l`irrigazione qualitativa di precisione nella vite

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l`irrigazione qualitativa di precisione nella vite
OJEDA, L’IRRIGAZIONE QUALITATIVA DI PRECISIONE NELLA VITE, PAG. 1
L’IRRIGAZIONE QUALITATIVA DI PRECISIONE NELLA VITE
Hernán OJEDA
UE999 Pech Rouge, INRA, F-11430 GRUISSAN, Francia
Articolo di sintesi della relazione presentata ad Enoforum 2007, 13-15 marzo, Piacenza
Riassunto
Il cambiamento climatico e l’attuale crisi vitivinicola impongono un adattamento evolutivo delle
tecniche culturali nei vigneti mediterranei. L’aumento delle temperature medie, insieme con un
incremento significativo della evapotraspirazione, generano una siccità crescente lungo il ciclo
vegetativo della vite indotta da un bilancio idrico forte e precocemente deficitario.
I viticoltori ogni volta di più si trovano di fronte al dilemma di accettare le conseguenze di carenze
idriche severe o di utilizzare l’irrigazione al fine di evitare i gravi problemi di diminuzione delle rese e
della qualità della vendemmia.
Sulla base delle conoscenze scientifiche sviluppate negli ultimi 15 anni principalmente, oggi è
possibile proporre ai viticoltori modelli di irrigazione ragionata in funzione del controllo dello stato
idrico, elemento esplicativo fondamentale del funzionamento fisiologico del ceppo, prendendo in
considerazione gli obiettivi di produzione (rese, qualità, tipo di vino, ecc.). Questo approccio,
utilizzato ogni volta di più nei paesi dove l’irrigazione è una tecnica imprescindibile per la viticoltura,
comincia ad essere una richiesta tangibile da un’importante porzione del settore viticolo europeo.
Questo articolo presenta una certa quantità di informazioni relative agli effetti di differenti livelli di
carenza idrica sulla resa e la qualità delle uve e dei vini, descrive un modello generale ottimo per la
vite in funzione del suo stato fenologico; propone differenti strategie di irrigazione in funzione degli
obiettivi del vigneto, e fornisce esempi pratici in vigneti commerciali di differenti paesi vitivinicoli.
Le caratteristiche di un vino sono il risultato dell’interazione di numerosi fattori naturali, biologici,
agronomici ed enologici. L’uomo, attraverso la gestione di certe variabili agronomiche, come
l’architettura della pianta, la gestione del suolo e la protezione fitosanitaria o di alcune variabili
enologiche come il tipo di vinificazione, di affinamento o la scelta dei tagli può, entro certi limiti,
controllare la qualità e tipicità del vino (Morlat e Asselin 1983). Tuttavia, la possibilità d’intervento del
viticoltore su certi fattori naturali come il clima e l’effetto annata (“millésime”) è molto limitata.
L’acqua e il clima
Il clima è un elemento fondamentale nella qualità dell’uva, attraverso il comportamento delle sue
principali componenti: la radiazione solare, la temperatura, l’umidità e le precipitazioni (Jackson
1986). Un esempio evidente dell’importanza che in viticoltura si dà al clima è il grande numero di
indici climatici descritti nella bibliografia scientifica (Amerine e Winkler 1944, Branas et al. 1946,
Huglin 1983, Constantinescu 1971, Hidalgo 1980, Jackson e Cherry 1988). La maggior parte di
questi indici si basano sulla temperatura e sulla eliofania. Recentemente, Tonietto e Carbonneau
(2004), hanno sottolineato l’importanza dello stato idrico del vigneto introducendo un indice di siccità
e proponendo un sistema di classificazione climatica multicriterio.
Nella vite, l’acqua è un elemento fondamentale per la sua crescita vegetativa / riproduttiva ed il suo
funzionamento fisiologico e biochimico. Di conseguenza, è un fattore determinante nella resa e nella
qualità delle uve e nelle caratteristiche dei vini. (Carbonneau 1998, Deloire et al. 2003a, 2003b,
Ojeda et al. 2002, 2005).
