the legacy of Exhibitions - kawaii

Transcript

the legacy of Exhibitions - kawaii
the legacy of
Evangelion
Exhibitions
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FIRST IMPACT
2
Quando abbiamo deciso che
la sesta edizione di NipPop:
Parole e Forme da Tokyo a
Bologna sarebbe stata dedicata
alla science fiction made in
Japan, è stato subito chiaro che
non potevamo prescindere da
Evangelion. È innegabile infatti
il fortissimo impatto che la serie
di Hideaki Anno ha esercitato
sull’immaginario popolare
globale, con le sue proiezioni
prepotentemente distopiche
che danno forma alle paure di
un’umanità fragile, condannata a
consumare la propria esistenza
in un’eterna e infinita era
post-atomica. Se è vero che le
creazioni letterarie e artistiche
della fantascienza aiutano a
comprendere e raccontare le
metamorfosi in atto nel presente
e a prospettare e immaginare
ipotesi di futuri diversi,
Evangelion assolve appieno il
suo compito.
La sci-fi giapponese è stata
segnata dalle ferite del secondo
conflitto mondiale ed è dal dolore
e dalla devastazione portati
dalle bombe nucleari sganciate
su Hiroshima e Nagasaki che
sono nati i mostri mutanti del
dopoguerra; successivamente
ha raccontato l’invasione della
tecnologia, in tutte le sue
orrifiche conseguenze, dando
spazio a nuove inquietudini e
paure.
L’obiettivo di NipPop 2016 è
sottolineare come siano proprio
queste caratteristiche ad aver
fatto sì che la fantascienza
giapponese travalicasse presto i
confini dell’arcipelago nipponico
per diventare parte importante
della cultura contemporanea
globale. E le opere e le
esperienze che questo catalogo
raccoglie – visioni, incubi, sogni
e metamorfosi d’artista – sono
la prova tangibile di un dialogo
sempre vivo e vitale.
Legacy of Evangelion è
un regalo a tutti i fan italiani
di Evangelion.
Non sarebbe mai stato possibile
realizzare questo evento
senza la collaborazione con
NipPop. Quasi un anno fa Paola
Scrolavezza ci accolse con
una cordialità e una
disponibilità unica, per dar vita
a questo evento.
Inizialmente avrebbe dovuto
accogliere solo le tavole di
Georgia Belletti, ma grazie a
Ivan Ricci possiamo godere
della mostra Rewind & Forward
e di questo booklet. Proiettare
The End of Evangelion era
un’utopia vera e propria, e
invece potremo ammirarlo su
grande schermo, assieme a
Death & Rebirth e Evangelion:
1.01, primo film del Rebuild.
E che dire degli artisti coinvolti?
Non so davvero come
ringraziarli per il lustro donato a
questo evento.
Grazie a tutto lo staff di NipPop
per l’enorme disponibilità e
serietà nei nostri confronti.
Grazie a tutto lo staff EIF: il CEO
Luca Fiore, Ivan Carminati, Ivan
Dornetti, Mara Victoria Rotoloni,
Walter Valvano e Domenico
Loiotine – anche se fa un po’
quel che vuole.
Un ringraziamento speciale a
Dynit, per la concessione delle
proiezioni. Grazie a Filippo e
Ilaria di Distopia Evangelion
per la loro speciale amicizia
e collaborazione. Grazie a
Ivan Ricci per l’enorme ed
egregio lavoro svolto. Grazie ai
nostri lettori, che hanno reso
Evangelion Italian Fan il portale
più grande d’Italia. Grazie a te
che leggi. Hideaki Anno non lo
ringrazio, lo maledico con affetto.
E no, non sappiamo quando
uscirà Evangelion: Final / :||.
Evangelion 1995-2015
~prima parte~
4
Evangelion 1995-2015
~seconda parte~
6
Vénti di passione
8
Rewind & Forward
24
A Human Work
26
Another Impact
34
After the Impact
~conversation~
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Sì, Sartoria Creativa
45
Poster
Sebastian Marcelli
Co-founder EIF
Paola Scrolavezza
Università di Bologna
e Associazione Culturale NipPop
Questo catalogo è ideato e realizzato da Ivan Ricci
Hanno collaborato: Ilaria Azzurra Caiazza e Filippo Petrucci
In copertina e nella pagina accanto: “Eva-01 in Bologna - Versione B” di Andrea Gatti
Questo catalogo è stato stampato nel mese di maggio 2016 da PixartPrinting su carta Classic demimatt patinata opaca 130 g/m2 per l’interno e
300 g/m2 per la copertina.
EVANGELION 1995-2015:
20 anni tra morte e rinascita, decostruzione e ricostruzione
~PRIMA PARTE~
di Ilaria Azzurra Caiazza, Distopia Evangelion
Parlare di Neon Genesis
con manie, depressioni, desideri, affetti e legami.
Evangelion è veramente
difficile: riassumere in poche
RISCRIVERE LE REGOLE
righe cosa accade nella
A metà degli anni ‘90 Evangelion segna un momento di rottura e decostruzione del genere
mecha: presenta volutamente
numerose citazioni e riferimenti di famose serie anni ‘70-’80,
prima fra tutte Space Runaway
Ideon e Mobile Suit Gundam di
Yoshiyuki Tomino, così come di
opere di Leiji Matsumoto o Go
Nagai, ma si concentra più sulla
profonda introspezione psicologica dei protagonisti che sugli
elementi fantascientifici e d’azione.
serie è impossibile, a meno
che non si voglia dare solo
una vaga idea della trama
fantascientifica.
A prima vista il plot non ha molto
di originale: nel 2015 un ragazzo
di 14 anni, di nome Shinji Ikari,
viene convocato nella città fortezza di Neo Tokyo-3 da suo padre, Gendo Ikari, che non vede
da tre anni e con cui non ha rapporti, per pilotare un robot, l’unità Evangelion-01, durante un
attacco al Giappone da parte di
un essere mostruoso proveniente da chissà dove.
Al primo attacco ne seguono altri
e il ragazzo sarà presto affiancato da due compagne di squadra,
Rei e Asuka: insieme dovranno
combattere per difendere il genere umano.
Ad un’analisi più approfondita si
può notare che la forza di Neon
Genesis Evangelion non sta nella trama innovativa, ma nel ribaltare completamente le regole di
un genere pilastro dell’animazione giapponese, il mecha, e
nello sviluppare dei personaggi
profondi e complessi come pochi in assoluto, dando tantissimo
spazio non solo al protagonista,
ma anche a tutti quelli che gli si
muovono intorno: ciascuno è caratterizzato nei minimi dettagli,
2
Pur mantenendo numerosi clichés di genere, che un otaku
come Hideaki Anno dimostra di
conoscere a menadito, il regista
e sceneggiatore, alla maniera di
un Tarantino nipponico, decide di
ribaltare tutte le regole e dettarne
di nuove, spiazzando lo spettatore e lasciandolo a bocca aperta,
senza quasi che quest’ultimo se
ne renda conto.
Il protagonista è un pilota, ma
non è un eroe: non è impaziente
di immolarsi per dimostrare il suo
valore ed è invece pieno di dubbi e paure; le bellissime ragazze
che lo circondano non vivono
alla sua ombra, ma quasi lo prevaricano con la loro ingombrante
presenza – Misato e Asuka nello svolgersi dell’azione; Rei per
sottrazione, diventando in poco
tempo addirittura il personaggio
simbolo della serie, pur avendo
un numero limitato di battute: Rei
appare piuttosto che agire.
L’azione c’è, ma non troppo, e
ogni episodio non si concentra
interamente sul combattimento,
sviluppando una trama-indovinello legata a numerosi misteri
da risolvere: cosa sono gli Angeli?
Cosa sono gli Eva?
Cos’è il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo?
Lo spettatore è trascinato sempre più a fondo e capita spesso
che abbia più informazioni del
protagonista.
Nemmeno i robot vengono sottratti a questa operazione di decostruzione già cominciata anni
addietro da Gundam.
Evangelion si spinge oltre: i mecha non sono robot onnipotenti,
come potevano esserlo Mazinger Z e i vari super robot, né solo
armi, come nel sottogenere real
robot, ma esseri umanoidi legati intimamente ai piloti, i quali si
posizionano all’altezza dell’utero
per governare gli Eva, in un mistico ritorno alla posizione fetale,
alla ricerca della protezione e del
legame tra madre e figlio.
