Il settimo capitolo
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Il settimo capitolo
la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 135 Morgana Per l’ateo il cimitero è un luogo di morte, assurdo e di cattivo gusto, in ultima analisi insensato; per il credente è un luogo di domande e di risposte terribili. Stephen L. Carter L’imperatore di Ocean Park 135 la pelle del cuore-impa 136 14-11-2008 9:32 Pagina 136 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 137 IX Virginio grida qualcosa restando ai piedi delle scale. Forse dice che va a fare un giro. Vada pure, non ho neppure voglia di rispondergli. Accendo la piccola televisione che c’è qui in camera da letto e comincio fissare le immagini distrattamente. Dopo dieci minuti scendo a prendere la bottiglia di vino rimasta in tavola, il libro di Pirandello e torno sotto le coperte. Accarezzo la copertina e cerco di trattenere il più a lungo possibile ogni sensazione positiva che arriva dai ricordi di quei giorni di dissennata trasgressione. Ed è proprio il contatto con la carta che mi consente di fare questo. Il contatto con quella carta su cui sono scritte le parole di Pirandello, terribili complici della mia unione fisica con le persona che le recitava e dalla cui nostalgia oggi paradossalmente traggo un po’ di forza e di speranza. Mentre, anni fa, vivevo tutto questo, percepivo che presto o tardi ne avrei capito il senso. Sapevo che non accadeva per caso. Apro, e immediatamente, tra le poche pagine, trovo il pezzo che cerco. Si tratta del punto più drammatico della storia, quello in cui 137 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 138 l’uomo dal fiore in bocca spiega all’avventore che dovrà morire. Ogni sera quando lo osservavo immedesimarsi alla perfezione in quella parte, non potevo trattenere le lacrime e impedirmi di desiderarlo. Bevo un sorso di vino e comincio a leggere. Se la morte, signor mio, fosse uno di quegli insetti strani, schifosi, che qualcuno inopinatamente ci scopre addosso… Lei passa per via; un altro passante, all’improvviso, lo ferma e, cauto, con due dita protese le dice: “Scusi, permette? lei, egregio signore, ci ha la morte addosso.” E con quelle due dita protese, la piglia e butta via… Sarebbe magnifica! Ma la morte non è come uno di questi insetti schifosi. Tanti che passeggiano disinvolti e alieni, forse ce l’hanno addosso; nessuno la vede; ed essi pensano quieti e tranquilli a ciò che faranno domani e doman l’altro. Ora io, caro signore, ecco… venga qua, qua sotto questo lampione…venga le faccio vedere una cosa… Guardi, qua, sotto questo baffo… qua, vede che tubero violaceo? Sa come si chiama questo? Ah, un nome dolcissimo… più dolce d’una caramella: Epitelioma, si chiama. Pronunzii, sentirà che dolcezza: epitelioma… La morte, capisce? è passata. M’ha ficcato 138 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 139 questo fiore in bocca, e m’ha detto: “Tienilo caro: ripasserò fra otto o dieci mesi!” Avverto gonfiore agli occhi e ripetuti fremiti mi costringono a coprirmi con un altro panno. Appoggio il bicchiere sul comodino, vedo la chiave e la prendo. Mi torna alla mente quanto sia stato insolito il comportamento di Virginio nell’attimo in cui gli ho comunicato che con tutta probabilità avevo tradotto il messaggio di Omar. In effetti era un messaggio diretto a lui e non un giochino qualunque proposto a caso. Se Omar ha chiesto all’avvocato di consegnarla personalmente nelle mani dell’erede non ci possono essere dubbi. In guardo profondissima tra queste piante il suon di lei. Perché lasciare un messaggio così complicato se si vuole comunicare qualcosa a qualcuno? Non era detto che si riuscisse a tradurlo a meno di un grosso colpo di fortuna o di una serie di circostanze che poi in effetti si sono verificate. Forse era proprio questa la chiave della chiave. Non doveva essere un messaggio facilmente comprensibile. Poteva essere capito solo ed esclusivamente se ci si