Rassegna Stampa ANMCO luglio

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Rassegna Stampa ANMCO luglio
RASSEGNA STAMPA ANMCO
dal 5 luglio al 4 settembre 2015
Fonte: L’Eco della Stampa
a cura di: Dipartimento Comunicazione&Cultura ANMCO
RIEPILOGO GENERALE
Totale
uscite
luglio - agosto - settembre 2015
Quotidiano/mensile luglio
4
Quotidiano/mensile agosto
8
Quotidiano/mensile settembre
0
Web luglio
6
Web agosto
7
Web settembre
15
Totale generale
12
28
40
INDICE
luglio 2015
Tipo testata
Testata
Titolo
Data
Quotidiano/Mensile
Quotidiano/Mensile
Quotidiano/Mensile
Avvenire - ed. Bologna Sette
Il Sole 24 Ore Sanità
La Repubblica
05/07/2015 Polisportiva Villaggio del Fanciullo, corso soccorso
13/07/2015 Ricetta Anmco contro i tagli
21/07/2015 Vacanze, tutte le mete che ci fanno stare bene (I. D'Aria)
Quotidiano/Mensile
tSt, tutto Scienze e tecnologia
29/07/2015 Quale cibo mi fa bene e quale male? Perché troppe idee sono sbagliate
Totale Quotidiano/mensile
Web
Web
Web
Web
Web
Web
Totale Web
Totale
uscite
4
Noodls.com
Luccaonline.com
Healthdesk.it
Verbanianotizie.it
Isola-del-benessered.blogautore.repubblica.it
D.Repubblica.it
14/07/2015
14/07/2015
17/07/2015
27/07/2015
"BANCOMHEART": mettiamo il cuore in una "cassaforte"
"BANCOMHEART": mettiamo il cuore in una "cassaforte" virtuale!!!
Agli italiani il secondo infarto non fa (abbastanza) paura
Fibrillazione atriale nel Vco
29/07/2015 Carbofobia: l'ossessione (sbagliata) contro pasta e zuccheri
29/07/2015 Carbofobia: l'ossessione (sbagliata) contro pasta e zuccheri
6
Totale generale mese
10
agosto 2015
Tipo testata
Testata
Titolo
Data
Quotidiano/Mensile
Quotidiano/Mensile
Quotidiano/Mensile
Silhouette Donna
Cosmopolitan
Aboutpharma Mese
01/08/2015 Andare in ferie fa bene … al cuore
01/08/2015 E tu che lavoro fai? Scegli la pasta giusta per te
01/08/2015 Standard
Quotidiano/Mensile
La Sicilia
07/08/2015
Totale
uscite
GARIBALDI CENTRO. Incontro sulla prevenzione dei rischi cardiovascolari
Infarto, troppe morti: corsi (gratis) salvavita di Monasterio e CNR
Infarto, troppe morti: corsi (gratis) salvavita di Monasterio e CNR
Donare sangue fa bene anche alla salute del cuore
Il primo infarto spaventa ma il secondo uccide
Quotidiano/Mensile
Il Tirreno Pontedera
Quotidiano/Mensile
Il Tirreno Pisa
Quotidiano/Mensile
La Sicilia
Quotidiano/Mensile
La Provincia di CREMONA
Totale Quotidiano/mensile
07/08/2015
07/08/2015
08/08/2015
18/08/2015
Web
Web
Web
Zazoom.it
Sprintnews.joomlafree.it
Ladyblitz.it
03/08/2015 Carbofobia. Dopo i grassi sotto accusa pane e pasta
03/08/2015 Carbofobia. Dopo i grassi sotto accusa pane e pasta
03/08/2015 Carbofobia. Dopo i grassi sotto accusa pane e pasta
Web
ResaPubblica.it
08/08/2015 All'ospedale Garibaldi, la cultura della donazione e della prevenzione
Web
Web
Web
Totale Web
Fusionserv.com
Cosmopolitan.it
Leonardo.it
10/08/2015 Lavoro e vacanze: connubio perfetto
10/08/2015 Che lavoro fai? Scegli la pasta giusta per te
31/08/2015 Ecco perché leggere libri fa bene
8
7
Totale generale mese
15
settembre 2015
Tipo testata
Testata
Data
Titolo
Web
Sardegna Medicina
Web
Sardegna Medicina
Web
Pharmastar
Web
Meteoweb.eu
Studio ARNO sullo scompenso cardiaco, l'identikit "reale" dei pazienti
italiani
01/09/2015 Scompenso cardiaco, la più grave tra le patologie croniche
Scompenso cardiaco, presentata all'ESC ricerca reality-based su pazienti
01/09/2015
italiani
01/09/2015 Salute, studio sullo scompenso cardiaco: testati i pazienti italiani
Web
Dentrosalerno.it
01/09/2015 Londra: scompenso cardiaco, presentata ricerca su pazienti italiani
Web
Tecnicaospedaliera.it
Web
Stylife.it
Web
Scubaportal.it
Web
Informazione.it
Web
HealthDesk.it
Web
Freeonline.org
Web
Effemeride.it
Web
Comunicati-stampa.net
Web
Ilmirino.it
Web
Totale Web
Clicmedica.it
02/09/2015 I costi dello scompenso cardiaco
Scompenso cardiaco, presentata all'European Society of Cardiology (ESC)
02/09/2015
la ricerca reality-based su pazienti italiani
02/09/2015 L'idoneità medica nella pratica dell'attività subacquea sportiva
Scompenso cardiaco, presentata all'European Society of Cardiology (ESC)
02/09/2015
la ricerca reality-based su pazienti italiani
02/09/2015 Lo scompenso cardiaco ci costa mezzo miliardo all'anno
Scompenso cardiaco, presentata all'European Society of Cardiology (ESC)
02/09/2015
la ricerca reality-based su pazienti italiani
Medicina: Scompenso cardiaco, presentata all'European Society of
02/09/2015
Cardiology (ESC) la ricerca reality-based su pazienti italiani
Scompenso cardiaco, presentata all'European Society of Cardiology (ESC)
02/09/2015
la ricerca reality-based su pazienti italiani
Scompenso cardiaco, presentata all'European Society of Cardiology (ESC)
03/09/2015
la ricerca reality-based su pazienti italiani
04/09/2015 Scompenso Cardiaco e Tipologia di Malato
Totale generale mese
Totale
uscite
01/09/2015
15
15
luglio 2015
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05-07-2015
7
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Questura di Lucca
14/07/2015 | News release
" BANCOMHEART ": mettiamo il cuore in una "cassaforte"
virtuale !!!
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distributed by noodls on 14/07/2015 12:39
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" BANCOMHEART ": METTIAMO IL CUORE IN UNA "CASSAFORTE" VIRTUALE !!!
La Polizia di Stato, da sempre sensibile a tutte le iniziative che possano
migliorare la qualità di vita, ha avviato un ulteriore accordo a tutela della
salute del proprio personale.
Per questo, gli operatori della Polizia di Stato e gli appartenenti
all'Amministrazione Civile dell'Interno che operano nell'area geografica della
Versilia hanno aderito all'iniziativa-progetto del dr. Giancarlo Casolo,
Direttore della struttura Complessa di Cardiologia dell'Ospedale Unico della
Versilia.
Il progetto è volto all'effettuazione, su base volontaria e gratuita, di un
tracciato elettrocardiografico che verrà consegnato al personale aderente
all'iniziativa e successivamente, previa sottoscrizione di consenso, inviato ad
un server posto nella sede ANMCO di Firenze.
L'iniziativa serve a far conoscere ancora di più a tutta la cittadinanza, la
campagna nazionale di prevenzione per le malattie cardiache:
" METTI IL CUORE IN CASSAFORTE " promossa ANMCO - Associazione Nazionale Medici
Cardiologi Ospedalieri e dalla Fondazione "per il Tuo cuore" HCF Onlus.
L'elettrocardiogramma , conservato su i computer dell'ANMCO, sarà accessibile
via internet solo con un codice segreto, fornito esclusivamente agli aderenti
all'iniziativa.
Enti locali
Comune di Medolla
SHAUN VITA DA PECORA - IL FILM Rassegna Cinefamily Film per bambini e [...]
ACT - Agenzia Territoriale per la [...]
Brusasco, graduatoria definitiva per
l'assegnazione di alloggi di [...]
Comune di Lazise
Concerti in Piazzetta Beccherie
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Attualità
Comune di Popoli
Domanda scuolabus 2015/2016
Comune di Candiolo
ORARI DI APERTURA ESTIVA - UFFICIO
ANAGRAFE
Comune di Albignasego
20/07/2015 Il Tai Chi Chuan. Movimento e
Benessere come Stile di Vita
more
Il codice segreto sarà posto su una card detta BANCOHEART, da portare con se e
permetterà da un qualsiasi dispositivo (computer tablet, smartphone, ecc.) di
accedere ai propri dati per la consultazione o la stampa.
14 July 2015
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LUCCAONLINE.COM (WEB2)
14-07-2015
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Martedì 14 Luglio 2015
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Siete su: » Home page » Ultim'ora » " BANCOMHEART ": mettiamo il cuore in una "cassaforte" virtuale !!!
" BANCOMHEART ": mettiamo il
cuore in una "cassaforte" virtuale !!!
Questura di Lucca
Oggi, 14:46
Cronaca
" BANCOMHEART ": mettiamo
il cuore in una "cassaforte"
virtuale !!!, Lucca
Cronaca
Bando per assegnazione di
contributi alle associazioni
del Forum:accolti tutti i 10
progetti presentati, Capannori
Lucca " BANCOMHEART ": mettiamo il cuore in una "cassaforte"
virtuale !!!
Cronaca
La Polizia di Stato, da sempre sensibile a tutte le iniziative che possano
migliorare la qualità di vita, ha avviato un ulteriore accordo a tutela
della salute del proprio personale.
Per questo, gli operatori della Polizia di Stato e gli appartenenti
all'Amministrazione Civile dell'Interno che operano nell'area geografica
della Versilia hanno aderito all'iniziativa-progetto del dr. Giancarlo
Casolo, Direttore della struttura Complessa di Cardiologia
dell'Ospedale Unico della Versilia.
Il Comune premiato a Smau
Firenze per il progetto
"Capannori digitale",
Capannori
Cronaca
Il cordoglio della Fondazione
per la scomparsa di Fratel
Arturo Paoli, Lucca
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Cronaca
Expo: da filiere toscane
Unaprol spinta a consumi
vero made in italy, Lucca
Connettiti
Cronaca
Il progetto è volto all'effettuazione, su base volontaria e gratuita, di un
tracciato elettrocardiografico che verrà consegnato al personale
aderente all'iniziativa e successivamente, previa sottoscrizione di
consenso, inviato ad un server posto nella sede ANMCO di Firenze.
L'iniziativa serve a far conoscere ancora di più a tutta la cittadinanza, la
campagna nazionale di prevenzione per le malattie cardiache:
" METTI IL CUORE IN CASSAFORTE " promossa ANMCO Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri e dalla
Fondazione "per il Tuo cuore" HCF Onlus.
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Politica
Marcucci: Non ci può essere
Pd di maggioranza e
opposizione, Barga
Il codice segreto sarà posto su una card detta BANCOHEART, da
portare con se e permetterà da un qualsiasi dispositivo (computer
tablet, smartphone, ecc.) di accedere ai propri dati per la consultazione
o la stampa.
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Marcucci: Grande rispetto
istituzionale, Barga
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Marcucci: Meloni si ripassi
lista Paesi membri del Cern,
Barga
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Comunicati
Marcucci: Sara Biagiotti ha
ampio consenso, Barga
Comunicati
14 July 2015
Facebook
Marcucci: Legge coraggiosa,
verificheremo i risultati, Barga
Comunicati
L'elettrocardiogramma , conservato su i computer dell'ANMCO, sarà
accessibile via internet solo con un codice segreto, fornito
esclusivamente agli aderenti all'iniziativa.
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DISCLAIMER: Questo contenuto e' stato pubblicato da Questura di Lucca il giorno 2015-07-14 ed e' stato
originariamente pubblicato qui questure.poliziadistato.it/Lucca. Il contenuto e' stato distribuito senza
modifiche o alterazioni da parte di noodls il 2015-07-14 12:46:10 UTC. La fonte e' la sola responsabile per
l'accuratezza delle informazioni riportate nel contenuto.
[Fonte: Lucca OnLine]
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La Polizia di Stato coordina il
servizio di antibusivismo
commerciale, Lucca
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Arrestato dalla Polizia di Stato
un ladro alla Lecciona, Lucca
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Viareggio - Arrestate due
nomadi prima che potessero
commettere un furto, Lucca
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SANITÀ
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CRONACHE
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17-07-2015
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MEDICINA
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RICERCA
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BENESSERE
17
SALUTE E SOCIETÀ
Agli italiani il secondo infarto non
fa (abbastanza) paura
Sono più preoccupati per l'eventualità del primo. Ma,
dopo averlo superato, spesso sottovalutano la possibilità
di subirne un altro e trascurano le terapie. Così
aumentano i morti a un anno dal ricovero
i più letti
Lo tsunami dei farmaci
biotech, in arrivo 7 mila
nuovi prodotti
16 Luglio 2015
Un piatto gustoso migliora
la qualità di vita dei
pazienti oncologici
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16 Luglio 2015
Codice abbonamento:
Redazione
Pag. 11
HEALTHDESK.IT (WEB)
17-07-2015
Data
Pagina
2 / 4
Foglio
Oggi, più del 90% delle persone ricoverate in
ospedale per il loro primo infarto ne escono
con le proprie gambe; una cinquantina d'anni
fa non erano più del 50-60 per cento. Benefici
dei progressi della scienza e della tecnica...
Molto meno bene, invece, va a coloro che, per
loro sfortuna, subiscono un secondo infarto.
“Sfortuna”? Non esattamente. Non sempre,
almeno, nonostante che anche in questi casi i
progressi della ricerca permettano grandi
risultati. Troppo spesso, infatti, i pazienti
dimessi dall'ospedale dopo il primo infarto
abbandonano rapidamente le terapie che sono
state loro prescritte. E così accade che,
statistiche alla mano, mentre diminuisce il
numero dei morti provocati dal primo infarto,
aumenta quello di coloro che muoiono entro
un anno dal primo evento.
Terapie antiretrovirali: 15
milioni di pazienti con Hiv
in cura
16 Luglio 2015
Antidepressivi e
antidolorifici. Se presi
insieme si rischia
l’emorragia cerebrale
15 Luglio 2015
Link promozionali
Premio giornalistico Riccardo
Tomassetti
Hai meno di 35 anni e scrivi
di ricerca e innovazione in
medicina? Invia il tuo
elaborato, partecipa al
concorso.
Del perché questo accada e di come sia possibile rimediare si è
parlato mercoledì 27 maggio in un incontro a Roma con alcuni
esperti.
Intanto qualche numero: in Italia tra il 2001 e il 2011 la mortalità in
ospedale per infarto si è ridotta dall’11,3% al 9%, mentre le nuove
ospedalizzazioni fatali dalla dimissione a 60 giorni sono aumentate
dello 0,13% e quelle dalla dimissione a un anno dello 0,53%. Ancora
più evidente la tendenza nei pazienti con scompenso cardiaco che
fanno registrare una mortalità del 10% tra la dimissione e il primo
anno.
Codice abbonamento:
127628
«Una volta dimesso dall’ospedale, con la prescrizione terapeutica e
qualche raccomandazione su come cambiare gli stili di vita, il
paziente a casa si trova da solo – spiega Michele Massimo Gulizia,
presidente del'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri
(Anmco) e direttore della Cardiologia all'ospedale Garibaldi-Nesima
di Catania - e spesso non riesce a restare ben aderente agli obiettivi di
salute e di stile di vita raccomandati, non allontanando quindi
adeguatamente i fattori di rischio che sono stati causa dell’infarto o,
ancor peggio, non seguendo correttamente la terapia assegnata».
Eppure oggi sappiamo cosa bisognerebbe fare: correggere gli stili di
Pag. 12
HEALTHDESK.IT (WEB)
Data
17-07-2015
Pagina
Foglio
3 / 4
vita, appunto, e assicurare l'aderenza a una terapia che impieghi i
farmaci “giusti”: «Possiamo affermare con certezza – precisa infatti
Gulizia - che non solo dobbiamo abbassare la soglia del colesterolo
Ldl, ma addirittura dobbiamo abbatterla sotto il limite di sicurezza di
70 mg/dL».
Purtroppo, però, una volta passata la paura, per molti cala
l’attenzione e le terapie si “diluiscono”, spesso addirittura
s’interrompono. Eppure sono proprio quelle terapie a tenere lontano
un nuovo infarto. «La scarsa aderenza alla terapia – dice Claudio
Rapezzi, direttore della Cardiologia del S. Orsola di Bologna - è una
condizione tipica di molte malattie croniche. Nel caso di un paziente
con infarto miocardico acuto questo meccanismo cambia nel
momento del ricovero ospedaliero: c’è la grande paura, la presa di
coscienza del pericolo e la promessa a se stessi che da quel momento
in poi si seguirà uno stile di vita sano e si sarà diligenti con le terapie.
Il medico deve sfruttare questo periodo di crisi per inculcare il germe
del percorso virtuoso. Una presa di coscienza non solo da parte del
paziente ma anche da parte del medico, che dovrebbe prestare
particolare attenzione al profilo di rischio del paziente e
all’importanza di impostare sin da subito una terapia cronica che
possa garantire efficacia e tollerabilità nel tempo. I pazienti ad alto
rischio – raccomanda - devono abbassare il colesterolo Ldl senza
limiti verso il basso, anche a 30-50mg/dL».
Ma «solo un terzo dei pazienti nel primo anno dopo l’evento
cardiovascolare – sottolinea Gaetano Maria De Ferrari, responsabile
dell'Unità coronarica del San Matteo di Pavia - raggiungono gli
obiettivi suggeriti per il colesterolo Ldl. E dopo l’anno diventano un
quinto. Molti pazienti sanno quali valori di pressione o di glicemia
non devono superare, quasi nessuno quale valore di Ldl».
Codice abbonamento:
127628
Eppure, come ha mostrato lo studio Improve-it,(oltre 18 mila
pazienti coinvolti per quasi nove anni in 1.500 centri in tutto il
mondo) l'abbattimento del colesterolo Ldl grazie all’utilizzo di
ezetimibe in associazione a simvastatina ha ridotto del 13% gli infarti
miocardici acuti, del 21% gli ictus cerebrali e del 6,4% gli eventi
cardiovascolari in genere. «È un beneficio di gran lunga più ampio di
quello che si può ottenere con qualsiasi altra strategia – assicura
ancora Gulizia - e senza avere quegli effetti indesiderati che si
avrebbero con l’utilizzo di statine ad alti dosaggi». Secondo lo
specialista, però, non bisogna «indossare il paraocchi economico: nel
Pag. 13
Data
HEALTHDESK.IT (WEB)
17-07-2015
Pagina
Foglio
4 / 4
nostro Paese dopo una sindrome coronarica acuta l’85% del costo
complessivo è da attribuire alle nuove ospedalizzazioni e solo l’11%
alla spesa farmaceutica e il 4% all’assistenza specialistica. La
popolazione dimessa dopo una sindrome coronarica acuta –
conclude - non deve rappresentare un gruppo su cui esercitare
strategie di risparmio sul costo dei farmaci: per il rischio clinico
elevato, per l’elevato numero di nuovi ricoveri e l’insoddisfacente
aderenza e intolleranza alla terapia che, come circolo vizioso,
determina nuovi ricoveri».
