Agrifoglio

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Agrifoglio
Agrifoglio - Notiziario regionale di agricoltura sostenibile - nuova edizione
Numero 43 del 8/01/2015
Giovedì 8 gennaio 2015 - Anno IX - nuova edizione
Agrifoglio
Notiziario regionale
di agricoltura sostenibile
n. 43
“Alsia Basilicata”
è anche su
a cura
dell’Agenzia Lucana di Sviluppo
e di Innovazione in Agricoltura
Carta e penna
In questo numero
di Sergio Gallo
DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Dopo una lunga pausa, riprende Agrifoglio,
grazie al rodaggio nel frattempo realizzato
col Notiziario di agricoltura integrata
“...Una soluzione definitiva? E chi
può dirlo? L’Alsia probabilmente
evolverà ancora, e occorrerà
trovare assetti sempre più
funzionali,
a
vantaggio
dell’utenza...”. Con queste
parole avevo commentato
nell’editoriale del numero 39 di Agrifoglio, l’ultimo da
me diretto, la decisione dell’Agenzia di affidare ad altri
la direzione responsabile della rivista. Pubblicata poi per
altri 3 numeri fino al 42. Quindi una “pausa”, mentre si
sperimentavano altri strumenti divulgativi, pur nelle
difficoltà della persistente gestione commissariale.
Tra questi strumenti, l’utilissimo Notiziario di
agricoltura integrata, realizzato nel 2014 dal gruppo
dei tecnici dell’Agenzia che curano la Difesa
integrata. Un prodotto che da “semplice” bollettino
ha assunto una consistenza ben più marcata, tanto
da avere bisogno di diventare una rivista.
Da quella riuscita esperienza, e dalle opportunità
offerte dal progetto DITRIA con il quale la Regione
Basilicata, con fondi della Misura 111 - Azione B - del
POR 2007-13, ha finanziato alcune attività divulgative
dell’Agenzia, è nata l’idea di ripartire con Agrifoglio
affidandone nuovamente a me la direzione. Insieme
all’idea di rilanciare in modo coordinato tutte le
attività divulgative dell’Agenzia, arricchite dal ruolo
prezioso del Centro Ricerche Agrobios, ora dell’Alsia.
C’è un tempo per ogni cosa, e quindi in questa
nuova edizione abbiamo privilegiato i contenuti rispetto
 BOLLETTINO AGROMETEOROLOGICO
 COMMENTO CLIMATICO 2014
 AGRICOLTURA BIOLOGICA
Nuovo canale commerciale per cereali bio
 NOTE TECNICHE
Sistri, attesa proroga per il 2015
Progetto Award sui rifiuti plastici
 APICOLTURA
Approvato manuale anagrafe apistica
 SPECIALE POTATURA INVERNALE
L’allevamento del Pesco a “vaso ritardato”
La potatura dell’Olivo
La carie del legno dei fruttiferi
Potatura e controllo fitosanitario dell’Olivo
 PUNTO PAC
Il greening dal 2015
 AGGIORNAMENTI NORMATIVI
Nuova classificazione agrofarmaci
 LE GIORNATE DELLA TRASPARENZA
 BOLLETTINI FITOSANITARI
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alla forma, optando per un prodotto essenziale, più
facile da distribuire e più economico. Non più Agrifoglio
cartaceo, allora. Anzi, a breve sempre più digitale.
Ad affiancarmi in questa nuova avventura, tanti
bravi tecnici e divulgatori. Non potrà esserci
Vincenzo Laganà, cofondatore
della rivista,
scomparso da poco più di un anno. A lui, infaticabile
colonna di Agrifoglio e di tante altre attività
comunicative, dedico questi nostri nuovi sforzi.
Si riparte col numero 43. Come per tradizione,
Agrifoglio sarà aperto ai contributi di esperti non
solo dell’Agenzia. Un luogo di scambio, dove
ricercatori, imprese, istituzioni e tecnici, potranno
contribuire a rendere l’agricoltura lucana realmente
sostenibile.
A cura dell’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura
Numero 43 del 8/01/2015
Agrifoglio - Notiziario regionale di agricoltura sostenibile - nuova edizione
Bollettino Agrometeorologico Regionale
ANALISI CLIMATICA E PREVISIONI METEO
a cura del Servizio Agrometeorologico dell’Alsia *
Con dicembre è arrivato l’inverno. Infatti, dal buon soleggiamento e valori
giorno 8, e per tutto il mese, numerose perturba- termici pressoché nella norzioni spesso di origine Balcanica, hanno investito la ma, tanto che le massime
regione causando un deciso peggioramento del hanno superato anche i 15°C
tempo e di conseguenza un rapida discesa delle in molte località.
temperature rispetto al mite novembre.
Quindi le precipitazioni,
Con la ondata di freddo
nel periodo
dell’Immacolata, le minime sono
in
esame
Nei prossimi giorni
rimaste sopra lo zero in quasi
esse
non
temperature miti
tutte le località, oscillando dai
sono state
3/5°C nelle aree più calde agli
particolargrazie all’anticiclone
1/3 °C delle aree interne.
mente abdelle Azzorre
Più intenso invece, è stato il
bondanti,
freddo
degli
ultimi
giorni
eccetto
il
dell’anno; le minime ovunque sono scese sotto lo giorno 28, quando una perzero, con punte di oltre –7°C nelle aree più interne turbazione Atlantica associaed in quota (Laurenzana, Brindisi di M., Sarconi, ta a forti raffiche di vento ha
Villa D’Agri, Viggianello etc.), mentre nel Materano, fatto registrare oltre 20 mm in molte località. InfiAlto Bradano e Senisese le minime sono scese fino ne, le piogge di fine anno che sono state a carattea –5°C. Punte di oltre –4°C sono state registrate il re nevoso a quote superiori ai 400 m.
31 nel Metapontino. Per i dettagli consultare i bolConsiderata la complessa orografia regionale,
lettini settimanali.
maggiori dettagli sono contenuti nei bollettini agroDa segnalare che nella parte centrale del mese meteorologici
zonali
pubblicati sul
canale
ci sono state giornate relativamente miti, con un “Agrometeorologia” del sito www.ssabasilicata.it.
LE PREVISIONI METEO
(fonte www.ilmeteo.it)
Fino a sabato 10 si prevede
bel tempo e temperature in rialzo
ovunque grazie al campo di alta
pressione favorito dall'anticiclone
delle Azzorre.
In particolare le temperature
diurne raggiungeranno i valori
massimi di 15/18 °C in molte
località.
I modelli matematici prevedono un temporaneo peggioramento da lunedì, in quanto una perturbazione atlantica spostandosi
verso est, farà rientro sull’Italia
meridionale apportando piogge e
neve in quota.
La prevista riduzione delle
temperature non sarà particolarmente intensa e quindi i valori
* Emanuele Scalcione, Pietro Di Chio
[email protected], 0835.244365
[email protected], 0835.244.391
termici scenderanno di poco rispetto alle medie stagionali.
Nei giorni seguenti, almeno
fino a metà del mese, si prevede
un generale rafforzamento del
campo di alta pressione con bel
tempo e temperature nella norma su tutta l’Italia.
Ne consegue un generale miglioramento.
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Nota Tecnica
COMMENTO CLIMATICO DELL’ANNO 2014
di Emanuele Scalcione* e Pietro Di Chio**
L’anno appena trascorso è stato il più caldo dal
1800, con numerose anomalie climatiche che
hanno avuto effetti importanti sulla produzione
delle tipiche colture mediterranee. In questa nota,
l’attenzione sarà posta su quanto è accaduto in
Basilicata confrontandola con gli scenari nazionali
elaborati da Michele Brunetti dell'Isac-Cnr,
responsabile della Banca dati climatologica.
In generale, l’anno 2014 può essere così
sintetizzato:
- inverno caldo e piovoso
- primavera fresca e piovosa;
- estate fresca e piovosa;
- autunno caldo e piovoso.
La stagione invernale
Il 2014 sarà ricordato
può essere definita
per essere stato
“anomala sia dal
l’anno più caldo
punto di vista termico
dal 1800
e per le numerose
che pluviometrico”, in
anomalie climatiche
quanto è risultata tra
con effetti importanti
le più calde degli
sulla produzione delle
ultimi due secoli e
tipiche colture
con una eccezionale
mediterranee
piovosità.
Per quanto riguarda la temperatura, tutti i mesi sono
stati più caldi della norma, specie febbraio che è
Figura 2 - Anomalia termica di gennaio e febbraio 2014
risultato
ampiamente
sopra
media,
con
un'anomalia di +2.5 °C rispetto al periodo
convenzionale
di
riferimento
(1971-2000),
Figura 1 - Anomalia termometrica inverno 2014
risultando così il secondo febbraio più caldo dal
1800 ad oggi dopo quello del 1990. A questa si
devono aggiungere le anomalie, sempre positive,
di dicembre e gennaio, rispettivamente con +0.8 e
+2.1°C.
Questa
situazione
complessiva ha posizionato
l’inverno 2014 al secondo
posto tra le stagioni più
calde da quando si fanno le
rilevazioni
termometriche,
con
un'anomalia
complessiva di +1.8 °C,
(fonte Isac-Cnr, fig.1).
Nella fig. 2 si evidenzia
l’anomalia
termica
registrata dalla stazione di
Metaponto.
