Compositi in fibra naturale
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Compositi in fibra naturale
COMPOSITI IN FIBRA NATURALE Carlo Santulli [email protected] Fibre in natura: vegetali, animali, minerali Il basalto Fibre cellulosiche rigenerate e fibre da biomassa Composizione delle fibre vegetali Il problema della selezione delle fibre Aspetti ambientali ed economici Applicazioni resistenti ad impatto o applicazioni “cosmetiche” Possibili alternative (es. cellulosa non da fibre) Proprietà ad impatto e microstruttura Ibridazione con fibre di vetro, con altre fibre vegetali, ecc. FIBRE IN NATURA Fibre da proteine (aminoacidi) Cheratina (piume, lana, mohair, cashmere, alpaca, ecc,) Fibroina, sericina, spidroina Collagene (tendini, precursore dell'osso) Fibre del legno Fibre da polisaccaridi (amido, cellulosa, ecc.) Paglia (di grano, orzo, segale, farro...) Fibre lignocellulosiche Cellulosa animale (alghe, tunicati) e batterica Chitina/chitosano (da molluschi) Amianto (vari silicati: proibito, Legge n.257, 27/3/1992) Fibre minerali Basalto Wollastonite (silicato di calcio) Attapulgite (fillosilicato di alluminio e magnesio), Halloysite (fillosilicato idrato di alluminio) IL BASALTO Il basalto è una roccia ignea effusiva basica, composta principalmente da plagioclasi, pirosseni e spesso olivina. Rappresenta la roccia effusiva più abbondante della crosta terrestre. Ossido % in peso Vetro % in peso Basalto SiO2 52-56 51,6-57,5 Al2O3 12-16 16,9-18,2 CaO 16-25 5,2-7,8 MgO 0-5 1,3-3,7 B2O3 5-10 - Na2O 0,8 2,5-6,4 K2 O 0,2-0,8 0,8-4,5 Fe2O3 ≤ 0,3 4,0-9,5 Proprietà peculiari delle fibre di basalto Elevate proprietà meccaniche Maggiore resistenza e modulo elastico delle tradizionali fibre di vetro E (≈ 15-20%) Elevata stabilità chimica sia in ambiente acido che alcalino (in ambiente acido superiore al vetro) Elevate proprietà di isolamento termico, acustico e resistenza al fuoco Elevata riciclabilità prodotto naturale senza additivi e solventi Colore scuro possibilità di sostituzione del carbonio p.es. in pannellature e attrezzi sportivi 1° Convegno Nazionale ASSOCOMPOSITI – Milano 25-26 Maggio 2011 BASALTO vs. VETRO Proprietà Basalto Vetro E Densità (g/cm3) 2.65-2.80 2.50-2.60 Resistenza a trazione di singoli filamenti (ASTM D2101), MPa 4000-4300 3450-3800 84-87 72-76 Temperatura di servizio °C Da -260 fino a +560 Da -60 fino a +460 Temperatura di servizio a breve termine, °C Fino a +700 Fino a +550 Conduttività termica, W/(mK) 0.031-0.038 0.034-0.04 Perdita di peso della fibra dopo bollitura di 3 ore in soluzione satura di cemento % 0.35 4.5 Perdita di peso della fibra dopo 3 ore di bollitura in 7.1 soluzione 1N di HCl % Fonte: Kamenny Vek - http://www.basfiber.com 38.5 Modulo di trazione di singoli filamenti (ASTM D2101), GPa Il costo delle fibre di basalto è intermedio tra quello delle fibre di vetro E (minore) ed S (maggiore, data anche la maggiore resistenza di queste ultime) 1° Convegno Nazionale ASSOCOMPOSITI – Milano 25-26 Maggio 2011 PRODOTTI Bobine (roving) Tessuto ibrido con PP (Hybrid PP/basalt fabrics) Fibre di basalto “chopped” Rete (mesh) di rinforzo Fibre di basalto macinate (milled) y nne :m eat Kn,oxFetl as aB Tessuto ibrido (Hybrid woven fabrics ) Stuoie isolanti Tessuto multiassiale (non woven mats) (multiaxial fabrics) 1° Convegno Nazionale ASSOCOMPOSITI – Milano 25-26 Maggio 2011 Versatilità non conseguibile finora con le fibre lignocellulosiche SORGENTI DI CELLULOSA Cellulosa rigenerata Cellulosa estratta dalle piante PRODUZIONE DEL RAYON RAYON PRIMA DELLA FILATURA Oltre a questo possibile processo di ottenimento alla «viscosa», è usato il processo al cuprammonio, mentre è obsoleto il processo alla nitrocellulosa Lo stadio cruciale per la produzione del rayon è la reazione con solfuro di carbonio per la formazione dello xantato di cellulosa, che poi decomposto e filtrato porta alla possibile filatura. PRODOTTI IN FIBRA A BASE DI CELLULOSA Estratti dalle piante (stelo, foglia, frutto, seme) Naturali Viscosa (soluzione)/Rayon (fibra filata) Artificiali (spesso con cellulosa aspecifica) Acetato di cellulosa (fibra e plastica) Lyocell Fino al 1963 l’acetato di cellulosa Veniva utilizzato per i Lego, poi sostituito dall’ABS (più stabile) (cellulosa frantumata in N-metilmorfolina-N-Ossido-monoidrato) Sezione di Tencel (Lyocell tessile dalla cellulosa dell’eucalipto) INSTABILITA’ TERMICA DELL’ACETATO DI CELLULOSA (CA) L’inserimento delle fibre di juta (qui 28% in volume) rende più rigido e meno flessibile, ma l’effetto della degradazione con la temperatura è sempre molto evidente, malgrado la temperatura di rammollimento dell’acetato di cellulosa sia nell’ordine dei 160-180°C. Va notato che la temperatura di transizione vetrosa del CA (62-68°C) può avere minor effetto nel caso in cui si introducano le fibre di juta. PROBLEMATICHE DELLE FIBRE NATURALI Assorbimento di umidità Attacchi di microbi e funghi Disponibilità variabile Degradazione a circa 200°C Proprietà molto