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sommario:sommario 13.12.11 15:22 Pagina 1 TRIBUNA MEDICA TICINESE TMT Mensile organo ufficiale Ordine dei medici del Cantone Ticino Corrispondenza OMCT, Via Cantonale, Stabile Qi – CH-6805 Mezzovico [email protected] Tel. +41 91 930 63 00 - fax +41 91 930 63 01 Direttore responsabile Dr. Med. Vincenzo Liguori 6915 Pambio-Noranco Tel. +41 91 993 21 10 - fax +41 91 993 21 32 [email protected] Comitato redazionale scientifico Sezione scientifica TMT Agnese Bonetti Pissarello, Segretaria Istituto cantonale di patologia, 6601 Locarno Tel. +41 91 816 07 16/11 [email protected] Responsabile Prof. Dr. Med. Luca Mazzucchelli [email protected] Dr. Med. Ignazio Cassis Dr. Med. Fabio Cattaneo Prof. Dr. Med. Augusto Gallino Dr. Med. Mauro Capoferri Fotocomposizione-stampa e spedizione Tipografia Poncioni SA, Via Mezzana 26 - CH-6616 Losone ([email protected]) Tel. +41 91 785 11 00 - fax +41 91 785 11 01 Ordine dei medici vicino alla natura Pubblicità Axel Springer Schweiz AG Fachmedien Yvette Guggenheim Postfach 3374, CH-8021 Zürich ([email protected]) Tel. +41 43 444 51 04 - fax +41 43 444 51 01 SOMMARIO TACCUINO SEZIONE SCIENTIFICA La nefrologia in rete, L. Gabutti 461 Dialisi negli ultraottantenni?, C. Solcà, C. Ferrier-Guerra 463 Uno strano infetto urinario, C. Ferrier-Guerra, C. Solcà 465 Quando le urine parlano, L. Berwert, L. Leoncini-Franscini 469 Insufficienza renale acuta di origine pre-renale in paziente con 471 funzione ventricolare sinistra nella norma: la congestione venosa quale nuovo meccanismo patogenetico, S. Pianca, J.C. Lozano Becerra Journal Club, O. Giannini, M.G. Bianchetti, S.A.G. Lava, G.D. Simonetti, 477 L. Gabutti, S. Pianca, D. Garzoni, C. Marone, H. Zwahlen (Ospedale Regionale Beata Vergine, Mendrisio) Patologia in pillole, L. Mazzucchelli, G. Venzi, F. Jermini 489 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT Date da ricordare Offerte e domande d’impiego Presentazione casi clinici Medicina e Chirurgia, Ospedale Regionale di Locarno Persone Corso di aggiornamento regionale Formazione del Reparto di Medicina Interna dell’OBV 2011/2012 Simposio ticinese di immunologia clinica 2012 Update in medicina interna, Lugano 2012 RASSEGNA DELLA STAMPA 493 493 494 494 494 495 Abbonamento annuale Fr. 144.– (11 numeri) Medici Assistenti Fr. 48.– 76 DICEMBRE 2011 491 491 492 TRIBUNA MEDICA TICINESE taccuino:taccuino 13.12.11 15:24 Pagina 149 TACCUINO 2011 gradini per una scala Si conclude un anno che per OMCT è facile paragonare a una scala a pioli: l’abbiamo salita insieme, grazie al supporto dell’Ufficio presidenziale, del Consiglio direttivo, dei membri delle diverse Commissioni, dei nostri consulenti esterni e di tutti i membri che ci hanno incoraggiato e sostenuto nelle decisioni, nelle strategie e, soprattutto, con una dimostrazione di autorevolezza e unità che ci ha permesso di raggiungere non pochi traguardi, come quello che ad aprile ha visto 6 medici eletti o rieletti nel Parlamento ticinese fra i quali anch’io, con una brillante elezione e una “première” per un Presidente di OMCT. Il contributo di OMCT alla realtà cantonale e nazionale, si è concentrato su temi dai risvolti tecnici e socio-politici come quelli evidenziati nello studio sui Morosi e sui Premi delle casse malati, le conseguenze della fine della Moratoria, l’istituzione di un picchetto di Medicina Forense, l’organizzazione di una Notfallpraxis pilota, l’analisi del controprogetto all’iniziativa popolare “Sì alla Medicina di Famiglia”, il lancio dell’iniziativa per la “Trasparenza delle casse malati”, il sostegno al Referendum sul Managed Care, l’analisi critica del nuovo sistema SWISS-DRG e la battaglia per il Valore del Punto. Su tutte queste problematiche vi abbiamo costantemente aggiornati nel corso dell’anno e le rammenterò ora con poche righe, perché nell’ultimo taccuino dell’anno è bene staccarsi un po’ dalla quotidianità e lasciarsi andare al piacere che le imminenti Festività suscitano in noi. Con studi come quello sui Morosi e sui Premi delle Casse Malati in Ticino abbiamo portato al mondo politico un decisivo supporto nell’analisi di due fenomeni maggiori, e all’elaborazione di strategie atte alla soluzione di queste problematiche. Con il primo disegnando un profilo concreto degli insolventi e offrendo il supporto dei medici sul territorio per contenere il fenomeno in stretta collaborazione con i Comuni e gli uffici cantonali. Con il secondo “scoperchiando il calderone” nel quale gli assicuratori fanno confluire i soldi prelevati direttamente (con premi più alti del dovuto) e indirettamente (attraverso la fiscalità) dalle tasche dei ticinesi, per farli confluire verso cantoni che non sono in grado di far fronte alle spese correnti del loro sistema sanitario. Ci siamo confrontati con i problemi che potranno nascere con la fine della Moratoria e, poiché vista l’inerzia della FMH di fronte alle nostre sollecitazioni relativamente alla fine della Moratoria, ci siamo attivati nei confronti del Consiglio di Stato con un’interrogazione volta a conoscere le intenzioni del Governo in merito all’ottenimento di una delega dal Consiglio Federale per poter regolare l’afflusso di specialisti dall’estero specialmente in quelle aree dove il fabbisogno è già coperto. In stretta collaborazione con la Procura, il dipartimento degli Interni e la Federazione Ambulanze abbiamo apportato un contributo decisivo alla messa in atto di una formazione in Medicina Forense che permetterà, con l’inizio del 2012 di attivare un picchetto di medici specializzati che intervenga per esperire i casi di decesso dubbio. E poi ancora, convinti della necessità di organizzare anche in Ticino una “Notfallpraxis”, in collaborazione con EOC siamo giunti alla realizzazione di questo progetto, che vedrà la luce come fase Pilota della durata di 6 mesi all’inizio del 2012 al San Giovanni a Bellinzona e che monitoreremo nei dettagli in un gruppo di lavoro congiunto OMCT-EOC. Due iniziative hanno occupato le energie di OMCT, la prima denominata “Sì alla Medicina di Famiglia” contro la quale è stato presentato un controprogetto diretto elaborato dall’UFSP. Sul controprogetto il Consiglio direttivo di OMCT ha preso una posizione chiara definendolo deludente, privo di incisività e di proposte concrete. Una posizione che è poi stata seguita dal comitato di iniziativa che ha deciso di non ritirarla per cui si andrà in votazione popolare verosimilmente nel 2015. La seconda, ha visto OMCT farsi promotore con i gli Ordini Romandi dell’i- 76 DICEMBRE 2011 niziativa denominata “Per la trasparenza delle casse malati”, che stenta a decollare, malgrado possa essere ritenuta un ottimo controprogetto a quella “per una cassa malati unica”. Ci siamo pure espressi contro la nuova legge sul Managed Care illustrando le nostre motivazioni in Assemblea del Delegati e alla Camera Medica della FMH. Stiamo sostenendo attivamente la raccolta delle firme per il Referendum e, allo scopo di far conoscere concretamente il funzionamento di questo modello di cure, abbiamo presentato alla stampa le strutture, i processi lavorativi e le regole che reggono un Managed Care in modo da offrire al pubblico una visione concreta delle problematiche che esso porterà sia ai pazienti che ai medici. Per quanto attiene l’introduzione dello Swiss-DRG è di questi giorni la notizia del fallimento delle trattative tra EOC e tarifsuisse (un accordo è invece stato siglato con Helsana, Sanitas e CPT): una situazione che si ripete in tutta la Svizzera e che, sotto parecchi aspetti, è molto simile alla vertenza sul Valore del punto tariffale che ci oppone all’associazione mantello delle casse malati (su questi temi potete trovare ragguagli dettagliati nei taccuini di settembre, ottobre e novembre). Siamo però a Natale e questo periodo dell’anno porta a riflessioni che, a mio modo di vedere, devono staccarsi dalle considerazioni di obiettivi da raggiungere e strategie da applicare. Personalmente mi sento di esprimere questi momenti di introspezione con la traduzione libera di un detto tedesco che recita: “sopra le stelle c’è sempre una luce che ci guida, e lo fa meglio di quanto pensiamo”. Auguro a tutti voi e alle vostre famiglie un Natale e un 2012 di grande serenità lungo il quale questa luce vi accompagni sempre anche nei momenti dove, come esseri umani, riusciamo solo a vedere il lato buio. Buon Natale e Felice 2012 Franco Denti, Presidente Ordine dei Medici TRIBUNA MEDICA TICINESE 459 Editoriale:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:26 Pagina 461 SEZIONE SCIENTIFICA - EDITORIALE LA NEFROLOGIA IN RETE L. Gabutti Alla fine del 2009 l’Ente Ospedaliero Cantonale mi ha chiesto di coordinare l’attività dei servizi di nefrologia degli ospedali regionali. Dopo aver concordato gli obiettivi, pensando in particolare alla condivisione delle competenze e al lavoro in rete, l’attività del “Servizio Cantonale di Nefrologia” si è concretizzata nella primavera del 2010, in un kick off meeting per videoconferenza; appuntamento che sarebbe poi diventato bimensile. Tenuto conto delle valenze formative (l’incontro è accreditato dalla Società Svizzera di Nefrologia) e dell’obbiettivo dichiarato di offrire al paziente la rete di competenze più vasta possibile, alla videoconferenza sono stati invitati a partecipare attivamente anche i colleghi che operano al di fuori dell’Ente. L’incontro inizia con un Journal Club presentato a turno dai partecipanti e prosegue con la discussione di casi clinici aperti e se del caso con la condivisione di protocolli di ricerca di interesse comune. Ed è proprio tra i Journal Club ed i casi clinici presentati nell’ultimo anno che sono stati selezionati i riassunti che vi proponiamo in questo spazio dedicato alla nefrologia. Credo fermamente nel potenziale del lavoro di gruppo “in rete” e questa introduzione è un’occasione per lanciare un invito a unire le competenze all’interno e tra le specialità con l’obiettivo di far diventare il proprio punto di vista ancora di più un elemento di valore nel complesso panorama delle cure. Buona lettura a tutti. PD Dr Luca Gabutti coordinatore del Servizio Cantonale di Nefrologia dell’EOC 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 461 DIALISI:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:31 Pagina 463 SEZIONE SCIENTIFICA DIALISI NEGLI ULTRAOTTANTENNI? C. Solcà, C. Ferrier-Guerra Caso clinico Un paziente 90enne, noto per insufficienza renale terminale (stadio V secondo NKF) viene inviato presso il nostro servizio di nefrologia per valutare la possibilità di una terapia renale sostitutiva. Quale comorbidità sono note un diabete mellito di tipo 2 e un ateromatosi generalizzata con cardiopatia ischemica, arteriopatia periferica, aneurisma dell'aorta addominale e stenosi dell'arteria renale destra. Un anno fa il paziente presentava una creatinina a 435 umol/l e una eGFR a 11 ml/min/1.732 e mostrava sintomi uremici quali un calo ponderale di circa 5 kg negli ultimi 12 mesi, disturbi del sonno e prurito generalizzato. Inoltre era trattato per complicanze secondarie alla malattia renale come anemia, osteopatia renale e ipertensione arteriosa. Allora il paziente aveva rifiutato qualsiasi terapia renale sostitutiva e aveva optato per un trattamento conservativo presso il medico curante. Attualmente visto l'ulteriore peggioramento della funzionalità renale, dell'uremia e delle complicanze della malattia renale si decide di rivalutare la possibilità di una terapia renale sostitutiva. Tra i sintomi uremici spiccano un calo ponderale ora di 15kg in 2 anni, l'a- stenia e la debolezza muscolare che gli impediscono di percorrere più di 100 m, il prurito trattato con fototerapia e i disturbi del sonno necessitanti un trattamento con benzodiazepine. Il tasso di creatinina è di 709 umol/l, l'eGFR è stimato a 6 ml/min/ 1.732, la diuresi si attesta a circa 1000 ml/die. Tra le complicanze della malattia renale vi è una ipertensione arteriosa (170/100 mmHg) resistente alla terapia medicamentosa, un acidosi metabolica con pH 7.30 e bicarbonati a 18 mmol/l e l'osteopatia renale caratterizzata da iperfosfatemia a 2.42 mmol/l e ipocalcemia a 2.09 mmol/l. L'emoglobina sotto trattamento sostitutivo con eritropoietina è elevata a 13 g/dl. Dopo aver discusso con il paziente le possibili opzioni terapeutiche comprendenti una terapia renale sostitutiva (trapianto renale, emodialisi e dialisi peritoneale) e/o conservativa/palliativa si sceglie semplicemente di ottimizzare l'attuale terapia delle complicanze della malattia renale proseguendo il trattamento conservativo. Il paziente decide inoltre di discutere con i familiari ed il medico curante eventuali disposizioni di fine vita. Discussione Nei prossimi decenni è previsto un importante incremento della popolazione al di sopra degli 80 anni. L'aumento della prevalenza dei pazienti dializzati soprattutto per le classi di età superiori ai 75 anni sembra essere inarrestabile1. Discussioni riguardanti una terapia renale sostitutiva e/o conservativa in pazienti al di sopra degli 80 anni sono quindi destinate a crescere. La terapia renale sostitutiva comprende il trapianto renale, l’emodialisi a casa o in un centro e la dialisi peritoneale. Nonostante non esista nessuna ragione teorica per escludere dalle liste di trapianto pazienti ultraottantenni attualmente la loro iscrizione semplicemente non avvie- 76 DICEMBRE 2011 ne. L’emodialisi in casa è una possibilità offerta da pochi centri in Svizzera e purtroppo i criteri richiesti per accedervi (partner che assista durante le sessioni, capacità e conoscenze necessarie per usare la macchina di dialisi, dialisi precedenti prive di complicazioni, spazio a casa, ecc.) la rendono spesso impraticabile. Alcuni studi suggeriscono che un approccio multidisciplinare possa permettere al 50% dei pazienti anziani di scegliere la dialisi peritoneale e nonostante vi siano studi che suggeriscono una migliore qualità di vita nel paziente dializzato per via peritoneale rispetto all’emodialisi come sappiamo la realtà europea e/o americana è ben diversa1-3. La scelta più frequente quindi risulta essere l’emodialisi in un centro, dove soggettivamente i pazienti si sentono più sorvegliati. La sopravvivenza del paziente dializzato ultraottantenne si aggira sull’ anno/anno e mezzo ed è fortemente condizionata dalle comorbidità, tant'è che la terapia dialitica è spesso assocciata ad un incremento della sopravvivenza di qualche mese al massimo. Dall’inizio della dialisi si osserva, in particolare nei pazienti istituzionalizzati (case anziani), un crollo della qualità di vita ed autonomia, in parte legato alla dialisi stessa4-6. Purtroppo l'assenza di studi specifici controllati randomizzati rende estremamente difficile effettuare scelte terapeutiche su questi pazienti. Gli studi osservazionali a nostra disposizione lasciano comunque intendere la necessità di individualizzare le cure basandoci sui sintomi, i dati clinici, le comorbidità, il grado di istituzionalizzazione e non da ultimo i desideri e le aspettattive del paziente. Per coloro che scelgono un trattamento conservativo, ma non solo, il nostro compito è oltre ad alleviare le complicazioni della malattia renale, il coordinamento del supporto psicosociale e spirituale. In tal senso diventa fondamentale discutere apertamente con il paziente ed il suo me- TRIBUNA MEDICA TICINESE 463 DIALISI:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:31 Pagina 464 SEZIONE SCIENTIFICA dico curante eventuali disposizioni di fine vita. Conclusioni L'età avanzata non è una controindicazione ad una terapia renale sostitutiva ma le comorbidità possono esserlo. Tra le terapie renali sostitutive trapianto e dialisi peritoneale sono delle valide alternative. La scelta di un trattamento conservativo/palliativo della malattia renale terminale è spesso implica una personalizzazione delle terapie al fine di mitigare le complicanze della malattia renale, ma altrettanto importanti sono il supporto psicosociale, spirituale e una franca discussione sulle disposizioni di fine vita. Curzio Solcà, Claudia Ferrier-Guerra, Ambulatorio di Nefrologia e Centro Dialisi, Clinica Luganese Moncucco e San Rocco, Lugano Bibliografia 1 Stel VS, Kramer A, Zoccali C, Jager KJ. The 2006 ERA-EDTA Registry annual report: a precis. Journal of nephrology 2009;22:1-12. 2 Brown EA, Johansson L, Farrington K, et al. Broadening Options for Long-term Dialysis in the Elderly (BOLDE): differences in quality of life on peritoneal dialysis compared to haemodialysis for older patients. Nephrology, dialysis, transplantation: official publication of the European Dialysis and Transplant Association-European Renal Association 2010;25:3755-63. 3 Oliver MJ, Quinn RR, Richardson EP, Kiss AJ, Lamping DL, Manns BJ. Home care assistance and the utilization of peritoneal dialysis. Kidney international 2007;71:673-8. 4 Chandna SM, Da Silva-Gane M, Marshall C, Warwicker P, Greenwood RN, Farrington K. Survival of elderly patients with stage 5 CKD: comparison of conservative management and renal replacement therapy. Nephrology, dialysis, transplantation: official publication of the European Dialysis and Transplant Association-European Renal Association 2011;26:1608-14. 5 Jassal SV, Chiu E, Hladunewich M. Loss of independence in patients starting dialysis at 80 years of age or older. The New England journal of medicine 2009;361:1612-3. 6 Kurella Tamura M, Covinsky KE, Chertow GM, Yaffe K, Landefeld CS, McCulloch CE. Functional status of elderly adults before and after initiation of dialysis. The New England journal of medicine 2009;361:1539-47. 