Segue =>
* Responsabile Servizio Agrometeorologico Lucano, ALSIA
* U.O. Consigli per l’irrigazione , ALSIA
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Altra importante anomalia di questo inverno, è
stata la pioggia.
A livello nazionale, abbiamo avuto +62% di
precipitazioni rispetto alla media 1971-2000; quindi
l’inverno 2014 è tra i primi 15 anni più piovosi della
storia (fonte Isac-Cnr, fig. 3). C’è da dire che la
pioggia è stata molto più abbondante e violenta al
nord che al sud Italia (circa il doppio dei
millimetri).
In tutti i casi, in Basilicata, il surplus
pluviometrico è stato considerevole ed ha avuto
una variabilità geografica elevata.
Figura 3 - Anomalia pluviometrica inverno
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Le zone con maggiore piovosità sono state il
versante tirrenico e l’alta valle dell’Agri con punte
di + 150% rispetto alle medie mensili, mentre nel
Materano e Metapontino il surplus è stato più
contenuto (circa il 20%). A proposito del surplus
pluviometrico regionale, è necessario ricordare che
nell’autunno 2013 nel Metapontino, Materano e
aree limitrofe ci sono state due alluvioni (6/7
ottobre e 30 novembre/2 dicembre) che non sono
state considerate in questa nota.
Nei successivi mesi primaverili, il trend della
temperatura è stato sempre positivo, in quanto sia
in marzo che aprile abbiamo avuto lunghi periodi
con valori sopra media. A livello nazionale
l’anomalia termica è stata rispettivamente di
+1.49°C e 1.84°C; in maggio invece, a causa di
alcune ondate di aria fresca il trend positivo si è
interrotto, cumulando un lieve deficit termico
(-0.1°C). A livello regionale, nel bimestre aprilemaggio ci sono state 4 ondate di aria fresca: dal 16
al 18 aprile, dal 1 al 7, dal 15 al 18 e dal 28 al 31
maggio. Durante questi giorni, nelle aree più calde
della regione (Metapontino, Materano e Lavellese)
la temperatura minima è scesa anche sotto i 5°C e
gli scarti della temperatura media dai valori
stagionali (16/18°C) sono arrivati fino a -5/7°C,
mentre le massime sono state sempre < 30°C
(fig. 4). Per quanto riguarda la pioggia invece,
dopo la flessione di marzo (-50% dalla media),
essa è tornata prepotentemente alla ribalta Segue =>
Figura 4 - Anomalia termica di maggio 2014
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in aprile, con quantitativi abbondantemente
superiori alla media mensile. Le aree più colpite
sono state il Metapontino, Materano e il Lavellese
con punte massime di 190 mm in 10 giorni di
pioggia (fig. 5).
Figura 5 - Anomalia pluviometrica aprile 2014
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la nostra penisola e durati solo alcuni giorni.
Quindi veramente pochi sono stati i giorni con
temperature oltre i 35 gradi e praticamente mai
quelli oltre i 40°C.
Concludendo l’analisi climatologica con il
periodo autunnale, possiamo dire che esso ha
avuto una variabilità tipica delle stagioni
intermedie solo nella prima parte, perché in
settembre dopo una prima fase “fresca” ha fatto
seguito una lungo periodo terminato solo i primi di
dicembre, in cui la temperatura è stata superiore
alla media stagionale, eccetto brevi periodi (terza
decade di ottobre) a causa di intese e persistenti
correnti sciroccali. In questo periodo, le
temperature minime sono state superiori ai 10°C
anche nelle aree interne. La risultante di tutto ciò
e che a livello nazionale, novembre 2014 passerà
alla storia per essere stato il più caldo degli ultimi
Figura 6 - Anomalia pluviometrica estate 2014
Analizzando i mesi estivi, possiamo dire che per
buona parte del Sud, l’estate si è concentrata nel
solo mese di agosto. Secondo il Centro Epson
Meteo, dal 1 giugno al 31 agosto sono transitate
sull’Italia 25 perturbazioni, un numero molto
elevato rispetto alla norma, degno della stagione
autunnale. La maggior parte di queste
perturbazioni sono state molto violente e su 92
giorni del periodo abbiamo avuto 21 giorni di
pioggia al Sud, il doppio rispetto alla media
(fig. 6). Il mese peggiore in tutta Italia è stato
luglio con quantitativi di precipitazione variabili dal
doppio al quadruplo rispetto alla norma, quando
solitamente è il mese più stabile e secco.
Complessivamente in Basilicata nel periodo estivo
abbiamo avuto quantità di pioggia comprese tra i
60 mm di Metaponto ai 230 di Nemoli; ricordando
che l’elevata variabilità si è avuta per la
prevalenza di eventi temporaleschi. Pochi e brevi i
momenti con clima caldo torrido che hanno
investito il Sud: solo uno degno di nota dal punto
di vista della durata e della intensità, avvenuto
poco prima di ferragosto. Gli altri eventi fra giugno
e luglio sono stati solo dei timidi tentativi
dell’anticiclone nordafricano di espandersi su tutta
200 anni, con un’anomalia di +3.3°C sopra la
media (fig. 7, alla pagina successiva).
Da un punto di vista pluviometrico, a livello
regionale, questo trimestre e novembre in
particolare, ha fatto registrare precipitazioni molto
abbondanti che, per fortuna, sono state meno
abbondanti rispetto ad altre zone dell’Italia
(Liguria, Toscana, Piemonte, ecc.), come riportato
in figura 8, alla pagina successiva.
Segue =>
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Fig. 7 - Anomalia termometrica di novembre
2014.
Quali effetti ha avuto sulle colture questo
andamento climatico anomalo ?
Cominciamo con il calcolo delle ore in freddo,
indice di elevata importanza per la fisiologia dei
fruttiferi. Complessivamente la quantità di freddo
cumulata nell’inverno 2013/14 può essere
considerata nella norma, ma purtroppo ci sono
state importanti variazioni mensili. Infatti, nei mesi
di gennaio e febbraio i valori cumulati sono stati
molto bassi o addirittura negativi a causa del poco
freddo e molte drupacee, specie le cv ad elevato
fabbisogno in freddo, hanno evidenziato squilibri
fisiologici. Inoltre, a causa del “mancato inverno”
per molte colture c’è stato un anticipo della ripresa
vegetativa e quindi una elevata esposizione alle
gelate primaverili. Queste ultime fortunatamente
molto circoscritte e poco intense, in quanto almeno
nel Metapontino, le ondate di freddo dell’ultima
settimana di marzo e di metà aprile hanno fatto
registrare tmin di 2/3°C, mentre nelle aree interne
la temperature è scesa anche sotto lo zero. Queste
due ondate di freddo e un maggio fresco hanno
rallentato molto la ripresa vegetativa riducendo
l’anticipo fenologico cumulato nel periodo
precedente, particolarmente importante per le
primizie. Quindi, quella che sembrava essere una
buona stagione per l’anticipo di maturazione è poi
divenuta normale.
Circa l’effetto delle piogge, che come detto
anche in Basilicata sono state più che abbondanti
rispetto alla media, hanno creato allagamenti,
asfissie radicali e l’abnorme sviluppo di funghi e
patogeni in generale e tutte le colture ne hanno
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risentito. Le abbondanti piogge primaverili hanno
favorito un abnorme sviluppo di ruggini, oidio,
septoria etc., decimando fortemente la produzione
del frumento duro e azzerando quasi del tutto
quella del frumento tenero.
Anche per pomodoro, vite, olivo, agrumi,
castagno e ortaggi in generale, ci sono state forti
riduzioni di prodotto, in quanto l’andamento
climatico non favorevole (poco freddo invernale,
violenti temporali e abbondanti piogge, ritorni di
freddo primaverili, il persistente scirocco specie del
periodo autunnale) ha favorito lo sviluppo di
specifici patogeni e a messo a dura prova la
fisiologia delle colture.
In conclusione, possiamo dire che il 2014, oltre
ad essere stato l’anno più caldo di sempre (a livello
mondiale +0.68 °C rispetto alla media del
ventesimo secolo, fonte IPCC 2014), segna il record
assoluto per le temperature, superando il 2003, a
causa dell'ultimo mese dell'autunno e dell'inverno
2013-2014. Nel nuovo millennio cadono ben nove
dei 10 anni più caldi degli ultimi due secoli. Inoltre,
il 2014 sarà ricordato anche per i numerosi eventi
alluvionali che hanno colpito il centro-nord Italia.
Eventi questi, che possono essere considerati effetti
dei cambiamenti climatici che già si sono
ampiamente manifestati anche in Italia sotto forma
di aumento della frequenza di eventi estremi, di
sfasamenti stagionali, di precipitazioni brevi e
intense e di aumento dell’incidenza di infezioni
fungine e sviluppo di patogeni.