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infarto non fa (abbastanza) paura lascia il tuo indirizzo email nel
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antidolorifici. Se presi
insieme si rischia
l’emorragia cerebrale
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VERBANIANOTIZIE.IT (WEB2)
27-07-2015
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Fibrillazione Atriale nel Vco
È ormai dimostrato che la Fibrillazione Atriale è causa del 15% di tutti gli ictus cardioembolici. Ciò
significa che in Italia dei 200.000 casi di ictus stimati all’anno, 30.000 sono determinati da questa
frequente anomalia del ritmo cardiaco, la cui prevalenza è stimata intorno al 2% della
popolazione generale.
di Redazione  27 Luglio 2015 - 09:02   Commenta
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La Fibrillazione Atriale comporta un incremento del rischio di ictus di almeno 5
volte. Ma non solo: quando un episodio ischemico è secondario ad essa può
VERBANIA
essere spesso mortale, o estremamente invalidante. Purtroppo questa aritmia è
spesso “silente” e il suo riscontro occasionale, quasi sempre nel corso di una
visita specialistica.
Per esercitare misure preventive adeguate, l’elemento cruciale diventa l’applicazione di un’efficace regime
terapeutico, attraverso una terapia anticoagulante. Tuttavia, in Italia si registra un sottotrattamento dei
pazienti affetti da Fibrillazione Atriale, dovuto principalmente ai limiti della profilassi farmacologica finora
utilizzata (antagonisti della vitamina K), che presenta alcune difficoltà di gestione, come la necessità di
frequenti controlli ematologici per l’aggiustamento del dosaggio, data l’alta variabilità di risposta inter-
27/07/2015 - LegalNews: Chiusura di un singolo
punto vendita della catena di supermercati:
licenziamento?
26/07/2015 - Fuochi d'artificio: natante rischia
collisione
26/07/2015 - Hangar Point: call per Associazioni
Culturali
26/07/2015 - La vignetta della domenica - Danze
individuale. Senza dimenticare, poi, un’altra criticità che riguarda l’interazione con altri farmaci o con alcuni
alimenti, che ne variano l’assorbimento. Per tutti questi motivi, tali farmaci non vengono usati con regolarità
o vengono troppo spesso abbandonati dai pazienti.
VERBANIA - CRONACA
24/07/2015 - Carabinieri deferiscono 6 giovani
“In questo caso è emblematica la situazione della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola che su una
popolazione di 160.000 abitanti, il 25% ha più di 65 anni e deve confrontarsi con le problematiche
24/07/2015 - Polstrada recupera oggetti sacri e
d'antiquariato
connesse all’età, quali le numerose comorbidità e le difficoltà di movimento - dichiara il Dottor Federico
Nardi, cardiologo presso l’Ospedale di Verbania e Segretario Generale ANMCO, Associazione Nazionale
Medici Cardiologi Ospedalieri -. Il territorio della provincia presenta, infatti, morfologicamente difficoltà
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logistiche connesse al raggiungimento dei centri sanitari, per sottoporsi ad un semplice controllo di INR,
necessario per conoscere il grado di anticoagulazione raggiunto e per ottimizzare il dosaggio del farmaco.
Non dimentichiamoci, poi, il tipo di alimentazione caratteristica di questi luoghi a base, soprattutto, di
ortaggi che frequentemente alterano la farmacocinetica e la farmacodinamica degli antagonisti della
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vitamina K”.
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“A tutto ciò - continua il dottor Nardi - dobbiamo aggiungere che, nonostante, molti studi dimostrino
l’efficacia nella prevenzione primaria e secondaria degli eventi tromboembolici nei pazienti affetti da
Fibrillazione Atriale, la prescrizione di una terapia anticoagulante orale non raggiunge la globalità della
popolazione interessata al trattamento per l’aumento del rischio di emorragie, prevalentemente nei pazienti
anziani, cosiddetti “fragili”. Tale affermazione, oltre che dalla quotidiana osservazione clinica, trae forza dai
dati dello studio ATA-AF (AntiThrombotic Agents Atrial Fibrillation), realizzato dall’Associazione Nazionale
Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e dalla Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri
Internisti (FADOI), che nel 2010 ha arruolato pazienti con Fibrillazione Atriale afferiti ai reparti di
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cardiologia e di medicina interna italiani. Da tale studio emerge che a solo il 58% circa dei pazienti con
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Fibrillazione Atriale è stata prescritta l’anticoagulazione orale”.
Tuttavia, questi limiti oggi possono essere superati grazie all’introduzione nella pratica clinica di una nuova
classe di farmaci, i Nuovi Anticoagulanti Orali, più maneggevoli e sicuri, che non richiedono frequenti
controlli ematologici per l’aggiustamento del dosaggio, non hanno interazioni con i cibi e solo alcune,
limitate, con altri farmaci.
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“L’arrivo e la diffusione dei Nuovi Anticoagulanti Orali - conclude Nardi - ha rappresentato una sorta di
rivoluzione nell’approccio alla prevenzione tromboembolica dei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale Non
Valvolare. Infatti, hanno il vantaggio della sicurezza nell’assunzione di un dosaggio fisso senza dover
ricorrere a frequenti spostamenti verso l’ospedale per effettuare il dosaggio dell’INR, vantaggio apprezzato
in particolar modo dai molti abitanti delle zone montane della nostra Provincia con una situazione logistica
più disagiata.”
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Carbofobia: l’ossessione (sbagliata) contro pasta e
zuccheri
@irmadaria
Dopo i grassi, sono loro gli imputati tanto che ora si parla di carbofobia, letteralmente “fobia dei
carboidrati”. Ne avevo sentito parlare al Convegno dell’Anmco ‘Food Science & Food
Ingredients: the need for reliable scientific approaches and correct communication’
che si è svolto di recente a Firenze.
La rivalutazione della dieta a basso contenuto di grassi ha ora portato a una reazione contro lo zucchero
e altri carboidrati, lasciando il pubblico più confuso che mai. Ma allora come stanno le cose? Davvero è
meglio per perdere peso e stare in salute eliminare i carboidrati? “Il cibo è un sistema complesso” ha
spiegato Michele Gulizia, Presidente Nazionale ANMCO e Direttore della Divisione di
Cardiologia dell’Azienda “Garibaldi-Nesima” di Catania. “Mentre da un lato è oggetto di
un’attenzione mediatica quasi morbosa, scarsa è l’informazione sulle caratteristiche nutrizionali di ciò
che mettiamo in tavola. Emblematico è il caso dei grassi, troppo spesso demonizzati e il cui corretto
utilizzo è stato riabilitato dopo 40 anni di terrorismo informativo. Ma la disinformazione sugli alimenti
interessa anche i carboidrati, le proteine, e le diete riduttive che escludono intere fasce di nutrienti o
singoli elementi anche in assenza d’indicazioni mediche che giustifichino questi comportamenti. Notizie
che a volte influiscono sulle scelte alimentari e sui comportamenti di fasce di popolazione”.
Per di più, rinunciare del tutto ai carboidrati – dicono gli esperti – porta conseguenze infauste.
Carboidrati e zuccheri, infatti, sono necessari alla salute dell’organismo ed eliminarli può avere
conseguenze come stanchezza cronica, disidratazione, nausea, problemi renali (a causa dello squilibrio
a favore delle proteine), aumento della pressione arteriosa, carenza di fibre, disturbi intestinali e
alterazioni dell’umore.
Insomma, sbagliato prendere di mira un solo alimento per volta demonizzandolo magari anche usando
citazioni o studi scientifici che, però, spesso o non sono recenti o non si rivelano davvero seri.
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Dopo 40 anni di terrorismo medico e mediatico nei confronti dei grassi determinato dal famoso Seven
Countries Study, uno studio dell’Università di Cambridge (Uk), pubblicato sulla rivista ‘Annals of
Internal Medicine, ha passato in rassegna circa 80 ricerche su oltre 500 mila persone e i ricercatori
hanno concluso che i grassi saturi non aumentano il rischio di incorrere in patologie cardiovascolari.
Una notizia che ha conquistato anche la copertina della rivista Time che ha pubblicato un ampio
dossier in cui pone l’accento su come campagne “antigrassi” condotte da oltre 30 anni negli Stati Uniti
non hanno avuto alcun effetto sull’obesità e sulle malattie ad essa collegata.
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A pochi giorni dall’inizio delle vacanze di agosto, anche gli irriducibili amanti della dolce vita si mettono
a dieta. Nella (vana) speranza di perdere qualche etto e sembrare più in forma in costume….. Vittima
sacrificale per eccellenza è la pasta: la prima cosa a cui si rinuncia in nome della bilancia, infatti, sono i
carboidrati.
Pillole sull’arte di star bene.
Consigli, news e tendenze per
scoprire come migliorare il proprio
benessere nella vita di tutti i giorni:
dalla cura personale, a quella della
casa, dell’ufficio e dei propri figli
senza dimenticarsi delle emozioni.
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“Dobbiamo andare oltre l’approccio ‘riduzionista” spiega il Prof. Carlo La Vecchia Professore
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Straordinario di Epidemiologia presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e di
Comunità dell’Università di Milano. “L’insieme in nutrizione è molto più che la sola somma delle
singole parti. Ci siamo resi conto che alcuni studi epidemiologici non sono adatti a tratte delle
conclusioni esatte per stilare Linee Guida scientificamente corrette. Gli anni di guerra ai grassi si sono
dimostrati un misunderstanding scientifico. E la moderna tendenza alla ‘carbofobia’ sembra andare
nella stessa direzione. Oggi, il focus non dovrebbe essere sulla quantità totale di sostanze nutritive ma
sulla composizione complessiva e la qualità della dieta”.
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Beh, che dire! Dopo tanta scienza, ho deciso: mi metto a dieta, ma alla pasta non rinuncio!
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Carbofobia: l’ossessione (sbagliata) contro pasta e
zuccheri
A pochi giorni dall’inizio delle vacanze di agosto,
anche gli irriducibili amanti della dolce vita si
mettono a dieta. Nella (vana) speranza di perdere
qualche etto e sembrare più in forma in costume…..
Vittima sacrificale per eccellenza è la pasta: la
prima cosa a cui si rinuncia in nome della bilancia,
infatti, sono i carboidrati.
La rivalutazione della dieta a basso contenuto di grassi ha ora portato a una reazione contro lo zucchero
e altri carboidrati, lasciando il pubblico più confuso che mai. Ma allora come stanno le cose? Davvero è
meglio per perdere peso e stare in salute eliminare i carboidrati? “Il cibo è un sistema complesso” ha
spiegato Michele Gulizia, Presidente Nazionale ANMCO e Direttore della Divisione di
Cardiologia dell’Azienda “Garibaldi-Nesima” di Catania. “Mentre da un lato è oggetto di
un’attenzione mediatica quasi morbosa, scarsa è l’informazione sulle caratteristiche nutrizionali di ciò
che mettiamo in tavola. Emblematico è il caso dei grassi, troppo spesso demonizzati e il cui corretto
utilizzo è stato riabilitato dopo 40 anni di terrorismo informativo. Ma la disinformazione sugli alimenti
interessa anche i carboidrati, le proteine, e le diete riduttive che escludono intere fasce di nutrienti o
singoli elementi anche in assenza d’indicazioni mediche che giustifichino questi comportamenti. Notizie
che a volte influiscono sulle scelte alimentari e sui comportamenti di fasce di popolazione”.
Per di più, rinunciare del tutto ai carboidrati – dicono gli esperti – porta conseguenze infauste.
Carboidrati e zuccheri, infatti, sono necessari alla salute dell’organismo ed eliminarli può avere
conseguenze come stanchezza cronica, disidratazione, nausea, problemi renali (a causa dello squilibrio
a favore delle proteine), aumento della pressione arteriosa, carenza di fibre, disturbi intestinali e
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singole parti. Ci siamo resi conto che alcuni studi epidemiologici non sono adatti a tratte delle
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ROMA – dopo la demonizzazione dei grassi, per decenni additati come una delle
principali cause di malattie cardiache e obesità, ora tocca ai carboidrati. Questione di
salute ...
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Carbofobia, dopo i grassi sotto accusa pane
e pasta (Di lunedì 3 agosto 2015) ROMA –
dopo la demonizzazione dei grassi, per
decenni additati come una delle principali
cause di malattie cardiache e obesità, ora
tocca ai carboidrati. Questione di salute e di
linea, pasta, pane e derivati vengono visti
come il principale nemico dei cittadini 2.0,
tanto che è stata coniata una parola apposita,
“Carbofobia” (ovvero paura del carboidrato),
come spiega Irma D’Aria su Repubblica.
Eppure come nel caso di una alimentazione
priva di grassi anche nel caso di una priva di
carboidrati ci sono più rischi che benefici: fare a meno di carboidrati e zuccheri può portare
conseguenze come stanchezza cronica, disidratazione, nausea, problemi renali, aumento della
pressione arteriosa, carenza di fibre e relativi disturbi intestinali. “Il cibo è un sistema complesso”
ha spiegato a Repubblica Michele Gulizia, Presidente Nazionale ANMCO e Direttore ...
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Carbofobia, dopo i grassi sotto
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di redazione Ladyblitz
OMA – Dopo la demonizzazione dei
grassi, per decenni additati come una
delle principali cause di malattie cardiache
e obesità, ora tocca ai carboidrati.
Questione di salute e di linea, pasta, pane e
derivati vengono visti come il principale
nemico dei cittadini 2.0, tanto che è stata
coniata una parola apposita, “carbofobia”
(ovvero paura del carboidrato), come
spiega Irma D’Aria su Repubblica.
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Eppure come nel caso di una alimentazione
priva di grassi anche nel caso di una priva di
carboidrati ci sono più rischi che benefici: fare a meno di carboidrati e zuccheri può portare
conseguenze come stanchezza cronica, disidratazione, nausea, problemi
renali, aumento della pressione arteriosa, carenza di fibre e relativi disturbi intestinali.
“Il cibo è un sistema complesso” ha spiegato a Repubblica Michele Gulizia,
Presidente Nazionale ANMCO e Direttore della Divisione di Cardiologia
dell’Azienda ‘Garibaldi-Nesima’ di Catania. “Mentre da un lato è oggetto di
un’attenzione mediatica quasi morbosa, scarsa è l’informazione sulle caratteristiche
nutrizionali di ciò che mettiamo in tavola. Emblematico è il caso dei grassi, troppo
spesso demonizzati e il cui corretto utilizzo è stato riabilitato dopo 40 anni di
terrorismo informativo. Ma la disinformazione sugli alimenti interessa anche i
carboidrati, le proteine, e le diete riduttive che escludono intere fasce di nutrienti o
singoli elementi anche in assenza d’indicazioni mediche che giustifichino questi
comportamenti. Notizie che a volte influiscono sulle scelte alimentari e sui
comportamenti di fasce di popolazione”.
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cardiovascolare, utile per verificare l’eventuale
insorgenza di ictus o infarto, tramite anche l’analisi
del colesterolo. Riceveranno inoltre la carta
elettronica del cuore, la cosiddetta Bancomheart,
che permetterà di consultare in ogni momento la
propria storia clinica e il percorso terapeutico da
effettuare. Si può donare al Garibaldi di piazza Santa
Maria di Gesù, da lunedì al sabato, dalle 8.00 alle
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L’emergenza sangue non va mica in vacanza. Quello che per molti
rappresenta un periodo di ferie e di svago, per gli operatori sanitari e per i
pazienti, soprattutto cronici come nel caso di quelli affetti da talassemia,
rappresenta un momento di grave disagio per la carenza di sangue. Proprio per
questo motivo, le diverse realtà sanitarie non mancano di ricordare alla società
civile l’importanza della donazione, indicendo campagne di
sensibilizzazione, in special modo durante la stagione estiva. Un onere che
l’azienda ospedaliera Garibaldi di Catania non ha trascurato ma anzi
alimentato con una serie di appuntamenti, l’ultimo dei quali tenutosi nella
SCELTE PER TE:
giornata di ieri presso l’Aula Dusmet del presidio di piazza Santa Maria di
Gesù, alla presenza del direttore generale dell’Arnas, Giorgio Santonocito,
dell’Assessore alla solidarietà sociale, Angelo Villari, del direttore sanitario
dell’azienda ospedaliera, Giuseppe Giammanco, del direttore dell’unità
All’ospedale
Garibaldi, la
cultura della
donazione...
operativa di Cardiologia del Garibaldi-Nesima, Michele Gulizia, nonché del
direttore di Medicina Trasfusionale, Santi Sciacca.
“Il contrasto all’emergenza sangue – afferma Giorgio Santonocito –
particolarmente urgente nei mesi estivi, rappresenta una prerogativa
fondamentale per il nostro ospedale, che già dal mese di luglio ha promosso
momenti di informazione volti alla donazione sia all’interno, coinvolgendo il
Catania, tutti in
piazza per donare
il sangue
Catania, dall’1
agosto le visite
specialistiche si...
personale, sia all’esterno facendo appelli alla cittadinanza e mettendo a
disposizione l’autoemoteca dell’Azienda. Una campagna che ha visto in
prima fila anche il sindaco Enzo Bianco in veste di donatore e che
auspichiamo fermamente di rilanciare a settembre”.
Opinione unanime per i presenti, l’importanza di vivere la donazione del
sangue non solo come atto di civiltà, ma anche come momento di
prevenzione aggiungendo agli esami di routine per i donatori, la ricerca
dell’indice di rischio cardiovascolare, utile per verificare l’eventuale
insorgenza, ad esempio, di ictus o infarto, tramite anche l’analisi del
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colesterolo. Infatti, i donatori con un’età compresa tra i 38 e i 50 anni
potranno eseguire gratuitamente il test di prevenzione cardiovascolare
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ricevendo inoltre la carta elettronica del cuore, la cosiddetta Bancomheart.
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GOSSIP E SPETTACOLI
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SCIENZA E TECNOLOGIA
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Lavoro e vacanze: connubio perfetto
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By Valentina Mevoli on 10 agosto 2015
Lifestyle
Prima pagina
Salute e Benessere
Scienza e Tecnologia
I lavoratori che, dopo le ferie ritornano al proprio lavoro, lo fanno in
condizioni migliori rispetto a prima di parire. Questo risultato è stato
fonte di studio e di ricerche. I ricercatori dell’ Università di Berkeley, in
California, hanno dimostrato che staccare il cervello per qualche
1.
ospedalieri ) sostengono che basta una settimana di vacanza per proteggerci da infarti
Aggiornamento Android 4.4.2 KitKat:
Ultime notizie uscita su Samsung
Galaxy S4, Galaxy S3, Note 3 e 2
e ictus, perchè il cuore e i vasi sanguigni sono posti a meno stress.
Nove italiani su dieci, al rientro dalle ferie si sentono più carichi, più motivati, più
RECENTI
2.
Aggiornamento Android 4.3 Italia
per Samsung Galaxy S3 No Brand
(download e novità)
energici, tanto da essere felici di ritornare a lavoro. Quasi il 68% dichiara di essere più
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Inoltre, gli specialisti dell’Anmco ( Associazione nazaionale medici cardiologi
PIÙ LETTI
attento e concentrato a lavoro, invece il 14% sarebbe addirittura disposto a cambiare
lavoro pur di avere la propria settimana di ferie.
3.
Android
“Smessi tacchi alti e divise da lavoro, in vacanza si è bendisposti, sciolti,
accoglienti nei confronti delgi altri e questa apertura può tornare utile anche
con colleghi, collaboratori e clienti, una volta rientrati nell’ingranaggio sociale
Download APK Premium Play:
Scaricare app per tutti i tablet
4.
Problemi Android 4.3 su Samsung
Galaxy S3 e relative soluzioni
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giorno dal lavoro, mostra migliorie al nostro organismo, garantendo
cosi un ottimale stato di salute.
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dell’ufficio” lo dichiara il professor Castiello D’Antonio. Altro elemento considerato
positivo da 8 italiani su 10 è la vicinanza ai propri cari, e ai proprio affetti.