variabili Stagionale: spesso un solo raccolto annuale Problema per il riciclo del composito Con la zona d'origine Col tempo di raccolta Col metodo d'estrazione Il problema della stagionalità è che la disponibilità di fibre deve corrispondere al picco di produzione del settore industriale d’interesse (p.es. automobilistico) ESEMPIO: ASSORBIMENTO D’ACQUA IN UN COMPOSITO IN FIBRA DI AGAVE (sisal) Angolo di contatto di diversi compositi, misurato bagnandoli con gocce calibrate di liquidi di diversa polarità (etilenglicole, esano, glicerina ed acqua) e riprendendo il tutto con una videocamera ad alta definizione (200 immagini/secondo) Assorbimento d’acqua (in seguito a queste informazioni si possono misurare anche proprietà residue dopo assorbimento sui compositi fatti asciugare) RUOLO DELLE FIBRE NELLA FILIERA Prodotti di scarto di coltivazione polivalente Cocco Prodotti di scarto di coltivazione monovalente Ananas Prodotti importanti/primari di coltivazione in sviluppo Lino Prodotti importanti/primari di coltivazione in declino Prodotti unici di pianta spontanea Agave? Canapa? Juta Ginestra/ Ortica Interesse economico Necessità incentivi In particolare, la filiera diviene più sostenibile ed a “valore aggiunto” se si ha la possibilità di produrre bio-combustibili e/o prodotti alimentari SCARTI E CREAZIONE DI UNA FILIERA: L’ORTICA «Dovrai raccogliere molte ortiche, filarle come la lana, tesserle e cucire il tessuto ottenuto per confezionare undici abiti. Quando saranno terminati, li getterai sui cigni e il cattivo sortilegio scomparirà immediatamente» (da «I cigni selvatici» di Hans Christian Andersen) Recentemente anche l’estrazione enzimatica delle fibre d’ortica è stata tentata, allo scopo di facilitarne l’utilizzo. Tagliatelle alle ortiche Fibre di ortica in un gomitolo Shampoo all’ortica Una filiera “food-non food” ha una migliore accettabilità sociale ed ambientale IL CASO DELLA JATROPHA O «IL BIODIESEL IN CASA» UTILIZZI: biodiesel, olio di Jatropha (utilizzato in Cina per produrre vernici), saponi, cosmetici, candele. Pesticida. PROBLEMI: i frutti sono velenosi per via della proteina curcina. Utilizzabile con piovosità tra i 300 ed i 1000 mm/anno e resiste a leggere gelate. Si pianta a talea e ammette alcune co-colture. FRUTTI SEMI N.B. Non ci sono prodotti alimentari nella filiera PRODOTTI Il lino può essere assunto come esempio per l'impatto ambientale di qualunque fibra estratta da stelo (juta, canapa, kenaf, ecc.). L'estrazione di fibre da foglia presenta maggiore impatto sulla filatura, di solito più difficile e che richiede più trattamenti chimici. STIGLIATURA Industrialmente, la canapa od il lino dopo la mietitura vengono racchiuse in rotoballe, da cui successivamente, per stigliatura si separano le diverse qualità di fibre. ROTOBALLE STIGLIATURA DELLA CANAPA La stigliatura industriale, rispetto alla gramolatura, consente di valorizzare meglio il canapulo (bacchette che contengono le fibre), per il suo alto contenuto di cellulosa e di separare meglio le fibre, invece di «sfibrare» la pianta. LA CULTURA DELLA CANAPA (e delle altre fibre naturali…) La ripresa della canapa negli ultimi anni comporta, oltre che il recupero degli strumenti necessari alla lavorazione, anche la rivalorizzazione del materiale in termini di immagine e modernità dell’uso UNA CURIOSITA’: FIBRE ESTRAIBILI DALLA FALSA CAMOMILLA (Matricaria maritimum) Esperienze di ripresa della coltivazione della canapa in Italia (Scarlino (GR)) Campo di canapa prima della cimatura (luglio) (Assocanapa) PARTI E PRODOTTI DELLA PIANTA DI CANAPA Foglie Stelo e corteccia Fusti di canapa, da cui: Fibre lunghe (da tessere) Fibre corte (per stuoie) Canapulo Cellulosa (per carta, p.es.) Semi CATENA PRODUTTIVA STUOIE DI CANAPA RACCOLTA ASCIUGATURA TRASPORTO DECORTICAZIONE DEFIBRATURA BINDING STRATIFICAZIONE PRESSATURA La fitorimediazione (ad es., ad opera della canapa) è una possibilità per rendere più sostenibile la filiera (piante per fibre naturali non vanno piantate in sostituzione di coltivazioni per uso alimentare): permette di depurare terreni in cui si trovano metalli pesanti VETIVER (Vetiveria Zizanoides) Ceneri di vetiver per uso nel cemento pozzolanico Il vetiver è un’erba simile alla gramigna, di origine tailandese, con qualche uso nell’ambito degli oli essenziali. E’ stata recentemente introdotta in Sardegna per uso di fitorimediazione, ma prevalentemente con l’idea di utilizzarne le ceneri. Pannello di vetiver con adesivi naturali APPLICAZIONI PIU' O MENO STRUTTURALI Fune di canapa Stuoia di agave Tessuto intrecciato a tubo (braid) di canapa Tessuti di juta Nastro di abaca Spago di lino Borsa di agave henequen Spesso si usano stuoie non tessute o con fibre random GEOTESSILI (protezione dall’erosione: separazione, filtrazione, drenaggio, rinforzo) In fibra di juta In fibra di cocco Applicazione alla sponda d'un fiume I geotessili in fibre naturali, invece che in polietilene o poliestere, possono essere meglio