CB791 - CASABELLAweb

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CB791 - CASABELLAweb
Ê£™Ón
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2 LUOGHI DI CULTO
3 Chiese fiorentine
Giorgio Manganelli
Eero Saarinen
Kresge Chapel, MIT, Cambridge, Massachusetts
5 «Il luogo dello spirito nella vita della mente».
La cappella di Eero Saarinen al MIT
Chiara Baglione
Paolo Zermani
26
Tabuenca & Leache
34
Cristián Undurraga
42
Claus en Kaan
48
recinto degli addii, Valera, Parma
27 Figure nella nebbia
Massimo Ferrari
centro parrocchiale San Jorge, Pamplona, Spagna
35 Repetita iuvant
Francesca Chiorino
cappella nella Valle de Los Andes, Cile
43 Un involucro sospeso
Massimo Ferrari
chiesa riformata olandese, Rijsenhout, Olanda
49 Eliminando il superfluo
Carlotta Tonon
54 NUOVE CANTINE
55 Giacomo all’osteria
Italo Svevo
Werner Tscholl
56
Andreas Burghardt
65
Francisco Izquierdo
72
ampliamento della cantina Tramin, Termeno, Bolzano
58 L’involucro annodato
Marco Mulazzani
cantina Niepoort, Santo Adrião, Portogallo
66 Nella regione del porto
Francesca Chiorino
cantina vinicola, San Juan de Huinca, Leyda, Cile
73 Differenza e ripetizione
Giovanna Crespi
78 LA NATURA IN MOSTRA
79 Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere
James M. Barrie
Renzo Piano
80
libri & riviste
98
California Academy of Sciences,
San Francisco, Stati Uniti
83 Il richiamo della foresta
Federico Bucci
95 La trama e l’ordito
Marco Biagi
98 BIBLIOTECA
DELL’ARCHITETTO
4
100 L’eternità o il ritorno.
Yakov Georgievich Chernikhov
Sergio Polano
107 ENGLISH TEXTS
in copertina
John James Audubon,
White-winged Crossbill,
da Birds of America, 1840
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kresge
chapel
Eero
Saarinen
«Il luogo dello spirito
nella vita della mente»*.
La cappella di
Eero Saarinen al MIT
Chiara Baglione
MIT, Cambridge,
Massachusetts
«L’architettura non deve solo soddisfare il bisogno dell’uomo di un riparo, ma appagare
la fede dell’uomo nella nobiltà della sua esistenza sulla Terra. La nostra architettura è troppo
umile. Dovrebbe essere più orgogliosa, più aggressiva, più ricca e grande di come la vediamo
oggi. Io vorrei fare la mia parte nell’accrescere questa ricchezza»1.
Ricordate da J. Irwin Miller nell’orazione funebre dedicata il 9 settembre 1961 a Eero Saarinen,
le parole appassionate dell’architetto americano di origine finlandese suonavano profondamente tragiche2. Saarinen era morto il primo settembre all’età di 51 anni, all’apice della carriera, quando
opere importanti –quali il terminal TWA e il grattacielo della CBS a New York, l’aeroporto Dulles a Washington e l’arco di Saint Louis– erano ancora in cantiere o in fase di progettazione esecutiva.
La funzione commemorativa –alla quale avevano partecipato, tra gli altri, Louis Kahn, Alexander Calder, Ray e Charles Eames, Harry Bertoia– si era tenuta nella cappella del campus del
MIT progettata da Saarinen. Poco più di sei anni prima, l’8 maggio 1955, l’edificio era stato inaugurato, insieme con il vicino auditorium disegnato dallo stesso Saarinen, in una cerimonia di ben
altro tenore, nell’ambito di una serie di festeggiamenti durati due settimane. In quell’occasione
il presidente del MIT, James R. Killian, aveva messo in evidenza come «lo spirito» dei due nuovi
edifici riaffermasse «l’unità di conoscenza e attività creative»3, mentre l’ottantottenne uomo
d’affari Sebastian S. Kresge, che aveva finanziato la costruzione delle due nuove strutture, aveva intrattenuto l’uditorio incarnando l’emblema del perfetto self-made man americano4.
Cappella e auditorium erano stati realizzati in un clima di grande attesa, suscitando l’attenzione delle riviste di settore, e non solo, ancor prima del loro completamento; tanto che in
un editoriale di «Architectural Record» si affermava: «l’architettura americana probabilmente
non sarà più la stessa dopo che il nuovo centro del MIT sarà terminato»5.
Educare l’«uomo completo»
L’intenzione di costruire i due edifici si delinea tra il 1948 e il 19496. Nel febbraio 1948 Everett
Moore Baker, ministro della Chiesa Unitariana e “dean of students” al MIT segnala in un memorandum l’esigenza di una piccola cappella, ricavabile anche da un ufficio o da un’aula, in cui
un individuo possa «recarsi per un momento di silenziosa meditazione». «La stessa stanza
–prosegue Baker– potrebbe essere usata per piccoli gruppi di discussione o incontri di studenti con diversi orientamenti confessionali […]. Dovrebbe simbolizzare gli interessi religiosi e
le aspirazioni di tutta la nostra comunità, piuttosto che quelli di un particolare gruppo religioso
tradizionale all’interno di essa. Si potrebbe rivelare un esperimento educativo molto interessante […] per la complessiva organizzazione sociale della nostra comunità»7.
Ben presto ci si orienta verso la costruzione di una struttura che contenga un auditorium
e una cappella, un’idea che va letta alla luce della trasformazione culturale del MIT e della ridefinizione della sua missione educativa negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Il nuovo
indirizzo proposto nel dicembre 1949 dal “Committee on Educational Survey”, noto anche come
“Lewis Committee”, nominato nel gennaio del 1947, prevede, infatti, il potenziamento delle discipline umanistiche e sociali nei curricula degli studenti di ingegneria, scienze e architettura, nonché
la creazione di una School of Humanities and Social Studies8. Queste scelte nascono dalla volontà di formare professionisti e studiosi che abbiano una solida preparazione culturale oltre che
tecnico-scientifica e siano pronti ad affrontare le responsabilità sociali, politiche e civili legate al
loro lavoro. Tale visione era emersa anche dalla Mid-Century Convocation on the Social Implications of Scientific Progress, aperta il 31 marzo 1949 da Winston Churchill. In quell’occasione, nel
suo discorso d’insediamento come decimo presidente del MIT, James R. Killian aveva, tra l’altro,
sottolineato l’importanza, per il successo del percorso formativo, di un ambiente culturalmente
stimolante capace di offrire opportunità di riflessione e di favorire lo sviluppo della maturità intellettuale, morale e spirituale degli studenti, al di là dell’attività svolta nelle aule e nei laboratori9.
A questo proposito, va evidenziato come la richiesta di fondi sottoposta alla Kresge
Foundation l’11 aprile 1950 per la realizzazione dell’auditorium e di una «piccola, ma dignitosa
cappella per circa 100 posti» sia contenuta in un più vasto programma educativo e come lo
stesso auditorium per 1.200 persone sia concepito per ospitare –oltre a conferenze, cerimonie
e spettacoli– incontri religiosi di gruppi numerosi10.
Al MIT –come in tutti i college e le università americane, anche quelle non confessionali– la religione riveste un ruolo importante nella missione educativa, in quanto concorre alla formazione della persona e alla sua ricchezza spirituale, stimolandola alla partecipazione
alla vita comunitaria. Non a caso, nella visione del presidente, punto di riferimento ideale per
la concezione dell’auditorium-cappella da realizzare al MIT è la tradizionale meeting house,
cuore della vita civile e religiosa delle comunità protestanti del New England11. Un modello che
* J.R. Killian, Our Religious Program.
