5 errori SEO comuni sui siti di e-commerce

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5 errori SEO comuni sui siti di e-commerce
5 errori SEO comuni
sui siti di e-commerce
A cura di Duccio Lunari, Pasquale Gangemi e Greta Lomaestro
1. Premesse
Perché si sente così tanto parlare di SEO? Qual è il
reale impatto delle attività SEO sui risultati di un sito
di e-commerce? Perché dovrei preoccuparmi
seriamente di avere non solo le competenze, ma
anche una strategia SEO?
La SEO, Search Engine Optimization, è l’attività di Web
Marketing finalizzata a posizionare i risultati di un
determinato sito ai primi posti dei motori di ricerca
per le chiavi di ricerca più importanti del proprio
mercato. La SEO lavora sui risultati naturali forniti dal
motore, detti anche organici, che non devono essere
confusi con gli annunci a pagamento – AdWords per
intendersi – rispetto ai quali richiede tempi più lunghi,
ma offre generalmente un migliore ritorno
sull’investimento.
Diversi studi1, pur con risultati lievemente differenti,
concordano sul fatto che mediamente i siti Internet
ottengono più di metà del loro traffico dai risultati
organici sui motori di ricerca. Siti editoriali, servizi
professionali ed e-commerce non di Brand possono
arrivare facilmente a superare l’80% del traffico da
ricerche organica. Questo dimostra che tutti i siti
Internet dovrebbero avere una cura estrema per la
propria SEO, a maggior ragione quando il loro
business model è fortemente dipendente dal traffico
web, come gli e-commerce.
Spesso ci si riferisce alla SEO soprattutto in termini
prettamente tecnici, anche perché richiede una solida
competenza su sistemi e sviluppo web. In realtà esiste
una SEO strategica che è senz’altro più importante e
per molti versi più difficile da approcciare.
Semplificando si può dire che è possibile rendere il
proprio sito SEO compliant, ottenendo dei vantaggi sui
motori, ma per ottenere il massimo è necessario
progettare l’intero sito – pagine, contenuti, sistemi,
codice, architettura dei contenuti, etc. – da subito in
ottica SEO.
Per utilizzare una metafora, tra un sito ottimizzato expost e uno concepito con una strategia SEO ex-ante
c’è la stessa differenza che passa tra un’auto di serie,
elaborata per correre in pista, e un’auto di formula 1,
concepita fin dall’inizio e fin nei minimi particolari per
i gran premi.
Voi partecipereste ad un GP di formula 1 con un’auto
di serie?
I 5 errori
Arrivando ai 5 errori SEO più importanti che si trovano
comunemente sui siti di e-commerce, noi riteniamo
che siano i seguenti.
1. Internazionalizzazione: a volte e-commerce
multilingua e multicountry sono indicizzati sui
motori senza coerenza tra edizione del sito e
paese di provenienza della ricerca.
2. Categorie merceologiche: le homepage di
categoria non sono costruite tenendo conto della
loro importanza SEO, ma sulla base della divisione
interna delle linee di prodotto, di considerazioni di
comunicazione e posizionamento e a volte
dell’usabilità.
3. Testo: nei siti di e-commerce il testo è quasi
sempre limitato alle schede prodotto, anche nelle
pagine più strategiche in ottica SEO come le
homepage di categoria.
4. Duplicazione del contenuto: prodotti presenti in
più categorie, ricerca libera e filtro dei risultati,
schede prodotto comuni a più siti, sono tutte
casistiche che configurano duplicazione del
contenuto, ampiamente deprecata da Google.
5. Indicizzazione delle schede prodotto: quando
un sito di e-commerce ha un’offerta di centinaia di
migliaia, o milioni di prodotti, il problema più
rilevante è ottenerne l’indicizzazione.
Come mai si parla quasi sempre solo
di Google?
In Italia sono svolte su Google circa il 95% di tutte le
ricerche2. Nella maggioranza degli altri paesi Google
copre tra il 90% e il 98% del mercato. Ci sono però
alcune importanti eccezioni: in USA e Giappone
Google è leader, ma con quote inferiori rispetto al
resto del mondo, mentre in Russia e Cina è addirittura
un follower rispetto a Yandex3 e Baidu4.
Paese
USA
Japan
Russia
Cina
Principali motori di ricerca
Google 80%, Yahoo e Bing 10% a testa
Google 60%, Yahoo 30%
Yandex 55%, Google 25%
Baidu 65%
2. Internazionalizzazione
In passato le differenze di tempi e di approccio al
digitale da parte dei grandi Brand sono state
determinate almeno in parte da fattori aleatori, come
la presenza o assenza nel management di visionari in
grado di trainare sulle strategie digitali.
