Paolo Biroldi - Fotografia.it
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Paolo Biroldi - Fotografia.it
Professione Paolo Biroldi Attivo da oltre venticinque anni nella fotografia di equitazione, Paolo Biroldi ha un vasto archivio di immagini e si dedica anche alla stesura di articoli per pubblicazioni specializzate. Fotografare bene i cavalli non è facile: richiede esperienza e si deve conoscere la dinamica del salto e delle varie figure del cavallo. Solo in questo modo si possono anticipare i momenti migliori e non farseli sfuggire. 34 PC PHOTO Come sei arrivato a fotografare i cavalli per professione? Le due passioni si sono sviluppate insieme. Andavo a cavallo ed ero iscritto all’Istituto d’Arte di Monza, a Villa Reale, dove facevo grafica pubblicitaria e fotografia. Ho avuto la fortuna di avere professori di altissimo livello, come Albe Steiner (davvero uno dei grandi della grafica mondiale). Mi ero già appassionato di fotografia e ci facevano fare cose interessanti, in studio oppure per cogliere il momento, con una fotografia che doveva “catturare le emozioni”. Naturalmente questo concetto era già stato proposto anche da altri, ma allora la fotografia si muoveva in ambiti un po’ ristretti e tutto sembrava ancora da inventare, da vedere... Eravamo all’inizio degli anni settanta, fra manifestazioni e occupazioni giovanili. Le prime foto si cercavano in questi ambienti, in mezzo ad un corteo, e poi la bandiera rossa e la macchina fotografica stavano volentieri insieme e ti etichettavano in modo inequivocabile. Nel 1980 sono caduto domando un puledro e mi sono rotto due vertebre. Dopo due mesi di ospedale i medici mi hanno consigliato di non montare più a cavallo, ma io volevo restare in questo ambiente che mi piaceva moltissimo. Avevo conosciuto Franco Faggiani, direttore di una rivista che si chiamava “Lo Sperone” ed insieme a lui abbiamo pensato alle fotografie che si potevano fare. In quel periodopubblicavanofotografieinbianconero scattate con Polaroid o macchine senza troppe pretese. Io invece avevo una Topcon Super DM, una reflex oggi dimenticata ma molto valida. Avevo già capito che le foto ai cavalli devono esprimere la potenza, cogliere il gesto atletico, senza però trascurare l’armonia e la gentilezza dell’animale. Insieme ad un amico, studiavamo di notte a tavolino la dinamica del salto e le varie figure del dressage e delle varie discipline dell’equitazione, per capire le situazioni e mettere a punto le tecniche di ripresa più efficaci. Lo scopo era ottenere una foto bella da vedere ed anche tecnica, che fosse apprezzata nell’ambiente. L’altra passione erano le barche a vela. Avevo un amico che aveva inaugurato “Utopia”, il primo centro nautico di Milano. Si andava a Palmaria e Porto Venere a fotografare barche e regate, e poi da giovane uno fa tutto quello che gli passa davanti. Però nel frattempo il lavoro coi cavalli cresceva e bisognava soddisfare le richieste del giornale. Una volta stabiliti i parametri delle foto e dimostrato che viaggiare non mi spaventava (visto che le manifestazioni andavano seguite ovunque si svolgessero), intorno al 1985 l’abbinamento tra cavalli e fotografia si è trasformato in una vera professione. Lavori in esclusiva? Dopo i primi tempi di cui ti ho parlato sono nati altri giornali del settore e si era anche sviluppata una certa concorrenza, con la ricerca delle foto più belle, con l’uso del colore e della carta patinata, con lo studio delle pellicole più adatte, ecc. Quindi avevo certamente la possibilità di fornire più testate, però vedere la stessa foto o lo stesso servizio su due giornali concorrenti nello stesso periodo non è bello. Per questo aspetto morale, pur non avendo