464 TRIBUNA MEDICA TICINESE 76 DICEMBRE 2011 UNO STRANO:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:32 Pagina 465 SEZIONE SCIENTIFICA UNA STRANA INFEZIONE URINARIA C. Ferrier-Guerra, C. Solcà Caso clinico Un paziente 79enne, con un’anamensi di pregressa pielonefrite acuta destra un anno fa, si presenta al Pronto Soccorso della Clinica Luganese nel giugno 2011 in seguito a dispnea, febbre e getto urinario debole. Il paziente è sotto trattamento antibiotico con moxifloxacina da cinque giorni per una polmonite. Nega disuria, dolori ai fianchi e/o urine maleodoranti. La sua terapia medicamentosa consiste in Avalox, Aspirina Cardio, Concor, Pravastatin, Temesta e Pradif da 2 giorni. All’esame clinico il paziente è affebbrile, normoteso, senza segni di scompenso cardio-polmonare, assenza di edemi periferici, Giordano negativo. Agli esami di laboratorio si riscontra una creatinina a 500 µmol/l di nuova insorgenza, con un’urea di 27 mmol/l e elettroliti normali. La proteina Creattiva è elevata a 125 mg/l, i leucociti sono al limite superiore della norma con spostamento a sininstra. All’esame dell’urina spontanea si riscontra una leucocituria (Lc da 1120/campo), assenza di eritrocituria, proteine e chetoni sono negativi. Le emoculture e l’urinocultura sono risultate negative sotto terapia antibiotica. La raccolta delle urine delle 24 ore evi- denzia una diuresi conservata di 3L. Gli ulteriori esami di laboratorio effettuati sono risultati negativi per ANA, ANCA e il complemento C3 e C4 sono normali. Pure negative le sierologie virali. All’ecografia renale assenza di ostruzione, ma iperecogenità a carico del rene sinistro. Presumendo una nefrite interstiziale acuta su Moxifloxacina (Avalox) l’antibiotico viene sostituito con la Ceftriaxon (Rocephin). Nei giorni successivi si assiste però ad un peggioramento della funzionalità renale obbligandoci ad iniziare un trattamento emodialitico e ad effettuare una biopsia renale diagnostica, che ha mostrato un quadro istologico compatibile con una pielonefrite acuta (Figura 1 e Figura 2). Sulla base della diagnosi bioptica si sostituisce la terapia antibiotica con Imipeneme (Tienam). A causa però di una risposta tardiva della funzionalità renale si introduce un trattamento empirico con corticosteroidi sistemici nell’ipotesi di una componente di nefrite interstiziale. Con que- Fig.1: sta terapia si ottiene una lenta ripresa della funzionalità renale con progressivo calo della creatinina, permettendo la sospensione dell’emodialisi. Discussione Nel paziente anziano gli infetti urinari sono un evento frequente, spesso asintomatico e con un’evoluzione benigna1. Raramente l’infezione può avere un decorso complesso presentandosi con un’insufficienza renale grave, quale prima manifestazione di una pielonefrite acuta, in assenza di sintomi urinari classici o di ostruzione delle vie urinarie2,3,4. In questi casi la diagnosi immediata e il trattamento specifico possono evitare l’evoluzione verso l’insufficienza renale cronica, in particolare nei pazienti più a rischio. Infatti, nell’anziano, il rialzo della temperatura può essere assente, poiché in età avanzata la misurazione sottolinguale o ascellare, può essere inadeguata, infatti alcuni studi suggeriscono il controllo rettale della temperatura5. L’interstizio mostra un infiltrato infiammatorio con granulociti, plasmacellule, pochi eosinofili, linfociti e macrofagi e tubuli ostruiti da “Pus”. 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 465 UNO STRANO:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:32 Pagina 466 SEZIONE SCIENTIFICA Fig. 2: Iinfiltrato interstiziale infiammatorio con granulociti, tubuli ostruiti da “Pus” e perdita dell’epitelio tubolare. La pielonefrite è più frequente nelle donne, in particolare in gravidanza, dove l’incidenza aumenta fino al 2030%6. Nella donna con l’avanzare dell’età, i cambiamenti del pH e l’atrofia epiteliale vaginale sono alla base della variabilità della flora batterica, che favorisce gli infetti. Negli uomini, le ostruzioni delle vie urinarie sono il fattore di rischio più preponderante. In generale, gli infetti urinari sono più 466 TRIBUNA MEDICA TICINESE frequenti nell’anziano, in particolare se vi è presenza di demenza. Nel nostro paziente la diagnosi tardiva di pielonefrite, probabilmente bilaterale da insorgenza ematogena, è stata causata dall’assenza di sintomi classici per infezione urinaria. Inoltre, l’apparizione di un’insufficienza renale acuta sotto trattamento antibiotico ha in parte mascherato la diagnosi infettiva primaria. 76 DICEMBRE 2011 Anche se la pielonefrite acuta si manifesta normalmente con dolori ai fianchi o lombari, disuria, nausea, brividi, febbre e leucocitosi, nelle persone anziane questi sintomi possono essere assenti, rallentando così il processo diagnostico e terapeutico1. L’infezione pielonefritica avviene tramite invasione batterica del parenchima renale sia in modo ascendente sia per via ematogena e dipende dalle proprietà batteriche e dalle predisposizioni dell’ospite. La pielonefrite acuta si complica nei pazienti immunocompromessi, in presenza di disturbi metabolici o di anomalie anatomiche che favoriscono la crescita di batteri patogeni rari o resistenti agli antibiotici. La pielonefrite acuta è un’infezione potenzialmente pericolosa per la vita, che caratteristicamente causa dei danni cicatriziali renali. Ogni episodio infettivo può essere complicato da ascessi nefritici, perinefritici, o da insufficienza renale acuta. Se ricorrenti le pielonefriti possono causare dei danni renali permanenti, sia anatomici sia funzionali. Nella diagnosi differenziale dell’insufficienza renale acuta raramente è considerata la pielonefrite e, infatti, vi sono poche pubblicazioni nella letteratura. Woodrow et al.7 ha descritto tre casi clinici d’insufficienza renale acuta su pielonefrite nell’anziano manifestatasi con sintomi atipici e senza reperti istologici per necrosi tubulare (Tabella 1). Conclusione In presenza di un’insufficienza renale acuta senza sintomi urinari e/o stato febbrile la pielonefrite deve essere considerata nella diagnosi differenziale, in particolare nelle persone anziane. La misura adeguata della temperatura è di primaria importanza, mentre la cultura delle urine e del sangue sono essenziali per la diagnosi. Inoltre, si raccomanda estrema cautela nella somministrazione di far- UNO STRANO:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:32 Pagina 467 SEZIONE SCIENTIFICA maci antiinfiammatori non steroidali e si consiglia l’invio del paziente ad un’unità nefrologica. Pielonefrite & Insufficienza Renale Acuta Età Claudia Ferrier-Guerra, Curzio Solcà, Ambulatorio di Nefrologia e Centro Dialisi, Clinica Luganese Moncucco e San Rocco, Lugano Bibliografia 1 Berman P, Hogan BD, Fox RA. The atypicalpresentation of infection in oldage. Age Ageing 1987; 16:201-207 Sintomi T0 PCr1 U-Stick2 Sonografia renale Reperto Bx3 69M Dispnea - 665 Lc Norma “Pus” 78F Vomito - 761 Ec Ascesso Non eseguita 79F Dispnea - 820 Ec Norma Infiltrato di granulociti Tabella 1: adattata da: Woodrow G et al. Asymptomatic acute pyelonephritis as a cause of acute renal failure in the elderly. Postgrad Med J 1993, 69:211-13 1) Creatinina plasmatica, 2) Urina spontanea, 3) Biopsia renale 2 Woolley PD, Wyman A, NicholsAJ,ShortlandJR,Brown CB. Acute renalfailure due to bacterialpyelonephritis. Br J Urol1986; 58: 733 3 Thompson C, Verani R, EvanoffG, Weimann E. Supporativebacterialpyelonephritisas a cause of acute renalfailure. Am J KidneyDis 1986, 8:271-273 4 Lorentz WB, Iskandar S, Browning MC, Reynolds GD. Acute renalfailure due to pyelonephritis. Nephron 1990; 19:83-104 5 DowtonJHAndrews K, Puxty JAH. ‘Silent’ pyrexiain the elderly. Age Ageing 1987; 16: 41-44 6 Cunningham FG, Lukas MJ: Urinarytractinfectionscomplicatingpregnancy. Bailliere’sClinObstetGynecol 8:353-373, 1994 7 Woodrow G, Patel S, Berman P, Morgan AG, Burden RP. Asymptomatic acute pyelonephritisas a cause of acute renalfailure in the elderly. Postgradmed J 1993; 69:211-213 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 467 Quando le urine:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:33 Pagina 469 SEZIONE SCIENTIFICA QUANDO LE URINE PARLANO L. Berwert, L. Leoncini-Franscini Trattasi di un paziente 65enne, noto per una leucemia acuta bifenotipica diagnosticata 3 anni prima, in remissione completa dopo trapianto allogenico non apparentato di cellule staminali periferiche. Il trattamento della malattia ematologica si è complicato di un Aspergilloma necrotizzante polmonare necessitante la resezione del lobo polmonare inferiore, e da un’insufficienza renale cronica stadio III, caratterizzata da una clearance stimata a 51 ml/min/1.73m2 secondo MDRD (stima urine normale). Il trattamento abituale comprende essenzialmente un’immunosuppressione con ciclosporina e prednisone, ed una profilassi infettiva con fluconazolo, valaciclovir e trimetoprim/sulfametazolo. Da mesi il paziente presenta un’epatopatia associata ad iperferritinemia, con valori fino a 17'000 µg/L, sospetti per una sindrome da attivazione macrofagocitaria d’origine non chiara. Viene quindi posta l’indicazione ad un trattamento con immunoglobuline, ed in tale ottica si organizza un’opedalizzazione elettiva. All’entrata il paziente è in buone condizioni generali e nutrizionali, compensato sul piano cardio-polmonare, la sua pressione è misurata a 140/80 mmHg. A livello biologico ritroviamo una creatinina stabile a 130 µmo/L, una discreta epatopatia mista con ASAT 225 U/L, ALAT 376 U/L, jGT 101 U/L, ed una ferritina elevata a 8'022 µg/L; la formula sanguigna mostra un’emoglobina a 12 g/L, dei leucociti a 7.2 G/L, e dei trombociti a 162 G/L. Si procede alla somministrazione di immunoglobuline e.v., 1mg/kg al giorno per 3 giorni consecutivi. Al quarto giorno il bilancio biologico mostra una creatinina in aumento a 199 µmol/L, con ulteriore incremento a 323 µmol/L al quinto giorno. Confrontati con un’insufficienza renale acuta, dopo aver escluso una causa pre- e post-renale, si procede all’analisi delle urine tramite stix, sedimento e spot (cf. Tabella). Impone una certa discordanza sul “sangue” tra lo stix fortemente positivo (+++), ed il sedimento con presenza fisiologica di 0-2 eritrociti per campo. In parallelo si osserva una discordanza sulle “proteine” tra lo stix (+), e lo spot con 300 mg/mmol creatinina (ossia quasi 3 g/24H). In assenza di eritrocituria, le analisi urinarie fanno sospettare un’emolisi o una rabdomiolisi. Un complemento d’indagine mostra delle CK a 611 U/L, delle LDH elevate 5'515 U/L, un’aptoglobina indosabile, un’emoglobina in calo a 8.5 g/L, e dei reticulociti aumentati a 140'490 G/L. L’ipotesi di un’emolisi si trova dunque confermata, e la presenza di un Coombs positivo rivela la sua origine autoimmune. Dopo aver escluso altre cause, la cronologia degli eventi lascia fortemente sospettare le immunoglobuline all’origine dell’emolisi. La sospensione del medicamento, seguita da una buona idratazione e dalla somministrazione di steroidi altodosati per arrestare il fenomeno d’e- molisi autoimmune, hanno fortunatamente permesso il lento recupero della funzione renale ai valori abituali. Discussione Interesse dell’analisi urinaria Il caso viene presentato in un’ottica puramente nefrologica, omettendo volutamente dei dati in realtà già noti, quali l’evoluzione della formula sanguigna con sviluppo di un’anemia. L’analisi delle urine è infatti una tappa fondamentale della valutazione nefrologica, che permette spesso di emettere le prime ipotesi, e di orientare in conseguenza gli ulteriori accertamenti. Anche l’indicazione ad un’eventuale biopsia renale poggia in buona parte sulla valutazione urinaria, come ad esempio in presenza di una proteinuria di tipo glomerulare. Nel caso illustrato, la buona correlazione tra l’analisi urinaria ed i segni ematochimici di emolisi hanno permesso di porre una diagnosi sicura, senza l’ausilio di una biopsia. È bene ricordare che lo stix urinario permette unicamente un’analisi semi-quantitativa. Lo stix rivela la presenza di “sangue” non solo in caso di eritrocituria, ma anche di emoglobinuria (emolisi) e di mioglobinuria (rabdomiolisi). In caso di forte consumo di vitamina C, la reazione dello stix viene invece bloccata, dando luogo a dei falsi negativi. La capacità dello stix a rivelare delle proteine rimane limitatata esclusivamente alle albumine, con positività a partire da 300 mg/24H, risp. 50-100 mg/L. Inversamente, il dosaggio quantitativo su spot urinario delle proteine (rapporto proteinuria/creatininuria in Stix: leuco neg, sangue +++, prot + Sedimento: leuco 0-2/campo, eri 0-2/campo Spot: crea 4.5 mmol/L, prot 1’347 mg/L, prot/crea 300 mg/mmol Tabella: analisi urinarie 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 469 Quando le urine:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:33 Pagina 470 SEZIONE SCIENTIFICA mg/mmol, dove approssimativamente mg/mmol x 8.84 = mg/24H) rivela oltre alle albumine, le proteine d’origine tubulare, le paraproteine di Bence-Jones, l’emoglobina libera e la mioglobina. Immunoglobuline ed insufficienza renale Classicamente l’insufficienza renale acuta è stata descritta dopo somministrazione di immunoglobuline contenenti alte dosi di saccarosio o maltosio quale agente stabilizzante. A seguito dell’accumulo di questi zuccheri a forte potere osmotico all’interno delle cellule tubulari prossimali, queste assumono una forma bombata che va ad ostruirne il lume. I fattori predisponenti allo sviluppo di questa nefrosi osmotica sono: una funzione renale già alterata, il diabete mellito, l’età superiore a 65 anni, la contrazione volemica, la sepsi, la paraproteinemia, la somministrazione concomitante di medicamenti nefrotossici, ed una rapida velocità di perfusione delle immunoglobuline stesse. Questo fenomeno ha quindi spinto l’industria a sviluppare delle immunoglobuline con agenti stabilizzanti diversi, prive di zuccheri, quale quella utilizzata nel caso sopra descritto. In letteratura si trovano poi numerosi casi di anemia emolitica autoimmune e/o di emoglobinuria indotti dalla somministrazione di immunoglobuline, indipendentemente dal tipo di agente stabilizzante, di regola non complicati da insufficienza renale acuta. Il primo caso di emoglobinuria complicata da IRA dopo somministrazione di immunoglobuline e necessitante un trattamento dialitico è stato pubblicato nel gennaio 2’010. Si trattava di un paziente con stato dopo trapianto autologo di cellule staminali per un linfoma mantellare, a cui veniva somministrata un’immunoglobulina esente da zuccheri, con sviluppo di un’anemia autoimmune 470 TRIBUNA MEDICA TICINESE Coombs positiva, di un emoglobinuria e di un successivo danno renale permanente. Anche se sicuramente non tutti riportati in letteratura, tali casi sembrano rimanere estremamente rari, non è pertanto possibile stabilire dei fattori di rischio. Lorenzo Berwert, Leda Leoncini-Franscini, Ospedale S.Giovanni, Bellinzona Bibliografia Welles CC, Tambra S, Lafayette RA. Am J Kidney Dis 55(1):148-51, 2010 76 DICEMBRE 2011 Insufficienza:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:34 Pagina 471 SEZIONE SCIENTIFICA INSUFFICIENZA RENALE ACUTA DI ORIGINE PRE-RENALE IN PAZIENTE CON FUNZIONE VENTRICOLARE SINISTRA NELLA NORMA: LA CONGESTIONE VENOSA QUALE NUOVO MECCANISMO PATOGENETICO S. Pianca, J.C. Lozano Becerra Introduzione Siamo frequentemente confrontati a pazienti che presentano un’insufficienza renale cronica associata ad un’insufficienza cardiaca. La coesistenza di queste condizioni patologiche incrementa sia la mortalità che la complessità ed il costo della cura. L’ADQI (Acute Dyalisis Quality Initiative) in una conferenza di consenso avvenuta nel 2010 definiva le sindromi cardio renali come l’insieme delle interazioni per le quali una disfunzione cardiaca o renale, acuta o cronica, induce una disfunzione acuta o cronica dell’altro organo1. La pressa a carico di questi pazienti è complessa e necessita sovente dell’intervento di un team interdisciplinare. Presentiamo il caso di un paziente recentemente ricoverato nel nostro servizio di nefrologia. Caso clinico Si tratta di un paziente portatore di una grave cardiopatia ischemico-ipertensiva-valvolare e aritmica in esiti 18 anni dopo quadruplo bypass aortocoronarico e 16 anni dopo posa di PM per FA permanente tachi-bradicardica complicata da un’aritmia ventricolare complessa con TV non so- stenute asintomatiche, in passato trattata con amiodarone. Il paziente è inoltre noto per una insufficienza renale cronica di grado medio-grave nell’ambito di una nefropatia cronica stadio CKD 3-4 su base nefroangiosclerotica. Dal profilo terapeutico è anticoagulato, antiaggregato, ed in terapia con Inspra, Beta bloccanti e diuretici. Per quanto riguarda la problematica attuale segnaliamo il ricovero del paziente nel reparto di chirurgia, 4 giorni prima del trasferimento nel nostro servizio, per una frattura traumatica del sacro a seguito di una caduta in circostanze poco chiare. Durante la degenza viene instaurata un’idratazione parenterale con NaCl 0.9% 1000 ml/die. Il decorso è caratterizzato dal peggioramento della funzione renale con incremento della creatinina da 157 fino a 356 umol/l, e da un aumento ponderale di almeno 5 Kg rispetto al peso abituale del paziente. Durante il ricovero in chirurgia i dolori sono stati tratti con Novalgina. Il paziente non ha ricevuto FANS. All’ammissione nel nostro reparto di nefrologia, troviamo un paziente in condizioni generali diminuite, con peso 64.100 Kg, PA 110/60 mmHg, FC 64 bpm, SatO2 91% in aa. L’auscultazione polmonare evidenzia un MVU. L’auscultazione cardiaca rileva toni validi e la presenza di un soffio sistolico 2/6 sul focolaio mitralico. Sono presenti edemi declivi bilateralmente associati ad una dermite da stasi. Gli esami di laboratorio eseguiti all’arrivo del paziente nel