EVANGELION RIFLETTE LA
SOCIETÀ GIAPPONESE E LE
PSICOSI CONTEMPORANEE
Evangelion, pur essendo un
anime fantascientifico, offre uno
spaccato spietato e lucido della
società giapponese contemporanea.
Quello di Evangelion è un mondo
di madri scomparse e desiderate
e di padri che scaricano colpe e
responsabilità sui bambini – non
a caso i piloti sono Children di
nome e di fatto : la dea ex machina della storia è Yui Ikari, che
arriva a fondersi con l’Unità-01,
mentre il vero antagonista di
Shinji, più degli stessi Angeli, è
Gendo Ikari, padre ossessionato
dai propri dolori e incapace di
pensare al bene del figlio.
Evangelion è anche un gioco di
specchi, dove ogni personaggio
non rappresenta solo se stesso,
ma soprattutto un “tipo” psicologico o addirittura un vero e proprio complesso:
• La storia degli Ikari non è solo
quella di una vicenda familiare,
ma è anche la rappresentazione del complesso edipico, complicato dalla presenza del clone
Rei, verso cui sia Shinji che Gendo provano attrazione;
• Asuka soffre il senso di abbandono a cui oppone l’ormai
famoso “Guardatemi tutti!”: sua
madre muore suicida, impazzita
in seguito a un incidente legato
alle prove di attivazione dell’Unità-02 e suo padre si disinteressa
completamente di lei, lasciandola con Misato prima e Kaji dopo,
durante la sua formazione come
pilota e la sua crescita come
adulta;
• Ritsuko è gelosa di sua madre
al punto da replicarne le gesta
lavorative e gli errori sentimentali;
• Misato, apparentemente simpatica ed espansiva, in realtà è
completamente incapace di relazioni sentimentali stabili con un
uomo a causa del rapporto conflittuale con suo padre, a cui deve
la vita, ma che contemporanea-
mente detesta: l’uomo, invece di
dedicarsi alla figlia e alla moglie,
era completamente assorbito dal
proprio lavoro di scienziato.
attorno a una circostanza o a un
personaggio.
Possiamo così suddividere la
storia nel seguente modo:
Per lo spettatore diventa facile
identificarsi con almeno uno dei
personaggi di Evangelion e legarsi profondamente all’opera, eppure proprio la presenza di psicosi
così evidenti nei personaggi ha
portato alcuni spettatori a odiarli
tanto quanto l’altra fetta di pubblico li ha amati: i personaggi di
Evangelion portano sullo schermo le debolezze umane, quelle di
cui di solito non si vorrebbe parlare né tantomeno vedere in una
serie nata per l’intrattenimento.
• Primo macroblocco, episodi 1-6:
la prima coppia di episodi è dedicata alla presentazione del protagonista e dell’ambientazione;
la seconda al rapporto tra Shinji
e quelli che diventeranno i suoi
amici, Toji e Kensuke; la terza
ruota attorno al mistero di Rei;
Evangelion finisce per spaccare il
pubblico e chi lo detesta lo detesta visceralmente, così come chi
lo ama lo ama appassionatamente; non c’è spazio per l’indifferenza perché Evangelion divide:
molti lo accusano di avere una
trama eccessivamente cervellotica o piena di misteri irrisolti,
additati come facili espedienti
narrativi per chiudere un intreccio
mal gestito, ma questi sono problemi presenti anche in altre serie
e queste ultime non suscitano nei
loro detrattori lo stesso odio che
suscita Evangelion nei propri.
STRUTTURA DELLA SERIE
La trama di Evangelion funziona
come un orologio svizzero e si
snoda in un perfetto rimando di
simmetrie continue dall’episodio
1 all’episodio 21: tre macroblocchi da 6 episodi più un settimo
di decompressione; all’interno di
ogni blocco possiamo individuare
tre coppie di episodi, che ruotano
• Il 7° episodio, quello del Jet Alone, è apparentemente un filler,
invece colloca la Nerv in una realtà politica e militare più ampia;
• Secondo macroblocco, episodi
8-13: la prima coppia di episodi è dedicata ad Asuka e al suo
stravolgere la vita degli altri personaggi: con l’arrivo di Asuka
la serie diventa più positiva e
allegra, almeno per un po’; la
seconda è dedicata alla collaborazione tra i 3 piloti di Eva; la
terza è incentrata sulle strateghe
della serie, Misato e Ritsuko;
• Il 14° episodio è di nuovo un
episodio apparentemente filler,
con il classico riassunto di metà
stagione: in realtà si addentra nel
mondo della Seele;
• Terzo macroblocco, episodi 1520: la prima coppia è quella in cui
il tono della serie cambia completamente e vediamo Shinji alle prese con il suo primo viaggio introspettivo, attraverso l’incontro con
Gendo davanti alla tomba di Yui
e poi nell’incontro con Yui all’interno dell’Eva-01; gli episodi 17 e
18 ruotano attorno alla tragica vicenda di Toji; nella coppia 19-20
Shinji raggiunge la massima con-
sapevolezza del suo ruolo come
essere umano e come pilota;
• Il 21° episodio, con cui cominciano le puntate di cui esiste
anche la versione director’s cut,
racconta in un lunghissimo flashback la storia delle origini della
Nerv.
Con gli episodi 22-24, che raccontano il precipitare degli eventi
verso l’epilogo della serie, Evangelion raggiunge il suo climax:
l’episodio 22 dipinge il tracollo
psicologico di Asuka e, se Asuka
aveva portato l’allegria con il suo
arrivo, il suo annientamento segnerà il punto di non ritorno di
Evangelion, delineando una visione cupa e terribile dell’esistenza umana; nel 23° gli spettatori
devono dire addio a Rei II e alla
sua progressiva conquista dell’umanità: bisogna lasciare posto a
Rei III e all’avvento di Lilith; il 24°
vede l’entrata in scena e la morte di Kaworu, che in quanto Angelo del libero arbitrio ha come
unica possibilità di scelta quella
di sacrificarsi e farsi uccidere da
Shinji.
La storia fin qui narrata lascia
volutamente irrisolte alcune
questioni importanti e, usando
un meccanismo narrativo tipico
di tutte le opere post-moderne,
anche il finale resta aperto: ogni
spettatore deve riversare nella
storia il proprio vissuto, trovando
spiegazioni personali, e solo in
questo modo gli episodi 25 e 26
trovano la loro compiutezza.
televisivo, ampliandone la visuale e inglobando le vicende di tutti
i personaggi comprimari; nonostante ciò, per ogni questione apparentemente risolta e conclusa,
nuovi quesiti vengono posti allo
spettatore e lasciati senza risposta.
Il finale di Evangelion è uno e
molti finali e il regista si diverte,
a film ormai concluso, a muovere un ulteriore passo in avanti,
giocando con lo spettatore e proponendo un emblematico “One
more final”: anche per questo
motivo di Evangelion si parla da
20 anni.
Gli spettatori possono e devono
fare speculazioni, anche in assenza di conferma ufficiale da
parte della produzione circa le
molte teorie elaborate dal pubblico.
Tutte queste scelte effettuate da
Anno possono sembrare solo
un gioco stilistico, ma non è così
perché le storie che interessano
sul serio al regista, cioè le storie dei personaggi, le storie con
la “s” minuscola, trovano il loro
compimento, mentre è la Storia
generale, la storia con la “S” maiuscola che riguarda gli Angeli,
il destino dell’umanità e le altre
questioni fantascientifiche, a restare avvolta nel mistero.
Il finale cinematografico offre più
spazio all’azione, ma allo stesso
tempo dilata il viaggio introspettivo di Shinji, mostrato nel finale
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EVANGELION 1995-2015:
20 anni tra morte e rinascita, decostruzione e ricostruzione
~SECONDA PARTE~
di Filippo Petrucci, Distopia Evangelion
Fin troppo spesso ci si
UN PO’ DI STORIA
imbatte nel luogo comune
La prima puntata di Evangelion
fu trasmessa il 4 ottobre 1995
in una fascia oraria inadatta al
pubblico di riferimento e, anche
per questo motivo, partì in sordina, ma già alla prima visione
sorsero polemiche a livello nazionale sugli ultimi due episodi.
