i progetti del fermi: il fermi -x - Home page dell`Istituto Superiore

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i progetti del fermi: il fermi -x - Home page dell`Istituto Superiore
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Indice
p. 3
p. 5
p. 8
p.10
p.12
p.15
p.17
p.21
p.26
p.29
p.35
p.36
p.39
p.40
p.43
p.44
p.49
p.52
p.62
p.66
p.68
p.70
p.72
p.73
p.75
R. Mischi, Il Laboratorio didattico per le energie rinnovabili
M. Malpetti, le foto della Assemblea musicale
Greta Moschini, Sondaggio sul gradimento dell’assemblea
Dai nostri inviati, Freschi freschi dall’assemblea “musicale”
L. Minotto, I progetti del Fermi: il Fermi -x
C. Iftime, I risultati del sondaggio sul nuovo giornalino online
N. Catalano, Fermi, in Italia solo … fermi
S. Garilli, L’Onda studentesca contro gli scogli della riforma Gelmini
D. Gandolfini, Chi le ha viste?
M. Andreoli, I genocidi dimenticati
L. Perego, Vi racconto la mia vita
E. Aliano, Essere come si è
G. Ghirardini, Dio creò la donna e disse: “ho fatto un miracolo”
V. Facchini Rublev, Wikipedia …
M. Avolio, Il più grande acceleratore di particelle del mondo
B. Bocchi e A. Girelli, Viaggio nel mono dei sogni
A. Papotti e I.Cassisa, Immagini … Pensieri
M. Lucchini, Una storia qualunque (terza puntata)
V. Meneghello, L’assassina e il vampiro (capitolo 3)
G. Ghirardini, The twins (capitolo 1)
A. Guariglia, Marracash (recensione)
N. De Mita, Trigon (recensione)
S. Abdelkamel, Inception (recensione)
S. Zamboni, Studenti o … animali?
Giochi enigmistici, alcuni a cura di A. Girelli
Copertina:
fotografia di Maura Malpetti
fotocomposizione di Mattia Avolio e Slava Facchini Rublev
Controcopertina
fotografia di Maura Malpetti
2
a proposito del Fermi
Prima una grande idea e un grande sforzo collettivo.
Adesso un grande risultato e un grande vanto:
il Laboratorio didattico per le Energie rinnovabili del Fermi
Finalmente, dopo anni di intenso
3)
Impianto
di
produzione,
lavoro
di
progettazione
e
accumulo
di
idrogeno
e
realizzazione,
trasformazione
lo scorso 10
dello stesso in
Febbraio
è
energia
stato
elettrica
inaugurato
il
quando
è
laboratorio per
necessario;
le
energie
4)
Impianto
rinnovabili. Un
geotermico con
fiore
pompa
di
all’occhiello
calore
a
della
nostra
trascinamento
scuola,
elettrico,
con
originatosi da
sonde
una
“pazza”
Figura 1 L'intervento del Dirigente Scolastico Provinciale
geotermiche di
idea
del
tipo
verticale
sottoscritto e del prof Sandro Sutti e
ciascuna della profondità di circa 93
frutto di un fantastico lavoro di rete
m; ha una Potenza termica di 10
tra insegnanti e tecnici del Fermi,
kW e una Potenza in freddo di 8
Enti locali, Fondazione comunità
kW.
mantovana,
Associazioni
di
Il suo costo complessivo e
categoria e Aziende e Professionisti
comprensivo di ogni voce di spesa
privati.
L’insieme
del
laboratorio
è
composto da 4 sezioni:
1) Banco prova motori (in cui si
sperimenta
l’uso
tradizionale
dell'energia fossile);
2) Impianto fotovoltaico da 6,84 kW
di picco, che ha una produzione
annua 7100 kW h, e rende alla
scuola, tra incentivi e produzione
effettiva, circa 4200 €/anno;
3
è stato di 240.000 €, reperiti in
provincia, di fare esperienze
larghissima
misura
da
didattiche davvero interessanti.
sponsorizzazioni
pubbliche
e
Tra l’altro vale la pena di
private.
sottolineare che per i due impianti
Ma a questo
più
complessi,
punto non si
quello
tratta di fare dei
dell'idrogeno
e
calcoli di mero
del fotovoltaico,
risparmio
lo studente può
energetico
e
approcciare
lo
valutare
in
studio di questo
quanto tempo la
tipo di impianti
spesa
sarà
tramite modelli in
ammortizzata.
piccola scala in
Perché,
come
cui può e deve
dicevamo,
mettere subito le
Figura
2
Il
taglio
del
nastro
questo non è in
mani,
ovviamente
primo luogo un impianto di
dopo aver acquisito i necessari
produzione di energia bensì una
presupposti teorici.
enorme
opportunità
di
Nel laboratorio è inoltre possibile
insegnamento
delle
scienze
valutare i problemi classici della
applicate.
termodinamica
come
il
Infatti questo laboratorio, unico nel
trasferimento e la trasformazione
suo genere nel panorama della
dell'energia, concetti di difficile
scuola italiana, è stato pensato sin
comprensione dal punto di vista
da subito come supporto alla
teorico,
mentre
con
questo
didattica in scala reale. Esso
laboratorio è possibile, attraverso
consentirà, non solo alle classi del
misurazioni, rendere piacevole
l'apprendimento.
Questo laboratorio però non è solo
termodinamica: è anche chimica,
elettrotecnica, sistemi e regolazione
automatica
degli
impianti,
informatica: insomma tutto ciò che
si insegna nella nostra scuola.
Speriamo che tutto ciò possa anche
contribuire
all'evoluzione
del
territorio mantovano in una logica di
sviluppo sostenibile.
nostro istituto ma anche a quelle
Renato Mischi
delle scuole di tutta Mantova e
4
11 Febbraio 2011
Megassemblea musicale!!!
5
TUTTE LE FOTOGRAFIE SONO DELLA
NOSTRA INVIATA MAURA MALPETTI
6
7
Ed ecco i risultati del sondaggio sull’assemblea
Partecipanti (665)
Prime
Seconde
Terze
Quarte
Partecipanti(che hanno
compilato il questionario)
Prime
Seconde
Terze
Quarte
Quinte
665
33,68%
17,59%
17,89%
18,50%
12,33%
Quinte
1) In generale come pensi
Sia stata l'assemblea?
1. Scarsa
2. Discreta
3. Buona
4. Molto buona
1) In generale come pensi
Sia stata l'assemblea?
1. Scarsa
2. Discreta
3. Buona
4. Molto buona
0,15%
4,51%
32,63%
62,71%
2) Ti è piaciuta l'idea di utilizzare
7 postazioni per eventi diversi?
1. Sì
2. No
3. Non molto
8
2) Ti è piaciuta l'idea di utilizzare
7 postazioni per eventi diversi?
1. Sì
95,94%
2. No
0,30%
3. Non molto
3,76%
3) Sei riuscito a partecipare a tutti
E tre gli eventi scelti inizialmente?
1. Sì
2. No
3. Solo a 2
4. Solo a 1
3) Sei riuscito a partecipare a tutti
E tre gli eventi scelti inizialmente?
1. Sì
97,14%
2. No
0,15%
3. Solo a 2
2,71%
4. Solo a 1
0%
4) Pensi che 7 postazioni siano adeguate
per l'organizzazione di un'assemblea?
1. Sì, è il numero
ideale
2. Sarebbe meglio
Diminuire il numero
3. Sarebbe meglio
Aumentare il numero
4. No, sono
Decisamente troppe
4) Pensi che 7 postazioni siano adeguate
per l'organizzazione di un'assemblea?
1. Sì, è il numero ideale
62,71%
2. Sarebbe meglio
Diminuire il numero
26,62%
3. Sarebbe meglio
Aumentare il numero
9,32%
4. No, sono
Decisamente troppe
1,35%
5) Secondo il tuo parere, era meglio il
vecchio sistema di assemblea (divisione
biennio e triennio con un unico evento)
o il nuovo?
1. Meglio il nuovo
2. Meglio il vecchio
9
5) Secondo il tuo parere, era meglio il
vecchio sistema di assemblea (divisione
biennio e triennio con un unico evento) o il
nuovo?
1. Meglio il nuovo
99,55%
2. Meglio il vecchio
0,45%
a cura di Greta Moschini
Freschi freschi dall’assemblea “musicale”
Kabìla
Immaginate
di
passeggiare
tranquillamente
per
la
vostra
strada… Immaginate di svoltare
l’angolo e di essere avvolti da un
suono lontano di percussioni…
Immaginate di vedere cinque ragazzi
che, sopra lunghi e colorati tappeti,
diffondono come un cuore pulsante il
ritmo dell’ Africa…
Chi sono loro? Sono i Kabìla!
“Abbiamo scelto il nome Kabìla, che in swahili significa tribù, proprio perché
rispecchia l’unità presente nel nostro gruppo” dice Catia, in veste di portavoce
della compagnia. “Quello che ci unisce” prosegue “è la forte passione per
questi strumenti e per l’Africa”.
È proprio dopo un viaggio in Burkina Faso che questo gruppo di musicisti
decide di portare i suoni e i colori di quel vicino ma così lontano continente tra
le nebbiose strade di Mantova, ma non solo… da sei anni a questa parte
potete trovare i Kabìla in feste locali, serate a tema, discoteche ma anche al
Ferrara Busker Festival, una grandissima manifestazione dedicata
interamente agli artisti di strada.
Sei ancora lì? Cosa aspetti?! Fatti trasportare dal suono dei djembe e dei
kenkeni nella magica Africa
Dai nostri inviati
Nicolò Gavioli e
Valentina Monteleone
Hammersmith e Opera House
In uno spazietto angusto, al termine del lungo corridoio del Biennio, si sono
esibiti gli Hammersmith e gli Opera House. Tutto qui? Ma certo che no!
Questo gruppi hanno letteralmente strabiliato per la loro straordinaria
10
dinamicità e il numero di pubblico che complessivamente ha assistito ne è
una riprova, e non era uno spettacolo per i soli amanti della musica rock: ogni
spettatore si è esaltato e divertito
subendo l’ondata di voglia di
movimento che derivava dagli
assoli di chitarre elettriche, dai
motivi travolgenti dei bassisti e
dall’energia della batteria.
Hammmersmith è una rock band
formata da quattro giovani
mantovani, tra cui Stefano
Buttarelli, che frequenta il nostro
istituto ed è un virtuoso del basso. Hanno suonato cover dei Led Zeppelin,
Jimi Hendrix ed un paio di canzoni scritte da loro, non meno cariche di
brillantezza. Già conosciuti nella provincia per le loro esibizioni, gli
Hammersmith hanno vinto anche una competizione (“Anche se il premio non
ci è mai arrivato” come afferma il cantante perplesso).
Ma non è tutto, una grande prestazione l’hanno offerta anche gli Opera
House, il cui nome deriva dal celebre teatro di Sidney. Pur peccando
dell’assenza del cantante (convalescente), per mezzo del prestito del
cantante dell’altro gruppo per qualche canzone e del bassista Riccardo
Capucci per le restanti, loro si sono
esibiti senza intoppi sotto le note di
Jimmy Hendrix, Bon Jovi, Pink Floyd e
della
coppia
De
Gregori/Vasco
(arrangiata in chiave rock). Seppure alla
nostra domanda “Ci raccontate una
barzelletta?” abbiano risposto che Nicolò,
il loro cantante, ne è una vivente, lo
spettacolo è stato molto gradito e non si
è rimpianta la sua mancanza. E quale
dolcezza avrà avuto per loro lo scroscio di applausi fioccati alla fine di ogni
pezzo? Di sicuro c’è che il sacrificio di ogni prova in piccole cantine o garage
è stato ripagato.
Altroché miagolii sofferenti, questa sì che è buona musica!
Dal nostro inviato
Matteo Lucchini
11
E la Bossanova?
C’era solo un musicista, ma bravissimo.
Poca gente purtroppo, per un genere
non molto conosciuto tra noi giovani.
<Come mai hai scelto proprio questo
genere?>
<Perché me lo consigliò il mio
insegnante e mi sono appassionato
subito.>
<Dove nasce la Bossanova? E quali
strumenti vi si suonano?>
<In Brasile,tra la gente povera. E’ un genere molto libero … Si va dalla
chitarra al basso e alla batteria.>
<Grazie amigo.>
E restiamo incantati a sognare su questi ritmi dolci che ci parlano dei mari del
Sud.
Dai nostri inviati
Mattia Avolio e
Edoardo Nodari
I PROGETTI DEL FERMI: IL FERMI -X
Lo
spazio,
meta
irraggiungibile per molti, ma
non per noi del Fermi, che
lo conquisteremo grazie ad
un
razzo
del
tutto
autoprogettato. E’ questo
che si cela dietro la sigla
Fermi-x.
Per il secondo episodio del
ciclo ”I PROGETTI DEL
FERMI”
ho
dunque
intervistato i ragazzi del
settore
delle
pubblic
relations del Fermi – x,
12
ovvero Agata Bottoli e Vittorio
Gerola.
-Quando è nato il progetto e chi
ha avuto l'idea?
-Il progetto è nato circa un anno fa,
l'idea è venuta dalla scuola (più
specificatamente dalla preside) che
ha coinvolto sempre più gente, a
partire dagli alunni e naturalente
insegnanti; e anche collaboratori
esterni fondamentali come Fabrizio
Bovi, giornalista scientifico.
-Com’è stata presa l'idea in
generale?
È stata presa molto bene da parte
dell'istituto, grazie soprattutto al
fatto che sono stati coinvolti
moltissimi ragazzi fin dalle battute
iniziali, ma si sono verificati subito
dei problemi causati dalla novità del
progetto e quindi dalla poca
conoscenza di questo tipo di
esperienze (ricordo che è il primo
progetto di questo tipo in Italia).
-In quanti avevate iniziato?
C'è stata molta collaborazione
dall'esterno, soprattutto bisogna
ringraziare la”Rocket Emotions” per
la costruzione e l'analisi dei
materiali del razzo, alcune aziende
esterne contattate da Bovi che
hanno dato aiuti e informazioni, e
infine anche la “Marconi”, che
costruirà l'involucro della sonda.
-Come sono divisi i lavori
all'interno del progetto?
Ogni sezione ha un lavoro adatto
alle sue competenze: i chimici
fanno
simulazioni
con
la
strumentazione e studiano il
propellente
da
utilizzare,
gli
informatici hanno predisposto un
sistema di telemetria e preparano
tutti i componenti informatici, i
meccanici pensano alla lavorazione
della rampa e dell'involucro del
razzo
e
gli
elettronici
ed
elettrotecnici pensano a tutta
l'apparecchiatura elettronica da
porre all'interno del razzo; infine i
All'inizio servivano soltanto ragazzi
del triennio e saremo stati in 30 - 40,
poi da gennaio abbiamo deciso di
aprire le porte ai compagni del
biennio per progetti paralleli (come
la
mongolfiera
e
l'aereo
modellismo).
-Che peso ha la collaborazione
dall'esterno?
liceali, oltre ad eseguire calcoli in
supporto alle altre sezioni, svolgono
un lavoro di management e pubblic
relations.
-Come si può partecipare al
progetto?
Basta chiedere ad un qualsiasi
partecipante al progetto e, in un
13
modo o nell'altro, si viene
efficacemente inseriti.
-Vi sono già stati Stage legati al
progetto?
Alcuni studenti sono riusciti ad
ottenere stage vari: un alunno di
meccanica ha ottenuto uno stage
estivo alla “Marconi”, fabbrica molto
importante
nel
settore
della
meccanica; e due informatici hanno
ottenuto uno stage in un'azienda di
Parma sempre nello studio dei
motori. Si spera che anche i
progetti collaterali del biennio
possano avere sbocchi analoghi in
futuro.
vari, non si può conoscere la data
esatta.
-A che punto è comunque la
lavorazione del razzo?
Si sta lavorando alla rampa di
lancio, verrà effettuato un lancio di
prova fino a mille metri con un
satellite che verrà emesso, si sta
anche pensando di battere un
record europeo, cioè quello del
lancio più alto: si vuole infatti
arrivare fino a 13000 metri e il
lancio è stato programmato in
America.
-Quali sono stati i costi?
Sono stati molti e molto ingenti, a
partire da quello per il motore (che
non possiamo autofabbricarci per
ovvi motivi), che dobbiamo farci
portare dall'America, da un azienda
che costruisce anche i motori degli
Space Shuttle. Perciò siamo
sempre
alla
ricerca
di
sponsorizzazioni.
-Quali sono le caratteristiche
tecniche del razzo?
Il razzo della prova di febbraio è
alto 3,10 m e ha una sezione di 1215 cm, ha 3 alette inferiori per la
stabilità (l'aerodinamica è stata
studiata dagli alunni anche grazie
agli aiuti della “Rocket Emotion”),
ha un sistema di telemetria ideato
dagli informatici (esiste un video su
youtube:http://www.youtube.com/w
atch?v=9LjkrKwRrMM) grazie al
quale si può localizzare il razzo
anche attraverso il GPS e
attraverso segnali radio si possono
avere informazioni sullo stato del
razzo.