Oggi molti dei confini culturali che erano presenti 1015 anni fa sono stati abbattuti e succede molto più
spesso che aziende dello stesso settore, o anche di
settori molto differenti, si trovino ad affrontare nello
stesso periodo i medesimi problemi nel percorso di
sviluppo digitale del business.
È il caso dei siti di e-commerce di Brand che guardano
al mercato globale, come i Brand di moda. Oggi molti
di questi Brand si sono ormai strutturati, stanno
crescendo velocemente in termini di vendite online e
stanno via via affrontando i problemi tipici di
quest’attività.
Tra i problemi SEO più diffusi oggi ci sono quelli legati
all’internazionalizzazione.
Il vostro e-commerce è posizionato sui motori di
ricerca rispettando la corrispondenza tra edizione e
mercato di riferimento?
Più e-commerce internazionali di quanto si pensi
posizionano, senza volerlo e a volte senza saperlo, la
propria versione destinata agli Stati Uniti, magari con
prodotti e spedizione destinati solo a questo mercato,
in tutti gli altri paesi in cui la lingua inglese è la
principale o molto importante come UK, Australia,
India, Sud Africa, Nuova Zelanda, etc.
Se non ci sono controindicazioni questo è ovviamente
positivo, ma diventa un problema in particolare se:
-
la gamma prodotti o le specifiche sono differenti
tra i paesi;
il prezzo di vendita online è diverso tra i paesi;
il sito non prevede la spedizione internazionale.
In questi casi è necessario essere certi che i risultati
sull’edizione locale di Google – ad esempio su
Google.co.uk – siano proprio quelli voluti.
Succede veramente?
Solo negli ultimi 6 mesi Pro Web Consulting ha
collaborato con almeno 3 importanti player che
avevano questo problema. Uno di questi in
particolare mostrava risultati del tutto incoerenti: il
sito destinato agli US era posizionato per alcune
keyword in India, quello indiano in UK, quello UK in
Australia, e così via.
Quali tipologie di sito possono avere
questi problemi?
Il problema della corrispondenza tra mercato e
versione del sito riguarda ovviamente siti ed ecommerce che operano su più mercati. I problemi
maggiori si possono manifestare quando sono
erogate versioni diverse del sito (in termini di prodotti,
specifiche, prezzi, spedizione) in mercati con la stessa
lingua, come nei numerosi mercati in lingua inglese o
spagnola in giro per il mondo, e, per i Brand più forti,
soprattutto nelle fasi di lancio e nei primi mesi/anni di
vita. Questo perché ovviamente in quei mercati le
ricerche sui motori saranno svolte sulle stesse parole
chiave, determinando per Google una potenziale
confusione su quale sito restituire.
Come capisco se ho questo problema?
Vi sono almeno 2 modi per verificare se si ha un
problema di questo tipo.
Il primo è più veloce: si basa sull’analisi dei dati di
analytics. Si tratta di filtrare gli accessi organici alle
pagine di un sito destinato ad un determinato paese
e verificare se porzioni importanti di questo traffico
sono provenienti da un altro paese.
Il modo più empirico consiste nel verificare
fisicamente come il nostro sito è posizionato sulle
edizioni di Google almeno nei paesi più importanti. In
questo caso bisogna:
-
-
-
definire un set di keyword in lingua rilevanti per il
mercato (usando il keyword planner di Google) su
cui è più probabile che il sito sia posizionato;
aprire Google nella versione del paese di
riferimento, possibilmente tramite VPN con
accesso alla rete nello stesso paese e con
navigazione anonima;
ricercare le keyword identificate verificando la
corrispondenza tra paese e edizione del sito.
Quanto può influire sui risultati?
In questo caso non bisogna solo considerare le
conseguenze, ad esempio in termini di immagine, per
il fatto che il sito posizionato è quello sbagliato.
L’effetto principale riguarda la cannibalizzazione di
trust, posizionamenti e opportunità di vendita da
parte di un sito inefficace rispetto a quello preposto a
questo scopo. In linea teorica un sito più autorevole,
ma inefficace in termini di business, come ad esempio
un sito dedicato esclusivamente al mercato US che si
posiziona anche in UK, potrebbe azzerare il traffico
organico e il business conseguente del sito UK
ufficiale.