Report to the MIT Corporation, ottobre
1954.
Il presente saggio è parte di uno studio
più ampio sull'opera di Saarinen.
Ringrazio Nicholas Adams e Francesco
Dal Co per i preziosi suggerimenti e le
acute osservazioni. Sono inoltre grata
a Mark Jarzombek, Kevin Roche, Laura
Tatum, Julie Zelermyer, al personale
della sezione Manuscripts and
Archives della Yale University Library,
New Haven e dell'Institute Archives
and Special Collection, MIT Libraries,
Cambridge, Mass.
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l’interno della cappella
chapel interior
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la cappella con il “nartece”
visti da sud
the chapel with the “narthex”
seen from the south
3
la cappella vista da ovest
the chapel seen from the west
4
la cappella vista da nord
the chapel seen from the north
5
il “nartece” con l’ingresso
alla cappella
the “narthex” with the entrance
to the chapel
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dettaglio della vetrata del “nartece”
detail of the window of the “narthex”
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va riconsiderato, tuttavia, alla luce delle idee, altrettanto centrali, di pluralismo e di tolleranza.
Ancora il presidente Killian afferma: «è responsabilità dell’Istituto mantenere un’atmosfera di
libertà religiosa che consenta agli studenti di approfondire la comprensione del loro patrimonio spirituale, di seguire i loro interessi religiosi e pregare Dio a loro modo»12.
Va notato, a questo proposito, come –per quanto la creazione di una cappella “non confessionale”, o “multiconfessionale”, in una università americana risalga al 187513– questo tipo
di edificio sacro si diffonda soprattutto negli anni Cinquanta, quando, nel clima della guerra
fredda, si avverte la necessità di riaffermare le radici religiose della società americana, senza
la connotazione di un culto specifico, in modo da salvaguardare la laicità delle istituzioni educative che hanno ormai reciso i tradizionali legami con la cultura protestante14.
Sfidare il rettangolo
Uno degli obiettivi principali di Saarinen è quello di differenziare il nuovo intervento rispetto alle
altre costruzioni del campus. A questo proposito, egli ricorda che: «l’area era circondata da
edifici di circa sei piani, essenzialmente scatole con finestre ritagliate su ogni lato. Il problema
era come mettere in relazione l’auditorium con questi edifici. Dovevamo armonizzarlo o creare
un contrasto? […] Ritenemmo necessaria una silhouette contrastante, una forma che partisse
dal suolo e salisse portando l’occhio lungo la sua forma ampia. Quindi una cupola sembrò
adatta. […] Un guscio sottile sembrò una forma appropriata per esprimere lo spirito di questa
avanzata scuola di tecnologia»24.
La scelta di una copertura a guscio sottile di cemento armato in forma di ottavo di sfera
poggiante su tre punti –una struttura decisamente all’avanguardia nel panorama architetto-
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Eero Saarinen al MIT
L’idea iniziale di posizionare l’auditorium nella corte interna occidentale dell’edificio principale
del MIT progettato da William W. Bosworth dal 1913, così che la nuova struttura risulti completamente circondata da costruzioni esistenti15, viene abbandonata in favore di una collocazione
nell’area libera ad ovest di Massachusetts Avenue, nel cosiddetto West campus, destinato ad
accogliere strutture sportive e alloggi per gli studenti.
L’intervento si inserisce in una fase di intensa attività edilizia nel campus: durante la guerra e negli anni successivi erano sorti laboratori, una piscina, la biblioteca e alloggi per studenti,
edifici per lo più caratterizzati da un convenzionale linguaggio funzionalista16. Come è noto, in
questo contesto emerge, per originalità di concezione, la Baker House progettata da Alvar Aalto
a partire dal 1946 e completata nel 1949 proprio nei pressi della vasta area in seguito destinata
alla costruzione della cappella e dell’auditorium. Impegnato come visiting professor al MIT, Aalto
aveva ricevuto l’incarico di realizzare la residenza per studenti su iniziativa di William Wurster,
dean della scuola di architettura, con il quale aveva stretto rapporti fin dal 193717.
L’opinione di Wurster deve essere stata determinante anche per l’affidamento a Eero
Saarinen del progetto dell’auditorium e della cappella18. Sollecitato dal presidente del MIT a
esprimere un giudizio sull’operato di Saarinen nella progettazione del campus della General
Motors (in particolare dello Styling Building), Wurster, infatti, aveva affermato di aver seguito
con crescente ammirazione l’attività del collega, considerandolo un rappresentante ai più alti
livelli «dell’etica e dell’abilità nella professione dell’architetto»19.
La commissione viene affidata a Saarinen in un momento di svolta della sua carriera:
nel 1948 aveva vinto il prestigioso concorso per il Jefferson National Expansion Memorial a
Saint Louis e aveva ripreso a lavorare al progetto per il General Motors Technical Center a
Warren, presso Detroit, incarico –affidato inizialmente al padre Eliel nel 1945– che contribuirà
ad accreditare Eero, negli anni successivi, come referente ideale delle grandi corporation. Alla
morte del padre, avvenuta il 1° giugno del 1950, il figlio è un architetto di quarant’anni promettente e di talento, già dotato di esperienza nella progettazione di campus universitari20.
Eero visita il MIT il 7 ottobre del 1950, ma pur accettando l’incarico, si riserva di posticipare
di qualche mese l’inizio della progettazione a causa di precedenti impegni21. In quell’occasione
gli viene consegnata una lettera nella quale il presidente Killian aveva fissato alcune idee in previsione della visita dell’architetto. Struttura multifunzionale per concerti di alto livello, conferenze sperimentali, servizi religiosi e cerimonie accademiche formali, l’auditorium –nelle intenzioni
del presidente– dovrebbe essere collegato mediante un deambulatorio a una cappella, «a place
small, reverential in feeling, definitely spiritual in intent», a sua volta in comunicazione con una
piccola biblioteca di testi religiosi e con un ufficio per il cappellano. Killian manifesta la speranza
che l’edificio, oltre a diventare un simbolo dell’Istituto, sia in grado di trasmettere un senso di
riposo e quiete, sia, cioè, un luogo dove poter «fuggire dalla folla per trovare pace e solitudine»22.
L’indicazione del presidente corrisponde a una ipotesi preliminare –non datata– raffigurata in una pianta schematica che prevede la collocazione dell’auditorium, con annessa cappella a pianta rettangolare allungata, in un lotto libero su Memorial Drive tra la Baker House di
Aalto e alcune case a schiera adiacenti alla residenza per studenti Ashdown House23. Tuttavia,
già nei suoi primi studi, Saarinen propone una diversa localizzazione, rinunciando all’affaccio su
Memorial Drive, l’arteria che corre lungo il fiume, e concependo invece una piazza verso la parte
interna del campus, in stretta relazione con l’accesso all’edificio di Bosworth su Massachusetts
Avenue. Si orienta subito, inoltre, verso due volumi separati per la cappella e l’auditorium.
