Lo strano caso dei tre folli fisici e della fine che fecero le infermiere

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Lo strano caso dei tre folli fisici e della fine che fecero le infermiere
Lo strano caso dei tre folli
fisici
e della fine che fecero le
infermiere che li amavano
Studio su I fisici di Friedrich Dürrenmatt.
Con Gabriele Catalano, Francesca Giacardi, Maria Teresa Giachetta, Jacopo Marchisio.
Adattamento, allestimento e regia a cura de Il Teatro dei Cattivi Maestri.
Elementi scenografici Franco Imanone - Altredimore, ambienti sonori Massimo Bressan,
costumi in collaborazione con l’atelier Le due mosche bianche.
Nuova produzione.
Debutto da giovedì 24 ottobre a domenica 27 ottobre, presso Il Teatro dei Cattivi Maestri –
Officine Solimano.
Una storia di spiriti o una spy story?
Un dramma civile o una storia d’amore?
Un’opera grottesca di un grande autore del teatro del
novecento rivista in modo sorprendente.
Quando il palco si fa medium…
Spifferi di vento soffiano sinistri, voci e rumori lontani si accavallano come in una sinfonia
spettrale... una figura diafana si aggira tutt'intorno... ma ecco, all'aprirsi del sipario, che quanto
sembrava il preannuncio di un mondo di fantasmi e misteri appare trasformato in
un'immagine di limpida razionalità: un sanatorio svizzero perfettamente organizzato,
un'infermiera efficiente, un poliziotto che indaga con cura. Che cosa è successo? Dove siamo in
realtà? Chi abbiamo di fronte? Nel reparto speciale di una clinica psichiatrica sono rinchiusi tre
scienziati ormai impazziti, convinti di essere rispettivamente Einstein, Newton e uno stretto
interlocutore di Re Salomone. Ma è davvero così? Perché le infermiere del sanatorio muoiono
come mosche? Che cosa nasconde la direttrice?
Allestire oggi uno studio su I fisici di Friedrich Dürrenmatt (1921-1990), il grande,
caustico drammaturgo e scrittore elvetico che ha segnato la storia del secondo Novecento
europeo, significa confrontarsi con la necessità di dare un significato “dei nostri tempi” al
meccanismo studiato con cura certosina dall'autore. Scritto nel 1961, in piena guerra fredda e
sotto l'incubo pericolo atomico, I fisici è prima di tutto un dramma sulle responsabilità civili
della scienza: fino a che punto è lecito a uno studioso portare avanti e divulgare ricerche che, se
da un lato arricchiscono la conoscenza umana, dall'altro possono essere fonte di massacri e
tragedie? Oltre cinquant'anni dopo, gli aspetti da spy story della trama, nei termini in cui l'autore li
presentava, possono apparire invecchiati, ma il dilemma di fondo è sempre vivo. Peggio, anzi:
perché il linguaggio stesso della scienza oggi è in crisi, l'identità della ricerca in pericolo, la
dialettica fra ragione e irrazionalità sempre più accesa.
Ecco perché questo Strano caso dei tre folli fisici e della fine che fecero le infermiere che li
amavano può sembrare un tradimento, una forzatura del testo: in realtà, abbiamo cercato di
condurre una riflessione su quel che Dürrenmatt aveva scritto, di ricrearlo nella dimensione
di un'epoca che vive di altri modelli e altre ossessioni. Il dramma originario, sfrondato della
presenza di numerosi personaggi di contorno, è circondato da una cornice in cui la vecchia clinica
“Les Cérisiers”, ormai abbandonata, deve essere riaperta da una nuova équipe di psichiatri che
debbono però fare i conti con il peso della memoria di quanto vi è un tempo accaduto,
simboleggiato dalla presenza del fantasma di Johann Wilhelm Möbius, il più puro dei ricoverati di
un tempo. È un vero spettro? O forse è frutto delle paure di ricercatori e medici che hanno perso la
fede nelle possibilità del loro lavoro? La razionalità scientifica e la tentazione dello spiritismo si
intrecciano, diventando teatro nel teatro quando si decide di reinscenare il passato, di farlo
accadere un'altra volta, per liberare quel luogo dai suoi antichi incubi.
Nasce così una scatenata “recita interna” in cui i colpi di scena si susseguono sino
all'unico finale possibile, coronamento beffardo – come spesso in Dürrenmatt – di
un'inchiesta che si ritorce inestricabilmente su se stessa. Una tragedia della solitudine e della
ragione, presentata però con i ritmi, gli scatti, le trovate di una funambolica commedia degli
equivoci, fra travestimenti paradossali ed esibite gag: la commedia originaria diventa essa
stessa oggetto di indagine, come qualcosa di lontano e insieme di presente, al pari dei fantasmi di
quell'epoca atomica che sembra lontana ma ha lasciato invece tanti strascichi anche in un'età – la
nostra – portata troppo spesso a fidarsi di oracoli più che di scienziati, di falsi miti che di vera
ricerca, ora in contrasto e ora nostalgica per un passato di cui ancora si allungano le ombre.
Il grottesco e il continuo, spiazzante cambiamento di toni e di stili sono tra le cifre
essenziali del mondo di Dürrenmatt: e stanno alla base anche di questo allestimento, che affida
l'evocazione degli ambienti ai suoni realizzanti con cura e maestri da Massimo bressan, alle luci,
alle voci (quelle degli attori, i cui cambi di identità si susseguono come in un gioco di scatole
cinesi), a oggetti, abiti e arredi oscillanti fra realtà e sogno. Il gioco metateatrale era presente già
in origine, in fondo, nel susseguirsi di colpi di scena che svelavano i personaggi e le loro molteplici
identità: ma ormai è come se li guardassimo da fuori, preda di fantasmi che non riusciamo a
esorcizzare; e il linguaggio della scena si adegua, rimanendo sospeso senza rinunciare
però al suo sforzo di comunicare e di incidere sul pensiero degli uomini.
Per ricevere ulteriori informazioni su date e disponibilità potete
contattare:
Francesca Giacardi
Il Teatro dei Cattivi Maestri
Officine Solimano
Piazza Rebagliati (17100) Savona
Tel.: 349.2984973
[email protected]
[email protected]
www.cattivimaestri.it
www.officinesolimano.it