Primo numero di NOI CHIESA IN CAMMINO
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Primo numero di NOI CHIESA IN CAMMINO
Noi … Chiesa in cammino Noi … Chiesa in cammino è emanazione della Parrocchia di San Gregorio VII Papa al Gelsomino - Via del Cottolengo, 4 - 00165 ROMA - Telefono della Redazione: 06 63 17 09 Fax 06 63 11 03 - Email: [email protected] - sito web: www.sangregoriovii.org Anno Pastorale 2013—2014 N. 1 In ascolto di Padre Paolo Si ricomincia! Paolo Maiello, OFM Direttore Responsabile Redazione: Emanuela Arringoli Valeria Blandizzi Giuliano Crepaldi Paola Fabrizi Tosca Mesiti Rita Moretti Maretta Paradisi Andrea Persampieri In questo numero: ⊲ Padre Paolo ⊲ Andare fuori per trovare noi stessi ⊲ Iniziamo dalla carità ⊲ Una forma privilegiata di evangelizzazione ⊲ Lavorare pe il PAM ⊲ Mauritania: per saperne di più ⊲ « SEMI DI PACE », CUBA, e ⊲ ⊲ ⊲ ⊲ ⊲ ⊲ ⊲ ⊲ ⊲ ⊲ noi di San Gregorio Andare a messa: perché ? Àrtemis I Ministranti Famiglia credo in te: perché? Spiritualità francescana Intervista a Daniela Un sondaggio Ricorrenze importanti Per navigare sicuri: Papa Francesco. La nostra Comunità in cammino OTTOBRE 2013 Festa di San Francesco Inizio dell’Anno Pastorale Carissimi, l’ultima volta che mi sono rivolto a voi da queste colonne era il mese di maggio caratterizzato dalla Festa della Famiglia, che avrebbe avuto luogo pochi giorni dopo. Poiché il tempo è un ingranaggio che non si arresta mai, la Festa della Famiglia è già un ricordo, anche se ne parleremo in questo numero di Noi … Chiesa in Cammino. Nell’imminenza di un nuovo Anno Pastorale, altre iniziative, progetti o speranza ci attendono, e nel ciclico susseguirsi dei giorni, dei mesi e degli anni, siamo abituati a lasciarci il vissuto alle spalle, nella « smania » di provare il nuovo, nel « timore » di quello che potrebbe essere, nel « desiderio » di migliorare e migliorarsi, come ogni cristiano degno di questo nome. Dunque, ancora un segmento di vita insieme ci attende, almeno per quanto ci è dato sapere. Questa constatazione non va presa alla leggera. Non basta, infatti, accingerci a fare i compiti come alunni coscienziosi, a proporsi di fare il nostro dovere di parrocchiani, un ruolo che abbiamo volontariamente scelto; non basta neppure augurarsi che tutto vada per il meglio in questo nuovo Anno Pastorale. Se questo fosse il nostro atteggiamento di fronte al nuovo, sbaglieremmo grossolanamente. Infatti, la Parola del Signore, che ci accingiamo a riascoltare nei prossimi mesi, non è pedissequa accettazione, né suono percepito soltanto dall’udito. Accoglierla significa mettere in moto tutti i nostri sensi: la vista per individuare e riconoscere i fratelli, fuori e dentro la chiesa, il tatto, per ricercare un contatto con l’altro e trasmettergli ciò che costituisce per noi l’essenziale del vivere, l’olfatto per respirare consapevolmente quel profumo inconfondibile dell’incenso, che ci porta verso l’Alto …. , ed infine il gusto, non quello delle papille gustative, ma il gusto che ci fa assaporare meglio la nostra il gusto, tutto interiore, ma non per questo meno intenso e appagante, di comportarci da cristiani, che assaporano le loro azioni, quando esse sono conformi al dettato evangelico. Ricominciare non è un’impresa facile poiché tutti i nostri sensi, e soprattutto la nostra intelligenza, sensibilità, fedeltà e ogni altro carisma che ci è stato dato con il dono della vita - debbono convergere a ristrutturare ciò che è stato già edificato. Architetti, geometri, carpentieri o operai edili della nostra Chiesa, noi tutti non possiamo evitare di riesaminare con occhio critico l’opera già costruita. Una vista esercitata nell’obbiettività ci permetterebbe allora di scorgere anche le pecche del nostro « edificio », ovvero l’Anno Pastorale 2012-2013, e di porci alcune domande. Inizio dalle fondamenta, dai pilastri delle virtù teologali, fede, speranza e carità, sui quali poggia tutta la nostra costruzione. Sono abbastanza solidi ? E quelle crepe che sfigurano le pareti perimetrali della nostra casa? Si sono aperte con il trascorrere dei giorni, ogni volta che un progetto è stato disatteso, ogni volta che l’individuale ha avuto la meglio sul generale; ogni volta che questa nostra comunità è stata attraversata dalle intemperanze del peccato; ogni volta che, per dirlo con le parole di Papa Francesco, abbiamo avuto paura della tenerezza, o ancora quando siamo caduti nel facile errore dell’autocompiacimento, o per un tratto abbiamo fatto di noi e delle nostre idee oggetto di idolatria. Così, come spiega l’Enciclica Lumen fidei riferendosi agli Ebrei nel deserto, in cammino verso la Terra Promessa, siamo stati come l’uomo che «perso Foglio parrocchiale a diffusione interna—Composizione e stampa in proprio. Attività editoriale a carattere non commerciale ai sensi dell’Art. 4 DPR 16.10.1972 e successive modifiche. Le fotografie sono di proprietà della parrocchia. Le immagini e i clipart sono tratti dal web. 2 l’orientamento fondamentale che dà unità alla sua esistenza, si disperde nella molteplicità dei suoi desideri; negandosi ad attendere il tempo della promessa, si disintegra nei mille istanti della sua storia » (n 13). Ricominciare è un’impresa propositiva, un impegnativo lavoro di restauro per riparare le crepe, abbellire una casa che non ci appartiene, ma che dobbiamo mantenere in buono stato, proprio come se fosse di nostra proprietà. Nell’ equilibrio tra il non possedere e vivere pienamente il possesso, tra l’abbellire per sé lavorando con tutta la squadra dei restauratori, si situa il progetto più urgente dell’Anno Pastorale 2013-2014: vivere, esercitando tutti i nostri sensi, la comunione con Colui che ci guida, sentendoci parte integrante in una comunità esemplare per la sua unità. Tuttavia, quale impresa è stata mai intrapresa senza uno scopo? Allora possiamo chiederci: una comunità compatta nella sua unità a cosa tende ? Che cosa si propone? Io, carissimi, posso darvi una sola risposta: l’intento è di ampliare la casa, abbattere tramezzi inutili, aprire archi e finestre, aggiungere spazi da abitare, edificare un portico che colleghi il dentro e il fuori, che abbia la funzione del nartece nelle basiliche paleocristiane dove sostavano i catecumeni. A una tale casa possono essere attribuiti almeno tre nomi: testimonianza, missione, evangelizzazione. « I teologi antichi dicevano: l’anima è una specie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del Tutto questo è detto vento sono i doni dello con parole mie. Per Spirito. Senza la sua spinta, prepararci, io e voi, o senza la sua grazia, noi non meglio, noi insieme, andiamo avanti. Lo Spirito a riempire le pagine Santo ci fa entrare nel mistero del Dio vivente e ci vuote di un nuovo salva dal pericolo di una anno pastorale, Chiesa gnostica e di una rileggiamo un Chiesa autoreferenziale, passaggio chiusa nel suo recinto; ci dell’omelia di spinge ad aprire le porte per uscire, per annunciare e testimoniare la vita buona del Vangelo, per comunicare la gioia della per la celebrazione fede, dell’incontro con della Pentecoste Cristo. Lo Spirito Santo è 2013. l’anima della missione. Quanto avvenuto a Gerusalemme quasi duemila anni fa non è un fatto lontano da noi, è un fatto che ci raggiunge, che si fa esperienza viva in ciascuno di noi. La Pentecoste del cenacolo di Gerusalemme è l’inizio, un inizio che si prolunga. Lo Spirito Santo è il dono per eccellenza di Cristo risorto ai suoi Apostoli, ma Egli vuole che giunga a tutti. Gesù, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, dice: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito Papa Francesco Spirito Paràclito, il «Consolatore», che dà il coraggio di percorrere le strade del mondo portando il Vangelo! Lo Spirito Santo ci fa vedere l’orizzonte e ci spinge fino alle periferie esistenziali per annunciare la vita di Gesù Cristo. Chiediamoci se abbiamo la tendenza di chiuderci in noi stessi, nel nostro gruppo, o se lasciamo che lo Spirito Santo ci apra alla missione ». Papa Francesco che parla alla piazza traboccante ai giovani del GMG , al centro e in terre lontane… , a chi ha sperpera e a chi manca dell’essenziale, a chi crede e a chi cerca .... Tutto questo dovrebbe incoraggiarci a comprendere che un nuovo Anno Pastorale non è una lista di giorni su un calendario dove si annotano le iniziative ed i progetti parrocchiali, né una gara a chi fa meglio o di più, ma un tempo da vivere bandendo l’autoreferenzialità, moderando i nostri desideri raccordandoli, per quanto possibile, a quelli degli altri, concentrandoci sul noi, piuttosto che sull’io. Soltanto così si potrà aprire l’orizzonte e centro e periferia faranno prove di incontro. Proviamo a rimettere al « centro » le nostre « periferie » esistenziali ANDARE FUORI PER TROVARE NOI STESSI Sono ormai una buona manciata di anni (e di figli!) che vivo nel nostro quartiere e ancora non riesco ad abituarmi a quello spartiacque costituto da Via Gregorio VII! Per bambini ed anziani un valico pericolosissimo, per molti un'attesa snervante del semaforo verde, per tutti un fiume in piena nei giorni di pioggia... La nostra parrocchia si sporge proprio su una delle due sponde: cosa e chi c'è non del tutto metaforicamente dall'altra parte della strada? Vogliamo davvero essere in compagnia delle persone che il Signore ci ha posto accanto o