un’esclusiva formale, ho fatto le mie scelte e da diversi anni fotografo i cavalli per Cavallo Magazine. Invece non c’è nulla che mi impedisca di vendere servizi di altro genere ad altri editori. In sostanza, per non dire di no a nessuno, ho sempre fatto in modo che tutti sappiano come e per chi lavoro. Vendi anche le foto ai cavalieri? No. All’inizio ci avevo anche provato, perché se ti organizzi puoi mettere insieme un bel giro, contando che ad ogni manifestazione possono esserci trecento-quattrocentopartenti.Peròper farlo come si deve si dovrebbe essere sul posto con PC e stampante (c’è chi lo fa) e in certi momenti una persona Il cavallo nello spettacolo Appassionata. Profilo di cavallo di razza Lusitana sfruttando un brevissimo passaggio del riflettore “occhio di bue”. 400 Iso, 200 mm, 1/150s, f/2,8. PC PHOTO 35 Pigrim, stallone Purosangue Arabo di 9 anni di proprietà di Olimpia Gucci. Il figlio di Pash Vacan e Promise Y, nato e allevato in Italia. Pigrim è di linea russo-polacca. 100 Iso, 160mm, 1/250s, f/3,2. sola non basta. E poi è anche questione di atteggiamento mentale: io ho sempre difficoltà a chiedere soldi alle persone e finirei per regalare tutto. Una volta volevo farmi dare dieci euro per una foto e il cliente voleva la fattura. Ho pensato che non valesse la pena coinvolgere un commercialista in una simile attività per vendere una foto ogni tanto: alla fine ho preferito regalargliela. Oltretutto nel dare le foto agli interessati possono capitare cose spiacevoli, come quando una rivista concorrente chiede al cavaliere un’immagine e questo manda la mia, magari avuta in regalo. Quella di giustificare al direttore della rivista l’uscita incontrollata di una mia foto è una situazione di disagio che cerco di evitare. Come si svolge la tua attività? Le foto si fanno perlopiù dal venerdì alla domenica, perché le manifestazioni si svolgono sempre in quei giorni, poi il resto della settimana serve per sistemare e archiviare le foto e scrivere gli articoli. La passione c’è, la conoscenza 36 PC PHOTO Ritratto di Edil, stallone di razza spagnola, grande agonista della disciplina del dressage. Montato da Alessandro Benedetti ha vinto, nel 2005, il Master Iberico. 100 Iso, 200mm, 1/500s, f/3,2. anche, le cose da dire sono sempre tante e poi non mi dispiace stare al computer, per cui anche scrivere gli articoli mi viene facile. Devo dire che il fatto di essere partito presto ed avere anche un po’ inventato il modo di fotografare i cavalli mi ha permesso di entrare a trecentosessanta gradi in questo mondo un po’ chiuso, perché non è che tutti si fermino a parlare di cavalli con te. Ho scoperto che è molto più facile parlare di cavalli con qualcuno noto per altri motivi, ed anzi spesso questa è la chiave di accesso a quel personaggio, o un modo diverso per presentarlo al pubblico. Ad esempio io ho fotografato tanto Pavarotti. Avvicinare Big Luciano era difficilissimo, ma se volevi parlare con lui di cavalli era sempre a disposizione. La parola d’ordine era “Maestro, vengo a trovarla, però parliamo di cavalli” e lui ti aspettava a braccia aperte. Lavori su commissione o fai più servizi di tua iniziativa? Nell’anno ci sono parecchi appuntamen- ti fissi, grandi gare che non si possono perdere. Assodato questo, ho ampi margini per proporre quello che vedo in giro e sviluppare gli spunti che trovo. Quello del cavallo è un mondo molto vasto, che va dalle Olimpiadi alle passeggiate sul nostro territorio. In giro ci saranno un paio di milioni di cavalli, ed altrettanta gente da raccontare. La mia esperienza mi fa capire se un argomento può essere interessante, se vale la pena farci un articolo o se è più adatto alla rubrica delle notizie. Può capitare di scoprire nelle ultime due righe di un articolo di economia che Lionella Ligresti ami tantissimo andare a cavallo. Allora prendi appuntamento a vai a fare un articolo su di lei. Sebastian Fernandez è uno dei migliori cavalieri di Spagna. Nato a Granada e cresciuto in una famiglia di radicata tradizione equestre, presenta il suo stallone di pura razza Spagnola simulando il lavoro con la pica. 1600 Iso, 300mm, 1/200s, f/2,8. PC PHOTO 37 Gina Lollobrigida ripresa a Siviglia in occasione del Sicab, la fiera spagnola riservata ai cavalli. 