-Vi sono progetti complementari?
Come tutti sapranno ormai, vi è
questo progetto della mongolfiera
-Quanto manca alla fine del
progetto?
Al momento non si può sapere,
teoricamente dovrebbe essere a
giugno, ma dato che ci sono state
moltissime modifiche e problemi
14
che verrà utilizzata per eventi
esterni, potremmo anche essere
chiamati da aziende o comuni per
molti eventi, insomma un potenziale
buon introito economico.
all'interno è fantastica ed è molto
disponibile e attiva. Speriamo che il
progetto si concluda nel migliore
dei modi.
Vi aspetto sul prossimo numero con
l'intervista ai laboratori artistici.
Che dire dunque alla fine di questa
intervista? Che questo è un ottimo
progetto
che
merita
tutta
l'attenzione necessaria, la gente
Lorenzo MInotto
_____________________________________________________________
ECCO I RISULTATI DI UN PARZIALE SONDAGGIO
SUL NUOVO GIORNALINO ONLINE
classi è stato condotto un
sondaggio
a
campione
che
riguardava la conoscenza e la
lettura del nuovo giornalino online.
Le domande sono state rivolte a
due classi prime, a due classi
seconde, a due classi terze, a due
classi quarte e infine a due classi
quinte.
Le domande, erano 6.
Eccole, insieme alle risposte
ricevute.
1) Hai letto il nuovo giornalino?
ll 10% dei circa 240 studenti ha
risposto di SI, purtroppo circa il
90% ha risposto di NO. Ripetiamo
però che si trattava del primo
numero, che ha comunque avuto in
totale oltre 750 viste, mentre le
Nel mese di gennaio, dopo l’uscita
del solo primo numero, in alcune
15
visite del secondo hanno superato
le 900.
A coloro che hanno risposto di no
alla domanda precedente è stato
chiesto: 2) “ Perche non l’hai letto?”
Il 31% ha risposto che non ne
conosceva l’esistenza, mentre al
67% non interessava e il restante
2% ha dichiarato di non avere
internet.
A coloro che hanno risposto di sì
alla prima domanda è stato invece
domandato: 3) Dai un giudizio sugli
articoli in generale.
Il 4% ne ha dato un giudizio
insufficiente, il 48% ha espresso un
giudizio sufficiente, mentre l’altro
48% ha dato un ottimo giudizio.
Abbiamo poi domandato: 4) Dai un
giudizio sulla nuova grafica.
Il 16% ne ha dato un giudizio
sufficiente,
mentre l’84% ha
espresso un ottimo giudizio.
Infine a chi ha avuto modo di
vedere il formato web dello scorso
anno sono state rivolte un paio di
domande in più.
5)
Preferisci
questa
nuova
interfaccia o quella dello scorso
anno? (ed era questa la cosa che in
questa
fase
ci
interessava
maggiormente)
Il A quanto pare, la scelta di
quest’anno ha “pagato”: infatti 95%
gradisce la nuova interfaccia,
mentre il 5% preferisce la vecchia.
6) Preferisci in ogni caso il giornale
on-line o quello stampato?
E qui, come nel sondaggio
effettuato lo scorso anno vince
nettamente
la
carta.
L’85%
gradisce di più il giornalino
stampato, mentre solo il 15%
preferisce quello on-line.
A cura di Catalin Iftime
con la collaborazione di altri giornalisti
16
Fermi, in Italia solo fermi…
Come noi tutti sappiamo, Enrico Fermi è colui che,
grazie alle molte e molto importanti scoperte in ambito
nucleare, si guadagnò nel 1938 il Nobel per la fisica.
Ma non tutti sanno che il suo fu uno dei più gravi
episodi di fuga di cervelli
dall’Italia all’estero.
Lo scienziato italiano aveva formulato una teoria del
tutto nuova ed importante, ma aveva bisogno di
constatare la veridicità delle proprie congetture. Ma per
fare ciò aveva bisogno di un potente (per l’epoca)
acceleratore di particelle. Nel novembre 1936, Fermi e
Domenico Marretta, direttore dell'Istituto di Sanità
pubblica, presentarono la proposta per realizzare un
acceleratore di tipo Cockcraft-Walton da 1MeV,il quale
doveva realizzarsi presso l'Istituto di Sanità pubblica (
l'acceleratore Cockcraft - Walton
viene tuttora utilizzato in ambito terapeutico).
Fermi motivò la richiesta di tale strumento con un documento ufficiale che
dice:
«Le ricerche sulla radioattività hanno avuto negli ultimi anni, presso tutte le
nazioni civili, uno sviluppo eccezionalmente intenso e fecondo. Questo
movimento non accenna in alcun modo a declinare, ma tende anzi a
estendersi a nuovi e vasti campi non solo della fisica, ma anche della
chimica e della biologia. L'Italia ha avuto finora un ruolo preminente in queste
ricerche [...]. D'altra parte la tecnica radioattiva ha potuto impiegare in gran
parte come sorgenti primarie le sostanze radioattive naturali, così che i
mezzi ordinari di un laboratorio fisico universitario hanno potuto, con limitati
aiuti esterni, essere sufficienti allo sviluppo delle ricerche. Accanto alla
tecnica delle sorgenti naturali si è andata sviluppando in tutti i grandi paesi
esteri quella delle sorgenti artificiali. [...] Queste sorgenti hanno intensità
migliaia di volte superiore a quelle delle sostanze naturali. È chiaro come
queste circostanze rendano vano pensare ad un'efficace concorrenza con
l'estero se anche in Italia non si trova il modo di organizzare le ricerche su un
piano adeguato.»
e continuava sottolineando che:
17
«Nel settore della fisica è stato
appena iniziato uno studio di
ricognizione delle proprietà di un
centinaio di nuovi corpi radioattivi
(per circa la metà scoperti in Italia).
[...] Oltre a questo campo di ricerca
sistematica, che da solo potrebbe
occupare per parecchi anni l'attività
di vari ricercatori, vi sono ancora
numerosissimi problemi insoluti
relativi alla struttura nucleare e alle
proprietà del neutrone, dal cui
studio è naturale presumere una
notevole messe di risultati.»
Fermi non si limitava a sottolineare
l'importanza della ricerca di base, ma
evidenziava
anche
le
possibili
ricadute pratiche:
«Un altro importante campo di
studi, per il quale si hanno già
promettentissimi
inizi,
è
l'applicazione
di
sostanze
radioattive artificiali quali indicatori
per l'analisi di reazioni chimiche.
Non
meno
importanti
si
prospettano le applicazioni nel
campo biologico e medico. Tale
importanza è stata riconosciuta in
vari paesi nei quali le ricerche sulla
radioattività
artificiale
sono
largamente
sovvenzionate
da
istituzioni
mediche.
Alcune
applicazioni
riguardano
la
sostituzione
delle
sostanze
radioattive a quelle naturali per gli
usi terapeutici.»
------------------------------------------------------------------------------------------------------La richiesta finale da parte di Fermi era di 300.000 lire più 230.000 per le
spese di personale e gestione.
Nel 1937 lo stesso Fermi si recò a Berkeley per studiare il modo di costruire
un ciclotrone economico, ma questa pianificazione non portò a nulla per il
crescente isolamento politico e scientifico che Fermi cominciò a subire dopo
la morte di Corbino e che si accentuò ulteriormente con l'improvvisa morte di
Guglielmo Marconi, che, in quanto presidente del CNR e dell'Accademia
d'Italia, era un influente ed ascoltato protettore del gruppo.
Nel maggio 1938, la proposta di Fermi venne definitivamente affossata con
la giustificazione che non vi erano soldi a sufficienza. Venne solo concesso
un contributo di 150.000 lire per l'anno 1938-1939. Questa decisione segnò
la morte della fisica nucleare italiana, proprio alcuni mesi prima
dell'assegnazione del premio Nobel per la fisica. Ennesima dimostrazione di
quanto la politica italiana sia stata da sempre insensibile alla ricerca, e
18
quanto sia indispensabile fare affidamento su favoritismi e conoscenze
personali.
In questo periodo maturò
la decisione di lasciare
l'Italia per volare oltre
oceano, dato che negli
USA
vi
erano
finanziamenti adeguati
per la ricerca.
Tra l’altro la situazione,
con
l'annessione
dell'Austria da parte della
Germania
nazista,
cominciava a degenerare rapidamente.
Nel luglio 1938 cominciò anche la campagna antisemita in Italia con la
pubblicazione del manifesto della razza e le successive leggi razziali, per cui
Fermi dovette rinunciare alla collaborazione di alcuni suoi assistenti. La
stessa moglie, Laura Capon, essendo ebrea, era soggetta alle persecuzioni
razziali imposte dal regime, insieme ai figli.
Il 10 novembre del 1938. il prof. Enrico Fermi ricevette, all'età di soli
trentasette anni, l'annuncio ufficiale del conferimento del premio Nobel. Ma in
Italia la notizia ebbe un’eco modesta in quanto il regime, che controllava i
mezzi della stampa, era preoccupato per l'imperfezione razziale della famiglia
Fermi. Il capostipite di una famiglia impura non doveva diventare simbolo di
orgoglio per gli italiani.
Perciò l'illustre scienziato italiano decise che,
dopo la consegna del premio a Stoccolma,
avrebbe fatto rotta con la famiglia verso gli
Stati Uniti, dove la Columbia University di
New York lo aveva invitato per una serie di
lezioni.
Il clima respirato dal fisico è facilmente
intuibile dal rapporto di un controllo di routine
fatto da un informatore del ministro dell'Interno, in seguito alla cerimonia che
la Magneti Marelli, società di cui Fermi era consulente scientifico, organizzò
per festeggiare il neo premio Nobel, dove erano state invitate tutte le maggiori
autorità della regione.
Dal racconto dell'informatore:
19
«Mi viene riferito che in occasione della cerimonia [...] per festeggiare
l'accademico Enrico Fermi, premio Nobel 1938 per la fisica, erano state
invitate tutte le autorità cittadine. Da sua altezza reale il duca di Bergamo,
al prefetto, segretario generale, membri e gerarchi fascisti, podestà,
questore, ecc. Pare che all'ultimo momento, a eccezione del duca di
Bergamo, nessuna delle citate autorità, e specialmente politiche, abbia
voluto intervenire. Si dice che la causa sia dovuta al fatto che il festeggiato,
ammogliato a un'israelita, avrebbe ripetutamente manifestato la sua
disapprovazione verso la campagna anti-ebraica, dichiarandosi invece ben
felice di avere per compagna una giudea.»
Il comportamento di Enrico Fermi durante la consegna del premio fece
scalpore all'interno dell'informazione del regime fascista, in quanto non
indossava né l’uniforme fascista né quella di accademico italiano e perché
salutò con la stretta di mano e non con il saluto romano.
Nei giorni successivi Otto Hahn e Fritz
Strassmann rilevarono, in seguito al
bombardamento
dell'uranio
con
neutroni, la presenza di bario
radioattivo, cioè di un elemento con
numero atomico intermedio (simile alla
scoperta del gruppo di Fermi degli
elementi
con
numero
atomico
superiore denominati esperio e ausonio). I due scienziati tedeschi
ipotizzarono per la prima volta la possibile fissione dell'uranio.
Dopo aver ricevuto il premio Nobel, Fermi andò a Copenaghen da Bohr, per
poi imbarcarsi il 24 dicembre 1938 sul transatlantico Franconia diretto a New
York.
La storia deve servire da monito per farci riflettere su quanto sia realmente
tutelato l’impegno per il progresso e la ricchezza intellettuale di chiunque,
che deve andare al di là dei pregiudizi.
E quanto sia importante investire sui giovani e la ricerca, che sono il vero
motore del dinamismo di una società moderna, perché cercare di
risparmiare sulla ricerca, come abbiamo visto, potrebbe portare perdite ben
aldilà di ciò che si è risparmiato in origine.
Nico Catalano
20
Attualità e dintorni
(riceviamo e volentieri pubblichiamo)
L'ONDA STUDENTESCA CONTRO GLI
SCOGLI DELLA RIFORMA GELMINI
La riforma Gelmini dell'istruzione di
primo e secondo grado e delle
università è entrata in vigore il 29
gennaio 2011. Ad accompagnare
nei due anni abbondanti la nascita,
la crescita e l'approvazione del
testo di riforma è stato un
vastissimo fronte studentesco che
ha nel suo complesso meritato
l'etichetta di
'Onda
anomala'.
Nell'Italia del
terzo governo
Berlusconi è
apparso
subito chiaro
il
distacco
incolmabile
fra la piazza e
la casta di palazzo, chiusa al
dialogo e a tratti addirittura capace
di schernire gli studenti e i valori
per cui essi avevano deciso di
manifestare. Uscite infelici che
hanno visto protagonisti il Ministro
dell'Economia Tremonti (''Con la
cultura non si mangia'') o lo stesso
Presidente del Consiglio (''I veri
studenti sono a casa a studiare'')
non hanno fatto altro che
confermare
questa
tendenza
fastidiosa quanto dannosa ed
hanno
sottolineato
il
ruolo
subalterno che l'attuale governo
affida all'istruzione e alla ricerca nel
futuro del Paese.
La rabbia provocata da questo
distacco fra realtà quotidiana degli
studenti e teatrino della politica,
insieme all'innesto inevitabile di
elementi più interessati allo sfogo
personale e di
matrice
anarchica che
ai
problemi
della riforma e
della desolante
demagogia
messa
in
vetrina
da
buona
parte
della
maggioranza politica ha contribuito
a
macchiare
il
movimento
studentesco di accuse infamanti,
particolarmente acute dopo gli
scontri tra manifestanti e polizia del
14 dicembre 2010 a Roma. Se
l'Italia
del
televoto
e
dell'informazione spettacolarizzata
ricorderà solo le immagini di giovani
incappucciati alla caccia selvaggia
di isolate forze dell'ordine, il Paese
con la P maiuscola, quello vivo e
vegeto,
ancora
capace
di
21
distinguere tra propaganda e realtà,
non potrà invece dimenticare le
marce pacifiche che nel biennio
2008-2010 sono state capaci di
riscuotere il consenso e la
solidarietà di lavoratori, precari,
intellettuali e cittadini di passaggio,
tanto colpiti dalla determinazione
studentesca da applaudirla con
passione e
forse un po’
di nostalgia.
Un
tale
dispiego di
consapevole
gioventù non
può
che
essere
un
segnale
positivo
in
questi anni
di
crisi
economica mondiale e di quella
morale
italiana,
che
dà
l'impressione di trascinare la
maggioranza della popolazione in
una
spirale
di
fatalistica
rassegnazione per gli scandali a
ripetizione
che
tartassano
immagine e futuro della Penisola.
L'accusa più degradante che gli
studenti in piazza hanno dovuto
subire è stata quella di manifestare
senza conoscere il motivo della
protesta, di riempire le piazze
rumorosamente con il solo scopo di
attaccare il governo.
Premettendo che non tutti gli
studenti in piazza conoscono alla
perfezione ciò per cui urlano slogan
e bloccano strade, è chiara
l'inconsistenza di tale accusa, in
quanto
un
fenomeno
delle
dimensioni dell''Onda' non può
formarsi spontaneamente, senza
una base consapevole dell'oggetto
della protesta
e
un
numeroso
seguito
quantomeno
preparato
circa
l'operato
generale di
chi
amministra il
Paese.
Fenomeni di
massa così riusciti sono un indice
di evidente disagio globale che i
professionisti di Palazzo non
dovrebbero ignorare, o peggio,
manipolare secondo necessità
politica.
A scanso di equivoci entriamo nel
merito della Riforma Gelmini
sottolineandone
contraddizioni,
incognite e, con uno slancio di
coerenza
democratica,
anche
possibili pregi (sottolineare la
parola possibili è sacrosanto),
concentrandoci in particolare sulle
più
contestate
modifiche
universitarie.
22
Il disegno di legge, più volte
corretto da emendamenti dei partiti
politici di opposizione, fonda la sua
carica
rinnovatrice
e
propagandistica sulla lotta al
baronaggio e alla parentopoli
universitaria. Si fregia del merito di
eliminare le assunzioni familiari dei
docenti, attraverso il divieto, da
parte degli atenei, di assumere
professori imparentati fino al quarto
grado con essi. Ma anche la
proposta di riforma più convincente
dell'istruzione, passiamo all'analisi
di un altro punto nodale: la
semiprivatizzazione degli atenei
italiani. La legge prevede l'innesto
nel Consiglio di Amministrazione
(Cda) di un numero di privati di
rinomata capacità gestionale, che
varia da due a tre su undici
elementi. Il pretesto per questa
novità cruciale è l'apertura degli
atenei a maggiori rapporti con il
mondo del lavoro, il rischio
concreto per le università è quello
di perdere la loro essenziale
matrice
pubblica,
vedendosi
influenzate da logiche private
facilmente riconducibili ad altre
politico-affaristiche. Lo spettro della
malapolitica
nella
gestione
universitaria si fa tanto più temibile
considerando che dalla riforma
Gelmini in avanti sarà proprio il Cda
a decidere quali corsi di laurea
aprire
e
quali
bloccare,
scavalcando il Senato Accademico
composto di soli docenti interni. Il
contentino del mandato unico (6
anni) per il Rettore non basta a
diluire le forzature tremende di
questa apertura al privato, anche
perché il potere dello stesso nel
Cda aumenta tutto a discapito della
rappresentanza di docenti e
studenti.