è solo un pesante dovere? Abbiamo a cuore le loro storie, i loro desideri e le loro paure? Si dice che a Roma, come in tutte le grandi città, si viva per quartieri..., ma il timore è che noi non si viva neanche per condomini... e che negli ascensori si consumino casuali gli incontri più faticosi o imbarazzanti! Gimkane di impegni e di pensieri, fra scuola, lavoro, 3 faccende, svago al parco e appunto anche la parrocchia: e prendere i figli alla "San Francesco", non troverebbe siamo nel mondo, certo, chi può negarlo? Ma quanto occasione per divenire un percorso più organico e sappiamo davvero "uscire" dal nostro mondo, come il canalizzato di sostegno reciproco, soprattutto per le Papa ci chiede a gran voce?! famiglie più fragili? Potremmo riuscire da qui a qualche "Il vangelo è per tutti!" - ha affermato con forza tempo a crearne anche solo i presupposti logisticoPapa Francesco - "Voi dovete andare fuori: Io non organizzativi? Che spazio potrebbe avere in tale capisco le comunità cristiane che sono direzione il nostro sito Internet? chiuse, in parrocchia. Una comunità C'è modo di aggiungere servizi e chiusa, sempre tra le stesse persone, notizie per altro oltre a quanto c'è non è una comunità che dà vita. È una già? Si potrebbe creare comunità sterile, non è feconda!". un'interattività maggiore Chi non si sente provocato da nell'ambito scolastico-educativo e questo sprone alla testimonianza che tipo di impegno In hoc signo vinces individuale e comunitaria? Siamo tutti comporterebbe questo per le pur "Εν Τουτῳ Νικα" bisognosi di essere ispirati dallo esigue risorse umane della Spirito per rinvigorire le nostra fede e parrocchia? rendere più credibile la nostra Discernimento e formazione speranza. potrebbero essere alla base di Un invito caldo e sferzante quello incontri con esperti qualificati o del nostro Vescovo il Papa, che il anche solo elementi in spazi di Cardinale Vicario, nella lettera di auto-aiuto, dando dimostrazione attuazione del piano pastorale, ci che la Chiesa vuole essere ed è propone di declinare in vari ambiti, attraverso alcune davvero una madre "esperta di umanità" che sa aiutare, domande: "come far sorgere scuole per genitori, quale farsi aiutare, coinvolgere e valorizzare risorse. aiuto prezioso per l’educazione dei figli? Si può Penso anche ovviamente agli spazi dei "campetti" che immaginare, a livello di Prefettura, un'opera di carità, la comunità parrocchiale offre al gioco dei più piccoli e segno dell’attenzione della comunità cristiana in difesa allo svago dei ragazzi più grandi. A tutti noi sta a cuore dei poveri e degli ultimi? È possibile qualche iniziativa che quei luoghi, quelle piccole porzioni di territorio comune che interessa il mondo della scuola, sottratte alla logica dell'utile, divengano appunto spazi di dell’università, del lavoro, della salute?" E ancora: socialità gratuita e luoghi di per sé formativi. "Possono individuarsi laici sensibili e preparati del Ancora in fieri le strategie che il Consiglio Pastorale territorio che promuovano centri di cultura politica?". sta attuando per una piena valorizzazione di questi spazi, Potrebbe sembrare un mare troppo vasto da ma è condivisa la volontà di coinvolgere quanto più solcare, potremmo credere di essere pochi e deboli possibile le famiglie e ancora una volta i genitori perché marinai, su battelli troppo fragili per volerci occupare siano essi stessi coeducatori dei figli propri, ma anche di di scuola, università, lavoro, salute e "perfino" politica, quelli altrui se è vero che la comunità parrocchiale vuole partendo dalla nostra singola parrocchia, ma questo in essere "famiglia di famiglie". realtà ci è chiesto per non rischiare di rimanere Con lo stesso criterio dovremmo interrogarci cristiani della domenica. Perché se la Domenica è il criticamente sul perché - anche a livello giorno del Signore, gli altri sei, in Cristo, sono giorni interparrocchiale - facciamo così fatica a fare corpo, per tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro rispetto anche a lodevolissime iniziative di solidarietà cammino e dove spesso la cosiddetta pastorale che si moltiplicano senza mai unirsi. Perché non trovare d'ambiente è assente o insufficiente. una lingua comune, credenti e non credenti per dire no Mi è stato chiesto di provare a "fantasticare" sulla alla crisi e alle logiche che l'hanno generata e opporsi ad nostra testimonianza "nel mondo e per il mondo" e così essa con i mezzi e gli strumenti che la stessa coscienza ci provo a fare, in punta di piedi, consapevole di non offre? Non sarebbe un bel segno, trovare un evento a cui volermi per nulla sostituire al complesso e generoso partecipi una porzione di città in quanto tale, con tutte le lavoro che il Consiglio Pastorale ha già fatto e sta sue componenti? Dobbiamo riscoprire un'antropologia facendo per l'anno che andiamo a incominciare. sana e condivisibile da tutti, riuscire a dire che i cristiani Per esempio, perché non pensare alla possibilità di cooperano ai presupposti di una vita bella, buona e felice. "allargare" la dimensione di ascolto che è già presente Ma poi il territorio è davvero da noi cristiani stimolato in parrocchia, creando uno spazio di scambio e a rispondere positivamente alla proposta di solidarietà confronto fra insegnanti e soprattutto genitori di figli del Vangelo? Ai negozianti, agli impiegati..., nelle case, in età scolare? Non sarebbe un servizio capace di negli uffici, sui marciapiedi che tipo di testimonianza mettere in rete bisogni e risorse perché i genitori offriamo? Sappiamo chiederci con coraggio ed umiltà: "crescano insieme ai loro figli" nella consapevolezza "Chi è il mio prossimo?" del loro delicatissimo ruolo? Che "segno della croce" portiamo (lo avete mai fatto Il passaparola di mamme (e qualche papà) più o prima di mangiare al bar o al ristorante fuori casa?) per meno apprensive, più o meno organizzate che affollano essere testimoni credibili di una volontà comune di piazza Borgoncini Duca due volte al giorno per portare giustizia e di equità? E scendendo - ma chi l'ha detto che sia una discesa? - 4 ad ambiti diversi, c'è ancora spazio per esperienze di umanità condivisa? Un concorso letterario? Un premio di pittura a tema? Un gioco di quartiere tutti insieme? Dove? Con chi? Con quali forze? Come la comunità parrocchiale può fare cultura sul suo territorio? Spostandoci ancora di ambito: formare uomini e donne al buon governo, alla forma più alta di carità che è la politica, è impegno ormai del tutto impopolare? Compito solo, se mai, di consessi e convegni diocesani destinati a pochi volonterosi? O potrà essere anche questo un campo di azione per le singole comunità magari gemellate fra loro? Domande, per ora, solo domande per rispondere ad altre domande, ma per dire che se noi "non ci vergogniamo del Vangelo" non è per rimanere arroccati nella comoda torre d'avorio della nostra assemblea domenicale, ma per uscire verso gli altri, tutti gli altri ed echeggiando parole di Giovanni Paolo II, trovare noi stessi fuori di noi stessi. Giovanni p.s. Una proposta tanto simbolica quanto peregrina: potremmo chiedere ai gestori dell'edicola che sta proprio "dall'altra parte della strada" se fossero disposti ad ospitare un raccoglitore con un po' di copie di "Noi, Chiesa in cammino"? Ad experimentum: Quanto chi passa è interessato alle parole della comunità? Quanto noi non ce ne vergogniamo? Ricominciamo dalla carità In questo primo numero 2013-2014 di Noi … Chiesa in cammino, vorrei attirare l’attenzione sulla continuità di un argomento che ricorrerà sempre in questa pubblicazione, e cioè l’impegno ad esprimere la fede e i doveri del nostro battesimo nelle iniziative di carità. Nel n. 4/2012-2013 abbiamo descritto la distribuzione periodica dei viveri alle persone più fragili del nostro territorio, gli anziani, le famiglie toccate dalla crisi economica, le persone che hanno perso tutto (o non hanno mai posseduto nulla), e che hanno eletto domicilio nel nostro quartire; abbiamo informato dell’assottigliarsi delle risorse alimentari, che provengono dall’UNIONE EUROPEA, ma anche della generosità di molti che hanno contribuito alla raccolta dei viveri (parrocchiani ed esercenti del nostro territorio). La carità a San Gregorio VII ha molte facce, e si basa su carismi diversi. In questo numero desidero sottolineare il servizio offerto alla nostra parrocchia dal gruppo noto come la San Vincenzo, con il quale festeggeremo tra breve il sessantesimo di presenza tra noi. Colgo l’occasione per ringraziare affettuosamente Laura, Maria e tutte le volontarie che aiutano la nostra Parrocchia a tenere vivo il servizio alla carità. Ho chiesto a Laura di descriverci la San Vincenzo. Ecco il suo contributo. Padre Paolo La Società di San Vincenzo de Paoli è una organizzazione caritativa cattolica fondata nel 1833 a Parigi dal beato Federico Ozanam insieme ad altri giovani laici e fu messa sotto la protezione di San Vincenzo de Paoli vissuto ben due secoli prima. Il gruppo che si formò prese il nome di Conferenza a cui fecero seguito molte altre. Il vincenziano ha per obbiettivo la promozione della persona attraverso il rapporto personale attuato con la visita a domicilio. Aiuta le persone che si trovano in condizione di sofferenza morale e materiale e condivide le loro pene con rispetto e amicizia. La Conferenza è