Fig. 8 - Anomalia pluviometrica di novembre 2014
Tabelle e grafici di dettaglio del commento climatico 2014,
relativi a località della Basilicata sono disponibili sul sito:
www.ssabasilicata.it/CANALI_TEMATICI/Agrometeorologia/
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Agricoltura Biologica
NOTIZIE E AGGIORNAMENTI
di Giuseppe Mele*
Nuovo canale commerciale
per cereali biologici lucani
Grazie ad un viaggio-studio
promosso dall’Alsia verso la fine del
2013, un gruppo di produttori
agricoli, in gran parte membri del
Con.Pro.Bio. Lucano (Consorzio
Produttori Biologici e Biodinamici) ha
avuto modo di confrontarsi con altre
realtà italiane biologiche tra cui le
storiche cooperative “El
Tamiso” (http://www.eltamiso.it/) in
Veneto e “La terra e cielo” (http://
www.laterraeilcielo.it/) nelle Marche.
Quest’ultima è tra le prime
cooperative italiane di produttori
cerealicoli bio in grado di chiudere
interamente la filiera, producendo e
commercializzando direttamente
cereali, pasta, farine e prodotti legati
a questi, quali la passata di
pomodoro.
La cooperativa, che da poco ha
festeggiato il suo primo trentennio di
vita, è dotata di centro di stoccaggio,
di mulino e di un impianto per la
trasformazione e il confezionamento,
oltre che di un piccolo impianto per
la tostatura del caffè o dell’orzo.
L’incontro diretto e lo scambio di
esperienze tra produttori che hanno
condiviso scelte produttive simili, che
hanno affrontato le stesse difficoltà
in contesti territoriali diversi, ha
permes so l a nas ci ta di una
interessante attività di interscambio,
basata sulla fiducia reciproca più che
sulle certificazioni ufficiali (sempre,
comunque, necessarie e
fondamentali). Una fiducia rafforzata
anche da successivi e ripetuti
incontri, tenuti in terra
lucana, con piccole
delegazioni di agricoltori
marchigiani che sono
stati
ospiti
del
Con.Pro.Bio. Lucano e
nelle aziende di alcuni
partecipanti al viaggiostudio. L’esito di questi
continui rapporti ha dato
luogo, nel 2014, anche ad un felice
scambio di quote sociali: Con.Pro.Bio
è diventato socio de “La terra e cielo”
e viceversa.
L a s c a rs a p ro d uz i o n e, i n
particolare di grano Cappelli, ed il
fabbisogno di materia prima per
soddisfare la crescente domanda bio,
ha permesso la nascita anche di
interessanti accordi commerciali. Lo
s cambio di quote s oci al i, il
gemellaggio e l’accordo commerciale
sono stati resi noti durante il
seminario sulla filiera cerealicola
biologica, del 30/04/14, tenuto
press o la facoltà di Agraria
dell’Università della Basilicata.
Nonostante la pessima annata
produttiva, qualche migliaio di
quintali di legumi e cereali sono già
stati conferiti dai produttori lucani bio
aderenti al Consorzio.
* U.O. Agricoltura biologica e Biodinamica, AASD Pantanello, ALSIA
[email protected], 327-6685489
RIEPILOGANDO
L’Agricoltura biologica è un
metodo di produzione che
non fa ricorso a mezzi chimici
di sintesi ma utilizza solamente esseri viventi, prodotti
da esseri viventi e sostanze
di origine naturale (tranne
limitati casi particolari). E’
opportuno evidenziare che
non si realizza con una semplice sostituzione di mezzi
tecnici, al posto di un prodotto di sintesi un prodotto naturale. La gestione biologica
dell’azienda deve essere in
grado di aumentarne la biodiversità, di arricchire
“l’agroecosistema” favorendo
le specie “utili” e/o quelle
ritenute “indifferenti”, cosi da
ridurre i consumi energetici
da fonti non rinnovabili, garantire un reddito idoneo anche in termini di qualità della
vita agli operatori agricoli,
tutelare la loro salute, quella
dei propri familiari e dei consumatori e, quindi,
dell’ambiente.
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Nota tecnica
GESTIONE RIFIUTI AGRICOLI
di Giuseppe Mele*
COL PROGETTO AWARD
SISTRI, OBBLIGATORIETÀ E SANZIONI:
ATTESA PROROGA PER IL 2015
Non è ancora ufficiale ma è molto probabile la
proroga di un anno. Ancora dubbi, perciò,
sull’entrata in vigore del nuovo sistema elettronico
di tracciabilità dei rifiuti (Sistri). Dovrebbe slittare
ancora l’entrata in vigore delle sanzioni previste
per chi non si è dotato del nuovo sistema di
controllo.
Si attende la decisione finale del Senato su un
emendamento che ha già ricevuto il via libera alla
Camera. Considerando i problemi lamentati finora
dagli operatori del settore e il malfunzionamento
del sistema in diversi casi, è probabile che la
proroga venga confermata anche se le richieste
sono quelle di abolizione totale del Sistri che
potrebbe essere sostituito da un altro sistema di
gestione e controllo, ma più efficace.
RIFIUTI PLASTICI DA VALORIZZARE
IN AMBIENTI AGRICOLI
Quando i rifiuti plastici non rappresentano più
un problema e possono diventare una risorsa da
valorizzare, specialmente in ambito agricolo.
Se ne è discusso a Trani in un convegno,
nell’ambito del progetto “Award” (Valorizzazione
dell’ambiente in agricoltura per uno sviluppo
locale sostenibile e competitivo), ammesso a
finanziamento nel Programma di cooperazione
territoriale europea Grecia-Italia 2007-2013, per
un importo complessivo di oltre 1.800.000 euro.
Il progetto vede quale partner la “nuova”
Provincia BAT (Barletta - Andria - Trani).
Capofila è Ifoa (Centro di Formazione e Servizi
delle Camere di Commercio), con la
collaborazione dell’Università degli Studi di Bari,
Confagricoltura Puglia, Comune di Ilida (Grecia)
e Innopolis (Centro per l’innovazione e la cultura
greca nell’ambito del
programma di
cooperazione ItaliaGrecia).
Obiettivo principale è la
tutela dell’ambiente
soprattutto in agricoltura,
attraverso la riduzione della
produzione di rifiuti plastici,
la raccolta, la selezione ed
il riciclo degli stessi
mediante lo stoccaggio in
un centro di raccolta.
Più in generale, si punta
alla creazione di una rete di
istituzioni finalizzata alla
gestione dei rifiuti agricoli
anche mediante la
sensibilizzazione
ambientale degli imprenditori agricoli e delle
pubbliche amministrazioni coinvolte, unitamente
alla sperimentazione di azioni concrete per la
realizzazione di servizi a supporto del
management del ciclo integrato dei rifiuti.
* U.O. Agricoltura biologica e Biodinamica, AASD Pantanello, ALSIA
[email protected], 327-6685489
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Apicoltura
APPROVATO IL MANUALE PER L’ANAGRAFE APISTICA NAZIONALE
di Pietro Zienna *
E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 291
del 16.12.2014 il decreto 11 agosto 2014
“Approvazione del manuale operativo per la gestione
dell'anagrafe apistica nazionale”, in attuazione
dell'articolo 5 del decreto 4 dicembre 2009, recante:
«Disposizioni per l'anagrafe apistica nazionale».
Il Manuale è finalizzato alla definizione delle
procedure che i responsabili
del sistema di identificazione e
registrazione
dell'anagrafe
apistica sono tenuti a garantire
per l'efficace gestione della
medesima anagrafe.
La
Banca
dati
Apistica
Nazionale (BDA) informatizzata è unica, e
rappresenta la fonte a cui dovrà fare riferimento
chiunque vi abbia interesse. Il suo aggiornamento
assume una valenza prioritaria, sia in termini di
qualità del dato, sia in termini di tempestività di
segnalazione degli eventi. La BDA garantirà,
attraverso apposite procedure automatizzate e
secondo le modalità della cooperazione applicativa,
il ritorno verso la periferia dei dati contenuti nella
BDA stessa che le regioni, i servizi veterinari
periferici, nonché il centro di referenza nazionale
per le malattie delle api, potranno utilizzare per
ulteriori finalità anche di carattere sanitario.
Le figure che possono richiedere l'attribuzione
di un account per operare sul sistema dell'anagrafe
apistica nazionale sono:
 gli apicoltori o persone da questi delegate. Nello
specifico, per detentore deve intendersi
qualsiasi persona fisica o giuridica responsabile
degli alveari, anche temporaneamente;
 i Servizi Veterinari delle Aziende USL;
 le regioni e le province autonome;
 il Ministero della salute;
 il Ministero delle politiche agricole;
 gli organismi pagatori, Agea coordinamento e
gli organismi pagatori regionali;
 gli addetti delle associazioni apicoltori e di altre
associazioni di categoria e/o forme associate
(cooperative, consorzi etc.) cui gli apicoltori
hanno assegnato apposita delega.
* P.O.A.P. Sviluppo Agricolo, Filiere e Servizi
[email protected], 0835-244.220
Entro 90 giorni dalla pubblicazione sulla GU del
manuale operativo, tutti gli apicoltori, direttamente
o tramite persona delegata, dovranno:
 registrare e/o aggiornare in BDA le informazioni
previste dal manuale stesso;
 comunicare l’inizio della propria attività con la
richiesta
dell'attribuzione
del
codice
identificativo
univoco
o
aggiornare
le
informazioni se già in possesso del codice
identificativo univoco;
 registrare la consistenza dei propri apiari
(numero di alveari) e la loro collocazione
(indirizzo e coordinate geografiche);
 aggiornare ogni anno, dal 1° novembre al 31
dicembre, la consistenza e dislocazione degli
alveari posseduti (censimento annuale);
 comunicare la eventuale cessazione dell’attività;
 comunicare le informazioni inerenti le
movimentazioni, quali la compravendita di
materiale vivo (alveari, sciami/nuclei, pacchi
d'api, api regine) e gli spostamenti, anche
temporanei, che determinano l'attivazione di un
nuovo apiario o la cessazione delle attività di un
determinato apiario.
