PARROCCHIA SAN NICOLA da TOLENTINO Santa Croce, 265
Transcript
PARROCCHIA SAN NICOLA da TOLENTINO Santa Croce, 265
PARROCCHIA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO Santa Croce, 265 - 30135 Venezia - tel. 041 5222160 - cell. 329 1561027 Orario Ss. Messe: quotidiana e prefestiva ore 18,30 - Domeniche e Feste 10.30 e 18,30 SS. Nome di Gesù (Caritas): quotidiana ore 8,30 - Domenica e Feste ore 9,30 IL DIARIO Anno III, n. 101 - 14 dicembre 2008 L’oca selvatica Mi è capitato tra le mani un libro che mi ero quasi dimenticato di avere: il Diario di Soeren Kierkegaard. Teologo pervaso di malinconia, educato da un padre troppo “ideale” e troppo “severo”, un giorno si sentì dire dallo stesso padre: “Cerca di amare davvero Gesù Cristo!”. Kierkegaard si diede all’attività letteraria per sfuggire al risucchio della malinconia, e ci ha lasciato dei testi memorabili. “Esile e fragile” nel corpo, fu definito la “testa più forte” in Copenaghen, il “più grande scrittore”, un “genio”, un “poeta”, il quale dedicò tutta la sua attività letteraria alla riflessione religiosa. Nella parte terza del “Diario”, sotto il titolo: “Il tradimento della cristianità”, ho trovato un testo che può offrire spunti di riflessione per i credenti ma anche per i non credenti. Almeno lo spero. “Chiunque conosca un poco la vita degli uccelli, sa che tra l’oca selvatica e quella domestica, per quanto siano differenti, c’è una specie d’intesa. Quando lo stormire delle selvatiche si annunzia nell’aria, le domestiche da terra l’avvertono subito e ne comprendono fino ad un certo punto il significato: si mettono a sbattere le ali, stridono e svolazzano in disordine per un tratto…e poi, tutto è finito! C’era una volta un’oca selvatica. Sul declinare dell’autunno, al tempo della partenza per la migrazione, essa scorse in terra un gruppo di oche domestiche. Si affezionò a loro e le sembrava un peccato doverle abbandonare; sperava di guadagnarle alla sua vita e che, così, si sarebbero risolte a prendere con lei il volo per regioni lontane. A questo fine si adoperava in tutti i modi per persuaderle ad allenarsi al volo e a volare sempre più in alto, affinché potessero seguirla nel cielo, fuggendo a quella vita mediocre di rispettabili oche domestiche razzolanti per terra. Da principio le oche domestiche trovarono che il gioco era divertente; l’oca selvatica piaceva. Ma ben presto si stufarono e diedero in parole risentite, la ripresero come una stupidona fantastica, inesperta e scriteriata. Ma, ahimè, l’oca selvatica si era ormai familiarizzata troppo con le oche domestiche. Esse avevano preso potere su di essa, così che quelle parole la impressionarono e l’oca selvatica finì per diventare un’oca domestica. Se in un certo senso era un bel progetto quello accarezzato dall’oca selvatica, tuttavia il suo fu uno sbaglio, perché la legge è che l’oca domestica non può mai trasformarsi in selvatica, mentre una selvatica può benissimo diventare domestica. L’oca selvatica avrebbe dovuto badare assolutamente ad una cosa, a conservare se stessa. Appena s’accorgeva che le domestiche prendevano potere su di lei, allora…via, via subito in volo, con lo stormo delle altre selvatiche (…). Ma nella vita cristiana non è così. Certamente il vero cristiano, colui che vive la vita dello spirito, è diverso dall’uomo comune, come l’oca selvatica è diversa dalle oche domestiche. Ma il cristianesimo insegna precisamente cosa un uomo può “diventare” nella vita. Qui c’è la speranza che un’oca domestica possa diventare un’oca selvatica. Perciò, tu resta con loro, rimani pure con queste oche domestiche, intento ad una sola cosa, a guadagnarle per poterle trasformare. Ma, per l’amor di Dio, bada bene ad una cosa: appena t’accorgi che le oche domestiche cominciano ad avere un potere su di te, via, via subito con lo stormo. Perché alla fine anche tu, alla stregua delle oche domestiche, non ti senta felice nella miseria”. Converrete con me che il racconto è una ”parabola” quanto mai educativa, sia sul piano spirituale che su quello puramente umano. Può essere “oca da cortile” il laico come il prete, il professionista come il minatore, il cattedratico come lo spazzino. Lo si vede da tanti indizi: dal modo di parlare e di ascoltare, di vestire e di divertirsi, di giudicare e di agire. Così come può essere “oca selvatica” il giovane come il vecchio, il monaco come il mendicante, l’atleta come il cameriere. Non conta quello che si fa “fuori”, ma quello che si è “dentro”. Importante è non accontentarsi del volare raso terra, della piatta omologazione suggerita dalla moda del momento. Di solito, anche gli indifferenti a Natale sentono un richiamo ai “voli ad alta quota”. Non è possibile che l’orizzonte coincida con la circonferenza della rete del “pollaio”: lassù qualcuno mi attrae e quaggiù qualcuno mi lega. Preferisco volare che starnazzare. D.M. Storie minori di Venezia Il prof G.B. Gasparini