"La vocazione dell`uomo alla famiglia, al lavoro e alla festa: il
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"La vocazione dell`uomo alla famiglia, al lavoro e alla festa: il
1 "La vocazione dell'uomo alla famiglia, al lavoro e alla festa: il Pentateuco" Don Federico Giuntoli, docente di esegesi presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Alcune parole di introduzione Introduzione remota - La “Storia di Giuseppe” costituisce la quarta sezione della terza parte in cui può dividersi il libro della Genesi. - 1 parte) la Creazione (cc. 1 – 2); 2 parte) Il cammino dell’uomo di allontanamento da Dio (cc. 3 – 11); 3 parte) I Patriarchi (cc. 12 – 50): sezione a) Abramo; sezione b) Isacco; sezione c) Giacobbe; sezione d) Giuseppe. - Questa storia non costituisce solo l’apice di un libro biblico (la Genesi) perché si trova alla sua fine… Essa costituisce anche l’apice del disegno di Dio per quanto riguarda la ricostruzione, la restaurazione della sua amicizia e della sua alleanza con l’uomo e la sua famiglia. - Dopo la descrizione della creazione e del piano di Dio sul creato in Gn 1 – 2, infatti, la Genesi non ci descrive che la graduale distruzione della relazione fra Dio e l’uomo, per colpa di quest’ultimo. - Il piano di Dio era quello di abitare perennemente in compagnia dell’uomo: cf. la bella immagine di Dio che passeggia con la sua creatura nel giardino di Eden alla brezza del giorno… (cf. Gn 3,8). - In Gn 3 si descrive la separazione dell’uomo e della donna da Dio (cf. il peccato di Adamo ed Eva)…; - In Gn 4 si descrive la separazione dell’uomo dall’uomo (cf. il peccato di Caino)…; in Gn 11 si descrive la separazione dell’uomo dalla sua terra e, dunque, dal lavoro (cf. il peccato della torre di Babele: l’uomo si vuole innalzare…, vuole prendere distanza dalla terra...). Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 2 - Non ci dimentichiamo, infatti, che la vocazione originaria al lavoro dell’uomo era proprio quella di essere agricoltore (“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” [Gn 2,15]). - In altri termini, i primi 11 cc. della Genesi ci descrivono la rottura, la frazione, la frammentazione del primitivo piano di Dio, che contemplava l’amorosa relazione dell’uomo con Dio, col suo simile, con la sua terra. - I cc. di Genesi da 12 a 50 possono dunque leggersi come una progressiva risposta ai tre peccati, come una progressiva restaurazione dell’antico piano di Dio. - Abramo è colui che riallaccia la relazione con Dio attraverso la sua fede cieca ed obbediente (cf. Adamo ed Eva); Giacobbe, attraverso anche le vicende con suo padre Isacco, va oltre e si riconcilia col fratello Esaù (cf. Caino e Abele). - Giuseppe attua tutte e tre le riconciliazioni: a) vive alla presenza di Dio (pur anche se non ne parla praticamente mai); b) al termine di un lungo e faticoso cammino si riconcilia con tutti i suoi fratelli; c) si riconcilia con la terra e con il lavoro, mostrando saggezza politica ed economica, distribuendo equamente i beni, dando a tutti da mangiare dei frutti del lavoro dell’uomo… - È anche per queste cose che la “Storia di Giuseppe” è importante… Essa, tra l’altro, ci offre anche un primo abbozzo, una sorta di pregustazione della redenzione attuata secoli più tardi da Cristo. - Giuseppe, infatti, può essere contemplato come una prefigurazione di Gesù, venuto sulla terra per cercare i suoi fratelli che si erano allontanati da lui, a cercare le “pecore smarrite”. - Giuseppe, l’uomo giusto, ha vissuto una vita ricca di fede, di speranza, di carità…eppure si vede rigettato dai suoi fratelli; come il Servo del Signore di Is 53 fu venduto; come Gesù stesso è stato venduto; alla fine, però, diventa “la pietra scartata dai costruttori” che si fa salvezza per i suoi fratelli… Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 3 - Già san Bernardo di Chiaravalle diceva: “Spogliate Giuseppe e