nostro reparto confermano il peggioramento della nota insufficienza renale cronica con rialzo della creatinina a 365 umol/l (all’entrata 152 umol/l) e dell’urea a 39.6 mmol/l (all’entrata 35.2 mmol/l). Il sedimento urinario risulta normale. Rileviamo una proteinuria ai limiti superiori della norma di 150 mg/die. Non osserviamo anomalie maggiori degli elettroliti. Il quadro ematologico mostra un’anemia con emoglobina a 9.0 76 DICEMBRE 2011 g/dl (valori di base attorno a 11.0 g/dl), leucociti al limite inferiore della norma 3.9x10E9/l e lieve trombocitopenia a 105x10E9/l. La radiografia del torace evidenzia rispetto all’esame d’entrata lo sviluppo di versamenti pleurici bilaterali e un quadro di cardiomegalia nel contesto di una stasi congestizia. Il riscontro all’esame degli elettroliti nelle urine, di un sodio nettamente basso (<10 mmol/l) e di frazioni di escrezione del sodio e dell’urea chiaramente ridotte (rispettivamente: FENa 0.25% e FEUrea 10%) evocano uno scompenso della funzione renale di origine prerenale su base emodinamica. Il bilancio nefrologico viene completato con una sonografia renale che non documenta segni di idroureteronefrosi. Completiamo la valutazione eziologica con l’esecuzione di un ecocardiogramma transtoracico che documenta come già in precedenza gravi anomalie strutturali con riscontro di una dilatazione del ventricolo destro, una dilatazione biatriale nettamente più marcata a destra, una insufficienza mitralica di grado lieve e una grave insufficienza tricuspidale. Dal profilo funzionale il ventricolo sinistro mostra una funzione sistolica al limite inferiore della norma (FE 55%), la funzione del ventricolo destro risulta compromessa con movimento paradosso del setto e si riconferma l’aumento della pressione polmonare (PAP 45-50 mmHg). Indaghiamo l’ipertensione polmonare con una scintigrafia polmonare che non evidenzia nessun elemento a favore di una malattia tromboembolica cronica. L’esame del PM permette di documetare l’insorgenza di episodi di TV compatibili con la conduzione ventricolare di una FA ad alta frequenza. Dal profilo terapeutico abbiamo potenziato il dosaggio del beta-bloccante ed iniziato una terapia con diuretici dell’ansa associati a Metolazone. Il decorso risulta favorevole caratterizzato da un progressivo miglioramento TRIBUNA MEDICA TICINESE 471 Insufficienza:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:34 Pagina 472 SEZIONE SCIENTIFICA della funzione renale con graduale ritorno dei valori di creatinina ai valori precedenti il ricovero. La curva ponderale mostra un calo del peso corporeo di circa 4 Kg. All’esame clinico assistiamo alla scomparsa dei segni di sovraccarico idrico. L’ecocardiografia eseguita dopo la normalizzazione della volemia conferma un miglioramento della funzione cardiaca destra con scomparsa del movimento paradosso del setto interventricolare, una sensibile riduzione dell’insufficienza tricuspidale e dell’ipertensione polmonare. Durante il ricovero il paziente ha inoltre sviluppato un calo emoglobinico fino a 7.2 g/dl. In considerazione dell’anticoagulazione e dell’antiaggregazione e degli antecedenti di ulcera duodenale, abbiamo effettuato un esame endoscopico del tratto digestivo superiore che ha permesso di oggettivare la presenza di 3 ulcere sanguinanti in sede bulbare. Abbiamo impostato un trattamento con IPP altodossati e a seguito di un ulteriore calo dell’emoglobina eseguito anche la somministrazione di 2 concentrati eritrocitari. Parallelamente abbiamo iniziato una terapia sostitutiva dell’anemia renale con eritropoietina e completato il trattamento con la somministrazione di un carico marziale con Ferinject 1g iv. Radiografia del torace del 22 aprile 2011 Polmoni discretamente espansi in un quadro di broncopatia cronica, cardiomegalia e minime note di stasi congestizia con inversione agli apici. PM pettorale destro con doppio elettro catetere regolarmente in sede Discussione Il caso di questo paziente illustra la complessità delle interazioni tra funzione renale e sistema cardiovascolare. L’interazione è mediata da plurimi fattori emodinamici, neuro-ormonali, immunologici, ematologici e metabolici. Un dato interessante che permette di allargare lo spettro dei processi patogenetici è rappresentato dagli effetti nefasti della congestione venosa sulla funzione renale. La congestione venosa produce una diminuzione della filtrazione glomerulare tramite una riduzione del flusso sanguineo renale. Si tratta di un concetto emergente che permette di spie- 472 TRIBUNA MEDICA TICINESE 76 DICEMBRE 2011 Insufficienza:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:34 Pagina 473 SEZIONE SCIENTIFICA Radiografia del toprace del 26 aprile 2011 Rispetto alla precedente del 22.04.2011 si osserva, in posizione eretta, l’obliterazione bilaterale completa dei seni costofrenici su base di versamento pleurico concomitante, disventilazione bilaterale della regione sovrabasale, quadro di cardiomegalia con stasi congestizia gare un’insufficienza renale su base emodinamica in assenza di scompenso cardiaco sinistro. Nel nostro paziente l’ipertensione polmonare, la grave compromissione della funzione del ventricolo destro con movimento paradosso del setto, la grave insufficienza tricuspidale e la dilatazione della vena cava inferiore, evidenziate dall’esame ecocardiografico, documentano la presenza di una marcata congestione venosa. Il fattore scatenante è rappresentato dall’idratazione endovenosa somministrata durante i primi giorni del ricovero. Nella review di Sarraf et al. viene segnalato l’importante ruolo che esercita la precarica nell’aumento della pressione venosa renale e nella diminuzione del flusso venoso renale, sia per quanto riguarda l’origine della riduzione della filtrazione glomerulare e sia per quanto riguarda la ritenzio- ne di sodio e acqua tramite l’attivazione del sistema renina angiotensina aldosterone (RAAS)2. In questo contesto clinico i diuretici determinano un miglioramento dei valori di funzionalità renale, mediante una riduzione della pressione venosa centrale. Nel nostro paziente l’intensificazione della terapia diuretica ha permesso di ottenere un miglioramento della funzione renale con conferma ecocardiografica del miglioramento della funzione cardiaca destra dopo normalizzazione della volemia. L’ESCAPE trial, disegnato per valutare l’utilità del cateterismo polmonare nella gestione dei pazienti ricoverati per scompenso cardiaco congestizio3 ha permesso di fornire una base di dati per questa nuova interpretazione del peggioramento della funzione renale nei pazienti affetti da uno scompenso cardiaco congestizio acu- 76 DICEMBRE 2011 to. L’analisi effettuata dal gruppo di Nohria et al. ha mostrato che il miglioramento nel cardiac index non porta necessariamente ad un miglioramento della funzione renale. Questo dato risulta in contrasto con le previsioni basate sull’interpretazione tradizionale dove viene attribuito alla bassa gittata il ruolo predominante all’origine del peggioramento della funzione renale durante lo scompenso cardiaco acuto3. La possibilità di spiegare il cambiamento della funzione renale nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia non solo sulla base della low-flow-state hypothesis è stato suggerito anche da altri studi simili3,4. Successivamente a partire dalla metà degli anni 2000 sono stati pubblicati diversi articoli nelle riviste di cardiologia e di medicina intensiva che hanno ripreso la nozione di congestione venosa come un meccanismo alternativo per spiegare il peggioramento dei valori di funzionalità renale. Il meccanismo non è completamente nuovo, alcuni studi eseguiti all’inizio del XX secolo su dei cani, avevano mostrato una correlazione fra l’aumento della pressione venosa e la riduzione del flusso sanguineo nelle arteriole afferenti ed efferenti2,3. Gli studi recentemente pubblicati su questa tematica sono di qualità molto diversa ed in generale comprendono un numero di pazienti inferiore a 200 unità. Il peggioramento della funzione renale viene generalmente confrontato con variabili di tipo emodinamico e correlato a parametri ecocardiografici. Mullens et al. hanno studiato 145 pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, caratterizzata da una FE <30%, un Cardiac index (Ci) >2.4 ml/min, una pulmonary capillary wedge pressure (PCWP) >18 mm Hg e/o una pressione venosa centrale (CVP) >8 mm Hg 5. Lo studio ha evidenziato che nei pazienti il peggioramento della funzione renale era correlato ad TRIBUNA MEDICA TICINESE 473 Insufficienza:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:34 Pagina 474 SEZIONE SCIENTIFICA un aumento della CVP >8 mm (p <0.001) Hg e non ad una aumento del CI o della PCWP. Risultati simili sono stai pubblicati da Guglin et al. dove in uno studio retrospettivo 178 pazienti con insufficienza cardiaca sono stati valutati tramite cateterismo destro con riscontro di una correlazione fra bassi valori di GFR e alti valori di CVP (p<0.001). Anche in questo studio non è stata osservata una correlazione fra CI e valori di funzionalità renale6. In un altro studio pubblicato da Mullens e collaboratori, dove sono stati analizzati 40 pazienti con un’insufficienza cardiaca congestizia con FE <30%, pulmonary capillary wedge pressure (PCWP) >18 mm Hg e/o pressione venosa centrale CVP >8 mm Hg 7, è risultato che la pressione intra addominale (IAP) rappresenta il parametro che correla nel modo più adeguato con i valori di funzionalità renale (p <0.009), e questo rispetto ad altri parametri come il CI, la CVP o la PCWP. In questo gruppo di pazienti ad una riduzione dell’IAP corrisponde un miglioramento dei valori di creatinina. Nell’analisi di Damman et al. dello studio multicentrico e randomizzato “The Cardiac Insufficiency Bisoprolol Study II”8, disegnato per verificare l’utilità dei beta bloccanti nella terapia dell’insufficienza cardiaca e che ha incluso 2647 pazienti con insufficienza cardiaca NYHA classe III/IV, è stata dimostrata una correlazione significativa tra congestione cronica, riduzione della GFR (p <0.0012) e aumento della mortalità (p <0.0001). Testani et al. hanno analizzato retrospettivamente 141 pazienti ricoverati con scompenso cardiaco congestizio e disfunzione sistolica destra. La loro analisi ha evidenziato che il 34% dei pazienti presentava un peggioramento della funzione renale9. In questo gruppo di pazienti la somministrazione di diuretici ha permesso di ottenere il miglioramento della funzione renale. Il miglioramento della filtrazione glome- 474 TRIBUNA MEDICA TICINESE rulare (>25% della GFR) è risultato correlato in modo statisticamente significativo con la disfunzione ventricolare destra (p <0.001). In un altro studio pubblicato da Dammal et al. è stato analizzato il rapporto fra filtrazione glomerulare e congestione venosa nei pazienti affetti da ipertensione polmonare primaria e secondaria10. In questo studio 51 pazienti con ipertensione polmonare sono stati indagati tramite cateterismo destro. L’output cardiaca è stata calcolata mediante termo diluizione e la funzionalità renale mediante infusione continua di un tracciante radio marcato. Lo studio ha evidenziato un rapporto inverso fra la filtrazione glomerulare e la pressione dell’atrio destro (RAP) (p<0.02). Maeder et al., hanno analizzato 196 pazienti con insufficienza tricuspidale. In questo studio è stata evidenziata una correlazione tra il valore dell’urea sierica, la gravità del rigurgito valvolare ed il peggioramento della funzione renale (p<0.04)11. Nel loro insieme questi studi forniscono nuove aree di indagine per la valutazione dei pazienti con scompenso cardiaco congestizio ed insufficienza renale. Nell’iter diagnostico la valutazione clinica dello stato idrico del paziente rappresenta il momento essenziale mentre l’ecocardiografia costituisce la base strumentale per la correlazione anatomoclinica. L’approccio terapeutico si basa principalmente sull’intensificazione della terapia diuretica per trattare aggressivamente la congestione. Testani et al. hanno dimostrato che questa strategia permette di ridurre la mortalità globale12. Tale strategia può complicarsi con uno squilibrio elettrolitico ormonale correlato alla somministrazione di importanti dosi di diuretici per via endovenosa13. Nell’ambito dell’applicazione delle tecniche di epurazione ematica continua, l’ultrafiltrazione isolata rappre- 76 DICEMBRE 2011 senta un’alternativa alla terapia con diuretici dell’ansa. Essa permette la rimozione di grossi volumi di acqua e sodio con una maggiore tollerabilità emodinamica. Lo studio UNLOAD, che ha confrontato l’ultrafiltrazione continua con l’uso dei diuretici dell’ansa in 200 pazienti con scompenso cardiaco congestizio, ha dimostrato nel ramo sottoposto ad ultrafiltrazione isolata continua, una maggior perdita di peso nelle prime 48 ore, un minor uso di inotropici ed una riduzione della durata e del numero di ricoveri14. Malgrado queste esperienze positive il ruolo dell’ultrafiltrazione continua deve ancora essere meglio definito. Pianca Silvio, Lozano Becerra Juan Carlos, Servizio di Nefrologia, Ospedale Regionale di Lugano Autore per corrispondenza Pianca Silvio Ospedale Regionale di Lugano Via Tessere 46, 6900 Lugano [email protected] Nessun conflitto d’interesse Bibliografia 1 House AA, Anand I, Bellomo R, et al.; Acute Dialysis Quality Initiative Consensus Group. Definition and classification of Cardio-Renal Syndromes: workgroup statements from the 7th ADQI Consensus Conference. Nephrol Dial Transplant. 2010 May;25(5):1416-20. 2 Sarraf M, Masoumi A, Schrier RW. Cardiorenal syndrome in acute decompensated heart failure. Clin J Am Soc Nephrol. 2009 Dec;4(12):2013-26. 3 Nohria A, Hasselblad V, Stebbins A, et al. Cardiorenal interactions: insights from the ESCAPE trial. J Am Coll Cardiol. 2008 Apr 1;51(13):1268-74. 4 Jeremy S. Bock and Stephen S. Gottlieb. Cardiorenal Syndrome: New Perspectives. Circulation. 2010; 121: 2592 - 2600. Insufficienza:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 13.12.11 15:34 Pagina 475 SEZIONE SCIENTIFICA 5 Mullens W, Abrahams Z, Francis GS, et al. Importance of venous congestion for worsening of renal function in advanced decompensated heart failure. J Am Coll Cardiol 2009;53:589-596. 6 Guglin M, Rivero A, Matar F, Garcia M. Renal dysfunction in heart failure is due to congestion but not low output. Clin Cardiol. 2011;34(2):113-6. 7 Mullens W, Abrahams Z, Skouri HN,et al. Elevated intra-abdominal pressure in acute decompensated heart failure: a potential contributor to worsening renal function?. J Am Coll Cardiol. 2008;51(3):300-6. 8 Damman K, Voors AA, Hillege HL, et al.; CIBIS-2 Investigators and Committees. Congestion in chronic systolic heart failure is related to renal dysfunction and increased mortality. Eur J Heart Fail. 2010;12(9):974-82. 9 Testani JM, Khera AV, St John Sutton MG, et al. Effect of right ventricular function and venous congestion on cardiorenal interactions during the treatment of decompensated heart failure. Am J Cardiol. 2010;105(4):511-6. 10 Damman K, Navis G, Smilde TD, et al. Decreased cardiac output, venous congestion and the association with renal impairment in patients with cardiac dysfunction. Eur J Heart Fail. 2007;9(9):872-8. 11 Maeder MT, Holst DP, Kaye DM. Tricuspid regurgitation contributes to renal dysfunction in patients with heart failure. J Card Fail. 2008;14(10):824-30. 12 Testani JM, Chen J, McCauley BD, Kimmel SE, Shannon RP. Potential effects of aggressive decongestion during the treatment of decompensated heart failure on renal function and survival. Circulation. 2010;122(3):265-72. 13 Bart BA. Treatment of congestion in congestive heart failure: ultrafiltration is the only rational initial treatment of volume overload in decompensated heart failure. Circ Heart Fail. 2009;2(5):499-504. 14 Costanzo MR, Guglin ME, Saltzberg MT,et al.; UNLOAD Trial Investigators. Ultrafiltration versus intravenous diuretics for patients hospitalized for acute decompensated heart failure. J Am Coll Cardiol. 2007;49(6):675-83. 