LO SCUDO Gennaio 2014

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LO SCUDO Gennaio 2014
Gennaio
2014
N° 1
Mensile cattolico d'informazione fondato nel 1921
€ 2,00
Poste Italiane sped. in abb. post. DL 353/2003 (conv. in Legge 27/2/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, S1/BR - Aut. Trib. BR n. 38 del 21.7.1956 - Iscriz. R O C n° 5673
Dir. Resp.: Ferdinando Sallustio - LO SCUDO: C.so G. Garibaldi, 129 - Ostuni - Tel 0831 331448 - [email protected] - Tip.: Nuova GA srl - Ostuni
1° GENNAIO 2014 GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
“LA FRATERNITA’ FONDAMENTO E VIA PER LA PACE”
di Giovanni Apollinare
Da
47 anni torna, nel primo giorno dell’anno nuovo, la voce del Papa con il richiamo ai fondamenti della pace.
Quest’anno sulla scia dei suoi predecessori, Papa Francesco ha offerto, nel messaggio di pace, una lettura della situazione umana mondiale ed ha proposto a rimedio la “Fraternità, fondamento e via per la pace”.
Sin dall’inizio del ministero di Vescovo di Roma, con lo stile
della vita e la parola semplice e franca, lo rendono testimone credibile del Vangelo. Così la sua parola giunge al nostro
orecchio autentica e vera. A fondamento del suo ministero
petrino c’è l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio,
e in relazione con gli altri. Su questa sensibilità fonda il messaggio di pace per quest’anno e afferma: “la fraternità è una
dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci
porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello”.
La fraternità è un “anelito insopprimibile” che ogni uomo e
ogni donna reca con se in quanto essere umano, figlio di uno
stesso Padre.
La sensibilità con cui Papa Francesco vive il suo servizio è
quello di farsi voce per sottolineare nella umana società il superamento da una “cultura dello scarto” alla promozione di
una “cultura dell’incontro” affinché si possa realizzare un
mondo più giusto e pacifico, offrendogli un volto umano. La
mentalità del benessere ci fa perdere il senso della responsabilità e delle autentiche relazioni umane; così gli altri, an-
46
POLITICA
ziché essere nostri simili, ci appaiono antagonisti e nemici,
qualche volta sono resi “oggetti da commercio” e la loro esistenza un “peso” e un impedimento allo sviluppo del nostro
mondo; aiutare i poveri, qualche volta, è un gioco a nascondino dietro i nostri beni e si consegna loro un contentino, ma
non sono resi partecipi dello stesso tavolo di vita umana. La
fraternità umana è dono di Dio partecipato ad ogni persona
per questo tutti siamo sollecitati a lottare contro le disuguaglianze, le povertà e ogni forma di sopraffazione stimolandoci alla cura di ogni persona, specie se piccolo e indifeso ed
amandolo come ci ha insegnato lo stesso Gesù Cristo.
La storia che viviamo ci è data di viverla con impegno costruendo la “globalizzazione della fraternità” ed abbattendo
i muri della “globalizzazione dell’indifferenza”. Questo compito appartiene ad ogni uomo, perché è lo specifico servizio di
costruttore della storia che si esplica in vari ambiti: nell’economia, nella finanza, nella società civile, nella politica, nella
ricerca e nello sviluppo, nelle istituzioni pubbliche e culturali,
nella promozione e nella crescita di ogni persona.
La rivoluzione che Papa Francesco auspica nel servizio ecclesiale è che tutti ci lasciamo condurre dal bene che Dio ha
scritto in ogni uomo a beneficio dell’intera umanità.
Il Papa nel suo messaggio dopo aver dato i fondamenti biblici sul dono della fraternità, che pone gli uomini in compagnia
e condivisione sulla via della pace, analizza quattro aspetti
su cui la legge della fraternità è chiamata a verificarsi.
La riscoperta della fraternità nell’economia. Il tempo di
GRANDI MANOVRE LOCALI E NAZIONALI
di Ferdinando Sallustio
60 battute
Si
I QU AT TRO SAGGI
una copia
(Vignetta di Enzo Farina)
I "quattro saggi" Tanzarella, Tomaselli, Napoli e Liso hanno indicato Francesco Saponaro come candidato sindaco del centrosinistra. Da qui l'ispirazione per quattro saggi della
storia che, a nome di tutta la Redazione, fanno gli auguri ai nostri lettori: "Siate affamati, siate folli" (Steve Jobs) "L'immaginazione è più importante della conoscenza" (Albert
Einstein) "Non dobbiamo aver paura della tenerezza" (Papa Francesco) e "Siate voi il
cambiamento che volete vedere nel mondo" (Gandhi).
La speranza cristiana di
Papa Francesco
di Mimmo Sacco
sta delineando sempre
più chiaramente l’itinerario pastorale che Papa Francesco intende percorrere con
ferma determinazione. Le sue
parole chiave sono: pace,
gioia (Evangelii Gaudium),
dialogo, misericordia (quest’ultimo è un termine desueto in una società individualista
e competitiva). Forte e insistita la sua attenzione e premura verso i poveri, gli ultimi.
Il suo arrivo, considerato una
“sorpresa”, è stato salutato
come una pioggia benefica su
un terreno riarso, autentica incarnazione della
speranza cristiana. Un padre buono, che ci viene incontro, che non giudica subito: “chi sono io
per giudicare?”. Con questo linguaggio, al tempo stesso semplice, umile e diretto, e con gesti
simbolici da Buon Pastore (l’agnello sulle sue
spalle di un presepe vivente), sa entrare in sintonia con il mondo contemporaneo. Inoltre sprona ad accettare la sfida della modernità. Mentre
ricerca con grande naturalezza il contatto con la
gente (i suoi interventi “a braccio” ne sono la riprova), si avverte in Lui il forte richiamo al movimento corale, al popolo della chiesa. Invita a
camminare nella notte con loro, a scendere nel
loro buio, ma senza perdersi.
Si avverte l’ansia e il deciso impegno per un rinnovamento radicale della Chiesa, usando un linguaggio esplicito e diretto al quale ci sta abituando. Colpiscono frasi icastiche come “la Chiesa
non cresce per proselitismo ma per attrazione”.
È molto chiaro come intende costruirla: “preferisco una chiesa accidentata, ferita, sporca per
essere uscita per le strade, piuttosto che una
chiesa malata per la chiusura e la comodità di
aggrapparsi alla propria sicurezza”. Come gioirebbero a queste parole il suo confratello Martini, assieme ai grandi teologi di un recente pas-
sato: Congar, Chenu, De Lubac o
uomini come Emmanuel Mounier.
Il Papa lavora per modellare la
curia romana dalle fondamenta.
Ma la riforma di un apparato corposo come quello ecclesiastico
ha bisogno di una robusta schiera
di seguaci fedeli e impegnati. Tra
questi figura certamente il nuovo
Segretario di Stato Parolin.
E insiste nella direzione di marcia
che vuole imprimere alla Chiesa.
Con linguaggio audace la paragona “ad un ospedale da campo per
curare le ferite” dopo la battaglia.
È un Papa che nella recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium si pronuncia contro l’idolatria del denaro e i guasti provocati dalla speculazione finanziaria: così aumentano le differenze sociali e lo scandalo globale di
un milione di affamati. Va notato che lo stesso
Obama lo ha citato in un discorso sulle diseguaglianze che minacciano l’American dream (il sogno americano).
E con il suo usuale linguaggio chiaro ed esplicito ha espresso il suo pensiero sul rapporto chiesa e politica che anche nella storia del nostro
Paese non sempre è stato limpido e lineare.
Questo rapporto può essere convergente solo
se serve ad aiutare il popolo: quando non avviene inizia un connubio con il potere che imputridisce la Chiesa. “La politica” - avverte ancora Papa Francesco - “è nobile, è una delle forme più
alte di carità, come diceva Paolo VI. La sporchiamo quando la usiamo per gli affari”.
E sui temi delicati e scottanti quali i divorziati
sposati e le coppie omosessuali ha mostrato
una notevole sensibilità pastorale. Sul piano della pulizia morale il Papa affronta con decisione
(con la creazione di una apposita commissione)
la questione della difesa dei minori e della lotta
alla pedofilia.
(segue a pag. 8)
2
CITTà
GENNAIO
2014
A coloro che in ogni tempo sono andati via
A llu paise mia
la terra ì rrossa a ssagne
buttate1 a lla fatia
e quanne arriva masce2
ca chjù n’anzidde fasce
(na nuvula ca passa
avara manghe lassa
cu ccate na vavugghja3)
de secca pe nna mmore
se veve4 lu sedore
cadute da la fronde
de ci zappò sti fonde.
L’alia ca s’ì mbarata
mena la darecata
abbasce ind’a lla pendema5,
s’acchja nu calascione6
la fica e lla stascione
supporta la calura,
e mmonge7 la frescura
lu stinge ind’a llu cuezze.
A llu paise mia
lu solu ì tutte l’anne;
ce manga nguna dia
po torna e dde culure
li veste da segnure
mare, paise e sselva.
A llu paise mia
sotta a nnu cielu azzare
lu solu a mmenzadia
spacca li petre e ccòsce.
Parla na sola vosce
lu zirre zirre8 fisse
de li cecalu e spisse
d’acèddere li cande
li stuta tutte quande
l’ora de la favugna9
e mmienze a ttanda arsura
buccheggia la natura.
A llu paise mia
lu solu de lu state
pisa10 totta la dia
jind’a lla pezza a grane,
la presa11 a ssobbamane
e sotta a lla selagna12
lu grane ngalunisce13
lu verde scumbarisce.
Mmienze a lla pezza rasa14
remane nderra spasa15
la biava cu lla ppagghja
doppe metuta, e gialla
na rota ite la balla
tonna cumme a llu solu
ca quà i testemonië
de lutte e matremonië.
Sotta a llu circhje16 sua
la stessa ì la cummmedia
se pena, gode e ttedia,
aqquà cumme agne vanna
cumme ca Di’ la manna.
E quanne a lla penuta
vè passa na lenuta
de fueche a llu scescigghje17
de case, da nu migghje
petre e ccangia carvune
parene e dd’ind’a Stune
se janza na facedda,
jusca18 la prima stedda
po scenne e lli lambiune
appiccia a june a june.
Sponda la luna ‘n gielu
vianga ca ì llu specchje
de chisse petre viecchje.
De lu paise mia
sobba a lli munde apierte
LU PAISE MIA
lu viende acchjò la via.
Ce jata da scerocche
mena da ciende vocche
nu fiate de carcàre19
ca abbamba20 cielu e mmare;
lu state fueche, vvierne
lu tarandine 21 tagghja22
e ppovela e llutagghja
chjove, po a lla scambata23
uemme a lla desperata
pe javetà la uerra
spenge mire sta terra
ca canescì davere
lu passe furastiere.
E spenge lu punende
nuvulu a morra e llende;
trebbenie24 a maestralu,
de vierne lu grecalu
cangiate a “scorciacrape”25
de neve e fridde sape.
De tutte la reggina
nghjana da la marina
la tramendana dretta;
de state la stè spetta
pe vvendelà26 lundane,
ddà josca27 e qquà jerane,
la Vergena a llu Carmene;
li nuvulu trapazza
li fasce a fferse28 e strazza,
lu cielu grigge a chjumme
lu fasce azzurre cumme
nu mande de Madonna.
Da lu paise mia
da sembe tanda e ttanda
one pigghjate via
e ss’ì pertate agnune
nu muezzeche de Stune:
l’alìa de lla marina,
lu solu e ll’aria fina
chidde do’ cuezze29 fore
na lammia a Peccatore30.
Ma stè da disce angora
li tanda ca lassora
sti quatte petre vianghe
senza uardarse rete
meserie pe nna vvete,
cu lla vendre vacanda
senza na lira ‘n banda
pe scì sedà lundane
nu muezzeche de pane
e stritte se tenira
lu chjande ca vedira
mbacce a lli mamme e attane
a cciunga aqquà remane
1buttate:
peccinne e lli megghjere
manghe31 spusate jere
ca sperene agne vonda
agne giurne ca sponda
agne righe spedite
de lésce nu «venite»
ca erne restate tutte
cattive senza lutte32.
St’ amara terra mea
a chisse fo matrèa.
E quanne a lla penuta
lu solu ca se stuta
arrossa chisse case
pare ca quase quase
cu na mbresciana logna
se sconne pe vvervogna,
ca sond’aggende nove
e nno’ li filu sove
ca abbabbiene33 a sta scena
ca l’anema ngatena.
La crètene mascìa
e mmesce ì lla fatia,
lu sagne e llu velene
de ci nome na ttene.
Ma ciunga ha canesciute
li pene e lli patute
de stu paise nueste
de pane picca e ttueste,
sape quall’ì llu vere.
Jande ca n’abbastava
lu solu ca vasava,
lu vianghe a lli parite,
na stedda ca stè rite
‘n gielu nzieme a lla luna,
ce ì ddorme a lla dasciuna.34
Po l’ebbeca ì cangiata
però na ì sanata
la chjaja angora dolu
e stu paise vianghe
de strate cu lli chjanghe
angora na ppò disce
a cci partì lundane:
«Ternate, aqquà stè pane»
e zitta manghe fasce:
«Venite, ime a ffà pasce»
ma cu lla vocca amara
vete ci l’ì cchjù cara
la giuvendù de Stune
pigghjà la stessa via
pe studië o pe fatia
e ddisce a st’accasione:
«V’ime a ccercà perdone.
Filu ca ve ne sciate,
de qquà na vve scurdate!»35.
in un lavoro faticoso; 2masce: maggio; 3vavugghja: bava;
4veve: beve; 5pendema: roccia; 6calascione: calagione, fenditura
della roccia ricolma di terra; 7monge: munge, succhia; 8zirre zirre:
stridio, ronzio; 9favugna: afa; 10pisa: picchia sodo, termine preso
dal linguaggio agricolo, quando con lu magghjulu, sorta di bastone si colpiva (pesava) la massa dei legumi per rompere i baccelli
e farne uscire i semi; 11presa: striscia di campo; 12selagna: sole a
picco; 13ngalunisce: ingiallisce; 14pezza rasa: campo esteso e piatto; 15spasa: distesa; 16circhje: parabola; 17scescigghje: caos, disordine; 18jusca: brucia, accende, 19carcàre: fornaci; 20abbamba: avvampa; 21tarandine: libeccio, vento di sud-ovest, da noi spira dalla direzione di Taranto; 22tagghja: freddo tagliente; 23lota: fanghiglia; 24scambata: quando spiove; 25trebbenie: tempeste; 26scorciacrape: vento freddo di nord-est; 26vendelà: sollevare al vento; 27josca: pula; 28ferse: strisce; 29do’ cuezze: terreno collinare con rocce affioranti; 30lammia a Peccatore: costruzione a forma di cubo,
contrada Boccadoro; 31manghe: appena; 32cattive senza lutte: le
c.d. vedove bianche; 33abbàbbiene: guardano a bocca aperta per
lo stupore (dal latino babulus, sciocco); 34dasciuna: digiuno; 35na
vve scurdate: non vi scordate ma significa anche non scordare e
fare qualcosa per…
L’ALBERGHIERO”SANDRO PERTINI” DI CAROVIGNO
Una piccola scuola giusta per i nostri giovani
D
ieci anni fa a Carovigno veniva istituita
una sede staccata dell’Istituto
Alberghiero
“Sandro Pertini” di Brindisi: il desiderio dell’Amministrazione Comunale
dell’epoca di inserire i
giovani nel settore della
ristorazione, a distanza
di dieci anni, è stato pienamente raggiunto; ed insieme all’autentica arte
culinaria, nel corso di questi anni, si è cercato di
educare, attraverso vari e significativi progetti
formativi professionali e sociali, al mondo variegato e complesso nel quale i giovani si ritrovano
a cimentare i propri giorni.
Interessanti e costruttivi sono risultati i progetti:
“Alimentazione e salute” ed “Alcool e adole-
scenza” con la partecipazione del professore
Giorgio Calabrese e la
collaborazione con Lilt,
docente di Nutrizione
Umana e consulente
del Ministero della salute; mentre con l’Arma dei Carabinieri e la
Comunità Emmanuel, i
giovani studenti hanno
seguito i corsi di prevenzione alla tossicodipendenza.
E poiché il tema scelto per festeggiare questi
dieci anni di vita della scuola è stato: “10 anni
per l’eccellenza tra chef e maìtre… un cocktail di
talent”, gli studenti, con gusto e garbo, hanno
saputo coniugare il risultato culturale raggiunto
nel corso degli studi, con il sapersi destreggiare
D
Montalbano di Fasano: intitolata una strada
al Dottor Vittorio Carparelli
omenica 15 dicembre 2013, a
Montalbano di Fasano, si è svolta
la cerimonia d’intitolazione di una
strada della zona 167 al “Dott. Vittorio
Carparelli” che fu medico condotto del
paese dal 1947 al 1990.
Alla cerimonia, oltre ai cinque figli del
compianto medico, (Maria Grazia, Angela, Giacomo, Agostino e Roberto),
erano presenti il Sindaco di Fasano
Lello Di Bari, i Consiglieri regionali
Fabiano Amati e Antonio Scianaro,
l’Assessore comunale Nicola Mola, il
dirigente comunale dell’Ufficio tecnico
Leonardo D’Adamo, il tecnico progettista comunale
Francesco Leone, Mons. Francesco Borselli, parroco emerito di Montalbano, l’attuale parroco don Gianluca Dibello e numerosi amici e abitanti della frazione.
Diversi anche i medici intervenuti sia da Fasano che da
Ostuni per onorare la memoria del Collega scomparso
in Ostuni il 17 dicembre 1998.
Dopo la celebrazione della Santa Messa, si sono succeduti gli interventi delle autorità presenti che hanno
sottolineato le doti professionali e quelle morali ed
umane di “don Vittorio” (come la gente di Montalbano
amava chiamarlo).
In lui la comunità locale riconosceva, infatti, non solo il
medico , ma anche il confidente,
l’amico di famiglia con cui si potevano condividere problemi,
ansie, gioie e dolori.
Sempre pronto a portare aiuto e
conforto ai suoi assistiti e a venire incontro alle loro esigenze,
iniziava l’attività in ambulatorio
sin dalle prime luci dell’alba per
consentire a chi lavorava in
campagna di non perdere una
giornata di lavoro.
“La migliore medicina per un
ammalato, era il volto sorridente
di don Vittorio Carparelli”, questo è il ricordo che tanti suoi pazienti conservano per la sua affabilità e disponibilità e
che oggi trova tangibile evidenza nella strada a lui intitolata.
“Il nome di don Vittorio, prima che su una targa, è rimasto inciso e scolpito nel cuore di tutti i montalbanesi e
affiora ancora sulle labbra di quanti lo hanno conosciuto”; questo è stato il ricordo commosso di Mons. Borselli durante il suo intervento.
