Antonio Canova - Liceo Scientifico Fermi (CS)

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Antonio Canova - Liceo Scientifico Fermi (CS)
Antonio
Canova
«L'artista che fa rivivere
le sculture della Grecia antica»
La vita
Antonio Canova, è il maggior artista italiano neoclassico ed
è anche l’ultimo grande artista italiano di livello europeo.
Nacque a Possano nel 1757 e iniziò a scolpire, fin da
giovanissimo, sotto la guida del nonno tagliapietre e del
padre scalpellino. Decisivo per la sua formazione fu il
trasferimento a Roma.
Da allora il successo fu inarrestabile e il suo talento venne
conteso dai regnanti di tutta Europa: lavorò per gli
Asburgo, i Borbone, e a lungo per Napoleone.
Divenne il ritrattista ufficiale di Napoleone producendo
per l’imperatore diversi ritratti, tra cui quello più famoso
rimane quello di Paolina Borghese, sorella dell’imperatore,
semidistesa su un triclino, secondo una iconografia
classica.
Rifiutò l’offerta dell’imperatore di trasferirsi a Corte,
preferendo restare in Italia dove ottenne, nel ruolo di
diplomatico, la restituzione di molte opere trafugate dalla
Francia al nostro Paese.
Morì a Venezia nel 1822.
L’ influenza dell'arte greca
In tutta la sua carriera Canova ebbe come modello d’ispirazione l’arte greca, la sola da
lui ritenuta capace di raggiungere ideali di purezza e armonia.
Ebbe il grande merito artistico, di far rivivere, nelle sue opere, l'antica bellezza e
grazia delle statue greche. Sia nei temi, l’amore e l’eroismo, sia nella ricerca delle
forme che rese con straordinaria abilità tecnica.
TECNICA SCULTOREA
Egli dal disegno (schizzo), passava al bozzetto in terracotta o, cruda, o in cera,
materializzando subito la forma reale dell'opera.
La seconda fase era quella dedicata alla statua in argilla sopra la quale veniva colato
il gesso al quale poi sbozzavano il marmo.
Questo trattamento rendeva l’incarnato delle sue opere molto realistico.
Canova era anche un grande lavoratore, capace di restare all'opera anche fino a 14
ore al giorno senza sosta alcuna.
La classificazione delle opere
La classificazione delle opere di Canova può essere effettuata
ripartendo la sua produzione in due categorie principali: i
monumenti funebri e le sculture con soggetti mitologici.
I monumenti funebri più celebri sono quelli:
• Per i papi Clemente XIII e Clemente XIV;
• Per Maria Cristina d'Austria, figlia dell’imperatrice
Le opere con carattere mitologico sono:
•
•
•
•
•
Ercole e Lica;
Teseo sul Minotauro;
Adone e Venere;
Amore e psiche;
Tre grazie.
Maria Teresa d'Austria
Monumenti funebre di Clemente XIII
Di personalità molto amabile e caritatevole
Clemente XIII interpretò il suo compito
mostrandosi come un «buon pastore» caritevole.
Questo sepolcro è stato concepito dallo
scultore secondo il classico schema a tre piani
sovrapposti.
Monumenti funebre di
Clemente XIV
Clemente XIV, Papa dalla personalità volitiva e
portata alla gestione del potere, viene, infatti,
rappresentato da Canova assiso in trono, con il
triregno in testa, e in atteggiamento severo.
Il braccio destro proteso in avanti diviene
quindi simbolo della sua capacità di prendere
ed imporre decisioni. Il monumento, come
quello precedente, si svolge su tre livelli.
Monumenti funebre per Maria
Cristina d’Austria
Nel monumento commissionatogli dal duca
Alberto di Sassonia-Teschen per ricordare la
consorte, Maria Cristina d’Austria, Canova varia
tutta la produzione di monumenti funebri
precedenti, perché per la prima volta c’è solo un
medaglione che presenta il suo profilo.
É composto sostanzialmente da una piramide,
rappresentante il passaggio dalla vita terrena
all’aldilà, su cui è posta una porta buia, ossia la
morte, verso la quale si dirigono tre donne che
tengono in mano ghirlande ed un’urna, un’altra
che invece sorregge un cieco. Alla sinistra del
monumento troviamo un leone accovacciato,
simbolo della Fortezza, su cui si poggia un genio
alato che personifica la tenerezza dello sposo.