Una siccità progressiva durante il periodo di maturazione, di intensità limitata per non influenzare
significativamente la fotosintesi, favorisce l’accumulo di zuccheri e, soprattutto, di composti fenolici a
spese della crescita vegetativa (Seguin 1975, Bravdo et al. 1985, Carbonneau 1987). Infatti, man
mano che i livelli di carenza idrica aumentano, la ricchezza in componenti relazionati con la qualità
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(fenoli, zuccheri,..) si accentua malgrado una riduzione della resa dovuta principalmente alla
diminuzione delle dimensioni dell’acino. Tuttavia se si oltrepassa un certo livello di carenza idrica
(ottimo ?), l’uva smette di arricchirsi in componenti denominati “di qualità” invece le rese continuano
a diminuire (Ojeda et al. 2005). Le restrizioni idriche molto severe provocano un forte indebolimento
delle piante che può dare luogo a problemi di sopravivenza in certe varietà se questa situazione
persiste successivamente per molti anni.
Il cambiamento climatico
La zona viticola mediterranea non sfugge al contesto mondiale di riscaldamento climatico (Tondut et
al. 2006). Da dieci anni i vigneti di questa regione soffrono l’aumento della temperatura,
principalmente durante il ciclo vegetativo della vite. Questa situazione rende necessario uno studio
più approfondito circa le conseguenze del riscaldamento climatico sulla dinamica di crescita della
vite, sull’evoluzione della maturazione dell’uva e sull’adattamento delle varietà.
Questo aumento delle temperature medie è accompagnato da un incremento significativo della
evapotraspirazione (Figura 1). Questa situazione genera condizioni di deficit idrico crescente, che si
è accentuato negli ultimi dieci anni, e i viticoltori ogni volta più frequentemente si trovano di fronte al
dilemma di accettare le conseguenze di siccità severe o di utilizzare l’irrigazione per evitare i gravi
problemi della diminuzione delle rese e della qualità della vendemmia.
A
1000
900
800
700
ETP aprile - settembre
ETP media 1990-2006
precipitazioni
600
mm
500
400
300
200
100
0
1990 1991
B
1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1998 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
300
250
200
150
IS
Incremento
della
siccità
100
50
0
-50
-100
-150
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Año
Figura 1: A: Evoluzione dell’evapotraspirazione potenziale totale (ETP) e delle precipitazioni; B: Evoluzione
dell’Indice di Siccità (IS: Tonietto y Carbonneau, 2004). Periodo aprile-settembre. Anni 1990-2006. INRA, Unità
Sperimentale di Pech Rouge.
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A
B
C
D
E
F
Osservazione del riflusso di linfa
nel taglio del picciolo
Guarnizione ermetica (gomma o silicone
Potenziale idrico (Ψb, Ψh, Ψt )
Misura della pressione
Azoto gasoso
Camera
Valvola di ingresso
Il metodo consiste nel collocare la
foglia in una camera chiusa ,
rimanendo il taglio del picciolo al
esterno. Un deposito di azoto
gassoso
compresso
permette
aumentare la pressione dentro la
camera.
In
un
determinato
momento, la linfa esce e una goccia
appare sul taglio del picciolo, che si
trova fuori della camera e sotto la
pressione atmosferica.
La pressione che c’è all’interno
della camera in quel momento (letta
dal manometro) corrisponde al
potenziale idrico della foglia (Ψb,
Ψh, Ψt ).