Giovane medico originario di Ostuni, stabilitosi con la
moglie, la farmacista Cosima Matarrese, nella piccola
frazione nell’immediato dopoguerra,
quando ancora nelle case non c’era acqua corrente né luce elettrica, don Vittorio
ha rappresentato per la laboriosa comunità montalbanese un sicuro punto di riferimento ed ha lasciato una profonda traccia
del suo operato nella memoria collettiva,
tanto da essere ancora ricordato come “
u miédeche nuòste” e il “medico del sorriso”.
Subito dopo il suo pensionamento, la locale Società Operaia, in segno di riconoscenza e apprezzamento per il suo operato, gli conferì la nomina a Socio onorario.
Dopo la sua scomparsa, la famiglia ha voluto istituire
un premio in suo ricordo, che viene attribuito a chi si è
distinto in campo sociale e culturale. Il premio “don Vittorio” viene consegnato, a fine ottobre, durante una
manifestazione organizzata dalla Società Operaia e offre l’opportunità di mantenere vivo il suo ricordo e tramandarlo alle giovani generazioni.
Molti dei beneficiari del Premio Don Vittorio, hanno
partecipato alla manifestazione: tra questi i rappresentanti dell’Associazione di Protezione civile “Cb Quadrifoglio”, l’ANT di Fasano, l’Associazione “La Fontanella,
La Nostra Famiglia di Ostuni.
Quest’anno il premio “don Vittorio Carparelli” è stato attribuito a cinque militari montalbanesi impegnati in missioni internazionali di pace in Afghanistan e in Iraq. L’iniziativa dell’intitolazione della strada, espressione di una volontà condivisa
ed accolta dalle Amministrazioni comunali succedutesi a Fasano nell’ultimo decennio, è
stata preceduta dalla pubblicazione del libro “Don Vittorio Carparelli – Medico per amore”
(Faso Editrice 2001),scritto da
Massimo Vinale, Vincenzo Zizzi
e Leonardo Potenza, , che raccoglie la biografia e alcune significative testimonianze legate al ricordo di don Vittorio e alla sua lunga attività professionale tra la gente di
Montalbano.
Con l’intitolazione della strada a suo nome si è voluto
non solo onorare un uomo e un professionista stimato
ed amato , ma anche preservare dall’oblio un pezzo
di storia locale, per quello che il dottor Vittorio Carparelli ha rappresentato e ancora rappresenta per Montalbano.
ANGELA CARPARELLI
La
assistenza domiciliare compresa. L’ospedale civile di
Ostuni, in virtù della dotazione di 120 posti letto, deliberata il 27 dicembre 2012 dalla regione Puglia, non
figura nella mappa dei quelli che chiuderanno. Nel frattempo, tuttavia, sono ancora fermi i lavori di completamento della nuova ala, a causa del fallimento della ditta “Sanico”, implicata, tra l’altro nello scandalo degli
appalti truccati che ha interessato l’ufficio tecnico della ASL BR e di cui abbiamo ampiamente già riferito nel
numero precedente del nostro giornale. Nei confronti
della stessa ditta l’azienda sanitaria ha avviato un procedimento di rescissione contrattuale e, il 7 gennaio
2014, ci sarà un sopralluogo ai fini di redigere il verbale di consistenza e presa in carico del cantiere. Questi
adempimenti sono necessari per poter procedere al
completamento della prima parte delle opere e, quindi,
affidare la seconda, di ultimazione delle stesse, ad altra ditta, che la ASL BR. non ha, purtroppo, ancora individuato. Da considerare che per il completamento
dei lavori esiste, accantonato, apposito stanziamento
regionale di fondi con rischio di perdita per decorrenza
dei termini. In questa situazione, è necessario continuare a pungolare e stimolare la ASL BR, sempre più
impelagata nelle pastoie burocratiche. L’auspicio è che
anche la nuova amministrazione comunale, nuovo sindaco in testa, continui a porsi il completamento della
nuova piastra dell’ospedale civile come uno degli
obiettivi principali da raggiungere.
ROSARIO SANTORO
Notizie dall’Ospedale
ASL BR, il 13 dic u.s., tramite delibera n°2239,
ha definitivamente approvato il progetto di riorganizzazione dei laboratori di patologia clinica, rendendolo esecutivo dal 01 gennaio 2014.
Questo nuovo modello organizzativo, costituito da una
rete di laboratori interconnessi sia funzionalmente che
telematicamente, mira ad un più razionale utilizzo delle stazioni di lavoro presenti nei vari presidi e nel territorio, ad una razionalizzazione del costo del personale, all’incremento qualitativo e quantitativo degli esami
e a fornire una risposta sempre più adeguata alle
emergenze-urgenze. In questa nuova rete di strutture
integrate, è stato individuato il laboratorio di riferimento nella U.O.C. di patologia clinica del P.O. “Perrino di
Brindisi, dove sarà garantita la continuità del servizio
con guardie attive tecniche h24 e guardia attiva/pronta disponibilità del personale laureato. In tale ambito,
la U.O.C. di patologia clinica dello S.O. di Ostuni sarà
un “laboratorio intermedio”, attiva h12 con reperibilità
tecnica e sanitaria notturna e festiva. La reperibilità del
personale laureato sarà garantita dai dirigenti dei laboratori dello S.O. di Ostuni e del plesso ospedaliero di
Fasano mediante apposita integrazione.
Il “patto per la salute” tra il relativo ministero e le regioni, che arriverà alla stretta finale a metà gennaio 2014,
prevede la chiusura di 175 ospedali con meno di 120
posti letto, sparsi su tutto il territorio nazionale, e, contestualmente, il potenziamento dei servizi territoriali,
tra piatti d’eccellenza che univano la tradizione dei nostri genitori, il buon gusto delle giovani leve e la raffinatezza fondamentale per il futuro sviluppo del nostro territorio: hanno preparato squisiti piatti con un ricco buffet ed un elaborato cocktail di benvenuto che hanno offerto ai numerosi ospiti intervenuti.
I ragazzi, impeccabili nel loro comportamento e nella
loro presentazione, hanno mostrato la loro grande attenzione e visibile emozione quando si sono dovuti raffrontare con gli chef ed i sommelier che l’arte della cucina la conoscono e la sperimentano su larga scala ed
in ogni istante della propria vita professionale. Sono
stati presentati infatti gli chef Giuseppe Berardi, Teresa Galeone Buongiorno, Pasquale Lanzillotti, Sebastiano Lombardi, Graziano Urso, Danilo Vita, Paolo Ciola
dell’azienda confetti Mucci di Andria. Non poteva mancare a questo appuntamento il sommelier Teodosio
Buongiorno, premiato carovignese doc, del ristorante
“Già sotto l’arco” e conosciuto anche dai tanti ostunesi
che continuano a frequentare il noto locale che si trova
nel centro di Carovigno.
Insieme agli studenti, il direttore dell’Istituto Angelo Basile ed il Dirigente Scolastico prof. Luigi Melpignano
hanno dato il benvenuto al Sindaco di Carovigno On.
Mimmo Mele, al Dirigente della scuola “Brandi.Morelli”
prof. Mario Pecere, al Capitano dei Carabinieri Dott.
Diego Ruocco, al Comandante della Stazione dell’Arma di Carovigno Antonio Prete ed al Comandante della Polizia Municipale di San Michele Salentino Angelo
Filomeno.
3
Terza Pagina
Il
GENNAIO
2014
Una guida per il Parco
Parco Regionale delle Dune Costiere, in collaborazione con Stilo Editrice, ha realizzato una piccola guida per diffondere la conoscenza delle risorse
naturali e storico-culturali del territorio compreso nell’area protetta. Tra dune, lame, insediamenti rupestri, antichi frantoi ipogei si snodano tanti interessanti itinerari, da fruire in maniera sostenibile, al fine di
scoprire questo enorme patrimonio senza comprometterlo. La Guida ha visto inoltre la partecipazione
delle aziende che hanno ottenuto il marchio del Parco grazie alla loro modalità di fare impresa, attenta
alle risorse ambientali e storico-culturali. Tra queste
vi sono le masserie storiche che realizzano, con metodi biologici, prodotti tipici di qualità; agriturismi e
operatori del turismo rurale; cooperative che erogano servizi per la fruizione sostenibile del Parco. La
messa in rete, all’interno del Parco, di risorse ambientali e storico-culturali e di questi operatori, costituisce un ‘sistema’ che opera nella direzione dello
sviluppo sostenibile, come sancito dai numerosi riconoscimenti ottenuti negli ultimi anni, tra cui non ultimo quello del CETS (Carta Europea per il Turismo
Sostenibile). La Guida sarà presentata il 16 gennaio
prossimo a Bari nella sala stampa della Giunta Regionale alla presenza dell’Assessore Regionale alla
qualità del territorio Angela Barbanente e dei titolari
delle aziende con il Marchio del Parco.
GIANFRANCO CIOLA
LA REGIONE HA RIADOTTATO IL NUOVO PIANO PAESAGGISTICO
OSTUNI PORTA AVANTI IL SUO (parte II)
S
ul numero di dicembre abbiamo già illustrato
l’iter che ha portato all’adozione del nuovo
PPTR fornendo al lettore una visione d’insieme rispetto al PUTT del Comune di Ostuni. Sono doverose, a questo punto, alcune considerazioni analitiche.
Errori di individuazione di alcuni beni paesaggistici: così come per il PPTR, anche la nostra variante di adeguamento al PUTT è basata più sullo studio
cartografico che sulla ricognizione puntuale dei luoghi, perciò presenta qualche errore di ubicazione di
alcuni contesti paesaggistici (ad esempio lame, versanti, doline ecc.). Sarebbe perciò opportuno inserire nelle NTA una norma mutuata dall’art. 104 del
PPTR che preveda la correzione di tali errori, anche su motivata istanza di parte, per garantire l’aggiornamento del Piano.
Incongruenza tra NTA/urbanistica ed NTA/paesaggio: il pianificatore ha ritenuto utile individuare
nelle tavole g1 (zonizzazione di PRG adeguata in
funzione della tutela e valorizzazione paesaggistica), le aree di pertinenza ed annesse dei beni paesaggistici delle componenti geo-idro-morfologiche e
di quelle botanico- vegetazionali indicandole rispettivamente con i colori verde scuro e verde chiaro e
con le sigle G3 (aree di interesse ecologico) e G3r
(di rispetto delle aree di interesse ecologico). E fin
qui la scelta è saggia perché consente una loro immediata visualizzazione; poi, però, le NTA urbanistica anziché rinviare per queste zone alle prescrizioni delle NTA paesaggio, dettano proprie prescrizioni che spesso risultano in contrasto con quelle e generano confusione e dubbi interpretativi. Ed infatti
per questi beni il regime di tutela è variabile in funzione della loro diversa specificità (boschi, versanti,
lame, doline ecc.), perciò è normale che la variabilità delle prescrizioni delle NTA/p sia spesso in contraddizione con l’unicità prescrittiva delle NTA/u delle zone G3 e G3r. Ma allora perché scriverle, se la
tutela di queste zone è già garantita dalle NTA/P?
Frammentazione delle zone agricole: Il territorio
comunale è stato suddiviso in ben 7 zone agricole
differenti (E1.1 - E1.2 - E1.3 - E2 - E4) in relazione
ai diversi ambiti territoriali estesi previsti dal PUTT
e in relazione al vincolo paesaggistico della fascia
costiera (zona E3 per i seminativi e GU per gli uliveti). A questa divisione corrisponde una diversa disciplina dei parametri urbanistici (lotto minimo, indice di
fabbricabilità, possibilità di accorpamento ecc.) che
rende molto eterogenee tra loro le zone agricole. A
parte il fatto che gli ambiti territoriali estesi sono stati ritenuti inutili dal PPTR, che infatti li ha soppressi,
non si comprende perché legare la zonizzazione che è nozione squisitamente urbanistica- agli ambiti
paesaggistici (o comunque si vogliano chiamare) le
cui misure di tutela sono aggiuntive delle prescrizioni urbanistiche qualunque esse siano. Si è invece
scelto di rivedere in modo improprio tutta la zonizzazione, facendo così una vera e propria variante urbanistica del PRG, anziché la richiesta variante di
adeguamento al PUTT.
Frammentazione della “marina di Ostuni” o
“piana degli ulivi”: nella logica di cui innanzi, questa vasta area che costituisce un unicum paesaggistico di grande rilevanza caratterizzato dalla copertura quasi continua di ulivi e da radure a seminativo, viene artificiosamente divisa in zona agricola
speciale uliveti (lotto minimo di 15.000 m2 e IFF
0,01m3/m2) e zona agricola e di riserva di valle (lotto minimo di 10.000 m2 e IFF 0,03m3/m2). Tale subzonizzazione ridisegna a pelle di leopardo questo
unicum paesaggistico e, diversificandone il regime
edificatorio, tende ad incentivare la concentrazione
volumetrica nelle aree nude dei seminativi ed a rendere l’edificato più visibile. Esattamente il contrario
della “mitigazione ambientale” ante litteram sperimentata dai nostri avi che, infrattando tra gli ulivi i
fabbricati rurali, li hanno resi pressoché invisibili
dall’alto della città bianca. Meglio, perciò, un regime
unico per tutta la marina di Ostuni ispirato al regime
di maggior tutela e con eventuale previsione del
doppio indice di fabbricabilità già adottato da numerosi Comuni: uno per la residenza agricola, l’altro
per gi annessi rustici soggetti a parere di idoneità
tecnico economica dell’IPA. Fermo, ovviamente, il
divieto di espianto di ulivi per nuove costruzioni.
Eterogeneità di trattamento dei fabbricati esistenti: gli interventi possibili nei fabbricati legittimamente esistenti in contesti paesaggistici diversi (costa, corsi d’acqua, lame, versanti, doline ecc.), va
dalla possibilità di ristrutturazione ed ampliamento
del 20% (Piano casa), alla sola quanto vaga “conservazione”. Tale diversità, oltre che poco chiara
nelle espressioni lessicali usate, appare arbitraria
perché non proporzionata alla gerarchia di valore
dei beni soggetti a tutela; ad esempio, per le doline
-individuate spesso come banali avvallamenti del
terreno- il regime di tutela è più severo che per i versanti e le lame.
Sarebbe utile, invece, che per i fabbricati legittimamente esistenti vi fosse un unico regime di tutela
svincolato dalla loro destinazione d’uso, tale da consentire interventi -ivi compreso l’ampliamento- subordinati alla riqualificazione architettonica dei manufatti e a quella paesaggistica delle aree di pertinenza, con eliminazione di ogni elemento improprio.
Il fine ultimo del Piano, infatti, è quello di riqualificare le aree di maggior pregio e non quello di congelarle -anche con gli obbrobri presenti- in un regime
vincolistico che non tiene conto delle preesistenze e
delle opportunità di valorizzazione.
Manufatti accessori: l’art. 27 delle NTA/U consente la superficie massima di 10 mq per locali accessori, ripartita in mq 5 per il WC e mq. 5 per la centrale termica. Il PRG prevedeva, invece, la libera
possibilità di ripartizione delle superfici. Sembra opportuno ritornare a questa formulazione originaria e,
magari, comprendere nei locali accessori anche
l’angolo cottura se non altrimenti disponibile.
Condizionatori d’aria: l’art. 3 delle NTA/U vieta,
nelle zone B, l’apposizione di condizionatori d’aria
sulla facciata degli edifici anche per i locali commerciali al piano terra, privi di accesso al terrazzo e di
balconi. L’art. 17 del regolamento edilizio del PRG,
invece, prevedeva la possibilità di mascherali all’interno di vetrine ed insegne. Sarebbe opportuno tornare a questa norma di maggiore buon senso in tutto il centro urbano, perché essa è sufficiente a garantire il decoro architettonico. Ben altre e diffuse
sono le cause del disdoro cittadino.
Queste alcune delle incongruenze da me annotate,
ma altre me ne sono certamente sfuggite e sarò pertanto grato a chi vorrà partecipare al dibattito con
nuovi spunti o vorrà correggermi per le opinioni che
ritenga sbagliate.
PIERO CHIARELLI
Si
Il Parco delle Dune: un modello per il convegno
nazionale su Parchi e legalità ad Ottaviano
è tenuta venerdì 22 novembre 2013, presso la
sede dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio a
Ottaviano (NA), un convegno su “Trasparenza, legalità e partecipazione: buone pratiche per la green economy dei parchi”, organizzato nell’ambito del
percorso verso la Conferenza nazionale “La Natura
dell’Italia”, realizzato dal Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio, da Federparchi, con la
collaborazione del Parco nazionale del Vesuvio.
Su illegalità ambientali, scarsa trasparenza, poca
partecipazione, lentezze amministrative, che troppo spesso interessano le aree protette italiane,
hanno discusso esponenti di amministrazioni, associazioni e del mondo dei Parchi con l’obiettivo di
indagare quali siano i limiti e gli ostacoli che spesso impediscono una corretta gestione e sviluppo
del sistema nazionale delle aree protette.
L’incontro si è tenuto nell’austera cornice di Palazzo Mediceo ad Ottaviano, attuale sede dell’Ente
Parco Nazionale del Vesuvio in provincia di Napoli
e un tempo appartenuto al capo della Camorra Raffaele Cutolo. Dopo i saluti del sindaco di Ottaviano
e del presidente del Parco nazionale del Vesuvio,
hanno partecipato Associazioni ambientaliste e comitati, Associazioni agricole e di categoria, sindaci
dei comuni dei Parchi come Stefano Pisano Sindaco di Pollica nel Parco del Cilento, Giovanni Romano Assessore ambiente della Regione Campania,
ricercatori e studiosi del settore come il responsabile dell’Istituto Tagliacarne, responsabili degli organi di controllo come il comandante del Corpo Forestale dello Stato del Parco nazionale del Vesuvio,
i magistrati Donato Ceglie della Procura di Napoli,
Paolo Mancuso della Procura di Nola, Alessandro
Pennasilico della Procura di Torre Annunziata, Don
Tonino Palmese di Libera, Franco Matrone della
Rete comitati vesuviani e Maria Rosaria Cetro, Alberto Capasso di Slow Food, il dirigente scolastica
II circolo Somma Vesuviana. I lavori sono stati coordinati da Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente.
Tra i Parchi italiani individuati come modelli di riferimento nazionali per le buone pratiche messe in
atto sui temi della legalità e della partecipazione nel
settore della green economy, il Parco Nazionale del
“V
Verso la città allargata
erso la città allargata”, l’ambizioso progetto
promosso dal Rotary Club di Ostuni-Rosamarina-Valle d’Itria, diventa un percorso di sviluppo territoriale condiviso dai Sindaci dei Comuni di Ostuni,
Carovigno, San Vito dei Normanni e San Michele
Salentino.
L’iniziativa è stata presentata dall’ideatore e socio
rotariano, Ing. Antonio Laghezza, nel corso del
Convegno del 5 Dicembre u.s. tenutosi presso la
Sala Consiliare del Comune di Ostuni.
