Primo numero di NOI CHIESA IN CAMMINO

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Primo numero di NOI CHIESA IN CAMMINO
Noi … Chiesa in cammino
Noi … Chiesa in cammino è emanazione della Parrocchia di San Gregorio VII Papa al
Gelsomino - Via del Cottolengo, 4 - 00165 ROMA - Telefono della Redazione: 06 63 17 09 Fax 06 63 11 03 - Email: [email protected] - sito web: www.sangregoriovii.org
Anno Pastorale 2013—2014
N. 1
In ascolto di Padre Paolo
Si ricomincia!
Paolo Maiello, OFM
Direttore Responsabile
Redazione:
Emanuela Arringoli
Valeria Blandizzi
Giuliano Crepaldi
Paola Fabrizi
Tosca Mesiti
Rita Moretti
Maretta Paradisi
Andrea Persampieri
In questo numero:
⊲ Padre Paolo
⊲ Andare fuori per trovare
noi stessi
⊲ Iniziamo dalla carità
⊲ Una forma privilegiata di
evangelizzazione
⊲ Lavorare pe il PAM
⊲ Mauritania: per saperne
di più
⊲ « SEMI DI PACE », CUBA, e
⊲
⊲
⊲
⊲
⊲
⊲
⊲
⊲
⊲
⊲
noi di San Gregorio
Andare a messa: perché ?
Àrtemis
I Ministranti
Famiglia credo in te:
perché?
Spiritualità francescana
Intervista a Daniela
Un sondaggio
Ricorrenze importanti
Per navigare sicuri: Papa
Francesco.
La nostra Comunità in
cammino
OTTOBRE 2013
Festa di San Francesco
Inizio dell’Anno Pastorale
Carissimi,
l’ultima volta che mi sono rivolto a voi da
queste colonne era il mese di maggio
caratterizzato dalla Festa della Famiglia, che
avrebbe avuto luogo pochi giorni dopo.
Poiché il tempo è un ingranaggio che non si
arresta mai, la Festa della Famiglia è già un
ricordo, anche se ne parleremo in questo
numero di Noi … Chiesa in Cammino.
Nell’imminenza di un nuovo Anno
Pastorale, altre iniziative, progetti o
speranza ci attendono, e nel ciclico
susseguirsi dei giorni, dei mesi e degli anni,
siamo abituati a lasciarci il vissuto alle
spalle, nella « smania » di provare il nuovo,
nel « timore » di quello che potrebbe essere,
nel « desiderio » di migliorare e migliorarsi,
come ogni cristiano degno di questo nome.
Dunque, ancora un segmento di vita
insieme ci attende, almeno per quanto ci è
dato sapere. Questa constatazione non va
presa alla leggera. Non basta, infatti,
accingerci a fare i compiti come alunni
coscienziosi, a proporsi di fare il nostro
dovere di parrocchiani, un ruolo che
abbiamo volontariamente scelto; non basta
neppure augurarsi che tutto vada per il
meglio in questo nuovo Anno Pastorale. Se
questo fosse il nostro atteggiamento di
fronte al nuovo, sbaglieremmo
grossolanamente. Infatti, la Parola del
Signore, che ci accingiamo a riascoltare nei
prossimi mesi, non è pedissequa
accettazione, né suono percepito soltanto
dall’udito. Accoglierla significa mettere in
moto tutti i nostri sensi: la vista per
individuare e riconoscere i fratelli, fuori e
dentro la chiesa, il tatto, per ricercare un
contatto con l’altro e trasmettergli ciò che
costituisce per noi l’essenziale del vivere,
l’olfatto per respirare consapevolmente
quel profumo inconfondibile dell’incenso,
che ci porta verso l’Alto …. , ed infine il
gusto, non quello delle papille gustative, ma
il gusto che ci fa assaporare meglio la nostra
il gusto, tutto interiore, ma non per
questo meno intenso e appagante, di
comportarci da cristiani, che assaporano
le loro azioni, quando esse sono conformi
al dettato evangelico.
Ricominciare non è un’impresa facile
poiché tutti i nostri sensi, e soprattutto la
nostra intelligenza, sensibilità, fedeltà e ogni altro carisma che ci è stato dato
con il dono della vita - debbono
convergere a
ristrutturare ciò che
è stato già edificato.
Architetti, geometri,
carpentieri o operai
edili della nostra
Chiesa, noi tutti non
possiamo evitare di
riesaminare con
occhio critico l’opera già costruita. Una
vista esercitata nell’obbiettività ci
permetterebbe allora di scorgere anche
le pecche del nostro « edificio », ovvero
l’Anno Pastorale 2012-2013, e di porci
alcune domande. Inizio dalle
fondamenta, dai pilastri delle virtù
teologali, fede, speranza e carità, sui quali
poggia tutta la nostra costruzione. Sono
abbastanza solidi ? E quelle crepe che
sfigurano le pareti perimetrali della
nostra casa? Si sono aperte con il
trascorrere dei giorni, ogni volta che un
progetto è stato disatteso, ogni volta che
l’individuale ha avuto la meglio sul
generale; ogni volta che questa nostra
comunità è stata attraversata dalle
intemperanze del peccato; ogni volta
che, per dirlo con le parole di Papa
Francesco, abbiamo avuto paura della
tenerezza, o ancora quando siamo caduti
nel facile errore dell’autocompiacimento,
o per un tratto abbiamo fatto di noi e
delle nostre idee oggetto di idolatria.
Così, come spiega l’Enciclica Lumen fidei
riferendosi agli Ebrei nel deserto, in
cammino verso la Terra Promessa, siamo
stati come l’uomo che «perso
Foglio parrocchiale a diffusione interna—Composizione e stampa in proprio.
Attività editoriale a carattere non commerciale ai sensi dell’Art. 4 DPR 16.10.1972 e successive modifiche. Le fotografie sono
di proprietà della parrocchia. Le immagini e i clipart sono tratti dal web.
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l’orientamento fondamentale che dà unità alla sua
esistenza, si disperde nella molteplicità dei suoi
desideri; negandosi ad attendere il tempo della
promessa, si disintegra nei mille istanti della sua
storia » (n 13).
Ricominciare è un’impresa propositiva, un
impegnativo lavoro di restauro per riparare le crepe,
abbellire una casa che non ci appartiene, ma che
dobbiamo mantenere in buono stato, proprio come se
fosse di nostra proprietà.
Nell’ equilibrio tra il non possedere e vivere
pienamente il possesso, tra l’abbellire per sé lavorando
con tutta la squadra dei restauratori, si situa il progetto
più urgente dell’Anno Pastorale 2013-2014: vivere,
esercitando tutti i nostri sensi, la comunione con Colui
che ci guida, sentendoci parte integrante in una
comunità esemplare per la sua unità.
Tuttavia, quale impresa è stata mai intrapresa
senza uno scopo? Allora possiamo chiederci: una
comunità compatta nella sua unità a cosa tende ? Che
cosa si propone? Io, carissimi, posso darvi una sola
risposta: l’intento è di ampliare la casa, abbattere
tramezzi inutili, aprire archi e finestre, aggiungere
spazi da abitare, edificare un portico che colleghi il
dentro e il fuori, che abbia la funzione del nartece nelle
basiliche paleocristiane dove sostavano i catecumeni. A
una tale casa possono essere attribuiti almeno tre
nomi: testimonianza, missione, evangelizzazione.
« I teologi antichi dicevano: l’anima è una specie di
barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia
nella vela per farla andare avanti, gli
impulsi e le spinte del
Tutto questo è detto vento sono i doni dello
con parole mie. Per Spirito. Senza la sua spinta,
prepararci, io e voi, o senza la sua grazia, noi non
meglio, noi insieme, andiamo avanti. Lo Spirito
a riempire le pagine Santo ci fa entrare nel
mistero del Dio vivente e ci
vuote di un nuovo
salva dal pericolo di una
anno pastorale,
Chiesa gnostica e di una
rileggiamo un
Chiesa autoreferenziale,
passaggio
chiusa nel suo recinto; ci
dell’omelia di
spinge ad aprire le porte
per uscire, per annunciare
e testimoniare la vita
buona del Vangelo, per
comunicare la gioia della
per la celebrazione fede, dell’incontro con
della Pentecoste
Cristo. Lo Spirito Santo è
2013.
l’anima della missione.
Quanto avvenuto a
Gerusalemme quasi duemila anni fa non è un fatto
lontano da noi, è un fatto che ci raggiunge, che si fa
esperienza viva in ciascuno di noi. La Pentecoste del
cenacolo di Gerusalemme è l’inizio, un inizio che si
prolunga. Lo Spirito Santo è il dono per eccellenza di
Cristo risorto ai suoi Apostoli, ma Egli vuole che giunga
a tutti. Gesù, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, dice:
«Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
Papa
Francesco
Spirito Paràclito, il «Consolatore», che dà il coraggio di
percorrere le strade del mondo portando il Vangelo! Lo
Spirito Santo ci fa vedere l’orizzonte e ci spinge fino alle
periferie esistenziali per annunciare la vita di Gesù
Cristo. Chiediamoci se abbiamo la tendenza di chiuderci
in noi stessi, nel nostro gruppo, o se lasciamo che lo
Spirito Santo ci apra alla missione ».
Papa Francesco che parla alla piazza
traboccante ai giovani del GMG , al centro e
in terre lontane… , a chi ha sperpera e a chi
manca dell’essenziale, a chi crede e a chi
cerca .... Tutto questo dovrebbe
incoraggiarci a comprendere che un nuovo
Anno Pastorale non è una lista di giorni su
un calendario dove si annotano le iniziative
ed i progetti parrocchiali, né una gara a chi
fa meglio o di più, ma un tempo da vivere
bandendo l’autoreferenzialità, moderando i
nostri desideri raccordandoli, per quanto
possibile, a quelli degli altri, concentrandoci
sul noi, piuttosto che sull’io. Soltanto così
si potrà aprire l’orizzonte e centro e
periferia faranno prove di incontro.
Proviamo a
rimettere al
« centro » le
nostre
« periferie »
esistenziali
ANDARE FUORI PER TROVARE NOI STESSI
Sono ormai una buona manciata di anni
(e di figli!) che vivo nel nostro quartiere
e ancora non riesco ad abituarmi a
quello spartiacque costituto da Via
Gregorio VII!