formata da uomini e donne, giovani e anziani che uniscono le loro forze e agiscono in un comune cammino di fede. Incontrando le persone nel bisogno vedono Gesù con la Sua sofferenza e fanno l’esperienza della Sua presenza nelle persone meno fortunate. Il Santo Padre Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Ozanam, (1977), così si è espresso: “Federico è un modello di impegno coraggioso, capace di far udire una parola libera ed esigente nella ricerca della verità e nella difesa della dignità di ogni persona”. La Società ha la sua sede generale a Parigi, è diffusa in 148 Paesi e ha 750.000 soci. In Italia come in ogni altro Paese, opera attraverso un Consiglio Nazionale e una rete di Conferenze in molte città, ognuna delle quali ha un Consiglio Centrale a cui viene sottoposto, a fine anno, un bilancio delle entrate ed uscite di ogni singola Conferenza. A Roma, il Consiglio Centrale ne coordina 20, presenti in diverse parrocchie, che operano sul territorio con varie attività caritative ed alcune Case di Accoglienza per persone in difficoltà. Il Consiglio Centrale ha, inoltre, finanziato nel 2012 circa 50.000 pasti. Infatti meritano attenzione le due Mense Itineranti (nelle parrocchie di Ognissanti e di San Gregorio VII), e la mensa fissa nella Tante mani parrocchia del SS. Redentore). con le dita A San Gregorio VII, i confratelli e le colorate … consorelle della San Vincenzo sono molto Ogni dito una uniti fra loro e condividono diversi persona momenti in allegria e fraternità. diversa , ma L’amicizia ci sostiene e ci fa sentire unita alle “comunità” e spesso anche le nostre altre. Per tutti famiglie sono coinvolte nelle attività. la gioiosa Essendo il nostro carisma la visita convinzione domicilio, cerchiamo di costatare i che « dare bisogni concreti delle famiglie, dove una mano spesso sono presenti anziani e malati e a tutti proviamo a dare un aiuto morale e colora la vita ». materiale, nel silenzio e nella discrezione. Naturalmente, per fare questo, abbiamo bisogno di risorse economiche e i confratelli, per reperirle, oltre ad autotassarsi, (ciascuno secondo le proprie possibilità e nella più assoluta discrezionalità), ricevono aiuti da benefattori, 5 quali, ad esempio, tornei di burraco, pranzi, mercatini di Natale ecc. Inoltre, in questo anno 2012, nella nostra parrocchia ed in altre, con l’aiuto economico del Consiglio Centrale, si è svolto un « Colora la vita ». “Progetto di medicina Queste parole sociale” (visite gratuite in diverse acquistano un specializzazioni a favore dei meno significato abbienti). In collaborazione con la profondo Caritas parrocchiale e con l’aiuto di e sono il punto focale della nostra alcuni medici di base sono state individuate alcune persone in attività. « … Accompagnare difficoltà che hanno potuto usufruire della visita specialistica, la persona nel nel nostro caso Reumatologia/MOC. cammino di Questo progetto ha avuto un buon recupero della successo, e ci ripromettiamo di propria dignità, ripeterlo. Poiché è dovere di ogni cammino che cristiano aiutare il prossimo meno coincide con fortunato, auspichiamo che il l’impegno a risolvere il male alla numero dei confratelli aumenti e sia sempre più sale e luce nella realtà radice ». parrocchiale. Laura La carità appartiene a tutti i luoghi e a tutti i tempi; e questa cosa eterna è al tempo stesso estremamente evolutiva, perché ha questa caratteristica, di non accontentarsi di nessun progresso, di non trovare riposo finché c'è un male senza rimedio" (Parigi, 19 luglio 1849) Tra le testimonianze che potrei citare sulla presenza della San Vincenzo a San Gregorio VII, ne ho scelta una, che mi sembra eloquente ed esemplare: LA MENSA ITINERANTE per la distribuzione del pasto serale ai senzatetto della Stazione Termini. Sono ormai due anni che l’esperimento funziona. Lo definisco eloquente perché esso esprime bene il carisma della San Vincenzo: l’aiuto ai poveri e agli emarginati, ed anche esemplare poiché è un bell’esempio di collaborazione fraterna tra la Società di San Vincenzo de Paoli e la parrocchia: la San Vincenzo contribuisce quasi interamente a finanziare l’acquisto degli alimenti, San Gregorio mette a disposizione i locali per la preparazione dei pasti e per la distribuzione. Un parroco desidererebbe vedere moltiplicarsi tali esempi di collaborazione per una causa comune e trasversale a tutte le realtà parrocchiali. Vi è infine una ragione, più profonda, della mia scelta. La testimonianza che state per leggere è scritta da un giovane. Ciò dovrebbe farci comprendere che nel servizio alla carità non esiste il vecchio e il nuovo , o età della vita tra loro incomunicabili, che il carisma di soccorrere aiuta tutti noi ad essere migliori, e dà un senso evangelico alle nostre personali ricchezze, vere o presunte. Infine, UNA FORMA PRIVILEGIATA DI EVANGELIZZAZIONE Mensa itinerante della Società di San Vincenzo De Paoli Siamo un gruppo di amici che si incontrano a fine giornata per andare alla stazione Termini a portare la cena ai poveri: voluta e guidata dalla conferenza Vincenziana San Gregorio VII, la mensa itinerante vede impegnate persone di età diverse, ciascuna secondo la propria disponibilità. “La vocazione dei membri della Società, chiamati Vincenziani, è di seguire Cristo servendo quelli che sono nel bisogno e di rendere così testimonianza del Suo amore liberatore pieno di tenerezza e di compassione” (dal Regolamento della Società di San Vincenzo De Paoli). Non abitiamo tutti nel quartiere ma ci incontriamo in parrocchia, ed è proprio qui che prepariamo i pasti caldi che portiamo ai nostri amici della stazione. Nel luogo del nostro appuntamento con loro troviamo tante persone diverse, di tutte le età, soprattutto uomini, ma negli ultimi tempi anche tante donne, molti stranieri ma in numero crescente anche italiani. Attendono il nostro arrivo in fila, spesso al freddo o sotto la pioggia. Molti di loro non hanno casa, non hanno lavoro, non hanno più rapporti con la famiglia, alcuni hanno perso l’orientamento nella loro vita: tutti in un modo o nell’altro soffrono le conseguenze della grave instabilità degli ultimi tempi, portata dalle altrettanto gravi crisi che hanno investito l’uomo e lo hanno emarginato troppo spesso nelle “periferie esistenziali”. Noi del gruppo mensa alla fine della giornata, magari preoccupati per i nostri problemi, sicuramente stanchi, proviamo a portare ai nostri amici che ci aspettano un sorriso e una parola di conforto, insieme a un piatto di pasta preparato con amore. Diventiamo per alcuni anche un punto di riferimento e tentiamo di soddisfare qualche loro piccola richiesta. L’impegno che abbiamo preso, e che ci è sempre piaciuto mantenere e compiere con serietà e continuità, spesso ci costa fatica, perché in questo servizio incontriamo diverse difficoltà di organizzazione e ci troviamo a gestire alcune situazioni complicate. E forse proprio a causa di queste difficoltà, o perché le realtà con le quali ci confrontiamo possono farci sentire inadeguati, potremmo a volte chiederci: vale la pena impegnarsi così tanto per risolvere alla fine così poco? In fondo ci sono molti altri gruppi e organizzazioni in grado di offrire un servizio migliore del nostro perché più numerosi e meglio strutturati; il nostro servizio è sì molto utile, ma non siamo insostituibili… dunque: chi ce lo fa fare?! Cosa portiamo a questi nostri amici in difficoltà oltre a un panino, qualcosa di caldo e una parola di conforto? Che cosa ci differenzia dagli altri gruppi di volontariato? Qual è insomma il valore che aggiungiamo a questo nobile servizio in quanto cristiani? “I Vincenziani si mettono con gioia al servizio dei poveri, prestando loro un orecchio 6 attento, rispettando i loro desideri, aiutandoli a prendere coscienza della loro propria dignità e a recuperarla, poiché siamo tutti creati a immagine di Dio. I Vincenziani visitano Cristo che soffre nella persona del povero” (Regolamento SSVP). Così nasce tra noi la voglia di riflettere insieme, di prepararci; con Padre Roberto, un giovane frate francescano anche lui parte del gruppo negli ultimi due anni, abbiamo compiuto un cammino di formazione sul servizio caritativo: nei momenti di debolezza e disorientamento, ora sappiamo che la Luce del Vangelo ci rende capaci di ritrovare la forza e la capacità di riconoscere quale sia il vero scopo del servizio. Padre Roberto è tornato all’eremo di San Liberato, nel cuore delle Marche, dopo anni di studio che lo MASACCIO, La distribuzione dei beni (Atti degli Apostoli), Capella avevano portato a Roma. Lo salutiamo, Brancaccio, Firenze, 1423. grati per la sua paterna guida e la sua fraterna amicizia! A lui dobbiamo anche la consapevolezza che svolgendo questo servizio abbiamo l’opportunità di imparare a essere davvero un gruppo: il pensiero del singolo non deve prevalere, si ragiona proprio come gruppo; le incomprensioni tra di noi vanno superate; l’uno con l’altro ci si corregge fraternamente. Sicuri di essere strumenti nelle mani di Dio ci stiamo impegnando, ognuno mettendo a disposizione i propri talenti, a vivere questa esperienza come opportunità di fortificazione e crescita nella nostra vita cristiana. Nel febbraio del 2012, incontrando i Soci del Circolo di San Pietro, Benedetto XVI pronunciava queste parole che esprimono con completezza quanto siamo chiamati a vivere con