Working Paper - Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria
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Working Paper - Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria
19 APRILE 2010 PALAZZO DEL MONFERRATO ALESSANDRIA FORUM LA VALORIZZAZIONE DEL MONFERRATO PER LO SVILUPPO DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA WORKING PAPER IN COLLABORAZIONE CON INDICE EXECUTIVE SUMMARY 1 GLI ELEMENTI CARATTERISTICI DEL PROGETTO 1 13 1.1 Gli obiettivi del progetto 13 1.2 L’approccio metodologico e l’Advisory Board 14 1.2.1 L’Advisory Board 1.3 I pilastri della strategia competitiva territoriale 2 LA REALTÀ DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: FACTS & FIGURES 15 16 21 2.1 Inquadramento storico (cenni) 21 2.2 Posizionamento geografico 22 2.3 Struttura demografica 22 2.4 Indicatori economici e patrimoniali 31 2.5 Esportazione e Investimenti Diretti Esteri 35 2.6 Tessuto imprenditoriale 38 2.7 Settore agroalimentare ed enogastronomico 46 2.8 Sistema dell’istruzione 52 2.9 Turismo 54 2.9.1 L’offerta ricettiva e i flussi turistici 54 2.9.2 Il patrimonio storico-culturale e la relativa offerta turistica 59 2.9.3 Il patrimonio climatico-paesaggistico e la relativa offerta turistica 60 2.10 Dotazione infrastrutturale 3 INDAGINE EMPIRICA SULLA REALTÀ ALESSANDRINA 62 64 3.1 L’ascolto del territorio: strumenti utilizzati 64 3.2 L’indagine di autopercezione della realtà alessandrina da parte delle imprese: principali risultati 65 3.3 I focus group: principali evidenze emerse 67 3.3.1 Nota metodologica 67 3.3.2 Considerazioni generali 69 3.3.3 Settori produttivi: situazione attuale, criticità e prospettive 73 3.3.4 Lavoro: situazione attuale, criticità e prospettive 82 3.3.5 Politiche sociali: situazione attuale, criticità e prospettive 84 3.3.6 Sistema dell’istruzione: situazione attuale, criticità e prospettive 85 3.3.7 Cultura: situazione attuale, criticità e prospettive 85 3.3.8 I servizi pubblici: opinioni e proposte 86 3.3.9 La qualità della vita percepita 87 4 IL TESSUTO IMPRENDITORIALE DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: UN’ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA 90 4.1 Nota metodologica: indicatori, campione e variabili 90 4.2 Risultati delle analisi degli indicatori economici, finanziari e di stabilità delle grandi imprese delle Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest 94 4.3 Risultati delle analisi degli indicatori economici, finanziari e di stabilità delle piccole e medie imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest 96 4.4 Il sistema banche-impese e il tema delle sofferenze bancarie 100 5 DIAGNOSI DEGLI AMBITI DI RIFERIMENTO ANALIZZATI E PROPOSTE DI SVILUPPO 5.1 Un nuovo approccio al turismo 102 102 5.1.1 Introduzione 102 5.1.2 Le debolezze del sistema turistico alessandrino 104 5.1.3 Una strategia per lo sviluppo del turismo 105 5.1.4 Creare un sistema integrato di offerta turistica 107 5.1.5 Realizzare un nuovo attrattore turistico: il progetto del parco di edutainment 110 Rafforzare la governance del sistema turistico 112 5.1.6 5.2 Il sistema universitario della Provincia di Alessandria: punti di eccellenza e criticità 114 5.2.1 L’Università del Piemonte Orientale – Amedeo Avogadro 114 5.2.2 Il Politecnico di Torino 132 5.3 Il polo della logistica 135 5.3.1 Premessa 135 5.3.2 La logistica in Piemonte e in Provincia di Alessandria 136 5.3.3 Analisi SWOT 138 5.3.4 Considerazioni di sintesi 149 5.4 Il potenziale della green economy 150 5.4.1 Green economy: l’obiettivo della regione Piemonte 151 5.4.2 Green economy: un’opportunità per la Provincia di Alessandria 153 5.4.3 Considerazioni di sintesi e proposte per lo sviluppo futuro 167 5.5 La Provincia di Alessandria: realtà e prospettive 168 5.5.1 Visione del futuro 170 5.5.2 Sviluppo delle competenze chiave distintive 172 EXECUTIVE SUMMARY La Provincia di Alessandria si estende su una superficie di 3.560 km2 ha 438.726 abitanti, e si articola in sette centri zona: Alessandria, Novi Ligure, Ovada, Valenza, Acqui Terme, Casale Monferrato e Tortona. Dal 2002, anche per effetto dell’aumento dell’immigrazione straniera, la popolazione è aumentata di 20.975 unità con un incremento del 5%, rispetto ad una crescita regionale del 5,2% e nazionale del 5,4%. I cittadini stranieri residenti sono 36.666, con un’incidenza dell’8,4% sulla popolazione residente (rispetto alla media italiana del 6,5%). Caratteristica strutturale della popolazione alessandrina, di potenziale impatto sulla struttura economica e l’organizzazione sociale del territorio, è lo squilibrio generazionale generato da un’elevata presenza di anziani over 65, che sono il 25,8% della popolazione, contro il 22,7% in Piemonte e il 20,1% in Italia. L’indice di dipendenza strutturale (58,7 abitanti in età non lavorativa per ogni 100 persone in età di lavoro), infatti, è sensibilmente superiore alla media nazionale (51,8 su 100). Anche l’indice di dipendenza degli anziani (rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione in età attiva) appare notevolmente superiore rispetto alla media nazionale (40,9% contro il 30,5%). A ciò si aggiunge per la Provincia di Alessandria un tasso di fecondità (numero medio di figli per donna) al di sotto della media nazionale: 1,25 contro 1,41 per il 20091. Il PIL pro capite provinciale è pari a 27.226 euro, superiore alla media italiana (26.279 euro), ma inferiore alla media del Piemonte (28.660 euro) e del Nord Ovest (31.915 euro). Classificando le 103 province italiane in termini di PIL pro capite, Alessandria si colloca al 44esimo posto nella graduatoria nazionale, con una differenza di oltre 12.000 euro rispetto alla prima in classifica, Milano2. Tra il 2007 e il 2008 il PIL pro capite ha subito una flessione dello 0,5% rispetto ad una crescita regionale del 2,9%, nord-occidentale del 2,6%e nazionale dell’1,6%. La Provincia di Alessandria è una realtà composita e articolata, tanto da essere stata definita dal CENSIS, alla fine degli anni ’80, una Provincia policentrica. A vent’anni di distanza alcuni tratti distintivi rilevati dall’Indagine CENSIS sono ancora presenti, come meglio si vedrà dalla lettura del presente documento. In particolare, la propensione alla sicurezza, che fa da freno alla promozione di iniziative e all’assunzione di rischi, è tuttora presente, ed è anzi accentuata dall’invecchiamento demografico, che induce una certa “sonnolenza” allo spirito di intrapresa3. Nonostante già alla fine degli anni ottanta circa un terzo degli abitanti della Provincia sottolineasse l’esigenza di dar vita a “nuove iniziative economiche e culturali, per non incorrere nel rischio di perdere ulteriormente terreno (...), puntando sull’ambiente e 1 Il dato 2009 rappresenta una stima. Fonte: Istat. Dati 2008. 3 Come confermato anche dall’indagine demoscopica realizzata da Astra Ricerche per l’Unione Industriale della Provincia di Alessandria nel 2007. 2 1 sulla vivibilità”4, le classifiche attuali che comparano le Provincie italiane non rilevano, per Alessandria, un posizionamento coerente con l’auspicio espresso, ad esempio nel campo della qualità della vita e dell’ambiente. In base alle ultime classifiche del Sole 24 Ore (anno 2009), infatti, Alessandria si trova al settantottesimo posto, su 107 province, nella classifica generale della qualità della vita, ultima fra le Province piemontesi e superata da altre Province limitrofe quali Piacenza (decima), Savona (trentaduesima) e Pavia (sessantaquattresima). Nella sottoclassifica dedicata all’ambiente, Alessandria si colloca al cinquantasettesimo posto, Savona al settimo, Asti al ventiduesimo, Vercelli al trentatreesimo, Pavia al trentaquattresimo e Piacenza al settantaseiesimo. Rispetto all’orientamento espresso a fine anni ottanta, pertanto, il posizionamento di Alessandria risulta più debole rispetto ad altre Province limitrofe, anch’esse contigue al Triangolo Milano-Torino-Genova. La centralità di Alessandria rispetto al triangolo Milano-Torino-Genova ha avuto e ha tuttora ripercussioni importanti sull’assetto infrastrutturale del territorio provinciale, che presenta un indice di dotazione delle cosiddette infrastrutture economiche5 allineato alla media nazionale. A punteggi ben superiori alla media nazionale per quanto concerne dotazione ferroviaria6 e stradale corrispondono, tuttavia, punteggi inferiori alla media nazionale per gli indici dotazione di reti bancarie e servizi vari, di strutture e reti per la telefonia e la telematica. Per quanto riguarda il tessuto economico e la realtà imprenditoriale (si veda nel dettaglio il Capitolo 2), la Provincia presenta: un discreto grado di apertura verso l’esterno (63,6%)7, che risulta superiore sia a quello regionale (59,5%) che nazionale (53,4%). La Provincia, che rappresenta il 10% circa delle esportazioni piemontesi, ha subito gli effetti della crisi internazionale che hanno colpito in maniera più o meno marcata il sistema produttivo italiano. Infatti, dopo aver registrato un forte incremento delle esportazioni nel quinquennio 2003-2007 (+ 53%) e un contestuale aumento delle importazioni (+ 54%), nel 2009 l’export alessandrino ha registrato una contrazione del (-22,8%), superiore a quella subita dall’export regionale (21,8%) e nazionale (-21,4%); una scarsa capacità del territorio di attrarre investimenti di soggetti economici esteri. Infatti, l’incidenza degli Investimenti Diretti Esteri sul Pil provinciale si è mantenuta costantemente al di sotto dello 0,5% tra il 1999 e il 2003, ma è rimasta positiva, mentre nel biennio 2004-2006 ha registrato valori negativi e inferiori alla media regionale. Si segnala tuttavia, che a seguito dei recenti investimenti realizzati sul territorio da alcune imprese internazionali attive nel comparto delle energie rinnovabili, come ad esempio la multinazionale 4 Rapporto Censis, gennaio 1989. Rilevazione dell’indice complessivo e dei relativi sottoindici dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne. 6 Anche se il collegamento ferroviario con Milano e Torino nell’ambito passeggeri presenta notevoli margini di miglioramento. 7 Il grado di apertura commerciale è misurato dal rapporto tra la somma di importazioni ed esportazioni ed il valore aggiunto (Dati 2007). Fonte: rielaborazione The European HouseAmbrosetti su dati Istat e Piemonte in Cifre, 2009. 5 2 spagnola OPDE, il trend futuro potrebbe registrare un’inversione di tendenza negli anni 2009-2010. un numero significativo di imprese di medio/grandi dimensioni, spesso leader nei rispettivi settori quali ad esempio Italcementi, Buzzi Unicem, Prysmian, Gavio, Solvay Solexis, Mossi & Ghisolfi, Guala Closures, Elah Dufur, Campari, Casa Damiani, Paglieri Profumi, ecc.. un peso percentuale delle ditte individuali superiore alla media nazionale, ma in linea con le tendenze di quest’ultima, in progressiva diminuzione. Infatti, il numero delle ditte individuali registrate è diminuito di -360 unità tra il 2008 e il 2007 a favore di un incremento di +289 unità delle società di capitale. Tali tendenze sono valutate positivamente in quanto indice dell’irrobustimento strutturale del sistema economico provinciale8. una produzione industriale differenziata e articolata su una pluralità di settori (meccanica, logistica e trasporti, imballaggi, chimica, plastica, alimentare e dolciario, wine and spirits, ecc.); tale differenziazione ha consentito una sostanziale tenuta, a livello aggregato, della produzione industriale provinciale, anche nei mesi più critici della crisi economica. Infatti, nel IV trimestre 2009 la Provincia ha registrato una flessione del 4,0% rispetto ad una variazione regionale del -6,0% e nazionale del -7,7%; una situazione di difficoltà dei due distretti “storici” della Provincia: il distretto del freddo di Casale Monferrato e il distretto orafo di Valenza. Quest’ultimo, in particolare, come è stato osservato dall’ultimo rapporto nazionale sui distretti Italiani “continua ad essere forte sul prodotto ma manca di una visione strategica”9; una buona presenza di imprese artigiane (30,5%) rispetto alla media nazionale (28%)10; un’interessante capacità innovativa: infatti, il numero di brevetti europei11 di provenienza alessandrina (127,9), pubblicati dall'European Patent Office nel periodo 1999-2007, risultava superiore sia alla media regionale (113,0) che nazionale (71,2). una quota di valore aggiunto derivante da attività agricola (2,1%) in linea con la media nazionale (2,1%) e superiore alla media regionale (1,5%); una discreta ricettività turistica che la colloca, quantitativamente, al terzo posto nella Regione Piemonte e al sessantesimo in ambito nazionale per strutture turistiche; a tale dato quantitativo vanno tuttavia affiancate una serie di considerazioni qualitative per cui si rimanda al paragrado 5.1. 8 Fonte: Camera di Commercio di Alessandria, 2009. “Osservatorio Nazionale Distretti Italiani”, Unioncamere, Confindustria, 2009. 10 Fonte: Istituto Tagliacarne, Atlante della Competitività Provinciale 2009. 11 Numero di brevetti europei pubblicati dall'EPO (European Patent Office), valori per milione di abitanti (Popolazione residente media annua da bilancio demografico ISTAT). Fonte: Osservatorio Brevetti Unioncamere su dati EPO (European Patent Office), 2009 9 3 La frammentazione, la mancanza di identità unitaria e, a tratti, l’antagonismo fra alcuni centri zona hanno spesso indotto la Provincia a perdere opportunità di sviluppo. Seppur con qualche evoluzione, ogni singola area continua infatti ad avere i propri interlocutori preferenziali al di fuori del territorio provinciale: Genova per Novi Ligure, Ovada e Acqui Terme; Torino e, soprattutto, Milano per Alesssandria e Casale Monferrato; Milano per Valenza, Novi Ligure e Tortona. Ma rispetto agli anni novanta sembra emergere, complice anche la crisi economica che ha colpito con particolare durezza alcuni settori dell’economia provinciale, un certo disorientamento circa la vocazione economica e la visione di sviluppo di alcuni centri zona. Ciò si evidenzia chiaramente anche dall’analisi condotta attraverso i focus group (si veda il Capitolo 3.3). Dunque un interrogativo circa policentrismo provinciale appare legittimo: in presenza di identità e vocazioni forti il modello policentrico – che porta con sé indubbiamente vantaggi e svantaggi – ha una propria ragion d’essere. Ma se viene a mancare l’ancoraggio a una solida visione di sviluppo di ciascun centro, il modello policentrico rimane auspicabile? La competizione fra territori per attrarre capitali, imprese, talenti impone, oggi più che mai, la necessità di fare scelte precise di posizionamento, comunicarle e affermarle in modo distintivo. In caso contrario, il rischio di marginalità è notevole. Per questa ragione, come meglio si vedrà nel corso del rapporto, superare gli ostacoli di carattere storico e culturale e condividere un progetto comune di sviluppo provinciale appare indispensabile. Alla luce delle evidenze emerse dalle analisi effettuate e dall’attività di ascolto del territorio, realizzata attraverso interviste one-to-one con più di 60 opinion e business leader della Provincia di Alessandria, un questionario strutturato veicolato soprattutto alle imprese del territorio, nonché attraverso 7 focus group realizzati con un mix rappresentativo (per caratteristiche socio-anagrafiche) di cittadini residenti nei 7 centri zona della Provincia si propongono una serie di proposte e raccomandazioni per superare le attuali difficoltà e debolezze e valorizzare al meglio punti di forza e potenzialità, sintetizzate nelle figura seguente. 4 Figura 1. Punti di forza e di debolezza della Provincia di Alessandria FORZE DEBOLEZZE Elevata incidenza di imprese di dimensioni medio-grandi, originarie del territorio Invecchiamento demografico marcato Elevata diversificazione in più settori industriali Campanilismo accentuato, frammentazione delle iniziative e scarsa capacità di “fare sistema” Ottima dotazione di infrastrutture stradali e autostradali “Torpore sociale”: scarsa intraprendenza, staticità e diffidenza verso nuovi scenari Localizzazione geografica “strategica” Sistema universitario poco performante e scarso legame con le imprese Ricco patrimonio paesaggistico e storico-artisticoculturale Bassa attrattività di investimenti diretti esteri Buona qualità della vita percepita Immagine del territorio connotata negativamente dal punto di vista ambientale Eredità storica significativa Scarsa capacità di comunicazione e promozione del territorio e mancanza di riconoscibilità Presenza sul territorio di ben 2 Fondazioni bancarie Sviluppo del settore logistico dipendente anche da fattori esterni non governabili Buona capacità di innovazione e ricerca e numerose iniziative legate alla green economy Bassa dotazione di infrastrutture aeroportuali; scarsi collegamenti ferroviari con Milano e Torino per traffico passeggeri Grande flusso di visitatori (circa 5 milioni all’anno) presso il Serravalle Outlet Bassa patrimonializzazione media delle imprese ed elevato indebitamento Fonte: The European House-Ambrosetti Le proposte/raccomandazioni possono essere raggruppate in sei ambiti distinti che sono stati denominati come segue: un nuovo approccio al turismo; rafforzamento del sistema universitario e della ricerca; il potenziale della green economy; gestione coordinata della logistica; sviluppo competenze chiave e distintive; azioni per superare la frammentazione e la rivalità tra Centri Zona. 5 Figura 2. La “mappa” delle proposte e delle raccomandazioni per la Provincia di Alessandria 7a-Cartellonistica “Sei in Monferrato” 7b-Attrazione authority / sede organismo int.le 7-Superamento frammentazione e rilancio immagine 1a-Sistema integrato di offerta e nuovi concept turistici 7c-“Spazio Monferrato” sui media locali 7d-Rilancio Alessandriacapoluogo 7e-Azioni per superamento rivalità centri zona 6-Gestione coordinata del settore della logistica 1-Nuovo approccio al turismo 1b-Parco edutainment 1c-Cabina di regia e marchio Monferrato 2-Progetti di 0-Elaborazione e condivisione della Visione del futuro 4-“Polo” ICT 5cImprenditorialità 5d-Mobilitazione e 5b-Lingua diffusa valorizzazione per inglese le grandi imprese 5-Sviluppo competenze “guida” chiave e distintive 5a-Aggiornamento permanente PA e classe dirigente green economy 3a-Università P.O. (focalizz.ne disciplinare, campus universitario) 3-Riposizionamento e potenziamento del sistema universitario e di ricerca 3b-Politecnico TO (Ricerca & Sviluppo e formazione postlauream) Fonte: The European House-Ambrosetti Si presenta di seguito una sintesi delle proposte avanzate nei diversi ambiti. Un nuovo approccio al turismo Dall’analisi dei documenti disponibili e dalle evidenze emerse dalle numerose interviste effettuate tra gli operatori del territorio, nonostante sia emersa la presenza di alcune eccellenze e di promettenti progetti di promozione e sviluppo del turismo avviati sul territorio, sono state identificate alcune debolezze relative al sistema turistico alessandrino riguardanti principalmente: l’assenza, all’interno del sistema d’offerta, di specifici magneti di attrattività (ad eccezione del Serravalle Outlet), capaci di garantire un afflusso rilevante e costante di visitatori ed attivare così un circuito virtuoso tra offerta e domanda turistica; la mancanza di strutture ricettive di elevato standing all’interno del sistema dell’accoglienza; la bassa riconoscibilità di alcuni prodotti e servizi turistici offerti rispetto ai territori limitrofi (ad esempio vini, prodotti gastronomici, ecc.); la difficoltà di fare sistema (accentuata frammentazione dell’offerta); la difficoltà di promuovere efficacemente ed in modo unitario sui circuiti nazionali ed internazionali la propria offerta turistica; la mancanza di un marchio affermato e distintivo dell’identità territoriale. 6 È evidente che la Provincia di Alessandria per cogliere il potenziale turistico dei propri patrimoni e sfruttare il trend di crescita dei segmenti turistici che si possono definire “eclettici”, orientati cioè ad allocare minori risorse per viaggio e alloggio, ma a privilegiare un “insieme di prodotti” caratterizzati da raffinatezza, genuinità, originalità, cultura, servizi di livello eccellente, privacy, sicurezza, dovrebbe puntare a creare un sistema d’offerta in linea con le necessità di questo segmento di mercato, anche sfruttando la posizione limitrofa e baricentrica rispetto alle grandi città del Nord Ovest. Alla luce di queste considerazioni si propone di definire una strategia per lo sviluppo del turismo che sia finalizzata, attraverso un progetto pluriennale di mediolungo termine, alla realizzazione di un nuovo sistema turistico che superi le debolezze riscontrate e n valorizzi i punti di forza e le eccellenze. Per concretizzare tale intento, si propongono tre macro-linee d’azione: 1. creare un sistema di offerta di prodotti e servizi turistici ben definito e strutturato, organizzato in una logica il più possibile integrata e promosso come circuito unitario legato alle caratteristiche, la storia e la cultura del territorio, soprattutto utilizzando un marchio d’area che accomuni i diversi prodotti e le diverse iniziative, con una politica di marketing mirata e aggressiva; 2. realizzare un nuovo forte attrattore, complementare e coerente con il sistema di offerta già esistente, ovvero un nuovo elemento di forte richiamo, capace di attrarre/trattenere un grande numero di visitatori, destagionalizzare ed internazionalizzare i flussi e contribuire a rafforzare l’immagine positiva e l’identità del territorio; 3. promuovere l’immagine del territorio e del sistema turistico in modo coordinato rafforzando/innovando gli strumenti di governance dedicati, al fine di superare l’elevata frammentazione delle iniziative turistiche, la parcellizzazione delle risorse e a volte la sovrapposizione di eventi. Occorre perciò, a nostro avviso, che un soggetto agisca come vera e propria cabina di regia indirizzando e coordinando le iniziative espressione dei diversi attori in campo e un marchio d’area evocativo legato alle esperienze turistiche e veicolato in modo univoco sia verso il mondo Business to Business che Business to Consumer. Infine, più in generale, sarebbe auspicabile aumentare le occasioni di collaborazione con le altre Province del basso Piemonte (Asti e Cuneo), per sviluppare un marketing del territorio comune che sfrutti i punti di eccellenza di tutto il sistema Monferrato-Langhe-Roero. Rafforzamento del sistema universitario e della ricerca Dalle analisi quantitative effettuate – relative al posizionamento competitivo e alla valutazione dei risultati della ricerca e della didattica da parte del MIUR – e dalle interviste con alcuni stakeholder interni ed esterni all’Ateneo emerge chiaramente come l’Università del Piemonte Orientale si trovi ad operare in un contesto altamente competitivo, caratterizzato da un’alta concentrazione universitaria (35 poli universitari in un raggio di 300 km) e dalla presenza di un ampio numero di Atenei “virtuosi” (secondo la definizione del MIUR) e quindi meritevoli di maggiori contributi pubblici che potrebbero, nel lungo termine, determinare un ulteriore inasprimento dell’arena competitiva. 7 Rispetto al progetto iniziale che gli stakeholder alessandrini si erano preposti12, che prevedeva di focalizzare l’offerta formativa dell’Ateneo su “progetti scientifici e didattici di eccellenza” (quali ad esempio quelli ambientali), e fornire servizi di alto livello agli studenti, la realtà appare significativamente differente. Il modello generalista che ne è scaturito, infatti, oltre ad aver disatteso le aspettative, ha portato ad una conseguente dispersione e non ottimizzazione delle risorse investite dal territorio. Alla luce delle contingenze ed evoluzioni del sistema universitario nazionale, l’offerta dell’Università alessandrina dovrà necessariamente intraprendere un percorso di razionalizzazione, rifocalizzazione e specializzazione formativa, al fine di distinguersi rispetto alle altre Università concorrenti presenti sul territorio, e costruire il proprio vantaggio competitivo. La concentrazione dei fondi sulla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali è auspicabile per realizzare, ad esempio, quel Polo di Eccellenza in campo ambientale previsto nell’originale documento di costituzione dell’Ateneo. Questa iniziativa si inserirebbe in un contesto territoriale sensibile al problema ambientale sia per la storia passata del territorio (dissesto idrogeologico, eternit, ecc.) sia per le caratteristiche del tessuto imprenditoriale e la vocazione “green” riscontrata in diversi progetti ed ambiti. La specializzazione è essenziale per aumentare la capacità di attrazione di fondi privati per la ricerca e la didattica, e per incrementare il livello di collaborazione e integrazione tra Ateneo e stakeholder del territorio. Si ritiene inoltre che la collaborazione con il territorio e il riconoscimento del ruolo dell’Università quale interlocutore qualificato, nonché il miglioramento dei servizi di accoglienza e orientamento degli studenti siano fondamentali per aumentarne la capacità attrattiva, e competitiva. Infine, appare opportuno che l’Ateneo, al pari di numerose realtà universitarie nazionali ed internazionali, definisca la propria visione del futuro, e stabilisca obiettivi ambiziosi che possano guidarne ed ispirarne l’attività. Per quanto concerne la sede distaccata del Politecnico di Torino presente sul territorio, che è stata recentemente (ottobre 2009) interessata da un processo di razionalizzazione che ha determinato la chiusura della didattica, si ritiene opportuno – in linea con il piano di azione proposto per il rilancio della sede alessandrina – puntare sulla formazione professionalizzante e continua post-lauream, la ricerca e sviluppo e l’incubazione di impresa, in ambiti e settori coerenti con il tessuto produttivo del territorio. 12 Documento per la costituzione dell’Ateneo del Piemonte Orientale approvato il 12 giugno del 1998. 8 Il potenziale della green economy Avendo riscontrato la presenza di iniziative già avviate e di alcuni progetti promettenti riconducibili alla cosiddetta green economy13, nonché l’attivo coinvolgimento del settore pubblico in progetti di respiro europeo14 orientati al risparmio e all’efficienza energetica, si propone di sfruttarne appieno il potenziale di sviluppo, non solo da un punto di vista economico-produttivo, ma anche per le ricadute positive sul contesto sociale ed ambientale. Si propone perciò di individuare un soggetto responsabile a livello provinciale della promozione, comunicazione e agevolazione di queste iniziative. Tale soggetto dovrebbe anche svolgere un ruolo di coordinamento tra tutti gli enti coinvolti (Università, centri di ricerca, imprese, enti locali, ecc.), anche con l’obiettivo di reperire risorse finanziarie provenienti dall’esterno (programmi dell’Unione Europea, investitori, ecc.). In quanto aggregatore di competenze e professionalità, si consiglia inoltre di valorizzare e coinvolgere il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e Biocombustibili in ogni iniziativa realizzata nel campo delle energie rinnovabili sul territorio al fine di svilupparne al meglio la valenza strategica e farlo diventare un centro d’eccellenza a livello internazionale. Facendo leva sulle competenze e le attività di ricerca già avviate in campo ambientale dai due Atenei presenti sul territorio – il Politecnico di Torino e l’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro” (Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali) – si propone di realizzare la volontà originaria dell’accordo di costituzione dell’Università “A. Avogadro”, per realizzare nella Provincia di Alessandria un “Polo di Eccellenza” nelle attività di ricerca e didattica nel settore ambientale, anche nell’ottica di far convergere interessi scientifici di altri operatori del settore. Al fine di realizzare concretamente i molti progetti “green” che il territorio può annoverare, a partire dal centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle apparecchiature refrigeranti di Casale Monferrato, e superare l’attuale fase di stallo dovuta alla mancanza di fondi da parte dei soggetti privati locali, si consiglia di individuare nuove opportunità o forme alternative di finanziamento quali, ad esempio, il project financing o fondi di provenienza europea. Più in generale, si propone di puntare simultaneamente e in modo deciso e coordinato sulla tutela ambientale e paesaggistica, sulla sostenibilità e l’innovazione attraverso una scelta di svolta: Alessandria una Provincia green! Questo potrebbe rappresentare un’opportunità per migliorare l’immagine della Provincia e voltare definitivamente pagina rispetto alle emergenze ambientali del passato. 13 in particolare nei campi della ricerca in energie rinnovabili e biocombustibili, nella produzione di energia solare e nello smaltimento degli apparecchi frigoriferi e il riciclo dei materiali 14 Quali ad esempio: “PRACTICE”, “Concerto AL Piano”, Covenant of Mayors” ed Enerbuild. 9 Gestione coordinata della logistica Capitalizzando sulla posizione strategica del territorio – condizione necessaria ma non sufficiente per il successo del settore –, sull’elevata dotazione infrastrutturale, sulla forte e radicata tradizione nel settore logistico, nonché il clima sociale favorevole ed il supporto sia dei cittadini che delle istituzioni, in linea con quanto espresso con insistenza da più voci del territorio, si ritiene auspicabile un’azione sinergica per lo sviluppo del settore logistico. Il comparto, infatti, è considerato una leva su cui agire per aumentare la competitività e le performance economiche del territorio. Appare perciò opportuno integrare e coordinare al meglio le molte iniziative presenti sul territorio per sviluppare una logistica di elevato profilo, capace di offrire servizi avanzati e distintivi ad elevato valore aggiunto. Per superare la frammentazione e parcellizzazione delle iniziative attualmente riscontrata, si ritiene fondamentale una gestione del comparto univoca e coordinata. A tal proposito, si propone di valorizzare il ruolo della Fondazione Slala, che essendo frutto di un accordo interistituzionale che vede la partecipazione di tutti gli attori a vario titolo coinvolti nel settore, dovrebbe svolgere in modo ancor più incisivo una funzione di coordinamento, pianificazione e governance. Sviluppo delle competenze chiave distintive Le competenze chiave distintive sono un insieme di capacità e conoscenze, fondamentali per la competitività, che un individuo, un’impresa, un ente o un territorio possiedono a livello di eccellenza. Esse rappresentano la portata ed i limiti delle opportunità future15. Ogni possibile vantaggio competitivo è indissociabile dalle competenze chiave distintive, il cui sviluppo è parte fondamentale dell’azione strategica. L’iniezione di energia di cui il territorio ha bisogno dovrebbe articolarsi secondo tre principali aree di competenze: 15 linguistiche, intese come padronanza della lingua inglese – ma anche delle lingue dei Paesi che stanno attualmente emergendo sul mercato globale – in quanto fattore indispensabile per competere con successo nel mondo globalizzato e aumentare le relazioni sia culturali che economiche con soggetti esterni alla Provincia. aggiornamento permanente, inteso quale elemento imprescindibile per chi si trova oggi ad operare in un contesto in continua evoluzione, caratterizzato da complessità, discontinuità, accelerazione continua, globalizzazione e da crescenti pressioni competitive a livello internazionale. impulso allo spirito di intrapresa economica al fine di instillare nella popolazione – soprattutto nei più giovani – un maggiore senso dell’intraprendenza, ad esempio a partire dalle scuole, con la realizzazione di lezioni basate su casi di eccellenza anche internazionali, visite aziendali, ecc. Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da Hamel-Prahalad. 10 Inoltre, date le potenzialità che l’Information and Communication Technology (ICT) è in grado di esprimere, sia come settore a se stante, sia come comparto trasversale in grado di abilitare l’incremento della produttività del sistema nel suo complesso, si suggerisce di valutare l’elaborazione di una strategia di consolidamento delle competenze esistenti sul territorio e di sviluppo di nuove competenze in tale ambito. In particolare, data la presenza di un numero rilevante di imprese industriali di media/grande dimensione, il comparto ICT provinciale, che presenta oggi elevata frammentazione, despecializzazione e ridotte dimensioni delle imprese, potrebbe intraprendere un percorso di consolidamento e sviluppo a servizio dell’industria locale. Raccogliendo al loro interno l’insieme dei servizi che permettono l’odierna operatività di persone, imprese, enti e Istituzioni quali istruzione, trasporti, pubblica sicurezza e sanità, tra gli altri, anche i centri urbani nel loro complesso potrebbero beneficiare di tale consolidamento e sviluppo. Infatti, i centri urbani stanno diventando il luogo più importante per l’innovazione tecnologica oltre che economica e sociale. La sfida dei prossimi decenni sarà infatti utilizzare la tecnologia per rendere migliori i posti in cui viviamo e lavoriamo. Nell’odierna economia globale e interconnessa, la competizione si sta infatti configurando tra tutte le città, tutti i territori del mondo, indipendentemente dalla loro ubicazione. Perciò, la capacità che ogni agglomerato urbano avrà per differenziarsi dagli altri dipenderà anche dall’interazione che riusciranno a svilupparsi tra istituzioni cittadine, autorità regionali e nazionali, strutture commerciali, organizzazioni governative e non, mondo accademico e comunità, cioè dalla capacità collaborativa che riusciranno a sviluppare16. Un’interazione continua e strutturata, infatti, è un prerequisito per la condivisione del sapere a tutti i livelli e la creazione di una conoscenza diffusa che permetta al territorio di operare in modo più sinergico ed efficace e, diventare perciò più competitivo. Data la debolezza manifestata dal territorio alessandrino in tema di infrastrutture per telecomunicazione e Internet (si veda il paragrafo 2.10) si suggerisce di realizzare un piano di investimento mirato per colmare tale gap, e sfruttare appieno le potenzialità delle tecnologie informatiche, anche – ma non solo – ai fini dello sviluppo di un polo ICT. Azioni per superare la frammentazione e la rivalità tra Centri Zona Come già anticipato in apertura, la frammentazione e le rivalità tra Centri Zona, in particolare con Alessandria, hanno origini antiche, ma ancora oggi impediscono in molti casi al territorio di fare sistema e proporsi all’esterno con maggior forza ed efficacia. Per superare la frammentazione occorre un cambiamento culturale suffragato da fattori oggettivi, che diano alla città di Alessandria la possibilità di rivendicare il proprio ruolo di capoluogo, ad esempio potendo fornire servizi superiori a quelli degli altri centri zona. 16 Rielaborazione The European House-Ambrosetti da Intervista a Sam Palmisano, Chairman IBM e fondatore di Smarter Planet, un’iniziativa che cerca di unire mercato, Istituzioni e società civile nell’obiettivo di sviluppare sistemi “smart” per un progresso efficiente, ma anche sostenibile. 11 L’adozione di una visione comune del futuro della Provincia condivisa da tutti i Centri Zona potrebbe contribuire alla creazione di un progetto e un impegno collettivo che possa “ribaltare” la descrizione che la ricerca realizzata dal CENSIS alla fine degli anni ’80 fece della Provincia: “La Provincia di Alessandria è un’area di “solida debolezza” superata nella corsa dello sviluppo da altre aree partite più tardi, che non ha saputo sfruttare l’opportunità di essere baricentro del triangolo industriale riducendosi ad area cuscinetto, che non ha sviluppato sinergie forti tra i diversi localismi che lo compongono e che sono cresciuti con ritmi e prospettive diversi”17. La visione del futuro che si propone alla valutazione del territorio è la seguente: Diventare entro il 2020 uno dei sistemi territoriali italiani più aperti, dinamici e attrattivi, garantendo ai propri cittadini elevati livelli di occupazione, benessere diffuso e coesione sociale. Capitalizzare il valore simbolico del Monferrato per attrarre imprese, turisti, giovani e talenti. Abbattere la cultura del policentrismo e affermare l’orgoglio di appartenenza al territorio. Costruire uno sviluppo economico duraturo e sostenibile, attraverso attività ad alta intensità di innovazione e conoscenza. Per la realizzazione di questa visione del futuro, nel prosieguo del rapporto sono state individuate proposte specifiche. 17 Rapporto CENSIS, gennaio 1989. 12 1 GLI ELEMENTI CARATTERISTICI DEL PROGETTO 1.1 Gli obiettivi del progetto La Provincia di Alessandria è caratterizzata sia da un significativo patrimonio di tipo naturale-paesaggistico che di tipo storico-culturale e buona parte del territorio alessandrino è ricompreso nell’area del Monferrato, connotato da eccellenze nel campo enogastronomico e culturale riconosciute a livello internazionale. A tale ricchezza si aggiunge una realtà imprenditoriale che vanta importanti eccellenze industriali di dimensioni medio-grandi attive soprattutto nei comparti metalmeccanico, chimico-plastico e alimentare e un tessuto sociale caratterizzato da un discreto livello di benessere e di coesione. Anche la realtà alessandrina, tuttavia, si trova a confrontarsi con il contesto di discontinuità e di grande cambiamento che interessa tutti sistemi territoriali in questa epoca, e che impone anche alla Provincia di Alessandria di affrontare una riflessione sulle possibili sfide future, per continuare a garantire al territorio – come in passato – una crescita significativa e sostenibile, incrementando il proprio grado di sviluppo economico e sociale. La Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria è da sempre “in prima linea” per la promozione socio-economica e culturale del territorio e per raggiungere tale obiettivo alla fine del 2006 ha costituito, insieme alla Provincia, alla Camera di Commercio di Alessandria, e ai sette Comuni centri-zona del territorio, la Società Palazzo del Monferrato. Per potenziare ulteriormente il processo di valorizzazione del territorio già in atto, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria ha inteso avviare, con il supporto di The European House-Ambrosetti, un progetto ambizioso e corale che possa portare alla definizione della visione del futuro per il territorio alessandrino a partire da una analisi della situazione socio-economica attuale e delle principali esigenze manifestate da tutti gli attori in gioco (cittadini, enti territoriali, mondo dell’industria e dell’istruzione) e all’individuazione di linee di azione percorribili per il futuro. Gli obiettivi del progetto possono essere sintetizzati come segue: individuare approcci ed iniziative per promuovere la valorizzazione della Provincia di Alessandria, ed in particolare del territorio del Monferrato, anche attraverso il contributo, di contenuto e relazionale, di esperti “esterni” (Advisory Board); avanzare proposte e riflessioni concrete per favorire un piano di sviluppo del territorio, a partire da alcuni ambiti specifici (quali ad esempio il turismo, la logistica, l’Università, la cosiddetta green economy, ecc.), con la definizione di specifici piani d’azione; individuare metodologie e strumenti per promuovere la partecipazione dei diversi attori locali al processo di valorizzazione della Provincia in un’ottica sistemica, partecipativa e maieutica; 13 presentare nel modo migliore la realtà della Provincia di Alessandria alla business community e alle istituzioni locali, ai media, nonché a importanti rappresentanti istituzionali a livello regionale e nazionale. Per raggiungere questi obiettivi, il progetto – che ha un orizzonte temporale triennale prevede due principali strumenti: la realizzazione di uno studio strategico sulla realtà della Provincia di Alessandria, ed in particolare del territorio del Monferrato, anche mettendo a fattor comune e raccogliendo/sistematizzando i numerosi lavori esistenti; la realizzazione di un importante Forum, con cadenza annuale, che rappresenta un momento di analisi, riflessione e proposizione collegiale, per dare avvio ad una strategia di sviluppo territoriale allargata a tutta la Provincia. Il progetto “La valorizzazione del Monferrato per lo sviluppo della Provincia di Alessandria” e il Forum di presentazione sono dedicati alla memoria del Presidente Gianfranco Pittatore18, prematuramente scomparso nell’agosto del 2009, da sempre impegnato per la valorizzazione del proprio territorio e protagonista di innumerevoli iniziative di successo sul piano aziendale, istituzionale, culturale e sociale. Il Presidente Pittatore aveva creduto molto in questa iniziativa e le riflessioni di impostazione del progetto risalgono ancora alla sua gestione. 1.2 L’approccio metodologico e l’Advisory Board L’approccio metodologico di questa prima fase del progetto – avviata nell’ottobre del 2009 – si è articolato secondo le seguenti attività, tra loro sinergiche e complementari: elaborazione di uno studio strategico, realizzato anche con il contributo e la validazione scientifica di un autorevole Advisory Board, volto ad indicare proposte e azioni concrete per l’ulteriore crescita ed il miglior posizionamento del territorio alessandrino nel quadro nazionale e internazionale; coinvolgimento a tappeto, attraverso una presentazione allargata e più di 60 interviste individuali, degli attori ed interlocutori chiave della realtà alessandrina, per raccogliere il loro contributo e renderli protagonisti attivi del processo di sviluppo proposto; trattandosi di interviste e colloqui condotti con la garanzia della massima riservatezza, non si è volutamente riportato all’interno del presente documento “chi ha detto cosa”. Ad ogni modo, tutti gli spunti, le idee, i suggerimenti, i contributi e le proposte emerse nel corso di questi 18 Gianfranco Pittatore è stato Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria dal 1991 (anno di costituzione) fino ad agosto 2009, quando è prematuramente scomparso. In questi anni si è contraddistinto per il forte impegno nello sviluppo e nella promozione delle eccellenze del territorio. Commercialista di professione, ha guidato per anni la Cassa di Risparmio di Alessandria per poi assumere la presidenza della omonima Fondazione bancaria. Membro dei consigli di amministrazione della Banca popolare di Milano, di Banca Akros e Norman 95, ha ricoperto incarichi nella giunta, nel Consiglio di amministrazione e nel Collegio dei revisori dei conti dell'Acri (associazione delle Fondazioni di origine bancaria). Gianfranco Pittatore è stato anche consigliere della Camera di Commercio di Alessandria in rappresentanza del settore credito e assicurazioni. 14 incontri hanno rappresentato un contributo prezioso per lo svolgimento dell’intero progetto e sono stati recepiti e valorizzati trasversalmente all’interno dei diversi Capitoli del presente rapporto. realizzazione di due indagini empiriche sul territorio a supporto degli obiettivi del progetto: la prima, realizzata mediante questionario, è stata rivolta ai principali opinion e business leader della Provincia di Alessandria; la seconda, realizzata mediante l’organizzazione e lo svolgimento di 7 focus group, uno per ogni centro-zona, ha riguardato i cittadini19 (la sintesi dei risultati di queste indagini è riportata nel Capitolo 3.3 del presente rapporto); realizzazione della prima edizione del Forum di presentazione delle risultanze del lavoro, rivolto ai protagonisti dell’imprenditoria, ai rappresentanti istituzionali ed alla società civile alessandrina, regionale e nazionale. 