Con le repliche notturne Evangelion, lentamente ma inesorabilmente, iniziò a diventare molto popolare.
Da circa metà serie il tono di
Evangelion vira verso l’introspezione e la cupezza, mentre di
pari passo si acuiva la depressione del regista Hideaki Anno,
nata dallo stress della produzione di Nadia - The Secret of
Blue Water e lo studio Gainax si
dibatteva tra la scarsità di risorse economiche e la mancanza
di tempo.
secondo cui Evangelion
sarebbe un prodotto
mediocre, dal minimo impatto
sulla cultura giapponese e
sul mondo dell’animazione.
Basterebbe citare quanto
scritto da David Samuels in
un articolo pubblicato su di
theatlantic nel 2007, ovvero
che Evangelion ha plasmato la
mente dei giapponesi sotto i
quarant’anni come nient’altro
ha fatto in occidente, ad
eccezione forse di Star
Wars negli Stati Uniti e dei
Beatles nel Regno Unito, per
sedare una volta per tutte le
polemiche che inevitabilmente
sorgono appena si parla di
Evangelion, ma forse è il caso
di approfondire comunque la
questione.
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A un primo sguardo Evangelion
potrebbe essere bollato come
l’apoteosi del fanservice: belle
adolescenti, erotismo di fondo
e robottoni sono tutto ciò che
gli otaku possono desiderare in
un’opera di intrattenimento, ma
questo è solo uno specchietto
per le allodole.
Evangelion riflette sia il percorso di Anno e della Gainax che
la società nipponica degli anni
‘90 e dell’epoca attuale, e anche per questo motivo tutti in
Giappone, anche quelli che non
l’hanno mai visto, conoscono e
riconoscono Evangelion.
Ma perché quest’opera è entrata così profondamente nell’immaginario collettivo di una nazione come pochissime altre
avevano fatto in precedenza?
LA DECOSTRUZIONE
DI UN GENERE
La forza di Evangelion consiste
nel rivoluzionare tutti i codici
decostruendo il genere mecha,
forse il più importante e significativo tra quelli dell’animazione giapponese, proseguendo
il percorso tracciato da Mobile
Suit Gundam in precedenza.
La rivoluzione parte dal pilota,
il vero protagonista di ogni serie mecha che si rispetti: Shinji,
contrariamente ai suoi predecessori, sale a bordo del robot
controvoglia perché ha paura
e non vuole assumere sulle
proprie spalle le responsabilità
che il padre Gendo e la società
vogliono affibbiargli; il grido di
ribellione al sistema parte proprio da lui.
Le figure femminili, in precedenza o assenti, o subordinate, o
addirittura ridotte a macchiette,
in Evangelion sono personaggi
potentissimi a tutti livelli: Asuka,
Misato e Ritsuko la fanno da padrone diventando a pieno titolo
elementi indispensabili del successo di Evangelion, e che dire
di Yui Ikari, in tutti i sensi dea ex
machina della serie?
La stessa Rei, icona esasperata
della donna ideale secondo gli
otaku, passiva, statica e obbediente, alla fine prende coscienza di sé e si ribella al ruolo di oggetto che Gendo e un certo tipo
di pubblico le hanno assegnato.
Per tutti questi motivi Evangelion o – meglio ancora – Eva è
donna.
I mecha stessi di Evangelion
sono un’assoluta novità: non
più tozzi, incassati e metallici,
ma slanciati e organici, entità
in cui carne e metallo, uomo e
macchina si fondono giungendo a uno stato pseudodivino o
pseudodemoniaco – l’aspetto
degli Evangelion è palesemente
ispirato a quello degli Oni.
SUGGESTIONI E RETAGGI
Anno inserisce in Evangelion
moltissime citazioni otaku e scifi perché egli stesso è un otaku
nonché un appassionato di
fantascienza proveniente dalla
subcultura degli anni ‘80 che
aveva come riferimenti, tra gli
altri, appunto Gundam e Space
Runaway Ideon, un humus dove
crescevano aspiranti autori,
scrittori e registi grazie a fanzine,
fanfiction, dojinshi e convention,
ma Evangelion è anche la critica
a questo sistema di cui Anno è
figlio e tra i maggiori rappresentanti; da subcultura il mondo otaku è diventato l’establishment,
l’animazione è ormai prodotta
quasi esclusivamente da otaku per otaku, l’underground è
diventato mainstream in un appiattimento contenutistico, qualitativo ed etico quasi totale.
Evangelion è stato il tentativo di
scardinare questo sistema sia a
livello dell’industria sia a livello
della fruizione.
Se è vero che in parte Evangelion è diventato ciò che ha condannato, perché la gallina delle
uova d’oro del merchandise e
dei prodotti a tema non fa altro
che proporre le nostre beniamine come oggetti, è altrettanto
vero che Evangelion ha avuto i
suoi effetti positivi nell’industria
dell’animazione: scardinando gli
stilemi di un genere, Evangelion
ha dato vita a una serie di epigoni più o meno riusciti ma la sua
influenza è giunta fino a generi
che con Evangelion apparentemente non hanno nulla a che
fare, introducendo elementi di
cupezza e introspezione: anche
grazie al fermento provocato da
Evangelion nell’industria, negli
anni immediatamente successivi hanno visto la luce capolavori
del calibro di Cowboy Bebop,
Serial Experiments Lain e Revolutionary Girl Utena, e molto probabilmente senza Evangelion
non avremmo mai avuto opere
come The Melancholy of Haruhi
Suzumiya e Puella Magi Madoka Magica, quest’ultima decostruzione del genere majokko.
Il pubblico stesso, chiamato
in causa da Evangelion e da
Hideaki Anno, è diventato più
esigente e non più relegato al
ruolo di mero fruitore.
EVANGELION È QUI PER
RESTARE
Da venti anni Evangelion è
ovunque, sulla bocca di tutti, negli innumerevoli prodotti a tema
Eva e nei vari spin-off, nelle citazioni/tributo in altre opere, una
su tutte il manga Keroro di Mine
Yoshizaki.
Possiamo ritrovare moltissime scene e situazioni tratte da
Evangelion in quasi tutti i prodotti d’intrattenimento giapponesi,
dalla posizione riflessiva assunta da Gendo alla scena di Asuka
e Rei in ascensore, alla discesa
di Kaworu nel Terminal Dogma.
da vent’anni e ancora si parlerà.
Per citare una frase di Hideaki Anno del 2007 in occasione
dell’annuncio della tetralogia
del Rebuild of Evangelion, «Nel
corso degli ultimi 12 anni non
c’è stato alcun anime più nuovo
di Eva».
Contrariamente a molte serie
giapponesi che hanno subito un
gran successo per poi languire
nell’oblio, di Evangelion si parla
GLOSSARIO
Anime: abbreviazione di animation, con cui in Giappone si indicano
i prodotti di animazione
Manga: termine con cui in Giappone si indicano i fumetti; nel resto
del mondo è generalmente usato per riferirsi ai fumetti giapponesi
Convention: eventi in cui gli appassionati possono incontrare
esperti e autori di opere di intrattenimento
Mecha: abbreviazione di mechanical, con cui in Giappone si indicano tutti gli oggetti meccanici, in particolare i robot e per estensione
tutte le storie in cui essi compaiono; il genere mecha è uno dei
principali generi dell’animazione giapponese
Director’s cut: versione alternativa di un’opera cinematografica o
televisiva, realizzata così come è stata ideata dal regista
Dojinshi: pubblicazioni autoprodotte di vario tipo, realizzate da
appassionati o da professionisti all’esterno dell’industria ufficiale
dell’intrattenimento
Fanfiction: storie create dai fan, con personaggi e ambientazioni
tratti da opere ufficiali
Fanzine: pubblicazioni non ufficiali prodotte dai fan di un particolare
fenomeno culturale
Filler: materiale non appartenente agli archi narrativi principali di
un’opera seriale, inserito come riempitivo
Majokko: lett. streghetta; uno dei principali generi dell’animazione
giapponese, incentrato su storie aventi come protagoniste ragazzine con poteri magici; conosciuto anche come maho shojo (ragazza
magica)
Oni: figure folkloristiche giapponesi, esseri mostruosi simili a demoni o orchi
Otaku: termine con cui in Giappone si indicano persone aventi una
passione intensa, se non addirittura totalizzante; spesso il termine
è associato agli appassionati di anime e manga
Real robot: sottogenere del mecha in cui i robot sono mostrati
come meri strumenti meccanici e armi convenzionali
Sci-fi: abbreviazione di science fiction, ovvero il genere fantascientifico
Spin-off: opere derivate, sviluppate a partire da un’opera principale,
di cui vengono mantenuti l’ambientazione o il cast dei personaggi
Super robot: sottogenere del mecha in cui i robot sono macchine
pressochè indistruttibili e onnipotenti
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VÉNTI
DI PASSIONE
~ 20 anni di croce e delizia ~
Divagazioni e testimonianze affettive. Le emozioni, le sensazioni e le riflessioni che
Evangelion ci ha regalato in questi primi vent’anni dalla sua uscita. Ce le raccontano i
saggisti Ginaluca Di Fratta, Fabio Bartoli, Andrea Fontana e lo sceneggiatore Luca Vanzella.