applicava, se si studiava. In poche parole, per interpretarlo, doveva essere volutamente sviscerato. Le mie 139 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 140 sono solo supposizioni campate in aria e prive di ogni fondamento. In guardo profondissima tra queste piante il suon di lei. Bevo altre due dita di vino e sento il mio stomaco e la mia testa protestare vivamente. Il suon di lei, il suon di lei. Si potrebbe presupporre che tutta la frase giri intorno a questa lei. Quante lei ci possono essere state nella vita di Omar a parte la moglie? Un’amante? Una figlia della quale nessuno è a conoscenza? Impossibile saperlo. Il mio cervello si è messo a lavorare più velocemente che mai, ma non si tratta di uno dei soliti attacchi; e se anche lo fosse, non sarei in grado di accorgermene, fino a quando tutto non sarà finito; come l’ultima volta quando ho perduto i sensi. Visto che non posso controllare questi stati di improvvisa eccitazione tanto vale la pena continuare. Guardo l’ora e vedo che sono le undici. Con il cellulare in mano, vado in biblioteca e frugo tra le carte di Virginio in cerca del biglietto da visita dell’avvocato che ci ha consegnato la casa. Finalmente lo trovo e compongo il numero. «Pronto» mi dice una voce fortunatamente non troppo assonnata. «Mi scusi l’orario avvocato, sono la signora 140 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 141 Patà.» «Oh, la bella signora Patà. Come posso aiutarla in questa fredda e triste nottata piacentina?» Non sono nelle condizioni per cercare una battuta di circostanza, così vado subito al punto. «Le potrà sembrare una sciocchezza, ma ero curiosa di sapere una cosa. Come è morta la moglie di Omar?» Qualche istante di silenzio di troppo mi fa capire che c’è qualcosa che non va. «Pensavo lo sapeste. Omar e sua moglie sono morti nello stesso identico modo: si sono tolti la vita.» Mi devo sedere per non cadere e tento di capire in quale mano stringo il telefono. «Omar si è suicidato? Ma mio marito mi ha detto che era morto nel sonno.» «In un certo senso, è così. Ha ingurgitato una cinquantina di pillole assortite, si è infilato sotto le coperte e ha atteso che la signora vestita di nero venisse a prenderlo. Ma non li leggete i giornali? Ne hanno parlato, per giorni e giorni.» «La ringrazio e scusi se l’ho disturbata.» «Di nulla. Allora, quando potrò venire a mangiare nel…» 141 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 142 Chiudo la comunicazione e afferro il bicchiere. Virginio mi ha mentito, ma sono certa che ancora una volta l’ha fatto per proteggermi. Torno in camera e la sola vista del letto mi dà la nausea. Con tutta probabilità è proprio questo il letto in cui è spirato il vecchio. Non ne posso più di tanta morte e sofferenza. Dobbiamo trovare il modo di uscire da questa ormai sterminata valle di lacrime. Devo compiere ogni sforzo possibile per raggiungere e alimentare il barlume di speranza che ho percepito in me. Sono stata una stupida egoista e lo sono da tre anni. Ho impiegato un sacco di tempo per pensare solo a me stessa e per piangermi addosso. Non mi sono mai preoccupata di Virginio e del suo dolore. Il tenermi nascosta la verità sulla morte di Omar, dell’uomo che ha sempre considerato come un padre, è la prova ulteriore di quanto sia grande il suo amore per me. Piccola stupida cieca che sono. La stanchezza sta per mettermi al tappeto, devo trovare la forza per un’ultima cosa. Faccio il numero di Virginio. Dopo pochi squilli si inserisce la segreteria. Lascio un messaggio e mi infilo a 142 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 143 letto sperando di sentirlo al suo ritorno per poterlo abbracciare. Appena apro un occhio, mi rendo immediatamente conto di quanto sarà duro questo risveglio. Le tempie mi pulsano e una lancinante fitta alla nuca mi stringe come in una morsa impedendomi anche di essere triste. Ricomporre con precisione tutti i tasselli della serata risulta subito un compito