Valutazione di un nuovo composito nanoriempito in vitro e in vivo

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Valutazione di un nuovo composito nanoriempito in vitro e in vivo
M. Chiesa, F. Prando, A. Dagna
Conservativa
Università degli Studi di Pavia - CLOPD
Dipartimento di Discipline
Odontostomatologiche “Silvio Palazzi”
Direttore: prof. S. Bianchi
Insegnamento di Odontoiatria
Restaurativa
Titolare: prof. C. Poggio
LAVORO ORIGINALE
Valutazione di un nuovo
composito nanoriempito
IN VITRO E IN VIVO
1. Introduzione
Per decenni l’amalgama d’argento è stato il materiale d’elezione per la conservativa nei
settori posteriori; tuttavia la
crescente richiesta di restauri
estetici, non solo nei settori anteriori ma anche in quelli laterali, ha fatto passare in secondo
piano i suoi molteplici e indiscutibili pregi. Negli ultimi anni
si è osservato un progressivo
aumento di diffusione e di popolarità delle resine composite,
che si sono imposte all’attenzione sia della professione sia del
pubblico grazie alla capacità di
fornire alle ricostruzioni un’estetica simile a quella del dente
naturale.
La richiesta di otturazioni estetiche ha quindi portato a continue sperimentazioni di materiali e di tecniche, allo scopo di
soddisfare ovviamente non solo
l’estetica ma anche la funzione:
è fondamentale che un materiale da restauro sia in grado di
mantenere inalterata l’integrità
della morfologia occlusale e garantisca l’impermeabilità del sigillo marginale. La composizione delle resine composite ha suLAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
bito, nel tentativo di migliorarne
le proprietà, e quindi minimizzarne i difetti (contrazione da
polimerizzazione, ridotta resistenza all’abrasione, scarsa adesione a dentina e cemento), una
lenta e continua evoluzione, che
attualmente non si è ancora
conclusa (1-10).
Le resine composite
Le resine composite sono materiali ottenuti dalla combinazione
di una base resinosa (fase organica o matrice) con un riempitivo
(fase inorganica dispersa o rinforzante o filler). Le due sostanze
sono unite chimicamente da un
agente legante (fase intermedia o
interfacies), che viene applicato
sulla superficie delle particelle di
riempitivo. Nella matrice dei
compositi sono inoltre presenti
altre molecole: iniziatori e attivatori (per determinare la reazione
di polimerizzazione), inibitori e
ritardanti (per modulare la velocità della reazione), stabilizzatori
(per ridurre la possibilità d’invecchiamento del materiale), coloranti e pigmenti.
La maggior parte dei prodotti
contiene come base resinosa il
Abstract In vitro and in vivo
evaluation of a new nanofilled
composite material
Modern adhesive restorative systems
require a minimally invasive cavity
preparation, thus allowing a
conservative approach to hard dental
tissues. Growing aesthetic demands
and conservative trend in dentistry
have promoted the use of restorative
materials able to reproduce dental
morphology; while good qualities of
silver alloy have been
underestimated. In recent years
composite materials have evolved in
order to improve their properties;
today new products endowed with
interesting qualities based on
“nanotechnology” are available: this
resins have a new-conception filler
promising good physical, mechanical
and aesthetical qualities.
Aim of this work was to evaluate one
of those new “nano-restorative”
materials, verifying its in-vivo and invitro properties.
Key words
Composite resins,
nanotechnology,
adhesive systems
DENTAL CADMOS 4/2005 1
composto organico noto con il
nome di monomero bis-GMA,
detto anche “monomero di Bowen” (dal nome del suo scopritore), ottenuto dalla reazione
tra bisfenolo-A e glicidilmetacrilato: la polimerizzazione dei monomeri genera la resina (polimero) che funge da matrice del
restauro.