800 Iso, 180mm, 1/160s, f/2,8. Il ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, va a cavallo nella sua Treviso. Željko Kalac, portiere del Milan, ha un allevamento di cavalli in Australia e sarà uno dei prossimi che andrò a contattare. Sono cose che si scoprono leggendo qua e là, nei giornali ed in internet. Un lavoro su commissione è quello del proprietario dell’allevamento che ti chiama per avere qualche bella foto dei puledri. I puledri nascono prevalentemente in primavera, per cui in genere ti chiamano verso giugno quando i nuovi nati hanno due-tre mesi e l’erba è ancora verde, così ne possono uscire belle immagini. Di solito ci sono una decina di puledri, da fotografare con le madri e senza per farne un bell’albumino. Questa è l’unica testimonianza che l’allevatore può avere, perché dopo qualche mese i puledri vengono venduti. Dove si svolgono le principali manifestazioni? Ti muovi anche all’estero? Intanto distinguiamo tra ippica ed equitazione: all’ippica appartengono il trotto e il galoppo, mentre tutto il resto è equitazione. Io lavoro poco con l’ippica, 38 PC PHOTO Natalia Estrada, grande appassionata, insieme al cavallo tedesco Medison con cui partecipa alle gare di salto ostacoli. 400 Iso, 135 mm, 1/180s, f/6,7. dove ci sono fotografi bravi e superspecializzati che vanno anche a Windsor e a Parigi per le grandi manifestazioni internazionali. Devo dire che un ambiente dove ci si deve presentare in giacca e cravatta non fa per me, preferisco inseguire i gauchos in Paraguay o affrontare il deserto che dover mettere la cravatta per fotografare la regina d’Inghilterra. Detto questo, il calendario italiano dell’equitazione è lungo e fittissimo; si può dire che ogni fine settimana ci sia qualcosa di interessante, anche se naturalmente a vari livelli. Per come è strutturato attualmente il giornale, purtroppo non seguiamo molto le categorie minori. La manifestazione più importante è lo Csio di Roma, che si disputa a Villa Borghese, a fine maggio. Poi ci sono i campionati italiani di tutte le discipline, le tre olimpiche (salto ad ostacoli, completo e dressage) e tutte le non olimpiche come i pony, l’endurance, la monta da lavoro e la monta americana, senza dimenticare le manifestazioni internazionali, quelle locali, ecc. All’estero ci vado per seguire qualche evento come i campionati europei, del mondo e le Olimpiadi. Ti occupi anche di fotografia di altro genere? D’inverno, quando in Europa i cavalli sono fermi in attesa della stagione successiva, ne approfitto per andare in Sud America con un tour diverso da quello a cui sono abituato qui. Per ottimizzare il viaggio e il tempo di questa “mezza vacanza”, realizzo foto ed articoli di altro genere, perlopiù sempre legati agli animali e alla natura. Una volta tornato in Italia, organizzo tutto il materiale raccolto e decido a chi proporlo. Ad esempio, in Uruguay avevo letto del campionato del mondo di pesca al Dorado, un enorme pescione color oro, e così mi sono recato a Mercedes, il paesino, sul Rio Negro, dove si svolgeva la manifestazione. Ne è venuto fuori un bellissimo articolo che ho venduto a Pescare, la rivista del settore. In