Inoltre sempre entro 90 giorni l’apicoltore dovrà
uniformare
le
caratteristiche
del
cartello
identificativo
che
dovrà
essere
posto
obbligatoriamente presso ogni apiario.
Se gestita correttamente la nuova anagrafe
potrà rivelarsi un potente strumento, adeguato ai
tempi, che permetterà una gestione aggiornata dei
dati riguardanti il patrimonio apistico nazionale,
faciliterà e uniformerà le operazioni
di
comunicazione
fra
apicoltore
e
autorità
competente.
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A cura dell’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura
Speciale POTATURA INVERNALE
Agrifoglio - Notiziario regionale di agricoltura sostenibile - nuova edizione
Numero 43 del 8/01/2015
Speciale Potatura invernale
L’ALLEVAMENTO DEL PESCO A “VASO RITARDATO”
di Michele Troiano *
La forma di allevamento a “vaso ritardato” è sognerà, ovviamente, aspettare l’uscita dei germochiamata così in quanto la pianta di pesco assu- gli lungo l’astone che andranno poi selezionati.
me la forma di vaso in ritardo rispetto alla tradizioPrima della ripresa vegetativa vanno asportati i
nale tecnica. Questo tipo di allevamento porta la rami anticipati nei primi 40 cm dall’innesto e quelli
pianta ad una precoce fruttificazione. Già alla se- apicali più vigorosi.
conda foglia (secondo anno dal trapianto) si possoQualora gli astoni provengano da un vivaio ecno ottenere da 30 a 60 frutti per
cessivamente fitto, in conseguenpianta. Inoltre la produttività è co- Una forma di allevamento za della scarsa disponibilità di luce
stante con frutti di elevata qualità.
“libera” che asseconda la per le piantine, le loro femminelle
Il vaso ritardato è una forma in
saranno deboli e poco lignificate.
naturale fisiologia della
volume con una densità di trapianIn tal caso sarà preferibile asporpianta e riduce i costi della
to di 420 piante/Ha, con sesti di 6
tare tutti i rami anticipati con tagli
manodopera
metri sulla fila e 4 metri
che rispettino le gemme basali ed
nell’interfila. Dall’astone trapiantato
attendere il germogliamento di
vengono scelte 4-5 branche principali con apertura queste nella primavera successiva per selezionare i
50-60° rispetto alla verticale.
rami che diverranno le branche principali.
Al fine di ridurre i costi di gestione si cerca di
In casi estremi (astoni danneggiati, ecc.), si può
dare alle piante un altezza contenuta tanto da po- effettuare un taglio dell’astone a 20 cm sopra
ter effettuare le principali operazioni colturali (la l’innesto; in primavera sarà allevato un solo germopotatura, il diradamento e la raccolta) da terra, glio che si rivestirà di ottimi rami anticipati con ansenza impiego di scale. L’astone centrale si mantie- golo ben aperto.
ne per tre anni (l’altezza non deve essere inferiore
a quella delle branche) in quanto il suo ombreggiamento sulle branche primarie ne deve determinare la naturale apertura, evitando così l’uso di
divaricatori.
COSTRUZIONE DELLA
FORMA
Operazioni all’impianto
Nel caso si utilizzino astoni di un anno, questi devono essere dotati di buone femminelle (rametti
anticipati) nella zona
mediana (all’altezza di
50-80 cm). Da qualche
anno i vivaisti propongono astoncini vegetanti
in vaso (da trapiantare
in primavera) o piante a
gemma dormiente (da
trapiantare in autunnoinverno) ma anche per
questo materiale vivaistico la tecnica di allevamento non cambia; biBuone “femminelle” su
astone trapiantato
Potatura al 1° anno dall’impianto
Durante il primo anno di vita si lascia crescere la
pianta liberamente. Le operazioni di potatura sono
limitate e richiedono pochi secondi per pianta. Esse
consistono nella eliminazione dei getti inseriti nei
primi 50 cm e nell’asportazione di qualche getto
apicale troppo vigoroso.
Potatura al 2° anno dall’impianto
Anche al termine del secondo anno le operazioni sono
limitate a pochi interventi. Per mantenere l’astone
* U.O. Frutticoltura, Laboratorio e Insettario, AASD Pantanello, ALSIA
[email protected], 0835-244.420
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10
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Agrifoglio - Notiziario regionale di agricoltura sostenibile - nuova edizione
ché queste possano godere di una migliore illuminazione. Inoltre si lasciano buoni rami misti per la
produzione e, infine, si effettua una prima scelta
delle branche primarie, evitando sovrapposizioni.
Se le piante sono ben sviluppate e le branche uniformemente vigorose se ne lasciano 4-5, altrimenti
si lasciano in sovrannumero in quanto la scelta
definitiva si effettuerà l’anno successivo.
Sulle branche scelte per formare le primarie si effettuano due importanti operazioni: l’eliminazione
di eventuali biforcazioni delle cime, eliminandone
una, e l’alleggerimento della cima dalle femminelle,
rispettando quei rami anticipati in posizione favorevole e posti dorsalmente.
Ciò serve per indebolire il prolungamento naturale
della branca a vantaggio di uno dei rami dorsali
che, nella stagione successiva, deve prendere il
sopravvento assumendo una posizione più aperta.
In questa maniera si programma la
“sgolatura” (cioè l’eliminazione della porzione di
branca successiva al ramo dorsale scelto per il prolungamento) che verrà effettuata da settembre
dell’anno successivo.
In casi particolari, come ad esempio la marcata
disformità di sviluppo tra due branche, si cerca di
indebolire quella più vigorosa scaricandola di rami
anticipati e ventrali.
Nel caso di astone centrale troppo debole (le branche si chiudono per mancanza di ombreggiamento)
necessita asportare i rami apicali inseriti ventralmente in modo da spostare il gradiente di vegetazione verso l’esterno (questa potatura è possibile
sia al bruno sia al verde). In ogni caso non va mai
tagliato l’astone.
Che cosa è la “sgolatura”
È l’asportazione della cima naturale della branca a
vantaggio di un suo prolungamento esterno; si
esegue al terzo anno (potatura di settembre o in
inverno).
Branca prima e dopo la sgolatura
Il tempo totale impiegato per queste operazioni è
di 1-2 minuti per pianta = 1-2 giornate/Ha
Potatura al 3° e 4° anno dall’impianto
A seconda della vigoria della pianta si potrà effettuare l’eliminazione dell’astone centrale al 3° o 4°
anno di allevamento. L’astone non va eliminato
troppo presto per evitare che le branchette primarie si chiudano, né troppo tardi per evitare un eccessivo ombreggiamento, dannoso alle parti basali
della pianta che tendono a spogliarsi. Il momento
migliore è quando la pianta ha assunto una configurazione completa e regolare, dopo aver eseguito
i tagli di ritorno e le “sgolature”, in genere
nell’agosto del terzo anno ma a volte anche del
quarto.
I tagli di ritorno
L’altezza suggerita è quella che può consentire le
operazioni manuali da terra.
Si effettuano solo sulle branche con legno di due
anni (quindi dal terzo anno) che hanno raggiunto
l’altezza definitiva e in corrispondenza di rami misti
di medio vigore, orizzontali e rivolti verso l’esterno.
Le altre branche che non hanno queste caratteristiche saranno alleggerite in cima delle femminelle ed
il taglio di ritorno sarà effettuato nell’anno successivo.
La potatura di produzione
Si effettua negli anni successivi al raggiungimento della
forma definitiva della pianta. Consiste nell’eliminare femminelle, nel diradamento dei rami misti, nel raccorciamento
delle sottobranche e nella graduale soppressione delle
branchette di sfruttamento.
Nel suo assetto definitivo ogni branca dovrà assumere una forma conica con la vegetazione raccolta all’apice e più espansa alla base.
Su legno di due anni, per evitare l’emissione di
molti succhioni. il taglio di sgolatura va eseguito
generalmente rasente alla deviazione. In taluni
casi, al fine di salvaguardare alcuni buoni rami
misti, può essere lasciato un “naso” che verrà
eliminato l’anno successivo.
Il numero di tagli di sgolatura dipende dalla
vigoria, dall’assurgenza e dall’elasticità della
branca.
Sulle varietà assurgenti si effettua molto vicino al punto di inserimento della branca
sull’astone.
