scorso, ebbi a rilevare che si parla di riforme che andrebbero in vigore, se approvate in questa legislatura, nel 2018 (!) e che, nel frattempo, il Paese ha
urgenza di riforme economiche e fiscali delle
quali non si parla con la scusante della crisi
economica, per la quale, ora si è ottimisti, ora
pessimisti, a seconda delle convenienze. A dimostrare che la crisi non è in via di superamento, è esplosa la situazione della Grecia e si sono
aggravate le condizioni del Portogallo e della
Spagna. Ma il fatto nuovo per l’Italia è esploso
all’indomani delle elezioni regionali, con la dura polemica di Gianfranco Fini nei confronti di
Berlusconi e del partito di cui sono i cofondatori! L’evidente rottura tra una parte degli ex aderenti ad Alleanza Nazionale e la grande maggioranza del Popolo della Libertà, rende difficile affrontare le riforme e influisce naturalmente
anche nel rapporto tra maggioranza e opposizione. La Lega cerca di svolgere un ruolo di
equilibrio, sia perché è l’unica forza uscita vincitrice dalla competizione elettorale, sia perché,
l’eventuale scioglimento delle Camere, sposterebbe sine die il famoso federalismo che sembrerebbe la panacea di tutti i mali.
Certo che attraversiamo una fase convulsa, nella
quale i partiti annaspano, la magistratura per
fortuna non si fa intimidire e fa affiorare nuovi
scandali che coinvolgono addirittura un Ministro della Repubblica, la disoccupazione non diminuisce, i giovani sono disorientati e sfiduciati, il debito pubblico aumenta, i poteri pubblici
non sono in grado neppure di ripristinare i collegamenti ferroviari tra la Puglia, Napoli e Roma.
E’ necessaria una mobilitazione delle coscienze,
non si può lasciare ai centri sociali la protesta
controproducente che si è avuta in occasione del
25 aprile. Occorre rivalutare i valori della Resistenza e della Repubblica, come si sforza di fare
il Presidente della Repubblica, da ultimo con
l’importante discorso tenuto al Teatro alla Scala, salutato da una lunga e sentita ovazione.
Le trasmissioni televisive dovrebbero prediligere la ricostruzione della nostra storia che, invece, è relegata in seconda serata, anche dopo la
mezzanotte, com’è successo per Porta a Porta
andata in onda prima del 25 aprile. Ha affrontato un aspetto del passato trascurato della lotta
resistenziale, quello del contributo dei nostri
militari che l’8 settembre 1943 non si trovavano in Italia, ma erano impegnati nei vari fronti,
nonché l’alto significato che ha avuto per la
Resistenza il rifiuto di collaborare con la Repubblica Sociale di Mussolini da parte di ben
seicentomila internati nei lager nazisti; di essi
ottantamila perirono, non avendo resistito alla
fame, al freddo, agli stenti, senza notizie dei
propri cari, lontani dalla loro Patria. Alla trasmissione partecipava l’ineffabile Ministro della Difesa, La Russa, che per gran parte della
sua vita ha esaltato la Repubblica Sociale Italiana e i giovani che vi avevano aderito, che solo da quindici anni si è convertito, come d’altra
parte il Presidente Fini.
Scelta imposta anche dai Governi europei che
non accettavano il colloquio con gli eredi del
fascismo. Ebbene nella trasmissione di Porta a
Porta, La Russa ha offeso la memoria di seicentomila internati, esprimendo il dubbio che molti
di essi avessero preferito rimanere prigionieri
dei tedeschi piuttosto che tornare a combattere.
Con chi, con la Repubblica Sociale; contro chi,
contro il legittimo Governo Italiano che il 13
ottobre del 1943 dichiarò guerra alla Germania? Questo è il Ministro della Difesa che ci ha
regalato Berlusconi e che dovrebbe rappresentare le forze armate anche nella loro continuità
storica. Egli non ha saputo delle condizioni in
cui hanno vissuto i prigionieri: quando furono
liberati si muovevano con le mani a terra ed
erano ridotti a larve. Egli non ha avuto un padre
o un fratello che ha resistito agli stenti e ai maltrattamenti e non può comprendere l’orgoglio e
la speranza che esprime questo documento redatto il 16 aprile 1945, giorno della liberazione
del campo di Wietzendorf: “Siamo liberi! Le
sofferenze di diciannove mesi di un internamento peggiore di mille prigionie sono finite.
Abbiamo resistito nel nome del Re e della Patria. Siamo degni di ricostruire. Ufficiali, sottufficiali e soldati italiani! Ricordiamo i morti,
morti di stenti, ma fieri nelle facce sparute, sotto gli abiti a brandelli, con una Fede inchiodata alta come una bandiera. Salutiamo la Patria
che risorge, che noi dobbiamo far risorgere.
Viva il Re. Viva l’Italia. Viva le Forze Alleate”.
Il Ministro La Russa, durante la trasmissione,
ha anche voluto precisare che non si poteva
parlare di “partigiani con le stellette”, evidentemente ignorando che quei prigionieri erano dei
militari, ma che agli stessi fu riconosciuta la
qualifica di “Partigiano combattente”, che furono autorizzati a fregiarsi del Distintivo della
guerra di liberazione e di quello di volontario
della libertà.
Nel Convegno Nazionale del MEIC su Cattolicesimo italiano e riforme costituzionali, in
quella che forse fu la sua ultima relazione, Pietro Scoppola sostiene che “la Costituzione è
elemento costitutivo di una nuova identità nazionale e democratica (...). La Costituzione non
è un semplice compromesso fra partiti ma è la
risposta ad una domanda vitale del popolo che
usciva dalla tragedia della guerra”.
Anche l’Amministrazione comunale dovrebbe
contribuire a tenere vivi questi valori e non può
ridurre la rievocazione della Liberazione ad un
incontro di poche centinaia di studenti.
Veduta della zona degli orti. Di Vincenzo Palmisano servizio sul Convegno a pag. 4
(Foto: G. Ciola)
La Sindone:
“Uno specchio del Vangelo”
di Domenico Melpignano
al 10 aprile scorso fino al 23 maggio prossimo milioni di pellegrini sfileranno dinanzi alla Sindone, a
quel “Lenzuolo” nel quale si coglie il dolore della Croce. Ogni qualvolta si tiene l’ostensione del Lino la Sindone fa parlare sempre di sé. E’ una straordinaria e
preziosa reliquia che suscita grandissimo interesse
tra i fedeli e occupa molti spazi sui media di tutto il
mondo. E’ il telo che secondo la tradizione avrebbe
avvolto il corpo di Cristo nel sepolcro.
L’arcivescovo di Torino il Cardinale Severino Poletto
ha asserito: “il richiamo forte
a contemplare nell’immagine il
dolore di ogni uomo, le sofferenze a cui spesso non sappiamo neppure dare un nome: per questo il motto dell’ostensione è racchiuso nella
frase: “passio Christi, passio
hominis”. Sempre il cardinale,
in riferimento all’immensa folla
che ha visitato la reliquia, ha
affermato: “davanti alle piaghe
dell’ Innocente immagine di
una umanità in cerca di
conforto e di speranza, tutti
apriamo il cuore dinanzi alla
Sindone”. Anche la carità reciproca tra i fratelli “vuol essere
anche il messaggio della presente ostensione”.
STORIA DEL LENZUOLO
Le prime notizie della Sindone
risalgono al 1353. Prima di tale data si ipotizza che, dopo
essere stata conservata dalla
primitiva comunità cristiana,
intorno al IV secolo fu portata nella città di Edessa e
denominata “mandylion”. Nel 944 i Bizantini la trasferirono a Costantinopoli, ove fu custodita fino al
1204. Tra il 1204 e il 1353 non sappiamo nulla di
preciso, fino a quando il Sacro Lino viene ritrovato a
Lirey in Francia. Il cavaliere Goffredo di Charny annunciò di essere in possesso del telo. Nel 1457 Margherita di Charny discendente di Goffredo vendette
la Sindone ai duchi di Savoia, che la portarono a
Chambéry loro capitale. Nel 1506 Papa Giulio II autorizzò il culto della Sindone. Ma solo pochi anni dopo, il 4 dicembre 1532 la Sindone fu danneggiata da
un incendio che la bruciò in alcuni punti. Tra il 15
D
aprile e il 2 maggio dell’anno successivo le suore clarisse di Chambéry la ripararono applicando alcune
toppe e cucendola su di un telo di sostegno. Nel
1578 il duca Emanuele Filiberto, che aveva trasferito
a Torino, la capitale del ducato, vi trasferì anche la
Sindone. Nel 1898 il lenzuolo venne fotografato per
la prima volta e si scopri che l’immagine dell’Uomo
della Sindone è un negativo. Nel 1983 Umberto II di
Savoia ultimo re d’ Italia, morendo lasciava la Sindone in eredità al Papa, che ne delegò la custodia all’arcivescovo di Torino.
Nel 1988 la Sindone venne
sottoposto all’esame del Carbonio 14 per tentare di stabilire una datazione con criteri
scientifici. Il risultato fu che il
lenzuolo è stato ritenuto di
epoca medievale (1260 1390), ma diversi sindonologi
ne contestarono l’attendibilità. Nella notte tra 11 ed 12
aprile 1997 la Sindone venne
minacciata da un incendio
che devastò la Cappella ove
era custodita. Nel 2003 la
Sindone è sottoposta ad un
intervento di restauro conservativo. Tra l’altro vengono rimosse le toppe e il telo di sostegno applicati dopo l’incendio del 1852.
PRINCIPALI TRACCE SUL
LINO
Anche coloro che si mostrano scettici circa l’identificazione dell’Uomo della Sindone, devono però, ammettere che il lenzuolo custodito
a Torino reca gli inequivocabili segni della crocifissione romana del I secolo d. C. “La vittima non era un
soldato romano, altrimenti non avrebbe subito questo
tipo di supplizio. Il corpo della vittima è devastato
dalle profonde lesioni provocate da un “flagellum romanum”. Vi si possono contare 120 frustate. I rivoli di
sangue che bagnano tutto il capo e la fronte dell’Uomo della Sindone, con la diversa morfologia del sangue venoso e arterioso, sono chiari segni di una coronazione di spine, cosa singolare ed al di fuori della
normale procedura.
(Continua a pag. 8)
2
CITTà
Maggio
2010
LA PISCINA COMUNALE di Ferdinando Sallustio
è svolta il 10 aprile la cerimonia di posa della prima pietra della nuova Piscina Comunale con l’annesso centro commerciale che sorgerà nella zona 167 nei pressi dell’edificio di Santa Maria Madre della Chiesa.
La prima pietra è stata posata alla presenza del Sindaco di Ostuni, Domenico Tanzarella, del presidente provinciale del Coni, Nicola Cainazzo e dell’amministratore unico della ICOS Sporting Club, Marco
Macchitella. Sarà proprio la Icos di Lecce a realizzare e gestire, con lo strumento del Project Financing, la piscina comunale e l’annesso commerciale che sorgeranno nella Zona 167. I lavori dureranno
circa 15 mesi.
Il Comune ha concesso alla ditta salentina il diritto di superficie su circa 20 mila metri quadri per 45 anni. La Icos potrà gestire direttamente la struttura o cederla a terzi.
Il Comune avrà diritto ad un monte ore da destinare alle associazioni di volontariato, alle scuole o a varie iniziative. Per i primi 15 anni l’ente comunale verserà nelle casse della Icos un contributo pari a 60
mila euro annuali. Il costo, tutto a carico del privato, è di circa 3 milioni di euro.
“L’obiettivo” spiega il Sindaco Tanzarella “è quello di riqualificare la zona 167 attraverso la creazione di
impianti e servizi per il tempo libero. Siamo ormai in una fase importante dei lavori della piscina e che
daranno alla città, attraverso una procedura nuova, la possibilità di avere una nuova struttura”.
L’area sulla quale sarà realizzata l’opera ha una estensione di circa 21 mila metri quadri. Il progetto
consiste nella creazione di un centro, tale da costituire una struttura polivalente per la pratica dello
sport, attività ludiche, al servizio di utenza urbana ed extraurbana. Il complesso sarà costituito da una
piscina coperta climatizzata, completa dei servizi necessari alla pratica agonistica con tribune, spogliatoi ed impianti annessi; uno spazio da destinare all’attività ricreativa e di relax quale la zona Bar-Caffetteria e il Centro benessere per la riabilitazione motoria ed il benessere fisico, con un annesso centro
commerciale di 1600 metri quadrati.
EMERGENZA
EDUCATIVA
A LIVELLO SOCIO-POLITICO
Si
Proclamato il Presidente della Regione
I Consiglieri regionali saranno settanta
iovedì 29 aprile, l’Ufficio Elettorale Centrale della Corte d’Appello di Bari si è pronunciato in ordine al numero dei Consiglieri della Puglia. Ha affermato che i consiglieri saranno settanta e non settantotto, come era stato calcolato in precedenza e come noi stessi avevamo pubblicato
sul numero di aprile.
La questione era sorta in quanto lo Statuto regionale parla
di settanta consiglieri oltre il Presidente eletto, mentre la
Legge elettorale faceva riferimento all’applicazione della
Legge in vigore per i Comuni che prevede un premio di
maggioranza o meglio di governabilità che consenta alle liste collegate col Presidente eletto di avere almeno il 60%
dei seggi.
Come si è detto la Corte di Appello è di diverso avviso, per cui si accinge a proclamare settanta consiglieri.
Intanto il Presidente Nichi Vendola ha nominato la nuova Giunta Regionale che risulta costituita da
sette uomini e sette donne, con vice Presidente l’avv. Loredana Capone già Assessore nella Giunta
precedente ed esponente di spicco del PD leccese.
S.C.
G
Dalla pagina 1
LA SINDONE.....
Il condannato all’esecuzione della crocifissione,
mostra di aver trasportato il legno della croce e di
essere caduto. Evidenti sono la ferita al ginocchio
sinistro, il segno di un colpo di bastone sulla guancia destra, la tumefazione ed escoriazione del naso, i gonfiori sul viso. I polsi e i piedi sono stati trafitti dai chiodi i piedi sono stati inchiodati insieme
sovrapposti, il sinistro sopra il destro, direttamente
contro la croce. Il lenzuolo non reca tracce di decomposizione”
All’inizio dell’ostensione sempre il cardinale di Torino Poletto ha affermato: “che la gente viene in
cerca di riposte dall’Uomo dei dolori”. Ha precisato
“che l’immagine sindonica non fonda la fede, che
è radicata sul Vangelo. Tuttavia contemplare quel
corpo segnato dalle piaghe descritte da chi vide la
Passione aiuta la riflessione e la preghiera, e quindi la fede… gli attacchi alla Chiesa non frenano i
pellegrini, che con sapienza cristiana sanno fra noi
c’è il male ma anche il bene. Cerchiamo Cristo
proprio perché siamo coscienti che il male c’è; per
questo abbiamo sete di Lui.
Domenica 2 maggio il Papa Benedetto XVI è stato
pellegrino tra i pellegrini in Torino. Nella sua intensa giornata dopo aver celebrato la messa nella
Cattedrale ha avuto un incontro con i giovani e
con i malati del (Cottolengo). Ma il momento più
intenso è stato durante la sosta davanti alla Sindone, segno dell’amore che giunge “ nel buio estremo della solitudine umana”, ma insieme “sorgente
che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla,
possiamo ascoltarla nel silenzio del Sabato Santo”. Il Pontefice ha invitato la comunità dei credenti
ad essere sempre parte attiva nella comunità dei
credenti. Davanti “ a quel Lenzuolo”, che ci parla
di quel “ tempo – sia il tempo in cui “ Gesù Cristo
è sceso agli inferi “ mostrandoci il mistero del Sabato Santo. Dopo 5 lunghissimi minuti trascorsi in
preghiera silenziosa davanti alla Sindone, ha continuato: “ciò che della morte ci fa paura è proprio
questo come da bambini abbiamo paura di stare
da soli nel buio è solo la presenza di una persona
che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo – ha aggiunto – è accaduto nel Sabato Santo:
nel Regno della morte è risuonata la voce di Dio
dopo le due guerre mondiali, i lager, i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca, infatti, è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo:
l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro
che si interrogano sulla vita, in modo particolare
interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che
fare con questa oscurità”. La Sindone si comporta
come un documento fotografico, dotato di un “positivo” e di un “negativo” . Il mistero più oscuro della fede è il segno più luminoso di una speranza
che non ha confini”.
L’AUTENTICITA’: E’ VERA?
“La Sindone di Torino è autentica”? E’ vera o falsa? Tutti coloro che si sono interessanti della Sindone: scienziati, storici, chimici, fisici, o medici legali, scettici o credenti, conoscitori profondi od
orecchianti, si pongono questa domanda. Chiaramente chi non accetta l’autenticità entra quasi autonomamente nella schiera di coloro che la considerano “falsa”. Anche tantissimi atei la giudicano
un falso solo per il fatto di essere tali. Dal 1898 il
Telo fu oggetto di culto. Circa l’autenticità della
Sindone, dopo l’esame del Carbonio 14 ci piace
riportare quanto ribadì il cardinale Anastasio Ballestrero nel presentare i risultati del carbonio: “ e’
un’ icona. L’autenticità ( ossia la grande probabilità
che il Telo sia quello che avvolse il Cristo non può
che rafforzare la fede, dare a quell’immagine una
forza irresistibile, rendendola la prima e la più sublime di tutte le icone”. Aggiungeva il Cardinale :
“sappiamo tutti che le immagini dal punto di vista
religioso hanno un grandissimo valore ed efficacia.
Ma nella stragrande maggioranza sono soltanto
opera di uomini”. Nel caso di non autenticità “ rimarrebbe una grandissima immagine, fatta da uomini, espressione di fede e sussidio per la pietà e
la fede del popolo cristiano. L’insigne biblista Giuseppe Ghiberti commenta: “in una foto (a me cara
per l’immagine e magari per chi me l’ha data) non
c’è la persona morta. Così pure nella Sindone, per
questo motivo la promozione di un movimento devozionale non si lascia condizionare e non rimane
in attesa dei referti scientifici, anche se nutre verso
di essi grande interesse”.