1.2.1 L’Advisory Board L’Advisory Board ha la finalità di fornire linee guida e contributi originali per lo sviluppo dei contenuti del lavoro (studio strategico e forum). L’Advisory Board, che si è riunito periodicamente per l’intera durata del progetto, è composto dai membri del Comitato Scientifico, dai vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e dal Gruppo di Lavoro The European House-Ambrosetti20. Il Comitato Scientifico dell’Advisory Board ha riunito esperti indipendenti e autorevoli rispetto ai temi oggetto di approfondimento nel presente studio strategico. Di seguito viene riportata una breve nota biografica relativa ai membri del Comitato Scientifico coinvolti nell’iniziativa: Umberto Paolucci: Senior Chairman Microsoft EMEA e Vice President Microsoft Corporation; consigliere di amministrazione di diverse aziende, Associazioni e Fondazioni in Italia e in Europa; già Presidente di Enit-Agenzia Nazionale per il Turismo; Luigi Spaventa: Professore emerito presso l’Università di Roma “La Sapienza”; Presidente di Sator Group e del Consiglio di Amministrazione di MTS (Società del Mercato dei Titoli di Stato); Vice-Presidente di Banca Profilo e membro dei trustees dell’International Accounting Standards Board; Research Fellow del Centre for Economic Policy Research (CEPR); membro della steering committee dell’Euro 50 Group; già Presidente della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa; Giacomo Vaciago: Professore ordinario di Politica Economica presso l’Università Cattolica di Milano; membro della Società Italiana degli Economisti; editorialista de Il Sole 24 Ore; già membro del Comitato per la politica economica e sociale della Presidenza del Consiglio dei Ministri; già Direttore del Progetto Finalizzato Economia del C.N.R.; già Consigliere Economico del Ministro del Tesoro, Consigliere del Presidente del Consiglio dei Ministri e Consigliere scientifico del Ministro Urbani; già sindaco della città di Piacenza (1994-1998). 19 Questa analisi è stata realizzata con la collaborazione di Labo_Res, laboratorio di ricerca e servizi spin-off accademico dell’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”. 20 Silvia Colombo (project leader), Emiliano Briante, Massimiliano Sartori, Chiara Trabacchi. 15 Valerio De Molli: Managing Partner di The European House-Ambrosetti; Presidente di Ambrosetti Stern Stewart Italia. È stato ed è membro dei Comitati Esecutivi di numerose aziende e dei Consigli di Amministrazione di Diadora, Valagro e Cobra Automotive Tecnologies. 1.3 I pilastri della strategia competitiva territoriale L’intero progetto è stato permeato fin dall’inizio da un solido approccio concettuale e metodologico, di seguito descritto, relativo alle logiche di fondo che accomunano – o a nostro avviso dovrebbero accomunare – le strategie competitive dei sistemi territoriali a qualunque livello (Paesi, Regioni, Province, Comuni). Ciascun Paese / ambito territoriale (Regione, Provincia, Comune, ecc.) deve sempre più competere con realtà omologhe, affrontando sfide simili a quelle delle imprese all’interno di un libero mercato concorrenziale. Globalizzazione significa competizione tra sistemi territoriali: lo sgretolamento dei vincoli di tempo e di spazio pone sempre più i sistemi territoriali in competizione tra loro per attrarre imprese, talenti e, più in generale, risorse di qualità. Tra le tante definizioni di competitività, per un territorio, la seguente del National Competitiveness Council irlandese sembra di particolare interesse : “Competitività è la capacità di conseguire successo nei mercati, migliorando gli standard di vita per tutti. Essa deriva da una serie di fattori che includono, in particolare, la competitività delle imprese ed un contesto di business positivo che incoraggia innovazioni ed investimenti, fattori che combinati originano un forte incremento della produttività, incrementi reali nei redditi e sviluppo sostenibile”. La definizione operativa di “competitività” che vorremmo usare in questo lavoro, prende spunto dal quesito chiave per ogni impresa esposta alla competizione: “Perché un cliente o consumatore finale dovrebbe acquistare i tuoi prodotti?” Analogamente, per un Paese, una Regione, una Provincia – come in questo caso – un Comune, ecc., competitività può significare: “Capacità di assicurare risposte concrete e convincenti ai seguenti quesiti: Perché un’impresa dovrebbe decidere di investire nel territorio provinciale e, se è già presente, dovrebbe decidere di rimanervi? Perché un contribuente (persona fisica o giuridica) dovrebbe decidere di ubicarsi e contribuire nel territorio provinciale? Perché un turista dovrebbe scegliere il territorio provinciale anziché altre destinazioni? Perché i talenti provinciale? Perché gli studenti dovrebbero decidere di studiare nel territorio provinciale?” dovrebbero decidere di lavorare nel territorio 16 Se i quesiti non hanno risposte concrete e convincenti, il territorio è, nella migliore delle ipotesi, debole. È compito dell’Amministrazione Pubblica, del Governo del territorio espressione della maggioranza della popolazione, garantire risposte concrete a queste domande fondamentali della competizione territoriale. E’ suo compito e sua responsabilità primaria definire i contenuti specifici degli obiettivi, delle scelte strategiche e dei piani attuativi, in funzione dei “patrimoni” (assets) disponibili (che sono diversi da territorio a territorio) e del “sistema delle preferenze” della popolazione nel cui interesse ciascuna amministrazione dovrebbe governare. Similmente la Comunità Economica deve assicurare il massimo di competitività e sviluppo alle proprie imprese, anche in un processo di collaborazione e competizione con gli altri “sistemi produttivi”. È chiaro che ogni concorrente porta nella competizione globale tutti i vantaggi e gli svantaggi del proprio Paese e del proprio territorio di riferimento: la qualità del sistema fiscale, del sistema monetario-finanziario, del sistema scolastico, delle infrastrutture (trasporti, telecomunicazioni, ecc.), ecc.. Se questi aspetti sono mediocri si regala un grosso vantaggio competitivo agli altri sistemi territoriali concorrenti e, quindi, ai Gruppi/Imprese che vi hanno sede. I territori arretrati ed inefficienti (a qualsiasi livello) diventano un vero e proprio handicap per i loro cittadini e per le loro imprese. È evidente che, per risultare all’altezza delle sfide competitive di questa epoca, la classe dirigente, politica ed economica, deve avere una spiccata capacità di visione del futuro, un’elevata competenza professionale di gestione strategica e, non meno, un forte “senso del territorio”. Anche e soprattutto in termini di valori, nell’interesse dell’intera Società. Le sfide richiedono un impegno forte anche da parte degli esponenti della cosiddetta Società civile. La creazione di una concreta realtà competitiva a vantaggio di tutti e la diffusione di un’altrettanto concreta cultura dell’innovazione e dell’autoresponsabilizzazione richiedono tempi multipli rispetto alla durata dei mandati delle Amministrazioni politiche che si susseguono. È in gioco il progresso civile ed economico di tutti, sia di destra che di sinistra. Si tratta di tutelare interessi superiori. È in questa logica che risulta necessario assicurare un impegno attivo, costruttivo e responsabile delle principali espressioni della Società Civile, ivi compresi le parti sociali e i sindacati. Il loro ruolo e la loro responsabilità per quanto riguarda obiettivi, scelte strategiche, azioni, risultati ai fini della competitività del territorio non sono certamente inferiori a quelli dei Governi in carica e della comunità economica che opera nel territorio. A questo riguardo è necessaria una giusta combinazione, per garantire la rappresentatività ed evitare un eccesso di assemblearismo. Risulta quindi chiaro che tre sono gli artefici complementari, ognuno irrinunciabile, di una concreta azione strategica del territorio: il Governo politico e amministrativo; la Comunità Economica; la Società Civile. 17 Figura 3. I tre pilastri della strategia competitiva territoriale Competitività e sviluppo del territorio Società Società Civile Civile Comunità Comunità Economica Economica Amministrazioni Amministrazioni Pubbliche Pubbliche Fonte: The European House-Ambrosetti Essi rappresentano i pilastri della strategia competitiva territoriale (il cosiddetto “tripode”), che poggiano su una piattaforma costituita da elementi imprescindibili e di altrettanta rilevanza strategica: il mondo dell’università/formazione/cultura, quello dei media e le infrastrutture. In questa epoca è infatti fondamentale assicurare che scuola e mass media svolgano un ruolo attivo, coordinato e complementare relativamente alla generazione/ alimentazione di un forte senso del territorio e di una cultura vincente diffusa. La realizzazione di una strategia di sviluppo eccellente comporta il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati, chiamati ciascuno a proprio titolo a fornire un supporto concreto all’intero processo, presentando e sostenendo le istanze e gli interessi di competenza, ma sempre in un’ottica costruttiva e nell’interesse comune, evitando posizioni di eccessiva rigidità e campanilismi. Se anche uno solo dei tre pilastri manca, il tutto è destinato a cadere miseramente. E’ dunque necessario, come avremo modo di osservare più dettagliatamente all’interno del presente documento, che ciascun sistema territoriale sappia definire, grazie al contributo di una leadership qualificata, una propria visione strategica. In tale disegno dovrà anche trovare spazio adeguato il tema dell’attrattività, aspetto prioritario a qualunque livello territoriale (nazionale, regionale, provinciale). L’attrazione di risorse (finanziarie, umane e di know-how innovativo ed eccellente) migliora il profilo di competitività del territorio in una logica di confronto aperto con aree concorrenti. Questo determina inevitabilmente effetti positivi sullo sviluppo socioeconomico e competitivo del territorio. “Brains attracts brains!” La competitività territoriale, così come l’attrattività degli investimenti, non rappresentano tuttavia traguardi che si possono raggiungere una volta per tutte, ma al contrario obiettivi in continuo movimento, cui occorre continuamente tendere e rispetto ai quali costantemente “ritararsi”. 18 Rispetto ad un concetto di competitività così inteso, la Provincia di Alessandria (analogamente all’Italia), mostra oggi un ritardo da colmare. Vince chi è in grado di prevedere e segnare i nuovi traguardi, non chi li insegue. La Provincia di Alessandria ha tutte le potenzialità e le carte in regola per operare con successo in tal senso, sempre che scatti positivamente la molla dell’ambizione allo sviluppo. In questa logica la creazione di condizioni di reale competitività e maggiore attrattività rende necessario un impegno e uno sforzo deciso non di singole entità, ma di una pluralità di attori che devono agire in un’ottica sistemica, attraverso la definizione, la condivisione e la relativa implementazione di una strategia competitiva efficace ed efficiente, con il coordinamento di una regia unitaria. In particolare, per strategia competitiva si intende: l’identificazione e la valorizzazione dei patrimoni/asset (disponibili) differenti territorio da territorio; la definizione di una missione, di una visione del futuro (chi si vuol diventare/essere, entro quando), la sua traduzione in obiettivi concreti, in scelte strategiche per conseguirli ed in azioni realizzative. 19 Figura 4. La Provincia di Alessandria: i tre patrimoni fondamentali Sistema economico aziendale - imprenditoriale Climatico/paesaggistico Artistico/culturale Fonte: The European House-Ambrosetti In un’epoca di globalizzazione, accelerazione, discontinuità acquista grande attualità ed importanza un detto di Seneca: “Non esiste vento a favore per chi non conosce il porto”. Si tratta di un porto nuovo, i cui artefici sono, a livello pubblico e privato, i più capaci nel cogliere con coraggio e proattività le sfide di quest’epoca e nell’intuire, progettare, realizzare un futuro sereno e prospero per la Provincia di Alessandria. 20 2 LA REALTÀ DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: FACTS AND FIGURES 2.1 Inquadramento storico (cenni) La frammentazione che ancor oggi caratterizza il territorio provinciale ha ragioni storiche profonde. Come buona parte del territorio italiano, anche l’area che attualmente coincide con la Provincia di Alessandria è stata per secoli oggetto di dominazioni (celti, galli, liguri, Impero romano). Con la nascita del marchesato del Monferrato da parte della dinastia Aleramica (inizio dell’anno mille) si delineano tre poli di influenza sul territorio provinciale: la Repubblica di Genova per la zona sud della Provincia, il Marchesato del Monferrato per la zona Nord-Ovest e successivamente, a partire dal XV secolo, il Ducato di Milano per la zona Nort-Est e per la città di Alessandria. Nel 1700 il Marchesato del Monferrato (con Casale Monferrato e Acqui Terme), Alessandria e il tortonese passarono progressivamente ai Savoia. Stessa sorte, nel 1800, per il Novese e Ovada. L'odierna Provincia fu istituita nel 1859 dall'unione delle province di Alessandria, Tortona, Casale, già appartenenti al Dipartimento di Alessandria, Asti, Acqui e Novi. Nel 1935 venne istituita la Provincia di Asti, che inglobò il territorio di Asti e parte del territorio di Acqui. Nel periodo napoleonico e risorgimentale il territorio provinciale - soprattutto la città di Alessandria – si trovò al centro di importanti avvenimenti: dalla battaglia di Marengo (1800), a seguito della quale Alessandria venne annessa alla Francia, ai moti del 1821, quando Alessandria guidò la cosiddetta insurrezione piemontese e i generali insorti chiesero al Re l'adozione di una Costituzione che prevedesse maggiori diritti per il popolo piemontese. In questo periodo Alessandria è stata un laboratorio politico d'avanguardia. Una nota a parte merita l’antagonismo fra le città di Alessandria e Casale Monferrato, che ha origini nel XII secolo quando Alessandria si schierò con la Lega Lombarda, mentre il Marchesato del Monferrato si alleò con Federico Barbarossa. Tra il 1200 e il 1400, questa rivalità si è manifestata anche attraverso il furto di alcune reliquie tra le due città. È noto ad esempio il furto di un prezioso crocefisso da parte di Casale (ancora oggi conservato nel Duomo) e quello da parte degli alessandrini delle reliquie di Sant’Evasio e di un gallo e di un angelo di ottone che si trovavano sulle cuspidi dei due piccoli campanili ai lati della facciata del duomo di Casale. Le banderuole vennero poste sui pinnacoli più alti della cattedrale di Alessandria. Il furto fu particolarmente "sentito", tanto è vero che il giorno della festa di Sant'Evasio a Casale si offrono galletti di pastafrolla per compensare la mancanza di quello di ottone. Nel corso dei secoli le due città hanno così assunto spesso posizioni contrapposte e ancora oggi la rivalità non è del tutto superata, soprattutto per quanto concerne la giurisdizione simbolica sul territorio del Monferrato. 21 2.2 Posizionamento geografico Territorialmente suddivisa in sette sub-aree (dette centri zona) con caratteristiche abbastanza disomogenee tra loro, la provincia di Alessandria ricopre una superficie complessiva di circa 3.560 chilometri quadrati, pari al 14,0% del Piemonte e all’1,2% dell’Italia. Il territorio della provincia di Alessandria si trova in una posizione strategica: un tempo rispetto al cosiddetto triangolo industriale Milano-Torino-Genova, oggi lungo le grandi direttrici europee (Corridoio V e Corridoio “dei due mari”). Di fatto il territorio provinciale interseca: L’asse logistico Alessandria-Tortona-Genova-Savona che fa leva sulle relazioni forti con il sistema portuale ligure; il triangolo universitario Alessandria-Casale Monferrato-Vercelli-Novara, per la presenza dell’Università del Piemonte Orientale e del Politecnico di Torino. il triangolo enogastronomico e del turismo che è rappresentato principalmente dai territori Tortona-Cuneo-Casale Monferrato-Alessandria, che comprende anche il distretto del vino e aree di soggiorno turistico e per il tempo libero (enogastronomia, enoturismo, termalismo, attività sportive all’aria aperta, ecc.)21; Si tratta di un territorio eterogeneo, costituito per il 12% da montagna, per il 53% da colline e il restante da zone pianeggianti. Alcuni tratti della zona collinare sono caratterizzati da una difficile accessibilità e da una notevole dispersione abitativa. Infatti, sui 190 comuni che compongono la Provincia, 112 contano meno di 1.000 abitanti22. Inoltre, le caratteristiche morfologiche del territorio lo rendono particolarmente soggetto a fenomeni di dissesto idrogeologico. A tutt’oggi è ancora vivo il ricordo dell’alluvione del 6 novembre 1994 che provocò la perdita di diverse vite e danni ingenti sia alle abitazioni private che alla struttura economica, in particolare della città di Alessandria. L’eterogeneità territoriale, insieme alla posizione di crocevia di transito, ha favorito dinamiche centrifughe che hanno generato strette relazioni tra territori contigui. 2.3 Struttura demografica Insieme alla dotazione di risorse economiche, di infrastrutture e di attività, le risorse umane rappresentano uno dei fattori fondamentali che contribuiscono a delineare un territorio. 21 Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti da “Stati generali dello sviluppo economico della provincia di Alessandria”, Provincia di Alessandria, aprile 2009. 22 Fonte: Geo Demo Istat, 2010. 22 La struttura e la dinamica demografica23, infatti, rappresentano elementi essenziali per la valutazione del livello generale di “salute” di un territorio e delle sue possibili evoluzioni future. L’evoluzione demografica è caratterizzata da trend di lungo periodo, in grado di impattare sulla domanda di strutture e servizi sociali e, conseguentemente, sull’offerta che il settore pubblico – di concerto con quello privato – dovrebbe garantire. Le trasformazioni maggiori osservate sul territorio alessandrino – con impatto più intenso e destinato verosimilmente ad incidere maggiormente nei prossimi decenni – riguardano la denatalità, l’invecchiamento della popolazione e l’immigrazione. La Provincia di Alessandria conta (1 gennaio 2009) circa 438.726 abitanti, il 9,9% della popolazione del Piemonte e lo 0,73% di quella italiana. Dopo l’accentuato calo demografico degli anni ’90 – che ha caratterizzato l’intera penisola – la popolazione residente in Provincia si trova in una fase di leggera ripresa. Dal 2002, infatti, è aumentata del 5,0% (rispetto ad una crescita del 5,4% su base nazionale). Figura 5. Popolazione residente al 1° gennaio, 2000-2009 2005 2006 2007 2008 438.726 432.215 2004 431.346 2003 429.080 2002 423.118 418.203 2001 417.751 420.142 421.909 2000 435.891 Saldo migratorio 2.835 % Alessandria su Piemonte: 9,90% % Alessandria su Nord-Ovest: 2,76% % Alessandria su Italia: 0,73% 2009 Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 23 Per “dinamica demografica” si intende l’evoluzione delle componenti naturali – come le nascite e le morti – e sociali – in primis l’immigrazione – che modificano la consistenza e la struttura di una popolazione. 23 Analizzando la dinamica demografica alessandrina (2008-2009) si osserva che l’incremento della popolazione è il risultato dei movimenti migratori. Infatti, il saldo naturale si presenta negativo (-2.763); al contrario, il saldo migratorio è nettamente positivo24 (+5.598). La presenza di cittadini stranieri regolarmente residenti è una delle caratteristiche strutturali più evidenti della popolazione alessandrina. Anche in conseguenza delle regolarizzazioni e dell’allargamento dell’Unione Europea a 27 Paesi, la crescita è stata rapida: da 3.574 nel 1993, a 10.103 nel 200025 sino ai 36.666 nel 2009. La componente straniera rappresenta l’8,4% della popolazione residente (rispetto ad una media nazionale del 6,5%), ovvero, il 10% circa degli stranieri residenti in Piemonte. I cittadini stranieri provengono per lo più dai Paesi dell’Europa dell’Est e dall’Africa settentrionale26. Figura 6. Popolazione straniera residente al 1° gennaio, 2003-2009 2003 2004 2005 2006 2007 2008 36.666 32.153 26.693 24.302 20.849 17.131 11.862 % Alessandria su Piemonte: 10,4% % Alessandria su Nord-Ovest: 2,7% % Alessandria su Italia: 0,9% 2009 Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 Una caratteristica rilevante del territorio provinciale è l’accentuata fragilità demografica, rappresentata dall’elevata percentuale di anziani residenti. Le persone di 65 anni e oltre rappresentano il 25,8% della popolazione residente, valore più elevato rispetto alla media nazionale che è del 20,1%. 24 Determinato sia dal movimento migratorio interno – cittadini provenienti da altri comuni – sia dal movimento migratorio esterno – cittadini provenienti dall’estero. 25 Fonte: “Stati generali dello sviluppo economico della provincia di Alessandria”, Provincia di Alessandria, aprile 2009. 26 Fonte: “Bilancio demografico dei cittadini stranieri al 2008”, Istat 24 Di contro, la popolazione straniera è caratterizzata per il 2,4% da persone oltre i 65 anni, e per il 77,4% da persone in età attiva (15-64 anni). Figura 7. La struttura demografica: popolazione per fasce di età, 2009 Popolazione residente totale, 2009 85 anni e oltre 3,7% 0-14 anni 11,2% Popolazione straniera residente, 2009 75-84 anni 0,5% 85 anni e oltre 0,1% 65-74 anni 1,7% 55-64 anni 4,1% 15-24 anni 8,0% 25-34 anni 11,5% 75-84 anni 9,5% 0-14 anni 20,2% 15-24 anni 14,7% 45-54 anni 11,4% 35-44 anni 15,9% 65-74 anni 12,5% 55-64 anni 13,2% 35-44 anni 22,1% 45-54 anni 14,5% 25-34 anni 25,1% Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 Lo squilibrio demografico, che corrisponde al diverso peso quantitativo tra generazioni, si presenta in maniera più evidente sul territorio alessandrino rispetto a Piemonte, Nord-Ovest e Italia. Figura 8. La struttura demografica: popolazione per fasce di età in Provincia di Alessandria, Piemonte, Nord-Ovest e Italia, 2009 25,8% 63,0% 22,7% 21,4% 20,1% 65 anni e oltre: Gap +5,7 punti percentuali 64,6% 65,2% 65,8% 11,2% 12,7% 13,4% 14,0% Alessandria Piemonte Nord-Ovest Italia 65 anni e oltre 15-64 anni 0-14 anni: Gap -2,8 punti percentuali 0-14 anni Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 25 Con 58,7 abitanti in età non lavorativa per ogni 100 persone in età di lavoro, infatti, l’indice di dipendenza strutturale27 del territorio alessandrino è sensibilmente superiore a quello della media nazionale, che si attesta a 51,8 abitanti su 100. Anche l’indice di dipendenza degli anziani28 (40,9%) risulta di oltre 10 punti percentuali superiore rispetto alla media nazionale (30,5%). Figura 9. Indice di dipendenza strutturale e indice di dipendenza degli anziani in Provincia di Alessandria, Piemonte, Nord-Ovest e Italia, 2009 Indice di dipendenza strutturale, 2009 58,7% Indice di dipendenza anziani, 2009 40,9% 35,1% 54,8% 32,8% 53,4% 30,5% 51,8% Alessandria Piemonte Nord-Ovest Italia Alessandria Piemonte Nord-Ovest Italia Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 L’indice di vecchiaia, ovvero il rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione di età compresa tra gli 0 e i 14 anni, in Provincia di Alessandria presenta livelli preoccupanti e decisamente superiori alla media italiana. Secondo le stime attuali29, nei prossimi decenni, le dinamiche demografiche che caratterizzano la popolazione alessandrina – così come quella nazionale – evolveranno secondo i trend già in atto. 27 L’indice di dipendenza strutturale è il rapporto tra popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100. 28 Rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione in età attiva. 29 Geo Demo Istat scenario centrale. 26 Figura 10. Indice di vecchiaia attuale (2009) e prospettico (2010e-2050e), Provincia di Alessandria, Piemonte, Nord-Ovest e Italia Indice di vecchiaia, 2009 Indice di vecchiaia, 2010e-2050e 270 230,2% 260 250 240 230 220 178,7% 210 200 159,7% 190 143,6% 180 170 160 150 Alessandria Piemonte Nord-Ovest 2050 2048 2046 2044 2042 2040 2038 2036 2034 2032 2030 2028 2026 2024 2022 2020 2018 2016 Italia 2014 Nord-Ovest 2012 Piemonte 2010 140 Alessandria Italia Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 Il dibattito sull’invecchiamento e sulla dipendenza strutturale tra generazioni è di grande portata, in quanto lo squilibrio tra questi aggregati di popolazione sta portando ad un’alterazione degli equilibri tra generazioni, impattando sulla struttura economica e l’organizzazione sociale del territorio. Tale fenomeno, come si è avuto modo di osservare, non riguarda solo il territorio alessandrino, ma investe – in maniera più o meno evidente – il territorio italiano nel suo complesso. Infatti, l’Italia, con il 20,1% di persone 65 anni e oltre sul totale della popolazione guida la classifica europea, la cui media si assesta al 17,0%30. Le sfide economiche, sociali e di bilancio da affrontare nel prossimo futuro a causa di questi squilibri generazionali sono state analizzate dalla Commissione Europea che, in un recente rapporto31, ha presentato le proiezioni relative all’impatto dell’invecchiamento della popolazione sulle economie dei Paesi Membri nel periodo compreso tra il 2008 e il 2060. L’impatto previsto sui bilanci è molto marcato in quasi tutti gli Stati Membri e comincerà a manifestarsi già nel corso dei prossimi dieci anni. Nel complesso, si prevede un aumento medio della spesa pubblica di circa 4,75 punti percentuali del PIL entro il 2060. Tale incremento sarà dovuto al fatto che si passerà dalla situazione attuale in cui ci sono quattro persone in età da lavoro per ogni persona con più di 65 anni, ad una condizione in cui per ogni anziano over 65 ci saranno soltanto due lavoratori. La crescita del rapporto tra spesa sociale e PIL rischia di mettere a dura prova le finanze pubbliche e il sistema di welfare, e, quindi, il benessere individuale che dipende direttamente dal rapporto anziani inattivi su occupati32. 30 Fonte: Eurostat, 2010. “The 2009 Ageing Report: Economic and Budgetary projections for the EU-27 Member States (2008-2060)”, European Commission (DG ECFIN), Economic Policy Committee (AWG), aprile 2009. 32 Del Boca D., Rosina A., “Famiglie Sole”, 2009. 31 27 Come è noto, il progressivo invecchiamento della popolazione è determinato, in buona sostanza, dall’effetto combinato di due fenomeni: un generalizzato incremento della vita media e dell’aspettativa di vita degli individui; una graduale e costante riduzione del tasso di natalità della popolazione. L’aspettativa di vita alla nascita in Italia si attestava intorno ai 54 anni nel 1920; chi nasce oggi, invece, si prevede possa vivere mediamente fino a 81,6 anni. L’aspettativa di vita alla nascita in Provincia di Alessandria risulta di 78,1 anni per gli uomini e di 83,2 per le donne, valori inferiori sia alla media nazionale che a quella regionale (si veda Figura seguente). Figura 11. Aspettativa di vita alla nascita, maschi e femmine, 2009 Aspettativa di vita alla nascita, maschi, 2009* Campania Alessandria Sicilia Sardegna Liguria Valle d'Aosta Piemonte Molise Abruzzo Friuli-Venezia Giulia Nord-ovest ITALIA Calabria Basilicata Lazio Lombardia Puglia Emilia-Romagna Veneto Umbria Trentino-Alto Adige Toscana Marche Aspettativa di vita alla nascita, femmine, 2009* 77,4 Sicilia Campania Alessandria Valle d'Aosta Piemonte Liguria Lazio Puglia ITALIA Nord-ovest Calabria Molise Abruzzo Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Basilicata Lombardia Sardegna Toscana Umbria Veneto Marche Trentino-Alto Adige 78,1 78,2 78,4 78,4 78,6 78,6 78,7 78,7 78,7 78,8 78,9 78,9 79,0 79,0 79,0 79,2 79,4 79,5 79,6 79,7 79,8 80,1 75 76 77 78 79 80 81 83,0 83,0 83,2 83,8 83,8 83,9 84,0 84,1 84,2 84,2 84,2 84,2 84,2 84,2 84,3 84,4 84,5 84,6 84,6 84,9 85,0 85,4 85,5 80 81 82 83 84 85 86 (*) Provincia di Alessandria: dato 2006; i dati regionali 2009 rappresentano delle stime Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 Per quanto concerne l’altra determinante dell’invecchiamento, la natalità, si ricorda che l’Italia ha registrato livelli di fecondità più bassi rispetto alla media europea sia nel periodo del cosiddetto baby boom (dal dopoguerra alla metà degli anni sessanta), sia durante il periodo di declino trentennale che ha portato al minimo storico nel 1995. Performance analoghe si registrano anche oggi, nonostante si sia assistito ad un lieve recupero della fecondità che, nel 2009, si è attestata a 1,4 figli in media per donna33. Il trend osservato sul territorio alessandrino ha seguito le dinamiche nazionali, ma il numero di figli per donna, che risultava già inferiore negli anni ‘90, risulta tutt’ora al di sotto della media nazionale. 33 Il dato del 2009 rappresenta una stima. Fonte: Istat, Indicatori demografici 2009. 28 Figura 12. Numero medio di figli per donna, 2009 Numero medio di figli per donna, 2009* 1,46 1,41 1,39 1,25 Alessandria Piemonte Nord-Ovest ITALIA (*) Il dato 2009 rappresenta una stima Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 La bassa fecondità registrata è anche il risultato della nascita del primogenito da madri in età più avanzata rispetto al passato. In base all’ultimo dato disponibile (2008) a livello nazionale, le madri partoriscono il primo figlio, mediamente, all’età di 31,1 anni. Tale valore sale a 31,7 anni se si considerano solo le madri di cittadinanza italiana. In Provincia di Alessandria, invece, l’età media al parto delle donne residenti è di 30,7 anni, 27,3 per le donne straniere e 32,0 per quelle di cittadinanza italiana34. Generalmente, la tendenza a posticipare la nascita del primo figlio appare più evidente dove le possibilità di conciliazione tra lavoro e famiglia sono più complesse. Per comprendere meglio quali dinamiche interferiscano con il tasso di fecondità, è utile osservarlo congiuntamente al tasso di occupazione femminile, notoriamente basso in Italia rispetto alla media dell’Unione Europea: l’Italia si assesta infatti al 46% rispetto ad una media europea del 59,1%35. Giova ricordare che la Strategia di Lisbona ha fissato a 60% il target per il 2010. Incrociando dunque i valori regionali del tasso di fecondità totale (numero medio di figli per donna) e del tasso di occupazione è possibile costruire una matrice che evidenzia il posizionamento di ciascuna Regione rispetto alla media nazionale. Si individuano così i seguenti quattro quadranti: 34 35 orientamento prevalente alla carriera: Regioni con occupazione femminile superiore alla media, ma tasso di fecondità inferiore alla media nazionale; Dati al 2007. Fonte: Istat; Piemonte in cifre, 2009. Dato 2008. Fonte: Eurostat, 2010 29 orientamento prevalente alla famiglia: Regioni con tasso di fecondità superiore alla media, ma occupazione femminile inferiore alla media nazionale; carriera e famiglia: Regioni con occupazione femminile e tasso di fecondità superiori alla media nazionale; Regioni con occupazione femminile e tasso di fecondità inferiori alla media nazionale. Figura 13. Relazione tra tasso di fecondità totale e tasso di occupazione femminile, 200936 Orientamento prevalente alla Carriera Tasso di occupazione femminile % 65 TRE 60 LIG 55 ALESSANDRIA 50 45 40 Carriera e Famiglia ER SAR 35 TOS VdA MAR FVG PIE UMB LAZ VEN LOM ITA ABR MOL BAS 30 CAL 25 SIC PUG Orientamento prevalente alla Famiglia CAM 20 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6 Tasso di 1,7 fecondità Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009 Osservando la relazione tra tasso di fecondità e partecipazione delle donne al mercato del lavoro si rileva che entrambe queste variabili assumono valori più alti nelle Regioni che negli anni si sono dotate di adeguati strumenti di conciliazione tra lavoro e famiglia – asili nido in primis. In alcune Regioni del Nord, come ad esempio in Emilia Romagna, la copertura offerta (posti bambino/popolazione 0-3 anni) è cresciuta fino a raggiungere il 30% circa, così come l’occupazione che, in questa Regione, ha raggiunto il 63% della forza lavoro femminile. Di contro, in Regioni dove il numero di posti offerti è al di sotto della media nazionale – come ad esempio in Campania – la partecipazione al mercato del lavoro risulta compromessa37. 36 Numero medio di figli per donna (o tasso di fecondità totale - TFT). Tasso di occupazione Dati al II trimestre 2009; Per la Provincia di Alessandria dati al 2008. 37 Del Boca D., Rosina A., “Figli e lavoro: due regioni, due storie diverse”, La Voce, febbraio 2010; Del Boca D., Rosina A., “Famiglie Sole”, 2009 30 La Provincia di Alessandria si colloca nel quadrante “Orientamento prevalente alla carriera”. Ciò significa che la partecipazione femminile al mercato del lavoro è superiore alla media italiana, mentre il numero di figli per donna – benché abbia registrato un notevole miglioramento (da 0,97 figli per donna nel 1999 a 1,25 nel 2009) – risulta ancora inferiore alla media nazionale. Stando alle evidenze emerse dalla relazione sopra dimostrata, appare opportuno segnalare che un maggiore impegno nell’adozione di adeguate politiche di sostegno e di potenziamento dei servizi a supporto delle famiglie, permetterebbe di realizzare un rapporto carriera-famiglia più equilibrato, sia nell’alessandrino, sia in generale negli altri territori che segnalano simili problematiche. 2.4 Indicatori economici e patrimoniali Nella Provincia di Alessandria viene prodotto mediamente lo 0,8% del valore aggiunto nazionale e il 9,6% di quello regionale. Il tasso di crescita medio annuo composto (CAGR38) negli ultimi 7 anni ha subito una flessione di 0,8 punti percentuali rispetto a quello registrato tra il 1995 e il 2002 (4,60%). Osservando il tasso di crescita del periodo 2006-2008, tale flessione risulta ancora più accentuata perché inferiore di 1,3 punti percentuali rispetto al tasso registrato nel periodo 1995-2002. Nel 2009, alla luce degli effetti che la crisi dei mercati finanziari ha generato a livello globale, si ipotizza un ulteriore rallentamento del processo di crescita. Per il 2010 e il 2011, invece, secondo le ultime stime della Banca d’Italia si dovrebbe profilare una debole ripresa. L'economia italiana, infatti, dovrebbe crescere dello 0,7% nell'anno in corso, per poi accelerare all'1% nel 2011. Figura 14. Valore Aggiunto della Provincia di Alessandria a prezzi correnti, 1995-200839 Incidenza Milioni di Euro 11.000 CAGR 02-08: 3,83% 9,8% 10.500 9,6% 10.000 9,4% 9.500 10.749 10.293 9.857 9.664 8.759 7.813 7.329 6.859 6.000 6.757 6.500 6.393 7.000 7.116 7.500 8.521 8.000 9.241 8.500 10.974 9,2% CAGR 95-02: 4,60% 9.000 9,0% 8,8% 8,6% 8,4% 8,2% 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Incidenza % VA AL su Piemonte Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2010 38 39 CAGR: Compound Annual Growth Rate. Nota: il dato 2008 rappresenta una stima. 31 Il valore aggiunto provinciale che è formato per il 67,8% dal settore dei servizi, per il 30,1% dall’industria e per il 2,1% dal comparto agricolo, presenta una composizione simile a quella regionale (67,4% servizi, 31,1% industria, 1,5% agricoltura), ma con una maggiore incidenza della componente agricola sul totale. L’artigianato40 influisce sul dato del valore aggiunto della Provincia di Alessandria per il 14,8%, rispetto ad una media regionale del 13,6% e nazionale dell’11,9%41. Figura 15. La ripartizione del Valore Aggiunto della Provincia di Alessandria per settore42, 2007 Provincia di Alessandria 2001 Intermediazio Intermediazione ne 22,1% 2007 Intermediazio Intermediazione ne 25,8% Agricoltura 3,3% Industria in senso stretto 29,9% Altri servizi 39,3% Agricoltura 2,1% Industria in senso stretto 24,2% Altri servizi 42,0% Costruzioni 5,9% Costruzioni 5,5% Piemonte 2001 Intermediaz Intermediazione ione 26,0% 2007 Intermediaz Agricoltura 2,3% Intermediazione ione 28,0% Agricoltura 1,5% Industria in senso stretto 28,6% Altri servizi 38,2% Costruzioni 4,9% Industria in senso stretto 25,6% Altri servizi 39,5% Costruzioni 5,5% Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2010 La ricchezza pro capite dei cittadini alessandrini nel 2008 risultava pari a 27.226 euro per abitante, in calo dello 0,5% rispetto ai 27.375 euro dell’anno precedente. Tale valore, benché superiore a quello nazionale (26.279 euro), risulta essere inferiore sia a quello a quello registrato nell’area Nord-Occidentale del Paese (31.914 euro) che a quello regionale (28.659 euro). 40 La legge quadro n. 443 dell’8 agosto 1985 definisce artigiana l’impresa che abbia per scopo prevalente lo svolgimento di un'attività di produzione di beni, anche semilavorati, o di prestazione di servizi, escluse le attività agricole e le attività di prestazione di servizi commerciali, di intermediazione nella circolazione dei beni o ausiliarie di queste ultime. E’ stato questo l’approccio dell’Istituto Tagliacarne per il calcolo del valore aggiunto dell’artigianato, ovvero di considerare artigiane le imprese iscritte alla sezione del Registro delle Imprese e soddisfacenti le caratteristiche indicate in tale legge. 41 Dati 2006. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne, Unioncamere, 2009; Istat, 2010. 42 Il settore dell’intermediazione presentato in figura si riferisce a: intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali. La voce altri servizi comprende attività quali: commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni. Fonte: Istat, 2010. 32 Classificando le province italiane in termini di PIL pro capite, Alessandria si colloca al 44esimo posto nella graduatoria nazionale, perdendo 2 posizioni rispetto alla classifica del 2001. Fra le province piemontesi si segnalano in positivo le performance delle province di Cuneo e Vercelli che, dal 2001 al 2008, hanno guadagnato rispettivamente 16 e 14 posizioni. In negativo si segnala invece la provincia di Biella che perde ben 19 posizioni. Figura 16. Prodotto Interno Lordo pro capite a prezzi correnti, 2008 PIL pro capite (euro)*, 2008 PIL pro capite (euro) e classifica, 2008 Province 31.914 -17,2% 28.659 27.226 -5,3% 26.279 Alessandria Piemonte Nord Ovest Italia Milano Bologna Roma Bolzano Modena Reggio Emilia Aosta Mantova Brescia Firenze Cuneo Novara Torino Vercelli Alessandria Asti Biella Verbano C.O. Diff. Pro capite 2008 Posizione posizione (euro) in classifica rispetto al 2001 39.911 36.361 33.938 33.922 33.725 33.518 33.474 33.193 32.723 32.595 30.414 29.354 29.223 28.418 27.226 25.171 26.954 23.664 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 17 26 29 34 44 57 47 61 0 0 5 2 -1 -1 2 2 3 -3 16 -3 -5 14 -2 -1 -19 -2 Fonte: stime The European House-Ambrosetti su dati Istituto Guglielmo Tagliacarne, Unioncamere, 2009 Anche il reddito lordo disponibile delle famiglie43 della Provincia di Alessandria (44.514 euro) risulta essere inferiore a quello registrato negli aggregati territoriali di riferimento. In particolare, è inferiore del 6,79% a quello medio del Nord Ovest e del 2,4% a quello medio piemontese. Osservando il dato rispetto a quello delle altre province piemontesi, Alessandria si classifica quinta, dopo Cuneo – che con 48.989 euro guida la classifica – Biella (48.891 euro), Torino (45.639 euro) e Vercelli (44.829 euro). 43 Il calcolo del reddito lordo disponibile delle famiglie italiane effettuato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne coincide con l’insieme delle risorse destinate al soddisfacimento dei bisogni individuali presenti e futuri delle famiglie, quindi lo si può considerare un aggregato proxy del livello di benessere economico, di cui possono godere i residenti di ciascuna Provincia considerati nella loro veste di consumatori. Il calcolo del reddito disponibile si basa sul criterio della residenza degli operatori, ossia nel reddito di ciascuna Provincia vengono compresi tutti i flussi, in entrata e in uscita, di pertinenza dei soggetti che vi risiedono, ancorché realizzati in parte fuori dal territorio provinciale; mentre vengono esclusi dal reddito le analoghe risorse conseguite nella Provincia da soggetti che risiedono altrove. 33 Figura 17. Reddito lordo totale delle famiglie per famiglia, dati assoluti in euro, 2007 47.537 45.593 44.514 43.376 Alessandria Piemonte Nord Ovest Italia Fonte: The European House-Ambrosetti su dati Istituto Guglielmo Tagliacarne, 2009 In termini di valore medio del patrimonio44 delle famiglie, la Provincia di Alessandria di trova in 40esima posizione, con un divario di oltre 100 mila euro rispetto alla prima in classifica, la Provincia di Aosta. Rispetto alle altre province piemontesi, Alessandria precede solo Novara che si classifica in 48esima posizione. In ogni caso, il valore medio del patrimonio delle famiglie alessandrine è superiore di oltre 34.000 euro a quello medio delle famiglie italiane. Figura 18. Graduatoria provinciale secondo il valore medio del patrimonio per famiglia e differenza rispetto alla posizione del 2004, 2007 Province Aosta Milano Forlì Sondrio Rimini Modena Cuneo Piacenza Bologna Venezia Biella Vercelli Verbania C. O. Torino Asti Alessandria Novara ITALIA Valore per famiglia (in euro) Posizione in classifica Diff. posizione rispetto al 2004 518.793 517.870 500.705 497.182 496.075 488.646 485.798 480.199 477.544 476.458 466.632 443.157 430.697 425.620 422.994 417.483 399.466 382.770 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 12 23 30 34 39 40 48 - 1 1 -2 7 -1 -1 -1 0 1 2 7 -3 9 -2 10 3 -2 - Fonte: stime The European House-Ambrosetti su dati Istituto Guglielmo Tagliacarne, Unioncamere, 2009 44 Per patrimonio si intende la ricchezza delle famiglie ottenuta sommando i valori delle attività reali (fabbricati, terreni, aziende, ecc.) e finanziarie (depositi, valori mobiliari, ecc.) depurati dall’ammontare dei debiti. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne. 34 2.5 Esportazioni e Investimenti Diretti Esteri Nell’ultimo decennio le esportazioni della Provincia hanno registrato un trend positivo: +53,4% tra il 1999 e il 2008. Nel 2009 la tendenza si è però invertita, registrando una flessione del 22,8% rispetto all’anno precedente. Ciò non sorprende, dati gli effetti della crisi economica globale. La tendenza negativa manifestata dalle esportazioni alessandrine appare però superiore alla media regionale (-21,8%) e nazionale (-21,4%). Insieme a Verbano Cusio Ossola (-34,0%), Torino (-24,5%) e Asti (-23,7%), Alessandria è tra le province piemontesi che hanno subito le maggiori flessioni. Cuneo, con un -14,6% è quella che ha registrato la performance migliore45. Quattro macro settori caratterizzano l’export alessandrino: il metalmeccanico, la chimica gomma plastica, “altro industria” e l’alimentare. Il settore “altro industria” include, fatto non trascurabile per il territorio, il distretto Valenzano della gioielleria. Il comparto metalmeccanico, in particolare, rappresenta il 49,2% dell’export provinciale46. Benché il dato 2009 della composizione settoriale delle esportazioni alessandrine non sia ancora disponibile, è possibile sostenere che sia stata la decisa flessione di questo comparto ad influire maggiormente sulle performance negative della Provincia. A livello regionale, infatti, il comparto ha perso oltre il 25%, registrando – dopo il settore dei metalli e prodotti in metallo (-34,8%) – la flessione più significativa sull’export complessivo47. In termini merceologici, i prodotti maggiormente esportati dalla Provincia e il cui export supera i 200 milioni di euro sono: gli articoli di gioielleria, i prodotti siderurgici, quelli chimici di base, gli articoli in materie plastiche, i metalli di base non ferrosi e le macchine di impiego generale48. 45 Fonte: Unioncamere Piemonte, marzo 2010. Dati 2008. Fonte: Istituto Tagliacarne, 2009. 