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 475 Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 477 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB Il Journal Club di questo mese è stato curato dall’Ospedale Regionale di Mendrisio LA CONTROVERSIA SUL CONSUMO DEL SALE... CUM GRANO SALIS Riassunto/Adattamento: Olivier Giannini, Mendrisio La “Montagna del sale” di Mimmo Paladino in Piazza del Duomo a Milano, installazione del diametro di 30 metri, alta 20 (foto M.Leuenberger, 2010) Uno studio pubblicato recentemente sia nella Cochrane Library1 che nell’American Journal of Hypertension2 conclude che la riduzione dell’apporto di sale nella dieta non diminuisce il rischio di malattia cardiovascolare e non ha alcun impatto sulla mortalità. Questi risultati hanno scatenato una serie di commenti e di editoriali su autorevoli riviste come il Lancet3. Proprio quest’ultimo ha criticato aspramente la metodologia, l’analisi condotta ed i risultati pubblicati che hanno quale grosso rischio quello di inviare un messaggio opposto a quanto invece raccomandato dall’OMS che ha identificato nella riduzione del sale una delle strategie principali nell’affrontare la crisi globale delle così dette “non-communicable disease”, le malattie croniche in genere. Secondo l’OMS la riduzione del consumo del sale nella popolazione rimane una priorità di salute pubblica4. La metanalisi della Cochrane ha considerato 7 studi (n = 6250) i quali, in ma- niera randomizzata, hanno paragonato interventi di riduzione del consumo di sale rispetto ad un gruppo di popolazione che invece non ha variato le proprie abitudini alimentari. Gli studiprevedevano un follow up di almeno 6 mesi e dovevano descrivere sia le morbidità che la mortalità cardiovascolare o altre cause di mortalità. Nella metanalisi, 3 studi sono stati condotti in pazienti normotesi, 2 in pazienti ipertesi ed in uno studio vi erano sia pazienti con valori pressori normali che elevati; un ultimo studio includeva pazienti con insufficienza cardiaca. La metanalisi evidenzia che nei gruppi d’intervento (riduzione del sale) vi è una modesta ma significativa riduzione della pressione sistolica da 1 a 4 mmHg. Nei 2 studi che includevano pazienti normotesi, la riduzione del sale si associava ad una riduzione del rischio relativo (RR) di morbidità cardiovascolare (infarto miocardico, stroke, angioplastica o bypass aorto-coronarico) di 0.71 (95% CI 0.42-1.20, p = 0.10). Tra gli studi con pazienti ipertesi, il rischio relativo era di 0.84 (95% CI 0.57-1.23). Il rischio relativo per la mortalità cardiovascolare era rilevabile solo in 2 studi con pazienti ipertesi ed era di 0.69 nel gruppo a basso consumo di sale se comparato con il gruppo normale (95% CI 0.45-1.05, p = 0.26). Il risultato della metanalisi che più ha destato perplessità è quello che associa ad una riduzione del sale, un aumentato rischio di mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca (RR 2.59, 1.04-6.44). La critica sollevata dal Lancet si basa sul fatto che, includendo nell’analisi e riesaminando i dati dei pazienti sia normotesi che ipertesi, la riduzione del consumo di sale diminuisce gli eventi cardiovascolari del 20% senza però effettivamente alterarne il tasso di mortalità3. Sempre secondo gli autori del Lancet, studi come quello della Cochrane possono essere forvianti e, proprio recentemente, un giornale inglese come il Daily Express ha pubblicato sulla sua prima pagina che “ora 76 DICEMBRE 2011 il sale è sano e i fascisti della sanità dovranno ricredersi dopo averci indottrinati per anni”. Analisi di questo tipo possono inviare segnali in contraddizione con le strategie di sanità pubblica, soprattutto ora che, a fatica, i responsabili dei governi hanno persuaso alcuni responsabili dell’industria alimentare a ridurre l’apporto di sale negli alimenti. Questa discussione evidenzia ancora una volta che in medicina la verità è spesso ostaggio di analisi statistiche e non solo di dinamiche commerciali. Abbiamo oggi a disposizione innumerevoli studi, per altro già pubblicati dall’inizio degli anni ‘50, che evidenziano come una riduzione dell’apporto di sodio sia efficace sulla riduzione dei valori pressori e indirettamente sulla riduzione degli eventi cardiovascolari. Non da ultimo riconosciamo l’importanza della riduzione del sale nei pazienti “salt sensitive” come gli anziani, i diabetici, gli ipertesi, le persone di origine afro-americana o con insufficienza renale cronica. Personalmente ritengo che per il momento sia saggio non abbandonarci a inutili crociate pro o contro il sale ma continuare sulla giusta via tracciata dall’OMS basandoci su esperienze più vaste e studi che hanno già dimostrato una certa “tossicità” del sale e comunque, come spesso in medicina… cum grano salis. Bibliografia 1 Taylor RS, Ashton KE, Moxham T, Hooper L, Ebrahim S. Reduced dietary salt for the prevention of cardiovascular disease: Cochrane Database Syst Rev 2011;7:CD009217. 2 Taylor RS, Ashton KE, Moxham T, Hooper L, Ebrahim S. Reduced dietary salt for the prevention of cardiovascular disease: a metaanalysis of randomized controlled trials (Cochrane Review). Am J Hypertens 2011;24:843-853. 3 He FJ, MacGregor GA. Salt reduction lowers cardiovascular risk: meta-analysis of outcome trials. Lancet 2011;378:380-382. 4 Beaglehole R, Bonita R, Horton R et al. Priority actions for the non-communicable disease crisis. Lancet 2011;377:1438-1447. TRIBUNA MEDICA TICINESE 477 Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 478 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB CAUSA E PREVENZIONE DEL DANNO RENALE ASSOCIATO AL REFLUSSO VESCICO-URETERALE PRIMITIVO: È TUTTO CHIARO? Riassunto/Adattamento: M. G. Bianchetti, S. A. G. Lava, G. D. Simonetti Come nel passato si sospetta un reflusso vescico-ureterale primitivo quando un bambino ha infezioni delle vie urinarie. Oggi, grazie all’ecografia, è talvolta possibile sospettare il reflusso vescico-ureterale già nel corso della gravidanza. D’altra parte, in considerazione del significativo rischio di ricorrenza nei familiari, il sospetto viene talvolta emesso anche in assenza di infezioni1. La rilevanza clinica del reflusso vescico-ureterale primitivo è doppia. Da una parte il reflusso causa infezioni ricorrenti delle vie urinarie. D’altra parte il reflusso si associa ad alterazioni del parenchima renale tradizionalmente considerate la conseguenza di una distruzione del parenchima renale causata dalle infezioni. In realtà esistono due varietà di danno renale associato al reflusso vescico-ureterale primitivo1: a) la nefropatia da reflusso acquisita, detta anche nefropatia da reflusso post-infettiva o nefropatia da reflusso classica, che colpisce prevalentemente il sesso femminile. È costituita da cicatrici, l’esito dell’azione destruente delle infezioni. 478 TRIBUNA MEDICA TICINESE b) la nefropatia da reflusso congenita, detta anche nefropatia da reflusso primitiva, che colpisce prevalentemente il sesso maschile. In questo caso il reflusso vescico-ureterale si associa ad un’ipoplasia oppure una displasia renale. Per questa entità si usa oggi l’acronimo CAKUT, che sta per congenital anomalies of the kidney and urinary tract. Questa situazione, spesso famigliare, è da ricondurre alla disfunzione di uno o più geni coinvolti contemporaneamente nella maturazione del parenchima renale e in quella della giunzione uretero-vescicale. Studi eseguiti già diversi anni fa hanno confrontato la terapia chirurgica del reflusso con una costante profilassi antimicrobica in bambini con reflusso vescico-ureterale di gravità cospicua (≥3° grado). a) L’intervento chirurgico porta alla scomparsa definitiva del reflusso in ≥95% dei casi. Il trattamento medico con antimicrobici a basso dosaggio si associa alla scomparsa del reflusso nella metà dei casi dopo 5 anni di osservazione. b) Nel 15-20% dei pazienti compaiono nuove cicatrici renali. Questa tendenza è simile nei pazienti trattati chirurgicamente e in quelli trattati conservativamente. c) Le infezioni urinarie sono leggermente più frequenti nei pazienti trattati conservativamente rispetto a quelli curati chirurgicamente. d) L’intervento chirurgico non previene il degradamento della funzione renale né in caso di nefropatia da reflusso acquisita né in caso di nefropatia da reflusso congenita. In caso di reflusso di gravità cospicua, dunque, il trattamento chirurgico e la profilassi antimicrobica sono equivalenti1. Studi più recenti hanno confrontato la profilassi costante con antimicrobici e il placebo in bambini con infezio- 76 DICEMBRE 2011 ni urinarie ricorrenti senza e con reflusso vescico-ureterale2,3. I risultati di questi studi sono interessanti: a) la profilassi anti-microbica non riduce la frequenza di infezioni delle vie urinarie in bambini con infezioni ricorrenti in cui non è presente un reflusso oppure è presente solo un reflusso non cospicuo (≤2° grado). b) Anche nei bambini con reflusso cospicuo la profilassi anti-microbica non riduce significativamente la frequenza di infezioni delle vie urinarie (questo risultato deve tuttavia essere letto con prudenza perché il numero totale dei bambini con reflusso cospicuo studiati è piccolo). c) L’uso di antimicrobici favorisce lo sviluppo di resistenze batteriche. Le recidive occorse nei bambini randomizzati a profilassi sono, infatti, frequentemente dovute a germi resistenti all’antibiotico utilizzato. In tempi recenti molti studi sono stati consacrati al trattamento endoscopico, normalmente in regime di day-hospital, del reflusso vescico-ureterale4,5. Il trattamento endoscopico consiste nell’iniezione di una sostanza nel tessuto mucoso della vescica lì dove sbocca l’uretere: si forma così un piccolo rigonfiamento che riduce l’apertura degli sbocchi ureterali in modo tale da consentire senza difficoltà il normale passaggio dell’urina dal rene alla vescica ma non il suo reflusso. Tre mesi dopo l’iniezione il reflusso scompare nel 75-80% dei casi (più raramente se il reflusso è cospicuo, più frequentemente se il reflusso non è cospicuo). Purtroppo non raramente il reflusso ricompare più tardi. D’altra parte l’iniezione nel tessuto sottomucoso può essere ripetuta. In conclusione la più recente letteratura non permette la formulazione di raccomandazioni valide per ogni caso. Un recentissimo articolo del New England Journal of Medicine6 e Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 479 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB un’inchiesta tra i suoi lettori7 documentano adeguatamente questa ambiguità. È stato chiesto a tre esperti di schizzare il trattamento migliore per una bambina di 6 anni con infezioni urinarie ricorrenti e un reflusso vescico-ureterale cospicuo: - Un’urologa di Stanford (e il 43% dei lettori della rivista) ha proposto la correzione del reflusso con un intervento di reimpianto ureterale (preferibile, secondo lei, all’intervento endoscopico); - Un nefrologo pediatra (e il 7% dei lettori) di Pittsburgh ha raccomandato un trattamento profilattico con un antimicrobico; - Infine, un nefrologo pediatra di Kansas City (e il 50% dei lettori) ha raccomandato la rinuncia a una profilassi farmacologia e il trattamento farmacologico immediato con un antibiotico di ogni infezione sintomatica (“watchful waiting without antibiotics”). L’attitudine consigliata dal nefrologo di Kansas City e dal 50% dei lettori è quella che gli autori di questo commento raccomandano molto spesso. Bibliografia 1 Santoro L, Ferrarini A, Crosazzo L, Bianchetti MG. Primary vesicoureteric reflux and reflux nephropathy – new insights. Curr Pediatr Rev 2006; 2: 173-176 2 Montini G, Hewitt I. Urinary tract infections: to prophylaxis or not to prophylaxis? Pediatr Nephrol 2009; 24: 1605-1609 3 Dai B, Liu Y, Jia J, Mei C. Long-term antibiotics for the prevention of recurrent urinary tract infection in children: a systematic review and meta-analysis. Arch Dis Child 2010; 95: 499-508 4 Routh JC, Inman BA, Reinberg Y. Dextranomer/hyaluronic acid for pediatric vesicoureteral reflux: systematic review. Pediatrics 2010; 125: 1010-1019 5 Chertin B, Puri P. Endoscopic management of vesicoureteral reflux: does it stand the test of time? Eur Urol 2002; 42: 598-606 6 Alon US, Hobermann A, Dairiki Shortliffe LM. Clinical decisions. Treatment of a 6year-old girl with vesicoureteral reflux. N Engl J Med 2011; 365: 266-270 7 Lamas DJ, Ingelfinger JR, Rosenbaum LS. Treatment of a 6-year-old girl with vesicoureteral reflux - polling results. N Engl J Med 2011; 365: e17 Mario G. Bianchetti1, Sebastiano A. G. Lava1,2, Giacomo D. Simonetti2 1 Servizio integrato di pediatria, Ospedali di Mendrisio/Bellinzona e Università di Berna 2 Nefrologia pediatrica, Clinica pediatrica di Berna e Università di Berna 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 479 Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 480 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB INDIVIDUALIZING ANAEMIA THERAPY “INDIVIDUALIZZARE LA TERAPIA DELL’ANEMIA RENALE” Angel L.M. de Francisco. NDT Plus 2010; 3(6): 519-526 Riassunto/Adattamento: Luca Gabutti, Servizio di nefrologia, Ospedale Regionale di Locarno I pazienti con insufficienza renale cronica sviluppano di regola un’anemia secondaria che il più delle volte è multifattoriale. La compromissione del sistema di controllo della secrezione dell’eritropoietina, il malassorbimento del ferro, la diminuzione della durata di vita degli eritrociti e le co-morbidità ne sono i principali responsabili. L’anemia nell’insufficienza renale è un fattore indipendente di morbidità e mortalità (studi osservazionali). Dalla loro introduzione nel 1989 le eritropoietine hanno mostrato la loro efficacia nell’aumentare l’emoglobina, riducendo in particolare il bisogno di trasfusioni, e nel migliorare la qualità di vita. Incoraggiati dai dati degli studi osservazionali che avevano dimostrato che la prognosi sia in pre-dialisi sia in dialisi correla direttamente con la severità dell’anemia, negli ultimi anni si è cercato ripetutamente, ma purtroppo senza successo, di dimostrare che aumentare l’emoglobina al di la del limite di 12 g/dl inizialmente proposto dalle linee guida, si accompagna di un effetto favorevole su morbidità e mortalità. Il “Normal haematocrit study” 480 TRIBUNA MEDICA TICINESE (Eprex; Htc 30 versus 42%); il CHOIR (Eprex, Hb 11.3 versus 13.5 g/dl); il CREATE (Recormon, Hb 10.5-11.5 versus 13-15 g/dl) e il TREAT (Aranesp, trattamento se Hb<9.0 versus target di 13 g/dl) hanno infatti tutti documentato o inefficacia o un aumento della morbidità pensando in particolare al rischio di ictus nei pazienti diabetici. Parallelamente, per quanto riguarda i pazienti che richiedono dosi di eritropoietina elevate e che potrebbero incorrere in un rischio aggiuntivo, uno studio clinico destinato a rispondere alla domanda “le dosi alte di eritropoietina rappresentano oppure no un fattore di rischio indipendente?” è in corso dal 2009 e dovrebbe concludersi nel 2012. Fino ad allora, tenuto conto dei dati disponibili, si propone di non superare l’equivalente di 20’000 unità settimanali che definiscono il concetto di “resistenza” alla terapia. Alla luce dell’esito degli studi prospettivi le linee guida europee si sono adattate proponendo in generale di mantenere l’emoglobina tra 11 e 12 g/dl evitando di superare intenzionalmente 13 g/dl. Fanno però eccezione i pazienti diabetici o con stato dopo ictus nei quali il target suggerito è 10-12 g/dl evitando di superare intenzionalmente 12 g/dl. I limiti sempre più sottili richiedono una sorveglianza stretta del decorso dell’emoglobina e prudenza nella somministrazione, mentre i rischi legati alla terapia impongono un’informazione adeguata ed un coinvolgimento del paziente nella scelta della strategia terapeutica. Alla luce dei nuovi dati l’autore propone 7 “comandamenti” nella prescrizione delle eritropoietine: 1 Rispettare i target proposti dalle linee guida (in generale 11-12 g/dl; 10-12 g/dl nei diabetici o in stato dopo ictus) 2 Rispettare i bisogni individuali (in un giovane paziente sportivo o in un paziente sintomatico si potrà discutere un target più alto) 76 DICEMBRE 2011 3 Discutere apertamente con il paziente rischi e obiettivi terapeutici 4 Somministrare la dose di eritropoietina più piccola possibile per mantenere l’emoglobina nel target 5 Minimizzare le fluttuazioni dell’emoglobina durante il trattamento ponendo particolare attenzione alle derive verso l’alto 6 Selezionare il tipo di eritropoietina che meglio risponde ai bisogni del paziente (in predialisi preferire delle eritropoietine a durata d’azione lunga che permettono intervalli tra le singole somministrazioni fino a 4 settimane come l’Aranesp e il Mircera e la somministrazione sottocute) 7 Iniziare la terapia con eritropoietina con una piccola dose e solo in pazienti con riserve di ferro adeguate (ferritina al limite superiore della norma; se necessario somministrando il ferro parenterale) In conclusione l’autore nella sua eccellente Review propone di affrontare la prescrizione dell’eritropoietina nei pazienti con insufficienza renale cronica con maggiore prudenza e rispettando le peculiarità e le esigenze del singolo. In alcuni casi il rischio giustifica l’astensione terapeutica. Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 481 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB LA DENERVAZIONE RENALE MEDIANTE RADIOFREQUENZA: UN NUOVO PROCEDIMENTO PER IL TRATTAMENTO DELL’IPERTENSIONE ARTERIOSA GRAVE E REFRATTARIA ALLA TERAPIA FARMACOLOGICA Riassunto/Adattamento: Silvio Pianca, Lugano li severe. I nervi del simpatico renale, principali responsabili dell’ipertensione arteriosa primaria, nascono a livelli di D10-L1 e decorrono principalmente lungo l’avventizia dell’arteria renale. Attualmente la procedura di denervazione simpatica renale può essere effettuata per via endovascolare. È stato recentemente introdotto in commercio un catetere a radiofrequenza collegato ad un generatore di energia (“Symplicity Cathter System, Ardian, Inc., Palo Alto, CA, USA) in grado di determinare la denervazione del simpatico renale, in modo da ridurre selettivamente sia il patologico azionamento centrale del simpatico renale (simpatico efferente), sia il contributo delle afferenze renali sul centro Ipotalamico di iperattività simpatica (simpatico afferente). avanzando fino alle arterie renali. Successivamente si applicano sulle pareti del vaso piccole scariche a radiofrequenza simili a quelle usate per curare alcune aritmie. Le scariche elettriche interrompono le vie nervose che decorrono nelle pareti vascolari realizzando una denervazione simpatica renale selettiva. L’efficacia di questa tecnica è stata accertata da un preliminare studio multicentrico Australiano-Europeo (45 Pazienti trattati, Krum et al 2009), mentre lo scorso anno è stato pubblicato il primo studio internazionale multicentrico, randomizzato e controllato, condotto per valutare la sicurezza e l'efficacia della procedura di denervazione renale in soggetti con ipertensione non controllata. Si tratta dello studio Symplicity HTN-2 (Esler et al. Lancet. La denervazione simpatica renale selettiva è un intervento endovascolare di modesta entità. Consiste nell'inserire un catetere in un'arteria superficiale, 2010 Dec 4;376(9756):1903-9). Questa tecnica innovativa si è dimostrata sicura ed efficace per ridurre in modo significativo i valori pressori nei pazien- L’iperattivazione cronica del sistema nervoso simpatico, in particolar modo dei nervi del simpatico renale, svolge un importante contributo nella fisiopatologia dell'ipertensione arteriosa, dello scompenso cardiaco e dell’insufficienza renale cronica. Attualmente il trattamento dell’ipertensione arteriosa si basa sull’impiego di terapie farmacologiche efficaci e sicure. Tra i farmaci a nostra disposizione troviamo anche sostanze che sono in grado di ridurre l’iperattività del simpatico. In realtà ad oggi solo il 50%-80% circa della popolazione di pazienti trattata con terapia medica, ottiene un adeguato controllo della pressione arteriosa. I metodi chirurgici di simpatectomia radicale (simpatico toracico, addominale e pelvico) venivano praticati come intervento salvavita in pazienti con Ipertensione Maligna. Essi risultano efficaci nel ridurre la pressione arteriosa ma gravati da elevati tassi di morbidità e mortalità nel peri-operatorio nonché determinano spesso l’insorgenza di complicanze a lungo-termine tra cui: disfunzioni intestinali e vescicali, disfunzioni erettili ed ipotensioni postura- 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 481 Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 482 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB era pari a 33/11 mmHg (p<0.0001). Gli effetti favorevoli sul controllo pressorio si sono mantenuti durante il follow-up a 24 mesi consentendo la riduzione della terapia farmacologica. La procedura è risultata ben tollerata e non gravata da effetti secondari rilevanti o da gravi complicanze correlate all’intervento. Nel mondo sono stati al momento trattati più di 500 pazienti con un risultato clinico positivo in oltre l'80% dei casi. La simpatectomia renale mediante radiofrequenza va pertanto ad aggiungersi alle già varie procedure di radiologia interventistica e rappresenta un metodo innovativo non farmacologico da considerare per migliorare il controllo dell'ipertensione arteriosa nei pazienti ipertesi che risultano resistenti alle terapie convenzionali. Bibliografia 1 Henry Krum, Markus Schlaich, Rob Whitbourn, Paul A Sobotka, Jerzy Sadowski, Krzysztof Bartus, Boguslaw Kapelak, Anthony Walton, Horst Sievert, Suku Thambar, William T Abraham, Murray Esler. Catheter-based renal sympathetic denervation for resistant hypertension: a multicentre safety and proofof-principle cohort study. Lancet 2009; 373: 1275–81 ti con ipertensione arteriosa refrattaria ai trattamenti farmacologici. Lo studio ha visto l'arruolamento di 106 pazienti provenienti da 24 centri di sperimentazione in Europa, Australia e Nuova Zelanda. I soggetti, randomizzati in un gruppo di trattamento e in un gruppo di controllo, erano accomunati da valori pressori elevati, rispettivamente 178/97 mmHg e 178/98 mmHg, benché tutti seguissero un regime terapeutico giornaliero composto in media da cinque farmaci antipertensivi. L'endpoint primario dello studio era la 482 TRIBUNA MEDICA TICINESE variazione della pressione arteriosa sistolica a 6 mesi. Il 94% (n=49) dei pazienti sottoposti all'intervento di denervazione renale e il 94% (n=51) dei pazienti del gruppo di controllo sono stati valutati per l'endpoint primario a 6 mesi. Alla fine dello studio, i pazienti trattati mediante denervazione renale hanno presentato una riduzione della pressione arteriosa pari a 32/12 mmHg (p<0.0001), rispetto a nessuna variazione significativa rispetto ai pazienti del gruppo di controllo. La differenza di pressione arteriosa a 6 mesi 76 DICEMBRE 2011 2 Symplicity HTN-1 Investigators. Catheter-based renal sympathetic denervation for resistant hypertension: durability of blood pressure reduction out to 24 months. Hypertension. 2011 May;57(5):9113 Symplicity HTN-2 Investigators, Esler MD, Krum H, Sobotka PA, Schlaich MP, Schmieder RE, Böhm M. Renal sympathetic denervation in patients with treatment-resistant hypertension (The Symplicity HTN-2 Trial): a randomised controlled trial. Lancet. 2010 Dec 4;376(9756):1903-9. Epub 2010 Nov 17. Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 483 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB Immagine angiografica che mostra la vascolarizzazione del rene e la presenza del catetere inserito nella porzione distale dell’arteria renale Immagine angiografica che mostra il catetere retratto fino in prossimità dell’ostio dove viene eseguita l’ultima ablazione del simpatico renale. 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 483 Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 484 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB POST-NEPHRECTOMY DEVELOPMENT OF RENAL FUNCTION IN LIVING KIDNEY DONORS: A CROSS-SECTIONAL RETROSPECTIVE STUDY “SVILUPPO DELLA FUNZIONE RENALE IN DONATORI DI RENE VIVENTI: UNO STUDIO RETROSPETTIVO TRASVERSALE” Ingela Fehrman-Ekholm et al. Nephrol Dial Transplant 2011; 26: 2377-2381 Riassunto/Adattamento: Daniela Garzoni e Claudio Marone, Centro di Nefrologia e Dialisi Dialago, Minusio 1. Considerazioni preliminari “Perché madre natura ci ha fornito di due reni?“ è la domanda posta da J. Steiger nel suo editoriale1 a commento della pubblicazione di I. FehrmanEkholm, che si è chinata sugli esiti dopo donazione di rene ed in particolare sulla funzione renale residua. Il trapianto renale dovrebbe essere la terapia sostitutiva di prima scelta in caso di insufficienza renale in stadio terminale. La carenza di donatori da cadavere viene in parte compensata da donatori viventi: la forbice tra pazienti in lista d’attesa (1171 in Svizzera nel 2010) e trapianti renali effettuati si allarga però costantemente (294 trapianti renali in Svizzera nel 2010, di cui 114 da donatori viventi)2. L’opzione di una donazione da vivente dovrebbe essere presa in considerazione in ogni valutazione per il 484 TRIBUNA MEDICA TICINESE trapianto e discussa con i pazienti, i loro parenti e conoscenti. Non possiamo però proporre una tale alternativa senza la conoscenza dei possibili rischi per il donatore. 2. Quesito clinico Valutazione del decorso e dei rischi a lungo termine dopo nefrectomia per donazione di rene. 3. Metodologia L’autrice svedese, attiva in una nazione che ha dato molto impulso al trapianto renale da donatore vivente, analizza una coorte di donatori, operati tra il 1965 ed il 2005 all’Ospedale Universitario di Sahlgrenska, Gothenburg. In questo lungo periodo, 1110 persone hanno donato un rene. Per lo studio, effettuato tra il 2007 ed il 2009, 823 donatori hanno potuto essere contattati e 573 hanno acconsentito a parteciparvi. Si tratta di un lavoro retrospettivo trasversale, che analizza la funzione renale, usando la velocità di filtrazione glomerulare misurata (mGFR) e quella stimata (eGFR), la microalbuminuria, la pressione arteriosa, l’emoglobina ed il paratormone. 4. Risultati principali Tra la quantità di dati, ci limitiamo ad evidenziare quelli più significativi. Età media al momento della donazione: 47 anni (variante tra 20-74). Età media al momento dello studio: 61 anni (variante tra 24-92). 59% dei donatori erano donne. Il tempo di osservazione varia dai 2 ai 43 anni. Al momento dell’indagine un solo donatore era in dialisi, altri 2 erano trapiantati renali; causa dell’insufficienza renale erano una glomerulonefrite, rispettivamente una nefrosclerosi ed un carcinoma renale. La funzione renale migliora per diversi anni dopo la donazione (durante circa 15 anni), fenomeno osservato in tutti i donatori, indipendentemente dal sesso e dall’età di donazione. Segue poi una 76 DICEMBRE 2011 fase di stabilità (circa 8 anni) ed in seguito un progressivo declino della funzione renale, più pronunciato con l’avanzare dell’età (Figura 2 del lavoro originale). La medesima Fehrman descrive in una sua precedente pubblicazione, in una popolazione di individui sani, un declino „fisiologico“ della funzione renale di 1 ml/minuto/anno, a partire dai 50 anni di età, dato confermato anche da altri autori3. In 21% dei partecipanti allo studio è stata riscontrata una microalbuminuria (100/471).Il 23% dei partecipanti (126/546) si trovava sotto trattamento antiipertensivo. In un ulteriore 22% (117/543) è stata diagnosticata un’ipertensione non ancora trattata. Microalbuminuria ed ipertensione hanno una stretta correlazione con il tempo trascorso dalla donazione. 5. Conclusioni La funzione renale migliora nell’arco dei primi anni dopo donazione, per poi lentamente deteriorarsi. Con più ci si allontana dalla data di donazione, con più aumenta il rischio di sviluppare una microalbuminuria ed un’ipertensione. Gli autori concludono che, se si procede ad una severa selezione dei candidati ad una donazione, il rischio di complicazioni è basso; un controllo regolare dei donatori – quale offre ad esempio il Registro Svizzero dei donatori4 – risulta superfluo. È lasciato ai medici di famiglia il compito di sorvegliare e trattare la pressione arteriosa. 6. Commento La rimozione di un rene porta – secondo i principi studiati in patofisiologia – ad un’iperperfusione ed iperfiltrazione del rene rimanente. Bock ha riscontrato questo fenomeno anche in donatori di rene, misurando la clearance dell’inulina e del paraamminoippurato una settimana ed un anno dopo nefrectomia5. In contrasto all’ipotesi che l’iperfiltra- Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 485 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB Bibliografia 1 J. Steiger, Why did mother nature provide us with two kidney? Nephrol Dial Transplant 2011; 26: 2076-2079 2 Statistica annuale 2010 di Swisstransplant (www.swisstransplant.org) 3 Fehrman-Ekholm I,Skeppholm L. Renal function in the elderly (>70 years old) measured by means of iohexol clearance,serum creatinine and estimated clearance. Scand J Urol Nephrol 2004; 38: 73-77 4 Thiel GT,Nolte C,Tsinalis D. Das Schweizer Lebendspender-Gesundheitsregister (SOLDHR).Ther Umsch 2005; 62:449-457 5 Bock HA,Bachhofen M, Landmann J et al. Glomerlar hyperfiltration after unilateraly nephrectomy in living kidney donors.Transplant Int 1992 (5 Suppl1): S 156-S159 zione porti ad un danno glomerulare, con perdita di funzione, i dati di Fehrman-Ekholm mostrano un miglioramento della GFR. Già Thiel ha riportato risultati simili4. La forza di questo studio è l‘ampiezza della coorte, il lungo periodo di osservazione ed i criteri di selezione dei candidati alla donazione, molto omogenei e più severi che in Svizzera (ad esempio, l’ipertensione, anche la più moderata, rappresenta in Svezia una contraindicazione per la donazione). Il punto debole è nella metodologia; si tratta di uno studio trasversale: molti risultati provengono non dall’osservazione diretta ma da un calcolo. Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi studi – purtroppo retrospettivi – su questo tema, senza gruppi di controllo veramente validi. Tutti presentano dati confortanti per i donatori. Sembra che disponiamo per così dire di una funzione renale in esuberanza, forse una riserva di madre natura in caso di danno ad un rene e che potrebbe incoraggiarci ad un atto di generosità. Aspettiamo nel frattempo ulteriori pubblicazioni di Thiel dal Registro Svizzero, unico a raccogliere dati prospettivi da quasi 20 anni. Non condividiamo la conclusione degli autori: i donatori hanno diritto ad un Registro Nazionale, che verifichi regolarmente, in modo semplice ma efficace, il loro stato di salute, che intervenga in caso di patologie e che sia in grado di fornire valide informazioni a chi sta maturando una decisione di non poco conto. 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 485 Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 486 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB HAEMODIALYSIS CATHETERS INCREASE MORTALITY AS COMPARED TO ARTERIOVENOUS ACCESSES ESPECIALLY IN ELDERLY PATIENTS “AUMENTATA MORTALITÀ IN PAZIENTI ANZIANI PORTATORI DI CATETERE DI EMODIALISI PIUTTOSTO CHE FISTOLA ARTERIOVENOSA” Gürbey Ocak et al. Nephrol Dial Transplant (2011) 26: 2611 - 2617 Riassunto/Adattamento: Hugo Zwahlen, Capo Servizio Nefrologia, Ospedale S. Giovanni, Bellinzona 1. Considerazioni preliminari e quesito clinico I pazienti in dialisi hanno bisogno di un accesso vascolare, che permetta un flusso ematico alto tra 200 ml/min e 500 ml/min. Classicamente la dialisi viene effettuata tramite una fistola arterio-venosa, spesso con l’aiuto di una protesi. In alternativa esiste la possibilità di mettere un catetere centrale permanente, nella maggior parte dei casi tunnellizzato, per eseguire una dialisi di successo. C’è comunque evidenza da studi randomizzati e controllati, che l’accesso tramite una fistola arterio-venosa, sia essa nativa o con materiale protesico, è superiore al catetere, dato che quest’ultimi sono associati ad un rischio elevato di 486 TRIBUNA MEDICA TICINESE trombosi, infezioni e corta sopravvivenza. Le raccomandazioni delle linee guide europee favoriscono chiaramente l’uso di un accesso tramite fistola arterio-venosa. Problemi vascolari nei pazienti in trattamento con emodialisi sono responsabili del 25-50% delle ospedalizzazioni. Lo scopo di questo studio di coorte svolto in Olanda era di investigare l’associazione tra l’uso di un accesso arterio-venoso rispetto all’uso di un catetere in relazione al rischio di mortalità per ogni causa e per cause specifiche (infezione, cause cardiovascolari) in pazienti più anziani (>65 anni d’età) e in pazienti più giovani (<65 anni). 2. Metodologia Si tratta di uno studio prospettico di coorte multicentrico, che arruolava pazienti adulti (>18 anni) che iniziavano il trattamento dialitico tra gennaio 1997 e aprile 2004. Lo studio viene diretto dal gruppo di studio olandese sull’adeguatezza della dialisi “Cooperative” (NECOSAD) e include 38 centri di dialisi. I criteri di base venivano definiti a 3 mesi dall’inizio della dialisi e il follow-up era di 2 anni, fino alla morte o ad un termine dovuto per esempio al trasferimento in un altro centro non partecipante allo studio o ad un trapianto renale. I criteri di base contenevano dati demografici, la malattia renale primaria (glomerulonefrite, diabete mellito, malattia nefroangiosclerotica e altri), comorbidità, cura pre-dialitica, diabete e malattia cardiovascolare (angina pectoris, infarto del miocardio, scompenso cardiaco, ictus ischemico e claudicatio). La comorbidità viene classificata in 3 categorie secondo i criteri di Davies: zero, moderato o severa. Vengono attribuiti punti per cardiopatia ischemica, disfunzione del ventricolo sinistro, arteriopatia periferica e cerebrale, tumore maligno, diabete, collagenosi e altri disturbi significativi (per esempio 76 DICEMBRE 2011 COPD). La comorbidità è un fattore importante per evitare dei Bias nel calcolo del rischio di mortalità. I pazienti studiati venivano così corretti secondo il grado di co-morbidità calcolato in base allo score di Davies. Infatti i criteri di base a 3 mesi dall’inizio dello studio mostrano criteri simili in entrambi i gruppi, per quanto concerne i dati demografici, la malattia renale primaria, la malattia cardiovascolare, diabete e comorbidità secondo score di Davies. C’era invece una differenza significativa tra i due gruppi per la cura pre-dialitica, l’albumina sierica, PCR e GFR, sempre in sfavore dei pazienti che utilizzavano un catetere quale accesso per la dialisi. Il Kt/V, fattore di qualità per la dialisi, non mostra invece nessuna differenza significativa tra i due gruppi di pazienti. L’end point primario di questo studio era la mortalità entro i primi 2 anni di dialsi. I casi di decesso venivano classificati in tre gruppi distinti: in relazione ad un’infezione, in relazione ad un evento cardiovascolare o per altra causa. 3. Risultati principali 1'109 pazienti sono stati inclusi tra gennaio 1997 e aprile 2004 e sono stati trattati con emodialisi. 190 pazienti (17.1%) avevano un catetere venoso centrale e 919 pazienti (82.9%) un accesso arterio-venoso (fistola o protesi). Le caratteristiche di base erano simili. Una differenza significativa si trovava nella cura predialitica, nell’albumina sierica, nella PCR, nella GFR e nel colesterolo, sempre a sfavore dei pazienti che utilizzavano un catetere. Mortalità globale per ogni causa Al termine dei 2 anni previsti dallo studio, nel gruppo costituito dai 190 pazienti con catetere si sono registrati 72 decessi (37.8%), mentre nel gruppo costituito dai 918 pazienti con accesso vascolare arterio-venoso Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 487 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB i decessi sono stati 217 (23.6%). Il tasso di mortalità più basso è stato registrato nei pazienti giovani con accesso arterio-venoso, mentre quello più alto è stato registrato nei pazienti anziani che utilizzavano un catetere. Per quanto riguarda la hazard ratio della mortalità a 2 anni, si notava un rischio di mortalità di 1.54 sia nei pazienti anziani con catetere (intervallo di confidenza 95%: 1.13-2.12), sia nei pazienti giovani con catetere (intervallo di confidenza 95%: 0.872.74) e (solo per quest’ultimo gruppo) dopo correzione per età, sesso, malattia renale primaria, score di Davies, comorbidità, angina pectoris, infarto del miocardio, scompenso cardiaco, ictus ischemico, claudicatio, cura pre-dialitica, GFR, CRP, colesterolo, BMI e albumina sierica. I pazienti anziani dializzati tramite catetere avevano un rischio di mortalità corretto persino 3 volte più elevato rispetto ai pazienti giovani con accesso arterio-venoso. Mortalità per causa specifica Nel gruppo costituito dai 72 pazienti portatori di catetere deceduti entro 2 anni, 7 sono morti a causa di un’infezione (1 nel gruppo dei giovani; 6 nel gruppo degli anziani), 34 sono morti per cause cardiovascolari (6 nel gruppo dei giovani, 25 nel gruppo degli anziani). Nel gruppo costituito dai 217 pazienti con accesso arterio-venoso deceduti entro 2 anni, 27 sono morti per infezione (17 nel gruppo dei giovani, 78 nel gruppo degli anziani), 103 sono morti per cause cardiovascolari (25 nel gruppo dei giovani, 78 nel gruppo degli anziani). Nel gruppo dei 43 pazienti al di sopra dei 75 anni e portatori di catetere, si sono registrati 26 decessi (3 per infezione, 11 per cause cardiovascolari). Nel gruppo costituito da 203 pazienti molto anziani con accesso arterio-venoso, sono deceduti 72 pazienti (8 a causa di infezioni, 32 per cause cardiovascolari). Quindi il tasso di morta- lità nei pazienti molto anziani (espresso in decessi/1000 anni x paziente) era pari a 244 per il gruppo dei pazienti con acesso arterio-venoso e 505 per il gruppo portatore di catetere. 