orientati alla piantumazione ed alle caratteristiche chimiche del suolo GEOCOMPOSITI Un geocomposito è costituito da una combinazione di geotessili (spesso in juta o cocco) o strutture a rete (tipicamente in polimeri come poliestere) (in funzione della dimensione decrescente delle maglie si parla di geogrids, geonets e geomembrane) in un’unità industriale. Ognuna di queste quattro tipologie di materiale può essere combinata con un ulteriore materiale (p.es., laminati plastici deformati o cavi d’acciaio) o direttamente col suolo. Si utilizzano a questo scopo melasse di lignina sotto forma di poliuretani biodegradabili o paglia ottenuta da fibre naturali (p.es. lino) anche come geostabilizzatori. Rivoltamento (rotivation) di paglia di lino I geocompositi antierosione in fibra di juta e cocco (preferiti per l’alta durezza delle fibre) vanno sottoposti a prove di trazione longitudinale e trasversale secondo la norma EN ISO 13019 IL LINOLEUM Il linoleum (F. Walton, 1863) è costituito da olio di lino, farina di legno, farina di sughero, pigmenti coloranti calandrati su un tessuto di juta. Ha quindi una struttura molto simile ai geocompositi. Risulta superiore dal punto di vista della resistenza batterica ed alla penetrazione da parte dell'ameba rispetto ai laminati di pino o di faggio, specialmente dopo anni di utilizzo. Si applicano anche trattamenti anti-odore che evitino lo sviluppo delle aldeidi dovute alla degradazione degli acidi grassi dell'olio di lino (linoleico, linolenico ed oleico). Migliore penetrazione del colore nel linoleum rispetto al PVC Olio di semi di lino 20 % Tallolo (olio di pino) 13 % Colofonia 3% Sughero 20 % Farina di legno 31 % Pigmento 4% Juta (supporto) 8% Lacca acrilica 1% Composizione di un linoleum (Forbo) (al posto della colofonia può esservi il coppale, resina fossile) Rispetto ai prodotti vinilici con cui è in competizione, il linoleum è simile quanto a flessibilità e durabilità, e può risultare inizialmente meno brillante e traslucido, anche se col tempo la differenza si attenua. Il PVC è meno infiammabile, ma la (relativa) infiammabilità è dovuta ai composti clorurati che poi in caso di incendio rilasciano diossine. PROPRIETA' MECCANICHE MATERIALI NATURALI (diagrammi di Ashby-Wegst) La maggior parte delle fibre naturali, essendo polimeri che usano l'acqua come solvente, hanno una densità vicina ad 1. CELLULOSA Ci sono due principali forme di cellulosa, la Cellulosa I (più cristallina: nativa) (orientata: cristalliti di maggiori dimensioni) e la Cellulosa II (più amorfa e più termodinamicamente stabile) susseguente a rigenerazione o trattamento alcalino (Mercer 1850). Cellulosa Nella cellulosa nativa I si distinguono poi a loro volta due forme, Iα e Iβ, la prima triclina e la seconda monoclina. In generale, ogni pianta, alga o batterio crea una miscela delle due forme, inoltre con parametri cristallografici differenti da specie a specie. Le due forme normalmente coesistono anche se la cellulosa Iα è metastabile e tende termodinamicamente a trasformarsi nella cellulosa Iβ Cristallo triclino (cellulosa Iα) Cristallo monoclino (cellulosa Iβ) ALTRE FORME DI CELLULOSA (III e IV) La cellulosa III si forma in atmosfera di ammoniaca liquida e per remissione dell’eccesso ammoniacale, mentre la cellulosa IV si forma in atmosfera di glicerolo. La cellulosa IIII ha una struttura cristallina particolarmente aperta che consente l’attivazione dell’idrolisi enzimatica per cellulasi, che è ancora più facile con la cellulosa IV. La trasformazione a cellulosa III è reversibile per riscaldamento, mentre quella a cellulosa IV può essere reversibile per de-idratazione. L’enzima riduce l’energia di attivazione per la reazione di idrolisi COMPONENTI NON STRUTTURALI Una struttura dell’emicellulosa (xilano) Pectina Effetto degli enzimi Juta non trattata con particelle di cera (sopra) e trattata (sotto) L’effetto degli enzimi consente l’estrazione enzimatica delle fibre, come alternativa alla macerazione batterica Inoltre, le fibre contengono normalmente umidità e ceneri (ossidi metallici) STRUTTURA DELLE FIBRE VEGETALI Cellulosa (regolare, lineare, tendenzialmente cristallina, forma fibrille e fibre, abbastanza idrofobica, tendente a rigonfiare) Emicellulosa (irregolare, non strutturale, semicollosa, idrofila) Lignina (condensata, molto reticolata, assolutamente idrofobica) Si è parlato di un rapporto di “amore-odio” tra questi tre componenti, pur essendo tutti e tre a base di polisaccaridi: hanno proprietà molto diverse, ma in effetti assicurano tutti la tenuta delle fibre. RIASSUMENDO... La CELLULOSA è un polimero del glucosio con molecole più lunghe ed ordinate (2000-15000 unità di glucosio), con il legame glucosidico 1-4 (le molecole sono quindi ruotate a 180° l'una rispetto all'altra) e quindi con maggiore cristallinità e carattere strutturale dell'EMICELLULOSA. Tuttavia, avendo un forte carattere idrofilo, da sola non sempre riesce ad assicurare le proprietà strutturali