Il riempitivo è in genere costituito da minute particelle minerali di quarzo, silicio, bario, materiali vetrosi o ceramici
(75∏80% del peso totale). Esso
riveste un’importanza primaria
per le proprietà cliniche e fisico-chimiche delle resine composite.
Esiste un ampio spettro di resine composite, generalmente
classificate in base alla morfologia e alle caratteristiche dei granuli di riempitivo (1, 3, 6). Nella
pratica clinica più recente si utilizzano due principali categorie
di compositi:
- compositi microriempiti, specifici per otturazioni nei settori
anteriori, in quanto in grado di
offrire validi risultati dal punto
di vista estetico ma dotati di limitate proprietà meccaniche;
- compositi ibridi, con un più
ampio campo di applicazione.
Compositi ibridi
I compositi ibridi, giudicati oggi
i più interessanti per le loro caratteristiche cliniche, vengono
distinti in due gruppi:
- a medio contenuto di riempitivo (inferiore a 60% in volume);
- ad alto contenuto di riempitivo
(superiore a 60% in volume).
Ognuno di questi gruppi è suddiviso in due sottogruppi: uno caricato con particelle ultrafini (inferiori a 3 µm) e uno caricato con
particelle fini (superiori a 3 µm).
Nella clinica odontoiatrica si
prediligono i compositi caricati
con particelle ultrafini, dal mo2 4/2005 DENTAL CADMOS
mento che consentono di ottenere, a parità di prestazioni
meccaniche, superfici più levigate e brillanti.
Gli ibridi a medio contenuto in
riempitivo (midway-filled), formulati per restauri estetici nei
settori anteriori in situazioni di
stress elevato, trovano indicazione per le grandi cavità di
classe III e V, in tutte le classi IV
e nelle grosse ricostruzioni; non
sono utilizzati nei settori lateroposteriori.
Gli ibridi ad alto contenuto in riempitivo (compact-filled) riempiti con particelle ultrafini, materiali specifici per i settori latero-posteriori, si sono dimostrati
clinicamente molto validi anche
nei settori anteriori, investendosi così della definizione di “compositi universali”. Possono essere infatti utilizzati per otturazioni e ricostruzioni nei settori anteriori e per otturazioni e tecniche di intarsio dirette e indirette
nei latero-posteriori.
Questi materiali ibridi a piccole
particelle, detti anche “microibridi”, offrono al dentista ottime
prestazioni nel campo dell’estetica e della funzione, unificando
in un solo prodotto luminosità e
brillantezza, compattezza e resistenza. Infatti permettono una
buona lucidabilità, che, rendendo la superficie più liscia, oltre
a migliorare il risultato estetico,
diminuisce la possibilità di ristagno della placca batterica;
nel contempo, associano proprietà fisiche e meccaniche quali resistenza all’abrasione ed
elasticità, diminuendo le possibilità di usura e di frattura.
Compositi nanoriempiti
Nell’ambito dei materiali compositi la ricerca si è indirizzata
allo sviluppo e al perfezionamento di materiali definiti “universali” in grado di garantire,
per le loro qualità chimico-fisiche, un impiego sia per i settori
anteriori sia per quelli posteriori: si è mirato all’ottenimento di
caratteristiche di superficie
quali colore e lucidabilità ottimali, affiancandole alla buona
resistenza all’usura e al mantenimento nel tempo della funzione estetica. Accanto ai materiali
microibridi, che si sono dimostrati clinicamente affidabili, attualmente è stata commercializzata una nuova famiglia di resine composite, definite “nanoriempite”, oggetto del presente
lavoro. I compositi nanoriempiti
vengono indicati come materiali
dotati di qualità estetiche e fisico-meccaniche peculiari, legate
all’utilizzo della “nanotecnologia”, la quale ha permesso di ottenere percentuali di riempitivo
corrispondenti al 72-78% del peso, analoghe alle percentuali dei
compositi ibridi comunemente
utilizzati.