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7
l’auditorium e sullo sfondo le cupole
dell’edificio principale del MIT
the auditorium and, in the background,
the domes of the main building of MIT
8
pianta del piano terra, disegno
esecutivo, marzo-settembre 1954
ground floor plan, definitive drawing,
March-September 1954
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pianta del sotterraneo, disegno
esecutivo, marzo-settembre 1954
basement plan, definitive drawing,
March-September 1954
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EERO SAARINEN COLLECTION, MANUSCRIPTS AND ARCHIVES, YALE UNIVERSITY LIBRARY
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prospetti ovest e sud, disegno
esecutivo, maggio-settembre 1954
west and south elevations, definitive
drawing, May-September 1954
11
sviluppo del prospetto e sezione
longitudinale, disegno esecutivo,
marzo-settembre 1954
development of elevation and
longitudinal section, definitive
drawing, March-September 1954
12
progetto preliminare dell’auditorium
e della cappella in forma rettangolare,
collegati da una pensilina
preliminary design of the auditorium
and the chapel with a rectangular
form, connected by a canopy
13
pianta dell’auditorium e della cappella
in forma circolare, ma in posizione
ruotata di 90° rispetto alla soluzione
realizzata
plan of the auditorium and the chapel
with a circular form, but in a position
rotated by 90° with respect to the
constructed solution
14
prospettiva di presentazione
dell’esterno della cappella
presentation perspective
of the exterior of the chapel
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Un edificio senza tempo
In realtà, le alternative si erano polarizzate sulla forma cilindrica e su quella rettangolare, riproposte ancora in un modello riferibile a una fase avanzata della progettazione31 [23, 24]. In uno
degli studi intermedi, la cappella a pianta rettangolare, collocata sul lato sud della piazza, è
collegata all’auditorium da una pensilina a “L”, in sintonia con l’idea originaria della committenza che, come abbiamo visto, prevedeva un’integrazione tra le due strutture. Circondata da un
recinto che la isola dal resto della piazza (svolgendo una funzione analoga al fossato circolare
nella versione realizzata), la cappella presenta una struttura a pilastri ed è chiusa da pareti vetrate, mentre una slanciata torre campanaria svetta di fronte all’auditorium [12]. La torre
scompare nella versione del modello, dove una cappella rettangolare –spostata verso il centro
del lotto e posta a una quota inferiore rispetto alla piazza– non è più collegata all’auditorium
dalla pensilina, che funge ora soltanto da elemento di definizione della piazza verso sud [24].
Nello studio della forma della cappella sembra essere stata determinante la questione
del rapporto tra due costruzioni isolate, che possono essere in contrasto (una circolare e una
rettangolare), mediate da una terza (un’alta torre), oppure di forma simile ma di dimensioni
diverse32. Nella soluzione adottata, i due edifici sono «al contempo in armonia e in opposizione»33, in un gioco ricercato di rimandi e contrasti che coinvolge anche i fabbricati adiacenti.
Così, il cerchio di mattoni da cui sorge l’auditorium rimanda al cilindro della cappella realizzato
con lo stesso materiale, che contrasta, a sua volta, con il cemento della copertura dell’auditorium, ma è in armonia con le facciate in laterizio degli edifici circostanti (riproponendo, tra
l’altro, la texture grezza dei mattoni scuri della Baker House). D’altro canto, il cilindro, proprio in
forza della forma geometrica pura, afferma la propria alterità rispetto al contesto.
In ogni caso, l’alternativa tra volume parallelepipedo e struttura cilindrica sembra porsi in
termini che vanno al di là della semplice questione del rapporto tra volumi, rispecchiando l’ambivalenza che, come abbiamo visto, caratterizza la ricerca di Saarinen in questi anni. La cappella
rettangolare rimanda, infatti, al linguaggio miesiano, con esplicito riferimento alla cappella di St.
Savior dell’IIT34, mentre l’altra soluzione incarna la ricerca di una forma espressiva, consapevolmente evocativa di edifici del passato, siano essi il mausoleo di Adriano a Roma35 o la tomba di
Cecilia Metella, strutture religiose paleocristiane o romaniche italiane, in particolare i battisteri36,
le chiese circolari normanne inglesi o quelle danesi37. Saarinen estrae, dunque, una "figura" da
tipi e modelli diversi, senza interpretarli come normativi, con un approccio analogo, per certi
versi, a quello di Louis Kahn.
L'impossibilità di individuare un preciso riferimento del passato, d'altra parte, va messa
anche in relazione con il carattere multiconfessionale della cappella e, a questo riguardo, con
la visione della committenza. Nella lettera del 3 ottobre del 1950, infatti, Killian suggeriva al progettista di ricercare una «romantica bellezza» e la qualità di alcuni stili religiosi tradizionali senza
necessariamente usarne uno in particolare; si augurava inoltre che la cappella potesse evitare
troppa austerità e freddezza, a favore di una ricchezza e una bellezza «non troppo esoteriche»38.
Come si legge sulle pagine di «Architectural Forum», «l’edificio deve essere senza tempo e non di
un luogo particolare e quindi deve essere di tutti i tempi e di tutti luoghi»39.
Il cilindro di mattoni privo di aperture consente, dunque, la creazione di uno spazio raccolto, protetto, isolato dall’ambiente esterno, adatto alla meditazione e alla preghiera individua-
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nico dei primi anni Cinquanta– va letta anche alla luce della ricerca allora avviata da Saarinen
su forme “espressive” che offrissero un’alternativa allo stile semplificato, adatto a qualunque
compito, derivato dalla «codificazione» del linguaggio miesiano25, ricerca che avrebbe portato
lui e i suoi collaboratori e consulenti a concepire, di lì a qualche anno, opere quali l’Ingalls Rink
a Yale e il terminal TWA all’aeroporto di New York.
Se da un lato la lezione di Mies risulta determinante per comprendere l’evolversi dell’architettura di Saarinen, in particolare dopo la morte del padre (e in questo senso emblematico
è il progetto per la General Motors26), dall’altro, la sperimentazione di un nuovo approccio progettuale sembra avviarsi proprio con l’intervento per il campus di Boston. «Sono entusiasta di
Mies», avrebbe affermato Eero nel 1958, «Tuttavia non posso non pensare che sia solo l’ABC
dell’alfabeto, noi dobbiamo imparare molte più lettere»27.
Il progetto dell’auditorium incontra sostanzialmente il favore della committenza, nonostante alcune critiche e perplessità, che inducono Pietro Belluschi, succeduto nel gennaio 1951
a William Wurster nella direzione della scuola di architettura del MIT, a difendere, nel giugno 1952,
il lavoro di Saarinen. «I capolavori creativi –scrive Belluschi– non nascono facilmente o da un
approccio timido, e anche gli ideali astratti cambiano. Essendo una cristallizzazione di idee, l’architettura ha bisogno di passare attraverso la stessa sperimentazione vitalizzante che siamo
pronti ad accettare nel mondo della scienza e dell’ingegneria; l’alternativa è la sterilità»28.
Paradossalmente, i dubbi riguardo all’auditorium –dovuti soprattutto a questioni tecnicocostruttive legate al carattere innovativo della struttura– vengono superati in tempi più rapidi
rispetto a quelli suscitati dalla cappella, un edificio all’apparenza più semplice, la cui definizione
formale si rivela però problematica. Dopo discussioni che si protraggono per tutto il 1952 e parte
dell’anno successivo29, la commisione edilizia del MIT si pronuncia solo nel giugno del 1953 a
favore della cappella cilindrica, come meglio rispondente, tra le forme valutate da Saarinen –rettangolare, triangolare, piramidale– alle esigenze e alle idee della committenza30.
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Eliel Saarinen, progetto per la
cappella dello Stephens College,
prospetti e sezione (sul retro della
fotografia: «Last project designed
personally by Eliel Saarinen.