desiderate, per cui può essere circondata da un involucro di lignina. La LIGNINA è un polimero costituito da monomeri di varie molecole aromatiche (es. alcol coniferilico), che consentono una maggiore reticolazione ed ovviamente una sostanziale idrofobia. La PECTINA è un colloide gelatinoso, basato sull’acido galatturonico. Alcuni enzimi specifici, cellulasi, emicellulasi e pectinasi, normalmente sintetizzati da alcuni funghi e batteri, servono da attivatori per la reazione di depolimerizzazione del polisaccaride specifico. STRUTTURA DELLA CELLULA Nella parete primaria si ha un composito di fibre di cellulosa, con una matrice di emicellulosa, pectina, proteine e lipidi in acqua. Nella lamella mediana, che è al confine della cellula, non c’è cellulosa, ma ci sono pectina e proteine strutturali ed enzimatiche. La parete secondaria ha strati a diverso orientamento ed è soggetta a lignificazione (è dove si trova la lignina) STRUTTURE CELLULARI NATURALI: I VARI TIPI DI CELLE DELLE PIANTE COLLENCHIMA (fusti erbacei) (vasti spazi intercellulari) PARENCHIMA (polpa) (poligoni con 12-14 lati) SCLERENCHIMA (cellule dure) (pareti cellulari spesse e lumen) EPIDERMIDE (cellule piatte e allungate di forma variabile) STRUTTURA DELLE FIBRE LIGNOCELLULOSICHE: GERARCHIZZAZIONE La struttura portante delle fibre vegetali sono microfibrille di cellulosa disposte ad elica secondo un angolo dipendente dalla specie e dall’origine della pianta (angolo microfibrillare). Le principali caratteristiche delle strutture gerarchizzate sono: •Costruzione della struttura dalla ripetizione di unità cellulari (“dal basso”) •Correzione progressiva dei difetti durante la crescita Si tratta di un approccio diverso alla progettazione (auto-assemblaggio o design biomimetico). FIBRE DI CELLULOSA Le fibre di cellulosa si possono modellare come formate da micro-fibrille con parti orientate (cristalliti) e parti in direzione random (amorfe), ovvero parti in cellulosa I e parti in cellulosa II (ed eventualmente, laddove esposizione ad ambiente ammoniacale o ad alta temperatura si sia verificata, anche cellulosa III e IV). La sollecitazione richiede la ri-orientazione delle parti amorfe nella direzione del carico. In pratica si parla di parti della fibra “spostate” rispetto all’asse principale (o “kink bands”) In generale, è comune nelle strutture biologiche un miglioramento delle prestazioni per interposizione di parti più resistenti e più deboli MICROSTRUTTURA DI UNA FIBRA VEGETALE Filamenti di forma irregolare (4-12 µm) con lumen interno e struttura composita fino al livello cellulare (materiale legno-cellulosico rinforzato con bande elicoidali di cellulosa) L'angolo microfibrillare, formato dalle eliche, dipende, oltre che dalla specie, dalla maturità delle fibre, ed influenza la loro resistenza e lunghezza: il modulo elastico delle fibre decresce con l’aumentare dell’angolo microfibrillare Lumen della fibra di Phormium Tenax Variazione del modulo elastico con l’angolo microfibrillare VARIAZIONI DELLE PROPRIETA’ DELLE FIBRE La tenacità (resistenza al taglio) oltre che la resistenza delle fibre aumenta con l’età della pianta in quanto le fibre tendono anch’esse ad invecchiare ed indurire (maggiore presenza di sclerenchima) (qui ad esempio sono mostrati dati sul sisal) RESISTENZA MECCANICA FIBRE NATURALI • La resistenza delle fibre naturali, essendo variabile per un gran numero di fattori, può essere valutata da calcoli probabilistici secondo la teoria di Weibull (o dell’anello debole), tenendo presente che la fibra naturale non è uniforme, ma è costituita da un certo numero di segmenti. Inoltre, siccome le fibre naturali hanno diametro (oltre che porosità) variabile, anche il volume V del rinforzo sarà variabile. Infine, dato che i difetti aumentano proporzionalmente alla lunghezza delle fibre, al di là di un certo valore di tratto utile, tutte le fibre naturali tendono a degradare le loro proprietà meccaniche. IMPORTANZA DEL LUMEN DELLA FIBRA “Technical plant stem” (rinforzo per composito fibrorinforzato biomimetico) (realizzato in poliuretano con sistema di pultrusione Ispirato alla canna comune ed all’equiseto) (Milwich et al., Patent, Freiburg, 2006) ALTERNANZA DI ZONE PIU’ O MENO LIGNIFICATE NELL’Arundo donax (canna comune) “Bleeding composites” Le fibre forate possono fornire una migliore visualizzazione del danneggiamento e possibilmente autoripararsi (self-healing) attraverso la presenza di micro-capsule di resina (Bond, Bristol 2003) LUMEN PER L’ISOLAMENTO Le fibre forate possono fornire un migliore isolamento termico, acustico od elettrico, non sempre trasferibile in modo efficace ai compositi per il possibile riempirsi delle porosità da parte della resina. ASSORBIMENTO DEL SUONO DA PARTE DI FIBRE NATURALI LUMEN NELLE FIBRE DI SISAL VANTAGGI DEI COMPOSITI IN FIBRA VEGETALE • Basso peso delle fibre (densità da 0.8 ad 1.6; densità fibre di vetro 2.5) • Possibilità di produrre ibridi contenenti sia fibre vegetali che fibre di