Ottimizzazione delle risorse in campo, economie di
scala, attivazione di servizi intercomunali e creazione di nuovi stimoli per il rilancio dell’economia locale, sono i principali filoni in cui il complesso progetto si articola.
L’ampia relazione dell’Ing. Laghezza è stata supportata dai contributi di tre Esperti in materie giuridico-amministrative, management dell’innovazione e
antropologia e, rispettivamente, dal dott. Giuseppe
Alemanno, dalla dott.ssa Marisa Miccoli e dal Prof.
Antonio Palmisano.
Il quadro che ne è emerso è stato di sicuro confor-
È
Pollino e dell’Alta Murgia, oltre al Parco Regionale
delle Dune Costiere da Torre Canne a Torre San
Leonardo. Il direttore Gianfranco Ciola ha illustrato
le iniziative significative messe in atto negli ultimi
anni dal Parco di Ostuni e Fasano che ha sempre
visto la partecipazione della comunità locale e degli operatori agricoli e turistici fino a giungere alla
certificazione con la Carta Europea del Turismo Sostenibile e alla redazione del Pano territoriale, del
Regolamento e al Piano di Sviluppo Socio economico del Parco di recente adottato dai Comuni consorziati. Infatti questi strumenti di pianificazione e
programmazione hanno definito regole chiare e
certe per gli operatori economici e i residenti in
area Parco nel rispetto delle risorse ambientali, al
fine di avviare percorsi di conversione delle attività
abusive verso la legalità e il rispetto delle regole.
Ma tra i tanti progetti quello più apprezzato dalla
platea quello messo in atto dal Comune di Ostuni in
area Parco attraverso l’abbattimento di un piccolo
villaggio abusivo quello dell’ex lido Stefhan posto a
due passi da Fiume Morelli. Una baraccopoli che
tre condoni non sono riusciti a sanare e che è stato trasferito al patrimonio del Comune di Ostuni. Lo
stesso infatti ha deciso di procedere al suo abbattimento e successiva restituzione alla natura con un
progetto finanziato dalla Regione Puglia, lasciando
solo uno dei volumi per ospitare la Casa del Mare
da dove partiranno i Sentieri blu per esplorare i fondali marini occupati dal posidonieto. Un villaggio
fantasma realizzato circa trent’anni, inquietante per
chi lo visita in quanto rappresenta un tempio al cattivo gusto. L’intervento di demolizione ha infatti un
forte valore simbolico sia per l’abbattimento fisico
delle opere abusive ma soprattutto per radere definitivamente al suolo vecchi modelli di fare turismo
in pieno conflitto con la natura e la storia millenaria
di questi luoghi. Un ritorno alla legalità e alla bellezza. Ed infatti non si potrebbe parlare di tutela della
biodiversità, del paesaggio, degli habitat naturali,
della bellezza e della storia dei luoghi senza il rispetto della legalità, della partecipazione e del rispetto delle regole. Hanno concluso i lavori Vittorio
Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente
e Maria C. Giarratano del Ministero dell’Ambiente.
tante: a fronte della grave crisi congiunturale in atto, i Comuni possono e devono “gestire il cambiamento” con strategie innovative ed azioni di sistema, in un ottica olistica ed in collaborazione con cittadini, imprese, forze sociali, per soddisfare fabbisogni specifici, difendere i territori e assicurare il benessere nel nuovo contesto socio-economico.
Le indicazioni emerse sono state pienamente condivise da tutti i sindaci presenti - On. Cosimo Mele,
avv. Alberto Magli, avv. Pietro Epifani, avv. Domenico Tanzarella - che, nell’apprezzare l’iniziativa, hanno evidenziato le criticità gestionali quotidiane ed i
vantaggi che la collaborazione inter-istituzionale potrebbe comportare a beneficio di tutti, garantendo
efficacia, efficienza ed equità, anche alla luce della
nuova programmazione europea 2014-2020.
Soddisfazione è stata espressa dal Presidente del
Rotary Club di Ostuni, il dott. Antonio Muscogiuri,
che nel chiudere i lavori ha rinnovato l’impegno del
Club per il prosieguo dell’iniziativa affinchè diventi
effettivo stimolo per uno sviluppo autopropulsivo.
TASSE AD OSTUNI: QUELLO CHE NON DICONO
vero ad Ostuni non sono state aumentate le
tasse (solo alcune tariffe tipo strisce blu, cimitero, TOSAP), ma come è stato possibile?
Semplice: non sono stati saldati i creditori!
Questo significa che vi sono aziende che non sono
state pagate per il lavoro svolto o le forniture fatte.
Quali gli effetti di questi mancati introiti su queste
aziende e i relativi dipendenti?
Per ipotizzarlo bisognerebbe sapere a quanto ammontano questi debiti. Cosa che, naturalmente, il
Sindaco si astiene dal fare e che noi, invece, chie-
diamo siano resi immediatamente pubblici.
Va poi ricordato che questi debiti andranno pagati e
quindi il problema è stato solo rimandato al sindaco
che verrà, non certo risolto. Come una specie di
gioco delle tre carte dove chi mette i soldi (in questo caso i cittadini) perde sempre.
Nel frattempo le ditte creditrici potrebbero pure fallire o licenziare a causa di questi mancati incassi.
Definire virtuoso tutto questo ci pare quanto meno
fuori luogo.
OSTUNI 5 STELLE
4
GENNAIO
2014
R
Giocchino Murat: un’ipotesi
per la cavalcata di Sant’Oronzo
di Enza Aurisicchio
itorna nella nostra città, a
breve distanza dalla presentazione di Tutte le donne
dell’imperatore avvenuta nello scorso inverno, Bianca Tragni, autrice di un nuovo lavoro
su di un personaggio storico
del quale ricorre il bicentenario della morte: Gioacchino
Murat. L’iniziativa sostenuta
dall’Amministrazione comunale e dall’Associazione culturale Cavalcata di Sant’Oronzo
si è svolta lunedì 9 dicembre
nell’Auditorium della Biblioteca Comunale, coordinata da
Angelo Mola con interventi del
prof. Dino Cicarese e della
dott.ssa Francesca Valente.
Bianca Tragni, ex dirigente
scolastica, da anni giornalista
della Gazzetta del Mezzogiorno e scrittrice di numerosi testi di successo sulla storia, la cultura e le tradizioni
della nostra regione, si è cimentata questa volta con
una personalità legata al nostro recente passato, a
quel periodo di transizione complesso e problematico dei primi decenni dell’Ottocentro tra età napoleonica e restaurazione. Il prof. Ciccarese nella presentazione del volume Re Giocchino Murat La Puglia – Bari per i tipi di Adda editore ha rilevato come l’analisi compiuta dall’autrice abbia fatto emergere le qualità e la statura morale di questa figura
ardimentosa e temeraria, temuto e rispettato dagli
avversari che ne ammiravano le doti di coraggio e
le grandi capacità militari. Lanciato al fianco di Napoleone sui campi di battaglia con la fama di condottiero invincibile, Murat fu il solo a ottenere dei
successi nella disastrosa campagna di Russia, salvando infine la vita all’imperatore. L’ambiziosa aspirazione ad un prestigioso regno personale, più volte disattesa da Napoleone che di Murat era anche
cognato, fu coronata solo nel 1808 con la nomina
a re di Napoli.
Efficienza, lungimiranza, chiarezza di idee, il bene
comune prima degli interessi personali furono i fondamenti che Murat pose alla base delle sue opere
di ammodernamento dell’Italia Meridionale. Grazie
anche agli illuminati collaboratori si adoperò per riformare lo stato e il sistema tributario, migliorando
le condizioni del popolo, sostenendo le arti e le
scienze, potenziando l’apparato prodottivo, industriale e agricolo, favorendo le opere pubbliche Introdusse il codice napoleonico, abolì il feudalesimo
e negli ultimi tempi concesse anche la costituzione.
Viaggiò in tutto il regno meridionale e trionfale fu il
suo viaggio in Puglia nel 1813. A Bari pose la prima
pietra del nuovo borgo che ancora oggi porta il suo
nome. Tutto questo in pochissimo tempo e con effettiva volontà di cambiamento, di svecchiamento
delle lente e schlerotizzate procedure amministrative. Un esempio propositivo per la nostra epoca castigata da lungaggini burocratiche da begne politiche, da potere corrotto, da intrallazzi malavitosi e
disaffezione etica ha proseguito Ciccarese.
Ha ragione la dott. Tragni, senza enfatizzare gli
eventi, a parlare di opzione Italia da parte di Murat
che nel proclama di Rimini 30 marzo del 1815 con
solito linguaggio aulico ma sincero per primo parla
di Unità d’Italia, tentando di allertare in tal senso i patrioti e
formando strumentalmente la
carboneria. I tempi non erano
maturi e la patria si realizzerà
dopo 50 anni.
L’autrice con il suo conversare appassionato e coinvolgente ha evidenziato altri aspetti
dell’opera svolta da Murat,
l’intelligenza nel cogliere le
potenzialità delle risorse del
territorio, nel conoscere e verificare direttamente le situazioni locali per poi intervenire
senza indugi, nell’ascoltare i
bisogni del popolo. Nello stesso tempo non rinunciava a dare di sè un’immagine commisurata al rango e al ruolo rivestito: un aspetto aitante che
era valorizzato da un abbigliamento fastoso e di grande ricercatezza i pantaloni dovevano essere sempre attillati e aderenti per evidenziare i possenti muscoli…le giubbe erano pregiate e sfavillanti; metteva
brillanti persino intorno alla coccarda del cappello.
E il popolo rimaneva affascinato quando sfilava per
le vie cittadine. La sua bellezza, il suo fulgore, la ricchezza rimase negli occhi della gente che accorreva al suo passaggio ed è molto probabile che sia
transitato anche da Ostuni, per raggiungere da
Brindisi la città di Monopoli dove pernottò la notte
tra il 23 e il 24 aprile del 1813. Questo è per Bianca
Tragni un elemento importante che può proporre
un’interpretazione della manifestazione della cavalcata e dell’abito indossato dai cavalieri nella tradizionale processione in onore del santo patrono
Oronzo. Spulciando tra le carte comunali la studiosa ha notato la completa mancanza delle deliberazioni decurionali negli anni che coincidono con il governo di Murat. E’ un buco evidente che non può essere casuale. Del passaggio dei francesi non doveva rimanere traccia . Questo voleva la damnatio
memoriae decretata da Ferdinando di Borbone contro gli odiati francesi…ma se si possono stracciare
o bruciare le carte, non sipuò distruggere la memoria. Ciò che le persone videro, ammirarono, copiarono, introiettarono non si potè distruggere. E si è
materializzato nella fantastica divisa dei cavalieri di
Sant’Oronzo. La dott.ssa Valente che ha svolto la
tesi di laurea in antropologia culturale proprio sulla
cavalcato ha cercato di comprendere la natura di
quel legame che unisce gli ostunesi al santo patrono. Ripercorrendo i ricordi, raccogliendo le testimonianze, vivendo i momenti che precedono la cavalcata nelle famiglie che preparano i cavalieri e le bardature dei cavalli, la Valente è penetrata nello spirito di questa devozione che è parte integrante dell’identità degli ostunesi. E di rapporto profondo tra la
devozione al santo e le manifestazioni pubbliche
che sono tributate in suo onore ha parlato anche
Angelo Mola, presidente dell’associazione culturale
Cavalcata di Sant’Oronzo. Il momento folkloristico
non è solo manifestazione esteriore, destinata al
pubblico e ai turisti è soprattutto un momento di devozione, di testimonianza di fede, di persone che
esaltano l’essenzialità del loro mandato che si fonda su valori forti e sinceri di memoria storica.
iovedì 12 dicembre 2013 è stata
presentata presso il Salone di
rappresentanza della Città, la nuova
pubblicazione del Direttore di Teleradio Città Bianca, Tonino Saponaro,
un “Cronista per passione”, come egli
stesso ama definirsi.
Il Testo riguarda gli avvenimenti e i
fatti che vanno dal 2011 al 2013, avvenimenti e fatti che, come egli stesso scrive, ha visto con i propri occhi e
toccato con le proprie mani.
Nella seconda parte del Diario si
apre, nelle sue molteplici vicende ed
espressioni, un quadro suggestivo della Storia del
‘900, presentato attraverso il racconto vivace e
coinvolgente della vita dell’Autore.
La serata si è aperta con alcuni brani musicali eseguiti col Sax dal giovane Francesco Milone, cui ha
fatto seguito l’introduzione del dott. Francesco Roma, coordinatore della serata e l’intervento della
prof.ssa Teresa Legrottaglie, Dirigente della Biblioteca Diocesana pubblica “Raffaele Ferrigno” di
Ostuni, invitata a collaborare per la realizzazione
della serata.
Dall’occhio al cuore è il titolo dell’Opera, ha esordi-
to la prof.ssa Legrottaglie, ed è già
messaggio di grande attualità e profezia. E, continuando la riflessione sul titolo, ha aggiunto: noi a volte guardiamo, cioè rivolgiamo lo sguardo per vedere ma, se siamo distratti, pur guardando, non vediamo.
Vedere è invece percepire con gli occhi la realtà concreta, ma come passare dall’occhio al cuore?
I Francesi, ha continuato, per indicare
il modo di tenere a mente qualcosa, dicono “apprendre par coeur”, perché
solo ciò che passa dal cuore rimane
impresso nella memoria e nella vita e può orientare
le proprie scelte a livello individuale e sociale, da
quelle della vita quotidiana a quelle economiche,
politiche, culturali.
Passare dall’occhio al cuore però non è automatico. Richiede a volte di andare adagio, di fare silenzio, di fermarsi a pensare. Quanto accade è solo
un caso? O è una vicenda umana che chiede ascolto, dialogo, risposta? O un avvenimento che invita
a cogliere le cause e i significati profondi della realtà, per assumere comportamenti responsabili nei
confronti dei singoli e della collettività?
G
Lettere al Direttore
Caro Direttore,
ho ricevuto l’ultimo numero de “Lo Scudo”.
Prima di sfogliarlo mi sono imbattuto nella prima
pagina e sono rimasto colpito dalla Vignetta del bravo Enzo Farina.
Sul piano artistico, nulla da eccepire, oltre tutto per
la mia poca dimestichezza con l’arte vignettistica.
Invece, il mio pensiero va oltre!
Non ho mai ritenuto del tutto essenziale, se non
inopportuna, che in prima pagina vi fosse e vi sia tale inserto, che, in altri giornali, non tutti, è relegato
in pagine interne.
Comunque, mettere insieme il diavolo con l’acqua
santa mi è sembrato, a dir poco, discutibile.
Non è possibile, a mio modesto avviso, coniugare
fede universale e politica di paese. L’immagine del
Santo Padre, quasi benedicente (vedi quella mano
sulla spalla di non so chi) e una stella posata sulla
nostra Concattedrale.
Sembrerebbe un’apertura di campagna elettorale
targata 2014.
Come cristiano e cattolico mi è sembrato intollerabile. E devo doverosamente aggiungere che non
sono il solo a pensarla in tal modo.
Con la cordialità di sempre, saluto.
DINO MONTANARO
* * *
Gentile signor direttore,
Amo questo paese per quello che mi ha dato e per
quello che gli ho dato. Per questo, credo, l’immagine che mi porto dentro è come filtrata dall’affetto e
dal fatto che luoghi e cose mi richiamano immediatamente persone, vicende, tempi ed esperienze e se guardo il
paese nelle sempre nuove immagini che esso mi
offre nelle differenti condizioni di luce, stagioni e
prospettive, il mio pensiero corre oltre le cose
alle persone.
Quel tal punto è la casa che conobbi giovane, quel
pinnacolo mi indica la casa di un amico, per quella
strada passavo, al posto di quell’edificio condominiale c’era una casa con un giardinetto davanti e
una fanciulla spesso al balcone.
Quando vado via e ripenso, quello che vedo è il
paese vecchio: bianco come mi appare dal finestrino del treno. Vedo la piazza, le vecchie chiese, la
villa e i palazzi che l fiancheggiano su due lati, percorro il Barco, le sue viuzze, quasi riconosco i portali e i mensoloni dei balconi con i loro disegni di foglie immobili nella pietra, primo segno esibito di un
qualche benessere. Ad una estremità rivedo a sostegno di una loggia putti che tracciò la mano di un
lontano artista prematuramente naif e che le rituali
imbiancature hanno tegumentato di calce, ad un’altra leggo su più recenti triplici appoggi di un balcone un non benevolo indirizzo agli invidiosi. Raggiungo la chjanga de lora, mi perdo nel dedalo di
stradine, nell’architettura semplice ma armoniosa,
spontanea ma disegnata sapientemente da antichi
ignoti maestri e più in là cerco forse l’unico esempio
di balcone decorato al di sotto a cassettoni.
E poi mi fermo. Stanco, distratto? Romanticamente
incline al passato?
E poi mi forzo ad andare oltre gli affetti, di analizzare con occhi più distaccati, il perché di quell’arrestarmi su una soglia, e mi scopro timoroso che anche con occhi amorevoli non mi si mostri l’aspetto
vero di quanto edificato oltre viale Pola. Le strade
strette con marciapiedi risicati, l’architettura di case
DALL’OCCHIO AL CUORE: DIARIO DI UN CRONISTA
Il saluto del Sindaco Avv. Domenico Tanzarella, rivolto al folto pubblico presente, tra cui varie personalità del mondo politico, più volte ospiti degli Studi
di TRCB, è stato un attestato di amicizia e di stima
nei confronti dell’Autore e del suo operato.
Immagini, musica e parole hanno continuato ad
animare tutta la serata, una serata piacevolissima e
molto partecipata.
Il M° Antonella Cavallo ha riscosso vari applausi
eseguendo brani musicali ben inseriti nel contesto
delle letture riguardanti vari momenti della vita dell’Autore, proposte con vivacità e simpatia dalla
prof.ssa Caterina Baccaro e dal dott. Enrico Ciola.
Molto atteso l’intervento dell’Autore che si è soffermato su alcuni personaggi che hanno dimostrato, in
questi anni, amore alla Città e all’ambiente che la
circonda.
Infine la prof.ssa Masietta Palmisano e l’ins. Germana Quartulli hanno declamato alcuni versi, composti per l’occasione, quale segno di affetto e di stima nei confronti dell’Autore. Le note del sax, ampiamente gradite dal pubblico, hanno concluso una
serata che rimarrà nella memoria dell’Autore e dei
tanti amici e cittadini qui convenuti.
TERESA LEGROTTAGLIE
Cultura
e condominii non semplice ed essenziale secondo
moderni criteri di funzionalità ma povera e sciatta e
tutta protesa a sfruttare al massimo lo spazio, il
suolo, dove l’audacia architettonica non si spinge
oltre il corpo avanzato, tanto per sottrarre un altro
po’ di cielo. E i corpi di fabbrica con monotona variata uniformità: parallelepipedi con le stesse finestre, balconi sottili con inferriate gabbi esche. I materiale solo quelli: mattoni e intonaco plastico di
prossimo grigiore defoliante. Qua e là qualche facciata di mattonelle.