Per bambini ed anziani un valico
pericolosissimo, per molti un'attesa snervante del
semaforo verde, per tutti un fiume in piena nei giorni di
pioggia... La nostra parrocchia si sporge proprio su una
delle due sponde: cosa e chi c'è non del tutto
metaforicamente dall'altra parte della strada?
Vogliamo davvero essere in compagnia delle persone
che il Signore ci ha posto accanto o è solo un pesante
dovere? Abbiamo a cuore le loro storie, i loro desideri e
le loro paure?
Si dice che a Roma, come in tutte le grandi città, si
viva per quartieri..., ma il timore è che noi non si viva
neanche per condomini... e che negli ascensori si
consumino casuali gli incontri più faticosi o
imbarazzanti!
Gimkane di impegni e di pensieri, fra scuola, lavoro,
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faccende, svago al parco e appunto anche la parrocchia:
e prendere i figli alla "San Francesco", non troverebbe
siamo nel mondo, certo, chi può negarlo? Ma quanto
occasione per divenire un percorso più organico e
sappiamo davvero "uscire" dal nostro mondo, come il
canalizzato di sostegno reciproco, soprattutto per le
Papa ci chiede a gran voce?!
famiglie più fragili? Potremmo riuscire da qui a qualche
"Il vangelo è per tutti!" - ha affermato con forza
tempo a crearne anche solo i presupposti logisticoPapa Francesco - "Voi dovete andare fuori: Io non
organizzativi? Che spazio potrebbe avere in tale
capisco le comunità cristiane che sono
direzione il nostro sito Internet?
chiuse, in parrocchia. Una comunità
C'è modo di aggiungere servizi e
chiusa, sempre tra le stesse persone,
notizie per altro oltre a quanto c'è
non è una comunità che dà vita. È una
già? Si potrebbe creare
comunità sterile, non è feconda!".
un'interattività maggiore
Chi non si sente provocato da
nell'ambito scolastico-educativo e
questo sprone alla testimonianza
che tipo di impegno
In hoc signo vinces
individuale e comunitaria? Siamo tutti
comporterebbe questo per le pur
"Εν Τουτῳ Νικα"
bisognosi di essere ispirati dallo
esigue risorse umane della
Spirito per rinvigorire le nostra fede e
parrocchia?
rendere più credibile la nostra
Discernimento e formazione
speranza.
potrebbero essere alla base di
Un invito caldo e sferzante quello
incontri con esperti qualificati o
del nostro Vescovo il Papa, che il
anche solo elementi in spazi di
Cardinale Vicario, nella lettera di
auto-aiuto, dando dimostrazione
attuazione del piano pastorale, ci
che la Chiesa vuole essere ed è
propone di declinare in vari ambiti, attraverso alcune
davvero una madre "esperta di umanità" che sa aiutare,
domande: "come far sorgere scuole per genitori, quale
farsi aiutare, coinvolgere e valorizzare risorse.
aiuto prezioso per l’educazione dei figli? Si può
Penso anche ovviamente agli spazi dei "campetti" che
immaginare, a livello di Prefettura, un'opera di carità,
la comunità parrocchiale offre al gioco dei più piccoli e
segno dell’attenzione della comunità cristiana in difesa
allo svago dei ragazzi più grandi. A tutti noi sta a cuore
dei poveri e degli ultimi? È possibile qualche iniziativa
che quei luoghi, quelle piccole porzioni di territorio
comune che interessa il mondo della scuola,
sottratte alla logica dell'utile, divengano appunto spazi di
dell’università, del lavoro, della salute?" E ancora:
socialità gratuita e luoghi di per sé formativi.
"Possono individuarsi laici sensibili e preparati del
Ancora in fieri le strategie che il Consiglio Pastorale
territorio che promuovano centri di cultura politica?".
sta attuando per una piena valorizzazione di questi spazi,
Potrebbe sembrare un mare troppo vasto da
ma è condivisa la volontà di coinvolgere quanto più
solcare, potremmo credere di essere pochi e deboli
possibile le famiglie e ancora una volta i genitori perché
marinai, su battelli troppo fragili per volerci occupare
siano essi stessi coeducatori dei figli propri, ma anche di
di scuola, università, lavoro, salute e "perfino" politica,
quelli altrui se è vero che la comunità parrocchiale vuole
partendo dalla nostra singola parrocchia, ma questo in
essere "famiglia di famiglie".
realtà ci è chiesto per non rischiare di rimanere
Con lo stesso criterio dovremmo interrogarci
cristiani della domenica. Perché se la Domenica è il
criticamente sul perché - anche a livello
giorno del Signore, gli altri sei, in Cristo, sono giorni
interparrocchiale - facciamo così fatica a fare corpo,
per tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro
rispetto anche a lodevolissime iniziative di solidarietà
cammino e dove spesso la cosiddetta pastorale
che si moltiplicano senza mai unirsi. Perché non trovare
d'ambiente è assente o insufficiente.
una lingua comune, credenti e non credenti per dire no
Mi è stato chiesto di provare a "fantasticare" sulla
alla crisi e alle logiche che l'hanno generata e opporsi ad
nostra testimonianza "nel mondo e per il mondo" e così
essa con i mezzi e gli strumenti che la stessa coscienza ci
provo a fare, in punta di piedi, consapevole di non
offre? Non sarebbe un bel segno, trovare un evento a cui
volermi per nulla sostituire al complesso e generoso
partecipi una porzione di città in quanto tale, con tutte le
lavoro che il Consiglio Pastorale ha già fatto e sta
sue componenti? Dobbiamo riscoprire un'antropologia
facendo per l'anno che andiamo a incominciare.
sana e condivisibile da tutti, riuscire a dire che i cristiani
Per esempio, perché non pensare alla possibilità di
cooperano ai presupposti di una vita bella, buona e felice.
"allargare" la dimensione di ascolto che è già presente
Ma poi il territorio è davvero da noi cristiani stimolato
in parrocchia, creando uno spazio di scambio e
a rispondere positivamente alla proposta di solidarietà
confronto fra insegnanti e soprattutto genitori di figli
del Vangelo? Ai negozianti, agli impiegati..., nelle case,
in età scolare? Non sarebbe un servizio capace di
negli uffici, sui marciapiedi che tipo di testimonianza
mettere in rete bisogni e risorse perché i genitori
offriamo? Sappiamo chiederci con coraggio ed umiltà:
"crescano insieme ai loro figli" nella consapevolezza
"Chi è il mio prossimo?"
del loro delicatissimo ruolo?
Che "segno della croce" portiamo (lo avete mai fatto
Il passaparola di mamme (e qualche papà) più o
prima di mangiare al bar o al ristorante fuori casa?) per
meno apprensive, più o meno organizzate che affollano
essere testimoni credibili di una volontà comune di
piazza Borgoncini Duca due volte al giorno per portare
giustizia e di equità?
E scendendo - ma chi l'ha detto che sia una discesa? -
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ad ambiti diversi, c'è ancora spazio per esperienze di
umanità condivisa? Un concorso letterario? Un premio
di pittura a tema? Un gioco di quartiere tutti insieme?
Dove? Con chi? Con quali forze? Come la comunità
parrocchiale può fare cultura sul suo territorio?
Spostandoci ancora di ambito: formare uomini e
donne al buon governo, alla forma più alta di carità che
è la politica, è impegno ormai del tutto impopolare?
Compito solo, se mai, di consessi e convegni diocesani
destinati a pochi volonterosi? O potrà essere anche
questo un campo di azione per le singole comunità
magari gemellate fra loro?
Domande, per ora, solo domande per
rispondere ad altre domande, ma per dire che se noi
"non ci vergogniamo del Vangelo" non è per rimanere
arroccati nella comoda torre d'avorio della nostra
assemblea domenicale, ma per uscire verso gli altri,
tutti gli altri ed echeggiando parole di Giovanni Paolo
II, trovare noi stessi fuori di noi stessi.
Giovanni
p.s. Una proposta tanto simbolica quanto peregrina:
potremmo chiedere ai gestori dell'edicola che sta
proprio "dall'altra parte della strada" se fossero
disposti ad ospitare un raccoglitore con un po' di copie
di "Noi, Chiesa in cammino"? Ad experimentum:
Quanto chi passa è interessato alle parole della
comunità?
Quanto noi non ce ne vergogniamo?
Ricominciamo dalla carità
In questo primo numero 2013-2014 di Noi … Chiesa
in cammino, vorrei attirare l’attenzione sulla
continuità di un argomento che ricorrerà sempre in
questa pubblicazione, e cioè l’impegno ad esprimere
la fede e i doveri del nostro battesimo nelle
iniziative di carità. Nel n. 4/2012-2013 abbiamo
descritto la distribuzione periodica dei viveri alle
persone più fragili del nostro territorio, gli anziani, le
famiglie toccate dalla crisi economica, le persone che
hanno perso tutto (o non hanno mai posseduto nulla),
e che hanno eletto domicilio nel nostro quartire;
abbiamo informato dell’assottigliarsi delle risorse
alimentari, che provengono dall’UNIONE EUROPEA, ma
anche della generosità di molti che hanno contribuito
alla raccolta dei viveri (parrocchiani ed esercenti del
nostro territorio). La carità a San Gregorio VII ha molte
facce, e si basa su carismi diversi. In questo numero
desidero sottolineare il servizio offerto alla nostra
parrocchia dal gruppo noto come la San Vincenzo,
con il quale festeggeremo tra breve il
sessantesimo di presenza tra noi. Colgo l’occasione
per ringraziare affettuosamente Laura, Maria e tutte
le volontarie che aiutano la nostra Parrocchia a
tenere vivo il servizio alla carità.
Ho chiesto a Laura di descriverci la San
Vincenzo. Ecco il suo contributo.
Padre Paolo
La Società di San Vincenzo de Paoli è una
organizzazione caritativa cattolica fondata nel 1833 a
Parigi dal beato Federico Ozanam insieme ad altri
giovani laici e fu messa sotto la protezione di San
Vincenzo de Paoli vissuto ben due secoli prima. Il gruppo
che si formò prese il nome di Conferenza a cui fecero
seguito molte altre.