il nostro servizio vincenziano, e che possiamo prendere come esortazione a proseguire nella direzione che abbiamo scelto: « La responsabilità verso il prossimo significa (…) volere e fare il bene dell’altro, desiderando che egli si apra alla logica del bene; interessarsi al fratello significa aprire gli occhi sulle sue necessità, superando la durezza di cuore che rende ciechi alle sofferenze altrui. Così il servizio caritativo diventa una forma privilegiata di evangelizzazione, alla luce dell’insegnamento di Gesù, il quale riterrà come fatto a se stesso quanto avremo fatto ai nostri fratelli, specialmente a chi tra loro è piccolo e trascurato. Occorre armonizzare il nostro cuore con il cuore di Cristo affinché il sostegno amorevole offerto agli altri si traduca in partecipazione e consapevole condivisione delle loro sofferenze e delle loro speranze, rendendo così visibile, da una parte la misericordia infinita di Dio verso ogni uomo (...) e dall’altra la nostra fede in Lui. L’incontro con l’altro e l’aprire il cuore al suo bisogno sono occasione di salvezza e di beatitudine ». GianLuca Aringoli Stiamo crescendo insieme nell’amicizia e nella fede. La meta del nostro cammino è Gesù: aiutando i poveri alla stazione stiamo incontrando Gesù, sperimentiamo la Sua presenza; « (..) per noi tutta la persona, e maggiormente se è emarginata, malata, è la carne di Cristo » (Papa Francesco alla Caritas Internationalis). Ciò che dà senso al lavoro del gruppo, al tempo dedicato e all'aiuto offerto è che lo facciamo per Gesù, e che andiamo verso di Lui. Per spiegare cosa vuol dire essere “cristiani coraggiosi”, il Papa usa un’immagine che sottolinea efficacemente il valore insostituibile di questo servizio: « Toccare la carne di Cristo, prendere su di noi questo dolore per i poveri ». Partecipare alla mensa itinerante è rispondere a una chiamata: siamo chiamati a testimoniare Gesù Cristo, a portarlo alle persone che incontriamo. « L’annunzio del Vangelo è destinato innanzitutto ai poveri, a quanti mancano spesso del necessario per condurre una vita dignitosa. A loro è annunciato per primi il lieto messaggio che Dio li ama con predilezione e viene a visitarli attraverso le opere di carità che i discepoli di Cristo compiono in suo nome. Prima di tutto, andare ai poveri » (Papa Francesco, apertura del Convegno diocesano). Sisifo era un personaggio della mitologia greca condannato dagli dei a spingere un pesante masso in cima ad un monte. Una volta arrivato, il masso rotolava di nuovo a valle, e Sisifo ricominciava la sua fatica. Fu lo stesso Zeus (Giove, il padre degli dei), che gli comminò questa condanna poiché Sisifo, con grande astuzia, brigò per ottenere l’immortalità e si rifiutò, con molti accorgimenti, di discendere nell’Ade (gli inferi degli antichi Greci ). Per i posteri Sisifo resta il simbolo di fatiche tanto pesanti quanto inutili. Dalla Redazione Il Mito di Sisifo Ci è venuto in mente Sisifo poiché anche noi, quotidianamente, spingiamo qualche masso verso l’alto, o cerchiamo di spostarlo, metterlo da parte, per creare spazi nuovi di intervento, realizzare piccoli progetti, raggranellare un po’ di denaro per alleviare qualche difficoltà del nostro prossimo. In effetti, tutto ci costa molto, tutto è fatto con fatica, una fatica che non è vana, come quella di Sisifo, ma il masso da spingere può essere altrettanto pesante. I nostri interrogativi? Potremmo stilare una lunga lista, comune a tutte le Commissioni del Consiglio Pastorale di San Gregorio VII, ma ci limitiamo a citarne alcune. Poiché fino ad ora abbiamo alluso ad argomenti fondamentali per la vita parrocchiale [Padre Paolo, 7 Giovanni], ci chiediamo: Sappiamo essere convincenti ? Sappiamo leggere i bisogni del territorio ? Interpretiamo gli altri secondo i nostri parametri, o siamo capaci di imparare a conoscerli per come sono realmente ? Quante persone verranno? [l’interrogativo più affannoso, il conteggio più difficile, poiché non vorremmo restare da soli in chiesa, o meglio soltanto tra noi]. Fino a qui abbiamo parlato anche di carità [Padre Paolo, Laura, GianLuca], e le domande cambiano registro: Sappiamo scorgere le povertà nascoste, i poveri che non osano chiedere per dignità? Saremo in grado di raccogliere offerte per le nostre opere ? Quante persone verranno al Burraco ? Troveremo nuovi volontari per visitare le persone malate, le Testimonianza Lavorare per il World Food Programme (WFP), il Programma Alimentare Mondiale (PAM) I poveri del nostro territorio, gli anziani, le famiglie spezzate, e ogni emergenza, difficoltà o esclusione che ci riguardi da vicino, merita tutta la nostra attenzione. Ciò non deve farci dimenticare tuttavia l’emergenza planetaria che contraddistingue la nostra epoca. Da molti anni, regioni vicine all’Italia, Libano, Irak, Iran, Israele, Palestina, Egitto, Siria, Africa sub-sahariana, ecc. , sono teatro di morte, distruzione e fame. Chiesa … in cammino propone ai suoi lettori una cronana scritta da una Junior Consultant (Reporting) presso il WORLD FOOD PROGRAMME. Non ci sembra famiglie senza mezzi ? Riusciremo a sensibilizzare all’importanza delle offerte, che non servono ad accumulare denaro, ma a tamponare almeno in minima parte - emergenze e precarietà ? [Questa nostra domanda ricorrente si adatta bene all’illustrazione del Mito di Sisifo che abbiamo scelto: il nostro masso è anche la fatica di non esagerare con le richieste di sostegno … unita alla consapevolezza che 50 centesimi o un Euro, se donati da molti per le opere di carità farebbero un masso leggero da trasportare ….]. Questi alcuni dei nostri interrogativi. Vorremmo parlarne con voi. Scriveteci i vostri commenti, riflessioni, e idee per aiutarci. Restiamo in tema: migranti e rifugiati Mauritania, distribuzione di cibo. Foto WFP/PAM necessario un commento. Ciascuno potrà riflettere, se lo desidera, sui « valori » di una società consumistica, sprecona e insoddisfatta del « tanto » che ha. Introduce l’argomento Papa Francesco: « Migranti e rifugiati non sono pedine nello scacchiere dell’umanità ... Si tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni. Alla solidarietà e all’accoglienza spesso si contrappongono il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte ». La redazione ringrazia e ammira l’impegno prezioso della nostra « cronista ». Riciclo in Mauritania « Ho lavorato in Mauritania con il Programma Alimentare Mondiale per un anno e mezzo. Io ero incaricata di redigere i rapporti sulle operazioni del PAM che poi sarebbero stati condivisi con i donatori/ altre agenzie ONU/ giornalisti ecc. Di conseguenza tutti i dati e le informazioni relative ai nostri progetti in Mauritania passavano per il mio ufficio dandomi quindi la possibilità di ottenere una comprensione completa di tutti gli aspetti delle nostre operazioni. Sono stata reclutata in Mauritania per l'emergenza umanitaria che aveva colpito il paese. Nel 2011, la scarsità di piogge aveva provocato una gravissima siccità che aveva colpito non solo la Mauritania ma anche l'intera regione, gettando oltre 10 mila persone in crisi alimentare. La siccità ha avuto conseguenze particolarmente gravi in Mauritania a cui si è aggiunta anche la crisi dei rifugiati del Mali. Con lo scoppio delle ostilità in Mali, la Mauritania si è trovata a dover gestire un grande flusso di rifugiati. Il PAM insieme a UNHCR e al governo hanno allestito, nell'Aprile del 2011 un campo profughi a M'bera nell'estremo sud est della Mauritania, al confine con il Mali. Questa era una località particolarmente remota, in mezzo al deserto e particolarmente povera (infatti il 30% della popolazione locale era già in crisi alimentare e quindi non avevano le risorse per aiutare tutti i profughi che stavano attraversando la frontiera). Essendo la regione molto povera, mancava anche di tutte le necessarie infrastrutture per far arrivare il personale umanitario nel campo ,ponendo non pochi problemi logistici. Per arrivare a M'bera una macchina ci metteva piu o meno dai 3 ai 5 giorni ed inoltre dovevano attraversare parti pericolose (con alto rischio di rapimenti ecc). Durante il periodo delle piogge, 8 le stesse macchine potevano metterci anche mesi per fare lo stesso tragitto. Questo creava serie difficoltà agli operatori umanitari che dovevano lavorare nel campo, accentuando il senso di isolamento, rendendo difficili le evacuazioni sia per ragioni mediche che di sicurezza. Alla fine il PAM ha messo su un servizio di trasporto aereo che gratuitamente portava personale dell' ONU e non, da Nouakchott a M'bera. Questo ha avuto l'effetto di accorciare di molto le distanze e rendere più efficaci gli aiuti. Consultando il web …. [1] La Mauritania (in arabo: الجمهورية اإلسالمية ,الموريتانيةAl-Jumhūriyya al-Islāmiyya al-Mūrītāniyya, in francese République Islamique de Mauritanie) è uno Stato dell'Africa Occidentale che confina con il Sahara Occidentale a nord, l'Oceano Atlantico ad ovest, il Senegal a sud ovest, il Mali al sud e ad est e l'Algeria a nord-est. Secondo le stime del 2011, agli Mentre l'UNHCR a M'bera era abitanti sono 3.541.540 , con una incaricato di coordinare e mortalità infantile del 63,4 per gestire le attività dentro al mille. La città capitale, e la più campo, il PAM era responsabile grande, è Nouakchott. La per la catena logistica che Mauritania è attraversata al portava il