Nella parte alta c’è un medaglione su cui è
impressa l’immagine della defunta, portata in
volo dalla Felicità celeste.
Ercole e Lica
Il gruppo scultoreo di Ercole e
Lica,
rappresenta
Ercole
che,
impazzito per il dolore procuratogli
dall’aver indossato una tunica intrisa
dal sangue velenoso del centauro
Nesso, scaglia nel mare il giovane e
ignaro Lica dal quale l’ha ricevuta.
Capolavoro
dello
stile
“eroico”
di Canova, la scultura esprime una
fortissima energia scaturita dalla
torsione
dell’eroe,
colto
nel
momento
di
massima
tensione
muscolare, e culminata nel volto
disperato del giovane, che tenta
invano di aggrapparsi all’altare per
salvarsi dalla furia.
Teseo sul Minotauro
Il gruppo scultoreo è una rappresentazione del
mito di Teseo e si pone come una delle opere più
esemplari del concetto di arte neoclassica.
Canova, da artista neoclassico,
cerca il momento della quiete e non
dell’agitazione. E così preferisce
sintetizzare la storia al momento
della vittoria di Teseo, quando la
tensione si è oramai sciolta e un
profondo senso di pace pervade
l’eroe. Da un punto di vista
stilistico il gruppo ha equilibri molto
classici
e
anche
le
forme
anatomiche di Teseo richiamano
quelle dell’antica Grecia.
Adone e Venere
Canova rappresenta l’ultimo intenso
sguardo fra due innamorati, quasi
consapevoli del loro triste e infelice
destino.
La relazione amorosa è una bella
favola che dà l’illusione di una piena
felicità, ma il dardo tenuto nella mano
destra di Adone sarà il simbolo della
distruzione
di
questa
illusoria
situazione idilliaca. L’io del giovane
non ascolta più le parole proferite da
Venere, poiché è già proteso a udire
le
“nuove
parole”
del
bosco
circostante, che lo faranno sentire
parte integrante della natura che lo
accoglierà.
Amore e Psiche
È
un
gruppo
scultoreo
realizzato
da Antonio Canova tra il 1788 e il 1793,
esposto al Museo del Louvre a Parigi.
LA LEGGENDA
Canova si ispira alla leggenda narrata da
Apulelio nella quale, Psiche, mortale dalla
bellezza eguale a Venere, diventa sposa
di Amore senza tuttavia conoscere prima
il marito, che le si presenta solo
nell'oscurità della notte.
É costretta, delle invidiose sorelle a
effettuare una serie di prove prima di
potere ricongiungersi al suo divino
consorte e ottenere l'immortalità.
Amore e Psiche
ANALISI DELL’OPERA
L'opera Amore e Psiche è un
capolavoro nella ricerca d'equilibrio,
dove è rappresentata l'idea di Canova
del bello, ovvero sintesi di bello
naturale e di bello ideale, rispettando
i canoni estetici di Winckelmann.
Le due figure sono rappresentate
nell'atto subito precedente il bacio, un
momento carico di tensione, sospeso in
un tempo eternizzato.
La scultura è realizzata in marmo
bianco, levigato e finemente tornito,
sperimentando con successo il senso
della carne, che Canova mirava ad
ottenere nelle proprie opere.
Le tre grazie
LA LEGGENDA
Figlie del dio Zeus e della ninfa
Eurinome, erano le dee della gioia del
fascino e della bellezza. Si chiamavano
Aglaia ("splendente"), Eufrosine ("gioia")
e Talia ("portatrice di fiori"). Le grazie
presiedevano ai banchetti, alle danze e
ad altri piacevoli eventi sociali, e
diffondevano gioia e amicizia tra dei e
mortali. Spesso accompagnavano
Afrodite ed Eros, le divinità dell'amore,
e assieme alle muse cantavano e
ballavano per gli dei sul monte Olimpo al
suono della lira del dio Apollo.
Esse donavano ad artisti e poeti, la
capacità di creare bellissime opere
d'arte.