47 Fonte: Unioncamere Piemonte, marzo 2010. 48 Dato 2008. Fonte: “L’Economia Alessandrina nel 2008”, Camera di Commercio di Alessandria, 2009. 46 35 Figura 19. Esportazioni, importazioni e saldo commerciale, 1998-200949 (valori in miliardi di euro) Esportazioni Importazioni 1,15 1,07 1,00 1,93 2,93 2,85 2,41 1,07 2004 1,11 2003 2,72 3,79 3,99 3,48 3,09 0,77 2002 1,97 2,93 2,15 0,75 1,85 2,60 2,63 2001 1,79 1,67 1,72 2000 0,83 1999 1,07 1998 1,09 0,96 1,48 0,87 1,49 2,36 2,44 2,74 2,81 Export: % Alessandria su Piemonte: 9,9% % Alessandria su Nord-Ovest: 2,6% % Alessandria su Italia: 1,02% 2005 2006 2007 2008 2009 Saldo commerciale Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, Coeweb, 2009 Osservando il rapporto tra i dati dell’interscambio commerciale con l’estero e il valore aggiunto del territorio, è possibile notare che Alessandria, dopo Vercelli e Novara in Piemonte, presenta un grado di apertura commerciale (63,6%) superiore sia di quello regionale (59,5%) che nazionale (53,4%)50. I Paesi dell’Unione Europea (a 27 Paesi), in particolare quelli dell’Europa a 15, sono i principali destinatari delle esportazioni alessandrine: ne rappresentano infatti il 65,5% del totale. Germania e Francia, i partner di riferimento della Provincia, rappresentano il 48,4% di tutte le vendite realizzate all’estero. Le economie emergenti, quali ad esempio i Paesi Asiatici51 e quelli dell’America centro meridionale giocano un ruolo secondario nell’interscambio commerciale con la Provincia rispetto ai Paesi europei. I primi presentano un’incidenza del 6,7% sulle esportazioni complessive, mentre i secondi del 2,1%. Sul fronte delle importazioni si registra un andamento analogo52. Investimenti Diretti Esteri Benché inserita nel contesto piemontese, che si colloca in seconda posizione tra le regioni italiane per flusso di Investimenti Diretti Esteri in entrata, il cosiddetto “business environment” alessandrino, ovvero “l’ambiente” di riferimento53, non sembra attrattivo per gli investimenti di soggetti economici esteri. 49 I dati 2009 relativi a importazioni e saldo commerciale rappresentano delle stime. Per mantenere omogeneità e confrontabilità dei dati, le elaborazioni sono state effettuate sui valori del 2007. Fonte: Istat, Piemonte in cifre, 2009. 51 Esclusi i Paesi del Vicino e Medio Oriente. 52 Dati 2008. Fonte: Istituto Tagliacarne su dati Istat, 2009. 53 Il business environment comprende fattori demografici, aspetti relativi alla qualità della vita, alla qualità del capitale umano, e fattori che più direttamente influenzano le scelte di localizzazione di un’impresa quali, ad esempio, legalità, qualità della giustizia, durata dei 50 36 La dinamica degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) in Provincia di Alessandria denota risultati deludenti e particolarmente negativi negli ultimi tre anni disponibili (20042006). Nello specifico, la contrazione registrata tra il 2004 e il 2006 è superiore alla somma dei flussi in entrata registrata dal 1999 al 2003. Si segnala, tuttavia, che a seguito dei recenti investimenti realizzati sul territorio da alcune imprese internazionali attive nel comparto delle energie rinnovabili, come ad esempio la multinazionale spagnola OPDE, il trend futuro potrebbe registrare un’inversione di tendenza negli anni 2009-2010. Figura 20. Investimenti Diretti Esteri, flussi, in % del PIL, in Provincia di Alessandria, di Torino e in Piemonte, 1999-2006 % PIL 14,0 12,71 12,0 10,0 8,75 8,0 5,70 6,0 4,55 4,0 2,0 2,71 1,33 1,32 2,03 0,11 0,20 1999 2000 0,0 2,67 1,06 2,70 2,59 1,41 1,10 0,84 0,15 0,13 0,25 2002 2003 1,46 -0,10 -2,0 2001 Torino Alessandria 2004 -0,73 2005 -0,09 2006 Piemonte Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su Banca d’Italia, UIC, 2008 processi, qualità della Pubblica Amministrazione, ordine pubblico, criminalità, rispetto dei diritti di proprietà, ecc.. 37 Figura 21. Flussi di Investimenti Diretti Esteri (milioni di euro) in Provincia di Alessandria, 1999-2006 Milioni di Euro 14 12 9 10 17 30 24 50 2001 2002 -10 -9 -10 -30 -50 -71 -70 -90 1999 2000 2003 2004 2005 2006 Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su Banca d’Italia, UIC, 2008 2.6 Tessuto imprenditoriale Il tessuto imprenditoriale alessandrino si fonda in un contesto caratterizzato da una struttura imprenditoriale variegata e diffusa con una forte presenza di piccole e medie imprese, ma anche di gruppi multinazionali (nazionali ed esteri) di dimensioni rilevanti principalmente attivi nei settori della plastica, della chimica, del cemento, della meccanica, dell’alimentare (in particolare dolciario), e della logistica. Nel 2009 si componeva di 47.231 unità (imprese registrate) e, rispetto al valore del 2006 – quando si è registrato il numero di unità più elevato –, sono cessate 1.532 imprese54. In particolare, tra il 2007 e il 2008, il numero delle ditte individuali registrate è diminuito di 360 unità – pur mantenendo un’incidenza sul totale delle aziende superiore alla media nazionale – a favore di un incremento di 289 unità delle società di capitale. Tale tendenza, in atto anche sul territorio nazionale, è valutata positivamente in quanto indice dell’irrobustimento strutturale del sistema economico provinciale55. 54 55 Fonte: Unioncamere, Movimprese, 2009. Fonte: Camera di Commercio di Alessandria, 2009. 38 Figura 22. Numero di imprese registrate56, 1998-2009 48.763 1.532 imprese cessate in 3 anni 47.231 48.227 48.304 48.623 48.282 47.937 47.891 47.906 47.758 47.655 47.540 % Alessandria su Piemonte: 10,08% % Alessandria su Nord-Ovest: 2,95% % Alessandria su Italia: 0,78% 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Infocamere, Movimprese, 2010 Il dettaglio territoriale tra le province piemontesi permette di osservare che Alessandria, tra il 2008 e il 2009, è quella che registra le performance peggiori. Il saldo 2009 del numero di imprese registrate risulta negativo di 996 unità, il più elevato tra tutte le province. Figura 23. Variazione percentuale 2008-2009 del numero di imprese registrate per Provincia 0,44% 0,05% Piemonte -0,01% -0,63% -1,37% -0,44% -1,17% Vercelli Verbano C. O. Torino Novara Cuneo Biella Asti Alessandria -2,07% Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Infocamere, Movimprese, 2010 56 Nota: Sono comprese tutte le società di persone e di capitali registrate presso la Camera di Commercio 39 La Provincia di Alessandria si caratterizza anche da un numero significativo di imprese di medio/grandi dimensioni. Figura 24. Le principali aziende della Provincia di Alessandria, 2009 AZIENDA Italcementi SpA Buzzi Unicem SpA Cementir Holding (Gruppo Caltagirone) Holcim Italia SpA RDB ILVA (Gruppo Riva Fiere) Bobst Group Italia SpA O.M.G. Cerutti SpA Eltek SpA Kme Group Headquarter (HQ) Sito Produttivo (SP) SETTORE Materiali da costruzione Materiali da costruzione SP HQ Casale Monferrato Materiali da costruzione SP Materiali da costruzione SP Costruzioni SP Meccanica Meccanica Meccanica Elettromeccanica/Elettronica SP SP HQ Casale Monferrato HQ Casale Monferrato Metallurgia SP Energetico/Telecomunicazioni SP Costruzioni/Trasporti/Logistica Trasporti Logistica Logistica/Fornitura di componenti in legno Logistica HQ Tortona HQ Tortona HQ Coniolo HQ Coniolo SP Imballaggi Imballaggi SP HQ Novi Ligure Chimica Chimica/Packaging SETTORE Chimica Headquarter (HQ) -HQ Tortona Sito Produttivo (SP) SP Componentistica per auto Componentistica industriale e affini/Imballaggi SP HQ Alessandria Gioielleria/Oreficeria/Accessori Gioielleria/Oreficeria SP HQ Valenza Alimentare-dolciario Alimentare-dolciario Alimentare-dolciario Alimentare-dolciario SP HQ Novi Ligure HQ Casale Monferrato HQ Novi Ligure Campari Italia SpA Wine & Spirits SP Cold Car Refrigerazione Prysmian Italia Aurelia SpA (Gruppo Gavio) Gavio SpA (Trasporti) Argol (Gruppo Bonzano) I.B.L. SpA (Gruppo Bonzano) Gruppo Fagioli SCA Packaging Italia Smurfit Kappa Holdings Italia Solvay Solexis SpA Mossi & Ghisolfi (Gruppo M&G) AZIENDA Boero Bartolomeo SpA Michelin Italia Guala Closure SpA Bulgari (Crova Spa) Casa Damiani SpA Saiwa Srl Elah Dufour SpA Gruppo Buondì Bistefani SpA Pernigotti Emmebiesse SpA Paglieri Profumi SpA SP HQ Occimiano Tessile HQ Casale Monferrato Personal Care SP Fonte: The European House-Ambrosetti da Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura e dati aziendali, Aida Bureau Van Dijk Come precedentemente menzionato, la struttura industriale alessandrina si presenta particolarmente variegata, con una produzione diversificata nei seguenti settori industriali: 40 Plastica/chimica Oltre ai grandi gruppi (Mossi&Ghisolfi, Guala Closures e Solvay), ci sono anche imprese di più piccole dimensioni, attive soprattutto nel settore degli imballaggi e del packaging, che operano principalmente per aziende insediate fuori dalla Provincia. Cemento e Costruzioni In particolare concentrate nella zona di Casale Monferrato, la Provincia è sede di centri nazionali dell’industria del cemento. Si ricordano ad esempio il gruppo Buzzi Unicem, Italcementi e Cementir. Nel settore delle costruzioni si ricorda invece il Gruppo Gavio, attivo sia nell’edilizia che nella realizzazione di grandi opere, e un leader di nicchia come Ground Zero. Meccanica Presenza di un punto di riferimento a livello mondiale nel settore delle macchine grafiche: il gruppo Officine Meccaniche Cerutti. Alimentare, Dolciario, Beverages Le aziende principalmente attive in questo comparto sono: Pernigotti, Elah-Dufour, Bistefani e Campari. Queste aziende sono per lo più concentrate nel Novese. Logistica Nel territorio sono presenti realtà di rilievo nazionale quali ad esempio: il Gruppo Fagioli, che controlla l’Interporto Rivalta Scrivia, il Gruppo Gavio, il Gruppo BruzzoneBrichetti e il Gruppo Marsi (Fridocks). Sul territorio sono inoltre presenti due significativi distretti industriali: quello orafo di Valenza Po e quello della refrigerazione industriale di Casale Monferrato. Entrambi, i distretti stanno attraversando una fase di particolare difficoltà. Il Distretto Orafo di Valenza Il Distretto Valenzano è tra i principali centri italiani per la lavorazione di gioielleria d’artigianato. Il territorio che identifica il Distretto comprende dieci Comuni, posti tra l’inizio del Monferrato e il fiume Po, dove risiedono 33.950 abitanti con una popolazione attiva di 14.627 persone, pari al 43% del totale. La maggior parte della popolazione (circa 7.000) è impiegata nel settore orafo. La tradizione produttiva dell’area in questo settore risale al 1840. Già prima della Grande Guerra vi erano 40 aziende circa, ma il vero boom si è verificato successivamente: da 300 aziende nel 1945 si è giunti rapidamente a moltiplicarne il numero, tanto che oggi se ne contano oltre mille (1.200)57. Ogni anno nel Distretto vengono lavorate circa 30 tonnellate d’oro e l’80% delle pietre preziose importate in Italia. La tipologia aziendale prevalente è quella dell’azienda di piccole dimensioni (circa l’85% del totale), a connotazione artigiana. Si tratta di strutture ad altissima 57 Fonte: CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, 2009; Interviste effettuate a rappresentanti del Distretto e della Camera di Commercio. 41 specializzazione e, a causa di uno spinto individualismo, in forte concorrenza le une con le altre58. L’elevata creatività che contraddistingue l’artigianalità delle lavorazioni rende la produzione locale di particolare valore. Infatti, il punto di forza del Distretto è rappresentato da un accumulo ‘storico’ di know how tecnico manuale, maturato in oltre 150 anni di esperienza nella produzione artigianale. Dopo un decennio di boom, anche la realtà valenzana sta risentendo degli effetti della crisi e del cambiamento dei gusti dell’”acquirente tipo”. Infatti, anche a causa della recessione mondiale, nel 2008 le esportazioni del distretto – che secondo gli ultimi dati disponibili fatturava circa 1.550 milioni di euro59 – hanno subito una flessione del 16,2%, perdendo circa 104 milioni di euro rispetto all’anno precedente60. Il cambiamento della percezione del gioiello da parte della clientela target, nonché la forte concorrenza della regalistica sostitutiva per le ricorrenze (battesimi, cresime, anniversari, ecc.) hanno contribuito ad aggravare la situazione di difficoltà nella quale versano le aziende orafe valenzane. Inoltre, la concorrenza di Paesi quali India, Cina e Tailandia ha ulteriormente indebolito la competitività del Distretto alessandrino, nonostante grandi gruppi (Bulgari e Damiani) siano presenti nel Distretto. Figura 25. Le ragioni della crisi del distretto orafo valenzano, 2009 Maggiore appeal di prodotti sostitutivi (tecnologia, telefonia, viaggi, ecc..) (che consentono anche rateizzazione) Crisi economica globale Riduzione del potere di acquisto del “ceto medio” Globalizzazione CINA) Elevata frammentazione, numero molto ridotto di marchi affermati e assenza di massa critica per affrontare elevati investimenti di comunicazione USA) Difficoltà di valorizzazione del “Made in” Disparità dazi doganali (ITA (ITA 2,5% 30% 2,5% 6,2% Crisi della domanda di gioielli per ricorrenze (battesimo, comunione, matrimonio, anniversari, ecc..) Calo delle vendite dei negozianti Difficoltà delle fiere di settore CRISI DELLA DOMANDA PER IL DISTRETTO Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti da rilevazione diretta sul territorio 58 Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Nazionale dei Distretti Italiani, 2009, la grande maggioranza delle strutture è composta da 2/3 artigiani, il titolare e alcune figure amministrative. Fonte: Unioncamere, Confindustria. 59 CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, 2008; “L’Economia Alessandrina nel 2008”, Camera di Commercio di Alessandria, 2009. 60 Fonte: Camera di Commercio di Alessandria, 2009. 42 Il Distretto del Freddo Il Casalese (soprattutto i Comuni di Casale-Tricineto-Quattordio), dove si producono principalmente vetrine, banchi e distributori di bevande refrigerate e veicoli refrigerati e coibentati, è conosciuto per la cosiddetta “Filiera del freddo” anche definita “Distretto del Freddo”. Nell’area sono attive una trentina di aziende circa, con oltre 2.400 addetti61. La crisi economico-finanziaria, nonché la competitività di Paesi quali la Turchia e i Paesi del Far-East, hanno particolarmente colpito il settore, soprattutto quello classico cosiddetto del “bianco” (frigoriferi e affini). Di recente sono state avviate o proposte iniziative per il rilancio del comparto quali, ad esempio, lo sviluppo, a Casale, di una nuova area industriale coerente con le nuove linee guida delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate e di un centro per lo smaltimento ecologico degli impianti di refrigerazione. I livelli di disoccupazione recentemente registrati si attestano sul 7%62 circa della forza lavoro, rispetto ad una media italiana dell’8,6%63. Rispetto ai dati 2008, si osserva un incremento di circa 2,2 punti percentuali in Provincia, e di 1,5 punti a livello nazionale. In particolare, sul territorio alessandrino è stata prevista una perdita di 1000 posti di lavoro nel comparto meccanico e di circa 600 nel “distretto del freddo” di Casale Monferrato64. Le ore di cassa integrazione complessive autorizzate nel 2009 sono state di 14.654.614 (di cui 8.360.093 di ordinaria e 6.294.521 di straordinaria), pari all’8,8% del totale regionale e all’1,6% del totale italiano65. 61 Interviste effettuate con gli stakeholder del territorio. Intervista con rappresentanti del mondo sindacale e imprenditoriale, 2010. 63 Marzo 2010, dato IV trimestre. Fonte: Istat. 64 “La mappa della crisi in Piemonte”, CISL, 2009. 65 INPS, 2010. 62 43 Figura 26. I sette centri zona della Provincia di Alessandria per specificità economico-produttiva, 2009 Distretto del “Freddo” Industria del cemento Distretto Orafo Polo di grandi servizi Centro Universitario Polo di innovazione sui Polo di innovazione sulle Nuovi Materiali, gestito dal Consorzio Proplast Industrie chimiche Industrie della gomma e plastica Industrie meccaniche Polo turistico termale Area agricola coltivata a Energie rinnovabili e biocombustibili gestito da PST SpA (Parco Scientifico e Tecnologico Valle Scrivia) Imprese chimiche, della plastica e del packaging Nodo cruciale della logistica (Interporto Rivalta Scrivia) ENOSIS (Centro Servizi e Ricerca in Enologia e Viticoltura) vite Produzioni vinicole Imprese meccaniche Imprese di trasformazione del legno Polo alimentare e dolciario Distretto commerciale (outlet Serravalle) Area logistica Fonte: The European House-Ambrosetti da Regione Piemonte, 2009 La diversificazione produttiva del territorio ha permesso alla Provincia di sopportare meglio di altre realtà economiche gli effetti della crisi economicofinanziaria che ha colpito l’economia mondiale. Infatti, a partire dalla fine del 2008 quando la crisi del comparto manifatturiero ha assunto i connotati di una vera e propria recessione del sistema produttivo piemontese, la Provincia di Alessandria ha fatto registrare un calo della produzione industriale più contenuto rispetto alla media regionale. Nel periodo di peggior declino (I trimestre 2009), la variazione tendenziale grezza (confrontata sullo stesso trimestre dell’anno precedente) è stata di –11,8% in Provincia di Alessandria, mentre a livello regionale ha raggiunto il -21,4%. Entrambi i valori risultano comunque inferiori alla variazione registrata a livello nazionale (-21,7%). Nel IV trimestre 2009 la flessione produttiva registrata dall’alessandrino (-4,0%) è stata tra le più contenute della regione, insieme a quelle del cuneese (-3,6%), novarese (3,2%) e biellese (-3,1%). Cali più consistenti sono invece stati registrati nell’astigiano (10,1%), nel vercellese (-9,4%) e a Verbano Cussio Ossola (-9,3%). Torino ha registrato una flessione del 7,3%. Il dato al IV trimestre 2009 porta a circa -7,4%66 la variazione complessiva annua della produzione industriale alessandrina, risultato decisamente migliore se confrontato con quello piemontese (-15,4) e quello nazionale (-17%)67. Da una recente indagine condotta da Unioncamere Piemonte68 su un campione di 977 imprese industriali piemontesi emergono segnali di significativo miglioramento nel clima delle aspettative degli operatori economici, sia a livello locale che internazionale. Si intravedono perciò possibilità di un favorevole cambiamento per il 2010. 66 Dato provvisorio. Fonte: Unioncamere Piemonte, 2010. 68 “153° Indagine Congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese”, 2009. 67 44 Figura 27. Andamento trimestrale della produzione industriale, 2007-2009 (variazione percentuale sullo stesso trimestre dell’anno precedente) 10 Var. % 5 0 -5 -10 -15 -20 -25 I II III IV I II III IV I II III IV 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009 2009 2009 Alessandria Piemonte Italia Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Unioncamere Piemonte, 2009/2010 Nel corso dell’analisi diagnostica effettuata, è stata anche riscontrata una spiccata capacità innovativa della Provincia di Alessandria. Infatti, il numero di brevetti europei di provenienza alessandrina pubblicati nel 2007 dall’Ufficio Europeo Brevetti (EPO), (127,9) risulta superiore sia alla media regionale (113,0) che nazionale (71,2). Nel confronto con le altre provincie di riferimento, risulta seconda solo a Torino. Figura 28. Numero di brevetti europei pubblicati dall'EPO (European Patent Office). Anno 2007. Valori per milione di abitanti 142,6 127,9 123,2 115,3 113,0 101,6 ITA: 71,2 51,5 50,8 49,4 Biella Verbano C.O. Vercelli Cuneo Asti Piemonte Novara Nord Ovest Alessandria Torino 32,0 Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Brevetti Unioncamere, 2009 45 2.7 Settore agroalimentare ed enogastronomico Il settore primario della Provincia, che occupa il 3,6% della forza lavoro, presenta una produzione agricola variegata. Il valore aggiunto della produzione agricola nel 2007 è stato di 226 milioni di euro (219 nel 2006), il 13,5% di quella del Piemonte e circa lo 0,8% di quella nazionale69; peculiarità della Provincia è la netta preminenza delle “coltivazioni erbacee” (cereali tra cui primeggia il frumento – e coltivazioni industriali), che incidono per circa il 41,7% sul valore della produzione agricola (mentre in Piemonte raggiungono il 28,6% e in Italia il 33,0%); seguono le “coltivazioni legnose” (principalmente la coltivazione della vite) con il 31,7%70 . L’agricoltura provinciale appare in gran parte legata alla coltivazione di commodities, ma con notevoli tendenze alla qualificazione. Ciò è testimoniato dalla nascita e dallo sviluppo di diversi distretti agroalimentari di qualità, come il “distretto cerealicolo”, il “distretto orticolo” e il “distretto del vino”. Alessandria, con quasi 36 mila ettari71 coltivati a frumento tenero, è la più importante Provincia cerealicola d'Italia (si contende la prima posizione con Bologna)72. La produzione risicola, particolarmente rilevante nei territori di Vercelli (73 mila) e Novara (33 mila ettari), è piuttosto marginale nella Provincia Alessandria (7 mila ettari circa), e in flessione. Tra il 2008 e il 2006, infatti, la superficie coltivata si è ridotta del 5,6%, mentre la produzione di 13,2% quintali. La produzione orticola, principalmente concentrata nel tortonese, incide sulle produzione piemontese per oltre il 40%. Nel corso delle interviste realizzate con gli stakeholder del territorio, si segnala che alcune produzioni locali di particolare qualità riforniscono Bonduelle, società leader nella vendita di verdure in scatola o sottovuoto. Altro prodotto di eccellenza del distretto è rappresentato dalle nocciole, che sono principalmente utilizzate nella produzione di cioccolato da parte di aziende quali Ferrero e Elah-Dufour. Tra i principali punti di debolezza del comparto si ricordano la notevole frammentazione e dispersione dei coltivatori sul territorio nonché la mancanza di massa critica rispetto alla distribuzione, che si riflette anche sui margini realizzabili dagli agricoltori. Il numero di imprese agricole è comunque in diminuzione, anche per effetto di processi di razionalizzazione in atto nel comparto. La storia della Provincia è storicamente legata alla produzione enologica: 7 D.O.C.G. e 46 D.O.C., indicano una produzione variegata e con una lunga tradizione73. 69 Fonte: Istat, 2010 Dati 2006. Fonte: Camera di Commercio Alessandria, 2009 71 Fonte: Piemonte in Cifre, 2009. 72 Fonte: Confederazione Italiana Agricoltori, 2009 73 Si ricorda tuttavia che la numerosità di D.O.C. e D.O.C.G. non significa necessariamente notorietà. 70 46 Negli ultimi anni la produzione è decisamente calata, passando da circa 3,2 milioni di quintali di uva nel 2000 a 1,06 milioni lo scorso anno (2009). In termini di vino prodotto, si è passati da circa 3 milioni di ettolitri nel 1960 a 0,79 milioni nel 2009. Nel 1991 la produzione di vini DOC era il 17,7% del totale, nel 2007 è stata dell’82,2% (circa 600.000 ettolitri su una produzione complessiva di 726.000). L’aumento della produzione di DOC è da attribuirsi ad una nuova cultura aziendale che ha abbandonato la produzione di vino sfuso a scarso valore aggiunto a favore della produzione di DOC74. Figura 29. Produzione di uva da vino per superficie in produzione e produzione totale, 200975 Produzione di uva da vino per ettaro di superficie in produzione Produzione totale di vino in ettolitri (migliaia) 88,0 10.385,8 79,0 76,4 8.690,0 7.949,0 75,0 69,0 67,0 58,0 56,6 1.039,6 262,5 164,8 74,3 15,6 Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Piemonte in Cifre, 2009 In generale, i principali punti di debolezza del comparto emersi nel corso delle interviste realizzate sul territorio sono: una produzione numericamente poco rilevante, una scarsa conoscenza delle etichette del territorio al di fuori dello stesso e una forte concorrenza da parte delle produzioni delle Province limitrofe, in particolare Asti. Inoltre, un altro fattore che incide sulla competitività della produzione del territorio, è la forte frammentazione delle cantine sociali, i principali attori del comparto. Le numerose cantine presenti, infatti, non hanno le dimensioni adeguate per accedere alla grande distribuzione. Solo il 10% circa della produzione raggiunge il mercato in tal modo, il restante è venduto presso i punti di vendita diretta76. 74 Alla diffusione della cultura D.O.C. ha sicuramente contribuito il Senatore Desana, il padre fondatore della legge istitutiva delle D.O.C. che aveva origini monferrine. 75 Dati provvisori. 76 Fonte: interviste realizzate agli stakeholder del territorio. 47 BOX Enosis Meraviglia – Centro di Servizi e Ricerca in Enologia e Viticoltura In Provincia di Alessandria, a Fubine, ha sede un centro di servizi e ricerca applicata in enologia e viticoltura rinomato a livello nazionale e internazionale: Enosis Meraviglia. Fondata da Donato Lanati, docente incaricato di Tecnologia Enologica presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, la sede di Enosis è stata inaugurata nel 2005 all’interno della seicentesca Cascina Meraviglia. Nei 2500 metri quadrati di superficie coperta si trovano: laboratori e sale di analisi dove si studiano le molecole che esprimono gusti, profumi, colori dei vini e ne determinano profilo varietale e pregi, sale di degustazione, cantine sperimentali e un’aula universitaria con una capacità di 50 persone. Quest’ultima rappresenta la sede distaccata del Corso di Laurea Specialistica in Viticoltura ed Enologia della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino. Accanto a questa struttura d’avanguardia si estende un vigneto sperimentale destinato alla coltivazione di 37 varietà di vite autoctone italiane e di alcune a diffusione internazionale. Nel campo della ricerca enologica Enosis rappresenta un punto di eccellenza della Provincia di Alessandria. Tuttavia, il livello di collaborazione con gli attori del settore enologico non sembra essere pienamente avviato. Per recuperare quote di mercato, far conoscere le eccellenze del territorio ed essere competitivi è essenziale “fare sistema”, coinvolgendo i principali attori del settore. Questo appare necessario soprattutto perché in un mercato enologico mondiale che è raddoppiato, le produzioni e le vendite della Provincia di Alessandria, negli ultimi anni, sono diminuite. Per recuperare quote di mercato è essenziale puntare sul territorio e sull’origine. La Provincia di Alessandria, infatti, difficilmente potrà competere con i prezzi delle produzioni di attori emergenti quali Australia, Cile, ecc.. Se gli attori del territorio creassero un sistema collaborativo e fattivo efficace, potrebbero nascere le condizioni ideali per legare il vino al territorio, introducendo l’aspetto emozionale, di cultura, di origine e di tracciabilità. Il vino è cultura e affermare le produzioni di vino è un fattore importante per far conoscere la cultura del territorio o aumentarne la volontà di conoscenza. BOX Best practices: il “Montepulciano” d’Abruzzo e il “Trebbiano” e delle Marche Il Montepulciano d’Abruzzo (Gianni Masciarelli) Il Montepulciano era un’uva pressoché ignota e poco considerata, mentre oggi è tra le più note e importanti dell’enologia italiana. Questo vitigno, infatti, è tra i protagonisti del successo dei vini dell’Abruzzo. 48 Il Montepulciano, inizialmente, era definito come un’uva “neutra”, non per le sue qualità, ma perché veniva utilizzato subito dopo la pigiatura senza attendere un particolare affinamento. Oggi, invece, il Montepulciano d’Abruzzo è fra i vini rossi più importanti d’Italia, un successo ottenuto grazie alla tenacia e alle iniziative di quei produttori che hanno creduto nelle risorse e nelle potenzialità delle uve che da sempre si coltivavano in quelle terre. Fra i protagonisti assoluti di questo cambiamento spicca la figura di Gianni Masciarelli, un produttore che ha segnato profondamente il destino del Montepulciano d’Abruzzo e ha contribuito a creare una visione indubbiamente innovativa del modo di fare vino in questa regione. Nella sua terra, Gianni Masciarelli applicava i concetti di vitivinicoltura appresi in Francia e, poiché il modo di coltivare, potare le viti e produrre vino, erano in evidente contrasto con quello che dettava la tradizione e il concetto enologico di quei tempi in Abruzzo, e in Italia, fu oggetto di critiche da parte degli altri produttori. L’introduzione di nuove tecnologie e pratiche enologiche hanno consentito al Montepulciano di raggiungere i massimi livelli in tutto il mondo. La cantina Masciarelli attualmente si trova a San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, a 410 metri di altitudine e a soli 20 chilometri dal mare Adriatico e a 20 dalla Maiella. Le condizioni ambientali e climatiche esistenti in questa zona si sono rivelate molto adatte alla produzione di vini di qualità, una caratteristica che è ampiamente dimostrata dai vini della cantina. Dai 2,5 ettari iniziali, la cantina possiede oggi circa 220 ettari in ogni Provincia dell’Abruzzo, di cui 194 coltivati a vigneto. L’uva che principalmente si coltiva nei vigneti di Masciarelli è il Montepulciano, che rappresenta circa il 70% della produzione. Si coltivano inoltre Trebbiano d’Abruzzo, per circa il 20%, Chardonnay (10%) e Cococciola, un’uva bianca autoctona dell’Abruzzo. Attualmente la produzione annuale della cantina di Gianni Masciarelli è di circa 2.000.000 di bottiglie, suddivise nelle tre linee aziendali: Masciarelli Classico, Villa Gemma e Marina Cvetić. Nella filosofia produttiva di Masciarelli grande importanza è riconosciuta al territorio, che influisce per il 50% sul risultato finale. Anche la varietà dell’uva ricopre certamente una notevole importanza, tuttavia ciò che contribuisce alla personalità di un vino è il risultato ottenuto da diversi fattori, come l’intervento dell’uomo, le qualità specifiche del territorio, la varietà dell’uva e, infine, la cultura e la tradizione enologica del luogo. La ricerca della qualità porta la Cantina Masciarelli a raggiungere i traguardi più prestigiosi e importanti riconoscimenti: − miglior vino d’Italia con l’annata 1995; − migliore rapporto qualità prezzo nel 1999; − miglior rosso d’Italia per il Villa Gemma e secondo nella classifica Gambero Rosso nel 2000; − migliore cantina d’Italia secondo Gambero Rosso nel 2003. 49 La dedizione alla produzione di qualità spinge Masciarelli a fondare negli Stati Uniti una società che importa e distribuisce vini in tutto il territorio statunitense. La gamma di prodotti distribuiti in America comprende non solo vini Masciarelli, ma anche altri vini italiani e stranieri. Una scelta effettuata sulla base di rigorosi criteri di qualità. Il Verdicchio delle Marche (Fazi Battaglia) La cantina Fazi Battaglia nasce nel 1949 in un piccolo e attrezzato stabilimento a Cupramontana, nelle Marche, con una produzione annua di 60-80 mila bottiglie di Verdicchio, un vitigno autoctono che negli anni 50 era praticamente sconosciuto. Negli anni ’50, ad opera dell’imprenditore Francesco Angelini che ha creduto nelle potenzialità del Verdicchio, nasce la storia di questo famoso vino italiano. Nel 1953 venne creato il simbolo del Verdicchio: la bottiglia ad “Anfora”. Ispirata agli antichi contenitori etruschi per il vino fu disegnata dell’architetto Antonio Maiocchi, vincitore del bando di concorso che la Fazi Battaglia lanciò per rendere il suo Verdicchio “Titulus” immediatamente riconoscibile sulle tavole di tutto il mondo. Per completare la bottiglia, l’etichetta è stata disegnata dal maestro Bruno da Osimo. Questa bottiglia ha conseguito un successo tale da diventare il simbolo stesso del Verdicchio dei Castelli di Jesi e aprirà la strada alla creazione di una serie di contenitori simili per il Verdicchio di tutta la zona. Attualmente, l’azienda agraria della Fazi Battaglia si compone di circa 340 ettari, ripartiti in 12 vigneti, tutti ubicati nella zona "Classica" del Verdicchio dei Castelli di Jesi. 50 Figura 30. Elenco delle Cantine sociali selezionate dalla Associazione Sommelier Italiana e numero di bottiglie prodotte nella Provincia di Alessandria Cantina Ettari vitati Localita' N. Bottiglie Accornero Vignale Monferrato Fratelli Angelino Ottiglio Monferrato 21 40.000 Nicola Bergaglio Gavi 15 120.000 Boveri Bricco Mondalino Broglia Ca' Bianca Cascina Montagnola Colle Manora Giustiniana Iuli La Colombera 22 100.000 Costa Vescovato 15 60.000 Vignale Monferrato 14 90.000 Gavi 57 nd Alice Bel Colle 39 550.000 Viguzzolo 6 12.000 Quargnento 20 60.000 Gavi 39 200.000 Cerrina 9 40.000 Vho di Tortona 20 45.000 Laghibellina Gavi 7 60.000 La Scolca Gavi 59 400.000 Marenco Strevi 90 300.000 Tortona 32 100.000 Morgassi Superiore Gavi 20 50.000 Tenuta La Tenaglia Serralunga di Crea 30 100.000 Tassarolo 25 50.000 Claudio Mariotto Tenuta San Pietro Terralba Vicara Berzano di Tortona 15 40.000 Rosignano Monferrato 56 200.000 Castellania 4 20.000 Vigne Marina Coppi Vigne Regali Vigneti Massa Villa Sparina Strevi 76 2.000.000 Monleale 21 70.000 Gavi 56 450.000 5.157.000 TOTALE Masciarelli Montepulciano d'Abruzzo 2.000.000 Verdicchio di Jesi 3.000.000 Fazi Battaglia Fonte: Associazione Italiana Sommelier 51 2.8 Sistema dell’istruzione Sistema scolastico primario e secondario: Per quanto concerne l’istruzione primaria, l’aspetto più rilevante che è emerso nel corso delle interviste effettuate sul territorio è la forte frammentazione, causata principalmente dalle caratteristiche geografiche della Provincia (molto frazionata, con comuni di ridotte dimensioni). Il risultato è la presenza in molti comuni di scuole di dimensioni sub-ottimali e conseguente allocazione non ottimale delle risorse destinate a questo ambito della formazione. Per quanto riguarda la formazione secondaria, la tendenza a privilegiare i licei, con il conseguente progressivo impoverimento degli istituti tecnici e professionali, crea diversi problemi, sin nella fase della formazione, sia nella successiva fase di collocazione sul mercato del lavoro. In particolare, percezione comune degli stakeholder del territorio è una generale mancanza di periti tecnici specializzati, soprattutto nel settore agrario, commerciale e industriale. Tale percezione non sembra tuttavia essere supportata dalle statistiche più recenti che, per l’anno scolastico 2008/2009 vedono una quota di studenti iscritti agli Istituti tecnici e professionali del 54,5% del totale contro il 45,5% dei licei. Il dato della Provincia di Alessandria si discosta da quello regionale per 4 punti percentuali. Figura 31. Alunni della scuola secondaria di II grado statale per tipologia di istituto, anno scolastico 2008/2009 Provincia di Alessandria Istituti professionali 12% Istituti tecnici 41% Istituti d'arte 2% Licei Classici 8% Piemonte Istituti professionali 22% Istituti d'arte 1% Licei Classici 9% Istituti tecnici 35% Licei Scientifici 24% Licei Scientifici 30% Licei artistici 1% Licei sociopsicopedagogici, ecc. 6% Licei artistici 2% Licei sociopsicopedagogici, ecc. 7% Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Sistema di formazione universitaria Nel presente paragrafo si faranno solo alcuni cenni introduttivi al tema, essendo l’argomento oggetto dell’intero Capitolo 5.2, cui si rimanda. In Provincia di Alessandria fino al 2009 sono stati erogati corsi di formazione universitaria sia da parte dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, sia da parte del Politecnico di Torino. 52 L’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” L’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” è una Università “tripolare” in quanto le sue attività didattiche si dividono tra le città di Alessandria, Novara e Vercelli. Il Rettorato dell’Università si trova a Vercelli. Nella sede di Alessandria l’Università ha attivato tre Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali; Giurisprudenza; Scienze Politiche. La Facoltà di Economia dell’Università ha inoltre attivato un corso di laurea in “Economia Aziendale” ed uno in “Economia e Amministrazione delle Imprese” nella sede decentrata di Casale Monferrato. Nella sede distaccata di Acqui Terme, invece, è attivo un corso di laurea della Facoltà di Farmacia: “Scienza e Tecnologia dei Prodotti della Salute” (indirizzo Termale, Cosmetologico, Erboristico). Alcuni corsi di laurea dell’Università sono attivi anche in altre sedi periferiche presenti nelle Province limitrofe di Asti77 e Cuneo78. Il Politecnico di Torino: la sede di Alessandria Presso la sede alessandrina del Politecnico di Torino sono attivi i corsi di laurea di primo livello in Ingegneria Elettrica, Ingegneria Meccanica e Ingegneria delle Materie Plastiche. A seguito della decisione assunta nel corso del 2009 dal Senato accademico dell’Ateneo, la didattica di tali corsi di laurea verrà sospesa.79 Perseguendo logiche di raccordo tra peculiarità del territorio e formazione universitaria, presso la sede alessandrina sono stati attivati anche due Master di primo livello in ingegneria del gioiello e in ingegneria dei prodotti verniciati. 77 In Provincia di Asti l’Università ha attivato diversi corsi di laurea. Li riportiamo di seguito divisi per Facoltà: Facoltà di Agraria: Laurea in Tecnologie Alimentari per la Ristorazione; Laurea Magistrale in Science Viticole ed Enologiche. Facoltà di Economia: Laurea in Economia Aziendale. Facoltà di Medicina: Laurea infermieristica. Facoltà di Psicologia: Scuola di specializzazione in Psicologia della salute. Facoltà di Medicina Veterinaria: Scuola di specializzazione in Sanità Animale, Allevamento e Produzioni Zootecniche. Scuola Universitaria Interfacoltà in Science Motorie: Laurea in Science Motorie e Sportive. Facoltà di Scienze Politiche: Laurea in Servizio Sociale. 78 In Provincia di Cuneo, ad Alba, è presente il corso di Laurea Infermieristica della Facoltà di Medicina e Chirurgia. 79 Tutti gli studenti attualmente iscritti presso la Sede di Alessandria termineranno il loro corso di studi presso la medesima struttura. 53 Il primo ha già visto la realizzazione di diverse edizioni, mentre il secondo verrà attivato nel mese di aprile 2010 grazie alla collaborazione del Consorzio Procoat80 ed il Polo sulla Chimica Sostenibile di Novara. Nel mese di maggio 2010, inoltre, presso la sede dell’Ateneo dovrebbe essere avviato il Master post-laurea in Ingegneria della Materie Plastiche che Proplast (il Consorzio gestore del Polo di Innovazione sui Nuovi Materiali) e il Politecnico di Torino – con il supporto finanziario della Provincia di Alessandria – hanno organizzato. Oltre 350 aziende collaborano stabilmente con la Sede di Alessandria del Politecnico di Torino per la realizzazione di stage curricolari e per il miglioramento e/o l’introduzione di prodotti innovativi nei propri processi produttivi. 2.9 Il Turismo 2.9.1 L’offerta ricettiva e i flussi turistici La Provincia di Alessandria presenta un’offerta ricettiva piuttosto completa e differenziata. Gli esercizi alberghieri (anno 2008) sono 142, con una suddivisione per categoria indicata nella figura seguente. Esiste un solo hotel a 5 stelle. Figura 32. Strutture alberghiere per categoria, 2008 4 stelle; 25 ; 17,6% 5 stelle; 1 ; 0,7% 1 stella; 33 ; 23,2% 3 stelle; 52 ; 36,6% 2 stelle; 31 ; 21,8% Nr. totale strutture alberghiere: 142 Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico Regionale 80 Procoat è un Consorzio di diritto privato costituito tra industrie del settore dei prodotti vernicianti ed il Politecnico di Torino per la promozione dei Prodotti Vernicianti e Ricoprenti. 