continua la sua passeggiata lungo la Fondamenta dei Tolentini, ricostruendo con la fantasia luoghi e persone del tempo che fu. “Dove ora c’è una farmacia, stava un luganegher il quale, durante la guerra, subì un ordine di chiusura temporanea, perché nei musetti che aveva messo in vendita, furono trovate delle code di pantegana, passate indenni nella macchina insaccatrice a mano; non è stata riconosciuta la buona volontà di venire incontro al popolo affamato! Di fianco, dove adesso c’è una copisteria, c’era la mitica bottega de biavarol RIZZO, che a me sembrava grandissima; vendeva a credito con i libretti e teneva fisso un vecchio che davanti alla porta in strada, batteva con una mazza di legno il baccalà bagnato, pasto allora da poareti, ora da milanesi. Più avanti, un strassariol che aveva tanti abiti usati, probabilmente di gente morta; anch’io, durante la guerra, ho comprato un paltò con grande gioia. Avanti, un altro frutariol, detto Toni polenta. Oltre, una latteria dove io andavo a comprarmi il legno dolce e qualche liquirizia da infilare in un limone. Questi erano i lussi! Infine una marsera piena de spagnoletti, rochei, cordele, nastri, galoni, bordure di cento colori, che allo scoppio della guerra furono comperati a man bassa dalle previdenti nonne. E semo rivai a piè del ponte del Gafaro, e anche alla fine della sua pazienza!”. Briciole * Martedì 16 dicembre alle ore 20,45 nella saletta della canonica, terzo incontro sul tema: Gli “impedimenti” al matrimonio: nozione, numero, natura. ** Mercoledì 17 dicembre alle ore 19,15 in canonica, in occasione della riunione settimanale dei giovani delle scuole medie superiori, verrà proiettato il secondo tempo del film di Pasolini: Il Vangelo secondo Matteo. La programmata proiezione di mercoledì scorso fu sospesa a causa dell’acqua alta. *** Venerdì scorso 12 dicembre, c’è stata la inaugurazione del restauro del Crocifisso ligneo del XIV secolo. Dopo il saluto ai presenti ed il doveroso ringraziamento rivolto da don Mario a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del progetto, la dott. Roberta Battaglia della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna ha inquadrato l’opera dal punto di vista storico. Quindi la restauratrice, signora Giovanna Menegazzi, ha illustrato i vari passaggi tecnici del restauro stesso. Tutto molto interessante. Speriamo di poter pubblicare i testi delle relazioni. Per il Banco San Marco, che ha contribuito al restauro, è intervenuto il dott. Giovanni Giroldi, che - lodando l’iniziativa di dedicare ai giovani defunti della parrocchia la cappella degli angeli - si è commosso al ricordo delle due morti “giovani” che hanno colpito anche la sua famiglia. Il settimanale diocesano GENTE VENETA dedica ampio spazio al restauro. **** Ho intenzione di inviare in omaggio a tutte le famiglie della parrocchia, assieme agli auguri di buone festività natalizie, la nuova brossura che illustra la chiesa dei Tolentini con le opere ivi custodite. E’ un semplice gesto di cortesia ed un invito a conoscere sempre meglio il “capolavoro del barocco veneziano”. Sante Messe della settimana Lunedì 15 + Giorgio Martedì 16 ore 8,30 + Giovanni ore 18,30 Mercoledì 17 + Liliana Giovedì 18 Venerdì 19 Sabato 20 + Edoardo Domenica 21 ore 10,30 + Emilio e Adelina ore18,30 + Ciro e def. fam. Vitiello Dal carcere ai parrocchiani dei Tolentini Dietro l’icona della Madonna, nella chiesa del carcere, è stato trovato un biglietto scritto in romeno: “Ti prego, Madre Maria Santa, illumina la mente dei giudici di qua e dei miei legali, per concedermi gli arresti domiciliari, nel tuo Nome Santo. (…) Maria Santa, non lasciarmi, abbi pietà dei miei bambini e di mia moglie, che sono rimasti soli, senza aiuto. Vi prego, liberatemi Madre Maria e Gesù Cristo. Perdonate i miei peccati. Datemi gli arresti domiciliari. Dio, aiutami”. Anche in carcere si prega…e come! Buonumore Tema: Si avvicina il santo Natale. “A Chiaiano non è come Niu Iorch, che quando viene Natale tutta la città la illuminano, a Chiaiano già è assai se accendono qualche lampadina. Mi ricordo l’anno passato che ce n’era una verde che si appicciava e si stutava, si appicciava e si stutava, ma non perché era indermittente, perché si stava per fulminare. Un albero di Natale piccolino lo vendono centomila lire. Ma che è, oro? A Natale invece di farci risparmiare un poco i negozianti fanno i piricchiusi (pidocchiosi, taccagni) e alzano i prezzi. Se vai a Napoli non ti fanno neanche entrare tanto dalla folla che c’è. L’Upim compra le palle della Standa e le vende al doppio, la mariola! Sotto la Befana non ne parliamo. Un povero padre di Chiaiano che va a Napoli per la Befana, lo vedono che è di Chiaiano e lo fanno fesso. E gli vendono il capitone che è già morto. A Natale per me la cosa più onesta è che non si va a scuola”. (da: Dio ci ha creato gratis. Il Vangelo secondo i bambini di Arzano, 1992 )