troverete Gesù”! Introduzione prossima - Il racconto della “Storia di Giuseppe” è decisamente il più lungo di quelli raccontati dalla Scrittura. E, come vedremo, è un racconto assai particolare per essere un racconto “ispirato”… - La storia è decisamente il contrario di un racconto pio ed edificante. È una vicenda intrisa di una umanità intensa e di un realismo spesse volte crudo. - I suoi personaggi, cioè, non sono eroi leggendari. Non sono nemmeno “santi”. Tutta la storia si gioca su questa terra ed è tessuta apparentemente solo dagli intrighi e dalle vicende degli uomini. - In tutta la storia, infatti, non sono mai narrate visioni di Dio o di angeli, non ci sono interventi di esseri divini. A differenza degli altri racconti patriarcali, non vengono neppure mai menzionati i famosi santuari della Palestina (Sichem, Bethel, Hebron…). Il tutto della storia si svolge al di fuori dei sacri recinti; il tutto si gioca nello spazio e nel tempo dell’esistenza profana dell’umanità. In altri termini, essa è una storia del tutto laica. - Non viene mai riportata alcuna preghiera, non viene mai descritta alcuna liturgia, alcun atto cultuale… - In questa storia si parlerà parecchio di sogni… tuttavia, a differenza dei sogni degli altri patriarchi, questi sogni non trasmettono mai alcuna rivelazione divina. I sogni di cui si parla hanno un carattere squisitamente e spiccatamente profano. - Una storia, dunque, totalmente priva di miracoli, senza liturgie, senza sacerdoti, senza riti sacri… che si colloca in maniera decisamente particolare fra i racconti da Dio ispirati... - L’autore non parla mai di Dio direttamente. Qualche personaggio della storia a volte parla di Dio, ma mai con Dio. - Questi aspetti mi sembra contribuiscano notevolmente ad Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 4 avvicinare questa storia a ciascuno di noi: nessuno di noi, credo, ha avuto particolari rivelazioni divine, sul tipo delle “visioni” o dei “dialoghi”, come quelli che ebbero sia Abramo che Isacco e Giacobbe… Qui il tutto è molto terrestre... - Ebbene, Giuseppe diviene simile a noi anche in questo… - Ma essa non è affatto una storia senza Dio. Anzi, Dio è discretamente intervenendo onnipresente. mai Si direttamente potrebbe nella dire storia, fa che, sì non che i personaggi della vicenda (e noi che li seguiamo attraverso il testo scritto) debbano scoprirlo passo dopo passo nelle varie vicende. - Mentre nella vicenda degli altri patriarchi egli appare come dall’alto, viene da sopra per illuminare…, nelle vicende di Giuseppe Dio è dentro… Gn 37 – Giuseppe venduto Lectio di Gn 37 - a) L’inizio della narrazione in 37,2 può sorprenderci: “Questa è la storia di Giacobbe: Giuseppe aveva diciassette anni…”. L’autore avrebbe potuto più coerentemente iniziare così: “Questa è la storia di Giuseppe: Giuseppe aveva diciassette anni…”... - Questo strano modo di presentare le storie è ben conosciuto dalla Bibbia. Giunta ad un certo punto, la vita del padre è legata a quella del figlio. - Così avviene per Abramo con suo figlio Isacco; così per Isacco con i suoi figli Giacobbe e Esaù… - Il figlio entra in scena e giunge ad essere protagonista già nella vita del padre… - È quello che accade normalmente e naturalmente anche nelle nostre famiglie… - b) Fra l’altro, sempre l’inizio di questo brano ci mette dinanzi un’altra sottolineatura. “Giuseppe aveva diciassette anni e pascolava il gregge con i fratelli. Aiutava i figli di Bila e Zilpa, mogli di suo padre, e portò al padre cattive informazioni sul Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 5 conto dei fratelli” (cf. 37,2). Bila e Zilpa erano “mogli” di Giacobbe, così come Rachele e Lea. Un padre con quattro mogli (due legittime e due schiave); figli di un unico padre ma con diverse madri… - Qual è dunque il punto di partenza di questa storia? Una famiglia divisa e non nella concordia (un unico padre; più