Il vincenziano ha per obbiettivo la promozione della
persona attraverso il rapporto personale attuato con la
visita a domicilio. Aiuta le persone che si trovano in
condizione di sofferenza morale e materiale e condivide
le loro pene con rispetto e amicizia. La Conferenza è
formata da uomini e donne, giovani e anziani che
uniscono le loro forze e agiscono in un comune cammino
di fede. Incontrando le persone nel bisogno vedono Gesù
con la Sua sofferenza e fanno l’esperienza della Sua
presenza nelle persone meno fortunate. Il Santo Padre
Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di
Ozanam, (1977), così si è espresso: “Federico è un
modello di impegno coraggioso, capace di far udire una
parola libera ed esigente nella ricerca della verità e nella
difesa della dignità di ogni persona”.
La Società ha la sua sede generale a Parigi, è diffusa
in 148 Paesi e ha 750.000 soci. In Italia come in ogni
altro Paese, opera attraverso un Consiglio Nazionale e
una rete di Conferenze in molte
città, ognuna delle quali ha un
Consiglio Centrale a cui viene
sottoposto, a fine anno, un
bilancio delle entrate ed uscite di
ogni singola Conferenza. A Roma,
il Consiglio Centrale ne coordina
20, presenti in diverse
parrocchie, che operano sul
territorio con varie attività
caritative ed alcune Case di
Accoglienza per persone in difficoltà. Il Consiglio
Centrale ha, inoltre, finanziato nel 2012 circa 50.000
pasti. Infatti meritano attenzione le due Mense Itineranti
(nelle parrocchie di Ognissanti e di San
Gregorio VII), e la mensa fissa nella
Tante mani
parrocchia del SS. Redentore).
con le dita
A San Gregorio VII, i confratelli e le
colorate …
consorelle della San Vincenzo sono molto Ogni dito una
uniti fra loro e condividono diversi
persona
momenti in allegria e fraternità.
diversa , ma
L’amicizia ci sostiene e ci fa sentire
unita alle
“comunità” e spesso anche le nostre
altre. Per tutti
famiglie sono coinvolte nelle attività.
la gioiosa
Essendo il nostro carisma la visita
convinzione
domicilio, cerchiamo di costatare i
che « dare
bisogni concreti delle famiglie, dove
una mano
spesso sono presenti anziani e malati e a
tutti proviamo a dare un aiuto morale e colora la
vita ».
materiale, nel silenzio e nella
discrezione. Naturalmente, per fare
questo, abbiamo bisogno di
risorse economiche e i
confratelli, per reperirle, oltre ad autotassarsi, (ciascuno
secondo le proprie possibilità e nella più assoluta
discrezionalità), ricevono aiuti da benefattori,
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quali, ad esempio, tornei di burraco, pranzi, mercatini
di Natale ecc.
Inoltre, in questo anno 2012, nella nostra
parrocchia ed in altre, con l’aiuto economico del
Consiglio Centrale, si è svolto un
« Colora la vita ».
“Progetto di medicina
Queste parole
sociale” (visite gratuite in diverse
acquistano un
specializzazioni a favore dei meno
significato
abbienti). In collaborazione con la
profondo
Caritas parrocchiale e con l’aiuto di
e sono il punto
focale della nostra alcuni medici di base sono state
individuate alcune persone in
attività.
« … Accompagnare difficoltà che hanno potuto
usufruire della visita specialistica,
la persona nel
nel nostro caso Reumatologia/MOC.
cammino di
Questo progetto ha avuto un buon
recupero della
successo, e ci ripromettiamo di
propria dignità,
ripeterlo. Poiché è dovere di ogni
cammino che
cristiano aiutare il prossimo meno
coincide con
fortunato, auspichiamo che il
l’impegno a
risolvere il male alla numero dei confratelli aumenti e sia
sempre più sale e luce nella realtà
radice ».
parrocchiale.
Laura
La carità appartiene a tutti i luoghi e a tutti i tempi; e
questa cosa eterna è al tempo stesso estremamente
evolutiva, perché ha questa caratteristica, di non
accontentarsi di nessun progresso, di non trovare
riposo finché c'è un male senza rimedio"
(Parigi, 19 luglio 1849)
Tra le testimonianze che potrei citare sulla presenza
della San Vincenzo a San Gregorio VII, ne ho scelta una,
che mi sembra eloquente ed esemplare: LA MENSA
ITINERANTE per la distribuzione del pasto serale ai
senzatetto della Stazione Termini. Sono ormai due anni
che l’esperimento funziona. Lo definisco eloquente
perché esso esprime bene il carisma della San
Vincenzo: l’aiuto ai poveri e agli emarginati, ed anche
esemplare poiché è un bell’esempio di collaborazione
fraterna tra la Società di San Vincenzo de Paoli e la
parrocchia: la San Vincenzo contribuisce quasi
interamente a finanziare l’acquisto degli alimenti, San
Gregorio mette a disposizione i locali per la
preparazione dei pasti e per la distribuzione. Un
parroco desidererebbe vedere moltiplicarsi tali esempi
di collaborazione per una causa comune e trasversale a
tutte le realtà parrocchiali. Vi è infine una ragione, più
profonda, della mia scelta. La testimonianza che state
per leggere è scritta da un giovane. Ciò dovrebbe farci
comprendere che nel servizio alla carità non esiste il
vecchio e il nuovo , o età della vita tra loro
incomunicabili, che il carisma di soccorrere aiuta tutti
noi ad essere migliori, e dà un senso evangelico alle
nostre personali ricchezze, vere o presunte. Infine,
UNA FORMA PRIVILEGIATA DI EVANGELIZZAZIONE
Mensa itinerante della
Società di San Vincenzo De Paoli
Siamo un gruppo di amici che si incontrano a
fine giornata per andare alla stazione Termini a
portare la cena ai poveri: voluta e guidata dalla
conferenza Vincenziana San Gregorio VII, la mensa
itinerante vede impegnate persone di età diverse,
ciascuna secondo la propria disponibilità. “La
vocazione dei membri della Società, chiamati
Vincenziani, è di seguire Cristo servendo quelli che
sono nel bisogno e di rendere così testimonianza del
Suo amore liberatore pieno di tenerezza e di
compassione” (dal Regolamento della Società di San
Vincenzo De Paoli).
Non abitiamo tutti nel quartiere ma ci
incontriamo in parrocchia, ed è proprio qui che
prepariamo i pasti caldi che portiamo ai nostri amici
della stazione. Nel luogo del nostro appuntamento
con loro troviamo tante persone diverse, di tutte le
età, soprattutto uomini, ma negli ultimi tempi anche
tante donne, molti stranieri ma in numero crescente
anche italiani. Attendono il nostro arrivo in fila,
spesso al freddo o sotto la pioggia. Molti di loro non
hanno casa, non hanno lavoro, non hanno più rapporti
con la famiglia, alcuni hanno perso l’orientamento
nella loro vita: tutti in un modo o nell’altro soffrono le
conseguenze della grave instabilità degli ultimi tempi,
portata dalle altrettanto gravi crisi che hanno
investito l’uomo e lo hanno emarginato troppo spesso
nelle “periferie esistenziali”. Noi del gruppo mensa
alla fine della giornata, magari preoccupati per i
nostri problemi, sicuramente stanchi, proviamo a
portare ai nostri amici che ci aspettano un sorriso e
una parola di conforto, insieme a un piatto di pasta
preparato con amore. Diventiamo per alcuni anche un
punto di riferimento e tentiamo di soddisfare qualche
loro piccola richiesta. L’impegno che abbiamo preso, e
che ci è sempre piaciuto mantenere e compiere con
serietà e continuità, spesso ci costa fatica, perché in
questo servizio incontriamo diverse difficoltà di
organizzazione e ci troviamo a gestire alcune
situazioni complicate. E forse proprio a causa di
queste difficoltà, o perché le realtà con le quali ci
confrontiamo possono farci sentire inadeguati,
potremmo a volte chiederci: vale la pena impegnarsi
così tanto per risolvere alla fine così poco? In fondo ci
sono molti altri gruppi e organizzazioni in grado di
offrire un servizio migliore del nostro perché più
numerosi e meglio strutturati; il nostro servizio è sì
molto utile, ma non siamo insostituibili… dunque: chi
ce lo fa fare?! Cosa portiamo a questi nostri amici in
difficoltà oltre a un panino, qualcosa di caldo e una
parola di conforto? Che cosa ci differenzia dagli altri
gruppi di volontariato? Qual è insomma il valore che
aggiungiamo a questo nobile servizio in quanto
cristiani? “I Vincenziani si mettono con gioia al
servizio dei poveri, prestando loro un orecchio
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attento, rispettando i loro desideri, aiutandoli a
prendere coscienza della loro propria dignità e a
recuperarla, poiché siamo tutti creati a immagine di
Dio. I Vincenziani visitano Cristo che soffre nella
persona del povero” (Regolamento SSVP).
Così nasce tra noi la voglia di riflettere
insieme, di prepararci; con Padre Roberto, un giovane
frate francescano anche lui parte del gruppo negli
ultimi due anni, abbiamo compiuto un cammino di
formazione sul servizio caritativo: nei momenti di
debolezza e
disorientamento, ora
sappiamo che la
Luce del Vangelo ci
rende capaci di
ritrovare la forza e la
capacità di
riconoscere quale
sia il vero scopo del
servizio. Padre
Roberto è tornato
all’eremo di San
Liberato, nel cuore
delle Marche, dopo
anni di studio che lo MASACCIO, La distribuzione dei beni
(Atti degli Apostoli), Capella
avevano portato a
Roma. Lo salutiamo, Brancaccio, Firenze, 1423.
grati per la sua
paterna guida e la sua fraterna amicizia! A lui
dobbiamo anche la consapevolezza che svolgendo
questo servizio abbiamo l’opportunità di imparare a
essere davvero un gruppo: il pensiero del singolo non
deve prevalere, si ragiona proprio come gruppo; le
incomprensioni tra di noi vanno superate; l’uno con
l’altro ci si corregge fraternamente.
Sicuri di essere strumenti nelle mani di Dio ci
stiamo impegnando, ognuno mettendo a disposizione i
propri talenti, a vivere questa esperienza come
opportunità di fortificazione e crescita nella nostra vita
cristiana.