difficile. Decido di procedere per gradi e giro lentamente gli occhi, non senza provare un’ulteriore fitta di dolore. La sveglia mi comunica un preoccupante otto e trenta. Ma ancora più preoccupante è la sensazione di vuoto quando provo ad allungare la gamba e non trovo il corpo caldo di Virginio. Invio anche un braccio alla ricerca di mio marito, ma ottengo solo la conferma della sua assenza. Dalla disposizione della coperta e dal rigonfiamento panciuto del suo morbido cuscino, capisco che non è neppure venuto a letto. Porto tutte e due le mani prima sugli occhi e poi sulla testa mentendo a me stessa che non toccherò 143 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 144 mai più una goccia di alcool per il resto dei miei giorni. Con un sforzo immenso mi alzo, vado in bagno e faccio scorrere l’acqua della doccia. Mi siedo sulla tazza con la faccia sprofondata nelle mani. Percepisco l’odore della mia pelle, acido e fastidioso dopo ore passate senza lavarmi. E’ una cosa che ho imparato ad accettare e archiviare tra i tanti disagi portati dal passare degli anni. Dopo essermi spogliata, getto mutande e pigiama nel cesto dei panni sporchi. Infilo un piede sotto l’acqua, sento che è ancora fredda, così decido di lavarmi i denti, aspettando che s’intiepidisca. A causa dell’esaurimento che mi affligge, non mi accorgo che il tappo dello scarico è chiuso; il lavandino si riempie quasi subito di acqua sulla cui superficie comincia a galleggiare la schiuma del dentifricio impastato con la saliva. Ed è proprio tra le piccole bolle che posso scorgere la terrificante, ma non più così inaspettata, immagine. Le mie guance sono solcate da tagli talmente profondi da lasciare intravedere l’osso della mascella. Piccole gocce di sangue cadono nell’acqua colorandola lentamente di un rosso cupo e penetrante. Sta accadendo ancora. E ancora una volta, in mezzo all’orrore, riesco a 144 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 145 riconoscere solo i miei occhi e il loro azzurro oramai appannato. Non perdo la testa, sento solo di avere il respiro un po’ affannato, i nervi sono ancora saldi. Forse sono i medicinali ad aiutarmi. Cerco velocemente nella mia memoria i consigli medici. Ne trovo subito uno, il più semplice, il più banale: Morgana, è solo il frutto della tua fantasia. Tu non sei morta e soprattutto non stai per morire. E’ il tuo cervello che cerca di ingannarti, ma ricorda che sei tu a comandarlo e puoi fargli fare quello che vuoi. Il tuo cervello sei tu Morgana, il tuo cervello sei tu. Resisto all’impulso di chiudere gli occhi per paura che nel momento in cui li riaprirò ci sarà un orrore ancora più grande ad aspettarmi. Allungo una mano nell’acqua rossa e comincio a muoverla lentamente, per cancellare piano piano il mostro che vi è rispecchiato, evitando movimenti bruschi che potrebbero farlo arrabbiare. Lui non si arrabbia, ma resta sempre lì con le gote a brandelli. Inizio a percepire la paura che si arrampica dentro. Metto la punta dell’indice nel centro del lavandino e sempre con molta delicatezza inizio a disegnare una spirale. Attraverso le onde nell’acqua vedo il mostro che sorride e che si prende gioco di me, 145 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 146 aprendo la bocca in una satanica risata che non posso udire. Ora la paura si trasforma in rabbia, in una rabbia talmente carica di cattiveria che potrebbe farmi fare qualunque cosa. Sento che potrebbe indurmi a gesti estremi, pur di porre fine a questa terribile ossessione. Immergo tutta la mano dentro l’acqua e tento di tirare il tappo che non si smuove di un millimetro. Mentre faccio questo, alzo di scatto la testa e mi vedo riflessa nel grande specchio antico posto sopra il lavandino. Sono tornata. Quella di sempre, quella dall’espressione sconvolta. Mi tocco le guance, il collo, il seno e le gambe per controllare se ci sono danni. Sembra che tutto sia a posto. Tolgo il tappo che non oppone più resistenza