YOU CAN (NOT) UNDERSTAND
Gianluca Di Fratta, saggista
Le prime immagini di Evangelion di cui abbia
memoria sono legate a un combattimento
danzante, un rondò di gambe unite in una sola
falcata, di due improbabili robot – allora non
sapevo che c’era molto di più dietro e dentro
la macchina – dalla fisionomia abbastanza simile e dai colori sgargianti. Immagini sporche
e tremolanti, dai colori sbiaditi e opachi – ma
che per quei tempi erano più che soddisfacenti – restituite con parsimonia da una videocassetta di plastica rossa che girava con un
fischio meccanico negli ingranaggi macinati di
un vecchio videoregistratore in un pomeriggio
di un giorno qualsiasi, di un mese qualsiasi,
nella seconda metà degli anni Novanta.
Era soltanto la risacca di un’onda impetuosa,
di un impatto – per dirla con Evangelion - che
da lì a poco mi avrebbe completamente travolto. Fino a quel momento, per me le idee
erano abbastanza chiare: c’era una scuola
ortodossa, con robot invincibili, dalle armi
inesauribili, dai piloti insostituibili, e c’era
una scuola realista, con macchine prodotte
in serie, dall’arsenale ordinario, dai piloti al
soldo dell’una o dell’altra fazione. Punto. Ma
questa serie sconvolgeva letteralmente l’ordine precostituito, il bipolarismo perfetto a cui
ci avevano abituati decenni di animazione
robotica. E non solo dal punto di vista della
concezione della macchina che sperimentava ipotesi di carnalità col suo pilota, materna,
uterina, invasiva come solo le più cupe suggestioni di una produzione di genere cyberpunk antecedente e contemporanea avevano
fino allora mostrato. Ma anche e soprattutto
nella struttura del racconto, non più lineare
e logica nelle sue evoluzioni ma suggestiva
ed imperscrutabile nelle sue interpolazioni. Si
intravedeva, oserei dire, l’ombra dello yugen,
di una estetica tipicamente giapponese volta
a dissipare la nitidezza dell’immagine per restituirla tra luci e ombre in una chiave onirica,
volutamente incompiuta. In realtà, qualche
anno dopo avrei scoperto che le cose erano
molto meno complicate di quanto il mio senso
critico volesse per forza attribuirle, ma mi piace pensare che non tutto ciò di cui Neon Genesis Evangelion sia stato infarcito sia frutto di
un semplice capriccio, di una boutade del suo
geniale regista.
Ancora oggi, a distanza di anni da quella prima visione, la mia opinione non è cambiata
poi tanto. Ho rivisto per l’ennesima volta tutta
la serie, nella sua veste rinnovata, e i lungometraggi che ne sono seguiti, nelle loro diverse punteggiature, prima di buttarmi nella
visione dell’ultimo capitolo cinematografico
sul grande schermo di un cinema di provincia appena qualche anno fa. Pur cercando
di fare ordine nelle ramificate ipotesi di evoluzione della trama, dei personaggi e delle
loro relazioni, ho finito ancora una volta per
ritrovarmi a gestire una matassa inestricabile
e, per quanto abbia tentato di riempire i vuoti
con congetture personali frutto di anni di approfondimenti critici e di letture convergenti e
tangenziali, alla fine mi sono arreso all’ineluttabilità del senso di Evangelion. Un senso di
angoscia e di meraviglia, di stupore e di smarrimento, di pieno e di vuoto.
E per chiunque lo avesse colto… «Congratulations!»
IERI COME OGGI: EVANGELION E LA SUA EREDITÀ
di Andrea Fontana, critico e saggista
Quando vidi Neon Genesis Evangelion per la
prima volta vissi un’epifania. Era un periodo
d’oro per l’importazione italiana di animazione
giapponese, MTV Italia si stava prodigando
nel proporre in prima serata alcuni titoli cruciali di quella che, in seguito, sarebbe stata
definita Nuova Animazione Seriale, un’ondata che aveva portato freschezza alla serialità
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animata nipponica. Nel mio percorso di analisi
dell’animazione giapponese, che negli anni
mi ha portato a scrivere e curare alcuni volumi dedicati all’argomento, un posto d’onore
lo occupa proprio Evangelion che merita tutto il successo e la celebrazione che gli sono
stati dedicati. Vent’anni di Evangelion, per me,
sono semplicemente una conferma. Ancora
oggi, infatti, ritrovo le sue scelte stilistiche, il
suo approccio sperimentale, il taglio filosofico,
in molte produzioni contemporanee, a testimonianza del fatto che l’impatto che ha avuto non
è stato devastante solo per noi spettatori e/o
studiosi, ma anche per chi l’animazione la fa.
Non è forse un caso che il papà di Evangelion,
Hideaki Anno, è colui che è stato considerato il
più vicino a raccogliere l’eredità di un gigante
quale Hayao Miyazaki. Evangelion, con tutta
la stratificazione significante che si porta dietro e la sua debordante magnificenza visiva, è
anche motivo di nostalgia e severo punto di riferimento. Sono pochi, infatti, i titoli in grado di
reggere il confronto con un tale mostro sacro,
come a dire: «Bello, ma ho già visto Evange-
lion», tanta è stata la sua costante presenza,
sotto traccia e non, negli ultimi vent’anni da
divenire elemento chiave anche al di fuori della cerchia piuttosto raccolta dell’animazione
giapponese – si pensi a quanto c’è di Evangelion in un film chiaramente mainstream come
Pacific Rim di Guillermo del Toro.
La cosa che ancora mi stupisce è la sua at-
tualità in termini sociologici. Rivedendo oggi
Evangelion mi impressiona la scioccante
prospettiva di sguardo di un titolo in grado di
gettare la sua inquietante ombra su un intero
immaginario.
conti con alcuni nodi ancora irrisolti della mia
storia personale – in una dimensione troppo
metafisica si muove invece Rei per generare
tale empatia – poiché, nonostante la provenienza giapponese dell’opera, hanno una radice e una portata universali: il rapporto con
i genitori e il gruppo dei pari, la necessità di
una crescita effettiva e le responsabilità che
essa comporta, la convivenza con i lasciti
della propria remota biografia psichica sono
elementi cruciali dell’esistenza di ognuno, sia
che egli viva nella futuristica Neo Tokyo-3 o
che sia cresciuto come il sottoscritto in un piccolo paese della provincia, e sono destinati
ad accompagnarci anche oltre la stessa adolescenza che, data la sua dimensione di età
liminale, ne amplifica comunque la portata in
sommo grado.
Nelle mie difficoltà di allora, di giovane uomo
che annaspava incerto in un’altra età di
passaggio, gli slanci verso possibilità nuove e inesplorate si intrecciavano alle ormai
proverbiali ansie e inquietudini della propria
generazione. Quella precedente, rea di aver
lasciato in eredità una società più difficile e
complessa, era spesso il bersaglio dei miei
sfoghi e dei miei rancori, così come Gendo
Ikari lo è di quelli di suo figlio Shinji. Proprio
per questo penso che Evangelion sia entrato
nella mia vita nel momento giusto: il percorso
di perfezionamento interiore proposto dalla serie era lo stesso che io ero chiamato a
perseguire. Depurarmi dalle residue scorie di
vittimismo e smetterla di proiettare le mie frustrazioni sugli altri, tanto più veementi quanto
più il rapporto fosse di prossimità, era quello
che dovevo fare, per accorgermi di come in
fondo, pur nell’innegabilità di alcuni problemi
oggettivi, tutto quello di cui avessi bisogno,
tutto l’amore da cui trarre coraggio e linfa
vitale per iniziare una nuova fase della mia
vita, fosse intorno a me, proprio lì dove io non
riuscivo a coglierlo.