Nel febbraio del 2012, incontrando i Soci del
Circolo di San Pietro, Benedetto XVI pronunciava queste
parole che esprimono con completezza quanto siamo
chiamati a vivere con il nostro servizio vincenziano, e
che possiamo prendere come esortazione a proseguire
nella direzione che abbiamo scelto: « La responsabilità
verso il prossimo significa (…) volere e fare il bene
dell’altro, desiderando che egli si apra alla logica del
bene; interessarsi al fratello significa aprire gli occhi sulle
sue necessità, superando la durezza di cuore che rende
ciechi alle sofferenze altrui. Così il servizio caritativo
diventa una forma privilegiata di evangelizzazione, alla
luce dell’insegnamento di Gesù, il quale riterrà come fatto
a se stesso quanto avremo fatto ai nostri fratelli,
specialmente a chi tra loro è piccolo e trascurato. Occorre
armonizzare il nostro cuore con il cuore di Cristo affinché
il sostegno amorevole offerto agli altri si traduca in
partecipazione e consapevole condivisione delle loro
sofferenze e delle loro speranze, rendendo così visibile, da
una parte la misericordia infinita di Dio verso ogni uomo
(...) e dall’altra la nostra fede in Lui. L’incontro con l’altro
e l’aprire il cuore al suo bisogno sono occasione di
salvezza e di beatitudine ».
GianLuca Aringoli
Stiamo crescendo insieme nell’amicizia e nella
fede. La meta del nostro cammino è Gesù: aiutando i
poveri alla stazione stiamo incontrando Gesù,
sperimentiamo la Sua presenza; « (..) per noi tutta la
persona, e maggiormente se è emarginata, malata, è la
carne di Cristo » (Papa Francesco alla Caritas
Internationalis). Ciò che dà senso al lavoro del gruppo,
al tempo dedicato e all'aiuto offerto è che lo facciamo
per Gesù, e che andiamo verso di Lui. Per spiegare
cosa vuol dire essere “cristiani coraggiosi”, il Papa usa
un’immagine che sottolinea efficacemente il valore
insostituibile di questo servizio: « Toccare la carne di
Cristo, prendere su di noi questo dolore per i poveri ».
Partecipare alla mensa itinerante è rispondere a una
chiamata: siamo chiamati a testimoniare Gesù Cristo,
a portarlo alle persone che incontriamo. « L’annunzio
del Vangelo è destinato innanzitutto ai poveri, a quanti
mancano spesso del necessario per condurre una vita
dignitosa. A loro è annunciato per primi il lieto
messaggio che Dio li ama con predilezione e viene a
visitarli attraverso le opere di carità che i discepoli di
Cristo compiono in suo nome. Prima di tutto, andare ai
poveri » (Papa Francesco, apertura del Convegno
diocesano).
Sisifo era un personaggio della
mitologia greca condannato dagli dei
a spingere un pesante masso in cima
ad un monte. Una volta arrivato, il
masso rotolava di nuovo a valle, e
Sisifo ricominciava la sua fatica. Fu lo stesso Zeus (Giove, il padre
degli dei), che gli comminò questa condanna poiché Sisifo, con
grande astuzia, brigò per ottenere l’immortalità e si rifiutò, con
molti accorgimenti, di discendere nell’Ade (gli inferi degli antichi
Greci ). Per i posteri Sisifo resta il simbolo di fatiche tanto
pesanti quanto inutili.
Dalla Redazione
Il Mito di Sisifo
Ci è venuto in mente Sisifo poiché anche noi,
quotidianamente, spingiamo qualche masso verso l’alto, o
cerchiamo di spostarlo, metterlo da parte, per creare spazi
nuovi di intervento, realizzare piccoli progetti,
raggranellare un po’ di denaro per alleviare qualche
difficoltà del nostro prossimo.
In effetti, tutto ci costa molto, tutto è fatto con fatica,
una fatica che non è vana, come quella di Sisifo, ma il
masso da spingere può essere altrettanto pesante. I nostri
interrogativi? Potremmo stilare una lunga lista, comune a
tutte le Commissioni del Consiglio Pastorale di San
Gregorio VII, ma ci limitiamo a citarne alcune.
Poiché fino ad ora abbiamo alluso ad argomenti
fondamentali per la vita parrocchiale [Padre Paolo,
7
Giovanni], ci chiediamo:




Sappiamo essere convincenti ?
Sappiamo leggere i bisogni del territorio ?
Interpretiamo gli altri secondo i nostri parametri, o siamo
capaci di imparare a conoscerli per come sono realmente ?
Quante persone verranno? [l’interrogativo più affannoso,
il conteggio più difficile, poiché non vorremmo restare da
soli in chiesa, o meglio soltanto tra noi].
Fino a qui abbiamo parlato anche di carità [Padre
Paolo, Laura, GianLuca], e le domande cambiano registro:
 Sappiamo scorgere le povertà nascoste, i poveri che non
osano chiedere per dignità?
 Saremo in grado di raccogliere offerte per le nostre opere ?
 Quante persone verranno al Burraco ?
 Troveremo nuovi volontari per visitare le persone malate, le
Testimonianza
Lavorare per il World Food
Programme (WFP), il Programma
Alimentare Mondiale (PAM)
I poveri del nostro territorio, gli anziani, le
famiglie spezzate, e ogni emergenza, difficoltà o
esclusione che ci riguardi da vicino, merita tutta la
nostra attenzione. Ciò non deve farci dimenticare
tuttavia l’emergenza planetaria che contraddistingue la
nostra epoca. Da molti anni, regioni vicine all’Italia,
Libano, Irak, Iran, Israele, Palestina, Egitto, Siria, Africa
sub-sahariana, ecc. , sono teatro di morte, distruzione e
fame. Chiesa … in cammino propone ai suoi lettori una
cronana scritta da una Junior Consultant (Reporting)
presso il WORLD FOOD PROGRAMME. Non ci sembra
famiglie senza mezzi ?
 Riusciremo a sensibilizzare all’importanza delle offerte, che
non servono ad accumulare denaro, ma a tamponare almeno in minima parte - emergenze e precarietà ?
[Questa nostra domanda ricorrente si adatta bene
all’illustrazione del Mito di Sisifo che abbiamo scelto: il nostro masso è anche la fatica di non esagerare con le richieste di sostegno … unita alla consapevolezza che 50 centesimi o un Euro, se donati da molti per le opere di carità farebbero un masso leggero da trasportare ….].
Questi alcuni dei nostri interrogativi. Vorremmo
parlarne con voi. Scriveteci i vostri commenti, riflessioni, e idee per aiutarci.
Restiamo in tema: migranti e rifugiati
Mauritania, distribuzione di cibo. Foto WFP/PAM
necessario un commento.
Ciascuno potrà riflettere, se
lo desidera, sui « valori » di
una società consumistica,
sprecona e insoddisfatta del
« tanto » che ha.
Introduce l’argomento Papa Francesco:
« Migranti e rifugiati non sono pedine
nello scacchiere dell’umanità ... Si tratta di
bambini, donne e uomini che abbandonano o sono
costretti ad abbandonare le loro case per varie
ragioni. Alla solidarietà e all’accoglienza spesso si
contrappongono il rifiuto, la discriminazione, i
traffici dello sfruttamento, del dolore e della
morte ».
La redazione
ringrazia e ammira
l’impegno prezioso
della nostra
« cronista ».
Riciclo in Mauritania
« Ho lavorato in Mauritania con il Programma Alimentare Mondiale per un anno e mezzo. Io ero incaricata di
redigere i rapporti sulle operazioni del PAM che poi sarebbero stati condivisi con i donatori/ altre agenzie ONU/
giornalisti ecc. Di conseguenza tutti i dati e le informazioni relative ai nostri progetti in Mauritania passavano per il mio
ufficio dandomi quindi la possibilità di ottenere una comprensione completa di tutti gli aspetti delle nostre operazioni.
Sono stata reclutata in Mauritania per l'emergenza umanitaria che aveva colpito il paese. Nel 2011, la scarsità di piogge
aveva provocato una gravissima siccità che aveva colpito non solo la Mauritania ma anche l'intera regione, gettando
oltre 10 mila persone in crisi alimentare. La siccità ha avuto conseguenze particolarmente gravi in Mauritania a cui si è
aggiunta anche la crisi dei rifugiati del Mali. Con lo scoppio delle ostilità in Mali, la Mauritania si è trovata a dover gestire
un grande flusso di rifugiati. Il PAM insieme a UNHCR e al governo hanno allestito, nell'Aprile del 2011 un campo
profughi a M'bera nell'estremo sud est della Mauritania, al confine con il Mali. Questa era una località particolarmente
remota, in mezzo al deserto e particolarmente povera (infatti il 30% della popolazione locale era già in crisi alimentare e
quindi non avevano le risorse per aiutare tutti i profughi che stavano attraversando la frontiera). Essendo la regione
molto povera, mancava anche di tutte le necessarie infrastrutture per far arrivare il personale umanitario nel
campo ,ponendo non pochi problemi logistici. Per arrivare a M'bera una macchina ci metteva piu o meno dai 3 ai 5 giorni
ed inoltre dovevano attraversare parti pericolose (con alto rischio di rapimenti ecc). Durante il periodo delle piogge,
8
le stesse macchine potevano metterci anche mesi per
fare lo stesso tragitto. Questo creava serie difficoltà agli
operatori umanitari che dovevano lavorare nel campo,
accentuando il senso di isolamento, rendendo difficili
le evacuazioni sia per ragioni mediche che di sicurezza.
Alla fine il PAM ha messo su un servizio di trasporto
aereo che gratuitamente portava personale dell' ONU e
non, da Nouakchott a M'bera. Questo ha avuto l'effetto
di accorciare di molto le distanze e rendere più efficaci
gli aiuti.
Consultando il web …. [1]
La Mauritania (in arabo:
‫الجمهورية اإلسالمية‬
,‫الموريتانية‬Al-Jumhūriyya al-Islāmiyya al-Mūrītāniyya,
in francese République Islamique de Mauritanie) è uno
Stato dell'Africa Occidentale che confina con il Sahara
Occidentale a nord, l'Oceano Atlantico ad ovest, il
Senegal a sud ovest, il Mali al sud e ad est e l'Algeria a
nord-est.