e lascio che l’acqua scorra via. Sotto alla doccia, mi abbandono in un pianto silenzioso e tormentato. Venti minuti più tardi, sono nella cucina del ristorante a prepararmi il caffè. Prendo due pastiglie per il mal di testa e spengo la sete del mio corpo con un’intera bottiglia d’acqua. Prima di scendere ho aperto delicatamente la porta della camera di Cristina e ho visto che 146 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 147 stava ancora dormendo. Non ho avuto il coraggio di svegliarla sia per non doverla affrontare, sia perché so che ha davanti a sé una giornata di lavoro molto faticosa. Virginio, con tutta probabilità, dopo una notte sul divano, sarà già al mercato. Potrò parlargli più tardi. Non faccio particolari sforzi per cercare di dimenticare quanto mi è accaduto pochi minuti fa. Tra un’ora ho appuntamento con il dottor Solari e voglio raccontargli tutto, per filo e per segno. Se per affrontare questa situazione si dovrà parlare di ricovero lo farò in tutta serenità. Devo mantenere fede a quanto mi sono ripromessa nella giornata di ieri. Tanta fermezza e coraggio, in un momento così difficile, sono forse il più forte segno di instabilità emotiva, ma almeno colmano in parte profonde lacune nella mia coscienza. Lascio un biglietto a Virginio per comunicargli che sarò di ritorno per pranzo, nel pomeriggio desidererei essere utile a svolgere qualche lavoro. Non me la sento di rimanere con le mani in mano. Esco di corsa e prima di andare dal medico decido di fermarmi nel bar dove ieri ho regala147 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 148 to il libro a Federica. Mi siedo al solito tavolino e lei arriva subito, con lo stesso meraviglioso sorriso. «Buongiorno. Indovini perché ho queste occhiaia?» domanda con il classico tono che lascia trapelare tutto l’invidiabile entusiasmo adolescenziale. «Ieri sera hai fatto tardi con il tuo ragazzo» le rispondo io, sentendo per la prima volta, da quando mi sono svegliata, la mia voce. «No» esclama ridacchiando e sedendosi sulla sedia di fronte a me, non senza aver dato la solita occhiata in giro per verificare di non essere sotto il tiro di chi le paga lo stipendio. «A quel deficiente ho detto che mi erano venute le mie cose e non avevo voglia di uscire. Posso usare questa scusa anche tre volte al mese, tanto non capisce niente quello lì. Invece sa che ho fatto?» «No, ma adesso sono curiosa.» «Ho letto quasi metà del libro che mi ha dato. E’ un viaggio fantastico e soprattutto un magnifico esercizio. Sa, non l’ho mai detto a nessuno ma il mio sogno più grande è sempre stato quello di scrivere una romanzo. Un giorno, forse, ci riuscirò.» 148 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 149 «Non ho il minimo dubbio. Sembri una ragazza in gamba. Vedrai che realizzerai i tuoi desideri.» «Grazie, è davvero una persona molto gentile. Mi sarebbe piaciuto avere una madre come lei.» Queste parole mi scuotono e visto come la ragazzina ora mi osserva, devo avercelo scritto in faccia. «Che c’è? Non si sente bene? Ha un’aria così stanca.» Improvvisamente, una voce baritonale suona da dietro il bancone e Federica scatta sull’attenti. «Arrivo, arrivo. Che cosa le porto? Offro io.» «Un caffè e…» faccio una pausa, come se potesse cambiare il significato delle parole che sto per dire. «Anzi scusa, portami un bicchiere di vino bianco.» «E così è successo di nuovo» esclama senza troppo stupore il dottor Solari intrecciando le mani sul petto e sprofondando ancora di più nella sua poltrona di pelle nera. 149 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 150 Durante il primo incontro non mi ero accorta di quanto fosse affascinante. Lo studio rispecchia tutta l’eleganza della persona e sono certa che ogni sua espressione e ogni suo gesto abbiano un significato ben preciso. Uno scopo ben preciso. Mi rendo conto solo ora che, quando leggo qualche storia d’amore o qualche romanzetto da ombrellone, m’immagino il personaggio