mogli; figli avuti da diverse madri; i pettegolezzi di Giuseppe…). Questo è il punto di partenza…! - Un altro aspetto, questo, mi parrebbe, che contribuisce ad avvicinare questa storia alle varie “irregolarità” familiari della nostra società, forse, in parte, anche alle nostre… - c) Gn 37,3: “Israele preferiva Giuseppe tra tutti i suoi figli perché gli era nato quand’era vecchio, e gli aveva fatto una tunica con delle lunghe maniche”. - “Israele preferiva Giuseppe tra tutti i suoi figli…”. Il tema della “preferenza” non è raro nella Scrittura… Una tale tematica può turbare il nostro modo di vedere o di pensare… Può addirittura sconvolgerci nel caso in cui si constata che Dio stesso, in persona, “preferisce” qualcuno a scapito di qualcun altro… - Ad esempio, la preferenza di Dio per Abele scatenò l’invidia e l’odio di Caino (cf. Gn 4)… Oppure, passando alla preferenza degli uomini, si vede come Giacobbe, il padre di Giuseppe, fosse il preferito di sua madre, Rachele; mentre Esaù, il fratello, fosse il preferito di Isacco, il padre (cf. Gn 25)… - Sempre rimanendo all’interno di questa strana famiglia, si può anche ricordare che Giacobbe amava Rachele molto più di Lea (cf. Gn 29)… - Facendo qualche salto in avanti si vede come questa tematica della “preferenza” coinvolga, ad esempio, anche il re David. Egli era il più piccolo dei suoi fratelli, ma non era tanto il preferito di suo padre, Iesse. David era troppo piccolo e il padre Iesse non lo considerava tanto… Tuttavia, Dio in persona, lo preferì sopra tutti i suoi fratelli (1 Sam 16,11)… - Per fare un salto nel NT, si potrebbe ricordare anche “il Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 6 discepolo che Gesù amava”, quello che ci viene presentato dal vangelo secondo Giovanni in un rapporto “privilegiato” con Gesù… - Il volontariato in parrocchia e le “preferenze”… Preferenze a voler collaborare con qualcuno invece che con altri…; preferenze di preti…; i preti che fanno preferenze…; preferenze in famiglia, tra fratelli, tra figli, tra genitori...; preferenze tra amici... E da qui le gelosie, i ricatti affettivi, le permalosità, le invidie, ... - La preferenza, si è visto, è un ambito pure biblico… C’è, però, una preferenza buona, dettata dalla logica imperscrutabile dell’amore…, e una cattiva, dettata dalle bramosie e dalle gelosie personali… - Tornando alla nostra storia, quale risultato produce la preferenza del vecchio Giacobbe nei confronti di Giuseppe, il figlio avuto in vecchiaia, all’interno di questa famiglia? L’odio. L’odio di tutti i fratelli verso Giuseppe, il loro fratello minore. - “I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, cominciarono ad odiarlo e non potevano parlargli pacificamente” (cf. 37,4). - Per il semplice fatto che Giuseppe è amato, gli altri lo odiano. Detto diversamente, la predilezione del vecchio Giacobbe rende Giuseppe odioso ai fratelli. - Un sano amore “preferenziale” può scatenare l’odio nei soggetti che non vivono responsabilmente la loro vita in mezzo ai fratelli… - Ma perché questa predilezione del vecchio Giacobbe per Giuseppe? E perché quest’odio scatenato nei suoi fratelli? - Gli antichi commentatori cristiani della Scrittura hanno visto in Giuseppe la stessa immagine di Gesù, il Figlio di Dio. - Scrive Ruperto di Deutz, un monaco benedettino dell’XI secolo: “Chi può dubitare che il Padre non ami questo Giuseppe? Il Padre infatti — dice Giovanni — ama il Figlio e tutto ha posto nella sua mano (cf. Gv 3,35), generandolo nella vecchiaia dell’eternità: quella vecchiaia per la quale egli è detto ed è Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 7 l’«antico di giorni» (cf. Dn 7,13). In quella vecchiaia, in quell’antichità di natura senza numero di anni, senza inizio di giorni, senza successione di tempi, quel Padre vecchio e antico generò il Figlio ugualmente vecchio e antico: e per questo lo amò” (cf. De sancta