uno dei molti viaggi in Sud America ho lavorato ad un progetto promosso dalla città di Montevideo per salvaguardare i cavalli dei poveri del Barrio impiegati nella raccolta dei rifiuti. Tutte le notti, come dei fantasmi, calano in città, dalla collina, per prendere i sacchi di pattume e, con carri fatiscenti trainati da cavallini perlopiù denutriti, portano a casa il raccolto e iniziano una sorta di differenziazione. Al mattino giganteschi camion passano tra le baracche e raccolgono chi il vetro, chi il cartone e molto altro in cambio di pochi centesimi. Andrea Salvagno, la veterinaria che cura gratis i cavallini degli Urgadores, tornando in città, ha voluto farmi conoscere un personaggio straordinario: Josè “Pepe” Mujica. L’ho incontrato al Palazzo del governo dove, oggi, ricopre la carica di presidente del senato. Conoscerlo è stato straordinario anche perché avevo letto molto del movimento dei Tupamaros, ma non avevo mai sperato di incontrare proprio colui che, in periodo di dittatura militare e fondomonetarista, ha fondato il movimento e lottato per la libertà del proprio paese. Una sua frase: “Non sono i terroristi Tupamaros gli sconfitti, ma quelli che devono vergognarsi del loro passato”. Ti capita di usare nuovamente le foto a distanza di tempo? Succede abbastanza spesso di riutilizzare vecchie foto. Un caso tipico è la presentazionediunamanifestazioneimportante che si deve ancora svolgere, dove naturalmente si usano le foto delle edizioni precedenti. Capita anche il giornalista che decide di scrivere un “amarcord” su come eravamo negli anni settanta, ottanta. A quel punto si vanno a scovare i grandi campioni dei nostri giorni che magari negli anni ottanta montavano i pony. Oppure si cerca il grande stallone di oggi che io avevo visto da puledro. Un archivio del genere in Italia non l’ha nessun altro. Tra l’altro è curioso come da bambino non riuscissi a ricordare un granché; per quanto studiassi una poesia per una settimana, poi la dimenticavo subito. Adesso, per qualche processo mentale, ricordo perfettamente tutte le Pepe Mujica, guerrigliero tupamaro, per nove anni torturato in un pozzo foto che faccio negli anni. Se mi dici “mi dalla dittatura fondomonetarista, capo oggi del primo partito politico delserve una bella testa di un cavallo sauro, l’Uruguay, presidente del senato e ministro alla camera. Il rapporto che con le treccine fatte, con questo taglio Pepe Mujica ha con il popolo è la grande vittoria del movimento di liberae questa luce”, io so di averla fatta due zione nazionale Tupamaros. anni fa in quella determinata occasione e 200 Iso, 70mm, 1/125s, f/3,5. la trovo. Per questo motivo non ho bisogno di archivi sofisticati: mi basta tenere archiviate le foto per manifestazione in per lo sport ci vogliono ottiche lunghe, sequenza, per cui la tengo per le cose più dal 400mm in giù ho praticamente tutto, statiche, come i primi piani in condizioni ordine cronologico. e tutto f/2,8. Tieni presente che più in relativamentetranquille,oppurecimetto Quali sono le tue attrezzature foto- alto si va con le categorie e più i fotogra- un bel grandangolo e faccio panoramiche bellissime. grafiche? Possono cambiare da una fi li mettono lontani. situazione all’altra o tutto sommato fai Alle Olimpiadi ho usato il 400mm, molte volte col moltiplicatore 1.4x. Nelle Hai problemi di luce nelle riprese in tutto con poche cose? Uso Canon, ho una bellissima Eos 1D gare dei campionati italiani possiamo interni? Usi mai il flash? Mark III che dopo qualche problema entrare in campo e basta uno zoom 70- Condizioni di luce scarsa si trovano, iniziale con la messa a fuoco, una volta 200mm. Ho anche una Eos 1D Mark II ma da quando sono passato alla Mark messa a punto si è rivelata una grandis- e una Eos 1Ds Mark II da 16,6 milioni III non uso più il flash. Ho fatto degli sima macchina. Come obiettivi, visto che di pixel, ma la trovo un filino lenta sulla interni, coi primi piani dei cavalli e dei PC PHOTO 39 Michel Robert sul salto con Galet d’Auzay. Il cavaliere francese è uno dei migliori al mondo. 