Sull'intera riforma Gelmini troneggia
poi
la
falce
dei
tagli
al
finanziamento ordinario degli atenei,
che
colpiranno
le
entrate
della legge Gelmini presenta due
macroscopiche contraddizioni. La
prima è l'eccezione prevista per il
rapporto di parentela che lega
marito e moglie, clamorosamente
immune dal divieto antiparentopoli.
La seconda è la possibilità per
l'ateneo di assumere i 'protetti'
purché in un dipartimento (facoltà)
diverso da quello del docente
imparentato. In sostanza la legge
non elimina la pratica più diffusa del
problema
clientelare
delle
università
italiane,
le
raccomandazioni incrociate.
Smascherato in parte il primo vanto
della
'epocale'
riforma
23
universitarie da qui al 2014
andando ad influenzare diversi
settori. Tagli aspramente criticati
nel
contesto
della
filosofia
economica che li ha generati.
Dimagrire l'istruzione e la ricerca in
tempo di crisi è una scelta che molti
Stati europei hanno sconfessato
(su tutti la Germania), vedendo in
questi ambiti le molle per un
successivo rilancio produttivo di
qualità.
A soffrire questa magra di
finanziamenti è in particolare il
fondo per le borse di studio. La
riforma
elimina
l'obbligo
di
assegnarle almeno alla metà dei
dottorandi (ossia ai laureati in cerca
di specializzazione) e introduce il
criterio del merito nell'assegnazione
delle borse di
studio per i
laureandi,
adombrando
la
centralità
del
reddito.
Diminuiscono
in sostanza le
possibilità di
studenti
a
basso reddito
e ad alta media di ricevere sussidi
per continuare gli studi, in quanto
aumenta la concorrenza, con la
partecipazione all'asta degli aiuti
statali anche di studenti benestanti.
Per altro i fondi per queste borse di
studio meritocratiche non sono stati
ancora
stabiliti
e
verranno
regolamentati con un futuro decreto,
fatto che contribuisce a lasciare un
ulteriore alone di mistero e
preoccupazione sull'incisività della
legge.
Il volano della protesta, l'elemento
che ha unito giovani e giovanissimi,
studenti e professori, è stata
comunque
la
nuova
regolamentazione circa la carriera
del ricercatore, figura essenziale
nello sviluppo qualitativo di ogni
economia capitalistica che si rispetti.
L'accusa al ministro Gelmini e, di
riflesso, al governo Berlusconi, è
quella di alimentare la fuga di
cervelli all'estero allontanando la
ricerca
dal
Paese
con
provvedimenti sciagurati. La riforma
dell'istruzione
in questione
getta
nella
mischia
una
pioggia
di
rischi per la
ricerca, nella
direzione del
precariato dei
ricercatori
italiani.
Premettendo che la situazione del
ricercatore medio in Italia non era
rosea prima della riforma, c'è però
da aggiungere che in un'ottica di
chiaro sfruttamento del ricercatore
rispetto al docente associato,
quantomeno era garantito un
24
contratto a tempo indeterminato.
Ora il ricercatore vedrà la sua
carriera appesa ad un filo per un
totale di 8 anni (tra rinnovi e
proroga),
con
la
probabile
prospettiva di non essere assunto
alla fine di questo logorante periodo
per mancanza di fondi, vedendosi
quindi costretto a ripiegare sui
pubblici concorsi con il solo
risarcimento di qualche titolo in più
nel curriculum.
La nuova struttura
per
la
ricerca
implementata dalla
riforma potrebbe
risolvere
lo
sfruttamento
dei
ricercatori solo in
un
contesto
totalmente diverso, estraneo ai
continui tagli del settore e al blocco
delle
assunzioni
dei
docenti
decretato dal Governo Berlusconi
per il prossimo anno accademico.
Lo scenario più che probabile è un
deplorevole 'usa e getta' di
ricercatori, scartati dagli atenei al
termine degli 8 anni di 'prova' e
sostituiti da nuovi precari. La
flessibilità del lavoro, formula
magica con cui si nasconde la
parola 'precariato', è probabilmente
il colpo più basso che la riforma
Gelmini
infligge
all'istruzione
italiana, e a lungo termine, alla sua
stessa economia.
Nel settore dell'istruzione di primo e
secondo grado spicca l'introduzione
del maestro unico alle elementari e
un drastico taglio delle ore di
insegnamento negli Istituti tecnici e
professionali
superiori,
in
particolare di alcune materie di
indirizzo con la riduzione delle ore
di lezione, delle relative cattedre e
quindi del personale docente. Il
tutto in un'ottica di tagli (da molti
definiti
indiscriminati) e di
conseguente
alleggerimento
dell'intero sistema
di
istruzione
nazionale.
Entrando
nello
specifico
della
riforma è difficile non sentire il
profumo della propaganda di
governo, resa manifesta dall'abuso
di concetti quali 'meritocrazia' e
'lotta
al
baronaggio'.
I
provvedimenti che gettano qualche
luce di speranza sulla limitazione
dei localismi e dei meccanismi
clientelari non mancano, ma sono
storpiati da contraddizioni evidenti
che lasciano nel cittadino informato
il dubbio se si tratti di incapacità o
malafede di chi la legge ha steso e
votato. Se a ciò aggiungiamo la
chiara pericolosità di alcune parti
del testo di riforma, ne viene fuori
un quadro non idilliaco che
giustifica l'immensa mobilitazione
25
studentesca, se non altro per i punti
di domanda irrisolti che pendono
come
spade
di
Damocle
sull'istruzione italiana.
ricercato la violenza fine a se
stessa.
Non è una condanna retorica o
buonista, ma solo la presa di
coscienza che cosi facendo questi
gruppi hanno remato in direzione
contraria
agli
intenti
dei
manifestanti, favorendo (questo è
chiaro) il tentativo di screditare l'
'Onda studentesca' da parte di
politicanti in malafede.
Occorre chiudere condannando
apertamente i gruppi di studenti e di
delinquenti comuni che hanno
portato la disputa sul piano dello
scontro fisico di matrice antistatale
o che semplicemente hanno
Simone Garilli
(ex studente del Tecnologico, studia
lettere a Verona e vuole specializzarsi in
giornalismo. I suoi eroi sono Borsellino e
Falcone; il suo modello è Saviano)
______________________________________________________________________
CHI LE HA VISTE?
Purtroppo di continuo sui quotidiani,
alla tv, o alla radio sentiamo parlare
di bambini, ragazze e adolescenti
che non fanno più ritorno a casa e
sembrano scomparire nel nulla. Un
caso ormai noto all’opinione
pubblica e, purtroppo, risolto
tragicamente è stato quello di Sara
Scazzi, seguito insistentemente dai
mass media. La ragazza di
Avetrana scompare il 26 agosto
scorso e solo il 7 settembre lo zio,
Michele Misseri, crolla e confessa
agli inquirenti l’orribile omicidio, in
cui pare implicata anche la cugina
della vittima. Anche per questo il
caso non è ancora chiuso, tante
sono le incoerenze, con una sola
certezza. Due famiglie distrutte:
quella della vittima e quella del o
degli assassini.
Stiamo ora seguendo con angoscia
molti altri fatti, non ultimo quello di
26
Yara Gambirasio, rapita, si pensa,
lo scorso 26 novembre, solo 3 mesi
dopo la scomparsa di Sara. Per lei
la storia è diversa, e, anche se la
ragazza manca da casa da troppi
mesi e si pensa al peggio, gli
investigatori stanno battendo tutte
le strade possibili per ritrovarla e un
alone di speranza avvolge ancora
la famiglia di Brembate (Bergamo).
E ci sono molti, moltissimi altri casi
quasi dimenticati, come quello di
Denise Pipitone, che svanì nel nulla,
a Mazara del Vallo, in un
pomeriggio di settembre del 2004 e
la cui madre ancora lotta per
ritrovarla; o di Angela Celentano,
scomparsa durante un pic nic
familiare sul Monte Faito, vicino a
Napoli, il 10 agosto 1996, o ancora,
quello di Emanuela Orlandi,
scomparsa a Roma il 22 giugno
1983, di Alessandro Ciavarella,
sedicenne, che sparì dal suo paese,
Monte Sant’Angelo in provincia di
Foggia, l’11 gennaio del 2009.
Infine più recentemente, mentre
scrivo, si è aperto il caso delle
piccole Livia Clara e Alessia Vera
Shepp, due gemelline scomparse
dopo il suicidio del padre meno di
un mese fa.
In Italia,” i dati sui minori scomparsi
sono forniti dalla Direzione Centrale
Anticrimine della Polizia di Stato.
Aggiornati al 4 marzo 2010, essi
evidenziano che nel 2009 sono stati
ben 1.033 i minori italiani e stranieri
per i quali sono state attivate le
segnalazioni di ricerca sul territorio
nazionale e che risultano ancora
inseriti nell’archivio delle ricerche.
Nel solo periodo che va dal 1
gennaio al 4 marzo 2010 risultano
222. Dal 2007 al 2009 si è verificato
un costante incremento, che mostra
come la maggior parte delle
scomparse riguardi minori di
nazionalità
straniera”
(fonte
Tgcom.it).
La Polizia di Stato ha aperto il sito
internet www.bambiniscomparsi.it,
dove si può segnalare l’eventuale
avvistamento di questi minori.
La prima cosa che ci si chiede è:
“Chi c’è veramente dietro a questi
casi?” .C’è chi pensa ad atti mafiosi,
chi più semplicemente a rapimenti
finalizzati alla richiesta di riscatto,
chi a prostituzione, pedofilia,
Sara e Yara
violenze di vario tipo, non escluso il
macabro traffico degli organi.
Fortunatamente, se si può dire così
in molti casi sono addirittura questi
stessi
ragazzi
o
ragazze
adolescenti a scomparire per voler
provare un’esperienza “nuova”, non
comprensibile, facendo perdere le
27
proprie tracce. Un fenomeno in
Priklopil un tecnico elettronico
spaventoso
aumento
come
all’epoca 40enne, che l’aveva rapita
conferma un recente studio. Ma
proprio quella mattina mentre stava
nella maggior parte dei casi dietro
andando a scuola, un caso in
alle misteriose scomparse si
sospeso per anni e che alla fine
nasconde un “mostro”..
sembrava con un finale scontato,
«Dietro a episodi come la
ormai certo, ma non per lei perché,
scomparsa di
proprio
la
Yara
mattina del 24
Gambirasio c'è
agosto 2006,
una
mente
dopo 8 anni di
demoniaca»:
“prigionia”,
ha
per
Natascha
esempio
riesce
a
dichiarato
scappare dal
all'Adnkronos
suo rapitore
monsignor
che fino a
Figura
3
Natascha
Kampusch
all'età
del
suo
rapimento,
il
suo
rapitore
Ernesto
quel
all’età in cui la rapì, poi suicidatosi dopo la fuga della ragazza, Natascha 8
Vecchi,
momento la
anni dopo
vescovo
vicario
di
Bologna.
teneva
prigioniera,
in
modo
Secondo il prelato, «il demonio è
insospettabile, in un quartiere
bello, benvestito e affascinante. Gli
periferico di Vienna. Pare che la
risulta facile trarre in inganno chi
ragazza sia riuscita a fuggire in un
non è abbastanza forte da
momento
di
disattenzione
resistergli». Per Mons Vecchi «si
dell’uomo, forse un gesto meditato
tratta di un'entità trasversale, che
da molto tempo. Ora Natascha,
può trovarsi ovunque in ogni
austriaca di 22 anni, ha raccontato
situazione e, al giorno d'oggi, può
tutta la sua storia in un libro “3096
annidarsi anche nel mondo del
Tage” (3096 giorni) in cui racconta
web, dei social network e
della sua prigionia durata 8 anni.
soprattutto di Facebook»
Sperano in un finale simile le
Forse il caso più famoso è quello di
famiglie di Yara e di molti altri
Natascha Kampusch, che, se
ragazzi scomparsi, di cui magari
ricordate, fu segregata dal 18
non si è sentito parlare dai media,
maggio 1998 nello scantinato o
ma che anche loro stanno vivendo
garage, che per l’occasione era
momenti di dolore.
stato reso abitabile con l’aggiunta
Casi diversi ma accomunati da
persino di un bagno, di Wolfgang
tante e tante domande, da filoni di
28
incertezza e da misteri irrisolti da
film poliziesco senza un finale, un
finale difficile da trovare, un finale
che non possiamo dare per
scontato, perché non ci sarà mai
una
certezza,
che
proverà
veramente come è andata, perché
ci sarà sempre un avvocato che si
appellerà
a
prove
che
riaccenderanno dubbi, come nel
caso di Sara Scazzi.
Resta la domanda ultima: chi può
avere una mente così demoniaca
da
poter
rapire,
segregare,
violentare,
uccidere
delle
amore, di animo?
Molti casi e misteri rimarranno
purtroppo irrisolti; o forse si saprà
veramente come è andata solo fra
molti e molti anni, come per il caso
di Elisa Claps scomparsa nel ’93, i
cui poveri resti sono ritrovati nel
2010 nel sottotetto di una chiesa. E
per tutti un mare di incertezze, di
perplessità e la domanda assilante:
perché? perché in una società così
evoluta come la nostra succedono
ancora queste cose?
Intanto un grandissimo abbraccio a
tutte queste famiglie.
adolescenti, chi? Chi si permette di
rimanere nell’oscurità di questi casi
per mesi o addirittura per anni,
senza un minimo di coscienza, di
Diego Gandolfini
I GENOCIDI DIMENTICATI
Il 27 Gennaio si è commemorato come al solito il genocidio ad opera dei
Tedeschi a danno del popolo ebreo. Sei milioni di Ebrei sterminati insieme ad
altre centinaia di migliaia di vittime della pulizia etnica (zingari in primo luogo)
che il Terzo Reich ha fatto in tutta Europa.
29
La Shoa è stata indubbiamente il peggior genocidio della storia. Ma è forse
stato l’unico? E stato l’unico caso in cui l’uomo ha mostrato tutto il suo odio, il
suo cinismo e il suo sadismo?
Ovviamente no. La Storia dei genocidi inizia dall’alba dei tempi, ma i più
brutali e sistematici sono sicuramente quelli iniziati alla fine del’Ottocento e
proseguiti nel Novecento.
In questo articolo si parla di quei genocidi che non vengono quasi menzionati
sui libri di storia.
Il genocidio armeno
Il 24 Gennaio 2010 è stato commemorato il 95° anniversario del genocidio
armeno. In questo massacro morirono circa 200.000 Armeni secondo le fonti
turche, mentre la maggior parte delle altre fonti riporta un numero compreso
tra 1.300.000 e 2.000.000 di morti.
Quali furono le cause della persecuzione armena da parte del governo turco?
Il fatto è che i Turchi temevano che la popolazione armena, priva di un
proprio organismo statale,
potesse allearsi coi russi,
nemici dello Stato turco.
Nel 1909 ci fu il primo
eccidio con almeno 30.000
vittime
armene
nella
regione della Cilicia.
Pochi anni dopo, nel 1915,
alcuni battaglioni armeni dell’esercito russo cominciarono un’operazione di
reclutamento tra gli armeni che avevano militato nell’esercito ottomano.
D’altro canto l’esercito francese fomentava un movimento rivoluzionario
armeno contro il governo turco, alleato degli Imperi centrali, finanziandolo e
armandolo.
Nella notte tra il 23 e il 24 aprile vennero eseguiti i primi arresti tra l’élite
armena di Costantinopoli. In un solo mese più di mille intellettuali armeni, tra
cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati parlamentari furono deportati
verso l’Anatolia e massacrati lungo la strada. Ne seguì una vera e propsria
guerra “partigiana” degli armeni contro l’esercito regolare, parallela a quella
che i Turchi combattevano contro l’impero russo.
I turchi compirono arresti e deportazioni di massa. Le “marce della morte”
coinvolsero circa 1.200.000 e furono organizzate dall’esercito turco con la
supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco. Le foto di Armin T. Wegener
30
sono la testimonianza di quei fatti. Malgrado le controversie storico-politiche
(saranno trattate nella sezione che segue), un ampio ventaglio di analisti
concorda nel qualificare questo accadimento come il primo genocidio
moderno.
La maggior parte degli storici tende a considerare le motivazioni addotte dai
“Turchi” come propaganda e a sottolinearne il progetto politico mirante alla
creazione in Anatolia di uno Stato turco etnicamente omogeneo. Altri studiosi,
sostenendo l'inesistenza di un progetto di genocidio, richiamano l'attenzione
sul fatto che non tutti i numerosi armeni d'Istanbul furono coinvolti nel
massacro e che non fu approntato un piano sistematico di eliminazione
paragonabile a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei durante la
Seconda guerra mondiale.