cibo fino ad M'bera proprio interno dal confine tra (dall'acquisto fino al trasporto mondo arabo e Africa nera. Circa al campo di tonnellate di cibo) il 45% della popolazione vive con ed inoltre avevamo delle meno di 2 dollari statunitensi al attività per il trattamento e la giorno. Il 99,84% degli abitanti prevenzione della professa la religione islamica, malnutrizione moderata che soprattutto nella confessione svolgevamo nel campo stesso. sunnita, il governo limita la Dall'inizio dell'attività fino a libertà di religione. In Mauritania Dal Mali al campo di M’era, fuga dalla violenza quando non ho lasciato la esistono piccole comunità di Mauritania, il PAM aveva cattolici e altri cristiani. In epoca preistorica e distribuito oltre 12,000 tonnellate di cibo (ora saranno protostorica la Mauritania era popolata da cacciatori e di piu) ed il campo ospitava all'incirca 54,000 rifugiati pastori nomadi a cui si aggiunsero popolazioni del Mali. berbere; nel 33 d.C la parte settentrionale della Mauritania, divenne parte della Provincia romana della Il PAM non si occupava direttamente delle Mauretania Gli inizi della colonizzazione si possono far distribuzioni di cibo all'interno del campo. Di questo risalire ai tentativi portoghesi del XV secolo, due secoli era responsabile l'UNHCR ed i suoi partner. In ogni più tardi la regione vide la rivalità tra olandesi, francesi caso, ogni mese l'UNHCR faceva una stima di quante e inglesi per ottenere il monopolio del traffico degli persone abitavano nel campo e sulla base di questi dati schiavi e della gomma arabica. Nel 1903 la Mauritania il PAM faceva arrivare le quantità di cibo necessarie viene definita dai francesi «protectorat des pays per queste persone. Le distribuzioni si facevano a maures»,. Nel 1920, il paese entra a far parte cadenza mensile. Ogni mese, ciascuna famiglia riceveva ufficialmente dell'Africa Occidentale Francese (AOF), un pacco o food basket che sarebbe durato fino al mese ma solo nel 1934 i francesi avranno ragione della successivo. Il food basket, se consumato nella sua resistenza armata e nel 1936 completeranno interezza assicura a ciascuna famiglia un livello l'occupazione militare. Nel 1946, la Mauritania calorico e diversità nutrizionale adeguato. Grosso raggiunge lo status di territorio francese d'oltremare e modo i food basket sono composti da: cereali, legumi, il 10 novembre 1946, il primo deputato mauritano olio, sale, zucchero. Noi abbiamo avuto dei problemi siede all'Assemblea nazionale francese. Nel 1958 la perchè la dieta nomade è composta principalmente di Mauritania ha accesso all'autonomia nel quadro della latte e carne, due prodotti che per ragioni igieniche Comunità franco-africana. 28 novembre 1960 il paese non potevamo includere nel food basket. Però la gente diventa indipendente. Attuale forma di governo: giunta si è lamentata e quindi ho lasciato la Mauritania che militare. l'ufficio stava cercando di trovare una soluzione per questa cosa. Consultando il web …. [2] Purtroppo non ho dati aggiornati sul progetto dei rifugiati in Mauritania. Ora sono in Giordania e forse mi sposteranno in Siria. Questa è un'emergenza di tutt'altre dimensioni. Solo in Siria il PAM sta aiutando quattro milioni di persone con distribuzioni di cibo. Inoltre ci sono oltre due milioni di persone nei campi profughi nei paesi vicini e non so quanti altri 'urban refugees' nelle città ». Quanto pubblichiamo qui di seguito è tratto dal sito della La redazione Società delle Missioni Africane segnala il sito - A servizio dell’Africa della Società: www.missioni-africane. org, per un utile approfondimento sul tema della missione in Africa. Mauritania, un milione di poeti « La poesia in Mauritania è un patrimonio nazionale. La si recita, la si canta, la si scrive. In arabo o in hassaniya, in pulaar o in soninké, in wolof o (dagli anni ’60) in francese. « Il mio paese è una perla discreta come delle tracce nella sabbia. Il mio paese è una perla discreta come dei mormorii di onde sotto un brusio serale. Il mio paese è un palinsesto sul quale si consumano i miei occhi insonni per inseguire la memoria. » È questo il canto dedicato al suo paese dal poeta e linguista Ousmane Moussa Diagana (morto nel 2001), inserito nella sua prima raccolta, Notules de rêves pour une symphonie amouruese (Postille di sogni per una sinfonia amorosa, 1994). Questi pochi versi riassumono i principali temi della poesia mauritana in lingua francese: nazionalismo, memoria africana, contrapposizione tra le tribù del nord (i nomadi arabo-berberi, “i figli delle nubi”) e quelle del sud (i negro-africani, “la gente del fiume”). Come una perla, la Mauritania è un incrocio tra l’acqua del fiume Senegal e la sabbia del Sahara. Agli inizi la poesia francofona è stata marcata dalla corrente letteraria della negritudine. Più tardi si è però aperta alle influenze della poesia araba, di cui il “paese dal milione di poeti” (così è stato soprannominato) è stato e rimane un caposaldo ». Cambiamo Continente, per una povertà che possiamo condividere più da vicino. Dopo aver presentato, almeno per sommi capi, uno degli aspetti dell’emergenza in Africa, Noi ...Chiesa in Cammino desideriamo ricordare ai nostri lettori il legame stretto che unisce San Gregorio VII all’Associazione Onlus SEMI DI PACE Sant’Antonio INTERNATIONAL e alla Parrocchia di a Cuba Sant’Antonio nell’Isola di CUBA S.Gregorio VII [America Centrale], con la quale la a Roma: nostra parrocchia è gemellata. Abbiamo chiesto ai responsabili per la Lontananza missione del Consiglio Pastorale un che aggiornamento su questa iniziativa di solidarietà che ci aiuta a crescere, ci unisce immette nel contesto di altre povertà, tanto grandi da far impallidire le nostre. Questo gemellaggio, che la Redazione di Noi … Chiesa in cammino, preferisce chiamare patto di solidarietà, merita, come molte altre attività della parrocchia, un duplice sostegno: la partecipazione fattiva e un pensiero ricorrente che, tradotto nella preghiera, annulla la distanza e permette alla solidarietà di trasformarsi in affetto. 9 Semi di Pace International Onlus L’associazione Semi di Pace International, nata a Tarquinia nel 1980, promuove e diffonde, ad ogni livello e in ogni campo della vita sociale, una cultura della pace e dell’unità tra i singoli ed i popoli svolgendo molteplici iniziative a sostegno di bambini, giovani, ragazzi diversamente abili, stranieri, anziani, famiglie, attraverso una rete articolata di oltre 11.000 persone tra volontari e benefattori. In vari paesi del mondo Semi di Pace supporta progetti di sostegno a distanza, favorisce la realizzazione di interventi sanitari, costruisce o ristruttura case di accoglienza, scuole, ambulatori, mense. Nell’ambito della cooperazione internazionale infatti Semi di Pace opera attraverso tre aree di intervento: Sostegno a distanza dei bambini (Progetto Aquilone) Settore Life – Emergenze sanitarie Costruiamo lo sviluppo. A poco a poco ha esteso il suo raggio d’azione sul territori nazionale e in campo internazionale inaugurando progetti e servizi in alcune città italiane, a Londra, a Barcellona, in Romania, a Cuba, in Repubblica Dominicana, in Messico, in Perù, in Burundi, in Repubblica Democratica del Congo e in India. Nell’ambito della nostra parrocchia, gemellata dall’ottobre 2011 con la parrocchia Sant’Antonio di Cuba, sono svolte varie attività e prese diverse iniziative a sostegno di Semi di Pace: concerti offerte durante cerimonie religiose vendita di colombe nel periodo pasquale stand di prodotti artigianali raccolta di tappi di plastica dura vendita di oggetti confezionati ad uso bomboniere (battesimi, prime comunioni, ecc.) adozioni a distanza viaggi solidali. E a proposito dei viaggi solidali Marina e Alessio Pietrella nel mese di luglio scorso hanno effettuato un viaggio a Cuba; qui di seguito le loro impressioni ed emozioni. Tiziana e Sergio 22 gennaio 1998 Mai stancarsi di dialogare, anche quando siamo tanto lontani gli uni dagli altri da considerarci agli antipodi. Il dialogo è speranza di pace, e la pace è speranza di guarire ogni povertà. Il dialogo è l’unico mezzo per superare l’infelicità della solitudine egoistica. 