Uno dei “Padri” della Sindonologia, il chirurgo francese Pierre Barbet, le cui ricerche ed osservazioni
fondamentali vengono spesso citate, ha notato:
“cominciai con un certo scetticismo ad esaminare
la immagine esistenti sulla Sindone, ed ero del tutto pronto a negarne l’autenticità , se non concordavano con la verità anatomica, i fatti viceversa
sono andati via via raggruppandosi in un fascio di
prove sempre più convincenti. Non solo la spiegazione delle immagine era così naturale e semplice
che le proclamava genuine ma se dapprima risultavano anomali, la sperimentazione dimostrava
quali erano effettivamente. Così l’anatomia recava
la testimonianza della loro autenticità in piena concordanza con i testi dei Vangeli”.
DOMENICO MELPIGNANO
di Sandro Massari
cattolici italiani oggi accusano
una grande debolezza a livello
socio-politico. Anche per loro l’istintiva emotività e la scarsa attitudine al discernimento ( colpa
della televisione così come oggi
è praticata, ma anche delle
agenzie educative come la famiglia, la scuola, l’associazionismo e le comunità di chiesa )
rendono difficili le intese e generano divisioni, conflittualità. Timori, paure che portano all’egoistico ritiro nel proprio particolare
e all’abbandono della politica ai
politicanti.
Nell’ambito sociale, anche se il
cuore di molti cattolici rimane
sensibile ai tanti bisogni di carità
e di assistenza che incalzano nel nostro tempo,
difetta la pratica consapevole e più impegnativa
della giustizia, senza la quale la carità da sola
non risolve i problemi, ma, a volte, li aggrava.
Se guardiamo all’ambito politico, risulta evidente
la distanza inquietante tra la presenza capillare di
gruppi, associazioni, movimenti che c’è nell’ambito ecclesiale e la debole presenza dei cattolici
nell’agone politico. Pare di assistere al ritorno
del tempo del non expedit e dell’Opera dei Congressi, quando ai cattolici dal Vaticano era impedito di partecipare alle elezioni politiche. Un ritorno inedito e a ruoli invertiti. Pare così di ignorare
che, dopo quel tempo di aspri contrasti tra il Vaticano e il nuovo Regno d’Italia, c’è stata la Conciliazione e c’è stato il Concilio Vaticano II, che ha
responsabilizzato i fedeli laici nel loro doveroso e
autonomo agire politico.
L’odierna debolezza dei cattolici italiani sul piano
politico dipende dal fatto che a loro manca un
pensiero forte e consapevole che orienti il loro
agire sociale e politico. Pensiero forte per il bene
comune dell’Italia che essi hanno avuto nell’immediato ultimo dopoguerra, quando sono stati
determinanti nell’assicurare al nostro Paese distrutto dalla guerra e dilacerato dalle ideologie,
insieme alla ricostruzione materiale, l’avvio della
vita democratica e la Carta Costituzionale, che
oggi , oltre alla dimenticanza corre il rischio del
suo stravolgimento.
A questo punto della nostra riflessione si pone la
seguente domanda, alla quale occorre dare una
risposta chiara e convincente:
“In questa fase confusa e fortemente critica della
storia del nostro paese, mentre, tra oblio e polemiche, ci accingiamo a celebrare l’Unità d’Italia,
come fare e che cosa fare per ridare vigore al
pensiero politico cristiano, che rischia di uscire
dal giro delle proposte avanzate nel vuoto chiacchiericcio della politica italiana?”.
Avvertiamo in questa complessa e fondamentale
domanda tutta quell’emergenza educativa a livel-
I
lo socio-politico, che è il tema di
questa nostra riflessione
La risposta convincente al “come
fare” della domanda è venuta in
un convegno che recentemente
si è tenuto in Ostuni sul tema
“”Costruire la famiglia”.Il relatore
prof. Ferdinando Montuschi, docente di sociologia speciale nell’Università Roma Tre, alle tante
domande postegli dagli intervenuti sui rischi che oggi corre la
famiglia, nucleo fondamentale
della società, ha anzitutto invitato
tutti a ragionare e a non lasciarsi
prendere delle emozioni, dai timori e dalle paure e po a “pensare in grande, in positivo”. Pensare a come può trasformarsi in
un progetto di vita a due l’incontro tra un uomo e
una donna, incontro “pur carico di emozione e di
mistero”.
E’ questo stesso invito a pensare in positivo e a
superare le paure e lo sconforto, che vale anche
per la vita sociale in generale e per la vita politica. Pensiamo al grande nostro patrimonio della
Dottrina sociale della Chiesa e della secolare
Storia del Movimento cattolico. Che cosa è rimasto ancora di quella dottrina nel “vissuto pubblico” cattolico? Che cosa è rimasto, al di là delle
proclamazioni retoriche, dei progetti, delle istanze, dei programmi del secolare Movimento cattolico? Come accennavo prima, quel pensiero,
maturato nel Movimento cattolico ad opera di uomini come Sturzo, De Gasperi, Moro, per i cattolici delle nuove generazioni non conta più sul terreno della politica. Eppure si tratta di un pensiero
attualissimo, l’unico pensiero politicamente valido
dopo la scomparsa delle ideologie, perché tutto
concentrato in quell’intuizione personalistica che
è la meta verso cui, fra mille contraddizioni, proclamano di muoversi l’uno e l’altro polo.
Il processo che ha portato a rendere debole la
presenza dei cattolici a livello politico è un processo in cui tutti siamo coinvolti e tutti dobbiamo
sentirci responsabili nell’affrontare insieme la fatica dell’analisi e nel prendere le iniziative per avviare insieme, gradualmente ma concretamente,
un servizio permanente di informazione e di formazione a livello socio-politico. Quanti di noi sono impegnati nell’ambito ecclesiale e/o civile non
possono rassegnarsi all’impotenza .e lasciar fare
tutto ai politicanti che oggi governano.
Ne vanno la preparazione della nuova classe dirigente e il destino civile e culturale del Paese. E’
la stessa “carità politica” ad obbligarci in coscienza ad offrire con amore le risposte storiche dell’oggi e del qui in Ostuni, alla libertà e alla democrazia del nostro Paese, che si appresta a celebrare la sua Unità.
Essere donne nel mondo
di Mariella Calabrese
festa della donna è stata l’occasione per riflettere sul suo ruolo nei diversi posti del
mondo. Essere donna.. in the world è stato il tema
dell’incontro- dibattito svoltosi l’8 marzo nel Salone
Comunale ed organizzato dall’associazione di Volontariato onlus “Egerthe” in collaborazione con
l’associazione “Friends forwards”.
L’associazione Egerthe opera nel sociale presso il
convento dei Frati Minori “Sacro Cuore” di Ostuni e
si occupa soprattutto di dare accoglienza ad immigrati.
L’associazione Friends forwards ha lo scopo di
creare fraternità, pace, amicizia oltre le divisioni di
sesso, razza e appartenenza culturale. E’ appena
nata ed ha sede in Ostuni.
Lo scopo di quest’incontro è stato quello di condividere storie di donne con vite differenti per comprendere e far conoscere altre realtà.
Erano presenti numerose donne di vari Paesi: francesi, spagnole, africane, arabe, italiane, inglesi,
russe ecc.
La
C’è stato uno scambio bellissimo, vivo, pieno di
sfumature lontane rispetto a ciò che noi donne viviamo in Italia. Alcune donne hanno raccontato
pezzi della propria vita nei loro Paesi di origine
del sud del mondo, paesi nei quali le condizioni della donna sono assai lontane dalla nostra cultura.
Donne molto limitate a esprimere se stesse in molti
campi: nella famiglia, nel sociale, nei rapporti personali e che hanno trovato sostegno e accoglienza
in queste associazioni. Donne per le quali anche
apporre una firma su un documento pubblico rappresenta una conquista.
Hanno parlato, poi, anche donne italiane, che hanno dato l’esperienza del proprio lavoro nel campo
sociale con immigrati sottolineando la delicatezza di
questo compito per i risvolti umani e familiari che
comporta.
Al termine dell’incontro, è stato offerta un pasto fraterno ai partecipanti, per il quale ognuna delle partecipanti ha presentato ed offerto un piatto tipico del
proprio paese d’origine.
3
Terza Pagina
Maggio
2010
Conservazione e recupero
Quali funzioni d’uso nel Centro storico di Ostuni?
recenti lettere dell’architetto Luigi Tanzarella,
pubblicate sul Quotidiano (4 aprile) e sulla
Gazzetta del Mezzogiorno (6 aprile), denunciano la
scarsa sensibilità tecnico-estetica con la quale
spesso sono compiuti nel centro storico di Ostuni
interventi puntuali ma molto invasivi sugli edifici, mal
coniugando le esigenze della conservazione con
quelle del recupero funzionale dei beni culturali.
Tale considerazione è pienamente condivisa dalla
sottoscritta, che reputa doveroso e non più procrastinabile esprimere un giudizio di valore sull’argomento in oggetto. La speranza è che tali riflessioni
possano aiutare committenti pubblici e privati a
maturare un diverso atteggiamento nei confronti
delle questioni legate alla salvaguardia delle preesistenze.
Già tempo addietro chi scrive ha manifestato perplessità in merito a scelte architettonico-urbanistiche compiute in Ostuni sulle preesistenze, carenti
di una vera programmazione votata alla ‘Conservazione Integrata’. Ci si chiede per quale motivo non
si tenti di risolvere pur importanti problemi tecnicoimpiantistici, senza menomare l’aspetto storico e
quello estetico dei nuclei più antichi della città.
Ma cosa si deve intendere per città storica? È doveroso compiere alcuni chiarimenti lessicali, al fine
di meglio perimetrare le aree in cui sarebbe auspicabile l’avvio di attività tecnico-urbanistiche rispettose dell’antico, anche alla luce di opportune linee
guida di ‘restauro critico-conservativo’. Per centro
storico di una città la letteratura scientifica non
identifica soltanto la parte più antica (greco-romana, medievale, cinquecentesca ecc.), ma il tessuto
urbano cresciuto nei secoli fino alla prima metà del
Novecento, intorno ai nuclei antropizzati originari.
La provincia di Brindisi annovera la presenza di
centri urbani storicamente cresciuti intorno ad un
nucleo più antico chiamato ‘terra’, abbarbicato su
dolci alture (si pensi ai rioni ‘terra’ di Ostuni e di
Carovigno), oppure perimetrato da situazioni geografiche e urbane particolari (le anse di ponente e
occidente in Brindisi, i borghi murati di Fasano e
Cisternino). Nel caso specifico della città di Ostuni,
il suo centro storico non coincide e non si esaurisce materialmente con il colle ospitante il rione
medievale. Verso occidente esso si espande anche al di là del borgo fortificato, interessando i rioni
sorti a cavallo fra il XVII e il XIX secolo, per spingersi oltre l’attuale villa comunale e raggiungere la
chiesa dei Cappuccini, estrema struttura ecclesiastica di Età Moderna posta extra moenia. Verso
oriente esso si dilata a valle, abbracciando tutta la
fascia detta ‘gli orti’, terrazzati e perimetrati da una
cerchia muraria messapica, contenente molteplici
testimonianze materiali di epoca medievale e quattrocentesca. Molto bene negli anni più recenti gli
studiosi Enza Aurisicchio, Donato Coppola e Luigi
Greco hanno approfondito tali temi con ricerche
storiche e d’archivio, dimostrando quanto preziose
fossero tali testimonianze materiali aventi valore di
civiltà; è a questi studi che si rimanda per ulteriori
approfondimenti.
Poste queste premesse, ogni intervento di restauro operato in questo tessuto urbano dovrebbe essere compiuto mediante una progettazione sensibile, ponderata e non arbitraria. La teoria del restauro brandiano c’insegna che ogni azione protesa alla conservazione del bene culturale passa attraverso il riconoscimento dell’opera d’arte in
quanto tale, caricata delle sue istanze storiche ed
estetiche. Pertanto, fino a quando la collettività
non riconoscerà questi valori nei monumenti, sarà
molto difficile garantirne la tutela, perché prevarranno interessi di altra natura.
Ai fini pratici, mutilare la materia di ogni nostro monumento, urbano o rurale, isolato o caratterizzante
il tessuto edilizio di base, in aree ad elevato valore
storico-paesaggistico, è operazione da evitare per
quanto possibile. La pietra di cui sono composti i
nostri edifici non deve essere sopravvalutata solo
per rivenderla agli stranieri e maltrattata quando
vogliamo cancellarne le tracce, in favore della costruzione di nuovi palazzi condominiali o di lottizzazioni. Anche la ‘Storia’ non deve essere chiamata in causa solo per incrementare il valore economico di un bene culturale, per poi essere considerata “disciplina accademica” d’intralcio allorquando, in nome del valore dell’antico, s’invoca la cura
e il rispetto per il bene stesso. Così operando, il
soggetto promotore di tale attività, danneggia inconsapevolmente se stesso e sminuisce il valore
del suo bene.
Ad esempio, dagli anni Cinquanta al Duemila moltissime ‘architetture a trullo’ sono state impropriamente abbattute e sostituite da ‘strutture edilizie’ in
stile moderno. I muretti a secco, armoniosamente
inseriti nei contesti rurali nostrani hanno lasciato
spazio ai più esili e inconsistenti muretti ad una
fetta in tufo (nei casi migliori) o in calcestruzzo sor-
Le
montato da rete metallica (orripilante esito formale
e inefficace sistema di contenimento delle terrazze
di terra). Simili operazioni hanno prodotto pessimi
esiti formali, a cui si è aggiunta l’inefficacia funzionale dell’elemento sostituito, oltre che la perdita irreversibile di opere d’arte. Oggi si registrano comportamenti di apparente controtendenza, spesso
volti alla pseudo-tutela delle architetture storiche,
quando funzionale all’incremento del prezzo di
mercato perfino di cumuli di pietra appartenenti a
presunti trulli-lamie. Nella sostanza, però, poco è
cambiato nei metodi e nelle pratiche adottate per
restaurare.
Il tema del recupero di beni immobili nei centri storici, al fine della loro conservazione, manifesta caratteri molto complessi, soprattutto quando le ragioni della conservazione mal si coniugano con
quelle del rispettivo recupero delle funzioni d’uso.
Ma quali funzioni promuovere nei centri storici?
L’episodio denunciato dall’arch. Tanzarella non è
né il primo, né isolato. Un antico edificio, già convento modificato nei secoli XVIII-XIX, ospiterà a
breve una pescheria-friggitoria; molteplici risultano
purtroppo gli esempi d’interventi inappropriati, di
cattivo gusto estetico, appariscenti e invasivi come
l’insegna che la Polizia ha collocato sul cantonale
di palazzo Cannone in Corso Emanuele.
Viene da chiedersi se era del tutto indispensabile
ubicare una scritta così vistosa su un palazzo storico, lungo una delle vie più panoramiche della
‘bianca regina degli ulivi’. Non ci si rende conto
che così facendo, tra qualche anno avremo deturpato irreversibilmente l’immagine genuina e tersa
di Ostuni e che consegneremo ai nostri figli un
paese sfregiato anche da un invasivo inquinamento di natura visiva, abbruttendo quell’immagine che
ha garantito il grande sviluppo economico-turistico
locale. Questo accade spesso a causa di una diffusa prassi, protesa alla difesa del diritto di proprietà privata in formula esclusiva (del tipo: “a casa
mia comando io”) e ignara delle esigenze che un
bene culturale reclama, in occasione di delicate
opere di recupero. Questo atteggiamento produce
a sua volta progettazioni superficiali, poco o per
nulla specialistiche, interventi tecnici che trattano
con presunzione e con prepotenza la materia di
cui si compone l’antico, esteticamente criticabili e
storicamente lesivi del dato culturale.
Cosa fare per migliorare? Chi scrive lancia alcuni
suggerimenti. Partendo dal presupposto che la
‘memoria’ ha un suo profondo valore etico, ogni
azione distruttiva compiuta sulla preesistenza antica è eticamente scorretta oltre che irreversibile.
Perdere la materia originaria di cui si compone il
monumento vuol dire perdere la memoria storica
del bene stesso. Viceversa, salvaguardare l’immagine di un bene culturale vuol dire tutelare la sua
materia e la sua forma, per mezzo di un vincolo
che non soltanto non priva il proprietario di qualcosa, ma carica la proprietà privata di un valore aggiunto superiore. A sua volta, tutelare un intero
centro storico vuol dire ricercare il recupero di
quelle sue funzioni d’uso che meglio possano convivere con le esigenze della conservazione del bene medesimo, al fine della sua trasmissione alle
future generazioni.
Per raggiungere tale obiettivo bisogna che ciascun
cittadino compia una personale presa di coscienza
del valore irripetibile dell’antico. Se questo non accadrà, dovremo rassegnarci a consegnare ai nostri
figli una Ostuni differente da quella che i nostri
nonni ci hanno lasciato, facendoci tutti carico, indiscriminatamente, di essere la causa di tale cattiva
eredità.
ARCH. ILARIA PECORARO
Università ‘Sapienza’ - Roma
Specialista in Restauro dei monumenti
e del paesaggio
9ª puntata
LA FAMIGLIA MARESCA di Dino Ciccarese
iosuè nel 1885 decide di aggiungere al “notevole fabbricato di 60 palmi di quadro” costruito nella masseria Aia Grande dallo zio Luciano,
un “casino al secondo piano nobile, rivestito di
cornici di coronamento su finestre e balconi e realizzato dal muratore Francesco Ciraci su progetto
dell’ingegnere Giuseppe Tanzarella”. Nello stesso
anno acquista dalla zia Clementina “vari fabbricati
più il fondo olivato di 2 piantate, denominato Acquaro o San Leonardo. Nel 1886 acquista dal padre Giovanni il “mandorleto di tomola 20 e 3 stoppelle cinto da muro a secco, con 152 alberi di ulivo, 1172 mandorli e 3 carrube in contrada Montalbano, confinante con la masseria Aia Grande e la
strada provinciale Ostuni - Fasano”. Questi acquisti si stipulano formalmente per atto pubblico, “per
evitare la tassa di successione più altre spese di
strumento e registro”. Ancora Giosuè, nel 1889
compra per Lire 4.000 dai coniugi Rosa Zizzi e
Sebastiano Pinto (alias sottile), “un fondo ottimo e
fruttuoso con 111 alberi di ulivo, vicino al fabbricato della masseria”. Tutti i rogiti sono curati dal notaio Paolo Specchia.