Il governo turco continua ancora oggi a
rifiutare di riconoscere il genocidio ai danni
degli Armeni ed è questa una delle cause di
attrito tra Unione Europea e Turchia. Una
recente legge francese punisce con il carcere
la negazione del genocidio armeno. Per
converso, già da tempo la magistratura turca
punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre
anni il fatto di nominare in pubblico l'esistenza
del genocidio degli Armeni. In tale denuncia,
comunque ritirata, è incappato lo scrittore
turco Orhan Pamuk, a seguito di un'intervista
ad un giornale svizzero in cui accennava al
fenomeno. Il governo turco attuale sta
favorendo l'apertura al riconoscimento di
questa pagina di storia, ma incontra tenaci resistenze.
In vista dell’entrata della Turchia nell’UE la questione del negazionismo turco
è stata presa in considerazione da molte figure politiche europee e il
Parlamento europeo e lo Stato del Vaticano hanno riconosciuto l’olocausto
armeno. Ma ancora oggi il genocidio non appare se non di sfuggita sui libri di
storia italiani e di altri paesi. Molti giovani , me compreso, sono venuti a
conoscenza della strage grazie al gruppo di alternative metal di origine
armena “System of a Down” . I componenti di questo gruppo hanno infatti
avuto molti lutti in famiglia durante l’olocausto armeno e grazie alla loro
denuncia molte più persone sono a conoscenza dei fatti.
31
Il “Popolo senza Patria”: i Curdi
I Curdi sono un gruppo etnico
medio orientale iranico che abita
nella parte settentrionale e nordorientale della Mesopotamia. Tale
territorio, a volte indicato col termine
Kurdistan, è compreso negli attuali
stati di Iran, Iraq, Siria,Turchia ed in
misura minore Armenia. Si stima
che i Curdi siano fra 20 e 30 milioni
e che quindi costituiscano uno dei
più grandi gruppi etnici privi di unità
nazionale. Il problema curdo nasce
a seguito della spartizione dei
territori dopo la Prima Guerra Mondiale, gli stati in cui tutt’ora vivono i curdi
negarono ad essi la possibilità di creare uno stato indipendente, temendo che
potesse diventare una minaccia.
Da allora in poi il "Popolo senza Patria", come viene comunemente definito,
continua a brancolare nel buio, vittima di continui tentativi di eliminazione
fisica o di forzata assimilazione culturale. Gli esempi di pulizia etnica peggiori
si sono verificati e continuano a verificarsi in Iraq e in Turchia, dove dagli anni
Sessanta ad oggi migliaia di curdi, in maggioranza donne, anziani e bambini,
vengono deportati, arrestati, imprigionati ed uccisi senza alcuna accusa,
tranne quella di appartenere alla propria etnia.
Vittime recenti della feroce dittatura di
Saddam Hussein, (che negava loro perfino il
diritto ad usare la propria lingua o di dare un
nome curdo ai propri figli), i curdi furono
letteralmente sterminati a migliaia, anche
attraverso l'utilizzo delle armi chimiche, quali
i gas velenosi; i loro villaggi vennero rasi al
suolo, la loro cultura estirpata, fino quando la
comunità internazionale non si decise finalmente ad intervenire bloccando il
massacro.
Dai numerosi documenti raccolti e dalle informazioni riportateci da Kanan
Makiya, un intellettuale di sinistra, professore e architetto che lasciò l'Iraq nel
1968, emergono immagini agghiaccianti: testimonianze di sopravvissuti che
raccontano di torture inflitte sotto forma di fustigazioni, lapidazioni,
32
amputazioni, esecuzioni sommarie e altrettante pagine documentali
comprovanti progetti per la creazione di fosse comuni destinate a seppellire il
popolo curdo.
In Turchia, fin dalla nascita della repubblica, lo Stato si adoperò con forza per
negare qualsiasi riconoscimento all'identità curda come facente parte del
popolo turco, attraverso una propaganda di disinformazione nelle scuole, alla
televisione e nei campi militari. Lo stato pose in essere feroci campagne di
repressione sia ideologica che culturale: i libri che parlavano del popolo curdo
fuono banditi, i nomi curdi dei villaggi furono modificati con nomi turchi,
l'utilizzo della lingua parlata curda fu vietato e severamente multato; si arrivò
addirittura a considerare un crimine passibile di pena di morte semplicemente
il proclamarsi "curdo".
In Siria, il governo procedette con solerzia all'"annullamento" del popolo
curdo mediante l'esclusione dello stesso dalle scuole e la deportazione degli
arrestati in campi di concentramento, appositamente costruiti; venne attuata
una "arabizzazione"di tutte le località curde e molti contadini curdi furono
costretti a lasciare i loro terreni. Le autorità arrivarono a negare la
cittadinanza ai curdi siriani, accusandoli di essersi illegalmente infiltrati in
Siria dalla Turchia e dall'Iraq.
L’orrore in Ruanda
Prima di essere uno Stato autonomo,
il Ruanda, come tutti gli Stati africani,
era una colonia, prima belga, poi
tedesca.
La percezione di due diverse etnie
presenti nel paese nacque con
l’introduzione della carta di identità.
La popolazione autoctona venne
infatti divisa in Tutsi e Hutu.
I Tutsi erano i più agiati economicamente e facevano parte dell’aristocrazia
ruandese. Gli Hutu invece erano i braccianti e solitamente lavoravano le terre
per i Tutsi. I Tutsi furono stati estromessi dal potere dagli Hutu, che
costituivano l'85% della popolazione e che dalla rivoluzione del 1959
detennero completamente il potere. Il 6 aprile del 1994 l'aereo presidenziale
dell'allora presidente Juvénal Habyarimana, al potere con un governo
dittatoriale dal 1973, fu abbattuto da un missile terra-aria, mentre il presidente
33
era di ritorno insieme al collega del Burundi Cyprien Ntaryamira da un
colloquio di pace. Ancora oggi è ignoto chi fece partire quel missile.
Il giorno dopo 7 aprile a Kigali e nelle
zone controllate dalle forze governative
(FAR, Forze Armate Ruandesi), con il
pretesto della vendetta, iniziarono i
massacri della popolazione Tutsi e di
quella parte degli Hutu che era
imparentata con questi o schierata su
posizioni più moderate, ad opera della
Guardia Presidenziale e dei gruppi
paramilitari
Interahamwe
e
Impuzamugambi, con il supporto dell'esercito governativo. Il segnale
dell'inizio delle ostilità fu dato dall'unica radio non sabotata, l'estremista
"RTLM" che invitava a seviziare e ad uccidere gli "scarafaggi" tutsi.
Per 100 giorni si susseguirono massacri e barbarie di ogni tipo. Uno dei
massacri più efferati fu compiuto a Gikongoro, l’allora sede dell’istituto tecnico
di Murambi: oltre 27.000 persone vennero massacrate senza pietà e la notte
dalle fosse comuni il sangue uscì andando ad inumidire il terreno. Per dare
un’idea sommaria di quello che avvenne, basti pensare che in un giorno
vennero uccise circa ottomila persone, circa 333 in un’ora, ovvero 5 vite al
minuto. Il massacro non avvenne per
mezzo di bombe o mitragliatrici, ma
principalmente con il più rudimentale
machete e con terribili bastoni chiodati,
fatti importare per l’occasione dalla
Cina.
Il genocidio ruandese ebbe termine
nel luglio 1994 con la vittoria del RPF
nel suo scontro con le forze
governative. Giunto a controllare
l’intero paese l’RPF attuò una risposta al genocidio che aggravò ulteriormente
la situazione umanitaria in quanto comportò la fuga di circa un milione di
profughi Hutu verso i paesi confinanti Burundi, Zaire, Tanzania e Uganda.
Le vittime di questa guerra civile furono dagli 800.000 a 1.071.000.
Matteo Andreoli
34
Vi racconto la mia vita
Una storia immaginaria ma vera (di Lorenzo Perego)
(alcune foto sono dell’autore)
Ogni giorno mi alzo molto presto e il ..sono pagata 550 taka alla settimana
padrone ci porta tessuti e altre cose (neanche sei euro). Eppure …
per fare scarpe di una marca molto
famosa. Io …
... lavoro in continuazione, per più di … lo so che le scarpe che faccio
15 ore al giorno. Io …
andranno poi in negozi famosi e
saranno rivendute a un prezzo molto
più alto. E poi …
35
… quelle stesse scarpe andranno
poi distrutte e buttate nella
spazzatura dopo pochi mesi che
saranno state usate.
Sono io …
quella bambina. E ho questa faccina
triste, piena di dolore! Sono qui perché
mia madre è morta e mio padre non ce
la fa a guadagnare abbastanza per
mantenere tutta la famiglia.
Pensami
quando tratti male le tue scarpe di marca…..
Essere come si è
Questa è una storia che mi è stata
raccontata da una amica, che
chiameremo Chiara.
È la storia di una ragazza, che lei
ha conosciuto su un gioco online.
Ha accettato di parlare del rapporto
profondo, che va al di la
dell’amicizia, che può nascere fra
due persone separate da uno
schermo. La ragazzina si chiama
Rachele (nome inventato).
36
Chiara pensò subito. “giovane età?”
Ma tralasciò questo particolare. A
lei interessava sentire la sua voce,
vedere il suo viso e parlare con lei,
per aiutarla come lei aveva fatto
tempo prima. Sentiva un vuoto
immenso, e anche rabbia, poiché
non le aveva mai parlato della sua
condizione, mentre Chiara si era
Parto col dire che si sono
conosciute ormai più di tre anni fa
grazie a questo gioco. Strinsero
subito un rapporto di amicizia,
all’inizio leggero e legato solo al
gioco ma che col tempo diventò
molto più forte. Rachele disse di
avere 18 anni, di frequentare
l’ultimo anno di liceo, e che
praticava equitazione, Loro due
trovarono molte somiglianze tra i
loro caratteri. Vennero fuori paure,
pensieri e problemi. Rachele
sapeva fare ragionare Chiara e
renderla felice. L’amicizia continuò
e si rafforzò. Chiara era felice di
giocare con lei, di parlarle della sua
vita, di cercare un appiglio in lei, in
un momento che per lei era
disastroso. Finché un giorno non
ebbe più notizie di Rachele. Tutte le
sere di solito si chiamavamo o
tramite skype o tramite cellulare,
oppure si mandavano una mail per
raccontarsi cosa avessero fatto
durante la giornata. Quindi a Chiara
parve strano ma poi pensò che non
fosse poi così grave. Una sera
chiamò Rachele. Rispose una voce
maschile che le spiegò che
Rachele era in ospedale sotto una
tenda iperbarica, per un’infezione
alle ossa, che fortunatamente
poteva essere risolta, però per la
sua giovane età, le cure erano
troppo aggressive, e quindi si
sottoponeva a terapie del genere
periodicamente.
messa a nudo in tutto con lei. La
considerava una bugiarda, una
falsa, e passava da periodi di
profonda tristezza a periodi di
rabbia.
Lasciò un messaggio e le venne
detto che sarebbe stata richiamata
non appena fosse stata meglio.
Chiara si sentiva molto sola,
rileggeva le mail che si erano scritte
per due anni senza però trovare
alcuna traccia che potesse farle
capire che Rachele era malata. Si
dava la colpa per non averlo capito
e mandava ogni giorno un
messaggio speri , e rispose. Dopo
molti minuti di felicità però Chiara
sentì il tono della sua voce
cambiare: Rachele divenne seria e
le disse che aveva bisogno di
37
vederla, la pregò di andare da lei.
Chiara accettò, di buon grado,
felicissima di poterla vedere
finalmente di persona. Prese il
treno pochi giorni dopo, e dopo
quattro ore di viaggio arrivò e trovò
facilmente la casa. Le aprì una
signora che lei pensò che fosse la
nonna, che la accolse con un
grande abbraccio. Incontrò il fratello,
normale. Le parlò del senso di
distacco che vedeva in tutte le
persone che la guardavano. E
adesso che aveva trovato un’amica
che la amava per come si era
proposta, era felice, ma aveva
paura di perderla.
Chiara replicò che non si era
accorta di niente, che anche in
voce le era sembrata una ragazza
matura, felice e disinvolta,
pronta ad aiutare tutti. E che
non le voleva bene solo
perché aveva la sua stessa
età o perché faceva delle
cose “fiche”. Le voleva bene,
poiché le era stata vicina.
Parlarono
a
lungo,
piangendo,
ridendo
e
scherzando, finalmente si
abbracciarono come avevano tanto
desiderato in quei due anni.
Quando Chiara se ne andò, si
lasciarono con una promessa, che
non si sarebbero mai più nascoste
niente, che avrebbero continuato a
vedersi e a sentirsi in un modo o
nell’altro. E così è stato, nell’ultimo
anno si sono viste più volte, si sono
scritte centinaia di volte e hanno
passato migliaia di minuti al
telefono. E Rachele sta meglio, ha
ripreso ad andare a scuola, a vivere
le sue giornate.
Molti pensano che le amicizie
separate dagli schermi dei pc
valgono poco, io per primo lo
ammetto. Ma in questo caso ho
il padre e la zia, ma si sentiva a
disagio. Sentiva che nell’aria c’era
qualcosa che non andava. La
portarono nella stanza di Rachele,
e le dissero: “Non ti impressionare”.
Davanti a lei c’era un lettino
d’ospedale,
con
dentro
una
bambina, magra e pallida, con i
capelli rossi, ritti e arruffati. La
guardava sorridendo,
nessuna
traccia di dolore o di paura su quel
viso da bambina. Le lasciarono sole,
e Rachele le disse di volerle dare
delle spiegazioni. Le disse che si
era voluta spacciare per una
ragazza
più
grande,
senza
menzionare la sua malattia poiché
per una benedetta volta voleva
apparire
come
una
persona
38
dovuto rimangiarmi tutto. Ho
imparato molte cose, e me le hanno
insegnate Rachele e Chiara. Si fa
presto a crearsi un’altra identità su
un gioco online, si fa presto a far
credere alle altre persone di essere
come realmente non si è. Spesso ci
si chiede come mai molte persone
reagiscono così, forse per difesa,
forse per vergogna. L’importante è
capirle e accettarle così come sono.
E’ comunque bellissimo vivere un
rapporto così intenso con un’altra
persona. Io so che Chiara non ha
mai smesso di voler bene a
Rachele, tutte le volte che la vede
si emoziona ed è felice che lei non
la abbia mai dimenticata, nemmeno
in quel momento pesante della sua
vita.
Emanuele Aliano
Le donne solo dagli ultimi decenni hanno fatto la
loro entrata ne mondo del lavoro, mentre in
precedenza venivano catalogate come coloro che
non sapevano fare nulla nella vita. Erano
considerate come delle domestiche, e delle
“donne - oggetto” Una cosa davvero disdicevole.
Gli uomini, tornando a casa dal lavoro, dicevano di
essere solo loro che portavano avanti la famiglia,
facendo sentire le donne
come degli automi che
pulivano casa, accudivano figli ecc. ecc.
Applicare ancora nel 21° secolo la convinzione del
maschilismo secondo la quale gli uomini sono migliori
delle donne oggi, in cui le donne lavorano fuori casa
altrettanto se non più degli uomini, è, ancor più che in
passato, assolutamente antistorico. Un insulso
razzismo contro le donne.
Per ricordare il valore indiscusso delle donne
prendiamo l’esempio di Rosa Park, una donna nera
che combatté per un posto in autobus con un bianco durante il periodo delle
39
discriminazioni razziali contro i neri negli Stati Uniti. Nonostante fosse portata
in carcere, continuò a mantenere la propria idea. Quest’esempio dimostra
che le donne sanno imporsi e avere anche la meglio sugli uomini.
Eppure assistiamo ancora al genocidio
femminile in Cina, col quale vengono
eliminate molte bambine perché, non
potendo avere per legge più di due figli, i
contadini preferiscono i maschi che
consentono di avere un contributo
maggiore nel lavoro dei campi.
Quando una donna viene stuprata,
quando
avvengono
delle
violenze
domestiche da parte dei mariti, le donne spesso non possono reagire e
denunciare i maschi perché sono perseguitate e minacciate. Spesso vengono
sfigurate con l’acido. E nessuno dice niente.
Più di 140 milioni di donne nel mondo sono vittima di molestie, violenze,
stupri, tratta, aborto selettivo. Inoltre la maggior parte delle violenze sono
subite in famiglia.
E’ giusto tutto ciò?
No, è ora di dire basta, di denunciare con forza e combattere a fondo queste
orribile piaghe sociali.
Giorgia Ghirardini
________________________________________________________________________
Wikipedia
un’idea geniale e una collaborazione planetaria.
Ma non è tutt’oro quello che luccica …
Wikipedia, chi è costei ?
Wikipedia è una gigantesca enciclopedia online,
liberamente modificabile e implementabile da
chiunque. Ed è uno dei siti più visitati al mondo con
oltre 60 milioni di visite giornaliere e più di 750.000
40
articoli in lingua italiana.