vetro (o altre) • Accoppiamento con matrici biodegradabili (biopolimeri): termoplastiche, p.es. amido-sorbitolo o acido polilattico, o epossidizzate, p.es a base di olio di ricino, di soia o cardanolo, per ottenere un composito completamente sostenibile e biodegradabile Per entrare in certi settori (es., nautica), è necessaria la disponibilità di matrici termoindurenti PROBLEMI NELLA PRODUZIONE DI COMPOSITI IN FIBRA VEGETALE • Estrazione delle fibre (che normalmente le danneggia) • Sensibilità al contenuto di umidità • Anisotropia delle fibre (anche nella direzione di carico) • Scarsità di dati dinamici (es., impatto, fatica) Geometrie irregolari Fratture complesse Scarsa adesione tra fibra e matrice Struttura composito Frattura di una fibra juta/poliestere di okra bahmia Fibrillazione canapa FATTORI PER LA SELEZIONE DELLE FIBRE Costi di trasporto (le fibre locali possono essere preferibili: “zero km”) Adattabilità all'applicazione Trattamento richiesto per il miglioramento delle proprietà Aspetti ambientali (LCA: Life Cycle Analysis) Aspetti biologici (origine e maturità delle fibre, estrazione) Appartenenza ad un “sistema produttivo” complesso Esistenza di tecnologie tradizionali Sistema produttivo: per esempio il lino può servire anche alla produzione di fibre per abbigliamento, cordami, olio (per usi alimentari, medici, cosmetici e bio-diesel), semi per usi commestibili (mangimi). ALCUNE FIBRE PER USO NEI COMPOSITI GINESTRA (SPARTIUM JUNCEUM) “Spartos” in Greci antico significa “usata per produrre funi” . La leggenda degli “spartoi”, guerrieri che sorgevano già adulti e pronti alla battaglia dal terreno seminato di denti di drago dal principe fenicio Cadmo riflette un problema reale, che è la difficoltà di estrarre le fibre dallo stelo della pianta. Steli (sx) e Fibre di ginestra (dx) A fronte di incentivi, queste difficoltà possono essere superate… (a destra, filatura della ginestra, Città di Castello, 1937) LE POSSIBILITA’ SONO TEORICAMENTE INFINITE… Estrazione di fibre tra 100 e 150 mm di lunghezza dallo stelo del carciofo. Va considerato che si tratta di scarto di un mercato molto grande, nel 2007 solo in Sicilia si sono prodotti 1.5 miliardi di carciofi per un valore di 173 milioni di euro. FIBRE ESTRATTE DALLA PIANTA DEL CARCIOFO La maggior parte delle fibre vengono o estratte dalle foglie di grandi strutture vegetali (tipicamente esotiche: es., palme, banani, agavi, canne), oppure dallo stelo di arbusti (malvacee, linacee). Alcuni tentativi si sono fatti dalle leguminose, dalle graminacee e dalle urticacee, per la grande disponibilità e spontaneità. Eccezioni: fibra di cocco, fibra di ananas, fibra di kapok (simile al cotone con estrazione di filamenti dal seme) COMPOSIZIONE TIPICA DELLE FIBRE VEGETALI PIU' USATE NEI COMPOSITI Proprietà meccaniche e densità delle varie fibre naturali: la grande variabilità nei diametri è dovuta alla necessità di isolare la “fibra tecnica”, cioè il minimo insieme di filamenti su cui si possano effettuare operazioni meccaniche, dalla trazione alla torcitura. ESTRAZIONE (RETTING) L'estrazione permette la rimozione della pectina dalle fibre (in particolare quelle estratte dallo stelo, cioè decorticate) Estrazione naturale (macerazione) (in campi allagati, per azione batterica) Estrazione enzimatica (lino) per mezzo di pectinasi (danneggia meno le fibre) Per aumentare la durezza superficiale delle fibre ottenute e/o per consentirne l’incorporazione in una matrice polimerica, può essere necessario un trattamento (di solito chimico) TRATTAMENTI Sbiancamento (uniformazione di colore) Asportazione materiale non strutturale e regolarizzazione di forma Acetilazione Ricopertura/protezione/compatibilizzazione Ipoclorito di sodio FIBRE DI CANAPA SBIANCATE E NON Soda caustica (trattamento generale) Effetto di applicazione di soda caustica su fibre di cotone Anidride maleica Silanizzazione Gommalacca Si possono poi avere trattamenti fisici, come per esempio quello con raggi ultravioletti o attraverso una scarica elettrica (effetto corona) ESEMPIO: ANDAMENTO DELLA RESISTENZA A TRAZIONE DI FIBRE DI PALMA DA DATTERI (DPSS=DATE PALM SPADIX STEM) CON ALCALI In determinati casi, per rendere più efficace l’azione del trattamento, si può effettuare in temperatura (tipicamente tra i 40 e gli 80°C) GRAFTING DELL'ANIDRIDE MALEICA SUL POLIPROPILENE L'anidride maleica forma dei legami con la catena del polipropilene tali da aumentare la compatibilità delle fibre vegetali. Questo permette un più efficiente utilizzo di procedimenti industriali, come lo stampaggio a compressione e l'uso combinato di fibre polimeriche e di rinforzo (commingling) EFFETTO DEL GRAFFAGGIO CON ANIDRIDE MALEICA SU UN COMPOSITO COMPOSITO IN POLIPROPILENE E FIBRA DI JUTA, A SINISTRA NON TRATTATA, A DESTRA GRAFFATA CON ANIDRIDE MALEICA: SI NOTA UN MOLTO MINORE PULL-OUT DELLE FIBRE DALLA MATRICE, PERCHE’ IL GRAFFAGGIO RIDUCE LE CARATTERISTICHE IDROFILE DELLA FIBRA: TRATTAMENTI BASATI SUI SILANI I