Non distinguo tra case popolari e palazzi di civile
condizione, uniformi ad un livello degradato di democrazia. Quasi interi quartieri costruiti negli anni
dell’espansione con un unico modulo quando, a parità di volumi edificabili, si potevano variare profili
ed altezze spezzando una monotonia straniante.
Gli spazi, dove le vie confluiscono, tal rimangono e
non diventano piazze perché le costruzioni vi si affacciano senza il disegno di farne una piazza: un
arredo, una fontana, un monumento o semplicemente qualcosa per l’occhio, senza… scopo di lucro. Qualche albero, una piattaforma per giochi di
bimbi, successivo inadeguato tampone.
Il passeggiatore solitario che si avventurasse in certi quartieri e che risalisse le strade fino alla periferia
arriva in un luogo in cui si potrebbe dire che la città
scompaia. Non per la solitudine, ci sono dei passanti; non è la campagna, ci sono case, strade; non
è la città, le strade hanno buche come le strade
esterne e l’erba vi cresce; non è un villaggio le case sono troppo alte. Cos’è dunque? E’ un luogo abitato dove non c’è nessuno; è un luogo deserto dove c’è qualcuno. E’ un quartiere della città, la notte
più romito di una foresta, il giorno più triste di
un cimitero.
Ognuno può pensare a
qualche nostro preciso
luogo. Quello riportato,
però, è un testo del
1862 che descrive la
periferia di una città di
ben quarant’anni prima
di quella data.
Gioisco come fosse casa mia e vedo che qualcosa con nuova forma si ricostruisce o si rammoderna e non mi sfugge il più
recente arredo urbano e il sistema di viabilità esterna col suo sistema di rotatorie.
Il tessuto urbano è come un libro in cui leggere tante cose. Al di là di quella soglia oltre la quale non
amo spingermi leggo uno sviluppo rapido, forse
troppo per essere controllato, fame di case e ancor
più di denaro, una sorte di migrazione endocittadina dai quartieri della Terra e del Barco alle nuove
zone: si acquistava sulla carta. Non riconosco una
mano pubblica che abbia guidato e indirizzato. Guidato e indirizzato una imprenditoria dinamica ma
impreparata, direttamente venuta fuori dai cantieri
che abbisognava di criteri saldi e guide accorte e
lungimiranti almeno quanto in poti viciniori se i dettami dell’urbanistica erano criteri estranei alla cultura cittadina del tempo.
Pare invece che tutto e tutti fossero subordinati al
mattone; anche i tecnici che avrebbero potuto, sorretti da un potere vigile, immaginare il bello, finanche copiare il creativo estetico disordine del già costruito.
So di un lontano convegno sul centro storico, lontano da noi ma non lontano dai tempi in cui tanto si
costruiva e molto spesso citato. Peccato che pari
sensibilità non si sia rivelata nella guida del nuovo.
Forse allora come ora imperava l’economia, forse
allora come in questi tempi recenti imperava la finanza, di certo prosperava un potere politico amministrativo elefantiaco. Tutto compreso in se stesso
non ha visto e più che guidare ha costeggiato lo sviluppo edilizio. Si vorrà storicizzare e contestualizzare la realtà del tempo… e strumenti urbanistici furono adottati… e meno male! Ma quel libro aperto dice la sua verità che attende di essere raccontata.
E infatti oggi con le nuove generazioni e figli laureati dei primi imprenditori qualcosa di più acconcio si
vede ma il disegno urbanistico della città attende
ancora di essere spiegato nelle sue scelte e negli
effetti che ne sono conseguiti: una città priva di spazi edificabili, con prezzi proibitivi per il poco che c’è,
che sfoga il suo bisogno di case nell’uso improprio
della zona artigianale estesa e pervasiva degli spazi di naturale espansione della città.
Ma non ci era stato detto che in Ostuni ci sono più
case del necessario?
Un papa ha chiesto che le chiese da costruire facciano venir voglia di pregare; possiamo solo che un
ambiente urbano gradevole aiuta a vivere.
Restituire il bello a questa città! Chi vuol fare politica si impegni in questo. Non solo per quello che si
farà (e ci voleva pure!) ma nella riqualificazione di
ciò che c’è riconducendo tutto in un disegno di città
vivibile. Difficile per molto del nuovo esistente, più
facile dire fiat lex pereat mundus o tacere che è ancora più facile… ma la politica è altro e richiede inventiva… e risposte.
Saluti rispettosi.
NICOLA FELIBRANTI
5
Speciale
GENNAIO
2014
UN IMPORTANTE LAVORO DI GINO ANDRIOLA
L’
PIANETA OSTUNI: LA RICCHEZZA DEL NOSTRO TERRITORIO
di Enza Aurisicchio
ultimo appuntamento culturale programmato dall’UNI3 si è svolto venerdì 13 dicembre u.s. presso
l’auditorium “G. Semerano” della Biblioteca Comunale, prima dei tradizionali auguri per Natale e per
il nuovo anno del successivo venerdì 20, accompagnati dalle note musicali e dalle lettura di brani letterari e dei nostri poeti locali sul tema dell’amore. In quest’ultima specifica occasione ha esordito il coro
polifonico dell’UNI3, composto da un nutrito gruppo di soci e socie, che a pochi mesi dalla costituzione,
ha dato encomiabile saggio delle proprie capacità intonando canti e brani scelti dal repertorio natalizio.
La serata del 13 venerdì si segnala per la grande rilevanza rappresentata dall’argomento di discussione, un tema particolarmente significativo per il momento storico nel quale viviamo in cui le problematiche ambientali pongono amministratatori e comuni
cittadini di fronte a scelte importanti, capaci di una
forte incidenza sul futuro della nostra città e del territorio nel quale viviamo. Pianeta Ostuni: rivisitazione multimediale del patrimonio culturale e paesaggistico del suo territorio è il tema proposto nella serata dal prof. Gino Andriola, già dirigente scolastico
che per motivi di salute non è potuto intervenire alla manifestazione seguita, però, attentamente dall’amata consorte prof.ssa Italia Petraroli.
Il presidente prof. Lorenzo
Cirasino nella parte introduttiva ha sottolineato come la
nostra città, un centro agricolo con vocazione turistica,
nobilitato da prestigiosi riconoscimenti conferiti da varie
associazioni quali Bandiera
Blu, Le 5 Vele di Lega Ambiente e la Bandiera Verde,
con le sue bellezze culturali
e paesaggistiche, sia interessato prevalentemente ad
un turismo di transito, limitato ad un itinerario che occupa al massimo lo spazio di
una giornata. Solo nel periodo estivo si hanno soste prolungate, soprattutto dalla terza decade di luglio a tutto il
mese di agosto. Sarebbe auspicabile che ci fosse turismo tutto l’anno con permanenza di più giorni ha proseguito il presidente
ma perché ciò fosse possibile bisognerebbe offrire
al turista una varietà di itinerari per la conoscenza
più approfondita del nostro territorio che offre attrattive in tutte le stagioni. E’ questo uno degli obiettivi
del lavoro proposto da Gino Andriola che nasce
dall’esigenza di fornire ad un vasto pubblico, locale
e turistico, uno strumento che permetta una conoscenza sistematica e approfondita delle principali
caratteristiche e delle bellezze dell’intero territorio di
Ostuni.
E’ a tutti nota la passione e l’amore del preside Andriola per la nostra terra, che lo hanno portato inizialmente a riprendere con una telecamera dall’alto
di un deltaplano la costa ostunese dal 1991 fino al
2005. Questa conoscenza sommaria, perché limitata alla sola superficie delle cose, lo hanno spinto
ad approfondire, a spingersi oltre la costa, a verificare quanto la veduta aerea lasciava intuire, senza
mostrare completamente. E’ iniziata, così, un’avventura durata ben sette anni durante i quali ha percorso ben 30.000 chilometri accompagnato da Oleg
Janelidze, fedele supporter e intrepido fotografo per
riprese particolarmente difficoltose, perlustrando
strade di campagna, inoltrandosi in contrade poco
note, battendo tracciati polverosi e poco frequentati. L’interesse e l’entusiasmo lo hanno portato ad
annotare le emergenze architettoniche, le strutture
di servizio, le mirabili opere realizzate per ottenere
il massimo rendimento del suolo e per trarre tutti i
vantaggi possibili da una terra povera di acqua ed
estremamente variegata dal punto di vista morfolo-
gico. Pochi, in effetti, possono affermare di conoscere i 22.300 ettari circa di superficie sulla quale
insiste il comune di Ostuni, esclusivamente per diletto e per gusto personale, di essere in grado di localizzare esattamente le masserie, alcune delle
quali, soprattutto in Valle d’Itria, sono indicate in
maniera poco puntuale anche nelle mappe catastali.
Il preside Andriola è uno di questi e, in una ricerca
sul campo analitica, attenta ai più piccoli e insignificanti indizi, curiosa per quanto è sopravvissto da un
passato contrassegnato da alacrità lavorativa, da
attività dure e faticose, è giunto ad abbracciare la totalità della nostra realtà paesaggistica, vegetazio-
Panorama della marina
nale e culturale. Ogni contrada del territorio di Ostuni è stata visitata più volte, studiata nella sua particolare conformazione e bloccata per immagini, mettendo in evidenza tutto ciò che fosse utile e significativo per una conoscenza completa e specifica.
La quantità dei dati raccolti e la ricchezza degli scatti, dal momento che tutto è stato fotografo, individuato sulle mappe, identificato con coordinate spaziali, hanno richiesto un paziente e meticoloso lavoro di archiviazione e di organizzazione rigorosa da
approntare per una più completa divulgazione. In
questa titanica impresa il preside Andriola si è giovato delle potenzialità delle moderne tecnologie ed
ecco l’intervento del prof. Mario Pantaleo, esperto
in procedimenti multimediali che ha reso accessibile ed estremamente agevole la consultazione di tutti gli elementi raccolti.
Immagazinati i dati, le foto e i riferimenti spaziali in
un database di utilizzo elementare quale il software access, cliccando su di una voce richiesta, si può
conoscere e osservare quanto desiderato. Il prof.
Pantaleo in una veloce dimostrazione dell’applicazione multimediale, ha illustrato il criterio che ha
guidato l’ordinamento del materiale. Per facilitare la
ricerca dell’ubicazione di ogni singolo elemento, il
territorio è stato suddiviso, in modo convenzionale,
in cinque zone: marina zona A, marina zona B,
scarpata murgiana collina zona C, collina zona D,
Valle d’Itria nel territorio di Ostuni zona E. All’interno di ogni macroarea è possibile avere sintetiche informazioni su aspetti paesaggistici e su alcuni gruppi tematici relativi a: strutture di servizio (aie, antiche cantine, acquari, costruzioni tipiche, specchie,
fornaci, neviere), abitazioni ( masserie, lamie, trulli, casine e ville), cave, chiese rurali, altari, chiese presso villaggi, cappelle
votive, santuari. Altri
argomenti inseriti nel
database, riguardano:
la costa in primaveraestate, le lame zona A
e le lame zona B, le
masserie,
marina
paesaggi autunno-inverno, marina: paesaggi primavera-estate, Valle d’Itria, selva:
paesaggi autunno-inverno, selva: paesaggi primavera-estate,
spiagge, trappeti ipogei, antichi epigei e
Veduta primaverile di Masseria Traetta grande
attrezzature, trappeti moderni., ulivi e carrubi secolari. A
completamento del prodotto
si può visitare un’appendice
che raccoglie avvenimenti
straordinari e antichi mestieri
del recente passato. Pigiando
un tasto, pertanto, è possibile
intraprendere un viaggio virtuale, comodamente seduti in
poltrona, tra campagne, boschi, scenari naturalistici di incomparabile bellezza che ci
fanno davvero sorprendere
della varietà, della ricchezza
e delle potenzialità estetiche
della nostra terra. L’opera per
essere divulgata in forma
multimediale, o anche cartaCavalli al pascolo nei terreni di Masseria Ferri
cea, necessita di ingenti risorse finanziarie che potranno
mentale, una premessa indispensabile per il congiungere soltanto se si comunica il valore e l’impor- trollo e l’interpretazione delle fonti. A Gianfranco
tanza del lavoro svolto. Reperire fondi e investimen- Ciola è toccato il compito di concludere la serata. Il
ti è un obiettivo da raggiungere quanto prima.
lavoro minuzioso realizzato dal prof. Luigi Andriola
di censire, catalogare e descrivere l’enorme patriQuesto materiale, inoltre, si pone come la premes- monio storico-culturale e ambientale del territorio di
sa necessaria e indispensabile per qualsiasi suc- Ostuni composto dai frantoi ipogei, masserie, chiecessivo approfondimento. Il preside Andriola ha se rurali, lame e insediamenti rupestri disseminati
chiesto, infatti, la mia collaborazione e quella del nel territorio tra i paesaggi collinari interni, della piaprof. Dino Ciccarese per completare con notazioni na olivetata, e della marina di Ostuni rappresenta
storiche il proprio impareggiabile lavoro, avviando un grande regalo alla comunità ostunese ha detto il
una ricerca sulla formazione delle masserie, dott. Ciola, proseguendo ci apre gli occhi su un terespressione peculiare della produzione agro-pasto- ra ricca, varia e articolata. Una ricchezza che va turale della nostra città, oggi al centro di un rinnovato telata perché rappresenta il vero valore aggiunto
interesse per una insperata vitalità innescata dalla dell’offerta turistica, gastronomica delle produzioni
riconversione di molte di esse in strutture ricettive. agricole, dei servizi offerti nel nostro territorio. InfatFacendomi interprete del pensiero del prof. Cicca- ti mai come in questo periodo di crisi, si è parlato in
rese, anche lui impossibilitato a partecipare alla ma- Italia di green economy e dei punti di forza del nonifestazione, in un breve intervento ho manifestato stro paese, dall’arte, alla cultura, al paesaggio alla
le difficoltà implicite in un lavoro del genere. Pochi i gastronomia, alla biodiversità agraria e naturale,
lavori orientati in tal senso: il calendario storico del enorme patrimonio che tutti ci invidiano ma di cui
1986 realizzato dalla Cassa Rurale e Artigiana ora non sappiamo da dove cominciare per sì che divenBanca di Credito Cooperativo, un’inventariazione ti leva di sviluppo. I modelli di sviluppo convenziocurata dagli architetti Luigi Cisternino e Antonello nali giunti ormai al capolinea, non riescono più a
Baccaro tra il 1997 e il 1998 in occasione del redi- rappresentare la spinta propulsiva alla nostra ecogendo piano regolatore, qualche trattatazione di nomia e questo dopo aver consumato territorio e diuna singola masseria o di un gruppo di masserie af- vorato paesaggio, biodiversità e bellezza. Ed ecco
ferenti a una specifica area (A. Pais, M.A. Moro, A. che una ripartenza può avvenire solo dalle potenBassan e L. Greco su Riflessioni-Umanedimo della zialità inespresse e il più delle volte nonconosciute
della terra in cui
si vive. Il lavoro
del prof. Andriola
rappresenta, perciò, un’ importante base conoscitiva da alimentare
con
la
creatività,la sensibilità e la professionalità
di
tanti ragazzi che
possono trovare
in una terra ricchissima come la
nostra le opportunità di lavoro e le
ragioniper cui occorre rimanere.
Monumentale complesso di trulli di Masseria Giorgietta
Pietra) e un’iniziale individuazione resa nota dal
prof. Antonio Sozzi nel 1991 nel testo Le masserie
di Ostuni per i tipi di Schena. Un’operazione del genere richiede non solo lunghi tempi per il reperimento delle informazioni storiche ma anche competenze e conoscenze su svariati ambiti tematici. Caratteristiche del territorio, rapporti tra città e campagna, toponomastica, viabilità principale e secondaria, ricostruzione delle famiglie patrizie, proprietà
ecclesiastica declinata nei suoi molteplici aspetti
(vescovile, capitolare, benefici, confraternite, monasteri urbani et extraurbani, monti di pietà ecc.), contratti agrari, rapporti tra produzione, consumo interno e commercio, ruolo delle istituzioni sono solo alcuni dei fattori dei quali bisogna tener conto intraprendendo una tale ricerca. Allo stato attuale dello
studio, che partendo dalla metà del XVI secolo è
giunto ai primi tre decenni del XVII secolo, si può affermare che non vi era alcuna masseria, ovvero non
vi erano fabbricati destinati alla residenza di proprietari o lavoratori. La masseria esisteva come
semplice “bene” che poteva consistere in un oliveto
(masseria olearia), in una serie di vigneti, in un seminativo (masseria di campo) o semplicemente in
un gregge (masserie di pecore). Le ragioni che determinarano un mutamento nelle dinamiche produttive e insediative saranno, spero, sviscerate nei
prossimi anni, con il progredire dell’indagine. Il lavoro di Gino Andriola risulta, pertanto, uno strumento
prezioso e indispensabile di verifica del dato docu-
L’esperienza maturata da Gianfranco Ciola in qualità di direttore del Parco delle Dune costiere lo ha
portato a considerare e a utilizzare tutte le risorse
disponibili, produttive, naturalistiche, storiche e soprattutto umane, per dare senso, dignità e valore a
una porzione ristretta del territorio quale è l’area del
parco, che dopo i primi timidi esordi è cresciuto per
interesse e per importanza, qualificandosi come
uno degli esempi positivi e propositivi di corretto
uso e attività rivolta alla valorizzazione del territorio.
Il modello può essere ripetuto per l’intero territorio,
avendo il sostegno del lavoro del prof. Andriola, e
sicuramente potrebbe avere il medesimo successo.
Numerosi gli interventi che sono seguiti. Al plauso
per l’iniziativa e alla funzione significativa che essa
riveste per associazioni, per enti, per professionisti
e per diverse istutuzioni, basti pensare all’importanza che avrebbe un simile allegato per quel nuovo
strumento di pianificazione del territorio che è il
PPTR, si è aggiunta la richiesta che l’opera possa
incontrare il sostegno economico da parte delle amministrazioni a cui compete, a vario titolo, la tutela e
il controllo del territorio. Solo la conoscenza può
portare ad una seria azione di valorizzazione di
questo vasto e bellissimo patrimonio che molti ci invidiano. Una conoscenza che deve essere diffusa
soprattutto tra i giovani che siano spinti a considerare e ad amare la propria terra, come parte fondante della nostra identità, unica e irripetibile.
6
Speciale
Natale
GENNAIO
2014
ODE ALLA BICICLETTA
“Il futuro non è più quello di una volta”. La citazione
è di Paul Valéry, ha più di ottanta anni eppure resta
di sorprendente attualità.
Mai come oggi è il caso di pensare diversamente alle cose che di solito diamo per ovvie e inevitabili, ad
esempio nel campo della mobilità urbana.