Secondo le stime del 2011, agli
Mentre l'UNHCR a M'bera era
abitanti sono 3.541.540 , con una
incaricato di coordinare e
mortalità infantile del 63,4 per
gestire le attività dentro al
mille. La città capitale, e la più
campo, il PAM era responsabile
grande, è Nouakchott. La
per la catena logistica che
Mauritania è attraversata al
portava il cibo fino ad M'bera
proprio interno dal confine tra
(dall'acquisto fino al trasporto
mondo arabo e Africa nera. Circa
al campo di tonnellate di cibo)
il 45% della popolazione vive con
ed inoltre avevamo delle
meno di 2 dollari statunitensi al
attività per il trattamento e la
giorno. Il 99,84% degli abitanti
prevenzione della
professa la religione islamica,
malnutrizione moderata che
soprattutto nella confessione
svolgevamo nel campo stesso.
sunnita, il governo limita la
Dall'inizio dell'attività fino a
libertà di religione. In Mauritania
Dal Mali al campo di M’era, fuga dalla violenza
quando non ho lasciato la
esistono piccole comunità di
Mauritania, il PAM aveva
cattolici e altri cristiani. In epoca preistorica e
distribuito oltre 12,000 tonnellate di cibo (ora saranno
protostorica la Mauritania era popolata da cacciatori e
di piu) ed il campo ospitava all'incirca 54,000 rifugiati
pastori nomadi a cui si aggiunsero popolazioni
del Mali.
berbere; nel 33 d.C la parte settentrionale della
Mauritania, divenne parte della Provincia romana della
Il PAM non si occupava direttamente delle
Mauretania Gli inizi della colonizzazione si possono far
distribuzioni di cibo all'interno del campo. Di questo
risalire ai tentativi portoghesi del XV secolo, due secoli
era responsabile l'UNHCR ed i suoi partner. In ogni
più tardi la regione vide la rivalità tra olandesi, francesi
caso, ogni mese l'UNHCR faceva una stima di quante
e inglesi per ottenere il monopolio del traffico degli
persone abitavano nel campo e sulla base di questi dati
schiavi e della gomma arabica. Nel 1903 la Mauritania
il PAM faceva arrivare le quantità di cibo necessarie
viene definita dai francesi «protectorat des pays
per queste persone. Le distribuzioni si facevano a
maures»,. Nel 1920, il paese entra a far parte
cadenza mensile. Ogni mese, ciascuna famiglia riceveva
ufficialmente dell'Africa Occidentale Francese (AOF),
un pacco o food basket che sarebbe durato fino al mese
ma solo nel 1934 i francesi avranno ragione della
successivo. Il food basket, se consumato nella sua
resistenza armata e nel 1936 completeranno
interezza assicura a ciascuna famiglia un livello
l'occupazione militare. Nel 1946, la Mauritania
calorico e diversità nutrizionale adeguato. Grosso
raggiunge lo status di territorio francese d'oltremare e
modo i food basket sono composti da: cereali, legumi,
il 10 novembre 1946, il primo deputato mauritano
olio, sale, zucchero. Noi abbiamo avuto dei problemi
siede all'Assemblea nazionale francese. Nel 1958 la
perchè la dieta nomade è composta principalmente di
Mauritania ha accesso all'autonomia nel quadro della
latte e carne, due prodotti che per ragioni igieniche
Comunità franco-africana. 28 novembre 1960 il paese
non potevamo includere nel food basket. Però la gente
diventa indipendente. Attuale forma di governo: giunta
si è lamentata e quindi ho lasciato la Mauritania che
militare.
l'ufficio stava cercando di trovare una soluzione per
questa cosa.
Consultando il web …. [2]
Purtroppo non ho dati aggiornati sul progetto dei
rifugiati in Mauritania. Ora sono in Giordania e forse mi
sposteranno in Siria. Questa è un'emergenza di
tutt'altre dimensioni. Solo in Siria il PAM sta aiutando
quattro milioni di persone con distribuzioni di cibo.
Inoltre ci sono oltre due milioni di persone nei campi
profughi nei paesi vicini e non so quanti altri 'urban
refugees' nelle città ».
Quanto pubblichiamo qui di
seguito è tratto dal sito della
La redazione
Società delle Missioni Africane segnala il sito
- A servizio dell’Africa
della Società:
www.missioni-africane. org, per un utile
approfondimento sul tema della missione in Africa.
Mauritania, un milione di poeti
« La poesia in Mauritania è un patrimonio
nazionale. La si recita, la si canta, la si scrive. In arabo o in
hassaniya, in pulaar o in soninké, in wolof o (dagli anni ’60)
in francese.
« Il mio paese è una perla discreta
come delle tracce nella sabbia.
Il mio paese è una perla discreta
come dei mormorii di onde
sotto un brusio serale.
Il mio paese è un palinsesto
sul quale si consumano i miei occhi insonni
per inseguire la memoria. »
È questo il canto dedicato al suo paese dal poeta e
linguista Ousmane Moussa Diagana (morto nel 2001),
inserito nella sua prima raccolta, Notules de rêves pour une
symphonie amouruese (Postille di sogni per una sinfonia
amorosa, 1994). Questi pochi versi riassumono i principali
temi della poesia mauritana in lingua francese:
nazionalismo, memoria africana, contrapposizione tra le
tribù del nord (i nomadi arabo-berberi, “i figli delle nubi”) e
quelle del sud (i negro-africani, “la gente del fiume”). Come
una perla, la Mauritania è un incrocio tra l’acqua del fiume
Senegal e la sabbia del Sahara.
Agli inizi la poesia francofona è stata marcata dalla
corrente letteraria della negritudine. Più tardi si è però
aperta alle influenze della poesia araba, di cui il “paese dal
milione di poeti” (così è stato soprannominato) è stato e
rimane un caposaldo ».
Cambiamo
Continente,
per
una
povertà
che
possiamo
condividere
più
da
vicino.
Dopo aver
presentato,
almeno per sommi
capi, uno degli
aspetti
dell’emergenza in
Africa, Noi ...Chiesa
in Cammino desideriamo ricordare ai
nostri lettori il legame stretto che
unisce San Gregorio VII
all’Associazione Onlus SEMI DI PACE
Sant’Antonio
INTERNATIONAL e alla Parrocchia di
a Cuba
Sant’Antonio nell’Isola di CUBA
S.Gregorio VII [America Centrale], con la quale la
a Roma:
nostra parrocchia è gemellata.
Abbiamo chiesto ai responsabili per la
Lontananza
missione del Consiglio Pastorale un
che
aggiornamento su questa iniziativa di
solidarietà che ci aiuta a crescere, ci
unisce
immette nel contesto di altre povertà,
tanto grandi da far impallidire le
nostre. Questo gemellaggio, che la Redazione di Noi …
Chiesa in cammino, preferisce chiamare patto di solidarietà,
merita, come molte altre attività della parrocchia, un
duplice sostegno: la partecipazione fattiva e un pensiero
ricorrente che, tradotto nella preghiera, annulla la distanza
e permette alla solidarietà di trasformarsi in affetto.
9
Semi di Pace International Onlus
L’associazione Semi di Pace International, nata a
Tarquinia nel 1980, promuove e diffonde, ad ogni
livello e in ogni campo della vita sociale, una cultura
della pace e dell’unità tra i singoli ed i popoli
svolgendo molteplici iniziative a sostegno di bambini,
giovani, ragazzi diversamente abili, stranieri, anziani,
famiglie, attraverso una rete articolata di oltre 11.000
persone tra volontari e benefattori. In vari paesi del
mondo Semi di Pace supporta progetti di sostegno a
distanza, favorisce la realizzazione di interventi
sanitari, costruisce o ristruttura case di accoglienza,
scuole, ambulatori, mense. Nell’ambito della
cooperazione internazionale infatti Semi di Pace
opera attraverso tre aree di intervento:
Sostegno a distanza dei bambini (Progetto Aquilone)
Settore Life – Emergenze sanitarie
Costruiamo lo sviluppo.
A poco a poco ha esteso il suo raggio d’azione sul
territori nazionale e in campo internazionale
inaugurando progetti e servizi in alcune città italiane,
a Londra, a Barcellona, in Romania, a Cuba, in
Repubblica Dominicana, in Messico, in Perù, in
Burundi, in Repubblica Democratica del Congo e in
India. Nell’ambito della nostra parrocchia, gemellata
dall’ottobre 2011 con la parrocchia Sant’Antonio di
Cuba, sono svolte varie attività e prese diverse
iniziative a sostegno di Semi di Pace:
concerti
offerte durante cerimonie religiose
vendita di colombe nel periodo pasquale
stand di prodotti artigianali
raccolta di tappi di plastica dura
vendita di oggetti confezionati ad uso bomboniere
(battesimi, prime comunioni, ecc.)
adozioni a distanza
viaggi solidali.
E a proposito dei viaggi solidali Marina e Alessio
Pietrella nel mese di luglio scorso hanno effettuato un
viaggio a Cuba; qui di seguito le loro impressioni ed
emozioni.
Tiziana e Sergio
22 gennaio 1998
Mai stancarsi di
dialogare, anche
quando siamo tanto
lontani gli uni dagli
altri da considerarci
agli antipodi.
Il dialogo è speranza di
pace, e la pace è
speranza di guarire
ogni povertà.
Il dialogo è l’unico mezzo per superare l’infelicità
della solitudine egoistica.
10
Catechesi cubana
Solo poche parole per cercare di trasmettere le tante e
così diverse sensazioni che abbiamo provato in questo
viaggio a Cuba insieme a SEMI DI PACE Onlus.
Siamo tornati profondamente colpiti da ciò che abbiamo
visto, sentito, odorato, toccato.... la miseria, la fame , la
solitudine: tutte così profonde da ledere l'essenza della
stessa dignità del genere umano. Abbiamo visitato un
numero imprecisato di nonne, madri , figlie a loro volta
madri .... Intere famiglie in cui la figura maschile è un
meteora e le donne restano sole a lottare per la
sopravvivenza loro e dei propri figli.
Eppure quelle madri ferite e sopraffatte sono pronte ad
accoglierci nella loro casa, splendide nel loro gesto così
dignitoso di farci attendere fuori per rendere presentabili
i loro figli allettati per infermità.
Quanto amore in un solo momento!
Un pensiero sentiamo di condividere con voi su tutti i
volontari del posto e sulle suore in particolare.
Sono state loro a prenderci per mano e portarci nelle
varie realtà. Con serenità e sicurezza affrontano ogni
giorno i loro compiti. Seguono i bambini dei progetti e le
loro giovanissime (più volte) madri, gli anziani assistiti
nelle varie mense, verificando che gli aiuti vengano
effettivamente utilizzati per gli scopi stabiliti.