100 Iso, 300mm, 1/500s, f/5,6. proprietari e la sola luce della finestra e vengono delle cose davvero pregevoli. Quando penso che una volta giravo coi flash o con le lampade mi rendo conto dei passi in avanti che sono stati fatti. Adesso l’unico problema l’ho in aeroporto, quando devo convincere gli addetti a lasciarmi portare come bagaglio a mano il 400mm e il borsone col resto dell’attrezzatura. Ci sono sempre momenti di tensione, perché vorrebbero mandarli nella stiva, ma poi alla fine riesco a tenere tutto con me. Che esigenze di qualità tecnica ci sono nel tuo settore? Scatti in Jpeg oppure Raw? Il massimo che può capitare sono dei 50x70cm fatti bene. Trovo che, come riferimento per la qualità, lavorando per una rivista si debba pensare alla doppia pagina d’apertura del servizio, quindi una base di 42-45cm. A 300 dpi ti servono circa 14 milioni di pixel, altrimenti le devi ingrandire. Per le mie esigenze e per il gran numero di immagini, scatto prevalentemente in Jpeg. Qualche volta 40 PC PHOTO Otto Beker, nazionale tedesco, in sella allo stallone Dobel’s Cento, capostipite di razza, qui fotografati negli splendidi impianti sportivi di San Patrignano. 200 Iso, 420mm, 1/500s, f/4,5. uso il Raw negli eventi notturni, dove il cavallo fa più spettacolo che sport. Questo per avere quel margine in più nella gestione delle luci artificiali e delle alte sensibilità, visto che il Tiff sopporta meglio la “bastonata” di Photoshop rispetto al Jpeg. Problematiche col digitale? Archivio le immagini per manifestazione e negli exif del file metto il nome del cavallo e del cavaliere. E’ un grande lavoro. Una volta che cerchi un nome e sai che in quella manifestazione c’era, carichi il DVD e con la ricerca ti viene fuori. Invece per i viaggi e il trekking mi basta il nome dell’evento. Ultimamente a Cortina ho seguito un trekking col senatore Tomassini, presidente della Commissione Sanità, e le foto sono archiviate come “Cortina trekking col senatore”. Per la rivista, il digitale è stato un grande vantaggio, come tempi e come costi; basti pensare ai milioni risparmiati nelle scansioni delle dia. Anche per il fotografo, avere le foto subito ha snellito molto i tempi, dato che te le scarichi senza girare per laboratori a cercare quello che lavora meglio o a litigare per un guaio che ti hanno procurato. Ricordo ancora quella volta che ad un campionato del mondo a Jerez de la Frontera ci svilupparono le dia come negativi. Così butti via dieci rullini e soprattutto due giorni di lavoro senza possibilità di recupero, perché quei salti perduti non si ripeteranno più. Uso il digitale dal 2000 e non ho mai perduto dei dati; però a scopo preventivo preferisco usare schede di capacità non esagerata: meglio quattro schede da due giga che una da otto. Se una scheda dovesse darmi problemi, non avrò perso tutto il lavoro, come ho visto succedere anni fa ad un collega. Anche come qualità, se vai sulle macchine di un certo livello non hai niente da rimpiangere: con un 18 milioni di pixel e un 400mm f/2,8 ti faccio delle foto che sono uno spettacolo, o comunque ben diverse da quelle che ti può fare uno con una Eos 300D con uno zoomino universale f/4-5,6. Nick Skelton, campione inglese sul salto con Arko III. Il cavallo britannico è stato appena ritirato dalle competizioni per “fare il papà” a tempo pieno. Tra gli ultimi beniamini del pubblico inglese, a quattordici anni ha vinto il Gran Premio di Spruce Meadows; nella sua brillantissima carriera ha totalizzato vincite per oltre un milione di sterline. 