Il concetto di mobilità fa riferimento a tutto ciò che è
in relazione ai movimenti nel territorio di persone e
merci, con qualsiasi mezzo di trasporto si verifichino. La mobilità è quindi un sistema complesso, formato dalle persone che si spostano, dai servizi che
glielo consentono, dalle infrastrutture viarie, ferroviarie, aeroportuali, dai parcheggi e centri di interscambio, dai trasporti pubblici e privati, dalle piste
ciclabili e dalle zone pedonali. Questo sistema influenza il funzionamento delle aree urbane e le condizioni di vita dei suoi abitanti ed ha una forte incidenza sulla qualità ambientale.
L’organizzazione attuale dei trasporti è caratterizzata dalla predominanza del traffico su strada, con
l’uso principalmente di automezzi privati, ed ha forti conseguenze negative sul piano economico, sociale ed ambientale.
La mobilità sostenibile è un sistema di mobilità urbana in grado di conciliare il diritto agli spostamenti con l’esigenza di ridurre le negatività (ossia l’insieme di effetti esterni, che vengono cioè sopportati
anche da chi non li provoca, come l’inquinamento),
le quali hanno un costo sociale che grava su tutti.
La mobilità sostenibile rappresenta un fattore di
qualificazione sociale, perché induce l’instaurarsi di
processi virtuosi. Per questo motivo, nel corso degli
ultimi anni, il legislatore pubblico è
intervenuto
con
provvedimenti volti
ad incentivare la
mobilità sostenibile.
Tutto quello in cui
ci hanno fatto credere per screditare
un uso diffuso della
bicicletta è frutto di
debolezza.
Non
perché lo dica io,
ma è così. L’automobile non è più indispensabile come
una volta; per di più
è, direttamente e
indirettamente, tremendamente costosa e ha la deprecabile tendenza
ad
ammazzarci
lentamente; in molti casi anche di corsa.
Mi spiego meglio, la concentrazione di gas dannosi
alla salute umana, provenienti dall’autotrazione è
nell’abitacolo dell’auto in mezzo al traffico quattro
(dico quattro) volte superiore alla media degli stessi gas all’esterno dell’auto. Le ore spese in macchina dagli italiani sono in media 340 all’anno. cioè più
o meno due settimane (è come andarsi a fare una
vacanza!) e a soffrirne sono i nostri girovita ed altri
organi del nostro corpo, a partire dal cuore.
Bisogna venire a patti con l’idea che l’auto rappresenta il passato, e che il sogno dell’auto per tutti e
cosa vecchia e antiquata (l’Italia è il paese europeo
con più auto per abitante) era il sogno dei nostri
nonni e dei nostri padri, non deve essere anche il
nostro.
Il capitalismo ha raggiunto la sua maturità proprio
grazie all’industria automobilistica, trasformando il
paesaggio in un’orgia di progresso e benessere che
non è più ripetibile. Non così, almeno.
L’industria dell’automobile è al capolinea, ma i governi ed i media continuano a proporre l’automobile come modello di sviluppo.
L’immagine dell’ultimo suv appare frequentemente
sui nostri schermi televisivi a riproporci un ambiente urbano da dominare come una foresta ancestrale (è significativo come molte volte questa natura
sia rappresentata da cartoni animati o robot fiondati sulla terra da un altro mondo) come se fosse da
dominare, come se fosse incontaminata, come se
non fosse stato già dominata da un’industria che in
cambio della libertà di muoversi ha voluto i nostri
spazi urbani, la bellezza delle nostre città, la qualità dell’aria che respiriamo.
Prendere l’automobile per portare a scuola i figli,
andare al lavoro fino a dieci chilometri da casa, fare shopping, uscire la sera o in ogni caso guidando
da soli sono gesti nella maggior parte dei casi senza senso. Vuol dire occupare spazio, sporcare, fare
rumore, imbruttire il nostro spazio vitale, consumare risorse che, in verità, non sono solo nostre e soprattutto non sono illimitate. Perché? Per stare più
comodi? Per rappresentare il proprio benessere?
Nell’era di internet e della globalizzazione, se il no-
di Carmine Specchia
stro benessere deve essere stabilito da un ammasso di ferraglia che beve derivati del petrolio vuol dire che siamo messi male. Infatti, siamo messi male, come ben sapete.
L’Italia della mobilità sta cambiando e riscopre la bicicletta, sempre più mezzo di trasporto urbano quotidiano e non solo veicolo di sport e svago.
A provarlo sono i dati del clamoroso sorpasso delle
due ruote sull’automobile: nel corso del 2012, infatti, per la prima volta dopo 48 anni in Italia sono state vendute 1.748.000 bici a fronte di 1.450.000 automobili.
La bicicletta è, in città, in un raggio fra 1 e 6 Km
(ovvero più dell’80% degli spostamenti giornalieri)
statisticamente più veloce di qualsiasi altro mezzo,
più comoda, più ecologica e più economica. Incide
positivamente sulla bellezza della città rendendola
meno soffocante, più a misura d’uomo e più sicura.
Una buona parte del tempo utilizzato per recarsi al
lavoro in bicicletta sarebbe comunque spesa per
guidare, trovare parcheggio e camminare fino all’ingresso del luogo di lavoro; aggirerebbe il problema
dell’antipatia per le palestre e il relativo costo a cui
si aggiungerebbe un beneficio economico per la minore spesa in benzina.
Il numero di persone che usano la bicicletta come
mezzo di trasporto anche per recarsi al lavoro è in
continuo aumento: secondo gli ultimi dati sarebbero 14 milioni gli italiani che pedalano di cui ben 5
milioni hanno sostituito l’automobile con la bicicletta.
Il contesto urbano è però ancora ostile e pericoloso
per chi usa la bicicletta come mezzo
di trasporto. La rete
di piste ciclabili è
ancora insufficiente
e poco coesa e la
ciclabilità non è ancora considerata
un servizio per la
città e la viabilità.
Le piste ciclabili
non sono delle attrezzature da relegare in contesti di
particolare pregio
paesaggistico o attorno a zone verdi,
bisogna cambiare
direzione e renderle utili agli spostamenti urbani quotidiani dei cittadini
come nei tragitti
casa-lavoro, casascuola, lavoro-palestra, ecc..
I chilometri di piste ciclabili per ogni singolo paese
sono degli indicatori di vero progresso e di senso
del bene comune dei suoi cittadini. In Italia ci sono
ancora troppo pochi centimetri di piste ciclabili per
abitante.
Eppure investire nella riqualificazione delle strade è
redditizio: le strade che incoraggiano il passaggio di
pedoni e ciclisti hanno un effetto positivo sulle vendite e fanno aumentare i valori immobiliari.
Le strade possono essere cambiate. Molte strade
delle nostre città sono state progettate decenni fa,
in un contesto urbano completamente diverso, con
un diverso insieme di valori e presupposti.
Per quanto riguarda le piste ciclabili nonostante il
trend di crescita degli ultimi anni, le città italiane rimangono ancora indietro rispetto alle capitali europee:
In alcuni paesi europei come la Danimarca, l’Olanda e alcune zone della Germania e del Belgio, la bicicletta è già considerata una vera e propria modalità di trasporto mentre in gran parte dell’Europa il
potenziale della mobilità ciclistica è ancora poco
sfruttato.
La Danimarca è stato il primo paese ad aver introdotto nel 1993 un sistema unificato di segnaletica
ciclabile, a fronte di una realtà territoriale dove il
75% dei cittadini usa la bici per 12 mesi, anche in
un inverno che lì è molto duro.
Nella sola Copenaghen sono stati realizzati 350 chilometri di piste ciclabili protette con un cordolo, una
transenna o un altro elemento che le separa dalla
strada o dal marciapiede. Le principali strade danesi, nazionali e regionali hanno quasi sempre come
minimo una corsia ciclabile laterale piuttosto ampia
e in genere a senso unico, dato che il traffico ciclistico può essere anche molto intenso.
Per renderci meglio conto del distacco che ci separa da contesti più avanzati basti pensare che tre sole città europee (Helsinki con 1.500 km, Stoccolma
e Hannover con 750 ciascuna) eguagliano i 104 capoluoghi italiani. Per citare un esempio vicino a noi,
Bari è dodicesima tra i grandi centri urbani italiani,
con quattordici kilometri di pista ciclabile nel conte-
sto urbano allargato.
Bisogna che cambi anche la visione del legislatore:
oggi alta velocità e autostrade fagocitano tutti i soldi pubblici a disposizione della mobilità, anche se le
lunghe distanze assorbano meno del 3% degli spostamenti delle persone e delle merci.
Ma le piste ciclabili da sole non bastano, per favorire la ciclopedonalità ma serve una serie d’interventi mirati ad integrare le diverse modalità d spostamento favorendo quelle a basso impatto. Tra questi
l’aumento di zone 30kmh, zone a traffico limitato,
isole pedonali e altri limitatori di velocità delle automobili accompagnati da una semplice e chiara segnaletica orizzontale e verticale, che riducano l’intensità degli ingorghi e accrescano la sicurezza di
pedoni e ciclisti. Dai risultati dei sondaggi si evince
come tanti di quelli che oggi non usano la bicicletta
lo farebbero se potessero disporre di una rete di
percorsi ciclabili che attraversa le città e se ci fosse
meno traffico e quindi una maggiore sicurezza per
la viabilità ciclistica.
Queste ragioni hanno dato vita, negli ultimi anni, a
movimenti di opinione come “critical mass” e #salvaiciclisti, la campagna che ha visto muovere migliaia di persone in tutta italia. Da lì sono nati gruppi di attivisti, discussioni e una nuova coscienza:
andare in bici non è solo un modo di spostarsi, ma
un modo di vivere e concepire gli spazi urbani.
La bicicletta è il mezzo di trasporto più efficiente ed
economico e al contempo sostenibile per gli spostamenti urbani e contribuisce ad aumentare la sicurezza stradale, a diminuire inquinamento atmosferico ed acustico e a decongestionare la città dal traffico. L’uso della bicicletta in città, come dimostrano
molti stati Europei da decenni è sinonimo di aumento della qualità della vita.
Inoltre è uno dei modi più validi per aumentare la
propria produttività, poiché l’attività fisica aumenta
le energie disponibili, aumenta la capacità di concentrazione, migliora l’umore, migliora la capacità di
fissare le priorità, migliora la memoria.
Eppure rimane ancora il mezzo di trasporto più trascurato.
E’ necessaria una politica nuova che incentivi la
E
Foto di Ginevra Viesti
mobilità ciclabile, che tuteli e avvantaggi chi utilizza
forme di mobilità più rispettose dell’ambiente e della sicurezza di tutti.
Se vuoi il cambiamento, devi essere il cambiamento, ha detto qualcuno.
Il mare d’inverno può riservare sorprese
sorpresi siamo stati stamane, nella
nostra escursione al Pilone di poter apprezzare l’ottimo lavoro ambientale dell’ARIF di Brindisi (Agenzia
Regionale per le attività Irrigue e Forestali, che si impegna nella difesa del
suolo, e nella gestione, del patrimonio
forestale della Regione Puglia) nell’impianto di staccionate anti-erosione
delle dune, effettuato solo con materiali di recupero da potature e bonifiche ambientali in altri luoghi della
provincia. Le protezioni hanno anche
il vantaggio di rappresentare un argine entro cui poter contenere tutti materiali organici di risulta dalla
pulizia delle spiagge (altrimenti ammassati in posti non sempre opportuni) che nel tempo costituiranno
un vero e proprio contrappeso alle varietà arboree (come il ginepro) che ora presentano apparati radicali esposti e pericolosamente sospesi.
Questa misura di protezione e valorizzazione dimostra l’attenzione dell’ARIF e del Parco delle dune
Costiere alla difesa di habitat di flora e fauna che altrimenti rischierebbero di essere seriamente compromessi da chi delle dune (anche per ignoranza della loro importanza) non si è mai fatto scrupoli.
La natura sa essere generosa con che la protegge, forse impegnandoci tutti alla sua valorizzazione riusciremo a consegnare alle nuove generazioni un paesaggio costiero non completamente segnato e degradato dai vari villaggi turistici e dai vacanzieri che tanto hanno fatto per “civilizzare” le nostre coste.
IL CIRCOLO LEGAMBIENTE DI OSTUNI
7
Attualità
GENNAIO
2014
Amica Radio
I miei ricordi più lontani risalgono a quel lontano 1944. Avevo appena tre anni. Abitavamo ad Amorosi, un paesino di
montagna di appena 1800 anime, attraversato dalle acque
del Volturno e del Calore, meta promessa e desiderata delle nostre passeggiate nelle giornate di sole. Ci andavo con
una signora che mi portava a spasso e più tardi con le suore dell’asilo. Le acque scorrevano quasi sempre lente e tranquille tra i ciottoli del greto e a volte si disperdevano fuori dal
letto indugiando in mille rivoli. Con la compiacenza dell’una
e poi delle altre mi divertivo scalza a rincorrerli e a fermare il
loro corso con i miei piedini. Di quei giorni ricordo il luccichìo
argenteo delle acque,l’aria tersa e il sole sulla mia testa. Ricordo poi anche le fughe per i campi con tanta gente, le sirene del coprifuoco, i rifugi nella notte, il rumore delle bombe …C’era la guerra … e, se questo pensiero mi fa paura
adesso, non ricordo che mi facesse paura allora. In quel
paesino sbriciolato sui monti scoprivo il mondo ed ero felice.
Ero felice con il sole, con la pioggia e con la neve, quando
andavo con gli sfollati per i campi e quando ero a casa, e a
casa conobbi la gioia di un’ amica che mi avrebbe accompagnata per tutta la vita. Era a due ripiani,su quattro lunghi esili piedi. Pareva un armadietto o uno scaffale ma non era né
l’uno,né l’altro. Era una radio … - Una radio Marelli - ci teneva a puntualizzare mio padre. Si accendeva di notte,al
buio, e lei parlava ai maschi di casa con le orecchie incollate e con il fiato sospeso. Vedevo mio padre insieme ad altri
che ascoltavano con la cautela e la circospezione dei ladri,
trattenendo il respiro e controllando ogni reazione, attenti solo a captare una voce che li teneva tutti quanti con il cuore
in gola. Era Radio Londra. Poi, un giorno, da quel mobile si
diffuse una notizia che mandò in delirio tutti quanti … E’ finita…E’ finita!...Un accorrere di gente per le strade, un riversarsi a fiumana… Papà e mamma ci tenevano stretti e,
piangendo e ridendo, si abbracciavano e ripetevano …E’ finita …E’ finita!...La guerra era finita. Lo aveva annunciato
lei, la nostra amica complice, quella sulle cui onde, disturbate troppo spesso da scariche elettriche, veleggiava l’unica
speranza di tutti, la speranza di un ritorno alla normalità e alla pace. E ricordo per la prima volta le note di una musica riversarsi nell’aria, una cascata di coralli impazziti , e canti
gioiosi ,canti che, se parlavano d’altro, al cuore di tutti dicevano ...è finita!
Da quel giorno in avvenire il sodalizio tra la radio e noi divenne sempre più stretto e familiare. Il suo ricordo per me è
sempre rimasto legato ai momenti più belli e più dolci della
mia fanciullezza prima e della giovinezza poi. Ricordo le note gioiose e travolgenti di una canzone che invitava alla vita
e all’amore e papà, impegnato ai fornelli,le accompagnava
fischiettando.... Svegliatevi, bambine, alle cascine messer
aprile fa il rubacuor…La radio, il sole,il fischiettare di mio padre che girava e rigirava il ragù con la cucchiaia di legno,
l’odore che si spandeva e si mescolava alla musica,mia madre che rassettava e stendeva i panni in giardino.…Sono le
immagini mitiche della mia infanzia ,quelle che mi nutrono e
mi hanno nutrita per tutta la vita. E poi vi erano le domeniche di Pasqua quando a mezzogiorno si scioglievano le
campane e tutti si baciavano, anche per strada, con chi neppure si conosceva, e subito si correva ad accendere la radio
La parola allo psicologo
Un
che era rimasta spenta dal giorno del mercoledì. Era
un’esplosione di vita. Il cuore scoppiava di gioia. A tavola si
mangiava con la radio accesa e si chiacchierava. Le voci
che giungevano dall’altoparlante, ancora disturbate dagli
scarichi, si mescolavano alle nostre e diventavano nostre
commensali. A volte noi e la radio dissentivamo, altre volte
andavamo d’accordo,per molti era una presenza autorevole,
per altri amica , per tutti necessaria a completare un momento di gioia. Aveva sempre da dire qualcosa a tutti, analfabeti
e colti, sani e malati, amanti della musica leggera e di quella lirica, della prosa e della poesia. Ci intratteneva, ci divertiva, ci istruiva , ci faceva compagnia, allontanava la solitudine. Ricordo con dolce nostalgia il saluto brioso e coinvolgente di Nunzio Filogamo … miei cari amici vicini e lontani, dovunque voi siate, buona sera, Silvio Gigli con Sorella radio
,Narciso Parigi, Giorgio Consolini, Acchille Togliani,Carla Boni, Gino Latilla, Nilla Pizzi, Beniamino Gigli … Il pomeriggio,
chiusa nella mia stanza, china sui quaderni,accanto a me la
mia amica radio diffondeva brani di musica e addolciva la
mia fatica di studente. Mi ricordo la piacevolezza di quelle
mattine di scuola quando dalla Presidenza si annunciava per
citofono in tutte le aule l’interruzione delle lezioni per ascoltare i racconti della Radio per le scuole. In un silenzio assorto ascoltavamo rapiti e inseguivamo con la fantasia, ciascuno con la propria, i personaggi nelle loro avventure, nei loro
sogni che diventavano le nostre avventure, i nostri sogni. La
voce narrante, ora pacata,ora suadente,ora concitata e fratta, accompagnata dagli effetti sonori di un uscio che strideva, di una porta che sbatteva, della pioggia che cadeva lenta e impetuosa, faceva vibrare i nostri animi e i nostri visi impallidivano e si accendevano, si incupivano e sorridevano. E
quando le ultime note del commento musicale si dissolvevano nell’aria noi rimanevamo ancora avviluppati nel mondo
magico del racconto nel quale spesso ritornavamo con le nostre fantasie. E se è vero che il racconto aveva un autore , è
anche vero che quel racconto diventava il mio racconto, il
racconto di ciascuno di noi perché ognuno se lo ricostruiva
nel suo immaginario a modo suo, secondo i suoi gusti e i
suoi modelli. Ecco perché, quando più tardi mi capitò di vedere per televisione gli stessi racconti non li riconobbi più. La
radio scatenava la nostra fantasia, la nostra immaginazione
a tal punto che ciascuno imprimeva al racconto il sigillo della propria creatività.