maschile con fattezze molto simili alle sue. Non manca neppure la classica e perfetta pettinatura con la riga che sembra non scomporsi mai. «Sì, è successo ancora, questa mattina, ma è stato diverso.» «In che cosa?» domanda, scrivendo e guardandomi contemporaneamente. «Prima di tutto non ho perso la calma. Sì, certo, mi sono agitata e anche adesso ripensandoci mi viene un po’ d’ansia, ma credo di essere riuscita a tenere la cosa sotto controllo.» «Crede? E cos’altro?» «Sempre riferito all’attacco?» «Morgana, lei può raccontarmi quello che vuole. Non voglio che possa avere l’impressione che io la spinga in una direzione se non è lei a volerla prendere per prima. Mi segue?» 150 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 151 «Sì, credo di sì.» «Bene» conferma lui, aspettandosi chiaramente che io ricominci a parlare. «In effetti, il non aver perso la testa lo considero positivo. Ma non posso e non voglio nasconderle l’accaduto più grave.» Il prolungato silenzio, dietro quell’espressione così rassicurante, mi spinge ad aprirmi e abbandonare ogni tentativo di un improbabile linguaggio eccessivamente contorto solo per trasmettere una sicurezza che chiaramente non c’è. «Ecco, ho pensato ancora una volta al suicidio.» Aspetto che succeda qualcosa, ma tutto nella stanza, a parte l’eco dell’ultima parola, continua a tacere. «Ma non nel senso che lei crede» mi affretto ad aggiungere, quasi per impedirgli di alzare la cornetta del telefono e chiamare due energumeni con l’ordine di incamiciarmi, farmi un’iniezione e trascinarmi via. «Mi spieghi allora il suo, di senso.» «Voglio lei sappia che io non accetto la morte, dato che è la fine di tutto. Il mio più grande desiderio, oggi, è riuscire a tornare a vivere una 151 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 152 vita normale. Anche per mio figlio che non c’è più. Mi sono convinta che stravolgere così tanto la vita di chi è rimasto sia una mancanza di rispetto per chi se ne è andato. Ma quando sto male, come questa mattina, il mio timore di morire si trasforma in desiderio.» Dopo questa, le speranze di tornare a casa si riducono a zero, ma sono qui per questo e per aiutare me e Virginio, quindi devo andare avanti. «La prego continui, non perda la concentrazione, sta arrivando ad un punto molto importante. Che relazione crede ci sia tra il suo stare male psichico con quello fisico?» «Questo veramente credevo fosse il medico a doverlo spiegare.» La sua espressione muta. Forse non si aspettava questa resistenza. «Faccia uno sforzo e provi a rispondermi. Si prenda qualche secondo per pensare.» Una domanda da un miliardo delle vecchie lire. Non ho una risposta pronta e non l’avrei neanche stando qui un mese a ragionarci. Cerco di ricostruire alcuni episodi che ho recentemente vissuto, ma non vedo tra le loro pieghe elementi utili a rispondere. 152 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 153 Lo psichiatra mi osserva, e dalla sua espressione mi rendo conto per la prima volta quanto sia davvero importante questa fase della seduta. Tento di dare il massimo e decido di spiegargli ciò che mi è accaduto alcune settimane prima del trasferimento a Piacenza. «Ero in un piccolo parco a Roma, qualche tempo fa. Camminavo ricordando quando percorrevo quegli stessi vialetti, spingendo Filippo nel suo passeggino. All’epoca aveva circa due anni e stringeva tra le manine il suo pupazzo preferito. Eravamo in autunno inoltrato, proprio come adesso; la mia stagione preferita. O meglio, quella che era la mia stagione preferita, quando ancora riuscivo ad esprimere delle preferenze. Comunque, mentre passeggiavamo, una foglia ingiallita si staccò da una pianta e cadde in grembo a Filippo. Lui lasciò cadere il pupazzo, la strinse tra le mani piccole e paffute e se la portò alla bocca. Io preoccupata che la potesse ingoiare gliela tolsi, ma lui mi fissò incredulo e deluso. Lo strano sorriso del mio piccolo mi colse impreparata. Dopo qualche secondo