Come funziona ?
Wikipedia permette a tutti di modificare il proprio contenuto. Ciò significa che
chiunque, anche utenti non registrati al portale di Wikipedia, può modificare
gli articoli di questa enciclopedia online. Questo porta a determinati vantaggi:
chiunque sia provvisto di una connessione ad internet può contribuire al
miglioramento di Wikipedia evitando le noiose procedure di iscrizione e login.
Basta semplicemente aprire un articolo incompleto e cliccare sul link
“Modifica” in alto, per poter modificare la pagina. La semplicità di modifica
permette al portale di ricevere correzioni anche da utenti non abituali e non
registrati.
Il testo degli articoli è
strutturato secondo
una sintassi specifica
ma
relativamente
semplice. Una volta
che
sono
state
effettuate
le
modifiche, la pagina modificata viene trasformata nel linguaggio del web in
modo automatico, per cui non è necessaria la conoscenza dell’HTML per
poter modificare gli articoli. Però il fatto che tutti possono scriverci non
significa che ci possa stare qualunque stupidaggine.
Infatti ogni articolo ha una sua specifica area in cui può essere discusso: in
tal modo, gli utenti dell’enciclopedia possono presentare delle proposte di
correzioni, le quali verranno
prese in considerazione
quando qualcuno deciderà di
modificare l’articolo. Le aree
di discussione aiutano la
coordinazione tra vari utenti
e danno una motivazione
alla struttura dell’articolo. Per
poter raggiungere le aree di
discussione, è sufficiente
cliccare su “Discussione”
esattamente sopra il titolo
dell’articolo.
41
Critiche a Wikipedia
Wikipedia presenta alcune problematiche nella sua organizzazione: la prima
sta proprio nel fatto che è un enciclopedia modificabile da chiunque, ovvero
anche dai non esperti; ciò, affiancato all’assenza di controlli da parte di
persone qualificate, rende possibile la presenza di errori ed omissioni
all’interno dell’enciclopedia. Inoltre, essendo modificabile da chiunque,
l’enciclopedia è soggetta ad atti di “vandalismo”. E’ già più volte successo per
esempio che a personaggi famosi siano state aggiunte delle informazioni non
veritiere. Wikipedia in quei casi è intervenuta rendendo le modifiche a quelle
voci possibili solo agli utenti registrati, nella speranza di limitare questi
inconvenienti.
In ogni caso, chi si accosta
a Wikipedia deve sapere
che le sue voci sono più
soggette a lacune ed errori
di quelle di una qualsiasi
enciclopedia
“normale”,
poiché non sono redatte
solo da esperti, anzi
prevalentemente
sono
scritte da non esperti.
Progetti gemelli
La Wikimedia Foundation è una fondazione senza scopo di lucro che
promuove la diffusione di contenuti liberi. Wikipedia è uno dei progetti di
questa fondazione. Tra gli altri progetti che, come Wikipedia, seguono il
principio di libera modifica dei contenuti, possiamo citare:
Wikibooks: un vasto archivio di libri virtuali realizzati da parte degli utenti.
Wikispecies: una directory che descrive le specie degli esseri viventi finora
conosciuti e classificati.
Wikizionario: un vero e proprio vocabolario della lingua italiana.
Slava Facchini Rublev
42
Il più grande acceleratore di particelle del mondo
potenziamento
che
dureranno
quasi un anno.
A quel punto la potenza sarà
raddoppiata a 14 Tev, un livello che
si avvicina ulteriormente a quelli
sperimentati nei primi istanti di vita
dell'Universo.
Il Large Hadron Collider finora
aveva avuto una vita piuttosto
sfortunata.
Inaugurato
il
10
settembre 2008, dopo appena 36
ore venne spento per un guasto
dovuto a un collegamento elettrico
difettoso fra due dei magneti
superconduttori della macchina. Nei
successivi lavori di riparazione
furono installati altri 53 magneti
difettosi.
Con Lhc i ricercatori (tra cui molti
italiani,
che
rappresentano
i
secondi finanziatori e la seconda
comunità scientifica del Cern)
hanno l'obiettivo di verificare
l'esistenza delle particelle più
piccole e sfuggenti, come il celebre
Bosone di Higgs, ribattezzata la
"particella di Dio", e comprendere la
natura della materia e dell'energia
"oscura"
che
costituiscono
rispettivamente il 23% e il 72%
dell'universo. L'energia e la materia
visibile coprono infatti solo il 5% del
totale dell'universo.
Mattia Avolio
Quello del Cern di Ginevra, il Large
Hadron Collider, è il più grande
acceleratore di particelle del mondo.
Esso corre per 27 km sotto la
frontiera tra Svizzera e Francia.
Inaugurato nel 2008, fu fermato per
un guasto 48 ore dopo. Ma di
recente ha raggiunto la potenza
massima mai toccata, generando
7.000 miliardi di elettronvolt e
riuscendo quasi a far collidere due
fasci di protoni per creare le
condizioni simili a quelle del Big
Bang da cui sarebbe nato l'universo.
Infatti, dopo due fallimenti che si
erano verificati nelle prime ore della
giornata, i protoni al momento dello
scontro hanno viaggiato a una
velocità molto vicina a quella della
luce. Ora i ricercatori, che dovranno
analizzare
i
dati
raccolti,
spegneranno l'Lhc per riaccenderlo
dopo lavori di manutenzioni e
43
Un sole meraviglioso, l’acqua cristallina, una spiaggia stupenda, un clima
favoloso, tutto ciò che si può trovare solo nei
viaggi di Licia Colò oppure direttamente ai
Caraibi...: era questa la scena che avevo
davanti… Drin… Drin… Un suono piuttosto
inusuale per quel paradiso… Il cellulare non
l’ho portato... Di nuovo la mia stanza… La
nebbia tipica della pianura… <<Che cos’è
successo???>> Purtroppo stavo sognando!!!
Che peccato! Mi sarebbe piaciuto che
invece fosse tutto vero!
E a voi è mai capitato di sperare che i vostri
sogni fossero realtà?
Se volete scoprire alcune curiosità sul mondo dei sogni… LEGGETE
QUESTO ARTICOLO…
QUALI SONO LE DIVERSE FASI DEL SONNO?
Ci sono 5 diverse fasi in cui il nostro corpo
reagisce in modo diverso al sonno. La prima è
quella della veglia in cui siamo coscienti e la
respirazione si fa più pesante. Ha la durata di
circa 20 min e passiamo per questo stadio per
due volte, alla mattina e alla sera. La seconda è
quella in cui è più facile svegliarsi ed è
estremamente facile ricordare i sogni in questo
stato. La terza dura circa 30 minuti ed è molto
difficile ricordarne i sogni. La quarta è la fase in
cui si è totalmente incoscienti ed è impossibile
ricordare i sogni. Poi c’è la fase REM, quella più
studiata perché è quella in cui il tracciato
dell’encefalogramma mostra che l’attività è simile
a quella della veglia.
Se ci si sveglia in questa fase i sogni si ricordano. È chiamata REM dalla
sigla Rapid Eye Movement, infatti in questo stadio c’è un grande movimento
degli occhi.
44
SOGNAMO SOLO NOI?
Alcuni
studi
no, non proprio. Si
animali abbiano la
ancora a dire con
come noi, riescono a
animali
domestici
anche il coniglio e il
vedere
come
si
scodinzolano,
Ci sono due teorie, la
REM consolidino le
la seconda è che
residui
dell’attività
sembrerebbero rispondere
pensa infatti che anche gli
fase REM, ma non si riesce
certezza se anche loro,
sognare. Guardando i nostri
come il cane o il gatto, ma
criceto forse, possiamo
agitano durante il sonno:
guaiscono e si muovono.
prima è che durante la fase
loro avventure della giornata,
questi
movimenti
siano
mentale giornaliera.
PERCHÉ QUANDO
DORMIAMO A VOLTE CI
SEMBRA DI CADERE?
Una situazione non rara è quella di svegliarsi all’improvviso con la
sensazione di cadere nel vuoto; ci sono due spiegazioni: se questa
sensazione non avviene durante la fase REM, vuol dire che l’organismo sta
subendo un processo di transizione dalla veglia al sonno in cui rilassiamo i
muscoli e si interrompono i segnali sensoriali. Quando succede questo noi
riviviamo un’esperienza già vissuta come una caduta dalla scala o da una
sedia e questo porta alla sensazione della caduta nel vuoto; quando invece
accade nella fase REM, questa situazione può essere contestualizzata al
sogno che si sta facendo, ossia alle sensazioni della nostra visione onirica.
SI RIUSCIRANNO A REGISTRARE
I SOGNI?
Secondi alcuni studi di John Dylan
Haynes del “Bernstein Center for
Computational Neuroscience” di
Berlino, si potranno registrare i propri
sogni e rivederli alla mattina. Un
passo avanti verso queste nuove
tecnologie lo hanno già fatto altri
scienziati, infatti in Giappone il
45
“Computational Neuroscience Laboratories” ha scoperto un meccanismo per
riuscire a riprodurre delle immagini in bianco e nero (non ancora dei video)
provenienti dalle figure che si formano nell’occhio umano. Sono arrivati a
questo intercettando i segnali elettrici che la retina invia al cervello e li hanno
trasmessi ad un computer che decodifica i segnali celebrali. Per il momento si
riescono solamente a tradurre le immagini che l’occhio vede, non ancora
quelle che il cervello produce.
QUESTIONE DI … ETICA?
Quando la fantascienza si fa scienza e si scopre che
forse un giorno potremo registrare i nostri sogni,
sorgono polemiche e opinioni diverse a riguardo.
C’è chi sostiene che questi studi siano stati condotti
per la ricerca di terapie utili per pazienti affetti da
gravi patologie che impediscono la comunicazione.
Infatti se si riuscisse ad ottenere le informazioni
direttamente dal cervello, non bisognerebbe
muovere nemmeno un muscolo per comunicare e
sarebbe possibile addirittura visualizzare le
allucinazioni.
Però bisogna stare attenti: si potrebbe addirittura
pensare a un futuro in cui invece di scrivere le e-mail basterà pensarle,
creando un flusso di informazioni che poi appaiono su un monitor.
Purtroppo però, come avvertono gli esperti, dovremmo iniziare a
preoccuparci della nostra privacy, alla quale al giorno d’oggi viene attribuita
sempre meno importanza, come dimostrano i social network, anch’essi frutto
di progressi tecnologici.
Dovremmo perciò chiederci: siamo veramente sicuri di volere che i nostri
sogni, i nostri pensieri più intimi, possano essere letti senza alcun problema
da una macchina? E di perdere la libertà di sognare?
ARTE,MUSICA,PREMI NOBEL … DA SOGNO!
Per noi, che valore ha al giorno d’oggi un sogno? Spesso non ce li ricordiamo,
a volte li raccontiamo a amici o parenti per la loro bizzarria, ma forse pochi si
fermano a pensare al loro significato, al perché ci si ritrovi a sognare
determinate situazioni.
All’interpretazione dei sogni oggi viene data sempre meno importanza, forse
perché viviamo in una realtà in cui la scienza e la tecnologia razionalizzano
46
tutto ciò che facciamo e siamo. Consideriamo così l’interpretazione dei sogni
qualcosa di vago, astratto e soprattutto irrazionale
da non prendere alla lettera, un po’ come leggere
l’oroscopo.
Eppure un tempo i sogni sono stati talmente
importanti da cambiare il corso della storia o
addirittura della scienza.
Pensiamo a Giuseppe, che nella Genesi interpreta
i sogni del faraone. Oppure al Libro di Daniele in
cui il sogno del re babilonese Nabucodonosor
viene interpretato dal profeta Daniele. In effetti
nella Bibbia ci appare chiaro che il sogno è uno
dei canali di comunicazione divina tra Dio e l’uomo.
Passando ai Romani, Cicerone scrive che Publio Cornelio Scipione Emiliano
vide in sogno suo nonno, Scipione l’Africano.
Inoltre ci sono anche molti artisti e scienziati che si ispirarono ai sogni.
Ecco alcune scoperte da premio Nobel:
 Il chimico Kekulè sognò la struttura molecolare del benzene (un anello
chiuso di atomi di carbonio), sottoforma di un serpente che si morde la
coda.
 Otto Loewi sognò l’esperimento per dimostrare la trasmissione chimica
degli impulsi elettrici nei nervi del cuore delle rane.
 Mendeleev scoprì in sogno la tavola periodica.
Arte e musica:
 Robert louis Stevenson vide 2 scene del suo famoso racconto “Lo
strano caso del dr Jekyll e mr Hyde”.
 Salvador Dalì si faceva svegliare apposta per dipingere direttamente
su tela le visioni a cui assisteva nel mondo dei sogni.
 Paul McCarteney sognò la melodia di Yesterday.
E questi sono solo alcuni esempi …
CHI INIZIÒ A STUDIARE I SOGNI?
Chi poteva essere se non loro? Ovviamente i Greci!
47
Ebbene sì, anche per loro il sogno era un modo per accedere alla dimensione
divina capace di rivelare il futuro e mettersi in contatto con l’aldilà. Nella
mitologia greca i sogni derivavano dal dio del sonno Hypnos.
Addirittura il greco Artemidoro di
Daldi studiò i sogni e arrivò a
classificarli in 5 gruppi e distinse
quelli premonitori dalle semplici
rielaborazioni
delle
esperienze
vissute. Artemidoro anticipò così gli
studi condotti da Freud di ben 17
secoli!.
UN SOGNO NON INTERPRETATO
È COME UNA LETTERA NON LETTA (Dal libro del Talmud)
Il grande Sigmund Freud credeva nell’interpretazione dei sogni come
rappresentazione nell’inconscio di fantasie rimosse dalla coscienza durante il
giorno e rappresentate e drammatizzate durante la notte in modo
inconsapevole. Freud fu l’inventore della psicoanalisi: ma che cos’è? La
psicoanalisi è innanzitutto lo studio dei fenomeni psichici inconsci e anche
una cura contro l’isteria e la nevrosi.
PER CONCLUDERE
Ci sono diverse teorie sui sogni, alcuni lI considerano come una predizione
del futuro, altri uno sfogo delle emozioni sentite durante la giornata, altri
ancora come una cosa negativa: “Mai sognare: il momento di coscienza che
accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta.” (Primo Levi).
Ed in effetti, risvegliarsi nel proprio letto nell’uggioso inverno mantovano
mentre svaniscono il sole meraviglioso, l’acqua cristallina, la spiaggia
stupenda del sogno … E’ veramente un dramma!
Beatrice Bocchi
e Alice Girelli
48
Alice
Papotti
Isabella
Cassisa
IMMAGINI …
PENSIERI
49
Rosso
Rosso fuoco
Come l’amore
L’amore di un cuore
Che batte per un altro…
Dove il grigio unisce cielo ed acqua
L’uomo viaggia senza meta
Alla ricerca di qualcuno
Che gli dica chi è. …
50
Un grande appuntamento a metà marzo!
“LE QUATTRO STAGIONI”
Mostra fotografica
della nostra giornalista
Maura Malpetti
QUANDO?
Sabato 12 e Domenica 13 marzo
(h 10:00-12:00 e 16:00-19:00)
Lunedì 14 e Mercoledì 16 marzo
(h 17:00-19:00)
Sabato 19 e Domenica 20 marzo
(h 10:00-12:00 e 16:00-19:00)
DOVE?
Sala Civica di Pozzolo
Via Roma n°57/b
Marmirolo – MN
51
racconti
Una storia qualunque
III Puntata
“Chi diamine siete?” spalanco la portiera dell'auto e mi gratto quel gran
bernoccolo che rosseggiante svetta da poco sulla mia fronte corrugata, come
un vulcano appena nato dalla crosta terreste. Non ci so proprio fare con i
bambini, da quando frequentavo il Grest parrocchiale: quando facevo l'arbitro
del torneo di beach volley ricevevo solo pallonate sulla zucca! Quindi ora
cerco di usare un tono duro: “Non si spiano le persone, a meno che non
recitino in un reality show, capito?”.
Penso di essere stato autoritario con
quel piccolo gruppetto di nanetti che si è
fermato intorno a me, ed invece c'è chi
mi guarda sorridendo, mostrando la
fessura creata dalla caduta del primo
incisivo, chi si rotola a terra, chi da gli
spintoni all'amico giocando a fare il
lottatore di wrestling: sembra non
abbiano capito una parola di quello che
gli ho appena detto.
Inizio a spazientirmi, ma nessun “avanti”, “sciò”, “pedalare”, “raus” ha effetto;
comincio a credere di aver involontariamente parcheggiato vicino ad un
istituto per sordomuti.
In effetti quei bambini hanno
qualcosa di diverso da quelli che
sono abituato a vedere, forse perché
ho sempre visto ragazzini che
giocano da soli ai videogiochi,
scansando ogni amico che chiede
“Me lo fai provare?” e che se non
posseggono subito quello che
vogliono fanno il muso per intere
notti. La spensieratezza governa
quest'altri, insomma in loro vedo che
52
si accontentano di stare in compagnia, di rincorrersi, di scherzare: si
divertono se sono insieme, non se hanno.