54 Rispetto al recente passato si riscontra un certo innalzamento qualitativo dell’offerta: dieci anni fa non esistevano hotel a 5 stelle (1 nel 2008) ed erano presenti soltanto 7 hotel 4 stelle (25 nel 2008) e 29 tre stelle (52 nel 2008), a fronte di un numero totale di alberghi quasi identico rispetto all’attuale (141). Il numero totale di posti letto alberghieri ammonta a 6.451, di cui il 31,7% appartenenti alla categoria 4/5 stelle, il 38,6% 3 stelle, il 14,7% 2 stelle e il 15% 1 stella. Il trend del numero di posti letto dal 2000 ad oggi mostra un incremento di circa 1.200 posti, ottenuto con un solo albergo in più. Questo testimonia anche un ampliamento delle dimensioni medie delle strutture, oltre al già citato incremento qualitativo. Per quanto riguarda invece l’offerta ricettiva extra-alberghiera81 negli ultimi anni si riscontra una crescita consistente del numero degli agriturismi e dei bed & breakfast. In base ai dati più recenti disponibili, riferiti al 2008, si contano infatti 330 esercizi extra-alberghieri, di cui 121 agriturismi e 133 bed & breakfast, mentre nel 2001 le strutture extra-alberghiere erano poco più di un terzo rispetto ad oggi (114, di cui 51 agriturismi e 27 bed & breakfast). La concentrazione di agriturismi, in particolare, appare molto elevata: 27,6 ogni 100.000 abitanti rispetto, ad esempio, a 12,3 ogni 100.000 abitanti in Toscana. Figura 33. Strutture extra-alberghiere per tipologia, 2001 e 2008 133 121 2001 51 27 Agriturismi 2008 47 Bed & breakfast 23 Affittacamere Nr. totale strutture extra-alberghiere: 29 13 Altri* 2001 = 114 2008 = 330 Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico Regionale Il numero di posti letto extra-alberghieri (2008) ammonta a 3.726, con una crescita di oltre l’80% rispetto al 2000, quando i posti letto erano poco più di 2 mila. In queste rilevazioni non sono ricompresi i dati riguardanti le seconde case, fenomeno con un impatto economico non trascurabile e piuttosto rilevante anche per la Provincia di Alessandria, che tradizionalmente ha attratto acquirenti dell’area lombarda e genovese e oggi si sta dimostrando sempre più attrattiva anche per il mercato straniero (austriaci 81 Include agriturismi, bed & breakfast, affittacamere, ostelli, campeggi, ecc.. 55 e svizzeri in primis). Secondo alcune stime fornite dalla Regione Piemonte82, il patrimonio delle seconde case sarebbe tale da moltiplicare quasi per tre volte i posti letto dell’offerta ricettiva. I dati relativi ad arrivi83 e presenze84 turistiche totali (in esercizi alberghieri ed extraalberghieri) nella Provincia di Alessandria mostrano un andamento di crescita pressoché costante del movimento turistico dal 2000 al 2008, che si è interrotto solo nel 2009 con il manifestarsi degli effetti della crisi economica globale. Gli arrivi hanno raggiunto il massimo storico nel 2008 sfiorando quota 261 mila, per poi ridursi di circa 18 mila unità nel 2009 a quota 242.500, con un calo del 7%. Il tasso di crescita medio annuo fino al 2008 è stato del 5,2%, superiore rispetto alla media regionale di oltre un punto percentuale (4,0%). Rispetto all’intero Piemonte la quota degli arrivi nella Provincia di Alessandria si è così attestata al 7,5% (nel 2000 era il 6,9%). Il trend di crescita degli arrivi turistici mostra valori superiori anche a quelli fatti registrare da Province con consolidata tradizione turistica, quali Mantova (tasso di crescita medio annuo del 1,9% nello stesso periodo e Siena (2,6%). Figura 34. Arrivi turistici totali, 2000-2009 -7,0% 260.866 242.500 CAGR*: 5,2% 225.655 239.095 174.527 170.454 187.635 179.600 203.504 173.396 (*) Tasso medio annuo composto di crescita (°) Arrivi: numero di clienti ospitati negli esercizi ricettivi 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico Regionale 82 Fonte: Sviluppo Piemonte Turismo, aprile 2009 Numero di clienti ospitati negli esercizi ricettivi 84 Numero di notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi 83 56 All’interno degli arrivi è utile distinguere tra esercizi alberghieri ed extra-alberghieri. Nel 2009 gli arrivi presso strutture alberghiere sono stati 210.500, in calo dell’8% rispetto all’anno precedente; gli arrivi nel settore extra-alberghiero invece sono stati 32 mila, con un calo contenuto rispetto al 2008 (-1%). La quota degli arrivi turistici in strutture extra-alberghiere sul totale appare in netta crescita (dal 5,4% nel 2000 al 13,2% nel 2009), testimoniando una certa vivacità del settore extra-alberghiero alessandrino. Per quanto riguarda invece la nazionalità dei flussi turistici, nel 2008 (ultimo anno per cui questa rilevazione è disponibile), gli arrivi di turisti italiani sono stati il 68,3%, gli stranieri il 31,7%. La quota degli stranieri, provenienti soprattutto dal nord Europa (Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Regno Unito, Austria), risulta in leggera crescita (era il 28,3% nel 2000). Passando all’analisi delle presenze si osserva un trend simile a quello degli arrivi, ma con una crescita meno marcata. Nel 2008 è stato raggiunto il picco massimo di quasi 595 mila presenze, seguito da un calo del 4,9% a quota 565 mila nel 2009. Il tasso di crescita medio annuo fino al 2008 è stato del 3,4%, inferiore rispetto alla media regionale (4,6%). Questo ha comportato un calo del peso delle presenze turistiche nella Provincia di Alessandria rispetto al totale regionale al 5,1% (era il 5,6% nel 2000). Riprendendo il paragone con le Province di Mantova e Siena, Alessandria ha fatto registrare comunque un trend più sostenuto rispetto a queste due province (1,0% Mantova e 2,9 Siena). Figura 35. Presenze turistiche totali, 2000-2009 -4,9% 594.246 565.000 CAGR*: 3,4% 538.872 508.465 455.125 550.385 464.339 498.818 453.127 406.096 (°) Presenze: numero di notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 (*) Tasso medio annuo composto di crescita 2008 2009 Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico Regionale 57 Anche nel caso delle presenze turistiche il comparto extra-alberghiero ha fatto registrare nell’ultimo anno una performance migliore di quello alberghiero: il numero di presenze nel 2009 è addirittura cresciuto del 4% rispetto al 2008, a quota 100 mila, rispetto al netto calo del 7% fatto registrare dal comparto alberghiero. La quota delle presenze in agriturismi, bed & breakfast, ecc. sul totale è così passata al 17,7% (in netta crescita rispetto al 2000, quando esse contavano solo per l’8,1%). Le presenze di turisti stranieri si sono attestate al 30,8% nel 2008, con una crescita piuttosto marcata sia rispetto all’anno precedente (erano il 27,6% nel 2007) che rispetto ad un trend di più lungo periodo (erano il 22% nel 2000). Poiché la stima di spesa media pro capite giornaliera dei turisti stranieri individuata dagli studi della Regione Piemonte85 oscilla tra i 110 e i 150 euro per le destinazioni culturali, si può ipotizzare per la Provincia di Alessandria un indotto turistico generato dai turisti stranieri compreso tra i 19 e i 26 milioni di euro. La crescente attrattività turistica della Provincia di Alessandria per i visitatori stranieri è in parte ascrivibile al successo di Autozug, un servizio ferroviario tedesco, con vagoni predisposti per il trasporto di auto e moto, che due volte la settimana collega le aree di Berlino, Amburgo e Francoforte con la stazione di Alessandria. Tra il 2008 e il 2009 i viaggiatori arrivati ad Alessandria grazie a questo servizio sono stati 36 mila, di cui circa il 25% ha soggiornato in Piemonte. I viaggiatori sono in maggioranza tedeschi (70%), ma è presente una percentuale di danesi e svedesi ed altri turisti provenienti dal nord Europa. Per la promozione di questo servizio esiste un’attività di co-marketing da parte della Regione Piemonte, la Provincia di Alessandria ed Alexala insieme ad Autozug, che prevede diverse azioni promozionali sul mercato tedesco. Dal giugno 2010 è previsto anche il lancio del nuovo servizio a cadenza settimanale, Autoslaap, finalizzato ad accogliere i turisti olandesi. Attraverso l’analisi dei dati relativi ad arrivi e presenze turistiche è possibile osservare anche il tempo medio di permanenza dei turisti sul territorio della Provincia di Alessandria. Tra il 2000 e il 2009 si rileva un leggero peggioramento del dato, passato da 2,61 giorni a 2,33 giorni. Il medesimo trend si osserva anche distinguendo tra esercizi alberghieri ed extra-alberghieri (che comunque mantengono un tempo di permanenza nettamente più elevato rispetto agli esercizi alberghieri). Infine, rispetto alla Regione Piemonte, la Provincia di Alessandria evidenzia una differenza negativa di circa un giorno di permanenza (3,3 giorni per il Piemonte). Il dato di Alessandria è inferiore anche a quello di altre Province caratterizzate da un tipo di turismo collinare e storico-artistico come Siena (3,53 giorni) o Mantova (2,57 giorni). 85 Fonte: Sviluppo Piemonte Turismo e dati sulla spesa media giornaliera pro capite del turista in Italia tratti della ricerca IULM “Turismo culturale e Destination Management delle città d'arte” 58 Figura 36. Tempo medio di permanenza dei turisti, 2000 e 2009 3,92 3,13 2,61 2,33 2,54 2000 2,21 2009 Totale Alberghiero Extra-alberghiero Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico Regionale 2.9.2 Il patrimonio storico-culturale e la relativa offerta turistica Il Basso Piemonte (province di Alessandria, Asti, Cuneo) può contare sulla più ampia concentrazione di Castelli a livello mondiale. Si tratta di un patrimonio storico, paesaggistico, artistico e culturale di grande valore e varietà, composto da castelli medievali, palazzi, ville signorili, manieri e tenute di caccia, parchi e giardini, forti, musei e raccolte d’arte. In particolare, per quanto riguarda la Provincia di Alessandria, i castelli (per un totale di 54 manieri, purtroppo non tutti visitabili) sono concentrati soprattutto nelle aree del Monferrato storico, vale a dire Acqui, Ovada, Gavi, fino al Monferrato Casalese. Per avere un’idea della grande concentrazione di castelli sul territorio della Provincia di Alessandria, si consideri che sul territorio sono presenti 12,3 castelli ogni 100.000 abitanti, un numero più di tre volte superiore a quello che si registra nella Valle della Loira (3,8 castelli ogni 100.000 abitanti, per un totale di 134 castelli). Per valorizzare tale patrimonio è stata istituita la rassegna Castelli Aperti, promossa dalla Regione Piemonte e le 3 Province del Basso Piemonte e giunta alla 14ma dizione nel 2009, che prevede la possibilità di visitare (da maggio ad ottobre) 41 castelli in Provincia di Cuneo, 35 castelli in Provincia di Alessandria e 16 castelli in Provincia di Asti, per un totale di 90 dimore. Il valore del progetto risiede anche e soprattutto nel comprendere all’interno della rassegna strutture di proprietà privata. Questo vale in particolare per la Provincia di Alessandria, dove i castelli sono tutti, tranne tre, di proprietà privata e quindi di difficile accesso al pubblico al di fuori della rassegna Castelli Aperti, a differenza delle altre 2 Provincie, dove invece sono quasi tutti pubblici. Questo fornisce ai castelli alessandrini maggior fascino, grazie alla visita di un’abitazione di charme con possibilità di conoscere direttamente i proprietari, rispetto alla visita di castelli che sono oggi sedi di uffici o di sale espositive. 59 Il patrimonio di castelli, torri, ville e abbazie è utilizzato anche per l’organizzazione di matrimoni e, più in generale, eventi e convention per il turismo d’affari. Questi servizi sono promossi soprattutto attraverso iniziative della Provincia, come ad esempio un sito web vetrina dedicato86. Tra i siti di interesse storico alessandrini si può ricordare anche la Cittadella di Alessandria. Costruita nel 1728 dal re Vittorio Amedeo II e ulteriormente ampliata nel corso dell'Ottocento, la Cittadella ha uno sviluppo perimetrale di tre chilometri e presenta una cinta a pianta esagonale con fronti bastionati. È considerata uno fra i più importanti esempi di architettura militare del Settecento italiano e in Europa. Dal 2006 la fortezza (già monumento nazionale) è stata inserita nella Tentative List per la candidatura a Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO. Sul territorio provinciale si ritrovano inoltre numerosi luoghi ed edifici di interesse religioso, con potenzialità turistiche interessanti (cosiddetto “turismo religioso”). Tra i più rilevanti si può ricordare il Sacro Monte di Crea, patrimonio mondiale Unesco, un santuario di origine romanica situato su una delle più alte colline del Basso Monferrato, all’interno di un parco botanico che ospita elementi floreali rari. Inoltre, Casale Monferrato è sede di un’antica e importante comunità ebraica e vanta la presenza di un’antica Sinagoga e di musei (in particolare museo d’arte e storia antica ebraica e il museo dei lumi) che rappresentano già delle mete importanti all’interno degli itinerari turistici seguiti da molti visitatori, ebrei e non, provenienti da tutto il mondo. In particolare, ogni anno a Casale va in scena il festival internazionale di cultura ebraica OyOyOy! (giunto nel 2009 alla quarta edizione), che prevede la realizzazione di mostre, concerti, rassegne cinematografiche e che ogni anno accoglie 18.000 visitatori. Recentemente è stata restaurata parte del Castello e fra i monumenti di maggiore interesse meritano una visita il Duomo e la gipsoteca del Bistolfi. Infine, il turismo legato alla presenza di prodotti di artigianato tradizionale e artistico ha un ruolo interessante per il territorio della Provincia di Alessandria, benché numericamente non rappresenti uno dei flussi principali. L’offerta si colloca su due assi, il primo rappresentato dal distretto orafo di Valenza, il secondo, ancora in fase di sviluppo, legato ai territori delle Comunità Montane. Periodicamente vengono organizzate fiere dedicate al settore orafo e all’artigianato artistico. 2.9.3 Il patrimonio climatico-paesaggistico e la relativa offerta turistica Il clima e la conformazione del territorio, ricco di pendii collinari, favoriscono la produzione vitivinicola. Per questo la Provincia di Alessandria rappresenta una realtà particolarmente ricca e variegata nell’ambito enogastronomico: ben 7 D.O.C.G87 e 46 86 www.micecastle.it Quali ad esempio: Barbera del Monferrato Superiore, Brachetto d’Acqui, Gavi o Cortese di Gavi e Dolcetto d‘Ovada Superiore. 87 60 D.O.C.88 e Il territorio alessandrino è parte del distretto del vino “Langhe, Roero e Monferrato” e delle Strade del Vino “Alto Monferrato” e “dei Colli Tortonesi” (si veda anche il paragrafo 2.7) Ai vini si associa una varia e ricca tradizione gastronomica, con la presenza di numerosi prodotti tipici89. La Provincia di Alessandria è sede di un rinomato centro termale, Acqui Terme, le cui strutture ricettive negli ultimi anni hanno saputo rinnovarsi, affiancando alle terapie mediche più tradizionali una più vasta gamma di trattamenti estetici, per rispondere alla crescente domanda del “turismo del benessere”. Le colline del Monferrato rappresentano lo scenario ideale anche per la pratica del golf. Sul territorio della Provincia di Alessandria sono presenti diverse strutture90, tutte affiliate alla Federazione Italiana Golf, facilmente raggiungibili e a breve distanza l’una dall’altra, fattore che consente ai giocatori di spostarsi agevolmente da un campo all’altro confrontando percorsi e livelli agonistici e godendo appieno delle varietà e delle sfumature del paesaggio, che muta gradualmente da un capo all’altro della Provincia. Al golf è dedicata la Golf Card, strumento promozionale che consente di giocare su alcuni campi della Provincia di Alessandria con tariffe scontate e dà diritto a sconti sui servizi di ristorazione e ricettività (agriturismi, B&B, alberghi, ristoranti, ecc.) e sui trattamenti presso le Terme di Acqui Spa. Oltre al golf, diverse attività sportive all’aria aperta trovano nella Provincia di Alessandria un ideale “campo di gara”. Infatti, oltre ai sentieri attrezzati, i percorsi e i torrenti balneabili presenti all’interno del Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo, del Parco Naturale del Sacro Monte di Crea e del Parco fluviale del Po’91, su gran parte del territorio provinciale è possibile praticare attività quali: trekking, arrampicata, orienteering, mountain bike, cicloturismo, equitazione, pesca sportiva, birdwatching, raccolta funghi, ecc.. 88 Quali ad esempio: Barbera del Monferrato, Cortese dell‘Alto Monferrato, Dolcetto d‘Acqui, Dolcetto d‘Ovada, Gabiano, Grignolino del Monferrato Casalese, Malvasia di Casorzo d‘Asti, Rubino di Cantavenna e Strevi. 89 Nella Provincia di Alessandria ci sono diversi prodotti tipici quali formaggi (es. Montebore), salumi (es. Filetto Baciato Di Ponzone), dolci (es. Krumiri e i Baci di Dama di Tortona), ecc. 90 Le strutture presenti sul territorio sono 8, quali ad esempio: il golf club Margara di Fubine che è stato per anni sede di un Open del Challenge Europeo (dal ’92 al ‘01 e nel ‘08), il golf club Colline del Gavi di Tessarolo e il golf club Villa Carolina di Capriata d’Orba. 91 Tratto alessandrino. Nei pressi di Valenza sono presenti anche la Riserva Naturale della Garzaia e il Boscone. 61 2.10 Dotazione infrastrutturale L’analisi della dotazione infrastrutturale92 permette di verificare la competitività del territorio rispetto ad altri aggregati geografici e ne indica la capacità di rispondere adeguatamente alle necessità dei propri cittadini. Paragonando le performance registrate dalla Provincia di Alessandria, rispetto alla media Piemontese e del Nord Ovest, si evince che la dotazione di infrastrutture economiche alessandrina mostra un leggero deficit rispetto al contesto Nord Occidentale del Paese. Infatti, posta pari a 100 la media nazionale, l’indice di dotazione mostra un valore pari a 100,7 rispetto al 109,8 registrato nel Nord Ovest. Osservando il dato disaggregato per le sue componenti, si segnalano i risultati decisamente positivi della rete stradale e ferroviaria che, in parte, spiega la sua tradizionale connotazione di “territorio di transito”. Negativa, invece, appare essere la dotazione delle strutture e reti per la telefonia e la telematica, 70,5 rispetto all’89,8 piemontese e al 114,1 del Nord Ovest. Figura 37. Indicatori di dotazione infrastrutturale per provincia: infrastrutture economiche, 2007 Indicatori di dotazione infrastrutturale: Infrastrutture economiche Indice generale infrastrutture economiche (Italia=100) Rete stradale 250 Reti per la telefonia e la telematica 109,8 200 Rete ferroviaria 150 100,7 ITA 100 50 83,6 0 Reti bancarie e servizi vari Porti (e bacini di utenza) Alessandria Nord Ovest Aeroporti (e bacini di utenza) Reti energetico-ambientali Alessandria Piemonte Piemonte Nord Ovest Fonte: rielaborazione The European House-A mbrosetti su dati Istituto Tagliacarne, 2009 In termini di infrastrutture sociali, i valori registrati dall’alesssandrino risultano inferiori alla media nazionale. 92 Gli indicatori di dotazione infrastrutturale sono ottenuti come rapporto fra offerta e domanda potenziale di ciascuna categoria infrastrutturale (Italia=100). Fonte: Istituto Tagliacarne. 62 In particolare, con una differenza di oltre 40 punti, sono le infrastrutture per l’istruzione93 a registrare la performance peggiore rispetto ai valori regionali e nordoccidentali. Figura 38. Indicatori di dotazione infrastrutturale per provincia: infrastrutture sociali, 2007 Indicatori di dotazione infrastrutturale: infrastrutture sociali Totale infrastrutture sociali (Italia=100) Strutture culturali e ricreative 150 107,4 ITA 100 92,3 50 0 71,9 Strutture per l'istruzione Strutture sanitarie Alessandria Piemonte Nord Ovest Alessandria Piemonte Nord Ovest Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Camera di Commercio Alessandria, 2009 93 L’indice rappresenta la dotazione quali-quantitativa di un’area, fatta pari a 100 la dotazione dell'Italia nel suo complesso, delle strutture destinate alla formazione scolastica ed universitaria della popolazione. Rientrano in questa categoria le scuole materne, le elementari, le medie inferiori, le medie superiori di ogni ordine e grado e le Università. Fonte: Istituto Tagliacarne. 63 3 INDAGINE EMPIRICA SULLA REALTÀ ALESSANDRINA 3.1 L’ascolto del territorio: strumenti utilizzati In questa prima fase del progetto “La valorizzazione del Monferrato per lo sviluppo della Provincia di Alessandria” è stata di fondamentale importanza l’attività di ascolto del territorio, realizzata attraverso tre diversi strumenti: Interviste one-to-one, realizzate con più di 60 opinion e business leader della Provincia di Alessandria; indagine di autopercezione della realtà alessandrina da parte delle imprese, attraverso un questionario strutturato distribuito ad un campione rappresentativo di imprese; 7 focus group, realizzati con un mix rappresentativo (per caratteristiche socioanagrafiche) di cittadini residenti nei 7 centri zona della Provincia di Alessandria. Attraverso le interviste è stato possibile raccogliere il contributo degli attori ed interlocutori chiave della realtà alessandrina e renderli protagonisti attivi del processo di sviluppo proposto. Sono stati intervistate più di 60 persone appartenenti alle seguenti categorie: rappresentanti della Provincia e dei 7 Comuni centri zona; imprenditori; rappresentanti delle Associazioni di categoria, datoriali e sindacali; formazione, Università e ricerca; giornalisti; esperti. Trattandosi di interviste e colloqui condotti con la garanzia della massima riservatezza, non si è volutamente riportato all’interno del presente documento “chi ha detto cosa”. Ad ogni modo, tutti gli spunti, le idee, i suggerimenti, i contributi e le proposte emerse nel corso di questi incontri hanno rappresentato un contributo prezioso per lo svolgimento dell’intero progetto e sono stati recepiti e valorizzati trasversalmente all’interno dei diversi capitoli del lavoro. Di seguito si riporta invece una sintesi degli spunti di maggiore interesse (di carattere quantitativo e qualitativo) emersi dall’indagine di autopercezione realizzata presso un campione di imprese e dei focus group. 64 3.2 L’indagine di autopercezione della realtà alessandrina da parte delle imprese: principali risultati L’indagine è stata realizzata somministrando ad un campione rappresentativo di imprese alessandrine (via posta, e-mail o direttamente durante le interviste effettuate) un questionario strutturato, contenente domande relative ai seguenti aspetti della Provincia di Alessandria: livello di competitività (rispetto al Piemonte); valutazione della dotazione infrastrutturale; valutazione del legame tra impresa e università; valutazione del livello di coesione sociale; elementi caratteristici e distintivi del territorio e punti di forza e debolezza; settori economici strategici per lo sviluppo economico e sociale futuro. Dall’analisi dei questionari ricevuti, emerge che la competitività percepita della Provincia di Alessandria è inferiore alla media del Piemonte. In una scala compresa tra 1 (competitività molto più bassa) a 6 (competitività molto più alta), la media delle risposte si è attestata infatti a 3,36. Figura 39. Valutazione della competitività della Provincia di Alessandria Come valuta la competitività della Provincia di Alessandria rispetto al resto del Piemonte? 3,36 (molto più bassa) 1 (molto più alta) 6 Fonte: The European House-Ambrosetti - elaborazione dei questionari compilati dalle imprese Le risposte alle domande relative alla valutazione del grado di dotazione infrastrutturale del territorio rivelano notevoli differenze tra le varie tipologie di infrastrutture. Le infrastrutture stradali/autostradali ottengono un punteggio elevato (4,45 in una scala di giudizio compresa tra 1 e 6), seguite dalle infrastrutture energetiche e quelle ferroviarie (il valore ottenuto di 3,18 rispecchia un giudizio positivo sul trasporto merci e un giudizio negativo su quello passeggeri, per il quale si riscontrano scarse connessioni con i principali centri urbani del Nord Ovest, Milano in primis). Più negativo il giudizio sulle infostrutture (telecomunicazioni, internet a banda 65 larga) e soprattutto sulle infrastrutture aeroportuali (2,03 su una scala da 1 a 6), nonostante la Provincia di Alessandria si trovi a breve distanza dagli aeroporti di Genova, Torino e Milano Malpensa. Infine, il sistema dell’istruzione ha ottenuto una valutazione medio/alta, anche se i commenti qualitativi hanno sottolineato la debolezza del sistema universitario (si veda il capitolo 5.2). Figura 40. Valutazione della dotazione infrastrutturale del territorio Come valuta il livello di dotazione di infrastrutture del territorio? Infrastrutture stradali 4,45 Infrastrutture ferroviarie 3,18 Infrastrutture aeroportuali 2,03 Infrastrutture energetiche 3,23 Tlc/ Internet 2,91 Sistema dell’istruzione 3,82 (molto basso) (molto alto) 1 6 Fonte: The European House-Ambrosetti - elaborazione dei questionari compilati dalle imprese Rispetto a quest’ultimo tema, in particolare, il legame tra l’università e le imprese del territorio è giudicato piuttosto debole (3,10 in una scala da 1 a 6). Figura 41. Valutazione del legame tra impresa e università Come valuta il legame tra impresa e università? 3,10 (molto negativo) 1 (molto positivo) 6 Fonte: The European House-Ambrosetti - elaborazione dei questionari compilati dalle imprese 66 Ai partecipanti al sondaggio è stato chiesto di esprimersi anche sugli attuali punti di forza e di debolezza della Provincia di Alessandria. Tra i primi, sono stati citati soprattutto la posizione “strategica” della Provincia di Alessandria (si veda anche il capitolo 2.2), la già citata dotazione di infrastrutture stradali e il ricco patrimonio imprenditoriale del territorio, nel quale sono insediate imprese di dimensioni medio-grandi e di respiro internazionale, spesso originarie del territorio. Tra le debolezze, invece, i punti indicati con maggiore frequenza sono quelli relativi all’invecchiamento della popolazione (la Provincia di Alessandria è la 6° Provincia più vecchia d’Italia, dopo Trieste, Savona, Genova, La Spezia, Imperia – si veda il capitolo 2.3), la frammentazione, il campanilismo e la scarsa capacità di “fare sistema” – che si rileva in diversi ambiti – e la scarsa intraprendenza, staticità e diffidenza verso nuovi scenari dei suoi abitanti. Infine, è stato chiesto agli imprenditori di indicare i settori che in futuro potranno caratterizzare maggiormente l’economia della Provincia di Alessandria e contribuire al suo sviluppo. I settori/ambiti che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze sono i seguenti: logistica integrata; turismo, soprattutto se legato al territorio e alle sue specificità; riposizionamento universitario; nuove tecnologie, soprattutto nel settore delle energie rinnovabili; comparti ad alto contenuto tecnologico nel settore manifatturiero e ricerca applicata. dell’università, con la realizzazione di un campus 3.3 I focus group94: principali evidenze emerse 3.3.1 Nota metodologica Il focus group è “una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale, basata sulla discussione tra un piccolo gruppo di persone, alla presenza di uno o più moderatori, focalizzata su un argomento che si vuole indagare in profondità”95. Il focus group non può essere definito come un’intervista di gruppo, in cui ciascun partecipante risponde alle domande dell’intervistatore; meglio parlare di una discussione di gruppo, in cui i componenti parlano prevalentemente fra loro, sotto la guida più o meno direttiva di un moderatore. 94 Questa analisi è stata realizzata con la collaborazione di Labo_Res, laboratorio di ricerca e servizi spin-off accademico dell’Università del Piemonte Orientale. 95 “Il focus group”, Sabrina Corrao, 2000. Edizioni Franco Angeli, Milano. 67 Attraverso il focus group è possibile rilevare atteggiamenti, credenze, opinioni e orientamenti di valore dei membri del gruppo sul tema oggetto di indagine. Per molto tempo la tecnica del focus group è stata utilizzata principalmente nelle fasi esplorative o preliminari di progetti di ricerca; oggi si tende a sfruttare pienamente le potenzialità della tecnica, utilizzandola anche in fase di rilevazione dei dati. Nonostante l’impossibilità di generalizzare i dati raccolti attraverso il focus group, esso fornisce certamente un contributo importante alla descrizione e all’approfondimento della conoscenza di un fenomeno. Il disegno della ricerca La domanda cognitiva. Obiettivo dell’indagine è stato la rilevazione della soddisfazione dei cittadini della provincia di Alessandria in ciascuno dei centrizona. Il concetto di qualità della vita è naturalmente molto articolato e complesso. Per la presente indagine, sono stati presi in considerazione aspetti socio-economici quali i principali settori produttivi, vivacità culturale, politiche sociali, sistema dell’istruzione, situazione occupazionale. Per ciascun ambito tematico sono stati approfonditi: percezione della situazione attuale e aspettative circa la possibile evoluzione futura. Numero di gruppi realizzati. Sono stati realizzati sette focus group, uno per ciascuna città centro-zona della provincia: Alessandria, Novi Ligure, Valenza, Ovada, Acqui Terme, Tortona, Casale Monferrato. Il profilo dei gruppi. Si è puntato su gruppi eterogenei dal punto di vista delle caratteristiche socio-anagrafiche dei componenti. In tal modo si è inteso raccogliere una gamma molto ampia di punti di vista sulla stessa porzione di territorio. La caratteristica che in ogni caso ha accomunato i partecipanti ai focus group è individuabile in una sorta di “coscienza sociale”, uno sguardo analitico sulla realtà territoriale in cui gli individui vivono e/o lavorano. Numerosità del gruppo. I gruppi sono composti da un minimo di 5 a un massimo di 14 membri. Grado di strutturazione della conduzione. Data l’importanza di poter mettere a confronto le discussioni in ciascun gruppo, è stato scelto un livello di conduzione semi-strutturato, in cui la traccia per la discussione non ha individuato soltanto i temi da affrontare, ma ha indicato anche il modo di formulare le domande; l’ordine in cui gli argomenti sono stati affrontati, invece, è stato variabile a seconda delle situazioni. Il moderatore, oltre a indicare i temi in discussione, è intervenuto per agevolare l’andamento della discussione o contrastare deviazioni dal tema e per equilibrare gli interventi. Traccia per la discussione di gruppo. La discussione di gruppo è stata stimolata inizialmente con una domanda molto generale sulla soddisfazione rispetto alla vita che è possibile condurre in città. La discussione è stata successivamente condotta su temi più specifici: la situazione dei diversi settori produttivi e le potenzialità di sviluppo futuro; l’incidenza delle politiche sociali; il sistema dell’istruzione; la vivacità culturale; i servizi pubblici. Parallelamente alla discussione di gruppo, a ciascun partecipante è stato richiesto di compilare un breve questionario riassuntivo dei molteplici temi trattati. 68 3.3.2 Considerazioni generali Le evidenze che seguono costituiscono la sintesi delle discussioni avvenute all’interno dei focus group, organizzati e condotti secondo la metodologia precitata. Si tratta pertanto di una rilevazione di percezioni e aspettative che beneficia anche della dinamica del gruppo, ma che non costituisce una rilevazione statistica. Pur rilevanti, le opinioni qui espresse non rappresentano giudizi di valore generalizzabili, né considerazioni condivise o avallate dagli estensori del presente rapporto. Una Provincia difficile e disomogenea L’ampiezza della provincia di Alessandria e la diversa configurazione orografica del territorio contribuiscono a far sì che ciascun centro-zona rappresenti una realtà peculiare, dotata di caratteristiche specifiche e diverse de quelle di tutti gli altri. Ciascun centro-zona sembra rivendicare a tutt’oggi una propria vocazione. ALESSANDRIA Il capoluogo è l’unico centro urbano della provincia che viene descritto come privo di una identità, di una specializzazione. Una città che non sa valorizzare le proprie potenzialità e non approfitta delle occasioni, ma non solo: non impara dagli errori commessi perché incapace di fare autocritica. Una città che ha bisogno di un progetto, di una visione intorno a cui riposizionare i tasselli del proprio futuro. Con una metafora, nel focus group Alessandria è stata definita una città adolescente, che non ha mai incontrato un adulto in grado di dare buoni consigli circa l’orientamento da seguire per il proprio futuro. L’adulto assente è stato identificato nell’amministrazione pubblica locale, cui si imputa la responsabilità dello sviluppo non armonico di Alessandria. In particolare, la classe politica degli ultimi anni (a prescindere dal colore politico) è stata criticata per non aver saputo dare un volto alla città. Oggi, abbandonata ogni velleità di sviluppo industriale, agricolo, commerciale e con forti perplessità sulla capacità di sostenere uno sviluppo turistico, l’unica via alternativa rimane quella del terziario. Secondo i partecipanti al gruppo, Alessandria si presterebbe a sfruttare l’opportunità rappresentata dalla specializzazione in servizi alle imprese, ma soprattutto alle pubbliche amministrazioni. Altra opportunità da sfruttare è la presenza di una sede universitaria, come sarà approfondito più avanti. I timori per il futuro si concentrano sull’erosione dei capitali di famiglia per investimenti maldestri o, ancora peggio, per il semplice passare del tempo. Il timore è che l’impoverimento progressivo renda impossibile cogliere opportunità future accentuando la dipendenza dagli investimenti esterni. 69 ACQUI TERME La presenza delle Terme rappresenta per Acqui la risorsa più importante, che ha consentito lo sviluppo di un indotto considerevole. La produzione di vini pregiati (Brachetto e Moscato) ha costituito per lungo tempo il perno dell’economia locale, ponendo le basi per uno sviluppo turistico legato all’enogastronomia. In base alla percezione dei partecipanti al gruppo la città oggi appare come chiusa su sé stessa, con una produzione vinicola in difficoltà e una vocazione turistica che stenta a decollare. Le terme continuano a costituire un forte elemento di attrattività, ma non è stato costituito un sistema in grado di sfruttarne appieno le potenzialità. Per il futuro, da una parte occorre superare l’isolamento geografico della città, dovuto non soltanto ad una mentalità troppo chiusa, ma anche ai problemi connessi ai collegamenti stradali e ferroviari; dall’altra, è necessario lavorare per l’affermazione di una cultura di impresa e per dare l’opportunità ai giovani di realizzare nuove idee imprenditoriali. CASALE MONFERRATO Il casalese è un territorio “delicatissimo”, caratterizzato fino a 70 anni fa da povertà e arretratezza estreme, ma che dal secondo dopoguerra in avanti ha conosciuto uno sviluppo industriale importante. L’industria delle macchine rotative e lo sviluppo del settore della refrigerazione (“il freddo”) hanno prodotto posti di lavoro e benessere. In contrapposizione allo sviluppo industriale positivo i partecipanti al gruppo hanno menzionato anche la vicenda Eternit, che ha generato grande sofferenza per il territorio. La città di Casale viene definita come “madre e matrigna” del casalese: pur restando un punto di riferimento per il territorio, si pone in competizione con esso, avocando a sé funzioni e specializzazioni (come la produzione vinicola) che troverebbero migliore espressione altrove. Anziché funzionare come volano, la città di Casale viene percepita come accentratore. Oggi il casalese vive un periodo di forte stagnazione: decremento demografico, collegamenti ferroviari insufficienti, bassa attitudine alla conservazione del patrimonio paesaggistico sono fattori che contribuiscono a dipingere un futuro incerto. La pubblica amministrazione viene percepita come poco presente rispetto alle esigenze dei cittadini. Per questi motivi, i partecipanti al gruppo non hanno indicato un settore particolare per lo sviluppo futuro. NOVI LIGURE È il centro-zona che meglio di altri ha resistito all’impatto della crisi, protetto in parte da grandi risparmi, in parte da un settore industriale particolarmente forte. Pur riconoscendo che determinate opportunità non sono completamente messe a sistema (turismo per la vicinanza all’Outlet di Serravalle, enogastronomia per la produzione di Gavi), la responsabilità non viene fatta ricadere tanto sulla classe politica locale, quanto sulla bassa propensione all’investimento di capitali e all’imprenditorialità. 70 Per il futuro prossimo, gli intervistati auspicano uno sviluppo basato sul turismo, con un’attenzione particolare alla tutela ambientale, all’artigianato e alla scuola (magari con la presenza di una università altamente specializzante); ci si immagina Novi come una città multietnica, dove l’immigrazione è vista come un’opportunità. OVADA Lo sviluppo dell’ovadese è stato legato per molto tempo all’artigianato dei mobilieri, oggi quasi scomparso. A parte questa specializzazione produttiva (trasformata in una sorta di “specializzazione commerciale”), secondo i partecipanti al gruppo Ovada non ha più saputo trovare un comparto trainante: molte sono state le occasioni non colte, che non sono state adeguatamente valorizzate. La sofferenza dell’industria viene ricondotta principalmente alla mentalità di industriali “senza fantasia”, che non hanno saputo volgere lo sguardo oltre i confini dell’ovadese. Oggi Ovada guarda alla creazione di un polo delle tecnologie avanzate nel settore della meccanica, che metterà il territorio alla prova sfidandone la capacità di fare sistema con le zone limitrofe. TORTONA È il centro-zona che presenta le massime potenzialità esprimibili (e inespresse): territorio da sempre vocato ai servizi alle imprese (logistica integrata, con diversi grandi gruppi operanti) e all’autotrasporto; sede di un Parco Scientifico Tecnologico e dell’unico Polo di Innovazione (energie rinnovabili e biocombustibili) individuato dalla Regione Piemonte in provincia di Alessandria. Secondo la percezione dei partecipanti al gruppo, Tortona è oggi una città che va completamente rivitalizzata dal punto di vista della dinamicità del tessuto economico. La città, infatti, non è ancora in grado di beneficiare delle potenzialità in gioco: solo se si raggiungerà un buon livello di interazione tra la città e il sistema produttivo, se si metteranno a sistema realtà già esistenti, allora la città potrà vivere uno sviluppo economico notevole. Ciò che rende la situazione di Tortona diversa da quella di ogni altro centro-zona è il fatto che le attività produttive sono già presenti e attive sul territorio: la sfida sta, appunto, nel rendere questa opportunità fruibile anche da parte della città. Tortona ha dunque grandi aspettative per il futuro; i timori più evidenti espressi riguardano l’eccessiva burocrazia, l’indifferenza dei governi territoriali di livello superiore, la lentezza nella realizzazione delle nuove infrastrutture. VALENZA Conosciuta a livello mondiale per il distretto orafo (dai partecipanti al focus group definito “monocultura”), oggi la città conosce una crisi pesantissima, soprattutto perché “ignorata” fino al momento della sua esplosione. Tutti gli aspetti della vita in città sono modellati dalla sua specializzazione produttiva, compresa la composizione sociale. Valenza è descritta dai partecipanti al gruppo come 71 una città che non ha mai posseduto un “ceto borghese illuminato”: l’artigianato ha sempre assicurato redditi ampiamente soddisfacenti, ma non si è mai sviluppata una consapevolezza dell’importanza della cosa pubblica; d’altra parte il ceto operaio altamente qualificato e con un corrispondente alto livello contributivo non corrisponde alla definizione classica. Come conseguenza della particolarissima composizione sociale, Valenza assume “una immagine di città poco amata dai suoi abitanti”: il benessere spinto portava a spostarsi dalla città per cercare svago e divertimento e non si è mai puntato sulla bellezza architettonica e al recupero di palazzi storici. Con il settore orafo in crisi profonda, Valenza guarda con timore al futuro. Appare anzitutto necessario modificare la mentalità dei valenzani, troppo chiusa e impreparata alle difficoltà economiche. In secondo luogo, sarà necessario saper valorizzare le caratteristiche positive dell’economia locale. Il rapporto fra centri-zona e capoluogo di Provincia La città capoluogo svolge un ruolo scarsamente “direttivo” nei confronti dei centrizona, che mantengono tutti una certa autonomia e, in alcuni casi, hanno come riferimento centri urbani diversi. Novi storicamente ha assunto Genova e, più recentemente, Milano come centri urbani di riferimento. Ovada guarda principalmente a Genova e le tracce si vedono nel dialetto, nelle abitudini consumistiche, ma anche a livello di architettura e struttura urbanistica. Per lavorare e studiare molti ovadesi si spostano verso Genova, mentre a loro volta molti genovesi si spostano per il relax del week-end verso Ovada, dove possiedono la seconda casa. Per Tortona costituiscono punti di riferimento i centri di Novi e Voghera. Grande autonomia e indipendenza caratterizzano invece Valenza, che fa riferimento a Milano per il divertimento, oltre che come sbocco commerciale, mentre “non ha nulla a che fare con il resto della provincia; il Granducato di Valenza solo casualmente si trova in provincia di Alessandria”. Questa affermazione, chiaramente ironica, è tuttavia emblematica del rapporto tra centro-zona e capoluogo. Anche Casale evidenzia un forte antagonismo rispetto ad Alessandria. Fino al secondo dopoguerra Casale rappresentava una realtà distaccata da Alessandria: aveva il proprio ospedale, il proprio tribunale e il legame con il capoluogo era meramente amministrativo. Oggi si discute di sede unica provinciale dell’ASL collocata a Casale e ciò dai casalesi viene interpretato come il riconoscimento della ricchezza di un territorio non valorizzato a sufficienza dal capoluogo. Anche Acqui appare come un antagonista nei confronti del capoluogo, ma da una posizione decisamente più debole. L’incapacità di Acqui di confrontarsi in maniera vincente rispetto ad Alessandria viene ricondotta non tanto a motivi storici, quanto mancanza del senso di squadra tipica del territorio provinciale. Dalla discussione dei focus group, dunque, l’antagonismo fra centri zona e città capoluogo appare tuttora fortemente sentito dal territorio. 72 3.3.3 Settori produttivi: situazione attuale, criticità e prospettive La percezione della situazione socio-economica della Provincia di Alessandria da parte della cittadinanza. Agricoltura L’agricoltura viene descritta come un settore in grande difficoltà, piegato dalla mancanza di una (o poche) coltivazione di traino. Mentre le zone pianeggianti della provincia (Alessandria) soffrono di condizioni climatiche non certamente eccellenti per le colture, la collina (Tortona e Casale) presenta problemi diversi, legati soprattutto a una diversa situazione sociale improntata ad una maggiore povertà e alla dipendenza più forte dall’andamento del settore. I partecipanti al gruppo parlano di crisi anche in quelle zone (Ovada) caratterizzate da una produzione vitivinicola che, seppure non avesse mai costituito un fattore di traino dell’economia agricola, in ogni caso aveva saputo ritagliarsi una nicchia di mercato (Dolcetto di Ovada) che consentiva ai produttori una certa garanzia nella prosecuzione dell’attività. Nel caso specifico dell’ovadese, la principale causa di questo fenomeno viene individuata nel venire meno del principale sbocco commerciale della produzione di vino, rappresentato dal mercato di Genova. Un altro esempio di produzione vitivinicola in crisi è rappresentato da Acqui Terme, dove fino a pochi anni fa la produzione di vini quali il Brachetto e il Moscato rappresentavano un vero e proprio pilastro dell’economia locale; oggi lo scenario descritto dai partecipanti al gruppo è composto da cantine sociali in fallimento, alti costi di gestione, rendite dimezzate e una giacenza di bottiglie invendute nelle cantine. La crisi economica globale certamente ha influito sullo stato delle cose, tuttavia si rileva anche una inadeguatezza a livello di politiche regionali (è stata concessa la possibilità di impiantare vigneti di Moscato anche sui terreni del fondovalle, abbassando decisamente la qualità del vino prodotto). Nel casalese, dove l’agricoltura ha rappresentato in passato un settore particolarmente importante, emerge dal focus group una percezione di crisi profonda: si evidenzia la diminuzione del numero di imprese agricole e il mancato ricambio generazionale. In effetti, sembrano sopravvivere aziende agricole di dimensioni molto piccole, i cui titolari hanno ormai raggiunto (e in molti casi abbondantemente superato) l’età pensionabile e portano avanti l’attività più per passione che non per una questione di ritorno economico. 73 Figura 42. Agricoltura: lo stato di salute percepito zona per zona Media: 2,55 3,0 Novi Ligure 2,9 Alessandria Ovada 2,6 Tortona 2,6 Casale M 2,6 Acqui Terme 2,3 Valenza 2,0 1 Pessima 2 3 Appena Discreta sufficiente 4 5 Buona Ottima Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group Secondo la percezione degli intervistati, nel complesso l’agricoltura appare come un settore che in provincia di Alessandria subisce le conseguenze non solo di mancati investimenti, ma soprattutto di politiche inadeguate o miopi, che hanno privilegiato la “quantità” a scapito della “qualità” del prodotto. Produzioni di nicchia, che potevano eventualmente occupare un posto di tutto rispetto sul mercato, sono retrocesse a causa della scarsa attenzione alla qualità del prodotto. Turismo e enogastronomia Il turismo viene considerato in generale dagli intervistati una grande opportunità per il futuro della provincia, con alcune precisazioni necessarie. Anzitutto il centro-zona di Valenza rappresenta un’eccezione: tutta concentrata su sé stessa e sulla crisi che l’ha sconvolta, secondo i partecipanti al gruppo la città di Valenza non vede alcuna reale possibilità di sviluppo turistico sul proprio territorio (la città non possiede nemmeno le strutture ricettive in grado di sostenere questo tipo di sviluppo), pur riconoscendo l’importanza che esso assume per le zone limitrofe. In ogni caso, tutto ciò non viene interpretato come un’occasione non colta, bensì come la reale nonpresenza delle condizioni per un certo tipo si sviluppo. Sul territorio provinciale, il centro-zona che più di ogni altro esprime una chiara vocazione turistica è senza dubbio Acqui Terme, con le sue terme e le cure (sanitarie e non solo) ad esse correlate. Contemporaneamente, il turismo rappresenta per Acqui uno dei principali problemi: secondo gli intervistati manca infatti un progetto intorno a cui costruire lo sviluppo e la consapevolezza di essere una “città turistica”. Le terme, oltre ad aver subito gli effetti della crisi economica molto pesantemente, secondo i 74 partecipanti al gruppo scontano le conseguenze di una scarsa preparazione degli operatori turistici stessi e dell’eccessivo personalismo degli amministratori locali, che troppo spesso non hanno saputo coinvolgere il tessuto locale nelle scelte programmatiche. La parola d’ordine non è tanto “investimenti”, quanto più utilmente “sinergia”: sinergia fra attori che si occupano di turismo (amministratori, operatori turistici, associazioni, ma anche i cittadini stessi) e soprattutto sinergia a livello sovralocale, con Langa e Monferrato, puntando alla creazione di un sistema turistico più ampio. Oggi Acqui, se messa a confronto con altre città termali in Italia, non sa offrire molto al turista, perché manca quella che è stata definita “la cornice alle cure termali”, vale a dire attività culturali o occasioni di aggregazione di altro tipo da svolgersi fuori dall’albergo. L’amministrazione locale sta mettendo in atto alcune politiche di promozione del territorio, ma appare ancora troppo marcata la distanza fra ciò che la città vorrebbe essere (attrattiva dal punto di vista turistico) e ciò che la città è (“una delusione per il turista”, che raramente spende il proprio tempo per visitare e vivere la città di Acqui). In conclusione, secondo i partecipanti al gruppo emergono una serie di necessità: integrare l’offerta turistica dell’acquese con i territori limitrofi particolarmente vocati al turismo; maggiore professionalità e competenza da parte degli operatori turistici, ma anche degli amministratori locali; socializzazione delle risorse turistiche per una maggiore consapevolezza di essere “città turistica”. Per Alessandria, Tortona e Casale lo sviluppo turistico rappresenta da anni oggetto di discussione; in realtà ad oggi, secondo i partecipanti ai focus group, si evidenzia la mancanza di un progetto, di investimenti e di valorizzazione di risorse e prodotti tipici. Nonostante il turismo non possa rappresentare un’alternativa alla crisi di altri settori produttivi, i cittadini intervistati lamentano in ogni caso la scarsa promozione delle risorse turistiche esistenti sul territorio. Solo se in sinergia con altri settori, perciò, e puntando sulla “qualità” a scapito della “quantità”, il turismo potrebbe diventare una reale possibilità di sviluppo. A Novi le grandi potenzialità legate soprattutto all’offerta enogastronomica appaiono, agli occhi dei partecipanti al gruppo, non pienamente sfruttate: si rileva la scarsa capacità di valorizzare prodotti e caratteristiche del paesaggio, nonché di mettere a sistema l’opportunità rappresentata dal vicino Outlet di Serravalle Scrivia. Fra i territori che hanno saputo sfruttare meglio le opportunità di sviluppo turistico sono citati Gavi (per la produzione dell’omonimo vino) e Vignale Monferrato. Secondo gli intervistati le responsabilità del mancato sviluppo sono addebitate prevalentemente allo scarso spirito di imprenditorialità e non alla pubblica amministrazione (che dovrebbe comunque fornire stimoli agli imprenditori locali). Il territorio di Ovada non sembra puntare in modo significativo sul turismo, anche per la mancanza di strutture ricettive adatte a sostenerlo; tuttavia secondo i partecipanti al gruppo turismo religioso e turismo naturalistico potrebbero rappresentare segmenti su cui investire per rilanciare il turismo sul territorio. 