Dei nove figli di Giovanni e Lauretta Sansone, il
primo a sposarsi è Eugenio; dell’evento riportiamo
testualmente il commosso ed orgoglioso ricordo
del padre. “Il 10 giugno 1889, di lunedì, si è sposato pel primo, il mio caro figlio Eugenio dopo
aver preso la laurea di dottore in medicina in Napoli, dove fù a studiare e si sposò alla signorina
Gisella Palumbo del cavaliere avvocato Orazio e
Dolorice Sansone, sorella della fu mia moglie
Laura e perciò cugini di madre. Si è ottenuta dispensa da Roma, dopo aver pagato in penitenza
lire 350, che si sono graziosamente sborsate dal
comune nonno don Gaetano Sansone. E’ stato invitato come compare dell’anello mio figlio Giosuè,
fratello dello sposo. La funzione religiosa è stata
solennizzata in Trani nel palazzo di don Orazio,
alle ore 11 antimeridiane e alle 2 pomeridiane, gli
sposi col compare si sono messi in ferrovia recandosi qui ad Ostuni, ove a questa stazione mi sono
G
portato io con la carrozza di famiglia, insieme ai
miei cognati Raffaele Sansone e Isabella Carmignani, Nicola Sansone e Rosina Tadeo con le rispettive carrozze. Allo scendere dal treno mi sono
portato allo sportello ed ho preso al braccio la
sposa e l’ho condotta alla mia carrozza, ove ho
preso posto con lei e la signora Isabella Carmignani, gli altri nelle altre vetture e direttamente
abbiamo mosso verso il paese, prendendo la via
di sotto dei Paolotti, recandoci per dritto alla masseria Grottone, da me donata allo sposo, dove
tutto era preparato a riceverli, e dopo i soliti complimenti ciascuno è ritornato in paese, lasciando
soli gli sposi, che in sito solitario ed incantevole in
quel simpatico e modesto casino da me fatto costruire, han passato la luna di miele”.
La donazione della masseria Grottone, è ratificata
nella casa di Giovanni al vico Maresca dal notaio
Paolo Specchia il 21 marzo. “Il signor Giovanni
Maresca, conchiuso il matrimonio tra suo figlio
Eugenio con Gisella Palumbo per addimostrare il
suo affetto paterno e il pieno compiacimento per il
matrimonio, vuole procedere ad atti di liberalità
per mettere il figlio in grado di poter sostenere gli
oneri della nascente famiglia. Mercé il presente
atto dona irrevocabilmente tra vivi e a titolo di anticipata successione suo retaggio, come prelegato
ed anteparte la masseria Grottone, composta di
terreni olivati e sativi con casa rustica, casino di
villeggiatura, corti, vasi d’acqua ed altri membri e
accessori. E’ cinta da muri a secco e fornita dalle
seguenti scorte vive e morte: animali vaccini e pecorini del valore di Lire 1700, attrezzi rurali del valore di Lire 34, di ettolitri 11 e litri 20 di grano, di
ettolitri 8 e litri 40 di avena e una pagliera piena di
paglia. La masseria ha il valore di Lire 50.000
compreso le scorte”.
Tratteremo specificamente di Eugenio Maresca,
delle sue vicende politiche e dei suoi due viaggi in
America ed in Estremo Oriente, non certo usuali al
tempo, una volta completata la storia del casato.
CINEMA TRA OSTUNI, PARIGI,
PECHINO E COREA DEL NORD
uglia, ecco i cinema d’auIl cinfeorum dell’Università delle Tre Età
tore- Venti sale vincono il
condotto dal prof. Mario Pecere
bando di Apulia film Commission e Regione”.
Così recitavano il titolo e il sommario dei quotidiani che il 4 febbraio annunziavano l’inizio della
programmazione di film d’autore in 20 sale cinematografiche
delle 6 province pugliesi.
“Un progetto- informavano i
giornali- che mira a promuovere
e a diffondere la cultura del cinema come momento di svago
e aggregazione, anche di crescita, confronto e ap- Un aiuto prezioso all’approfondimento, oltre che
dagli interventi di Mario Pecere, appassionato ciprofondimento”.
Fra le venti di quell’elenco regionale, l’unica sala nefilo e conoscitore della grammatica e della sinesistente ad Ostuni, il Cinema Teatro Roma, non tassi cinematografica, è stato dato, anche quec’era, ma quello che il progetto si prefiggeva è st’anno, dal fascicolo elaborato e stampato dalla
esattamente ciò che già fa nella Città Bianca il ci- prof.ssa Nicoletta Petrachi, contenente le schede
guida per l’analisi tecnica dei film, le recensioni
neforum diretto dal preside Mario Pecere.
Inaugurato diversi anni addietro e diventato col apparse sui giornali, le opinioni del pubblico, le inpassare del tempo un fiore all’occhiello della Uni- terviste a registi e attori e un notevole corredo di
versità delle3 Età, il cineforum ostunese ha svolto fotografie.
la propria benemerita attività anche nell’anno ac- Un vero e proprio “libro di testo” che l’Unitre fornicademico 2009-10 e ha avuto come tema IL NUO- sce ai suoi appassionati di cinema di éssai.
Quest’anno il cineforum, come sempre riservato
VO CINEMA ITALIANO.
I film proiettati sono stati:”Si può fare” del regista agli iscritti alla Unitre, si è concluso con una felice
Giulio Manfredonia. “Fortapasc” di Marco Risi.- coincidenza: il ritorno fra noi della prof.ssa Luisella
“Diverso da chi” di Umberto Carteni.- “Due partite” Prudentino.
di Enzo Monteleone.- “Questione di cuore” di Studiosa di lingua e letteratura cinese e docente di
francese, la Prudentino vive tra Ostuni, Pechino e
Francesca Archibugi.
Queste opere, che nulla hanno a che vedere con i Parigi, dove tiene corsi sul cinema cinese. Su quecinepanettoni natalizi e similari, hanno svelato ai sto argomento ha già scritto in francese un volume
soci dell’Unitre i”mille volti della anomalia italiana” dal titolo Le Régard des ombres, uscito in tutte le licoinvolgendoli in una profonda riflessione sulle de- brerie di Francia, Svizzera, Belgio e Lussemburgo.
Nel 2009, la nostra sinologa è stata invitata a raprive del tempo presente.
La modalità di svolgimento del cineforum è stata presentare il cinema italiano al Festival Internazionale del Cinema nella capitale della Corea del
quella classica, già collaudata e consolidata.
Il preside Pecere fa una succosa presentazione Nord. E di questa sua straordinaria esperienza ha
della pellicola, alla fine della visione aggiunge voluto renderci partecipi accompagnandoci in un
qualcosa al preambolo, subito dopo si apre il di- viaggio virtuale dentro la realtà di quello che è l’ulbattito, chi vuole prende la parola, e commenta il timo bastione del comunismo nel mondo.
film. Ha così inizio il confronto tra i vari punti di vi- Con poche ma assai significative fotografie, alcune
delle quali scattate di nascosto, proiettate sullo
sta e l’approfondimento della storia narrata.
Si discute non solo dei contenuti, sforzandosi di schermo attraverso il computer, e con parole incisievitare moralismi e prevenzioni, ma anche di foto- ve e illuminanti, è riuscita in modo mirabile a squagrafia, di colonna sonora, di sceneggiatura, di dia- dernare sotto i nostri occhi alcuni degli aspetti più
loghi, di inquadrature, di montaggio, al fine di an- incredibili della vita dei coreani del Nord, sotto la ditdare oltre la superficie e di leggere l’opera nella tatura di Kim Jong II. E’ stato per tutti noi un dono.
VINCENZO PALMISANO
sua complessità.
“P
4
Cultura
Maggio
2010
C’erano una volta gli orti
di Vincenzo Palmisano
uella del 24 aprile 2010 è stata una giornata importante per Ostuni.
Alle ore 9 la prof.ssa Enza Rodio (responsabile regionale di Italia Nostra Onlus), il sindaco avv. Tanzarella, il dott. Giuseppe Santoro (assessore all’ambiente), il prof. Angelo Iaia (rappresentante di Slow
Food Piana degli Ulivi), il dott. Tommaso Giorgino
(componente Comitato per la salvaguardia e per la
valorizzazione degli Orti periurbani della Città Bianca), il prof. Raffaele Lafortezza (Università degli Studi di Bari), la dott.ssa Barbara Fucci (Osservatorio
del Paesaggio- Emilia romagna), il dott. Evaristo Petrocchi (Progetto “Orti Urbani”- Italia Nostra Onlus), il
dott. Michele Polignieri (Orti in Condotta- Slow Food)
e l’architetto Ilaria Pecoraro (Sezione Messapia Italia
Nostra Ostuni) in veste di moderatore, i rappresentanti degli studenti e dei professori del Liceo classico
e del Liceo scientifico di Ostuni si sono riuniti nell’auditorium della Biblioteca Comunale e hanno dato vita
a un convegno la cui straordinaria riuscita potrebbe
essere registrata come l’ultima tappa di un lunghissimo cammino verso la soluzione di un problema che
rischiava di incancrenirsi.
Il problema riguarda il destino degli antichi orti periurbani e la riqualificazione del paesaggio nel quale
sono inseriti.
Il sindaco Tanzarella e l’assessore Santoro hanno
affrontato l’argomento ricordando tutto ciò che l’Amministrazione comunale ha fatto e farà per salvare e
far rivivere tutta la zona extra moenia digradante verso la marina. L’agenda è piena zeppa di idee. Uno
dei progetti, per esempio, è la realizzazione di un
pozzo artesiano che serva per la irrigazione degli orti. Una priorità assoluta, sulla quale tutti sono d’accordo. Poi , l’interrogativo più pressante: chi coltiverà
“li ciardenere”(gli orti)?.
Il dott. Tommaso Giorgino (autore di una interessantissima tesi di laurea sul tema degli orti di Ostuni) ha
rimesso l’accento sull’importanza del loro recupero
ai fini dello sviluppo culturale, economico, turistico e
sociale del territorio.
Il prof. Lafortezza, suo maestro nella facoltà di
Scienze forestali e ambientali della Università di Bari, autorevole studioso delle biodiversità a livello
mondiale, ha affermato che il pezzo di territorio oggetto della giornata di studio è un habitat unico e come tale merita di essere tutelato e rivitalizzato. La riscoperta degli orti -ha aggiunto- tornata prepotentemente alla ribalta dopo l’iniziativa di Michelle Obama
alla Casa Bianca, non sarà di certo una moda effimera, ma potrà contribuire a un nuovo e diverso sviluppo del settore agroalimentare.
La dott.ssa Fucci ha portato al convegno le esperienze da tempo realizzate in Emilia Romagna, soffermandosi soprattutto sulle cooperative di pensionati che gestiscono gli orti dentro e fuori le loro città.
La voce di Roma di Italia Nostra si è fatta sentire attraverso l’intervento del responsabile nazionale del
progetto “Orti Urbani”,Evaristo Petrocchi, che è venuto ad Ostuni per sottolineare l’importanza di quello
che qui si vuole realizzare.
La prof.ssa Rodio ha auspicato che la sistemazione
degli orti giunga in porto quanto prima. Lavorando insieme, forze politiche e associazioni, il sogno può diventare realtà.
Ha chiuso la prima parte del convegno il dott. Polignieri, responsabile del progetto “Orti in Condotta” di
Slow Food con un intervento che si può così sintetizzare: chi mangia bene, in senso genuino e biologico,
pensa bene.
Alle ore 13,30, per passare dai saperi ai sapori, i
convegnisti si sono spostati nel ristorante Odissea
Q
UNIVERSITA’ DELLE TRE ETA’
UNITRE - OSTUNI
PROGRAMMA
Sede degli incontri: AUDITORIUM
BIBLIOTECA COMUNALE
• Venerdì 14 maggio - ore 18,00
Incontro culturale con Giuseppe DELEONIBUS,
Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio sul tema:
“EMERGENZE AMBIENTALI DEL TERRITORIO E FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE”.
(nella zona degli orti) e qui il prof. Iaia, fiduciario della Condotta Slow Food di Ostuni, ha presentato illustrato e commentato il ricco buffet della pausa pranzo, invitandoci subito dopo alla degustazione di prodotti tipici e di ortaggi freschi di stagione. Proprio
quelli che un tempo, partendo dai giardini della Città
Bianca, arrivavano anche sui mercati settimanali dei
paesi vicini.
Sapori dimenticati, esaltati da un generoso “Salento
rosso”della azienda vitivinicola Botrugno di Brindisi.
Alle 15,30, guidati dalla prof. Enza Aurisicchio (che
con le sue ricerche d’archivio continua a far conoscere agli ostunesi aspetti e momenti inediti della
storia di Ostuni) e dal prof. Francesco Chialà (che
nell’azienda dell’Istituto Agrario “Pantanelli”, affidata
alla sua direzione, ha dato l’avvio alla produzione di
miele e di olio degli ulivi secolari), abbiamo fatto una
bellissima passeggiata lungo il percorso storico-ambientale degli Orti periurbani. Scoprendo siti, scorci e
particolari che, pur vivendo in loco, molti di noi non
conoscevano. Eravamo quasi un centinaio.
Alle 17,30, altro spostamento.. Sempre a piedi siamo saliti alla Chiesa delle Monacelle, nel cuore del
centro storico, dove gli alunni di Enza Aurisicchio
hanno concluso la giornata accompagnandoci nella
visita alla mostra “I reperti archeologici del Capitolo
Cattedrale”. Prima di mettere la parola fine al racconto di questa giornata così intensa e coinvolgente,
voglio fare delle brevi annotazioni.
Dalle esperienze, dai progetti e dalle ipotesi a confronto è scaturita l’impressione, spero non solo mia,
che il momento di passare dalle parole ai fatti sia finalmente arrivato.
Se così è, sono convinto che tutta la zona degli orti,
compresi il giardino della Rosara, il santuario della
Madonna della Grata, il vecchio tabacchificio, la
Chiesa e il Convento dei Paolotti e il dedalo delle vie
che li collegano, una volta riqualificata, diventerà
un’altra carta vincente sul tavolo del turismo.
Ciò che, tra le altre cose, non dimenticheremo di
questo convegno è il video sulla storia e sul degrado
degli Orti ostunesi del bravo aspirante regista Pierpaolo Moro (maturando del liceo classico “Calamo”),
proiettato nel corso dei lavori. Le immagini, la colonna sonora e i testi sono così calzanti e incalzanti da
mettere a nudo una realtà che si vorrebbe tornasse
agli antichi splendori. Impagabili le interviste ai due
sopravvissuti ortolani condotte da Enza Aurisicchio e
dai suoi alunni.
Introduce il prof. Sandro MASSARI; interviene il
dr. Giuseppe SANTORO, Assessore comunale all’Ambiente.
• Venerdì 21 maggio - ore 18,00
Prof. Rosario IURLARO: “VITTORIO TANZARELLA POETA E LA CULTURA IN OSTUNI
NELLA SECONDA META’ DELL’OTTOCENTO”
• Venerdì 28 maggio - ore 18,00
Serata musicale - Concerto del pianista Iacopo
RAFFAELE
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Mercoledì 14 aprile 2010 nell’Università degli Studi di Siena, Facoltà di Medicina Interna e Scuola di
Specializzazione Geriatrica, si è brillantemente specializzata in Geriatria con 70 su 70 e lode la
Dott.ssa MARIACARMEN SANTORO
discutendo la tesi: «Declino cognitivo e stato infiammatorio Follow-Up a 12 mesi».
Relatore: Prof. Ranuccio NUTI
La nonna Maria Scatigna lieta partecipa e augura alla sua diletta nipote un avvenire radioso con l’auspicio che possa, nella sua carriera, alleviare le sofferenze e guarire gli anziani che si affideranno alle
sue cure, così come aveva sperato il suo caro nonno Benedetto.
L’ANTIARTISTA di Dino Ciccarese
eoricamente la riflessione è ineccepibile, ma
nella realtà, quante persone sono disposte ad
imbarcarsi in un così impervio cammino artistico di
ricerca e fattualità che, nella migliore delle ipotesi,
allunga i tempi della notorietà, della soddisfazione
economica e, soprattutto, della innovazione desiderata?
In tanti salterebbero su, risentiti, a contestare una
società poco permeabile, che va avanti per esclusione e che ha percorsi e scorciatoie esistenziali
presidiati da convenzioni e conformismi restii a farsi
da parte. E funzionali a tale scopo risultano le varie
lobby accademiche, corporative e di regime; vere e
proprie caste paludate e nepotiste, con patenti di
ingresso e tirocini di apprendistato tanto limitanti,
da oscurare la strettoia delle forche caudine. Collateralmente, imperversano opinionisti e pennivendoli
tuttologi, manieristi e venditori di fumo, con licenza
di condannare alla quarantena culturale, artisti e intellettuali pur talentuosi, ma rei di non intrupparsi e
di volersi esprimere in consapevole, rischiosa autonomia. In questo stato di cose, sono ammesse ventate di novità in campo artistico, ma solo per chi è
nel giro e previo rilascio dei protocollari permessi.
Non sono consentite invece digressioni, per chi è
fuori gioco e privo di padrini mallevadori, pur potendo documentare sicura creatività e buoni studi. In
alcune circostanze, solo la trasgressione spinta di
singoli o di avanguardie agguerrite è riuscita, senza
autorizzazioni, ad aprire varchi anche consistenti in
sistemi ripiegati su se stessi. Se tutto ciò è vero,
perché allora non puntare sulla trasgressione culturale e comportamentale, che sembra pagare meglio
e prima, più che promuovere l’idealista avventura di
un artista al servizio dell’utilità comune, che combatte il sistema dall’interno senza audacie e provocazioni estreme ed educa laboriosamente gli altri a
fare altrettanto?