Mi guardo intorno: a lato della strada, dopo qualche metro di pantano, si
estendono dei prati verde acceso, tanto che penso che la rugiada mattutina
deve essere così delicata e silenziosa da non turbare il loro equilibrio di
vitalità. Purtroppo su di essi siedono in modo grottesco giganti metallici dalle
fredde mandibole e dagli organi meccanici: rovinano, calpestano e ignari
contaminano per poi ripartire per la loro lunga corsa; si tratta di un gruppo di
vecchie roulotte grigiastre corrose dalle piogge e consunte dal tempo. Penso
a tutte le strade che avranno percorso da quando sono state acquistate linde
e scintillanti ad ora, declassate come un tessuto che da tovaglia diviene
logoro ed umile straccio per la comare. L'unico elemento colorato è una
bandiera variopinta distesa sul cofano di qualche camper, come una specie di
emblema: è formata da una banda azzurra ed una verde, con un grande sole
centrale, che ricorda il rosone di certe cattedrali.
A terra, poco vicino a
me, vengo colpito da
una sincera tristezza;
un giornale sfoggia le
sue ultime pagine in
bella vista, stropicciate
e tutte rotte, tanto che
l'inchiostro di quelle
foto e la giovinezza
dei soggetti sembra
sfumare nel fango ed
esserne strappata via
dall'imperturbabile e rigorosa morte, colei che alita in silenzio sulle persone il
suo sospiro malsano.
Assorto in questa baraonda di pensieri, mi stacco dalla situazione in cui mi
trovo (maledetti i miei viaggi mentali!) e proprio mentre sto per formulare il
significato della vita, un marmocchio mi tira un calcio sul ginocchio facendolo
sfumare e tramutandolo in un urlaccio sconsiderato. I suoi amichetti
udendomi scappano gridando, immaginandomi forse come il cattivo di una
fiaba di turno.
“Ti sembra questo il modo di trattare dei bambini piccoli?”, sento una voce
alle mie spalle poco lontana.
“Bambini loro?! Dalla loro “delicatezza” e dai calci che tirano si direbbero più
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una squadra di rugby, la mia rotula è schizzata via in stile medaglia d'oro nel
lancio del disco!” sputate queste parole e dando le spalle a quella entità
continuo a lamentarmi sul fatto che non ci sono più i giovani di una volta, non
esistono più le mezze stagioni e che con la crisi il prezzo dei peperoni è
aumentato come vedo fare i vecchietti dal Gino, che in un orecchio portano
l'apparecchio dell'amplifon e nell'altro un'auricolare bluetooth collegato con la
sede l'IPCCPILP (Istituto Pensionati Che Commentano Periodicamente I
Lavori Pubblici), per riuscire ad avere una soffiata e fiondarsi di colpo sul
luogo 2 giorni prima che i muratori arrivino a posare un mattone.
“Sei proprio un maleducato lo sai?!” domanda ancora retoricamente quella
persona.
“E tu sei proprio un...tu sei...tut-tutttu-t” sembro un apparecchio
telefonico guasto perché, proprio
mentre pronuncio quelle parole, volto
le spalle verso quella persona ed
appena LA guardo la mia lingua
inizia a farfugliare un grammelot di
borbottii
intraducibili
ma
che,
insomma, fanno capire che sono
imbarazzato: mi trovo infatti di fronte
ad una ragazza.
Su di una ciocca bionda dei suoi capelli, onda su cui il Sole si specchia e
rimira la sua maestosità, si infrange un narciso, dando un tocco di
spensieratezza al suo viso dalle fini sopracciglia ora corrugate.
“tuuu...” - riprendo - “chi sei?”
“Io sono Flor...cioè, sono molto inalberata!”
“Inalberata è il nome o il cognome?” domando senza fare caso alla mia
gaffe. È dal suo lungo silenzio che capisco che la famiglia “Inalberati” non
esiste, è più che altro un aggettivo poco
usato che significa “arrabbiati”, perciò
riprendo: “Innanzitutto scusami per la mia
reazione esagerata, in fondo quei mocciosetti
facevano solo spionaggio, chi al giorno d'oggi
non lo fa? Nazioni, guardoni, telespettatori,
poliziotti davanti una villa di Arcore, è la
regola! Riavvolgiamo il file presentazioni.avi e
ricominciamo dall'inizio, d'accordo?”
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“Va bene” risponde sospirando, un po' stordita dalla mia dialettica: “Ma
promettimi di andare a chiedere scusa a quegli angioletti. Sai, loro per me
sono come fratelli. Sono Flora, e tu?” Detto questo mi guarda con i suoi freddi
occhi, pezzi di ghiaccio immersi nell'intenso blu oceanico. Essi si sciolgono in
venature di cristallo perpetrate nella retina, come le radici di un albero
secolare, stanziate nella storia e nella vita di generazioni di persone,
formando motivi intarsiati degni della precisione e del tatto di un liutaio
Stradivari.
Il nostro sfuggevole scambio di sguardi mi ricorda i viaggi notturni, silenziosi e
tranquilli; la sola conversazione possibile è lo scambio di lampeggi con l'auto
in transito, e via di nuovo a puntare le torce nel buio avvolgente: tutto questo
nella durata di un respiro.
Mi presento il mio nome è Andrea Battis..” un'idea panzana mi si riflette in
mente e per un attimo ferma il mio discorsetto: un filamento di tungsteno si è
appena reso incandescente come in una primitiva lampadina. “Stavo dicendo,
mi chiamo Andrew Steward Douglas-Hamilton, ma tu puoi chiamarmi
Andrea”.
Let's stop for a while,
please! Cari lettori,
capisco di aver avuto
un'idea molto stupida:
spacciarmi
per
proveniente da una
famiglia aristocratica
quale non sono, ma
chi
non
ha
mai
compiuto azioni folli o
completamente contrarie al proprio carattere per fare colpo su di una
ragazza? Ricordo il mio amico Antonio, mesi fa andò sotto casa di Giulia con
registratore e chitarra in piena notte, per suonarle una serenata amorosa: le
cantò tutto il repertorio di Gigi D'Alessio compreso il suo ultimo inedito
strappa-cuori chiamato “Bella come una mozzarella”. Solo dopo aver notato
le sirene rosso-blu di una volante in arrivo, si accorse di aver sbagliato casa e
si nascose in tutta fretta in un cespuglio. Per il compleanno gli regalammo un
navigatore GPS e sarcasticamente una pinzetta, si era infatti tuffato in un
arbusto di pungitopo. Oppure Giuseppe Cuzzo, un ragazzo del mio paese
che giusto sei mesi fa proclamava lo “sciopero del sapone” se Mariella non
avesse ricambiato il suo amore. Beh, credo mi basti dire che solo cambiando
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l'iniziale del suo cognome capite la sua attuale condizione igienico-sanitaria!
Credo però che per lui più che uno sciopero sotto sotto sia un vantaggio, non
più coda in banca, davanti alle poste o in mensa.
A sentire le mie parole, Flora sembra presa da sconforto, come se il sangue
le si gelasse nelle vene, ma, grazie a una straordinaria capacità di
nascondere le emozioni come dietro ad una maschera di creta, tipica degli
attori teatrali, non me ne accorgo.
“Hai proprio uno strano nome, chissà quant'è difficile trovare un campanello
di casa così grande per
farci stare tutte quelle
lettere! Sempre che tu ce
l'abbia una casa, o vivi in
quella specie di lattina?” indica la mia auto che,
infangata dai pneumatici
agli specchietti, non fa
certo una bella figura.
“Certo che ce l'ho una
casa, anzi, una reggia con
tre cucce per il cane e un
sacco di maggiordomi,
tiè!” – dato che sono in
ballo, perché non ballare?- E come mai i maggiordomi?” “Ovviamente perché
sono ricchissimo e ho bisogno di qualcuno che mi faccia i massaggi ai piedi e
mi legga le favole prima di andare a dormire!”
“Strano, non avrei mai detto che tu fossi un 'nobile'; hai la camicia sgualcita
dal sudore, una faccia paonazza e, diciamolo, non emani di certo un buon
odore. Mi ricordi i mendicanti per le vie di Bruxelles! Non ti ho mai visto da
queste parti, sei nuovo?” “In realtà non so nemmeno dove mi trovo”, rispondo
secco e accigliato, senza far troppo caso alle sue ultime parole. Comincio a
sentirmi un bugiardo smarrito, senza una bussola che mi orienti
geograficamente e che non mi faccia commettere altre azioni scriteriate.
“Su, principino” (allora ci è cascata!) “Non fare quella faccia! Vieni a casa mia,
così farai una doccia e disinfetteremo quel taglietto sul volto”
Vedere il suo sorriso allargarsi e le sue labbra farsi sempre più sottili e
sinuose mi conforta molto; l’ho conosciuta da cinque minuti ma mi pare di
averla a fianco da tutta la vita: è proprio vero che la bontà si può incarnare
quando meno te l’aspetti in mani sconosciute, ma aperte e pronte a dare.
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Camminiamo per un centinaio di metri fino a che non mi indica la sua casa,
all’ultimo piano di un palazzo sciatto e dimesso, in una specie di mansarda a
cui si accede solo tramite delle apposite scale esterne alla residenza. “Da un
paio di mesi vivo qui, da sola”. Quando
le chiedo se prima viveva coi genitori
non mi risponde, si limita ad aprire
quell’imponente porta lisa dai graffi e
dal tempo. Devo dire che nel momento
in cui quella porta cigolante si apre
sono pieno di pregiudizi, mi aspetto di
trovare montagne di piatti inzaccherati
in cucina, un caos entropico dove per
evitare malattie avrei dovuto aggirarmi
avvolto nel cellophane. Invece quella casa è “bella dentro” e “brutta fuori”,
accogliente, ma in un certo senso mistica e rigorosamente militaresca nel suo
ordine: le luci soffuse delle candele riempiono le poche sale di un’atmosfera
medievale ed un opprimente arazzo fiammingo è appeso ad una parete e
sembra giudicare chi gli si avvicina, scindendo chi prepotentemente crede di
sapere tutte le allegorie cinquecentesche nascoste al suo interno da chi lo
paragona a quei tappeti persiani che “Il Baffo” vendeva una volta in
televisione, dove tra un respiro affannato ed una parola spiaccicata bandiva
uno sconto dopo l’altro. Accanto ad un divano-letto ed una piccola televisione,
vi è una parete ricoperta da libri dalle vecchie rilegature in motivi dorati,
paiono quei malloppi di manuali che
ognuno ha in casa e che non ha mai
avuto il coraggio di aprire per la loro
prolissità, quasi servissero per bellezza,
col solo scopo di far credere il proprietario
un intellettuale. Le pagine di questi tomi
sono invece sciupate nel loro graduale
ingiallire, come se letti periodicamente
con euforia; non li apro, non li sfoglio,
quasi impaurito dalla loro eterea
solennità.
Su di una scrivania c'è un piccolo libretto
aperto a metà, appena Flora si allontana riesco a carpire qualche frase
stampata su di esso:
“Que j'aime voir, chère indolente, De ton corps si beau, Comme une étoffe
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vacillante, Miroiter la peau!”
“Sono versi di una poesia” - penso tra me e me - “Deve amare molto l'arte
delle rime, delle metafore, delle anastrofi e quant'altro! Chissà...” - ella si
accorge che sto leggendo quel volumetto e lo chiude bruscamente con
furtiva nonchalance, per poi cambiare discorso al fine di distogliere la mia
attenzione: “Ti piace la mia casa? È un po' strana, lo so, ma così la sento
veramente mia. Comunque il bagno è da quella parte se vuoi darti una
rinfrescata” “Si, ti ringrazio. Certo mi piace molto, complimenti per l'atmosfera
vintage che si respira, sei una
bravissima
arredatrice”
e
sfacciatamente le chiedo: “Dopo ti
andrebbe di farmi da Cicerone per il
paese?” mi avvio per il piccolo corridoio
che porta alla toilette. I suoi occhi si
spalancano di colpo, le “schegge” di
iride che li compongono sembrano un
vulcano che erutta lapilli ghiacciati,
Flora
è
terribilmente
scossa.
Sfortunatamente non me ne accorgo per la seconda volta perché le do le
spalle.“Si” sussurra lei con un filo di voce “Anche se non ti devi aspettarti
molto, questo è solo un piccolo paesino”. “I suoi complimenti sono scontati, si
capisce da un miglio che non sono sinceri. Ed in più la mia casa non ha nulla
a che vedere con il vintage!” - pensa subito dopo. Un'ora dopo camminiamo
lungo stradine instabili su cui la neve, come sempre vanitosa e megalomane,
ha apposto la sua firma ovunque. Quella scena mi ricorda il velo di zucchero
che gli anni scorsi amavo stendere sul pandoro i giorni di festa, oggi, invece,
è il primo giorno di feste natalizie e mi
trovo lontano centinaia di chilometri da casa. Questo pensiero rende
l'espressione del mio volto grave ed
introversa, per scacciarlo chiedo
senza giri di parole a Flora chi
fossero
i
bambini
che
disgraziatamente avevo conosciuto
qualche ora prima: “Sono i figli della
popolazione rom di questo posto, a
parte qualche donna i loro genitori
sono chi al lavoro, chi a sbronzarsi
in qualche taverna e perciò non li vedono quasi mai. Li vado a trovare ogni
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pomeriggio, per fargli capire che qualcuno che gli vuole bene c'è, talvolta
sento gli italiani fare di tutte le erbe un fascio e dire crudeltà atroci sui popoli
rom, ho perciò voluto toccare con mano la situazione. Ti assicuro, sono delle
brave persone, sono diversi dal nostro modo d'intendere la socialità e la
civiltà, ma non sono criminali” la situazione è incredibile: sono incantato dal
movimento cadenzato delle sue labbra, dal modo in cui timidamente ritrae le
mani nella fodera della giacca e da ogni suo piccolo particolare che non ho
ascoltato nemmeno una parola: che il cobra reale, incantato dal suono del
piffero, provi amore per il suonatore?
Le nostre orme si perdono nella neve e, sovrapponendosi, diventano una
sola cosa. Decido di parlarle del motivo per cui sono finito in quel posto. Flora
mi ascolta in silenzio, guardandosi gli scarponi di tanto in tanto: voglio in
qualche modo vantarmi della mia piccola avventura, del mio self-control
mantenuto dopo l'incidente e delle mie incredibili abilità (ho in qualche modo
“gonfiato” il racconto; ho aggiunto particolari sul fatto che sono una specie di
aristocratico che guidava una macchina costosissima prima che la rompessi
per salvare un gattino e la barattassi con la Polo del primo meccanico
venutomi in soccorso), ma sembra non creda alle mie parole, o non mi voglia
per nulla ascoltare.
“Devo fare una telefonata, scusami
un secondo, qui non c'è campo” mi
dice lasciandomi insoddisfatto, ma
con un sorriso beota sulla faccia.
Mi pare di conoscere due Flora: la
prima è quella incontrata al campo
rom, estroversa e solare, la
seconda è quella con cui ho a che
fare ora: fredda e vuota.
Decido così che rivelerò a Flora
che quella dell'aristocratico è tutto
uno stupido scherzo, non solo perché penso che abbia capito tutto ma anche
perché non voglio spacciarmi per qualcuno che non sono, solo per fare colpo
su di una ragazza. Sembra una frase da film ma: “Voglio che si innamori di
me per le mie capacità interiori”. La strada cinque minuti fa era percorsa da
diverse persone, prima di tutte una vecchietta dal capo velato, com'è
tradizione delle donne molto anziane anche qui in Italia. Quante storie,
quante esperienze, quanti consigli avrebbe avuto da dire e raccontare a un
giovane come me se solo gliel'avessi chiesto prima che scomparisse dalla
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mia vista; a proposito di scomparire: alzo gli occhi un istante e la strada ora è
vuota di colpo, l'unico movimento rimasto è quello del vento che fastidioso mi
soffia nelle orecchie scompigliandomi i capelli.
Non vedo tornare Flora perciò la vado a cercare nella via dove è appena
scomparsa dietro l'angolo. La vedo, faccio un gesto con le braccia per
richiamare la sua attenzione ma non si muove di un millimetro, ha un viso
stravolto. Inizio a correrle incontro: ma appena le sono vicino urla con tutto il
fiato che ha in gola “Vattene! Da te non voglio niente!” indietreggio di qualche
passo sbigottito, ed un piccolo foglietto di carta mi cade di tasca senza che
me ne accorga. Improvvisamente la mia schiena urta contro qualcosa: mi
volto di scatto, due scure entità incappucciate mi prendono per le braccia,
sembrano inamovibili e statuari come bronzi di Riace, imponenti e sovrumani.