che lo osservavo disse: “Bene a mamma.” Il mio cuore non fu in grado di contenere tanto amore e scoppiai in un pianto 153 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 154 incontrollabile, baciandolo e stringendolo forte.» Il dottore mi allunga una scatola di kleenex, ma non toglie gli occhi dai miei, con il chiaro scopo di non farmi fermare. Ricordando quell’abbraccio, senza accorgermene, ho incrociato le mani sulle spalle. «Ecco, mentre ero in quello stesso parco, un mese fa, e mi guardavo intorno spaesata e confusa, potevo percepire la sensazione dei manici del passeggino tra i polpastrelli. Ad un tratto una foglia si è staccata e si è posata a terra, proprio tra i miei piedi. Io mi sono chinata, l’ho raccolta e me la sono portata alla bocca e in quel preciso istante dentro di me, più fulmineo che mai, si è aperto un desiderio di morte talmente forte da non lasciare spazio alla paura. Ma nello stesso tempo sapevo che non sarei mai riuscita a togliermi la vita, neanche volendolo veramente, a meno che…» Le parole mi si fermano in gola e fatico ad andare avanti. C’è una brocca d’acqua ghiacciata sulla scrivania, me ne verso un bicchiere, bevo avidamente. «A meno che…» mi spinge ancora Solari. «A meno che non fossi assolutamente certa di 154 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 155 poter rinascere.» Lo stress della seduta mi ha fatto tornare il mal di testa che i due analgesici erano riusciti in parte ad attenuare. Ficcarmi ancora dentro un bar per bere qualcosa sarebbe davvero eccessivo. Su questo almeno sono certa: so di poter mantenere il controllo totale. Un conto è alzare il gomito, durante una cena, per chiedere a tuo marito di mettere incinta un’altra donna o per prendere un po’ di coraggio prima di confessare a un perfetto estraneo che hai preso in considerazione di toglierti la vita, un altro è utilizzare l’alcool come terapia parallela o peggio, alternativa a quella prescritta dal medico. Scaccio ogni pensiero e mi dirigo verso il centro. Le strade di Piacenza cominciano a diventare sempre più familiari. Nonostante il costante e tremendo stato d’animo, mi rendo conto che negli sprazzi di assoluta lucidità trovo il tempo per apprezzare ancora certe cose. Nei prossimi giorni voglio concentrare questa energia positiva per legare di più con i luoghi che mi circondano. 155 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 156 Arrivo di fronte al Duomo e percorro i piccoli portici che fiancheggiano il lato sinistro della piazza stracolma di gente intenta a frugare tra i banchi del mercato. Sono piuttosto frastornata e l’incessante brulicare del fiume di persone all’interno del quale mi sembra di nuotare controcorrente, mi disorienta a tal punto da costringermi a trovare uno sbocco verso un pezzettino di strada tutto mio. Riesco nell’intento e mi porto verso il sud della piazza in quella che leggo, è via Chiapponi. Qui tutto è più calmo. Respiro molto meglio. Se considero quello che è successo, dal momento in cui mi sono svegliata, fino ad ora, sono piuttosto fortunata nel potermi ancora reggere in piedi senza eccessiva fatica; è meglio non tirare troppo la corda. Certamente sfogarmi con il medico ha contribuito a corroborare il mio spirito, ma mi piace pensare sia anche merito della forza che mi sono imposta da ieri. Mentre percorro la via, sulla destra vedo una serie di vetrine; vi sono appese pagine di quotidiani. Un ragazzo dall’aria robusta è intento a parlare al cellulare, stando sulla porta di quelli che sembrano uffici. Osservo meglio quei fogli appesi ad un filo, come fossero panni stesi ad asciugare e mi 156 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 157 rendo conto si essere di fronte alla redazione di un quotidiano. In una delle pagine, in basso, posso vedere la pubblicità della prossima apertura del Monroe. Virginio aveva accennato a questa iniziativa. Leggere qualcosa che mi riguarda, mentre sono in un luogo totalmente estraneo, mi