5.
Rete 3G, Blackout ADSL, ultimi
aggiornamenti e problemi oggi, 13-
La meta preferita dai vacanzieri è il mare, considerato elemento rilassante per la
14-15 giugno 2014
psiche di ogni persona. Consiglio degli esperti è quello di preferire come meta per le
proprie vacanze, gli spazi aperti, che liberino la mente, dopo mesi passati in ufficio.
Wind Infostrada: Soluzione Guasto
6.
Fondamentale è che la vacanza sia tale, bisogna staccarsi da tutto e tutti, senza avere
Aggiornamento Android 4.4.2 KitKat
su Samsung Galaxy S4 Mini (LTE) in
pressioni esterne o contatti con il mondo lavorativo. Mai essere reperibili, e perchè no,
Italia
spegnere cellulari, o qualsiasi mezzo tramite il quale sia possibile essere contattati.
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iOS 7.1 su iPhone 5S, iPhone 5C,
iPhone 4S e 4: Come funziona,
miglioramenti e primi commenti
aggiornamento
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8.
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per Samsung Galaxy S2 Plus No
Brand (download e novità)
Valentina Mevoli
9.
Ultime news aggiornamento
Android per Samsung Galaxy S3, S3
mini, S4, Galaxy Note 3 e 2
10. Android 4.3 Jelly Bean arriva su
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le banane come i Minions
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Che lavoro fai? Scegli la pasta giusta per te
Ami la pasta? Ci sono buone notizie: se segui questi accorgimenti, consumarla a pranzo è un'ottima idea! Scopri la
ricetta giusta per te in base al lavoro che fai
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di Paola Oriunno e
Elisabetta
Artemisia Ferrari
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Hai pensato per anni che la bresaola fosse il cibo perfetto e che
I PIÙ LETTI
solo assaggiare un carboidrato potesse farti lievitare
all'istante? Beh, dimentica le diete iperproteiche e preparati
ad ascoltare la verità: la pasta non è il demonio! Dopo
anni di "carbofobia" oggi viene rivalutata e riproposta dai
Grigliata d'estate: trucchi
e ricette per diventar…
nutrizionisti come il miglior carburante per il tuo organismo.
Non a caso è tra i protagonisti dell'Expo (il 19 ottobre si terrà
proprio la Festa della Pasta!) ed è stata celebrata da Michelle
Obama durante la sua visita a Milano in giugno. Certo, occorre
che sia inserita in una dieta completa e corretta. Durante un
convegno organizzato dall'Associazione nazionale medici
La bionda ti fa sexy: trova
la birra che fa per te
I french toast tropicali con
frutta, ricotta e cre…
Vitamine per tutti: le
ricette dei frullati e
smoo…
Ricetta con video tutorial:
cannoli siciliani alla…
cardiologi ospedalieri (Anmco), esperti di tutto il mondo hanno
puntato il dito sui regimi alimentari che mettono al bando
singoli alimenti, in particolare i carboidrati: niente di più
sbagliato. «L'approccio alle diete è cambiato e il vecchio
modello che esclude un singolo alimento è ormai datato. Un
organismo è come un'orchestra e deve avere tutti gli elementi
giusti
per funzionare al meglio. Pasta compresa», dice Michele
Gulizia, presidente dell'Anmco. E poi, diciamo la verità: è
troppo buona! Per godere di tutti i suoi benefici, leggi le nostre
Cosmoricette e i consigli della nutrizionista Maria
Gabriella Di Russo.
SEI... UNA PENDOLARE SEMPRE DI CORSA
«Le mie giornate iniziano molto presto con una colazione
velocissima: abito in provincia
e non posso permettermi di perdere il treno che mi porta a
lavorare a Milano. A pranzo non riesco a mangiare più di un
panino. Ma la sera mi rifaccio con un piattone di pasta cucinato
da me o dalla mia mamma: così ricarico le batterie per
l'indomani!». Barbara, 29 anni
Il Cosmotip
Matias Perdomo e la
ricetta del lemon pie
15 cose che non sai su
Nicolò Prati di MasterChef
Regali golosi sotto l'albero: tartufi di cioccolato e menta
Perché non provi, invece, a concederti i carboidrati a pranzo? Per te che ti alzi presto ci
vuole una ricetta "minimo sforzo e massima resa": pasta di mais con verdure, da
preparare la sera prima!
PACCHERI DI MAIS CON VERDURINE CROCCANTI
80 g di paccheri di mais già cotti e raffreddati
1∕2 carota
1∕2 zucchina
1 spicchio d'aglio
1 pezzetto di zenzero
curcuma in polvere
olio
sale
sesamo tostato
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Scoppia la mania dello
street food: i truck più go…
COSMO CONSIGLIA
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Expo: 350 donne alla
Tavola del mondo
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COSMO CONSIGLIA
I segreti per stenderlo con una cena sexy secondo Joe Bastianich di MasterChef
Non solo Mojito: 3 cocktail
a base di rum perfetti…
Soffriggi l'aglio con l'olio e lo zenzero. Taglia le verdure a julienne e saltale rapidamente.
Insaporisci con sale e curcuma. Fai raffreddare e condisci la pasta. Completa con il
sesamo.
La nutrizionista dice: «Il mais è un'ottima scelta: è ricco di tiamina, essenziale per
mantenere saldi i nervi (fondamentale se viaggi tutti i giorni e hai a che fare con ritardi e
3 marmellate originali e
sorprendenti da fare in c…
scioperi!). Inoltre contiene vitamina B12 e acido folico che rallentano l'assorbimento degli
zuccheri e tengono bassi i livelli di glicemia nel sangue».
COSMO CONSIGLIA
La ricetta del sandwich cubano del film Chef-La ricetta perfetta
Pancake all'uvetta e latte
di mandorla
Il cibo del futuro? Pizza,
alghe e insetti. Parola…
STAI... TUTTO IL GIORNO ALLA SCRIVANIA
«Mi muovo poco perché faccio un lavoro sedentario e sono anche pigra. Durante la
giornata sto alla
scrivania e in pausa pranzo mangio il mio lunchbox con i colleghi. Vorrei dimagrire, ma
per noia e pigrizia mangio sempre le stesse cose: avanzi della cena, piatti ipercalorici
della mamma. Non so darmi una regolata». Paola, 34 anni
Il Cosmotip
Cheesecake alle mele e
crème fraîche
Liberati dalla monotonia! Sperimenta ricette facili come la pasta di riso alla caprese,
ma... versione gourmet. Grandi soddisfazioni, zero pesantezza.
COSMO CONSIGLIA
Crostata con panna montata e frutti di bosco
Wonka Cake! Plumcake al
cioccolato fondente
ripien…
Ravioli dolci di amarena al
profumo di rosa
MACCHERONCINI DI RISO AL PROFUMO DI MENTA
80 g di maccheroncini di riso cotti e raffreddati
60 g di mozzarella di bufala
1 manciata di pomodorini
olio
zucchero
sale
menta fresca
Taglia i pomodorini a metà, condiscili con olio, sale e un pizzico di zucchero; infornali a
180 °C per circa 45 minuti. Falli raffreddare e aggiungili alla pasta con la mozzarella a
cubetti e qualche fogliolina di menta.
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Ricicla il panettone
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avanzato con il panino più
fu…
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COSMO CONSIGLIA
La cheesecake più buona del mondo (ricoperta al cioccolato)
La nutrizionista dice: «Ottima idea quella di provare la pasta di riso (va bene anche
Le ricette con le Arance
della Salute delle ricerc…
quella che trovi nei negozi asiatici): è velocissima da cuocere e diventa una valida
alternativa alla pasta di semola perché il riso ha un effetto disintossicante, contiene un
amido che non fermenta e così non ti senti "lievitare" alla tua scrivania dopo aver
pranzato».
SEI... UNA FREELANCE INDAFFARATA
Vento di Mary Poppins: la
ricetta della torta capr…
«Vivo senza orari, ho il computer sempre acceso e sono perennemente connessa. Che
vita! Naturalmente mangio male: orari sballati, pasti saltati, grandi abbuffate serali. Così
ingrasso e basta. La pasta la mangio solo quando la cucinano gli altri... persino nove
minuti di cottura sono troppi per me!». Sabrina, 26 anni
COSMO CONSIGLIA
Bruschetta o polpetta?
Tutte e due, grazie!
Non solo Mojito: 3 cocktail
a base di rum perfetti…
3 marmellate originali e
sorprendenti da fare in c…
Pancake all'uvetta e latte
di mandorla
Il cibo del futuro? Pizza,
alghe e insetti. Parola…
Gnocchi da chef! La ricetta di Gabriele Bertaccini
Il Cosmotip
Essere autonomi sul lavoro è bello, ma così rischi di non staccare mai la spina: ritagliati
almeno un'ora di relax per gustarti in pace qualcosa di buono.
FUSILLI AGLI SPINACI AL PESTO DI PISTACCHI
80 g di fusilli verdi (agli spinaci) cotti e raffreddati
1 mazzetto di basilico
1 spicchio d'aglio
parmigiano grattugiato
1 manciata di pistacchi tostati
olio
1 pizzico di sale
fagiolini lessati
COSMO CONSIGLIA
La tisana zenzero e cannella
Frulla gli ingredienti per il pesto insieme a tanto olio quanto basta per ottenere una
consistenza fluida. Condisci la pasta e completa con i fagiolini.
La nutrizionista dice: «Vai col green! Gli spinaci sono ricchi di clorofilla che ha un
potente effetto detox e antistress. Inoltre contengono vitamine del gruppo B per tenere
a bada i nervi con i clienti e i collaboratori, e luteina che ti aiuta a mantenere fresca e
sana la vista sui computer, tablet, smartphone che usi tutto il giorno».
Cheesecake alle mele e
crème fraîche
COSMO CONSIGLIA
STAI... IN PIEDI DA MATTINA A SERA
«Faccio la commessa in un negozio di abbigliamento e passo le giornate a servire clienti,
ripiegare vestiti, fare cassa. Non sto mai ferma! Vorrei perdere qualche chilo, quindi ho
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Wonka Cake! Plumcake al
cioccolato fondente
ripien…
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La ricetta del tè speziato
Pag. 25
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10-08-2015
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quasi abolito i carboidrati, ma sono spesso scarica». Valentina, 32 anni
Il Cosmotip Hai bisogno di un pasto che, pur leggero, ti dia la carica: concediti senza problemi la pasta
Ravioli dolci di amarena al
profumo di rosa
e condiscila con l'avocado. Ricordati che dev'essere maturo, cioè leggermente morbido al
tatto.
COSMO CONSIGLIA
Scopri il miglio al Salone del Gusto 2014
Ricicla il panettone
avanzato con il panino più
fu…
PASTA DI GRANO SARACENO CON GUACAMOLE
80 g di rigatoni integrali di grano saraceno già cotti e raffreddati
Le ricette con le Arance
della Salute delle ricerc…
1∕3 avocado
4 pomodori datterini
1∕2 cipollotto
1 peperoncino fresco
1∕2 lime
olio
sale e pepe
Vento di Mary Poppins: la
ricetta della torta capr…
Taglia l'avocado a cubetti, i pomodori in quarti, il cipollotto a fettine sottili. Priva il
peperoncino dei semi e tritalo. Mescola tutto con poco olio, il succo del lime, sale e pepe.
Condisci la pasta.
Bruschetta o polpetta?
Tutte e due, grazie!
La nutrizionista dice: «La pasta integrale di grano saraceno è una buona fonte di
proteine ed è ricca di fibre e minerali, soprattutto manganese e magnesio e vitamine del
gruppo B. Inoltre, grazie alla rutina, mantiene elastici i tessuti dei vasi sanguigni, così...
addio mal di gambe anche se stai sempre in piedi!».
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d'estate:
01 Grigliata
trucchi e ricette per...
ti fa sexy:
02 Latrovabionda
la birra che fa
per te
french toast
03 Itropicali
con frutta,
per tutti: le
04 Vitamine
ricette dei frullati e...
ricotta e...
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ALTRO: POLITICA ECONOMIA CRONACA SCIENZA COSTUME LIFESTYLE
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DONNE
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STORIE: CASO MARÒ MAFIA CAPITALE EXPO 2015
Ecco perché leggere libri fa bene
DI MARTINA BRUSINI, 31 AGOSTO 2015
I libri sono ottimi compagni di vita e
di viaggio: ci fanno sognare, innamorare, ridere e piangere; tengono
compagnia e stimolano la nostra immaginazione, facendoci conoscere
luoghi e tempi che mai vivremo. Sono in molti coloro che non
rinuncerebbero per nulla al mondo ad un libro sul comodino, eppure i
lettori non sono mai abbastanza (secondo i dati Istat, oltre metà degli
italiani non finisce neppure un libro nell’arco di un anno). Ma perché
tanta attenzione riservata ai i libri? Perché nessuno si preoccupa se i
ragazzi che giocano a calcio o che usano video games sono in
diminuzione, mentre se cala la fascia di lettori scatta subito un
campanello d’allarme? Ebbene, dimensione romantica a parte, numerosi
sono gli studi che hanno recentemente dimostrato e individuato come e
quali preziosi effetti la lettura è in grado di esercitare sulla mente, e non
parlo solo delle sfera psichica ed emozionale, bensì anche di quella fisica,
di aree del cervello che attraverso la lettura di libri si “accendono”, fino a
modificare la propria struttura.
Secondo quanto riportato da Open Education Database, che si è occupato
di stilare la classifica delle cose che succedono nella nostra mente
quando si legge un libro, la lettura sarebbe infatti in grado di alterare la
struttura del nostro cervello, aumentando, nella zona adibita al
linguaggio, la quantità di materia bianca, in soli sei mesi di programma
intensivo. Un gruppo di ricercatori della Stanford University ha poi
dimostro come diversi tipi di lettura stimolino differentemente il nostro
cervello: lo studio letterario stimola, per esempio, le funzioni cognitive,
mentre la lettura di piacere fa affluire maggiori quantità di sangue in
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diverse aree. Ma non solo. Secondo degli studi effettuati su un gruppo di
studenti, leggere in lingua aiuterebbe addirittura il cervello a crescere:
dopo 3 mesi è stato infatti constatato un vasto miglioramento
dell’ippocampo e della corteccia cerebrale.
La struttura della storia stessa ci aiuterebbe inoltre a pensare meglio: i
libri sono infatti composti da tre parti essenziali, l’inizio, lo sviluppo e la
conclusione, stimolando così il nostro cervello a pensare in sequenza,
con un conseguente miglioramento sulla capacità di attenzione. Ecco
perché si raccomanda di avvicinare i bambini ai libri il prima possibile,
magari attraverso la lettura ad alta voce, che a sua volta “mette in moto”
il cervello permettendogli di immagazzinare un gran numero di
informazioni. Quando si legge (o si ascolta un racconto, nel caso dei più
piccoli) il cervello scatta infatti una serie di istantanee visive degli oggetti
e dei luoghi descritti, fatto che, secondo alcuni studi, permetterebbe di
riconoscere molto più velocemente oggetti mai visti, o con i quali non si
ha famigliarità. Ciò dimostra che, per il nostro cervello, leggere
esperienze sia molto simile ad averle vissute realmente in prima persona,
facilitandoci nella comprensione del mondo ed aiutandoci a sviluppare
empatia. Con la lettura (ed in particolare attraverso i libri di narrativa)
acquisiamo infatti immagini di oggetti e luoghi, ma viviamo anche le
emozioni dei personaggi della storia, come dimostrato dai ricercatori
della New School for Social Research in New York, che sottolineano
l’importanza di vivere in una comunità che promuova la lettura allo
scopo di migliorarne le capacità empatiche.
Una sempre maggiore quantità di studi dimostra dunque come i libri
siano una fonte inesauribile di benessere e, specialmente nel mondo
anglosassone, si sta diffondendo quella che può a tutti gli effetti essere
definita “biblioterapia”, ovvero la cura attraverso i libri; una particolare
terapia sperimentata agli inizi del ‘900 dallo psichiatra William
Menninger che iniziò a prescrivere ai suoi pazienti percorsi di lettura
mirati, notando significativi miglioramenti. Il meccanismo con cui i libri
“guariscono” è infatti la loro capacità di aprire la mente: la sofferenza,
sia fisica che psichica, porta all’isolamento, mentre i libri ci connettono
invece con il mondo. Attraverso le storie ci si identifica nei personaggi,
per affinità o per contrasto e si viene stimolati a trovare in se stessi le più
efficaci capacità di reazione. Oggi la biblioterapia viene usata spesso con
alimentari, ma significative esperienze sono state condotte anche su
malati psichiatrici gravi, in progetti diretti ai detenuti, nelle scuole, per
contrastare il bullismo e negli ospedali. La terapia può infatti rivelarsi un
valido sostegno anche in caso di malattie oncologiche e cardiologiche,
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pazienti che soffrono di disturbi d’ansia, depressione e problemi
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31-08-2015
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come dimostrato da Francesco Bovenzi, presidente dell’Associazione
Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri e responsabile della Cardiologia
presso l’ospedale di Lucca.
Leggere ci aiuta dunque a capire meglio il mondo, noi stessi e gli altri,
mette in moto la nostra mente, ci insegna a scorgere particolari, stimola
l’empatia, a pensare in modo sequenziale, aiuta a curare svariati disturbi
e, non meno importante, ci fornisce la scusa per concederci del tempo
per noi, una piccola e meritata coccola quotidiana! Perchè, come sapeva
Marcel Proust: “la lettura, a differenza della conversazione che subito
svanisce, penetra nell’anima”.
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Edi cio 16, 20126 Milano (MI) – registrata presso il Tribunale di Milano al numero 540 in data 07/01/2011. Cap. Soc. 1.250.000,00 euro i.v. – P.IVA,
C.F. e CCIAA di Milano IT06933670967 – REA MI-1924178 Società sottoposta alla direzione e coordinamento di Triboo Media Spa – all rights reserved
– Viale Sarca 336, Edi cio 16 – 20126 – MILANO (MI) – Capitale Sociale Euro 15.926.500,00 i.v. – P.IVA 02387250307 – codice scale e numero
iscrizione al registro delle imprese CCIAA MI: 02387250307
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SARDEGNAMEDICINA.IT (WEB)
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Martedì, 1 Settembre 2015
NEWSPOLITICA SANITARIAPREVENZIONESTORIEVIDEOCHI SIAMO
Studio ARNO sullo scompenso cardiaco, l'identikit "reale" dei pazienti
italiani
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Mar, 01/09/2015 - 14:52
COMITATO SCIENTIFICO
ASSOCIAZIONI
DIPENDENZE
SLA, SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA
MENINGITE
Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a cinque anni.
MALATTIE REUMATICHE
SCIENZA E FARMACI
CURE PALLIATIVE E TERAPIA DEL
DOLORE
DIABETE
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco ha un tasso di mortalità più che
doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno (11%-27%), ed è superiore a quella causata dal
tumore all’intestino (37%).
MALATTIE ORMONALI, SESSUALITÀ,
CONTRACCEZIONE E SALUTE
RIPRODUTTIVA
A delineare la complessità della gestione dello scompenso cardiaco sono i risultati dello studio
ARNO, condotto dal CORE CINECA con il sostegno di Novartis, presentati oggi durante i lavori del
congresso ESC 2015 in corso a Londra.
ORTOPEDIA
L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco ricavati
dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA – il maggior centro di calcolo nazionale,
gestito da un consorzio tra 70 università italiane – che ha estratto informazioni riguardanti ricoveri,
prescrizioni e procedure ambulatoriali di sette Aziende Sanitarie Locali italiane. I dati si riferiscono a
un bacino di circa 2.500.000 di assistiti seguiti in un arco temporale di cinque anni, dal gennaio 2008
al dicembre 2012.