Valvola d’evacuazione
Figura 2: La Camera a Pressione
A e B: Modello francese con telaio incorporato per il trasferimento all’interno del vigneto (fotografie
cortesemente messe a disposizione da Sferis, Francia); C: Modello americano tipo “pompa da bicicletta” che
evita l’uso del deposito di azoto gassoso (Cile); D: utilizzo di un grande deposito di azoto gassoso per
assicurare un gran numero di analisi giornaliere (Italia); E: Quad 4x4 equipaggiato con camera a pressione
per uno spostamento facile e rapido fra i filari (Canada); F: spiegazione schematica dell’utilizzo della camera a
pressione. Ψb: potenziale di base; Ψt: potenziale di “pollone” a mezzogiorno solare e Ψh: potenziale di foglia
a mezzogiorno solare)
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Metodi di controllo dello stato idrico
Nei vigneti l’acqua è apportata dalle piogge e dalle falde freatiche. Quando queste apporto non è
sufficiente per la coltivazione della vite, si deve irrigare o accettare le conseguenze della carenza
idrica che, secondo la intensità ed il momento del periodo vegetativo nel quale questo accade,
saranno favorevoli o sfavorevoli per la qualità dell’uva e del vino. Perciò è importante poter misurare
lo stato idrico del vigneto a livello della parcella o di un gruppo di parcelle. Esistono numerose
tecniche dirette o indirette (Ortega-Farías 1999, Hunter e Archer 2001, Hunter e Myburgh 2001,
Gaudillère et al. 2002, Deloire et al. 2004) però la tecnica di riferimento continua ad essere,
indiscutibilmente, il potenziale idrico fogliare (Carbonneau 1998, Choné et al. 2001, Ojeda et al.
2001, Williams e Araujo 2002, Deloire et al. 2004).
La utilizzazione del potenziale idrico fogliare, che si determina con una camera a pressione
(Scholander et al., 1965), ha permesso di stabilire solide soglie di riferimento, convalidate su scala
internazionale e con significato universale.
Fino a poco tempo fa, l’uso di questo metodo era stato limitato all’ambito scientifico, tuttavia negli
ultimi cinque anni è stato progressivamente adottato dalle aziende vitivinicole come strumento
affidabile per la determinazione del momento adatto per l’irrigazione (Figura 2).
0
0
0
-0,2
-0,5
-0,8
-0,4
-0,8
-1,1
-0,6
-1,1
-1,4
-0,8
-1,4
-1,6
maturazione
caduta
foglie
Ψh
Crescita
erbacea
dell’acino
raccolta
Ψt
Periodo vegetativo
invaiatura
Ψb
Crescita del
germoglio
fioritura allegagione
Potenziale idrico
fogliare (MPa)
germogliament
Stato idrico del vigneto: modello per il monitoraggio ed il controllo
Sulla base dell’insieme delle attuali conoscenze scientifiche ed empiriche, è possibile stabilire stati
idrici ottimali per la vite per quanto riguarda il momento del ciclo vegetativo e la intensità della
carenza idrica (Figura 3).
postraccolta
Livello
di
carenza
nulla a
lieve
lieve a
media
media a
forte
forte a
severa
severa
Figura 3: Stati idrici ottimali (zone in verde), sfavorevoli (giallo) e dannosi (zone in rosso) in funzione del periodo
vegetativo del vigneto.
I livelli di carenza idrica sono espressi in Mega Pascal (MPa).
L’equivalenza tra i differenti potenziali (Ψb: potenziale di base; Ψt: potenziale di “pollone” a mezzogiorno solare e Ψh: potenziale
foglia a mezzogiorno solare) si basa sui lavori di Carbonneau 2002, Williams y Araujo 2002, Sibille et al. 2005.
Periodo di germogliamento – Fioritura:
È conveniente che durante il periodo tra il germogliamento e la fioritura la pianta non subisca
carenza idrica o che questa sia lieve (Ψb tra 0 MPa e -0,3 MPa) per non danneggiare la normale
crescita del germoglio, imprescindibile per un buon sviluppo della superficie fogliare che permetterà
una buona alimentazione dei grappoli e la adeguata provvista di riserve della pianta. Bisogna
ricordare che la crescita vegetativa è la prima cosa che è modificata quando la vite comincia ad
essere sottoposta ad una carenza idrica. La crescita dei germogli diminuisce o, addirittura, si ferma
a livelli di carenza idrica più bassi di quelli che intervengono sulla crescita riproduttiva e la fotosintesi
(Williams et al. 1994). Per evitare questo tipo di carenze idriche è comune che in zone irrigate il
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viticoltore applichi irrigazioni durante l’epoca di riposo invernale al fine di iniziare il ciclo vegetativo
con acqua sufficiente nel profilo del terreno.