infonde un po’ di sicurezza. Il ragazzo sulla porta parla sempre più forte e non posso fare a meno di sentire alcune parole. Rileva, tutto incavolato con chi sta dall’altra parte del telefono, come sia difficile oggi trovare un posto dove mangiare decentemente rispettando il rapporto qualità prezzo. Poi fa il nome di due o tre vini come se fosse del mestiere e chiude la telefonata col classico - “a più tardi”. Mi avvicino e mi azzardo a porgergli un bigliettino del nostro ristorante che Cristina mi ha dato ieri pomeriggio fresco di tipografia. «Mi scusi» accenno timidamente. «Mi dica» ribatte con gentilezza ma senza sorridere. «Ho involontariamente sentito la sua telefonata e mi permetto di lasciarle l’indirizzo del ristorante di mio marito. Apriremo domani e spero che vorrà farci visita.» Il giovane prima mi guarda un po’ titubante, poi 157 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 158 afferra il biglietto e comincia a studiarlo. «Che tipo di cucina fate?» «Le posso garantire che non rimarrà deluso. Lo chef è veramente bravo.» Se prima era titubante, con questa risposta, scontata e banale, sono certa che non lo vedremo mai. Ringrazia e mentre sta per rientrare nella redazione del giornale lo fermo. «Mi perdoni, mi sa indicare il modo più veloce per raggiungere il cimitero?» Dopo la spiegazione puntuale ma complicata, opto per un ben più comodo e tranquillo taxi. Pago i quindici euro, ben investiti, all’autista e scendo dalla macchina. Il cimitero che mi si para davanti, paragonato al Flaminio dove è sepolta mia madre, sembra quello di un paesello di campagna. Passo sotto il piccolo arco dell’ingresso principale e il rumore delle suole di cuoio sulla ghiaia fa voltare due persone impegnate in una educata chiacchierata a bassa voce. Chiedo loro 158 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 159 dove posso trovare una pianta delle tombe e mi indicano un ufficio con la porta nera a pochi metri. Una donna piuttosto robusta, con la faccia unta e corrucciata e un paio di occhialini da lettura sulla punta del naso a patata, comincia a studiarmi da capo a piedi non appena varco la soglia. Per il modo in cui mi osserva mi riesce antipatica. «Cerco la tomba dei coniugi Castagna» annuncio, nella speranza di ricevere una risposta senza troppi problemi. «Lei è una parente?» domanda con un tono certamente studiato, con lo scopo di farmi capire che questo è il suo territorio e qui comanda lei. «Fa qualche differenza?» Non fiata e dopo avermi guardato ancora una volta dall’alto in basso, si raddrizza gli occhiali con un movimento sgraziato e digita qualcosa sulla tastiera del computer che ha di fronte. «Carmelo Castagna?» sempre nello stesso tono. «No, Omar Castagna» dico molto più gentilmente, dato che voglio uscire subito da questo buco. Ancora qualche secondo di ticchettio sui tasti e poi torna a fissarmi. 159 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 160 «Allora non doveva dire “la tomba dei coniugi” Castagna. La moglie, Enrica Battelli in Castagna si trova in un loculo differente.» Incrocia le braccia sotto gli smisurati seni e con un sorrisino sarcastico dipinto sulla bocca attende la giustificazione per un errore così grande. «Che si trova…?» mi limito io. Tira un profondo sospiro, quasi delusa di non essere stata attaccata, e senza muovere un muscolo fa semplicemente ruotare gli occhi verso una porta sul fondo del locale, comunicando il prezioso dato: «Settore quattro, corridoio B5.» Ringrazio e me ne vado. Il cimitero sembrava tanto piccolo, ma impiego quasi dieci minuti ad arrivare vicino al punto esatto. Non è facile orientarsi in questi numerosi vialetti, così ricchi di vegetazione. Ad una prima occhiata credo di intuire che in ogni settore sia stato piantato un tipo differente di albero. Infatti provengo da un viale di pioppi e sto per entrare in uno di cipressi. Il tutto sembra molto curato. Quasi in modo maniacale. Proprio quando finalmente sono