10 Catechesi cubana Solo poche parole per cercare di trasmettere le tante e così diverse sensazioni che abbiamo provato in questo viaggio a Cuba insieme a SEMI DI PACE Onlus. Siamo tornati profondamente colpiti da ciò che abbiamo visto, sentito, odorato, toccato.... la miseria, la fame , la solitudine: tutte così profonde da ledere l'essenza della stessa dignità del genere umano. Abbiamo visitato un numero imprecisato di nonne, madri , figlie a loro volta madri .... Intere famiglie in cui la figura maschile è un meteora e le donne restano sole a lottare per la sopravvivenza loro e dei propri figli. Eppure quelle madri ferite e sopraffatte sono pronte ad accoglierci nella loro casa, splendide nel loro gesto così dignitoso di farci attendere fuori per rendere presentabili i loro figli allettati per infermità. Quanto amore in un solo momento! Un pensiero sentiamo di condividere con voi su tutti i volontari del posto e sulle suore in particolare. Sono state loro a prenderci per mano e portarci nelle varie realtà. Con serenità e sicurezza affrontano ogni giorno i loro compiti. Seguono i bambini dei progetti e le loro giovanissime (più volte) madri, gli anziani assistiti nelle varie mense, verificando che gli aiuti vengano effettivamente utilizzati per gli scopi stabiliti. Nonostante la sofferenza che cercano di lenire e che si portano inevitabilmente dentro , loro sorridono, sempre, del sorriso di chi ha la certezza che Dio è sempre presente dove l'Uomo soffre. E questo ci ha aiutato, sollecitandoci a guardare con i loro occhi il mondo, soprattutto quando la ragione lasciava il posto alla rabbia di fronte alle ingiustizie ed ai soprusi della volontà umana. I nostri contributi così lontani passano come fili nelle loro mani e si trasformano in aiuti concreti che hanno come fine non tanto la sopravvivenza del momento ma la emancipazione, in particolare dei bambini e delle loro madri anch'esse bambine, dalla condizione di esistenza minimale in cui i più si trovano. E’ questo l’enorme sforzo che Semi di Pace International Onlus, silenziosamente ma costantemente, fa per la realizzare i suoi progetti. Grazie, quindi, a Semi di Pace per averci accolto in questa missione facendoci incontrare e tante realtà diverse e tante persone. E noi al centro di tanta e forse immeritata gratitudine. Si può fare molto e di più. La carità non può essere una questione di soldi! Marina e Alessio Il sinsonte è un piccolo uccello diffuso a Cuba, che canta imitando la voce dei suoi simili. SEMI DI PACE ha scelto il il suo nome per un progetto a sostegno dei bambini, delle ragazze madri e degli anziani dell’Isola. Ci sembra che San Gregorio VII potrebbe mutuarne il nome e fare delle prove di canto …, per parlare al Signore con la voce dei parrocchiani di Sant’Antonio. A proposito di catechesi Se chiedessimo: « Chi celebra la Santa Messa ? », i più sicuramente risponderebbero: « È il acerdote che celebra, noi assistiamo ». Ma non è così, perché è tutta l’assemblea presente che celebra l’eucaristia; il sacerdote presiede e l’intera assemblea forma il sacerdozio comune. Tutti i battezzati sono dunque chiamati a parteciparvi in modo attivo e consapevole; tutti insieme. È il popolo di Dio che, riunito fisicamente e unito spiritualmente nella fede, forma l’immagine della Chiesa radunata nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ed è per questo che iniziamo sempre con il segno della Croce, che va fatto con consapevolezza, in modo ampio e corretto. Se riuscissimo a essere consapevoli dell’importanza che ognuno di noi ha nella celebrazione eucaristica, non arriveremmo all’ultimo momento, ma con qualche minuto di anticipo per avere il tempo di raccoglierci in preghiera al fine di allontanare dalla nostra mente preoccupazioni, problemi e distrazioni, e prepararci a vivere un momento tanto sacro. Maretta Le « coincidenze » hanno un senso? Generalmente si pensa di no, è il nostro pragmatismo che ce lo impone: « una coincidenza è fortuita … mancherebbe altro che dessimo importanza a queste cose ... ». La redazione di Noi … Chiesa in Cammino, osa l’interpretazione delle coincidenze. Avevamo appena incluso in questo numero ciò che Maretta ha scritto, ed ecco che ci giunge in redazione una lettera da parte di Àrtemis , nome greco come le sue origini. Àrtemis ha ricevuto il battesimo la Notte di Pasqua 2013. Maretta e Àrtemis, una sintonia non programmata. Se questa non è una coincidenze da meditare, che altro potrebbe essere ? Un caso fortuito ? Forse, ma a noi piace pensarla diversamente. Il messaggio di Gesù è bellissimo, è una forza che guida e sorregge i pensieri e le azioni, nella direzione giusta, anche quando come 11 inevitabilmente accade, incontriamo delle difficoltà. Mi accorgo della presenza di Gesù in tutte le mie giornate, perché qualsiasi cosa mi capita mi chiedo come affrontarla seguendo il suo messaggio. Soprattutto quanto, come inevitabilmente capita, commetto degli sbagli e mi accorgo di essere così lontana dal giusto, e allora mi ricordo una parola, che viene sempre ripetuta a messa: " perdono". Perdono quando subiamo un torto, perdono quando facciamo un torto. Mi sento a casa mia quando sono in Chiesa, nella mia Parrocchia, e mi sento tra le braccia del Signore perché so che mi accoglie nonostante i miei errori, e con il suo messaggio mi porta a perdonare me stessa e a perdonare e capire chi sbaglia nei miei confronti, e subito mi sento sollevata. È' un messaggio che ti avvicina agli altri, potentissimo, che educa il tuo pensiero ed il tuo animo, non ad essere perfetti, ma a comprendere che nelle difficoltà della vita, abbiamo una forza interiore che può aiutarci e avvicinarci come fratelli. Per me questa è la fede. Questo è il senso della vita. Nonostante queste parole, mi sento continuamente in difetto, so di non fare abbastanza per la mia famiglia, per le amicizie, per chi amo... e sento ancora che rispetto a quello che potrei fare faccio molto poco. Però ci sono giorni bellissimi in cui scopro che Gesù è entrato concretamente nella mia vita, ad esempio, quando riesco a non arrabbiarmi per cose che prima mi facevano arrabbiare, o a fare io il primo passo per parlare con una persona, anche se penso che ha fatto un torto nei miei confronti. Gesù mi indica sempre la strada, anche quando poi non riesco per la mia debolezza, a seguirla, perché per essere giusti ci vuole grande forza. Devo ringraziare tutta la mia Parrocchia per avermi dato una casa, in cui posso rifugiarmi e trovare conforto, amore e amicizia. Devo ringraziare Roberto, perché ogni settimana aspettavo con ansia il martedì per poter ascoltare le sue parole, e sentire il suo affetto mentre mi preparava alla mia nuova nascita. Aveva al suo seguito due catecumeni adulti, io e Lapo, entrambi nati nel 1977, ma ancora nascituri per il Regno di Dio. Roberto una volta ci disse che il battesimo era come un bambino, che era affidato nelle nostre mani e alle nostre cure, e dovevamo farlo crescere con amore e dedizione fino a farlo diventare sempre più grande. Non è un caso che i nostri nomi sono stati scritti sul Libro della Vita prima di giungere al sacramento, perché con esso ci è stata regalata una nuova vita. La nostra nuova vita da cristiani. Mentre scrivo sto pensando a quando facciamo il segno della croce, e diciamo "nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo"...e penso che in effetti quando vado in chiesa sento di entrare nella casa di mio Padre, che mi insegna a vivere e mi perdona per i miei peccati, quando sono sola con me stessa incontro il figlio, Gesù, che è dentro di me e mi cerca il mio amore senza mai arrendersi, e io devo curarlo come un bambino che cresce dentro di me; e sempre, da questo incontro, rinnovo il mio Spirito nella mia vicinanza a ciò che sento veramente il mio cammino. Non nascondo che ci sono momenti in cui, come accadeva prima del battesimo, mi abbandono allo sconforto e non sono capace nemmeno di chiedere aiuto. Ma, appena mi sento meglio, so che Gesù era lì con me, anche in quei momenti. Quando sei al buio, è importante sapere che esiste la luce, e che spesso basterebbe aprire gli occhi, per accorgersi di quanta luce ci circonda, e che tutti abbiamo bisogno di amore e di essere amati, e di sentirci protetti. E cerco di ricordarmelo soprattutto quando mi accorgo che una persona aspettava un mio cenno o una mia parola per essere più felice. E chi mi conosce sa quante volte manco anche in piccole cose, ma tanto importanti, e spero di avere il suo perdono. Il mio libro preferito ora è il Vangelo, l'ho messo sul tavolo della cucina, e ogni tanto lo apro prendendo una pagina a caso e leggo un passo, e mi sento in contatto con la parte migliore di me. Àrtemis La Redazione di Noi … Chiesa in cammino dà il benvenuto ad una nuova aggregazione parrocchiale, il GRUPPO DEI MINISTRANTI, forse meglio noti come CHIERICHETTI. I nostri auguri più affettuosi a questi piccoli « chierici », che in ogni celebrazione ci ricordano le parole di Gesù: sinite parvulos venire ad me, « lasciate che i fanciulli vengano a me ». Buon servizio, piccoli amici, e congratulazioni per la formazione e le attività che vi proponete di realizzare! 12 FAMIGLIA CREDO IN TE: PERCHÉ? Festa della Famiglia 2013 Il mese di maggio scorso è stato caratterizzato in parrocchia dall’annuale FESTA DELLA FAMIGLIA, un appuntamento ormai tradizionale. Sarebbe superfluo scriverne la cronaca, specie per i lettori che vi hanno partecipato. Molto più attuale è invece leggere le ragioni che hanno motivato la scelta del tema della festa di quest’anno 2013. Le riflessioni che seguono non hanno perso la loro immanenza e richiamano tutti noi a non dare nulla per scontato quando si tratta di vivere in comunione. 