RICERCA, STUDI E SPERIMENTAZIONI
«Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici secondo precisi
criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non rispecchiano l’effettiva realtà della
popolazione con scompenso cardiaco che osserviamo nella pratica clinica quotidiana», afferma
Aldo Pietro Maggioni, responsabile del Centro Studi ANMCO e coordinatore dello studio ARNO.
«Questa indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai trattamenti
raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilità di andare incontro a un secondo ricovero
e, soprattutto, i costi complessivi della patologia nell’anno di osservazione dopo la dimissione».
Nel periodo considerato, nelle sette ASL coinvolte, sono stati registrati 54.059 ricoveri per
scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con la prescrizione di un trattamento
specifico per lo scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno.
Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79 anni, almeno 10 anni
in più rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza le donne (51%), anche questo
un dato quasi doppio rispetto a quello che si osserva nei trial clinici controllati.
PEDIATRIA E BAMBINI
SCLEROSI MULTIPLA
TUMORI
TALASSEMIA
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POLITICA SANITARIA
Aifa bambini cancro cure
diabete dolore dolore cronico
palliative gravidanza prevenzione Ricerca sclerosi
multipla tumori
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Lo scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro Paese, è una sindrome
invalidante, per la quale il cuore non è più in grado di pompare una quantità sufficiente di sangue
nell’organismo, che può avere conseguenze letali. Si tratta di una patologia ancora più aggressiva di
alcuni tumori avanzati e la sua incidenza è in costante crescita a causa di stili di vita non salutari,
dell’aumentata sopravvivenza dopo un infarto e dell’invecchiamento della popolazione.
CELIACHIA
Altro
Governo Parlamento Regione
Unione Europea
Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione arteriosa con circa il 70% dei casi,
Pag. 15
Codice abbonamento:
Sono anziani e in lieve maggioranza donne in condizioni di salute precarie. Sono persone in terapia
con trattamenti non sempre ottimali e destinati in un caso su due a ripetuti ricoveri, che peraltro nella
metà dei casi non sono di natura cardiovascolare. È questo l’identikit dei pazienti italiani affetti da
scompenso cardiaco, osservati nella “vita reale” e non attraverso ”l’ambiente protetto” degli studi
clinici che escludono alcuni gruppi di popolazione.
SARDEGNAMEDICINA.IT (WEB)
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01-09-2015
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seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO (30,5%) e dalla
depressione (21%).
«Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità – commenta Maggioni –
comprendiamo perché lo scompenso cardiaco è la prima causa di ospedalizzazione negli over 65.
La probabilità di essere ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%, oltretutto quasi la metà (49%) di
queste ri-ospedalizzazioni non è dovuta a cause cardiovascolari ma ad altri motivi».
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera che mediamente
supera i 10 giorni, il SSN spende complessivamente 550 milioni di euro l’anno; la spesa annuale per
paziente è di 11.800 euro, di cui l’85% rappresentato dai costi di ospedalizzazione.
«Significativo – osserva Maggioni – che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il doppio rispetto a
quello del primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il primo ricovero). Lo scompenso
cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione clinica più grave e più costosa tra le patologie croniche e le
evidenze dello studio ARNO confermano il peso socio-sanitario ed economico di questa patologia
che, a causa della difficoltà a respirare e dell’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana e
l’esercizio fisico, compromette gravemente la qualità di vita e il vissuto dei pazienti. I risultati
dell’indagine dimostrano la necessità di trasferire i dati ottenuti dai trial clinici nel mondo reale. Alla
luce del rilevante numero di ri-ospedalizzazioni dovute a motivi non cardiovascolari, se si vuole
intervenire con strategie efficaci e ridurre il peso complessivo di questa patologia, bisogna pensare a
un approccio multidisciplinare per trattare il paziente nella sua globalità».
«Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che nonostante sia tra le più diffuse
in Italia è ancora conosciuta poco e male – osserva Oberdan Vitali, Presidente dell’associazione
pazienti scompensati cardiaci AISC – è fondamentale per il paziente essere guidato nel proprio
percorso di cura, ma anche attore consapevole per prevenire ricadute e potenziali riospedalizzazioni. Il tema dell’approccio multidisciplinare sarà anche oggetto del prossimo convegno
nazionale dei pazienti scompensati organizzati da AISC, che si terrà a Roma il prossimo 7
settembre».
I dati dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee guida internazionali
rispetto ai trattamenti non sempre vengano utilizzate al meglio. I farmaci inclusi nelle linee guida
comprendono ACE-inibitori, beta-bloccanti e inibitori del sistema renina-angiotensina. Tuttavia nuove
terapie si stanno affacciando per la cura dello scompenso cardiaco.
«Nell’immediato futuro – spiega Maggioni – avremo la possibilità di utilizzare nuovi farmaci come
LCZ696, attualmente in valutazione presso l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e già approvato
dall’FDA, che ha dimostrato una superiorità rispetto agli ACE-inibitori nel ridurre sia la mortalità che i
ricoveri. Per adesso dobbiamo cercare di usare al meglio tutto quello che è disponibile:
antialdosteronici, beta-bloccanti e gli inibitori del sistema renina-angiotensina».
Lo scompenso cardiaco
Lo scompenso cardiaco è una condizione invalidante e potenzialmente letale, in cui il cuore non riesce a pompare
abbastanza sangue nell’organismo. Ciò accade di solito perché il muscolo del cuore, responsabile dell'azione di
pompaggio, si indebolisce nel tempo o diventa troppo rigido. Questo provoca un accumulo di liquidi nel polmoni e nei
tessuti, con il conseguente danneggiamento dei principali organi.
I sintomi principali sono:
affanno;
ridotta tolleranza allo sforzo;
affaticamento;
dispnea;
edema (polmonare e/o a carico degli arti inferiori);
spossatezza;
ritenzione di liquidi.
Il paziente con scompenso cardiaco alterna fasi acute a fasi croniche:
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la fase acuta è una condizione potenzialmente pericolosa per la sopravvivenza, caratterizzata da rapida
insorgenza e/o aggravamento di sintomi e segni di scompenso cardiaco, che richiede un intervento medico
immediato e un ricovero ospedaliero in urgenza;
la fase cronica è una condizione peggiorativa con sintomi di entità variabile, quali dispnea e spossatezza, che
possono influire sulla tolleranza all’attività fisica, e ritenzione di liquidi, che porta a congestione polmonare ed
edema periferico. Tali sintomi tendono a peggiorare con l’età e con il susseguirsi degli episodi acuti.
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A provocare l’insorgenza dello scompenso cardiaco è generalmente un evento cardiovascolare (es. infarto miocardico)
o una patologia pregressa (cardiomiopatia, endocardite, miocardite, malattia delle valvole cardiache etc.), che
modificano la struttura cardiaca. In taluni casi la causa rimane ignota.
Secondo i risultati di uno studio del National Health and Nutrition Examination Survey, i principali fattori di rischio per lo
scompenso cardiaco sono rappresentati da:
fumo di sigaretta (16%);
ipertensione arteriosa (10%);
obesità (8%);
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sedentarietà (9%);
diabete mellito (3%).
Sono fattori controllabili mettendo in atto sane abitudini di vita, alimentazione corretta e praticando attività fisica
regolare.
Dato l’andamento progressivo della malattia e il graduale intensificarsi dei sintomi, è fondamentale una diagnosi
tempestiva, che permetta di prevenire e rallentare il decorso della patologia. Riscontrare distintamente il quadro dei
sintomi nella pratica clinica, specialmente nelle fasi iniziali della malattia, permette di vivere bene e a lungo ma non è
sempre facile: per diagnosticare chiaramente la condizione sono necessari dati obiettivi, ed esami strumentali se
necessario.
Tra le indagini strumentali maggiormente indicative ci sono:
anamnesi;
esame obiettivo (il medico può rilevare gonfiore della vena giugulare, degli arti inferiori, rantoli polmonari,
cardiomegalia, segni di edema polmonare acuto, epatomegalia, battito irregolare ecc.);
indagini strumentali: il controllo ematico dei livelli di peptide natriuretico tipo B (BNP) o del frammento N
terminale del proBNP (NT proBNP), controlli ematici di routine, elettrocardiogramma, radiografia del torace, e
ecocardiografia (esame di elezione).
Patologie correlate: Malattie cardiovascolari
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Ambito: Cliniche Cure Ospedali Prevenzione Ricerca e sperimentazione Società scientifiche
Tags: scompenso cardiaco cardiologia studio ARNO Consorzio CORE CINECA Novartis
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Scompenso cardiaco, la più grave tra le patologie croniche
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Mar, 01/09/2015 - 15:07
Aldo Pietro Maggioni
Direttore del Centro Studi ANMCO
Nella “vita reale” lo scompenso cardiaco si conferma come la più grave tra
le patologie croniche con ri-ospedalizzazioni frequenti causate dalle
numerose comorbidità.
Necessario approccio multidisciplinare per ridurre il peso della patologia
COMITATO SCIENTIFICO
ASSOCIAZIONI
DIPENDENZE
SLA, SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA
MENINGITE
CELIACHIA
MALATTIE REUMATICHE
SCIENZA E FARMACI
I dati sono ricavati dal database ARNO. Cos’è? Come è strutturato lo studio e quali sono i
risultati dal punto di vista epidemiologico?
I dati dell’osservatorio ARNO sono di tipo amministrativo. Nell’ambito della popolazione coinvolta
sono state valutate le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco in un arco temporale di cinque anni,
dal gennaio 2008 al dicembre 2012: in questo periodo, nelle sette ASL coinvolte risultano 54.059
ricoveri per scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con la prescrizione di un
trattamento specifico per lo scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno.
Il primo dato interessante riguarda l’età media: 79 anni, più elevata di almeno dieci anni rispetto a
quella che si riscontra nei trial clinici. Il 51,4% dei pazienti era di sesso femminile, e anche questo
dato diverge, in misura quasi doppia, da quello che si osserva nei trial clinici controllati. La
prevalenza di scompenso cardiaco cronico era dell’1,7%. Quanto alle comorbidità, la più frequente è
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SCLEROSI MULTIPLA
TUMORI
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Aifa bambini cancro cure
diabete dolore dolore cronico
palliative gravidanza prevenzione Ricerca sclerosi
multipla tumori
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Lo scompenso cardiaco è una patologia ad elevata morbilità e mortalità, con costi sociali
altissimi. Da qui la grande attenzione dei sistemi sanitari a questa condizione clinica che in
Italia colpisce oltre 600 mila persone. Una delle più ampie indagini condotta in real life nel
nostro Paese è lo studio ARNO. Ci vuole spiegare di cosa si tratta e qual è l’importanza di
questo studio?
Lo studio è in realtà un’analisi basata sui dati amministrativi riguardanti i pazienti con scompenso
cardiaco ricavati dall’osservatorio ARNO dove confluiscono tre tipi di informazioni: le
ospedalizzazioni, le prescrizioni e le procedure diagnostiche e terapeutiche in regime ambulatoriale. I
dati si riferiscono a sette Aziende Sanitarie Locali (ASL) distribuite in diverse Regioni italiane del
Nord, Centro e Sud del Paese per un totale di circa 2.500.000 residenti assistiti, seguiti dal gennaio
2008 al dicembre 2012.
Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici secondo precisi
criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non rispecchiano la realtà della
popolazione con scompenso che osserviamo nella pratica clinica quotidiana. Questa indagine ha
permesso di ottenere un quadro, il più rappresentativo possibile sotto il profilo clinico ed
epidemiologico dei pazienti con scompenso cardiaco, attraverso la valutazione delle caratteristiche
cliniche, dei trattamenti raccomandati dalle Linee guida internazionali, della probabilità di andare
incontro a un secondo ricovero dopo il primo con diagnosi di scompenso cardiaco e, infine, di
determinare i costi complessivi della patologia nell’anno di osservazione dopo la dimissione.
CURE PALLIATIVE E TERAPIA DEL
DOLORE
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la storia di ipertensione, che interessa circa il 70% dei pazienti, seguita dal diabete, 30,7%, dalla
BPCO, 30,5%, e dalla depressione, 21%. I trattamenti sono stati prescritti come segue: ACEinibitori/Inibitori dei recettori dell’angiotensina nel 65,8% dei pazienti, beta-bloccanti nel 49,7%,
antagonisti dei mineralocorticoidi nel 42,1%.
Quali sono le implicazioni di questi dati?
Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità comprendiamo perché la
probabilità di essere ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%: quasi la metà (49%) di queste riospedalizzazioni non è dovuta a cause cardiovascolari ma ad altre cause che non emergono negli
studi clinici, dove in genere non vengono arruolati soggetti con comorbidità. La mortalità
intraospedaliera per tutte le cause si avvicina al 18%. Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la
condizione clinica più grave e più costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello studio ARNO
confermano il peso socio-sanitario ed economico di questa patologia che, a causa della dispnea e
dell’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana e l’esercizio fisico, compromette
gravemente la qualità di vita e il vissuto dei pazienti. L’indagine ha inoltre permesso di valutare i costi:
la spesa annuale per paziente è di 11.800 euro; gran parte di questo costo, circa l’85%, è impegnato
nell’ospedalizzazione. Significativo che il costo delle riospedalizzazioni sia quasi il doppio rispetto a
quello del primo ricovero (oltre 7.400 euro vs circa 4.500 per il primo ricovero). I farmaci pesano per
circa il 10%, le prestazioni specialistiche ambulatoriali per il 5-6%.
Qual è in definitiva la rilevanza dello studio ARNO? Quali le prospettive future?
I risultati dell’indagine dimostrano che gli studi condotti nella real life offrono evidenze molto diverse
rispetto a quelle ottenute dai trial clinici. I pazienti colpiti da scompenso cardiaco nel mondo reale
sono più anziani e con una maggiore incidenza nella popolazione femminile. Altra indicazione
importante è che nella vita reale il tasso di utilizzo dei trattamenti raccomandati dalle Linee Guida
internazionali non è certamente ottimale. La mortalità per tutte le cause resta alta e le riospedalizzazioni sono frequenti e, nella metà dei casi, non dovute a cause cardiovascolari, dato che
evidenzia come nella vita reale sia rilevante il ruolo dell’età avanzata e delle comorbidità.
Quali ricadute dal punto di vista clinico potrà avere lo studio ARNO?
Dallo studio ARNO emerge la necessità di trasferire i dati ottenuti dai trial clinici nella real life e di
attivare studi di outcome, per verificare l’evoluzione della condizione dei pazienti. Inoltre,
considerando che le ri-ospedalizzazioni nella metà dei casi sono dovute a cause non
cardiovascolari, se si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre il burden complessivo di questa
patologia, bisogna pensare ad un approccio multidisciplinare, attraverso il quale trattare il paziente
nella sua globalità. I costi più elevati dello scompenso cardiaco tra tutte le patologie croniche
meritano un’attenzione particolare. Per ridurli in modo significativo, bisogna incidere sui ricoveri e,
anche in questo caso, dal momento che le ri-ospedalizzazioni sono dovute a una molteplicità di
cause, è necessario un approccio multidisciplinare.
In generale come sta evolvendo lo scenario terapeutico dello scompenso cardiaco? Quali
sono le prospettive?
Nell’immediato futuro avremo la possibilità di utilizzare nuovi farmaci come LCZ696, attualmente in
valutazione presso l’EMA e già approvato dall’FDA, che ha dimostrato una superiorità rispetto agli
ACE-inibitori nel ridurre sia la mortalità che i ricoveri. Per adesso dobbiamo cercare di usare al
meglio tutto quello che è disponibile: anti-aldosteronici, beta-bloccanti e i bloccanti del sistema
renina-angiotensina.
Patologie correlate: Malattie cardiovascolari
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Tags: studio ARNO scompenso cardiaco Aldo Pietro Maggioni Direttore del Centro Studi
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Sono anziani e in lieve maggioranza donne in condizioni di salute precarie. Si tratta di
persone in terapia con trattamenti non sempre ottimali e destinati in un caso su due a
ripetuti ricoveri, che peraltro nella metà dei casi non sono di natura cardiovascolare. È questo l’identikit dei pazienti italiani affetti da scompenso cardiaco, osservati nella
“vita reale” e non attraverso ”l’ambiente protetto” degli studi clinici che escludono
alcuni gruppi di popolazione. A delineare la complessità della gestione dello scompenso cardiaco sono i risultati
dello studio ARNO, condotto dal CORE CINECA presentati oggi durante i lavori del
congresso ESC 2015 in corso a Londra.
L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso
cardiaco ricavati dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA – il maggior
centro di calcolo nazionale, gestito da un consorzio tra 70 università italiane – che ha
estratto informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e procedure ambulatoriali di
sette Aziende Sanitarie Locali italiane. I dati si riferiscono a un bacino di circa
2.500.000 di assistiti seguiti in un arco temporale di cinque anni, dal gennaio 2008 al
dicembre 2012.
«Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici
secondo precisi criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non
rispecchiano l’effettiva realtà della popolazione con scompenso cardiaco che
osserviamo nella pratica clinica quotidiana», afferma Aldo Pietro Maggioni,
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Rapporto OsMed 2014:
relazione integrale del
prof. Pani
responsabile del Centro Studi ANMCO e coordinatore dello studio ARNO. «Questa
indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai trattamenti
raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilità di andare incontro a un
secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi della patologia nell’anno di
osservazione dopo la dimissione».
Nel periodo considerato, nelle sette ASL coinvolte, sono stati registrati 54.059 ricoveri
per scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con la prescrizione
di un trattamento specifico per lo scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno.
Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79 anni,
almeno 10 anni in più rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza
le donne (51%), anche questo un dato quasi doppio rispetto a quello che si osserva
nei trial clinici controllati.
Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione arteriosa con circa il
70% dei casi, seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia cronica
ostruttiva o BPCO (30,5%) e dalla depressione (21%).
«Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità – commenta
Maggioni – comprendiamo perché lo scompenso cardiaco è la prima causa di
ospedalizzazione negli over 65. La probabilità di essere ricoverati di nuovo entro
l’anno è del 56,6%, oltretutto quasi la metà (49%) di queste ri-ospedalizzazioni non è
dovuta a cause cardiovascolari ma ad altri motivi».
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera che
mediamente supera i 10 giorni, il SSN spende complessivamente 550 milioni di euro
l’anno; la spesa annuale per paziente è di 11.800 euro, di cui l’85% rappresentato dai
costi di ospedalizzazione.
«Significativo – osserva Maggioni – che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il
doppio rispetto a quello del primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il primo
ricovero). Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione clinica più grave e
più costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello studio ARNO confermano il
peso socio-sanitario ed economico di questa patologia che, a causa della difficoltà a
respirare e dell’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana e l’esercizio
fisico, compromette gravemente la qualità di vita e il vissuto dei pazienti. I risultati
dell’indagine dimostrano la necessità di trasferire i dati ottenuti dai trial clinici nel
mondo reale. Alla luce del rilevante numero di ri-ospedalizzazioni dovute a motivi non
cardiovascolari, se si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre il peso
complessivo di questa patologia, bisogna pensare a un approccio multidisciplinare
per trattare il paziente nella sua globalità».
«Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che nonostante sia
tra le più diffuse in Italia è ancora conosciuta poco e male – osserva Oberdan Vitali,
Presidente dell’associazione pazienti scompensati cardiaci AISC – è fondamentale per
il paziente essere guidato nel proprio percorso di cura, ma anche attore consapevole
per prevenire ricadute e potenziali ri-ospedalizzazioni. Il tema dell’approccio
multidisciplinare sarà anche oggetto del prossimo convegno nazionale dei pazienti
scompensati organizzati da AISC, che si terrà a Roma il prossimo 7 settembre».