4. Conclusioni, discussione Questo studio di coorte prospetticoosservazionale, comprendente 1'109 pazienti che iniziano il trattamento emodialitico, mostra che l’uso di cateteri è associato ad un rischio di mortalità elevato per ogni causa di mortalità in paragone ai pazienti che usano un accesso arterio-venoso. Pazienti anziani (>65 anni) con il catetere hanno un rischio di mortalità aumentata al 50% in paragone ai pazienti con fistola arterio-venosa e persino un rischio di mortalità aumentata 3 volte rispetto ai pazienti <65 anni dializzati tramite un accesso arterio-venoso. Nei pazienti anziani che utilizzano un catetere si è riscontrato un aumento del rischio di mortalità anche per la specifica causa delle infezioni e degli eventi cardiovascolari in paragone ai paziente della stessa fascia d’età, che utilizzano un accesso arterio-venoso. Interessante è l’osservazione che in seguito ad una setticemia o batteriemia si riscontra poi un aumento della morbidità e/o mortalità per cause cardiovascolari. Questi risultati sostengono quanto contenuto nelle linee guida europee, che scoraggiano l’uso di cateteri per la dialisi specialmente negli anziani. I risultati di questo studio sono paragonabili a tre studi di Coorte eseguiti negli Stati Uniti. Esistono degli studi che hanno riportato un’associazione tra l’uso del catetere e setticemie o batteriemie, diminuzione della dose di dialisi a causa del flusso ematico diminuito e aumento dei parametri infiammatori. Lo studio attuale è comunque il primo che ha investigato la mortalità in relazione a delle infezioni o ad eventi cardiovascolari in pa- 76 DICEMBRE 2011 zienti anziani che utilizzano un catetere da dialisi. Il rischio relativo di mortalità arriva fino a 60% a causa di infezioni e fino a 67% per cause cardiovascolari rispetto alla fascia dei pazienti anziani dializzati tramite accesso arterio-venoso. 5. Commento Questo studio Coorte osservazionaleprospettico ha mostrato che l’uso del catetere in confronto all’uso di un accesso arterio-venoso aumenta la mortalità soprattutto nel paziente anziano. Mostra inoltre che anche la mortalità per cause specifiche, come l’infezione o gli eventi cardiovascolari, è aumentata. È uno studio ben fatto, con un numero elevato di pazienti che hanno iniziato la dialisi, e con delle conclusioni abbastanza chiare. Le caratteristiche di base erano uguali per quanto concerne la malattia renale primaria e le co-morbidità. C’erano invece differenze significative riguardo la cura pre-dialitica, l’albumina sierica, la GFR e la proteina C-reattiva. Questi fattori venivano comunque corretti, evitando almeno in parte di falsare i risultati. D’altra parte ciò resta un punto debole di questo studio osservazionale, e ci si può effettivamente chiedere perché questi parametri mancassero soprattutto nei pazienti per cui era previsto l’uso di un catetere. Dallo studio non emergono inoltre quali fossero i criteri in base ai quali si era deciso di applicare un catetere, piuttosto che confezionare una fistola arterio-venosa. Bisogna infine sottolineare che anche nei pazienti giovani (<65 anni) si poteva dimostrare un aumento della mortalità (sia per tutte le cause, sia per le cause specifiche quali l’infezione e gli eventi cardiovascolari) nel gruppo di pazienti con catetere in paragone a quello con accessso arterio-venoso. I risultati ottenuti sostengono le linee guide europee, che consigliano di rinunciare se possibile ad un catetere da dialisi soprattutto TRIBUNA MEDICA TICINESE 487 Journal club:Journal club GIUGNO.qxd 13.12.11 15:36 Pagina 488 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB nei pazienti anziani. A questo proposito va però pur rilevato, che la popolazione dei pazienti che inizia la dialisi è sempre più anziana e che diventa sempre più difficile confezionare un accesso arterio-venoso classico a causa di motivi anatomici. La scelta di un catetere permanente tunnellizzato risulta quindi spesso inevitabile. In queste situazioni si dovrebbe riflettere alla possibilità di una dialisi peritoneale cronica ambulatoriale, modalità che è applicabile anche ai pazienti residenti in casa per anziani o in casa di cura. Ai tempi l’impossibilità di confezionare un accesso arterio-venoso classico era proprio un’indicazione alla dialisi peritoneale, che genera anche costi minori, persino se si usa la dialisi peritoneale automatizzata con l’aiuto di una piccola macchina. 488 TRIBUNA MEDICA TICINESE 76 DICEMBRE 2011 Patologia 66:Patologia 4.qxd 13.12.11 15:38 Pagina 489 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole PATOLOGIA IN PILLOLE Nr. 66 L. Mazzucchelli, G. Venzi, F. Jermini Storia clinica Un uomo di 64 anni, ricoverato per problemi neurologici, viene sottoposto a TC toraco-addominale. Questa rivela inaspettatamente una massa della parete vescicale del diametro di circa 5 cm (Figure 1 e 2) nonché diverticolosi del colon sigmoideo. Viene eseguita resezione transuretrale a scopo diagnostico. L’esame istologico mostra la presenza di strutture cistiche in connessione con l’epitelio di superficie, rivestite in parte da epitelio di aspetto cilindrico (Figure 3-6). Nessuna atipica significativa. Presenza di flogosi cronica. Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5 Fig. 6 Indica la diagnosi corretta: a b c d e Cistite ghiandolare Cistite interstiziale Adenoma nefrogenico Adenocarcinoma Carcinoma uroteliale con metaplasia ghiandolare 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 489 Patologia 66:Patologia 4.qxd 13.12.11 15:38 Pagina 490 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Diagnosi Cistite ghiandolare Commento La cistite ghiandolare rappresenta un quadro clinico-patologico infiammatorio aspecifico che prende origine da particolari strutture dell’urotelio vescicale chiamate nidi di Von Brunn. Questi sono costituiti da noduli ben delimitati di cellule uroteliali nel tessuto connettivo sottoepiteliale, i quali possono mostrare connessione con l’urotelio stesso o esserne completamente separati. Spesso presentano cavitazione cistica e sono visibili all’esame endoscopico come piccole lesioni translucide, reperto corrispondente quindi a una cistite cistica. Il rivestimento epiteliale è costituito da cellule uroteliali senza atipie significative. In caso di prolungata infiammazione cronica, si possono tuttavia osservare quadri di cistite ghiandolare ossia alterazioni metaplastiche caratterizzate dalla comparsa di epiteli cilindrici ghiandolari che a loro volta vengono circondati da cellule uroteliali senza atipie. La cistite cistica e la cistite ghiandolare rappresentano pertanto alterazioni di tipo reattivoflogistico di carattere aspecifico che, per esempio, possono essere osservate in pazienti portatori di catetere vescicale oppure affetti da litiasi. Clinicamente e radiologicamnete le alterazioni flogistiche possono presentarsi come pseudotumori infiammatori e quindi evocare il sospetto di una neoplasia maligna. Istologicamente la diagnosi differenziale deve considerare lesioni benigne con aspetti ghiandolari o neoplasie maligne. Tra le prime vanno citati l’adenoma nefrogenico, un processo proliferativo benigno che insorge soprattutto in pazienti con storia di interventi chirurgici, oppure, nelle donne, focolai di endometriosi o endosalpingiosi. Tra le lesioni maligne, la diagnosi differenziale si pone con particolari varianti del carcinoma urotelia- 490 TRIBUNA MEDICA TICINESE le quale la variante microcistica e la variante con crescita a nidi, oppure con adenocarcinomi primitivi della vescica urinaria. Bibliografia In alcuni pazienti, le alterazioni metaplastiche della cistite ghiandolare possono assumere aspetti indistinguibili da epiteli ghiandolari del tratto gastrointestinale con tanto di cellule caliciformi. Non è chiaro se queste alterazioni rappresentino lesioni premaligne capaci di esitare in adenocarcinomi vescicali. La concomitanza di adenocarcinoma vescicale e metaplasia ghiandolare ed intestinale dell’urotelio adiacente suggerisce tuttavia una relazione diretta con potenziale di evoluzione maligna di alterazioni metaplastiche. Young RH. Tumor-like lesions of the urinary bladder. Modern Pathology 2009, 22:S37-S52 Il significato clinico di una cistite cistica oppure ghiandolare risiede nella diagnosi differenziale che si pone sulla base di esami radiologici e endoscopici. Istologicamente, particolare attenzione deve essere riservata a non sottostimare una neoplasia maligna. La terapia mirata al controllo della infiammazione locale e all’eliminazione del fattore irritante, porta alla regressione della cistite ghiandolare/cistica. In presenza di metaplasia intestinale è consigliabile l’asportazione chirurgica completa della lesione alla luce della potenziale malignità e della scarsa propensione alla regressione. L. Mazzucchelli, Istituto cantonale di Patologia, Locarno G. Venzi, Servizio di Urologia, Ospedale Regionale di Lugano F. Jermini, Servizio di Urologia, Ospedale Regionale di Lugano 76 DICEMBRE 2011 Williammson SR et al. Gladular lesions of the urinary bladder: clinical significance and differential diagnosis. Histopathology 2011, 58:811 attività :attività 13.12.11 15:38 Pagina 491 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT DATE DA RICORDARE OFFERTE E DOMANDE D’IMPIEGO Consultare anche www.aggiornati.ch 22.12.2011 Clinical Happy Hour Lugano – Clinica Moncucco Info: Prof. Dr. med. S. Martinoli, tel. 091 960 45 10 [email protected] 19.01.2012 Corso di aggiornamento professionale OMCT – Diabetologia Manno – Sala Aragonite – 14.00 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 21.01.2012 Update in medicina interna Lugano – Palazzo dei Congressi – 8.30-12.30 Info: Signora C. Minetti, tel. 091 811 63 55 [email protected] – [email protected] 15.02.2012 Corso di aggiornamento professionale OMCT – Medicina complementare Manno – Sala Aragonite – 14.00 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 22.03.2012 Corso di aggiornamento professionale OMCT – Dermatologia Manno – Sala Aragonite – 14.00 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 28.03.2012 Simposio Ticinese d’Immunologia Clinica Mendrisio – OBV – 13.00 Info: dr. med. B. Balestra, tel. 091 811 32 27 18.04.2012 Corso di aggiornamento professionale OMCT – Casistica Manno – Sala Aragonite – 14.00 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] MUTAZIONI OMCT Nuovi membri – – – – – – – – – – – Bozzini Giorgio, Sorengo Lagrotteria Roberto, Bellinzona Ancona Nadia, Paradiso Merckens Juliane, Muralto Franchi Alberto, Viganello Borsari Andrea, Mendrisio Bondio Pozzi Monya, Lugano Stüssi Georg, Bellinzona Robbiani Agustoni Anna, Caneggio Tosca Enrico, Tenero Jacomella Vincenzo, Zurigo STUDIO MEDICO di medicina generale (labor, Rx, ECG, piccole spiro e piccoli interventi) a Ponte Tresa, cerca assistente di studio medico dal 50% al 100% da gennaio 2012. 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Esperienza più che decennale in terapie individuali, di coppia, training autogeno, somministrazione di tests (proiettivi) e compilazione di perizie (per danno biologico o affido di minori). Sarei anche interessata a trovare uno studio in condivisione con altri specialisti (psichiatri, psicologi, medici di base, ginecologi). Se interessati scrivere a: [email protected] oppure chiamare il +393473126647 (prima delle 9 o dopo le 20.00. Se volete chiamare in altri orari e non rispondo lasciate un messaggio o SMS). ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO, diplomata, con esperienza nel settore della medicina generalistica, ginecologia ed ostetricia, cerca impiego in Ticino al 90% 100%. Se interessati, chiamare il n. 079 769 30 07 INFERMIERA di 32 anni attiva nell'ambito ospedaliero da 10 anni cerca posto di lavoro a tempo parziale in uno studio medico per una migliore gestione della vita familiare. Volenterosa, interessata e stimolata da nuove sfide professionali, disposta a fare dei corsi supplementari, buon contatto con i pazienti ed entusiasta del lavoro in team. Interessati contattare il 079 651 29 88 oppure scrivere a [email protected] MEDICO con specializzazione in Pediatria e Patologia Neonatale con esperienza anche nel campo delle medicine non convenzionali (omeopatia, fitoterapia) offre disponibilità per attività libero-professionale part-time presso Cliniche Private, Ospedali e poliambulatori del Canton Ticino. Per contatti ed informazioni: 00393472693635,e-mail: [email protected] LAUREATA IN SCIENZE BIOLOGICHE offre la propria disponibilità per studio medico in zona Lugano-Mendrisio. Sono una persona molto precisa e volonterosa, disponibile ad acquisire nuove competenze. Finora ho lavorato in alcuni laboratori di ricerca eseguendo esperimenti sia in vitro che in vivo, precedentemente, sono stata anche commessa responsabile di un punto vendita in un negozio di ottica. Mi piace lavorare in gruppo ma anche autonomamente; ho imparato a gestire il contatto con i clienti. Se interessati a maggiori informazioni posso inviare il mio CV completo. Il mio indirizzo e-mail è: [email protected] SEGRETARIA con esperienza nel settore sanitario e in studi medici cerca nuovo impiego zona Mendrisiotto/Luganese/Bellinzona per data da convenire. Mansioni di segretariato in generale, buone conoscenze informatiche, capacità organizzative e a relazionarsi con i pazienti. Lingue italiano/Schwyzerdütsch. Per ulteriori informazioni contattare: 079 459 46 29 SEGRETARIA/41/con esperienza di 8 anni in uno studio chiropratico, cerca nuova sfida presso studio medico, ospedale o clinica (ev. anche dal proprio domicilio). Buone conoscenze linguistiche + inglese, piccola contabilità, fatturazione, e segretariato in generale. Mi piace il contatto con i pazienti, sono cordiale e affidabile e lavoro sia in team che in modo indipendente. Resto volentieri a disposizione per un gradito colloquio: 079 640 40 93 38enne italiana cerca lavoro come SEGRETARIA part-time (percentuale da concordare) in studio medico in zona Chiasso o Mendrisio. Sono laureata e ho esperienza decennale nell'ambito scolastico italiano ma sono seriamente motivata ad intraprendere un nuovo percorso lavorativo. Sono onesta, precisa, cordiale e disposta ad imparare. Se qualcuno vorrà darmi fiducia e mettermi alla prova può contattarmi al numero 3381878510 oppure all'indirizzo [email protected] SEGRETARIA di studio medico con esperienza cerca impiego zona Chiasso-Mendrisio o dintorni. Precisa e affidabile per lavori di segretariato, centralino, fatturazione, stesura rapporti, gestione dello studio medico e piccolo laboratorio. Interessati scrivere a cifra 124, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico 492 TRIBUNA MEDICA TICINESE 76 DICEMBRE 2011 SEGRETARIA con esperienza presso studi medici di medicina alternativa con semplici mansioni di aiuto medico. Buona gestione del segretariato (disbrigo corrispondenza, centralino, gestione agenda, tenuta schedario pazienti e fatturazione, registrazioni e solleciti). Sono flessibile, socievole e volenterosa. Mi piace il contatto con i pazienti, mi rendo disponibile con professionalità. Ho un carattere positivo, sono tenace e determinata. Assolvo le mie mansioni con attenzione e impegno. Libera da subito ed eventualmente disponibile per sostituzioni. Telefonare al n. 076 575 08 36 SEGRETARIA, anni 43, disponibile da subito, cerca impiego al 40 - 60% presso studio medico, clinica, ospedale, zona Luganese, Mendrisiotto e Bellinzonese. Persona affidabile, professionale, paziente, flessibile, con buone capacità relazionali, presenza curata. Esperienza quale funzionaria amministrativa nel settore Project Sales and Management a contatto diretto con clienti. Conoscenze linguistiche: italiano (madrelingua), tedesco (anche Schwyzerdütsch) buono, spagnolo e inglese discreti. Interessati scrivere a: [email protected] oppure telefonare al numero 079 331 41 51 opp. 091 606 26 36 Medico italiano (37) residente in provincia di Como e specialista in Allergologia e Immunologia Clinica, con pluriennale esperienza clinica in ambito internistico con prevalente interesse per ambito allergologico (allergie ad inalanti e alimenti, farmaci, veleno di imenotteri, sindromi orticaria-angioedema) e immunologico (patologie autoimmuni sistemiche, quali sclerosi sistemica, lupus eritematoso sistemico, sindrome di Sjogren, artrite reumatoide, crioglobulinemie, vasculiti, immunodeficit). Lavoro presso Ospedale di Milano, Centro di Riferimento Regionale e Nazionale per la diagnosi, la cura e il monitoraggio di patologie autoimmuni sistemiche e allergologiche. Valuto proposte per collaborazione, anche part-time o occasionale, presso poliambulatori o cliniche nel mendrisiotto. Se interessati mi potete contattare via mail all'indirizzo [email protected] VARIE LOCALI DISPONIBILI per medici specialisti in studio medico polispecialistico nel luganese, già arredato ed attrezzato con laboratorio e radiologia digitale. Interessati scrivere a cifra 114, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico CEDO a collega Svizzero studio medico di medicina generale da subito