1 Quando ci è stato dato l'incarico di organizzare la festa della Famiglia, la prima cosa che ci siamo domandati è stata: " quale famiglia vogliamo chiamare a far festa? Cosa vuol dire far festa? Esiste una sola famiglia da celebrare?" Poi ci siamo guardati intorno, non lontano, ma vicino, molto vicino, tra i nostri amici più intimi, i nostri familiari e, in un attimo, abbiamo capito quale messaggio volevamo comunicare con questa festa. Nell'Anno della Fede, la famiglia, in tutte le sue forme, riconosciute, non riconosciute o ricostituite, si proponeva come punto nodale e stimolo per noi tutti (laici e religiosi) aprendo all'interrogativo di sempre: si può vivere serenamente la Fede anche quando la Parola di Dio e, per essa, la dottrina della Chiesa pone dei limiti a chi non vive il matrimonio secondo i Sacramenti? Ecco cosa volevamo dire con quei “Percorsi Interrotti”, che non è detto che lo siano o che lo siano per sempre o, ancora, che dagli stessi non possano nascere nuove e più forti unioni. Ecco perché "Famiglia credo in Te": comunque tu sia, sei sempre una risorsa e una ricchezza irrinunciabile per tutti. Questo abbiamo cercato di comunicare con la festa della Famiglia 2013, lo abbiamo espresso nella Tavola Rotonda, lo abbiamo celebrato nelle solennità delle SS. Messe con il nostro parroco Padre Paolo e S.E. Mons. Fisichella, che lo hanno ribadito con affetto e convinzione nelle loro omelie. Ma abbiamo voluto anche molto giocare con queste bizzarre famiglie. Le abbiamo trascinate quasi a forza in un piccolo torneo di calcetto dove è stata la bravura dei figli, questa volta, a compensare i padri, improbabili e goffi giocatori tutti da ridere! Le abbiamo volute accarezzare con una serata all'insegna della musica JAZZ (con l'Orchestra dell'Accademia Romana di Musica) che lentamente e piacevolmente li ha fatti anche danzare. Le abbiamo volute incantare con le illusioni notturne di Remo Pannain, catturando gli sguardi anche dei grandi che, lì imbambolati, con la bocca aperta, eterni bambini, ancora si domandano: "ma come ha fatto??" Insomma questo è quello che cercavamo di dire. Non sappiamo se ci siamo riusciti ma importante è stato tentare.!! Alessio e Marina Separati, divorziati, unioni di fatto: tutte situazioni che ci interrogano su come essere una grande famiglia nella Chiesa accogliendo tutti, senza al contempo rinnegare la nostra fede. Siamo convinti che il matrimonio sia come un percorso di montagna: a volte, in salita, ti manca il fiato e non hai la forza di guardare avanti per non vedere quanta strada hai ancora da fare. Ma se ti concentri sui singoli passi affrontandoli uno ad uno arrivi talmente in alto da godere di un panorama così immenso da riempirti gli occhi e il cuore. Altre volte però non si riesce ad andare avanti, vuoi per oggettive difficoltà che sembrano insormontabili, vuoi per problematiche legate a nostre debolezze caratteriali, oppure per l’incapacità di rinunciare, a volte, ai nostri piccoli “spazi”. Quando tutto ciò conduce ad una frattura non ricomponibile il pericolo è di sentirsi e di far sentire solo l’altro. Abbiamo quindi cercato insieme di capire come poter vivere, il più serenamente possibile, la Fede all’interno della Comunità la quale come madre generosa, in un misterioso intreccio di imperfezioni e carismi, ci permette sempre di trovare il nostro posto. 1 Consulta anche il nostro sito: www.sangregoriovii.org Sul sentiero di San Francesco Gli ultimi due Papi, sia il Papa emerito Benedetto XVI, che Papa Francesco sembrano avere come punto di riferimento la grande figura di S. Francesco e il francescanesimo. Oggi, che il dialogo interreligioso è diventato patrimonio comune e irrinunciabile, San Francesco può aiutarci a capire che si può dialogare autenticamente rimanendo fermi nella verità dell’annuncio cristiano. San Francesco, infuocato dall’ardore della carità, che lo spingeva a emulare la gloria e il trionfo dei santi martiri, e animato dalla speranza di poter realizzare il sogno di essere l’intrepido soldato di Cristo, stimolato dal desiderio di poter dare la sua vita per Lui, partì con un compagno di nome Illuminato, per incontrare il Sultano, in terra babilonese. All’inizio del viaggio, incontrarono due pecorelle, e il Santo si rallegrò e disse al compagno:« Abbi fiducia nel Signore perché si sta realizzando la parola del Vangelo: Ecco, vi mando come agnelli in 13 in mezzo ai lupi». Presto si imbatterono nelle sentinelle del Sultano che, minacciandoli di morte, li incatenarono e li condussero dal Sultano, che cominciò a indagare da chi e a quale scopo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco rispose che non da uomini, ma da Dio Altissimo era stato inviato per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. A lungo predicò al Sultano il “Dio Uno e Trino e il Salvatore Gesù Cristo, con tanta costanza di anelito e di cuore, con tanta forza e fervore di spirito, da far vedere che si stava realizzando in lui la promessa del Vangelo Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire”. Il Sultano, ammirato dal fervore e dalla virtù di quell’uomo, lo pregava di restare presso di lui, ma la condizione posta da Francesco era che lui e il suo popolo si convertissero a Cristo e questo il Sultano non poteva accettarlo perché non disposto ad abbandonare la legge di Maometto. Alloro gli offrì denaro e beni materiali, che l’uomo di Dio, Francesco, rifiutò perché non alla ricerca di beni terreni era stato inviato, ma per la salvezza delle anime. Il Sultano, benché non volesse passare alla fede cristiana, o forse non osasse per timore di una sedizione popolare, gli offrì molti doni da distribuire ai cristiani poveri e alle chiese, a salvezza dell’anima sua. Francesco, volendo restare libero dal peso del denaro e non vedendo nell’anima di quell’uomo la radice della vera pietà, non accettò al’offerta e ripartì senza realizzare il suo sogno. Altre due volte Francesco si recò nella terra degli infedeli, la terza volta a prezzo di molti impedimenti e fatiche, nel 1219, mentre l’esercito crociato assediava Damasco. Francesco e il suo compagno, per volontà del Signore, furono di nuovo condotti davanti al Sultano, e stando alla sua presenza Francesco con tale forza, vivacità ed efficacia parlò di Cristo Gesù e della sua fede evangelica, che ne restarono ammirati il Sultano e tutti i presenti. Il Sultano, contro il prescritto della sua legge, lo invitò a fermarsi, e diede ordine che lui e i suoi frati, liberamente potessero accedere al Santo Sepolcro, e dette anche il permesso di predicare. Avendo ormai trovato grazia presso quel re e la sua gente, Francesco lascò tra loro alcuni suoi discepoli e tornò in patria ripromettendosi di tornare ancora in quelle terre. Ma il corso della vita dell’uomo non dipende dalla sua volontà, ma solo dalla volontà di Dio e Francesco non potè più tornarvi. Il viaggio missionario di Francesco era finalizzato alla conversione del Sultano e del suo popolo. Per il Santo non si trattava di ricercare una soluzione diplomatica, o interrompere la Guerra Santa. Il suo ideale missionario era strettamente legato al desiderio del martirio, convinto come era, che non tanto le parole, quanto il sacrificio della vita, valesse a convertire, come Cristo ci ha redenti con il suo sangue, non con le parole. Con il Concilio Vaticano II, il dialogo interreligioso è diventato una delle preoccupazioni del magistero della Chiesa. Questa strada tracciata dal Concilio soffre, come ogni iniziativa umana, di sbavature, percorsi scorretti, spesso di esagerazioni, di sincretismo, di condannabili rinunce a proclamare senza equivoci il Messaggio di Cristo, o di facili cedimenti riguardo alla verità della fede e della morale cristiana. Tutto ciò che l’uomo fa è perfettibile, ma il Concilio ha indicato nel dialogo sincero e corretto, l’unica via percorribile, anche se l’altro non vuole dialogare con noi. I viaggi di Francesco verso gli infedeli possono essere letti in chiavi diverse. Da essi emerge tuttavia la vocazione missionaria del Santo, forte, inequivocabile, sostenuta dalla sua volontà di emulare Cristo nel martirio. La famiglia francescana ha colto molto bene questo messaggio, e i Francescani hanno avuto schiere gloriose di martiri in ogni tempo e in ogni luogo, dove ardeva la persecuzione per Cristo e per la Chiesa. Se di dialogo si parla, si parla anche di pace, e in pace Francesco ha steso la mano al Sultano. Voleva convertirlo, ma non lo sentiva nemico, voleva convincerlo, ma non disprezzarlo. Era come se, agli albori dell’XI secolo, Francesco parlasse il linguaggio conciliare del secolo XX: dialogare autenticamente, veritas in caritate, Oggi colpiscono la freschezza e la spontaneità di Papa Francesco, che richiamano l’insegnamento del Santo di Assisi in terra di Damasco: mite; ma determinato di fronte a uomini di altre fedi, egli ci invita a dialogare senza cadere in atteggiamenti di indifferenza nei confronti della verità, o di attenuazione dell’annuncio cristiano. L’essere uomo di pace, di tolleranza e di dialogo, deve nascere sempre dall’esperienza di Dio-Amore. E noi ? Noi dovremmo meditare San Francesco, il Concilio e Papa Francesco per escludere dai nostri comportamenti irruenza, condanna, ignoranza, rifiuto … Il miglior modo che abbiamo di dimostrare di aver imparato la lezione dell’Amore di Dio per noi. Maretta Avviso Opera di Pericle Fazzini, l’Artista che ha eseguito la Resurrezione di Cristo per l’Aula delle Benedizioni in Vaticano, il Crocefisso pensile sospeso sull’Altare Maggiore di San Gregorio VII Papa, è pregevole abbellimento, e sintesi di fede. Suggerisci al Parroco sponsor o privati sensibili alla preservazione dell’arte sacra, da interpellare per un finanziamento ! Il tempo ha deteriorato l’opera, che rischia di essere irrimediabilmente danneggiata. Il Parroco e il Consiglio Pastorale di San Gregorio VII hanno iniziato le procedure per il suo restauro. La Sezione Arte Sacra del Vicariato ci assisterà per ottenere i permessi della Soprintendenza dei Beni Artistici del Lazio. Il restauro, che prevede una spesa di circa 30.000,00 Euro, dovrà essere effettuato con