Nonostante la sofferenza che cercano di lenire e che si
portano inevitabilmente dentro , loro sorridono, sempre,
del sorriso di chi ha la certezza che Dio è sempre presente
dove l'Uomo soffre. E questo ci ha aiutato, sollecitandoci a
guardare con i loro occhi il mondo, soprattutto quando la
ragione lasciava il posto alla rabbia di fronte alle
ingiustizie ed ai soprusi della volontà umana.
I nostri contributi così lontani passano come fili nelle
loro mani e si trasformano in aiuti concreti che hanno
come fine non tanto la sopravvivenza del momento ma la
emancipazione, in particolare dei bambini e delle loro
madri anch'esse bambine, dalla condizione di esistenza
minimale in cui i più si trovano.
E’ questo l’enorme sforzo che Semi di Pace International
Onlus, silenziosamente ma costantemente, fa per la
realizzare i suoi progetti.
Grazie, quindi, a Semi di Pace per averci accolto in questa
missione facendoci incontrare e tante realtà diverse e
tante persone. E noi al centro di tanta e forse immeritata
gratitudine.
Si può fare molto e di più. La carità non può essere una
questione di soldi!
Marina e Alessio
Il sinsonte è un piccolo uccello
diffuso a Cuba, che canta
imitando la voce dei suoi simili.
SEMI DI PACE ha scelto il il suo
nome per un progetto a sostegno
dei bambini, delle ragazze madri
e degli anziani dell’Isola. Ci
sembra che San Gregorio VII
potrebbe mutuarne il nome e
fare delle prove di canto …, per parlare al Signore con la voce dei
parrocchiani di Sant’Antonio.
A proposito di catechesi
Se chiedessimo: « Chi celebra la Santa
Messa ? », i più sicuramente risponderebbero:
« È il acerdote che celebra, noi assistiamo ». Ma
non è così, perché è tutta l’assemblea presente
che celebra l’eucaristia; il sacerdote presiede e
l’intera assemblea forma il sacerdozio comune.
Tutti i battezzati sono dunque chiamati a
parteciparvi in modo attivo e consapevole; tutti
insieme. È il popolo di Dio che, riunito
fisicamente e unito spiritualmente nella fede,
forma l’immagine della Chiesa radunata
nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo, ed è per questo che iniziamo sempre con
il segno della Croce, che va fatto con
consapevolezza, in modo ampio e corretto. Se
riuscissimo a essere consapevoli
dell’importanza che ognuno di noi ha nella
celebrazione eucaristica, non arriveremmo
all’ultimo momento, ma con qualche minuto di
anticipo per avere il tempo di raccoglierci in
preghiera al fine di allontanare dalla nostra
mente preoccupazioni, problemi e distrazioni, e
prepararci a vivere un momento tanto sacro.
Maretta
Le « coincidenze »
hanno un senso?
Generalmente si pensa di no, è
il nostro pragmatismo che ce lo
impone: « una coincidenza è fortuita … mancherebbe
altro che dessimo importanza a queste cose ... ». La
redazione di Noi … Chiesa in Cammino, osa
l’interpretazione delle coincidenze. Avevamo appena
incluso in questo numero ciò che Maretta ha scritto, ed
ecco che ci giunge in redazione una lettera da parte di
Àrtemis , nome greco come le sue origini. Àrtemis ha
ricevuto il battesimo la Notte di Pasqua 2013. Maretta e
Àrtemis, una sintonia non programmata. Se questa non
è una coincidenze da meditare, che altro potrebbe
essere ? Un caso fortuito ? Forse, ma a noi piace
pensarla diversamente.
Il messaggio di Gesù è bellissimo, è una forza che
guida e sorregge i pensieri e le azioni, nella
direzione giusta, anche quando come
11
inevitabilmente accade, incontriamo delle
difficoltà.
Mi accorgo della presenza di Gesù in tutte le mie
giornate, perché qualsiasi cosa mi capita mi chiedo
come affrontarla seguendo il suo messaggio. Soprattutto
quanto, come inevitabilmente capita, commetto degli
sbagli e mi accorgo di essere così lontana dal giusto, e
allora mi ricordo una parola, che viene sempre ripetuta
a messa: " perdono".
Perdono quando subiamo un torto, perdono quando
facciamo un torto.
Mi sento a casa mia quando sono in Chiesa, nella
mia Parrocchia, e mi sento tra le braccia del Signore
perché so che mi accoglie nonostante i miei errori, e
con il suo messaggio mi porta a perdonare me stessa e a
perdonare e capire chi sbaglia nei miei confronti, e
subito mi sento sollevata. È' un messaggio che ti
avvicina agli altri, potentissimo, che educa il tuo
pensiero ed il tuo animo, non ad essere perfetti, ma a
comprendere che nelle difficoltà della vita, abbiamo
una forza interiore che può aiutarci e avvicinarci come
fratelli.
Per me questa è la fede. Questo è il senso della vita.
Nonostante queste parole, mi sento continuamente in
difetto, so di non fare abbastanza per la mia famiglia,
per le amicizie, per chi amo... e sento ancora che
rispetto a quello che potrei fare faccio molto poco.
Però ci sono giorni bellissimi in cui scopro che Gesù è
entrato concretamente nella mia vita, ad esempio,
quando riesco a non arrabbiarmi per cose che prima mi
facevano arrabbiare, o a fare io il primo passo per
parlare con una persona, anche se penso che ha fatto un
torto nei miei confronti.
Gesù mi indica sempre la strada, anche quando poi
non riesco per la mia debolezza, a seguirla, perché per
essere giusti ci vuole grande forza.
Devo ringraziare tutta la mia Parrocchia per avermi
dato una casa, in cui posso rifugiarmi e trovare
conforto, amore e amicizia.
Devo ringraziare Roberto, perché ogni settimana
aspettavo con ansia il martedì per poter ascoltare le sue
parole, e sentire il suo affetto mentre mi preparava alla
mia nuova nascita.
Aveva al suo seguito due catecumeni adulti, io e
Lapo, entrambi nati nel 1977, ma ancora nascituri per il
Regno di Dio.
Roberto una volta ci disse che il battesimo era come
un bambino, che era affidato nelle nostre mani e alle
nostre cure, e dovevamo farlo crescere con amore e
dedizione fino a farlo diventare sempre più grande.
Non è un caso che i nostri nomi sono stati scritti
sul Libro della Vita prima di giungere al
sacramento, perché con esso ci è stata regalata
una nuova vita. La nostra nuova vita da cristiani.
Mentre scrivo sto pensando a quando facciamo
il segno della croce, e diciamo "nel nome del
padre, del figlio e dello spirito santo"...e penso
che in effetti quando vado in chiesa sento di
entrare nella casa di mio Padre, che mi insegna a
vivere e mi perdona per i miei peccati, quando
sono sola con me stessa incontro il figlio, Gesù,
che è dentro di me e mi cerca il mio amore senza
mai arrendersi, e io devo curarlo come un
bambino che cresce dentro di me; e sempre, da
questo incontro, rinnovo il mio Spirito nella
mia vicinanza a ciò che sento veramente il mio
cammino.
Non nascondo che ci sono momenti in cui,
come accadeva prima del battesimo, mi
abbandono allo sconforto e non sono
capace nemmeno di chiedere aiuto. Ma, appena
mi sento meglio, so che Gesù era lì con me, anche
in quei momenti.
Quando sei al buio, è importante sapere che
esiste la luce, e che spesso basterebbe aprire gli
occhi, per accorgersi di quanta luce ci circonda, e
che tutti abbiamo bisogno di amore e di essere
amati, e di sentirci protetti. E cerco di
ricordarmelo soprattutto quando mi accorgo che
una persona aspettava un mio cenno o una mia
parola per essere più felice. E chi mi conosce sa
quante volte manco anche in piccole cose, ma
tanto importanti, e spero di avere il suo perdono.
Il mio libro preferito ora è il Vangelo, l'ho
messo sul tavolo della cucina, e ogni tanto lo apro
prendendo una pagina a caso e leggo un passo, e
mi sento in contatto con la parte migliore di me.
Àrtemis
La Redazione di
Noi …
Chiesa in cammino dà il
benvenuto ad una nuova
aggregazione parrocchiale, il
GRUPPO DEI MINISTRANTI,
forse meglio noti come
CHIERICHETTI. I nostri
auguri più affettuosi a questi piccoli « chierici », che
in ogni celebrazione ci ricordano le parole di Gesù:
sinite parvulos venire ad me, « lasciate che i fanciulli
vengano a me ». Buon servizio, piccoli amici, e
congratulazioni per la formazione e le attività che vi
proponete di realizzare!
12
FAMIGLIA CREDO IN TE: PERCHÉ?
Festa della Famiglia 2013
Il mese di maggio scorso è
stato caratterizzato in
parrocchia dall’annuale FESTA
DELLA FAMIGLIA, un
appuntamento ormai
tradizionale. Sarebbe superfluo
scriverne la cronaca, specie per i
lettori che vi hanno partecipato.
Molto più attuale è invece
leggere le ragioni che hanno
motivato la scelta del tema della
festa di quest’anno 2013. Le
riflessioni che seguono non
hanno perso la loro immanenza
e richiamano tutti noi a non dare
nulla per scontato quando si
tratta di vivere in comunione.
1
Quando ci è stato
dato l'incarico di
organizzare la festa
della Famiglia, la
prima cosa che ci
siamo domandati è
stata: " quale famiglia vogliamo chiamare a far festa?
Cosa vuol dire far
festa? Esiste una
sola famiglia da celebrare?"
Poi ci siamo guardati intorno, non
lontano, ma vicino,
molto vicino, tra i
nostri amici più
intimi, i nostri familiari e, in un attimo, abbiamo capito
quale messaggio volevamo comunicare con questa festa.
Nell'Anno della Fede, la famiglia, in tutte le sue forme,
riconosciute, non riconosciute o ricostituite, si proponeva come punto nodale e stimolo per noi tutti (laici e religiosi) aprendo all'interrogativo di sempre: si può vivere
serenamente la Fede anche quando la Parola di Dio e,
per essa, la dottrina della Chiesa pone dei limiti a chi
non vive il matrimonio secondo i Sacramenti?
Ecco cosa volevamo dire con quei “Percorsi Interrotti”, che non è detto che lo siano o che lo siano per sempre o, ancora, che dagli stessi non possano nascere nuove e più forti unioni.
Ecco perché "Famiglia credo in Te": comunque tu sia,
sei sempre una risorsa e una ricchezza irrinunciabile
per tutti.