I dati dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee guida
internazionali rispetto ai trattamenti non sempre vengano utilizzate al meglio. I farmaci
inclusi nelle linee guida comprendono ACE-inibitori, beta-bloccanti e inibitori del
sistema renina-angiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno affacciando per la cura
dello scompenso cardiaco.
«Nell’immediato futuro – spiega Maggioni – avremo la possibilità di utilizzare nuovi
farmaci come LCZ696, attualmente in valutazione presso l’Agenzia Europea del
Farmaco (EMA) e già approvato dall’FDA, che ha dimostrato una superiorità rispetto
agli ACE-inibitori nel ridurre sia la mortalità che i ricoveri. Per adesso dobbiamo
cercare di usare al meglio tutto quello che è disponibile: antialdosteronici, betabloccanti e gli inibitori del sistema renina-angiotensina».
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Interviste
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Lo scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro Paese, è
una sindrome invalidante, per la quale il cuore non è più in grado di pompare una
quantità sufficiente di sangue nell’organismo, che può avere conseguenze letali. Si
tratta di una patologia ancora più aggressiva di alcuni tumori avanzati e la sua
incidenza è in costante crescita a causa di stili di vita non salutari, dell’aumentata
sopravvivenza dopo un infarto e dell’invecchiamento della popolazione.
Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a cinque anni.
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco ha un tasso di
mortalità più che doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno (11%-27%), ed è
superiore a quella causata dal tumore all’intestino (37%).
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casi non sono di natura cardiovascolare. È
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scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro Paese, e’
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quantita’ sufficiente di sangue nell’organismo, che puo’ avere conseguenze letali.
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Maltempo a Firenze:
architetti riprogettano i
parchi distrutti
sua incidenza e’ in costante crescita a
causa di stili di vita non salutari,
dell’aumentata sopravvivenza dopo un
infarto e dell’invecchiamento della
popolazione. Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a
IL VIDEO DI OGGI
cinque anni. Considerando la nestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco ha
un tasso di mortalita’ piu’ che doppio rispetto alla mortalita’ del tumore al seno (11%27%), ed e’ superiore a quella causata dal tumore all’intestino (37%). A delineare la
complessita’ della gestione dello scompenso cardiaco sono i risultati dello studio
Arno, condotto dal Core Cineca con il sostegno di Novartis, presentati oggi durante i
lavori del congresso Esc 2015 in corso a Londra. L’indagine si basa sui dati
amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco ricavati
dall’Osservatorio Arno, di proprieta’ di Core Cineca- il maggior centro di calcolo
nazionale, gestito da un consorzio tra 70 universita’ italiane- che ha estratto
Straordinario spettacolo dei delfini nello
Stretto di Messina
informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e procedure ambulatoriali di sette
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Aziende Sanitarie Locali italiane.
TECNOLOGIA
I dati si riferiscono a un bacino di circa
2.500.000 di assistiti seguiti in un arco
temporale di cinque anni, dal gennaio
2008 al dicembre 2012. Cosi’ in un
cardiaco sono arruolati negli studi clinici
Prism: la rivoluzionaria stampante
tridimensionale prodotta dalla FABtotum
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secondo precisi criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non
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“Solitamente i pazienti con scompenso
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comunicato Pro Format Comunicazione.
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“Tarzan’s House”: la tiny
house ecosostenibile per
risparmiare sugli ingenti
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rispecchiano l’e ettiva realta’ della popolazione con scompenso cardiaco che
osserviamo nella pratica clinica quotidiana- a erma Aldo Pietro Maggioni,
responsabile del Centro Studi Anmco e coordinatore dello studio Arno- Questa
indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai trattamenti
Scienziato Iit diventa
manager con la sua start
up
raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilita’ di andare incontro a un
secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi della patologia nell’anno di
osservazione dopo la dimissione”. Nel periodo considerato, nelle sette Asl coinvolte,
sono stati registrati 54.059 ricoveri per scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non
deceduti e dimessi con la prescrizione di un trattamento speci co per lo scompenso
cardiaco sono stati seguiti per un anno. Il primo dato che emerge riguarda l’eta’ e il
SALUTE
sesso dei pazienti: l’eta’ media e’ 79 anni, almeno 10 anni in piu’ rispetto a quella
riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza le donne (51%), anche questo un dato
quasi doppio rispetto a quello che si osserva nei trial clinici controllati. Tante le
comorbidita’, la piu’ frequente delle quali e’ l’ipertensione arteriosa con circa il 70%
dei casi, seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva o
Bpco (30,5%) e dalla depressione (21%). “Se consideriamo l’eta’ media del paziente e
le frequenti comorbidita’- commenta Maggioni- comprendiamo perche’ lo
Salute, studio sullo scompenso cardiaco:
testati i pazienti italiani
scompenso cardiaco e’ la prima causa di ospedalizzazione negli over 65. La
probabilita’ di essere ricoverati di nuovo entro l’anno e’ del 56,6%, oltretutto quasi la
meta’ (49%) di queste ri-ospedalizzazioni non e’ dovuta a cause cardiovascolari ma ad
Scienza: doppio debutto
con siti on line per
l’ospedale Meyer e la sua
fondazione
altri motivi”. L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza
ospedaliera che mediamente supera i 10 giorni, il Ssn spende complessivamente 550
milioni di euro l’anno; la spesa annuale per paziente e’ di 11.800 euro, di cui l’85%
rappresentato dai costi di ospedalizzazione, continua Pro Format Comunicazione.
Febbre Mediterranea
Familiare: gli esperti
spiegano perchè i casi
maggiori sono a Messina
e Reggio Calabria
“Signi cativo- osserva Maggioni- che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il
doppio rispetto a quello del primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il
primo ricovero). Lo scompenso cardiaco e’, a tutti gli e etti, la condizione clinica piu’
grave e piu’ costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello studio Arno
confermano il peso socio-sanitario ed economico di questa patologia che, a causa
della di
colta’ a respirare e dell’impossibilita’ a svolgere la normale attivita’
quotidiana e l’esercizio sico, compromette gravemente la qualita’ di vita e il vissuto
dei pazienti. I risultati dell’indagine dimostrano la necessita’ di trasferire i dati
ottenuti dai trial clinici nel mondo reale. Alla luce del rilevante numero di ri127628
ospedalizzazioni dovute a motivi non cardiovascolari, se si vuole intervenire con
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strategie e caci e ridurre il peso complessivo di questa patologia, bisogna pensare a
un approccio multidisciplinare per trattare il paziente nella sua globalita'”. “Studi
come questo evidenziano la complessita’ di una patologia che nonostante sia tra le
piu’ di use in Italia e’ ancora conosciuta poco e male- osserva Oberdan Vitali,
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Presidente dell’associazione pazienti scompensati cardiaci Aisc- e’ fondamentale per
il paziente essere guidato nel proprio percorso di cura, ma anche attore consapevole
per prevenire ricadute e potenziali ri-ospedalizzazioni. Il tema dell’approccio
multidisciplinare sara’ anche oggetto del prossimo convegno nazionale dei pazienti
scompensati organizzati da Aisc, che si terra’ a Roma il prossimo 7 settembre”. I dati
dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee guida
internazionali rispetto ai trattamenti non sempre vengano utilizzate al meglio. I
farmaci inclusi nelle linee guida comprendono Ace-inibitori, beta-bloccanti e inibitori
del sistema renina-angiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno a acciando per la
cura dello scompenso cardiaco. “Nell’immediato futuro- spiega Maggioni- avremo la
possibilita’ di utilizzare nuovi farmaci come LCZ696, attualmente in valutazione
presso l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) e gia’ approvato dall’Fda, che ha
dimostrato una superiorita’ rispetto agli Ace-inibitori nel ridurre sia la mortalita’ che i
ricoveri. Per adesso dobbiamo cercare di usare al meglio tutto quello che e’
disponibile: antialdosteronici, beta-bloccanti e gli inibitori del sistema reninaangiotensina”, conclude Pro Format Comunicazione.
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> editoriale »
Anziani vittime di “streghe cattive!”
1 settembre 2015 – 00:00 | Nessun commento
di Rita Occidente Lupo
Notizie di anziani malmenati e turlupinati, all’ordine del giorno. Di recente, l’ennesimo caso che non sbigottisce più di tanto,
nel senso della novità: un 77 enne abbindolato da una donna, ben presto …
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Londra: scompenso cardiaco, presentata ricerca su
pazienti italiani
1 settembre 2015 – 00:19
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Sono anziani e in lieve maggioranza donne in condizioni di salute precarie. Sono
persone in terapia con trattamenti non sempre ottimali e destinati in un caso su
due a ripetuti ricoveri, che peraltro nella metà dei casi non sono di natura
cardiovascolare. È questo l’identikit dei pazienti italiani affetti da scompenso
cardiaco, osservati nella “vita reale” e non attraverso ”l’ambiente protetto” degli studi
clinici che escludono alcuni gruppi di popolazione. Lo scompenso cardiaco, che
colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro Paese, è una sindrome invalidante,
per la quale il cuore non è più in grado di pompare una quantità sufficiente di sangue nell’organismo,
che può avere conseguenze letali. Si tratta di una patologia ancora più aggressiva di alcuni tumori
avanzati e la sua incidenza è in costante crescita a causa di stili di vita non salutari, dell’aumentata
sopravvivenza dopo un infarto e dell’invecchiamento della popolazione. Circa il 30% dei pazienti muore a
un anno dalla diagnosi e il 50% a cinque anni. Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo
scompenso cardiaco ha un tasso di mortalità più che doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno
(11%-27%), ed è superiore a quella causata dal tumore all’intestino (37%).1A delineare la complessità
della gestione dello scompenso cardiaco sono i risultati dello studio ARNO, condotto dal CORE CINECA
con il sostegno di Novartis, presentati oggi durante i lavori del congresso ESC 2015 in corso a Londra.
L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco ricavati
dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA – il maggior centro di calcolo nazionale, gestito
da un consorzio tra 70 università italiane – che ha estratto informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e
procedure ambulatoriali di sette Aziende Sanitarie Locali italiane. I dati si riferiscono a un bacino di circa
2.500.000 di assistiti seguiti in un arco temporale di cinque anni, dal gennaio 2008 al dicembre 2012.
> IL PUNTO »
SOS Ragazzi: Si’ alla famiglia naturale!
Con l’inizio di settembre e la ripresa delle attività
parlamentari si apre un autunno caldo, anzi caldissimo, per
la sopravvivenza dell’istituzione famigliare in Italia. La
grande manifestazione nazionale per la famiglia del 20
giugno ha mostrato all’Italia e soprattutto ai …
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«Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici secondo precisi criteri
di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non rispecchiano l’effettiva realtà della
popolazione con scompenso cardiaco che osserviamo nella pratica clinica quotidiana», afferma Aldo
Pietro Maggioni, responsabile del Centro Studi ANMCO e coordinatore dello studio ARNO. «Questa
indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai trattamenti raccomandati dalle
linee guida internazionali, la probabilità di andare incontro a un secondo ricovero e, soprattutto, i costi
complessivi della patologia nell’anno di osservazione dopo la dimissione». Nel periodo considerato,
nelle sette ASL coinvolte, sono stati registrati 54.059 ricoveri per scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti
non deceduti e dimessi con la prescrizione di un trattamento specifico per lo scompenso cardiaco sono
> IN EVIDENZA »
Vietri sul Mare: I ediz. Concorso “Vivi l’Estate al
Mare”
Il nostro quotidiano, con l’adesione dei gestori degli
stabilimenti balneari ed il patrocinio comunale bandisce il
Concorso-Estemporaneo“Estate al mare: Sport Arte
Divertimento”. L’iniziativa mira alla valorizzazione della
risorsa – mare nel contesto ambientale, della sua …
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(51%), anche questo un dato quasi doppio rispetto a quello che si osserva nei trial clinici controllati.
Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione arteriosa con circa il 70% dei casi,
seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO (30,5%) e dalla
depressione (21%).«Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità – commenta
Maggioni – comprendiamo perché lo scompenso cardiaco è la prima causa di ospedalizzazione negli
over 65. La probabilità di essere ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%, oltretutto quasi la metà
>> Politica »
Napoli: Nappi, petizione pro famiglia di Anatoly
Korov
“A Castello di Cisterna, un piccolo paesino della Provincia di
Napoli, un uomo entra in un supermercato con la sua
bambina, vede che è in corso una rapina e, dopo aver
messo al sicuro la …
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anni, almeno 10 anni in più rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza le donne
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stati seguiti per un anno. Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79
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(49%) di queste ri-ospedalizzazioni non è dovuta a cause cardiovascolari ma ad altri motivi».L’indagine
ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera che mediamente supera i 10
giorni, il SSN spende complessivamente 550 milioni di euro l’anno; la spesa annuale per paziente è di
11.800 euro, di cui l’85% rappresentato dai costi di ospedalizzazione.«Significativo – osserva Maggioni
– che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il doppio rispetto a quello del primo ricovero (oltre 7.000
euro vs circa 4.500 per il primo ricovero). Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione clinica
più grave e più costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello studio ARNO confermano il peso
socio-sanitario ed economico di questa patologia che, a causa della difficoltà a respirare e
Arte & Cultura »
Napoli: II^ ediz. Premio Internazionale
“Ambasciatore del Sorriso”
Domenica 20 Settembre si svolgera’ nel cortile del Maschio
Angioino di Napoli, la II Edizione del prestigioso Premio
Internazionale Socio-culturale “Ambasciatore del Sorriso”
fondato dall’artista poliedrico Angelo Iannelli, da sempre
impegnato nel sociale, e nella …
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dell’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana e l’esercizio fisico, compromette gravemente
la qualità di vita e il vissuto dei pazienti. I risultati dell’indagine dimostrano la necessità di trasferire i dati
ottenuti dai trial clinici nel mondo reale. Alla luce del rilevante numero di ri-ospedalizzazioni dovute a
motivi non cardiovascolari, se si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre il peso complessivo di
questa patologia, bisogna pensare a un approccio multidisciplinare per trattare il paziente nella sua
globalità».«Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che nonostante sia tra le più
diffuse in Italia è ancora conosciuta poco e male – osserva Oberdan Vitali, Presidente dell’associazione
pazienti scompensati cardiaci AISC – è fondamentale per il paziente essere guidato nel proprio percorso
Cannocchiale »
Medjugorye: messaggio della Regina della Pace a
Marija – 25 Agosto 2015
“Cari figli! anche oggi vi invito: siate preghiera. La
preghiera sia per voi le ali per l’incontro con Dio. Il mondo si
trova in un momento di prova, perché ha dimenticato e
abbandonato Dio. Per questo, figlioli, …
Più articoli »
di cura, ma anche attore consapevole per prevenire ricadute e potenziali ri-ospedalizzazioni. Il tema
dell’approccio multidisciplinare sarà anche oggetto del prossimo convegno nazionale dei pazienti
scompensati organizzati da AISC, che si terrà a Roma il prossimo 7 settembre».I dati dello studio
Curiosando »
dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee guida internazionali rispetto ai trattamenti
Oggi si festeggia Sant’Egidio
non sempre vengano utilizzate al meglio. I farmaci inclusi nelle linee guida comprendono ACE-inibitori,
Sant’ Egidio, (640? – 720?), è stato un eremita (e
probabilmente abate) di un monastero nel sud della Francia;
è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. È una figura
di santo divenuta molto popolare nel Medioevo …
Più articoli »
beta-bloccanti e inibitori del sistema renina-angiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno affacciando
per la cura dello scompenso cardiaco.«Nell’immediato futuro – spiega Maggioni – avremo la possibilità
di utilizzare nuovi farmaci come LCZ696, attualmente in valutazione presso l’Agenzia Europea del
Farmaco (EMA) e già approvato dall’FDA, che ha dimostrato una superiorità rispetto agli ACE-inibitori nel
ridurre sia la mortalità che i ricoveri. Per adesso dobbiamo cercare di usare al meglio tutto quello che è
Sicurezza »
disponibile: antialdosteronici, beta-bloccanti e gli inibitori del sistema renina-angiotensina».
Napoli: Coisp “Anatolij Korov assassinato, un
eroe”
Solo due giorni fa, a Castello di Cisterna, provincia di
Napoli, si è verificato l’ennesimo episodio di cronaca nera,
che ha visto purtroppo come vittima sacrificale un cittadino
ucraino, intervenuto durante una rapina in un …
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Martedì 1 Settembre 2015: Dal Vangelo secondo
Luca 4,31-37
In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della
Galilea, e il sabato ammaestrava la gente. Rimanevano
colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con
autorità. Nella sinagoga c’era un uomo con un demonio
immondo e cominciò …
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Cava de’ Tirreni: doppia amichevole dell’Italia
Under 19
Martedì 1° settembre 2015, alle ore 12.00, presso l’Aula
Consiliare del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni (Sa), si
svolgerà la conferenza stampa di presentazione delle due
amichevoli di livello internazionale che l’Italia Under …
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Anna Maria Noia
Tutto pronto, nella frazione Gaiano, per la classica e
consueta sagra della nocciola e del cinghiale – giunta alla
trentunesima edizione. Per il 2015 l’appuntamento
enogastronomico con i sapori tipici della ridente frazioncina
…
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Fisciano: Gaiano, sagra della nocciola e del
cinghiale
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di Redazione | 2 settembre 2015 in Attualità · 0 Commenti
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Sono anziani e in lieve maggioranza donne in
condizioni di salute precarie le persone in terapia
con trattamenti non sempre ottimali e destinati, in
un caso su due, a ripetuti ricoveri, che peraltro in
metà dei casi non sono di natura
cardiovascolare. È l’identikit dei pazienti italiani
con scompenso cardiaco, osservati nella vita reale
e non attraverso l’ambiente protetto degli studi
clinici che escludono alcuni gruppi di popolazione.
Red heart and cardiac
Considerando la finestra temporale di cinque anni,
monitor – ECG
lo scompenso cardiaco ha un tasso di mortalità più
che doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno (11-27%) ed è superiore a
quella causata dal tumore all’intestino (37%).
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L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso
cardiaco ricavati dall’Osservatorio Arno, di proprietà di Core Cineca – il maggior
centro di calcolo nazionale, gestito da un consorzio tra settanta università
italiane – che ha estratto informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e
procedure ambulatoriali di sette Asl italiane. I dati si riferiscono a un bacino di
circa 2,5 milioni di assistiti seguiti in un arco temporale di cinque anni, da
gennaio 2008 a dicembre 2012.
«Di solito i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici
secondo precisi criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial
non rispecchiano l’effettiva realtà della popolazione con scompenso cardiaco
che osserviamo nella pratica clinica quotidiana», afferma Aldo Pietro Maggioni,
responsabile del Centro Studi Anmco e coordinatore dello studio Arno. «Questa
indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai
trattamenti raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilità di andare
incontro a un secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi della patologia
nell’anno di osservazione dopo la dimissione».
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Nel periodo considerato, nelle sette Asl coinvolte sono stati registrati 54.059
ricoveri per scompenso cardiaco; i 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con
la prescrizione di un trattamento specifico per lo scompenso cardiaco sono
stati seguiti per un anno.
Il primo dato emerso riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79 anni,
almeno dieci in più rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve
maggioranza le donne (51%), anche questo un dato quasi doppio rispetto a
quello che si osserva nei trial clinici controllati. Tante le comorbidità, la più
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A delineare la complessità della gestione dello scompenso cardiaco sono i
risultati dello studio Arno, condotto dal Core Cineca con il sostegno di Novartis,
presentati durante i lavori del congresso della European Society of Cardiology
2015 svoltosi a Londra.