Proprio la rilevanza delle osservazioni emerse, va a
favore di questa tipologia alternativa di artista, che
respingendo brutali contrapposizioni, ma anche appiattimenti mercantili, ideologici, strumentali e accademico-salottieri, si recupera aleatoriamente alla
qualità piena della superiore funzione estetica e pedagogica della sua arte. Artista che facendo affidamento sulla genuinità del suo impegno, respinge la
messianica auto-investitura del contestatore ad oltranza di ordine e regole e dà voce ai piccoli e
grandi accadimenti del presente. Non subisce l’assillo di rinnegare il passato, ma lo rivisita criticamente denunciandone gli aspetti superati ed instaurando con esso una dialettica forte e rispettosa,
nella prospettiva dell’edificazione di un mondo nuovo, comprensibile e praticabile da tutti. Convinto
che non è utopia perdente aspirare a combattere
per la giustizia realizzabile, questo artista si riappropria gelosamente del suo perché di esistere. Lo
racconta espressivamente e ne fa un patrimonio
comunitario, offrendosi quale estensore sensibile di
un progetto esistenziale, che è esercizio di ragione
e strumento di confronto e persuasione civile. L’arte
non è mai attività astratta, entra nella realtà del
tempo e trasponendola sul piano estetico, la fa diventare occasione e valore aggiunto di sviluppo
collettivo. L’arte non rappresenta semplicemente il
bene, il vero ed anche il male nelle sue devastanti
T
manifestazioni, li interpreta e sussume, comunicandoli credibilmente agli altri, affinché li ricomprendano nella loro corretta essenza.
Rifiutando il riduzionismo collettivista e libertario,
l’artista va avanti con coraggio e, senza aggirare le
responsabilità, si oppone all’indifferentismo diffuso
della nostra amorfa società, che arriva a confliggere con la stessa razionalità umana. Ponendosi a difensore scomodo dell’uomo stravolto da prevaricazione, sofferenza, inganno e isolamento, sceglie la
disobbedienza della rivolta indignata contro il potere onnipotente, il tutto consentito, lo sgomitamento
sguaiato per un successo improbabile e compromissorio oltre misura. Gli artisti riformatori motivati
da sana ambizione, non scappano, non eludono,
non irridono, non prestano confidenza all’illiceità.
Danno superba prova di sé e scendono correttamente nell’agone del cambiamento, operando e
soffrendo per esso senza pedaggi e sconti di sorta.
Sì, quindi, al diritto della protesta civile attiva e all’impegno del servizio disinteressato, capaci di migliorare sé e gli altri. Un doppio deciso no alla rassegnazione, al silenzio, all’attendismo, ma anche
alla reazione smisurata di un artista in rotta con tutti, per l’autoinganno di porsi al centro di un universo
malato, con la presunzione esclusiva del suo io eccellente.
Non si tratta di legare le mani alla ricerca innovativa, ma di invitare a chiedersi onestamente, se un
artista possa da solo classificare la sua opera l’unica o la migliore possibile; se basti dichiararsi nuovo, diverso, non integrabile, rappresentativo, per
esserlo davvero; se alla contrapposizione frontale e
senza esclusione di colpi non sia preferibile farsi
orientare dalla tolleranza, dal riconoscimento della
propria ed altrui inadeguatezza, dalla bussola della
prudenza, che ci consente di non urtare la sensibilità degli altri, con parole e comportamenti non consoni all’ambiente, alle circostanze e all’idea virtuosa
della vita di relazione.
C’è, ci deve essere una “eticità” anche nella trasgressione, nell’andare controcorrente, nel non entrare nel coro e nell’operare da cane sciolto. E’ vero, senza alcuni trasgressori diverse usanze e convenzioni, pur superate magari e anche penalizzanti,
sarebbero state praticate a lungo per abitudine, imposizione, pudore, fatalismo, paura del futuro. Ma il
riconoscimento per questi personaggi “fuori serie”
non può genericamente estendersi a tanti sprovveduti stregoni dell’arte che, senza duro apprendimento, cavalcano disinvoltamente esteriorità, sperimentazioni avventate e rutilante spettacolarità, per
niente preoccupati dal contagio emulativo indotto,
in termini di caduta di senso, spaesamento, disincanto, sfiducia nell’uomo e nelle sue istituzioni rappresentative. Alle prevaricazioni del potere comunque costituito, non si può sostituire la prepotenza
facinorosa e assiomatica di prime donne altrettanto
categoriche e piene di sé.
Discontinuità, sciatteria, pattume e mistificazioni, si
sconfiggono forgiando un costume di vita fondato
sul rispetto culturale per l’autorevole normativa, sulla rivalutazione di ruoli e competenze, sul pedagogico primato dell’ascolto, sulla scommessa solidale
del patto etico-sociale, sulla propensione assoluta a
rispettare l’altrui libertà, almeno quanto la propria.
‘Nnanze a lla tènda
ettendo in ordine i libri, ho ritrovato “Tra la selva e lla marina” del prof. Domenico Colucci. Sfogliandolo ho riletto con gioia alcune poesie che ritraggono ora con brio e sottile ironia, ora con
profonda tristezza e malinconia personaggi e luoghi della vecchia Ostuni.
Mi sono soffermata con particolare emozione su “’Nnanze a lla tenda” pochi versi (quasi un sonetto)
ma così intensi e pieni di struggente malinconia da commuovermi fino alle lacrime,.
Anche perché in quel soldato abituato alle brutture della guerra, alla fame alla sporcizia, che, a sera,
quando si sono addormentati “li cumbagne” trova il momento d’incantarsi dinanzi al cielo stellato, di
farsi la croce e d’addormentarsi in pace con la sua anima, mi è sembrato di rivedere mio padre (classe 1910) sergente maggiore dell’esercito, richiamato alle armi poco prima che nascesse il terzo figlio
(novembre ’42).
Mia madre è rimasta sola con tre bambini, tanta tristezza e tanta povertà. Il pane della tessera, trasformato in pancotto, bastava a sfamare il più piccolo. Allora non c’erano latti artificiali e tanti altri prodotti (troppi) che ci sono oggi. Noi più grandicelli ci accontentavamo di tutto e non c’erano bambini
obesi. La guerra, perché la guerra? Perché si combatte ancora oggi e con armi più sofisticate?
L’uomo non ha imparato nulla?
PINA SCHIROSI CAGNAZZI
M
Quanne la notte scènne chjane chjane
e pasce porta sobba a cusse munne
me sènde nasce ‘m biètte affunne affunne
malangunia de tièmbe chjù lundane.
Da ‘n gièlu tremelèscene li stèdde
schiarite appéna appéna da la luna,
j’ li canosche tutte a iuna a iuna,
chjù li tremènde e chjù me parne bbèdde.
Ce sendemènde ‘nnanze a chèssa tènda
assise figna a tarde a stu pesulu,
soltanda quanne rèste sulu sulu
chess’ànema me sènde chjù cundènda.
Se sonde addermesciute li cumbagne,
la sendenèlla sola stè a lla ll’èrta
j’ pure me ‘ndertogghje la cuvèrta
me fazze po’ la crosce e m’appapagne.
Settembre 1943
DOMENICO COLUCCI
C M G N
5
Speciale
Maggio
2010
Gaetano Tanzarella e la Loggia della Libbia D’Oro
di Gianmichele Pavone
Gaetano Tanzarella è stata una della personalità più importanti nella storia non solo di Ostuni, ma dell’intero Salento. Sindaco della città, Deputato e Presidente del Consiglio Provinciale Terra d’Otranto,
operò con grande capacità amministrativa ed impegno civile. Appartenne alla Destra moderata e fu candidato al Parlamento nelle elezioni del 1897, contrapposto all’on. Francesco Trinchera che venne rieletto. Lo ricordiamo nel centenario della sua scomparsa avvenuta il 17 giugno 1910.
L’amministrazione comunale di Ostuni farebbe bene a dedicargli una lapide da collocare sull’abitazione
nel centro storico, oggi utilizzata dalla direzione del Museo e per mostre d’arte. L’immobile fu donato al
Comune dopo la scomparsa della figlia Maria Tanzarella Panese, figura importante della quale Lo Scudo
si è occupato qualche anno fa. La vita e l’opera di Gaetano Tanzarella furono illustrate dall’avv. Guglielmo Tamburini, a Lecce nel 1952, in occasione delle celebrazioni salentine, i cui atti furono a suo tempo
pubblicati.
la morte del nostro Gaetano, in particolare, la cartel1. L’UOMO E GLI STUDI
Il Cav. Dott. Gaetano Luigi Salvatore Maria Angelo la n. 428 del fondo manoscritti (BPLE, Fondo manoGabriele Tanzarella-Vitale nacque il 20.6.1840 da scritti, Cart. 428, carte sciolte non numerate) raccoGregorio e Caterina Vitale. Ricevette la prima edu- glie, in carte sciolte non numerate, i diplomi e le
cazione nel collegio dei Padri Teatini di Lecce e fre- onorificenze conferiti al Dott. Tanzarella-Vitale ed
altri documenti relativi alla sua
quentò l’università di Napoli, dove
famiglia.
si laureò in medicina e chirurgia
Tali documenti permettono di rinel 1860 non ancora ventunenne
costruire i momenti più impor(pare che fu necessario un appositanti della sua vita, rinvenendovi:
to decreto reale). Dopo aver vinto
- alcuni Brevi Pontifici per gli
una borsa di studi si recò per speoratori di famiglia datati 1790 e
cializzarsi a Parigi (con l’amico
1818;
Tanturri), dove divenne assistente
- la Professione di fede del cardi Nélaton (1807-1873, professore
melitano Gaetano Tanzarella,
di anatomia e chirurgia all'Univerzio del suddetto Gregorio Tansità di Parigi, deve la sua fama anzarella (30.3.1790);
che al fatto di aver curato la ferita
- la concessione da parte del
d’arma da fuoco riportata da GariMinistero dell’Istruzione di un
baldi in Aspromonte nel 1862,
assegno mensile di lire 166,66
STERPELLONE, I protagonisti delper recarsi all’estero a prefeziola medicina, Piccin, 1983, 268),
nare gli studi di chimica applicache in seguito sarebbe divenuto
ta (23.10.1861);
celebre per aver operato Garibaldi
- un lasciapassare per la Frane che – probabilmente – per primo
Gaetano Tanzarella-Vitale
cia, rilasciato dal Ministero degli
inculcò nell’animo dell’allora ventu(1840-1910)
Esteri e vistato dal Consolato
nenne Tanzarella idee rivoluzionarie, e a Londra, allievo di Brown (Alexander Crum francese, che alla voce “segni particolari” riporta
Brown, 1838-1922). Nel 1863 tornò quindi a Napoli, una cicatrice sulla fronte (23.11.1861), uno “per Roe divenne medico di marina prima sulla nave Cri- ma ed Italia” – contenente, peraltro, una descrizione
stoforo Colombo, salpata per una circumnavigazio- fisica dell’allora medico venticinquenne Tanzarella,
ne che durò meno dei tre anni previsti, poi nell’o- alto 1,59, capelli oscuri, occhi cervoni, barba nera,
spedale di Piedigrotta. Sempre a Napoli ebbe modo carnagione naturale (4.6.1865) - ed un lasciapassadi frequentare vari circoli politici liberali, trattenen- re per gli Stati Pontifici, rilasciato dal Consolato di
dosi fino al 1867 presso il concittadino Dott. Stefano Spagna a Napoli (4.6.1865);
Trinchera, anno in cui l’epidemia di colera lo ri- - un attestato di frequenza delle lezioni di clinica
chiamò a prestare i suoi servigi nella natìa Ostuni chirurgica del Prof. Nélaton, presso l’ospedale della
(ORLANDO, Nella luce di un cinquantenario, in Lo Facoltà di medicina di Parigi, dal 1861 al 1863
,Scudo, 1960). Fu medico e cerusico (come egli (15.7.1863);
stesso si definiva), Sindaco (1867-69 e 1870-72) e - il permesso per il porto d’armi, nello specifico un
Deputato nel Consiglio Provinciale di Terra d’Otran- bastone animato di ferro ed un fucile, valido per tutto (1873-1907). L’intensa attività politica gli permise to il 1861 e successivamente nuovi permessi per il
di portare a termine importanti opere pubbliche ed il porto d’armi e per la caccia (armi lunghe da fuoco e
miglioramento della viabilità urbana della nostra coltello da caccia) rilasciati nel 1863 e nel 1867;
città. Fu un uomo di grande cultura ed intelligenza, - la nomina come Medico di Corvetta di 2° classe
riconosciuto come tale e stimato dai contemporanei nel Corpo Sanitario Marittimo dal Ministero della
e dai posteri. Giuseppe Pisanelli (1812-1879), infat- Marina (dal 28.8.1864 fino alle dimissioni rassegnati, lo definì “il più forte ingegno della provincia di te – appena in tempo – il 9.2.1865 a bordo della ReLecce”. La curiosità intellettuale ed i frequenti viaggi gia Fregata Corazzata di I rango ad elica Re d’Italia,
lo portavano ad interessarsi quotidianamente ai più che nel 1866 avrebbe partecipato alla battaglia di
svariati ambiti del sapere: dalla storia patria alla lin- Lissa, dove venne affondata: delle 550 persone che
gua araba, dall’agricoltura alla numismatica, dalla erano a bordo, solo 167 si salvarono. Per complegenealogia alla filosofia, etc. Collaborò con vari pe- tezza si veda SCOTTI, Lissa 1866. la grande battariodici, tra cui: l’Osservatore Ostunese, fondato con glia per l'Adriatico, Trieste, 2004);
l’amico Ludovico Pepe, ove firmava tutti gli articoli - una polizza sulla vita sottoscritta con la Reale
di fondo con lo pseudonimo “Mite”, nonché il setti- Compagnia Italiana di Assicurazioni Generali sulla
manale Il Rinnovamento (1895-1906), strumento di vita dell’uomo (15.5.1867) per la quale iniziò poco
lotta politica nello scontro tra “mareschiani” e “trin- dopo a lavorare come medico (2.10.1867);
cheriani” (per completezza, si veda: La stampa - il conferimento dell’Ordine della Corona d’Italia col
ostunese dall’Unità ad oggi, a cura del C.R.S.E.C., grado di Cavaliere (24.6.1886) e successivamente
Fasano, 1989). Morì il 17.6.1910, già fiaccato da di Ufficiale (25.11.1889);
una trombosi cerebrale, dopo la perdita di due dei - le nomine alla carica di Sindaco del Comune di
suoi 7 figli, nati dal matrimonio con Filomena Pane- Ostuni per i trienni 1867-69 e 1870-72;
se di Specchia Preti (LE): Vittorio (1871-1894), per - la nomina come Delegato del Ministero della Pubil quale scrisse Le memorie di Vittorio Tanzarella: ri- blica Istruzione per il Mandamento di Ostuni
cordi di adolescenza raccolti da suo padre (Ostuni, (11.10.1873);
1895) ed Emilio (1884-1905).
- la nomina come Presidente della Commissione di
Prima Istanza per l’applicazione delle imposte per i
2. IL PATRIMONIO DOCUMENTALE
bienni 1888-89, 1890-91, 1892-93, 1894-95 e 1896Tutti i suoi libri ed appunti, vennero donati dai fami- 97 (ne facevano parte, tra gli altri, Onofrio Tanzarelliari alla Biblioteca Provinciale di Lecce, confidando la-Cenci, come Vice Presidente, e l’Ing. Giuseppe
in un’intitolazione, che però non avvenne.
Tanzarella, fratello del nostro Gaetano, come deleAll’interno del patrimonio documentale rinvenuto al- gato);
- la designazione come membro della
Commissione regionale pugliese per
l’Esposizione di Palermo (21.7.1890);
- la nomina come Ispettore per i monumenti e gli scavi di antichità nei
mandamenti di Ostuni e Ceglie Messapica, assieme ad illustri amici come
il Cav. Giuseppe Nervegna, il Prof.
Cosimo De Giorgi, il Duca Sigismondo
Castromediano, solo per citarne alcuni
(26.5.1893);
- la nomina come Socio onorario della
Società Letteraria Giovanile di Ostuni
La Regia Fregata Re d’Italia in un dipinto dell’epoca
(14.4.1871).
3. IL “COSPIRATORE DELLA RIVOLUZIONE”:
L’ASSOCIAZIONE GIOVANILE UNITARIA
Si diceva che fosse un
“cospiratore della rivoluzione” (ORLANDO,
Patrioti ostunesi nel
quadro del Risorgimento, in Lo Scudo,
28.2.1961), iscritto al- Timbro dell'Associaziola Giovine Italia di
ne Giovanile Unitaria
Mazzini e grande assertore delle idee d’italianità. Iscrittosi, infatti, nel
1856 ai corsi universitari a Napoli, entrò subito in
confidenza con i cospiratori del tempo e prese parte
alle riunioni segrete di Porta Capuana dove si discuteva di politica e si comunicavano le notizie relative al movimento rivoluzionario.
I documenti in esame ci forniscono una prova della
sua appartenenza a sodalizi rivoluzionari e segreti.
Tra gli altri attestati rinveniamo, infatti, due documenti degni di maggior interesse.
Il primo è un diploma di Socio dell’Associazione
Giovanile Unitaria di Napoli datato 4.8.1861. Questa
associazione nacque sulla scia della fioritura delle
società democratiche che si registrò nell’ex capitale
del Regno (ma anche a Lecce e Catanzaro) all’indomani dell’Unità d’Italia grazie all’attivismo degli
studenti universitari (Società napoletana di storia
patria, a cura di, Archivio storico per le province napoletane, 1968, 445; SAFFI, Ricordi e scritti di Aurelio Saffi, voll. 5-6, Tip. di G. Barbèra, 1900, 354).
4. LA LOGGIA DELLA LIBBIA D’ORO
Il secondo documento, datato 15.3.1866 (in codice,
l’anno della V. L. 5866) è una convocazione per una
riunione che si sarebbe tenuta il mese successivo, il
giorno 21 marzo, alle ore 19:00 al terzo piano della
palazzina sita al civico 9 della Strada Monte di Dio,
per l’elezione dei vertici – chiamati Luci (rievocando
probabilmente la setta mistica degli Illuminati) – della loggia massonica R[ispettabile] Off[icina]
Simb[olica] Libbia d’Oro.