Trinitate et operibus eius, VIII, 504-505). - Mi pare stupenda questa analogia che Ruperto traccia tra la vecchiaia di Giacobbe, la “vecchiaia” di Dio e l’amore che scaturisce da questa vecchiaia per il figlio… - Così, l’incapacità dei fratelli di Giuseppe, il prediletto, di “parlargli pacificamente” si trova a richiamare indirettamente anche la vicenda di Cristo, il Figlio prediletto del Padre (cf. Mt 3,17). - A proposito di questo, in Gv 15,25 c’è un’esplicita dichiarazione: “Mi hanno odiato senza ragione” (cf. Sal 35,19; 69,5). - Ma interessante è anche la sottolineatura di Gv 7,7: “Il mondo non può odiare voi ma odia me, perché attesto che le sue opere sono cattive”… Cf. Giuseppe che portò al padre cattive informazioni sul conto dei fratelli (cf. 37,2b)…! - Sembra quasi che l’amore sia destinato a suscitare l’odio. Anzi, sembra che questa sia una caratteristica che contraddistingue lo stesso amore di Dio… - Cristo suscita l’amore negli uomini, ma questo amore nasce paradossalmente solo dopo la sua crocifissione, solo dopo cioè che si è scatenata una violenza tale da ucciderlo. Questo è vero anche per Giuseppe… - …“E dicevano [i fratelli]: Ecco, arriva il sognatore! Uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna; poi diremo che lo ha divorato una bestia! Così vedremo dove andranno a finire i suoi sogni!” (cf. 37,19-20). - Solo dopo che l’uomo ha risposto con la violenza all’amore di Dio, solo dopo che Dio per amore è arrivato a subire la sofferenza e la morte… solo allora, di fronte al corpo morto di Cristo, l’uomo è capace di fare un gesto di amore verso Dio, avvolgendo nella tenerezza di un sudario il suo corpo morto. Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 8 - Ancora un’analogia con Giuseppe è fin troppo facile: solo dopo tutte le vicissitudini dell’odio dei fratelli, scaturirà la riconciliazione con lui… - Si potrebbe fare una seconda considerazione su questo amore “preferenziale” del vecchio Giacobbe nei confronti di Giuseppe in relazione all’odio che scatena nei fratelli. - Se io percepisco quanto una persona mi ama, non posso odiare un altro che lei ama, perché facendo del male a quell’altro, io faccio del male a quella stessa persona che mi ama… - “Quando avrete (o non avrete) fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli le avrete (o non le avrete) fatte a me” (cf. Mt 25,40)… - In questo senso, l’odio dei fratelli per Giuseppe diventa un attacco a Giacobbe (la triangolazione...) - L’odio dei fratelli per Giuseppe è odio per la stessa predilezione paterna e, dunque, odio per lo stesso padre… - Torna alla mente l’atteggiamento del figlio maggiore della parabola del padre misericordioso…: dietro il risentimento nei confronti del suo fratello minore era in realtà celato un risentimento nei confronti del padre…! - Ugualmente, in un modo irresponsabile di vivere la nostra vita di fede all’interno di una famiglia, il nostro “odio” scaturito dalle nostre gelosie diviene sempre un attacco indiretto al Padre… - Spogliare Giuseppe della tunica ricevuta in regalo dal padre (cf. 37,23) è dunque tentare di spogliare il padre dell’amore con cui lo ama… il cui frutto si era concrezionato proprio in quel regalo… - Torna qui alla mente anche la parabola dei vignaioli omicidi di Mt 21,33-39…: I vignaioli, uccidendo prima i servi inviati dal padrone e poi, da ultimo, il figlio proprio del padrone, intendevano colpire il padrone stesso! - Forse è perché Giuseppe (o qualsiasi altro al suo posto) ha una missione particolare da compiere rispetto agli altri fratelli che egli riceve “più” amore… ed è in grado di effonderne egli stesso di più… - In fondo, per fare un altro salto nel NT, anche a Pietro (a cui Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 9 viene chiesto di essere di guida alla piccola comunità dei dodici dopo l’ascensione di Gesù…) viene chiesto da Gesù in persona se ama “di più” degli