Erano quelli gli anni del boom, gli anni dell’Italia mitica in cui
il cuore di grandi e piccoli navigava sulle onde radio per sintonizzarsi sui canali dell’amore e della fantasia e cantare,
gioire e sognare nel tripudio di una nazione tutta protesa verso un futuro ricco di speranze e di promesse .
Dice che... del dott. Franco Sponziello
capo indiano chiede allo stregone del villaggio:
«quanto freddo farà il prossimo inverno?». Lo stregone guarda fuori dal tepee e dice che l’inverno sarà freddo.
Il capo indiano manda dieci guerrieri a tagliar legna ma, per
sicurezza, chiede nuovamente se farà solo freddo o freddo freddo. Lo stregone, dopo aver scrutato attentamente
fuori, dice che farà freddo freddo. Altri venti guerrieri a procurare legna. Il tormentone continua fino a sei - sette volte
freddo e a un centinaio di guerrieri a spaccare legna, finché
il capo indiano chiede allo stregone come faccia a predire un
tale gelo. Lo stregone, guardando ancora fuori, candidamente risponde: «Mah! Vedo tutta quella gente a far legna e
allora…». Questa vecchia storiella è emblematica di come,
spesso, siamo superficiali e ci affidiamo acriticamente al si
dice, dandone per scontata l’autenticità dei contenuti.
Quante volte abbiamo sentito dire e detto noi stessi dice
che, riportando poi un fatto, una frase, una vicenda, che abbiamo, a nostra volta, appreso, ma di cui non siamo assolutamente certi? Capita, così, di far circolare congetture che
diventeranno verità, solo perché sono state dette da altri.
Una sorta di passaparola (ma qui Ferdinando Sallustio non
c’entra…), che crea solide convinzioni a partire dal nulla, un
tamtam che fa condividere certezze mai verificatesi e, spesso, campate in aria. Ho utilizzato questo preambolo non per
discutere del ‘pettegolezzo’, bensì dell’insicurezza, dei motivi che sovente ci fanno essere consenzienti anche se vorremmo opporci. L’esclusione dal ‘gruppo’, il ‘rimprovero’ per
la nostra eventuale opposizione, il senso di inadeguatezza
(“non sono all’altezza di mettere in dubbio…”), sono sintomi
di insicurezza che quando si presenta senza particolare ansia, temporaneamente o giusto perchè non interessa approfondire, può essere considerato nella norma. Quando, invece, l’impossibilità di ‘opporsi’ diventa consuetudine e ci si arrovella su come avremmo dovuto comportarci, allora siamo
di fronte a insicurezza patologica. In questo caso, non è
nemmeno necessario essere coinvolti, ma basta il solo pensiero, l’eventualità di essere interpellati o di dover agire in
prima persona, prendere l’iniziativa, insomma, a farci sprofondare in uno stato di frustrazione che ci fa sentire inadeguati e costantemente inferiori. Una variante apparentemente diversa dell’insicurezza patologica, è il perfezionismo:
tendiamo a compiere ogni nostra azione al meglio cercando
di eliminare qualsiasi difetto, proprio per evitare la possibilità che si scoprano i nostri presunti difetti. Evitare l’imperfezione, però, non fa che confermare l’insicurezza, in un circolo vizioso senza fine. L’insicurezza è uno stato emotivo che
abbiamo imparato sin da piccoli. I genitori agiscono sempre
in buona fede. Ma nonostante tutte le buone intenzioni, a
volte può accedere che si privilegi uno dei figli (se, per
esempio, va bene a scuola o svolge bene alcune attività),
rimproverando il fratello che, invece, sembra svogliato, non
studia, e così via, con l’apparente intento positivo di spronarlo a fare meglio. Questi cliché sono introiettati dal bambino
e possono diventare, appunto, causa di insicurezza. I tentativi di essere ‘accettati’, si rivelano spesso inadeguati e, non
avendo gli strumenti per elaborare la situazione, ci si convince della propria inettitudine. È difficile condensare in poche
righe tutto ciò che ci sarebbe da dire su questa, come su tutte le altre problematiche di natura psicologica, per cui il consiglio è di evitare atteggiamenti di disapprovazione continua
nei riguardi di un figlio in particolare: il sentirsi inadeguato
non farà altro che amplificare il problema. Così come l’insicurezza genera insicurezza, anche il ‘coraggio’ che conquistiamo faticosamente passo dopo passo, alimenta altro coraggio. Lavoriamo al consolidamento di quest’ultima risorsa,
a iniziare da quest’anno.
Per inviare domande: dott. Franco Sponziello [email protected] oppure direttamente alla redazione de “Lo Scudo”.
FILOMENA ZACCARIA:
un anniversario da ricordare
A
ccolgo l'invito della preside Maria Longo ad esprimere qualche pensiero su
Donna Filomena Zaccaria, nella ricorrenza
del primo anniversario dalla morte, e sulla
sua amica del cuore, mia sorella Lina Lacorte, con la quale ha condiviso una giovinezza impegnata al servizio della comunità
ecclesiale e di quella civile di Ostuni.
Le due Amiche rappresentano due figure
emblematiche di quella Gioventù Femminile di Azione Cattolica, educata nella prima
metà del Novecento a vivere con estrema
coerenza la fede da quell'esemplare figura
di sacerdote che fu monsignor Orazio Semeraro. Hanno seguito sempre gli insegnamenti del loro assistente con estrema fiducia, al punto da accettarne ciecamente i
consigli nelle scelte che hanno dovuto operare nel corso della loro vita.
Donna Filomena, è rimasta nubile per tutta
la vita, riversando sugli altri tutto l'amore e
la dedizione di cui era capace; Lina invece,
pur prediligendo la vita da nubile per il tempo che tale stato le assicurava per dedicarsi alle giovanissime di Azione Cattolica,
della
quale
era delegata
diocesana, ha
obbedito alla
indicazione
del suo direttore spirituale
a sposare un
giovane dirigente della
Gioventù maschile di Azione Cattolica,
Ciccio Bax, ritenuto degno
Filomena Zaccaria
di lei. Ha contratto matrimonio legandosi ad un uomo con il quale
ha condiviso una fede solida e principi morali, collaborando a formare nel tempo una
famiglia stimata ed apprezzata unanimemente anche per aver allevato tre figli, i
quali, nella testimonianza della loro vita
umana e professionale, hanno saputo e
sanno utilizzare al meglio gli indirizzi educativi ricevuti dai Genitori.
Le due Amiche non hanno mai rallentato i
vincoli del loro rapporto di amicizia. Hanno
continuato a frequentarsi con assiduità, a
volersi bene, a concordare attività in favore
del prossimo.
Donna Filomena è stata il punto di riferimento continuo e sicuro per tutta la comunità della Parrocchia Cattedrale.
Ha assistito con amore i genitori e la sorella maggiore Donna Giovannina, finché sono vissuti, non trascurando ogni cura ed attenzione verso i numerosi figli del fratello
Don Carlo, i quali tutti le sono stati sempre
vicini non facendole mancare affetto e sostegno di ogni sorta. La probità della loro
vita esprime con chiarezza l'ambiente in
cui sono cresciuti.
Donna Filomena esprimeva sempre un volto sereno e sorridente che oserei definire
"angelico", meritandosi l'affetto e la stima di
quanti avevano la fortuna di frequentarla.
Nell'immediato dopoguerra, con l'avvento
della democrazia, le due amiche, pienamente consce del dovere di partecipare attivamente alla vita della comunità civile,
non si sono risparmiate nel corso delle prime competizioni elettorali, nell'intento di difendere la loro patria dal pericolo incombente comunista e di concorrere a vedere
realizzati i principi della Dottrina Sociale
della Chiesa in Italia.
In seguito, a regime democratico consolidato, hanno impegnato le loro risorse umane nel servizio prevalente alla Chiesa locale, considerata la sede più idonea per
un’autentica crescita umana alla luce di
una fede solida che orienta a scelte radicali di vita, caratterizzate da un amore disinteressato verso il prossimo e da un distacco dai beni di questo mondo.
Donna Filomena ha continuato a vivere
nella sobrietà di un ambiente di vita familiare aperto all'accoglienza di chiunque, mentre Lina ha realizzato una comunità familiare vera resa tale dal sacrificio concorde di
tutti i componenti per far fronte alle necessità della vita,
considerato il
modesto stidel
pendio
capo - famiglia.
Ambedue sono state sempre disposte
ad ogni tipo di
aiuto e consiglio richiesti
dalle giovani
da loro formate.
Lina Lacorte
Personalmente
non
posso non ricordare il tempo che mia sorella, condizionata in casa dai doveri familiari,
trascorreva al telefono nel consigliare e
continuare a guidare le sue ex - giovanissime; come non posso dimenticare il ruolo di
guida che Donna Filomena ha sempre ricoperto in tutte le funzioni che si svolgevano
in Cattedrale. Personalmente ho ancora il
dovere di riconoscere il ruolo svolto da mia
sorella nell'aiutarmi a crescere e ad affrontare tutte le difficoltà che la vita non mi ha
risparmiato, nonché le mille premure di cui
mi ha fatto oggetto in particolari momenti di
sofferenza.
Le due amiche hanno fatto parte di una generazione di persone sempre attente ai bisogni degli altri e disposte a condividerne
gioie e dolori con una partecipazione empatica che traeva origine da una carità "autenticamente vissuta". Di tali persone tutti
noi abbiamo nostalgia nell'attuale società
dei consumi, che fa vivere nell'ansia e nell'affievolimento progressivo di ogni autentico valore etico, attenti invece ad una ricerca ossessiva del benessere e ad una strenua difesa delle nostre sicurezze, chiusi
nel nostro privato e poco attenti ai doveri
verso ogni nostro fratello in difficoltà, nell'angoscia di un futuro pieno di incognite.
PIETRO LACORTE
Giovedì 9 del mese di gennaio, presso la
Sede della CEI, a Roma, si è riunito il
Consiglio Nazionale della Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), eletto per
il triennio 2014-16 durante l’Assemblea
Elettiva svoltasi dal 28 al 30 novembre
2013. Dopo la presentaione dei Consiglieri presenti (20) e la lettura dello Statuto
previsto dalla Federazione, si sono registrati i vari interventi in cui è emersa l’intenzione di proseguire il cammino nello
stile della condivisione.
Sulla base delle votazioni, è stato eletto
per acclamazione quale Presidente nazionale, Francesco Zanotti (riconfermato
per il secondo mandato). Dopo essersi
confrontato con tutti i Consiglieri, ha formulato una proposta per la costituzione
del nuovo esecutivo. La proposta è stata
poi accolta, con voto palese, all’unanimità.
L’Esecutivo nazionale sarà dunque composto, oltre che dal Presidente, da: don
Bruno Cescon (Vice Presidente vicario),
Chiara Genisio (Vice Presidente); France-
sca Cipolloni (Segretario) e Carmine Mellone (Tesoriere).
Sono stati inoltre nominati: don Giuseppe
Longo (Assistente spirituale); Mauro Ungaro (Coordinatore per la Commissione
giuridica); Carlo Cammoranesi (Coordinatore Commisione cultura, con l’impegno a
curare gli atti dei Convegni nazionali
2013); don Adriano Bianchi (Coordinatore
per la Commissione Formazione, Web e
Rapporto con l’Ucsi, con il supporto di
Claudio Turrini); Marco Piras (delegato
per i rapporti con Copercom); Mario Barbarisi (delegato per i rapporti con Greenaccord e la salvaguardia del Creato, con
il supporto di don Emanuele Ferro). A don
Antonio Rizzolo viene affidato l’incarico di
moderatore del Consiglio Nazionale per il
triennio.
È stato costituito anche il Comitato Tecnico Consultivo. Sono risultati eletti: Sergio
Criveller (Coordinatore), Roberto Giuglard
(Segretario) e Walter Matten (Membro della Fisc Servizi).
FISC: Eletto il nuovo Esecutivo Nazionale
8
Cronaca
Chiesa
GENNAIO
2014
Il rituale delle benedizioni
e la religiosità popolare (11ª parte)
di Dino Ciccarese
BENEDIZIONE DI OGNI COSA COMMESTIBILE
E NON
“Benedici Signore questa Creatura, affinché abbia il
salutare riparo della tua opera, tu che la redimisti
col prezioso sangue; e fai in modo che per l’invocazione del tuo Santo Nome e del tuo servo Sant’Ubaldo, chiunque se ne servirà riceva la benedizione e la sanità; e che sia tutelato da ogni morbo e
da tutte le insidie del diavolo e dei nemici; ed io sacerdote nel tuo Nome e del divino vescovo Ubaldo,
benedico e santifico questa creatura, perché sia tutela per le tue creature e fuoco ardente per il Demonio; e sia distruzione, espulsione e annichilimento di
tutte le fatture e dei Diavoli”.
BENEDIZIONE DI ANIMALI BOVINI APPESTATI
“O Signore imploriamo supplici la tua Misericordia,
affinché questi animali, affetti da grave infermità, in
virtù del tuo nome e della tua benedizione, siano
guariti. Si estingua in essi ogni diabolico potere, né
soffrano più a lungo. Tu sia per loro il difensore della vita e il rimedio della salute”.
BENEDIZIONE DEL SALE DATO
AGLI ANIMALI APPESTATI
“Dio invisibile e inestimabile, per la tua pietà, per il
Santo e tremendo nome del
Tuo Figlio, supplichevoli preghiamo intensamente di infondere in questa creatura del
sale la benedizione e la potenza della invisibile tua opera; affinché gli animali che ti
sei degnato accordare per le
umane necessità; per quanti li
riceveranno e gusteranno,
(Te benedicente) si preservino da ogni malattia e danni
con la tua benedizione e santificazione.
Dio Santo Padre Onnipotente
Eterno Dio: ti chiediamo, difendi ogni nostro animale, per
il tramite di questa creatura
del sale e dell’acqua; difendili
con immensa pietà dai ladroni rapaci, dalle bestie, dalla
scabbia, dal morbo, dai morsi, dalle insidie, dal diavolo,
dall’infermità, dall’invidia e
dalla malizia dei malvagi, dagli uomini empi, dagli occhi
malevoli, dai veleni, dai presagi e da tutti i mali: e degnati di guarire gli animali, affetti da questi morbi e infermità, per il tramite di questa creatura del sale e
per l’invocazione del Tu Santissimo Nome”.
BENEDIZIONE DEGLI ARMENTI, EQUINI,
BOVINI, OVINI…
“Dio, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo, con la
cui Parola i Cieli sono confermati; al quale ogni
Il
creatura è devota, ogni potestà è sottomessa; udito
il nome i serpenti rimangono inerti, i draghi fuggono,
le vipere rimangono silenti, gli scorpioni sono estinti, i re sono vinti, gli eserciti non arrecano alcun danno, non nuocciono alle cose venerate; e tutti gli animali nocivi, benché feroci, sono messi in fuga. Per
il nostro aiuto ti imploriamo: tieni lontane tutte le frodi del diavolo da questo armento, sventa gli assalti
delle fiere, paralizza i veleni, liberali da tutte le infermità, avversità e pericoli. (Ti imploriamo) o Signore
Dio per il nome dolcissimo del Tuo Figlio, per intercessione della Beata Vergine Maria sua madre, per
i meriti di Sant’Antonio e di tutti i tuoi Eletti, degnati
di preservare questo gregge, di ripararlo da ogni
perversità degli avversari, di conservare il pascolo,
di concedergli fecondità; e con la tua efficacissima
benedizione, di consentire tutte le cose che sono e
saranno a vantaggio di questo armento.
Sequenza del Santo Vangelo secondo Luca (2,1520; Is. 1,3)
«In quel tempo i pastori si parlavano l’un l’altro dicendo: Andiamo fino a Betlemme, per vedere questa Parola che si è fatta carne, che il Signore ci mostra: e andarono senza indugio; e trovarono Maria e
Giuseppe e il Bambino posto
nella mangiatoia. E vedendolo ebbero coscienza della
Parola, di ciò che era stato
detto del fanciullo: e tutti
quelli che vennero a sapere,
si meravigliarono delle cose
dette dai pastori. Maria da
parte sua serbava queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori tornavano glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano
ascoltato e visto, come loro
era stato detto».
O Signore Dio, Re del Cielo e
della Terra, Parola del Padre
(per il quale tutte le cose fatte) sono state trasmesse a
nostro conforto, tu che per
redimere noi peccatori dalle
fauci dell’Inferno e dalla potestà del Diavolo, decidesti di
assumere la nostra carne, e
fosti concepito per opera dello Spirito Santo nell’utero della Vergine Maria; non ti sei
disdegnato di nascere in una
stalla tra gli animali, volesti
sdraiarti nella mangiatoia, luogo natio: ti chiediamo,
abbi riguardo della nostra pochezza: dal momento
che destinasti alle nostre fatiche e necessità il sostegno delle bestie da soma, così non rifiutare di custodire e difendere questi armenti ed elargire a noi
tuoi servi la tua immarcescibile grazia con il provento stagionale”.
XXXVI Giornata
per la vita
di Dino Montanaro
2 febbraio prossimo, in Italia si celebra la 36°
Giornata per la Vita, il cui tema è: «Generare futuro». Come ogni anno, la Conferenza Episcopale
Italiana offre un Messaggio con alcuni spunti di riflessione per l’uomo e la società di oggi.
Quello di quest’anno suscita, insieme, stupore e
gioia; ma anche profonda preoccupazione per il clima socio-culturale che la nostra epoca sta attraversando. Quello di una cultura di morte che sembra
non abbia fine. Ogni giorno, infatti, assistiamo, impotenti, nell’indifferenza generale, allo sprezzo della vita e di ogni vita come chi, nell’angoscia esistenziale, non riesce a scorgere, ormai, orizzonti di luce.
È l’uomo che ha bisogno di «Generare futuro».
Infatti,, nel Messaggio, si ricorre ad alcune espressioni pronunciate da Papa Francesco per la XXVIII
Giornata mondiale della Gioventù “ricordando che
generare ha in sé il germe del futuro. Un figlio si
protende verso il domani fin dal grembo materno,
accompagnato dalla scelta provvida e consapevole
di un uomo e di una donna che si fanno collaboratori del Creatore”. “…La nascita spalanca orizzonte
rveso passi ulteriori che disegneranno il suo futuro,
quello dei suoi genitori e della società che lo circonda, nella quale egli è chiamato ad offrire un contributo originale”. E la società tutta è chiamata “a interrogarsi e a decidere quale modello di civiltà e
quale cultura intende promuovere…”. Una società
che “coltivi il valore della vita in tutte le sue fasi, dal
concepimento, alla nascita, fino al suo naturale termine”. Si tratta di accogliere con stupore la vita, “il
mistero che la abita, la ua forza sorgiva, come realtà che sorregge tutte le altre, che è data e s’impone
da sé ”e, pertanto non può essere soggetta all’arbitrio dell’uomo”.