silani organo-funzionali sono sostanze ibride, nel senso di mostrare sia caratteristiche organiche sia inorganiche. Possono essere utilizzati come modificatori di superficie (riducendo la natura idrofila delle fibre) o come agenti di accoppiamento. EFFETTI DEL TRATTAMENTO COL SILANO SU FIBRE NATURALI Il trattamento con silano della juta (hessian cloth = tela di sacco) aumenta la temperatura di degradazione delle fibre, come rilevato dalla calorimetria differenziale a scansione (DSC) Il silano più diffuso per il trattamento sulle fibre naturali è l’APTES (aminopropiltrietossilano) che introduce sulla superficie delle fibre gruppi propilamminici (parzialmente idrofobici) APPROCCIO AI COMPOSITI STRUTTURALI IN FIBRA VEGETALE Fibre vegetali (cellulosiche) Matrici polimeriche Compatibilità (adesione fibra-matrice) Proprietà dinamiche (impatto, fatica) Aspetti ambientali (Life Cycle Analysis) Database PERCHE’ L’IMPATTO? Problema frequente nel servizio Caduta oggetto estraneo Danneggiamento per urto Requisito per utilizzo strutturale Perdita proprietà meccaniche Valutazioni sulla sostituzione del pezzo danneggiato Anche su un guscio di telefonino (p.es. in PLA/kenaf) le proprietà ad impatto possono avere importanza IMPATTO A CADUTA DI PESO (IFW) Le prove di impatto bidimensionale (ASTM D7136) consentono di avere informazioni su: Caratterizzazione del danneggiamento Evoluzione del danneggiamento con l'energia di impatto Comportamento di isteresi meccanica (assorbimento di energia) ed energia di penetrazione del materiale Il danneggiamento può dipendere tuttavia dalle proprietà locali del composito (crossover damage) Altri fattori che possono influenzare la propagazione e la gravità del danneggiamento sono la geometria e la dimensione dell'impattatore ed il modo in cui il provino è supportato (vincolato con un piatto di acciaio forato, o appoggiato in un sistema di flessione) L'impatto bidimensionale a caduta di peso si differenzia dall'impatto monodimensionale con pendolo (Charpy, Izod: ISO256), dove invece si misura soltanto l'energia assorbita e la dispersione dei dati è maggiore per effetto delle proprietà locali PROBLEMI PRATICI NELL'ESEGUIRE PROVE D'IMPATTO A CADUTA DI PESO SU COMPOSITI IN FIBRA VEGETALE Necessità di basse energie Le torri per impatto a caduta di peso divengono di solito imprecise per altezze di caduta al di sotto dei 100 mm. E' pertanto ragionevole, per ridurre l'energia, usare masse le più piccole possibili. Modi di smorzamento complessi E' molto difficile predire le modalità di smorzamento, anche in termini di energia assorbita, di materiali tanto anisotropi, come i compositi in fibra vegetale. Applicazione del carico (vincolo), effetti locali Oltre alla dipendenza dal modo di applicazione del carico, gli effetti locali possono avere un forte effetto (per es., incroci trama-ordito in compositi tessuti) ed anche la geometria e dimensione dell'impattatore. Conseguenza: mentre in generale le prove d'impatto a caduta di peso sui compositi danno all'incirca lo stesso danneggiamento, a pari energia, comunque ottenuta (quale massa da quale altezza), questo non è per nulla certo per i compositi in fibra vegetale. MODI DI ASSORBIMENTO DI ENERGIA E INNESCO E PROPAGAZIONE DEL DANNEGGIAMENTO DURANTE L'IMPATTO Si può distinguere tipicamente quattro fasi in un evento d'impatto su compositi: (1) propagazione dell'onda di tensionamento durante caricamento elastico, (2) schiacciamento, (3) rotazione (4) danneggiamento globale (con penetrazione) oppure recupero elastico (con rimbalzo). L'aspetto del danneggiamento sulla faccia impattata del composito in fibra vegetale, quando il provino è vincolato, di solito comprende proporzioni variabili di danneggiamento circonferenziale e danneggiamento radiale con “croce” visibile. MODALITA' DI DANNEGGIAMENTO AD IMPATTO Santulli-Cantwell, 2000 In In compositi compositi con con sufficiente sufficiente adesione adesione all'interfaccia, all'interfaccia, per per basse basse velocità velocità didi impatto impatto (no (no penetrazione, penetrazione, trascurabile trascurabile vibrazione vibrazione del del laminato) laminato) lele cricche cricche della dellamatrice matricesisidispongono dispongono“a “apino pinorovesciato” rovesciato”(Abrate (Abrate1988). 