100 Iso, 300mm, 1/500s, f/5,6. Hai collaboratori? Faccio tutto da solo, sul campo come al computer. In passato ho cercato collaboratori e a parole li ho sempre trovati, disponibili a seguirmi in capo al mondo. Poi, quando si deve partire sul serio e si rendono conto che quasi tutto l’anno si lavora al sabato e alla domenica, storcono il naso e spariscono. Oggi è difficile trovare ragazzi disposti a lavorare nei fine settimana. Come coniugare l’aspetto documentario con quello artistico dell’immagine? Qui sei sempre sul filo del rasoio, perché prima di tutto il cavallo deve essere bello, secondo canoni ben definiti che partono dalla posa atletica, ma arrivano ai dettagli come le orecchie dritte e l’occhio sveglio. Un momento prima o un momento dopo il cavallo può risultare sgraziato e la foto non va bene. Quando tutto il peso va sugli anteriori, il cavallo non è bellissimo e quindi bisogna conoscere bene la dinamica dei movimenti dell’animale e studiare il modo per renderlo il più aggraziato ed elegante possibile. In generale, tieni presente che il cavallo è lungo e quindi è più facile fotografarlo con un’ottica lunga che con un grandangolo, che ne falserebbe le proporzioni. Però ogni disciplina richiede un certo modo di fotografare, perché sono diversi i movimenti e si deve cogliere il momento migliore. È come per il ginnasta, dove il momento migliore è la piroetta in aria. Questo vale soprattutto per i tecnici, che devono vedere il cavallo fare un certo tipo di esercizio. È come avere davanti la figura del cavallo ideale ed aspettare che il cavallo reale passi da quella figura, per eseguire la foto da poster. Si è anche molto vincolati ad una fedele riproduzione del colore. Ricordo il caso di un fotografo austriaco portato in tribunale perché aveva cambiato il colore del mantello di uno stallone. L’episodio aveva fatto perdere al proprietario qualcosa come un miliardo in monte, perché una luce particolare al tramonto aveva dato una tonalità leggermente rosata al pelo bianco o grigio chiaro. Il pelo rosa porta all’albinismo e uno stallone albino non monterà mai nessuna fattrice, così quel cavallo per un anno è stato fermo perché nessuno credeva che il colore dipendes- se dal fotografo. Per il grosso del lavoro prevale l’aspetto tecnico dell’immagine. Invece quando fotografi i puledri che giocano nell’allevamento, fatte le foto più formali puoi trovare delle istantanee simpatiche, con puledri che litigano, criniere al vento, faccine che spuntano dal niente e così via. Per completare questo discorso mi viene in mente un aneddoto che riguarda la proprietaria di un cavallo che mi aveva chiamato per fotografarlo. Io come al solito cercavo di farlo venire bene, con le orecchie in avanti, e per far questo cercavo di attirare l’attenzione dell’animale con versi e cose del genere, ma questo non stava mai attento e per tirare fuori qualcosa avevo dovuto fargli una valanga di foto. Alla fine sono riuscito ad ottenere il risultato e a dare alla signora una selezione di foto che mi sembrava degna, ma questa non era soddisfatta. Guardava le foto e mi diceva che quello non era il suo cavallo. Io cercavo di convincerla che era un bellissimo cavallo e che le foto lo valorizzavano, ma lei non si convinceva. Alla fine ho dovuto mostrarle i miei scarti: ha riconosciuto il suo cavallino con le orecchie storte ed ha PC PHOTO 41 comprato quelle foto. Però queste sono eccezioni. Usi tecniche di ripresa particolari? Poco. Ci può stare qualche panning, oppure