Working drawings were in process
of development when he died»),
1949–50
Eliel Saarinen, project for the chapel
of Stephens College, elevations
and section (on the back of the
photograph: «Last project designed
personally by Eliel Saarinen. Working
drawings were in process of
development when he died»), 1949–50
16
Eliel Saarinen, progetto per la cappella
dello Stephens College, veduta
prospettica dell’interno, 1949–50
Eliel Saarinen, project for the chapel
of Stephens College, perspective view
of the interior, 1949–50
17
Eliel Saarinen, progetto per la cappella
dello Stephens College, pianta, 1949–50
Eliel Saarinen, project for the chapel
of Stephens College, plan, 1949–50
18
Eero Saarinen e Matthew Nowicki,
progetto per la cappella della Brandeis
University, Waltham, Massachusetts,
pianta, disegno di Matthew Nowicki,
1949–50
Eero Saarinen and Matthew Nowicki,
project for the chapel of Brandeis
University, Waltham, Massachusetts,
plan, drawing by Matthew Nowicki,
1949–50
19
Eero Saarinen e Matthew Nowicki,
progetto per la cappella della
Brandeis University, Waltham,
Massachusetts, schizzo prospettico
dell’interno, disegno di Matthew
Nowicki
Eero Saarinen and Matthew Nowicki,
project for the chapel of Brandeis
University, Waltham, Massachusetts,
perspective sketch of the interior,
drawn by Matthew Nowicki
20 21
Eero Saarinen, cappella annessa alla
Divinity School della Drake University,
Des Moines, IA, esterno e interno,
1952–55
Eero Saarinen, chapel of the Divinity
School at Drake University, Des Moines,
IA, exterior and interior, 1952–55
22
schizzo di studio della piazza; oltre
al posizionamento della sede della
Student Union sul lato nord della
piazza, si prevede di abbassare la
quota di Massachusetts Avenue
in corrispondenza dell'ingresso
all'edificio di Bosworth. Il
sottopassaggio non è stato realizzato
working sketch of the plaza; besides
the positioning of the Student Union
building on the northern side, the
lowering of the level of Massachusetts
Avenue is planned, in the area of the
entrance to the building by Bosworth.
The underpass was not built
23
modello con cappella circolare
in posizione ruotata di 90° rispetto
alla soluzione realizzata
model with circular chapel,
in a position rotated by 90° with
respect to the constructed solution
24
modello con cappella rettangolare
model with rectangular chapel
25
progetto dello studio Saarinen per
la sistemazione della piazza in cui si
prevedono Graduate Center e Student
Union e un percorso in quota che
attraversa Massachusetts Avenue,
1959–61
project by Saarinen studio for the
organization of the plaza to be faced by
the Graduate Center and the Student
Union, with a raised walkway crossing
Massachusetts Avenue, 1959–61
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veduta zenitale della piazza
zenithal view of the plaza
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le, in cui il fedele si sente in rapporto diretto con l’altare e la cui atmosfera non deriva «da una
religione particolare ma da un sentimento religioso essenziale»40.
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Uno «strumento ottico»
Oltre che sul suono, l’attenzione di Saarinen e del suo collaboratore Bruce Adams, responsabile
del progetto, si era concentrata sulla luce. Gli archi ribassati impostati in corrispondenza dei punti
d’incontro tra la parete interna e quella esterna, infatti, lasciano penetrare la luce naturale, che,
riverberata dall’acqua del fossato circolare poco profondo, crea riflessi mobili sulla tessitura in
mattoni, filtrando attraverso una intercapedine vetrata tra la parete ondulata e un muretto in cemento, a vista verso l’esterno e rivestito di legno all’interno [33–36, 38].
Kevin Roche ricorda di aver suggerito a Eero l’idea della luce naturale proveniente dal basso
riflessa dall’acqua, avendo tratto ispirazione da un progetto di Bruce Goff47. Si tratta probabilmente
della cappella per culti diversi, la cosiddetta Crystal Chapel, per il campus della University of Oklahoma a Norman, progettata da Goff nel 1949 e mai realizzata, il cui progetto era stato pubblicato su
«Architectural Forum» nel luglio 1950 [37]. Goff aveva immaginato un involucro piramidale composto
da elementi di vetro a forma di diamante e sostenuto da pilastri di granito triangolari collocati in uno
specchio d’acqua circolare, una soluzione che, al di là delle sostanziali differenze tra le due cappelle,
presenta effettivamente alcune analogie con l’attacco a terra dell’edificio di Saarinen.
Grazie all’ingegnosa soluzione, una fonte secondaria di illuminazione si aggiunge così all’oculo sopra all’altare, schermato da una griglia metallica, dal quale piove la luce naturale “drammatizzata” dalla scultura di Harry Bertoia, formata da cavi fissati al soffitto e a terra, ai quali sono saldate, con
inclinazioni differenti, piccole lamine metalliche rettagolari, che si diradano verso l’alto [1, 32].
Si può seguire l’evoluzione di questa idea attraverso due prospettive raffiguranti l’interno della cappella: nella prima semplici “raggi” verticali sono fissati dietro l’altare (ed è interessante notare la presenza di una croce, poi non realizzata) [30], nella seconda (datata novembre
1953), uno schermo con lamine orizzontali sembra prefigurare, almeno a grandi linee, la creazione dello scultore, ancor prima che questi iniziasse a lavorare all’opera [27]. Sembra, infatti,
che l’incarico sia stato affidato a Bertoia solo nel 195448.
Saarinen aveva conosciuto l’artista di origini friulane alla Cranbrook Academy of Art, fondata dal padre Eliel, dove Bertoia si era formato e aveva diretto, dal 1939 al 1943, il laboratorio
per la lavorazione dei metalli e, dal 1941 al 1943, quello per la stampa. Ispirandosi anche all’opera
di Paul Klee49, Bertoia aveva sviluppato la tecnica grafica del “monotipo”, impegnandosi in una
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EERO SAARINEN COLLECTION, MANUSCRIPTS AND ARCHIVES, YALE UNIVERSITY LIBRARY / WARREN REYNOLDS
Genesi di un’idea
Anche per questo, la forma circolare sembra rispondere meglio di altre alle esigenze di un edificio sacro per una istituzione educativa. Non a caso, proprio a tale forma aveva fatto ricorso
Eliel Saarinen nel disegnare la cappella dello Stephens College, a Columbia nel Missouri [15–17],
un progetto forse ispirato agli studi su spazi religiosi centralizzati condotti tra le due guerre
dall’architetto tedesco Dominikus Böhm41. Le assonanze tra il progetto di Eliel –l’ultimo elaborato prima della morte– e l’edificio del MIT sono notevoli42. Pur racchiudendo un ambiente più
vasto (contiene circa 300 posti, metre la cappella del MIT solo 130), la struttura per il college
femminile di Columbia sorge al centro di uno specchio d’acqua, presenta un interessante andamento ondulato delle pareti, uno schermo trasparente, forse composto da fi li metallici, e,
come unica fonte di illuminazione naturale, un oculo nella volta, tutte soluzioni, riscontrabili,
per quanto in forme diverse, nell'edificio realizzato da Eero nel campus di Cambridge.
Come è stato osservato, questo può essere messo in relazione anche con gli studi per una
cappella per tre confessioni elaborati da Matthew Nowicki nell’ambito dell’incarico, affidato a Eero nel 1949, per il disegno del campus dell’università Brandeis a Waltham nel Massachusetts, nei
pressi di Boston, istituzione “non-settaria” fondata da una comunità ebraica43 [18, 19]. Nel piano
per Brandeis un auditorium ospitato sotto una copertura a cupola sostenuta da colonne lungo il
perimetro –per certi versi un antecedente dell’auditorium del MIT– si attesta insieme a un’alta torre
sulla piazza centrale del campus, mentre la cappella, isolata e lontana dal nucleo principale, è uno
spazio centralizzato con pareti ondulate e oculo che anticipa alcuni caratteri dell’edificio del MIT.