1988). Questo Questoèèvero veroanche ancheper peri icompositi compositirinforzati rinforzaticon confibre fibrevegetali. vegetali. INFLUENZA DEI DIFETTI Difetto nella matrice Danneggiamento Danneggiamentoad adimpatto impatto innescato innescatoda dadifetti difettisuperficiali superficiali in inun unlaminato laminatofibra fibradi dilino/matrice lino/matriceepossidica epossidica INFLUENZA DELL'ORIENTAZIONE DELLE FIBRE (compositi in fibra di canapa e resina epossidica) Fibre unidirezionali Fibre orientate a 0/90 Fibre orientate random Il diametro non costante delle fibre naturali, anche se trattate, e la non totale compatibilità con la matrice causa una notevole variazione nell'orientazione delle fibre nelle stuoie e rende poco prevedibili le proprietà ad impatto. Con l’utilizzo di tessuti di rinforzo questo problema è ridotto. STUDIO DELLE CURVE DI ISTERESI DELLE PROVE D'IMPATTO ISTERESI ED AREE Si possono individuare tre tipi di aree nei cicli di isteresi ad impatto: A1, che rappresenta l'assorbimento di energia elastico (fino al carico max), A2 che rappresenta la deformazione plastica e la rotazione, A3 che rappresenta l'energia di restituzione elastica (nel caso di rimbalzo) oppure l'energia di attrito (o smorzamento) conferita dal materiale all'impattatore (nel caso di penetrazione). La curva in alto si riferisce ad un provino di lino-epossidica al 50% in peso di fibre, mentre quella in basso ad un provino in formium-epossidica al 15% in peso di fibra. PROPRIETA' DOPO IMPATTO (resistenza residua) Progressione del danneggiamento durante prove di flessione dopo impatto su laminati juta/poliestere per mezzo di localizzazione degli eventi di emissione acustica (% riferita alla resistenza a flessione) (Santulli, 2006) IMPATTO BALISTICO Juta/polipropilene Rigonfiamento localizzato da entrambi i lati del percorso del proiettile. Delaminazione della faccia non impattata (spalling) (minori ostacoli all'apertura di cricca) Canapa-polipropilene Ingrandimento del foro provocato verso la faccia non impattata Il modo di frattura prevalente cambia durante la penetrazione (Wambua et al., 2007) INTORNO AL LIMITE BALISTICO (canapa-polipropilene) L50 (limite balistico) (qui 413 m/s): Velocità alla quale la probabilità di penetrazione dei proiettili è uguale a 0.5 La frattura si è sviluppata al crescere della velocità di impatto da cricche nella matrice a rottura di fibre, poi delaminazione e spalling (quest'ultimo non varia molto con l'aumentare della velocità) (Wambua et al., 2007) APPROCCI AI LAMINATI IBRIDI RINFORZATI CON FIBRE VEGETALI E DI VETRO Introdurre una piccola quantità di fibre vegetali, con l'obiettivo di avere un vantaggio ambientale con un'altrettanto modesta (se possibile nulla) riduzione della prestazione ad impatto (applicazioni automobilistiche?) Introdurre una maggiore quantità di fibre vegetali all'interno del laminato (core) per ottenere una sufficiente dissipazione del danneggiamento (giubbotti antiproiettile?) In generale: determinazione del rapporto ottimale fibre di vetro/fibre vegetali compatibile con l'applicazione (in dipendenza da processo di produzione, trattamento della fibra e matrice utilizzata) IMPATTO DI LAMINATI IBRIDI (LINO-EPOSSIDICA/VETRO-EPOSSIDICA) Faccia impattata Bordo L'interno L'internodel dellaminato laminatoin inlino-epossidica lino-epossidicamostra mostrauna una certa certaazione azionedi didissipazione dissipazionedel deldanneggiamento danneggiamento ESEMPI DI PROPRIETA' AD IMPATTO DI COMPOSITI IBRIDI Fibra Matrice Bambù Poliestere Cocco Fibra vegetale (% peso) Fibra di vetro (% peso) Resistenza ad impatto (kJ/m²) 6.2 18.8 32 Poliestere 15 30 40 Juta Poliestere 6 8 44 Agave Poliestere 2.7 5.3 5.76 Lino Polipropilene 30 20 43.2 Lino Olio di soia 16 25 33.6 Canapa Polipropilene 30 10 75 J/m (con intaglio) La quantità di fibre vegetali introdotta può essere anche modesta, con l'idea che una limitata perdita di proprietà d'impatto venga compensata da un certo beneficio ambientale CARATTERIZZAZIONE DEGLI IBRIDI (es., fibra di lino) (Arbelaiz, 2005) IlIlmiglioramento miglioramentodelle delleproprietà proprietàottenuto ottenuto con conililtrattamento trattamento con conl'anidride l'anidridemaleica maleicaconsente consenteinserire inserireuna unamaggior maggior quantità quantitàdi difibre fibreaaparità paritàdi diproprietà proprietàd'impatto d'impatto STUDI SUGLI IBRIDI IN LETTERATURA L'approccio agli ibridi si è modificato nel tempo, dagli studi volti ad inserire la massima quantità possibile di fibre vegetali, ad ottenere un migliore consolidamento con una minore quantità di fibre ESEMPIO: IBRIDI BANANA-SISAL IN POLIESTERE (Idicula 2005) Fibre di banana e sisal hanno allungamento a rottura comparabile anche se la banana ha un angolo microfibrillare minore (11° contro 20°) e perciò migliore resistenza a trazione L’uso di diverse fibre può permettere un miglior “locking” meccanico ed aumentare le prestazioni del composito rispetto al contenuto di fibre POSSIBILI ALTERNATIVE Selezione delle fibre (confronto tra le prestazioni) Nanocompositi di cellulosa ricostituita Ibridi innovativi (es., con altre fibre naturali) Uso di altro materiale cellulosico/problema della specificità COMPOSITO BIO CON FIBRA E MATRICE DELLA STESSA ORIGINE: POLVERE DI BAMBU’/FIBRE DI BAMBU’ Il composito viene prodotto per steam explosion, miscelando la biomassa in una corrente di vapore ad alta pressione ALCUNI ESEMPI DI CELLULOSA NON DIRETTAMENTE DA FIBRE Cellulosa da alghe rosse Compositi con fibre di cellulosa da giornali Gli scarti agricoli, come pula, p.es. di orzo o farro, e crusca di riso hanno maggior contenuto di silicio, ma minore orientazione degli anelli di zucchero nel