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frequente è l’ipertensione arteriosa con circa il 70% dei casi, seguita da diabete
(30,7%), broncopneumopatia cronica ostruttiva o Bpco (30,5%) e depressione
(21%).
«Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità»,
commenta Maggioni, «comprendiamo perché lo scompenso cardiaco sia la
prima causa di ospedalizzazione negli over 65. La probabilità di essere
ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%, oltretutto il 49% di queste
riospedalizzazioni non è dovuta a cause cardiovascolari ma ad altri motivi».
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera
che in media supera i dieci giorni, il Ssn spende complessivamente 550 milioni
di euro l’anno; la spesa annuale per paziente è di 11.800 euro, di cui l’85%
rappresentato dai costi di ospedalizzazione.
«Si noti», riprende Maggiori, «che il costo delle riospedalizzazioni è quasi il
doppio di quello del primo ricovero (oltre 7.000 euro contro circa 4.500 per il
primo ricovero). Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione clinica
più grave e costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello studio Arno
confermano il peso socio-sanitario ed economico di questa patologia che, a
causa della difficoltà a respirare e dell’impossibilità a svolgere la normale attività
quotidiana e l’esercizio fisico, compromette gravemente la qualità di vita e il
vissuto dei pazienti. I risultati dell’indagine dimostrano la necessità di trasferire i
dati ottenuti dai trial clinici nel mondo reale. Alla luce del rilevante numero di
riospedalizzazioni dovute a motivi non cardiovascolari, se si vuole intervenire
con strategie efficaci e ridurre il peso complessivo di questa patologia, bisogna
pensare a un approccio multidisciplinare per trattare il paziente nella sua
globalità».
Lo studio mostra anche che le indicazioni suggerite dalle linee guida
internazionali rispetto ai trattamenti non sempre sono usate al meglio. I farmaci
inclusi nelle linee guida comprendono ACE-inibitori, beta-bloccanti e inibitori del
sistema renina-angiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno affacciando per la
cura dello scompenso cardiaco.
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Home / Benessere e Salute / SCOMPENSO CARDIACO, PRESENTATA ALL’EUROPEAN SOCIETY OF CARDIOLOGY (ESC) LA RICERCA REALITYBASED SUI PAZIENTI ITALIANI
Scompenso cardiaco, presentata all’European Society
of Cardiology (ESC) la ricerca reality-based sui
pazienti italiani
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Mercoledì, 2 Settembre 2015
Presentato all’ESC lo studio ARNO,
condotto dal Consorzio CORE
CINECA: una fotografia real life
sull’impatto dello scompenso cardiaco in
Italia, da un campione di 2.500.000
persone.
Lo studio ARNO conferma lo
scompenso cardiaco tra le patologie
croniche più complesse, che necessita di
particolare attenzione a livello
diagnostico e clinico.Urgente ridurre il
peso dei ricoveri: il costo delle
riospedalizzazioni è quasi il doppio della
prima degenza ospedaliera.
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Londra, 1° settembre 2015 – Sono anziani e in lieve maggioranza donne in condizioni di salute precarie. Sono
persone in terapia con trattamenti non sempre ottimali e destinati in un caso su due a ripetuti ricoveri, che
peraltro nella metà dei casi non sono di natura cardiovascolare. È questo l’identikit dei pazienti italiani affetti da
scompenso cardiaco, osservati nella “vita reale” e non attraverso ”l’ambiente protetto” degli studi clinici che
escludono alcuni gruppi di popolazione.
Lo scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro Paese, è una sindrome invalidante,
per la quale il cuore non è più in grado di pompare una quantità sufficiente di sangue nell’organismo, che può
avere conseguenze letali. Si tratta di una patologia ancora più aggressiva di alcuni tumori avanzati e la sua
incidenza è in costante crescita a causa di stili di vita non salutari, dell’aumentata sopravvivenza dopo un infarto e
dell’invecchiamento della popolazione.
Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a cinque anni.
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco ha un tasso di mortalità più che doppio
rispetto alla mortalità del tumore al seno (11%-27%), ed è superiore a quella causata dal tumore all’intestino
(37%).1
A delineare la complessità della gestione dello scompenso cardiaco sono i risultati dello studio ARNO, condotto
dal CORE CINECA con il sostegno di Novartis, presentati oggi durante i lavori del congresso ESC 2015 in corso
a Londra.
L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco ricavati
dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA – il maggior centro di calcolo nazionale, gestito da un
consorzio tra 70 università italiane – che ha estratto informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e procedure
ambulatoriali di sette Aziende Sanitarie Locali italiane. I dati si riferiscono a un bacino di circa 2.500.000 di
assistiti seguiti in un arco temporale di cinque anni, dal gennaio 2008 al dicembre 2012.
«Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici secondo precisi criteri di
inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non rispecchiano l’effettiva realtà della popolazione con
scompenso cardiaco che osserviamo nella pratica clinica quotidiana», afferma Aldo Pietro Maggioni, responsabile
del Centro Studi ANMCO e coordinatore dello studio ARNO. «Questa indagine ha permesso di valutare le
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caratteristiche cliniche, l’aderenza ai trattamenti raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilità di
andare incontro a un secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi della patologia nell’anno di osservazione
dopo la dimissione».
Nel periodo considerato, nelle sette ASL coinvolte, sono stati registrati 54.059 ricoveri per scompenso cardiaco.
I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con la prescrizione di un trattamento specifico per lo scompenso
cardiaco sono stati seguiti per un anno.
Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79 anni, almeno 10 anni in più rispetto
a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza le donne (51%), anche questo un dato quasi doppio
rispetto a quello che si osserva nei trial clinici controllati.
Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione arteriosa con circa il 70% dei casi, seguita dal
diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO (30,5%) e dalla depressione (21%).
«Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità – commenta Maggioni – comprendiamo
perché lo scompenso cardiaco è la prima causa di ospedalizzazione negli over 65. La probabilità di essere
ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%, oltretutto quasi la metà (49%) di queste ri-ospedalizzazioni non è
dovuta a cause cardiovascolari ma ad altri motivi».
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera che mediamente supera i 10 giorni,
il SSN spende complessivamente 550 milioni di euro l’anno; la spesa annuale per paziente è di 11.800 euro, di cui
l’85% rappresentato dai costi di ospedalizzazione.
«Significativo – osserva Maggioni – che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il doppio rispetto a quello del
primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il primo ricovero). Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli
effetti, la condizione clinica più grave e più costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello studio ARNO
confermano il peso socio-sanitario ed economico di questa patologia che, a causa della difficoltà a respirare e
dell’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana e l’esercizio fisico, compromette gravemente la qualità
di vita e il vissuto dei pazienti. I risultati dell’indagine dimostrano la necessità di trasferire i dati ottenuti dai trial
clinici nel mondo reale. Alla luce del rilevante numero di ri-ospedalizzazioni dovute a motivi non cardiovascolari,
se si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre il peso complessivo di questa patologia, bisogna pensare a
un approccio multidisciplinare per trattare il paziente nella sua globalità».
«Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che nonostante sia tra le più diffuse in Italia è
ancora conosciuta poco e male – osserva Oberdan Vitali, Presidente dell’associazione pazienti scompensati
cardiaci AISC – è fondamentale per il paziente essere guidato nel proprio percorso di cura, ma anche attore
consapevole per prevenire ricadute e potenziali ri-ospedalizzazioni. Il tema dell’approccio multidisciplinare sarà
anche oggetto del prossimo convegno nazionale dei pazienti scompensati organizzati da AISC, che si terrà a
Roma il prossimo 7 settembre».
I dati dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee guida internazionali rispetto ai
trattamenti non sempre vengano utilizzate al meglio. I farmaci inclusi nelle linee guida comprendono ACEinibitori, beta-bloccanti e inibitori del sistema renina-angiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno affacciando
per la cura dello scompenso cardiaco.
«Nell’immediato futuro – spiega Maggioni – avremo la possibilità di utilizzare nuovi farmaci come LCZ696,
attualmente in valutazione presso l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e già approvato dall’FDA, che ha
dimostrato una superiorità rispetto agli ACE-inibitori nel ridurre sia la mortalità che i ricoveri. Per adesso
dobbiamo cercare di usare al meglio tutto quello che è disponibile: antialdosteronici, beta-bloccanti e gli inibitori
del sistema renina-angiotensina».
by redazione
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L’idoneità medica nella pratica dell’attività
subacquea sportiva
Scubaportal  Mag 12, 2010  Medicina E Tecnica  0
Autore: Laura Vernotico
Sappiamo tutti quanto sia importante essere in buona forma
sica quando si è
subacquei. Approfondiamo adesso questo argomento addentrandoci nel complesso
mondo dell’idoneità medica in chi pratica l’attività subacquea.
L’attività subacquea viene svolta in Italia sia come attività ludico ricreativa, sia come
attività professionale (in ambito portuale, in ambiente pressurizzato ad aria, all’interno
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di Corpi Specializzati come ad esempio i Sommozzatori dei Vigili del Fuoco – VV.F.,
carabinieri, esercito). Il rischio in immersione è simile indipendentemente dall’attività
svolta in acqua, eccetto forse il maggior controllo e tutela per i subacquei
LINK
industriali, ciò nonostante esistono protocolli diversi per il rilascio
dell’idoneità all’attività subacquea.
Partiamo da un po’ di storia…..In Europa la subacquea moderna (intesa come lo è oggi)
nasce tra la ne degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’50, sulla scia dei pescatori dei mari
DIVING
CENTER
del sud del mondo e dei brevetti industriali. In seguito ai perfezionamenti apportati
alla apparecchiature tecniche e all’utilizzo in ambito militare di apparecchi a circuito
chiuso, l’industria immette sul mercato apparecchi per la respirazione autonoma a
circuito aperto che usano aria compressa e che prevedono quindi una più semplice
utilizzazione. Comincia così la storia dello sport subacqueo.
Soffermiamoci adesso sulla subacquea intesa come sport e attività ludico ricreativa.
Tra il 1948 e il 1949 iniziano le prime manifestazioni agonistiche e i primi corsi per
l’insegnamento dell’immersione ricreativa, a questi si aggiungono ricerche mediche
volte allo studio della psicologia e della siologia dell’attività subacquea che viene
svolta in un habitat non naturale per l’uomo e che quindi sottopone l’organismo a
particolari stress psico- sici. Al
ne di preservare l’incolumità dello sportivo,
garantendone la sicurezza, diventa quindi necessaria l’idoneità medica. (1)
La Medicina dello Sport nasce qualche decennio prima, esattamente nel 1912,
in seguito a ricerche scienti che orientate a valutare le in uenze dello sport sul corpo
umano. Questa branca della medicina comprende le nozioni mediche, teoriche e
pratiche, che esaminano l’in uenza dello sport, dell’allenamento e della mancanza di
esercizio su persone sane o malate di qualsiasi età . La
EVENTI
principale funzione Medico Sportiva risulta essere quella legale: la legge prevede
infatti il superamento di una prova di valutazione funzionale e strutturale per poter
praticare sport agonistico a qualsiasi livello.
In base alla legislazione italiana lo sport dilettantistico, cioè non praticato per
SET
4
ven
professione, può essere svolto a livello agonistico o non agonistico. Viene de nita
“agonistica” (circolare del Ministero della Sanità N.7 del 31 gennaio 1983) quella forma
di attività sportiva praticata sistematicamente e/o continuativamente soprattutto in
forma organizzata dalle Federazioni Sportive Nazionali, dagli Enti di Promozione
Sportiva riconosciuti dal CONI e dal Ministero della Pubblica Istruzione relativamente ai
Giochi della Gioventù a livello nazionale, per il conseguimento di prestazioni sportive di
un certo livello. Questa è tuttora l’unica de nizione di attività sportiva contenuta nelle
norme di tutela sanitaria; di conseguenza si potrebbe dedurre che per il legislatore la
SET
5
sab
distinzione tra agonismo e non sia tutta compresa nella nalità , per il primo caso, di
conseguire “prestazioni sportive di un certo livello​.
La legislazione italiana prevede che chiunque si dedichi ad attività
sportive agonistiche debba sottoporsi, con periodicità annuale o biennale, (a seconda
Arrestata
un’altra
volontaria
Italiana di Sea
Shepherd
Filippo su
La pratica di uno sport comporta un rischio calcolato che la rende
accettabile nell’ambito delle attività umane. I rischi più frequenti sono
prevenzione di questi eventi è prevalentemente legata al controllo del fattore umano e
del fattore tecnico impliciti nello sport praticato. Il controllo del fattore umano si attua
Record
catena
umana
subacque
a @ Isola
D'Elba
con la selezione accurata dei soggetti da avviare a speci che forme di attività sportiva
18:00
Padi Day
2015 –
Tour
Tribord @
Centro
Sub
Campi
Flegrei
e con il controllo periodico del loro stato di salute, nonchè del grado e delle modalità
di allenamento. (2) Nel nostro paese è possibile praticare alcuni sport anche a livello
durante lo
professionale, nell’ambito di società sportive o come singoli professionisti tesserati
snorkeling
dalle federazioni di competenza. Per quanto riguarda l’attività subacquea, la
SYLVETTE su
2
ven
rappresentati dalle lesioni traumatiche e dagli incidenti cardiovascolari. La
Fotografare
BODIN PEREZ
OTT
federazione di riferimento del CONI è la FIPSAS (Federazione Italiana per la Pesca
Sportiva e l’Attività Subacquea).
Arrestata
Quando uno sport viene svolto a livello agonistico è necessario il certi cato di idoneità
un’altra
alla pratica sportiva agonistica, rilasciato dallo specialista in Medicina dello Sport, cioè
volontaria
da un professionista quali cato nelle attività sanitarie di natura preventiva, curativa,
Italiana di Sea
riabilitativa che ha per oggetto la tutela della salute della popolazione sportiva.
Shepherd
Ricordiamo che in Italia l’attività subacquea è considerata uno sport agonistico (per un
View Calendar 
 Add Pag. 25
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daniela su
del tipo di sport) ad una visita di idoneità effettuata da un medico specialista.
Tour
Tribord
2015
Gioiosa
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Gigante e
il
Pescator
e @ Area
Marina
Protetta
Aci
Trezza
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H2o, unico
decreto legge basato su un parere della Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività
Subacquee, a
liata al CONI – comitato olimpico italiano – ed alla CMAS), ciò
nonostante non sempre è richiesto il certificato da parte di altre agenzie didattiche. (3)
Diving Center
Secondo la classificazione degli sport in base all’impegno cardiovascolare (da: Protocolli
italiano a Malta
cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico 1995 – Comitato
Roberto su
Organizzativo Cardiologico per l’Idoneità allo Sport) la subacquea rientra tra le attività
Computer sub
sportive con impegno cardiovascolare di tipo neurogeno, caratterizzata cioè da
Mares Matrix
modesto impegno cardiaco da un punto di vista modinamico (portata cardiaca) ma
elevato sul piano della sollecitazione neuroormonale, soprattutto adrenergica
(incrementi medio elevati della frequenza cardiaca), tipico delle competizioni ad
importante impatto emotivo. Anche se quest’ultima da sola non è probabilmente
sufficiente a realizzare un rischio cardiaco reale se non in casi eccezionali, bisogna
tenere presente che l’attività subacquea è gravata dal cosiddetto rischio intrinseco, in
relazione all’ambiente sfavorevole nel quale si svolge.
In base al decreto ministeriale (23 febbraio 1983), gli accertamenti sanitari da svolgersi
per ottenere l’idoneità alla pratica della subacquea a livello ludico ricreativo sono i
seguenti:
1. visita medica, il cui modello è riportato su apposita scheda valutativa, che
comprende anamnesi (familiare,
siologica, patologica, interventi chirurgici,
infortuni), rilievo di peso e statura e
tro smo, esame obiettivo rivolto in particolare agli organi e apparati impegnati
nello sport praticato (apparato locomotore, apparato cardio-respiratorio, addome,
orecchie, occlusione dentale, articolazione temporomandibolare), valutazione
dell’acutezza visiva (naturale e/o corretta) e del senso cromatico, udito (voce
sussurrata a 4 metri).
2. esame completo delle urine
3. spirometria con rilievo di capacità vitale (CV), capacità vitale forzata (CVF), volume
espiratorio massimo al secondo (VEMS o FEV1), indice di Ti eneau (VEMS/CV) e
massima ventilazione volontaria (MVV)
4. ECG a riposo (frequenza cardiaca – FC, intervallo PQ, intervallo QT)
5. ECG dopo sforzo (indice rapido di idoneità – IRI)
6. visita otorinolaringoiatra (ORL) con audiometria.
In conclusione: la subacquea è uno sport che viene praticato in un ambiente
straordinario e può essere gravato da imprevisti che ne aumentano l’impegno psicosico (trasporto dell’attrezzatura per tragitti più lunghi del previsto, corrente, mare
mosso con conseguente di
coltà a salire sull’imbarcazione, compagno in di
coltà
che deve essere aiutato).
Da questo si evince quanto sia importante veri care annualmente l’integrità
del sistema cardiorespiratorio e motorio.
E’ altresì importante un controllo annuale di bocca, naso, orecchie per escludere sia la
presenza di patologie speci che sia possibili danni che la pratica intensiva di tale sport
può potenzialmente causare.
Bibliografia
1. http://www.fotosubclub.com/storia_fipsas.htm (14 aprile 2006)
2. D’Andrea L. (ANCE), Proto C. (ANMCO), Bettini R., Villella A. (FMSI), Caselli G., Giada
F., Pelliccia A. (SIC), Penco M., Thiene G. (SIC-SPORT), Guiducci U., Delise P., Paolo
Zeppilli. Protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico 2003.
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Orangeshark
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Terza edizione, Casa Editrice Scientifica Internazionale (C.E.S.I.), Roma, 2003
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3. http://www.smartsport.it/articoli/Approfondimento42.asp?IDV=02 (14 aprile 2006).
Per informazioni:
web: www.lauravernotico.com
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Wednesday, September 02, 2015 - 12:04 San Giusto Oggi sono 150 anni dalla scomparsa di William Rowan Hamilton
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Scompenso cardiaco, presentata all’European Society
of Cardiology (ESC) la ricerca reality-based sui pazienti
italiani
Presentato all’ESC lo studio ARNO, condotto dal Consorzio CORE CINECA: una fotografia real life
sull’impatto dello scompenso cardiaco in Italia, da un campione di 2.500.000 persone. Lo studio
ARNO conferma lo scompenso cardiaco tra le patologie croniche più complesse, che necessita di
particolare attenzione a livello diagnostico e clinico. Urgente ridurre il peso dei ricoveri: il costo
delle riospedalizzazioni è quasi il doppio della prima degenza ospedaliera.
Londra, 02/09/2015 - 11:35 (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Sono
Segui @informazionecs
Compleanni
Anniversari
Guy Laliberté, 56
1959, Québec (Canada)
Kjetil André Aamodt, 44
1971, Oslo (Norvegia)
Alberto Masi, 23
1992, Genova (Italia)
Claude Nicollier, 71
Eran Riklis, 61
1954, Gerusalemme (Distretto di
Gerusalemme)
Tutti i compleanni e gli anniversari
Pag. 22
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1944, Vevey (Svizzera)
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anziani e in lieve maggioranza donne in condizioni di salute precarie. Sono persone in terapia
con trattamenti non sempre ottimali e destinati in un caso su due a ripetuti ricoveri, che peraltro
nella metà dei casi non sono di natura cardiovascolare. È questo l’identikit dei pazienti italiani
affetti da scompenso cardiaco, osservati nella “vita reale” e non attraverso ”l’ambiente protetto”
degli studi clinici che escludono alcuni gruppi di popolazione.