Le tre grazie
ANALISI DELL’OPERA
Le giovani sorelle sono rappresentate in
un cerchio reale di abbracci e di sguardi
che coinvolge lo spettatore: nessuna
delle tre protagoniste volge le spalle a
chi le osserva. Gli incroci di braccia e
gambe contribuiscono a creare un senso
di movimento leggero e impercettibile. I
volti delle fanciulle sono quasi privi di
espressione, nel tentativo di riprodurre
un’ideale
di
bellezza
frutto
della
sublimazione delle espressioni terrene,
una bellezza serenatrice, l’unica in grado
di divenire eterna. Concetti, questi, che
avvicinano Canova all’opera del poeta Ugo
Foscolo che spesso nei suoi componimenti
letterari si ispirò allo scultore, fino a
dedicargli il poema omonimo delle Grazie.
LeDurante
tre i secoli
grazie
L’ARTE GRECO-ROMANA
Le prime raffigurazioni delle tre Grazie, dunque, risalgono alla civiltà greca.
Troviamo le tre donne, totalmente nude e disposte in modo che quella
centrale sia vista da dietro e le altre la affiancano con posture simmetriche.
Le tre fanciulle hanno tutte la classica posizione definita “chiasmo”: il corpo
assume un andamento ad S dato dall’inclinazione del bacino dovuta al peso
poggiato su una gamba che viene bilanciata da un’opposta inclinazione delle
spalle.
LeDurante
tre i grazie
secoli
NEL RINASCIMENTO
Nel Rinascimento che le leggiadre fanciulle
tornano alla ribalta, dopo il Medioevo, in
primis con l’indimenticabile interpretazione
di Sandro Botticelli.
Nella sua celebre “Primavera” le tre
donne, a differenza della tradizione
classica, danzano una carola tenendosi per
mano e lasciando svolazzare i leggeri
veli che le rivestono.
Le
altre
opere
del
Rinascimento,
riprendono il modello antico come per
esempio l’opera di Francesco del Cossa o
la famosissima tavoletta di Raffaello,
dove le tre donne sono disposte in maniera
tradizionale, sono stanti, nude e tengono
i
pomi
delle
Esperidi
(simbolo
di
immortalità) in mano.
LeDurante
tre i secoli
grazie
IL MANIERISMO
In Germania Lucas Cranach il vecchio si dedicava alle tre Grazie
dipingendone tre differenti versioni. Le donne appaiono in una
ambientazione indefinita e presentano un posizionamento nuovo: quella
a sinistra è di schiena, quella al centro è di fronte mentre la figura
più a destra è di profilo.
LeDurante
tre i secoli
grazie
NEL SEICENTO
In Italia si trovano alcuni dipinti delle tre Grazie. Si tratta di opere
nelle quali le donne assumono posizioni molto libere, una o più sono
persino sedute e spesso il corpo subisce delle torsioni che lo rendono
particolarmente dinamico.
Le tre grazie
Durante i secoli
IL NEOCLASSICISMO
Sculture memorabili sono realizzate in questo periodo da Antonio
Canova, James Pradier e Bertel Thorvaldsen. Tornano le pose classiche
anche se con interessanti varianti: Canova e Pradier dispongono le fanciulle in
modo che non ce ne sia nessuna rivolta con la schiena all’osservatore e tutte
e tre si abbraccino strette quasi a diventare una cosa sola.
Le tre grazie
Durante i secoli
PICASSO
Amante dei “d’apres”,
reinterpretazioni
di
opere della tradizione
pittorica europea, ha
dato
il
suo contributo alla lunga
storia delle tre Grazie.
Si
tratta
di
un
contributo
molto variegato quanto
a linguaggio e stile,
com’è proprio di tutta la
produzione
dell’artista
spagnolo.
LeDurante
tre i grazie
secoli
I PIÙ RECENTI
Il siciliano Salvatore
Fiume nelle sue opere si
ispira alle donne di Rubens,
i manichini di Di Chirico e le
figure scomposte di Picasso.
Le versioni più originali,
comunque, sono quelle
di due scultrici: la
francese Niki De Saint
Phalle con le sue giunoniche
Grazie rivestire di mosaico
e l’israeliana Dorit
Levinstein con le sue
filiformi creature colorate.
Grazie
per la cortese
attenzione…
Alessia Ciacco
Classe IV A
Anno Scolastico
2014/2015