75 Figura 43. Turismo: lo stato di salute zona per zona Media: 2,2 Ovada 3,0 Casale M 2,7 Novi Ligure 2,4 Acqui Terme 2,4 Tortona 2,0 Valenza 1,6 Alessandria 1,4 1 2 3 4 5 Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group Figura 44. Le potenzialità dell’enogastronomia Media: 3,2 Tortona 3,7 Casale M 3,6 Acqui Terme 3,4 Novi Ligure 3,4 Alessandria 3,1 2,8 Ovada Valenza 2,3 1 2 3 4 5 Fonte:elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group 76 Industria Secondo il percepito dei partecipanti ai focus group, la forte contrazione che ha investito il settore a seguito della crisi economica è molto ben visibile anche in provincia di Alessandria. L’unica eccezione è rappresentata da Novi Ligure. Grazie alla posizione geografica che ne fa un vero e proprio crocevia, fin dall’800 Novi è stata caratterizzata da un tessuto produttivo particolarmente forte e da intensi scambi industriali. Oggi il territorio non conosce più la stessa vivacità, tuttavia ha subito in modo limitato gli effetti della crisi economica, protetto da aziende che non smettono di produrre (Acciaierie Ilva) e da risparmi privati di grande entità. Grandi aziende, inoltre, hanno recentemente scelto Novi per nuovi insediamenti. Fra le realtà più interessanti da analizzare, vi è quella di Casale; per la prima volta il settore appare colpito in modo così grave: il “freddo” e la produzione di macchine grafiche, che in passato hanno assicurato lavoro e ricchezza, oggi sono le produzioni indicate dagli intervistati come più in crisi. In passato, infatti, la diversificazione della produzione ha sempre consentito al tessuto produttivo casalese di superare i periodi di crisi; oggi gli intervistati dubitano che ciò possa essere ancora sufficiente. Il territorio casalese è caratterizzato dalla presenza diffusa di piccole aree industriali, come risultato della propensione di numerosi piccoli Comuni a dotarsi di aree adatte agli insediamenti produttivi: “un buon amministratore era quello che aveva dotato il proprio Comune di una zona industriale, perché creava sviluppo e procurava introiti”. Oggi queste scelte influenzano in modo pesante l’economia locale (in particolare per gli elevati costi di manutenzione delle infrastrutture) e allontanano le possibilità di sviluppo turistico, soprattutto nelle zone di pianura. Per il futuro perciò si pone la necessità, secondo i partecipanti al focus group, della creazione di un equilibrio tra industria e agricoltura; obiettivo molto ambizioso, ma raggiungibile investendo su cultura e formazione manageriale, rivolta soprattutto ai giovani, per favorire il ricambio generazionale. È necessario che i giovani tornino a credere nelle imprese locali e il compito di stimolarli, creando prospettive di sviluppo, è nelle mani dell’attuale classe dirigente. La riconversione a livello di produzione industriale va dunque accompagnata al rinnovamento della classe dirigente locale. Per il comparto del freddo, gli ingredienti che consentiranno di uscire dalla crisi sono identificati dagli intervistati nelle alleanze con partner esteri, sviluppo e innovazione del prodotto. A Tortona all’arrivo di alcuni importanti insediamenti corrisponde, secondo gli intervistati, una sofferenza della piccola e media industria. Ma il vero punto di forza della zona è rappresentato dalla dotazione infrastrutturale di collegamento; la sfida sta nel mettere a sistema questo tipo di risorsa per rendere la zona una piattaforma in grado di attrarre nuovi insediamenti industriali. La posizione geografica e i collegamenti stradali e autostradali fanno di Tortona una zona in cui autotrasporto (da sempre) e logistica (fenomeno più recente) rappresentano il vero traino dell’economia locale. 77 Per la città di Alessandria la percezione degli intervistati evidenzia un progressivo impoverimento del tessuto industriale. Alcune aziende hanno abbandonato la città ed è emblematico l’esempio di Borsalino: la classe imprenditoriale viene accusata di non aver saputo trattenere sul territorio una firma storica, conosciuta a livello mondiale. Anche per il tema industria, tutta la riflessione degli intervistati ruota sul leit motiv della mancanza di identità e specializzazione della città. Per Acqui e Ovada gli intervistati non hanno segnalato particolari evidenze, salvo la scarsa tradizione industriale. Figura 45. Industria: lo stato di salute zona per zona Media: 2,20 3,7 Novi Ligure Alessandria 2,3 Casale M 2,2 Ovada 2,2 2,0 Valenza 1,9 Tortona 1,2 Acqui Terme 1 Pessima 2 3 Appena Discreta sufficiente 4 5 Buona Ottima Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group Commercio Valenza è senza dubbio il centro-zona che secondo gli intervistati presenta la più spiccata vocazione al commercio, sempre in relazione alla “monocultura” orafa che connota così fortemente la città. Una propensione al commercio con dimensione nazionale e internazionale, ma forti di un prodotto che per lungo tempo è stato vincente. Sul restante territorio provinciale, il commercio è indicato dai partecipanti ai gruppi come un settore in lieve flessione, spesso legato alle scelte dell’amministrazione locale rispetto alla pedonalizzazione delle vie centrali delle città. Sull’argomento insistono tuttavia posizioni contrastanti: alcuni intervistati ritengono l’accessibilità al negozio con l’automobile una condizione imprescindibile per la rivitalizzazione del settore, altri privilegiano lo shopping nelle aree pedonalizzate. 78 Secondo gli intervistati in realtà come Ovada il commercio al dettaglio del centro storico soffre in modo evidente della presenza di grandi centri commerciali in città o appena fuori; mentre a Novi la percezione è che la crisi del settore non sia determinata tanto dalla crisi economica, quanto dalla vicinanza dell’Outlet. Per Alessandria gli intervistati evidenziano una novità nelle abitudini di consumo della popolazione: a quanto pare gli alessandrini tenderebbero a spostarsi dalla città per gli acquisti e il fenomeno viene ricondotto dagli intervistati alla mancanza di specializzazione degli esercizi commerciali. Esempi positivi vengono identificati nelle città di Asti, Acqui e Casale, dove le vie centrali sono chiuse al traffico di automobili e sopravvivono esercizi commerciali specializzati. Figura 46. Commercio: lo stato di salute zona per zona Media: 2,7 Novi Ligure 3,8 3,2 Ovada Acqui Terme 2,6 Casale M 2,6 Valenza 2,5 Tortona 2,1 Alessandria 2,1 1 2 3 4 5 Fonte:elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group Artigianato Il panorama provinciale del settore va da realtà come Acqui, Tortona e Alessandria, in cui il comparto non gioca più un ruolo significativo nell’economia locale, fino ad arrivare a città come Ovada e Valenza, dove ha rappresentato per anni un fattore trainante. Per Ovada la specializzazione artigiana riguardava la produzione di mobili, oggi ridotta ai minimi termini e trasformata in rivendita di mobili prodotti altrove, in seguito a quella che viene definita dai partecipanti al gruppo una “scelta commerciale”, operata circa 40 anni fa. Rimane il piccolo artigianato, soprattutto relativo alla meccanica, che ha tenuto la città al riparo dalla crisi fino ad oggi, ma che comincia a mostrare segni di cedimento. 79 Nel caso assolutamente particolare di Valenza è necessario parlare, come già visto, di “monocultura orafa”, che ha portato alla città lavoro e benessere, facendole vivere una condizione molto positiva per lungo tempo. Oggi Valenza appare ai partecipanti del gruppo come una città disarmata di fronte a una crisi che l’ha colpita così pesantemente da coinvolgere tutti gli aspetti di vita sociale. A questo proposito, gli intervistati ritengono più importante un cambiamento nella mentalità dei valenzani: occorre infatti prima di tutto prendere atto dell’esistenza di una crisi economica che per la prima volta arriva a interessare il settore orafo; soltanto dopo aver acquisito tale consapevolezza sarà possibile il rilancio o la riconversione. A Novi il numero di piccole imprese artigiane avviate da immigrati ha ormai di gran lunga superato quello della imprese avviate da italiani e il fenomeno è interpretato dagli intervistati in chiave positiva. Nella realtà casalese sembra fondamentale la capacità di adattamento delle imprese artigiane: la specializzazione in questo settore costituisce secondo i partecipanti al gruppo una sorta di gabbia che impedisce agli artigiani di rispondere alle esigenze del mercato. Innovare, porre attenzione al risparmio energetico e diversificare appaiono come punti indispensabili per la sopravvivenza nel settore. Con la crisi economica, inoltre, anche il tema dei ritardati o mancati pagamenti assume, per gli intervistati, particolare rilevanza. Figura 47. Artigianato: lo stato di salute zona per zona Media: 2,8 3,8 Ovada Tortona 2,9 Acqui Terme 2,8 Valenza 2,8 Casale M 2,6 Novi Ligure 2,6 1,9 Alessandria 1 2 3 4 5 Fonte:elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group 80 Costruzioni È uno dei settori più refrattari alla crisi economica, che offre segnali se non positivi quantomeno di stabilità su tutta la provincia. Alcune aziende hanno anche programmato investimenti sul territorio: si tratta della zona del casalese, ed è il caso di una azienda leader in Italia per la costruzione di prefabbricati (RDB). Figura 48. Costruzioni: lo stato di salute zona per zona Media: 3,0 3,6 Ovada Acqui Terme 3,4 Novi Ligure 3,3 Alessandria 3,3 2,9 Casale M 2,3 Valenza 2,1 Tortona 1 2 3 4 5 Fonte:elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group Settore bancario Per Novi, se da una parte l’esistenza di grandi risparmi è indicata dai partecipanti al gruppo come uno dei paracadute che ha protetto la città dal dilagare della crisi, contemporaneamente la bassa propensione all’investimento di capitali in attività produttive è vissuta come grave limite alla vivacità economica. Anche ad Alessandria il fatto che i grandi capitali risparmiati non vengano reinvestiti sul territorio è indicato dagli intervistati come uno dei punti deboli dell’economia locale. Nel casalese la riflessione si arricchisce di spunti: i grandi risparmi sono prevalentemente nelle mani di persone anziane e di conseguenza tradizionalmente poco inclini all’investimento; il problema, ancora una volta, sta nel difficile ricambio generazionale. Nella percezione del gruppo, la sfida per il sistema bancario sta nel sostenere anche piccole imprese, valutando sempre più la bontà delle idee imprenditoriali e sempre meno le garanzie patrimoniali. 81 Figura 49. Settore bancario: lo stato di salute zona per zona Media: 3,5 Novi Ligure 4,1 Ovada 4,0 Alessandria 3,8 Acqui Terme 3,5 Casale M 3,4 Tortona 3,4 Valenza 2,6 1 2 3 4 5 Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group 3.3.4 Lavoro: situazione attuale, criticità e prospettive Accanto a situazioni molto critiche emergono tuttavia territori più generosi in termini di opportunità di lavoro. Ad Acqui secondo gli intervistati la situazione è tutt’altro che positiva: i giovani sono costretti a cercare occupazione altrove oppure a continuare gli studi dopo le scuole superiori per mancanza di lavoro. Sanità, scuola e pubblica amministrazione sono i principali bacini di occupazione. Anche il casalese è caratterizzato da un fenomeno di “migrazione” alla ricerca del lavoro, con un aspetto in più: i giovani che rimangono sul territorio incontrano difficoltà anche maggiori, perché verso di essi si nutre il sospetto che non siano stati in grado di trovare lavoro altrove. L’imprenditoria incontra serie difficoltà, quella femminile in particolar modo. A Tortona secondo gli intervistati le aree logistiche e le filiali di multinazionali fanno registrare una flessione nei posti di lavoro, con conseguente attivazione di ammortizzatori sociali; il contraccolpo più grave della crisi è stato tuttavia subito in misura maggiore da piccole imprese e lavoratori autonomi. Novi, unica nota positiva, sembra invece offrire ai giovani maggiori opportunità di svolgere il lavoro per cui si è studiato. Ancora una volta Valenza rappresenta un caso a sé: fino a pochi mesi fa ha sempre offerto grandi opportunità di lavoro e di crescita, con grande attenzione nei confronti dell’occupazione femminile. Infatti per l’artigianato orafo la manodopera femminile 82 costituiva una grande risorsa; contemporaneamente ciò per le donne significava poter lavorare in città, con una migliore gestione dei tempi di cura della famiglia. Le percezioni circa l’intensità della crisi sono variabili. A Valenza, Acqui Terme e Casale Monferrato si percepisce una maggiore intensità della crisi rispetto a Novi Ligure e Alessandria. Figura 50. Intensità della crisi percepita zona per zona Media: 3,8 Valenza 4,8 Acqui Terme 4,2 Casale M 4,1 Tortona 3,8 Ovada 3,8 Alessandria 3,5 Novi Ligure 2,4 1 2 3 4 5 Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group Figura 51. Quanto durerà la crisi? Media: 3,7 Alessandria 4,8 Valenza 4,8 Casale M 4,2 Novi Ligure 3,7 Tortona 3,4 Acqui Terme 2,8 Ovada 2,5 1 2 3 4 5 Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group 83 Nel grafico precedente si presentano i risultati delle evidenze emerse sulla percezione della durata della crisi. La scala utilizzata va da 1 a 5 dove 1 significa meno di sei mesi, 2 significa sei mesi, 3 significa un anno, 4 significa un anno e mezzo e 5 significa due anni. I cittadini di Alessandria e Valenza pensano che la crisi durerà, in media, quasi due anni, mentre ad Acqui Terme e Ovada si pensa che la crisi durerà ancora 6/12 mesi. 3.3.5 Politiche sociali: situazione attuale, criticità e prospettive Le politiche sociali, pur non potendo da sole risolvere i molteplici problemi creati soprattutto dalla crisi economica, rappresentano oggi un paracadute cui si affida un numero di persone molto maggiore rispetto a pochi mesi fa. Da una situazione molto critica segnalata dagli intervistati ad Acqui, dove la mancanza degli opportuni investimenti causa inefficacia degli interventi, si passa a realtà che presentano tratti positivi. A Ovada una precisa impostazione dell’amministrazione locale si è concretizzata, secondo i partecipanti al gruppo, in interventi di sostegno alle famiglie, a favore di anziani, disabili e extra-comunitari. Le scelte amministrative hanno avuto positivi riflessi anche presso la cittadinanza: si è infatti mantenuta, ad esempio, una forte cultura dell’anziano, nonché un impegno per l’integrazione degli extra-comunitari attraverso una collaborazione tra scuola e parrocchia. Per Novi il giudizio degli intervistati è ugualmente positivo. Grande attenzione viene riservata ai bambini (con la presenza di asili nido) e agli anziani. Inoltre, si rileva una rete sociale funzionante che fa di Novi una “città solidale” nei confronti delle fasce più deboli. I miglioramenti auspicati riguardano una maggiore sensibilizzazione e un maggior spazio al volontariato. In altri termini, una “cultura del sociale” più diffusa presso la cittadinanza per infittire la rete dei rapporti sociali e rendere più efficaci le politiche adottate dall’amministrazione. Secondo gli intervistati Valenza presenta una lunga tradizione a livello di interventi a sostegno della famiglia per il fenomeno, citato in precedenza, dell’elevata occupazione femminile. Il primo asilo nido comunale in città è stato aperto nel 1972 e oggi se ne contano ben tre. Nell’ottica dell’accessibilità dei servizi, la casa di riposo comunale è collocata in centro-città. L’integrazione degli extra-comunitari è sempre stata veicolata dal lavoro, per cui Valenza “è una città in cui non esistono le comunità enclavi”. Il principale problema riguarda però il futuro: sarà infatti sempre più difficile mantenere lo stesso livello di intervento, a fronte dell’aumento del numero di utenti e della limitatezza delle risorse disponibili. 84 3.3.6 Sistema dell’istruzione: situazione attuale, criticità e prospettive L’offerta formativa presente in provincia appare nel complesso decisamente buona: pur non essendo ovunque completa, infatti, gli studenti hanno la possibilità di frequentare fino alle scuole secondarie nella città di residenza (o di riferimento). In altre parole, non sono costretti a spostarsi per andare a scuola e questo fatto è percepito dai partecipanti ai gruppi come molto positivo. A parte le difficoltà che derivano dalle scelte operate a livello nazionale (di cui non ci occupiamo, dal momento che riguardano l’intera nazione e non soltanto la provincia di Alessandria), le principali difficoltà derivano da mancati trasferimenti statali e si riversano soprattutto a livello strutturale. Gli edifici che ospitano le scuole pubbliche sono spesso inadeguati o addirittura, secondo gli intervistati, fatiscenti (Novi). L’università merita naturalmente un discorso a parte96. Oggi il fatto di avere l’università ad Alessandria è interpretato dagli intervistati come una ricchezza enorme, ma non sfruttata appieno. Anche in questo settore la classe politica viene accusata di non aver scommesso sulla possibilità di fare di Alessandria una “città universitaria” a tutti gli effetti. Sono mancati gli investimenti, anche da parte degli imprenditori locali, sui servizi rivolti agli studenti universitari, così come risultano assolutamente deficitarie le politiche in tema di offerta residenziale dedicata. In conclusione, quello che viene individuato come il principale potenziale motore di sviluppo per la città è stato, a detta dei partecipanti al gruppo, ampiamente sottovalutato dalla politica, dall’amministrazione e dal tessuto imprenditoriale locale. In effetti, il polo universitario alessandrino non sembra rappresentare un riferimento per le altre città centro-zona; a parte Ovada e Acqui, che mantengono una forte attrazione verso le opportunità fornite da Genova, per le restanti città non si rileva una simile attrazione nei confronti del capoluogo. 3.3.7 Cultura: situazione attuale, criticità e prospettive La provincia esprime in generale una buona vivacità culturale, pur con alcune criticità che caratterizzano ciascun centro-zona. La situazione più difficile sembra essere quella di Ovada: secondo gli intervistati, nonostante il buon numero di iniziative culturali portate a compimento, di livello piuttosto alto, non si riesce tuttavia a coinvolgere i cittadini ovadesi in modo soddisfacente. Un riscontro più ampio arriva invece dalle zone limitrofe. Paradossalmente, un’offerta culturale che sembra rispondere più alle esigenze del territorio circostante che non della città stessa. Anche a Novi si rileva uno scarso dinamismo culturale, soprattutto in relazione alla insufficiente attenzione alle esigenze della popolazione più giovane. La mancanza di un cinema sembra ridurre di molto le occasioni di socialità in città (in passato se ne contavano addirittura tre). Valenza nutre grandi aspettative di rivitalizzazione delle attività culturali cittadine a seguito della ristrutturazione del teatro comunale (finalmente conclusa dopo dieci 96 Si veda il Capitolo 5. 85 anni). A questo grande intervento strutturale se ne sono affiancati altri, volti a rendere la città più vivibile (pedonalizzazione della via centrale e creazione di una piazza centrale), creando nuovi luoghi di aggregazione e di socialità. Interessante rilevare come anche ad Acqui le scelte dell’amministrazione locale di carattere strutturale siano state indicate dagli intervistati come sinonimo dell’attenzione nei confronti dello sviluppo culturale. In città, infatti, il teatro è stato abbattuto per trasformarlo in un parcheggio per auto. E il confronto è proprio con la città di Valenza, che invece ha dimostrato maggiore interesse per il recupero di un edificio storico. In generale la vita culturale di Acqui sembra soffrire di una eccessiva autoreferenzialità e chiusura verso l’esterno: le iniziative culturali, seppure numerose, non si inseriscono in un contesto territoriale sufficientemente ampio. Il punto cui tendere è un programma condiviso di poche iniziative, ma di ampio respiro, in coordinamento non solo con la provincia di Alessandria, bensì con Langa e Monferrato astigiano. Gli intervistati denunciano inoltre la mancanza di investimenti mirati, che impedisce poi il rilancio di importanti risorse già esistenti, quali il museo archeologico. Debolezze si rilevano inoltre nello scarso coordinamento degli eventi e nell’inefficace comunicazione fra enti e associazioni che in città si occupano di cultura. Lo stesso problema si presenta anche per la città di Alessandria. Non si può certo dire che la città sia statica dal punto di vista degli eventi culturali; ciò che invece emerge dalla discussione di gruppo è una sostanziale incapacità di progettazione che consente lo svolgersi di numerosissime iniziative, scollegate fra loro e non tutte di livello apprezzabile. Si afferma la necessità di abbandonare il “principio democratico” nella cultura, per privilegiare quello di “selezione”: poche iniziative, ma di successo; puntare sulla qualità e non più sulla quantità. Nota assolutamente positiva è rappresentata dalla biblioteca alessandrina: andando incontro alle esigenze delle fasce più giovani con un cambiamento nell’orario di apertura, è diventata uno dei principali luoghi non solo di lettura, ma di incontro e aggregazione. Oggi conta un numero di presenze impensabile in passato e, probabilmente, oltre ogni più rosea aspettativa; la sfida sta nel potenziare questa esperienza e nel replicare lo stesso modus operandi su altri fronti. Il territorio più ricco di potenzialità dal punto di vista culturale sembra essere il casalese. Nonostante si pensi comunemente che le grandi città siano in grado di offrire maggiori opportunità, nel casalese insistono le condizioni per realizzare progetti anche innovativi. È un territorio ricco di idee, con una forte inclinazione al “mettersi in gioco”, che, secondo gli intervistati, va stimolata e valorizzata. 3.3.8 I servizi pubblici: opinioni e proposte Nella percezione degli intervistati, il trasporto pubblico rappresenta il settore più problematico per tutto il territorio provinciale. Ciascuna città centro-zona, capoluogo compreso, denuncia i limiti di un trasporto pubblico cittadino carente, che non consente di vivere appieno la città, soprattutto in riferimento ai cittadini che per diversi motivi non vogliono o non possono utilizzare un’automobile per spostarsi. Oltre al trasporto pubblico all’interno delle città e ai collegamenti stradali fra centri urbani, anche il trasporto ferroviario in alcune zone della provincia è pesantemente deficitario: Acqui e Ovada, in particolare, sono centri mal collegati. 86 Sul piano dei servizi sanitari, alcuni territori della provincia (Acqui e Ovada) stanno portando avanti la loro battaglia per il mantenimento dei presidi ospedalieri o di prima accoglienza presenti. Si ritiene infatti fondamentale poter contare su un ristretto nucleo di servizi di base, tenuto conto da una parte delle caratteristiche orografiche del territorio, dall’altra della lontananza dal capoluogo, dove l’offerta è più ampia. Naturalmente la chiusura dei presidi ospedalieri, per certi versi necessaria per le strutture più piccole, deve essere compensata da un’efficace rete di centri di assistenza primaria sul territorio, dai medici di medicina generale alla continuità assistenziale (guardia medica). Il tema dell’assistenza socio-sanitaria è comunque di grande attualità per tutti i territori caratterizzati da invecchiamento della popolazione e pone importanti interrogativi sulla sostenibilità futura del sistema. 3.3.9 La qualità della vita percepita In conclusione, presentiamo una sintesi del giudizio sulla qualità della vita espresso dai partecipanti ai focus group per ciascun centro-zona. Alessandria Punteggio medio per la qualità della vita: 6,5 Definita come una città tranquilla, comoda, lenta al limite della noia, ma mai immobile. Emerge chiaramente la mancanza di radicamento degli alessandrini nei confronti della propria città: se si presentasse una migliore opportunità lavorativa, nessuno esiterebbe a trasferirsi altrove. Percezione diffusa è che in provincia la qualità della vita sia migliore rispetto al capoluogo. D’altro canto Alessandria viene definita anche interessante e fertile, indice di un certo fermento; il problema viene individuato invece nell’incapacità di mettere a sistema le risorse e convogliarle in un progetto. Acqui Terme Punteggio medio per la qualità della vita: 7 Ad Acqui la tranquillità della vita di provincia assume una sfumatura negativa: l’eccessiva staticità che pervade anche l’economia locale e l’autoreferenzialità fanno dell’acquese una comunità sostanzialmente chiusa agli stimoli esterni. Esistono buone possibilità di sviluppare rapporti amicali interessanti, ma le opportunità di divertimento e di arricchimento culturale sono ridotte. 87 Casale Monferrato Punteggio medio per la qualità della vita: 6,9 Seppure povero di stimoli, secondo i partecipanti ai gruppi il casalese rimane un territorio dove la qualità della vita raggiunge un livello discreto: c’è la possibilità di coltivare buone relazioni interpersonali, la città è a misura d’uomo, il ritmo della vita lento, ma piacevole. È un territorio caratterizzato da forte individualismo e campanilismo, che rende più difficile il “fare sistema”. Non mancano tuttavia le condizioni per realizzare progetti innovativi, a livello sia industriale-produttivo, sia culturale. Novi Ligure Punteggio medio per la qualità della vita: 7,6 La dimensione della “tranquillità” è presente in maniera massiccia nella definizione che i novesi danno della loro città. In effetti appare come una città generosa nei confronti dei suoi cittadini, in termini sia di opportunità di lavoro, sia di accessibilità ai servizi, sia di serenità e familiarità. Anche se non particolarmente vivace dal punto di vista culturale, grazie alla posizione geografica favorevole, dà comunque la possibilità di accedere con un minimo spostamento ad una offerta più differenziata. Viene definita come “città solidale”, in cui la rete sociale di rapporti è molto fitta e funge da protezione nei confronti delle fasce più deboli. Il basso livello di inquinamento e il clima mite contribuiscono a rendere vivibile la città. Ovada Punteggio medio per la qualità della vita: 7,8 Nonostante l’incertezza dal punto di vista dello sviluppo economico, Ovada è il centrozona in cui l’aspetto della tranquillità della vita di provincia assume la connotazione più marcatamente positiva. Lentezza e la tranquillità non sono soltanto apprezzate, ma proprio ricercate. La città non offre grandi opportunità di divertimento né di lavoro per i giovani, tuttavia secondo i partecipanti al gruppo enti e associazioni stanno progettando iniziative per incentivare la popolazione più giovane a trattenersi in città. Recentemente si registra un aumento della micro-criminalità, che rende più insicura la pur sporadica “vita notturna” della città. Tortona Punteggio medio per la qualità della vita: 7,1 Tortona sembra aver raggiunto un buon livello di soddisfazione in termini di vivibilità e di sicurezza. Rispetto al passato, nella percezione degli intervistati risulta aumentata la qualità della vita in città, mentre è peggiorata la situazione economica. 88 Nella percezione del focus group Tortona infatti sta vivendo una fase di transizione che potrebbe traghettarla verso il rilancio e il ritorno alla crescita. Valenza Punteggio medio per la qualità della vita: 7,2 Nonostante le difficoltà del tessuto economico, la vita a Valenza appare soddisfacente: tranquilla, a misura d’uomo, con accesso a qualsiasi tipo di servizio e con la concreta possibilità di lavorare in città. Secondo gli intervistati, se la qualità della vita risulta migliorata rispetto al passato, la situazione economica è certamente più problematica. Si torna a puntare sul senso di comunità, anche attraverso una serie di interventi urbanistici: la creazione di una piazza centrale, la pedonalizzazione della via principale e più verde pubblico sono scelte che muovono in direzione della riscoperta della socialità e della vivibilità degli spazi urbani. Figura 52. La qualità della vita nei prossimi anni zona per zona MAX = 10 7,8 7,6 7,2 7,1 7 Media Provincia Alessandria: 7,16 6,9 Alessandria Acqui Terme Tortona Valenza Novi Ligure Ovada MIN = 1 Casale M 6,5 Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti dai questionari compilati dai partecipanti ai focus group 89 4 IL TESSUTO IMPRENDITORIALEDELLA PROVINCIADI ALESSANDRIA: UN’ANALISI ECONOMICO E FINANZIARIA Con l’obiettivo di ricostruire un quadro di sintesi del tessuto imprenditoriale della Provincia è stata effettuata un’analisi economico-finanziaria dei bilanci delle imprese iscritte nel registro delle imprese di Alessandria. Successivamente, al fine di valutare in ottica comparata le performance registrate dalle imprese alessandrine si sono confrontati i risultati ottenuti con quelli delle imprese presenti nei registri delle imprese delle Regioni Piemonte, Lombardia e Liguria. 4.1 Nota metodologica: indicatori, campione e variabili Gli step metodologici preliminari all’analisi sono stati: individuazione degli indicatori; selezione del campione; selezione delle variabili; elaborazione dei risultati. Gli indicatori sono stati individuati in modo selettivo piuttosto che esaustivo. Si ritiene, infatti, che dall’analisi dei successivi sei indicatori si possa ricostruire un quadro complessivo e consistente della situazione economico finanziaria delle imprese della Provincia di Alessandria. Indicatori Gli indicatori analizzati sono stati i seguenti: fatturato, che rappresenta la somma dei ricavi delle vendite e delle prestazioni di servizi, in aggiunta ad altri ricavi e proventi ordinari di un’azienda; EBITDA (Earning Before Interest Taxes Depreciation e Amortization) denominato anche margine operativo lordo, è un indicatore che evidenzia il reddito/flusso di cassa di un’azienda derivante dalla gestione caratteristica al lordo d’interessi (gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale), svalutazione di beni e ammortamenti. Tale indicatore viene spesso utilizzato in quanto è simile/rappresenta una prima proxy del valore dei flussi di cassa prodotti da una azienda e, quindi, fornisce l'indicazione più significativa al fine di stimarne il valore; Indice di patrimonializzazione, calcolato come rapporto tra Patrimonio Netto e Attività, fornisce un’idea di quanto il Patrimonio Netto finanzia le attività dell’impresa e quindi si hanno delle indicazioni sul livello di patrimonializzazione delle stesse; 90 Rapporto Debito/Patrimonio Netto (D/E), indicatore di struttura finanziaria calcolato come rapporto tra debito finanziario o Posizione Finanziaria Netta (PFN) e Patrimonio Netto. Tale indicatore è denominato leva finanziaria; Debiti bancari/Fatturato, rappresenta l’esposizione bancaria dell’impresa rispetto al proprio fatturato. I debiti bancari rappresentano una parte del debito oneroso di un’impresa, insieme ai debiti con i mercati finanziari a seguito dell’emissione di obbligazioni e a debiti con società finanziarie; Indice di rotazione del capitale investito, fornisce un’indicazione dell'efficienza dei fattori produttivi = (ricavi/capitale investito)*100. Esprime il numero delle volte in cui le risorse impiegate si rinnovano per effetto delle vendite. Un indice maggiore di uno implica che le risorse investite si rendono idealmente disponibili più di una volta all’anno. I valori dei suddetti indicatori sono stati prelevati dai bilanci depositati presso i registri delle imprese della Provincia di Alessandria, delle Regioni Piemonte e Lombardia e del Nord Ovest Italia, su un arco temporale di sei anni, dal 2003 al 2008. Campione Il campione di imprese analizzate è stato selezionato utilizzando i seguenti criteri: società di capitali (Srl, Spa, Sapa); fatturato minimo di 2,5 milioni di Euro nell’ultimo bilancio depositato (2008); appartenenza a tutti i settori economici definiti dall’ISTAT con i codici ATECO. La classificazione delle attività economiche ATECO è una tipologia di classificazione adottata dall'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico; area geografica di riferimento della Provincia di Alessandria e delle Regioni Piemonte, Liguria e Lombardia. Il campione individuato utilizzando questi criteri di selezione si componeva originariamente di circa 36.000 imprese. A causa di alcune incompletezze riscontrate nel database utilizzato97 il numero di imprese su cui sono state effettuate le analisi si è attestato a 26.781. Inoltre, al fine di consentire una lettura e interpretazione dell’analisi più approfondita e coerente con la struttura del tessuto economico e produttivo, si è suddiviso ulteriormente il campione in due parti: una che considera le Piccole e Medie Imprese, l’altra che considera solo le grandi imprese. Utilizzando la definizione fornita dalla UE il campione è stato, quindi, suddiviso in: 97 Piccole e Medie Imprese, che rappresentano tutte le imprese con un fatturato inferiore o uguale a 50 milioni di Euro e un numero di dipendenti inferiore a 250; AIDA Bureau Van Dijk, 2010. 91 Grandi Imprese, che rappresentano le imprese con un fatturato superiore a 50 milioni di Euro e/o un numero di dipendenti superiore o uguale a 250. Variabili Per ogni indicatore individuato (Fatturato, EBITDA, Indice di patrimonializzazione, rapporto Debito/Patrimonio Netto, Debiti bancari/Fatturato e Indice di rotazione del capitale investito) è stata calcolata la media ponderata, la media semplice e la media troncata dei valori compresi tra l’anno 2008 e l’anno 2010. L’utilizzo di differenti medie è essenziale e fondamentale in analisi di questo tipo, in quanto permette di analizzare e interpretare al meglio i risultati ottenuti: la media ponderata rappresenta la media dei valori ottenuti dalle 26.781 imprese considerando il loro peso specifico all’interno del campione. Ad esempio, in termini di fatturato ed EBITDA sul totale. In altre parole, il tasso di crescita medio del fatturato delle imprese della Provincia di Alessandria è stato calcolato considerando la media dei valori delle singole imprese, ma poonderandole per il loro peso relativo sul fatturato totale delle imprese considerate; la media semplice, rappresenta la media aritmetica dei valori ottenuti dalle elaborazioni sul campione selezionato. È calcolata sommando i diversi valori a disposizione e dividendo il risultato per il numero complessivo delle osservazioni. In altre parole, il tasso di crescita medio del fatturato delle imprese della Provincia di Alessandria è calcolato considerando semplicemente la media dei valori delle singole imprese, indipendentemente dal loro peso relativo; la media troncata rappresenta una media semplice calcolata escludendo i valori più estremi. Si utilizza quando è utile “normalizzare” il panel di dati o la serie storica dagli outlier o valori più estremi. Concretamente la media troncata al 5% è una media semplice che esclude il 5% dei valori che si trovano sugli estremi della distribuzione (2,5% dalla coda sinistra e 2,5% dalla coda destra). In altre parole, il tasso di crescita medio del fatturato delle imprese della Provincia di Alessandria è calcolato considerando la media dei valori delle singole imprese, escludendo il 2,5% dei valori più elevati e il 2,5% dei valori più bassi. Ai fini dell’analisi si presentano i risultati ottenuti relativi alla media ponderata e alla media semplice troncata al 5%. I risultati dei valori relativi alla media semplice non vengono presentati perché il loro utilizzo è servito in fase di implementazione dell’analisi come fattore di controllo dei valori ottenuti calcolando la media semplice troncata. Quest’ultimo è l’indicatore da preferire tra i due, in quanto normalizza i valori delle serie di dati e consente una lettura migliore dei risultati. Infine, la suddivisione del campione in grandi imprese e piccole e medie imprese ci ha permesso di evidenziare una caratteristica forte e distintiva della Provincia: l’elevata incidenza di grandi imprese sul territorio alessandrino. Come emerge dalle tabelle successive, infatti, l’incidenza delle grandi imprese, cioè quelle caratterizzate da un fatturato superiore a 50 milioni di euro e/o con più di 250 dipendenti, è superiore rispetto all’incidenza che si registra in Piemonte e nel Nord Ovest. 92 Figura 53. Incidenza delle grandi imprese nella Provincia di Alessandria, nel Piemonte e nel Nord Ovest Incidenza delle GI (Fatturato GI su popolazione attiva) Alessandria 68,67 Piemonte 51,32 Nord Ovest 57,78 Incidenza delle GI (N. occupati GI su popolazione attiva * 1.000) Alessandria 225 Piemonte 167 Nord Ovest 182 Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Istat e Aida Bureau Van Dijk In particolare, il fatturato delle Grandi Imprese e il numero di occupati delle grandi imprese, sulla popolazione attiva (15-64 anni), è in Provincia di Alessandria di circa il 35% superiore rispetto al Piemonte e di circa il 20% superiore rispetto al Nord Ovest. Questi risultati fanno emergere un punto di forza della Provincia di Alessandria che si caratterizza per l’elevata incidenza di grandi imprese. 93 4.2 Risultati delle analisi degli indicatori economici, finanziari e di stabilità delle Grandi Imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest La tabella successiva mostra i tassi di crescita del fatturato e dell’EBITDA della media delle grandi imprese presenti nella Provincia di Alessandria, in Piemonte e nel Nord Ovest, nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, presenti nel campione di 26.781 società di capitali selezionate. Figura 54. Tasso medio di crescita annuo del fatturato e dell’EBITDA delle grandi imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest Tasso di crescita medio annuo del fatturato (2003-2008) Tasso di crescita medio annuo dell'EBITDA (2003-2008) Media ponderata 8,8% 6,2% Media semplice troncata (5%) 10,3% 4,3% Tasso di crescita medio annuo del fatturato (2003-2008) Tasso di crescita medio annuo dell'EBITDA (2003-2008) Media ponderata 7,8% 7,1% Media semplice troncata (5%) 10,5% 2,8% Tasso di crescita medio annuo del fatturato (2003-2008) Tasso di crescita medio annuo dell'EBITDA (2003-2008) Media ponderata 8,1% 4,2% Media semplice troncata (5%) 12,3% 11,8% Alessandria Tipo di analisi Piemonte Tipo di analisi Nord Ovest Tipo di analisi Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Aida Bureau Van Dijk 94 Dai dati del 2008, è utile evidenziare come una variazione dello 0,1% del fatturato delle grandi imprese ad Alessandria corrisponde, in termini assoluti, a circa 20 milioni di Euro. Nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, il tessuto imprenditoriale in Provincia di Alessandria ha registrato un aumento del fatturato superiore a quello registrato in Piemonte e nel Nord Ovest. Nello stesso periodo, si è registrato un aumento dell’EBITDA inferiore rispetto a quello del Piemonte, ma superiore rispetto a quello del Nord Ovest. Con riferimento all’indice di patrimonializzazione (Patrimonio Netto/attività) le grandi imprese della Provincia di Alessandria sono risultate, al 2008, meno capitalizzate rispetto alle grandi imprese del Piemonte e del Nord Ovest. Più nello specifico, le imprese del Piemonte e del Nord Ovest registrano un indice di patrimonializzazione superiore del 20% circa rispetto a quello della Provincia di Alessandria. Il livello di leva finanziaria, cioè il rapporto D/E, delle imprese di Alessandria è risultato maggiore rispetto a quelle presenti in Piemonte e nel Nord Ovest. In particolare, rispetto alle imprese del Nord Ovest (1,37) le imprese alessandrine presentano un livello di D/E superiore del 60% circa. Ciò significa che mediamente le imprese alessandrine hanno una struttura finanziaria più rischiosa rispetto a quella media delle imprese del Nord Ovest. Questa situazione è particolarmente grave soprattutto se correlata a una minore patrimonializzazione. Anche analizzando il livello d’indebitamento bancario sul totale del fatturato emerge come, mediamente, le imprese registrate in Provincia di Alessandria siano più esposte nei confronti delle banche rispetto alla media delle imprese del Piemonte e del Nord Ovest. Concretamente, i debiti bancari sul fatturato ad Alessandria si attestano, in media, ad un valore superiore di circa l’80% rispetto a quello che si registra in Piemonte e nel Nord Ovest. Infine, l’indice di rotazione del capitale investito, considerato come una proxy dell'efficienza nell’utilizzo dei fattori produttivi, è inferiore del 15% circa ad Alessandria rispetto ai valori che si registrano in Piemonte e nel Nord Ovest. Figura 55. Valori relativi all’Indice di patrimonializzazione, al rapporto D/E, ai Debiti Bancari/Fatturato e all’Indice di Rotazione del Capitale Investito delle grandi imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest (anno 2008) Rapporto D/E Media semplice 25,7% 2,22 29,2% 1,05 Media semplice troncata (5%) 26,1% 1,82 28,1% 1,04 Tipo di analisi Alessandria Indice di Debiti Rotazione del bancari/Fatturato Capitale Investito Indice di patrimonializzazione (PN/totale attività) 95 Rapporto D/E Media semplice 30,3% 2,09 16,4% 1,22 Media semplice troncata (5%) 30,0% 1,44 15,1% 1,18 Piemonte Tipo di analisi Indice di Debiti Rotazione del bancari/Fatturato Capitale Investito Indice di patrimonializzazione (PN/totale attività) Rapporto D/E Media semplice 29,3% 1,37 16,5% 1,25 Media semplice troncata (5%) 29,7% 0,96 15,2% 1,21 Tipo di analisi Nord Ovest Indice di Debiti Rotazione del bancari/Fatturato Capitale Investito Indice di patrimonializzazione (PN/totale attività) Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Aida Bureau Van Dijk In conclusione, in base alle analisi condotte le grandi imprese in Provincia di Alessandria evidenziano andamenti del fatturato e dell’EBITDA sostanzialmente in linea con quelli del Piemonte e del Nord Ovest, mentre si caratterizzano per una struttura finanziaria più rischiosa, un indice di patrimonializzazione inferiore, un’incidenza dei debiti bancari sul fatturato quasi doppia e un indice di rotazione del capitale inferiore al Piemonte e al Nord Ovest. 