qualche foto in notturna con la sincronizzazione flash sulla seconda tendina per dare l’immagine ferma alla fine della strisciata, ma sono immagini di uso limitato. Il giornale te la può pubblicare come foto del mese, oppure può inserire anche un’immagine del genere in un ampio articolo a copertura della manifestazione, ma non è con queste cose che si lavora. In una competizione, le foto che servono sono quella del vincitore che salta bene e deve vedersi anche il cavaliere. Quindi devi fotografare tutti quelli che gareggiano, perché tra quelli ci sarà il vincitore, e poi guardarti in giro per cogliere le altre cose simpatiche. C’è sempre il cavaliere che dà il bacino al cavallo, il cavallo che annusa il cagnolino, o episodi di questo tipo. Vanno sempre tenuti d’occhio i cavalieri inglesi, che bevono tantissima birra e dopomangiato dormono sul divano; poi si svegliano, montano in sella e vanno a vincere. Gli inglesi hanno proprio un patrimonio genetico diverso dal nostro: Nick Skelton, John Whitaker ed altri sono dei veri miti. Quando li vedi in campo è un piacere fotografarli, come una volta i nostri D’Inzeo. Quali sono le principali qualità per fotografare un cavallo? Hai qualche consiglio per chi si avvicina a questo genere di riprese? Si deve conoscere la dinamica del salto e delle varie figure del cavallo, sapere quando si verificano i momenti più “alti” in senso fotografico e non lasciarseli sfuggire. Anche conoscere i singoli cavalli può aiutare, perché non tutti saltano nello stesso modo. Di solito mi metto al quarto o quinto salto, in modo che per ogni cavallo posso vedere come salta i primi ostacoli (se raccoglie le gambe prima o più tardi, se porta avanti il collo) e poi lo fotografo quando arriva da me. Quando invece si fanno delle foto in un allevamento, c’è proprio un rapporto diretto con l’animale, che devi conoscere e capire. Il cavallo è un animale da branco, per cui se ti trovi in mezzo ad un campo con tre cavalli la prima cosa che fanno è venire verso di te, per fare branco o per vedere se rappresenti una minaccia per loro. Trattandosi di erbivori predati, devono capire che non gli salti sulla groppa per mangiarli ma per lavorare con loro. Molte volte il problema nel fotografare un cavallo è che ti viene sempre dietro, 42 PC PHOTO Filippo Moyersoen sul salto con Zenzero di Santa Marta. Lo stallone è uno dei migliori cavalli nati e allevati in Italia. 1600 Iso, 300 mm, 1/320s, f/2,8. per cui devi cercare di distogliere la sua attenzione su di te, magari facendoti aiutare dai proprietari. Il cavallo è bello da statico, con le sue espressioni fiere, ma è molto bello anche quando galoppa, quando trotta, quando i puledri si impennano... devi cercare di cogliere un po’ tutti questi aspetti, dal cavallo spettinato all’erba che gli esce dalla bocca. Per il fotoamatore che si trovi occasionalmente a contatto con un cavallo, il primo consiglio è quello di rovistare nella borsa e montare l’ottica più lunga che si trova a disposizione. Se fai una foto ad un cavallo col 50mm sai già in partenza che viene male; puoi farla lo stesso per documentare l’episodio nell’ambito di un viaggio, ma non aspettarti molto di più. Avendo a disposizione solo focali di questo genere, consiglio di fotografare il cavallo intero, di fianco, anziché limitarsi alla testa. L’altezza giusta per la ripresa è perpendicolare alla spalla del cavallo, che è un po’ il suo punto centrale, per avere le proporzioni corrette. Direi anche di evitare i controluce, perché il bello del cavallo è la muscolatura, che va messa in evidenza con la giusta angolazione della luce. Tenendo presenti queste accortezze, è meglio fare uno scatto in più che uno in meno. Dario Bonazza