Infine è interessante notare come una versione del cilindro in mattoni di Cambridge, semplificata e più raccolta (sia per le dimensioni e per il numero di posti a sedere, sia per il rivestimento interno interamente in legno) venga adottata da Saarinen, quasi parallelamente, nella
cappella della Drake University a Des Moines, Iowa, annessa alla Divinity School [20, 21], un’istituzione dedicata alla formazione dei ministri della Chiesa Cristiana (i Discepoli di Cristo)44.
Tra gli esempi citati, soltanto lo spazio sacro del MIT presenta un doppio involucro, grazie al
quale la forma pura all’esterno si associa all’andamento ondulato delle pareti interne, dettato sia
da ragioni formali che da questioni acustiche ed evocativo di spazialità barocche. Le ondulazioni
di diversa lunghezza evitano, infatti, di enfatizzare particolari frequenze e direzioni del suono, così
che l’involucro risulta «rotondo per l’occhio, ma non per l’orecchio»45. Inoltre, griglie di mattoni nella
parte inferiore, in corrispondenza di elementi fonoassorbenti inseriti nell’intercapedine tra le due
pareti [29], migliorano l’intelligibilità della parola, mentre lo spazio superiore, privo di tali accorgimenti, serve da camera di riverberazione per il suono dell’organo collocato sopra l’ingresso. Anche
la configurazione convessa del soffitto, a forma di cono troncato in corrispondenza del lucernario
[11], evita le riflessioni focalizzate da una cupola convenzionale, inzialmente prevista da Saarinen46.
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ricerca di effetti spaziali che aveva poi trasferito nei successivi lavori plastici [28, 29]. Nel 1951 le
sue sculture erano state esposte nello showroom della Knoll a New York, ditta per la quale aveva
disegnato la celebre Diamond Chair. Favorevolmente colpito dalla visita alla mostra, Eero aveva
incaricato l’artista, nel 1953, di realizzare per il ristorante del General Motors Technical Center di
Warren uno schermo decorativo in metallo50, che, pur di notevole suggestione, non aveva sortito
l’effetto immaginato dall’artista per la scarsità di luce naturale51. Al contrario, nella cappella del
MIT la luce è elemento essenziale della scultura, tanto che Bertoia ne parla come di uno «strumento ottico», uno «strumento di precisione» che è al contempo «libero e immaginativo» 52.
Frutto della perfetta sintonia tra l’artista di talento e l’architetto capace di prefigurare ruolo e
forma dell’opera d’arte, la scultura, in stretta connessione con l’altare di marmo, ha il compito di
manifestare l’idea del sacro in un ambiente necessariamente privo di simboli religiosi53.
Convinto che l’opera d’arte debba essere parte integrante dell’architettura, e quindi in armonia con il “tema” che domina l’edificio54, Saarinen la studia personalmente, coinvolgendo l’artista solo in un secondo tempo. Questo vale anche per la guglia porta campana, concepita da Theodore Roszak e messa in opera sulla copertura della cappella nel novembre del 1955, quindi dopo la
cerimonia di dedicazione [40–42]. Il contatto con l’artista di origini polacche si deve probabilmente
ad Aline Bernstein Louchheim, associate art editor del «New York Times», che sposerà Eero nel
febbaio del 195455. Ricorda Eero a proposito di quest’opera: «Sapevamo di volere qualche tipo di
guglia. Era un problema da architetto o da scultore? Alla fine abbiamo deciso che si trattava un po’
di entrambi. Abbiamo determinato la forma generale e poi contattato lo scultore che l’ha affinata,
dato che possiede una sensibilità maggiore e una maggiore immaginazione per la forma, rispetto
all’architetto»56. Prima che Roszak concepisse la sua scultura di alluminio, in cui tre aste verticali
simboleggiano le religioni cattolica, protestante ed ebraica, alle quali la cappella è sostanzialmente
destinata, Saarinen aveva infatti studiato la forma della guglia in numerosi schizzi [39].
22
Una questione aperta
Anni dopo, Saarinen si dichiarerà soddisfatto del lavoro di Roszak e, soprattutto, dell’interno della cappella, mentre sarà critico sul rapporto tra corpo cilindrico e corridoio vetrato che
funge da “nartece”, oltre che sulla configurazione della piazza57. Proprio la sistemazione dello
spazio vuoto in cui sorgono i due edifici rappresenta l’aspetto maggiormente problematico
dell’intervento al MIT [26]. La piazza lastricata secondo un disegno geometrico a triangoli [22–
24], che avrebbe dovuto coprire un parcheggio sotterraneo, non viene realizzata, nonostante il
presidente avesse insistito sulla necessità di mantenerla anche dopo che l’idea del parcheggio, a quanto sembra proposta da Belluschi58, era stata abbandonata. Killian scriveva infatti il
9 luglio 1953: «L’efficacia dell’auditorium e della cappella dipenderà in gran parte dalla piazza e
penso che si debba fare ogni sforzo per provvedere alla piazza come parte integrante dell’intero piano»59. Del resto, un’altra modifica, registrata nel progetto esecutivo della cappella datato marzo-settembre 1954 [8, 9], incide ulteriormente sulla configurazione del complesso.
Rispetto alla soluzione raffigurata nel modello pubblicato su «Architectural Forum» [23], la cappella realizzata risulta, infatti, ruotata di 90°. Di conseguenza, il corridoio vetrato che svolge la
funzione di «camera di decompressione»60 –in cui l’occhio si abitua alla oscurità e lo spirito
si prepara all’atmosfera dello spazio sacro–, non risulta più giustificato compositivamente
dal rapporto con la pensilina e con il piccolo corpo di fabbrica rettangolare contenente la biblioteca e l’ufficio per il cappellano [13]. Forse suggerita dal definitivo orientarsi del complesso
verso l’ingresso dell’edificio di Bosworth su Massachusetts Avenue, la nuova organizzazione
planimetrica comporta la costruzione di un semplice muro in mattoni in luogo della pensilina e
del corpo di fabbrica rettangolare, muro che serve a separare la cappella dalla Bexley Hall alle
sue spalle, creando un ambiente esterno appartato [4]. Si tratta forse di una soluzione temporanea, in previsione dell’abbattimento della Bexley Hall auspicato dall’architetto61.
L’occasione di intervenire nuovamente su questa situazione è data a Saarinen nel 1959,
quando gli viene proposto di disegnare l’edificio della Student Union sul lato nord della piazza,
una struttura già prevista in occasione dell’incarico precedente, il cui progetto non era stato
però sviluppato [22]. Tra il 1959 e il 1961 lo studio di Saarinen elabora un piano della piazza che
prevede la sede della Student Union sul lato nord e il Graduate Center sul lato ovest, collegati
da un percorso in quota che attraversa Massachusetts Avenue. Il piano ipotizza la demolizione
di Bexley Hall e del muro eretto ai lati del nartece, l’estensione fino a Massachusetts Avenue
del boschetto di platani che circonda la cappella, oltre alla riproposizione, all’incrocio di due
assi pedonali, del campanile già studiato in associazione all’auditorium [25]. Messo in discussione dalla committenza, il piano non verrà mai realizzato62, anche a causa dell’impossibilità
da parte di Saarinen di seguire il progetto nel corso del 1961 in conseguenza del manifestarsi
dei segni della malattia che, diagnosticata in agosto, lo avrebbe portato alla morte a settembre dopo un disperato intervento chirurgico.
Nonostante la mancata realizzazione di un disegno coerente della piazza, o forse proprio anche grazie a questa incoerenza, i due edifici del MIT testimoniano della inusuale capacità di sperimentare del loro autore, il quale ricercando il “carattere” di ogni edificio, ha saputo
individuare, con caparbietà, costanza e metodo, ma anche con coraggio, soluzioni tecnologiche, strutturali e formali non convenzionali, in grado di esercitare un «forte impatto emotivo»63
e di «accrescere la ricchezza» dell’architettura.