Filtek Supreme (3M ESPE) è
stato il primo composito nanoriempito a essere introdotto sul
mercato: la tecnologia del suo
nuovo riempitivo si basa sui
“nanomeri”, le unità minime del
riempitivo, ulteriormente aggregate in unità chiamate “nanocluster” con dimensioni comprese
tra 20 e 75 µm. Recenti indagini
(11-13) indicano che il materiale, grazie a questa peculiarità,
consente di ottenere restauri
con una superficie estremamente levigata: nel processo di lucidatura, quando si abrade lo strato superficiale, si ottiene il distacco dei singoli nanomeri che,
essendo di dimensioni estremamente piccole, permettono di ridurre significativamente l’effetto cratere, molto più visibile nei
restauri effettuati con i compositi ibridi tradizionali. Inoltre
Filtek Supreme, grazie al basso
indice di abrasione e di contraLAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
zione, unisce le proprietà meccaniche di un composito ibrido
con le caratteristiche estetiche
di un composito microriempito.
Con Filtek Supreme si possono
impiegare differenti tecniche di
stratificazione: single-shade,
utilizzando un solo colore, oppure multi-shade, sfruttando a
pieno i 32 colori differenti suddivisi in quattro livelli di opacità
(dentina, massa base, smalto e
traslucente) e ottenendo quindi
i migliori risultati estetici (tabella I). Un disco guida contenuto
nel kit serve da ausilio nell’eseguire e nel trovare la giusta
combinazione delle diverse
masse di materiale (per la tecnica multi-shade), consentendo,
anche all’operatore meno esperto, la possibilità di riprodurre al
meglio le colorazioni e le caratterizzazioni anatomiche del
dente.
2. Sperimentazione
in vitro
Materiali e metodi
La formazione di microfessure
tra otturazione e dente, dovuta
principalmente alla contrazione
da polimerizzazione, risulta essere il maggiore inconveniente
dei materiali compositi. Il “gap
marginale” rappresenta infatti
la principale causa di insuccesso di un restauro, dal momento
che viene subito invaso dai fluidi orali e pulpari, i quali possono essere colonizzati dai batteri;
la fessura dente-otturazione
consente la penetrazione dei
batteri e delle loro tossine, che
possono così raggiungere i tubuli dentinali e la polpa sottostante provocandone l’infiammazione e, talvolta, anche la necrosi. Inoltre i fluidi orali sono
veicolo di microrganismi e di
pigmenti che possono dare origine a processi cariosi secondaLAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
ri e a fenomeni di discolorazione o di pigmentazione dei bordi
del restauro.
Il fenomeno dell’infiltrazione
marginale riscontrabile nei restauri estetici diretti, è dovuto a
una serie di fattori: contrazione
del materiale durante la polimerizzazione, coefficiente di
espansione termica del restauro
non omogenea rispetto a quella
dei tessuti dentali, scarsa resistenza all’usura delle superfici
della ricostruzione sottoposte a
carico occlusale.
L’infiltrazione marginale ha da
sempre stimolato studi volti a
individuare materiali in grado di
produrre un’efficace adesione
ai tessuti dentali. Infatti, poiché
la ricerca (clinica e sperimentale) ha dimostrato che le resine
composite non offrono una sufficiente azione cario-protettiva,
si ritiene indispensabile che i restauri estetici debbano essere
coniugati con sistemi adesivi in
grado di garantire un efficace sigillo marginale per limitare al
massimo le possibilità d’infiltrazione.
Con questa indagine abbiamo
voluto valutare e confrontare in
vitro la presenza d’infiltrazione
marginale in ricostruzioni di
classe V eseguite utilizzando un
sistema adesivo di ultima generazione abbinato a differenti
materiali da restauro estetico. I
prodotti impiegati in questa ricerca (sistema adesivo e materiali da restauro estetico) sono
presentati nella tabella II.