nel Locarnese in zona centrale, raggiungibile con mezzi pubblici. Interessati scrivere a cifra 20, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico Presentazione casi clinici medicina e chirurgia OSPEDALE REGIONALE DI LOCARNO dalle 18.30 - 19.30, Ospedale Ala Est, Aula 2, 2° piano Giovedì 26 gennaio 2012 Giovedì 16 febbraio 2012 Info: Signora Pia Gafner, Ospedale Regionale di Locarno Tel. +41 91 811 47 16 - [email protected] attività :attività 13.12.11 15:38 Pagina 493 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT CORSO DI AGGIORNAMENTO REGIONALE TICINESE ORGANIZZATO DALL’OMCT – Semestre invernale 2011/2012 Diabetologia Data: Ore: Luogo: Giovedì, 19 gennaio 2012 14.00 Sala Aragonite di Manno PROGRAMMA Moderatori: Dott. Med. Fabio Cattaneo Dott.ssa med. Beatrice Neuffer 14.00 - 14.05 Introduzione e benvenuto 14.05 - 14.45 Médecine prédictive et personnalisée: peut-on anticiper la survenue d’un diabète par un score clinique et/ou génétique? Prof. Gerard Waeber, CHUV, Losanna 14.45 - 15.25 Chirurgia bariatrica nei pazienti diabetici Dott. Med. Alfred Kuhrmeier, OIL, Lugano 15.25 - 15.55 Pausa 15.55 - 16.35 Hypoglycemia: prevention, causes, and consequences (in everyday life and survival) Prof. Roger Lehmann, UniSpital, Zurigo 16.35 - 17.15 “Nella buona e nella cattiva sorte”… gli anniversari da non dimenticare quando si cura un paziente diabetico Dr.ssa Elisabetta Andreani Safwan, Bellinzona 17.15 Note conclusive Accreditamenti per aggiornamento continuo: – AMITI, Label Q SGAM, chirurgia, endocrinologia-diabetologia: 3 credits PERSONE In questa rubrica si dà spazio a notizie, profili, nomine, onorificenze, inizio e cessazione di attività, nonché a volti noti e meno noti di medici attivi nella Svizzera italiana. Gli interessati alla pubblicazione sono invitati a scrivere alla Redazione di TMT. APERTURA NUOVI STUDI SI RINGRAZIANO LE SEGUENTI DITTE: Abbott AG Adropharm AG AstraZeneca Pharmaceutical AG A. Valentini, Viganello S. Moser, Lugano G. Spinelli, Taverne P. van der Harg, Gordola Axis-Shield AG M. Scali, Mendrisio Axon Lab E. Stampone, Viganello Biomed AG D. Mattai del Moro, Maroggia Cassa dei Medici M. Togninalli, Manno Daiichi Sankyo A. Bardyguine, Agno Doetsch Grether AG C. Herby, Basel G. Vasquez, Montagnola Galderma AG J. Richina, Horw GlaxoSmithKline AG D. Binda, Ligornetto I. Carcano, Sessa D. Pedrazzini, Sessa Gebro Pharma AG M. Oesch, Sessa GFP Mediconsul Ticino SA V. Belloni, Massagno G. Solari, Massagno IBSA C. Borioli, Pambio Noranco Janssen AG L. Ruggieri, Paradiso Labor Team W AG D. Isgrò, Mendrisio Laboratorio Bioanalitico SA P. Guglielmetti, Locarno Lagap SA M. Blanc, Magliaso Leo Pharmaceuticals Products R. Kaiser, Vacallo Mepha Pharma AG E. Croci-Torti, Taverne MSD R. Sestito, Caslano B. Salmina, Minusio L. Ceruti, Moghegno Mundipharma Medical Company L. Gentile, Comano Novartis Pharma Schweiz AG G. Ricciardi, Arbedo T. Schoos, Savosa Norgine AG U. Bolliger, Brusino Arsizio Permamed AG E. Spinelli, Giubiasco Robapharm AG T. Günther, Castel San Pietro Roche-Diagnostics (Schweiz) AG G. Iafelice, Lamone E. Togni, Gordola C. Zingg, Minusio Sanofi Pasteur MSD AG S. Giangrasso, Baar Servier (Suisse) SA C. Torrente, Porza M. Malinverno, Coldrerio Spirig Pharma AG A. Keller, Chiasso Takeda Pharma AG S. Pietroni, Lugano Unilabs Ticino S. Maggi, Breganzona B. Mamet-Saladin, Brione s/Minusio Viollier AG Zambon Svizzera SA E. Santoro, Cresciano che hanno dato un generoso contributo per l’organizzazione dei nostri corsi di aggiornamento professionale. A nome di tutti i medici partecipanti, il Consiglio Direttivo dell’OMCT esprime loro i più vivi ringraziamenti. CONSIGLIO DIRETTIVO OMCT Lodrino Il dr. med. Marco Bellezza, medico generico FMH, medico d’urgenza SGNOR, annuncia la collaborazione presso lo studio del dr. med. Michele Bonato, Via Ponte Vecchio 7, 6527 Lodrino, tel. 091 863 20 20 Bellinzona Il dr. med. Gionata Marazza, FMH dermatologia e venereologia, annuncia la ripresa dello studio medico del dr. med. Francois Gilliet a Bellinzona, via Camminata 6, 6500 Bellinzona. Tel. 091 825 63 33 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 493 attività :attività 13.12.11 15:38 Pagina 494 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT FORMAZIONE DEL REPARTO DI MEDICINA INTERNA DELL’OBV - 2011/2012 Sede e orario: Ospedale Beata Vergine; Auditorio -1 dalle 12.30 alle 13.30 Informazioni: Dr B. Balestra, Primario medicina OBV, tel. 091 811 32 27 Martedì 10 gennaio 2012 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Martedì 7 febbraio 2012 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Martedì 6 marzo 2012 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Martedì 3 aprile 2012 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Martedì 8 maggio 2012 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Martedì 5 giugno 2012 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi 12.30 - 13.30 Formazioni regolari (senza pausa estiva): • Curriculum in Medicina interna per medici assistenti: ogni martedì (tranne 1° del mese) dalle 13.00 alle 14.00 (auditorio) • Videoconferenze del Dipartimento di Medicina Interna EOC: ultimo venerdì del mese dalle 12.30 alle 13.30 (Biblioteca) Simposio ticinese di immunologia clinica 2012 UPDATE IN MEDICINA INTERNA - LUGANO 2012 Mendrisio - Auditorio OBV, mercoledì 28 marzo 2012 Sabato 21 gennaio 2012 ore 8.30-12.30 - Lugano - Palazzo dei Congressi Programma Programma Moderatori: Dr med. B. Balestra - Dr med. J. P. Lantin dalle 13.00 Spuntino di benvenuto 13.45 Inizio del corso 13.50 - 14.35 Vaccinazioni e chemioprofilassi nel paziente immunosoppresso PD Dr med. P.A. Bart, Losanna 14.35 - 15.05 Caso clinico neurologico Dr med. C. Gobbi, Lugano 15.05 - 15.15 “Caso Quiz” Dr med. B. Balestra, Mendrisio 15.15 - 15.30 Pausa caffé 15.30 - 16.15 Gli eosinofili, visti dall’ematologo PD Dr med. G. Stüssi, Bellinzona 16.15 - 16.45 Caso clinico reumatologico Dr med. L. Bosia, Locarno 494 8.30 - 9.10 Infezioni da MRSA in comunità e in ospedale Prof. Dr. med. Daniel Lew 9.10 - 9.50 Valutazione dello stato di salute nel 2012 (chech-up): novità? Prof. Dr. med. Arnaud Perrier 9.50 - 10.30 Pausa 10.30 - 11.10 Terapia farmacologica dell’insufficienza cardiaca Prof. Dr. med. Francois Mach 11.10 - 11.50 Pro e contra nello screening delle malattie tumorali Dr. med. Pierre Chappuis 11.50 -1 2.30 Approccio al paziente con malattia da reflusso gastro-esofageo Prof. Dr. med. Jean-Louis Frossard 12.30 - 13.00 Discussione e conclusioni 16.45 - 17.00 Soluzione “Caso Quiz” Dr med. B. Balestra, Mendrisio Credits: 17.00 Informazioni: Signora Carla Minetti, tel. 091 811 63 55 [email protected] – [email protected] Discussione - Fine corso TRIBUNA MEDICA TICINESE 76 DICEMBRE 2011 SGIM/SGAM 4 - FPH: 1-1011581-01-2012-P28 stampa:stampa 13.12.11 15:39 Pagina 495 RASSEGNA DELLA STAMPA SANITÀ – Nel 2012 ripristinata la copertura per tutti ma... Occasione storica per i “morosi” LAMAL Trasferito al Cantone l’obbligo di coprire l’85% dei premi scoperti. Previsti nuovi strumenti contro chi farà il furbo. Sul sito del GdP un video di CaritasInsieme sul tema Con il 2012 in ambito di assicurazioni malattia ci prospettano cambiamenti importanti. Sulla sorta della recente legislazione federale, dal nuovo anno il Cantone acquisirà la competenza di sospendere la copertura dell'assicurazione LAMAL i cosiddetti “morosi”. D'altra parte, lo stesso Cantone assumerà l'obbligo di pagare agli assicuratori l'85% dei premi non versati dagli stessi morosi. In questo contesto, si procederà anche al ripristino, per tutti gli attuali sospesi, della copertura assicurativa sanitaria: chi finora ne era stato escluso – pur restando a proprio carico il debito fino a questo momento contratto – riotterrà la copertura della LAMAL. Un'occasione storica Per Siro Realini, capo ufficio contributi lAS (Istituto Assicurazioni Sociali): “Il messaggio che deve passare è che chi oggi è escluso dalla copertura della Cassa Malati ha una chance storica: in effetti, dal 1 gennaio 2012, tutti saranno reintegrati nella copertura”. D'aItra parte, l'invito ai “morosi” è chiaramente a voler sfruttare l'occasione, pagando in futuro i premi e quindi evitando che il Cantone, a cui da quella data competerà la decisione, debba risospendere l'assicurato. Nuovi strumenti legislativi Alla luce di questi cambiamenti, che rischiano di incidere per 14-15 milioni sulle casse pubbliche, il Cantone si sta dotando degli strumenti necessari per diminuire il numero di morosi, che una volta sospesi, diventano insolventi. Nella fattispecie, il Cantone vuole, con una modifica di legge in corso di esame da parte della Commissione sanitaria del Gran Consiglio, creare una rete che coinvolga i Comuni, le Commissioni tutorie e l'Ufficio Esecuzioni e Fallimenti. Lo scopo è di riuscire a determinare con precisione se sussista o meno la capacità, da parte del “moroso” di pagare i premi, il cui costo ricadrebbe sulle casse pubbliche. È fondamentale capire fino a che punto chi non paga la cassa malati abbia o meno i mezzi per far fronte ai propri impegni, peraltro obbligatori. “In questo i Comuni potranno aiutarci – spiega Realini – a determinare quali siano le cause dell'insolvibilità, distinguendo chi non vuole pagare da chi non può, come chi riceve una prestazione complementare, permettendo un'estensione delle procedure di riscossione forzata a tutti i casi di cattiva volontà”. E questo chiaramente a beneficio delle casse pubbliche: già oggi, in effetti, le attuali procedure esecutive riescono a diminuire notevolmente i casi di persone dichiarate insolventi (da circa 26mila precetti, concernenti 11mila persone si riesce a giungere, dopo la messa in vendita dei beni pignorati, a circa 8mila attestati di carenza beni, concernenti 3'300 persone). II Cantone in questo modo, “potrà redigere una blacklist di insolventi che verrà diffusa ai Comuni e ai fornitori di prestazioni sanitarie, per accentuare l'efficacia della pressione sui morosi che fanno i furbi”. Un discorso da allargare II discorso sui morosi delle casse malati è pure un'occasione per portare alla luce il problema dell'indebitamento, che colpisce soprattutto le fasce più fragili della società. Per Realini, in effetti: “II fenomeno dei morosi è indice della crescente incapacità da parte di molte persone di gestire le proprie finanze, e di saper adeguare le spese alle entrate. È un problema grave, che nei prossimi tempi, la politica dovrà trattare”. Su questo fronte è attiva in prima linea Caritas Ticino, che con le sue strutture aiuta molte persone afflitte dall'incapacità di gestire i propri debiti a rientrare in un equilibrio sostenibile. Proprio in questo contesto, il tema dei “morosi” delle Casse malati è al centro dell'odierna edizione di Caritaslnsieme. II video con l'intervista di Dany Noris a Siro Realini sull'argomento disponibile da oggi sul sito del GdP: www.gdp.ch. Davide Adamoli (“Giornale del Popolo” 29.10.2011) Assicuratori malattia e riserve in eccesso Ristorno dei premi per 114 milioni Al Ticino, secondo i calcoli fatti, spetterebbero 114 milioni di ristorno dei premi pagati in eccesso dagli assicurati: 4,70 franchi mensili per ognuno. Lo ha precisato il direttore del DSS Paolo Beltraminelli rispondendo a un'interpellanza di Pelin Kandemir Bordoli (PS), dopo l'avvio della consultazione di Berna per ridurre gli squilibri sulle riserve accumulate dalle casse. Le eccedenze a consuntivo 2009 sono di 89 milioni, ma col 2010, ha aggiunto Beltraminelli, dovrebbero salire a 207. Ammesso che le Camere diano il via libera, l'avvio della compensazione non avverrebbe prima del 2013. “Ci ridanno delle bricioIe” ha obiettato Bruno Cereghetti (PS). (“Corriere del Ticino” 08.11.2011) 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 495 stampa:stampa 13.12.11 15:39 Pagina 496 RASSEGNA DELLA STAMPA Uno su cinque rinuncia alle terapie Per l’Ufficio federale la proporzione di chi non si fa curare per questioni finanziarie non è trascurabile Berna – Stando a un sondaggio, una persona ammalata su cinque ha rinunciato in Svizzera, per motivi finanziari, a una terapia. Per l'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), la proporzione non è trascurabile. La quota è migliore di quella degli Stati Uniti (42%), ma meno buona rispetto a Svezia e Regno Unito. Questi dati emergono da un'inchiesta internazionale in 11 Paesi dell'Ocse, svolta tra maggio e giugno, sotto la direzione della fondazione americana di pubblica utilità “The Commonwealth Fund”, che in Svizzera ha beneficiato della collaborazione dell'Ufsp. Il sistema sanitario è stato valutato da adulti affetti da malattie gravi o croniche, lesioni o invalidità, oppure che erano appena stati ospedalizzati o si erano sottoposti di recente a un intervento chirurgico. Sono state interrogate persone a partire dai 18 anni nella Svizzera tedesca, francese e italiana. Secondo i dati dell'Ufsp, nel 2010 il 18% degli interrogati ha rinunciato a procurarsi medicinali prescritti con ricetta, a recarsi dal medico, a effettuare esami, a seguire una terapia o a sottoporsi a una visita di controllo. Con tale quota, non certo trascurabile, la Svizzera si trova a metà classifica dei Paesi partecipanti al sondaggio. Un altro aspetto trattato nell'indagine sono gli errori sanitari. I medici svizzeri sono tendenzialmente meno restii a parlarne, rispetto ai colleghi degli altri Paesi. Con una quota che va dal 2% al 5%, la proporzione è di per sé comunque molto elevata, rileva l'Ufsp. Per quanto concerne l'insorgere di infezioni nosocomiali, la Svizzera registra un valore (9,8%) che rientra nella media internazionale. Si piazza invece al terzo posto per quanto riguarda le lacune nelle cure prestate e nelle informazioni fornite dopo gli ultimi ricoveri ospedalieri e gli ultimi interventi operatori: il 48% degli interrogati si lamenta, contro il 29% negli Stati Uniti e il 26% nel Regno Unito. Per colmare queste lacune, l'Ufsp ricorda i vari progetti in corso: promozione delle cure integrate, la creazione di un istituto nazionale della qualità e l'attuazione di una strategia della qualità. Inoltre, gli altri progetti di riforma a medio e lungo termine del Consigilo federale, come la nuova compensazione dei rischi, il nuovo finanziamento ospedaliero o la strategia eHealth, dovrebbero sostenere e completare gli effetti delle suddette misure. Per il resto, i risuitati dell'inchiesta sono piuttosto soddisfacenti. Il 69,1% degli interpellati ritiene che il sistema sanitario elvetico sia buono e che occorrano solo piccole modifiche. Il 51,4% considera relativamente facile l'accesso alle cure mediche nelle ore serali/notturne e durante i ATS/RED fine settimana e i giorni festivi. (“La Regione” 11.11.2011) 496 TRIBUNA MEDICA TICINESE 76 DICEMBRE 2011 Gli svizzeri pagano di tasca propria un terzo dei costi Malgrado un alto livello dei premi, gli svizzeri pagano di tasca propria circa un terzo dei costi sanitari. Si tratta di una quota molto alta in paragone internazionale. Fra i Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), solo i messicani e i sudcoreani hanno un tasso più elevato. Stando a uno studio dell'Osservatorio svizzero della salute (Obsan), in Germania la quota è del 13%, in Francia del 7% e nei Paesi Bassi del 6%. Nel 2009 le spese totali per la sanità nella Confederazione ammontavano a circa 61 miliardi, di cui quasi 19 a carico dei privati. Questa somma è costituita dalla partecipazione ai costi, dalla franchigia, dalle assicurazioni complementari e dalle prestazioni non coperte da assicurazione. La parte più consistente da sborsare di tasca propria (29%) riguarda i costi delle case di cura. Un'altra grossa fetta (19%) è per le cure dentarie, pagate in gran parte dei Paesi OCSE dall'assicurazione di base. Stando a un sondaggio, dal 4 al 15% degli interrogati rinunciano per motivi economici a visite dal dentista, a trattamenti medici e a farmaci. (“Corriere del Ticino” 27.10.2011) Reti di cura, altro sì al referendum Berna – La Federazione svizzera dei medici psichiatri psicoterapeuti (Fmpp) sostiene il referendum contro le reti di cure integrate (managed care). Lo ha comunicato ieri la stessa Fmpp, secondo cui il progetto approvato dal parlamento in settembre esige un ampio scambio di dati tra diversi medici e terapeuti di una rete per cui non può garantire la protezione della sfera privata. Già numerose organizzazioni di medici hanno annunciato di sostenere il referendum. (“La Regione” 08.11.2011) stampa:stampa 13.12.11 15:39 Pagina 497 RASSEGNA DELLA STAMPA I bambela dell’Assicurazione invalidità hanno perso la trebisonda AI: ve lo diamo noi il medico frontaliere Ennesima aberrazione per la quale possiamo ringraziare i deleteri Accordi bilaterali Per la serie non c'è limite al peggio, ecco che l'Assicurazione contro l'invalidità (AI) non trova di meglio che collaborare con un medico FRONTALIERE. Eh sì: i Ticinesi che fanno richiesta di una rendita AI, almeno in seguito a determinate patologie, vengono visitati (si fa per dire, perché i diretti interessati parlano di pseudo visite) da un medico in arrivo da Oltreconfine! Il dottore in questione, infatti, abita a Varese, è iscritto al'albo dei medici italiani e figura nell'elenco dei medici dell'ospedale del circolo di Varese! In Ticino, invece, è iscritto all'albo dei medici FMH; risulta impiegato presso la clinica Humaine di Sementina, che però è stata chiusa nel 2009. Il numero di telefono indicato non corrisponde più a nessuno, mentre il fax è quello di un'altra struttura sanitaria. È anche interessante osservare che fino a due anni fa il medico frontaliere in questione non figurava iscritto all'ordine dei medici del Canton Ticino e nemmeno tra gli specialisti FMH. Ora, ottenere il titolo FMH in Svizzera