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Speciale POTATURA INVERNALE
vigoroso è opportuno eliminare i rami più assurgenti e
vigorosi nella parte apicale (la cima deve rimanere più
alta delle branche). E’ consigliato eliminare i rami sopra le branche primarie sui primi 60 cm circa, affin-
Numero 43 del 8/01/2015
Speciale POTATURA INVERNALE
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Numero 43 del 8/01/2015
Speciale Potatura invernale
LA POTATURA DELL’OLIVO
di Antonio Buccoliero *
La potatura rappresenta la tecnica agronomica mazione di abbondanti succhioni e polloni che risulcon la quale si adatta la forma naturale dell’albero teranno sterili e richiederanno interventi mirati alla
alle esigenze produttive dell’olivicoltore. Opportu- loro eliminazione per riequilibrare la pianta (figura
namente integrata con le altre operazioni agrono- 1).
miche la potatura consente di regoSe la potatura viene eseguita in
Bilanciare la funzione
lare lo sviluppo della chioma nello
modo equilibrato lo sviluppo di
vegetativa
spazio e di ottenere la massima
succhioni e polloni sarà minimo e
con quella riproduttiva
produzione che la pianta potenzialsarà, invece, favorita la formazioè l’obiettivo principale
mente può offrire.
ne di vermene e quindi di rami
della razionale potatura
L’obiettivo della potatura è dare
produttivi.
dell’olivo adulto
una forma armonica alla pianta,
Questi principi di base devono
assecondando il suo naturale portaguidare l’olivicoltore durante le
mento, permettendo una buona aerazione e insola- operazioni di potatura: occorre calibrare l’intensità
zione della chioma, in modo da favorire la vegeta- dei tagli per equilibrare la fase vegetativa con quelzione e la produzione.
la produttiva scegliendo opportunamente i rami da
eliminare
Esigenze della pianta
per otteneL’operatore che si appresta a potare deve conosce- re la forma
re le necessità fisiologiche dell’olivo.
di allevaOccorre principalmente considerare che l’olivo è mento più
una pianta eliofila, cioè amante della luce. La luce idonea
a
è un fattore fondamentale in grado di influenzare consentire
notevolmente la fruttificazione, sia dal punto di la massima
vista quantitativo che qualitativo. Le drupe prodot- illuminaziote in zone ben illuminate, infatti, risultano essere ne.
Figura 1
più pesanti e più ricche di olio rispetto a quelle creUna
sciute in zone meno esposte. Gli interventi di potatura, quindi, devono consentire alla pianta di beneficiare nel miglior modo possibile della luce.
E’ anche da tenere in considerazione che l’olivo
produce sulle “vermene” (rami penduli e flessuosi
della giusta vigoria prodotti nella precedente stagione vegetativa) e che la fase vegetativa e la fase
produttiva sono in competizione fra loro. Pertanto
gli interventi di potatura devono equilibrare le due
fasi in modo da garantire la produzione senza deprimere la formazione di nuove vermene.
Il potatore deve conoscere la reazione dell’olivo
ai tagli di potatura. Così, ad esempio, se questi
interessano grosse branche, la pianta risponderà
con l’emissione di nuova vegetazione per la schiusura delle numerose gemme avventizie; questa
vegetazione risulterà eccessivamente vigorosa e
non porterà fiori. Una potatura drastica, quindi,
stimolerà fortemente la fase vegetativa con la for* U.O. Orticoltura e fertirrigazione, AASD Pantanello, ALSIA
[email protected], 0835-244.420
potatura
eseguita razionalmente risulterà funzionale sia alle
esigenze fisiologiche della pianta sia alle esigenze
produttive aziendali.
Periodo di potatura
La potatura secca deve essere eseguita preferibilmente a fine inverno - inizio primavera, quando è
minore il rischio di forti gelate, poiché una pianta
potata risulta molto più sensibile agli effetti del
gelo. Anche nel caso di nevicate, le piante non potate subiscono danni irrilevanti rispetto a quelle
potate in cui i danni possono interessare anche le
branche principali.
Ritardando molto la potatura secca si va ad incidere negativamente sul vigore della pianta poiché
si asportano organi che hanno già cominciato a
beneficiare delle sostanze di riserva traslocate.
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Agrifoglio - Notiziario regionale di agricoltura sostenibile - nuova edizione
Forma di allevamento
Lo scopo della forma di allevamento è impostare la
struttura scheletrica dell’olivo. Essa deve risultare
funzionale alla pianta assecondando il naturale habitus vegetativo e garantendo la distribuzione
dell’apparato fogliare nello spazio in modo da assicurare la più ampia superficie illuminata; deve,
inoltre, risultare funzionale alle esigenze aziendali
impostando piante che non siano di intralcio alle
operazioni colturali (potatura, raccolta, lavorazioni
meccaniche, ecc.).
Le forme di allevamento tradizionali adottate e
affermate nei diversi areali olivicoli si devono considerare frutto di esperienze locali maturate e perfezionate in lunghissimi anni di attività. Si tratta di
forme libere poiché assecondano il naturale modo
di vegetare dell’olivo, per cui durante la fase di
allevamento le branche si orientano liberamente,
nello spazio loro disponibile, senza la necessità di
essere guidate da tutori che obblighino lo sviluppo
dei rami in determinate direzioni.
La forma di allevamento affermata nelle regioni
meridionali come la Basilicata, tramandata per generazioni, e attualmente più adottata, è il vaso
dicotomico. Esso tipicamente è composto da un
fusto da cui si originano 2-3 branche principali che
a loro volta si dividono dicotomicamente in due
branche di secondo ordine e successivamente in
branche di terzo e di quarto ordine se le condizioni
pedo-climatiche e la vigoria della pianta lo consentono.
Sulle branche principali si inseriscono, su più
palchi, le branche secondarie quindi le terziarie ed
eventualmente quelle di ordine superiore, fino a
terminare
in
brachette fruttiSviluppo proporzionato della chioma
fere. Il primo
palco non sarà
mai
costituito
sulle
branche
principali
di
primo
ordine
ma su quelle di
ordine successivo. Nel comFigura 2
plesso le branche secondarie dovranno essere opportunamente distanziate in modo da consentire
alla vegetazione di svilupparsi liberamente senza
creare intrecci o sovrapposizioni. Il loro sviluppo non
dovrà interessare la parte bassa della chioma perché
la loro rigidità potrà creare ostacolo alle operazioni
colturali oltre che rivelarsi pericolosa per l’olivicoltore.
Nel complesso la pianta ben potata, come si usa dire,
“ride al vento” indicando l’aspetto flessuoso delle pendule branchette fruttifere sotto l’azione del vento.
Nel loro insieme, le branche primarie e quelle
secondarie devono risultare simmetricamente disposte intorno all’asse del tronco, in modo che la
chioma risulti uniformemente distribuita (figura 2).
Una chioma disforme sarà rilevabile osservando
la sua distribuzione nello spazio ma anche dalle
sezione che le branche avranno alla loro base.
Queste risultano di diametro più grande se portano
un maggiore volume di chioma, sono invece di diametro più piccolo se portano un minore volume di
chioma (figura 3).
Speciale POTATURA INVERNALE
La potatura estiva va eseguita nel periodo della
stasi di vegetazione estiva e riguarda l’eliminazione
dei polloni e dei succhioni. Anticipando l’intervento
si verificherà la riemissione immediata di nuovi getti vanificando l’operazione eseguita.
Numero 43 del 8/01/2015
Sviluppo disforme della chioma
Figura 3
Il bravo potatore correggerà questa situazione
ridimensionando la parte della chioma che risulta più
sviluppata e intervenendo in maniera meno incisiva su
quella meno sviluppata, in modo da equilibrare le
cime che eserciteranno un uguale richiamo di elementi nutrivi fra le diversi parti della chioma.
Complessivamente la chioma assumerà la forma
cilindrica o tronco-conica con la base maggiore
verso terra; questa sistemazione consentirà una
migliore illuminazione di tutta la superficie esterna
fino alla parte inferiore. Nella parte interna, centrale, la buona illuminazione sarà garantita da un vuoto cilindrico. In questo modo si permetterà alla luce
di raggiungere la chioma in tutte la sue parti e si
perseguirà l’obiettivo di avere una doppia parete
fruttificante: una esterna, l’altra interna. La distanza della chioma dal suolo sarà scelta
dall’olivicoltore e dipenderà dall’ingombro dato dalle macchine e dalle attrezzature utilizzate in azienda per le operazioni colturali.
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Agrifoglio - Notiziario regionale di agricoltura sostenibile - nuova edizione
Speciale POTATURA INVERNALE
La vegetazione basale sarà comunque costituita
da “pendaglie”, rami lunghi e flessuosi per favorire
tutte le operazioni colturali permettendo di operare
in prossimità del tronco (figura 4).
Un’ultima considerazione va fatta in merito al
carico di legno presente
sulla pianta. Le branche
sono elementi legnosi vivi
che utilizzano sostanze nutritive; il loro numero non
dovrà essere eccessivo ma
tale da creare un giusto
rapporto tra foglie e legno.
Una alternativa al vaso
dicotomico è data dal vaso
Figura 4
policonico. L’adozione di
questa forma di allevamento rappresenta una innovazione che può consentire
la riduzione dei costi di produzione che più incidono nel conto colturale: la potatura e la raccolta.
Rispetto al vaso dicotomico la pianta viene lasciata
sviluppare senza subire divisione dicotomiche. Il
risultato è quello di avere la maggior parte della
vegetazione nella parte bassa; nella parte alta si
avranno solo le parti terminali
degli elementi conici che, proprio
perché conici, porteranno meno
chioma. Questa diversa dislocazione di chioma nello spazio consente una maggiore economia
nelle operazioni di potatura e di
raccolta perché l’olivicoltore sarà
maggiormente impegnato nelle
zone basse ed esterne, più comode da lavorare; nelle zone
alte in cui il lavoro è più faticoso
il tempo di esecuzione delle opeFigura 5. Schema di vaso razioni è più breve per la minore
presenza di chioma (Fig. 5)
policonico (da
www.geopromotion.it)
Turno di potatura
Il turno di potatura può essere
annuale, biennale o poliennale. Con l’adozione di
un turno di potatura annuale si cerca di rendere
costante, in ogni anno, la produttività dell’oliveto.