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anche date le Specifications for
Auditorium-Chapel for M.I.T. redatte
da Baker, 17 luglio 1950, MIT A., b. 131, f. 5.
23 La pianta è in MIT A., b. 131, f. 5.
24 A. B. Saarinen, a cura di, Eero Saarinen
on His Work: A Selection of Buildings
Dated from 1947 to 1964 with Statements
by the Architect, ed. riv., New Haven
1968, p. 40.
25 Cfr. il contributo di E. Saarinen
in «Perspecta», 7, 1961, p. 30.
26 Cfr. P. C. Papademetriou, Pelle sottile.
L’impianto di produzione dell’IBM a
Rochester, in «Casabella», 706-707,
dicembre 2002-gennaio 2003, p. 145.
27 Eero Saarinen, in J. Peter, The Oral
History of Modern Architecture, New York
1994, p. 211.
28 Lettera di P. Belluschi a J. R. Killian,
13 giugno 1952, MIT A., b. 131, f. 5.
Cit. in M. L. Clausen, op. cit., p. 205.
29 Si vedano i commenti di alcuni
membri della comunità accademica,
molto positivi sull’auditorium e più critici
sulla cappella, raccolti tra febbraio
e marzo 1953, MIT A., b. 131, f. 6.
30 Lettera di R. M. Kimball a J. R. Killian,
3 giugno 1953, MIT A., b. 131, f. 6.
31 Il modello è pubblicato in Saarinen
Challenges the Rectangle, Designs
a Domed Auditorium and a Cylindical
Chapel for MIT’s Laboratory Campus,
in «Architectural Forum», gennaio
1953, p. 127.
32 Ivi, p. 132.
33 E. Saarinen, cit. in The Trend
of Affairs, cit., p. 388.
34 Un disegno della cappella di Mies
all’IIT, completata nel 1952, era apparso
in «Architectural Forum» nel dicembre
1949.
35 V. Scully, Rethinking Saarinen,
in E.-L. Pelkonen e D. Albrecht,
a cura di, op.cit., p. 19.
36 Secondo Glen Paulsen, all’epoca
collaboratore dello studio, Saarinen citò
un prototipo romanico italiano come
riferimento. Cfr. D. G. De Long, Eliel
Saarinen and the Cranbrook Tradition in
Architecture and Urban Design, in A. P. A.
Belloli, a cura di, Design in America. The
Cranbrook Vision 1925-1950, cat. mostra,
New York 1983, p. 300.
37 C. Shillaber, op. cit., pp. 348, 376.
Anche il presidente Killian, in una lettera
di risposta a un ex allievo dell'MIT
che aveva criticato il progetto della
cappella (22 marzo 1954, MIT A., b. 131,
f. 6), richiama il precedente della prima
cappella dell’Università di Cambridge,
probabilmente la chiesa Holy Sepulchre.
38 Lettera di J. R. Killian a R. M. Kimball,
3 ottobre 1950, cit.
39 Saarinen Challenges…, cit., p. 130.
Proprio su questa scelta si appunteranno
le critiche di Bruno Zevi. Cfr. Three
Critics Dicuss M.I.T.’s New Buildings,
in «Architectural Forum», marzo 1956,
p. 157. Una valutazione positiva è invece
in V. Calzolari, La cappella e l’auditorium
di Eero Saarinen, in «Casabella», 208,
novembre-dicembre 1955, pp. 16-29.
40 A. B. Saarinen, a cura di, op. cit.,
p. 42. Cfr. anche Buildings in the Round,
in «Architectural Forum», gennaio 1956,
p. 119.
41 L’influenza dei progetti di Böhm
è riscontrabile in altri spazi sacri
concepiti da Eliel e Eero Saarinen. Cfr. K.
James-Chakraborty, Dominikus Böhm in
Amerika, in W. Voigt, I. Flagge, a cura di,
Dominikus Böhm 1880-1955, cat. mostra,
Tübingen-Berlin 2005, pp. 89-101. Anche
gli studi di Erik Bryggman sullo spazio
sacro di forma circolare possono aver
fornito alcune suggestioni. Cfr. S. Micheli,
Erik Bryggman 1891-1955. Architettura
moderna in Finlandia, pp. 95-99.
Sull'influsso finlandese, in particolare
di Bryggman e Aalto, sull'architettura
sacra di Eliel e Eero, cfr. D. G. De Long,
Eliel Saarinen, cit., p. 68.
42 Cfr. Chapel for a Women’s College,
in «Progressive Architecture», giugno
1951, pp. 15-16. Sul progetto per lo
Stephens College in relazione alla
cappella dell’MIT, cfr. D. G. De Long,
op. cit., p. 80. La cappella verrà poi
costruita in forma diversa su progetto
di Eero, cfr. E.-L. Pelkonen e D. Albrecht,
a cura di, op.cit., pp. 180-181.
43 Sulle vicende del progetto per il
campus della Brandeis University cfr.
J. Merkel, Eero Saarinen, London, New
York 2005, pp. 106-111. Cfr. inoltre J. Komar
Olivarez, Churches and chapels. A new
kind of worship space, in E.-L. Pelkonen
e D. Albrecht, a cura di, op.cit., p. 269
e ivi, p. 166-67. Sull’importanza per Eero
Saarinen del rapporto con Nowicki,
morto nel 1950 in un incidente aereo,
cfr. ivi, p. 332.
44 I disegni esecutivi della cappella
della Drake University (ESC, b. 188)
sono del novembre 1953. La cappella
viene dedicata nel 1955.
45 R. H. Bolt, Designing the Acustics
of the MIT Chapel, in «Robert Bradford
Newman Student Award Fund»,
Newsletter 89, p. 2. Richard Bolt,
socio dello studio Bolt, Beranek
& Newman, è responsabile dell’acustica
dell’auditorium oltre che della cappella.
46 Uno studio preliminare per la cappella
con cupola è pubblicato in Saarinen
Challenges…, cit., p. 130.
47 Comunicazione di Kevin Roche
all’autrice, 16 febbraio 2010. Va notato
che, all’inizio del 1953, quando
la proposta di Goff era stata
abbandonata in favore di un progetto
più convenzionale, Eero Saarinen
–come Wright, Gropius, Johnson,
Wurster, Belluschi e altri– aveva risposto
all’appello degli studenti della facoltà
di architettura della University
of Oklahoma, diretta da Goff, inviando
una lettera di sostegno al progetto.
Cfr. D. G. De Long, Bruce Goff. Toward
Absolute Architecture, Cambridge,
Mass. 1988, pp. 101-104.
48 N. N. Schiffer, V. O. Bertoia, The World
of Bertoia, Atglen 2003, p. 74. Nel 1954
si tiene all’MIT una mostra di monotipi
e sculture di Bertoia, in previsione o forse
a seguito del suo incarico per la cappella.
49 F. Tedeschi, Harry Bertoia e la scultura
americana del secondo dopoguerra,
in G. Ganzer, Harry Bertoia, in G. Ganzer,
a cura di, Harry Bertoia. Decisi che una
sedia non poteva bastare, cat. mostra,
Cinisello Balsamo 2009, pp. 68-69.