Questo abbiamo cercato di comunicare con la festa
della Famiglia 2013, lo abbiamo espresso nella Tavola
Rotonda, lo abbiamo celebrato nelle solennità delle SS.
Messe con il nostro parroco Padre Paolo e S.E. Mons.
Fisichella, che lo hanno ribadito con affetto e convinzione nelle loro omelie.
Ma abbiamo voluto anche molto giocare con queste
bizzarre famiglie.
Le abbiamo trascinate quasi a forza in un piccolo torneo di calcetto dove è stata la bravura dei figli, questa
volta, a compensare i padri, improbabili e goffi giocatori
tutti da ridere!
Le abbiamo volute accarezzare con una serata all'insegna della musica JAZZ (con l'Orchestra dell'Accademia
Romana di Musica) che lentamente e piacevolmente li
ha fatti anche danzare.
Le abbiamo volute incantare con le illusioni notturne
di Remo Pannain, catturando gli sguardi anche dei grandi che, lì imbambolati, con la bocca aperta, eterni bambini, ancora si domandano: "ma come ha fatto??"
Insomma questo è quello che cercavamo di dire.
Non sappiamo se ci siamo riusciti ma importante è
stato tentare.!!
Alessio e Marina
Separati, divorziati, unioni di fatto: tutte situazioni
che ci interrogano su come essere una grande famiglia
nella Chiesa accogliendo tutti, senza al contempo rinnegare la nostra fede.
Siamo convinti che il matrimonio sia come un percorso di montagna: a volte, in salita, ti manca il fiato e non
hai la forza di guardare avanti per non vedere quanta
strada hai ancora da fare. Ma se ti concentri sui singoli
passi affrontandoli uno ad uno arrivi talmente in alto da
godere di un panorama così immenso da riempirti gli
occhi e il cuore.
Altre volte però non si riesce ad andare avanti, vuoi
per oggettive difficoltà che sembrano insormontabili,
vuoi per problematiche legate a nostre debolezze caratteriali, oppure per l’incapacità di rinunciare, a volte, ai
nostri piccoli “spazi”.
Quando tutto ciò conduce ad una frattura non ricomponibile il pericolo è di sentirsi e di far sentire solo
l’altro.
Abbiamo quindi cercato insieme di capire come poter
vivere, il più serenamente possibile, la Fede all’interno
della Comunità la quale come madre generosa, in un
misterioso intreccio di imperfezioni e carismi, ci permette sempre di trovare il nostro posto.
1
Consulta anche il nostro sito: www.sangregoriovii.org
Sul sentiero di San Francesco
Gli ultimi due Papi, sia il Papa
emerito Benedetto XVI, che Papa
Francesco sembrano avere come
punto di riferimento la grande
figura di S. Francesco e il francescanesimo. Oggi, che il
dialogo interreligioso è diventato patrimonio comune
e irrinunciabile, San Francesco può aiutarci a capire che
si può dialogare autenticamente rimanendo fermi nella
verità dell’annuncio cristiano.
San Francesco, infuocato dall’ardore della carità, che lo
spingeva a emulare la gloria e il trionfo dei santi martiri,
e animato dalla speranza di poter realizzare il sogno di
essere l’intrepido soldato di Cristo, stimolato dal desiderio di poter dare la sua vita per Lui, partì con un
compagno di nome Illuminato, per incontrare il Sultano,
in terra babilonese. All’inizio del viaggio, incontrarono
due pecorelle, e il Santo si rallegrò e disse al compagno:« Abbi fiducia nel Signore perché si sta realizzando
la parola del Vangelo: Ecco, vi mando come agnelli in
13
in mezzo ai lupi». Presto si imbatterono nelle sentinelle
del Sultano che, minacciandoli di morte, li incatenarono e li condussero dal Sultano, che cominciò a indagare da chi e a quale scopo erano stati inviati e in che
modo erano giunti fin là. Francesco rispose che non da
uomini, ma da Dio Altissimo era stato inviato per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. A lungo predicò al
Sultano il “Dio Uno e Trino e il Salvatore Gesù Cristo,
con tanta costanza di anelito e di cuore, con tanta forza
e fervore di spirito, da far vedere che si stava realizzando in lui la promessa del Vangelo Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire”.
Il Sultano, ammirato dal fervore e dalla virtù di
quell’uomo, lo pregava di restare presso di lui, ma la
condizione posta da Francesco era che lui e il suo popolo si convertissero a Cristo e questo il Sultano non
poteva accettarlo perché non disposto ad abbandonare la legge di Maometto. Alloro gli offrì denaro e beni
materiali, che l’uomo di Dio, Francesco, rifiutò perché
non alla ricerca di beni terreni era stato inviato, ma
per la salvezza delle anime. Il Sultano, benché non
volesse passare alla fede cristiana, o forse non osasse
per timore di una sedizione popolare, gli offrì molti
doni da distribuire ai cristiani poveri e alle chiese, a
salvezza dell’anima sua. Francesco, volendo restare
libero dal peso del denaro e non vedendo nell’anima di
quell’uomo la radice della vera pietà, non accettò
al’offerta e ripartì senza realizzare il suo sogno.
Altre due volte Francesco si recò nella terra degli infedeli, la terza volta a prezzo di molti impedimenti e fatiche, nel 1219, mentre l’esercito crociato assediava
Damasco. Francesco e il suo compagno, per volontà del
Signore, furono di nuovo condotti davanti al Sultano, e
stando alla sua presenza Francesco con tale forza, vivacità ed efficacia parlò di Cristo Gesù e della sua fede
evangelica, che ne restarono ammirati il Sultano e tutti
i presenti. Il Sultano, contro il prescritto della sua legge, lo invitò a fermarsi, e diede ordine che lui e i suoi
frati, liberamente potessero accedere al Santo Sepolcro, e dette anche il permesso di predicare. Avendo
ormai trovato grazia presso quel re e la sua gente,
Francesco lascò tra loro alcuni suoi discepoli e tornò in
patria ripromettendosi di tornare ancora in quelle terre. Ma il corso della vita dell’uomo non dipende dalla
sua volontà, ma solo dalla volontà di Dio e Francesco
non potè più tornarvi.
Il viaggio missionario di Francesco era finalizzato alla conversione del Sultano e del suo popolo.
Per il Santo non si trattava di ricercare una soluzione
diplomatica, o interrompere la Guerra Santa. Il suo
ideale missionario era strettamente legato al desiderio
del martirio, convinto come era, che non tanto le parole, quanto il sacrificio della vita, valesse a convertire,
come Cristo ci ha redenti con il suo sangue, non con le
parole. Con il Concilio Vaticano II, il dialogo interreligioso è diventato una delle preoccupazioni del magistero della Chiesa. Questa strada tracciata dal Concilio
soffre, come ogni iniziativa umana, di sbavature,
percorsi scorretti, spesso di esagerazioni, di sincretismo, di condannabili rinunce a proclamare senza
equivoci il Messaggio di Cristo, o di facili cedimenti
riguardo alla verità della fede e della morale cristiana.
Tutto ciò che l’uomo fa è perfettibile, ma il Concilio ha
indicato nel dialogo sincero e corretto, l’unica via percorribile, anche se l’altro non vuole dialogare con noi. I
viaggi di Francesco verso gli infedeli possono essere
letti in chiavi diverse. Da essi emerge tuttavia la vocazione missionaria del Santo, forte, inequivocabile, sostenuta dalla sua volontà di emulare Cristo nel martirio. La famiglia francescana ha colto molto bene questo
messaggio, e i Francescani hanno avuto schiere gloriose di martiri in ogni tempo e in ogni luogo, dove ardeva la persecuzione per Cristo e per la Chiesa. Se di
dialogo si parla, si parla anche di pace, e in pace Francesco ha steso la mano al Sultano. Voleva convertirlo,
ma non lo sentiva nemico, voleva convincerlo, ma non
disprezzarlo. Era come se, agli albori dell’XI secolo,
Francesco parlasse il linguaggio conciliare del secolo
XX: dialogare autenticamente, veritas in caritate, Oggi
colpiscono la freschezza e la spontaneità di Papa Francesco, che richiamano l’insegnamento del Santo di Assisi in terra di Damasco: mite; ma determinato di fronte a uomini di altre fedi, egli ci invita a dialogare senza
cadere in atteggiamenti di indifferenza nei confronti
della verità, o di attenuazione dell’annuncio cristiano.
L’essere uomo di pace, di tolleranza e di dialogo, deve
nascere sempre dall’esperienza di Dio-Amore. E noi ?
Noi dovremmo meditare San Francesco, il Concilio e
Papa Francesco per escludere dai nostri comportamenti irruenza, condanna, ignoranza, rifiuto … Il miglior modo che abbiamo di dimostrare di aver imparato la lezione dell’Amore di Dio per noi.
Maretta
Avviso
Opera di Pericle
Fazzini, l’Artista che
ha eseguito la
Resurrezione di Cristo
per l’Aula delle
Benedizioni in
Vaticano, il Crocefisso
pensile sospeso
sull’Altare Maggiore
di San Gregorio VII
Papa, è pregevole
abbellimento, e
sintesi di fede.
Suggerisci al
Parroco sponsor o
privati sensibili alla
preservazione
dell’arte sacra, da
interpellare per
un finanziamento !
Il tempo ha deteriorato
l’opera, che rischia di essere
irrimediabilmente danneggiata.
Il Parroco e il Consiglio Pastorale di San Gregorio VII hanno
iniziato le procedure per il suo
restauro. La Sezione Arte Sacra
del Vicariato ci assisterà per
ottenere i permessi della Soprintendenza dei Beni Artistici del
Lazio. Il restauro, che prevede
una spesa di circa 30.000,00
Euro, dovrà essere effettuato
con l’installazione di un ponteggio.
Partecipa anche tu con
un’offerta alla raccolta di fondi.
Preservare è un obbligo
per chi verrà dopo di noi !
Intervista
La Signora Daniela Tagliaferri, cassiera
presso il supermercato Carrefour del nostro quartiere,
ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune
domande di Noi … Chiesa in cammino. Abbiamo
conosciuto così una persona attenta e responsabile,
che interpreta e vive il suo lavoro esercitando la
tenerezza, con senso di responsabilità per quel poco
che tutti noi possiamo fare per migliorare la qualità
dei rapporti umani. Ringraziamo Daniela per la sua
disponibilità, e per aver umanizzato con le sue risposte
il frettoloso e quotidiano transito di molti di noi
davanti alla sua cassa.