In questo modo si vuole superare l’alternanza di
produzione cioè la naturale tendenza dell’olivo secondo cui ad annate di carica produttiva segue
un’annata di scarica. Molti sono stati gli studi che
hanno messo a punto tecniche per attenuare il fenomeno dell’alternanza di produzione. Tra queste
Numero 43 del 8/01/2015
un ruolo di primaria importanza spetta alla potatura, mediante l’adozione di un turno annuale.
Con l’adozione di un turno di potatura biennale
si asseconda la naturale fisiologia dell’alternanza di
produzione. All’annata di carica, in cui prevale la
fase produttiva segue la potatura e quindi l’annata
di scarica (in cui prevale la fase vegetativa).
L’alternanza ha il vantaggio di avere annate di forte carica produttiva in cui risulterà elevato il rendimento della manodopera durante le operazioni di
raccolta.
Comunque anche con l’adozione di un turno di
potatura biennale si potrà mantenere costante la
produttività dell’azienda olivicola, ma non
dell’oliveto. Suddividendo l’oliveto in due parti, infatti, si sfaseranno le annate di carica. In questo
modo la potatura si farà ogni anno ma alternativamente fra le due metà così che ogni parte
dell’oliveto sarà potato con un turno biennale. Turni di potatura più lunghi, oltre i 3, 4 anni, possono
causare vegetazione corta e compatta verso
l’esterno con seccumi nella parte interna della chioma dovuti alle condizioni di scarsa illuminazione
che nel complesso si tradurranno in scarsa produttività.
I tagli
I tagli di potatura devono risultare “puliti”, cioè
netti e privi di lacerazioni, eseguiti con una inclinazione in grado di evitare il ristagno di acqua sulle
superfici.
Il taglio va eseguito all’inserzione del ramo da eliminare e secondo un piano tangenziale alla branca su
cui è inserito; esso comunque non deve essere eccessivamente rasente, poiché produrrebbe ferite più
grandi del necessario, né così lungo da lasciare monconi poiché determinerebbe la formazione di cancri o
carie del legno oltre che sede di ricovero per gli insetti
(fig.6).
Un taglio eseguito correttamente sarà velocemente
inglobato in un callo di cicatrizzazione che inizierà a svilupparsi lungo l’intero perimetro del taglio stesso.
Figura 6
Se il taglio non è eseguito correttamente il callo di
cicatrizzazione si svilupperà solo lungo una parte di
esso, ritardando la cicatrizzazione completa.
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Numero 43 del 8/01/2015
di Arturo Caponero *
Nei frutteti la potatura invernale è una buona rapidamente piante di impianti giovani, con uno
occasione per ispezionare le piante, asportare i scheletro ancora in formazione, che possono subire
rami secchi o con alterazioni (corpi fruttiferi di fun- danni rilevanti o morire prima ancora di arrivare
ghi del legno, cancri, emissioni gommose, gallerie alla piena produzione.
di insetti etc.) e programmare eventuali interventi
E’ questo il caso che si sta verificando con fresuccessivi.
quenza e diffusione preoccuTra le alterazioni del legno
panti, nel Metapontino, in molSpesso sottovalutata,
che
richiedono
interventi
ti giovani impianti di pesco e
la “carie” del legno dei fruttiferi albicocco.
“chirurgici”, le carie sono piutè molto dannosa sui giovani
tosto diffuse negli ambienti
Uno studio condotto qualche
frutticoli della Basilicata ma impianti. Danni nel Metapontino anno fa dal Servizio di difesa
non sempre gestite in maniera
integrata dell’ALSIA, in collaefficace.
borazione con le Università della Basilicata e di
In vecchi impianti di drupacee o pomacee, os- Foggia, ha individuato gli agenti patogeni principalservare piante prive di una o più branche principali, mente responsabili delle alterazioni del legno oscon sintomi di carie e con carpofori emergenti dal servate e ne ha chiarito alcuni aspetti epidemiololegno, non è infrequente ed è quasi fisiologico. I gici.
funghi agenti della carie, infatti, sono numerosi e
Quanto osservato nel Metapontino, sebbene
presenti in molti ambienti naturali o agrari nei quali influenzato dalle caratteristiche ambientali di
vivono da saprofiti sul legno morto. Negli anni le quell’area, può essere esteso ad altri ambienti di
spore di questi funghi possono infettare le piante coltivazione delle drupacee e delle pomacee, dove i
coltivate soprattutto attraverso le ferite e, lenta- funghi cariogeni possono arrecare gravi danni anmente, colonizzare il legno che degradano compro- che ai nuovi impianti se c’è una sottovalutazione
mettendone la resistenza meccanica e provocando del problema e manca un’adeguata applicazione di
sbrancature o il misure di lotta preventiva.
disseccamento dei
(a)
Riconoscere i primi sintomi
rami superiori.
Se la presenza di I sintomi esterni dell’attacco di agenti cariogeni
carie è un proble- consistono essenzialmente in avvizzimenti fogliari,
ma
fitosanitario disseccamenti di rami o branche, appiattimento
quasi sempre pre- degli organi assili. Sezioni trasversali delle parti
sente in impian- legnose evidenziano alterazioni del legno consiti a fine ciclo e stenti in imbrunimenti di settori del cilindro legnoso
(b)
con il quale oc- o carie del tessuto vascolare, con degradazione
corre più che della cellulosa (carie bruna) o della lignina (carie
altro convivere bianca). In alcuni casi, alla ripresa vegetativa, la
corteccia delle branche o dei rami tende a lacerarsi
sino
mettendo a nudo il tessuto legnoso sottostante
all’estirpazione
Carpofori di Schizophyllum commune (a)
del frutteto or- interessato dalla carie e con un marcato imbrunisu una branca di pesco con alterazione
longitudinale del legno. Tipicamente la mai
vecchio, mento in corrispondenza delle zone di transizione
corteccia sul legno alterato tende a fes- ben più grave è
tra il tessuto sano e quello alterato. I corpi fruttiferi
surarsi longitudinalmente mettendo a
la
situazione dei funghi responsabili delle alterazioni si formano
nudo il cilindro legnoso sottostante, che
quando
i funghi solo dopo qualche anno dalla comparsa dei primi
appare necrotico. Particolare dei carpoagenti
di
carie sintomi, quando ormai la colonizzazione dei tessuti
fori del fungo (b).
legnosi è piuttosto avanzata.
colonizzano
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* Responsabile Servizio Difesa Integrata, AASD Pantanello, ALSIA
[email protected], 0835-244.243
15
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Speciale POTATURA INVERNALE
Speciale Potatura invernale
POTATURA E CONTROLLO FITOSANITARIO: LA CARIE DEL LEGNO.
Speciale POTATURA INVERNALE
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I funghi responsabili della carie
Nel Metapontino i principali funghi agenti di carie
isolati dalle piante con alterazioni del legno sono
stati, in ordine decrescente di frequenza di rinvenimento, Schizophyllum commune, Phellinus pomaceus, Trametes versicolor, Trametes pubescens.
(a)
(b)
Carpofori di Phellinus pomaceus
su pianta di pesco (a). Evidente
alterazione del legno in
prossimità del taglio di potatura,
con foro di insetto (b).
Sono stati riscontrati, inoltre, attacchi precoci su
pesco e albicocco di Chondrostereum purpureum,
agente del “mal del piombo” che non induce carie
ma necrosi del legno ed una caratteristica
“argentatura” del fogliame per azione di una sua
tossina. In alcuni casi il C. purpureum era stato
probabilmente introdotto nei frutteti con marze
infette utilizzate per l’innesto in pieno campo.
S. commune è risultato associato con elevata
frequenza al sintomo della fessurazione longitudinale della corteccia. Spesso sulla stessa pianta erano contemporaneamente presenti due o tre delle
specie citate.
I funghi isolati, tutti basidiomiceti, sono conosciuti per la loro frequente presenza nei frutteti,
non solo di drupacee, generalmente su piante deperienti e su soggetti a fine ciclo produttivo su cui
si insediano per cause diverse.
(a)
Numero 43 del 8/01/2015
QUANDO IL LEGNO SI CARIA
La “carie” è, in termini fitopalogici, un “marciume
secco” del legno del tronco o delle branche che, a
causa della degradazione di alcuni suoi componenti, perde di resistenza e compattezza divenendo friabile. I funghi che degradano la lignina danno origine alla “caria bianca”, quelli che degradano la cellulosa danno la “carie bruna”. In genere,
nel processo di decomposizione dei vegetali, i
degradatori di lignina aprono la strada a quelli che
si nutrono di cellulosa.