altri… - Anche tutti noi, credo, vorremmo essere amati “di più”… salvo però voler lavorare di meno…! - A chi più viene dato vengono anche richieste maggiori responsabilità… - Spesso, però, le nostre gelosie, proprio anche intra-familiari (famiglia di provenienza, ma anche famiglia parrocchiale e diocesana), scattano in modo impazzito: si è gelosi solo per ciò che l’altro ha o è… salvo poi non volere affatto assumere le responsabilità o gli oneri che, forse, l’altro continua ad avere più di noi… e che sono legati a quel “di più” che ha o è! - Diviene dunque importante sapersi ridimensionare alle reali nostre dimensioni... - Giuseppe, dunque, è “più” amato da Giacobbe e i suoi fratelli lo odiano… - Non è che, per il fatto che Giuseppe è amato “di più”, con il loro odio i fratelli aspirano a “più” amore da parte di Giacobbe… No: essi vorrebbero solo che Giacobbe amasse di meno! - I fratelli gelosi, cioè (e spesso noi con loro…), tendono ad un livellamento dell’amore verso il basso! - Loro non arrivano a capire… e vorrebbero che Giacobbe abbassasse il tiro…! Questo, infatti, fa sempre il geloso: arrovellarsi per diminuire l’amore, non per infiammarlo e accrescerlo ancor di più... - Dianzi ricordavo il segno dell’amore di Giacobbe per Giuseppe: la veste dalle lunghe maniche che gli fece confezionare e che i fratelli, nella foga del loro odio, gli tolgono di dosso prima di gettarlo in una cisterna senz’acqua …e che poi intingeranno nel sangue di un capretto facendo credere al vecchio padre che Giuseppe fu sbranato da una bestia… - Una veste con maniche lunghe era la veste dei prìncipi (cf. 2 Sam 13,18: la veste dei figli dei re…). Con maniche lunghe e Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 10 abbondanti, infatti, si lavora molto difficilmente nei campi o col bestiame… - - Tuttavia, questa veste dalle lunghe maniche frutto dell’amore del padre, ricorda non molto da lontano la veste “senza cuciture” di Cristo, “tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo” (cf. Gv 19,23). Altra caratteristica che ci continua a invitare ad accostare Giuseppe a Gesù… - Ma cerchiamo di esaminare ora un altro aspetto da cui è scaturito l’odio dei fratelli verso Giuseppe. Se, da una parte, si è visto, esso è da rintracciarsi nel plus di amore con cui Giacobbe lo ricolmava; dall’altra, esso può ricondursi al contenuto dei due sogni che Giuseppe sognò e che un po’ spavaldamente raccontò… - Per pura analogia tornano alla mente i tre sogni di un altro Giuseppe, lo sposo di Maria, che fra il tempo d’Avvento e di Natale abbiamo sentito raccontare diverse volte… - Quelli di Giuseppe, però, a differenza di quelli dell’altro Giuseppe, sono anzitutto sogni “laici”, come dicevamo: nessuna voce dal cielo e nessuna visione… Semplicemente un sogno “agricolo” (il covone di Giuseppe che si innalza sopra i covoni dei fratelli che, al contrario, gli sono prostrati…) e un sogno “astrologico” (il sole, la luna e undici stelle che si prostravano a Giuseppe…). - Ora, un ragazzetto di diciassette anni come Giuseppe che si mette a raccontare sogni di questo tipo ci pare subito un po’ particolare… - Egli racconta a suo padre e ai suoi fratelli di aver sognato che i suoi stessi fratelli si prostravano a lui in adorazione (i covoni…) e che suo padre (il sole), sua madre (la luna) e tutti gli altri suoi fratelli (le 11 stelle) continuavano a prostrarglisi… - Un ragazzetto, dunque, decisamente ingenuo…! E forse anche un po’ vanesio…! - Da una parte, allora, i fratelli si ingelosiscono ferocemente fino ad odiarlo e a meditare di ucciderlo; dall’altra, il padre Giacobbe che col suo modo di fare ricorda alla lontana un atteggiamento Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 11 tipico di Maria…: - Cf. 37,11: “I suoi fratelli, perciò, erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne a mente la cosa”… Cf. Lc 2,19.51: “Maria, da parte