Periodo Fioritura – Allegagione:
Una carenza idrica troppo severa durante i primi giorni dopo la fioritura (valori di Ψb ≤ -0,6 MPa) può
ridurre il tasso di allegagione ed il numero di acini per grappolo, per essiccazione (Hardie e
Considine 1976). Il grappolo completo può essere anche influenzato dalla disidratazione parziale o
totale del rachide provocato da una carenza precoce.
Periodo Allegagione – Invaiatura:
Tra la allegagione e la invaiatura, lo stato idrico ha una forte influenza sulla resa del vigneto
attraverso l’effetto che esercita sulle dimensioni del acino (Hardie e Considine 1976, Becker e
Zimmermann 1984, McCarthy 1997, Ojeda et al. 2001). Durante questo periodo la carenza idrica
non influisce sulla divisione cellulare però diminuisce il volume cellulare (Ojeda et al. 2001). Questa
diminuzione è irreversibile, anche se la carenza idrica si interrompesse dall’invaiatura alla maturità.
Nella pratica, questo tipo di carenza può presentarsi in zone con scarse precipitazioni dove
l’irrigazione è una tecnica assolutamente necessaria per la coltivazione della vite, come è il caso di
alcune zone vitivinicole argentine e cilene. Può anche presentarsi con certa frequenza, secondo gli
anni, nelle zone vitivinicole di Europa del Sud. Queste restrizioni precoci sono poco probabili in
quelle zone dove l’irrigazione non è necessaria .
In determinate circostanze, una forte richiesta evapotraspiratoria durante questo periodo può
generare una acuta disidratazione dell’acino, disfunzione fisiologica chiamata “fla” in Francia, come
risultato di una competizione per l’acqua tra il grappolo e il resto della pianta, particolarmente in
vigneti con forti cariche (Champagnol 1984, Galet 1995). Questo fenomeno appare con certa
frequenza nei vigneti di Merlot della zona centrale del Cile (Moreno Simunovic et al. 2003, OrtegaFarías et al. 2004).
La riduzione controllata delle dimensioni dell’acino può essere un obiettivo di qualità, considerando
che la dimensione degli acini condiziona il rapporto superficie/volume e, quindi, la diluizione dei
costituenti specifici della buccia nel volume di mosto o vino (Singleton 1972, Cordonnier 1976,
Ojeda et al. 2002). Perciò, una carenza idrica moderata (Ψb tra -0,3 MPa e -0,4 MPa), iniziata
precocemente dopo l’allegagione, ridurrà le dimensioni dell’acino aumentando la concentrazione
finale in polifenoli e aromi. Ci sarà una riduzione della produzione dovuta, esclusivamente, alla
diminuzione delle dimensioni dell’acino, unico aspetto della resa che sarà influenzato, dando come
risultato grappoli più staccati, meglio arieggiati e, di conseguenza, più sani.
Tuttavia, se la carenza idrica è eccessiva durante questo periodo (Ψb ≤ -0,6 MPa) il peso dell’acino
diminuirà significativamente e sarà modificata la biosintesi di alcuni polifenoli come i tannini, le
proantocianidine e, in alcuni casi, la successiva biosintesi di antociani (Ojeda et al. 2002). Di
conseguenza, la raccolta in un vigneto può vedersi ridotta dal 30 al 50% con l’aggravante di una
importante perdita di qualità.
L’assimilazione di nutrienti può vedersi anche influenzata se una carenza idrica importante si
produce prematuramente durante il ciclo vegetativo. L’assorbimento d’acqua e di nutrienti sono
strettamente associati poiché gli elementi minerali si trovano disciolti nella soluzione del terreno
esplorabili dalle radici (Keller 2005) e il periodo di maggior consumo in azoto, potassio, fosforo e
calcio si produce tra l’allegagione e l’invaiatura (Fregoni 1985).