l’installazione di un ponteggio. Partecipa anche tu con un’offerta alla raccolta di fondi. Preservare è un obbligo per chi verrà dopo di noi ! Intervista La Signora Daniela Tagliaferri, cassiera presso il supermercato Carrefour del nostro quartiere, ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande di Noi … Chiesa in cammino. Abbiamo conosciuto così una persona attenta e responsabile, che interpreta e vive il suo lavoro esercitando la tenerezza, con senso di responsabilità per quel poco che tutti noi possiamo fare per migliorare la qualità dei rapporti umani. Ringraziamo Daniela per la sua disponibilità, e per aver umanizzato con le sue risposte il frettoloso e quotidiano transito di molti di noi davanti alla sua cassa. Domanda: Cosa pensa del suo lavoro ? - La sua rapidità meccanica, le pesa ? Risposta: Ritengo sia necessaria una premessa. La mia esperienza lavorativa, prima di iniziare quella di cassiera presso l'azienda Carrefour, è stata quella di agente di viaggio. Si basava nell'organizzare i viaggi dei miei clienti, tenendo conto delle loro esigenze e desideri. Dico questo per sottolineare che ho sempre lavorato a contatto con il pubblico e confermo che, anche in un’era tecnologica come questa, il mio lavoro mi dà la possibilità di coltivare un rapporto umano. Oggi, per situazioni e circostanze mutate, svolgo un’attività che spesso si rivela un po’ pesante, ma allo stesso tempo scandisce il mio quotidiano di persona sola. Per ciò che riguarda la rapidità meccanica, basata esclusivamente sulla massima concentrazione, non nego che sia un po’ stressante, ma al contempo si rivela un toccasana per mantenere riflessi pronti, considerando che non sono più una giovincella. Domanda: Dovendo fare una statistica, quante persone le sorridono e la ringraziano quando lasciano la cassa? Risposta: Debbo riconoscere, a parte qualche soggetto veramente difficile, di rivolgermi ad una clientela abbastanza gentile. Per i ringraziamenti nel congedarsi parlerei di un 40% … Domanda: E lei stessa come reagisce davanti agli anziani, ai diversamente abili, ai poveri e ai ricchi, agli squilibri della società ? Risposta: Se mi è consentito, ho sempre pensato che SIAMO NOI a determinare il comportamento degli altri. Un comportamento ancora più paziente, a volte caritatevole, lo riservo alla categoria debole: anziani e disabili, che aiuto spesso a riempire la busta della loro faticosa spesa. Tutto ciò sempre con semplicità, senza condiscendenza, come se aiutarli facesse parte del mio normale lavoro. L'anziano è contento se gli regali un sorriso. Il disabile va messo a proprio agio, cercando di instaurare con lui un minimo di complicità, senza esagerazioni, mostrando gentilezza, ma anche “normalità” per non accentuare i suoi limiti. Quando non sono al lavoro, con un’offerta cerco di 14 aiutare il povero a mangiare un panino. La ricchezza, là dove esiste, ognuno di noi l'ha dentro di sé. Domanda: Cosa raccomanderebbe alla nostra parrocchia ? Risposta: Penso che il principale compito della parrocchia nel sociale sia quello di essere una specie di Associazione rivolta alle persone che hanno bisogno di aiuto, che organizza incontri settimanali dove ognuno si racconta, si confronta ed esprime il proprio disagio, spesso causato dalla solitudine – una condizione che dilaga sempre di più e, a mio parere, non può essere sottovalutata – oppure momenti di convivialità, anche con una partecipazione modesta, ad esempio una merenda, una gita fuori porta ecc. Nei casi più difficili, come le persone dedite all’alcol che, mi creda, sono numerose, o le persone afflitte da grave depressione, l’Associazione parrocchiale può creare un collegamento o più semplicemente allertare la ASL di competenza per avvalersi dei Servizi Sociali. Quest'ultimo compito, me ne rendo conto, può essere molto, molto difficile! Daniela Sul tema della « tenerezza » : La tenerezza è la forza più umile, eppure è la più potente, per cambiare il mondo […] L’attitudine alla tenerezza è un’esigenza incancellabile dell’animo nobile e grande e una componente costitutiva per una piena realizzazione dell’umanità della persona. Una persona non può dirsi adulta se non si sforza di acquisire questo modo di essere e di sentire che la rende affettuosa, rispettosa, capace di meravigliarsi di fronte al cosmo e alla vita, sinceramente partecipe delle gioie e delle sofferenze di tutti. Lino Pedron Per approfondire Lino Pedron, sacerdote dehoniano, è stato parroco, responsabile di movimenti e gruppi ecclesiali, e ha animato l'Associazione "Proposta Cristiana" [per saperne di più: proposta.dehoniani.it] 15 Un sondaggio I sondaggi sono di moda, e ne azzardiamo uno anche noi. La diffusione di Noi … Chiesa in cammino è iniziata nel 2009. Il questionario che sarà distribuito in questo mese di ottobre, è una verifica della strada percorsa, per fare meglio e di più. Ci auguriamo che le vostre risposte siano numerose e la Redazione vi ringrazia sin da ora. La nostra comunità … in Cammino Ricorrenze importanti Il calendario parrocchiale per il mese di ottobre 2013 è scandito da vari eventi importanti : - La celebrazione della festa di San Francesco [la preparazione, cioè il triduo, 1-3 ottobre , che si conclude con il Transito, cioè la commemorazione della morte del Santo, la solennità della festa , 4 ottobre]; il 6 ottobre il Santo Bambino dell’Aracoeli sarà esposto tutto il giorno nella nostra chiesa; domenica 13 ottobre avrà l’inizio l’Anno Pastorale, con la Messa delle ore 10, che segnerà anche l’inizio dei corsi di catechismo in preparazione della cresima e della prima comunione; il 23 ottobre una messa solenne, officiata dal Vice Gerente della Diocesi di Roma, riunirà presso di noi i Ministri Provinciali OFM di tutta Europa; il 24 ottobre inizierà l’Adorazione eucaristica del Giovedì. Cercheremo di tenervi informati. La Parola di Dio di questa domenica contiene anche una parola di Gesù che ci mette in crisi, e che va spiegata, perché altrimenti può generare malintesi. Gesù dice ai discepoli: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51). Che cosa significa questo? Significa che la fede non è una cosa decorativa, ornamentale; vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione, come se fosse una torta e la si decora con la panna. No, la fede non è questo. La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita, e Dio non è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo, Dio è amore, e l’amore è positivo! Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto, ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34). Papa Francesco All’Angelus di domenica 18 agosto 2013 Il Fonte Battesimale Il Buon Pastore Ravenna, Mausoleo di Galla Placidia Dal mese di dicembre 2012 abbiamo detto arrivederci a: Amedeo, Carlo, GiovanBattista, Ernesto, Luigi, Maria Cristina, Gaetana, Caterina, Gaetano, Massimo, Remo, Liliana, Margherita, Josef, Giuseppe, Moritz, Margherita, Caterina, Giusi, Gemma, Giuseppina, Antonio, Maurizio, Vera, Lucia, Nando, Antonio, Maria Carmela, Luisa, Lidia, Giuliana, Mauro, Filomena, Elena, Maria Antonietta, Giuseppina, Goffredo, Elena, Giovanni, Fausto, Mario, Arturo, Elio, Domenico, Antonio, Bernardetta, Rosa, Tosca, Renato, Adriano, Vincenzo, Adriana Bruna, Giacomo, Vittorio, Mario. Dal 24 novembre 2012 abbiamo dato il benvenuto ai seguenti parrocchiani che hanno ricevuto il battesimo: Davide, Gioia, Mareine, Valerio, Alessio Renato, Arianna, Mario, Paola, Chiara, Gabriele Raffaele, Miriam, Margherita, Emiliano, Matteo, Manuel, Adriano, Valentina, Francesco, Sofia Chloè, Lapo Salvador, Artemis, Giacomo, Francesca, Sophie Valeria, Gabriele, Livia, Valerio, Filippo, Davide, Elena Gabriele, Elia, Beatrice Vittoria, Luca, Ginevra, Tommaso, Arianna, Angelica, Vincenzo Maria, Francesco Maria, Roberta, Raul, Elisa. Nel mese di maggio 2013, 43 bambini hanno ricevuto la Prima Comunione 22 ragazzi e 13 adulti hanno ricevuto la Cresima 16 I sostenitori di « Noi … Chiesa in Cammino » Via della Cava Aurelia, 84, Telefono:06 3938 8590 Il Cantico Hotel in Roma Oasi dell’Accoglienza Via del Cottolengo, 50 (Via Gregorio VII) Pasticceria Riccomi Ristorante La Vittoria a San Pietro Via Gregorio VII, 54/56 Tel. 06 39 37 5901 Via delle Fornaci, 15 Tel. 06 631858 Email: [email protected] Osteria dei Pontefici Dal 1959 della Famiglia Maggi Via Gregorio VII, 53 Tel. 06 6352 06 fax. 06 3937 8219 Email: [email protected] Parrucchiere - Estetica Tricologia di Michela Risoli Via Gregorio VII, 60 Tel. 06 634951 Tipografia CARNICELLA Stampa rilievografica-offset-tipograficadigitale Via Domenico Silveri, 28 00165 Roma Tel. 06 39376409 - Fax 06 45428549 dei F.lli Zarfati, s.n.p. dal 1960 Tutto per la Casa di Cinzia Perelli Via San Silverio 37 Tel. 06 633202 nuova sede: Via della Stazione di San Pietro, 27 Tel. 06 63 43 07 Abbigliamento donna di Fausta Gandolfi Via Gregorio VII, 48 Tel. 06 63 80 734 « Noi ... Chiesa in cammino » è pubblicata quattro volte l’anno. I numeri sono riprodotti in fotocopia. La pubblicazione è distribuita gratuitamente, tuttavia, per coprire le spese di riproduzione, è possibile contribuire con un’offerta libera. La generosità di chi ci legge e dei nostri sostenitori ci permetterebbe di aumentare il numero delle copie per una maggiore diffusione di « Noi ... Chiesa in Cammino ». Grazie a tutti i nostri lettori !