“L’alleanza per la vita è capace di suscitare ancora
autentico progresso per la nostra società, anche da
un punto di vista materiale. E la nostra società ha
bisogno di padri e di madri uomini e donne che la
abitino con responsabilità e siano messi in condizione di svolgere il loro compito di padri e di madri impegnati a superare l’attuale crisi demografica”. E
non solo. Una società, dunque, capace di solidarietà partendo dall’ambito della famiglia. E aver cura
l’uno dell’altro; i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi, come genitori si prendono cura dei figli,
e, col tempo, anche i figli diventano custodi dei genitori. Insomma, “Generare futuro è tenere ben ferma e alta questa relazione di amore e di sostegno,
indispensabile per prospettare una comunità umana unita e in crescita, consapevoli che “un popolo
che non si prende cura degli anziani e dei bambini
e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa”.
E la speranza è sperare in un futuro che apra orizzonti nuovi e generazioni rinnovate nell’amore.
Il Movimento per la Vita di Ostuni celebrerà la circostanza il 2 febbraio 2014 nella Parrocchia della SS.
Annunziata con la Santa Messa delle ore 11,00. È
prevista la partecipazione di S.E. l’Arcivescovo Domenico Caliandro.
Sui passi di Francesco
di Giuditta De Feo
Il 20 dicembre i frati francescani Michele Carriero e Milco Gigante hanno incontrato gli alunni delle classi seconde sez. A ed F e delle classi terze
sez, A e D del plesso Bosco nell’ambito del Progetto scolastico “Sui passi
di Francesco” proposto dai docenti di
religione della Scuola secondaria primo grado Orlandini-Bosco di Ostuni.
E’ stato proposto il Progetto Sui Passi
di Francesco nella consapevolezza
che il nostro tempo ha bisogno di recuperare i valori della fraternità, del
dialogo, della pace, della sobrietà,
dell’amore verso i più deboli ed indifesi così come continuamente sollecita papa Francesco e ne da testimonianza.
Gli alunni nella realizzazione del progetto hanno
colto concetti fondamentali: “nessuna persona deve
essere trascurata, tutte le persone sono creature di
Dio, gli uomini infatti sono le creature più belle di
Dio, la morte non è più un pensiero negativo ma un
premio per raggiungere Dio. Inoltre i ragazzi hanno
detto”Francesco ci insegna ad essere strumenti di
pace, a donare amore, a portare gioia dove c’è tristezza, ad amare chiunque, a prendersi cura del
prossimo, ad essere umili, a non chiedere troppo, a
prendersi cura della natura che il Signore generosamente ha donato. “ Dopo la presentazione del video
realizzato dagli alunni fra Milco ha affermato:
“Francesco a un certo punto si accorge che la sua
vita ha bisogno di un senso, ha bisogno di riscoprire dei valori che lo portano a gustare la sua vita in
pienezza e lo fa partendo da una situazione negativa… per arrivare a scoprire la bellezza bisogna
passare sempre da ciò che è negativo… Francesco
è alla ricerca di un significato che ha il gusto della
(segue da pag. 1)
La fraternità fondamento e via per la pace
crisi che stiamo vivendo, a livello mondiale, necessita, secondo Papa Francesco, di “opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico e un
cambiamento negli stili di vita”.
La fraternità spegne la guerra. Molti conflitti sono
presenti nel mondo in questo tempo storico e spesso “si consumano nell’indifferenza generale”. La
Chiesa che ha la missione di portare l’amore di Cristo invoca la pace e soccorre le vittime, senza ammutolirsi nel chiedere ai responsabili di invertire i
processi per la “non proliferazione delle armi e del
disarmo da parte di tutti a cominciare dal disarmo
nucleare e chimico”. La pace non può essere solo
accordo tra le parti con il rispetto di alcuni diritti: “È
necessaria una conversione dei cuori, dice il Papa,
che permetta a ciascuno di riconoscere nell’altro un
fratello di cui prendersi cura, con il quale lavorare insieme per costruire una vita in pienezza per tutti”.
La corruzione e il crimine organizzato avversano la fraternità. Il dono della fraternità investe non
solo i singoli uomini “ad educarsi ed educare a non
considerare il prossimo come un nemico o come un
avversario”, anche la comunità politica deve produrre scelte educative “in modo trasparente e responsabile” perché “I cittadini devono sentirsi rappresentati dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà”,
quando tra cittadini e istituzioni “si incuneano interessi di parte” si deforma il rapporto e si crea un cli-
(segue da pag. 1)
La speranza cristiana di Papa Francesco
Avevo accennato all’inizio sul suo impegno per la
pace. Per il messaggio mondiale di Capodanno
2014 ha esaltato la fraternità, radice della pace. E
ancora: nella famiglia di Dio tutti sono figli dello stesso Padre. Non ci sono “vite di scarto”. Ritorna la sua
attenzione privilegiata verso gli ultimi. E sempre a
proposito di pace ha fatto molto parlare, nello scorso settembre, la sua presa di posizione sulla Siria e
sui mercanti di armi. È opportuno ricordare che Papa Francesco durante la dittatura militare in Argentina ha aiutato gli oppositori del regime. La verità è
emersa dai documenti, ma Francesco ha sempre
preferito il silenzio.
La sua popolarità continua ad estendersi sempre di
più a livello mondiale: stupore ed ammirazione nei
suoi confronti sono autentici. In questo contesto va
segnalata anche una prima cauta e prudente apertura di credito, in questi giorni, da parte di intellettuali cinesi. È un segnale importante per un possibile
viaggio, in futuro, di Papa Francesco in Cina. (Ancora oggi restano tracce della presenza nel 1600 di un
altro gesuita – come Papa Bergoglio – Padre Matteo
Ricci). Va poi anche sottolineata l’importanza del
suo viaggio, a maggio, in Terra Santa (Gerusalemme, Betlemme) ed Amman, cinquant’anni dopo Paolo VI. Un viaggio che riveste una particolare valenza
spirituale con un rinnovato impegno a ritrovare l’armonia dei cristiani. Ci sarà l’incontro al Santo Sepolcro con il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I
verità… L’amore che diventa accoglienza porta a
compiere un cammino. L’amore libera. Francesco
dice: ”ciò che prima era amaro si è cambiato in dolcezza…”.
L’amore ti fa accogliere una persona diversa da te,
ti porta a non passare oltre ma a fermarti.”
Fra Michele ha sottolineato l’importanza della persona,”la persona per Francesco è un fratello, il fratello è parte della mia vita e anche se non mi piace
mi appartiene. Francesco nel suo testamento dice:
Il Signore mi dona dei fratelli, non sono persone che
mi sono scelto. …Siamo chiamati a farci prossimo,
ad amare gli altri…. La vita vale già per quello che
è, basta viverla così come ci è stata donata. E’ una
bella vita quella di Francesco, è una delle vite più
belle che la storia dell’umanità può raccontare, ma
è bella come la nostra, perché ciascuno di noi ha ricevuto quello che ha ricevuto e con quella dotazione deve costruire la sua strada, la sua esperienza
di vita.
Siamo noi il Francesco per il nostro tempo. Sui Passi di Francesco… la nostra strada”.
ma di conflitto. L’egoismo, infatti, genera ogni forma
di corruzione e deturpa la legalità e la giustizia fino
colpire la dignità delle persone. Per questo ogni organizzazione criminale porta in sé abuso e sfruttamento dell’altro, vantaggi personali a scapito degli
altri. Il Papa, pur condannando la struttura di peccato, per coloro che si macchiano di azioni criminose
pensa all’uomo nella sua possibilità di convertirsi e
ricominciare: “non bisogna mai disperare della possibilità di cambiare vita”; per questo, Papa Francesco, spinge la Chiesa ad adoperarsi in favore dei
carcerati e per la loro dignità di uomini.
La fraternità aiuta a custodire e a coltivare la natura. Il dono della natura è affidato a tutti gli uomini,
“siamo chiamati ad amministrarla responsabilmente” traendo saggiamente il bene per tutti, evitando
ogni forma di dominio, di manipolazione, di sfruttamento e di danneggiamento. Custodire la natura è
impegno etico perché tutta la creazione sia posta “a
servizio dei fratelli, compresi le generazioni future”.
In conclusione, il messaggio di Papa Francesco di
questo anno 2014, è un appello ad ogni uomo perché il dono della fraternità sia scoperto, amato, sperimentato, annunciato e testimoniato. Per questo
ogni attività umana “dev’essere, allora, contrassegnata da un atteggiamento di servizio alle persone”
perché “Il servizio è l’anima di quella fraternità che
edifica la pace”.
Buon anno e sereno cammino nella pace.
DON GIOVANNI APOLLINARE
ma Papa Francesco vuole incontrare i rappresentanti di tutte le confessioni. Bergoglio esprimerà la
sua ansia per le minoranze cristiane perseguitate
nella regione. Ma non va sottovalutato anche il peso
“politico” dei suoi gesti di “diplomazia personale” nel
negoziato tra israeliani e palestinesi. Nella marea di
elogi ed applausi, però, va anche registrato, per dovere di cronaca, la presenza di voci stonate, fuori dal
coro. Ci sono in casa nostra, da parte di qualche
ateo devoto, ma anche negli Stati Uniti dove, (pur
raccogliendo un consenso molto ampio), emergono
critiche dai Tea Party, l’ala estrema, conservatrice,
dei Repubblicani.
Per il prestigioso settimanale americano Time Papa
Francesco è “l’uomo dell’anno”. L’autorevole settimanale gli riconosce il merito di aver cambiato in
tempo di record la percezione globale della Chiesa, evidenziando la sua “sfida al capitalismo”. Affascina le masse, ha il senso dell’umorismo: piace il
suo stile diretto.
Prima di avviarmi alla conclusione credo opportuno
riferire sinteticamente il pensiero di Bergoglio sui
giovani. Li esorta: dovete vivere, mai vivacchiare. Li
sprona a non guardare la vita dal balcone ma a mischiarsi lì dove ci sono le sfide: la lotta contro la povertà, per i valori. “Non lasciatevi rubare l’entusiasmo giovanile”.
Il nuovo vento impetuoso che soffia, anche se ha direzioni inconsuete che possono spaventare i pusillanimi e che portano con sé un cambiamento di toni e
di rotta, è decisamente positivo per tutti. Le Primavere della chiesa è stato detto non sono state mai
9
RICORDI
D
GENNAIO
2014
La Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli di Ostuni si rinnova
opo oltre settant’anni la Conferenza di San Vincenzo ha messo
un abito nuovo: ha ritenuto di adeguarsi alle
norme statutarie di quella nazionale.
A seguito della sua rinnovata denominazione, in un
incontro precedente, la Conferenza di S. Vincenzo
de’ Paoli “Giovanni XXIII”, con l’ultimo incontro
del 13 dicembre 2013, ha proceduto ad eleggere il
nuovo presidente per il triennio 2014/2016.
Testimone d’eccezione, il prof. Domenico Colucci,
fondatore della stessa Conferenza negli anni Quaranta del secolo scorso: un incontro emozionante
fatto di lavoro, di solidarietà, di attenzione ai nostri
cittadini meno fortunati. Un incontro di ricordi, di
lacrime raccolte e terse nello spirito di S. Vincenzo.
Non è mancata una relazione molto dettagliata del presidente uscente prof. Armando Saponaro, che, in apertura di seduta,
ha voluto ricordare quelle iniziative più significative
prese negli ultimi mesi.
Costituito il seggio con presidente dr. Danilo Santoro e
segretario sig. Domenico Clarizia, si è proceduto alle
operazioni di voto, in seguito alle quali, all’unanimità è
stato riconfermato il prof. Armando Saponaro come
Presidente della Conferenza.
L’incontro, sereno e, se si vuole, gioioso, oltre tutto per
il Santo Natale si è concluso con il rendiconto della
Colletta Alimentare del 30 novembre, portata avanti insieme a Comunione e Liberazione, mettendo in evidenza la leggera flessione rispetto agli altri anni arginata
Ricordo di Donna Maria Tanzarella
Cara donna Maria,
è passato un mese da quando ci hai lasciato e io,
ogni mattina, alle sei, aspetto la tua telefonata. Mi
sveglio e mi manca la tua voce, quella voce che mi
rassicurava che stavi bene. Sento un vuoto incolmabile e non posso trattenere il pianto. Mi manchi
cara Signora e allora, col pensiero, vado insieme a
te a portare il caffè ai tuoi cari operai e a fare quelle lunghe passeggiate per quelle campagne che tu
tanto amavi.
Mi piace ricordarti quando cercavi di fare le previ-
DEFUNTI
sioni del tempo per i tuoi raccolti e soprattutto perché il cattivo tempo ti costringeva a stare chiusa in casa. Mi
piace ricordare i tuoi lunghi discorsi,
le tue confidenze e il parlare spesso
dei tuoi amati nipoti.
Ricordo quando, qualche anno fa,
sei stata male, la prima volta nella
tua vita. Eri come una bambina impaurita e volevi tenermi vicina; mi stringevi le mani, volevi essere coccolata ed
2 febbraio 1936
È venuta a mancare la
3 ottobre 1920 4 dicembre 2013
Il Signore ha chiamato a sé
VITO FORTUNATO
Grande lavoratore, ha dedicato la propria vita per il bene della famiglia, rispettando gli obblighi religiosi, vivendo con rettitudine i suoi giorni terreni.
Sentita era la stima che conservava
per le amicizie e nutriva un particolare affetto per gli amati nipoti.
Molto dolore ha suscitato nella adorata moglie Francesca Palmieri e nel figlio Giovanni con la moglie Teresa Moro.
I nipoti Vito e Luca conservano una personale tenerezza verso il
caro nonno Vito.
10 dicembre 2013
Prof.ssa NICOLETTA
PETRACHI
Il vuoto profondo lasciato nei parenti è colmato
dall’amore che ha donato durante la sua
vita, quell’amore che
con la costanza e la
tenacia di sempre infonde oggi luce, calore, serenità.
La ricordano
fratelli, sorelle,
nipoti e pronipoti
Con un pubblico manifesto, la Comunità delle Carmelitane di Ostuni ha comunicato ai cittadini che
È tornata alla Casa del Padre
Suor CELINA nata Schiavone Antonia
Lo annuncia la Madre Priora, le Consorelle, il fratello Giuseppe con la moglie Rosetta ed il nipote Pietro.
La celebrazione esequiale è avvenuta lunedì 23 dicembre 2013 nella Cappella del Monastero delle Carmelitane.
ANNIVERSARI
2013 15 gennaio 2014
ORONZO
LUIGI
COLUCCI
È già un anno che ci hai
lasciati, ma noi ti sentiamo ancora qui che ci proteggi e ci vuoi bene come
sempre
i tuoi cari
IMMACOLATA
(Tina)
SARTORE
deceduta il 18 giugno
2012, continua a suscitare
tanta tristezza perché il
marito Franco Valente
non la dimentica e che
quasi giornalmente la visita al Cimitero dove pur
essendo felice nel guardare la sua tomba piange la
fine di una amore che ha
sempre nutrito ed ispira
dolci e pietosi versi:
4 gennaio 2001
4 gennaio 2014
io, con rispetto e con il cuore, ti sono stata sempre accanto.
Un mese fa ci hai lasciati e io sono rimasta orfana una seconda volta.
Voglio ricordarti felice come la sera
che abbiamo festeggiato con allegria i tuoi novant’anni.
Voglio ringraziarti pubblicamente3
per il bene che mi hai voluto e che
mi hai fatto. Ti sono e ti sarò sempre
riconoscente per la grande fiducia
che hai avuto in me affidandomi la tua
casa e i tuoi pensieri.
2 dicembre 1943
6 dicembre 2013
CONCETTA
SAPONARO
Cara zia, grazie. Grazie delle
feste passate insieme, dei
pandori a forma di stella, degli omini fatti con i mandarini, dell’ananas col gelato
troppo gelato per mangiarlo.
Grazie del tuo albero di Natale fatto coi bucaneve o con
i cioccolatini, che rubavamo di nascosto.
Grazie della pelliccia lasciata sul letto, apposta per farci giocare. Per ogni volta che hai provato a tenerci insieme. Per aver ristrutturato l’intera casa pensando ad
un salone più grande per fare le feste con tutti noi.
Grazie per “l’uovo alla zia Titina” e per la torta di mandorle, per il camino acceso e per le matrioske della nostra infanzia, per i portafortuna, i biglietti, le frasi, i sorrisi e i gesti d’altri tempi.
Ci mancherai, e ti vogliamo bene.
Francesca
17 gennaio 2011
MARIO
ASCIANO
ARTURO ROMA
La moglie Teresa Legrottaglie, i figli Gino con Rosalba, Giancarmen con
Franco e tutti i nipoti lo ricordano ai numerosi parenti ed amici.
Guardo il tuo viso brillante
Anche se le mie lacrime ho inghiottito,
sono contento: per un istante…
ho vissuto nel tuo spirito infinito.
Tu andasti, …dove tutti vanno;
tu affrontasti serena la tua sorte,
dopo un calvario di due lunghi anni!
Mi dimostrasti di essere forte forte…
Ricevi sul tuo volto, tanti miei baci:
tu che vedi le mie pene, tu che noti
che non ho pace.
Non ha pace il mio cuore, giorno e notte!
Ad ogni passo sento un tonfo
In fondo al cuore.
Che cosa è questo castigo?
Essere vecchio a questi anni:
la mia vita con questo intrigo,
mi ha prodotto solo danni.
Io che ho perso il tuo amore,
e la natura mi ha tolto il gusto…
doppio per me è questo dolore,
sono rimasto solo e… abbandonato!
Io mi sento in un deserto:
tutto intorno mi è negato…
solo il raggiungerti mi resta….
Signore: come è questa vita?
Solo un continuo vagare…
La strada che ho smarrito?
Solo la morte me la fa ritrovare!
Franco
Grazie cara Signora, per aver trattato me e i miei familiari con il tuo generoso affetto. Rimarrai nei nostri
cuori come persona cara, nobile e buona. Ringrazio
anche i tuoi figli che non mi hanno lasciata sola.
Verrò a trovarti nella casa dove tu riposi, ti porterò
un fiore e avrò cura della tua Cappella così come tu
volevi.
la tua affezionatissima Concetta
Una Santa Messa di suffragio verrà celebrata
venerdì 24 gennaio 2014, alle ore 17,30, nella
chiesa dell’Annunziata.
21 marzo 1924
È deceduto
È deceduta
Sono trascorsi 13 anni da quando ha raggiunto
la casa del Padre
il cui ricordo resta intatto nella memoria di coloro che lo hanno conosciuto. La sua forte personalità continua ad essere presente nell’ambiente in cui è vissuto perché ha lasciato un segno indelebile nei cuori e nelle menti dei compagni e dei congiunti di Ostuni e fuori Ostuni.
grazie a tutto l’impegno del nostro “fratello” Adolfo Moro. In un incontro successivo, secondo quanto previsto dallo Statuto Nazionale il
Presidente Saponaro, ha indicato i collaboratori di Presidenza nelle
persone del signor Giulio Cavallo, come Vice Presidente, del dr.
