SETTIMANA n. 4/03 - Settimane Sociali
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SETTIMANA n. 4/03 - Settimane Sociali
SETTIMANA 23-2010:Layout 1 08/06/2010 13.04 Pagina 4 vita ecclesiale F inanza sociale, finanza plurale. Il ruolo della finanza nel dopo-crisi: questo il tema del seminario di studio, promosso da Federcasse (associazione delle Banche di credito cooperativo e casse rurali italiane), in collaborazione con la diocesi di Verona e con il Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, che si è tenuto lo scorso 5 giugno presso il Centro Carraro della città scaligera. Il seminario rientrava nel percorso di avvicinamento alla prossima edizione delle Settimane sociali (Reggio Calabria, 14-17 ottobre), che avrà come tema Cattolici nell’Italia di oggi. Un’Agenda di speranza per il futuro del paese e al cui documento preparatorio il Credito cooperativo ha partecipato con un proprio contributo. Scopo del seminario Obiettivo del seminario era quello di fornire una “lettura” attenta delle cause della grave crisi in atto, tracciando le linee di una nuova finanza più responsabile, plurale e sociale, che sia strumento di autentico e integrale sviluppo, sulla scorta di quanto contenuto nell’ultima enciclica di papa Benedetto XVI, la Caritas in veritate, laddove si citano esperienze nel campo della cooperazione di credito come esempio di “amore intelligente”. Occorre quindi recuperare il significato e il valore della finanza senza paura, da cattolici, di occuparsene, dal momento che vi è in essa una “matrice culturale cattolica” (furono i francescani gli “inventori” della finanza) e, al di là del rischio delle speculazioni, c’è anche una valenza positiva, che guarda alla dignità dell’uomo. Ai lavori, aperti dal vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, che ha messo l’accento sul legame forte che deve sempre sussistere tra l’economia e la persona in una logica di “rispetto”, ha portato il suo saluto il presidente del Comitato scientifico ed organizzatore delle Settimane sociali, il vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio, che ha sottolineato come il “bene comune” sia l’obiettivo dell’azione economica, dal momento che «il paese ha bisogno di crescere e ha voglia di crescere: ci sono tante energie, tante risorse che vanno utilizzate». Del resto, la riflessione sui problemi del paese, per trovare soluzioni a favore delle persone, è «nel cuore della missione della chiesa e del messaggio evangelico». Il presidente della Federazione veneta delle Banche di credito cooperativo, Amedeo Piva, ha fatto notare come la risposta da dare alla crisi sia una «finanza che raggiunga un’allocazione efficiente delle risorse e che alimenti la speranza. La quale, come sosteneva s. Agostino, ha due figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno permette di vedere ciò che non va; il coraggio serve a cambiarlo». I “falsi miti” della finanza Tre, secondo l’economista Stefano Zamagni che ha tenuto una relazione sul tema Le lezioni della crisi e le ragioni della finanza, i “falsi miti” che l’attuale crisi ha svelato. Oggi il quadro è nuovamente mutato: «La crisi economica sta, paradossalmente, riscoprendo il grande valore del lavoro come mezzo per produrre ricchezza». Questo porta con sé «la riscoperta di esperienze come il loca- 4 VERONA PER UNA FINANZA PIÙ “SOCIALE” E “PLURALE” lismo bancario e la cooperazione, ispirate da uno stretto legame con il territorio, con il lavoro, con la gente, in una logica di solidarietà, altro valore che la crisi finanziaria ha permesso di riscoprire». Da qui – a detta di Zamagni – la responsabilità del mondo cattolico chiamato oggi ancora di più ad interessarsi nuovamente della finanza «nel rispetto di quel “principio di fraternità” che Benedetto XVI inserisce, innovando la cultura tradizionale, nel rapporto economico». Gli altri due “miti”: prima si diceva che «la finanza è autoreferenziale, non ha bisogno di regole dall’esterno» e che, «aumentando il volume delle transazioni, si minimizza il rischio». Anche queste asserzioni sono state confutate dalla crisi, dal momento che «il rischio finanziario non è esogeno, anzi il suo incremento è esponenziale con l’aumento delle transazioni». Il seminario si è poi sviluppato attraverso una tavola rotonda sul tema Finanza 2.0. Cosa sarà e cosa non sarà della finanza di domani? «Si può fare finanza efficiente ispirandosi ai valori della dottrina sociale della chiesa»: così ha esordito il presidente di Cattolica assicurazioni Paolo Bedoni, il quale ha ricordato la genesi della crisi e l’ingordigia che ha causato dissesti finanziari, «senza negare il ruolo delle grandi banche». Ecco perché «è dal basso che dobbiamo ricostruire un rapporto sano tra economia reale e finanza». A queste affermazioni gli ha fatto eco il direttore della Federazione veneta delle Banche di credito cooperativo, Andrea Bologna, per il quale occorre ripartire dai «principi di una sana finanza», sapendo che con essi è possibile «fare molta strada» e ricordando come «l’attenzione al cliente, la prossimità, siano valori di riferimento oggi presi a modello, dai quali ripartire e sui quali ricostruire». Per il presidente dell’Associazione fra le Banche popolari, Carlo Fratta Pasini, «la crisi interroga gli stili di vita»: in questo contesto «sia il sistema del credito cooperativo che delle banche popolari sono sottoposti a notevoli sollecitazioni e a richieste pressanti alle