sua, conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”… - È ben probabile che Giuseppe nutrisse delle forti fantasie a riguardo di se stesso… - Forse pensava ad una carriera di onori; forse ad una sua reale supremazia su tutti gli altri fratelli… Ma forse, anche, in modo anche più positivo, poteva sognare una grande missione per il suo popolo; forse guardava a se stesso come un salvatore… - Il sogno del sole, della luna e delle stelle evoca molto da vicino lo zodiaco… Tutto uno zodiaco che si prostra a lui. Lo zodiaco era, ed è, un chiaro simbolo del tempo, del tempo che passa… - Sognare, dunque, di essere al centro dello zodiaco è sognare di essere al centro del tempo! Significava voler salvare il tempo, il suo tempo…! - Qual è il grande errore di Giuseppe in questa prima fase della sua vita? Probabilmente è quello di pensare di poter compiere grandi imprese senza pagare alcun prezzo! - Giuseppe pensava forse ad un successo immediato… o che suo padre e soprattutto i suoi fratelli capissero subito i suoi piani, o, meglio, quelli di Dio… - Cosa ci insegna tutto questo in rapporto alla responsabilità con cui siamo chiamati a vivere le nostre relazioni familiari? Una cosa molto semplice…: Che il raggiungimento dell’assumersi le nostre responsabilità (nel matrimonio, nelle relazioni genitorifigli, nuore-suocere, con noi stessi, nella parrocchia, nella diocesi…) è un cammino. - Del resto, anche Gesù in persona ha avuto dei sogni, ha desiderato di salvare il mondo e l’umanità… Il tentatore gli ha proposto una maniera sbagliata per realizzarli; una strada facile e a poco prezzo; una via veloce… Ma Cristo l’ha rifiutata… (cf. Mt 4,1-11). - L’esperienza del sogno è come una esperienza profetica che Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 12 rende l’uomo partecipe dello sguardo di Dio su di lui, sulla vita, sulla storia, su qualsiasi realtà. Per un istante Giuseppe intravede la realizzazione della sua vocazione… ma poi avrà bisogno di tutta la vita per maturare e formarsi… - Questo accade spesso anche per noi e per i nostri sogni… - Cf. 37,12-15: “I suoi fratelli si trasferirono a Sichem a pascolare il gregge del padre. Israele disse a Giuseppe: «I tuoi fratelli si trovano a pascolare in Sichem. Ti voglio mandare da loro». Rispose: «Eccomi». Gli disse: «Va’ a vedere come stanno [la pace dei”] i tuoi fratelli e come va il gregge. Poi torna a riferirmi». Così lo inviò dalla valle di Ebron ed egli si diresse verso Sichem”. - Da Ebron, dove abita la famiglia di Giacobbe, a Sichem, dove i fratelli sono a pascolare il bestiame, ci sono più di ottanta chilometri. Il percorso che Giuseppe deve fare è in aperta campagna, accidentato. - Anche il fatto che il giovane Giuseppe debba affrontare un viaggio così lungo e pericoloso è indice di una sicurezza e di una tranquillità che può avere solo chi si sente profondamente amato… - Allo stesso modo del Figlio di Dio che si allontana dal seno della Trinità, dal seno del Padre, per venire in mezzo agli uomini… - Inoltre, il padre che invia Giuseppe a cercare i fratelli è un’altra immagine che ci ricorda Cristo inviato dal Padre a cercare gli uomini per riunirli e salvarli… - In questo senso, è Giuseppe in persona a rivelare, senza saperlo, la sua autentica vocazione: all’uomo che incontrerà mentre era mezzo sperduto nei campi, Giuseppe risponderà: “Cerco i miei fratelli” (cf. 37,16)! - La notevole distanza geografica quantificabile negli 80 chilometri che separano Ebron da Sichem ci ricorda anche una “distanza interiore”… ovvero la lunga distanza che separa da loro stessi i membri di questa famiglia così divisa… - Fra l’altro, si potrebbe anche paragonare un po’ liberamente questo giovinetto che si avvia lieto verso i fratelli che, invece, Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 13 meditano di farlo fuori, alla feroce opposizione verso cui va incontro Gesù proprio agli inizi della