Domanda: Cosa pensa del suo lavoro ? - La sua
rapidità meccanica, le pesa ?
Risposta: Ritengo sia necessaria una
premessa. La mia esperienza lavorativa,
prima di iniziare quella di cassiera
presso l'azienda Carrefour, è stata quella di
agente di viaggio. Si basava nell'organizzare
i viaggi dei miei clienti, tenendo conto delle
loro esigenze e desideri. Dico questo per
sottolineare che ho sempre lavorato a
contatto con il pubblico e confermo che, anche
in un’era tecnologica come questa, il mio
lavoro mi dà la possibilità di coltivare un
rapporto umano. Oggi, per situazioni e
circostanze mutate, svolgo un’attività che
spesso si rivela un po’ pesante, ma allo stesso tempo
scandisce il mio quotidiano di persona sola. Per ciò che
riguarda la rapidità meccanica, basata esclusivamente
sulla massima concentrazione, non nego che sia un
po’ stressante, ma al contempo si rivela un toccasana
per mantenere riflessi pronti, considerando che non
sono più una giovincella.
Domanda: Dovendo fare una statistica, quante persone
le sorridono e la ringraziano quando lasciano la cassa?
Risposta: Debbo riconoscere, a parte qualche soggetto
veramente difficile, di rivolgermi ad una clientela
abbastanza gentile. Per i ringraziamenti nel
congedarsi parlerei di un 40% …
Domanda: E lei stessa come reagisce davanti agli
anziani, ai diversamente abili, ai poveri e ai ricchi, agli
squilibri della società ?
Risposta: Se mi è consentito, ho sempre pensato che
SIAMO NOI a determinare il comportamento
degli altri. Un comportamento ancora più paziente, a
volte caritatevole, lo riservo alla categoria debole:
anziani e disabili, che aiuto spesso a riempire la busta
della loro faticosa spesa. Tutto ciò sempre con
semplicità, senza condiscendenza, come se aiutarli
facesse parte del mio normale lavoro. L'anziano è
contento se gli regali un sorriso. Il disabile va messo a
proprio agio, cercando di instaurare con lui un minimo
di complicità, senza esagerazioni, mostrando
gentilezza, ma anche “normalità” per non accentuare
i suoi limiti.
Quando non sono al lavoro, con un’offerta cerco di
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aiutare il povero a mangiare un panino. La ricchezza, là
dove esiste, ognuno di noi l'ha dentro di sé.
Domanda: Cosa raccomanderebbe alla nostra
parrocchia ?
Risposta: Penso che il principale compito della
parrocchia nel sociale sia quello di essere una specie
di Associazione rivolta alle persone che hanno bisogno
di aiuto, che organizza incontri settimanali dove
ognuno si racconta, si confronta ed esprime il proprio
disagio, spesso causato dalla solitudine – una
condizione che dilaga sempre di più e, a mio
parere, non può essere sottovalutata – oppure
momenti di convivialità, anche con una partecipazione
modesta, ad esempio una merenda, una gita fuori porta
ecc. Nei casi più difficili,
come le persone dedite
all’alcol che, mi creda, sono
numerose, o le persone
afflitte da grave
depressione, l’Associazione
parrocchiale può creare un
collegamento o più
semplicemente allertare la
ASL di competenza
per avvalersi dei Servizi
Sociali. Quest'ultimo
compito, me ne rendo
conto, può essere molto, molto difficile!
Daniela
Sul tema della « tenerezza » :
La tenerezza è la forza più umile,
eppure è la più potente, per cambiare
il mondo […] L’attitudine alla
tenerezza è un’esigenza incancellabile
dell’animo nobile e grande e una
componente costitutiva per una piena
realizzazione dell’umanità della
persona. Una persona non può dirsi
adulta se non si sforza di acquisire
questo modo di essere e di sentire che
la rende affettuosa, rispettosa, capace
di meravigliarsi di fronte al cosmo e
alla vita, sinceramente partecipe delle
gioie e delle sofferenze di tutti.
Lino Pedron
Per approfondire
Lino Pedron, sacerdote dehoniano, è stato parroco,
responsabile di movimenti e gruppi ecclesiali, e ha
animato l'Associazione "Proposta Cristiana" [per
saperne di più: proposta.dehoniani.it]
15
Un sondaggio
I sondaggi sono di moda, e ne azzardiamo uno anche
noi.
La diffusione di Noi … Chiesa in cammino è
iniziata nel 2009. Il questionario che sarà distribuito in
questo mese di ottobre, è una verifica della strada
percorsa, per fare meglio e di più. Ci auguriamo che le
vostre risposte siano numerose e la Redazione vi
ringrazia sin da ora.
La nostra comunità … in
Cammino
Ricorrenze importanti
Il calendario parrocchiale per il
mese di ottobre 2013 è scandito da
vari eventi importanti :
- La celebrazione della festa di San
Francesco [la preparazione, cioè il
triduo, 1-3 ottobre , che si conclude con il Transito,
cioè la commemorazione della morte del Santo, la
solennità della festa , 4 ottobre]; il 6 ottobre il Santo
Bambino dell’Aracoeli sarà esposto tutto il giorno
nella nostra chiesa; domenica 13 ottobre avrà l’inizio
l’Anno Pastorale, con la Messa delle ore 10, che
segnerà anche l’inizio dei corsi di catechismo in
preparazione della cresima e della prima comunione; il
23 ottobre una messa solenne, officiata dal Vice
Gerente della Diocesi di Roma, riunirà presso di noi i
Ministri Provinciali OFM di tutta Europa; il 24 ottobre
inizierà l’Adorazione eucaristica del Giovedì.
Cercheremo di tenervi informati.
La Parola di Dio di questa domenica contiene
anche una parola di Gesù che ci mette in crisi, e
che va spiegata, perché altrimenti può
generare malintesi. Gesù dice ai discepoli:
«Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi
dico, ma divisione» (Lc 12,51). Che cosa significa questo?
Significa che la fede non è una cosa decorativa, ornamentale;
vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione,
come se fosse una torta e la si decora con la panna. No, la
fede non è questo. La fede comporta scegliere Dio come
criterio-base della vita, e Dio non è vuoto, Dio non è neutro,
Dio è sempre positivo, Dio è amore, e l’amore è positivo!
Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se
Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta,
vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto
concreto, ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita
che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a
portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra
loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra
riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri,
non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non
è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta
rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la
giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai
propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide
anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che
divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per
Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio
io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di
contraddizione» (Lc 2,34).
Papa Francesco
All’Angelus di domenica 18 agosto 2013
Il Fonte Battesimale
Il Buon Pastore
Ravenna, Mausoleo di Galla Placidia
Dal mese di dicembre 2012 abbiamo detto
arrivederci a:
Amedeo, Carlo, GiovanBattista, Ernesto, Luigi,
Maria Cristina, Gaetana, Caterina, Gaetano,
Massimo, Remo, Liliana, Margherita, Josef,
Giuseppe, Moritz, Margherita, Caterina, Giusi,
Gemma, Giuseppina, Antonio, Maurizio, Vera,
Lucia, Nando, Antonio, Maria Carmela, Luisa,
Lidia, Giuliana, Mauro, Filomena, Elena, Maria
Antonietta, Giuseppina, Goffredo, Elena,
Giovanni, Fausto, Mario, Arturo, Elio,
Domenico, Antonio, Bernardetta, Rosa, Tosca,
Renato, Adriano, Vincenzo, Adriana Bruna,
Giacomo, Vittorio, Mario.


Dal 24 novembre 2012 abbiamo dato il
benvenuto ai seguenti parrocchiani che
hanno ricevuto il battesimo:
Davide, Gioia, Mareine, Valerio,
Alessio Renato, Arianna, Mario,
Paola, Chiara, Gabriele Raffaele,
Miriam, Margherita, Emiliano,
Matteo, Manuel, Adriano,
Valentina, Francesco, Sofia Chloè,
Lapo Salvador, Artemis, Giacomo, Francesca,
Sophie Valeria, Gabriele, Livia, Valerio, Filippo,
Davide, Elena Gabriele, Elia, Beatrice Vittoria,
Luca, Ginevra, Tommaso, Arianna, Angelica,
Vincenzo Maria, Francesco Maria, Roberta,
Raul, Elisa.

Nel mese di maggio 2013,
43 bambini
hanno ricevuto la Prima Comunione
22 ragazzi e 13 adulti
hanno ricevuto la Cresima
16
I sostenitori di « Noi … Chiesa in Cammino »
Via della Cava Aurelia, 84,
Telefono:06 3938 8590
Il Cantico Hotel in Roma
Oasi dell’Accoglienza
Via del Cottolengo, 50
(Via Gregorio VII)
Pasticceria
Riccomi
Ristorante La Vittoria
a San Pietro
Via Gregorio VII, 54/56
Tel. 06 39 37 5901
Via delle Fornaci, 15
Tel. 06 631858
Email: [email protected]
Osteria dei Pontefici
Dal 1959
della Famiglia Maggi
Via Gregorio VII, 53
Tel. 06 6352 06
fax. 06 3937 8219
Email: [email protected]
Parrucchiere - Estetica Tricologia
di Michela Risoli
Via Gregorio VII, 60
Tel. 06 634951
Tipografia CARNICELLA
Stampa rilievografica-offset-tipograficadigitale
Via Domenico Silveri, 28
00165 Roma
Tel. 06 39376409 - Fax 06 45428549
dei F.lli Zarfati, s.n.p.
dal 1960
Tutto per la
Casa
di Cinzia Perelli
Via San Silverio 37
Tel. 06 633202
nuova sede:
Via della Stazione di San Pietro, 27
Tel. 06 63 43 07
Abbigliamento donna
di Fausta Gandolfi
Via Gregorio VII, 48
Tel. 06 63 80 734
« Noi ... Chiesa in cammino » è pubblicata quattro volte l’anno. I numeri sono riprodotti in fotocopia. La
pubblicazione è distribuita gratuitamente, tuttavia, per coprire le spese di riproduzione, è possibile contribuire
con un’offerta libera. La generosità di chi ci legge e dei nostri sostenitori ci permetterebbe di aumentare il
numero delle copie per una maggiore diffusione di « Noi ... Chiesa in Cammino ».
Grazie a tutti i nostri lettori !