Dedicarmi alla fruizione di trame avvincenti
e misteriose, in cui si muovono messaggeri
giunti dal cielo che costringono a dare forma
all’anima e robot antropomorfi che si sviluppano di pari passo a essa, pilotati da ragazzi
realisticamente fragili e insicuri a cui è affidata la sorte del mondo – e qui è evidente il debito di Hideaki Anno nei confronti di un altro
grande maestro dell’animazione giapponese,
Yoshiyuki Tomino – è stato davvero il modo
più bello e affascinante per fare i conti con me
stesso e rinascere. Per questo, oltre al mio
«Tanti auguri!» a Neon Genesis Evangelion
non possono che andare anche il mio sentito
«Grazie» e le mie... «Congratulazioni!»
STORIA DI UNA RINASCITA
di Fabio Bartoli, saggista
Quando Shinji Ikari, Asuka Soryu Langley e
Rei Ayanami fecero la loro comparsa sugli
schermi giapponesi prima e italiani poi avevo circa la loro stessa età. Mi trovavo infatti
nel pieno dell’adolescenza, durante la quale
però, per via di quella impellente esigenza di
collocarsi in anticipo nel mondo degli adulti,
avevo relegato nella soffitta della mia infanzia gli anime e ogni prodotto culturale affine.
A differenza dei Children di Neon Genesis
Evangelion, che adolescenti lo resteranno in
eterno, io nel corso degli anni sarei poi ovviamente cresciuto, facendo il mio personale
incontro con loro in seguito, nel mezzo del
percorso che ha portato questa pietra miliare
dell’animazione nipponica a compiere i suoi
primi venti anni.
Nella fase di attraversamento di quel periodo
incerto che per molti coincide con la fine degli
studi, decisi di dedicare una parte del mio –
allora – abbondante tempo alla scoperta di
questa enigmatica serie animata, accorgendomi di come, a dispetto delle mie velleità di
imberbe, mi identificassi con i teenager suoi
protagonisti proprio una volta che adulto lo
ero diventato davvero. Le vicende del timido
e introverso Shinji e dell’irruenta Asuka, la
cui durezza maschera in realtà una fragilità
altrettanto marcata, mi costrinsero a fare i
BLOOD TYPE BLUE: LA BIOLOGIA METAFISICA E IL FASCINO DELLE TECNOCIARLE
di Luca Vanzella, sceneggiatore
Dobbiamo espellere il nucleo di antimateria
abbassando gli scudi di fase! Invertiamo la
polarità del getto di neutroni! Il flusso canalizzatore necessita di 1,21 gigawatt! Parsec!
Positroni! Quadridimensionale!
Uno dei topoi della fantascienza è l’uso spericolato del linguaggio scientifico, a volte applicato accuratamente e a volte fatto sublimare
in una nube indistinta di termini tecnici incomprensibili, il cosiddetto Technobabble – traducibile come tecnobalbettio o una tecnociarla.
Il Technobabble può essere totalmente farlocco e funzionare da fumogeno per coprire un
deus ex machina con una vaga scientificità
– pensiamo al Doctor Who e al suo cacciavite
sonico – o può essere generato dalla logica
interna del mondo narrativo ed essere, almeno all’apparenza, plausibile, per quanto un po’
criptico – e qui pensiamo a Star Trek.
Anche se spesso e volentieri tutti i discorsi
ipertecnici risultano incomprensibili, se non
proprio ridicoli, è difficile resistere al loro fascino: danno un senso di coerenza al mondo di
finzione, gli danno uno spessore e una specifica consistenza, e poi hanno un loro suono
ammaliante e ipnotico.
Neon Genesis Evangelion ha, tra i suoi nu-
merosissimi meriti, quello di aver portato le
tecnociarle a vette altissime tanto da farle
trascendere in una sorta di poesia. I discorsi
sul ponte di comando della NERV sono, nei
primi episodi, plausibili: il botta e risposta dei
tecnici, gli ordini impartiti drammaticamente, i
sensori che rivelano qualcosa di scioccante;
tutta una coreografia da Corazzata Yamato
che Hideaki Anno padroneggia dai tempi del
Nautilus de Il mistero della pietra azzurra.
Qualcosa però suona strano e esoterico: cordoni ombelicali, computer-magi e Angeli dal
gruppo sanguigno blu – detto anche diagramma o pattern blu.
Con gli Angeli che diventano man mano più
alieni e con sempre più elementi che emergono su come funziona quel mondo si arriva
a discorsi assolutamente deliranti e meravigliosi.
Leliel, il dodicesimo Angelo è «una realtà volumetrica definita da un diametro di 680 metri con uno spessore pari a tre nanometri, tale
fisicità ipersottile è mantenuta tramite un A.T.
Field invertito e al suo interno si espande uno
spazio-numeri immaginario chiamato Mare
di Dirac». L’unico modo per sconfiggerlo è
«sganciare nel centro dell’obiettivo tutte le
992 bombe N2 attualmente esistenti tramite
un utilizzo sincronico degli A.T. Field dei due
EVA rimasti che causeranno un’interferenza
di un millisecondo nei circuiti-numeri immaginari dell’Angelo».
E quando Shinji si dissolve nell’Eva provano a recuperarlo tramite «impulsi ego-confine» e anche se all’inizio «la destrudo non
è rilevabile» purtroppo «l’ego-confine risulta
fissato in un ciclo indefinito» provano allora
a «irradiare tutte le forme d’onda in tutte le
direzioni» ma «i segnali messi rimangono intrappolati nello spazio di Klein» e «si registra
un diagramma seppia»!
L’incontro e lo scontro di termini e contesti
così distanti genera un mondo di suggestioni,
un mondo in cui l’astratto e il materiale, il teorico e il concreto, l’intangibile e il reale interagiscono e si scontrano – dopotutto siamo in
un mondo dove esistono corsi di biologia metafisica all’università. In Evangelion l’anima è
un ente misurabile ed è quindi inevitabile che
siano i termini delle scienza, le tecnociarle, a
descrivere l’impalpabile e l’etereo, per fortuna senza perdere il fascino e il suono di ciò
che normalmente compie questo lavoro, la
poesia.
7
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Eva-01 in Bologna - Versione A • Andrea Gatti
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Eva-01 Awakening in Bologna - Versione A • Andrea Gatti
10
Alone • Marco Trisorio
11
Just another sunrise • Martina Batelli
12
The Hand • Diana Mercolini
13
Don’t Kill Me • Sara Fabrizi
14
Return to Ash • Sara Fabrizi
15
An die Freude • Giorgio Abou Mrad
16
Rei • Rita Petruccioli
17
Senza titolo • Jacopo Camagni
18
Senza titolo • Jacopo Camagni
19
Katsuragi • Fabrizio Ricci
20
Senza titolo • Valentina Pelizziari
21
Eva-00 in berserk • Francesco Franzoi
22
Shasakel • Georgia Belletti
23
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A
HUMAN
WORK
FABRIZIO RICCI
dronio.com
lazarustp.altervista.org
Le due cose che mi colpirono subito al
mio primo impatto con Evangelion furono il
fascino di Rei e il fatto che gli Eva fossero
i primi mecha che vedevo sanguinare.
Questa cosa fu sconvolgente per me e mi
lasciò incollata allo schermo.
Ben prima di riuscire a vedere la serie,
ricordo che divoravo le immagini di
Evangelion su Newtype e da quelle immagini
l’elemento che mi affascinava di più era Rei.
Mi sono affezionata a lei e alla sua estetica
molto prima di sapere che ruolo avesse
nella serie.
Ora a posteriori percepisco Rei come un
burattino nelle mani tanto di Gendo Hikari
quanto di Hideaki Anno.
Non posso fare a meno di provare un grosso
affetto e allo stesso tempo di avere una
grossa pena per lei.
Jacopo Camagni nasce a Bologna nel
dicembre 1977, è fumettista e illustratore.
Nel 1998 vince il concorso di illustrazione
“Arena del Fumetto” di Bologna.