è particolarmente ostico, e non vorremmo scoprire che, magari sempre a seguito dei deleteri accordi bilaterali, il medico frontaliere che lavora per l'AI sia anche meno qualificato dei colleghi svizzeri, ma sia stato lo stesso parificato!! Ricapitolando: ci sono cittadini TICINESI, che fanno richiesta di AI in Svizzera, che vengono visitati da un medico FRONTALIERE DI VARESE, che ha studiato in ITALIA, magari pure meno qualificato dei colleghi elvetici! Ed è il medico FRONTALIERE DI VARESE a decidere se il cittadino Ticinese di cui sopra ha o no diritto ad una rendita d'invalidità!! Uella, qui qualcuno non ha capito bene da che parte sorge il sole!! Ai medici di VARESE fate visitare i pazienti di Varese, ma col cavolo che il dottore FRONTALIERE si mette a decidere sulle rendite d'invalidità svizzere di cittadini svizzeri!! Chiaro il messaggio? I signori del servizio medico regionale dell'AI facciano il piacere di rimandare il medico FRONTALIERE a praticare nel Bel Paese, e di sostituirlo, ma “püssée scvelt che in pressa”, con un medico TICINESE!! È chiaro il messaggio, besughi, o ci vuole un disegno? E non veniteci per favore a raccontare la fregnaccia che in Ticino non si trovano medici!! Se il medico FRONTALIERE lavora per l'AI ci sono solo due spiegazioni possibili: o è per pagarlo meno, o è una questione di “manica”!! MDD (“Il Mattino della domenica” 30.10.2011) Ospedali, due nuovi direttori Nosocomi, nuovi direttori. Il Consiglio di amministrazione dell'Eoc ha nominato ieri Luca Jelmoni direttore dell'Ospedale Regionale di Lugano e Sandro Foiada direttore dell'Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli. Inizieranno l'attività nel corso dei primi mesi del 2012, comunica l'Ente ospedaliero cantonale. Jelmoni sostituirà Gianluigi Rossi, che lascerà la carica per il pensionamento. Foiada subentrerà invece a Michele Morisoli, che ha optato per nuove sfide professionali. (“La Regione” 22.10.2011) Ospedali, due nuovi direttori Stando al foglio informativo online deI PS, il Partito socialista “prende atto con piacere che sono già state raccolte 100'000 firme in pochi mesi a favore di una cassa malati unica e pubblica nazionale”. La comunicazione del raggiungimento della soglia minima di firme previste per la presentazione di un’iniziativa popoIare, la raccolta continua comunque in tutta la Svizzera, arriva dal comitato promotore. Diverse migliaia di firme sono state raccolte anche in Ticino dal Ps cantonale a dimostrazione di “come la popolazione ticinese ritenga che ci voglia una cassa malati unica a livello nazionale, per mettere fine alla pseudoconcorrenza tra 80 casse più interessate ai loro profitti che alle esigenze degli assicurati”. (“La Regione” 21.10.2011) Attenti all’agguato delle “complementari” Sono sempre più care le coperture fuori dall’assicurazione malattia di base Attenti all’agguato delle complementari. La trappola dei rincari si nasconde lì. Se tutto sommato il premio di base della cassa malati s'è mantenuto stabile per il 2012, l’insidia s'annida nelle coperture extra, come ad esempio la camera privata. Per questo per molti pazienti la polizza 2012 sarà decisamente più pesante. Anche del 10 per cento rispetto all'anno in corso. Ma come, viene da chiedersi, se sino a qualche mese fa le 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 497 stampa:stampa 13.12.11 15:39 Pagina 498 RASSEGNA DELLA STAMPA casse malati avevano fatto intravvedere il miraggio di una corposa diminuzione del premio, promessa ribadita anche da numerosi politici già seduti sul trampolino di lancio delle elezioni federali. “Le complementari sono un grosso problema per le tasche dell'assicurato – spiega Bruno Cereghetti, esperto di politica sanitaria –. Il premio di queste coperture aggiuntive non è controllato perché ricade sotto il diritto privato. E il loro costo aumenta con l'età dell'assicurato”. Se per l'assicurazione di base l'anno prossimo tutto sommato pagheremo come nel 2011 – pochi comunque coloro che hanno davvero beneficiato di un ribasso – è nelle complementani che si nasconde il vero business delle casse malati. “Anche cambiare assicurazione serve a ben poco” sottolinea Cereghetti. Inoltre, quei cittadini tenaci che ci provano devono sottostare a un terzo grado da parte della cassa malati di turno. E se appena sono attorno agli “anta” o hanno la sfortuna di avere qualche acciacco da curare difficilmente troveranno un'altra assicurazione pronta a sottoscrivere una copertura extra. Ma tentare non nuoce, visto che in molti hanno visto lievitare pure il premio di base 2012 di parecchie decine di franchi. Tanto da chiedersi cosa ne è stato dei ribassi sventolati gli scorsi mesi. “Si riferivano a una media” dice Olivio Lama, segretario generale Santésuisse Ticino. Ecco svelato l'arcano. Nella bailamme di cifre e percentuali propinate questa estate si nascondeva l'inghippo. Bastava sommare i dati forniti da tutte le casse malati, shakerare, dividere e la fortuna di non incappare in qualche aumento avrebbe fatto il resto. “La fortuna non c'entra, cambiate cassa! – consiglia Matteo Cheda, responsabile della rivista per i consumatori “Scelgo io” –. Ogni anno, sul sito della Confederazione, “priminfo.ch” , c'è la panoramica dei premi di base di tutte le casse, dalla più conveniente alla più costosa. Online, senza consulenti di mezzo, il risparmio è assicurato. Ed evitate le coperture complementari”. Consiglio sottoscritto da Margrit Kessler, presidente dell'Organizzazione Svizzera dei pazienti: “È la soluzione migliore di fronte agli aumenti”. Ma stando alle previsioni del portale di comparazione “bonus.ch” saranno pochi gli assicurati (5-8%) a cambiare cassa. Mentre negli ultimi due anni il tasso era di oltre il 10%. Intanto, il gruppo di delusi per le promesse mancate di casse malati e politici s'infoltisce. Soprattutto in Ticino, dove con la diminuzione delle spese sanitarie e l'aumento delle riserve delle casse facevano ben sperare. “Ogni polizza è a sè stante – replica Lama –, non si può fare un dipatrizia guenzi scorso generale”. (“Il Caffé” 13.11.2011) 498 TRIBUNA MEDICA TICINESE 76 DICEMBRE 2011 Continue riduzioni di prestazioni che pesano sulle tasche dei pazienti Tra tagli e terapie costose non pagate in futuro solo i ricchi potranno curarsi Un piccolo ripensamento sul rimborso per il trattamento di malattie rare e molto costose – se ne sta discutendo in questi giorni a livello nazionale – che non muta però la tendenza al “risparmio” delle casse malati. Se medici, assicurazioni, rappresentanti del settore farmaceutico e cantoni si son presi la briga di valutare piste alternative all'esosità di certe cure, ciò non vuol dire che i cordoni della borsa di Santésuisse s'allargheranno. E c'è da prevedere una sanità a due velocità in cui solo i ricchi si potranno curare. Negli ultimi mesi, infatti, numerosi tagli alle coperture – dagli occhiali ai pannoloni per gli anziani, dalle stampelle alle strisce per la misurazione della glicemia – hanno colpito le tasche degli assicurati. Costretti, loro malgrado, a pagare prestazioni un tempo coperte dall'assicurazione di base. Per i pazienti farsi curare diventa vieppiù dispendioso, tant'è che l'Ufficio federale della sanità ha segnalato qualche giorno fa i risultati di un sondaggio secondo cui in Svizzera una persona ammalata su cinque ha rinunciato ad una terapia per motivi finanziari. L'elenco delle prestazioni non più pagate dalle casse malati è lungo e, magari, ci si è già dimenticati della tassa di 15 franchi per ogni giorno d'ospedale per i pasti, entrata in vigore lo scorso gennaio. Misura decisa da Didier Burkhalter, ministro della sanità, con un risparmio annuale, per le casse malati, ovviamente, di 115 milioni di franchi. A cui vanno ad aggiungersi altri 10 milioni non più versati per occhiali e lenti a contatto, mentre prima venivano versati 180 franchi ogni 5 anni. Per non parlare poi di esami e farmaci antitumorali moderni che le casse rifiutano sempre più spesso di pagare, adducendo ragioni di risparmio. Un recente studio del Registro dei tumori ginevrino ha dimostrato, occupandosi del carcinoma della prostata, che la sopravvivenza media dei pazienti appartenenti alla fascia sociale più benestante è maggiore rispetto a quella dei pap.g. zienti meno abbienti. (“Il Caffé” 13.11.2011) stampa:stampa 13.12.11 15:39 Pagina 499 RASSEGNA DELLA STAMPA CASSE MALATI – Gestione d’accordo con il Governo Un coefficiente più basso per la riduzione dei premi Il 1. gennaio 2012 entrerà in vigore il nuovo sistema per il calcolo della riduzione dei premi di cassa malati; da quello basato sul reddito disponiblle fiscale si passerà a quello basato sul suo reddito disponibile semplificato. II nuovo modello di riduzione dei premi a carico degli assicurati prevede anche l'adozione del coefficiente cantonale per finanziare tale riduzione. Quando, nel giugno 2010, il Gran Consiglio aveva deciso il cambiamento di sistema, aveva fissato tale coefficiente al 78,5%. Ora però il Goveno propone di scendere al 73,5%, tenuto conto della riduzione media dello 0,9% dei premi dell'assicurazione malattia per il 2012. D'altra parte la previsione di spesa effettiva 2012 con il coefficiente al 78,5% sarebbe di 169,5 milioni, mentre col sistema in vigore fino alla fine di quest'anno risulterebbe di “appena” 155,3 milioni. Per rispettare il criterio della neutralità dei costi nel passaggio dall'attuale al nuovo sistema, bisognerebbe perciò ridurre il coefficiente di almeno 7 punti percentuali. La Commissione della gestione, attraverso il rapporto di Christian Vitta (PLR) sottoscritto ieri, concorda tuttavia col Governo per una diminuzione prudenziale di soli 5 punti, abbassando quindi il coefficiente al 73,5%. Nel contempo si chiede se la fissazione del coefficiente non possa essere demandata al Governo oppure lasciata al Parlamento, ma nell'ambito del Preventivo. E soprattutto la Commissione rileva che il sistema per rendere più equo e sopportabile i premi “sembra avvolgersi su se stesso”. (“Giornale del Popolo” 16.11.2011) KOF I costi sanitari aumenteranno meno Il raffreddamento congiunturale e le misure di risparmio rallentano la crescita dei costi della sanità. Il centro di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo (KOF) ha deciso di correggere verso il basso le sue previsioni: quest'anno la crescita dovrebbe raggiungere il 3,2% al posto del 3,4% annunciato. Per il 2012 è invece previsto un incremento del 3%. Le correzioni verso il basso sono principalmente legate all'aumento dei costi salariali che nel 2012 dovrebbe raggiungere lo 0,7%, invece dell'1% preventivato la scorsa primavera. Con più di mezzo milione di impiegati nel settore della sanità, quello dei salari è un fattore che ha una grande incidenza sulla spesa complessiva. Ancora poco chiare sono le conseguenze del nuovo sistema di finanziamento degli ospedali che entrerà in vigore il 1. gennaio del prossimo anno. Il KOF prevede tuttavia che dal punto di vista dei costi la riforma dovrebbe risultare nel complesso neutrale. Il nuovo sistema dovrebbe alleviare di 1,6 miliardi gli oneri a carico delle assicurazioni private. Per i Cantoni la spesa dovrebbe invece aumentare di 1,45 miliardi e per l'assicurazione di base di 145 milioni. Per il 2013 il KOF prevede un ulteriore aumento del 3,5% dei costi della sanità, con una spesa complessiva di quasi 69 miliardi. La quota parte delle spese per la sanità pubblica in rapporto al Prodotto interno lordo (PIL) salirebbe così dall'attuale 11,4% all'11,6%. (“Corriere del Ticino” 16.11.2011) ENTE OSPEDALIERO Conti 2010, la salute non manca Via libera dal Governo al rapporto 2010 sulla gestione dell'Ente ospedaliero cantonale (EOC), che chiude positivamente con un risultato globale complessivo di 21,7 milioni di franchi: 2,5 milioni per la gestione finanziata con il contributo globale versato dallo Stato (nel 2010 pari a 169,8 milioni, in crescita del 2,4% rispetto al 2009) e 19,2 milioni per la gestione di pertinenza dell'Ente. Il messaggio licenziato ieri, si legge in una nota, è il penultimo allestito nell'ambito del regime di finanziamento precedente la modifica della LAMaI che entrerà in vigore dal 2012. I risultati positivi ottenuti nel 2010 “sono da ascrivere, oltre che a un'oculata gestione e a maggiori introiti, alla rinuncia, d'intesa con il Consiglio di Stato, a registrare a consuntivo ammortamenti a carico della gestione di pertinenza EOC”. Una decisione che sarà ripetuta anche nel 2011. Per le degenze, il 2010 ha registrato una lieve diminuzione, soprattutto sul fronte delle riabilitazioni: nei sette istituti dell'EOC i degenti curati sono stati 39.627 contro i 39.801 del 2009. Le giornate di cura corrispondenti sono state 329.400 (0,2%), il tasso di occupazione dei posti letto si è attestato all'88,9% mentre le visite di pronto soccorso sono state 142.729 (-1,5%). Proposta anche l'approvazione della partecipazione 2010 ai costi delle degenze in camera privata e semiprivata, per un totale di 27 milioni. (“Corriere del Ticino” 10.11.2011) 76 DICEMBRE 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 499 stampa:stampa 13.12.11 15:39 Pagina 500 RASSEGNA DELLA STAMPA Casse malati: ammalatevi prima del 31.12.2011!!! Attenti alle franchigie e richieste di sussidi In questi giorni stanno arrivando i contratti per i premi casse malati per il 2012. Dopo tanto aver parlato di riduzione dei premi alla fine non sono molti quanti effettivamente ne hanno beneficiato. È comunque l'occasione per verificare se c'è ancora copertura medica (chi è insolvente o in procinto di diventarlo trovi un accordo per il pagamento degli arretrati) e se non è il caso di abbassare la franchigia per chi ce l'ha elevata (fino a CHF 2500.–). Di solito con l'inizio dell'anno si ricomincia da zero, chi non ha avuto bisogno di cure mediche continua con i pagamenti, (nessun beneficio però, che ci potrebbe anche stare visto che non ha causato costi) e chi ha avuto problemi di salute inizia ancora con le franchigie (pagamento da parte sua prima dell'intervento a copertura dei costi da parte della cassa malati). Una verifica da fare è quella relativa alla copertura ospedaliera, (almeno fissarla per tutta la Svizzera) giusto per evitare sorprese. Chi è malato ed in procinto di essere sottoposto a cure o analisi specialistiche si affretti, e non rimandi, appunto per non dover sopportare i costi dovuti alla franchigia con inizio del nuovo anno. Quindi senza timore parlate con il vostro medico e senza rinviare fate gli esami medici o di laboratorio entro quest'anno. Partecipazioni alle spese mediche Generalmente chi è assoggettato ad una prestazione complementare all'AI-AVS oppure chi beneficia di prestazioni assistenziali può farsi rimborsare dalla cassa competente le partecipazioni ai costi (a questo proposito può farsi inviare la distinta costi sostenuti dalla sua cassa malati). Lo stesso documento può essere utilizzato anche per la dichiarazione delle imposte. Chi è in assistenza o percepisce prestazioni complementari può anche previo preventivo chiedere le coperture spese dentarie. Sussidi cassa matati Chi non ha ancora richiesto il modulo per il sussidio cassa malati 2012 può richiederlo allo lAS ufficio sussidi casse malati. Una domanda fatta oltre il 31.12.2011 potrà essere rifiutata. Chi per motivi dovuti a disoccupazione o altri guai finanziari ha avuto una sensibile diminuzione delle entrate finanziarie può chiedere un sussidio documentando la nuova situazione. 500 TRIBUNA MEDICA TICINESE 76 DICEMBRE 2011 Cambio assicuratore cassa matati Chi volesse cambiare assicuratore di cassa malati deve inviare la disdetta entro dicembre indicando il nuovo assicuratore. Attenzione a chi ha una situazione di pagamenti arretrati, non può cambiare cassa malati fin tanto che non ha pareggiato la situazione pagamenti. Bisogna inoltre stare attenti alle assicurazioni complementari, assicurarsi che le stesse siano disdette e che il nuovo assicuratore accetti anche le complementari. In ogni caso per evitare rischi le assicurazioni complementari possono essere lasciate con il precedente assicuratore. Edera Franco (“Il Mattino della domenica” 20.11.2011) Lascia la direzione Cure integrate, Ignazio Cassis critico con la FMH Il consigliere nazionale ticinese Ignazio Cassis (PLR) ha deciso di lasciare Ia direzione della Federazione dei medici svizzeri (FMH) in seguito alla decisione di questa organizzazione di aiutare finanziariamente il referendum contro il progetto di promozione delle reti di cura integrate, approvato in settembre dal parlamento. Cassis ha motivato la decisione con il rifiuto del cosiddetto “managed care” da parte della base della FMH. “Dopo che la maggioranza dei membri della FMH si è espressa a favore di un referendum contro il managed care, io, come sostenitore delle cure integrate, non posso rappresentare gli interessi dei membri e contemporaneamente difendere il progetto parlamentare”, ha dichiarato il medico ticinese all'ATS. La cosiddetta “gestione integrata delle cure” non fa l'unanimità tra i professionisti della sanità. Da una parte ci sono i medici di famiglia, favorevoli a livello svizzero ma contrari a livello ticinese, daIl'altra i medici specialisti, contrari. Secondo Cassis, i dottori ticinesi sono contrari “perché non conoscono questo modello di organizzazione delle cure, mentre in Svizzera tedesca c'è già un milione di assicurati in reti di cure integrate. Lì un medico di famiglia su due lavora già in queste reti. Quindi loro non hanno paura perché sanno già come funzionano e ne sono contenti. II presidente della FMH, Jacques de Haller, ha lodato Cassis come “un membro del comitato centrale che ha ampiamente segnato la politica E.G. della professione medica”. (“Corriere del Ticino” 28.11.2011)