Lo scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro Paese, è una
sindrome invalidante, per la quale il cuore non è più in grado di pompare una quantità sufficiente
di sangue nell’organismo, che può avere conseguenze letali. Si tratta di una patologia ancora più
aggressiva di alcuni tumori avanzati e la sua incidenza è in costante crescita a causa di stili di
vita non salutari, dell’aumentata sopravvivenza dopo un infarto e dell’invecchiamento della
popolazione.
Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a cinque anni.
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco ha un tasso di mortalità più
che doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno (11%-27%), ed è superiore a quella causata
dal tumore all’intestino (37%).1
A delineare la complessità della gestione dello scompenso cardiaco sono i risultati dello studio
ARNO, condotto dal CORE CINECA con il sostegno di Novartis, presentati oggi durante i lavori
del congresso ESC 2015 in corso a Londra.
L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco ricavati
dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA – il maggior centro di calcolo nazionale,
gestito da un consorzio tra 70 università italiane – che ha estratto informazioni riguardanti
ricoveri, prescrizioni e procedure ambulatoriali di sette Aziende Sanitarie Locali italiane. I dati
si riferiscono a un bacino di circa 2.500.000 di assistiti seguiti in un arco temporale di cinque
anni, dal gennaio 2008 al dicembre 2012.
«Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici secondo precisi
criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non rispecchiano l’effettiva realtà
della popolazione con scompenso cardiaco che osserviamo nella pratica clinica quotidiana»,
Data
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afferma Aldo Pietro Maggioni, responsabile del Centro Studi ANMCO e coordinatore dello
studio ARNO. «Questa indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai
trattamenti raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilità di andare incontro a un
secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi della patologia nell’anno di osservazione
dopo la dimissione».
Nel periodo considerato, nelle sette ASL coinvolte, sono stati registrati 54.059 ricoveri per
scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con la prescrizione di un
trattamento specifico per lo scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno.
Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79 anni, almeno 10
anni in più rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza le donne (51%),
anche questo un dato quasi doppio rispetto a quello che si osserva nei trial clinici controllati.
Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione arteriosa con circa il 70% dei
casi, seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO (30,5%) e
dalla depressione (21%).
«Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità – commenta Maggioni –
comprendiamo perché lo scompenso cardiaco è la prima causa di ospedalizzazione negli over 65.
La probabilità di essere ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%, oltretutto quasi la metà
(49%) di queste ri-ospedalizzazioni non è dovuta a cause cardiovascolari ma ad altri motivi».
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera che mediamente
supera i 10 giorni, il SSN spende complessivamente 550 milioni di euro l’anno; la spesa annuale
per paziente è di 11.800 euro, di cui l’85% rappresentato dai costi di ospedalizzazione.
«Significativo – osserva Maggioni – che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il doppio
rispetto a quello del primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il primo ricovero). Lo
scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione clinica più grave e più costosa tra le
patologie croniche e le evidenze dello studio ARNO confermano il peso socio-sanitario ed
economico di questa patologia che, a causa della difficoltà a respirare e dell’impossibilità a
svolgere la normale attività quotidiana e l’esercizio fisico, compromette gravemente la qualità
di vita e il vissuto dei pazienti. I risultati dell’indagine dimostrano la necessità di trasferire i dati
ottenuti dai trial clinici nel mondo reale. Alla luce del rilevante numero di ri-ospedalizzazioni
dovute a motivi non cardiovascolari, se si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre il
peso complessivo di questa patologia, bisogna pensare a un approccio multidisciplinare per
trattare il paziente nella sua globalità».
«Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che nonostante sia tra le più
diffuse in Italia è ancora conosciuta poco e male – osserva Oberdan Vitali, Presidente
dell’associazione pazienti scompensati cardiaci AISC – è fondamentale per il paziente essere
guidato nel proprio percorso di cura, ma anche attore consapevole per prevenire ricadute e
potenziali ri-ospedalizzazioni. Il tema dell’approccio multidisciplinare sarà anche oggetto del
prossimo convegno nazionale dei pazienti scompensati organizzati da AISC, che si terrà a Roma
il prossimo 7 settembre».
I dati dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee guida
internazionali rispetto ai trattamenti non sempre vengano utilizzate al meglio. I farmaci inclusi
nelle linee guida comprendono ACE-inibitori, beta-bloccanti e inibitori del sistema reninaangiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno affacciando per la cura dello scompenso cardiaco.
«Nell’immediato futuro – spiega Maggioni – avremo la possibilità di utilizzare nuovi farmaci
come LCZ696, attualmente in valutazione presso l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e già
approvato dall’FDA, che ha dimostrato una superiorità rispetto agli ACE-inibitori nel ridurre sia
la mortalità che i ricoveri. Per adesso dobbiamo cercare di usare al meglio tutto quello che è
disponibile: antialdosteronici, beta-bloccanti e gli inibitori del sistema renina-angiotensina».
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«Solitamente i pazienti con scompenso
cardiaco sono arruolati negli studi clinici secondo precisi criteri di
inclusione ed esclusione – commenta Aldo Pietro Maggioni,
responsabile del Centro studi Anmco, coordinatore dello studio - e
proprio per questo i trial non rispecchiano l’effettiva realtà della
popolazione con scompenso cardiaco che osserviamo nella pratica
clinica quotidiana. Questa indagine – precisa - ha permesso di
valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai trattamenti
raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilità di andare
incontro a un secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi
della patologia nell’anno di osservazione dopo la dimissione».
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Nel periodo considerato, nelle sette Asl coinvolte sono stati registrati
54.059 ricoveri per scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non
deceduti e dimessi con la prescrizione di un trattamento specifico per
lo scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno. L’età media è
risultata di 79 anni, almeno dieci anni in più rispetto a quella
riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza le donne (51%; anche
questo un dato quasi doppio rispetto a quello che si osserva nei trial
clinici controllati). Tante le malattie che si riscontrano
contemporaneamente nei pazienti; la più frequente è l’ipertensione
arteriosa (70%), seguita dal diabete (30,7%), dalla
broncopneumopatia cronica ostruttiva (30,5%) e dalla depressione
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(21%). «Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità
– osserva Maggioni – comprendiamo perché lo scompenso cardiaco
è la prima causa di ospedalizzazione negli over 65. La probabilità di
essere ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%; oltretutto quasi
la metà, il 49%, di queste riospedalizzazioni non è dovuta a cause
cardiovascolari, ma ad altri motivi».
Quanto ai costi, lo studio (che è stato realizzato con il sostegno di
Novartis) ha evidenziato che, con una degenza ospedaliera che
mediamente supera i dieci giorni, il Servizio sanitario nazionale
spende complessivamente 550 milioni di euro l’anno (equivalenti a
11.800 euro per ciascun paziente) di cui l’85% è rappresentato dai
costi di ospedalizzazione. «Significativo – sottolinea Maggioni – che
il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il doppio rispetto a quello
del primo ricovero: oltre 7 mila euro contro i circa 4.500 per il primo
ricovero. Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione
clinica più grave e più costosa tra le patologie croniche e le evidenze
dello studio Arno confermano il peso socio-sanitario ed economico
di questa patologia».
«Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che
nonostante sia tra le più diffuse in Italia è ancora conosciuta poco e
male – osserva infine Oberdan Vitali, presidente dell’associazione
pazienti scompensati cardiaci Aisc – ed è fondamentale per il
paziente essere guidato nel proprio percorso di cura, ma anche attore
consapevole per prevenire ricadute e potenziali ri-ospedalizzazioni».
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Scompenso cardiaco, presentata all’European
Society of Cardiology (ESC) la ricerca reality-based
sui pazienti italiani
News pubblicata il 02/09/2015 da Daniela Caffari
Presentato all’ESC lo studio ARNO, condotto dal Consorzio CORE CINECA: una fotografia real life sull’impatto dello scompenso cardiaco in Italia, da un campione di 2.500.000 persone.
Lo studio ARNO conferma lo scompenso cardiaco tra le patologie croniche più complesse, che necessita di
particolare attenzione a livello diagnostico e clinico.
Urgente ridurre il peso dei ricoveri: il costo delle riospedalizzazioni è quasi il doppio della prima degenza ospedaliera.
02/09/15 - Sono anziani e in lieve
maggioranza donne in condizioni di salute
precarie. Sono persone in terapia con
trattamenti non sempre ottimali e destinati
in un caso su due a ripetuti ricoveri, che
peraltro nella metà dei casi non sono di
natura cardiovascolare. È questo l’identikit
dei pazienti italiani affetti da scompenso
cardiaco, osservati nella “vita reale” e non
attraverso ”l’ambiente protetto” degli studi
clinici che escludono alcuni gruppi di
popolazione. Lo scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro Paese, è
una sindrome invalidante, per la quale il cuore non è più in grado di pompare una
quantità sufficiente di sangue nell’organismo, che può avere conseguenze letali. Si
tratta di una patologia ancora più aggressiva di alcuni tumori avanzati e la sua
incidenza è in costante crescita a causa di stili di vita non salutari, dell’aumentata
sopravvivenza dopo un infarto e dell’invecchiamento della popolazione. Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a cinque anni.
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco ha un tasso di
mortalità più che doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno (11%-27%), ed è
superiore a quella causata dal tumore all’intestino (37%).
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A delineare la complessità della gestione dello scompenso cardiaco sono i risultati
dello studio ARNO, condotto dal CORE CINECA con il sostegno di Novartis,
presentati oggi durante i lavori del congresso ESC 2015 in corso a Londra.
L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso
cardiaco ricavati dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA – il maggior
centro di calcolo nazionale, gestito da un consorzio tra 70 università italiane – che ha
estratto informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e procedure ambulatoriali di
sette Aziende Sanitarie Locali italiane. I dati si riferiscono a un bacino di circa
2.500.000 di assistiti seguiti in un arco temporale di cinque anni, dal gennaio 2008 al
dicembre 2012.
«Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici
secondo precisi criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non
rispecchiano l’effettiva realtà della popolazione con scompenso cardiaco che
osserviamo nella pratica clinica quotidiana», afferma Aldo Pietro Maggioni,
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responsabile del Centro Studi ANMCO e coordinatore dello studio ARNO. «Questa
indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai trattamenti
raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilità di andare incontro a un
secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi della patologia nell’anno di
osservazione dopo la dimissione».
Nel periodo considerato, nelle sette ASL coinvolte, sono stati registrati 54.059 ricoveri
per scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con la prescrizione
di un trattamento specifico per lo scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno. Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79 anni,
almeno 10 anni in più rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza
le donne (51%), anche questo un dato quasi doppio rispetto a quello che si osserva
nei trial clinici controllati. Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione arteriosa con circa il
70% dei casi, seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia cronica
ostruttiva o BPCO (30,5%) e dalla depressione (21%). «Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità – commenta
Maggioni – comprendiamo perché lo scompenso cardiaco è la prima causa di
ospedalizzazione negli over 65. La probabilità di essere ricoverati di nuovo entro
l’anno è del 56,6%, oltretutto quasi la metà (49%) di queste ri-ospedalizzazioni non
è dovuta a cause cardiovascolari ma ad altri motivi».
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera che
mediamente supera i 10 giorni, il SSN spende complessivamente 550 milioni di euro
l’anno; la spesa annuale per paziente è di 11.800 euro, di cui l’85% rappresentato dai
costi di ospedalizzazione.
«Significativo – osserva Maggioni – che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il
doppio rispetto a quello del primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il
primo ricovero). Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione clinica più
grave e più costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello studio ARNO
confermano il peso socio-sanitario ed economico di questa patologia che, a causa
della difficoltà a respirare e dell’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana
e l’esercizio fisico, compromette gravemente la qualità di vita e il vissuto dei
pazienti. I risultati dell’indagine dimostrano la necessità di trasferire i dati ottenuti dai
trial clinici nel mondo reale. Alla luce del rilevante numero di ri-ospedalizzazioni
dovute a motivi non cardiovascolari, se si vuole intervenire con strategie efficaci e
ridurre il peso complessivo di questa patologia, bisogna pensare a un approccio
multidisciplinare per trattare il paziente nella sua globalità».
«Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che nonostante sia
tra le più diffuse in Italia è ancora conosciuta poco e male – osserva Oberdan Vitali,
Presidente dell’associazione pazienti scompensati cardiaci AISC – è
fondamentale per il paziente essere guidato nel proprio percorso di cura, ma anche
attore consapevole per prevenire ricadute e potenziali ri-ospedalizzazioni. Il tema
dell’approccio multidisciplinare sarà anche oggetto del prossimo convegno nazionale
dei pazienti scompensati organizzati da AISC, che si terrà a Roma il prossimo 7
settembre».
I dati dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee guida
internazionali rispetto ai trattamenti non sempre vengano utilizzate al meglio. I
farmaci inclusi nelle linee guida comprendono ACE-inibitori, beta-bloccanti e inibitori del
sistema renina-angiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno affacciando per la cura
dello scompenso cardiaco.
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«Nell’immediato futuro – spiega Maggioni – avremo la possibilità di utilizzare nuovi
farmaci come LCZ696, attualmente in valutazione presso l’Agenzia Europea del
Farmaco (EMA) e già approvato dall’FDA, che ha dimostrato una superiorità rispetto
agli ACE-inibitori nel ridurre sia la mortalità che i ricoveri. Per adesso dobbiamo
cercare di usare al meglio tutto quello che è disponibile: antialdosteronici, betabloccanti e gli inibitori del sistema renina-angiotensina».
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Lo scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione
di pazienti nel nostro Paese, è una sindrome
invalidante, per la quale il cuore non è più in grado di
pompare una quantità sufficiente di sangue
nell’organismo, che può avere conseguenze letali. Si
tratta di una patologia ancora più aggressiva di alcuni
tumori avanzati e la sua incidenza è in costante
crescita a causa di stili di vita non salutari,
dell’aumentata sopravvivenza dopo un infarto e
dell’invecchiamento della popolazione.
Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla
diagnosi e il 50% a cinque anni.
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo
scompenso cardiaco ha un tasso di mortalità più che
doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno (11%27%), ed è superiore a quella causata dal tumore
all’intestino (37%).
A delineare la complessità della gestione dello
scompenso cardiaco sono i risultati dello studio ARNO,
condotto dal CORE CINECA con il sostegno di
Novartis, presentati oggi durante i lavori del
congresso ESC 2015 in corso a Londra.
L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti
con diagnosi di scompenso cardiaco ricavati
dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA –
il maggior centro di calcolo nazionale, gestito da un
consorzio tra 70 università italiane – che ha estratto
informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e
procedure ambulatoriali di sette Aziende Sanitarie
Locali italiane. I dati si riferiscono a un bacino di circa
2.500.000 di assistiti seguiti in un arco temporale di
cinque anni, dal gennaio 2008 al dicembre 2012.
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condizioni di salute precarie. Sono persone in terapia
con trattamenti non sempre ottimali e destinati in un
caso su due a ripetuti ricoveri, che peraltro nella metà
dei casi non sono di natura cardiovascolare. È questo
l’identikit dei pazienti italiani affetti da scompenso
cardiaco, osservati nella “vita reale” e non attraverso
”l’ambiente protetto” degli studi clinici che escludono
alcuni gruppi di popolazione.
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rispecchiano l’effettiva realtà della popolazione con
scompenso cardiaco che osserviamo nella pratica
clinica quotidiana», afferma Aldo Pietro Maggioni,
responsabile del Centro Studi ANMCO e coordinatore
dello studio ARNO. «Questa indagine ha permesso di
valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai
trattamenti raccomandati dalle linee guida
internazionali, la probabilità di andare incontro a un
secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi
della patologia nell’anno di osservazione dopo la
dimissione».
in realtà un
Nel periodo considerato, nelle sette Asl coinvolte, sono
stati registrati 54.059 ricoveri per scompenso cardiaco.
I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con la
prescrizione di un trattamento specifico per lo
scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno.
persone in
Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei
pazienti: l’età media è 79 anni, almeno 10 anni in più
rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve
maggioranza le donne (51%), anche questo un dato
quasi doppio rispetto a quello che si osserva nei trial
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l’ipertensione arteriosa con circa il 70% dei casi,
seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia
cronica ostruttiva o BPCO (30,5%) e dalla depressione
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«Se consideriamo l’età media del paziente e le
frequenti comorbidità – commenta Maggioni –
comprendiamo perché lo scompenso cardiaco è la prima
causa di ospedalizzazione negli over 65. La probabilità
di essere ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%,
oltretutto quasi la metà (49%) di queste riospedalizzazioni non è dovuta a cause cardiovascolari
ma ad altri motivi».
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con
una degenza ospedaliera che mediamente supera i 10
giorni, il SSN spende complessivamente 550 milioni di
euro l’anno; la spesa annuale per paziente è di 11.800
euro, di cui l’85% rappresentato dai costi di
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«Significativo – osserva Maggioni – che il costo delle riospedalizzazioni sia quasi il doppio rispetto a quello
del primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il
primo ricovero). Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli
effetti, la condizione clinica più grave e più costosa tra
le patologie croniche e le evidenze dello studio ARNO
confermano il peso socio-sanitario ed economico di
questa patologia che, a causa della difficoltà a
respirare e dell’impossibilità a svolgere la normale
attività quotidiana e l’esercizio fisico, compromette
gravemente la qualità di vita e il vissuto dei pazienti. I
risultati dell’indagine dimostrano la necessità di
trasferire i dati ottenuti dai trial clinici nel mondo
reale. Alla luce del rilevante numero di riospedalizzazioni dovute a motivi non cardiovascolari,
se si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre il
peso complessivo di questa patologia, bisogna pensare
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nella sua globalità».
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«Studi come questo evidenziano la complessità di una
patologia che nonostante sia tra le più diffuse in Italia
è ancora conosciuta poco e male – osserva Oberdan
Vitali, Presidente dell’associazione pazienti
scompensati cardiaci AISC – è fondamentale per il
paziente essere guidato nel proprio percorso di cura,
ma anche attore consapevole per prevenire ricadute e
potenziali ri-ospedalizzazioni. Il tema dell’approccio
multidisciplinare sarà anche oggetto del prossimo
convegno nazionale dei pazienti scompensati
organizzati da AISC, che si terrà a Roma il prossimo 7
settembre».
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I dati dello studio dimostrano anche come le
indicazioni suggerite dalle linee guida internazionali
rispetto ai trattamenti non sempre vengano utilizzate
al meglio. I farmaci inclusi nelle linee guida
comprendono ACE-inibitori, beta-bloccanti e inibitori
del sistema renina-angiotensina. Tuttavia nuove
terapie si stanno affacciando per la cura dello
scompenso cardiaco.
«Nell’immediato futuro – spiega Maggioni – avremo la
possibilità di utilizzare nuovi farmaci come LCZ696,
attualmente in valutazione presso l’Agenzia Europea
del Farmaco (EMA) e già approvato dall’FDA, che ha
dimostrato una superiorità rispetto agli ACE-inibitori
nel ridurre sia la mortalità che i ricoveri. Per adesso
dobbiamo cercare di usare al meglio tutto quello che è
disponibile: antialdosteronici, beta-bloccanti e gli
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Presentato all’ESC lo studio ARNO, condotto dal Consorzio CORE CINECA: una
fotografia real life sull’impatto dello scompenso cardiaco in Italia, da un campione di
2.500.000 persone. Lo studio ARNO conferma lo scompenso cardiaco tra le patologie
croniche più complesse, che necessita di particolare attenzione a livello diagnostico e
clinico. Urgente ridurre il peso dei ricoveri: il costo delle riospedalizzazioni è quasi il
doppio della prima degenza ospedaliera. Sono anziani e in lieve maggioranza donne in
condizioni di salute precarie. Sono persone in terapia
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con trattamenti non sempre ottimali e destinati in un
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caso su due a ripetuti ricoveri, che peraltro nella
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scompenso cardiaco, osservati nella “vita reale” e
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milione di pazienti nel nostro Paese, è una sindrome
invalidante, per la quale il cuore non è più in grado di
pompare una quantità sufficiente di sangue nell’organismo, che può
avere conseguenze letali. Si tratta di una patologia ancora più
aggressiva di alcuni tumori avanzati e la sua incidenza è in costante
crescita a causa di stili di vita non salutari, dell’aumentata
sopravvivenza dopo un infarto e dell’invecchiamento della popolazione.
Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a
cinque anni.
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco
ha un tasso di mortalità più che doppio rispetto alla mortalità del
tumore al seno (11%-27%), ed è superiore a quella causata dal
tumore all’intestino (37%).
A delineare la complessità della gestione dello scompenso cardiaco
sono i risultati dello studio ARNO, condotto dal CORE CINECA con il
sostegno di Novartis, presentati oggi durante i lavori del congresso
ESC 2015 in corso a Londra.
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Autore: Daniela Caffari
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L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di
scompenso cardiaco ricavati dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di
CORE CINECA – il maggior centro di calcolo nazionale, gestito da un
consorzio tra 70 università italiane – che ha estratto informazioni
riguardanti ricoveri, prescrizioni e procedure ambulatoriali di sette
Aziende Sanitarie Locali italiane. I dati si riferiscono a un bacino di circa
2.500.000 di assistiti seguiti in un arco temporale di cinque anni, dal
gennaio 2008 al dicembre 2012.
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deceduti e dimessi con la prescrizione di un trattamento specifico per
lo scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno. Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età
media è 79 anni, almeno 10 anni in più rispetto a quella riscontrata nei
trial clinici; in lieve maggioranza le donne (51%), anche questo un
dato quasi doppio rispetto a quello che si osserva nei trial clinici
controllati. Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione
arteriosa con circa il 70% dei casi, seguita dal diabete (30,7%), dalla
broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO (30,5%) e dalla
depressione (21%). «Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità
– commenta Maggioni – comprendiamo perché lo scompenso
cardiaco è la prima causa di ospedalizzazione negli over 65. La
probabilità di essere ricoverati di nuovo entro l’anno è del 56,6%,
oltretutto quasi la metà (49%) di queste ri-ospedalizzazioni non è
dovuta a cause cardiovascolari ma ad altri motivi».
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza
ospedaliera che mediamente supera i 10 giorni, il SSN spende
complessivamente 550 milioni di euro l’anno; la spesa annuale per
paziente è di 11.800 euro, di cui l’85% rappresentato dai costi di
ospedalizzazione.
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«Significativo – osserva Maggioni – che il costo delle riospedalizzazioni sia quasi il doppio rispetto a quello del primo
ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il primo ricovero). Lo
scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione clinica più
grave e più costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello
studio ARNO confermano il peso socio-sanitario ed economico di
questa patologia che, a causa della difficoltà a respirare e
dell’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana e
l’esercizio fisico, compromette gravemente la qualità di vita e il
vissuto dei pazienti. I risultati dell’indagine dimostrano la necessità
di trasferire i dati ottenuti dai trial clinici nel mondo reale. Alla luce
del rilevante numero di ri-ospedalizzazioni dovute a motivi non
cardiovascolari, se si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre
il peso complessivo di questa patologia, bisogna pensare a un
approccio multidisciplinare per trattare il paziente nella sua
globalità».
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© Pensi che questo testo violi qualche norma sul
copyright, contenga abusi di qualche tipo? Leggi come procedere
«Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli
studi clinici secondo precisi criteri di inclusione ed esclusione e
proprio per questo i trial non rispecchiano l’effettiva realtà della
popolazione con scompenso cardiaco che osserviamo nella pratica
clinica quotidiana», afferma Aldo Pietro Maggioni, responsabile del
Centro Studi ANMCO e coordinatore dello studio ARNO. «Questa
indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche,
l’aderenza ai trattamenti raccomandati dalle linee guida
internazionali, la probabilità di andare incontro a un secondo ricovero
e, soprattutto, i costi complessivi della patologia nell’anno di
osservazione dopo la dimissione».
Digg
«Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che
nonostante sia tra le più diffuse in Italia è ancora conosciuta poco e
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male – osserva Oberdan Vitali, Presidente dell’associazione
pazienti scompensati cardiaci AISC – è fondamentale per il
paziente essere guidato nel proprio percorso di cura, ma anche
attore consapevole per prevenire ricadute e potenziali riospedalizzazioni. Il tema dell’approccio multidisciplinare sarà anche
oggetto del prossimo convegno nazionale dei pazienti scompensati
organizzati da AISC, che si terrà a Roma il prossimo 7 settembre».
I dati dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle
linee guida internazionali rispetto ai trattamenti non sempre vengano
utilizzate al meglio. I farmaci inclusi nelle linee guida comprendono
ACE-inibitori, beta-bloccanti e inibitori del sistema reninaangiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno affacciando per la cura
dello scompenso cardiaco.
«Nell’immediato futuro – spiega Maggioni – avremo la possibilità di
utilizzare nuovi farmaci come LCZ696, attualmente in valutazione
presso l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e già approvato
dall’FDA, che ha dimostrato una superiorità rispetto agli ACE-inibitori
nel ridurre sia la mortalità che i ricoveri. Per adesso dobbiamo
cercare di usare al meglio tutto quello che è disponibile:
antialdosteronici, beta-bloccanti e gli inibitori del sistema reninaangiotensina».
Autore della pubblicazione:
Daniela Caffari
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giovedì, 03 settembre 2015
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L’EDITORIALE
I sapori della cascina
di Stefania Bortolotti Una
cucina. Lo chef resident e
tre ospiti che si passano il
testimone. Poi aggiungici le
cose fatte ancora come
una volta e mettici un
pizzico di fantasia.
“Mescola” il tutto e cosa
ottieni? L’impareggiabile
bontà di una cucina che sa
di antiche...
VOCI DALLE ZONE
STILI DI VITA MILANESI
3 settembre 2015 HOMEPAGE, PILLOLE DI SALUTE No comments
Scompenso cardiaco, presentata all’European Society of
Cardiology (ESC) la ricerca reality-based sui pazienti
italiani
di Stefania
Bortolotti
“Sono anziani e in lieve
maggioranza donne in
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LA STREET-ART IN CITTA'
in terapia con
trattamenti non sempre
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condizioni di salute
precarie. Sono persone
MARIO BERNARDINELLO,
UNA GRANDE
RETROSPETTIVA
PERSONALE
di Ugo Perugini E’ stata
inaugurata sabato 22
agosto alla Galleria Arte
Passante della Stazione
Porta Vittoria la personale
di Mario Bernardinello con
numerose opere della sua
produzione artistica di
quarant’anni (fino al 31
agosto). Un’occasione
unica per cogliere la
parabola evolutiva di questo
pittore, riconosciuto anche
a livello internazionale, e
per verificare le...
MANGIARE BENE IN CITTÀ
ottimali e destinati in
un caso su due a
ripetuti ricoveri, che
peraltro nella metà dei
casi non sono di natura cardiovascolare.” questo l’identikit dei pazienti italiani
MARIO BERNARDINELLO, UNA GRANDE
RETROSPETTIVA PERSONALE
LA CATTOLICA ACQUISTA LA CASERMA
GARIBALDI
CONCLUSI I LAVORI DI RESTAURO DEL
"CENTAURO"
affetti da scompenso cardiaco, osservati nella “vita reale” e non attraverso
“l’ambiente protetto” degli studi clinici che escludono alcuni gruppi di
popolazione. Lo scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro
Paese, è una sindrome invalidante, per la quale il cuore non è più in grado di
pompare una quantità sufficiente di sangue nell’organismo, che può avere
conseguenze letali. Si tratta di una patologia ancora più aggressiva di alcuni
tumori avanzati e la sua incidenza è in costante crescita a causa di stili di vita
non salutari, dell’aumentata sopravvivenza dopo un infarto e dell’invecchiamento
della popolazione.
Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a cinque anni.
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco ha un
tasso di mortalità più che doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno
(11%-27%), ed è superiore a quella causata dal tumore all’intestino (37%).
A d e l i n e a r e l a
complessità della
g e s t i o n e d e l l o
scompenso cardiaco
sono i risultati dello
studio ARNO, condotto
dal CORE CINECA con il
127628
EDITORIALI
sostegno di Novartis,
presentati oggi durante i
lavori del congresso ESC
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MAPPA PER
SCOPRIRE LA STREETART IN CITTA’ | ilmirino.it
su “CHAINED”: STREETART IN MOSTRA
ALL’HANGAR E NON
SOLO
2015 in corso a Londra.
L’indagine si basa sui dati
amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco ricavati
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dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA – il maggior centro di
Monica Chiesa su
Disagio alla Stazione
Ferrovie Nord di Quarto
Oggiaro
calcolo nazionale, gestito da un consorzio tra 70 università italiane – che ha
klement su Comune di
Milano: lotta dura contro
le zanzare
circa 2.500.000 di assistiti seguiti in un arco temporale di cinque anni, dal
estratto informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e procedure ambulatoriali
di sette Aziende Sanitarie Locali italiane. I dati si riferiscono a un bacino di
gennaio 2008 al dicembre 2012.
“Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici
secondo precisi criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial
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non rispecchiano l’effettiva realtà della popolazione con scompenso cardiaco
che osserviamo nella pratica clinica quotidiana”, afferma Aldo Pietro Maggioni,
bambini Brera cibo
cinema crisi cucina
responsabile del Centro Studi ANMCO e coordinatore dello studio ARNO.
“Questa indagine ha permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza
ai trattamenti raccomandati dalle linee guida internazionali, la probabilità di
cultura degrado donne
andare incontro a un secondo ricovero e, soprattutto, i costi complessivi della
ebola ESTATE
patologia nell’anno di osservazione dopo la dimissione.”
europa expo
expo 2015
guerra inter italia
lavoro Lega Nord
Nel periodo considerato, nelle sette ASL coinvolte, sono stati registrati 54.059
ricoveri per scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con
la prescrizione di un trattamento specifico per lo scompenso cardiaco sono
stati seguiti per un anno.
milan
milano MODA
Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79
mostra Mostra d'arte
quello che si osserva nei trial clinici controllati.
musica natura
Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione arteriosa con
MEDICINA anni, almeno 10 anni in più rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve
maggioranza le donne (51%), anche questo un dato quasi doppio rispetto a
padiglioni Palazzo
Reale parco Piazza
circa il 70% dei casi, seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia
Castello Pisapia
prevenzione quarto
consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità – commenta
c r o n i c a o s t r u t t i v a o B P C O ( 3 0 , 5 % ) e d a l l a d e p r e s s i o n e ( 2 1 % ) . “Se
Maggioni – comprendiamo perché lo scompenso cardiaco è la prima causa di
oggiaro scuola serie
ospedalizzazione negli over 65. La probabilità di essere ricoverati di nuovo
A sicurezza
entro l’anno è del 56,6%, oltretutto quasi la metà (49%) di queste ri-
teatro terrorismo
ospedalizzazioni non è dovuta a cause cardiovascolari, ma ad altri motivi”.
Triennale vino violenza
zingari
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera
che mediamente supera i 10 giorni, il SSN spende complessivamente 550
milioni di euro l’anno; la spesa annuale per paziente è di 11.800 euro, di cui
l’85% rappresentato dai costi di ospedalizzazione.
“Significativo – osserva Maggioni – che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia
quasi il doppio rispetto a quello del primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa
4.500 per il primo ricovero). Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la
condizione clinica più grave e più costosa tra le patologie croniche e le
evidenze dello studio ARNO confermano il peso socio-sanitario ed economico
di questa patologia che, a causa della difficoltà a respirare e dell’impossibilità a
svolgere la normale attività quotidiana e l’esercizio fisico, compromette
gravemente la qualità di vita e il vissuto dei pazienti. I risultati dell’indagine
dimostrano la necessità di trasferire i dati ottenuti dai trial clinici nel mondo
reale. Alla luce del rilevante numero di riospedalizzazioni dovute a motivi non
cardiovascolari, se si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre il peso
complessivo di questa patologia, bisogna pensare a un approccio
multidisciplinare per trattare il paziente nella sua globalità.”
“Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che
nonostante sia tra le più diffuse in Italia è ancora conosciuta poco e male –
osserva Oberdan Vitali, Presidente dell’associazione pazienti scompensati
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arte
cardiaci AISC – è fondamentale per il paziente essere guidato nel proprio
percorso di cura, ma anche attore consapevole per prevenire ricadute e
potenziali riospedalizzazioni. Il tema dell’approccio multidisciplinare sarà anche
Codice abbonamento:
Albero oggetto del prossimo convegno nazionale dei pazienti scompensati organizzati
da AISC, che si terrà a Roma il prossimo 7 settembre”
I dati dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee
guida internazionali rispetto ai trattamenti non sempre vengano utilizzate al
meglio. I farmaci inclusi nelle linee guida comprendono ACE-inibitori, beta-
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Sono anziani e in lieve maggioranza donne in condizioni di salute precarie. Sono
persone in terapia con trattamenti non sempre ottimali e destinati in un caso su due a
ripetuti ricoveri, che peraltro nella metà dei casi non sono di natura cardiovascolare.
Questo l’identikit dei pazienti italiani affetti da scompenso cardiaco, osservati nella “vita
reale” e non attraverso “l’ambiente protetto” degli studi clinici che escludono alcuni
gruppi di popolazione. Lo scompenso cardiaco, che colpisce quasi un milione di pazienti nel nostro Paese, è
una sindrome invalidante, per la quale il cuore non è più in grado di pompare una
quantità sufficiente di sangue nell’organismo, che più avere conseguenze letali. Si tratta
di una patologia ancora più aggressiva di alcuni tumori avanzati e la sua incidenza è in
costante crescita a causa di stili di vita non salutari, dell’aumentata sopravvivenza dopo
un infarto e dell’invecchiamento della popolazione. Circa il 30% dei pazienti muore a un anno dalla diagnosi e il 50% a cinque anni.
Considerando la finestra temporale di 5 anni, lo scompenso cardiaco ha un tasso di
mortalità più che doppio rispetto alla mortalità del tumore al seno (11%-27%), ed è
superiore a quella causata dal tumore all’intestino (37%).
A delineare la complessità della gestione dello scompenso cardiaco sono i risultati dello
studio ARNO, condotto dal CORE CINECA con il sostegno di Novartis, presentati oggi
durante i lavori del congresso ESC 2015 in corso a Londra.
L’indagine si basa sui dati amministrativi di pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco
ricavati dall’Osservatorio ARNO, di proprietà di CORE CINECA - il maggior centro di
calcolo nazionale, gestito da un consorzio tra 70 università italiane - che ha estratto
informazioni riguardanti ricoveri, prescrizioni e procedure ambulatoriali di sette Aziende
Sanitarie Locali italiane. I dati si riferiscono a un bacino di circa 2.500.000 di assistiti
seguiti in un arco temporale di cinque anni, dal gennaio 2008 al dicembre 2012.
“Solitamente i pazienti con scompenso cardiaco sono arruolati negli studi clinici
secondo precisi criteri di inclusione ed esclusione e proprio per questo i trial non
rispecchiano l’effettiva realtà della popolazione con scompenso cardiaco che
osserviamo nella pratica clinica quotidiana”, afferma Aldo Pietro Maggioni, responsabile
del Centro Studi ANMCO e coordinatore dello studio ARNO. “Questa indagine ha
permesso di valutare le caratteristiche cliniche, l’aderenza ai trattamenti raccomandati
dalle linee guida internazionali, la probabilità di andare incontro a un secondo ricovero
e, soprattutto, i costi complessivi della patologia nell’anno di osservazione dopo la
dimissione.”
Nel periodo considerato, nelle sette ASL coinvolte, sono stati registrati 54.059 ricoveri
per scompenso cardiaco. I 41.413 pazienti non deceduti e dimessi con la prescrizione di
un trattamento specifico per lo scompenso cardiaco sono stati seguiti per un anno. Il primo dato che emerge riguarda l’età e il sesso dei pazienti: l’età media è 79 anni,
almeno 10 anni in più rispetto a quella riscontrata nei trial clinici; in lieve maggioranza le
donne (51%), anche questo un dato quasi doppio rispetto a quello che si osserva nei
trial clinici controllati. Tante le comorbidità, la più frequente delle quali è l’ipertensione arteriosa con circa il
70% dei casi, seguita dal diabete (30,7%), dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva
o BPCO (30,5%) e dalla depressione (21%). “Se consideriamo l’età media del paziente e le frequenti comorbidità - commenta
Maggioni - comprendiamo perché lo scompenso cardiaco è la prima causa di
ospedalizzazione negli over 65. La probabilità di essere ricoverati di nuovo entro l’anno
è del 56,6%, oltretutto quasi la metà (49%) di queste ri-ospedalizzazioni non è dovuta a
cause cardiovascolari ma ad altri motivi.”
L’indagine ha permesso di valutare anche i costi: con una degenza ospedaliera che
mediamente supera i 10 giorni, il SSN spende complessivamente 550 milioni di euro
l’anno; la spesa annuale per paziente è di 11.800 euro, di cui l’85% rappresentato dai
costi di ospedalizzazione.
“Significativo - osserva Maggioni - che il costo delle ri-ospedalizzazioni sia quasi il
doppio rispetto a quello del primo ricovero (oltre 7.000 euro vs circa 4.500 per il primo
ricovero). Lo scompenso cardiaco è, a tutti gli effetti, la condizione clinica più grave e
più costosa tra le patologie croniche e le evidenze dello studio ARNO confermano il
peso socio-sanitario ed economico di questa patologia che, a causa della difficoltà a
respirare e dell’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana e l’esercizio fisico,
compromette gravemente la qualità di vita e il vissuto dei pazienti. I risultati dell’indagine
dimostrano la necessità di trasferire i dati ottenuti dai trial clinici nel mondo reale. Alla
luce del rilevante numero di ri-ospedalizzazioni dovute a motivi non cardiovascolari, se
si vuole intervenire con strategie efficaci e ridurre il peso complessivo di questa
patologia, bisogna pensare a un approccio multidisciplinare per trattare il paziente nella
sua globalità.”
“Studi come questo evidenziano la complessità di una patologia che nonostante sia tra
le più diffuse in Italia è ancora conosciuta poco e male - osserva Oberdan Vitali,
Presidente dell’associazione pazienti scompensati cardiaci AISC - è fondamentale per il
paziente essere guidato nel proprio percorso di cura, ma anche attore consapevole per
prevenire ricadute e potenziali ri-ospedalizzazioni. Il tema dell’approccio multidisciplinare
sarà anche oggetto del prossimo convegno nazionale dei pazienti scompensati
organizzati da AISC, che si terrà a Roma il prossimo 7 settembre.”
I dati dello studio dimostrano anche come le indicazioni suggerite dalle linee guida
internazionali rispetto ai trattamenti non sempre vengano utilizzate al meglio. I farmaci
inclusi nelle linee guida comprendono ACE-inibitori, beta-bloccanti e inibitori del sistema
renina-angiotensina. Tuttavia nuove terapie si stanno affacciando per la cura dello
scompenso cardiaco.
“Nell’immediato futuro - spiega Maggioni - avremo la possibilità di utilizzare nuovi
farmaci come LCZ696, attualmente in valutazione presso l’Agenzia Europea del
Farmaco (EMA) e già approvato dall’FDA, che ha dimostrato una superiorità rispetto
agli ACE-inibitori nel ridurre sia la mortalità che i ricoveri. Per adesso dobbiamo cercare
di usare al meglio tutto quello che è disponibile: antialdosteronici, beta-bloccanti e gli
inibitori del sistema renina-angiotensina.”
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