Dal 1998 al 2005 realizza alcune miniserie
e un albo per la serie Lupin III Millenium per
Kappa Edizioni.
Negli stessi anni realizza illustrazioni e
cover per le riviste di videogiochi N64, PSM
e PSmania.
Dal 2005 al 2007 realizza per Soleil la serie
originale Magna Veritas su testi di Marco
Felicioni.
Nel 2008 è uno dei vincitori del
Chesterquest, concorso mondiale realizzato
da Marvel Comics.
Da allora lavora per Marvel America su
alcuni dei più famosi eroi come Spiderman,
Ironman, Deadpool, Capitan America, Hulk
e Thor.
Una bambina tenuta a distanza da un padre
immerso nel proprio lavoro.
Un’adolescente, testimone e unica
sopravvissuta del disastro che ha sconvolto
il mondo.
E infine un’ufficiale della Nerv alla ricerca la
propria vendetta contro gli angeli, pretesto
per continuare a nascondendosi dall’ombra
di quel padre che ancora grava come una
maledizione su di lei.
Questi sono alcuni dei momenti disseminati
nel percorso che ha portato Misato
Katsuragi al suo incontro con lo spettatore
nel primo episodio di Evangelion.
Al contempo, il di lei caso ci dimostra anche
come possiamo trovare nei personaggi
adulti di Evangelion un riflesso delle stesse
inquietudini interiori dei Children.
GIORGIO ABOU MRAD
sarafabrizi.com
gioaboumrad.blogspot.it
Nata a Roma, classe ‘86, esordisco come
disegnatrice nel 2008 con la serie fantasy
Il Cammino dei 7 Millenni della Omniars
Edizioni. Ho collaborato con diverse case
editrici, DeAgostini, Kawama Editoriale,
Hammerle editori e Narratives. Vidi il
primo trailer di Evangelion in VHS e ne
rimasi folgorata. Eppure a oggi, credo di
avere un rapporto di amore/odio con la
serie. Nell’illustrazione ho omaggiato un
particolare del primo episodio: durante la
salita in ascensore per arrivare alla base
Nerv, si scorge di sfondo l’enorme mano di
un’Unità Eva difettosa, immersa nel liquido
scuro. Mi impressionò che fosse così umana
pur essendo un mecha e il fatto che fosse
bloccata lì, in quel gesto quasi disperato.
Mi chiamo Sara, vivo a Firenze e sono una
fumettista e illustratrice.
Ho scoperto Evangelion per la prima volta
su MTV nel lontano 2001, ed è ancora oggi
il mio anime e manga preferito.
Ho deciso di partecipare a questa
esposizione con due tributi, molto differenti
tra di loro.
Nella prima illustrazione, “Return to Ash”, ho
preferito un’impostazione in stile copertina,
con l’intento di rappresentare l’epicità e la
forza dell’universo di Evangelion.
Nella seconda invece, “Don’t Kill Me”,
mi sono concentrata su qualcosa di più
emozionale, rappresentando un lato di
Asuka che mi ha colpito molto, e che
scopriamo solamente verso la fine della
serie e nel film The End of Evangelion.
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facebook.com/geothegreekart
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Mi sono avvicinato al disegno già da piccolo
e subito ho avuto un debole per astronavi e
robot.
Andavo ancora a scuola quando ho
incrociato un Eva, e l’idea di un’anima
all’interno di un mecha mi è sembrata
grande.
Trovo che la storia sia molto intrigante,
sia per i rifirimenti alla Cabala e altri testi
antichi, sia per la trasposizione “umanoidemeccanica” di alcune figure in essi contenuti.
Le animazioni sono spettacolari, in
particolar modo quelle dei combattimenti,
per non parlare del design degli Eva.
Tutto questo mi ha fatto pensare: “Ne
voglio uno anch’io!” e così, mentre attendo
che si inizi a costruirli davvero, io provo a
disegnarli.
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GEORGIA BELLETTI
hcelam.wix.com/elamartcore
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FRANCESCO FRANZOI
facebook.com/valentinaocchiblu.art
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24
VALENTINA PELIZZIARI
La mia è stata un passione partita molto
lentamente.
Vidi la serie su MTV quando ero piccola
e assorbii come una spugna ogni tema
e riflessione che emergesse, ma non mi
ci fissai sopra, forse per via del finale: io
volevo sapere che fine facesse Asuka, di
Shinji non me ne fregava nulla!
Rivedendo però la serie in età più adulta mi
resi conto di quanto la serie abbia influito
nella mia crescita e di quanto mi sapesse
rapire con ogni sua inquadratura – e poi ho
finalmente saputo cosa succede ad Asuka
grazie al film.
Tutt’oggi continuo a disegnare Shinji e gli altri.
Per realizzare questa illustrazione sono
partita da un disegno mai finito del 2014 che
ho cercato di completare e migliorare.
||
Ciao a tutti! Sono Giorgio Abou Mrad, ho 22
anni e adoro disegnare.
Mi occupo principalmente di fumetti
– collaboro con ManFont sui progetti
riguardanti il personaggio di Esso – ma
mi piace moltissimo anche realizzare
illustrazioni.
Neon Genesis Evangelion ha segnato
fortemente la mia infanzia e la mia crescita
artistica: mi ha reso consapevole che i
cartoni animati potevano trattare temi adulti
e suscitare una vasta gamma di emozioni.
Mi ricordo bene le sere passate a guardare
gli episodi su MTV con mia sorella, e di
come sentivamo che quello non era un
anime come gli altri.
||
SARA FABRIZI
facebook.com/diana.mercolini.diaxyz
||
DIANA MERCOLINI
||
Mi chiamo Martina, sono illustratrice e
fumettista freelance, e fiorentina DOC.
Ho sempre frequentato scuole d’arte – liceo
artistico, accademia di Belle Arti, scuola
internazionale di comics –, e attualmente
lavoro per case editrici italiane e americane.
Sebbene lo conoscessi da tempo, mi
sono interessata a Evangelion soltanto
l’anno scorso, buttandomici a capofitto e
guardandomi tutto – serie e film – assieme
alla mia migliore amica: avendo la possibilità
di realizzare un’illustrazione, ho approfittato
per rappresentare sia Mari – in assoluto
il mio personaggio preferito – che Asuka
assieme ai loro Eva nella versione del
Rebuild of Evangelion, che è il capitolo che
mi ha più colpito della saga.
||
Dopo aver frequentato le scuole d’arte
ho collaborato con vari studi grafici
specializzandomi nella stampa.
Parallelamente ho lavorato anche nel settore
di preferenza, ovvero il disegno, realizzando
vari progetti tra cui un libro illustrato per
bambini e copertine per libri.
Al momento sto lavorando al mio primo
fumetto che verrà distribuito in digitale.
Parlare di Evangelion non è semplice.
È un’opera che ricordo con grande affetto.
Ho voluto rappresentare Rei perché la
considero il simbolo dell’intera saga,
un personaggio enigmatico, misterioso,
malinconico e solitario.
Guidato da questi sentimenti è stato facile
immaginarla sola e nuda in un bosco, come
se cercasse dentro se stessa le risposte.
||
Col termine mecha si indica una fantascienza
di genere incentrata su robot o macchine,
controllate da persone, che variano
notevolmente di dimensioni, forma e aspetto.
I mecha sono presenti in numerose opere
di fantasia, dalla letteratura al cinema, dai
manga agli anime, e sono una delle ragioni
per cui oggi faccio l’illustratore.
I miei mecha nascono come serie di
illustrazioni a fine 2012, ma hanno origini
lontane, sono i super robot dei programmi
TV italiani di fine anni ‘70, gli eroi che mi
facevano sognare da bambino, Goldrake,
Mazinger, Jeeg e soprattutto Gundam.
Evangelion è degli anni ‘90, quando ormai le
mie attenzioni erano rivolte altrove, per cui
lo conosco poco, ma quando un amico mi
ha detto di questa mostra e della possibilità
di contribuire, non ho esitato!
||
mortinfamiart.deviantart.com
||
MARTINA BATELLI
brusch-m.tumblr.com
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MARCO TRISORIO
agatti.com
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ANDREA GATTI
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JACOPO CAMAGNI
ritapetruccioli.net
||
RITA PETRUCCIOLI
A dieci anni ho conosciuto Evangelion e mi
ha letteralmente travolto; questa incredibile
opera ha suscitato in me tale interesse da
informarmi su qualsiasi contenuto, rimando,
teoria, illustrazione, musica e fanart.