Preparazione del campione
Sono stati utilizzati 20 denti
estratti per motivi parodontali o
ortodontici dopo averne accertato la vitalità pulpare con test
termico e conservati in soluzione fisiologica. Su ogni dente sono state create, a livello della
giunzione amelo-cementizia, vestibolarmente e lingualmente,
due cavità di classe V aventi una
fine preparazione in smalto e
una in dentina, per un totale di
40 cavità. È stata utilizzata una
Tabella I I 32 colori disponibili distinti in 4 differenti opacità
di Filtek Supreme (3M ESPE)
Colori disponibili
Dentin shade
A1 A2 A3 A4 A6 B3 C4 C6
WD (white dentin)
Dentina massima opacità
Body shade
A1 A2 A3 A3,5 A4 B1 B2 B3 C1 C2 C3 D2
WB (white body)
Massa universale
Enamel shade
A1 A2 A3 B1 B2 D2
Smalto
WE (white enamel)
Translucent shade
G (grey) V (violet) Y (yellow)
Traslucente incisale
Tabella II Materiali utilizzati
Adper Promp L-Pop
Materiale
Produttore
Sistema adesivo “all in one”
3M ESPE
Nanocomposito
3M ESPE
Filtek Z 250
Resina composita ibrida
3M ESPE
Spectrum
Resina composita ibrida
Dentsply DeTrey
Filtek Supreme
DENTAL CADMOS 4/2005 3
fresa diamantata tronco-conica
(Komet 845-46) montata su turbina. Il disegno cavitario adottato è quello proposto da Hammesfahr et al. (14): forma a “V” non
ritentiva con angolo cavo-superficie di circa 130° a livello di entrambi i margini (coronale e
cervicale), profondità 2 mm,
diametro mesio-distale 3 mm,
diametro corono-apicale 2 mm.
Le cavità, dopo essere state deterse e asciugate avendo cura di
non disidratarne la superficie,
sono state casualmente suddivise in 4 gruppi di 5 (uno per ogni
materiale da testare); in tutti i
gruppi di elementi dentari è stato applicato lo stesso adesivo
automordenzante Adper Prompt
L-Pop (3M ESPE), i cui componenti, racchiusi nel blister, devono essere miscelati prima dell’utilizzo: questa procedura garantisce sempre un prodotto attivato integro (privo di contaminazioni) e un’applicazione ottimale. Per l’impiego sono state seguite le indicazioni del produttore: applicazione sull’intera superficie della cavità (smalto e
dentina), strofinando accuratamente per 15” due volte ed esercitando contemporaneamente
una leggera pressione e distribuzione successiva del prodotto
con un leggero getto d’aria fino
ottenere una pellicola sottile. La
polimerizzazione (10”) è stata
effettuata utilizzando una lampada fotopolimerizzatrice programmabile (Elipar Trilight 3M
ESPE).
Materiali da restauro
Le cavità dei quattro gruppi (AD) sono state restaurate con differenti resine composite: Filtek
Supreme, Filtek Z 250 e Spectrum.
Filtek Supreme (3M ESPE) è un
nanocomposito fotopolimerizzabile indicato per i restauri
4 4/2005 DENTAL CADMOS
adesivi di settori di denti anteriori e posteriori. La matrice resinosa è rappresentata da bisGMA, bis-EMA, UDMA e una
piccola quantità di TEGDMA. Il
riempitivo dei colori translucidi
è costituito da una combinazione di particelle nanomeriche di
biossido di silicio non aggregate/agglomerate della dimensione di 75 µm e da nanocluster
(aggregazioni di nanomeri di
biossido di silicio di 75 µm legati con legami deboli). Il range di
dimensione del nanocluster va
da 0,6 a 1,4 µm. I colori translucidi sono riempiti al 72,5% in peso e non sono radiopachi. Tutti
gli altri colori (dentina, body,
colori speciali) contengono una
combinazione di nanomeri non
aggregati di biossido di silicio
della dimensione di 20 µm e da
nanocluster di zirconio/biossido
di silicio (aggregazioni di nanoparticelle di dimensione variabile da 5 a 20 µm legate da legami
deboli). Il range di dimensione
del cluster va da 0,6 a 1,4 µm. La
percentuale di riempitivo è del
78,5% e tutti i colori sono radiopachi.