sua vita pubblica: quando, in giorno di Sabato, nella sinagoga di Cafarnao, compì il miracolo di guarigione all’uomo dalla mano inaridita mentre “i farisei uscirono con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (cf. Mc 3,6). - “Cerco i miei fratelli”, dunque. È tutta qui la vera essenza del vivere da responsabili una vita umana e di fede all’interno di una comunità familiare, così come parrocchiale e diocesana. - Ma c’è un’altra immagine in questo inizio di racconto che contribuisce ancora a farci accostare la figura di Giuseppe a quella di Cristo. - In 37,23-25a si dice: “Quando Giuseppe giunse dove stavano i suoi fratelli, essi gli tolsero la tunica, quella tunica dalle lunghe maniche che egli indossava; lo afferrarono e lo gettarono in una cisterna. Era una cisterna vuota, senz’acqua. Poi sedettero per prendere cibo”. - Secondo Gv 19,23, Cristo, prima di essere crocifisso, fu denudato: “I soldati, quand’ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e anche la tunica. Ma la tunica era senza cucitura, tessuta da cima a fondo tutta di un pezzo”. Cristo, infatti, dalla croce regnerà nudo. - Questa immagine mi sembra confermi quanto dicevo dianzi. Strappando di dosso a Giuseppe l’oggetto regalato dall’amore del vecchio padre, con anche la lucida volontà di ucciderlo, è come se essi volessero strappare a Giuseppe lo stesso amore del padre. È come se essi, accecati dalla gelosia, volessero impossessarsi dello stesso amore del padre… - In altri termini, chi è fuori dell’amore del padre crede di potersi impossessare di quell’amore tramite la violenza, facendo pressione a tutti i livelli per essere amato… senza accorgersi, però, che in questo modo l’amore lo perde ancora di più… - Pietro Crisologo, vescovo, V sec. circa (discorso 147; PL 52, 594595): “L’amore non si arresta davanti all’impossibile, non si Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 14 attenua di fronte alle difficoltà. L’amore, se non raggiunge quel che brama, uccide l’amante; e perciò va dove è attratto, non dove dovrebbe. L’amore genera il desiderio, aumenta d’ardore e l’ardore tende al vietato” (cf. anche l’Ufficio di Letture, Giovedì della II sett. di Avvento). - Per verificare la bontà di quanto qui espresso da Pietro Crisologo non occorre andare alla volontà omicida dei fratelli di Giuseppe per impossessarsi dell’amore del padre…: basta sfogliare le pagine di cronaca nera dei quotidiani, ma basta anche vedere bene, con onestà, dentro le nostre famiglie… - Giuseppe, dunque, prima di essere venduto (grazie all’intervento prima di Ruben, il primogenito, e poi di Giuda, il quartogenito), viene buttato nudo in una “cisterna vuota, senz’acqua”. dice il testo. - Tutto questo è come la morte per Giuseppe: è spogliato della tunica, segno dell’amore di predilezione del padre; è lontano dal padre; è abbandonato dai fratelli… È proprio l’immagine del giusto che grida secondo il Sal 22,2: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. - È un’immagine che ben si sovrappone a quella di Cristo sulla croce: nudo, infinitamente lontano dal Padre, abbandonato da tutti i suoi fratelli… - È l’immagine di Gv 12,24 del chicco di grano che cade in terra per marcire e per portare vita nuova… - È l’immagine del giusto Giuseppe che sta per essere venduto per 20 pezzi d’argento, che prefigura quella della vendita del giusto Gesù per 30 pezzi d’argento (cf. Mt 26,15)… - Gesù valse 10 pezzi d’argento in più di Giuseppe… - Eppure, come accadde per Gesù molti secoli dopo, anche per Giuseppe, da questa situazione di morte, stava per germogliare una nuova possibilità di vita… - Ancora un’ultima sottolineatura. - I fratelli di Giuseppe, con tutta la loro invidia, poi trasformata in odio, e con il loro sbarazzarsi di Giuseppe, si è visto, intendevano tacitamente guadagnarsi il cuore del padre… Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 15 - Ma in realtà l’hanno perduto. Dall’eliminazione del fratello non è venuta né pace né libertà. - Cf. 37,31-35: “31 Presero allora la tunica di Giuseppe, scannarono un capretto e intinsero la tunica nel sangue. 