di fronte alla tomba giusta, con mio grande imbarazzo 160 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 161 comincia a suonare il cellulare nella borsetta. E’ Virginio. Dopo una rapida occhiata a destra e a sinistra, per controllare di essere sola, rispondo. «Si può sapere dove sei finita?» sono le sue prime parole. Opto per una risposta secca e rapida: «Sono andata dal dottore e poi ho deciso di fare due passi.» «Con tutto quel che c’è da fare per domani? Lo sai che ho bisogno del tuo aiuto, e poi Cristina non è ancora riuscita a trovare qualcuno da assumere su cui poter contare. Temo che dovremo arrangiarci da soli.» E’ da ieri sera, dopo la nostra discussione, che non gli parlo. Sentire adesso la sua voce così bassa e stanca mi intenerisce. «Hai ragione, scusami, tra poco arrivo.» «Bene.» «Bene.» Chiudo la comunicazione e torno a guardare la lapide, decisa a far presto. Si tratta di un grosso blocco di marmo nero, rettangolare, piazzato a terra. Un altro blocco più piccolo è posizionato in verticale sulla base. Il nome Enrica Battelli in Castagna e le date di nascita e morte 161 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 162 sono scritte con lettere in ottone oramai annerite dalle intemperie. Non c’è nessuna fotografia. Speravo di poter vedere il volto della donna nella cui casa ora abito, ma tra i pochissimi effetti personali dei Castagna, non abbiamo trovato fotografie. Credo di aver visto Omar solo un paio di volte, anche se dai numerosi racconti di Virginio mi sembra di conoscerlo da sempre, ma di Enrica Battelli non so nulla. Comunque posso dirmi soddisfatta; pensavo fosse giusto venire a far loro visita prima dell’apertura del locale e così ho fatto. Evidentemente dovevano essere entrati davvero in sintonia con Piacenza se hanno deciso di farsi tumulare qui e non nella loro città natale. Mentre sono persa in questi forse inutili pensieri una folata di vento gelido mi penetra nelle ossa e tremo. Osservandomi ancora bene attorno vedo che il vialetto in cui sono ora è protetto da tre grandi alberi carichi di foglie rosse. Una di queste si stacca e si ferma tra i miei capelli. E’ quasi dello stesso colore dei miei folti riccioli. La tocco con la punta di un dito e lascio che cada a terra, sperando intensamente che nessun mostro venga a farmi visita. Credevo di essere piuttosto rilassata, ma ho i 162 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 163 pugni serrati e le unghie conficcate nei palmi delle mani. Voglio andare via. Voglio tornare da Virginio. Ma cosa diavolo sono venuta a fare fin qui? Prendo ancora qualche istante per evitare che un movimento brusco possa causarmi un capogiro. Intanto che lascio passare i secondi contandoli, noto con stupore una cosa a cui prima non avevo fatto assolutamente caso. Sotto il nome di Enrica Battelli, scolpito nel granito scuro, c’è un piccolo angelo dalle ali spiegate, con un grosso ombelico nel centro della pancia e un flauto in bocca da cui escono alcune note. Sento il cuore trasformarsi in un piccolo grumo di ghiaccio. In guardo profondissima tra queste piante e il suon di lei. All’improvviso tutto mi è così dannatamente chiaro. Non c’era un’altra lei nella vita di Omar: c’era solo la moglie. Che ora riposa facendo da guardiano, tra queste piante, con un angelo che suona per farle compagnia. Prendo la chiave dalla borsetta e la infilo nell’ombelico dell’angelo. Uno scatto improvviso fa aprire un piccolo cassetto a scomparsa proprio sotto le date. Quelle che sono state messe lì per apparire solo decorazioni della lapide verticale, sono in realtà le scanalature di un secretaire. 163 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 164 Guardo ancora una volta attorno, tolgo le scarpe e chiedendo perdono a bassa voce salgo sul blocco di marmo. Afferro quello che c’è nel cassetto segreto, lo infilo velocemente nella borsetta, e dopo essermi rimessa le scarpe incomincio a correre più velocemente che posso. 164