4.3 Risultati delle analisi degli indicatori economici, finanziari e di stabilità delle Piccole e Medie Imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest L’analisi condotta sulle grandi imprese è stata implementata anche sulle Piccole e Medie Imprese. In tal senso, la tabella successiva mostra i tassi di crescita del fatturato e dell’EBITDA della media delle Piccole e Medie Imprese presenti nella Provincia di Alessandria, in Piemonte e nel Nord Ovest, nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, presenti nel campione di 26.781 società di capitali . 96 Figura 56. Tasso medio di crescita annuo del fatturato e dell’EBITDA delle Piccole e Medie Imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest Tasso di crescita medio annuo del fatturato (2003-2008) Tasso di crescita medio annuo dell'EBITDA (2003-2008) Media ponderata 5,8% 2,3% Media semplice troncata (5%) 14,4% 10,3% Tasso di crescita medio annuo del fatturato (2003-2008) Tasso di crescita medio annuo dell'EBITDA (2003-2008) Media ponderata 6,1% 3,1% Media semplice troncata (5%) 14,0% 9,1% Tasso di crescita medio annuo del fatturato (2003-2008) Tasso di crescita medio annuo dell'EBITDA (2003-2008) Media ponderata 5,8% 2,4% Media semplice troncata (5%) 14,5% 10,2% Alessandria Tipo di analisi Piemonte Tipo di analisi Nord Ovest Tipo di analisi Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Aida Bureau Van Dijk Nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, il tessuto imprenditoriale in Provincia di Alessandria ha registrato un aumento del fatturato inferiore a quello registrato in Piemonte e in linea con quello registrato nel Nord Ovest. Nello stesso periodo, si è registrato un aumento dell’EBITDA inferiore sia rispetto a quello registrato in Piemonte, sia rispetto a quello registrato nel Nord Ovest. Il livello di leva finanziaria delle imprese di Alessandria risulta maggiore rispetto a quello delle imprese presenti in Piemonte e nel Nord Ovest. Più nello specifico, le imprese alessandrine presentano un livello di leva finanziaria del 50% circa superiore rispetto al Piemonte e del 10% circa superiore rispetto al Nord Ovest. Si conferma la tendenza già registrata per le grandi imprese, cioè che mediamente le imprese 97 alessandrine hanno una struttura finanziaria più rischiosa rispetto a quella media delle imprese del Piemonte e del Nord Ovest. Con riferimento all’indice di patrimonializzazione, al rapporto tra debiti bancari e fatturato e all’indice di rotazione del capitale investito, i risultati mostrano una sostanziale allineamento dei valori tra le imprese della Provincia di Alessandria e quelle del Piemonte e del Nord Ovest. Figura 57. Valori relativi all’Indice di patrimonializzazione, al rapporto D/E, ai Debiti Bancari/Fatturato e all’Indice di Rotazione del Capitale Investito delle grandi imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest (anno 2008) Alessandria Indice di Debiti Tipo di analisi patrimonializzazione Rapporto D/E bancari/Fatturato (PN/totale attività) Media semplice 23,7% 3,27 17,2% 1,41 Media semplice troncata (5%) 24,4% 2,45 16,0% 1,38 Debiti bancari/Fatturato Indice di Rotazione del Capitale Investito Piemonte Indice di Tipo di analisi patrimonializzazione Rapporto D/E (PN/totale attività) Media semplice 22,5% 2,25 17,9% 1,40 Media semplice troncata (5%) 23,8% 2,00 16,7% 1,36 Indice di Debiti Tipo di analisi patrimonializzazione Rapporto D/E bancari/Fatturato (PN/totale attività) Nord Ovest Indice di Rotazione del Capitale Investito Indice di Rotazione del Capitale Investito Media semplice 23,3% 3,03 17,9% 1,41 Media semplice troncata (5%) 24,1% 2,04 16,6% 1,37 Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Istat e Aida Bureau Van Dijk 98 In conclusione, le Piccole e Medie Imprese in Provincia di Alessandria evidenziano andamenti del fatturato e dell’EBITDA leggermente inferiori o in linea rispetto a quelli delle imprese di analoghe dimensioni del Piemonte e del Nord Ovest e si caratterizzano per una struttura finanziaria più rischiosa. L’incidenza dei debiti bancari sul fatturato, l’indice di patrimonializzazione e l’indice di rotazione del capitale investito sono, invece, in linea con quelli delle imprese del Piemonte e del Nord Ovest. Nelle tabelle successive si presenta un quadro di sintesi dei risultati emersi nell’analisi. Figura 58. Sintesi dei risultati relativi all’analisi condotta sulle Grandi Imprese Alessandria Fatturato (tasso di crescita medio annuo 2003‐2008) EBITDA (tasso di crescita medio annuo 2003‐2008) Indice di patrimonializzazione (2008) Rapporto D/E (2008) Debiti bancari/Fatturato (2008) Indice di Rotazione del Capitale Investito (2008) Piemonte Nord Ovest Alessandria vs Alessandria Vs Piemonte Nord Ovest 8,8% 7,8% 8,1% 1,0% 0,7% 6,2% 7,1% 4,2% ‐0,9% 2,0% 25,7% 30,3% 29,3% ‐4,6% ‐3,6% 2,22 2,09 1,37 0,13 0,85 29,2% 16,4% 16,5% 12,8% 12,7% 1,05 1,22 1,25 ‐0,17 ‐0,20 Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Istat e Aida Bureau Van Dijk Figura 59. Sintesi dei risultati relativi all’analisi condotta sulle Piccole e Medie Imprese Alessandria Fatturato (tasso di crescita medio annuo 2003‐2008) EBITDA (tasso di crescita medio annuo 2003‐2008) Indice di patrimonializzazione (2008) Rapporto D/E (2008) Debiti bancari/Fatturato (2008) Indice di Rotazione del Capitale Investito (2008) Piemonte Nord Ovest Alessandria vs Alessandria Vs Piemonte Nord Ovest 5,8% 6,1% 5,8% ‐0,3% 0,0% 2,3% 3,1% 2,4% ‐0,8% ‐0,1% 23,7% 22,5% 23,3% 1,2% 0,4% 3,27 2,25 3,03 1,02 0,24 17,2% 17,9% 17,9% ‐0,7% ‐0,7% 1,41 1,40 1,41 0,01 ‐ Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Istat e Aida Bureau Van Dijk 99 4.4 Il sistema banche imprese e il tema delle sofferenze bancarie In base ad una recente indagine98 congiunturale della Banca Italia sulle settore manifatturiero e dei servizi, è emerso come nel corso del 2009 la spesa per investimenti pianificata per il 2010 è stata per tre imprese su dieci più contenuta di quella, già modesta, pianificata alla fine dello scorso anno. La riduzione è ancora più sensibile per le aziende dell’industria con almeno 200 addetti (oltre quattro su dieci). Ancora, quasi un terzo delle imprese segnala un inasprimento delle condizioni di accesso al credito. Per la maggioranza delle imprese crescono le dilazioni di pagamento concesse ai clienti. Sempre a livello italiano, con particolare riferimento agli aspetti finanziari, tra i motivi che sono stati segnalati dalle imprese che hanno percepito un inasprimento delle condizioni di finanziamento è stato rilevato che il 63% attribuisce tale situazione ad un maggiore costo o a una richiesta di garanzie più elevate, il 28% al rifiuto delle proprie domande di nuovi finanziamenti e il 22% ad una richiesta di rientro, anche parziale, dai fidi in essere. Le tensioni finanziarie delle imprese si sono riflesse in un allungamento dei tempi di pagamento delle transazioni commerciali: la quota di aziende che hanno riportato un aumento delle dilazioni di pagamento concesse supera di 42 punti percentuali quella che segnalato una riduzione delle dilazioni di pagamento concesse. Più accentuata è la dinamica relativa ai ritardi di pagamento dei clienti in crescita nell’ultimo trimestre del 55,6% all’anno. Quest’ultimo fenomeno è emerso anche nel corso delle interviste effettuate tra gli stakeholder del territorio alessandrino, che hanno segnalato in modo particolare il ritardo col quale la pubblica amministrazione assolve i propri debiti. Un’altro dei fattori che a livello nazionale, è stato segnalato come fattore ostativo di accesso al credito negli ultimi anni è stata l’applicazione, da parte delle banche, dei parametri previsti dall’accordo di Basilea 2, che ha comportato un significativo aumento dei vincoli di concessione del credito. La rischiosità del credito è uno dei fattori primari che influenzano le decisioni di finanziamento delle Banche e, quindi, influisce sulla decisione di affidamento del prestito, l’entità dello stesso, nonché le condizioni finanziarie praticate (tasso di interesse). Dall’analisi delle performance relative al periodo 2003-2008 delle imprese della Provincia di Alessandria emergono dei punti di criticità comuni sia per le grandi imprese che per le piccole e medie imprese. Come evidenziato, le imprese alessandrine si caratterizzano per un livello di leva finanziaria superiore a quello delle imprese del Piemonte e del Nord Ovest e, negli ultimi anni, il tasso medio di crescita del fatturato e dell’EBITDA (per le piccole e medie imprese) si è attestato a livelli inferiori rispetto a quelli registrati in Piemonte e nel Nord Ovest. 98 “Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi”, Anno XIX Numero 57 - 4 novembre 2009; Il sondaggio congiunturale sulle imprese svolto dalla Banca d’Italia è stato svolto tra il 22 settembre e il 14 ottobre 2009. 100 Una crescita inferiore e una situazione di rischiosità finanziaria superiore (leva finanziaria) evidenziano situazioni di criticità che si traducono anche in elevate sofferenze bancarie nella Provincia di Alessandria. Come si evince dal grafico successivo, il rapporto tra sofferenze bancarie e impieghi in Provincia di Alessandria è storicamente maggiore rispetto a quello del Piemonte e, dalla fine del 2002 in poi, è risultato maggiore anche rispetto a quello medio italiano. Figura 60. Rapporto tra sofferenze bancarie e impieghi nel periodo compreso tra il 1998 e il 2009 10% 9% 8% 7% 6% 5% 4% 3% giu-98 dic-98 giu-99 dic-99 giu-00 dic-00 giu-01 dic-01 giu-02 dic-02 giu-03 dic-03 giu-04 dic-04 giu-05 dic-05 giu-06 dic-06 giu-07 dic-07 giu-08 dic-08 giu-09 2% Alessandria Piemonte Italia Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Banca di Italia La rischiosità del credito è uno degli elementi di maggiore criticità che si presenta in Provincia di Alessandria, infatti, dal mese di dicembre 2007, è risultato quasi il doppio rispetto a quello italiano e piemontese. 101 5 DIAGNOSI DEGLI AMBITI DI RIFERIMENTO ANALIZZATI E PROPOSTE DI SVILUPPO 5.1 Un nuovo approccio al turismo 5.1.1 Introduzione La Provincia di Alessandria, pur non essendo un territorio a forte vocazione turistica, esprime un’offerta piuttosto articolata e diversificata, sia in termini di dotazione ricettiva (strutture alberghiere e soprattutto extra-alberghiere), sia di prodotti turistici, riconducibili essenzialmente ai seguenti aspetti (per una descrizione più dettagliata si rimanda al capitolo 2.9 del presente rapporto): Arte, storia e cultura e turismo religioso; Enogastronomia; Termalismo; Golf e altre attività sportive/all’aria aperta (cicloturismo, trekking, ecc.); Turismo d’affari e congressuale. Come è stato descritto in precedenza, il turismo alessandrino mostra dati relativi ai flussi in costante crescita negli ultimi anni99 e questo comparto ha assunto un peso economico e occupazionale rilevante per lo sviluppo economico (diretto e indotto) della Provincia, soprattutto in chiave prospettica. Tuttavia, la permanenza media dei turisti sul territorio alessandrino risulta ancora inferiore rispetto alla media regionale. La Provincia di Alessandria è visitata anche da un flusso rilevante di escursionisti, ovvero visitatori di giornata, che sebbene non siano misurati dalle statistiche ufficiali, rappresentano un segmento di grande interesse per lo sviluppo economico del settore turistico. Soprattutto se interessati all’offerta enogastronomica del territorio, infatti, i visitatori delle zone “di collina” presentano una spesa media pro capite di circa 100 euro, nettamente superiore a quella dei visitatori “di montagna” (meno di 50 euro) e “di mare” (meno di 30 euro)100. Tuttavia, se osserviamo il peso del turismo alessandrino su quello regionale, nonché la crescita fatta registrare recentemente dai segmenti turistici nei quali la Provincia di Alessandria è attrezzata per competere con successo, sembra esistere un certo potenziale di crescita ancora da sfruttare. Infatti, la Provincia di Alessandria rappresenta il 14% della superficie del Piemonte, il 9,9% della sua popolazione e l’8,0% del Prodotto Interno Lordo, ma soltanto il 7,5% degli arrivi, il 5,1% delle presenze turistiche totali e il 4,5% delle presenze turistiche straniere. 99 Con l’eccezione della correzione registrata nel 2009, anno in cui si sono manifestati anche sul territorio alessandrino gli effetti della crisi economica globale. 100 Fonte: interviste con opinion leader 102 Osservando i dati del turismo enogastronomico in Italia, si evince che la quota dei turisti che scelgono la destinazione per soddisfare tale interesse è pari all’11%, e questa domanda è intercettata nel nostro Paese da circa 18.000 agriturismi e 57.350 imprese rurali (frantoi, cantine, cascine..) aperte al pubblico dove è possibile acquistare i prodotti tipici locali. Secondo un recente sondaggio di Coldiretti, il turismo enogastronomico e rurale in Italia vale 5 miliardi di euro (sul totale del turismo di 1.500 miliardi). I turisti alla scoperta della ricchezza enogastronomica in Italia, sia italiani che stranieri, sono in media molto soddisfatti dell’esperienza (voto 8/10) e la caratteristica più premiata dai turisti è l’alta qualità del cibo e del vino (Fonte: ISNART - Istituto Nazionale Ricerche Turistiche). Per quanto riguarda il turismo termale, i mutamenti socio-demografici in atto, come il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e la sempre maggiore attenzione al benessere e alla salute, conferiscono crescente risalto alla dimensione “salutistica” del turismo. Il segmento health del turismo riguarda tanto la dimensione della prevenzione e del benessere fisico e mentale (wellness), quanto la dimensione medico/sanitaria, ovvero la cura delle patologie e la successiva convalescenza. Le imprese che offrono servizi legati al benessere in Italia sono 30 mila e gli addetti circa 56 mila. La maggior parte sono istituti di bellezza, ma ci sono anche oltre 4.200 tra alberghi e alloggi agrituristici, 1.400 piscine e palestre, circa 500 stabilimenti balneari e ancora circa 2.500 tra centri idrotermali e stabilimenti per il benessere fisico. Dai primi anni ’90 il numero di imprese legate al benessere è cresciuto del 50% e gli occupati del 63%. Nel 2007 il volume d’affari legato alle attività dei centri benessere può essere stimato in circa 16 miliardi di euro, pari a circa il 2% della spesa annua per consumi delle famiglie italiane, ovvero circa 275 euro pro capite annui. Si tratta di un settore che fa registrare costantemente tassi di crescita medi annui del 15%. Secondo i risultati di una recente indagine di mercato, il profilo del cliente-tipo è quello di una coppia che trascorre un week-end in una beauty farm/centro benessere approfittando di una pausa dal lavoro (ponte). Per quanto riguarda il turismo culturale e artistico, nel 2007 le visite agli Istituti Culturali in Italia sono state 34,4 milioni; di queste 16,3 milioni hanno riguardato monumenti ed aree archeologiche, 10,7 milioni musei e 7,4 milioni circuiti museali, generando un introito lordo di circa 106 miliardi di euro. Negli ultimi anni è gradualmente cresciuto il numero delle “grandi mostre”, passando dalle 32 del 2005 alle 41 del 2007, per un totale di visitatori di 5,4 milioni nel 2007. Nei primi mesi del 2008, il trend delle visite a monumenti, aree archeologiche e musei ha registrato una flessione del 4%, mentre la spesa in biglietti è cresciuta del 1,18%. A testimonianza della vivacità di questo segmento turistico, che riscuote successo anche nelle medie-città e non solo nelle grandi capitali culturali, si riportano ad esempio i dati della mostra su Andrea Mantegna che ha coinvolto Padova, Verona e Mantova per 20 settimane raccogliendo 150 mila visitatori, con provenienza da tutta Italia, e della mostra “Silvestro Lega - I Macchiaioli e il Quattrocento” che si è tenuta a Forlì dal 14 gennaio al 24 giugno 2007 e ha registrato 86.094 visitatori in 142 giorni, con una media di 606 persone al giorno. Il golf, pratica sportiva la cui diffusione è in costante aumento, sembra essere in grado di diversificare e qualificare l’offerta turistica locale, contribuire alla destagionalizzazione dei flussi attirando nuovi target, generalmente ad elevata capacità di spesa, e migliorare la visibilità del territorio sul mercato turistico. Inoltre, questo segmento turistico rappresenta un veicolo di sviluppo economico grazie alla creazione di nuova occupazione e ricadute sull’indotto (ristorazione, settore 103 immobiliare, ecc.) e contribuisce alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente. In Italia nel 2006 il giro d’affari generato dal comparto del golf è stato di 140 milioni di euro, generato da 250.000 turisti golfisti. Negli ultimi 10 anni, il tasso medio annuo di crescita delle strutture è stato del 2,4%, a fronte di un aumento dei tesserati del 5,6% annuo. Negli ultimi 10 anni i tesserati sono aumentati del 73%, i Golf Club (oggi 378) sono aumentati del 26% e i campi pratica sono più che raddoppiati. 5.1.2 Le debolezze del sistema turistico alessandrino Dall’analisi dei documenti disponibili e dalle numerose interviste effettuate tra gli operatori del territorio, nonostante sia emersa la presenza di alcune eccellenze e di promettenti progetti di promozione e sviluppo del turismo avviati sul territorio, sono state identificate alcune debolezze relative al sistema turistico alessandrino. La prima di esse riguarda l’assenza, all’interno del sistema d’offerta, di specifici magneti di attrattività, ovvero elementi capaci di garantire un afflusso quantitativamente rilevante e costante di visitatori, ed attivare così un circuito virtuoso tra offerta e domanda turistica. Il Serravalle Designer Outlet di Serravalle Scrivia, in verità, può essere considerato un importante attrattore di flussi: si tratta del più grande outlet commerciale d’Europa, con 180 negozi e marchi di prestigio internazionale e un flusso di 4,5 milioni di visitatori realizzato nel 2008 (l’ammontare totale di visitatori dal 2000 ad oggi supera quota 20 milioni). Tuttavia, il potenziale di sviluppo per le realtà commerciali ed economiche locali e di conoscenza del patrimonio storico e culturale del territorio non appare del tutto sfruttato. Infatti, anche se all’interno dell’outlet è presente un ufficio turistico che propone gite organizzate e visite ai luoghi del territorio circostante (pernottamento negli alberghi di Novi Ligure e sconti nei negozi del centro storico, visite guidate, ecc.), un flusso di visitatori di tale entità meriterebbe sforzi promozionali e organizzativi di maggiore portata e di interesse per l’intero territorio, al fine di ”incanalare” una quota di tali visitatori nell’intera offerta turistica della Provincia. Si tratta di attrarre anche e soprattutto turisti stranieri ad alta capacità di spesa, considerato il fatto che ben il 15% dei visitatori/acquirenti dell’outlet è costituito da stranieri (provenienti da paesi come Russia, Serbia, Cina, Croazia, Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone): in una fase di flessione delle presenze di turisti stranieri in Italia, gli outlet sono uno strumento in grado di richiamare visitatori soprattutto dai Paesi che non appartengono all’Unione Europea. Una seconda debolezza riscontrata, nonostante negli ultimi anni il livello qualitativo delle strutture alberghiere sia aumentato101 (si veda il paragrafo 2.9), è la mancanza di strutture ricettive di elevato standing all’interno del sistema dell’accoglienza. Come si dirà nei successivi paragrafi, se il sistema di offerta turistica alessandrino, coerentemente con gli elementi del proprio patrimonio climatico-paesaggistico e storico-culturale, vuole dare risposta alla crescente domanda di turisti interessati all’arte, la cultura, l’enogastronomia, il golf, ecc., appare evidente la necessità di dotarsi 101 Si veda il paragrafo 2.9. Essitono comunque alcuni casi di strutture e ristorianti eccellenti e si segnala che la professionalità degli operatori sta evolvendo, in media, rispetto al passato. 104 di strutture ricettive e ristorative idonee, capaci di attrarre un turista “evoluto” e a capacità di spesa medio-alta. Un ulteriore punto di attenzione scaturito dalla diagnosi del sistema turistico alessandrino è rappresentato dalla bassa riconoscibilità di alcuni prodotti e servizi turistici offerti (ad esempio si pensi alla notorietà – non alla qualità – di vini e prodotti gastronomici del territorio alessandrino rispetto a quella degli stessi prodotti dei territori limitrofi). Infine, un altro fattore di debolezza, che in parte è stato causa del precedente, è riconducibile a nostro avviso alla difficoltà di “fare sistema” (ovvero all’accentuata frammentazione dell’offerta), di promuovere efficacemente ed in modo unitario sui circuiti nazionali ed internazionali la propria offerta turistica e all’assenza di un marchio102 affermato e distintivo dell’identità territoriale (l’appartenenza al Monferrato non appare essere utilizzata come collante delle iniziative103). 5.1.3 Una strategia per lo sviluppo del turismo Come è noto esiste una dicotomia sempre più forte fra il turismo di massa e il turismo di élite, conferendo a quest’ultimo una valenza non solo economica ma, anche e soprattutto, culturale. I turisti di qualità, infatti, ricercano “insiemi di prodotti” caratterizzati da raffinatezza, genuinità, originalità, cultura, servizi di livello eccellente, privacy, sicurezza. La domanda di tali turisti, inoltre, si differenzia sempre di più in vere e proprie nicchie, ma essi ricercano anche “pacchetti” con molti prodotti e opportunità disponibili congiuntamente. L’emergere di tale tipologia di turista sta modificando il paniere turistico che registra, rispetto al recente passato, una spesa minore per viaggi ed alloggio, e maggiore per shopping, enogastronomia, visite culturali, escursioni naturalipaesaggistiche, spettacoli ed altri servizi ad alto valore aggiunto. È evidente che la Provincia di Alessandria, per cogliere il potenziale turistico dei propri patrimoni e sfruttare il trend di crescita dei segmenti turistici sopra indicati, dovrebbe puntare ad attrarre soprattutto quest’ultima tipologia di turista, anche sfruttando la posizione limitrofa e baricentrica rispetto alle grandi città del Nord Ovest. Alla luce di queste considerazioni occorre definire una strategia per lo sviluppo del turismo che sia finalizzata, attraverso un progetto pluriennale di medio-lungo termine, alla realizzazione di un nuovo sistema turistico, capace di innescare il circolo virtuoso rappresentato nella seguente figura. 102 In realtà esiste un marchio d’area (Alessandria & Monferrato), che tuttavia appare poco utilizzato ed è destinato prevalentemente al mondo B2B, mentre non è attualmente impiegato per promuovere e caratterizzare il sistema d’offerta direttamente presso il pubblico. 103 Anche se, negli ultimi 2 anni, la Società Palazzo Monferrato sta cercando di utilizzare Monferrato come aggregatore di iniziative, ed il territorio ed alcuni produttori stanno iniziando a far leva su questo per la promozione di prodotti e servizi offerti. 105 Figura 61. Il circolo virtuoso del nuovo turismo alessandrino OFFERTA PIÙ ATTRATTIVA, COMPLETA E DI MIGLIORE QUALITÀ MAGGIORE PERMANENZA E SPESA Obiettivi di un nuovo sistema turistico PROMOZIONE DELL’IMMAGINE DEL TERRITORIO TURISTI PIÙ QUALIFICATI Fonte: The European House-Ambrosetti Attraverso la realizzazione di un’offerta turistica più attraente, completa e di più alta qualità è possibile migliorare l’immagine del territorio percepita all’esterno ed attrarre turisti più qualificati, che sostino più a lungo e spendano di più (in quanto disposti ad una maggiore spesa, in quanto trovano occasioni di spesa e in quanto soggiornano il tempo necessario per avere maggiori occasioni di spesa). I maggiori introiti derivanti dall’incremento della durata del soggiorno e della spesa media dei turisti dovrebbero essere impiegati per l’ulteriore avanzamento del sistema, mediante investimenti in strutture ricettive e ricreative ed in infrastrutture, in modo da offrire prodotti e servizi di qualità eccellente, alimentando così il circolo virtuoso illustrato. Il tema non è quello di realizzare uno o più investimenti immobiliari, ad esempio un nuovo hotel, ma quello di elaborare un sistema progettuale integrato e complessivo, all’interno del quale collocare le realizzazioni – anche immobiliari – per garantire una visione di insieme più forte e sistemica. Ad esempio, si calcola che l’incremento del 10% delle presenze turistiche porterebbe un aumento dell’indotto economico diretto di 6,3 milioni di euro104. I fattori chiave caratterizzanti il nuovo sistema turistico dovrebbero essere, pertanto, i seguenti quattro: Qualità costante a tutti i livelli (delle strutture, dei prodotti, dei servizi e delle esperienze offerte, dell’accoglienza, dell’ospitalità, della comunicazione, della promozione e della distribuzione) e coerente con la classe/tipologia di strutture ; 104 Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Sviluppo Piemonte Turismo e dati sulla spesa media giornaliera pro capite del turista in Italia tratti della ricerca IULM “Turismo culturale e Destination Management delle città d'arte” 106 Distintività/Riconoscibilità (rilancio dell’identità locale, delle tradizioni culturali, delle istituzioni, della peculiarità dei luoghi, in contrapposizione con la standardizzazione delle esperienze, dei prodotti e dei servizi del turismo di massa); Destagionalizzazione e permanenza (inducendo il turista ad una sosta più duratura, moltiplicando le occasioni di interesse e svago, in ogni periodo dell’anno); Condivisione, collaborazione tra pubblico (che dovrebbe garantire investimenti, incentivi, politiche ad hoc, stabilità e coerenza delle politiche) e privato (che dovrebbe dimostrare spirito di cooperazione, intraprendenza e maggiore propensione al rischio e spirito imprenditoriale) e coordinamento delle iniziative complessive. Questa strategia, per superare le debolezze riscontrate nel sistema turistico alessandrino e valorizzare i punti di forza e le eccellenze presenti sul territorio, dovrebbe basarsi sulle seguenti tre macro-linee di azione: creare un sistema di offerta di prodotti e servizi turistici ben definito e strutturato, organizzato in una logica il più possibile integrata e promosso come circuito unitario legato alle caratteristiche, la storia e la cultura del territorio, soprattutto utilizzando un marchio d’area del Monferrato che accomuni i diversi prodotti e le diverse iniziative, con una politica di marketing mirata e aggressiva; realizzare un nuovo forte attrattore, complementare e coerente con il sistema di offerta già esistente; promuovere l’immagine del territorio e del sistema turistico in modo coordinato rafforzando/innovando gli strumenti dedicati (un soggetto che ne rappresenti la cabina di regia, il marchio). 5.1.4 Creare un sistema integrato di offerta turistica Nei paragrafi precedenti è già stata sottolineato come Il territorio alessandrino offra un sistema d’offerta turistica piuttosto differenziato e articolato. Tuttavia, esso è composto di prodotti e servizi che non appaiono tra loro ben legati, né inseriti in un circuito integrato e organizzato. Poiché nel processo decisionale del turista la scelta della destinazione si trova a valle rispetto all’identificazione del tipo di vacanza, solo le destinazioni visibili vengono prese in considerazione e a competere sul mercato sono quei “distretti” che hanno saputo differenziarsi, proponendo specifici prodotti a segmenti di clientela ben identificati. E’ necessario quindi che le singole iniziative che si intende portare avanti sul territorio (l’enogastronomia, il turismo storico-artistico-culturale - relativo alla visita dei musei, delle mostre, dei castelli, dei patrimoni Unesco e degli altri elementi storici ed architettonici di interesse presenti in Provincia di Alessandria – il golf e gli altri percorsi che prevedono esperienze naturalistiche, il termalismo, il turismo congressuale, lo 107 shopping di alta gamma, ecc.) siano parte di un unico progetto di sviluppo che sappia valorizzare le caratteristiche distintive del territorio e costituire un circuito turistico ben definito. Rispetto alla situazione attuale, pertanto, il sistema di offerta dovrebbe essere: definito e strutturato con maggiore chiarezza; organizzato in una logica il più possibile integrata; promosso come circuito unitario legato alle caratteristiche, la storia e la cultura del territorio, utilizzando un marchio d’area del Monferrato che accomuni i diversi prodotti e le diverse iniziative. A nostro avviso, da un lato occorre introdurre nel sistema d’offerta maggiore qualità costante a tutti i livelli, ad esempio attraverso una più accurata organizzazione e valorizzazione105 dei siti di interesse artistico, storico, culturale e naturalistico esistenti e, dall’altro, promuovere l’innovazione e il rinnovamento di strutture ricettive, ristorative e commerciali e dei servizi turistici proposti. Rispetto a questo secondo punto, alcuni nuovi ambiti di intervento che suggeriamo di affrontare riguardano: 105 l’ulteriore valorizzazione del patrimonio dei castelli (si veda il paragrafo 2.8), in aggiunta e a completamento dei progetti in corso di realizzazione; la sperimentazione dell’albergo diffuso; la maggiore valorizzazione del turismo culturale-religioso in generale e del turismo ebraico legato alla Sinagoga e i musei di Casale Monferrato in particolare. Ad esempio, la realizzazione di strutture ricettive (hotel e ristoranti) kosher potrebbe favorire l’afflusso di turisti ebrei, osservanti delle regole della propria religione, interessati a visitare i patrimoni religiosi di Casale e del Piemonte in generale; un maggiore sfruttamento del Serravalle Outlet come vetrina per l’offerta turistica alessandrina, nonché un maggiore collegamento con gli esercizi ricettivi, ristorativi e commerciali dei centri storici limitrofi; l’utilizzo di strumenti per aumentare la riconoscibilità del Monferrato, come ad esempio la dislocazione di simboli/cartelli/vessilli sul territorio. Si tratta di un’iniziativa finalizzata non solo a rendere maggiormente riconoscibile il territorio da parte dei turisti (si riscontra spesso, all’estero e non solo, una scarsa conoscenza della localizzazione geografica del Monferrato), ma anche e soprattutto uno strumento per aumentare il senso di appartenenza al territorio da parte dei cittadini e ridurre la tendenza al campanilismo, alla frammentazione e all’individualismo molto spesso riscontrata nelle interviste da noi realizzate sul territorio. Come emerso da numerose interviste con gli opinion leader del territorio 108 Di seguito si approfondiscono ulteriormente i primi due ambiti di intervento proposti. L’attività di valorizzazione turistica del patrimonio dei castelli è perseguita in particolare dalla Provincia, che sta portando avanti il progetto “Sistema turistico integrato Castelli della Provincia di Alessandria”, che verrà realizzato in collaborazione con altri enti locali, associazioni e proprietari dei castelli. Lo scopo del progetto è quello di estendere a tutto il Monferrato e all’alessandrino il progetto “Paesaggi e Castelli”, rassegna giunta alla terza edizione, che integra turismo culturale, enogastronomico e paesaggistico, trasformando e potenziando la sezione di “Castelli Aperti” della Provincia di Alessandria (l’iniziativa promossa, ormai da diversi anni, insieme alle Province di Asti e Cuneo con il contributo della Regione Piemonte). È prevista inoltre la possibilità di realizzare spettacoli e altri appuntamenti di carattere artistico, culturale e di natura enogastronomica, al fine di migliorare e consolidare un’offerta identificabile e riconducibile al prodotto “I Castelli del Monferrato”. Poiché i castelli del Monferrato sono, in maggioranza, di proprietà privata (il che presenta un valore, in grado anche di conferire maggiore autenticità all’esperienza del visitatore), occorre a nostro avviso rafforzare il modello di collaborazione tra pubblico e privato106, finalizzandolo da un lato a massimizzare le opportunità di valorizzazione turistica di questo patrimonio e, dall’altra, a garantire ai castellani la conservazione delle proprie proprietà e offrire loro incentivi per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e riqualificazione (architettonica, storico-artistica e ambientale) necessari per la piena valorizzazione e fruizione dei castelli. Si propone, in particolare, la definizione di accordi che prevedano degli incentivi finanziari ai proprietari per la realizzazione di queste opere, a fronte dell’obbligo di inserire le loro proprietà nel circuito Castelli Aperti/Paesaggi e Castelli, con un programma di aperture e fruibilità concordato (ad esempio la disponibilità di alcune sale per la realizzazione di eventi e convegni). L’albergo diffuso è un modello di ricettività turistica concepito nel 1982 a Comeglians, in Friuli-Venezia Giulia, da un gruppo di lavoro che aveva l’obiettivo di recuperare e valorizzare a fini turistici case e borghi storici a seguito del terremoto degli anni ’70. L’albergo diffuso può essere definito come un albergo “orizzontale”, concepito per offrire agli ospiti l’esperienza di vita nel centro storico di un borgo, potendo comunque contare su tutti i tipici servizi alberghieri. Si tratta quindi di un modello fortemente radicato e integrato con il territorio e a basso impatto ambientale, caratterizzato da107: offerta di servizi alberghieri e ambienti comuni a tutti gli ospiti alloggiati nei diversi edifici che lo compongono; distanza ragionevole fra le unità abitative e gli spazi comuni (gli alloggi non devono distare oltre 200 metri dal “cuore” dell’albergo diffuso: lo stabile nel quale sono situati la reception, gli ambienti comuni, l’area ristoro); 106 Questo tema è materia regionale ed è stato già affrontato con la Legge Regionale n.18 che viene rifinanziata ogni anno e che, a seconda dei bandi emanati, finanzia ristrutturazioni, adeguamenti o migliorie ed ampliamenti di strutture ricettive , fra le quali sono state inserite anche i castelli, con finanziamenti in conto capitale o in conto interesse. La Provincia di Alessandria è stata fra le Provincie che ha visto il maggior numero di progetti finanziati, a dimostrazione che i privati hanno investito fondi propri considerando quindi il comparto del turismo un’opportunità di crescita. 107 Fonte: ADI, Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, 2009 109 ambiente “autentico” e medesima identità e stile riconoscibili in tutte le parti componenti la struttura ricettiva; presenza di una comunità disponibile a condividere le proprie tradizioni con gli ospiti; elevata attrattività delle aree circostanti (bellezza del paesaggio, presenza siti storici/archeologici, ecc.). Un esempio di successo di albergo diffuso è rappresentato da Sextantio, che si trova a Santo Stefano di Sessanio, un borgo fortificato medievale collocato tra le montagne aquilane ad oltre 1250 metri di altitudine, all’interno del Parco Nazionale Gran SassoMonti della Laga. Prima della ristrutturazione e della realizzazione dell’albergo diffuso questo borgo era pressoché disabitato (soli 70 abitanti), ma dopo un investimento di 4 milioni di euro e la realizzazione dell’albergo diffuso, il borgo si è trasformato in una meta turistica di successo, adatta ad un pubblico culturalmente esigente. L’iniziativa dell’albergo diffuso non avrebbe ovviamente l’obiettivo di generare un forte incremento dei flussi di visitatori e delle presenze alberghiere per il territorio alessandrino, ma rappresenta piuttosto uno spunto che proponiamo alla classe dirigente locale quale esempio di prodotto turistico innovativo e sostenibile, coerente e funzionale rispetto al sistema integrato di offerta turistica che intendiamo proporre, che è caratterizzato dalla valorizzazione del patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico del territorio, dall’attenzione alla qualità delle strutture ricettive e dall’armonia con il paesaggio e l’ambiente. Sfortunatamente, l’albergo diffuso attualmente non è riconosciuto come forma di ospitalità nel quadro normativo del Piemonte. Tuttavia, si rileva che nel Piano Strategico Territoriale per il Turismo emanato nell’aprile 2008 dalla Regione, il recupero dei borghi abbandonati e/o sottoutilizzati per insediamenti a destinazione turistica e l’affermazione locale della formula dell’albergo diffuso rientrano tra le iniziative attuabili per migliorare ed adeguare l’offerta ricettiva. Anche Alexala, l’agenzia di promozione turistica del territorio, ha richiesto alla Regione Piemonte l’adozione della relativa normativa: colmare questo vuoto risulta necessario affinché gli operatori turistici interessati possano valutare la possibilità di realizzare una struttura di questo tipo anche in Provincia di Alessandria. Dal punto di vista degli operatori, sono già stati organizzati degli incontri di approfondimento sul tema dell’albergo diffuso, con la docenza del professor Giancarlo Dall’Ara dell’Università di Pesaro, uno dei massimi esperti del settore. 5.1.5 Realizzare un nuovo attrattore turistico: il progetto del parco di edutainment Per rendere realmente distintiva l’offerta turistica alessandrina nei confronti dei territori concorrenti ed incrementare il flusso visitatori, occorre a nostro avviso un nuovo attrattore (con caratteristiche coerenti al sistema di offerta integrato esistente), ovvero un nuovo elemento di forte richiamo, capace di: attrarre/trattenere un grande numero di visitatori; destagionalizzare ed internazionalizzare i flussi; contribuire a rafforzare l’immagine positiva e l’identità del territorio. 110 Un progetto potenzialmente in grado di raggiungere questi obiettivi è la proposta di creare sul territorio alessandrino un parco di edutainment. Le sue caratteristiche lo rendono infatti particolarmente adatto a valorizzare le tipicità del territorio, ad incrementare l’attrattività dello stesso per gli investimenti esteri e, soprattutto, a creare le condizioni per lo sviluppo del mercato turistico. Si tratta infatti di un progetto potenzialmente in grado di attrarre un turismo di qualità, anche internazionale, più stanziale e non stagionale. In Europa, ed in particolare in Francia, sono già presenti alcuni parchi tematici a contenuto tecnologico-scientifico. Questi si sono contraddistinti per aver saputo unire l’elemento del divertimento a quello della didattica (education e entertainment), come ad esempio: FuturoScope (a Poitiers), Cité de l’Espace (a Toulouse) e Vulcania (ad Auvergne). Tutte queste iniziative hanno generato per i territori in cui sono state realizzate, oltre ad un arricchimento culturale diffuso, importanti ricadute positive di natura economica e sociale. Ad esempio, FuturoScope, secondo parco tematico in Francia dopo Disneyland Paris, è stato visitato da un totale di oltre 35 milioni di visitatori (nel 2008 i visitatori sono stati 1,6 milioni, per un fatturato di circa 73 milioni di euro). Il parco è oggi gestito da una Società ad Economia Mista Locale ed impiega 600 persone, di cui 400 a tempo indeterminato. Sotto l'impulso del Consiglio Generale della Vienne è stato sviluppato un tecnopolo, organizzato in 5 aree denominate “teleporti” (suddivisi tra area congressuale, della formazione, dell’ospitalità e delle imprese) ed esteso su 200 ettari intorno al parco. Vi si sono installate più di 150 imprese (multimedialità, centri di servizi alla clientela, e-business) e vi operano circa 3.000 studenti e più di 700 ricercatori. Oggi il Technopole è diventato un punto di riferimento in Francia per la nascita di nuove attività ad elevato contenuto innovativo. Come si può dedurre dall’esempio citato, un parco di edutainment non ricalca le realizzazioni puramente ludiche, perlopiù destinate al solo pubblico giovanile, come ad esempio i parchi presenti nella Provincia di Rimini, Disneyland Paris, Gardaland, oppure i parchi storico-tematici, come ad esempio quello di prossima realizzazione a Roma o il Parc Astérix nella Provincia di Parigi. Per la Provincia di Alessandria si ipotizza la realizzazione di un centro dell’intrattenimento, del divertimento e della conoscenza realmente innovativo, orientato alla integrazione complementare ed originale di alcune aree di focalizzazione legate alla storia, la tradizione e le vocazioni del territorio dell’alessandrino e del Monferrato (ad esempio i castelli e la vita medievale – si pensi alla possibilità di conoscere e rivivere le vicende della storia del territorio attraverso la realtà virtuale per poi eventualmente poter visitare i veri castelli – il gioiello – conoscere la storia di un antico mestiere, osservare i più bei gioielli del mondo, disegnare (virtualmente) il proprio gioiello ideale sperimentando la propria creatività – l’enogastronomia, la natura e la vita all’aria aperta – sperimentare il gusto e il piacere del cibo tradizionale, riscoprire la cultura dell’alimentazione, conoscere le implicazioni di sostenibilità ambientale delle scelte alimentari – ecc.), capace di unire due elementi: l’aspetto ludico-spettacolare con quello culturalescientifico-didattico. 111 Si stima che un progetto di questo tipo possa integrarsi ottimamente nel paesaggio e nel territorio e possa qualificarsi come un centro culturale, conoscitivo ed esperienziale, capace di attrarre investimenti esteri, rilanciare il settore turistico, l’occupazione e l’ammodernamento infrastrutturale. Il progetto di fonda inoltre sulla presenza di alcune condizioni che appaiono pienamente rispettate per il territorio alessandrino: la presenza di un ampio bacino di visitatori da intercettare (Serravalle Outlet), l’ottima dotazione di collegamenti autostradali e la presenza di elementi distintivi della storia e della cultura del territorio su cui costruire i contenuti del parco. 5.1.6 Rafforzare la governance del sistema turistico Dalle interviste realizzate con gli operatori del settore è emerso che a causa della scarsa capacità di fare sistema tra enti locali, associazioni di categoria ed operatori, si assiste spesso in ambito turistico alla realizzazione di iniziative tra loro indipendenti e non coordinate, con conseguente frammentazione delle attività, parcellizzazione delle risorse e a volte sovrapposizione di eventi. Per superare l’elevata frammentazione delle iniziative turistiche occorre a nostro avviso che un soggetto agisca come vera e propria cabina di regia in grado di indirizzare e coordinare le iniziative espressione dei diversi attori in campo. Società Palazzo del Monferrato108, società di capitali nata dalla convergenza tra le principali Istituzioni pubbliche ed economiche della Provincia di Alessandria nell’ottica di individuare un'unica regia attraverso la quale far crescere l'immagine del territorio provinciale e del Monferrato sul piano nazionale ed internazionale, si è recentemente candidata a questo ruolo, che necessita però di essere rafforzato con l’appoggio di tutti i più importanti stakeholder del territorio. Nel 2003 Alexala ha istituito il marchio “Alessandria & Monferrato” con l’obiettivo di migliorare l’efficacia della comunicazione e dare univocità alle diverse iniziative promozionali dei propri soci. Sebbene il marchio sia uno strumento necessario per la promozione e la riconoscibilità di un sistema turistico integrato, dai riscontri effettuati sul territorio, la diffusione, la conoscenza e l’utilizzo effettivo di questo marchio appaiono molto scarsi (anche perché utilizzato prevalentemente in logica Business to Business, ossia si rivolge agli operatori, non agli utenti finali), e la sua funzione di “aggregatore” di iniziative non appare adeguatamente sfruttata. 