La Libbia d’Oro, in quell’epoca in cui mancava ancora nella Massoneria un indirizzo comune, un potere centrale coordinatore, a carattere nazionale,
era un’Officina Simbolica o Loggia Azzurra ed era
composta dai primi 3 gradi (ordini) della gerarchia
massonica: 1) Apprendista, 2) Compagno, 3) Maestro. Sorta nel 1863, aveva sede a Napoli ed era
una loggia tanto importante quanto poco conosciuta, data anche la collocazione geografica, nella ex
capitale del Regno di Napoli.
con gli altri. E’ scritto peraltro con formule criptiche
– per ovvie ragioni – rendendo difficile la comprensione dei contenuti. Proveremo, in ogni caso, a cimentarci con un’interpretazione.
L’intestazione contiene il motto: “Primo avulso non
deficit alter” che sigifica “Un altro sostituisce quello
strappato”. L’espressione è tratta dall’Eneide di Virgilio (libro VI, v. 143): per poter entrare nel regno
dei morti occorreva offrire a Proserpina una fronda
d’oro e solo un predestinato come Enea avrebbe
potuto farlo, con l’aiuto degli dei. Questo ramo d’oro, non appena strappato dall'albero, veniva subito
sostituito da uno nuovo. Come metafora massonica,
riteniamo possa alludere al fatto che la cattura o la
morte di un confratello non avrebbe comportato lo
scioglimento del consesso, perché qualcun altro ne
avrebbe preso il posto tramandando le conoscenze.
Libbia, d’altronde, significa “frasca d’olivo potata”
(FANFANI, Vocabolario della lingua italiana, Le
Monnier, 1865, 863) e rimanda, non tanto alla pace
come da simbologia classica della pianta, quanto
piuttosto al fatto che la potatura di un ramo d’ulivo
non compromette la vegetazione di tutto l’albero.
Seguono le iniziali A.G.D.S.A.D.U., che significano
“A Gloria Del Supremo Architetto Dell'Universo”, ed
il “patrocinio” del Presidente del G[rande] OR[iente],
il F[ratello] Ausonio Franchi.
5. GLI AFFILIATI ALLA LOGGIA
Destinatari della convocazione sono 61 affiliati (sui
quali non è il caso, in questa sede, di dilungarci) e
dall’elenco emerge una fitta rete di rapporti in una
maglia che tesseva insieme vari livelli della società
del tempo. Non è azzardato avanzare l’ipotesi che
Gaetano Tanzarella potè trarre notevoli vantaggi
“personali” e in campo lavorativo da affiliati di tale
levatura. Ce lo fa pensare la partecipazione di ufficiali e medici di Marina, che conobbe prima di essere arruolato, nel 1864, come Medico di Corvetta di
2° classe nel Corpo Sanitario Marittimo; del “direttore di Compagnia d’Assicurazione”, non meglio specificata, che potrebbe essere la Reale Compagnia
Italiana di Assicurazioni Generali sulla vita dell’uomo, presso la quale lavorò nel 1867, per ordine della Direzione di Milano; di Giuseppe Fiorelli, Sovrintendente generale degli scavi di antichità e direttore
del Museo Nazionale di Napoli, mentre nel 1893,
Gaetano Tanzarella venne nominato ispettore per i
monumenti e gli scavi di antichità nei mandamenti
di Ostuni e Ceglie Messapica.
Alcuni degli adepti menzionati sono degni di nota:
Giuseppe Fiorelli, Ausonio Franchi, Vittorio Imbriani
e Luigi Settembrini.
Lecce, 1 ottobre 1952: cerimonia di apertura delle Celebrazioni Salentine nel corso delle quali, il 12
ottobre, fu commemorato Gaetano Tanzarella
Nel 1864 partecipò a Firenze ai lavori dell’Assemblea Costituente del Grande Oriente d'Italia, in cui
Garibaldi venne eletto Primo Massone d’Italia e l’incarico di Segretario venne ricoperto da uno dei suoi
Maestri, Vittorio Imbriani. La loggia napoletana, assieme alla Progresso di Torino, era candidata ad assumere il comando supremo, riunendo un potere
massonico centrale. La proposta, tuttavia, venne ritenuta inaccettabile e in una successiva riunione a
Milano, si decise di costituire, quale organo centrale,
un Gran Consiglio Simbolico presieduto da Ausonio
Franchi (v. oltre) per la durata di un anno (ebbe sede
prima a Torino e poi a Milano, finché non venne fuso
nel Grande Oriente Italiano nel 1868). Pare che in
quell’occasione, a Firenze, la Loggia napoletana abbandonò il consesso in segno di protesta.
Il foglio, a colpo d’occhio, pare che sia stato appallottolato e successivamente recuperato e ripiegato
Giuseppe Fiorelli (1823-1896) fu un eminente archeologo e numismatico italiano del XIX secolo. Nato a Napoli, allora capitale del Regno delle Due Sicilie, iniziò la sua formazione studiando giurisprudenza, ma presto passò a lavorare come numismatico
ed archeologo, finché ottenne la carica di Ispettore
della Soprintendenza e del Museo di Napoli. Nel
1848 fu coinvolto nei moti liberali, per cui per un periodo fu recluso in prigione nel carcere di S. Maria
Apparente, dove soggiornò anche il fratello massone Ferdinando Mascilli. Alla costituzione del Regno
d’Italia divenne Senatore (1865) e direttore degli
Scavi archeologici di Pompei, dove condusse gli
scavi con sistematicità e rigore scientifico e dove
fondò la Scuola di Archeologia, in seguito Scuola
Italiana di Archeologia.
(Continua a pag. 6)
C M G N
6
Speciale
Maggio
2010
LUIGI GUI: il Ministro della Scuola media unica
torna alla mente un avvenimento di rilevante valore sociale e politico che colpì molto la mia sensibilità di giovane che si apriva
all’impegno politico: sulla piazza di San Vito dei Normanni, gremita di
folla, vennero consegnati ai contadini i titoli di proprietà dei poderi dopo l’esproprio da parte dell’Ente Riforma. Erano i primi anni ‘50.
Era un avvenimento rivoluzionario perché dimostrava che, contrariamente a quanto sostenuto dal liberalismo, il diritto di proprietà non era
intangibile e che il latifondo cessava di essere una piaga del Mezzogiorno d’Italia. In questa sede non ci interessa occuparci anche degli
insuccessi della Riforma, perché l’avvenimento serve per ricordare il
mio primo incontro con Luigi Gui. Infatti, a presiedere dalla cerimonia,
quale sottosegretario all’Agricoltura, vi era l’uomo politico, deceduto il
26 aprile all’età di 95 anni.
Negli anni successivi l’avrei incontrato nei congressi e nei convegni di
studio che la Democrazia Cristiana organizzava periodicamente; ricordo, in particolare, il congresso nazionale svoltosi a Firenze nell’ottobre
’59, il primo con Moro alla segreteria nazionale e il convegno di San
Pellegrino Terme, del settembre ’61, che gettò le basi della svolta per
il centrosinistra, nel congresso di Napoli del 1962. Gui era Presidente
del gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati e visse i difficili momenti che videro l’on. Fanfani, dopo essere stato il vincitore delle elezioni del 1958, accentrare in sé l’incarico di Presidente del Consiglio,
di Ministro degli Esteri e segretario del Partito. La fine quindi della corrente che aveva conquistato il Partito dopo la scomparsa di De Gasperi e la nascita dei “dorotei” dei quali Gui fece parte.
Nel lungo periodo in cui fu Presidente dei Deputati ebbe al suo fianco
l’on. Carlo Scarascia che fungeva da Segretario del gruppo. Una volta
divenuto Ministro della Pubblica Istruzione nel governo Fanfani, detto
Mi
Dalla pagina 5
delle convergenze parallele, Gui volle con
sé, quale sottosegretario alla P.I., Carlo
Scarascia che mi volle come suo Segretario particolare, pur non essendo della stessa corrente, per la stima che nutriva nei
miei confronti e per consolidare l’unità dei
gruppi interni alla D.C. che in Provincia di
Brindisi si contrapponevano alla linea politica dell’on. Caiati.
Non starò a riferire dei rapporti quasi giornalieri che il Sottosegretario aveva con il
Ministro; allora il Ministero della P.I. era carico di competenze e, solo l’on. Scarascia,
aveva la delega per l’istruzione tecnica, per
quella professionale, per l’Università, per le
Belle arti, per l’edilizia scolastica e per l’educazione fisica.
Mi piace ricordare il giorno della elezione a
Papa del Cardinale Montini. Era il 21 giugno 1963, l’on. Scarascia era nel suo studio che godeva del privilegio di disporre di
un televisore; la mia stanza dava sul corridoio, per cui mi accorsi che il Ministro stava
venendo da Scarascia, essendo ormai
prossima la fumata che avrebbe annunciato l’elezione del nuovo Pontefice. Andai immediatamente incontro all’on. Gui, gli feci Ostuni, 24 ottobre 1965: il Ministro lascia l’edificio scolastico accompagnato dalle autorità:
gli auguri per il suo onomastico e lo introl’on. Guadalupi, l’on. Scarascia Mugnozza, Palma, Rosselli, De Guido e il prefetto Conte.
dussi nello
studio dell’on. Scarascia. Si può immagi- fermato Ministro del governo che Moro si accingeva a costituire ed atnare con quanta trepidazione Gui atten- tese di essere sottoposto al giudizio della Corte Costituzionale che lo
desse l’elezione di Montini che era stato assolse per non avere commesso il fatto.
suo assistente ai tempi della FUCI ed era I suoi amichevoli rapporti con l’on. Scarascia contribuirono ad alcune
la personalità più legata al gruppo dei sue venute in Ostuni; memorabile la sua partecipazione alla cerimonia
“Dossettiani” dei quali Gui aveva fatto per i cento anni della nostra gloriosa Scuola Media “San Carlo Borroparte. La fumata bianca annunciò l’even- meo”. Il Preside Silvestro Rosselli, collaborato dagli insegnanti e dalto e Gui, ad alta voce, si chiese quale no- l’Associazione dei genitori degli alunni, organizzò la solenne giornata
me avrebbe assunto il nuovo Papa; io ri- del 24 ottobre 1965 che vide, tra gli altri la partecipazione del Sindaco,
sposi prontamente: “Paolo VI”. Quando ci Ciraci, del Provveditore agli Studi, Cassese, del Prefetto, Conte, del
fu l’annuncio dalla loggia di S.Pietro, Gui Presidente della Provincia, Palma, del Rettore dell’Università, Del Presi rivolse verso di me esclamando: “Ma te, dell’on. Scarascia, Presidente della Commissione energia e ricerca
scientifica del Parlamento Europeo, dell’on. Mario Marino guadalupi,
lei come ha fatto ad indovinare?”
Gui, che era già stato Ministro del Lavoro, sottosegretario alla Difesa, del sen. Perrino, dell’avv. De Guido, segrerimase alla Pubblica Istruzione dal 1962 tario provinciale della D.C., di Cavallo, Cozzolino e Silletti, consiglieri
al 1968 e a lui si deve la grande riforma provinciali, oltre agli assessori e consiglieri comunali.
della scuola media unica che ha rivoluzio- L’ultima volta che ho incontrato Gui è stato a Milano, nella nostra Uninato la scuola italiana, ponendo le basi versità Cattolica del Sacro Cuore, in occasione della ricorrenza dei
per la diffusione dell’istruzione e della settant’anni della Costituzione dell’Associazione “L. Necchi” tra laureauguaglianza tra i ragazzi di diverso ceto ti dell’Università. Ne fui emozionato; mi trattenni a lungo con lui che
sociale. Successivamente fu Ministro del- camminava assistito dal figlio Daniele, professore della Facoltà di Mela Difesa, della Sanità, della Pubblica dicina “A. Gemelli” di Roma, ma ancora lucido e sempre cordiale, feliAmministrazione e dell’Interno. Coinvolto ce di ritrovarsi nell’Università dove aveva conseguito la laurea in Filonel 1976 nella vicenda della Lockheed sofia.
con altri politici, chiese di non essere con-
ni di F. De Sanctis. Partecipò alle guerre d’indipendenza del 1859 e del 1866. Nel 1885 ebbe la catteAusonio Franchi, pseudonimo di Cristoforo Bonavi- dra di estetica all'Università di Napoli. Trascorse
no (1821-1895 ), nacque a Pegli (GE), studiò nei gran parte della sua vita a Napoli e a Pomigliano
Seminari di Genova (1837) e di Bobbio (1840) e ri- dove ricoprì incarichi nell'amministrazione civica.
cevette gli ordini sacri, col nome di Don Giuseppe. Non si sa quando sia divenuto massone ma nel
Rapito dalla passione politica e filosofica, nel 1849 1864, intervenuto come delegato della Libbia d'Oro
gettò alle ortiche l’abito talare e abbandonò l'ufficio (per un periodo ne fu Presidente), fu nominato Seecclesiatico, divenendo un fiero sostenitore del ra- gretario dell'Assemblea Costituente del Grande
Oriente d'Italia a Firenze, in cui
zionalismo. Prese il nome di AuGaribaldi venne eletto Primo
sonio Franchi, cioè italiano libero,
Massone d'Italia. Nel 1866 si ara voler indicare una totale rottura
ruolò con Garibaldi, partecipò alcol suo passato e le sue nuove
la battaglia di Bezzecca e venne
aspirazioni dedicandosi ad una viinviato prigioniero in Croazia.
vace attività politica e letteraria.
Rientrato in Italia collaborò con
Nel 1860 venne nominato profesnumerose riviste sostenendo
sore nell'Università di Pavia. Da
idee fortemente reazionarie, per
essa nel 1863 passò all’Accadeun ritorno alla monarchia assomia scientifico-letteraria, ossia l’Uluta.
niversità, di Milano, sempre come
Luigi Settembrini (1813-1876) è
professore di storia della filosofia,
stato uno scrittore e patriota itaove rimase fino al 1888. Nello
liano. Visse a Caserta fino al
stesso periodo fu attivissimo come
1828, educato dal padre RaffaeMassone. Fu membro della Logle (avvocato, aveva fatto parte
gia Insubria di Rito Italiano o Simdella Guardia Nazionale) alle
bolico, che con altre, di numero
idee liberali, per poi trasferirsi a
minore rispetto alle prevalenti di
Napoli dove intraprese studi giuTimbro della Libbia d'Oro
Rito Scozzese, si strinsero intorno
ridici. Nel 1835 ottenne la cattealla Loggia madre torinese Ausonia e si organizzarono all'obbedienza di un Gran dra di eloquenza presso il liceo di Catanzaro enConsiglio Simbolico sorto da un'Assemblea tenuta a trando in contatto con i gruppi mazziniani del luogo.
Milano (1-5 luglio 1864). Fu inoltre membro onorario Con l’amico Musolino fondò la setta Figliuoli della
della Loggia Azione e Fede di Rito Simbolico, lega- Giovine Italia ma nel 1837 fu arrestato e accusato di
ta all'Oriente di Pisa. Il Gran Consiglio Simbolico cospirazione. Trascorse tre anni nel carcere di Sanper vario tempo visse avendo sede prima a Torino e ta Maria Apparente. Uscito di prigione riprese ad inpoi a Milano e con la presidenza di Ausonio Fran- segnare privatamente, finché non venne coinvolto
chi, finché non pensò di fondersi nel Grande Orien- nuovamente dai moti risorgimentali. Nel 1848 fondò
te Italiano nel 1868 con un atto firmato per il Gran con Silvio Spaventa, Filippo Agresti e altri patrioti, la
Consiglio tra gli altri dallo stesso Fratello Ausonio società segreta Grande Società dell'Unità italiana.
Franchi, che fu strenuo e auterevole propugnatore Intervenne attivamente con i suoi scritti nel dibattito
della fusione nel nuovo Grande Oriente. Morì a Ge- politico e fu costretto, a causa dei sospetti suscitati,
nova nel convento carmelitano di Sant’Anna, torna- a rifugiarsi a Malta. Partecipò in seguito, in prima
persona, al Governo Costituzionale come ministro
to sacerdote, il 12 settembre 1895.
Vittorio Imbriani (1840-1886) fu patriota e letterato. della pubblica istruzione, diventando membro della
Figlio di Paolo Emilio, trascorse la giovinezza a To- Grande Società dell'Unità d'Italia. Nel 1849, con la
rino con il padre esule e frequentò a Zurigo le lezio- restaurazione borbonica fu nuovamente arrestato e
GAETANO TANZARELLA....
di Stefano Cavallo
portato in carcere con la condanna di morte commutata in seguito in ergastolo sull'isola di Santo
Stefano dove ebbe modo di dedicarsi alla scrittura.
Nel 1859 fu avviato alla deportazione negli Stati
Uniti ma il figlio Raffaele (Ufficiale della Marina mercantile inglese), salito a bordo come cameriere, riuscì a far dirottare la nave a Queenstown, in Irlanda,
liberandolo assieme ad altri 67 condannati (tra cui
Carlo Poerio, Silvio Spaventa, Pironti, Schiavone,
Castromediano e Faucitano). A richiesta di Cavour, restò a Londra, tornando in Italia al momento dell'unificazione. Nel 1860 fu professore
di letteratura italiana presso l'Università di Bologna e dal 1861 insegnò all'Università di Napoli
diventandone in seguito rettore.
6. CONCLUSIONI
Fino al 1859-61 (anni in cui riacquistò importanza) la massoneria rappresentava una componente secondaria del processo risorgimentale,
peraltro guardata con sospetto dai patrioti che
portarono l’eredità rivoluzionaria nella Carboneria, nell’Adelfia e infine nella Giovine Italia. Anche sulle tanto vantate adesioni dei maggiori
esponenti del Risorgimento si deve procedere
con cautela: Mazzini fu un massone solo ad honorem e fu critico nei confronti della massoneria
pur evitando una crisi con essa; Cavour (cui gli
storici attribuiscono la rinascita della massoneria a Torino nel 1859) non fu in realtà massone,
servendosi dell’organizzazione solo per i suoi
scopi politici; solo Garibaldi aderì alla massoneria ed ebbe in essa un ruolo determinante. Il
Generale Giuseppe Garibaldi di Caprera, compare in effetti anche in questo elenco di affiliati
come M. Onorario assieme ad altri sette personaggi.