Filtek Z250 (3M ESPE) è un
composito microibrido fotopolimerizzabile. È stato progettato
per essere usato sia nei settori
anteriori sia in quelli posteriori.
La parte inorganica del riempitivo, costituita da zirconia/silica,
rappresenta l’82% in peso (escluso il trattamento con il silano)
con una dimensione media delle
particelle che varia da 0,01 a 3,5
µm. Il sistema di resine contiene
bis-GMA, UDMA, bis-EMA.
Spectrum (Dentsply DeTrey) è
un composito microibrido fotopolimerizzabile con particelle di
riempitivo inorganico pari al
57% in volume e al 77% in peso
aventi dimensioni tra lo 0,04 e i
5 µm. Il sistema di resine contiene bis-GMA.
Tutti i materiali da restauro sono stati applicati in cavità con
tre incrementi successivi (due
obliqui e uno orizzontale). Il primo apporto è stato polimerizzato a livello del margine cervicale, seguito dal secondo a livello
del margine coronale e quindi
dalla massa del restauro. Ciascun incremento di composito è
stato polimerizzato per 20 secondi mediante luce alogena
(Elipar Trilight 3M ESPE).
Per la rifinitura e per la lucidatura è stato utilizzato il sistema SofLex Disk Pop-On (3M ESPE).
Valutazione della microinfiltrazione
I campioni sono stati conservati
in soluzione fisiologica (a 37°C)
per 24 ore e quindi sottoposti a
termociclaggio (15) mediante
macchina automatica Thermocycler FCA 14 con le seguenti modalità: temperatura vasca
calda: 50±5°C, temperatura vasca fredda: 5±2°C, tempo di immersione in entrambe le vasche:
30”, tempo di transfert: 5”, numero di cicli 500. Terminato il
termociclaggio e sigillati gli apici con cera collante, si è provveduto a rivestire i campioni con
due strati di smalto trasparente
per unghie fino a circa 2 mm dai
margini dei restauri e a immergerli completamente, per 24 ore,
in una soluzione acquosa di colorante (blu di metilene al 2%).
I campioni sono stati quindi lavati con soluzione fisiologica,
asciugati, sezionati in senso vestibolo-linguale con fresa a disco diamantata sotto irrigazione
continua e infine osservati e fotografati allo stereomicroscopio
(30x). L’infiltrazione del colorante è stata valutata in corrispondenza dei margini cervicale
e coronale a livello dell’interfaccia dente-restauro. Si è utilizzato il metodo di valutazione proposto da Chersoni e Prati (16)
LAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
Fig. 1 Valutazione della penetrazione del
colorante con il software Digora: fase di
calibrazione
modificato, utilizzando una metodica originale (17) elaborata
per analizzare quantitativamente (in vitro) il grado d’infiltrazione del colorante in corrispondenza dei margini dei restauri. In letteratura (14, 18-20)
sono state proposte differenti
scale di penetrazione del colorante e svariati sistemi di attribuzione dei punteggi (in genere
basati sulla valutazione soggettiva degli esaminatori).