108 Scopo della Società è quello di elaborare le strategie per valorizzare e promuovere il territorio del Monferrato, inteso in senso lato e non prettamente geografico. La Società ha sede presso l'ex sede della Camera di Commercio di Alessandria, che in seguito a lavori di ristrutturazione è stata trasformata in Palazzo Asperia e ora in Palazzo del Monferrato. Si tratta di una struttura che ospita mostre, esposizioni ed eventi culturali di ampio richiamo. L'intento è anche quello di valorizzare le produzioni locali, rendendo possibile il binomio arte e territorio: attraverso un ristorante interno i visitatori potranno godere dei sapori e delle tradizioni dell'alessandrino. 112 Figura 62. Il marchio “Alessandria & Monferrato” Fonte: Alexala L’utilizzo di un marchio d’area dovrebbe essere rafforzato ed esteso al pubblico, in quanto i turisti, soprattutto nei segmenti intercettati dal sistema di offerta della Provincia di Alessandria, molto spesso e in modo crescente scelgono autonomamente la propria destinazione senza rivolgersi ad intermediari (si pensi all’utilizzo di internet). Rispetto alla versione attuale, a nostro avviso il marchio d’area dovrebbe essere maggiormente connotato con elementi evocativi, legati alle esperienze turistiche (piuttosto che a singoli prodotti). Un’altra raccomandazione legata al sistema di governo del settore turistico che vogliamo segnalare in questa sede è l’adozione di indicatori di performance delle iniziative turistiche poste in essere, al fine di verificarne in modo oggettivo i ritorni. Infine, più in generale, sarebbe auspicabile aumentare le occasioni di collaborazione con le altre Province del basso Piemonte (Asti e Cuneo), per sviluppare un marketing del territorio comune che sfrutti i punti di eccellenza di tutto il sistema Monferrato-Langhe-Roero. Questo darebbe più forza ed incisività nella contrattazione con la Regione Piemonte sulla distribuzione di risorse a favore dell’area rispetto ad altre aree spesso preferite (ad esempio la montagna, i laghi o Torino città) e nel contempo contribuirebbe ad ottimizzare i costi. Piuttosto che creare ulteriori strutture organizzative a carattere misto pubblico-privato, si suggerisce, almeno in una prima fase, la creazione di un comitato tecnico interprovinciale sul turismo composto da rappresentanti dell’assessorato al turismo delle tre Province coinvolte. Le linee guida e le attività promosse da questo comitato potrebbero poi essere raccolte e tradotte in azioni concrete sul territorio dalla cabina di regia, identificabile per la Provincia di Alessandria nella Società Palazzo del Monferrato, che al suo interno vede la presenza di tutti i Comuni centro zona, della Provincia, della Camera di Commercio e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, con compiti di supporto dell’internazionalizzazione del prodotto turistico e di formazione ed informazione degli operatorio locali. 113 5.2 Il sistema universitario della Provincia di Alessandria: punti di eccellenza e criticità Sul territorio alessandrino sono presenti due centri di formazione universitaria: l’Università del Piemonte Orientale - Amedeo Avogadro e un distaccamento del Politecnico di Torino che ha deciso di chiudere la didattica e mantenere solamente la parte di ricerca. Nel presente capitolo si analizzeranno entrambe le Università e il contributo che forniscono al territorio della Provincia, considerando le differenze dimensionali e di offerta formativa delle due strutture. 5.2.1 L’Università del Piemonte Orientale – Amedeo Avogadro La nascita ufficiale dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, dopo un periodo di attività didattica “gemmata” dall’Università di Torino, è datata 30 luglio 1998, quando venne firmato il decreto istitutivo. L’Università degli Studi del Piemonte Orientale - Amedeo Avogadro è una tipica università “a rete” con struttura tripolare in quanto le sue attività didattiche si dividono tra le città di Alessandria, Novara e Vercelli. In particolare: Vercelli ospita il rettorato e la Facoltà di Lettere; Novara ospita le Facoltà di Economia, Farmacia, Medicina e Chirurgia; Alessandria ospita le Facoltà di Giurisprudenza, Scienze Matematiche Fisiche Naturali e Scienze Politiche. Ad Alessandria, le Facoltà di Scienze Politiche e di Giurisprudenza hanno sede in Palazzo Borsalino, mentre la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali è situata in via Teresa Michel (zona Orti). Oltre a queste sedi principali, l’Università è dislocata anche su altre sette sedi formative in Piemonte e Valle d’Aosta, più piccole e marginali rispetto a quelle di Alessandria, Novara e Vercelli. Più nello specifico, nel territorio della Provincia di Alessandria, la Facoltà di Economia dell’Università (Novara) ha attivato un corso di laurea in “Economia Aziendale” e uno in “Economia e Amministrazione delle Imprese” nella sede di Casale Monferrato. Nella sede distaccata di Acqui Terme, invece, è attivo un corso di laurea della Facoltà di Farmacia: “Scienza e Tecnologia dei Prodotti della Salute” (indirizzo Termale, Cosmetologico, Erboristico). A livello complessivo, l'offerta formativa dell'Ateneo (prima della riforma sul sistema Universitario - Legge Gelmini) è articolata e comprende circa una trentina di corsi di laurea triennale, una quindicina di corsi di laurea magistrale, oltre dieci Master universitari e circa quindici scuole di specializzazione di area medica. Con l’implementazione dell’attuale riforma è presumibile che si registreranno delle contrazioni nell’offerta formativa, che si concentrerà su un numero minore di Corsi di Laurea. 114 Inquadramento territoriale e competitivo dell’Università del Piemonte Orientale e analisi di confronto con le principali Università presenti nell’area geografica di riferimento Con l’obiettivo di valutare l’offerta formativa universitaria alternativa a quella del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, si sono analizzate le Università e alcune principali sedi distaccate presenti in un raggio di 300 km di distanza da Alessandria. La mappa seguente, quindi, individua il contesto competitivo di riferimento per l’Università del Piemonte Orientale con riferimento alla sede di Alessandria. Figura 63. Mappa competitiva dell’offerta universitaria alternativa al Piemonte Orientale Milano: IULM, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Milano Bicocca, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Bocconi, Politecnico di Milano, Università Vita2e Salute San Raffaele 1 Pavia: Univ. degli Studi di Pavia Varese: Univ. Como: Univ. dell’Insubria e Politecnico di Milano 2 Trento e Rovereto: Univ. degli Studi di Trento dell’Insubria Aosta : Univ. della Valle d’Aosta Verrès : Politecnico di Torino Torino: Politecnico di Torino, Univ. degli Studi di Torino Mondovì: Politecnico di Torino Alessandria: Piemonte Orientale Amedeo Avogadro e Politecnico di Torino 1 1 1 1 1 2 2 1 2 1 Novara e Vercelli: Piemonte Orientale Amedeo Avogadro 1 Brescia: Univ. degli Studi di Brescia e Univ. Cattolica del Sacro Cuore 1 32 Verona: Univ. degli Studi di Verona 26 1 2 7 1 1 1 1 1 Padova e Vicenza: Univ. degli Studi di Padova e Verona Parma: Univ. degli Studi di Parma 1 1 1 29 1 Bergamo: Univ. degli Studi di Bergamo 1 Bologna: Univ. degli Studi di Bologna Modena e Reggio Emilia: Univ. degli Studi di Modena e Reggio Emilia Piacenza: Università Cattolica del Sacro Cuore Imperia, Savona, Genova, La Spezia: Univ. degli Studi di Genova Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR e siti internet delle singole Università analizzate Poiché nella sede di Alessandria, come visto precedentemente, sono presenti le Facoltà di Giurisprudenza, Scienze Matematiche Fisiche Naturali e Scienze Politiche, i confronti e le analisi di benchmark sono stati effettuati con le medesime Facoltà delle Università presenti in un raggio di 300 km da Alessandria. 115 Figura 64. Numero di iscritti alle Facoltà di Scienze Politiche delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Milano Statale Bologna Padova Torino Genova Milano Cattolica Pavia Piemonte Orientale Aosta Totale Numero di studenti 9.704 6.947 6.221 5.658 1.861 1.485 1.365 846 181 34268 Quota (%) 28,3% 20,3% 18,2% 16,5% 5,4% 4,3% 4,0% 2,5% 0,5% 100% Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 La Facoltà di Scienze Politiche del Piemonte Orientale è penultima tra le Università presenti nel territorio di riferimento come numero di studenti iscritti (846 studenti equivalenti al 2,5% circa di tutti gli studenti iscritti a Scienze Politiche). Figura 65. Numero di iscritti alle Facoltà di Giurisprudenza delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Bologna Milano Statale Torino Milano Cattolica Genova Padova Trento Milano Bicocca Parma Insubria Pavia Brescia Modena e Reggio Emilia Verona Bergamo Milano Bocconi Piemonte Orientale Liuc Totale Numero di studenti 7.847 7.391 5.730 4.153 3.973 3.515 2.958 2.773 2.673 2.298 2.256 2.226 1.942 1.919 1.459 1.433 946 512 56004 Quota (%) 14,0% 13,2% 10,2% 7,4% 7,1% 6,3% 5,3% 5,0% 4,8% 4,1% 4,0% 4,0% 3,5% 3,4% 2,6% 2,6% 1,7% 0,9% 100% 1 Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 116 La Facoltà di Giurisprudenza del Piemonte Orientale è penultima tra le Università presenti nel territorio di riferimento come numero di studenti iscritti (946 studenti equivalenti all’1,7% circa di tutti gli studenti iscritti a Scienze Giurisprudenza). Figura 66. Numero di iscritti alle Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Milano Statale Milano Bicocca Bologna Torino Padova Insubria Genova Pavia Parma Verona Trento Piemonte Orientale Modena e Reggio Emilia Totale Numero di studenti 8.181 5.512 5.065 5.040 4.727 3.122 2.545 2.486 2.411 1.556 1.075 1.036 1.004 43760 Quota (%) 18,7% 12,6% 11,6% 11,5% 10,8% 7,1% 5,8% 5,7% 5,5% 3,6% 2,5% 2,4% 2,3% 100% Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 La Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali del Piemonte Orientale è penultima tra le Università presenti nel territorio di riferimento come numero di studenti iscritti (1.036 studenti equivalenti al 2,4% circa di tutti gli studenti iscritti a Scienze Matematiche Fisiche Naturali). A livello complessivo, come si può osservare dalle tabelle precedenti, le Facoltà dell’Università del Piemonte Orientale presenti ad Alessandria sono agli ultimi posti come numero di iscritti rispetto alle medesime Facoltà di altre Università. Pertanto, emerge con forza come il numero di iscritti dell’Ateneo ad Alessandria sia caratterizzato da dimensioni significativamente contenute rispetto alle principali Università presenti in un raggio di 300 km. Il corpo docente di ricercatori e professori di ruolo nella Facoltà di Scienze Politiche del Piemonte Orientale è composto di 37 docenti e ricercatori di ruolo, equivalenti al 4,1% circa di tutti i docenti e ricercatori di ruolo in Scienze Politiche. Solo l’Università di Aosta ha un numero di docenti inferiore tra le Università presenti. 117 Figura 67. Numero di docenti e ricercatori di ruolo nelle Facoltà di Scienze Politiche delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Milano Statale Bologna Torino Padova Pavia Genova Milano Cattolica Piemonte Orientale Aosta Totale Docenti e ricercatori 224 177 167 127 60 55 42 37 7 896 Quota (%) 25,0% 19,8% 18,6% 14,2% 6,7% 6,1% 4,7% 4,1% 0,8% 100% Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 Figura 68. Numero di docenti e ricercatori di ruolo nelle Facoltà di Giurisprudenza delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Milano Statale Bologna Torino Padova Milano Bicocca Parma Milano Cattolica Genova Trento Insubria Pavia Brescia Modena e Reggio Emilia Verona Milano Bocconi Piemonte Orientale Bergamo Liuc Totale Docenti e ricercatori 199 153 124 99 83 74 73 73 67 56 56 55 52 46 35 31 29 7 1.312 Quota (%) 15,2% 11,7% 9,5% 7,5% 6,3% 5,6% 5,6% 5,6% 5,1% 4,3% 4,3% 4,2% 4,0% 3,5% 2,7% 2,4% 2,2% 0,5% 100% Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 118 Il numero di ricercatori e professori di ruolo nella Facoltà di Giurisprudenza del Piemonte Orientale si attesta a 31 unità, equivalenti al 2,4% circa di tutti i docenti e ricercatori di ruolo in Scienze Politiche. Anche in questo caso l’Università del Piemonte Orientale si colloca agli ultimi posti tra le Università presenti nel territorio di riferimento. Con riferimento al corpo docente composto di ricercatori e professori di ruolo nella Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali del Piemonte Orientale è all’ultimo posto tra le Università presenti nel territorio di riferimento. A livello complessivo, il numero di docenti e ricercatori di ruolo presso le Facoltà basate ad Alessandria è tra i più bassi dell’area geografica di analisi. Figura 69. Numero di docenti e ricercatori di ruolo nelle Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Milano Statale Torino Bologna Padova Genova Milano Bicocca Pavia Parma Insubria Modena e Reggio Emilia Verona Trento Piemonte Orientale Totale Docenti e ricercatori Quota (%) 530 442 409 391 303 300 15,5% 12,9% 11,9% 11,4% 8,8% 8,7% 263 236 169 124 93 92 7,7% 6,9% 4,9% 3,6% 2,7% 2,7% 78 3.430 2,3% 100% Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 La Facoltà di Scienze politiche dell’Università del Piemonte Orientale ha un docente ogni 22,9 studenti, che rappresenta il secondo migliore rapporto tra le Università presenti nel territorio di riferimento. Tale risultato è dovuto principalmente al basso numero di studenti iscritti, piuttosto che ad un elevato numero di docenti e ricercatori di ruolo. 119 Figura 70. Rapporto tra docenti e ricercatori di ruolo e numero di studenti nelle Facoltà di Scienze Politiche delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Pavia Piemonte Orientale Aosta Genova Torino Milano Cattolica Bologna Milano Statale Padova Rapporto Studenti/Docenti 22,8 22,9 25,9 33,8 33,9 35,4 39,2 43,3 49,0 Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 Figura 71. Rapporto tra docenti e ricercatori di ruolo e numero di studenti nelle Facoltà di Giurisprudenza delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Piemonte Orientale Milano Bicocca Padova Parma Milano Statale Modena e Reggio Emilia Pavia Brescia Milano Bocconi Insubria Verona Trento Torino Bergamo Bologna Genova Milano Cattolica Liuc Rapporto Studenti/Docenti 30,5 33,4 35,5 36,1 37,1 37,3 40,3 40,5 40,9 41,0 41,7 44,1 46,2 50,3 51,3 54,4 56,9 73,1 Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Piemonte Orientale ha un docente ogni 30,5 studenti, che rappresenta il migliore rapporto in assoluto tra tutte le Università presenti nel territorio di riferimento. Come nel caso precedente, questo 120 risultato è dovuto principalmente al basso numero di studenti iscritti, piuttosto che ad un elevato numero di docenti e ricercatori di ruolo. Figura 72. Rapporto tra docenti e ricercatori di ruolo e numero di studenti nelle Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale Università Rapporto Studenti/Docenti Modena e Reggio Emilia 8,1 Genova 8,4 Pavia 9,5 Parma 10,2 Torino 11,4 Trento 11,7 Padova 12,1 Bologna 12,4 Piemonte Orientale 13,3 Milano Statale 15,4 Verona 16,7 Milano Bicocca 18,4 Insubria 18,5 Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 Infine, la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali dell’Università del Piemonte Orientale con un docente ogni 13,3 studenti si colloca su valori simili a quelli dei grandi atenei (Milano Statale, Bologna, ecc.). A livello generale, l’Università del Piemonte Orientale ha un rapporto studenti/docenti tra i migliori con riferimento alle Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, mentre si colloca a metà classifica con riferimento alla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali. Dall’analisi effettuata emergono, pertanto, le seguenti evidenze. L’Università del Piemonte Orientale – Amedeo Avogadro: si trova in un’area geografica caratterizzata da una elevata concentrazione di sedi universitarie, poiché ad una distanza di 300 km da Alessandria sono presenti 35 poli universitari; appare sottodimensionata in termini di studenti iscritti, con Facoltà tra le più piccole nell’area geografica di riferimento; appare sottodimensionata in termini di docenti e ricercatori di ruolo, disponendo di meno di 150 docenti sul totale delle tre Facoltà; 121 ha un rapporto studenti/docenti molto positivo rispetto alle corrispettive Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche delle altre università, anche se il risultato di questo primato sembra essere prevalentemente correlato al fatto che il numero degli studenti iscritti è molto basso; ha un rapporto studenti/docenti leggermente superiore rispetto alle Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali dei grandi Atenei. La valutazione dei risultati prodotti dall’Università Amedeo Avogadro da parte del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Nel luglio del 2009 il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – MIUR ha pubblicato la classifica degli Atenei Statali più “virtuosi” disponendo, per la prima volta in Italia, che parte dei finanziamenti ordinari alle università (Fondo di Finanziamento Ordinario – FFO) fossero distribuiti in base alla posizione in classifica. Il MIUR ha predisposto che il totale dei fondi attribuibili su basi di merito si attesti a 523,4 milioni di Euro per il sistema delle Università Statali italiane. Tale valore sarà aumentato gradualmente nel corso dei prossimi anni e costituirà uno strumento di valutazione dei risultati prodotti dagli Atenei in termini di didattica e ricerca scientifica. Le valutazioni sul sistema universitario da parte del MIUR sono state elaborate, anche in questo caso per la prima volta in Italia, considerando parametri, indici e sistemi di valutazione della didattica e della ricerca scientifica che normalmente vengono utilizzati per comporre le classifiche internazionali. Un successivo passo in questa direzione sarà compiuto verso la fine del 2010, quando la valutazione sarà effettuata per singola facoltà e dipartimento, poiché è possibile e probabile che vi siano nella stessa università realtà virtuose e non virtuose. Più in dettaglio, nella redazione della classifica degli Atenei virtuosi, il MIUR si è basato sostanzialmente su 9 indicatori chiave: docenza per corso, che indica il numero di professori di ruolo nelle materie di base e caratterizzanti per corso di studio; dispersione iniziale, che rappresenta il numero di studenti arrivati al 2° anno con almeno i 2/3 dei crediti del 1° anno; esami superati, calcolato come totale dei crediti ottenuti dagli studenti in percentuale sul totale disponibile; giudizio degli studenti, che indica il numero di insegnamenti/corsi per i quali è stato chiesto il parere degli studenti attraverso questionari di valutazione; occupazione degli studenti, che rappresenta la percentuale di laureati nell’anno 2004 occupati dopo tre anni dal conseguimento de titolo di studio. Questa graduatoria si basa sulla distanza fra il risultato dell’Ateneo e quello della relativa area geografica di riferimento; produzione scientifica, che rappresenta il peso percentuale dell’Ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base alla produzione scientifica; 122 brevetti, che indica il peso percentuale dell’ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base ai brevetti riconosciuti; docenti promossi, che rappresenta il peso percentuale dell’Ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base al numero di docenti con valutazione positiva nei progetti Prin109 2005/2007; successi europei, che indica il peso percentuale dell'Ateneo sui fondi totali distribuiti in base ai successi ottenuti partecipando ai bandi del VI programma quadro Ue. Figura 73. Posizione dell’Università del Piemonte Orientale nella classifica relativa alle Università virtuose elaborata dal MIUR Indicatore Docenza per corso (professori di ruolo nelle materie di base e caratterizzanti per corso di studio, dati in percentuale) Dispersione iniziale (studenti arrivati al 2° anno con almeno i 2/3 dei crediti del 1° anno, dati in percentuale) Esami superati (crediti ottenuti dagli studenti, in percentuale sul totale disponibile) Giudizio degli studenti (insegnamenti per i quali è stato chiesto il parere degli studenti, dati espressi in percentuale) Misurazione correlata Valore Piemonte alle dimensioni Orientale e valore della dell'Ateneo prima in classifica tra No 10,1% (20,8% Roma Tre) 53° No 39,1% (75,0% Venezia Iuav) 20° No No Occupazione (professori percentuale di laureati nel 2004 occupati dopo tre anni dal titolo. Questa graduatoria si basa sulla distanza fra il risultato dell’Ateneo e quello della relativa area geografica di riferimento) Produzione scientifica (peso percentuale dell’ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base alla produzione scientifica) Brevetti (peso percentuale dell’ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base ai brevetti riconosciuti) Docenti promossi (peso percentuale dell'ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base al numero di docenti con valutazione positiva nei progetti Prin 2005/2007) Successi europei (peso percentuale dell'ateneo sui fondi totali distribuiti in base al successo ottenuto nei bandi del VI programma quadro Ue) Posizione di classifica Piemonte 52,7% (64,8% Venezia Iuav) 95,8% (97,1% Politecnico di Milano) 9° 2° No 66,6% (88,0% Chieti e Pescara) 48° Tendenzialmente si 0,64% (7,75% Roma La Sapienza) 39° Tendenzialmente si e dipendente dagli insegnamenti erogati 2,36% (7,19% Ferrara) 18° Tendenzialmente si Tendenzialmente si 0,76% (6,69% Roma La Sapienza) 0,59% (7,51% Politecnico di Milano) 39° 36° Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 L’applicazione di questo sistema di valutazione favorisce gli Atenei più grandi, cioè con un numero maggiore d’iscritti e di docenti e ricercatori di ruolo. Nello specifico, alcuni indicatori come quelli relativo ai “docenti promossi” e ai “successi europei” sono misure tendenzialmente correlate con le dimensione dell’Ateneo. Infatti, un Ateneo con un numero maggiore di docenti avrà più possibilità di presentare domande di finanziamento sui progetti Prin del Ministero o su programmi quadro europei, e avrà maggiore possibilità di ottenere i finanziamenti. Secondo i criteri utilizzati dal MIUR, il Piemonte Orientale si colloca tra il 18° e il 39° posto su 56 Università Statali nelle classifiche relative agli indicatori che sono correlati alle dimensioni dell’Ateneo. Nelle classifiche relative agli altri indicatori, cioè quelle che 109 Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale. 123 non sono influenzate dalla dimensione dell’Ateneo, l’Amedeo Avogadro si colloca tra il 2° e il 48° posto. Ad evidenza di ciò, i criteri impiegati nella classifica che guidano l’attribuzione totale per gli incentivi sulla didattica, equivalenti a 177,9 milioni di Euro, e sulla ricerca, equivalenti a 345,5 milioni di Euro, favoriscono gli atenei più grandi come La Sapienza di Roma, la Statale di Milano, l’Università degli Studi di Bologna, che nel complesso ottengono finanziamenti superiori in termini assoluti. Inoltre, l’attribuzione dei 345,5 milioni di Euro erogati per la ricerca è effettuata sulla base dei risultati ottenuti dalle Università nelle seguenti sottocategorie, tutte tendenzialmente correlate con la dimensione dell’Ateneo: produzione scientifica (169,3 milioni di Euro); brevetti (3,5 milioni di Euro); docenti promossi (51,8 milioni di Euro); successi europei (120,9 milioni di Euro). Il focus dell’analisi condotta, quindi, non è rivolto alle dimensioni assolute dei finanziamenti, che come detto sono correlate ancora in modo rilevante alle dimensioni dell’Ateneo, ma alla differenza, in termini percentuali, nelle quote dei finanziamenti erogati dal MIUR rispetto all’anno precedente per singola Università. A titolo esemplificativo, l’Università di Trento ha una quota di finanziamenti totali per la didattica pari all’1,19% sul totale Italia (34° posto) e del 2,32% per la ricerca (14° posto). I finanziamenti erogati dal MIUR quest’anno all’Università di Trento rappresentano il 10,76% di incremento rispetto all’anno precedente. Pertanto, Trento è risultata l’Università più virtuosa in Italia e meritevole di aumento percentuale sul totale del Fondo di Finanziamento Ordinario del 10,76%. Figura 74. I finanziamenti a premio erogati dal MIUR in funzione della classifica relativa alle Università virtuose Brescia: Milano: Aumento dei finanziamenti 3° (+4,14%) Riduzione dei finanziamenti Varese e Como: 6° 11° (+1,69%) (-0,32%) (+10,76%) Verona: Pavia (+0,33%) 29 32 (+5,22%) 15° 2° Parma 25° 2°1 1 20° 5° 5° (-0,91%) 31° 23° (+2,18%) (+5,22%) (+1,37%) 14° 23° 2° (+5,22%) Padova: 28° * * Torino: (+0,31%) 1° 26° 4° Verrès: Mondovì: (+2,82%) Trento e Rovereto: (+2,51%) (+1,36%) 8° Bergamo 16° Bologna (+1,33%) 5° Modena e Reggio Emilia: 5° Imperia, Savona, Vercelli, Alessandria, Novara: Genova, La Spezia: (+0,79%) (+1,05%) (+2,52%) Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008 124 L’Università dl Piemonte Orientale - Amedeo Avogadro si colloca si colloca al 23° posto su 56 Università Statali nella classifica delle Università virtuose elaborata dal MIUR. Tale posizione le consente di beneficiare di un incremento dei finanziamenti in termini percentuali sul Fondo di Finanziamento ordinario dello 0,76%. Tuttavia, come si può notare dalla figura precedente, l’Università del Piemonte Orientale si trova in un contesto dove la maggior parte delle Università sono state definite virtuose dal MIUR, quindi meritevoli di incrementi percentuali di FFO, e si trovano in posizioni di classifica migliori dell’Amedeo Avogadro. Ancora, questa classifica riguarda solamente le Università Statali, cioè quelle destinatarie del Fondo di Finanziamento Ordinario, mentre sono escluse altre Università presenti nell’area geografica di riferimento come l’Università Commerciale Luigi Bocconi, l’Università Cattolica di Milano, il San Raffaele, la LIUC e l’Università di Aosta, che rappresentano anch’esse dei concorrenti del Piemonte Orientale. Altro fatto da sottolineare è che il risultato ottenuto riguarda l’Università del Piemonte Orientale nel suo complesso considerando le sedi e le Facoltà di Vercelli, Novara e Alessandria. Infine, è importante evidenziare che anche se l’incremento in termini percentuali di FFO sia un risultato positivo, la riduzione del totale dell’FFO decisa dal Governo, in primis, ma anche l’aumento dei costi legati al personale o alla gestione dell’Università rappresentino una fonte di tensione dal punto di vista dell’equilibrio economico e l’Università del Piemonte Orientale dovrà ridefinire l’offerta formativa per renderla coerente e allinearla alla riforma universitaria. In tal senso, esistono situazioni differenti tra le varie sedi dell’Ateneo, con le Facoltà di Novara e Vercelli che sembrano trovarsi in condizioni migliori rispetto alle Facoltà presenti ad Alessandria. In sintesi, le principali evidenze emerse sono le seguenti: l’Università del Piemonte Orientale si colloca al 23° posto su 56 Università Statali nella classifica delle Università “virtuose”; a fronte dei risultati ottenuti il Ministero ha attribuito un aumento dello 0,79% dei finanziamenti sulla parte di finanziamento per le Università che viene erogato su basi meritocratiche; tale incremento non appare essere sufficiente per mantenere inalterata l’attuale offerta formativa che dovrà essere rivista allineandola ai parametri/requisiti indicati dal MIUR; nonostante il Piemonte Orientale risulti virtuosa, la gran parte delle Università limitrofe mostrano performance superiori (Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Statale di Milano, Milano Bicocca, Brescia, Insubria, Bologna, Genova, Modena e Reggio Emilia, ecc.); nel territorio di riferimento le università private, pur non rilevate da questa classifica, sono nelle rispettive aree di attività molto competitive. 125 Analisi di benchmark tra le mission e gli obiettivi individuati nei piani strategici delle più importanti Università presenti nel territorio di riferimento e a livello internazionale Le analisi d’inquadramento territoriale e competitivo dell’Università del Piemonte Orientale e dei risultati ottenuti dalla classifica elaborata dal MIUR si basano su dati attuali o storici e forniscono, quindi, una fotografia della situazione attuale che dipende anche dalle scelte effettuate dalle singole Università in passato. Per un’Università globalizzazione significa che sempre più facilmente chiunque può andare a studiare o insegnare dove vuole e la competizione tra territori avviene soprattutto in termini di conoscenze. Con l’obiettivo di capire come si stanno muovendo e quali indirizzi e azioni stanno implementando altre Università, si sono analizzati i piani strategici degli Atenei che si trovano nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale e che sono riconosciuti quali best performer a livello internazionale. In sintesi, dai risultati dell’analisi si percepisce come queste Università puntino molto in alto e abbiano definito obiettivi concreti e quantitativi, focalizzandosi su alcune aree disciplinari di specializzazione, nuclei tecnologici ed eccellenze nella ricerca e nella didattica. A titolo esemplificativo, si riportano alcune tra le mission più significative: Bocconi: raccogliere la sfida per l’Italia di investire fortemente nella creazione e nella diffusione della conoscenza per favorire l’affermarsi di una cultura condivisa, fatta di regole di mercato, trasparenza, correttezza; La Sapienza: contribuire allo sviluppo della società della conoscenza attraverso la ricerca e la formazione di eccellenza e di qualità e la cooperazione internazionale; Oxford: conquistare l’eccellenza in ogni area (insegnamenti e ricerca), arricchire le comunità locali, nazionali ed internazionali con i frutti della ricerca prodotta e le capacità dei suoi laureati; Lund: contribuire allo sviluppo e all’utilizzo della conoscenza sia a livello nazionale che internazionale; Harvard: “It is an exercise in representative democracy”. Anche dal punto di vista dei macro obiettivi quantitativi si evidenzia estrema chiarezza nell’indicazione della direzione da seguire: Bocconi: reclutare almeno il 50% dei nuovi docenti sul mercato internazionale, rendere più selettivi i criteri di ingresso e aumentare il rapporto docente/studenti anche attraverso la riduzione del numero degli iscritti da 12.550 a 11.000; Politecnico di Torino: creare 94 start-up universitarie nei prossimi tre anni; London School of Economics: aumentare la qualità delle pubblicazioni fino ad entrare, in tutte le discipline economiche, tra le prime 3 università al mondo; 126 Manchester: avere entro il 2015 almeno 5 Premi Nobel; Cornell: miglioramento chiaro ed evidente dello standing internazionale dell’Università per la didattica al fine di entrare tra le prime 10 università al mondo. Sempre attraverso l’analisi dei piani strategici delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale e a livello internazionale si sono valutate criticità attuali e, infine, si è valutato il posizionamento strategico scelto, con l’obiettivo di capire in che contesto competitivo si colloca l’Amedeo Avogadro. Le Università degli Studi italiane, compresa l’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, risultano oggi tendenzialmente deposizionate. Nascono, infatti, con un orientamento che possiamo definire come “generalista-globale-open”, senza essere riuscite nel corso degli anni a ottenere uno vero standing globale. Generalista in quanto l’offerta formativa tipica di una Università degli Studi è molto ampia e articolata (lettere, medicina, farmacia, economia, giurisprudenza, scienze, architettura, agraria, lingue ecc.). Globale perché le Università degli Studi nascono come università rivolte al mondo e non finalizzate a servire in via esclusiva il territorio circostante. Open in quanto non prevedono forme di selezione all’ingresso degli studenti. Le università italiane non degli Studi, invece, hanno condotto e stanno implementando scelte strategiche più chiare. L’Università Commerciale Luigi Bocconi, ad esempio, ha focalizzato la didattica e ricerca solo sull’economia, restringendo l’accesso agli studenti e provando ad adottare un orientamento globale; il Politecnico di Milano ha scelto anch’esso un posizionamento focalizzato, ad accesso open adottando un orientamento al mondo; la IULM ha scelto un posizionamento focalizzato (lingue), ad accesso open ma rivolto prevalentemente agli studenti del territorio. Anche le grandi università internazionali presentano posizionamenti più precisi. Harvard, Oxford, Les grandes écoles francesi mostrano un orientamento da Università degli Studi, quindi generalista, su scala globale, ma ad accesso selezionato, mentre il Massachusetts Institute of Technology e la London School of Economics hanno scelto di focalizzare la propria didattica e ricerca in modo preciso, stabilendo rapporti costanti con le imprese nazionali e internazionali e implementando criteri di accesso selezionato per gli studenti. È essenziale che anche l’Università del Piemonte Orientale, e in particolare le Facoltà della sede di Alessandria, identifichino alcuni (pochi) ambiti di ricerca su cui investire e raggiungere livelli di eccellenza, con l’obiettivo di attrarre docenti e ricercatori di qualità e i migliori talenti e studenti del territorio di riferimento dell’Università. Ciò risulta sempre più critico nell’attuale contesto competitivo dove studenti e docenti possono, sempre più facilmente e liberamente, insegnare e iscriversi dove sono presenti punte di eccellenza nella ricerca e didattica in particolari ambiti scientifici e dove sono offerti servizi migliori. 127 Dopo aver condotto un’analisi quantitativa, sui numeri di docenti/studenti, sulle performance e sulle valutazioni dei risultati ottenuti, si sono effettuate delle indagini sul campo attraverso singole interviste ai principali stakeholder dell’Università. L’obiettivo è stato quello di capire le idee, le percezioni e le sensazioni degli stakeholder sul ruolo attuale e futuro dell’Università del Piemonte Orientale, e sulle principali criticità e punti di forza dell’Ateneo. Con riferimento ai docenti si è percepita una certa difficoltà, da parte di questi ultimi, di sentirsi parte attiva e integrata nelle scelte strategiche del territorio, evidenziando anche problemi di motivazione. Sono emerse anche difficoltà nel formulare alternative strategiche sul futuro dell’Ateneo da parte dei docenti che occupano posizione di guida e coordinamento, ciò è dovuto in gran parte alla situazione contingente relativa all’applicazione della riforma universitaria (Legge Gelmini). Infine, si avverte anche un senso di scoramento per lo scarso sostegno all’Università da parte degli enti e associazioni locali di Alessandria, a differenza di quello che avviene, ad esempio, a Novara. Con riferimento agli studenti emerge come la gran parte degli iscritti provengano dal bacino territoriale della Provincia, quindi si evidenza una scarsa capacità di attrazione dall’esterno del territorio alessandrino. Gli studenti lamentano anche alcune inadeguatezze delle strutture universitarie di accoglienza (mancanza di mense e biblioteche adeguate, mancanza di parcheggi, ecc.). Sul fronte della ricerca, docenti e ricercatori lamentano la mancanza di fondi pubblici e privati. Si avverte anche la necessità di compiere alcune scelte di focalizzazione disciplinare e di concentrazione delle risorse per finanziare progetti interdisciplinari. Non esistono, tuttavia, orientamenti chiari su come realizzare tale focalizzazione. Secondo alcuni si riscontra anche una varianza rilevante nei risultati ottenuti dalla ricerca nelle diverse aree scientifiche, cioè si evidenziano punte di qualità elevata, ma anche situazioni meno efficienti dove la ricerca produce risultati di scarsa rilevanza per la comunità scientifica. Il territorio della Provincia di Alessandria, infine, non percepisce l’Università Amedeo Avogadro come interlocutore del territorio, pur con una certa differenza tra gli stakeholder. Alcuni di essi hanno tenuto da sempre relazioni più stringenti con il Politecnico di Torino, o per volontà riconoscendo a quest’ultimo uno standing superiore all’Università del Piemonte Orientale, o per necessità data la specificità dell’offerta formativa del Politecnico differente da quella del Piemonte Orientale. Il territorio manifesta anche preoccupazioni relativamente ad un possibile “ridimensionamento futuro dell’Università”. A livello più generale, con riferimento all’Università del Piemonte Orientale, considerando anche le sedi di Vercelli e Novara, dalle interviste emerge come la struttura organizzativa dell’Ateneo – che è tripolare – crei una certa dispersione interna dei ricercatori, del personale tecnico amministrativo e delle strutture di controllo. Dalle interviste effettuate, emergono inoltre significativi problemi di coordinamento che incidono sui costi e sulla qualità della didattica. Gli intervistati auspicano, quindi, un maggiore coordinamento dell’offerta formativa e delle attività di ricerca al fine di ridurre la frammentazione delle attività e ottenere una maggiore coesione tra le diverse sedi in cui è presente l’Università. 128 Nel corso delle interviste effettuate è emerso che benché l’Università fosse stata fortemente voluta e sostenuta dalla città di Alessandria e dagli stakeholder del territorio, il posizionamento del rettorato a Vercelli ha vanificato l’aspettativa di avere una “Università di Alessandria” e ha creato un “distaccamento” del territorio che non ha più percepito l’Ateneo come pienamente proprio. Il ridotto contributo finanziario degli enti locali, unito alle scarse disponibilità finanziare delle Facoltà del territorio e alle riduzioni di finanziamento decise dalla riforma del sistema universitario attualmente in atto a livello nazionale, hanno generato una situazione molto critica, specialmente per la sede di Alessandria. Gli intervistati ritengono, invece, che Novara e Vercelli, le altre due sedi principali dell’Università del Piemonte Orientale, non versino nella medesima situazione, perché beneficiarie del costante sostegno degli enti locali. Considerazioni di sintesi e proposte per lo sviluppo futuro Dalle analisi quantitative effettuate, relative al posizionamento competitivo e alla valutazione dei risultati della ricerca e della didattica da parte del MIUR, e dalle interviste con alcuni stakeholder interni ed esterni all’Ateneo emerge chiaramente come l’Università del Piemonte Orientale – Amedeo Avogadro nella sede di Alessandria sia: ubicata in un’area ad alta densità di concorrenti (35 poli universitari), in gran parte più virtuosi, e con alcuni Atenei privati caratterizzati da elevata specializzazione e migliore standing internazionale; giovane e senza una precisa missione; carente nella definizione di linee strategiche di sviluppo e di obiettivi quantitativi e qualitativi facilmente misurabili e volti al miglioramento dell’Ateneo; poco integrata con il territorio e non sempre percepita come interlocutore di riferimento; sottodimensionata in termini di studenti iscritti con Facoltà tra le più piccole nell’area geografica di riferimento; sottodimensionata in termini di docenti e ricercatori di ruolo disponendo di meno di 150 docenti sul totale delle Facoltà. In tale contesto, si rende essenziale uno sforzo di individuazione degli ambiti disciplinari o nuclei tecnologici o scientifici su cui focalizzare gli sforzi in termini di finanziamenti, ricerca e didattica. Per scegliere dove indirizzare tale focalizzazione è utile riprendere le indicazioni contenute nel documento per la costituzione dell’Ateneo del Piemonte Orientale approvato il 12 giugno del 1998. La parte relativa ai “progetti scientifici e didattici di eccellenza”, allegati all’Accordo di Programma, indica quei progetti su cui si sarebbero dovuti concentrare gli sforzi e le risorse finanziarie erogate dai soggetti finanziatori per raggiungere livelli di eccellenza 129 e qualità nella didattica e ricerca, in linea con le esigenze e le specificità del territorio alessandrino. Per la sede di Alessandria specializzazione/focalizzazione: erano stati individuati ricerche ambientali; ricerche informatiche e calcolo scientifico avanzato. i seguenti ambiti di Il progetto di ricerche ambientali, cui avrebbero dovuto aderire circa un terzo dei docenti e ricercatori della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali, appartenenti al gruppo di biologia, chimica e fisica, aveva l’obiettivo di creare un Polo di Eccellenza sul settore ambientale. La dotazione di finanziamenti per l’avvio di questo progetto fu stabilita in circa 400 mila euro all’anno per i primi 5 anni. Furono individuate alcune linee di ricerca su cui focalizzare gli sforzi come quelle legate all’ecologia delle acque interne e studio degli agro-ecosistemi che avrebbero dovuto portare alla preparazione di biosensori con metodiche dell’ingegneria genetica, uso di bio-indicatori animali e vegetali per il rilevamento di inquinanti e alla realizzazione di indagini faunistiche e vegetazionali. Altre linee di ricerca che si sarebbero dovute sviluppare riguardavano la determinazione degli inquinanti e la loro evoluzione nell’ambiente e il monitoraggio di parametri meteorologici per l’inquinamento atmosferico con lo sviluppo di una modellistica ad hoc per lo studio del microclima urbano e suburbano. La creazione di un Polo di Eccellenza in questo ambito era percepita come uno stimolo per l’apertura, presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, di nuovi orientamenti didattici distintivi, innovativi e unici nel loro ambito. Il Polo di Eccellenza avrebbe dovuto fungere anche da punto di convergenza d’interessi scientifici e didattici di altre Facoltà come quella di Farmacia e Medicina di Novara e di Scienze Politiche di Alessandria, dove è presente un gruppo di ricercatori che studiano le problematiche economiche organizzative e sociali delle politiche ambientali. Il progetto di ricerca informatica e calcolo scientifico avanzato si sarebbe dovuto basare anch’esso sulle competenze scientifiche esistenti presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali e avrebbe dovuto far nascere un secondo Polo di Eccellenza nel campo dell’informatica e del calcolo scientifico. La dotazione di finanziamenti per l’avvio di questo progetto fu stabilita in circa 200 mila euro all’anno per i primi 5 anni. Anche in questo caso furono individuate alcune linee di ricerca su cui focalizzare gli sforzi come quelle legate: allo sviluppo di metodologie di apprendimento e di calcolo basate su modelli fisici e biologici, comprendenti reti neurali e algoritmi genetici; alla creazione di software d’interfaccia uomo macchina, di visualizzazione medica finalizzata a programmi di terapie oncologiche con adroni (immagine di tomografia computerizzata e risonanza magnetica nucleare) e visualizzazioni di strutture chimiche; allo sviluppo di modelli e tecniche di simulazione applicando il metodo sperimentale nel campo delle scienze sociali (economia, sociologia, scienze politiche). 