3. Categorie merceologiche
Anche se è indispensabile mediare tra le due
tendenze, è innegabile che esista una frizione tra le
esigenze di comunicazione più tradizionale – ambito
in cui i Brand della moda e del lusso sono maestri – e
le esigenze SEO. Questo si percepisce ad esempio nel
fatto che la comunicazione dà molto peso al Brand
(quindi di riflesso alla homepage) e ai prodotti. La SEO
al contrario considera pagine “facili” la home e le
schede prodotto, per il fatto che su entrambi il sito
ufficiale ha fisiologicamente un grande trust, per cui si
posiziona praticamente sempre in prima posizione
per entrambe le ricerche (Brand e Brand di prodotto).
Le pagine che riguardano una singola categoria
merceologica, al contrario, sono in competizione
diretta con tutte le pagine similari presenti sui siti
dei competitor e per questo motivo sono le più
importanti e difficili in termini SEO.
Sebbene soprattutto nella moda e nel lusso il numero
di ricerche generate dai Brand sia spesso altissimo,
queste ricerche sono sintomo di una considerazione
già palese da parte dell’utente. La vera competizione
si gioca invece quando si è in fase di ricerca di opzioni.
Ecco perché ricerche come “borse” o “borse da
donna”, pur non essendo le più performanti (in
genere ricerche che seguono lo schema [prodotto] +
“prezzi” sono molto più “calde” in termini di intention
to buy) sono comunque tra le più importanti per
determinare trust, visibilità, interesse e scelta di un
prodotto.
Quanto sopra dimostra perché tutti i siti che vendono
abbigliamento e accessori dovrebbero avere una
pagina “borse” e/o “borse da donna”. Il condizionale
non è stato usato per caso: la realtà è che molto
spesso gli e-commerce basano la struttura di
navigazione, e quindi le pagine che riguardano le
categorie merceologiche, su presupposti che,
seppure leciti, sono totalmente controproducenti in
ottica SEO.
Quali sono gli errori più tipici sul
mercato in lingua italiana?
In Italia, soprattutto in certi settori, siamo
tendenzialmente esterofili. Ecco alcuni degli errori
SEO compiuti sistematicamente dai reparti marketing
dei grandi Brand quando si tratta di scegliere le label
dei menù su un sito o su un e-commerce.
limitare la propria capacità di sfruttare questo
potenziale.
-
4. Testo
-
Termini in inglese, magari sofisticati, che non
sono utilizzati e ricercati dagli utenti italiani (es.
“woman outfit”)
Sinonimi meno utilizzati di termini molto diffusi
(es. “calzature” invece di “scarpe”)
Termini stranieri di uso corrente in Italia, ma che
hanno corrispondenti italiani molto più usati
Aggregazione di più termini quasi mai correlati
nelle ricerche degli utenti (es. “cappelli e guanti”)
Categorie troppo generiche (es. “accessori”)
Come capisco se ho questo problema?
Nella sostanza basta verificare se le categorie
merceologiche
più
appetibili
hanno
una
corrispondente pagina, meglio se ottimizzata e con
molto testo, sul vostro e-commerce. In teoria ancora
meglio sarebbe effettuare un’analisi delle aree
semantiche e delle keyword più rilevanti del settore
(sul planner di Google), ma in genere anche “a senso”
è possibile fare un primo check.
Ovviamente non è possibile definire le categorie a
priori per qualsiasi e-commerce: è necessario, sulla
base delle categorie di prodotto disponibili, farsi la
seguente domanda:
Come è più probabile che gli utenti cerchino questa
tipologia di prodotti su Google?
La risposta è quasi sempre un’ottima indicazione su
come dovremmo nominare le pagine che raccolgono
una categoria.
Quanto può influire sui risultati?
Le categorie merceologiche non sono solo quelle
identificate da una parola singola come “borse”. Ogni
categoria definisce un numero molto ampio di
combinazioni. Ad esempio “borse” si può esplodere
in:
-
Borse in pelle
Borse da donna
Borse in tessuto
Borse a tracolla
Borse in cuoio
Borse di marca
etc.
La somma delle opportunità generate da tutte queste
combinazioni
può
diventare
una
parte
importantissima del traffico organico potenziale
di un sito. Non avere queste pagine significa auto-
Per interpretare il contenuto di un sito o di una
pagina, i motori di ricerca hanno bisogno che ci sia del
testo. Ovviamente il testo non è l’unico elemento che
prendono in considerazione: in letteratura si contano
infatti fino a 200 segnali SEO differenti e alcuni di
questi – ad esempio il tag title, che è uno dei più
importanti – contribuiscono in maniera determinante
a definire il contenuto della pagina.