Periodo Invaiatura – Maturazione/raccolta:
L’assenza di carenza idrica durante questo periodo (Ψb tra 0 e -0,2 MPa) produce una vigoria
eccessiva e favorisce rese elevate nel vigneto ma le componenti “qualitative” dell’uva, come
polifenoli e zuccheri, diminuiscono per un effetto di diluizione provocato dall’aumento della
dimensione dell’acino (Ojeda et al. 2002). Tuttavia, questo può essere una strategia di gestione
vantaggiosa per un vigneto il cui obiettivo sia una produzione elevata di zucchero per ettaro come è
il caso dell’industria di mosti concentrati o di succhi d’uva.
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In contrasto, una carenza progressiva verso il periodo di maturazione è propizia ad una riduzione
della dimensione degli acini e, di conseguenza, delle rese favorendo inoltre la concentrazione dei
composti fenolici, principalmente degli antociani.
Lo stato idrico del vigneto durante questo periodo determina, in gran misura, il tipo di vino a ottenere
(Deloire et al. 2005). In estremis, l’assenza totale di carenza (Ψb tra 0 e -0,3 MPa), produce vini
erbacei, diluiti, acidi. Di fronte ad una carenza molto severa (Ψb inferiori a -0,8 MPa) i vini rossi
tendono ad essere eccessivamente tannici, duri, astringenti ed alcolici e i bianchi perdono gran
parte dei loro aromi. È negli stadi idrici intermedi (Ψb tra -0,3 e -0,7 MPa) dove i vini sono più
equilibrati, dando profili con una maggiore espressione del frutto fino a più concentrati.
Periodo Raccolta – Caduta delle foglie
Infine, è conveniente che nel periodo di postraccolta la pianta recuperi il suo stato idrico (Ψb
superiori a -0,4 MPa). Infatti, durante questo periodo il ceppo, già privo d’uva, orienta i suoi
fotoassimilati verso le zone di riserve, radici, tronchi e tralci (Champagnol 1984); aumenta la
assimilazione di nutrienti minerali (Conradie 2005) e ricomincia la crescita delle sue radici (Freeman
e Smart 1976, Van Zyl 1984).
Strategie di irrigazione in funzione degli obiettivi del vigneto
Come abbiamo visto, la risposta della vite allo stato idrico è strettamente legata al periodo
vegetativo. In zone irrigate, è possibile proporre una strategia di irrigazione in funzione degli obiettivi
del vigneto, del suo periodo vegetativo, e del livello di carenza idrica (Figura 4).
Cosi, per un vigneto orientato verso la produzione di mosto concentrato, il cui obiettivo è una
produzione elevata di zucchero per ettaro, la strategia di irrigazione da seguire sarà quella di evitare
una carenza idrica durante la totalità del periodo vegetativo (Fig. 4A) per favorire le rese elevate a
partire della maggior parte dei suoi componenti. Questa stessa strategia deve eseguirsi nei vigneti
giovani durante la fase di formazione o, in certi casi, per la produzione di vini varietali a partire da
vitigni bianchi o rossi dove si cerchi di privilegiare certe note “vegetali” o “speziate” per una
caratteristica di tipicità cercata.
Per un vigneto il cui obiettivo è un vino bianco aromatico o un vino rosso leggero e fruttato, una
strategia interessante è produrre una carenza idrica leggera e progressiva verso la fine del periodo
compreso tra la invaiatura e la maturità (Fig. 4B) per non influenzare significativamente né la
dimensione degli acini né la fotosintesi, favorire l’accumulo di zuccheri e di antociani (colore, nel
caso dei rossi) a spese della crescita vegetativa.
Per i vini più concentrati, la strategia di produrre una carenza progressiva verso il periodo di
maturazione è propizia a una riduzione della dimensione degli acini e, quindi, delle rese (Fig. 4C).
Questo favorisce anche la concentrazione dei composti fenolici, principalmente degli antociani.
Un’altra possibile opzione è seguire una evoluzione del tipo della figura 4D, per assicurare un
controllo più forte della dimensione dell’acino, un aumento significativo della concentrazione dei
fenoli (più struttura e colore) sebbene a spese di una certa perdita nella intensità degli aromi.