La metodica utilizzata nella nostra indagine (17) consente di
valutare la microinfiltazione
con l’ausilio di mezzi informatici su immagini digitali. Le immagini delle sezioni dei denti in
esame, fotografate con lo stereomicroscopio ottico e successivamente digitalizzate, vengono memorizzate su di un personal computer ed elaborate con
il programma “Digora 2.0”
(Orion Corporation Soredex). Il
software permette di valutare la
microinfiltrazione marginale
mediante la generazione di una
linea virtuale che, sovrapponendosi alle precedenti immagini
digitali, consente la rilevazione
di misure lineari (o di percentuali) in modo overlay (senza
modificare le immagini memoLAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
Fig. 2 Valutazione della penetrazione del
colorante con il software Digora: fase di
misurazione
rizzate). La linea virtuale creata
dal software sull’immagine sottostante, è adattabile alla lunghezza di un lato della cavità in
esame ed esprime un valore impostabile e visualizzabile di
100%. Su questa base, visibile in
sovrapposizione all’immagine
digitale della cavità, si può generare una seconda linea che,
partendo dal punto più esterno
da cui è penetrato il colorante,
raggiunge il punto di massimo
approfondimento (figg. 1, 2).
La metodica proposta (17) permette di calcolare la percentuale di penetrazione del colorante
in modo semplice, automatico e
immediato.
I risultati sono stati elaborati
statisticamente mediante t-Student test.
Risultati
I dati ottenuti analizzando allo
stereomicroscopio le cavità di
classe V sono riportati nella tabella III e illustrati graficamente
nella figura 3.
A livello dell’interfaccia coronale il grado d’infiltrazione nel tessuto smalteo è risultato essere
nullo in tutti i gruppi campione:
pertanto non è stata condotta
alcuna analisi.
A livello dell’interfaccia cervicale, dove il margine cavitario risulta interamente in dentina, si
è sempre rilevata la presenza di
un certo grado di microinfiltrazione: l’analisi ha rilevato una
differenza significativa (p <
0,05) fra l’entità delle infiltrazioni nei campioni preparati con i
differenti materiali da restauro
(fig. 4).
I risultati consentono di trarre
le seguenti conclusioni:
tutti i materiali testati sono in
grado di garantire un ottimo sigillo a livello dei margini cavitari
di fine preparazione in smalto;
nelle zone prive di smalto, in accordo con i risultati di studi
analoghi presenti in letteratura
(18-23), i restauri in resina composita, indipendentemente dal
tipo di sistema adesivo adottato, non sono in grado di garantire il mantenimento assoluto del
sigillo marginale del restauro;
l’infiltrazione marginale diminuisce sensibilmente (solo per i
gruppi A, B, C) dove il materiale
da restauro impiegato risulta
ben bilanciato tra i componenti
che lo costituiscono (riempitivo, dimensioni delle particelle,
sistema di aggregazione, tipo di
matrice resinosa).
DENTAL CADMOS 4/2005 5
Tabella III Punteggi percentuali assegnati all’entità dell’infiltrazione riscontrata all’interfaccia cervicale
dei campioni analizzatii
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Media
Dev. standard
Filtek Supreme
0
0
10
0
9
0
10
0
0
7
3,6
4,718757
Filtek Z 250
5
0
9
10
0
7
14
0
7
13
6,5
5,233439
Spectrum
12
0
7
8
0
0
9
16
6
11
6,9
5,526703
6,9
7
6,5
6
■ Supreme
■ Z250
■ Spectrum
5
4
3,6
3
2
1
0
Fig. 3 Rappresentazione grafica della media dei punteggi percentuali
assegnati all’entità dell’infiltrazione rilevati all’interfaccia cervicale
suddivisi per i tre materiali da restauro
3. Sperimentazione
in vivo
Materiali e metodi
L’indagine si è proposta di valutare il comportamento clinico di
Filtek Supreme (3M ESPE), con
l’intento di confrontare le caratteristiche estetiche e funzionali
di questo nuovo materiale a fine
restauro e a sei mesi di distanza, attraverso un’indagine visivo-strumentale.
Per questa ricerca sono stati
eseguiti 22 restauri di classe I e
II su pazienti che presentavano
lesioni cariose minime, interessanti premolari e molari.