quali fornire risposte adeguate». Secondo Fratta Pasini, i grandi capitali del mondo sono costantemente alla ricerca di una rimunerazione adeguata: in un contesto di bassa crescita ciò favorisce il ricorso alla speculazione, anche se non è indifferente il modo con cui i guadagni vengono realizzati. Per il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti, per Finanza 2.0 si deve intendere la “finanza di partecipazione”, che nasce dal basso e che deve essere capace di includere e non di escludere. Questo processo è possibile, per Gatti, «facendo alleanze con i migliori soggetti del territorio; denunciando le forme di corruzione e di illegalità; attivando processi di formazione permanente; difendendo la specificità di tutte le forme di economia plurale e partecipata». Ha concluso la tavola rotonda l’in- Santuario di Boccadirio, luglio 2010 In preparazione alla solennità della B.V. delle Grazie di Boccadirio (16 luglio 2010), è stata programmata una settimana di riflessione, di testimonianza e di preghiera. Oltre al rosario o all’adorazione guidata delle ore 15,30 e alla concelebrazione delle 16,30, sono previste le seguenti iniziative: 9 luglio. Ore 18,00 testimonianza dell’on. Magdi Cristiano Allam, deputato europeo 10 luglio. Ore 18,00 le allieve di Monica Tinti esprimono nel canto e nella danza il desiderio di pace e di unità del cuore umano. 11 luglio. Ore 18,00 musica celeste in onore della Madre di Dio, con diapositive artistiche. “Trio dolce sentire”: Silvio Celeghin (organo), Fabiano Maniero (tromba), Silvia Calzavara (soprano) 12 luglio. Alle 18,00 don Claudio Pontiroli presenta Odoardo Focherini (1907-1944), il martire che salvò gli ebrei. 13 luglio. Alle 18,00 don Pietro Gianneschi presenta il Servo di Dio mons. Enrico Bartoletti (1916-1976) 14 luglio. Alle 18,00 videopresentazione dei sacerdoti martiri e della Comunità di Monte Sole 15 luglio. Alle 18,00 Luisa Tonelli con la sua famiglia presenta don Oreste Benzi (1925-2007), fondatore dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII 16 luglio. Ore 9,30: incontro dei rettori dei Santuari dell’Emilia-Romagna. Ore 11 concelebrazione presieduta da mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. Alle 15,30 rosario recitato in processione verso il santuario partendo da Baragazza. Ore 16,30 messa conclusiva nel prato del chiostro. tervento del presidente dei giovani di Confartigianato, Marco Colombo, per il quale «le imprese artigiane oggi assicurano difese concrete a favore dell’occupazione, avendo a cuore i destini delle persone». La grande difficoltà – per Colombo – resta l’accesso al credito e l’eccesso di burocrazia: dai giovani, categoria più penalizzata da questa situazione, «bisogna ripartire dando attenzione all’economia reale, fatta di persone, di talenti che credono nei loro progetti». Alcune esperienze Infine, al seminario sono state presentate alcune esperienze di microcredito e di cooperazione. Sul microcredito Paolo Frison, coordinatore del microcredito etico-sociale della Caritas vicentina, ha ricordato tra i tanti punti di forza dell’esperienza la «centralità attribuita a tutta una serie di relazioni: quelle tra i volontari e le persone che chiedono aiuto, quelle tra diverse associazioni che operano nel sociale, quelle nei confronti delle istituzioni pubbliche…». In particolare, egli ha fatto riferimento al «“buon livello di restituzione dei prestiti” che è garanzia del successo della formula», mentre «lo stile relazionale con il quale viene svolto il servizio permette di cogliere la complessità dei disagi sociali presenti nel territorio». Sulla cooperazione, il segretario generale di Confcooperative, Vincenzo Mannino, ha riportato i “numeri” della realtà da lui rappresentata (500 mila occupati, 20 mila cooperative aderenti, un fatturato di 62 miliardi di euro) per sottolineare come le cooperative «vivano la realtà dei territori», rendendo «concreta la loro finalità mutualistica». Per Mannino, occorre oggi «riflettere su come sostenere la loro capitalizzazione e costruire sistemi partecipati per contrastare gli effetti perversi dell’economia globalizzata». Le conclusioni del seminario sono state affidate al presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, il quale ha indicato i terreni sui quali intervenire in una logica di solidarietà intergenerazionale: rivedere la fiscalità delle famiglie combattendo al tempo stesso l’evasione tributaria; costruire una più efficiente “rete di servizi”, riducendo la burocrazia e incentivando forme di auto-organizzazione in una logica di sussidiarietà; rivedere il nostro sistema educativo, per rendere la scuola sempre più di qualità e realmente formativa al lavoro. «Anche la finanza – che deve essere sempre strumento “ancella e non padrona” – ha un ruolo nella costruzione di un futuro plurale e partecipato perché essa ha il potere di dare gli strumenti, di includere, di consentire di costruire il domani. Dare credito, in questo senso, è dare speranza». Infine – secondo Azzi – «è indispensabile in questo tempo schiacciato sul “momento” e che fatica a guardare avanti richiamare l’importanza di cooperare. Di lavorare insieme per un impegno convergente nei confronti del bene comune». Non è un caso, d’altronde, che la parola “cooperazione” fosse nel titolo della prima Settimana sociale, più di cento anni fa e che sia più volte citata nella stessa Caritas in veritate. Mauro Pizzighini settimana /13 giugno 2010/n. 23