I funghi cariogeni
Schizophyllum commune (Basidiomycota, Schizophyllaceae). S. commune, noto per essere un
saprotrofo o un patogeno opportunista agente di
marciumi secchi della corteccia e di carie bruna,
sembra svolgere un ruolo di primo piano nel comprensorio frutticolo metapontino (nel quale è stato
rinvenuto su molte specie spontanee e coltivate,
tra cui l’arancio) come causa di deperimento e
morte di piante di pesco anche molto giovani. Un
comportamento analogo è stato segnalato nel
2005 in Cina dove in alcuni pescheti l’80% delle
piante è risultato infetto da S. commune ed il 35%
morto a causa dello stesso fungo. La più spiccata
aggressività di S. commune può essere attribuita
alla capacità del fungo di svilupparsi rapidamente
sotto la corteccia distruggendo il tessuto cambiale
e quello floematico, causando il distacco del mantello corticale e l’esposizione del legno sottostante.
Phellinus pomaceus (Basidiomycota, Hymenochaetaceae). Come indica il nome, questa specie
è spesso osservata su pomacee, ma è un noto
agente di carie bruna anche sulle drupacee e
sull’olivo.
Trametes versicolor, Trametes pubescens
(Basidiomycota, Coriolaceae). Sono entrambi polifagi agenti di carie bianca, prevalentemente fibrosa quella indotta da T. versicolor. Attaccano prevalentemente vecchi tronchi abbattuti o legname
messo in opera ma sono capaci di colonizzare il
legno di varie latifoglie, penetrando da ferite.
Sono noti, comunque, molti basidiomiceti che
danno carie, come varie specie appartenenti ai generi Stereum, Fomes, Coriolus, Poria, Polyporus,
ecc., che prevalgono a seconda degli ambienti e
dei substrati.
(b)
Carpofori di Trametes pubescens (a) e di Trametes
versicolor (b) su pesco in prossimità di grossi tagli
che favoriscono l'ingresso di funghi lignicoli.
Le cause predisponenti
Sulla base delle osservazioni condotte nel Metapontino, è ipotizzabile che la diffusione dei basidiomiceti negli impianti di drupacee e la gravità delle
Segue =>
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(a)
(b)
Residui di potatura trinciati e lasciati lungo i filari di
un pescheto (a). Abbondante presenza di carpofori
di S. commune sul materiale trinciato (b).
ardere). Durante la trinciatura va verificato che
l’attrezzo operi una buona sminuzzatura e sfibratura del materiale legnoso che dovrà essere prontamente interrato in modo da facilitare la sua rapida
degradazione ad opera della microflora del terreno.
(a)
(b)
Residui di potatura accatastati in prossimità di un
pescheto (a). Particolare dei rami accatastati colonizzati da S. commune (b).
Per accelerare e migliorare la degradazione del
trinciato, prima dell’operazione meccanica è possibile distribuire al terreno qualche quintale di letame
o prodotti commerciali appositamente studiati per
apportare microrganismi utili alla degradazione del
materiale vegetale.
Nei frutteti affetti da carie, comunque, la trinciatura è da evitare, optando per la bruciatura dei
rami potati o per il loro compostaggio.
Altra causa predisponente l’infezione e la diffusione dei funghi cariogeni è l’abitudine ad accatastare grossi cumuli di legna in pieno campo per
lunghi periodi (a volte più anni), incuranti dello
sviluppo anche molto evidente di corpi fruttiferi che
diffondono grandi quantità di basidiospore.
Da segnalare, infine, l’attenzione non sempre
adeguata dei potatori alla rimozione delle parti cariate o, addirittura, dei carpofori che si sono sviluppati sugli alberi, mentre l’unica possibilità di lotta
curativa è quella “chirurgica” anche perché, attualmente, non sono disponibili prodotti fitosanitari
efficaci ad eradicare la carie dalle piante colpite.
Per evitare precoci attacchi di carie nei giovani
impianti, quindi, è fondamentale una difesa preventiva che eviti le infezioni e riduca l’inoculo presente nell’ambiente.
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Speciale POTATURA INVERNALE
alterazioni legnose osservate siano attribuibili ad
un insieme di cause concomitanti. Da un lato, la
diffusione di sistemi di allevamento e di gestione
agronomica predisponenti; dall’altro l’aumento di
carica di inoculo sul territorio e la insufficiente applicazione di misure di lotta preventiva e curativa.
Tra le cause “agronomiche” è da citare innanzitutto l’adozione di forme in volume, come il “vaso
ritardato”, che richiedono tagli anche di grandi dimensioni. Nella zona è diffusa la pratica della cosiddetta “pre-potatura invernale” che consiste
nell’eseguire dei tagli di branche, branchette o anche la capitozzatura dell’astone, prima del riposo
vegetativo invernale. Questa potatura, spesso eseguita quando la pianta è ancora ricoperta di foglie,
espone i grossi tagli all’infezione delle basidiospore
che nel periodo autunnale sono diffuse dal vento.
E’ essenziale, pertanto, proteggere le ferite dei
rami con mastici o, meglio, con soluzioni anticrittogamiche da spennellare subito dopo l’esecuzione
dei tagli.
Un’altra pratica che agevola l’infezione dei funghi cariogeni - e di quelli che attaccano il legno in
generale - è la trinciatura del materiale di risulta
della potatura.
I residui legnosi non decomposti che restano
nel terreno sono un substrato ideale per i funghi
lignicoli che li colonizzano ed aumentano di molto il
loro potenziale di inoculo.
Se si pratica la trinciatura dei residui, preliminarmente occorre asportare i rami più grossi (che
possono utilmente essere utilizzati come legna da
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Speciale POTATURA INVERNALE
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Speciale Potatura invernale
POTATURA E CONTROLLO FITOSANITARIO DELL’OLIVO
di Arturo Caponero *
Tralasciando le finalità “agronomiche” della potatura, da un punto di vista fitosanitario gli interventi cesorei dovranno mirare ad ottenere un armonico sviluppo della chioma, a garantire un buon
arieggiamento delle parti interne e all’eliminazione
di parti legnose infette da agenti di malattie
(rogna, carie ecc.) o attaccati da insetti (Zeuzera
pyrina o rodilegno giallo, fleotribo, ecc.).
L’arieggiamento della chioma è un’importante misura agronomica per prevenire l’eccessivo sviluppo
di cocciniglie, in particolare la mezzo grano di pepe
(Saissetia
oleae),
che
si
avvantaggiano
dell’ombreggiamento e di un microclima umido.
Le piante di olivo soEsempio di slupatura
no molto longeve ma
il legno è facilmente
aggredibile dai funghi
agenti di “carie”, che
andrebbero
rimossi
con precoci e corrette
slupature.
Questa
pratica, purtroppo, è
sempre più trascurata
a causa dei costi della
manodopera. Si raccomanda di disinfettare sempre gli attrezzi di taglio che
sono venuti a contatto con legno infetto,
con candeggina o sali quaternari di ammonio, e di
coprire la superficie dei grossi tagli con appositi
mastici addizionati di anticrittogamici.
Negli impianti colpiti da verticilliosi (Verticillium
dahliae), malattia fungina il cui agente colonizza
sistemicamente l’apparato vascolare dal basso verso l’alto, sarà necessario estirpare le piante giovani
che hanno manifestato i sintomi della tracheomicosi, avendo cura di rimuovere completamente le
radici e di lasciare la buca aperta. Se le piante infette sono adulte e di grandi dimensioni, potrebbe
essere preferibile “convivere” con la malattia, limitandosi alla rimozione delle parti secche della chioma ed evitando grossi tagli che, stimolando la ve-
getazione,
potrebbero
accelerare il
processo di
colonizzazione
dei
vasi
della
pianta
da
Rosure di fleotribo su
parte
del
giovane ramo di olivo
fungo.
I
rami
eliminati con la potatura, riuniti in fasci, potranno
essere usati come esca per gli scolitidi
(Phloeotribus scarabeoides, Hylesinus oleiperda)
lasciandoli alla base delle piante. Le femmine di
questi insetti, attratti dalle sostanze volatili emesse
dal legno “morente”, vi si concentreranno e vi ovideporranno. I rami andranno bruciati entro la fine
di aprile, prima dello sfarfallamento degli adulti.
La potatura è una buona occasione per controllare e, eventualmente, ripristinare gli sbarramenti
meccanici (realizzati con fasce di “lana artificiale”)
contro gli adulti di oziorrinco (Otiorrhyncus spp.) i
quali possono arrecare danni di un certo rilievo alla
vegetazione dei giovani impianti.
Al termine
delle opera- Sbarramento antioziorrinco da sostizioni di potatura, soprattutto
nelle
aree dove si
ha esperienza
di
attacchi
ricorrenti di
occhio di pavone
(Spilocaea
oleagina) e sulle cultivar suscettibili o dove si sono
riscontrati attacchi di cercosporiosi (Mycocentrospora
cladosporoides), è consigliabile effettuare un trattamento con prodotti rameici i quali hanno il vantaggio di essere attivi su varie patologie fungine e sul
batterio agente della “rogna” (Pseudomonas syringae subsp. savastanoi).
* Responsabile Servizio Difesa Integrata, AASD Pantanello, ALSIA
[email protected], 0835-244.243
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Punto PAC
NOVITÀ E APPROFONDIMENTI
di Michele Catalano* e Nicola Liuzzi**
GIÀ DAL 2015 IL GREENING
NELLA NUOVA PAC
Il 1° gennaio 2015 è entrata in vigore la nuova
PAC e non ci sarà nessun rinvio per l’applicazione
del cosiddetto “greening”, cioè il pagamento
ecologico, aggiuntivo al pagamento di base, a cui
si può accedere rispettando alcune pratiche
benefiche per l’ambiente.