Il testo ha tuttavia un ruolo centrale, perché Google,
in particolare con l’introduzione dell’algoritmo
Panda5, premia le pagine che contengono contenuto
originale, ampio, utile e di qualità, ma anche perché è
una delle aree in cui è possibile fare maggiormente la
differenza rispetto ai competitor.
Per motivi differenti i siti di e-commerce e i siti
corporate di fashion e lusso tendono ad avere
pochissimo testo. Nel primo caso questo è quasi
sempre determinato dalla necessità di avere una
struttura di sito molto orientata all’usabilità e alla
facilità di gestione (quindi con poca o nessuna
gestione editoriale), nel secondo caso perché esiste la
tendenza a considerare un testo lungo “brutto” o
comunque “non appropriato” ad un sito che debba
comunicare principalmente in modo emotivo.
Gli e-commerce di Brand sommano quasi sempre le
due tendenze arrivando ad avere una quantità di
testo difficilmente compatibile con il posizionamento
sui motori.
Quanto sopra vale in particolare per le homepage di
categoria, di cui si è parlato nel paragrafo precedente.
Come dovrebbe essere il testo?
In linea di principio è favorito il testo che risponde
meglio alle esigenze dell'utente. Se la ricerca si
riferisce a “borse”, il testo dovrebbe dare una
panoramica sul tipo di borse che esistono, su come
sono fatte, su come sceglierle. In termini generali, si
può dire che un testo enciclopedico è la migliore
risposta agli occhi di Google (è uno dei motivi per cui
Wikipedia ha così successo sui motori).
È essenziale che il testo sia di qualità e originale (vedi
anche paragrafo successivo). È possibile riprendere
citazioni da altri testi, ma è indispensabile che il testo
completamente originale sia la maggioranza.
Anche la lunghezza del testo è importante: un testo
troppo breve secondo gli algoritmi di Google non
permette di trattare gli argomenti con il livello di
approfondimento necessario. Normalmente in
termini SEO un testo inizia ad essere interessante
dalle 250-300 parole in su. Con 500 o più parole si
ottiene il massimo in termini di considerazione,
mentre oltre le 1000 parole l’utilità di allungare
ulteriormente il testo si riduce drasticamente.
A causa della lunghezza richiesta, è preferibile
dividere il testo in più paragrafi o capitoli. Prima di
ogni paragrafo è consigliabile avere un titolo che
introduca il contenuto del paragrafo stesso.
La scrittura deve essere naturale, in particolare per
quanto riguarda l’utilizzo delle keyword all’interno del
testo. Molti anni fa si tendeva a sovraccaricare il testo
di keyword ripetendo continuamente quelle più
rilevanti. Poi, seguendo l’evoluzione di Google, si è
passati al concetto di keyword density, che stava ad
indicare la frequenza ideale di ripetizione delle
keyword. Oggi Google è molto più sofisticato, e
premia tendenzialmente testi in cui non solo le chiavi
di ricerca non sono ripetute in maniera innaturale, ma
in cui, esattamente come nelle regole dello scrivere
bene, sono utilizzati sinonimi e forme in grado di
rendere la lettura più gradevole. In tal senso si parla
sempre meno di keyword e sempre di più di aree
semantiche.
Anche l’utilizzo di bold e italic nel testo non deve
essere forzato, ma deve seguire le regole di
formattazione valide anche al di fuori della SEO: usare
troppo grassetto, su intere righe di contenuto è
controproducente, al contrario evidenziare alcune
parole mette in evidenza, anche agli occhi dei motori,
i concetti principali riportati nel testo.
Sebbene Google stia facendo passi da gigante
nell’interpretazione di testo all’interno delle immagini,
continua ad essere un rischio, fortunatamente
sempre meno diffuso specie sugli e-commerce,
l’utilizzo del testo in forma di immagine, ad esempio
come didascalia in sovrimpressione in siti
particolarmente ricchi di immagini di grandi
dimensioni.
Come capisco se ho questo problema?
È sufficiente aprire una pagina importante del proprio
sito o e-commerce, come una homepage di categoria,
e vedere se il testo presente nella pagina, a parte
eventuali liste di contenuti, ricalca le indicazioni di cui
sopra.