50 M. Minuz, Non concepisco nulla che
esuli dal sentimento del mio mestiere,
Ivi, pp. 81-110. Poco dopo Bertoia realizza
uno schermo analogo per la sede
della Manufacturer’s Hannover Trust
Company a New York su commissione
di Gordon Bunshaft di SOM. Per
entrambi gli interventi cfr. N. N. Schiffer,
V. O. Bertoia, op. cit., pp. 70-73.
51 Intervista con Harry Bertoia di Paul
Cummings, in G. Ganzer, a cura di,
op.cit., p. 242.
52 Intervista con Harry Bertoia di John
Willenbecher, 1957, citata in N. N. Schiffer,
V. O. Bertoia, op. cit., p. 74.
53 Oltre all’altare Saarinen prevede
un pulpito e un ambone, realizzati
su suo disegno. Tra le tavole esecutive
(ESC, b. 214) vi è anche quello per un’arca
ebraica che non sembra essere stata
realizzata.
54 Eero Saarinen, in J. Peter,
op. cit., p. 210.
55 Cfr. la lettera di Saarinen ad Aline
B. Louchheim, 10 giugno 1953 e la lettera
di Aline agli Eames, 4 ottobre 1953, in
Aline and Eero Saarinen Personal Papers,
1906-1977, Archives of American Art,
Smithsonian Institution, b. 2, f. 26 e 40.
56 E. Saarinen, Function, Structure and
Beauty, in «Architectural Association
Journal», luglio-agosto 1957, conferenza
tenuta all’Architectural Association
a Londra, 12 giugno 1957, p. 44.
57 A. B. Saarinen, a cura di, op. cit., p. 42.
58 Saarinen Challenges…, cit., p. 132.
59 Lettera di Killian a Kimball, 9 luglio
1953, MIT A., b. 131, f. 6.
60 A. B. Saarinen, a cura di, op. cit., p. 42.
61 Eero Saarinen, in J. Peter, op. cit., p. 196.
62 L’edificio della Student Union verrà
relizzato da Eduardo F. Catalano.
Una proposta precedente di Saarinen
per la sistemazione della piazza
si trova nell’album del progetto
per la Student Union, ESC, b. 673,
f. 56. Su questa fase dell’intervento
di Saarinen cfr. O. R. Simha, MIT Campus
Planning 1960-2000. An Annotated
Chronology, Cambridge, Mass. 2001,
pp. 26-27, 42-43.
63 E. Saarinen, Conferenza, 1° dicembre
1959, in E.-L. Pelkonen, D. Albrecht,
a cura di, op. cit., p. 353.
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Note
1 La frase di Eero Saarinen è citata
in The Maturing Modern, in «Time»,
2 luglio 1956, p. 57.
2 Sui rapporti tra Saarinen e Miller,
suo amico e committente, cfr. W. Miller,
Eero and Irwin. Praiseworthy competition
with one’s ancestors, in E.-L. Pelkonen,
D. Albrecht, a cura di, Eero Saarinen:
Shaping the future, cat. mostra,
New Haven-London 2006, pp. 57-67.
Il testo dell’orazione è in Eero Saarinen
Collection, Manuscripts and Archives,
Yale University Library, New Haven
(da ora ESC), b. 3, f. 16.
3 J. R. Killian, The Acceptance Address,
in «The Technology Review», giugno
1955, p. 402.
4 Dopo aver fatto fortuna con la vendita
al dettaglio, Sebastian S. Kresge
(1867-1966) aveva creato nel 1924 la
Kresge Foundation con scopi benefici.
5 Cit. in The Trend of Affairs, in «The
Technology Review», giugno 1955, p. 387.
6 Va ricordato che William W. Bosworth,
progettista degli edifici del campus
dell’MIT dal 1913, aveva proposto all’inizio
degli anni Venti una cappella in stile
neoclassico mai realizzata. Cfr. M. M.
Jarzombek, Designing MIT: Bosworth’s
New Tech, Boston 2004, p. 112.
7 Lettera di E. M. Baker a J. R. Killian
(all’epoca vicepresidente dell’MIT),
9 febbraio 1948, MIT Office of the
President Records, 1930-1959 (AC 4),
Institute Archives and Special Collection,
MIT Libraries, Cambridge, Mass.
(da ora MIT A.), b. 131, f. 5.
8 Report of the Committee on Educational
Survey to the Faculty of the MIT,
Cambridge/Mass., dicembre 1949.
9 J. R. Killian, The Inaugural Address.
The Obligations and Ideals of an Institute
of Technology, in «The Technology
Review», 51, maggio 1949, pp. 429-440.
10 Application to establish at M.I.T.
a Kresge School of Human Relations,
MIT A., b. 131, f. 12.
11 J. R. Killian, The Acceptance
Address, cit., p. 402.
12 Ibidem. Cfr. inoltre J. R. Killian, Our
Religious Program. Report to the MIT
Corporation, ottobre 1954; Id., An
atmosphere of religious feedom, In
«The Christian Register», gennaio
1956, pp. 12, 32.
13 Si tratta della Sage Chapel alla Cornell
University, Ithaca, stato di New York.
Il termine inglese è “non-denominational”.
14 Cfr. M. M. Grubiak, Educating the
Moral Scientist: The Chapels at I.I.T. and
M.I.T., in «Arris: Journal of the Southeast
Chapter of the Society of Architectural
Historians», 2007, vol. 18, pp. 1-14.
Si veda anche il caso della cappella
dell’Accademia dell’Aeronautica a
Colorado Springs, realizzata tra il 1954
e il 1962 su progetto di SOM. Cfr. N.
Adams, Skidmore, Owings & Merrill,
SOM dal 1936, Milano 2006, p. 150.
15 Cfr. la planimetria allegata
al Report of the Committee, cit.
16 Cfr. C. Shillaber, Architecture of M.I.T.
Buildings, Part II, in «The Technology
Review», maggio 1954, pp. 343-348, 376.
Si veda anche W.J. Mitchell, Imaginig MIT.
Designing a Campus for the Twenty-First
Century, Cambridge, Mass. 2007, pp. 2023. Alcuni edifici si devono a Lawrence
B. Anderson e Herbert L. Beckwith,
laureati e insegnanti alla School of
Architecture and Planning dell’MIT,
scelti da Eero Saarinen come studio
di supporto per il suo intervento all’MIT.
17 Cfr. G. Schildt, Alvar Aalto: the Mature
Years, New York 1991, pp. 117-29; Id., Alvar
Aalto: the Decisive Years, New York 1986,
p. 167.
18 M. L. Clausen, Pietro Belluschi. Modern
American Architect, Cambridge 1994,
p. 205.
19 Lettera di W. Wurster a K. T. Compton,
10 settembre 1948, MIT A., b. 241, f. 13.
20 La progettazione di campus
universitari aveva impegnato Eliel
e Eero già alla fine degli anni Trenta
e soprattutto dopo il 1945. Cfr. E.-L.
Pelkonen, D. Albrecht, a cura di, op. cit.
21 Memorandum to the Building
Committee from R. M. Kimball, 11 ottobre
1950, MIT A., b. 189, f. 1.