polisaccaride Resina epossidica con pula di farro Divengono determinanti in questi utilizzi, dal punto di vista ambientale, la necessità di utilizzare prodotti chimici per il riutilizzo, es. per la rimozione dell'inchiostro dalle fibre di carta, e per la neutralizzazione dei pesticidi nel caso della crusca e simili. Coltura batterica CELLULOSA BATTERICA Sintesi della cellulosa batterica (prodotto extracellulare) Medium (nutrienti essenziali) SEM Batteri (Acetobacter xylinum) 200 nm Modulo elastico della nanofibrilla: Fibra (Ø = 25 100 nm) 78 GPa Fibrill a 89% di cristallinità 300 nm Unità di glucosio © Imperial College London Cellulosa (Ø = 1 2 nm) 83 MICROFIBRE DI CELLULOSA O DI CHITINA Aspect ratio = rapporto di forma Le microfibre di cellulosa o di chitina hanno proprietà molto variabili che possono essere (teoricamente) modificate in funzione dell'applicazione richiesta e possono essere anche estratte dalle fibre rigenerate, per esempio da tipi di rayon o Lyocell ESTRAZIONE NANOCELLULOSA Un'altra possibilità, competitiva specie in termini di costo, è l'estrazione della nanocellulosa cristallina dagli scarti colturali attraverso un processo di idrolisi acida (solitamente con acido solforico). Nanocristalli (whisker) Elettrofilatura (electrospinning) dalla soluzione di cellulosa a formare nanotessuti: la forza elettrostatica si trasforma di cellulosa in forza di trazione, quindi in allungamento. WHISKER DI TUNICINA (cellulosa animale dalle corazze dei tunicati: ascidie) Diazona violacea Ascidia involuta Miglioramento meccanico di matrici amido-sorbitolo (33%), ma proprietà molto dipendenti dall'umidità di estrazione POSSIBILE RUOLO DELLE FIBRE CHERATINICHE (dalle piume) Le fibre cheratiniche si prestano solo parzialmente al loro ruolo nei compositi, anche perché sono “progettate” per essere sollecitate a compressione nelle ali. Altri possibili utilizzi sono in intonaci o cementi, dove il carico di compressione è prevalente. Il problema dell'utilizzo delle piume è la sanitizzazione, che modifica il profilo ambientale con l'introduzione di ulteriori sostanze chimiche. PP e piume: se la matrice polipropilenica non è compatibilizzata con anidride maleica, l’interfaccia è scadente (sfilamento delle fibre con poca deformazione della matrice) POLIETILENE E 20% PIUME (mostra ingiallimento per tensioni residue) IBRIDI INNOVATIVI PIUME DI POLLO E FIBRE DI ASPEN (Populus tremula) CON RESINA FENOLO-FORMALDEIDE (WINANDY 2007) La cheratina è parzialmente idrofila ed appare ideale per fare da anello di congiunzione in un ibrido con fibre vegetali ed una matrice idrofobica (o prevalentemente idrofobica, come i fenoli). I risultati iniziali di compatibilità non sono totalmente soddisfacenti (scarso controllo sulla qualità delle piume e sul loro contenuto di melanina). Tuttavia, data la loro abbondanza come materiale di scarto, recentemente sono state proposte, insieme con una matrice epossidizzata a base di olio di soia e ritardanti di fiamma privi di alogeni, per produrre schede per circuiti stampati (PCB). Paint.lnk COMPOSITO CON FELTRI DI LANA IN TESSUTO DI JUTA (resina epossidica) Il problema, oltre la scarsa compatibilità, è dato specialmente dall’insufficiente controllo della porosità interna (porosità oltre alcuni % sono considerate eccessive anche in un composito prodotto per laminazione manuale) NANOCHERATINA CHERATINA NANOFILATA PER ELETTROFILATURA La cheratina è estratta dalla lana per frattura ossidativa dei legami disolfuro della cistina (RSSR) per formare l’acido sulfonico (RSSO3H), riduzione col mercaptoetanolo per formare residui di cisteina (RSH). DISTRIBUZIONE DEI DIAMETRI DI FIBRE DI CHERATINA IDROLIZZATA E POLIAMMIDE (pura e trattata con formaldeide) POSSIBILE APPLICAZIONE Pannello portiera (Volvo) Fibre utilizzate: Abaca Lino Francia Lino Lituania (due tipi) Juta Bangladesh Contenuto fibre: 30 o 40% Il prototipo viene stampato per compressione con polipropilene standard per usi automobilistici. Si è anche tentato uno stampaggio con resine a base di amido (mais/patate, sorbitolo, acido polilattico) Un composito automobilistico dedicato recentemente sviluppato è il Biotex (resina di PLA/fibra di PLA/fibra di lino) La Trabant, nota vettura della Germania Est, aveva una carrozzeria in resina fenolica rinforzata con scarti dell'industria tessile. Ford “hemp car” (1941) MERCEDES SERIE A: SPERIMENTAZIONI CON COMPOSITI IN FIBRA VEGETALE (LINO, BANANA) source: DC Bernhard R. Scherubl Parti interne di treni (NPSP, Olanda) in compositi con stuoie in fibra di lino o di canapa COMPOSITI IN FIBRA VEGETALE RESISTENTI ALL'IMPATTO? Fattori determinanti: Selezione delle fibre con fattori oggettivi Considerazione dell'ibridazione nel senso più generale possibile Il trattamento (se richiesto) non deve annullare i benefici ambientali Generazione di una vasta base di dati di prove di impatto e post-impatto, per conoscenza del comportamento fino a penetrazione (ed anche oltre, per l'impatto balistico)