Sono terrorizzato, cerco di opporre resistenza ma le loro mani sono salde
come tenaglie metalliche. Non ho il tempo di gridare aiuto che un ago mi
perfora la giugulare, mi sento svenire, le strade sotto i miei piedi si fanno
centomila, i miei piedi non sentono più la terra sottostante che
vorticosamente è iniziata a girare in un bagliore di luccichii. Il mio corpo
diventa pesante, non riesco più a stare sveglio, solo un suono delicato entra
nel mio cervello prima del collasso: “C13”.
Perdo i sensi.
Torniamo indietro di qualche istante, nel
momento in cui un piccolo fogliettino
spiegazzato mi è caduto di tasca, Flora lo
ha raccolto con un'aria di sufficienza e
quasi calma. Lo ha letto mentre venivo
sedato; la sua espressione si è contratta,
le sue narici si sono inarcate e gli occhi le
si sono chiusi, sperando che tutto si
trattasse di un sogno, anticipando il
tremore dei bulbi oculari. È inginocchiata
a terra, è scoppiata in un pianto a dirotto che nasce dal profondo del cuore,
quando il dolore le invade anima e corpo. Silenziosamente tra sé: “Cosa ho
fatto” - La sua voce tremolante spezzava queste tre parole in una nuvola di
versi animaleschi. Le gocce di pianto foravano la poca neve su cui aveva
immerso i lunghi capelli. “Cosa ho fatto!!” ha urlato alzando il capo stravolto e
paonazzo ma mantenendo le mani al suolo che graffiavano la neve e la
spremevano nella rabbia. Una fiammella di speranza sfugge all'universo
cinereo che tutto inghiotte, le era venuta un'idea, una parola che forse mi
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avrebbe salvato solo se fossi riuscito a non dimenticarla nel mio sonno
forzato ma rivelatore. E, mentre quei “mostri” stanno trascinando via il mio
corpo, mi sussurra una parola all'orecchio per poi sparire in quell'inverno,
nell'ombra, nel freddo, nel vento e nel pianto.
Note dell’autore
Pochi giorni fa, tornando a casa da scuola, ho trovato nella cassetta delle
lettere una strana busta, senza indirizzo, mittente o destinatario, macchiata e
consunta: su di un lembo tracce di rossetto, sull'altro una piccola introduzione
al contenuto in lingua francese, scritta da una mano che si direbbe frettolosa
e tremante: era sbavata ed intraducibile in più punti e l'ultima frase non era
conclusa. Non sapendo a chi fosse stata spedita, preso dalla curiosità l'ho
aperta: vi riporto ora quelle parole:
21 Dicembre 2010
Cantastorie stonato,
marciavo nel cemento
e soffiavo nel vento
il candido colore effimero dell'inverno, e stracciavo
pezzi malvissuti di una vita squadrata, finché
non ti ho conosciuta:
la vanità di un narciso variopinto
scandisce il pulsare del mio cuore,
in una via irta e mai battuta.
Cerchi la primavera nel sorriso di un bimbo,
l'attesa dell'odore del polline
e la calca dei papaveri scarlatti è il tuo limbo.
Questo foglietto è un piccolo frammento di un puzzle che solo oggi è riuscito ad
attecchire nel mio cuore prima arido ma ora florido, dei tuoi occhi blu cobalto.
Andrea
Matteo Lucchini
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L’ASSASSINA E IL VAMPIRO
CAPITOLO 3: 14 ANNI. UNA STRANA SCOPERTA.
questa domanda sarebbe arrivata”
“Quindi?” chiesi più sicura di prima.
“Tu sei una ragazza, quindi non ti
posso privare del tuo destino e
nemmeno della tua vita; quindi puoi
sceglierti un assassino come le
altre ragazze, nessuno te lo vieta”
mi disse sorridendomi.
Era la prima volta che vedevo il
Supremo sorridere, anche se era
l’unica cosa che potevo scorgere
sotto il suo cappuccio.
“Maestro” dissi in segno di saluto, e
presi la via della palestra dove mi
stavano aspettando Max, Brett ed
Eric, a cui dovevo dare la buona
notizia.
Raggiunsi la palestra, aprii la porta
di colpo e corsi verso Max, che
stava lottando contro Eric, e gli
saltai addosso, baciandolo.
“Ma che…?” fece appena in tempo
a dire.
“Posso! Possiamo stare insieme!”
urla di gioia.
Il suo viso si illuminò: “Davvero?”
“Sì, il Supremo mi ha detto: <<Non
posso privarti del tuo destino e
nemmeno della scelta di un
assassino>>” risposi sprizzando
gioia.
Max mi baciò, si mise a ridere di
gioia e mi ribaciò. “Ok, sono
contento per voi, ma dobbiamo
Ci vestimmo alla svelta e andammo
dal Supremo che ci chiese dei
dettagli sull’accaduto della notte
precedente, dell’incontro con quegli
uomini misteriosi. “Ora andate a
fare il vostro allenamento” ci disse
infine.
Max si avviò e io non mi mossi, gli
lanciai un’occhiata di intesa e lui
capì le mie intenzioni. “Supremo,
potrei parlarvi?” chiesi e nel
frattempo Max era già sparito.
“Certo, parla Ethel”
“È una questione non molto
importante, ma penso che sia
giusto che io abbia una risposta”
“Continua pure”
“Io, in quanto assassina, sono
destinata a rimanere sola? Oppure
posso stare anch’io con un
assassino come le altre donne del
castello?”
chiesi
leggermente
insicura.
“Lo sapevo. Lo sapevo che questo
giorno sarebbe arrivato. Che
62
continuare l’allenamento” disse
Brett., stranamente turbato.
“Sì, Brett ha ragione. Dobbiamo
continuare con l’allenamento” ribadì
Eric, che ci sorrise cercando di
nascondere
un
velo
di
preoccupazione.
“Ok, avete ragione” dissi.
“Ci rimettiamo subito al lavoro” finì
la mia frase Max.
“E qual è il problema?” chiese il
Supremo.
“Qui non c’è nessun problema. Il
vero problema è quello che voi le
avevate detto prima: voi non
potevate privarla del suo destino”
rispose Eric.
“E quello che ci stiamo chiedendo è
quale sia questo destino di cui voi
parlate” finì Brett.
Io e Max ci guardammo incuriositi e
sorpresi, ma continuammo ad
ascoltare.
“Il destino di Ethel? Lei non è stata
scelta per caso. Io sapevo che lei
era
destinata
ad
essere
un’assassina, anche perché frutto
di un vero amore, come anche Max
ha lo stesso identico destino”
rispose il Supremo.
“Quindi, Maestro, mi state dicendo
che sapevate che sarebbe nata una
bambina?” chiese Eric.
“Certo, e sapevo che era nata per
essere l’assassina” rispose il
Supremo, pronunciando l’ultima
parola con un tono diverso.
“Voi avevate detto che anche Max
ha lo stesso destino …” disse Brett.
“Sì. Anche lui è frutto di un amore
Ci allenammo concentratissimi
entrambi, talmente tanto che quasi
battemmo i nostri maestri.
Dopo l’allenamento i nostri padri se
ne andarono veloci come il vento.
Chissà per quale motivo …, mi
chiesi e decisi di seguirli con Max.
Andarono a parlare con il Supremo
e noi origliammo ciò che si stavano
dicendo.
“Maestro, siamo preoccupati” disse
Eric.
“E perché mai?” chiese il
Supremo.
“Perché quando Ethel è
rientrata in palestra ha detto
che voi le avevate riferito che
poteva
scegliersi
un
assassino” rispose Brett.
63
“Un’ultima domanda, Maestro –
dissi – Cosa vuol dire che io e Max
siamo frutto di un amore vero?”
“Significa che sia io che tua madre,
vero e lui ed Ethel sono destinati a
stare insieme; e credo che oggi me
lo sia venuta a chiedere per questo
motivo” rispose il Supremo.
Io guardai Max sempre più
sorpresa e confusa. Io e lui
eravamo destinati? Destinati a fare
cosa? E come faceva a sapere che
io e Max stavamo insieme? E cosa
voleva dire che io ero nata per
essere l’assassina?
Avevo bisogno di quelle risposte e
anche Max la pensava allo stesso
modo,
quindi
uscimmo
dal
nascondiglio: “Cosa significa? Qual
è il nostro destino?” chiedemmo
all’unisono.
“Voi qui?!” fu la risposta dei nostri
maestri.
Il Supremo alzò le mani per farci
tacere tutti e ci rispose: “Non mi
sembra giusto che voi lo sappiate
prima, avete saputo fin troppo.”
“Ma, Supremo … Cosa vuol dire
che io ed Ethel abbiamo lo stesso
destino?”
chiese
Max
precedendomi.
“Significa che niente è un caso. Ma
non posso dirvi altro. Ora andate e
vivete la vita insieme come avete
fatto da quando eravate piccoli fino
ad oggi” ci rispose il Supremo.
Sentite quelle parole, le mie
domande scomparvero e decisi che
quando sarebbe stato il momento
avrei avuto le mie risposte. Max mi
baciò, mi prese per mano e io gli
sorrisi.
Grace,
eravamo
veramente
innamorati, come anche Brett e
Lucy” mi rispose Eric.
“Ma scusa – cominciò Max – quanti
anni avevate quando siamo nati?
Perché avete la stessa età, vero?”
“Sì, anzi siamo praticamente
gemelli. Siamo nati lo stesso
giorno, come voi. Comunque
avevamo quindici anni quando siete
nati, mentre le vostre madri
avevano quattordici anni” rispose
Brett.
Come se io diventassi madre
adesso, pensai.
“Quindi, a conti fatti, voi avete
ventinove anni” disse Max.
“Esattamente.”
“Be’, ok… Ora andiamo!” dissi
tirando Max.
“Sì, andiamo”rispose.
Raggiungemmo l’uscita del castello
per capitare nell’enorme giardino e
64
bello, ma lui l’aveva rifiutata
pubblicamente facendole fare una
figura di merda.
“Hai ragione, Ethel! Scusa! Non
dovevo parlarne in tua presenza,
ma sai che sei solo tu il mio vero e
unico pensiero” disse Lewis
riprendendo la scenata.
“Certo, certo” dissi soffocando una
risata.
“Max, preparati, perché dobbiamo
andare al villaggio. C’è un
personaggio un po’ scomodo che
dobbiamo eliminare” disse Chris.
“D’accordo, vengo” rispose Max e
si girò verso di me e mi baciò.
“Max! Non la vedi solo per qualche
ora… Ce la farai a sopravvivere?”
chiese Matt, mentre Max mi diede
un altro bacio.
“Ma scusate – dissi dopo essermi
staccata dal bacio di Max e
attirando l’attenzione di tutto il
gruppo – È così divertente
sfottere?”
“Sì, e non sai quanto!” rispose Ben.
“Ma avete rotto! – disse Max,
anticipandomi – Comunque, per la
cronaca, ce la farò a resistere
senza Ethel, non morirò anche se
non la vedo per qualche ora!” disse
a Chris.
“Mah, è tutto da vedere” gli rispose
Matt. Max lo guardò storto, si girò
verso di me e mi baciò di nuovo per
poi sparire all’uscita del castello.
ci unimmo con il gruppo dei nostri
amici.
“Ehi ciao! Come ve la passate?” ci
chiese Matt.
“Benissimo, grazie. E tu?” chiesi.
“Ehi, Max! Non dirmi che hai fatto
colpo!” disse Lewis, vedendoci per
mano.
“Eh, già! Mi dispiace, Lew, ma lei è
mia!” rispose Max scherzosamente.
“Oh, no! Come avete potuto farmi
questo – disse facendo finta di
svenire – E tu, Et, come hai potuto
scegliere codesto soggetto invece
del sottoscritto? Come?!” disse in
tono drammatico.
Scoppiai a ridere e dissi: “Alzati,
Lew, e piantala!”
La nostra banda era formato da
Matt, il migliore amico di Max,
Lewis, il più scherzoso, Ben, il
fratello gemello di Matt, Seth e
Chris.
Comunque Lewis si era alzato ed
era andato da Ben, facendo finta di
piangere e Seth disse: “Mi dispiace
Lewis! Ti va sempre male! Anche
con Elisabeth ti è andata male!”
“Questo lo dici tu! Ieri sera è andata
splendidamente … E il mio letto
non l’ho usato solo io!” disse
riprendendosi dalla scenata.
Io feci una smorfia, ma sperai che
nessuno mi notasse; perché io non
riuscivo a sopportare Elisabeth, che
era la più troia di tutte, andava con
tutti, anche se il suo vero obiettivo
era Max, considerato il ragazzo più
Valentina Meneghello
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Prefazione
Era un giorno come tutti gli altri. Ma da quel giorno la mia vita cambiò.
Capitolo 1:”Oh Un fantasma O.O”
Era la mattina del 1 novembre 2010, Zoe Stuart stava allegramente
scendendo dall’autobus per dirigersi verso la propria scuola; ma nel momento
in cui accese la sua canzone preferita “What’s my name” tutto il paesaggio
attorno a lei si bloccò come congelato, e la ragazza vide una figura ambigua
simile a lei.
Era un’esile figura che stava dirigendosi verso di lei, Zoe, presa dal panico, si
mise ad urlare con tutta la voce che possedeva; ma la figura continuava ad
avvicinarsi a lei …
Zoe chiuse gli occhi per non vedere.
Sentì di essere finalmente al sicuro ma per poco, un filo di voce roca si udì
dietro di lei; congelata dalla paura Zoe non si
mosse … La voce continuò a parlare e a ripetere la
stessa frase” S-A-B-R-I-N-A Stuart cercami ….”
Zoe scappò; corse a più non posso fino allo
sfinimento; quando sentì di essere al sicuro si
accorse di essere ritornata alla sua scuola; vide
l’insegna della scuola ed entrò. Sentì un suono, “Tic
Tic”, era la sveglia. Solo allora si accorse che stava
aveva sognato.
La giornata passò tranquillamente; a scuola le
avevano dato una notizia stupenda: con la vincita
che ha fatto con il gruppo studio di chimica sarebbe
potuta andare a Londra con i suoi 4 amici: Megan,
Max, Ashley e Anna.
Tutti e 5 i ragazzi erano decisamente felici del premio. Si sarebbero imbarcati
l’indomani.
Zoe stava finendo di completare la valigia quando ricevette la telefonata di
Ashley :”Zoe, mi dispiace, non posso venire; ho preso la varicella e devo
stare a letto per tre settimane. Mi hanno detto che vi daranno una ragazza di
Londra per aiutarvi nella ricerca.” “Ok” Zoe rispose ” Guarisci presto e non
pensare alla ricerca. Ci vediamo al ritorno. Ciaoo!”
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Ripose il telefono e rimase a pensare:”Chi
sarà questa ragazza??!”
Il mattino dopo Zoe si recò in aeroporto
dove incontrò Megan, una ragazza bionda
alta circa un metro e ottanta, solare ma
nello stesso tempo un po’ cupa: un misto
di emozione e tristezza.
Megan con un cenno del capo salutò Zoe la quale, scossa dal suo strano
comportamento, si avvicinò e le chiese “Ma che è successo che mi saluti
così?” Lei rispose ”Lo sai benissimo!” Zoe perplessa le rispose “Che cosa
dovrei sapere?” Sperando che la sua amica non avesse capito che a lei
piaceva Max, lo stesso ragazzo che piaceva alla amica…
“Max non è ancora arrivato e Anna mi ha detto che ritarderà” rispose Megan
“Come facciamo se perdiamo l’aereo? Tutti i nostri piani andranno rovinati da
un orribile contrattempo! ”Zoe sentendo quelle parole fece un sospiro …
“Evviva non mi ha scoperta…”
Per fortuna, quando mancavano circa 10 minuti alla partenza, si sentirono
due voci: ”Ragazze, eccoci, skusatteee ….!” gli occhi di Zoe quasi si
riempirono di lacrime quando vide Max.
Anna si era portata una marea di valigie solo per una settimana, una cosa
incredibile; era una ragazza mora non molto alta , mentre Max era biondo,
con gli occhi azzurro/verdi. Era vestito con un’adorabile maglietta rigata rossa
e nera. Stupenda!.
Al loro arrivo a Londra furono destinati a
4 stanze differenti, ogni ragazzo da solo.
Alla cena tutti si riunirono nella hall
dell’Hotel per mangiare, risero e si
divertirono tutta la sera. Poi, stanchi per
il viaggio, si salutarono e andarono a
dormire. Da mezz’ora Zoe stava
leggendo “L’eredità di Schuyler” quando
sentì bussare la porta. Era Max. Entrò
nella stanza e disse: ”Non riuscivo a
dormire” Lei rispose “Perché??” ”Non so il perché, ma da quando ti ho vista
commossa oggi mi si è accesa una luce e non ho più potuto smettere di
pensare a te”.
La ragazza svenne. Quando si risvegliò, era stesa sul letto e Max era seduto
sulla sedia davanti a lei. Le chiese: “Che cosa è successo? Ero venuto per
prendere il quaderno per la lezione di domani e sei svenuta. Zoe pensò: “Ma
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allora ho sognato ad occhi aperti! che scema!” Disse ”Credo sia stato un calo
di zuccheri” e gli diede il quaderno. Poi Max se ne andò a dormire.