Dopo un iniziale controllo radiografico (bite-wing) è stata effettuata la preparazione della cavità. Posizionata la diga di gomma
si è proceduto all’attivazione e
all’applicazione dell’adesivo au6 4/2005 DENTAL CADMOS
tomordenzante Adper Prompt LPop seguendo le indicazioni della casa produttrice. I restauri sono stati realizzati con la tecnica
dei piccoli incrementi utilizzando Filtek Supreme, impiegando
le diverse masse in base al colore e alla dimensione della cavità.
Infine, mediante l’utilizzo del gel
Airblock (Dentsply DeTrey) si è
provveduto a effettuare un’ulteriore polimerizzazione dello
strato superficiale in assenza di
ossigeno. La rifinitura è stata
eseguita con frese diamantate
con granulometria da 40 µm e
da 15 µm (Komet), strisce abrasive Sof-Lex e dischi Pop-On XT
(3M ESPE); quindi è stata controllata l’occlusione ed effettuata una radiografia (bite-wing) di
controllo.
La figura 5 illustra uno dei casi
clinici presi in considerazione.
La valutazione clinica è stata effettuata utilizzando una metodica sviluppata verso la metà degli
anni ’60 e ancora oggi ampiamente utilizzata. Questo metodo
è stato messo a punto da Ryge
insieme all’United State Public
Health Service (USPHS) del
Dental Health Center di San
Francisco (CA USA) e rappresenta il primo sistema standardizzato per la valutazione clinica
dei materiali dentali. Punto fondamentale del metodo è l’obiettività del giudizio clinico. Nella
presente ricerca questo sistema
è stato utilizzato per controllare,
nei richiami a distanza, l’evoluzione di quattro parametri:
- adattamento marginale,
- resistenza all’usura,
- presenze di recidive cariose,
- presenza di discromie marginali.
Ogni parametro è stato esaminato seguendo uno schema, in cui i
criteri di valutazione sono presentati sotto forma di una sequenza di domande che implicano una progressione di domande
bipolari: a ogni quesito è possibile rispondere con un “sì” o con
un “no”. Ogni risposta conduce a
una nuova domanda oppure alla
valutazione della caratteristica
esaminata. I valori espressi come Alfa (A), Bravo (B), Charlie
(C), corrispondono approssimativamente ai giudizi: ottimo, accettabile, non accettabile; si basano essenzialmente sull’accettabilità del parametro considerato e vengono formulati tramite
ispezione visiva o mediante l’uso
LAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
di uno specchietto. Delta (D) riguarda solo l’integrità marginale
e indica la frattura del restauro.
Tali giudizi, formulati separatamente da due operatori, sono
corrispondenti a caratteristiche
già standardizzate nell’ambito
del sistema stesso e hanno lo
scopo di condurre a una decisione operativa per la quale è
Sezione di
restauro
realizzato
con Supreme:
si può
osservare
l’assenza
di
penetrazione
del colorante
a livello dei
margini
cavitari del
restauro.
Sezione di
restauro
realizzata
con Spectrum:
si può
osservare
l’assenza
di
penetrazione
del colorante
a livello dei
margini
cavitari del
restauro.
Sezione di
restauro
realizzata
con Z250:
si può
osservare
l’assenza
di
penetrazione
del colorante
a livello dei
margini
cavitari del
restauro
Fig. 4 Esempi di sezione di restauri realizzati con diversi materiali
(stereomicroscopio 30x)
LAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
determinante il valore più basso
ottenuto durante la valutazione.
4. Risultati
I restauri realizzati con Filtek
Supreme, eseguiti e valutati secondo i metodi precedentemente descritti sono stati esaminati
subito dopo l’esecuzione e dopo
un intervallo di sei mesi.
Per ovvi motivi al tempo zero
sono state valutate solo l’integrità marginale e la discromia
marginale, mentre a distanza di
sei mesi sono state esaminate
anche la resistenza all’usura e la
presenza di carie recidivante
con l’ausilio di uno stereo-visore Zeiss 4x.