Questa strategia è molto adeguata per i vini rossi da invecchiamento, però è sconsigliata per i vini
bianchi, nei quali si deve privilegiare la componente aromatica dell’uva.
Qualunque sia la strategia scelta, durante tutto il ciclo vegetativo lo stato idrico del vigneto deve
situarsi all’interno delle soglie ottime (zone verdi del modello) per assicurare la massima resa (Fig.
5.4) e per evitare i problemi provocati da un eccesso d’acqua (Figura 5.2) o dalla sua mancanza
(Fig. 5.3).
Quando il viticoltore non dispone dell’irrigazione come strumento di controllo, non c’è altra soluzione
che accettare le conseguenze di siccità severe che diminuiscono significativamente la resa e la
qualità dell’uva e del vino (Fig.5.1).
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Ψt
Ψh
0
0
0
-0,2
-0,5
-0,8
-0,4
-0,8
-1,1
-0,6
-1,1
-1,4
-0,8
-1,4
-1,6
0
0
0
-0,2
-0,5
-0,8
-0,4
-0,8
-1,1
-0,6
-1,1
-1,4
-0,8
-1,4
-1,6
0
0
0
-0,2
-0,5
-0,8
-0,4
-0,8
-1,1
-0,6
-1,1
-1,4
-0,8
-1,4
-1,6
Crescita del
germoglio
Crescita
erbacea
dell’acino
maturazione
caduta
foglie
Ψb
Periodo vegetativo
raccolta
(1)
invaiatura
(MPa)
fiorituraallegagione
Potenziale idrico
germogliamen
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postraccolta
A
Livello di
siccità (2)
nulla a lieve
lieve a media
media a forte
Sfavorevole: vigoria eccessiva e diluizione dei metaboliti dell’acino
(zuccheri e fenoli), gusti erbacei
forte a severa
Obiettivo: mosto concentrato, succo d’uva, vigneti in formazione, vini da
tavola
severa
B
nulla a lieve
lieve a media
media a forte
Favorevole: controllo della vigoria dopo l’invaiatura, lieve stimolazione dei
metaboliti dell’acino (zuccheri e antociani)
forte a severa
Obiettivo: vigneti in formazione, vini giovani -leggeri-fruttati
severa
C
nulla a lieve
lieve a media
0
0
0
-0,2
-0,5
-0,8
-0,4
-0,8
-1,1
-0,6
-1,1
-1,4
-0,8
-1,4
-1,6
media a forte
Favorevole: controllo della vigoria, diminuzione della dimensione dell’acino,
stimolazione della sintesi di antociani e concentrazione dei metaboliti
dell’acino (zuccheri e fenoli)
forte a severa
Obiettivo: vini giovani, vini di qualità, fruttati/tannici, equilibrati
severa
D
nulla a lieve
lieve a media
media a forte
Favorevole: controllo della vigoria, diminuzione della dimensione dell’acino,
stimolazione della sintesi di antociani e concentrazione dei metaboliti
dell’acino (zuccheri e fenoli)
Obiettivo: vini da invecchiamento, concentrati, tannici/fruttati,
equilibrati
forte a severa
severa
Figura 4: Differenti modelli strategici d’irrigazione possibili in funzione del periodo vegetativo e del tipo di prodotto
cercato : (A) mosto concentrato, succo d’uva, vini di base e giovani vigneti in formazione; (B) vini di base,
leggeri, fruttati; (C) vini di qualitá, equilibrati però con predominanza della frutta sulla struttura e (D) vini di
qualità, concentrati, equilibrati e adatti per l’invecchiamento.
(1) I livelli di carenza idrica si esprimono in Mega Pascal (MPa). L’equivalenza tra i diversi potenziali (Ψb:
potenziale di base; Ψt: potenziale di “pollone” a mezzogiorno solare e Ψh: potenziale di foglia a mezzogiorno
solare) si basa sui lavori di Carbonneau 2002, Williams y Araujo 2002, Sibille et al. 2005.
(2) Soglie approssimative per distinguere il livello della carenza idrica (Carbonneau 1998).
