NATURA MORTA DI PEPERONCINI

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NATURA MORTA DI PEPERONCINI
NATURA MORTA DI
PEPERONCINI
Renato Guttuso, olio su tela (1976)
L’OPERA
Renato Guttuso (Bagheria 1911- Roma 1987) è stato l’artista italiano che più ha sposato il
concetto di “natura morta” nell’intero XX secolo, secondo solo a Giorgio Morandi. In questa
natura morta l’artista ha rappresentato un’immagine a lui classica, ormai icona della s ua pittura:
i peperoncini.
Quello che è stato il neorealismo in letteratura e nel cinema con nomi del calibro di Pier Paolo
Pasolini e Vittorio De Sica, è stato Renato Guttuso nella pittura, annoverato come maggiore
esponente della corrente artistica del realismo. Il lavoro di Guttuso nasce dalla ricerca della
verosimiglianza dell’opera con il reale. Non cerca simbolismi o significati reconditi, non c’è
mistero: l’opera si spiega da sola via via che il lavoro procede. “L’unica lettura possibile è ciò che
si vede”, come il pittore stesso afferma. “Vorrei arrivare alla totale libertà in arte, libertà che,
come nella vita, consiste nella verità”, scrive Guttuso. E ancora: “Sempre ha contato,
soprattutto, per me il rapporto con le cose. Trovare, o credere di tr ovare questo rapporto
(naturalmente non stabile né fisso) ha significato, in qualche modo, tentare la possibilità di
comunicare tale rapporto. Un’arte senza pubblico non esiste ” (in Renato Guttuso Il realismo e
l’attualità delle immagini, di Flaminio Gualdoni (et al). Aosta 27 marzo 2013 – 22 settembre
2013).
IL PEPERONCINO
Il
peperoncino
piccante
era
usato
come
alimento
fin
da
tempi
antichissimi.
Dalla
testimonianza di reperti archeologici sappiamo che già nel 5500 a.C. era conosciuto in Messico
come pianta coltivata, ed era la sola spezia usata dagli indiani del Perù e del Messico.
In Europa il peperoncino giunse grazie a Cristoforo Colombo che lo portò dalle Americhe col
suo secondo viaggio, nel 1493. Introdotto quindi in Europa dagli spagnoli, ebbe un immediato
successo, ma i guadagni che la Spagna si aspettava dal commercio di tale frutto (come
accadeva con altre spezie orientali) furono deludenti, poiché il peperoncino si acclimatò
benissimo nel vecchio continente, diffondendosi in tutte le regioni meridionali, in Africa e in Asia,
e venne così adottato come spezia anche da quella parte della popolazione che non poteva
permettersi l'acquisto di cannella, noce moscata e altre spezie molto usate per il condimento e
la conservazione di alimenti. Fu utilizzata largamente per la conservazione dei cibi, assumendo
un ruolo chiave nell’economia delle aree più povere.
La Calabria, in tal senso, non fece eccezione: qui il peperoncino fu coltivato in maniera sempre
più diffusa, grazie anche al clima caldo che si avvicina a quello tropicale di Messico e Cile (la
denominazione “Chilli” deriva proprio dal paese sudamericano).
Il nome del peperoncino deriva dalla somiglianza nel gusto (sebbene non nell'aspetto), con il
pepe, Piper in latino. Il nome con il quale era chiamato nel nuovo mondo in nāhuatl era chilli o
xilli e tale è rimasto sostanzialmente nello spagnolo del Messico e dell'America Centrale (chile)
e nella lingua inglese (chili).
FONTI IMMAGINI
http://www.gonews.it/wp-content/uploads/2014/11/Guttuso_renato.jpg
BIBLIOGRAFIA
http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Guttuso
http://it.wikipedia.org/wiki/Capsicum
http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Guttuso