Il Dott. Tanzarella-Vitale, quindi, era molto più
che un rivoluzionario, fu massone come centinaia di altre menti brillanti di quel tempo in cui
l’Italia si “faceva” di nascosto. Il suo nome è legato, peraltro, al piano urbanistico di ampliamento dell’attuale Piazza della Libertà: riconvertì il convento dei Padri francescani nell’attuale palazzo di città e, avvalorando il proprio progetto con perizie che dichiaravano fatiscenti e
C M G N
pericolanti le strutture presenti, fece abbattere non
solo il sedile, la torre dell’orologio ed il carcere ma,
in particolare, la chiesa di Ognissanti e l’annesso
oratorio. Solo oggi, con cognizione di causa, possiamo comprendere le ragioni per le quali sia stato
proprio un massone – e non un lungimirante amministratore qualsiasi – l’artefice dell’abbattimento degli antichi edifici religiosi legati al culto di tutti i santi.
GIANMICHELE PAVONE
La lettera di convocazione
7
Attualità
Querce e altri alberi monumentali
di Gianfranco Ciola
stuni è famosa per il suo borgo medioevale circondato da decine di migliaia di olivi secolari presenti
nella pianura che degrada verso il mare. Oltre alle maestose piante di olivo che generano delle emozioni uniche in chi le ammira, l’agro ostunese ne regala altre del
tutto particolari di fronte alle maestose querce che punteggiano il territorio dalle dolci colline della “selva” alla
pianura della “marina”.
Questi patriarchi verdi sono dei testimoni viventi del
lento ed inesorabile processo di evoluzione del paesaggio che, dapprima ricoperto da un fitto ed esteso manto
boschivo, si è trasformato nel tempo in una campagna
coltivata prima ed urbanizzata poi.
Così Leandro Alberti descriveva il paesaggio agrario di
Ostuni nel ‘500 “… partendo da Brindisi e camminando
fra terra 24 miglia di paese, si vede tutti pien di selve, e
di cespugli, e poi la città di Ostuno ben piena di popolo
… nel territorio di essa veggonsi gran selve d’olivi, e di
mandorle, e belle vigne, e ombrose selve per la caccia
degli animali selvaggi.” Ne “il Regno di Napoli in prospettiva”, dopo 200 anni G.B. Pacichelli nel 1703 scriveva “… nelle selve assai feconde di selvaggina di
Ostuni, le cacciagioni di Ceglie Messapica e di Martina
Franca, i boschi per le caccie assai piacevoli di terra di
Bari, le Selve colme di cinghiali, cervi, capri, volpi, lepri,
martore, istrici, ed altro di Cisternino, la qualità di caccia di Gioia …”.
Nei secoli passati si poteva andare dal Salento a Roma
senza uscire dai boschi, oggi si va dal Salento a Roma,
senza più incontrare un bosco o lembo di esso. Oggi la
provincia brindisina detiene il primato negativo della
provincia meno boscata d’Italia (0,8% di boschi). Questa è la conseguenza di un forte impoverimento ambientale e culturale.
Ma a testimonianza di quello che fu sono rimasti esemplari monumentali, veri relitti vegetazionali, dalle dimensioni e forme eccezionali, che svettano rispetto alle
chiome di olivi e di altre essenze arboree coltivate. Ginepri, lentischi, roverelle, fragni, lecci, sughere e carrubi giganteschi rimangono confinati nei muri a secco o
nelle aree naturali o negli estesi seminativi.
Tra questi, maestoso e incantevole è un Perastro isolato che affianca il cavalcavia per l'accesso al villaggio
Valtur, sullo sfondo se ne ammirano altri ancora nei seminativi della masseria Caposenna a monte della SS
379 a caratterizzare un paesaggio simile ad una savana africana. Oltre agli enormi ginepri di Fiume Morelli,
altri se ne trovano a Monticelli e lungo la Lama Monta-
O
naro a formare un bosco monofitico con esemplari arborei. Qui la lama termina con un grande esemplare di
Lentisco, vero relitto vegetazionale risparmiato agli utilizzi agricoli del fondo della lama; piante di queste dimensioni è possibile osservarle anche dinanzi alle masserie Refrigerio e Caposenna. Questi sono esemplari
superstiti di una fitta macchia a lentisco, che da queste
masserie raggiungeva la linea di costa, distante circa 1
km fornendo alle greggi al pascolo un refrigerante riparo dalla calura estiva.
Sulla strada sterrata a valle della SS 379 è invece possibile osservare esemplari arborei di Quercia da sughero (Quercus suber), la cui presenza non è isolata, essendo altri esemplari riscontrabili in ordine sparso nei
seminativi della masseria Boezio ed in altri oliveti di recente impianto, dove queste querce svettano tra i giovani olivi. Sughere maestose sono riscontrabili nei
pressi di masseria San Benedetto piccolo e masseria
Lamacoppa oltre che in area Morrone e Santa Maria
d’Agnano. Enormi roverelle (Quercus pubescens) le
troviamo a masseria Martucci e Traetta oltre che in una
lama nei pressi di masseria Valente. Lecci (Quercus
ilex) monumentali si riscontrano lungo la strada che da
Ostuni conduce al santuario di San Biagio, prima di
masseria Carestia, patriarchi questi cari a gran parte
degli ostunesi.
Il fragno (Quercus troiana) è una quercia il cui nome rimanda all’antica Troia nell’Asia minore, tipica dei balcani ha nella Murgia sud-orientale il suo areale unico in
Italia a testimonianza di un’antica connessione tra la
Puglia ed i Balcani. Esemplari di straordinaria bellezza
punteggiano gli estesi seminativi di masseria Santo Polo lungo la strada che collega Ostuni a Ceglie Messapica. La chioma di quest’albero in inverno assume una
colorazione rosso ruggine conferendo alle verdeggianti
vallate delle Murge dei trulli un gioco di colori dal grande fascino. Lo stesso vale per la quercia vallonea
(Quercus macrolepis), originaria della città di Valona e
tipica delle regioni orientali del Mediterraneo, presente
solo nel basso Salento e ad Ostuni in corrispondenza di
masseria Citro lungo la linea ferroviara vicino alla stazione della città bianca.
Questi giganti arborei rappresentano gli unici testimoni
viventi del nostro passato e la loro maestosa e suggestiva presenza segna in modo qualificante il paesaggio.
Essi meritano il nostro rispetto ed ogni utile iniziativa
per la loro tutela.
Il maestro Alfredo Macchitella
na serata eccezionale in onore del Maestro Alfredo
Macchitella, si è svolta il 23 aprile scorso, nell’auditorium della Biblioteca Comunale di Ostuni.
Nel programma dell’Università delle Tre Età non poteva
mancare il ricordo della intensa attività di questo nostro
musicista del quale Lo Scudo si è già occupato in occasione della pubblicazione “La scuola di musica e la banda musicale del Real Ospizio di Giovinazzo”, interessante lavoro
della prof.ssa Anna Catino.
Il Macchitella infatti, tra il 1911 e il 1922, fu Maestro di musica a Giovinazzo e in quegli anni fu autore di un’ampia
produzione musicale per banda e da camera.
La stessa Anna Catino ha conseguito la laurea con lode
nella facoltà di Beni culturali presso l’Università del Salento
con una tesi su: “Alfredo Macchitella: la musica da camera
nell’Italia meridionale tra il XIX e XX secolo”, ora pubblicata
dall’Editore Cafagna e presentata appunto dall’Unitre.
U
Maggio
2010
POVERA OLIVICOLTURA
SIAMO AL PARADOSSO
notizia recente che le forze dell’ordine stanno contestando agli olivicoltori la secolare pratica di incenerire sul
suolo agricolo i residui vegetali
della potatura degli uliveti, con
la seguente motivazione: Violazione dell’art. 208 e dell’art.
256, 1° comma, lettera a del D.
Lgs. n° 152 del 4 aprile 2006,
che prevede l’arresto da tre
mesi ad un anno o l’ammenda
da 2600 a 26000 euro.
Ho ritenuto opportuno, a difesa
della nostra olivicoltura, fare
alcune dovute precisazioni.
PREMESSA
Con il D. Lgs. n° 152/06 il legislatore ha inteso riordinare e
raccogliere in un unico testo
legislativo tutte le norme in
materia ambientale.
Foto: G. Ciola
In merito alla gestione dei rifiuti, le finalità e gli obiettivi prioritari indicati sono: a) ridurre la produzione e
pericolosità dei rifiuti; b) favorire ed incentivare
il recupero e riciclaggio per ottenere
prodotti,materie prime secondarie,combustibili
o altre forme di energia; c) diminuire al massimo la quantità di rifiuti da conferire in discarica.
L’art. 183 comma 1, lettera a, del titolo I parte
quarta del D. Lgs. n° 152/06 da la seguente
definizione di rifiuto: “qualsiasi sostanza o oggetto che rientra nelle categorie riportate nell’allegato A dello stesso decreto e di cui il detentore si disfi o abbia l’obbligo di disfarsi”; la
definizione si connette con due criteri di identificazione: 1) qualsiasi sostanza od oggetto
che rientra nelle categorie riportate in allegato;
2) che il detentore se ne disfi o abbia deciso o
abbia l’obbligo di disfarsene.
Ciò detto, un materiale indicato nell’elenco
della tabella A non è in tutte le circostanze un
rifiuto se viene meno la necessità o l’obbligo
di disfarsene, in tal caso non può essere considerato un rifiuto e si sottrae al campo di applicazione della gestione dei rifiuti previsto dal
D. Lgs. n° 152/06.
CONSIDERAZIONI
Alla luce di questa premessa i residui della potatura degli uliveti sono da considerarsi rifiuti
speciali non pericolosi e di conseguenza soggetti alle norme e prescrizione del D. Lgs. n°
152/06?
Da sempre gli olivicoltori hanno considerato i
residui vegetali della potatura un prezioso prodotto della loro attività agricola in quanto fonte
di ulteriore reddito per il seguente motivo:da
detti residui si ricava ottima legna (combustibile di pregio richiesto dal mercato locale), la
parte meno litoide veniva in passato compattata in fascine e utilizzata come combustibile
nei forni e nelle fornaci delle “Calcare”.
Oggi le fascine sono meno richieste, se non
utilizzate come combustibile nei forni, per cui
si è diffusa la pratica di macinarle e spandere
sul terreno la materia organica ottenuta, oppure incenerirle sul terreno con micro-combustioni restituendo allo stesso la materia inorganica sottratta dall’olivo.
Si può ritenere,dunque, a mio avviso, che i residui della potatura degli uliveti non siano un
rifiuto speciale non pericoloso, in quanto il
produttore non solo non ha l’obbligo di disfar-
E’
Difronte ad un folto pubblico, venuto anche dai comuni vicini, tra cui due nipoti del Macchitella, il prof. Alessandro
Macchia ha introdotto l’illustrazione della vita e delle opere
del Macchitella che la Catino ha condotto con capacità di
sintesi e proprietà di linguaggio, alternandosi con l’esecuzione di brani musicali.
Probabilmente in Ostuni non era stata mai eseuguita tanta
musica del M° Macchitella, dopo la sua scomparsa, e i giovani musicisti, diplomati al Conservatorio e alcuni già insegnanti, hanno raccolto applausi e consensi per le loro esecuzioni.
Si sono alternati Valera Scivetti e Orazio Saracino al pianoforte, Fedele Depalma al mandolino e Francesco Masi al
violino.
Dobbiamo ringraziare loro e naturalmente la prof.ssa Catino per il regalo che hanno fatto alla nostra Ostuni.
STEFANO CAVALLO
sene, ma non evidenzia la volontà di disfarsene considerando che da essi ricava
legna,materia organica,materia inorganica
fonte di reddito diretto ed indiretto.
Una interpretazione restrittiva del D. Lgs. n°
152/06 può indurre a considerare la parte meno litoide dei residui vegetali della potatura un
rifiuto speciale non pericoloso,in tal caso il
produttore è soggetto alle norme e prescrizioni del citato D. Lgs.
Detto decreto ai sensi dell’art.188, comm. 2,
prevede che il produttore di rifiuti speciali non
pericolosi può: a) smaltirli in proprio (autosmaltimento), b) conferirli a soggetti privati autorizzati, c) conferirli al servizio pubblico di
raccolta previa apposita convenzione, con destinazione finale inceneritore.
L’olivicoltore attua uno smaltimento in proprio,recuperando legna, macinando la parte
meno litoide oppure incenerendola con microcombustioni e spandimento della sostanza organica ed inorganica ottenuta sul terreno,
pratiche utili in quanto restituiscono al terreno
materia organica ed inorganica e distruggono
svariate larve di insetti parassiti.
L’allegato C del D. Lgs. n° 152/06 indica le diverse tipologie di recupero (R1,R2,R3) e smaltimento (D10) alcune di esse, quelle citate in
parentesi, prevedono lo spandimento come
anche l’incenerimento sul terreno.
Grazie a questa pratica l’olivicoltore contribuisce alla riduzione dell’inquinamento ambientale (vantaggi per l’intera collettività) con il recupero e riciclaggio di rifiuti speciali non pericolosi riducendo il conferimento ad inceneritori o
in discarica (art. 181).
CONCLUSIONI
A mio avviso la contestazione all’olivicoltore di
attività di gestione non autorizzata (art. 208 ed
art. 256, comm. 1, lett. A), non è accettabile
alla luce di quanto esposto, si può ritenere
che:
a) I residui di potatura dell’olivo non rientrano
nella categoria dei rifiuti speciali non pericolosi.
b) Se, per una interpretazione restrittiva del D.
Lgs. n° 152/06, sono considerati rifiuti speciali
non pericolosi, gli olivicoltori con la pratica del
recupero della parte litoide (legna), del macinamento della residua parte o l’incenerimento
con micro-combustioni e relativo spandimento
sul terreno della materia organica ed inorganica ottenuta, effettuano un auto smaltimento in
proprio nel rispetto delle norme e prescrizioni
del D. Lgs. n° 152/06.
c) Sempre nell’ipotesi che i residui della potatura dell’olivo siano considerati rifiuti speciali
non pericolosi,non si può pretendere che per il
loro smaltimento le diverse centinaia di migliaia di agricoltori-olivicoltori pugliesi chiedano una preventiva autorizzazione alla Regione
e si dotino di un impianto di incenerimento.
E’ opportuno che gli organi istituzionali della
Regione Puglia si adoperino quanto prima ad
intervenire per una corretta interpretazione del
D. Lgs. n° 152/06 o, almeno in via transitoria,
concedere una autorizzazione o deroga generalizzata (vedi esempio acque reflue di vegetazione provenienti dalla molitura delle olive)
in attesa della definizione del problema.
FRANCESCO MORO
Chimico ambientale
8
CHIESA
Maggio
2010
Proseguiamo in questo numero la serie di ricordi di sacerdoti che con la loro vita e le loro opere hanno significativamente testimoniato il messaggio di San Paolo.
DON LUIGI GIUSSANI
All’origine di un popolo di Mario Zurlo
N
ella semplicità del mio cuore lietamente ti ho
dato tutto (Liturgia Ambrosiana)
Chi ha conosciuto don Giussani sa che una delle
sue straordinarie caratteristiche era proprio questa:
chiunque si trovasse di fronte, per lui era, in quel
momento, la persona più importante del mondo.
Chiunque, ogni persona per lui, era qualcosa da
trattare come unica e irripetibile, era l’occasione di
un incontro destinato a contare per sempre. Non
parlava mai di sè, quando incontrava qualcuno. Ti
faceva parlare di te, ascoltava te, i tuoi problemi.
Per tutto il tempo dell’incontro, l’unica cosa che contasse per lui eri tu.
Per don Giussani Gesù Cristo era sempre lì, sempre
presente. Don Giussani ripeteva sempre che il cristianesimo è vero perché corrisponde a tutti i bisogni dell’uomo. Bisogni di giustizia,
di amore, di perdono, di bellezza, di infinito. Se qualcuno provava a contestarlo, affermando che il cristianesimo poteva essere un invenzione dell’uomo per placare
le sue angosce; allora rispondeva che se il cristianesimo è un illusione l’ateismo è realtà.
Ma chi segue quest’illusione
è sereno e riesce sempre ad affrontare la vita, anche
quando è nella sofferenza, mentre chi sta nella
realtà è angosciato e finisce sempre con lo smarrirsi. Come mai chi sta nell’illusione risolve il problema della vita e chi sta nella verità fallisce? Sembra
ragionevole tutto questo ? sembra ragionevole che
con una “chiave” sbagliata si riesce ad aprire una
porta e con quella giusta non si riesca?
Che il cristianesimo sia vero lo dimostra proprio
l’esperienza: chi segue Cristo risolve tutti i problemi; chi lo rifiuta può illudersi a lungo di essere felice, ma in realtà non fa che rimuovere le sue domande più profonde, e alla fine si perde.
E’ sempre stato questo continuo riferimento alla ragionevolezza della fede cristiana, insieme ad un insistente richiamo alla realtà, uno dei grandi punti di
forza di don Giussani.
In un epoca di grandi secolarizzazioni, don Giussani ha riportato tanti giovani nella Chiesa, ribadendo
un concetto tanto semplice quanto trascurato, che il
cristianesimo non è una dottrina ma è l’annuncio di
un fatto. In un certo momento della storia, un uomo
si è detto Dio, questa è la definizione di cristianesimo, diceva don Giussani, nella quale anche un non
credente può riconoscersi: chiunque crede in Lui,
ha dato origine a quell’avvenimento che si chiama
Chiesa.
È’ stata questa concretezza, questo richiamo a qualcosa che si vede e si tocca ad affascinare tanti giovani in tutto il mondo, perché ci si innamora di una
persona in carne ed ossa, non di un immagine o di
un’idea.