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3
4
Período
Crescita
erbacea
dell’acino
maturazion
raccolta
Crescita del
germoglio
invaiat
Potenziale idrico
(MPa)
fiorituraallegagion
2
germoglia
1
Postraccolt
Ψb
Ψt
Ψh
0
0
0
- 0,2
-0,5
-0,8
-0,4
-0,8
-1,1
2
1
-0,6
-1,1
-1,4
4
-0,8
-1,4
-1,6
3
Caduta di
foglie
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Livello di
Carenza
nulla a lieve
lieve a media
media a forte
forte a severa
severa
Figura 5. Esempio di diversi casi di evoluzione dello stato idrico in vigneti (i numeri delle fotografie della parte superiore
corrispondono a quelli delle curve di evoluzione dei potenziali idrici della figura inferiore):
1) Vigneto di Syrah in terreno non irrigabile del sud della Francia con carenza idrica severa e precoce. Osservare il
debole sviluppo dei germogli e la sovra-esposizione dei grappoli con perdite importanti di resa e di qualità (i
potenziali idrici scendono bruscamente dopo la fioritura, situandosi in zona di siccità severa durante gran parte del ciclo
vegetativo. L’aumento dei potenziali verso la fine del ciclo, a causa dell’influenza dei venti marini carichi di umidità,
permette il recupero parziale delle riserve del vigneto e assicura la sua sopravvivenza ogni anno).
2) Piante di Sauvignon b. della zona Osoyoos (zona Est del Canada) con irrigazione eccessiva, principalmente dopo
l’invaiatura, che favorisce l’eccesso di crescita vegetativa di femminelle con il conseguente danno alla
maturazione normale dell’uva e l’eccesso di note erbacee (tra l’invaiatura e la raccolta i potenziali mostrano una
carenza idrica nulla o lieve).
3) Vigneto di Merlot della zona della Toscana, Italia, sottoposto ad un deficit idrico eccessivo per un mal
funzionamento del sistema d’irrigazione. Le piante presentano sintomi di ingiallimento e inizio di caduta delle
foglie della base del germogli dopo l’invaiatura (i potenziali idrici si sono mantenuti sempre nelle zone gialla e rossa
del modello).
4) Parcella di Cabernet-Sauvignon della Valle del Maipo, nella zona centrale del Cile, con un eccellente equilibrio
vegetativo dopo l’invaiatura dovuto ad un adeguato controllo dello stato idrico: non si osserva crescita di
femminelle per una irrigazione eccessiva, né ingiallimento di foglie della base per eccesso di deficit idrico (i
potenziali idrici si sono mantenuti sempre all’interno della zona verde del modello).
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Conclusioni
La carenza idrica è uno strumento fondamentale come regolatore della resa e della qualità delle uve
e dei vini. Per irrigare in modo corretto e preciso, è imprescindibile caratterizzare lo stato idrico del
vigneto con una metodologia affidabile che rifletta, senza nessun dubbio, la realtà della coltivazione.
La determinazione del potenziale idrico è, per adesso, l’unica tecnica che riunisce tali caratteristiche.
Tuttavia, altre tecniche più economiche o facili da gestire possono essere utili a condizione di
correlare i suoi valori alle misure del potenziale idrico.
In zone dove l’irrigazione non è necessaria, come succede nella maggior parte dei vigneti europei, il
controllo dello stato idrico del vigneto si realizza, entro certi limiti, attraverso la gestione del terreno e
del vigneto. In questi casi, lo stato idrico del vigneto, in relazione alle riserve di acqua disponibile del
terreno, è uno dei fattori che meglio spiegano la variabilità dell’annata (effetto “millimesimè”) e le
caratteristiche del “terroir”.
In zone con basse precipitazioni dove l’irrigazione è una tecnica assolutamente necessaria per la
coltivazione della vite, come nel caso delle zone viticole della maggior parte dei paesi denominati
“del nuovo mondo vitivinicolo”, è fondamentale conoscere con precisione le risposte delle viti allo
stato idrico per poter scegliere con successo le strategie di irrigazione da seguire in funzione degli
obiettivi del vigneto.
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