Li sveglio Anna che si mise a strepitare “Ragazzi venite a vedereeeeeeee!”
Intontiti uscirono dalle loro camere e si accorsero che erano solo le 5 di
mattina: ma lei voleva che contemplassero l’alba dietro la brughiera.
Un ora dopo, fatta colazione, la signora Petterson (direttrice della
competizione) li radunò tutti nel salotto dell’hotel: ”Ragazzi e ragazze, oggi
sarà un giorno molto speciale per tutti voi; ogni gruppo inizierà a fare la
propria relazione su un elemento chimico a Londra. Quindi vi auguro buona
ricerca e che vinca la squadra migliore.
Giorgia Ghirardini
_____________________________________________________________
recensioni
Marracash
accanto a quello di Don Joe, Guè
Pequeno e Jake La Furia. L'esordio
avviene nel 2004, quando Fabio
prende parte alle registrazioni del
mixtape "PMC Vs Club Dogo".
Il nome di Marracash comincia però
a farsi largo nel 2005 quando
pubblica online il suo primo singolo
"Popolare", prodotto da Don Joe. Il
brano anticipa l'uscita di "Roccia
Music", un disco ricco di ospiti che
raccoglie una rosa di nomi influenti
dell'ambiente
hip
hop:
da
FatFatCorFunk ai Co'Sang, da
Vincenzo da via Anfossi a Bassi
Maestro.
Il
2008
è
particolarmente
importante per la carriera del
rapper: la Universal pubblica il suo
Fabio Rizzo in arte Marracash
nasce nel 1980 a Nicosia. I suoi
genitori sono originari della Sicilia,
ma per questioni lavorative si
trasferiscono presto a Milano, dove
lui cresce. A diciotto anni comincia
a rappare, con il nome d'arte
Marracash, per via del suo aspetto
dai tratti e colori mediterranei.
Entra a far parte della Dogo Gang:
il suo nome figura nella crew
68
album
d'esordio
“Omonimo”
anticipato dal singolo "Badabum
cha cha". Anche in questo caso,
l'artista dimostra la sua fedeltà alla
crew dei Dogo: le basi sono
prodotte dai suoi compagni di crew
Don Joe e Deleterio.
Nel 2010 esce
invece il disco più
recente, Fino a qui
tutto bene, per chi
ha visto il film
prodotto Mathieu
Kassovitz (L'odio,
del 1995) il titolo
suona
stranamente
familiare e la frase
che dà il titolo al
disco non poteva
essere più appropriata: perché è il
racconto di una società che sta
andando verso lo schianto dopo un
volo di 50 piani.
Nel disco Marracash ci parla, a
modo suo, di tutto questo.
Toccando temi quali politica,
droghe, ragazze, vita mondana ed
eccessi, parlando di come è
cambiata la società davanti ai suoi
occhi.
Le produzioni sono davvero di alto
livello, e tra le collaborazioni
leggiamo i Crookers e The Bloody
Beetroots, la parte musicale è
valida in ogni pezzo, senza essere
noiosa, fuori luogo. Passando alle
liriche, Marracash è uno dei
personaggi migliori della scena
italiana. Tecnicamente si avvicina
molto alla perfezione: rispetto delle
figure metriche tradizionali senza
perdere flow e musicalità, e senza
essere
troppo
pesante
sull'ascoltatore che non è un
abituale del genere.
Fino a qui tutto
bene
è
un
contenitore
di
pensieri e concetti,
di
esperienze
portate con una
velata
maturità
dell'artista.
Il
rapper siciliano è
cresciuto rispetto
ai
dischi
precedenti, come
artista e come
mentalità. Concludendo con le
opinioni personali, posso dire che lo
considero un ottimo album. Fabio
non sciocca, non esce dal coro, ma
porta quello che sa fare come lo sa
fare lui; l'album suona in modo
personale, non imitando tendenze o
altri artisti.
Detto questo, non resta che
aspettare il prossimo con la
certezza di ascoltare un disco
ancora migliore.
Alessandro Guariglia
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TRIGUN
Trigun è un anime che parla della
storia di Vash the Stempede, un
abile pistolero che vive in un mondo
arido dove risplendono due soli.
Essendo stato incolpato di aver
distrutto un centro abitato, Vash è
considerato un criminale, perciò
sulla sua testa è stata posta una
taglia di 60 miliardi di dollari ed è
stato soprannominato il “tifone
umanoide”.
In realta Vash è un bravissima
persona, disposto sempre ad
aiutare gli altri, con la passione per
le ciambelle e per le donne; nella
saga è accompagnato da due
bellissime ragazze: Meryl e Milly.
Successivamente al gruppo si unirà
anche Nicholas D. Wolfwood, un
prete e un ottimo pistolero; che con
sé porta sempre un’enorme croce,
una
straordinaria
arma
da
combattimento.
Con il suo aiuto, Vash riuscirà a
sconfiggere gli assassini assoldati
da Legato per ucciderlo.
Legato lavora per Knives, un uomo
pazzo e malvagio che vuole
distruggere l’umanità. Ma è anche il
fratello
gemello
del
nostro
protagonista.
Nella parte finale della storia ci sarà
uno scontro avvincente tra i due
fratelli, da cui dipenderanno le sorti
dell’intera popolazione del mondo.
Trigun è un anime davvero
coinvolgente, che, anche se molto
breve, è ricco di azione e di scene
sia comiche che drammatiche.
Ne consiglio decisamente la visione.
Nicola de Mita
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patrimonio dopo la morte del padre;
in cambio il ricco giapponese
farebbe in modo che Cobb
rivedesse i suoi due bambini,
lasciati in affido ai nonni, poiché lui
è ricercato per il presunto omicidio
della moglie.
Cobb accetta, ma ha bisogno di
molti aiutanti, e per questo insieme
all’amico e socio Arthur, recluta
Eames, falsario capace di cambiare
aspetto nel mondo onirico, e Yusuf,
chimico anestesista. Manca però
l’elemento di cui la squadra ha più
bisogno: il cosiddetto “architetto”,
cioè colui/lei che progetterà il sogno.
A tale proposito sarà assunta
Arianna, una giovane studentessa,
che sarà addestrata personalmente
da Cobb, il quale, oltre ad
insegnarle i trucchi del mestiere, le
rivela che dovrà creare un oggetto
personalizzato, chiamato Totem,
Inception
Anno: 2010
Regista: Christian Nolan
Genere: thriller drammatico
Il film parla di Dom Cobb, estrattore
di
sogni
per
professione,
interpretato da un fantastico
Leonardo Di Caprio, che, infiltratosi
nei sogni di Saito, ricco uomo
d’affari giapponese, prova a
praticargli l’estrazione, cioè rubare
informazioni dal suo subconscio.
Il piano è rovinato dalla defunta
moglie di Cobb, Mal, che sotto
forma di una visione interviene,
mandando tutto all’aria.
Saito, viste le potenti capacità
estrattive di Dom, decide di
proporgli un accordo, dove chiede
al professionista di praticare
l’inception, un pericoloso processo
che consiste nell’impiantare nella
mente della vittima un’idea, in
sostanza l’opposto di un’estrazione.
Lo scopo finale è convincere
Robert Fischer, figlio del rivale in
affari di Saito, a dividere il suo
che ogni estrattore possiede e di
cui solo lui conosce il vero
funzionamento: ad esempio quello
di Cobb è una trottola metallica,
che gira e poi si ferma se ci si trova
nella realtà, altrimenti gira all’infinito.
Il padre di Fisher muore a Sidney, e
così, i protagonisti, condividendo
l’aereo verso Los Angeles con il
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Ascoltando, ad esempio, il dialogo
tra Dom e Arianna, ci chiediamo se
sia tutta pura invenzione del regista
o se queste qualità del nostro
cervello siano veritiere: abbiamo
così tante capacità e non ne siamo
a conoscenza?
Magari anche noi fra qualche
decennio
saremo
capaci
di
condividere o entrare nei sogni
altrui (se lo chiede anche l’articolo
VIAGGIO NEL MONDO DEI
SOGNI), ma sembra ancora una
realtà molto lontana.
Nel frattempo vi consiglio di
guardare Inception, un film che
davvero merita molto.
giovane Fisher, partono verso la
loro impresa che non si prospetta
per
nulla
facile:
essendo
l’anestetico troppo forte, se si
subisce un danno fisico nel sogno
si rischia di morire e finire
intrappolati in un limbo fra mondo
reale e mondo onirico.
E qui parte il “vero” film; di cui
preferisco non anticipare altro, per
cui, se siete interessati, vi consiglio
vivamente di guardarlo.
Alla fine della pellicola, soprattutto
alla prima visione, resterete pieni di
dubbi e perplessità.
Sara Abdelkamel
72
Enigmistica e humor
Studenti o… animali?
Il genere umano è in continua
evoluzione; e questa evoluzione nei
secoli ha delineato un nuovo profilo
di umano: lo studente.
Ora, i professori che, in tanti anni
d’insegnamento, ne hanno visti di
questi strani ragazzi che cercano la
loro individualità vestendosi tutti
allo stesso modo, si sono messi a
suddividere il genere-studente in
tante
diverse
specie.
Addentrandomi negl’angoli
più bui della scuola, ho
infatti scoperto che essi ci
osservano, ci studiano e …
ci classificano!!!
Il primo tipo di studente
classificato
in
ordine
alfabetico è l’ameba, ovvero
la classica faccia da schiaffi;
quello per cui un insegnante prega
che le leggi che tutelano i ragazzi
svaniscano come per magia e, d’un
tratto, si possa ritornare ai metodi
classici: bacchettate sulle mani e
punizioni di ogni genere! È quello,
che, se anche sei uno studente,
vorresti metterti in fila dietro al profe
per frustarlo anche tu. Lo studente
ameba è convinto di essere
simpatico, ma non lo è per niente.
Per
i
più
sfortunati,
che
usufruiscono del trasporto pubblico,
lo studente ameba è quello che urla
quando cerchi di dormire, quello
che tiene lo zaino in spalla
nonostante non ci sia neanche lo
spazio per respirare, insomma: una
tragedia!
Al secondo tipo è stato assegnato
un nome particolare: secchione.
Nelle mie ricerche ho scoperto che i
nostri profe spesso si confondono
sul significato; il secchione non è lo
studente che eccelle in
ogni materia, non è il più
bravo della classe. Il
secchione è quello che fa
credere di essere bravo;
in realtà ha sviluppato un
sofisticato
sistema
di
bigliettini che, ovviamente,
non
condivide
coi
compagni, ed ha anche rinunciato
alla sua dignità di studente per fare
il
“lecc….o”
coi
professori.
Fortunatamente, il sistema non
funziona con tutti gli insegnanti,
altrimenti noi studenti “medi”
saremmo decisamente nei guai.
L’ultimo tipo, a il più
pericoloso è: lo
squalo. Lo squalo è
facilmente
riconoscibile perché
è quello che ha
73
encomio sono pochi: gl’altri non
dormono
abbastanza.
Eppure
sappiate che ci sono tra noi molti
volenterosi; che si impegnano ad
addormentarsi sui banchi perché
vogliono recuperare il sonno
arretrato e quindi migliorare il loro
profitto scolastico.
Il problema è che voi ci male
interpretate;
associate
lo
“svenimento da banco” a una
scarsa volontà di fare bene e ci
punite
sempre,
invece
di
incoraggiarci. Lo studente è anche
molto
sensibile;
con
l’arrivo
dell’inverno lui va inevitabilmente in
letargo. Si tratta di un letargo
settimanale. Il letargo inizia il lunedì
mattina col suono della campana e
termina il sabato pomeriggio.
Durante la settimana il battito
cardiaco è molto rallentato; per
questo per lui andare a scuola è
molto pericoloso: basta una lezione
particolarmente
noiosa
per
provocare un arresto. In questi casi,
può salvarlo solo una scarica di
adrenalina che faccia riprendere la
normale funzione cardiaca: occorre
la playstation. Date un joystick a
uno studente-bradipo e vi stupirete
della sua vitalità.
Ecco il mio consiglio; provate a fare
lezione con la playstation e
resterete meravigliati del nostro
livello di attenzione!
sempre il sorriso stampato sulla
faccia. Sempre e comunque. E
sapete
perché?
Perché
è
consapevole del fatto di avervi già
fregato. È il più pericoloso non
tanto per l’aspetto fisico, che di
solito comunque lo aiuta, ma per gli
attacchi psicologici. Quando uno
squalo vi guarda e sorride, voi siete
già stati colpiti e iniziate a
sprofondare. Dal momento della
“fatale occhiata”, infatti, lo studentemedio entra in paranoia e si fa dei
complessi; anche i professori ne
risentono,
soprattutto
quando
devono rispondere a domande
impossibili le cui risposte gli squali
hanno studiato per filo e per segno.
La presenza di questi tipi di studenti
oramai è stata riscontrata in tutti
gl’istituti, ma, cari insegnanti, ora vi
riveleremo il nostro segreto più
grande.
Lo studente-medio è molto simile a
un bradipo; come il bradipo, infatti,
uno studente ha bisogno di almeno
20 ore di riposo per iniziare bene la
giornata
scolastica.
Il
suo
rendimento è tanto più alto quanto
più si sente riposato. E’ per questo
che gli studenti meritevoli di
Sara Zamboni
74
I FIAMMIFERI
1. Da questa immagine in che
modo si riesce a trovare
un’uguaglianza che risulti vera
spostando solamente un
fiammifero?
2. Lo ammetto, il primo era facile,
era giusto per riscaldarsi… Già
questo è più intrigante. Con solo sei fiammiferi prova a costruire 4
triangoli equilateri e uguali tra loro (senza piegarli o spezzarli).
LE PARENTELE
3. Se un uomo ha sei figli e ognuno di questi ha una sorella,
quanti figli (maschi e femmine) ha in tutto l’uomo?
4. Un uomo può sposare la sorella della sua vedova?
I DITLOIDI
5. Bisogna trovare quelle parole che iniziano con le lettere indicate e che
diano alla frase un senso compiuto:
1000 A in un M
7 G in una S
12 S in un C (argomento : geometria)
20 R in I (argomento: geografia)
ANAGRAMMI
6. Trova un’altra parola di senso compiuto che si scriva cambiando
l’ordine delle lettere e che appartenga allo stesso argomento
 TEATRO;
 BIBLIOTECARIO;
QUAL È QUEL NUMERO CHE VA SOSTITUITO AL ? PERCHÉ LE
SEQUENZE RISULTINO GIUSTE?
7. Quindici, 8, Ventidue, 8, Dieci, 5, Tredici, 7, Trentuno, ?
8. 22 VE, 31 TO, 20 VI, 19 ?
a cura di Alice Girelli
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ANAGRAMMI
Trova le soluzioni delle definizioni anagrammando le parole corrispondenti.
Le sillabe iniziali di 4 delle parole così trovate, mescolate alle altre 3 “inutili”,
comporranno il nome di un ambiente del “Fermi”
Ingoia senza masticare
PRESENTE
Affettato poco … astuto
ALMESA
Nelle aule un tempo era scura
LAGNAVA
Stancato … in pentola
FASTOTU
Atterrare senza terra
ARMAMERA
Che appartiene alla sfera dell’uso del cervello
MALENTE
Fa rima con una cosa che può rompere
ASSASTA
QUESITI INTELLIGENTI
LA MALEDIZIONE DEI FARAONI
Siamo in Egitto. A causa di un’avaria ai motori un airbus inglese con a bordo
89 turisti tenta un atterraggio di emergenza nel deserto, ma va a schiantarsi
contro la piramide di Cheope. Dove verranno sepolti i sopravvissuti?
DAI TU LA RISPOSTA “GIUSTA”
 Come si chiama il latte di una mucca pulita?
 Com’è una donna scollata?
 Quando un bancario muore in che cassa viene deposto?
 Come si chiamava Vecchioni da ragazzo?
 Se la mucca fa mu il merlo come fa?
 Le galline terrorizzate come fanno le uova?
 Che tipo di ritmi balla esclusivamente un ottico?
 Cosa formano le mucche quando si mettono vicine?
 Che cosa diventa un agente che si dà delle arie?
 Che cosa hai se offendi un partigiano reggiano?
 Se il mio capo si droga, io cosa sono?
 Di cosa soffrono le tende da sole?
 Che tipo di lana producono le pecore di Murano?
76
REBUS
(6, 1, 5)
M
DA
(8, 7)
NU
T
(6, 2, 6)
DI
77
(10, 1, 7)
SB
AN
MP
SOLUZIONI DEI REBUS DI GENNAIO
TERRICCIO ROSSO
ARTI GRECHE
OPERA PRIMA
TAVOLA ROBUSTA
ATTORI VALENTI
CANTANTE D’OPERA
SCIAMI DI VESPE
FRANA ROVINOSA
FORMA SMAGLIANTE
IMBOTTITURA PESANTE
BRAVI SALTINBANCHI (c’era un errore ortografico perché si scrive
SALTIMBANCHI)
SE STERZI LA MACCHINA SLITTA SULLA NEVE
FORESTA DI LATIFOGLIE
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