Mi ha consentito di fare riflessioni ben più
grandi di quelle che la mia età avrebbe
dovuto porre, e tenuta per mano negli ultimi
15 anni.
La tavola inedita che ho preparato raffigura
un Angelo di mia invenzione, Shasakel.
Realizzato in tecniche miste, prende
ispirazione da libri di anatomia animale
e dalle opere di Escher; il risultato è un
incubo su due zampe con un tenue sfondo
ad acquerello, in netto contrasto con
l’inquietudine che desidero trasmettere
attraverso il soggetto.
ANOTHER IMPACT
Art by Georgia Belletti
che più di tutte è stata capace
di colpirla per i forti contenuti
psicologici e le innumerevoli
citazioni.
Georgia Belletti, italo-greca,
classe 1990, è una giovane
artista autodidatta; nel 2011
comincia il suo apprendistato
presso lo studio di tatuaggi
Body Decorators a Bologna.
La ricca quantità di stimoli
artistici da parte della sua
famiglia la porta presto a
esprimersi su carta; il desiderio
di tatuarsi è forte, sin da
bambina è incuriosita dal mondo
del tatuaggio e grazie ad un
pennarello indelebile, alla
propria pelle e a quella di amici
il suo interesse cresce
avvicinandosi prima come
cliente e poi come apprendista
tatuatrice, grazie alla guida di
uno storico tatuatore italiano:
Gian Luca Bernacchia.
L'arte in ogni sua forma la attira
e finisce con l'appassionarsi
all'animazione giapponese e al
fumetto internazionale; a 10 anni
conosce Evangelion, l'opera
Nell'autunno del 2014 comincia
a realizzare le tavole per la sua
mostra d'esordio, decidendo
di raffigurare i 17 Angeli che si
incontrano nella serie animata di
Neon Genesis Evangelion.
L'intento dell'artista è quello di
mostrare ciò che si cela dietro
a un apparente anime
mecha, il viaggio nella psiche
dei personaggi e dello
spettatore attraverso l'avvento
degli Angeli.
Con l'utilizzo di tecniche miste,
man mano che la mostra
prosegue le tavole diventano
sempre più astratte e intime,
fino alla rappresentazione
del commovente sacrificio di
un moderno martire, Kaworu
Nagisa; l'ispirazione per questa
ultima tavola è stata tratta
dall'iconografia bizantina.
facebook.com/geothegreekart
Sopra: Bardiel, il tredicesimo Angelo
Sotto: Sandalphon, l’ottavo Angelo
Nella pagina affianco: Adam, il primo Angelo
26
Nella pagina affianco: Armisael, sedicesimo Angelo
In questa pagina, in senso orario: Ireul, undicesimo Angelo, Leliel, dodicesimo Angelo, Ramiel, quinto
Angelo e Israfel, settimo Angelo
Nella pagina affianco: Sachiel, terzo Angelo
In questa pagina in senso orario: Lilith, secondo Angelo, Bardiel, tredicesimo
Angelo, Shamshel, quarto Angelo, Tabris, diciassettesimo e ultimo Angelo
Nella pagina affianco in senso orario: Matarael, nono Angelo, Zeruel, quattordicesimo Angelo, Gaghiel, sesto Angelo
Sotto: Arael, quindicesimo Angelo
32
33
AFTER THE IMPACT
Dialogo con Georgia Belletti
A cura di Ilaria Azzurra Caiazza e Filippo Petrucci, Distopia Evangelion
Poche opere come
A
Evangelion sono simili a
Filippo: È interessante l’associazione tra il Gigante di Luce
e l’embrione: quest’ultimo è impiantato in una mano che di umano ormai ha ben poco...
una partitura musicale,
perciò possiamo affermare
che la mostra monografica
D
A
M
Georgia: Ho voluto rappresentare il dualismo grafico della figura
di Adam e la mostruosità del gesto di Gendo; tutto ciò cela anche
il forte contrasto nella figura del
personaggio oltre che in quella
dell’Angelo.
Another Impact nasca
come un concept album,
in cui ogni elemento è
G: Ho accostato Sachiel all’Albero della Vita perché fosse
simbolo dell’inizio di un percorso di crescita, sia per i protagonisti di Evangelion che per gli
spettatori.
Le frasi sono tratte da dialoghi,
riflessioni e monologhi nell’arco
della serie originale; sono state
inserite per dissimulare la prima
impressione che l’anime poteva
dare e confermare la profondità
psicologica che pian piano verrà mostrata.
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
strettamente connesso
S
agli altri.
L
Guardando le tavole si
I
L
I
T
uno sguardo d’insieme,
il filo conduttore creato
G: Ho preso ispirazione dal dipinto a olio Corpus Hypercubus di
Salvador Dalì, perciò il richiamo
è decisamente surrealista.
Le due Lune sono chiaramente
quella di Lilith e quella di Adam;
ho cercato di presentarle come
due pianeti in fase di distruzione,
come fossero in bilico tra la salvezza e l’annichilimento che avverrebbe nel caso in cui gli Angeli
riuscissero nel loro intento.
dall’artista, mentre
questo dialogo
con Georgia Belletti vuole
sottolineare le peculiarità
||
di ciascuna opera/brano,
||
||
evidenziandone
||
suggestioni, riferimenti
A
M
S
H
E
L
H
Ilaria: Trovo molto evocativa la
presenza delle due Lune, Bianca
e Nera. Inoltre c’è un riferimento
al Rebuild attraverso l’elemento
dell’ipercubo, o è una suggestione surrealista?
può cogliere, attraverso
H
I: A cosa è dovuta la scelta di
ambientare in notturna una scena che originariamente ha luogo
di giorno?
G
R
A
M
I
E
L
I: Qui Ramiel sembra avvolto tridimensionalmente da elementi
geometrici che diventano paesaggio urbano.
G
H
I
E
L
F: Questa tripartizione della tavola denota un gusto tipicamente
nipponico...
G: La tripartizione che vuole richiamare la forma d’arte Ukiyo-e,
con onde a ricordare la famosissima Grande onda di Kanagawa
di Katsushika Hokusai; una piccola parentesi va fatta su come
queste onde sono state realizzate: ho tratto ispirazione dal modo
di ridisegnare le onde giapponesi
in stile americano del grande tatuatore Don Ed Hardy e le ho tinteggiate di rosso per omaggiare
le tre nazionalità di Asuka e il suo
colore emblematico.
I
G: Questa scelta è dovuta anzitutto al desiderio di rappresentare la drammaticità dello scontro
con Shamshel, in secondo luogo è legata all’incubo strisciante
che per me è stato quando lo vidi
nell’anime.
A
S
R
A
F
E
L
F: Nel corso della battaglia Israfel si separa in due metà, Ko e
Otsu. Notiamo che hai optato per
una scelta cromatica diversa da
quella originale, l’argento diventa
azzurro e l’oro diventa rosso...
G: Due metà il cui pensiero è uno
solo, che si muovono all’unisono,
da qui la scelta cromatica.
Per sottolineare il concetto ho inserito due sezioni speculari del
medesimo cervello con schizzi di
Ecoline come metafora delle sinapsi che intercorrono tra le due.
||
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
e intime emozioni.
||
S
A
C
H
I
E
L
||
||
F: Sachiel è l’Angelo di Evangelion per antonomasia.
Perché lo hai associato all’Albero
della Vita? Cosa rappresentano
gli scampoli di frasi del collage?
||
||
G: Le geometrie si fanno spigolose, in un gioco di chiaroscuro e
colori; Ramiel è mostrato nell’atto
di lanciare il suo attacco e di conseguenza l’equilibrio grafico è in
bilico.
||
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
Se gli Angeli hanno rifiutato la
forma umana, può l’Uomo ottenere una forma angelica?
al simbolo di minaccia biologica
evidenzia la natura di virus organico e informatico dell’Angelo…
G: Penso che l’Uomo possa solo
tendere a questa forma, trovo sia
destinato a fallire.
G: Ed è esattamente questo che
deve trasmettere. Oltre ad adottare una rappresentazione grafica
d’impatto e coerente ho cercato
di dare un tocco personale alla
tavola.