Qui sopra, la pagina “borse” di Zalando: è evidenziato
l’ampio testo all’interno della pagina. Zalando
rappresenta sotto molti aspetti un esempio di eccellenza
in ambito SEO. Questo ha permesso al Brand di
raggiungere le prime posizioni in diversi paesi per molte
delle chiavi più rilevanti in ambito abbigliamento.
5. Duplicazione contenuto
Rubare il contenuto, anche in maniera automatica
(scraping), per creare un sito con costi bassissimi era
una pratica molto diffusa negli anni in cui la SEO
faceva i primi passi. In alcuni settori esistevano interi
database di contenuto (ad es. le ricette) che erano
utilizzati con poche o nessuna variante da molti siti
diversi. Allo stesso modo, certi siti replicavano lo
stesso contenuto al loro interno per molte volte, per
avere più contenuti da poter posizionare e ottenere
così più traffico. Da allora Google ha compiuto molti
passi per disincentivare queste pratiche, in base
all’assunto che tutte le copie di uno stesso contenuto
sono di fatto inutili per gli utenti.
Oggi gli algoritmi di Google sono in grado di
determinare il livello di similitudine tra due contenuti
e quindi decidere se le differenze siano tali da poterli
considerare diversi o meno. In presenza di contenuti
uguali, quasi sempre è svolta una scelta che premia il
contenuto pubblicato prima o il sito con più alta
autorevolezza (secondo Google).
Quali sono i tipici casi di duplicazione
su un e-commerce?
Sugli e-commerce le regole di usabilità richiedono che
un utente possa decidere di arrivare ad uno stesso
contenuto seguendo strade differenti. Questo
significa che la stessa pagina può esistere in posizioni
differenti all’interno dell’architettura del sito e quindi
quasi sempre con URL (indirizzi) differenti. Succede ad
esempio se uno stesso prodotto può essere presente
in più categorie, o se ci sono molteplici versioni dello
stesso prodotto, che cambiano solo per materiali o
colore, e che tuttavia condividono in gran parte la
stessa descrizione.
Un’altra situazione simile si verifica quando in una
pagina che restituisce un elenco di risultati – ad
esempio in una homepage di categoria, o in una
pagina di risultati di ricerca – è possibile filtrare,
riordinare i risultati o dividerli su più pagine, e ad ogni
cambio filtro/ordinamento/pagina corrisponde un
URL differente, magari perché ad ogni passaggio
corrisponde un parametro inserito nella URL. Anche
in questo caso si ottengono URL differenti con
contenuto uguale.
Infine accade spesso che il contenuto, ad esempio la
descrizione prodotto all’interno della scheda di
dettaglio, sia lo stesso per tutti i siti che vendono quel
prodotto. Il Brand o il produttore svolgono quasi
sempre anche il ruolo di content provider per tutti i
rivenditori online. Questa situazione determina il
fatto che il sito o i siti più importanti saranno premiati,
mentre tutti gli altri non saranno posizionati o
saranno posizionati in pagine irrilevanti. Talvolta
capita perfino che il Brand e produttore di un dato
prodotto, magari con un sito poco ottimizzato, non si
posizioni affatto perché superato da altri siti che
hanno riutilizzato quel testo.
In tutti questi casi si configura una duplicazione di
contenuto che deve essere gestita per evitare effetti
sul posizionamento e sul traffico organico. Nel caso di
contenuto duplicato all’interno dello stesso sito
fortunatamente ci sono una serie di soluzioni,
suggerite da Google stessa, che permettono di
scongiurare questo rischio. In linea generale si tratta
di comunicare ai motori di ricerca qual è la pagina
principale (in gergo tecnico “canonical”) da tenere in
considerazione rispetto a tutte le altre copie.
differenti, come funziona la ricerca e se i contenuti
arrivano da content provider senza esclusiva.
Non avendo queste informazioni, e ipotizzando che
per la quantità di prodotti non sia consigliabile fare
un’indagine manuale, è possibile utilizzare Copyscape
(http://www.copyscape.com/) uno strumento gratuito
che permette di ricercare copie di un dato contenuto
in rete. Inserendo a campione i contenuti del proprio
sito è possibile individuare duplicazioni sia sul proprio
sito che su altri siti.
6. Indicizzazione di prodotti
Uno dei passaggi più delicati che riguarda il lancio di
un e-commerce è l’indicizzazione di tutte le schede
prodotto.
In genere e-commerce specializzati o di Brand offrono
un numero di prodotti relativamente limitato: si parla
al massimo di qualche migliaio di schede, con relative
varianti. Raramente si arriva alle decine di migliaia di
prodotti.