Luigi Giussani nasce a Desio il 15 /10/1922. Nel
1933 entra nel Seminario di Seveso. Nel 1937 viene
trasferito a Venegono. Sono stati insegnanti: Gaetano Corti, Giovanni Colombo, Carlo Colombo e
Carlo Figino suo collega il futuro arcivescovo di
Bologna Enrico Manfredini. Sono anni di intenso
studio e di grandi scoperte.
Ama la letteratura, la poesia,
la musica. Fonda un foglio
interno, intitolato “ Studium
Christi”, con l’intento di dedicarsi alla centralità di Cristo nella comprensione di
ogni disciplina.
Nel 1945 viene ordinato sacerdote dal Card. Schuster e
mandato al seminario di Venegono come insegnante
della Teologia Orientale,
della teologia protestante
americana.
Nel 1954 lascia il Seminario
per insegnare nelle scuole
medie superiori. Dal 1954 al
1964 , insegna religione nel
prestigioso liceo classico
Berchet. Sono gli anni della nascita dei Gioventù
Studentesca, GS.
Nel 1969 nasce il movimento “Comunione Liberazione”; con Padre Blachnicki polacco, fondatore
del movimento “ Luce e vita” organizza a Roma nel
1981 il primo convegno internazionale dei movimenti. L’11 febbraio del 1982 il Pontificio Consiglio per i Laici riconosce la “fraternità” di Comunione e Liberazione. Nel 1987 viene nominato consultore del Pontificio Consiglio per i laici.
Nel 1988 fonda l’associazione laicale “ Memores
Domini” che riunisce tutte le persone che hanno
compiuto una scelta di dedizione a Dio nella verginità, associazione riconosciuta da Pontificio Consiglio per i Laici.
Nel 1995 viene assegnato a don Giussani il Premio
Internazionale Cultura Cattolica.
Dal 1964 al 1990 insegna Introduzione alla Teologia all’Università Cattolica di Milano. Scrive numerosi saggi tra i più recenti: “Il cammino al vero è
un ‘esperienza”, “Certi di alcune grandi cose” “ Vivere intensamente il reale. Scritti sull’educazione”,
Ed. La Scuola.
Nel 2005, il 22 febbraio, muore nella sua abitazione
a Milano. Il Movimento di C.L. oggi è presente in
Italia e in quasi 80 Paesi in tutto il mondo.
ORDINAZIONE SACERDOTALE
Con gioia e gratitudine al Signore, affidandosi alla Vergine Maria, domenica 30 maggio 2010 “Solennità della SS. Trinità”, alle ore 18,00, nella Chiesa Matrice “Tutti i Santi” in Mesagne,
sarà ordinato
SACERDOTE
DON ANDREA MINGOLLA
per l’imposizione delle mani e la preghiera di Ordinazione di
S.E. Rev.ma Mons. Rocco Talucci, Arcivescovo di Brindisi –
Ostuni.
Il novello sacerdote presiederà per la prima volta la Celebrazione Eucaristica lunedì 31 maggio 2010, alle ore 18,30, nella Parrocchia “SS. Annunziata” in Mesagne e sabato 5 giugno 2010,
alle ore 19,00 nella Basilica “S. Maria della Vittoria” in San Vito dei Normanni.
Leggi e divulga «LO SCUDO»
il mensile che da 89 anni diffonde l’immagine, la vita e la storia di Ostuni.
Quante occasioni durante l’anno! Natale, Capodanno, Pasqua, Matrimoni,
Cresime, Prime Comunioni, ringraziamenti, riconoscenza, amicizia.
Che cosa regalare che piaccia e che sia utile al tempo stesso?
Perché non regalare a parenti ed amici l’abbonamento a «LO SCUDO»?
SINODO DIOCESANO
parola “sinodo” è risuonata spesso nelle celebrazioni vicariali ostunesi di questi ultimi
anni, quale eco e partecipazione della comunità ecclesiale cittadina all’esperienza di comunione e
confronto vissuta da tutta la Chiesa locale di Brindisi – Ostuni. Il Sinodo, annunciato nella Messa crismale del 2007, indetto nella stessa celebrazione
del 2008 si è concluso in quella del 2010. Tale riferimento non è semplice dato cronologico, ma chiaro e forte richiamo alla dignità conferita ad ogni battezzato attraverso l’unzione con il Crisma che lo
rende “re, sacerdote, profeta”, partecipe e corresponsabile della vita della Chiesa.
Il primo anno è stato una fase di preparazione: definire i campi di discussione (gli “ambiti”: Pastorale
organica, Laicato, Cultura, Territorio, Scuola, Vita
consacrata); individuare i membri sinodali, redigere
la pista di riflessione, l’Istrumentum laboris. La
grande apertura dell’itinerario sinodale è stata la
solenne Eucaristia del 15 giugno 2008, nel porto di
Brindisi, papa, nella quale l’arcivescovo, mons.
Rocco Talucci ha chiesto al papa Benedetto XVI di
confermare, nella sua qualità di successore di Pietro, la fede battesimale che la Chiesa locale rinnovava dinanzi a lui.
I lavori veri e propri del Sinodo hanno avuto inizio
nell’ottobre 2008 con la discussione sui vari ambiti.
Per ogni sessione era prevista un’illustrazione generale (lectio magistralis) affidata ad un esperto di livello nazionale e la presentazione dell’ Istrumentum laboris da parte del vicario episcopale competente;
quindi laboratori vicariali e diocesani (circuli minores)
e la sintesi in assemblea di quanto in essi emerso.
Dall’ottobre 2009 è partita l’ultima fase: la votazione delle proposte (propositiones) elaborate sulla
scorta degli approfondimenti assembleari e laboratoriali. Su qualche problematica le propositiones
sono apparse anche sovrabbondanti, mentre per
altre un po’ troppo scarne, per tutte, forse, sarebbe
stata opportuna una specifica discussione di approfondimento previo per giungere ad esprimere,
nello scrutino segreto, un consapevole placet (voto
La
di consenso) o non placet (voto di dissenso) o placet iuxta modum (richiesta di modifiche e puntualizzazioni). Alla fine sono state pochissime le propositiones approvate all’unanimità; tutte sono, però,
passate con larghissime maggioranze, variegate
da scarsi non placet (un paio di decine, quando sono stati molti) e da un numero variabile, ma sempre
esiguo, di placet iuxta modum. Questi si sono rivelati, comunque, preziosi in quanto hanno condotto
attraverso una successiva votazione palese a significativi chiarimenti ed aggiustamenti.
La partecipazione dei sinodali alle diverse sessioni
è stata variabile, ma dopo le affollate assemblee
iniziali si è attestata, soprattutto nelle votazioni, su
un massimo di 150 su 250 aventi diritto. Ha colpito
molti la sistematica assenza di alcuni parroci, anche giovani. Abbastanza costante, e forse superiore alla media per assiduità, è stata la presenza dei
sinodali, sacerdoti e laici, ostunesi.
Ogni incontro sinodale è stato aperto dalla preghiera: intonata al tema per i primi quattro ambiti, contemplazione pasquale per il quinto. I due periodi di
votazioni sono stati caratterizzati il primo dall’invocazione allo Spirito e il secondo dalla meditazione
sui discorsi di Gesù nell’ultima cena. Il sesto ambito e gli incontri conclusivi dei due periodi di votazioni, seguendo la scansione della Lumen Gentium,
hanno rivolto lo sguardo a Maria, madre di Dio.
È impossibile indicare ora le conclusioni del Sinodo: ogni sinodale ha avuto con un certo anticipo la
prima bozza delle propositiones, ma sono state definiti solo in assemblea per essere affidate all’arcivescovo. Faranno parte integrante del Liber synodalis la cui pubblicazione è annunciata per il prossimo autunno. Si possono tuttavia rilevare le linee ricorrenti in tutti gli ambiti: l’ascolto della Scrittura e
la Liturgia quali fonte di ogni esperienza di comunicazione ecclesiale e di testimonianza cristiana; l’esigenza di riformulare tutta la pastorale ordinaria
delle parrocchie come iniziazione cristiana; l’urgenza educativa e formativa.
LUCA DE FEO
Liberiamo il mondo
dall’oppressione della
fame e della poverta’
itorna, il 15 e il 16 maggio, la campagna di raccolta fondi “Abbiamo
riso per una cosa seria”. All’uscita
dalle parrocchie del Comune di
Ostuni, i volontari di OVCI La
Nostra Famiglia, organizzazione
federata FOCSIV (Federazione
Organismi Cristiani di Servizio
Volontario Internazionale) allestiranno banchetti e proporranno la
vendita di scatole di riso, alimento di
fondamentale importanza per il suo ricco
apporto nutritivo. L’acquisto di una scatola di riso, certificato Fairtrade (secondo la normativa internazionale del Commercio Equo e Solidale), rappresenta un piccolo grande contributo al tentativo di risolvere il dramma quotidiano della fame.
Contemporaneamente, quindi, in diverse località
nazionali, si profonderà impegno nella raccolta di
fondi da destinare ai progetti che ciascun organismo associato FOCSIV ha “in cantiere” nei Paesi in
via di sviluppo.
In particolare, OVCI ha costituito nel Nord del Sudan, dove è presente dal 1999, una delle prime associazioni multietniche e multireligiose, (USADC
Usratuna Sudanese Association for Disabled Children) e ha avviato numerosi progetti tra cui un Centro di Riabilitazione che, già da due anni, prende in
carico circa 25 pazienti
e fornisce 170 trattamenti fisioterapici al
mese.
Ora l’Organismo è impegnato nella realizzazione di un nuovo intervento: in uno dei
quartieri più poveri di
Omdurman (Khartoum), Dar-El-Salaam,
mancano i servizi di
base alla popolazione
vulnerabile che vive in
case e baracche di
fango e in un ambiente
privo di qualsiasi infrastruttura.
Il progetto che si sta
per implementare, prevede quindi un programma integrato di
servizi miranti ad
estendere l’attività di
R
Riabilitazione al quartiere, la realizzazione
di un ambulatorio medico-pubblico e
di una sala di fisioterapia. L’obiettivo è prevenire e trattare la disabilità concretando, nel contempo,
azioni di inserimento e integrazione delle persone disabili.
Rileva utile menzionare infine la
implementazione, all’interno delle
strutture summenzionate, di sessioni di educazione alimentare e sanitaria per gestanti e donne in allattamento e di corsi di gestione alimentare dei
bambini al fine di diffondere la conoscenza di corrette pratiche e di ridurre l’incidenza di alcune malattie prevalentemente di carattere gastro-enterico.
Sottende a entrambe le iniziative il tentativo di intervenire anche sulla riduzione del tasso di mortalità infantile, (altro obiettivo di sviluppo del Millennio
insieme al dimezzamento della fame nel mondo).
Possiamo quindi contribuire a rendere il mondo più
libero, contrastando i problemi della fame e della
povertà che lo ingabbiano e lo opprimono, cominciando con un piccolo gesto, dimostrando la nostra
solidarietà e acquisendo la consapevolezza della
responsabilità che abbiamo nei confronti del resto
dell’umanità.
ANGELA ANGLANI
9
RICORDI
Maggio
2010
Sebastiano
Mastrangelo
A Francesco
S
crivo questa breve nota con grande dolore e con grande difficoltà,
perché descrivo la morte di un Amico, Francesco Santoro. Il suo
aereo, partito da Ostuni, è precipitato nelle campagne del Leccese, dove si stava recando, viaggiando da solo, per sostenere un esame aeronautico, il 21 aprile scorso. La tragedia ha colpito la sua famiglia, la
moglie, i figli, il papà, i fratelli, gli amici, la città intera (e non solo).
Ma il volo di Francesco non si è fermato: in questa sciagura tutti hanno ricordato il giovane farmacista con affetto, stima, gratitudine per i
suoi consigli, la sua disponibilità, la sua umanità.
Chi ha la Fede sa che Francesco continua a guardare dal Cielo il mondo e i suoi familiari: nell’area antistante la Chiesa delle Grazie, durante le affollatissime esequie, c’era un enorme manifesto con il saluto
che egli aveva scritto assumendo la presidenza dell’Aeroclub di Ostuni, e con queste parole vogliamo ricordarlo: “Credo, come sempre è
stato, che inizialmente saremo visti come una banda di utopici sognatori.
Sin da ragazzo ho sempre riflettuto sul fatto di non aver mai visto nessuno restare con il naso all’ingiù mentre
sulla sua testa passava un mezzo volante.
Tutti ma credete proprio tutti ,anche i più paurosi , vorranno condividere, anche con un po’ di sana invidia ed
anche con i piedi per terra, la nostra innata passione.
Solo se tutti noi sapremo, empaticamente catturare, nei nostri futuri interlocutori questo entusiasmo, possiamo
sperare di raggiungere i nostri obbiettivi. La cosa più difficile, secondo me , sarà proprio questa .
Ma abbiamo un arma in più rispetto a tutti altri : sappiamo come è diverso il mondo visto dall’alto .
Restituisce ad ognuno di noi quella piccola parte di forza divina che abbiamo in quanto creatura di Dio”.
FERDINANDO SALLUSTIO
DE
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UN
N TTII
ROSA CORRADI
in Zurlo
Era nata a Lecce il 10 gennaio 1930 e risiedeva a Roma.
Ne danno il triste annuncio il marito Giuseppe, i figli Mirella, Francesco e Carlotta, i generi e i nipoti.
Gli amici della redazione partecipano al lutto
dell’on. Giuseppe Zurlo e dei suoi famigliari.
3.1.1920
scomparso il 4 aprile scorso, giorno della Pasqua, all'età di
80 anni, il sovrintendente della Polizia di Stato in pensione
Sebastiano Mastrangelo. Da alcuni giorni era stato ricoverato nell'Ospedale " Perrino" di Brindisi, dove era stato sottoposto ad un
difficile intervento chirurgico. Il Maresciallo Mastrangelo (così
lo chiamavamo tutti) era una persona molto nota e stimata anche
al di fuori di Ostuni, oltre che per la sua attività nell'ambito della
Polizia, sviluppatasi nell'arco di più di vent'anni nella nostra città
con coscienza, competenza e dedizione, anche per essere stato,
fin dalla metà degli anni Settanta, un pioniere ed un grande organizzatore sportivo, avendo fondato in Ostuni il gruppo di judo delle "Fiamme Oro", in collaborazione con il collega e maestro di judo Franco Cisaria. Nel corso di svariati anni di impegno agonistico il gruppo di judo ha raccolto numerose affermazioni in campo regionale e nazionale, portando all'attenzione della comunità cittadina uno sport che è un esempio di disciplina, di lealtà e di
rispetto dell'avversario, dal quale, precisava il Maresciallo, era bandita ogni forma di violenza e di
prevaricazione. Successivamente, sotto la guida del maestro Michele De Carlo, tecnico di eccellenza del judo, si era fatto largo un gruppo di atleti, tra i quali c'erano anche molte ragazze, che
avevano conseguito trofei in ambito italiano giungendo alle soglie delle Olimpiadi. Molti di quei
ragazzi e di quelle ragazze sono oggi in Polizia, e tutti hanno tributato un commosso saluto al caro
Maresciallo e presidente del loro gruppo
FERDINANDO SALLUSTIO
AN
A
NN
N IIV
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R SS A
AR
R II
18 agosto 1933
30 aprile 2010
Il giorno 15 aprile 2010 si è spenta la mite e
generosa esistenza di
E'
8.5.2008
Venerdì 30 aprile
2010, all’età di 77
anni, è tornato alla
Casa del Signore
12 maggio 2003
CRISTINA
MELPIGNANO
8.5.2010
CARMELO PACIFICO
La moglie Giovanna, le figlie Carla e Laura,
il fratello Eugenio e la sorella Augusta ne
danno il triste annuncio.
6.6.2005
FELICE GHIONDA
vedova Rizzo
E’ un mistero pensare ai due anni trascorsi
senza di te, da quando sei volato nella Casa
celeste; però l’amore che ci hai donato, che
non è sfumato con te e che conserviamo
nel nostro cuore e nella nostra memoria, ci
aiuta ad avere fede: le preghiere che eleviamo a Dio costituiscono un intimo legame
tra te e noi e mentre ci sono di conforto, ti
fanno godere la pace eterna del Cielo.
GIOSUE’
ANTONIO
MARESCA
Ti ricordano con infinito affetto tua moglie, i tuoi figli e i cari nipoti.
3 maggio 2002
Ad un anno dalla
3 maggio 2010
scomparsa della
ANNA CAVALLO
Messaggio Terra-Cielo via Etere da: Ada Campanella-Nacci al marito
che è
sempre presente
22 maggio 2008
22 maggio 2010
gli amici di sempre
nella mia vita.
La ricordano con immenso affetto a quanti la
Teresa Bax
2 giugno 2002
2 giugno 2010
Precisazione circa le presunte apparizioni della Madonna
ad un ragazzo di Brindisi
Il
forte
dispensatrice
ineguagliabile
Un affettuoso ricordo da chi ti custodisce sempre nel proprio cuore.
Una Santa Messa di suffragio verrà celebrata domenica
23 maggio 2010, ore 9,00, nella Chiesa del Purgatorio.
25 maggio 2001
25 maggio 2010
GIUSEPPE
SETTEMBRINI
Priore della Confraternità
S. Maria della Stella
Non si può dimenticare un
marito ed un padre esemplare e che nella vita è vissuto
sempre con l’amore del
prossimo e della Chiesa.
Tua moglie Ziella, i tuoi figli Maria e Gino, tuo genero Ciccio e tua nuora Patrizia, tua sorella Ziella, insieme a tutti i tuoi cognati e nipoti ti ricordano a parenti
ed amici ed innalzano continue preghiere per la tua
anima che riposa accanto all’Eterno Iddio.
Ada-Dù
conobbero e stimarono.
COMUNICATOSTAMPA
NINETTA
QUARTULLI
Una Vergine saggia
incontro al suo Signore
Con la lampada accesa.
Oggi 27 aprile 2010 festeggiamo “Spiritualmente” 50 anni di quel
Matrimonio che ci legò ed ancor rimane nei precordi! Quello che Dio
unì resta tale tra Te nell’azzurro e me nel verde dei prati quaggiù.