I coordinatori dei maggiori gruppi politici della
Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo
avevano inviato a novembre una lettera al
Commissario Hogan chiedendo di posticipare al
2016 l’entrata in vigore del greening, ma il
Commissario ha escluso un posticipo, pur
dichiarando di voler impegnarsi per una
semplificazione della PAC, che lui stesso giudica
troppo “burocratica”.
Ricordiamo che anche il Ministero per le
Politiche Agricole italiano l’aveva giudicata come
la risultante di una serie di opzioni varate in modo
frettoloso e provvisorio. Tra le critiche, la scelta
della diversificazione delle colture, anziché della
rotazione, in quanto il primo metodo non
garantisce che la stessa coltura non venga
coltivata nuovamente sulla stessa superficie.
Vediamo dunque come opererà il greening. Il
pagamento ecologico sarà erogato nella misura
del 30% del pagamento base, per cui varierà da
azienda ad azienda.
Per valori del pagamento di base vicini alla
media nazionale, si aggirerà quindi intorno a 8090 €/ha. Per poterne beneficiare gli agricoltori
dovranno adottare sulla superficie a seminativo
tre pratiche considerate benefiche per l’ambiente:
1. Diversificazione delle colture;
2. Mantenimento dei prati permanenti;
3. Individuazione di Aree d’interesse ecologico
(AIE).
Le superfici a colture arboree sono escluse dal
calcolo del greening. Gli obblighi sono graduati in
base a classi di superficie a seminativo, come
descritto nella tabella seguente:
Aziende da 10 a 15 ettari
- diversificazione con almeno 2 colture, di cui la principale non deve superare il 75%;
- mantenimento dei prati permanenti.
Aziende da 15 a 30 ettari
- diversificazione con almeno 2 colture, di cui la principale non deve superare il 75%;
- mantenimento dei prati permanenti;
- Aree di interesse ecologico pari ad almeno il 5% della superficie.
Aziende con oltre 30 ettari
- diversificazione con almeno 3 colture, di cui la principale non deve superare il 75% e le due principali il 95%;
- mantenimento dei prati permanenti;
- Aree di interesse ecologico pari ad almeno il 5% della superficie.
Aziende esonerate dal greening
- aziende con SAU a seminativo inferiore a 10 ettari;
- aziende le cui superfici sono interamente investite a colture sommerse (riso);
- aziende con superfici a foraggio o maggese o prati e pascoli permanenti per oltre il 75%, purché i
seminativi restanti non superino 30 ettari;
- aziende biologiche;
- aziende che aderiscono al regime semplificato dei piccoli produttori.
Segue =>
* Responsabile AASD “Pantano” di Pignola, ALSIA
**U.O. Qualità delle produzioni, AASD Pantanello, ALSIA
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La circolare AGEA ACIU 2014.702 del 31
ottobre 2014 ha stabilito che il periodo nel quale
si identificano le colture presenti in azienda ai fini
della diversificazione va dal 1 aprile al 9 giugno;
se sulla stessa superficie vengono coltivate più
colture si considera quella che occupa la
superficie per il periodo più lungo.
I l decreto mi ni s teri al e
sull’applicazione della PAC ha
stabilito che sono considerate
aree di interesse ecologico
(AIE) tutte quelle elencate
dall’art. 46, par. 2 del Reg.
1307/2013, ad eccezione delle
superfici con colture intercalari. Lo stesso decreto
individua le colture azoto-fissatrici utilizzabili come
AIE. L’area di interesse ecologico deve essere
situata sui seminativi dell’azienda, ad eccezione
delle superfici con bosco ceduo a rotazione rapida
e delle superfici oggetto di imboschimento, che
sono AIE anche se arboree. Nel caso in cui gli
elementi caratteristici del paesaggio e le fasce
tampone sono considerate AIE, esse devono
essere adiacenti ai seminativi dell’azienda.
Si rimandano ai prossimi numeri di Agrifoglio
gli approfondimenti specifici sulle singole
componenti del greening.
Aggiornamenti Normativi
NUOVA CLASSIFICAZIONE TOSSICOLOGICA DEGLI AGROFARMACI
Entrerà in vigore dal 1 giugno 2015
Il Regolamento 1272/2008 (CLP - ti come segnali).
zioni supplementari (denominate
Classification, Labeling and PackaLa nuova classificazione degli Frasi EUH).
ging) è il nuovo regolamento euro- agrofarmaci potrebbe avere dirette
Le modifiche dovranno essere
peo relativo alla Classificazione,
all’Etichettatura e all’Imballaggio
delle sostanze e delle miscele chimiche pericolose.
Il CLP armonizza la classificazione europea a quella internazionale introducendo importanti cambiamenti per tutta
l’industria chimica, compresa
quella degli agrofarmaci.
Il nuovo Regolamento prevede una fase transitoria e
diventerà obbligatorio a partire
da giugno 2015, comportando
cambiamenti significativi anche
per le etichette dei prodotti fitosanitari. È infatti prevista l’introduzione
di nuovi criteri di classificazione dei
pericoli fisici, di quelli per la salute e
per l’ambiente, di avvertenze sul
grado di pericolo e di nuovi pittogrammi (i disegni schematici utilizza-
ripercussioni sui criteri di ammissione nei disciplinari di produzione integrata regionali o dei gruppi di com-
mercializzazione.
Sulle etichette degli agrofarmaci
sarà utilizzata una nuova codifica
delle indicazioni di pericolo
(denominate Frasi H) e dei consigli
di prudenza (denominate Frasi P) e
saranno anche introdotte informa-
apportate obbligatoriamente per
tutti i prodotti fitosanitari immessi in
commercio a partire dal 1 giugno
2015 ma alcune ditte hanno
già adottato il nuovo sistema di
classificazione ed etichettatura.
Gli agrofarmaci immessi sul
mercato prima di giugno
2015 potranno essere commercializzati ed utilizzati senza necessità di rietichettatura
fino al 31 maggio 2017, termine ultimo per esaurire le
scorte dei prodotti etichettati
col vecchio sistema.
Si prevede, pertanto, un triennio
di non facile coesistenza di agrofarmaci del tutto uguali ma classificati
in maniera differente (vecchio e
nuovo sistema) che potrebbe generare confusione e qualche errore da
parte dell’utilizzatore.
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Appuntamenti ed eventi
LE GIORNATE DELLA TRASPARENZA
Il Sistema Basilicata apre le porte alla cittadinanza
In occasione degli incontri
di Potenza e Matera, sarà
possibile prenotare presso
i desk dell’Alsia visite
e incontri presso ciascuna
delle sedi dell’Agenzia
il 22 e 23 gennaio
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Come aggiornarsi
I BOLLETTINI FITOSANITARI
http://www.ssabasilicata.it/CANALI_TEMATICI/Difesa_Fitosanitaria/Menu3/5_1_Bollettini.html
Il Servizio di Difesa Integrata (SeDI) dell’Alsia è un “Bollettini fitosanitari” per aree regionali, con la collaboservizio specialistico per la difesa fitosanitaria a livello
razione di tecnici pubblici e privati operanti nel settore
regionale, per la divulgazione delle tecniche
fitosanitario in Basilicata.
di agricoltura integrata e biologica finalizzate
I Bollettini hanno la finalità di supportare le
“Alsia
Basilicata”
all’applicazione della buona pratica agricola e
aziende agricole nell’applicazione della Difesa
è anche su
della sostenibilità ambientale in agricoltura.
Integrata, ai sensi del D.Lgs. 150/2012, e
Tra le attività del SeDI rientrano il “Servizio
fanno riferimento ai “Disciplinari di Produzioregionale di controllo e taratura delle irrorane Integrata della Regione Basilicata 2014”,
trici”, la “Rete di Monitoraggio”, la redazione
vincolanti per le aziende che hanno aderito
del “Consiglio alla difesa”, la gestione di
alle Misure agroambientali del PSR 2007-13.
“Sistemi di supporto alle decisioni” basati su
L’invio dei Bollettini è gratuito. E’ però necesmodelli previsionali, la Sperimentazione di
sario registrarsi seguendo le indicazioni riporprodotti e tecniche innovative.
tate all’indirizzo www.ssabasilicata.it canale tematico
Il SeDI cura periodicamente la redazione dei
Controllo fitosanitario.
Agrifoglio
Periodico dell’ALSIA
Reg. Tribunale di Matera
n. 222 del 24-26/03/2004
GRUPPO DI REDAZIONE
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Caporedattore
Arturo Caponero
Michele Catalano
Pietro Di Chio
Emanuele Scalcione
Giuseppe Mele
Michele Troiano
Viale Carlo Levi, 6/I—75100 Matera
[email protected]
Tel. 0835.400403 — 339.4082761
www.alsia.it
Redattori
Antonio Buccoliero
Ippazio Ferrari
Nicola Liuzzi
Felice Vizzielli
Pietro Zienna
DIRETTORE RESPONSABILE
Sergio Gallo
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Collaboratori di redazione
Pasqua Sergio
Dolores Tricarico
I testi possono essere riprodotti
citando la fonte
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