M
A
T
A
R
A
E
L
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
I: Il simbolo dell’occhio inscritto
nel triangolo è una citazione di
Nadia. Le rovine che hanno sostituito i palazzi di Neo Tokyo-3
sono quelle di Atlantide?
G: In realtà sono soggette a libera interpretazione, il mio intento
era coinvolgere il pubblico, motivo per cui Matarael fuoriesce dai
contorni dell’esagono e si protende verso lo spettatore.
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
S
A
H
A
Q
U
I
E
L
I: Mi ha colpito molto la resa in
bianco e nero dell’Angelo e il
conseguente trasferimento del
colore originale alla scia di fuoco,
che si accende al suo ingresso
nell’atmosfera come se fosse un
meteorite.
G: Grazie a questo stacco tra
sfondo e Angelo viene data molta
rilevanza alla sensazione di imminente impatto e al contempo profondità alla figura di Sahaquiel.
S A N D A L P H O N
I: La somiglianza dell’embrione
dell’Angelo a quello umano evidenzia lo stretto legame tra le
due specie.
dell’Unità Evangelion, l’arto perso da Toji e un richiamo a Ghost
in the Shell.
Quello del semaforo è da sempre
il fotogramma che preferisco in
tutta la serie, mi ha sempre dato
una forte impressione di drammaticità inserita in una situazione
quotidiana.
I
R
E
U
L
F: L’attenzione ai dettagli è notevole... Il codice binario associato
Z
L
E
L
I
E
G: Attraverso vari piani ho voluto
mostrare ciò che più mi ha colpito,
la distruzione dall’interno di Leliel
associata alle grandi riflessioni
che ci accompagneranno in quel
vagone, dolorose, sconfortevoli,
eppure calde, come le gradazioni
di lavatura ad acquerello che creano l’atmosfera crepuscolare.
A
R
D
I
E
R
U
E
L
R
M
I
S
A
E
L
F: Nella serie Armisael assume
due configurazioni: quella chiusa
a doppia elica e quella aperta.
Per quale motivo hai scelto la seconda? L’Eva-00 sembra quasi
rubare la scena all’Angelo...
G: Volevo dinamismo, volevo che
fosse il più rappresentativo possibile, che mostrasse al meglio il
contatto tra l’Angelo e l’Unità-00.
L
I: La tavola illustra il momento
del primo contatto mentale tra
l’Angelo e l’Uomo, rappresentato
dalla sostituzione del corpo reale
di Leliel con la prima scena all’interno del vagone ferroviario.
B
E
A
L
F: La rappresentazione del braccio sembra tratta da uno studio
anatomico anziché da una scena
di un massacro.
Potresti spiegarci l’inserimento
del dettaglio del semaforo?
G: Ci sarebbero da raccontare
diverse cose su questa tavola;
il modo in cui ho posizionato il
braccio, tendente a Bardiel, ricorda la Creazione di Adamo, quindi la contaminazione di Bardiel
I: Grazie alla colorazione delicata
dello sfondo, simile a un tessuto
orientale, gli arti superiori dell’Angelo ricordano le maniche del kimono di una geisha danzante più
che lame mortali.
G: Cosa che traspare nella serie,
il modo di combattere di Zeruel
mi è sempre parso una danza
mortale.
A
R
A
E
L
I: Le ali dell’Angelo si trasformano in mani mostruose pronte a
ghermire la bambola di Asuka
e questo violento dialogo, che
ha luogo in uno spazio interiore,
è rappresentato dal passaggio
dall’azzurro al cremisi.
La curiosità nei confronti della
natura umana provoca dolore.
G: Questo perché si va a scavare negli spazi più reconditi della mente, laddove sono sepolte
cose che si finge di aver dimenticato e, così facendo, riaffiorano
e mandano in frantumi l’animo
– risultato che mostro nella tavola con il crollo di triangoli sullo
sfondo.
T
A
B
R
I
S
F: Mi hanno molto colpito l’aureola e l’espressione estatica di
Kaworu, che danno la sensazione del martirio di un santo.
G: Questa è per me l’opera più
importante di tutte: Kaworu, e
non Tabris, ti deve guardare dritto
negli occhi con tanta dolcezza da
spezzarti il cuore.
È importante per me al punto
tale da mescolare all’acrilico
che sgorga dal collo reciso il mio
stesso sangue.
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S
H
A
S
A
K
E
L
F: Questo Angelo è una tua creazione originale. Com’è nato?
G: Shasakel deriva dalla crasi di
più nomi di Angeli e demoni di varie credenze le cui caratteristiche
mi piacevano particolarmente.
Per quanto concerne la figura ho
unito due grandi passioni, quella
per l’anatomia animale nel corpo
e quella per M.C. Escher nello
“srotolamento” nel volto umano.
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Ma sei
stupido?!
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www.facebook.com/costumestricks
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In Evangelion i colori sono scelti con cura e
precisione, ad esempio il rosso per Asuka o il
bianco per Rei, e raccontano il mondo interiore
dei personaggi: una scelta stilistica tanto forte
è continua fonte di ispirazione per le splendide
creazioni di Simona.
\\
Molte le felpe ispirate a Evangelion, serie di
cui Simona è appassionata e che è nota per
l’importanza del character design.
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Allo stesso tempo, ha pensato a come trasportare
la complessità del cosplay in capi di abbigliamento
di uso quotidiano, lanciando OTAKool, la sua linea
di abbigliamento a tema anime e manga.
\\
Sì: Sartoria Creativa è la concretizzazione di
questa esigenza: da due anni Simona disegna,
taglia, cuce e prepara accessori nel suo
laboratorio genovese, in qualità di designer e
maker di costumi e cosplay.
\\
Da appassionata di cosplay e professionista
del costume di scena, Simona ha sempre avuto
il desiderio di fondere questi mondi simili, ma
separati tra loro.
\\
La sua carriera si è sviluppata nel mondo della
moda e del costume teatrale e cinematografico:
Simona è stata designer e stylist per famosi
marchi nonché assistente della costumista
premio Oscar Milena Canonero, ha collaborato
con prestigiose sartorie di costume di Roma e
con studi di fashion design e ha lavorato come
costumista in vari spettacoli in tutta Italia.
\\
Sì: Sartoria Creativa nasce da un’idea di
Simona Cimmino.
Simona ha sempre amato il mondo dei costumi
e del cosplay e ha dedicato a queste passioni
la sua formazione: si è laureata in Design della
Moda al Polimoda di Firenze e ha frequentato
un master in Fashion and Costume Styling al
“Fashion Institute of Technology” di New York.
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36
Plugsuit
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Illustrazioni di Sara Fabrizi
ASUKA SORYU LANGLEY
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SARTORIA
CREATIVA
La plugsuit di Asuka è stata il mio primo cosplay e la mia prima felpa, dire che adoro il personaggio, il design e i suoi colori è dire poco!
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SÌ,
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Plugsuit
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Come il personaggio anche la felpa è complessa. Realizzarla è lungo e laborioso ma il risultato è incredibile! È una delle mie preferite!
SHINJI IKARI
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È il mecha più bello di sempre: la Macchina da Combattimento Umanoide Multifunzione Evangelion!
EVANGELION-01
feat. Gendo Ikari
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Quando ho visto Rei nella plugsuit nera ho pensato solo: “WOW!” I colori calzano a pennello al personaggio di quel particolare arco narrativo.
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Plugsuit
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REI AYANAMI Q
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Che dire su questa felpa: il bianco e il nero sono la perfezione, e adoro realizzare i dettagli colorati che spiccano ancora di più!
REI AYANAMI
Plugsuit
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40
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Plugsuit
Adoro il personaggio e mi ci rispecchio tantissimo! E poi è rosa! XD
MARI ILLUSTRIOUS MAKINAMI
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La sua felpa è ispirata al design dei nuovi film, ma racchiude in sé anche i colori e i dettagli delle sue precedenti plugsuit.
KAWORU NAGISA
Plugsuit
Miao!
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La divisa di Misato ha colori ben precisi: per ottenere la tonalità perfetta tingiamo personalmente il tessuto.
MISATO KATSURAGI
Uniform
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the legacy of
Evangelion
Exhibitions
Rewind & Forward
~A tribute to Evangelion’s worlds~
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Another Impact
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Sì, Sartoria Creativa
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