Francesco Colucci come Tesoriere e sig. Domenico Clarizia come
Segretario.
Il Presidente ha annunciato a tutti i Soci della Conferenza il prossimo
importante momento che la Conferenza sta per vivere: quello dell’ingresso ufficiale della Conferenza di Ostuni nell’Associazione Consiglio Centrale, con la presenza in Ostuni della Presidente Nazionale
dr. Claudia Nodari che sarà in Ostuni il 31 gennaio ed il 1° febbraio
2014 per sigillare la condivisione con tutte le Conferenze di San Vincenzo presenti sul territorio nazionale.
DINO MONTANARO
Sono trascorsi tre anni:
la vita anche senza te ci
ha obbligato ad andare
avanti, ma tu sei e rimarrai per sempre nei nostri
cuori.
Il tuo ricordo rimane
sempre vivo.
GIOVANNI
FUMAROLA
Avvocato
La terra dove riposano i nostri
cari è intrisa di lacrime e preghiere.
Mille lapidi... mille foto con lo
sguardo fisso su di noi.
E oggi ogni lapida è profumata
di crisantemi, illuminata dalla luce di piccole fiammelle.
A cosa serve?... a riaccendere il dolore... a profumare il
nostro pianto.
Ai nostri cari solo suppliche e preghiere.
Non sarà una lapide a ricordarci di loro, non fiori o lumini, ma il cuore dove essi albergano.
I loro ricordi vivono in noi con la profonda luce dei loro
occhi, che spenti alla terra,
ancora illuminano i nostri giorni.
Lo ricordano la moglie Anna, i figli Francesco, Pierangelo e Silvia, le nuore Paola e Nunzia, la nipote Giada.
17 gennaio 2014
La tua Famiglia
Col primo febbraio 2014 sarà trascorso hià un anno dalla nascita al Cielo di
Lo scorrere del tempo ha trasformato il dolore della tua scomparsa
in una struggente nostalgia dei
giorni trascorsi insieme
Figura esemplare in famiglia, nella scuola, nella Chiesa e nella società
civile.
Brunella
2 febbraio 1984 2 febbraio 2014
TINA MONTANARO CAPPA
Il marito Dino, i figli Pino ed Ernesto, i nipoti tutti la ricorderanno con
una Santa Messa di memoria e suffragio in Concattedrale alle ore 18,00,
dello stesso giorno.
Ricorrono 30 anni dalla morte di
GIUSEPPE CARIULO
30 anni fa insieme alla vita terrena
ci fu tolto anche il sorriso e la spensieratezza di Peppino: il suo ottimismo, fervore e l’entusiasmo li diffondeva intorno a sé, riversandoli e
diffondendoli tra coloro che lo
ascoltavano.
Dove era lui, là vi era gioia, piacere e conforto: la sua famiglia gioiva per questo senso della vita ed i suoi amici gustavano la sua cordialità, il suo affetto e il suo spirito vitale.
Da 30 anni non è più né con i suoi cari, né con gli amici; il
suo indimenticabile volto resta per sempre nel cuore dei figli
Vincenzo con Laura, Gianni con Anna e dei nipoti Carmela,
Giuseppe e Rosa; Giuseppe, Carmela e Giampiero.
16.2.2013
16.2.2014
ISABELLA LEGROTTAGLIE
È trascorso un anno
da quanto non sei più
con noi, ma il tuo ricordo è sempre vivo
nei nostri cuori e nei
nostri pensieri.
Grazie mamma per
quanto
coraggio,
amore e serenità ci
trasmetti da lassù.
Per sempre
18 gennaio 2004
18 gennaio 2014
10° anniversario della
dolorosa scomparsa di
CICCIO
QUARANTA
10 febbraio 2007
10 febbraio 2014
LUIGI GRECO
14 dicembre 2013
i tuoi cari
Verrà celebrata una S. Messa di suffragio domenica 16 febbraio 2014 alle ore 18,00, nella
Chiesa della SS. Annunziata.
Nel cielo dove vivi la
tua felicità al cospetto
dell’amore in finito
del Signore, ricordati di pregare per noi e di illuminare la nostra strada.
Con infinito affetto vivi nel cuore della tua moglie Franca e dei tuoi figli Grazia e Angelo, Alfonso e Angela e dei tuoi nipotini Cosmiano,
Fabrizia e Francesco che ti salutano ogni giorno. Miriam che il signore ha condotta prematuramente in Paradiso vive con te l’eterno amore.
Il fratello Oronzo e i familiari lo ricorderanno
a parenti ed amici con una Santa Messa che
verrà celebrata sabato 18 gennaio 2014, alle
ore 18,00, nella Parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa, in Ostuni.
LO SCUDO
Rinnova il tuo abbonamento
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IBAN: IT 35 b 08706 79230
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Giuseppe Garibaldi, 129 il MARTEDI’ o
GIOVEDI’ dalle ore 16,00 alle ore 20,00
10
CRONACA
BREVE
GENNAIO
2014
???????
di Tonino La Centra
C
on gli innesti voluti dal
presidente avvocato Luca
Marzio, l’Ostuni sta mostrando un nuovo volto, ma il merito di questo cambiamento bisogna accreditarlo al direttore sportivo Paolo Marzio, fratello del presidente. Le vittorie
esterne di Trani e Manduria,
quella interna con il Galatina,
il pareggio contro il Locorotondo dimostrano la bontà di questo organico. Un’ASD Ostuni
1945 che ha cambiato completamente volto: se dovesse
continuare con questo ruolino
di marcia, un posto nei playoff sembra assicurato, con
grande entusiasmo della tifoseria che, vista la società
muoversi con profitto, sta riempiendo gli spalti
domenica dopo domenica. Purtroppo questo entusiasmo è stato frenato dalla sfortunata partita
di domenica 12 , persa in casa contro la capolista Gallipoli per 1-0, una partita che il Gallipoli
non meritava di vincere. Un pareggio sarebbe
stato il risultato più giusto. Una gara rovinata da
un arbitro (Monaco di Termoli) non certamente
all’altezza per dirigere un incontro così importante, e l’espulsione affrettata di un giocatore
ostunese ne è la prova. Al termine della partita
abbiamo intervistato il direttore sportivo Paolo
Marzio (nella foto). ”Credo che la partita sia stata cambiata dall’arbitro che in tutte le occasioni
ha voluto fare il protagonista - dice Paolo Marzio
- credo che i protagonisti veri siano i giocatori.
L’espulsione del difensore Camassa è stata una
punizione eccessiva, poteva ammonirlo e non
lasciare una squadra a combattere ad armi impari. Per quanto riguarda l’Ostuni noi nell’ultima
sessione abbiamo rinforzato i ranghi con l’arrivo
di Giorgetti, proveniente
dal Galatina e con Quaresimale dall’Ascoli Satriano. Abbiamo cambiato il parco Under, cosa
che non abbiamo fatto
all’inizio del campionato
poiché siamo partiti in ritardo e pertanto non abbiamo potuto fare una
scelta appropriata, l’abbiamo fatta ora e certamente faremo un campionato di vertice, ne sono sicuro.” A proposito di
campionato, gli addetti ai
lavori hanno detto che
l’Eccellenza di questo
anno è uno dei tornei migliori degli ultimi anni.”E’
vero, nei campionati trascorsi c’erano tre o al
massimo quattro squadre forti, quest’anno invece le squadre forti sono otto o nove. Si allarga
pertanto il numero delle squadre che lotteranno
per raggiungere i play-off. Per chi non lo sapesse, la prima classificata accede alla categoria
superiore, la seconda, la terza, la quarta e la
quinta disputano i play-off per designare la seconda squadra da promuovere”. La sconfitta
con il Gallipoli non compromette per niente il
cammino dell’Ostuni. “No, per come è maturata
ci lascia ben sperare, il gol dei primi della classe è scaturito da una sfortunata deviazione della barriera su calcio di punizione. Archiviamo
questa gara e riprendiamo il cammino da domenica prossima contro i Quartieri riuniti di Bari e
alla fine tireremo le somme”. Dopo la partita con
i Quartieri riuniti di domenica 19, l’Ostuni nel
mese di gennaio giocherà domenica 26 in casa
contro il Massafra.
Restaurato l’organo
della Chiesa La Stella
Lauree
è tenuto lo scorso 3 Gennaio il Concerto inaugurale
dell’organo “Rudolf Bhom” presso la Chiesa di Santa Maria della
Stella in Ostuni, strumento di recente installazione ad opera della
Bottega Organaria “LAUS DEO” di
Pasquale Andriola (Ostuni, BR) che
ne ha curato il restauro e l’intonazione in tutti i suoi dettagli.
L’evento, organizzato dalla Confraternita di Maria Santissima della
Stella grazie alla preziosa collaborazione del M° Antonella Cavallo ed inserito nel calendario delle manifestazioni natalizie del Comune di Ostuni, ha visto, in primis, la cerimonia di benedizione dello
strumento da parte del rettore Don Angelo Ciccarese, il
quale, citando la Sacrosantum Concilium, ha sottolineato l’importanza nella Liturgia dell’organo a canne quale
“strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado
di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e
alle cose celesti”; è seguito il concerto del M° Pierluigi
Mazzoni (Diplomando della classe di Organo presso il
Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli e Organista Titolare presso l’Arciconfraternita del SS. Sacramento - Basilica-Cattedrale “Maria SS. della Madia”, Monopoli) con
la partecipazione della SCHOLA CANTORUM LAUDATE DOMINUM di Monopoli.
EZIA NACCI
Notizie flash
di Danilo Santoro
rentamila euro in undici mesi: è questa la somma
che una coppia ostunese si è vista sottrarre dalla
propria domestica. Ad incastrare la donna le videocamere-spia piazzate dagli agenti del commissariato di
Ostuni, diretti dal vicequestore Francesco Angiuli dopo la denuncia delle vittime. L’intervento dei poliziotti,
alla vigilia di Natale, è scattata dopo l’ennesimo furto
(7.000 euro). La colf A.P. 30 anni, incensurata è stata
denunciata a piede libero alle Autorità per furto pluriaggravato continuato.
***
amministrazione comunale ha stipulato per i prossimi 5 anni, la convenzione, per l’utilizzo del Cinema-Teatro “Roma” stabilendo un corrispettivo annuo di
35.742,00 euro (oltre Iva) con-fermando tutte le condizioni contrattuali precedenti stipulate nella originaria
convenzione del 15 marzo 1994. Il rinnovo dell’accor-
L’
di Domenico Moro
Dopo le festività natalizie, alla ripresa del campionato
di serie “C” regionale di basket, la Cestistica Ostuni incappa nella seconda sconfitta della stagione ed ancora una volta in quel di Cerignola, al PalaDileo, contro
l’altra formazione foggiana della Olimpica Cerignola.
La formazione, guidata da coach Marra, ha messo
purtroppo in risalto i problemi che durante le feste hanno attanagliato la formazione di Beppe Vozza: Morena,
Marseglia e Menzione con problemi di virus influenzali, mentre il play Caliandro presto sarà sottoposto ad un
intervento chirurgico al ginocchio e non potrà più dare
il suo contributo sino a fine stagione. Questi problemi
presenti nella trasferta in terra dauna hanno provocato
la seconda sconfitta stagionale per Morena e compagni che continuano comunque a mantenere la seconda posizione di classifica alle spalle della capolista
Udas Cerignola che viaggia con il vento in poppa a
punteggio pieno.
Una battuta d’arresto che non ha creato grandi problemi alla Cestistica che prima della gara di Cerignola
aveva un vantaggio di sei lunghezze in classifica sulla
terza e che le permette di gestire la situazione con
tranquillità; ora però dopo la peggior gara disputata dai
gialloblu nella stagione in corso contro la Olimpica,
seppur dovendo sopperire ai tanti problemi, la formazione ostunese dovrà ora riprendere a marciare nuovamente a vele spiegate in una stagione ancora lunga
e con le formazioni migliori del girone che verranno
quasi tutte al Pala Gentile, mentre la capolista
verrà a far visita alla Cestistica il 9 febbraio.
Comunque il bilancio
del girone di andata è
abbastanza positivo per
Morena e compagni che
chiudono con 13 vittorie
e due sole sconfitte, con
1193 canestri realizzati
e 1029 subiti con un
secondo posto solitario
Giovedì 5 dicembre 2013 nell’Università del Salento, alla Facoltà di Beni Culturali, ha conseguito, con
la votazione di 106/110, la Laurea Magistrale in
Scienze per la Conservazione ed il Restauro,
Si
T
Il panettone porta male alla Cestistica
ALBACHIARA ANDRIOLA
discutendo la tesi: «Le tipologie edilizie salentine in
un’ottica di classificazione strutturale ed antisismica».
Relatore: Chiar.mo Prof. Francesco MICELLI
I genitori Leonardo e Vittoria, insieme alla sorella
Ambra, felici per l’ottimo risultato e speranzosi in
un brillante futuro, augurano di cuore la sua felicità.
* * *
CARICHE ACCADEMICHE
Mercoledì 18 dicembre 2013 il ventiquattrenne
ANDREA MARIA MONTANARO
ha conseguito, presso il Politecnico di Milano Scuola di Ingegneria Civile Ambientale e Territoriale, la Laurea-Magistrale in Ingegneria Civile con il
punteggio di centodieci.
La Tesi: «Progettazione di una piattaforma informatica per la gestione dei subcontratti e delle presenze in cantiere nelle grandi opere».
Relatore: Chiar.mo Prof. Alberto FRANCHI
Correlatore: Chiar.mo Ing. Carlo CASTELLANI
I genitori Ernesto e Cristina, i fratelli Federico,
Agnese e Francesca Romana, gli zii Pino ed Isa insieme al nonno Dino, felici, partecipano.
Mercoledì 18 dicembre 2013 nell’Università del Salento il Consiglio di Ingegneria Industriale ha eletto Presidente il
PROF. ALFREDO ANGLANI
Con immenso affetto i cugini Lino e Annamaria Ricciardi gli augurano ulteriori successi.
Lo Scudo con i suoi lettori formulano i migliori auspici
per un proficuo lavoro.
do è stato siglato con il gestore del teatro, la società
Fratelli Sumerano Snc e con il proprietario della struttura, Erasmo Buongiorno. Al Comune saranno garantite 70 giornate riservate a vario titolo per le manifestazioni ed iniziative promosse nel corso dell’anno dall’Amministrazione Comunale.
***
adri in trasferta: da Bari S. Spirito ad Ostuni per svaligiare appartamenti. Questa volta però progetti infranti per tre giovani del capoluogo. I malviventi avevano messo in conto di ripulire gli appartamenti situati
nelle palazzine in via Caduti di Nassirya, destinati alle
forze dell’ordine. Dopo aver messo a segno diversi colpi, i ladri sono stati scoperti da un finanziere ed hanno tentato la fuga a bordo di un’Audi A6 station wagon.
Il provvidenziale intervento di una pattuglia di fiamme
gialle della compagnia di Ostuni al comando del capitano Antonio Martina, ha sbarrato la strada agli uomini,
che hanno dovuto arrendersi.
***
sono volute oltre dodici ore per ripristinare la normale circolazione lungo la S.S. 379 nei pressi
dello svincolo Pilone Rosa Marina dopo lo spaventoso
L
Ci
con 26 punti in cantiere e con l’obiettivo di cercare una
possibile rimonta sui battistrada dell’Udas Cerignola.
Sicuramente la sconfitta subita al PalDileo servirà da
stimolo alla troupe di Beppe Vozza per riprendere il
cammino interrotto, per cercare di raggiungere l’obiettivo finale dei play off se non sarà eventualmente possibile raggiungere la prima posizione che rimane comunque la parte decisiva della stagione per questa
giovane società al suo primo anno di serie “C” regionale.
La prima gara del girone di ritorno per i gialloblu prevedeva il turno casalingo contro la New Basket Lecce,
formazione relegata al penultimo posto di classifica ma
che si pregia di avere fra le proprie fila il play-guardia
Luigi Marra, classe 90, miglior realizzatore del campionato con una media punti di 33 a partita, un match che
bisognava giocare con la massima concentrazione per
riportare serenità e tranquillità all’ambiente e per riprendere la marcia interrotta, ed i gialloblu hanno risposto alla grande conquistando l’intera posta in palio
(96- 63 il risultato finale) dimostrando che nel girone di
ritorno Menzione e compagni non possono più permettersi passi falsi e che si vuol evitare di sbagliare lanciando un chiaro segnale al campionato, che la Cestistica Ostuni ha le chiare intenzioni di raggiungere la
categoria superiore della palla a spicchi per la prossima stagione. Intanto per tamponare l’assenza sino a fine stagione del play Caliandro, la società ha tesserato il giovane argentino Nicolas Morici,
under, classe 94 prelevato in prestito sino a fine stagione dalla Smaf Catanzaro; elemento completo e versatile che
può ricoprire più ruoli. Nella gara contro i
leccesi ha dimostrato di essere in possesso di buone qualità realizzative dando il suo contributo alla larga vittoria ottenuta dalla Cestistica.
Ringraziamenti
Quando si parla di malasanità si usano spesso
caratteri cubitali, io invece voglio parlare della
buona sanità dell’Ospedale Civile di Ostuni.
Voglio ringraziare di cuore il reparto Medicina, dal primario dott. Pace, ai medici Capuano,
Cirasino e Tanzarella; il reparto Chirurgia dal
primario dott. Capitanio ai medici Santoro,
Loverre, De Blasio, Carparelli, Siliberti, Cariulo e tutto il personale infermieristico per la
loro scrupolosa professionalità, cortesia e disponibilità.
Natalia Aprile
tamponamento che ha coinvolto due mezzi pesanti.
L’incidente avvenuto alle prime ore dell’alba, ha causato notevoli danni ai tir, ed al guard-rail, ma fortunatamente solo lievi conseguenze per i due autisti, trasportati all’ospedale di Ostuni.
***
patrimonio considerevole, composto da terreni
e appartamenti, confiscato alla criminalità organizzata è stato assegnato dal Comune di Ostuni a diverse associazioni di volontariato. L’assegnazione è
avvenuta, con grande soddisfazione del sindaco Domenico Tanzarella e dell’assessore al Patrimonio Vincenzo Palmisano, tramite delibera di Giunta, in seguito
alle sentenze definitive del Tribunale di Brindisi.
***
igilia di Natale con rapina in pieno centro. Quasi alla chiusura di un negozio di casalinghi ed articoli da
regalo, situato in Corso Mazzini e gestito da una coppia di cinesi, due malviventi incappucciati ed in possesso di pistola hanno prima minacciato i titolari, e poi arraffato l’incasso della serata, circa 1500. Sul caso indagano gli agenti del Commissariato di Polizia di Ostuni.
Un
V
Nicolas Morici con il coach Vozza
Mensile Cattolico d'Informazione
Anno XCII - Numero 1 - GENNAIO 2014
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