Per siti di e-commerce con un’offerta molto ampia (ad
es. Amazon o IBS), in cui ci sono molte combinazioni
possibili (si pensi al travel) o perché multimarca
(Zalando, Yoox), può capitare di arrivare ad avere
centinaia di migliaia di prodotti.
In questi casi uno dei problemi SEO più rilevanti
consiste nell’ottenere che Google scansioni ed
indicizzi tutti i prodotti, e che sia in grado di recepire
in tempi rapidi nuovi prodotti e nuove sezioni che
dovessero essere pubblicati nel tempo.
In generale un sito con grande autorevolezza è più
considerato da Google e quindi viene scansionato più
frequentemente e più a fondo. Tuttavia anche in
presenza di un sito giovane, con scarso trust e con un
catalogo prodotti molto ampio, è possibile sfruttare
tutti gli strumenti di dialogo con i motori per forzare
la corretta indicizzazione di tutto il catalogo.
Come capisco se ho questo problema?
Come capisco se ho questo problema?
Il controllo più immediato consiste nel verificare
quanti risultati sono indicizzati da Google per il vostro
sito, utilizzando l’operatore “site:”. Inserendo “site:”+[il
vostro dominio] (ad es. “site:prowebconsulting.net”)
otterrete l’elenco dei contenuti indicizzati e, in alto
nella pagina, il totale dei risultati.6
In genere ogni e-commerce manager sa se lo stesso
contenuto appare nel proprio sito in posizioni
In realtà per motivi legati alla velocità di risposta, non
è detto che il conteggio fatto da Google sia esatto,
tuttavia fornisce un ordine di grandezza abbastanza
veritiero.
Se i prodotti venduti sul sito sono 200.000 e Google
restituisce 2.000 risultati, sicuramente c’è un
problema di indicizzazione. Se al contrario ne
restituisce 250.000 o 180.000, il dato potrebbe non
essere preoccupante.
Un altro controllo dovrebbe essere fatto in maniera
manuale sulle pagine delle categorie e dei prodotti
che vendono di più: non avere indicizzato un best
seller è ovviamente più grave rispetto ad un prodotto
che vende molto poco.
Per farlo è sufficiente fare una ricerca prendendo il
nome del prodotto e il dominio (es. “iPhone 6
mediamarkt.ch”). In prima istanza non è rilevante
sapere per quante o per quali parole chiave la pagina
è indicizzata, è sufficiente sapere che Google l’ha
inserita nei suoi indici.
Quanto può influire sui risultati?
Per un sito di e-commerce non avere indicizzati una
parte dei prodotti è una perdita di opportunità di
vendita tanto più rilevante quanto maggiore è la
percentuale di schede non indicizzate. Ecco perché
fare un check manuale sui prodotti più importante è
essenziale.
8. Pro Web Consulting
Pro Web Consulting è l’agenzia SEO svizzera che ha
fatto dell’estrema specializzazione il proprio valore
aggiunto.
Offriamo
tre
servizi
principali:
ottimizzazione per i motori di ricerca, SEO Reputation
Management e Web Analytics, con un focus su
consulenza e formazione.
Dalla nostra sede di Chiasso, grazie a un team
internazionale di circa 30 professionisti, la nostra
agenzia è in grado di coprire tutti i principali mercati
mondiali.
Operiamo con un approccio altamente qualificato:
ogni servizio si basa su un’attenta ricerca preliminare,
come lo studio dei competitor e le analisi On-site e
Off-site. Lo scopo della nostra strategia integrata è
migliorare sia la visibilità sui motori di ricerca sia la
brand awareness.
Negli ultimi anni abbiamo lavorato con Brand di alto
livello in settori differenti, come LG, Sky, Hogan,
Mondadori, Zalando, PaddyPower, Voyage Privé,
Moleskine, EuroWings, Yeppon, Paul&Shark Yachting,
Shinola, Kurtz, Manpower e molti altri.
Contatti
7. Note
Per maggiori informazioni, potete contattare:
1.
Duccio Lunari
Head of Sales & Marketing
[email protected]
2.
3.
4.
5.
6.
http://searchengineland.com/study-organicsearch-drives-51-traffic-social-5-202063
http://gs.statcounter.com/
https://en.wikipedia.org/wiki/Yandex
https://en.wikipedia.org/wiki/Baidu
https://en.wikipedia.org/wiki/Google_Panda
https://support.google.com/websearch/answer/
2466433
Pasquale Gangemi
Head of SEO
[email protected]
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Tel. +41 912103210