32 Poi mandarono la tunica dalle lunghe maniche facendola pervenire al loro padre con queste parole: «L’abbiamo trovata; vedi tu se sia la tunica di tuo figlio o no». 33 Egli la riconobbe e disse: «La tunica di mio figlio! Una bestia feroce l’ha divorato... Giuseppe è stato sbranato!». 34 Giacobbe si stracciò le vesti, si pose un cilicio attorno alle reni e fece lutto sul suo figliolo per molti giorni. 35 Allora tutti i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo, ma egli rifiutò d’essere consolato e disse: «No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nella tomba». E il padre suo lo pianse”. - In questo brano si celano due particolari di una ironia davvero drammatica… - Il primo. In Gn 27 Giacobbe, su suggerimento di Rebecca, si era “travestito” da Esaù — uomo molto villoso, come ci riporta la Scrittura — coprendosi le braccia con delle pelli di capretti al fine di ingannare il padre, cieco, e rubargli così la benedizione… - Ora, lo stesso Giacobbe, sempre per mezzo del sangue di un capretto, viene ingannato dai suoi figli…! - Il secondo. I fratelli di Giuseppe, con l’espediente della tunica insanguinata, fanno credere al padre che il suo figlio più piccolo è stato sbranato da una bestia feroce. In realtà sono i fratelli stessi ad essere stati delle bestie feroci nei confronti di Giuseppe! - Il padre ha visto bene: il figlio è stato vittima di bestie feroci! Non sa, però, che esse erano proprio i suoi figli…! - Qualche volta, all’interno delle nostre famiglie, ma anche all’interno delle nostre parrocchie o delle nostre diocesi, si celano, come qui, relazioni celate, nascoste, pericolosamente non viste o non espresse... - Da questo momento in poi, Giacobbe saprà che suo figlio Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 16 Giuseppe è definitivamente morto. E morto diventa anche per i fratelli. Anche Giacobbe è messo in qualche modo a morte: “Allora tutti i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo, ma egli rifiutò d’essere consolato e disse: «No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nella tomba». E il padre suo lo pianse” (cf. 37,35). - Dalla bugia e dall’inganno scaturisce la morte… - È lo stesso vangelo che mette in evidenza il nesso tra l’omicidio e la menzogna: il diavolo è omicida e insieme padre della menzogna (cf. Gv 8,44). - Il capitolo termina, dunque, con un bilancio tragico: un padre ingannato da una menzogna che lo divora e lo consuma; un fratello venduto in un paese lontano; un gruppetto di fratelli ingannatori. Fratelli che non possono nemmeno ridare una speranza al padre perché essi sperano il contrario: che Giuseppe non ricompaia più! - Gli stessi fratelli, fra l’altro, si ritrovano ad essere divisi: Ruben voleva che Giuseppe non fosse ucciso con spargimento di sangue ma che venisse lasciato in una cisterna vuota nel deserto… (cf. 37,22). Anche Giuda non voleva che Giuseppe venisse ucciso: propose, però, di venderlo ad una carovana di Ismaeliti che stava passando… (cf. 37,26). - Il capitolo, dunque, si chiude in un totale disordine, esteriore e, soprattutto, interiore…: un quadro abbastanza allucinato di una famiglia disgregata, in cui ogni proporzione è risultata del tutto impazzita. - Qui non c’è spazio per un equilibrio e nemmeno per una sinergia tra le varie dinamiche della vita familiari, tra cui, per l’appunto, il lavoro e la festa... - “Vedremo dove andranno a finire i suoi sogni” (cf. 37,20b), dicevano i fratelli mentre meditavano di uccidere Giuseppe… - È quello che cercheremo di vedere anche noi nel prossimo incontro. Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014 17 Diocesi di Andria – Settimana biblica La famiglia tra lavoro e festa 10 Marzo 2014