22 Lettera di J. R. Killian a R. M. Kimball,
Chairman of the Building Committee,
3 ottobre 1950. A Saarinen vengono
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HARRY BERTOIA ESTATE, SERAPHIN GALLERY, PHILADELPHIA
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COLLEZIONE PRIVATA PORDENONE
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veduta prospettica dell’interno
(novembre 1953)
perspective view of the interior
(November 1953)
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Harry Bertoia, Senza titolo, monotipo,
inchiostro su carta di riso, primi anni
Quaranta (dal volume G. Ganzer,
a cura di, Harry Bertoia. Decisi
che una sedia non poteva bastare,
catalogo della mostra, Cinisello
Balsamo, Milano 2009)
Harry Bertoia, Untitled, monotype, ink
on rice paper, early 1940s (from the
volume G. Ganzer, edited by, Harry
Bertoia. Decisi che una sedia non
poteva bastare, catalogue
of the exhibition, Cinisello Balsamo,
Milano 2009)
29
Harry Bertoia, Senza titolo, monotipo,
inchiostro su carta di riso, anni
Cinquanta (dal volume G. Ganzer,
a cura di, Harry Bertoia. Decisi
che una sedia non poteva bastare,
catalogo della mostra, Cinisello
Balsamo, Milano 2009)
Harry Bertoia, Untitled, monotype,
ink on rice paper, 1950s (from the
volume G. Ganzer, edited by, Harry
Bertoia. Decisi che una sedia non
poteva bastare, catalogue
of the exhibition, Cinisello Balsamo,
Milano 2009)
30
prospettiva di studio dell’interno
corrispondente alla fase di progetto
della cappella nella illustrazione 13
working perspective of the interior,
corresponding to the design phase
of the chapel seen in illustration 13
31
l'interno della cappella con
la scultura di Harry Bertoia
interior of the chapel with the
sculpture by Harry Bertoia
32
dettaglio della scultura di Harry
Bertoia. Le lastre rettangolari
e le piccole forme geometriche
sono collegate ai supporti
con un procedimento di brasatura
con una lega di bronzo, nickel,
ottone e rame
detail of the sculpture by Harry
Bertoia. The rectangular plates
and the small geometric forms are
connected to the supports with
a brazing procedure using an alloy
of bronze, nickel, brass and copper
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Eero Saarinen, schizzi di studio della
guglia (dal volume A.B. Saarinen, a
cura di, Eero Saarinen on His Work:
A Selection of Buildings Dated from
1947 to 1964 with Statements by the
Architect, ed. riv., New Haven 1968)
Eero Saarinen, working sketches of
the spire (from the book A.B. Saarinen,
ed. by, Eero Saarinen on His Work:
A Selection of Buildings Dated from
1947 to 1964 with Statements by the
Architect, New Haven 1968)
40 41 42
fasi di montaggio della guglia
metallica opera dello scultore
Theodore Roszak, che è ritratto
in due degli scatti
assembly phases of the metal
spire by the sculptor Theodore
Roszak, shown in two of the shots
39
33
dettaglio degli archi della cappella e
del fossato, sullo sfondo l’auditorium
detail of the arches of the chapel and
the moat, with the auditorium in the
background
34
veduta del cantiere durante la
costruzione del muro interno
in cemento armato
worksite view during construction
of the inner wall in reinforced concrete
35
sezioni sulle pareti, disegno
esecutivo, marzo-settembre 1954
sections through the walls, definitive
drawing, March-September 1954
24
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EERO SAARINEN COLLECTION, MANUSCRIPTS AND ARCHIVES, YALE UNIVERSITY LIBRARY
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40
19
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38
36
37
ROLAND HALBE
EERO SAARINEN COLLECTION, MANUSCRIPTS AND ARCHIVES, YALE UNIVERSITY LIBRARY
36
dettagli dell’intercapedine tra
la parete in mattoni e quella più
interna in cemento rivestita in legno
(wainscoting), disegno esecutivo,
maggio-settembre 1954
details of the interspace between the
brick wall and the internal concrete
wall with wooden wainscoting,
definitive drawing, May-September
1954
37
Bruce Goff, progetto per la Crystal
Chapel, University of Oklahoma,
Norman, 1949, modello
Bruce Goff, project for the Crystal
Chapel, University of Oklahoma,
Norman, 1949, model
38
dettaglio della parete interna con
l’intercapedine da cui filtra la luce
detail of the internal wall with the
interspace for light
22
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dettagli dell’intercapedine tra
la parete in mattoni e quella più
interna in cemento rivestita in legno
(wainscoting), disegno esecutivo,
maggio-settembre 1954
details of the interspace between the
brick wall and the internal concrete
wall with wooden wainscoting,
definitive drawing, May-September
1954
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Bruce Goff, progetto per la Crystal
Chapel, University of Oklahoma,
Norman, 1949, modello
Bruce Goff, project for the Crystal
Chapel, University of Oklahoma,
Norman, 1949, model
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dettaglio della parete interna con
l’intercapedine da cui filtra la luce
detail of the internal wall with the
interspace for light
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guglia (dal volume A.B. Saarinen, a
cura di, Eero Saarinen on His Work:
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1947 to 1964 with Statements by the
Architect, ed. riv., New Haven 1968)
Eero Saarinen, working sketches of
the spire (from the book A.B. Saarinen,
ed. by, Eero Saarinen on His Work:
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1947 to 1964 with Statements by the
Architect, New Haven 1968)
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fasi di montaggio della guglia
metallica opera dello scultore
Theodore Roszak, che è ritratto
in due degli scatti
assembly phases of the metal
spire by the sculptor Theodore
Roszak, shown in two of the shots
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dettaglio degli archi della cappella e
del fossato, sullo sfondo l’auditorium
detail of the arches of the chapel and
the moat, with the auditorium in the
background
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veduta del cantiere durante la
costruzione del muro interno
in cemento armato
worksite view during construction
of the inner wall in reinforced concrete
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sezioni sulle pareti, disegno
esecutivo, marzo-settembre 1954
sections through the walls, definitive
drawing, March-September 1954
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-
rivista mensile
monthly magazine
numero 791 / issue 791
n. 7/2010
anno LXXIV / year LXXIV
luglio 2010 / July 2010
redazione
editorial staff
tel 02 215631
fax 02 21563260
[email protected]
[email protected]
(produzione)
editor
Francesco Dal Co
segreteria di redazione
editorial secretariat
Silvia Sala
coordinamento redazionale
editorial coordinator
Alessandra Pizzochero
art direction e progetto
art direction and design
Tassinari/Vetta srl
Paolo Tassinari
con
Francesco Nicoletti
comitato di redazione
editorial board
Chiara Baglione
Marco Biagi
Marco Biraghi
Nicola Braghieri
Federico Bucci
Francesco Cellini
Francesca Chiorino
Pippo Ciorra
Giovanna Crespi
Mercedes Daguerre
Alberto Ferlenga
Enrico Molteni
Marco Mulazzani
Ugo Rosa
Carlotta Tonon
Francesco Venezia
comitato scientifico-editoriale
scientific-editorial committee
Nicholas Adams
Julia Bloomfield
Claudia Conforti
Juan José Lahuerta
Jacques Lucan
Winfried Nerdinger
Joan Ockman
Sergio Polano
corrispondenti
correspondents
Alejandro Aravena (Cile)
Marc Dubois (Benelux)
Luis Feduchi (Spagna)
Françoise Fromonot (Francia)
Andrea Maffei (Giappone)
Luca Paschini (Austria)
traduzioni
translations
transiting_s.piccolo
produzione, innovazione edilizia
e design
Livio Salvadori
Cristina Menotti
(grafica)
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Arnoldo Mondadori Editore
20090 Segrate – Milano
-
via D. Trentacoste 7
20134 Milano
tel 02 215631 con 20 linee ra
fax 02 21563260
rivista internazionale di architettura
pubblicazione mensile / monthly review
registrazione tribunale Milano n. 3108
del 26 giugno 1953
direttore responsabile
Roberto Briglia
blind-review
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che pervengono in redazione sono
sottoposti alla valutazione del comitato
scientifico-editoriale, secondo competenze
specifiche e interpellando lettori esterni
con il criterio del blind-review.
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stampato da Mondadori Printing spa
via Luigi e Pietro Pozzoni 11,
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stabilimento di Verona
nel mese di giugno 2010
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