Nella comunione di tale ricorrenza sono con noi, affettuosamente, i
figli Evita-Maria, Adam, Anja ed i nipoti-gemelli Ramon e Delia.
Ti giunga il bacio e l’abbraccio di sempre, la TUA
ARCIDIOCESI BRINDISI-OSTUNI
RICCARDO APRILE
Ricorre il 2° anniversario della
scomparsa di
Nella Fede
Nella Speranza
Nella Carità
GLICERIO CAMPANELLA
LUIGINA
BOVENZI
Una Santa Messa in suo suffragio verrà celebrata sabato 5 giugno
2010, alle ore 19,00, nella Chiesa parrocchiale di San Luigi G.
“Beati gli operatori di Pace
Perché saranno chiamati figli di Dio”
(Matteo – 5,6)
Prof.ssa
La mia mamma
È caro conservare la sua memoria e la
sua dolce immagine che è rimasta nel ricordo di quanti le vollero bene. Come
sarebbe possibile dimenticare una donna
che fu sposa felice e mamma affettuosa
e premurosa. I figli Carmela, Luca e Tonino, insieme alla nuora
Caterina ed ai nipoti Domenico con Monica, Cristina e Giuseppe,
ricambiano con un amore semplice, profondo e intenso unito alla
continua preghiera.
Nel mese di aprile abbiamo pubblicato questo ricordo con un involontario errore di stampa. Ripariamo ristampando il testo corretto.
sarto
Caro Felice,
sono già trascorsi cinque anni dalla
tua scomparsa, ma il tuo ricordo rimane sempre vivo e presente nei nostri
cuori e ci aiuta ad affrontare con speranza, gioia ed amore la vita di tutti i giorni.
La moglie Giovanna, il figlio Gianni, la nuora
Antonella ed il nipote Simone.
12 maggio 2010
Il pensarti insieme a Mamma e Peppino nel
cielo mi è di grande conforto perché sono
sicura che vi incontrerò nel momento in cui
l’Eterno Iddio vorrà ricongiungerci nella
felicità eterna.
Natalia
16 aprile u.s., e nei giorni successivi, S.E. l’Arcivescovo Mons. Rocco Talucci, è venuto a conoscenza del
fenomeno relativo a presunte apparizioni e messaggi della Vergine Maria al giovane brindisino Mario D’Ignazio, solo attraverso il racconto di alcune televisioni e quotidiani locali.
I fatti, così come riferiti dalle cronache, avverrebbero nella sua casa di campagna in contrada Santa Teresa, nel
giorno del venerdì.
Solo il 30 aprile u.s. il giovane ha fatto visita all’Arcivescovo. Nel colloquio, molto sereno, sono emerse numerose riserve, risultando confusa l’identità delle stesse presunte apparizioni, pur mantenendo il rispetto per le
scelte personali.
Si precisa che la visita del giovane all’Arcivescovo ha avuto solo significato informativo.
Il colloquio è stato paterno e interlocutorio senza che ne sia derivato, da parte dell’Arcivescovo, né un “nulla
osta”, né un divieto.
Non ci sono motivi di approvazione o di disapprovazione.
Si tratta di un’esperienza personale affidata alla responsabilità del soggetto.
Numerose sono le apparizioni autentiche; molte altre, invece, sono presunte o svanite nel nulla perché legate a
fatti emotivi e di natura psicologica che si sono risolte con spiegazioni umane.
Nei mesi precedenti è mancato ogni riferimento all’autorità religiosa, mentre è esplosa la diffusione attraverso
gli organi di informazione, con conseguente spettacolarizzazione dei fenomeni.
Si esorta il soggetto interessato alla riservatezza, alla preghiera e alla comunione ecclesiale, evitando una indebita diffusione di messaggi.
Ai fedeli è vivamente consigliata la preghiera alla Vergine Santa, mentre li si sollecita ad evitare ogni forma di
curiosità.
Si esortano gli operatori dell’informazione a non enfatizzare un fenomeno che ha bisogno di silenzio e discernimento.
A tutti si ricorda che il messaggio del Vangelo rimane la vera strada per il rinnovamento del cuore degli uomini
e per la costruzione di una società nuova.
UFFICIO STAMPA
C M G N
10
CRONACA
BREVE
Maggio
2010
Sarà venduto il titolo dell’Ostuni Sport?
di Tonino La Centra
campionato iniziato in modo incerto perché
mancavano anche le condizioni per iscrivere la squadra al torneo; nonostante tutto, l’iscrizione fu fatta e fu allestita una squadra mediocre che
collezionava risultati poco convincenti tanto da prevedere una inevitabile retrocessione.
A sanare questa situazione, nel dicembre del 2009,
la società cambiò gestione e i nuovi dirigenti, con
enormi sacrifici, acquistando validi giocatori, trasformarono l’Ostuni Sport da squadra mediocre in
una molto valida, ottenendo ottimi risultati e raggiungendo con tre giornate di anticipo, il traguardo
della permanenza nella serie nazionale dilettanti.
Il presidente dell’Ostuni, Domenico Saponaro non
ha gioito molto per la raggiunta salvezza, che aveva previsto con molto anticipo, poiché vede in prospettiva una situazione societaria poco rassicurante.
Il mancato aiuto economico da parte degli imprenditori locali ha causato alla società grosse difficoltà
economiche. Gli abbiamo chiesto quali fossero i
motivi che non lo hanno fatto esultare per l’avvenuta salvezza.
Saponaro ci ha risposto: “Quella prospettata è l’analisi giusta della situazione. La svolta c’è stata a
dicembre quando la società si è affidata nelle mani
di gente competente, gente che naviga nel mondo
del calcio da tanto tempo e che ha portato in Ostuni validi giocatori che hanno consentito di disputare
un ottimo girone di ritorno. Non ho esultato per l’avvenuta salvezza perché mi trovo in una particolare
situazione morale: siamo salvi, dovremmo festeggiare, ma non lo stiamo facendo perché i problemi
societari sono tanti. Siamo in grosse difficoltà economiche e stiamo cercando di onorare gli impegni
presi e lo faremo in qualunque modo. La società
costituitasi a dicembre 2009 aveva varato un progetto di collaborazione con gli imprenditori ostunesi
che purtroppo non si è mai concretizzato, non
avendo ricevuto neanche un euro, per cui siamo al
collasso totale. Ma siamo gente che mantiene gli
impegni presi e i giocatori che hanno onorato la
maglia della Città Bianca saranno pagati. Ripeto
manterremo gli impegni presi, i fondi verranno fuori, prendendo anche in considerazione la vendita
del titolo sportivo”.
Presidente in questo caso scomparirebbe il calcio
ad Ostuni.
“Questa è l’ultima cosa che vorrei sentir dire, però
se gli imprenditori che avevano fatto delle promesse non si faranno avanti saremo costretti a vendere
il titolo per pagare i nostri debiti perché, e lo ripeto,
siamo persone che onorano gli impegni presi”.
Parole dure quelle del Presidente Saponaro. Ma se
tutto si dovesse risolvere nel migliore dei modi quali le prospettive per il futuro. Lo chiediamo al direttore generale Lauro Gallo.
“Sicuramente questa che abbiamo è una squadra
che ha delle solide basi di partenza e per programmare un futuro sereno e tranquillo, con qualche ritocco, potrebbe sicuramente far parte di quelle
compagini che mirano molto in alto. Certo alla base
di tutto ci vorrebbero le garanzie di cui ha parlato
dil Presidnte”.
Ma tornando al calcio giocato, domenica 9 u.s., l’Ostuni, nella sua ultima partita disputata in casa, ha
battuto l’Angri con un risultato tennistico (6-1), confermando l’ottimo stato di salute nel girone di ritorno.
Domenica 16 maggio si conclude il campionato e i
giocatori ostunesi saranno impegni a Matera.
li alunni della Scuola Elementare e della Scuola Media di Ostuni espongono, presso la Biblioteca Comunale, le opere artistiche realizzate
nell’ambito del progetto “Il fantastico mondo di
book” sul tema: «Impara l’arte»
Il progetto di promozione alla lettura per ragazzi,
realizzato dall’Amministrazione Comunale, giunto
quest’anno alla IV edizione, è stato inserito nel piano dell’offerta formativa della Scuola Primaria “Enrico Pessina”.
La scuola ha attivato un percorso educativo mirato
alla conoscenza, negli aspetti più essenziali, del
cammino del fenomeno “arte” dalla preistoria ai nostri giorni; alla consapevolezza dell’esistenza di diverse forme artistiche (pittura, scultura, architettura, design, scenografia, fumetti, illustrazioni…); alla
scoperta dei luoghi in cui le opere d’arte vengono
conservate: musei, gallerie d’arte, chiese, case,
città d’arte…; promuovendo il senso di appartenenza ai luoghi e sentimenti di responsabilità e di consapevolezza nella tutela e conservazione degli
stessi.
L’Amministrazione, al fine di rendere proficuo il
percorso compiuto dagli alunni, ha proposto la partecipazione a laboratori programmati, quali il labo-
ratorio per la creazione dei fischietti in terracotta e
il laboratorio di fotopittura; oltre alla visita guidata al
parco archeologico e naturalistico di Santa Maria
D’Agnano.
Gli alunni delle quarte classi hanno seguito un percorso mirato alla conoscenza di tecniche architettoniche diverse, attraverso la lettura di testi e documenti storici, hanno ricostruito la ziqurrat babilonese e poi la piramide egizia; andando alla scoperta
del territorio di Alberobello, sono giunti alla conoscenza della tecnica di costruzione dei trulli (patrimonio dell’UNESCO); a Barletta hanno avuto l’opportunità di vedere un castello e di capire la tecnica
di costruzione in funzione della difesa e del presidio di un territorio. Non hanno trascurato la pittura,
come forma artistica, dopo aver fatto lettura di immagini e conosciuto alcuni movimenti artistici, alla
fine sono approdati in una vera pinacoteca: a Barletta, visitando il Palazzo della Marra, hanno scoperto le opere di De Nittis.
Ispirati da tanta bellezza, i nostri ragazzi si sono cimentati nella realizzazione di plastici e disegni che
sono in esposizione presso la Biblioteca Comunale.
La mostra resterà aperta per tutto il mese di Maggio.
ANTONIETTA LEUZZI
Un
G
Impara l’arte
Notizie flash
di Ferdinando Sallustio
uaranta esponenti di varie branche dell’arte, ostunesi, del resto dell’Italia e stranieri, dai 17 agli 80
anni di età hanno animato il Chiostro del Comune per
la prima rassegna di arte contemporanea dal tema “I
colori del nostro territorio” organizzata dal 29 aprile al 9
maggio.
“Il bianco delle case storiche, il verde dei nostri secolari
ulivi e l’azzurro del cielo- scrive il presidente dell’associazione,Peppino Carella- sono le basi della creatività
che ogni artista ha saputo dare a questo evento, pur
nella sua semplicità.”
“Costituire un’associazione di artisti in una città nota a
livello nazionale ed internazionale, come Ostuni- continua Carella- assume una notevole importanza se si
considera anche la possibilità di dare ai giovani un punto di riferimento dove trovare amici ed avere l’occasione di realizzare delle opere e mostrarle al pubblico, alimentando così la “voglia di creare” e continuando a
rendere immortale l’arte”.
Gli artisti che hanno esposto sono stati: Lucia Altavilla,
Daniele Antelmi, Eduardo Araujo, Giovanni Bagnulo,
Stella Bellini, Francesco Cairo, Teresa Calò Lenoci,
Peppino Carella, Luigi Casale, Francesco Cisaria, Giovanni Colucci, Xhafer Dervishi, Miriam Ducuq, Stefano
Epifani, Franco Farina, Dora Iurleo, Domenica Lacerignola, Giuseppe Lapenna, Eleonora Leo, Giuseppe
Martello, Antonio Micelli, Mario Moro, Meri Nacci, Stella
Q
A
nche quest’anno si svolgerà ad Ostuni da
17 al 24 maggio 2010 il TORNEO INTERNAZIONALE DI CALCIO GIOVANILE PRIMAVERA PROFESSIONISTI
“CITTÀ DI OSTUNI” che tanto successo ha
conseguito nelle precedenti 6 edizioni.
Per l’occasione il Presidente nazionale della
FIGC, Giancarlo Abete, ha indirizzato ad Antonio Marzio, organizzatore della manifestazione, il seguente saluto.
“La città di Ostuni torna ad ospitare alcune
tra le principali rappresentative “Primavera”
italiane ed estere per la disputa di un torneo
che nel corso degli anni si è distinto per la
qualità del confronto tecnico, nel segno di un
comune denominatore: l’amore per il calcio.
L’attenzione rivolta alla cura dell’attività
calcistica di base, la strutturazione di un percorso di formazione virtuoso che possa caratterizzare qualitativamente gli stadi successivi
in funzione delle prerogative e degli obiettivi
definiti dalle società, costituiscono uno degli
elementi centrali della politica promossa dalla Federcalcio. Costruire il proprio futuro di
uomini e atleti in maniera responsabile e consapevole. Una missione che la formula del torneo assolve pienamente, rappresentando una sintesi efficace nel processo di maturazione dell’atleta e dell’individuo. Da questa valutazione nasce il nostro apprezzamento entusiasta verso esperienze di
questo tipo, inquadrate in una visione di insieme volta a valorizzare il calcio in una prospettiva sociale ampia e articolata.
A nome della Federazione Italiana Giuoco Calcio rivolgo le più vive congratulazioni al Comitato
organizzatore, unitamente al sincero e cordiale “in bocca al lupo” alle squadre partecipanti, con
l’auspicio che il torneo possa rappresentare una tappa importante nel percorso sportivo di ciascuno”.
Al Torneo è prevista la partecipazione delle seguenti squadre: Bari, Brindisi, Cagliari, Fiorentina,
IMG (Usa), Lecce, Parma e Salernitana che giocheranno oltre che in Ostuni, sui campi dei Comuni
di Brindisi, San Pancrazio Salentino, Locorotondo, Martina Franca e Polignano a Mare.
L’edizione dello scorso anno fu vinta dalla squadra del Milan.
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Mensile Cattolico d'Informazione
Anno LXXXVIII - Numero 5 - Maggio 2010
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I coniugi
FRANCESCO CISARIA e
ISABELLA PACIFICO
Uniti in matrimonio nel lontano 24 aprile 1949 hanno ricordato il loro 61° anniversario di nozze, ringraziando il Signore
per il dono della vita trascorsa insieme tra la gioia, l’affetto e
l’amore dei propri figli e nipoti.
Nacci, Besnik Nazay, Romano Pentassuglia, Giacomo
Protino, Giuseppe Prudentino, Cosimo Roma, Giuseppe Roma, Bernarh Schuchmann, Croci Sisinni, Franco
Sozzi, Crocifisso Valente, Salvatore Valente, Bruno Varini, Rosa Verdoliva, Caterina Zecchini e Caterina Zizza. Il prossimo evento si terrà dal 27 maggio al 6 giugno sul tema ”L’ulivo, creatura misteriosa quanto paragonabile all’essere umano”, presso l’Antica Masseria
Brancati sulla Ostuni-Rosa Marina.
***
nche in questo mese non sono mancati gli arresti di
alcuni esponenti della malavita locale: da segnalare, tra gli altri, uno spacciatore che, agli arresti domiciliari, riusciva a tenere in piedi un florido commercio di
cocaina; un pregiudicato che deteneva in casa sua una
pistola lanciarazzi mai denunciata, e un energumeno
che pretendeva il “pizzo” da un bar nella zona della
Piazza: al rifiuto del proprietario, il malvivente lo ha aggredito ma il commerciante ha prontamente reagito atterrando l’estorsore e permettendone la consegna alle
Forze dell’Ordine.
***
rande successo ha ottenuto la “Festa degli aquiloni” organizzata dal Parco delle dune costiere di
Ostuni nella zona umida di Fiume Morelli. In uno scenario naturale di gran pregio decine di bambini hanno
lavorato per costruire gli aquiloni e farli volare nel vento. L’8 e 9 maggio è stato previsto nel Parco la festa
delle associazioni escursionistiche pugliesi, con una
lunga passeggiata, mentre per domenica 16 il Parco,
diretto da Gianfranco Ciola, ospiterà la “Primavera Bio”
con una mostra di prodotti biologici e visite guidate per
i più piccoli, anche in barca negli stagni della zona.
A
G
***
unedì 31 maggio, alle 20, nel Salone Parrocchiale di
San Luigi, a conclusione del Mese Mariano e a pochi giorni dal termine dell’”Anno sacerdotale” indetto da
Benedetto XVI, vi sarà una serata di riflessione sulla figura del sacerdote nel cinema e in TV, con la proiezione di vari filmati che faranno rivedere i grandi sacerdoti
del recente passato (Don Milani, Don Puglisi, Don Zeno Saltini, Don Tonino Bello ed altri) ed i personaggi di
popolari fiction, film e telefilm come Don Matteo, Don
Luca, Padre Brown e Don Camillo. Nel corso dell’iniziativa verrà illustrata anche l’attività della Congregazione
di Gesù Sacerdote, fondata da Padre Mario Venturini
per il sostegno ai sacerdoti.
L
COMUNICATO STAMPA
La struttura “MC Yachting Service” sita in Villanova di Ostuni e gestita dallo scrivente comunica di
aver ricevuto per il 2010 l’ambito riconoscimento
“ADAC – SUPER PLATZ”.
Solo quelle strutture di ormeggio europee che sono
all’altezza di garantire un’offerta di altissimo livello
ottengono dalla redazione dell’ADAC Marinafhurer
tale riconoscimento.
La conferma del premio ci onora e ci stimola a proseguire nell’offerta di servizi sempre migliori alla
nostra affezionata clientela, e per l’intera collettività
“ostunese”.
Cordiali saluti
MARCO CARANI
C M G N
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Iscritto alla
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Redazione
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Hanno collaborato a questo numero
Angela Anglani - Mariella Calabrese
Dino Ciccarese - Luca De Feo
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Gianmichele Pavone - Ilaria Pecoraro
Pina Schirosi Cagnazzi - Mario Zurlo
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Foto della testata
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