1. Integrità marginale: tutti i restauri al momento dell’esecuzione hanno presentato un buon
adattamento ai margini delle cavità e all’esame con lo specillo
non è stato possibile rilevare alcuna discontinuità con i tessuti
circostanti; al 100% dei restauri
esaminati è stata assegnata la
valutazione Alfa (A); la stessa
valutazione è rimasta immutata
nel controllo a sei mesi.
2. Resistenza all’usura: il controllo dei restauri a distanza di
sei mesi attraverso un’ispezione
visiva non ha rilevato la presenza di un’usura evidente; i restauri si presentavano come il proseguimento della forma anatomica senza variazioni apprezzabili dal controllo precedente;
quantificando i risultati ottenuti
si può dire che anche in questo
test il 100% dei restauri ha ottenuto la valutazione Alfa (A).
3. Presenza di carie recidivante:
tutti i restauri non hanno presentato evidenze di recidive cariose lungo i margini; anche in
questo caso il 100% delle valutazioni ha dato esito Alfa (A).
4. Presenza di discromie marginali: anche per quanto riguarda
l’ultimo test effettuato i risultati
DENTAL CADMOS 4/2005 7
Fig. 5 Restauri realizzati con Filtek Supreme (3M ESPE)
8 4/2005 DENTAL CADMOS
LAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
sono sovrapponibili a quelli precedenti dal momento che nessun restauro ha presentato segni di discromie marginali.
5. Discussione
e conclusioni
I notevoli progressi compiuti
nel campo dei materiali compositi e degli adesivi, uniti alle
sempre più vaste conoscenze
delle tecniche di fotopolimerizzazione, consentono di ottenere
restauri estetici diretti affidabili
e durevoli nel tempo. Al fine di
ottenere il successo clinico, rivestono grande importanza l’adozione di tecniche affidabili, la
selezione del paziente (che deve
mantenere un ottimo livello d’igiene orale) e la scelta del materiale da restauro. In tale ottica,
l’analisi delle caratteristiche
meccaniche e chimiche, associata a una valida estetica e alla
semplicità di utilizzo consente
di affermare che l’utilizzo di Adper Promt L-Pop e di Filtek Supreme è in grado di garantire
eccellenti risultati.
Riassunto
I sistemi da restauro adesivi
consentono la realizzazione di
cavità minimamente invasive,
permettendo quindi un approccio
altamente conservativo ai tessuti
duri dentali. Le crescenti richieste
estetiche e l’orientamento sempre
più conservativo dell’odontoiatria
restaurativa hanno fatto passare
in secondo piano le buone qualità
dei restauri in amalgama
d’argento, promovendo la
diffusione e l’utilizzo di materiali
da restauro in grado di
riprodurre la morfologia del dente
naturale.
Nel corso degli anni i materiali
compositi hanno subito una
continua e progressiva
evoluzione, mirata a migliorarne
le proprietà; nel panorama delle
LAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA
resine composite sono oggi
disponibili nuovi prodotti, dotati
di interessanti caratteristiche
legate all’utilizzo della
“nanotecnologia”; si tratta di
resine ottenute con l’utilizzo di un
riempitivo di nuova concezione e
vengono presentate come
materiali dotati di promettenti
qualità di carattere fisicomeccanico (basso indice di
abrasione e di contrazione) ed
estetico (ottima lucidabilità).
In questo lavoro abbiamo voluto
testare un nuovo composito
nanoriempito, valutandone le
caratteristiche sia in vitro che in
vivo.
Parole chiave
Resine composite
Nanotecnologia
Sistemi adesivi
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Pervenuto in redazione nel mese di aprile 2004
Claudio Poggio
Dipartimento di Discipline Odontostomatologiche “Silvio Palazzi”
piazzale Golgi 3 - 27100 Pavia
tel. 0382 516257 - fax 0382 516224
[email protected]
10 4/2005 DENTAL CADMOS
LAVORO ORIGINALE CONSERVATIVA