130 A fronte di ciò, per capire e individuare le linee di sviluppo future è utile rispondere ad alcune semplici domande: quali di questi progetti si sono realizzati? Con quali risultati? Quali elementi ne hanno impedito la piena realizzazione? Poiché, ad oggi, la sede di Alessandria dell’Università del Piemonte Orientale non ospita un Polo di Eccellenza in campo ambientale, dell’informatica e del calcolo scientifico, ed è in oggettive difficoltà per i motivi visti precedentemente, si ritiene fondamentale ed essenziale intraprendere, fin da subito, un percorso di focalizzazione in grado di rendere l’offerta formativa e la ricerca distintive e caratteristiche rispetto a quelle presenti nelle Università ubicate nel territorio di riferimento dell’Amedeo Avogadro. La concentrazione dei fondi sulla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali è auspicabile per realizzare, ad esempio, quel Polo di Eccellenza in campo ambientale che rimane ancora oggi valido, in quanto si inserisce in un contesto territoriale sensibile al problema sia per la storia passata del territorio (dissesto idrogeologico, Eternit) sia per le caratteristiche del tessuto imprenditoriale (presenza di grandi imprese nel settore della chimica, delle materie plastiche e del cemento). Altri progetti che da tempo sono in discussione sui vari tavoli di confronto alessandrini per rilanciare le sorti dell’Ateneo, devono essere necessariamente sbloccati in tempi rapidi. Tra questi, la realizzazione di un Campus Universitario, che trova ampio consenso tra gli stakeholder, è essenziale nell’ottica di puntare ad attrarre i migliori talenti e studenti anche stranieri o che non vivono in Provincia, e il miglioramento di tutti i servizi di accoglienza e orientamento degli studenti sono fondamentali per aumentare la capacità attrattiva dell’Ateneo. Si segnala in tal senso lo sforzo del Comune di Alessandria. La scelta di focalizzarsi sugli ambiti scientifici e nuclei tecnologici distintivi appare in linea con le esigenze delle imprese, aiutando così l’Amedeo Avogadro a integrarsi con il territorio e a superare la situazione di non riconoscimento dell’Università come interlocultore da parte degli stakeholder del territorio. La collaborazione con il territorio e il riconoscimento del ruolo dell’Università come interlocutore dello stesso è essenziale per aumentare la capacità di attrazione di fondi privati per la ricerca e la didattica, e per incrementare il livello di collaborazione e integrazione tra Ateneo e stakeholder del territorio. Un esempio positivo in tal senso è relativo alla Alexandria International School, progetto virtuoso avviato da privati e oggi affiancato dal pubblico e sostenuto dagli stakeholder del territorio, che costituisce una nuova realtà scolastica, ma con un’esperienza consolidata nell’educazione, istruzione e formazione dei ragazzi dall’età dell’infanzia all’età adulta. Da ultimo, si ritiene che il rilancio dell’Ateneo debba essere gestito da manager di fama riconosciuta che, oltre ad utilizzare le proprie doti gestionali nell’attività ordinaria, possano anche trasmettere un’immagine di eccellenza al potenziale studente/professore/investitore. 131 5.2.2 Il Politecnico di Torino Dal 1994, nel capoluogo è anche presente un distaccamento del Politecnico di Torino che è considerato da diversi stakeholder un asset strategico del territorio, a sua volta caratterizzato da un’elevata concentrazione di aziende manifatturiere. Presso la sede sono stati attivati fino al 2009 i corsi di laurea di primo livello in Ingegneria Elettrica (circa 90 iscritti), Ingegneria Meccanica (circa 200 iscritti) e Ingegneria delle Materie Plastiche (circa 60 iscritti). Nel mese di ottobre 2009, a causa del processo di razionalizzazione che ha interessato le sedi decentrate del Politecnico di Torino, è stata annunciata la chiusura della didattica della sede alessandrina. Questa decisione ha generato un forte malcontento tra i diversi stakeholder del territorio, che nel corso degli anni avevano investito ingenti risorse nei corsi di laurea di ingegneria. Il principale motivo di questa decisione è legato al fatto che i corsi di Ingegneria Elettrica e Meccanica apparivano come duplicazioni di corsi simili effettuati a Torino. Il corso in Ingegneria delle Materie Plastiche, unico in Italia, invece era qualificante per la realtà alessandrina. Con l’obiettivo di cercare di mantenere dei legami col territorio il Politecnico, nella sede di Alessandria, sta attivando due Master in Ingegneria della Materie Plastiche e in ingegneria dei prodotti verniciati, che dovrebbero affiancare il Master già attivo in ingegneria del gioiello. Con riferimento alla ricerca, invece, presso la sede di Alessandria del Politecnico sono attivi centri di ricerca di rilievo, quali: il centro di Studio e Sviluppo per la Metallurgia e i Materiali per l'ingegneria (Poli@l CS2M2). Gli ambiti di ricerca di questo laboratorio spaziano dalla chimica di base e dalla scienza dei materiali allo studio dei loro aspetti tecnologici, della loro ingegnerizzazione e del loro “comportamento in opera”; il laboratorio di Compatibilità Elettromagnetica. Nasce con l’obiettivo di diventare un valido strumento a supporto delle aziende interessate a valutare lo stato e la soluzione di eventuali problemi di compatibilità elettromagnetica. Il laboratorio esegue prove di compatibilità elettromagnetica basate sulla normativa vigente (Direttiva 2004/108/CE). Diverse aziende si avvalgono di questa struttura, l’ultima, in ordine cronologico (dicembre 2009), è stata Ansaldo; Il gruppo di ricerca di Bioingegneria si occupa dello sviluppo e dell’applicazione di materiali polimerici in bio-nanomedicina (dispositivi impiantabili, ingegneria tissutale e rilascio controllato di farmaci). Tra i principali scopi della ricerca vi è lo sviluppo di materiali biomimetici, in grado cioè di mimare i sistemi biologici da un punto di vista chimico-fisico, inducendo così specifiche risposte cellulari; Il Biosolar Lab è un laboratorio biochimico che si occupa principalmente dello studio di vari aspetti della fotosintesi e della bioenergia. Altre iniziative ed esempi positivi di collaborazione tra Politecnico e stakeholder del territorio sono relativi alla realizzazione dei Consorzi Prometeo, Procoat e Proplast. 132 Dalle sinergie tra il Politecnico di Torino nella sede di Alessandria, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, la Provincia di Alessandria e il Comune di Valenza, è nato il Consorzio Prometeo, con l’obiettivo di promuovere le applicazioni e le innovazioni della cultura tecnico-scientifica, tecnologica e gestionale relativa a manufatti in leghe preziose e leghe speciali per applicazioni avanzate presso le aziende orafe del territorio, attraverso l’organizzazione di attività di formazione, convegni seminari ed incontri per addetti ai lavori, nonché azioni sinergiche fra aziende del settore, atenei e altre realtà economiche, sia nazionali che internazionali. Altro esempio d’integrazione tra il mondo accademico ed industriale è rappresentato dal Consorzio Procoat, costituito da industrie del settore dei prodotti vernicianti ed il Politecnico di Torino. Tra i servizi offerti dal Consorzio si evidenziano le attività di didattica e formazione, certificazione e attività integrate di ricerca e sviluppo. Il Politecnico di Torino ad Alessandria possiede un laboratorio di ricerca dedicato alle materie plastiche che ha attivato proficue collaborazioni con il Consorzio Proplast, operativo nel comparto delle materie plastiche. Il Consorzio, fondato nel 1998, è stato costituito con l’obiettivo di realizzare un polo tecnologico di livello europeo, capace di offrire al mondo industriale eccellenti servizi di R&D e formazione nell’area della trasformazione dei materiali plastici, dell’ingegneria dei materiali, dell’ingegneria di prodotto. Ad oggi il Consorzio conta 170 soci, sia istituzionali (tra i quali la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria), accademici, aziendali (produttori di attrezzature e di materie prime, centri di ricerca, associazioni di settore e di categoria, ecc.), e coinvolge circa 42 collaboratori. Il processo di razionalizzazione e rifocalizzazione dell’offerta formativa, che dovrà necessariamente affrontare anche l’Università del Piemonte Orientale, ha portato recentemente (gennaio-febbraio 2010) il Politecnico di Torino a presentare un piano di azione per il rilancio della sede alessandrina, che sia coerente con le caratteristiche e le esigenze del territorio e con le disponibilità finanziarie. I tre temi principali sui quali il Politecnico di Torino nella sede di Alessandria si focalizzerà nei prossimi anni saranno: 1. formazione professionalizzante e continua post lauream attraverso corsi specifici (ad es. Master Universitari) progettati per i diversi comparti produttivi e a partire dalle esigenze di quest’ultimi; 2. rafforzamento e focalizzazione delle strutture di ricerca in pochi settori caratterizzanti la Sede ed il Territorio (Plastica, Materiali, Bioingegneria, Bioenergie, Energie rinnovabili, Ingegneria Elettrica, Ingegneria Meccanica, Tecnologie del Freddo, Comparto Orafo, ecc.); 3. sviluppo dell’incubazione d’impresa, di Centri di Ricerca Industriali, di hub delle associazioni imprenditoriali, di centri di servizio secondo il modello già avviato con successo nella Cittadella Politecnica torinese110. In particolare, appare 110 La Cittadella Politecnica torinese, costituita nel 2008 e prima nel suo genere in Italia, si ispira all’esempio del Mit, il Massachusetts Institute of Technology di Boston. La Cittadella Politecnica rappresenta un intervento di carattere strategico non solo per la didattica e la ricerca, ma anche per l'attrazione di importanti investimenti per la ricerca da parte delle multinazionali. Tra le altre, si sottolinea la presenza del principale centro di ricerca sui motori diesel di General Motors Powertrain Europe. L’area della Cittadella ospita anche l’incubatore I3P. 133 opportuno evidenziare che l’incubatore d’imprese I3P111 del Politecnico di Torino intende realizzare una sua unità ad Alessandria112. In tale contesto, tuttavia, emergono alcune perplessità sulla piena valorizzazione di una struttura dedicata solamente alla ricerca, a fronte del fatto che la presenza in una struttura di ricerca e didattica consentirebbe e faciliterebbe la naturale integrazione delle due attività, che si autoalimenterebbero a vicenda originando un circolo virtuoso rappresentato dal trasferimento dei risultati della ricerca per l’erogazione di una didattica di eccellenza, e dalla presenza di giovani e preparati studenti che rimangono in Università con l’obiettivo di sviluppare ulteriormente la ricerca. 111 I3P, l’Incubatore delle Imprese Innovative del Politecnico di Torino, è considerato il più importante incubatore universitario italiano che accoglie imprese startup ad elevato potenziale di crescita, fondate sia da ricercatori accademici sia da imprenditori esterni al mondo universitario. E’ costituito sotto forma di società consortile per azioni senza fini di lucro, da Politecnico di Torino, Provincia di Torino, Camera di commercio di Torino, Finpiemonte, Fondazione Torino Wireless e Città di Torino. In dieci anni di attività, ha supportato il processo di crescita di oltre 110 imprese, ospitandole nelle proprie sedi, fornendo consulenza strategica e tecnica, e favorendo l’incontro con investitori, partner e clienti. 112 Si segnala che ad oggi, febbraio 2010, è in fase di perfezionamento l’insediamento di un primo Centro di Ricerca Industriale da parte della multinazionale spagnola OPDE, attiva nel comparto delle energie rinnovabili. 134 5.3 Il polo della logistica 5.3.1 Premessa La logistica è l’arte di far giungere ad un destinatario materiali, merci e rifornimenti nei tempi e nei luoghi prestabiliti, minimizzando contemporaneamente sia i costi di trasporto, di immagazzinaggio e di distribuzione, sia la probabilità di disguidi o di altri inconvenienti. Nel mondo dei trasporti e della logistica operano, in Italia, circa 140.000 aziende113, molte delle quali eseguono attività diverse in funzione dei servizi richiesti dai loro clienti. Le principali categorie con cui si possono suddividere gli operatori logistici sono: vettori; spedizionieri; distributori; corrieri e corrieri espressi; operatori di logistica integrata. Particolare rilevanza stanno assumendo, negli ultimi anni, gli operatori di logistica integrata che svolgono quell’insieme di attività che governano i flussi di beni e di informazioni, dalle fonti di approvvigionamento ai clienti finali e viceversa. Più in dettaglio, tali operatori sono specializzati in differenti attività quali stabilire/prevedere i fabbisogni della clientela (che cosa serve, dove e quando), pianificare gli acquisti (approvvigionamenti), pianificare la produzione, immagazzinare il prodotto (stocking), evadere nel modo più efficiente possibile l’ordine del cliente (prelevare e consegnare, picking) e, infine, monitorare tutte le operazioni suddette rimediando a eventuali problemi. Perché è così importante per un territorio o un Paese sviluppare il settore della logistica? L’aumento costante dei flussi di movimentazione delle merci rende necessario sviluppare soluzioni di trasporto alternative alla modalità stradale, più efficienti, rispettose dell’ambiente e maggiormente sostenibili nel lungo periodo. Lo sviluppo di un efficiente sistema logistico in un territorio porta a sviluppare in modo integrato il trasporto su differenti modalità (nave-ferro, gomma-ferro, gomma-nave, ecc.). Trasferire il traffico merci dalla strada alla ferrovia, per esempio, comporta molteplici vantaggi per la collettività, come ad esempio, strade più sicure, minore inquinamento atmosferico e acustico, maggiore certezza nei tempi di viaggio, ecc.. Si sono, quindi, sviluppate infrastrutture specifiche finalizzate al raggiungimento di questo obiettivo: gli interporti. Quest’ultimi sono i punti di interconnessione dove 113 Confetra, sono compresi anche le aziende formate dai padroncini. 135 avviene fisicamente il passaggio dell’unità di carico intermodale, ad esempio, dal camion al treno e viceversa114. 5.3.2 La logistica in Piemonte e nella Provincia di Alessandria Il Piemonte, situato tra il Corridoio 5, Lisbona-Kiev, e il Corridoio 24, Genova-Rotterdam, si propone come un’area con interessanti prospettive per lo sviluppo di attività qualificate nel campo della logistica. La vicinanza con i porti dell'Alto Tirreno, liguri in particolare, fa del Piemonte la naturale prosecuzione della banchina portuale, offrendo al tempo stesso vasti territori ben connessi alle reti di trasporto. In tale contesto, la Provincia di Alessandria costituisce un territorio-cerniera nel complesso di reti ferroviarie e stradali che collegano l’arco portuale ligure con i territori del Nord-Ovest e Nord-Est italiani e con le grandi direttrici di penetrazione verso l’U.E. e l’Europa dell’Est. In quest’area il livello di movimentazione delle merci è nel complesso abbastanza consistente, ma ancora non paragonabile con quello dei principali interporti del NordEst Italia. Vista tuttavia la posizione strategica rispetto ai porti liguri e ai confini francese e svizzero, il potenziamento del settore logistico del Piemonte appare importante115. Nell’area di Torino l'interporto si trova a ridosso del capoluogo di Regione, è connesso alla linea ferroviaria con la Francia, offre servizi per società di logistica e spedizionieri, e si presta per attività di city logistic. A Novara il Centro Interportuale Merci di Novara – CIM si trova all'incrocio tra il Corridoio 24 e il Corridoio V e nelle vicinanze dell'aeroporto di Malpensa. Ha piani di sviluppo molto ambiziosi e può essere un punto di riferimento per i traffici verso il centro-nord Europa. Ad Alessandria, che da sempre costituisce il retroporto naturale dell'arco ligure, sono presenti interporti, centri logistici e merci come Arquata Scrivia, Capriata D’Orba, Pozzolo Formigaro, Tortona e Rivalta Scrivia. Queste infrastrutture per la logistica hanno orientamenti diversi, ma complementari che possono essere sintetizzati nel modo seguente: la struttura di Torino ambisce ad essere una moderna piattaforma logistica collocata nel cuore del Piemonte con una strategia bifocale: da un lato essa intende essere centro logistico di smistamento e trattamento merci al servizio del 114 La legge 240 del 4 agosto 1990 (“Interventi dello Stato per la realizzazione di interporti finalizzati al trasporto merci e in favore dell’intermodalità”) dà la seguente definizione di interporto: “complesso organico di strutture e servizi integrati finalizzati allo scambio di merci tra le diverse modalità di trasporto, comunque comprendente uno scalo ferroviario idoneo a formare o ricevere treni completi e in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione. 115 Unione Interporti Riuniti, 2009. 136 tessuto produttivo regionale, dall’altro lato intende fungere da porta intermodale per le merci destinate alla Francia ed al Nord-Ovest europeo attraverso il Frejus; l’interporto di Novara è fortemente orientato all’intermodalità, svolgendo per ora residuali operazioni di magazzinaggio. L’85% dei 5 milioni di tonnellate di merci che vi transitano annualmente sono sottoposte a trasporto combinato. Il CIM ambisce a rafforzare i legami con i nodi della rete logistica posti nel Nord Europa lungo una direttrice che attraversa la Svizzera, l’Austria e prosegue verso i porti del Mare del Nord quali Rotterdam e Anversa; l’Interporto di Rivalta Scrivia, invece, si configura come struttura altamente orientata da un lato a fungere da piattaforma complessa, in cui le merci non vengono solo movimentate e immagazzinate, ma subiscono operazioni ad elevato valore aggiunto (assemblaggio, imballaggio, lavorazioni su prodotti grezzi poi direttamente trasferiti in impianti esterni per una ulteriore lavorazione), dall’altro lato l’interporto sta consolidando la funzione di naturale area retro portuale di Genova. Queste infrastrutture logistiche e interportuali trovano la propria ragion d’essere nel tessuto d’imprese manifatturiere e di servizi del territorio, oltre che nella vicinanza col sistema portuale ligure che richiede spazi merci più ampi di quelli fisiologicamente disponibili. Le strutture interportuali appaiono tutte “in divenire” laddove processi e metodi vengono continuamente aggiornati e ampliati al fine di aumentare il livello di efficienza. L’interporto di Torino vuol essere non solo un transit point, ma una struttura in grado di creare valore aggiunto tramite la lavorazione sulle merci e tramite l’offerta di servizi logistici ad elevato valore aggiunto. Rivalta Scrivia intende investire ulteriormente sulle attività di movimentazione “lato terra” in collaborazione con i porti liguri antistanti. Il CIM di Novara intende ampliare in modo sostanziale le attività di magazzinaggio non configurandosi più solo come transit point. Con specifico riferimento alla Provincia di Alessandria emerge un sistema logistico composto di numerose piattaforme che costituiscono, di fatto, un sistema al servizio dei porti dell’Alto Tirreno, dei mercati del Nord-Italia e del Centro-Europa. Questo sistema di piattaforme logistiche interconnesse con strade, autostrade e reti ferroviarie, sviluppa già oggi un elevato potenziale in termini di valore aggiunto e addetti e determina però anche rilevanti riflessi sui livelli di saturazione delle infrastrutture della Provincia stessa. Il complesso delle piattaforme logistiche oggi esistenti si estende su aree di 2,7 milioni di m2, dove sono movimentate annualmente circa 2,5 milioni di tonnellate di merci e circa 120.000 TEUs (container). 137 5.3.3 Analisi SWOT Attraverso un’analisi approfondita dai fatti, dei numeri e delle evidenze principali, sono stati analizzati i punti di forza e di debolezza del sistema, le principali opportunità e le minacce per il futuro. Punti di forza La posizione geografica baricentrica, rispetto ai principali poli di sviluppo economico e manifatturiero dell’Italia, consente l’insediamento di operatori logistici integrati capaci di fornire servizi ad elevato valore aggiunto alle imprese del territorio e ai mercati di riferimento. Figura 75. Posizionamento del sistema logistico alessandrino Corridoio 24 Genova-Rotterdam Corridoio 5 Lisbona-Kiev Alessandria Fonte: elaborazioni The European House--Ambrosetti su Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Il posizionamento geografico favorevole non è certamente una condizione sufficiente per il successo del settore logistico, ma rappresenta un requisito necessario per poter pensare ad un qualsiasi sviluppo in tale ambito. L’elevata dotazione di infrastrutture di trasporto fa parte, anch’essa, dei punti di forza della Provincia. La Provincia di Alessandria ha, infatti, una dotazione di infrastrutture ferroviarie doppia rispetto a quella italiana e piemontese, e una dotazione di infrastrutture stradali più che doppia rispetto a quella della media italiana e del 70% superiore rispetto a quella del Piemonte. 138 Inoltre, le reti stradale e ferroviaria sono ben ramificate e adatte a favorire lo sviluppo di traffici nazionali e trans-europei. Nella rete ferroviaria assumono un ruolo rilevante la stazione di Alessandria con lo scalo “Alessandria Smistamento”, sulla Genova-Basilea, e la stazione di Novi con lo scalo di San Bovo, sulla Genova-Milano. La rete stradale comprende la A21 Torino-Brescia, la A7 Milano-Genova e la A26 Genova-Gravellona Toce. Figura 76. Indicatori di dotazione infrastrutturale in Provincia di Alessandria e confronto con Piemonte e Nord Ovest Rete stradale 250 Reti per la telefonia e la telematica 200 Rete ferroviaria 150 100 50 0 Reti bancarie e servizi vari Porti (e bacini di utenza) Aeroporti (e bacini di utenza) Reti energetico-ambientali Alessandria Piemonte Nord Ovest Fonte: elaborazioni The European House--Ambrosetti su dati Istituto Guglielmo Tagliacarne Altro punto di forza risiede nel fatto che la Provincia di Alessandria possiede una forte e radicata tradizione nel settore logistico, disponendo storicamente di interporti, centri intermodali e piattaforme logistiche. Come già accennato, le principali si trovano a: Rivalta Scrivia; Tortona; Arcquata Scrivia; Pozzolo Formigaro; Capirata D’Orba; Casale Monferrato. 139 L’interporto di Rivalta Scrivia è attivo da oltre 40 (costituito nel 1966) e inizialmente svolgeva attività di deposito e smistamento. Attualmente svolge attività logistiche avanzate e qualificate come la lavorazione della merce, l’assemblaggio, imballaggio ecc. Alcune particolari lavorazioni di prodotti alimentari grezzi come, ad esempio, il burro di cacao, o l’imballaggio e il raggruppamento di merci destinate a centri commerciali della Grande Distribuzione Organizzata hanno trovato a Rivalta Scrivia una forte specializzazione. All’interno dell’interporto sono stati creati appositi impianti per lo svolgimento di tali operazioni sulle merci. Oggi l’Interporto è un polo logistico multifunzionale in grado di proporre soluzioni integrate, sia per le dimensioni e le caratteristiche degli spazi, che per l'offerta di servizi doganali e terminalistici diretti al trasporto e alla distribuzione. È anche in grado di offrire il totale governo del ciclo distributivo, tramite il proprio know-how, i propri impianti, le strutture e i sistemi informativi (Warehouse Management System) opportunamente personalizzati per le esigenze della clientela. La vicinanza al casello di Tortona consente una facile accessibilità agli assi autostradali A7 e A21. L’Interporto comprende superfici coperte per 400.000 m2, oltre a 300.000 m2 di terminal container e 150.000 m3 di magazzini frigoriferi. Il traffico indotto stimato dell’Interporto è di circa 250 camion e 4/5 treni al giorno. La logistica nel tortonese è storicamente plasmata sul Centro Logistica Gavio; sta inoltre nascendo il Polo Logistico di Tortona. Il Gruppo Logistico Gavio opera nel settore del trasporto container e rinfuse a livello nazionale. Il centro logistico di Tortona è collegato direttamente con la stazione ferroviaria di Rivalta Scrivia. La piattaforma logistica che si sviluppa su 500.000 m2 è cablata con fibre ottiche e dispone di sistemi informatici per la gestione in tempo reale. Il traffico indotto stimato è di 90 camion e 4/5 treni al giorno. Il Polo logistico di Tortona è attualmente in fase di sviluppo116, si estenderà su una superficie complessiva pari a 100.000 m2 e consisterà di 3 magazzini realizzati in conformità con i più elevati standard internazionali di qualità. Ciascun capannone sarà suddiviso in comparti a partire da 5.000 m2, per una superficie totale dedicata allo stoccaggio superiore ai 96.000 m2. L’interporto di Arquata Scrivia, fondato nel 1921, ha una superficie complessiva di 105.000 m2, di cui 80.000 m2 di area doganale. L’area è dotata di un impianto silos per cereali (22.000 m3) e di un magazzino orizzontale per cereali (10.000 m3). È raccordato sia per il ricevimento sia per la rispedizione dei vagoni ferroviari. Al suo interno sono presenti 12 binari con uno sviluppo totale complessivo di 4.000 m. L’impianto gode dello status di “deposito fiscale”. La movimentazione annuale del Gruppo è di circa 400.000 tonnellate di merci in transito complessivo tra Italia e Ucraina, Russia e Slovacchia. Ferroleghe, argilla, semi di soia, prodotti chimici, cellulosa, birra, legnami, sale, cereali, ecc. sono le merci tipiche scambiate con i porti di Genova e di Savona. Il traffico indotto stimato è di circa 27 camion al giorno e 2/3 treni al mese. 116 Il termine dei lavori previsto è entro la fine del 2011. 140 L’interporto di Pozzolo Formigaro, conosciuto come Fridocks, è un complesso di magazzini generali e frigoriferi, depositario in conto terzi e centro intermodale specializzato. Fridocks cura tutte la pratiche di carattere burocratico-amministrativo per ogni tipologia di merci e le operazioni sanitario-doganali. Ha una gestione informatizzata delle merci, uffici veterinari, autocarri frigorifero per la consegna e la distribuzione delle merci. La superficie si estende su un’area di 100.000 m2 articolata in diverse divisioni operative quali celle frigorifere e magazzini specializzati. La tipologia delle merci comprende carne e pesce congelati e surgelati, frutta e verdura fresca, congelata e surgelata, prodotti dolciari, materie prime per l’industria alimentare e farmaceutica. Il complesso è servito da un raccordo ferroviario privato dalla stazione di Pozzolo Formigaro sulla linea Genova-Milano. Il traffico indotto stimato è di circa 30 camion al giorno e 2/3 treni alla settimana. La logistica a Capriata D’Orba è rappresentata dalla FM Logistics, società francese attiva nel comparto dal 1967, che possiede particolari expertise nel comparto alimentare. FM offre spazi adeguati a questa tipologia di prodotti (aree di stoccaggio a temperatura controllata), gestione della qualità dei prodotti stoccati, controlli batteriologici, ecc.. Inoltre, offre servizi di co-packaging e co-manufacturing. Il centro logistico si sviluppa su un’area di 45.000 m2, la superficie coperta disponibile è pari a 28.000 m2 ed è situato nelle vicinanze di importanti stabilimenti di produzione come ad esempio, Saiwa e Campari. Nel gennaio 2008 Saiwa ha deciso di utilizzare uno di questi magazzini. La superficie totale in dotazione è di 20.000 m2, con possibilità di stoccaggio di 40.000 pallet. Questa struttura opera come hub dove FM logistics svolge per conto di Saiwa lo stoccaggio, il copacking e la distribuzione sull’intero territorio nazionale. La logistica a Casale Monferrato è sviluppata da Argol che offre servizi di logistica integrata per l’industria meccanica, impiantistica e per il settore aerospaziale. Argol si occupa anche dell’organizzazione di piattaforme di City Logistics, periferiche alle grandi città, da cui distribuire la merce all’interno dei centri cittadini con veicoli a basso impatto ecologico. Le attività logistiche nell’area di Casale Monferrato sono strettamente correlate all’impiego del relativo scalo merci ferroviario. Le principali riguardano: manipolazione e trasporti di merci containerizzate; manipolazione e trasporti di prodotti chimici; manipolazioni e trasporti di merci varie: concimi per agricoltura, frigoriferi, cisterne in vetroresina, profilati di ferro, legnami. Il traffico indotto stimato è di circa 60 camion alla settimana. A livello generale, il successo di un interporto o piattaforma logistica è legato anche alla presenza di imprese nazionali e internazionali che decidono di stabilire parte della loro supply chain presso un determinato interporto o piattaforma (es. Lavazza per Novara, Giochi Preziosi e IKEA per Piacenza, ecc.). 141 Nella Provincia di Alessandria c’è un’elevata presenza di imprese nazionali e multinazionali che rappresenta, quindi, un ulteriore punto di forza per lo sviluppo del settore. Nello specifico, in Provincia sono localizzate grandi imprese in differenti settori: costruzioni: Italcementi, Buzzi, Cementir, Holcim, RDB; meccanica/Elettromeccanica: Eltek, Ilva, Bobst; chimica: Solvay, Mossi & Ghisolfi, Guala Closures, Boero Bartolomeo; alimentare: Saiwa, Campari, Elah Dufour, Pernigotti, Bistefani. Infine, lo sviluppo del comparto logistico non è ostacolato da cittadini e dalle istituzioni, poiché è considerato motore di un più ampio sviluppo economico del territorio. Tale situazione è anche favorita dalla distanza tra i centri logistici presenti/in sviluppo e le aree urbanizzate. Figura 77. Ampi spazi di sviluppo e assenza dell’effetto NIMBY Interporto di Rivalta Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti Punti di debolezza Come evidenziato in precedenza, la logistica è l’arte di far giungere ad un destinatario materiali, merci e rifornimenti nei tempi e nei luoghi prestabiliti, minimizzando contemporaneamente sia i costi di trasporto, di magazzinaggio e di distribuzione, sia la probabilità di disguidi o di altri inconvenienti. 142 Poiché la Provincia di Alessandria non è né punto di arrivo della merce (Genova) né punto di destinazione della merce (Milano, Torino), ma è vicina sia all’origine della merce che alla destinazione, la logistica ad Alessandria rappresenterebbe uno stop aggiuntivo tra i due punti, che equivale a contraddire la logica di minimizzare i costi e le probabilità di disguidi. Se non si è in grado di offrire servizi distintivi e a elevato valore aggiunto, le tappe intermedie avranno sempre un ruolo marginale all’interno del settore. A fronte delle ampie opportunità di sviluppo del settore gli investimenti in logistica si sono moltiplicati e le diverse piattaforme logistiche presenti, nel territorio della Provincia Alessandria, si trovano a competere con altri interporti come, ad esempio, quello di Novara (vicino anche a Malpensa) e Torino, come visto precedentemente, ma anche con altre strutture presenti a Piacenza e Parma. Questa situazione spinge ancora maggiormente a puntare sulla fornitura di servizi distintivi e ad elevato valore aggiunto. Nello specifico, il valore aggiunto della logistica consiste come è noto nel “lavorare” i container. Ciò significa aprirli, organizzare i contenuti, assemblare i pezzi, impacchettarli, ecc.. (ad esempio: si riceve un container di telefoni cellulari, si apre il container, si assembla il kit, inserendo la sim di memoria nel telefono, allegando il manuale di istruzioni, e si gestisce la distribuzione). Il valore aggiunto viene creato quando la merce viene pallettizzata e si effettuano operazioni di servizi doganali, controllo della qualità, tracking, picking, packaging, reverse logistic. Lo sviluppo del settore logistico nella Provincia di Alessandria non può prescindere da una visione di questo tipo. Altro punto di criticità è legato al tema dell’impatto ambientale che la realizzazione di queste infrastrutture necessariamente produce. Un potenziamento logistico, infatti, produce impatti negativi in termini di: emissioni atmosferiche; aumento dei rischi per il sistema idrico, il suolo e sottosuolo; vegetazione ed ecosistemi; salute pubblica; rumore e vibrazioni; paesaggio. Considerando che, in Provincia di Alessandria, esistono già problemi legati all’Eternit, all’inquinamento ambientale provocato dal settore chimico e del cemento, e che gli indicatori di qualità della vita evidenziano già situazioni negative, lo sviluppo della logistica potrebbe acuire un problema già esistente. Infine, sono emerse alcune differenti interpretazioni sul ruolo assunto e che deve assumere la Fondazione Slala, costituita alla fine del 2003 dagli Enti Piemontesi e Liguri per la promozione di infrastrutture ed insediamenti a supporto della logistica. All’interno della Fondazione Slala sono rappresentati sostanzialmente tutti i principali 143 portatori di interessi del territorio: le Regioni Liguria e Piemonte, le Provincie di Alessandria, le autorità portuali di Genova e Savona, i comuni di Alessandria, Casale Monferrato, Genova, Novi Ligure, Pozzolo Formigaro, Tortona, Cairo Montenotte, le CCIAA di Alessandria, Genova, Savona, Cuneo, le Autorità Portuali di Genova, La Spezia, Savona, la Fondazione CRAL e Energia e Territorio S.p.A. I principali obiettivi di Slala sono: coordinare, promuovere ed ottimizzare investimenti infrastrutturali; realizzare attività di marketing territoriale; sviluppare le funzioni di Autorità per la Logistica. Inoltre, Slala da statuto deve: svolgere funzioni di coordinamento interregionale tra Enti; effettuare analisi e pianificazione finanziaria del sistema logistico; valutare l’offerta logistica del Nord Ovest e la disponibilità di aree; aggregare e qualificare l’offerta come base per una efficace azione di marketing territoriale. Tuttavia, dalle interviste effettuate sono emersi alcuni punti critici sul ruolo che svolge o che dovrebbe svolgere Slala. Gli intervistati hanno sollevato dubbi sui processi decisionali di Slala e sulle modalità con cui ci si dovrebbe coordinare con essa, dati i compiti di governance della logistica affidati. Infatti, nonostante Slala svolga ruoli di coordinamento, pianificazione e governance della logistica in Provincia, esistono iniziative che, seppur di alto profilo e di potenziale valore aggiunto, non risultano coordinate tra loro e integrate con Slala. Opportunità Lo sviluppo della logistica, come detto in precedenza, è una leva su cui agire per aumentare la competitività e le performance economiche del territorio. La realizzazione di un nuovo hub intermodale ad Alessandria, approvato il 5 maggio del 2009 con la firma del Protocollo di Intesa, rappresenta un’importante potenzialità per il recupero di competitività del territorio e del sistema portuale di Genova e Savona rispetto agli altri sistemi portuali del Mediterraneo e del Nord Europa. Il programma di sviluppo dell’hub sarà pronto a breve: il centro sosterrà la crescita dei porti di Genova e Savona, integrerà le attività portuali attraverso lo sviluppo di servizi di logistica ad alto valore aggiunto e completerà il “quadrilatero” della logistica del Nord Italia (Novara, Torino Orbassano e Milano smistamento). L’investimento previsto è di 90 milioni di euro, di cui 35 milioni interamente finanziati da FS e destinati allo sviluppo dello scalo di Alessandria. 10 milioni serviranno per la bretella di collegamento all’autostrada e 25 milioni saranno utilizzati per nuove infrastrutture tecnologiche. Il Protocollo di Intesa prevede di realizzare l’hub nello scalo 144 ferroviario alessandrino e di affidare allo stesso funzioni di centro intermodale, gateway (passaggio merci da treno a treno) e retroporto comprensivo delle attività doganali. Poiché anche l’UE ha riconosciuto il ruolo fondamentale della logistica per il futuro dei trasporti all’interno dell’Europa ha previsto dei finanziamenti sia a supporto dello sviluppo delle attività logistiche, sia finalizzati alla realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto. Con riferimento allo sviluppo di attività a supporto della logistica uno degli interventi più importanti a livello europeo è quello denominato Marco Polo II. Questo programma mira a ridurre la congestione stradale attraverso il potenziamento del trasporto intermodale, contribuendo a un sistema di trasporti efficace e sostenibile. Marco Polo II, intende realizzare entro il 2013, il trasferimento di una parte sostanziale del previsto aumento del traffico merci internazionale dalla strada ad altre modalità di trasporto che permettano di ridurre al minimo i percorsi stradali. Il programma, che ha una dotazione di 450 milioni di euro, finanzia: azioni per migliorare le sinergie tra diverse modalità di trasporto; azioni di trasferimento fra modi di trasporto diversi; azioni volte alla riduzione del traffico. Con riferimento, invece, alla realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto, il 3° valico ferroviario, che fa parte del Corridoio V a Sud delle Alpi, rappresenta un’opera necessaria che doterà il porto di Genova di una via di accesso privilegiata per il trasferimento delle merci verso il Nord Italia e l’Europa (costo 5 mld di Euro). Il nuovo sistema ferroviario richiederà l’adeguamento delle tratte Alessandria-Novi Ligure, Alessandria-Novara, Brignole-Pieve Ligure e Genova-La Spezia. Questo adeguamento produrrà un incremento della capacità di trasporto di 220 treni al giorno, che equivale a circa un aumento del 50% nell’offerta di trasporto (dagli attuali 430 treni al giorno a 660). È evidente come a fronte di questi numeri esistono notevoli potenzialità di sviluppo del settore logistico nella Provincia di Alessandria. 145 Figura 78. Interventi di potenziamento ferroviari Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti Infine, altra opportunità di sviluppo del settore logistico è connessa ai tassi di crescita previsti nel comparto merci in Europa nei prossimi anni. Secondo alcune recenti stime della Commissione Europea, le attività di trasporto merci sono destinate a crescere, fino al 2030, ad un tasso del: 1,8% del traffico Intra-EU; 3,3% dei traffici extra europei. Figura 79. Previsione di incremento dei traffici merci Mld. di tonnellate/km Regionale 2005 Var % annua 2030 Intra-EU Extra-EU 179 428 518 0,4% 1,8% 3,3% 196 660 1166 Nota: trasporto Regionale: include i trasporti all’interno delle aree NUTS2 – Fonte: DG Energy and Transport, Commissione EU, marzo 2009 Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati Energy and Transport, UE 146 Minacce Le principali minacce sono ascrivibili all’incertezza e ai tempi di realizzazione delle infrastrutture che in Italia sono particolarmente lunghi. Figura 80. Previsione di incremento dei traffici merci 2. Assegnazione START 4. Messa in opera 1. Progettazione e approvazione 3. Esecuzione e consegna Non conformità/irregolarità: studio fattibilità, documento preliminare, prodotti finanziari, elenco annuale, documenti/procedura gara/affidamento Non conformità nei documenti di gara Non conformità/ritardi: erogazione finanziamenti, processi autorizzativi, progettazione, verifica progetto preliminare, validazione progetto definitivo e/o esecutivo Irregolarità dei concorrenti Non conformità/irregolarità nella Conferenza di Servizi Ricorsi dei concorrenti o dell’appaltatore Opposizioni forze sociali e politiche Non conformità nella sottoscrizione del contratto Impugnazione bando di gara e/o ricorsi concorrenti/appaltatore Irregolarità e ritardi nella procedura di gara Impugnazioni bando di gara Ritardi nei processi autorizzativi e/o non conformità nei documenti di gara, affidamento dirigenza lavori, collaudo Non conformità/ritardi nella: direzione dei lavori, coordinamento per la sicurezza, esecuzione, collaudo Impugnazione del bando di gara, ricorsi dei concorrenti o dell’appaltatore Eventi calamitosi e avvenimenti non preventivabili Opposizione delle forze sociali Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti La realizzazione di una nuova infrastruttura che rappresenti, quindi, un’opportunità di sviluppo del settore, può essere significativamente rallentata dall’iter burocratico di approvazione e assegnazione dell’opera. In Italia non esistono leggi/regolamenti che affrontano in modo chiaro e preciso i rischi connessi alla realizzazione di opere infrastrutturali fornendo, quindi, risposte certe sui tempi e sulle modalità di realizzazione delle opere. Alcuni esempi sono quelli relativi alla realizzazione della Pedemontana Lombarda, concepita nel 1965 e ancora da realizzare, alla TAV Torino-Lione, ideata nel 1990 e da realizzare e la TAV TorinoNovara, progettata nel 1990 e messa in opera solamente nel 2006. Altra minaccia per lo sviluppo futuro del settore logistico in Provincia è rappresentata dal mancato ammodernamento dei porti liguri e dell’Alto Tirreno. Infatti, negli ultimi anni la perdita di competitività del sistema portuale ligure e dell’Alto Tirreno è stata consistente a causa di mancati investimenti. Come si può osservare nella tabella successiva, lo sviluppo dei traffici nel periodo 2000-2007 ha evidenziato tassi di crescita inferiori dei porti liguri e dell’Alto Tirreno rispetto agli altri scali europei concorrenti. 147 In Spagna e Olanda, ad esempio, le aree retrostanti i porti sono state destinate a zone di attività logistica o distriparks con servizi ad alto valore aggiunto (dal magazzinaggio all’organizzazione degli ordini, al controllo qualità, etichettature, confezionamenti, e assemblaggi finali). In particolare i tassi di sviluppo del porto di Genova sono risultati i peggiori tra i porti concorrenti del Mediterraneo e rispetto ai grandi porti del Nord Europa utilizzati come benchmark. Inoltre, si rileva che il traffico TEUs a Genova è ormai meno della metà rispetto a Barcellona e Valencia, 1/3 rispetto ad Algeciras, e quasi un decimo rispetto ad Amburgo e Rotterdam. Figura 81. Tassi di crescita del trasporto merci nei principali porti del mediterraneo Rotterdam Amburgo Valencia Algericas Barcellona Genova La Spezia Livorno Traffico merci (Δ 2002-2006, Va. in migliaia) Traffico containerizzato (Δ 2002-2006, Va. in migliaia) + 16,8% (353.576) + 50,1% (115.529) + 43,1% (40.742) + 42,1% (60.023) + 52,8% (38.267) +0,03% (44.425) +13,9 % (15.201) + 9,7% (24.550) + 46,2% (9.574) + 64,1% (8.878) + 43,2% (2.614) + 88,6% (3.262) + 106,7% (2.314) -23,6% (1.145) + 39,3% (1.086) + 30,7% (482) Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da dati Eurostat, 2010 Infine, la dipendenza dalle decisioni di pochi grandi operatori o imprese può rappresentare un limite allo sviluppo del settore logistico. Lo sviluppo della catena logistica, infatti, dipende dalle decisioni di investimento e insediamento di pochi grandi operatori, spesso stranieri, quali ad esempio AP Moller-Maersk (DK), Evergreen (UK), Hapag-Lloyd (DE) e CMA CGM (FR). 148 5.3.4 Considerazioni di sintesi In sintesi, nello schema successivo si presentano le principali evidenze dell’analisi SWOT. Figura 82. Principali evidenze dell’analisi SWOT Posizione geografica baricentrica rispetto ai principali poli di sviluppo economico e finanziario dell’Italia Rilevante dotazione infrastrutturale di trasporto Tradizione nel settore logistico e radicata presenza di strutture interportuali Presenza di imprese multinazionali Disponibilità di spazi per lo sviluppo del comparto e clima sociale favorevole FORZE DEBOLEZZE Bassa capacità di attrarre investimenti esteri La Provincia di Alessandria non è né origine (Genova), né punto di arrivo della merce (Milano-Torino) Forte concorrenza da parte di altre Province/Comuni (Piacenza, Novara, ecc..) Alcuni interporti/piattaforme logistiche sono a basso valore aggiunto in quanto non si “opera” sul contenuto dei container Tutela ambientale Interpretazione del ruolo di Slala OPPORTUNITÀ MINACCE Accesso a finanziamenti per infrastrutture e logistica Nuovo terminal ferroviario Sviluppo dei corridoi Transeuropei di trasporto Tassi di crescita dei traffici Tempi di approvazione e realizzazione di opere infrastrutturali lunghi e incerti (Terzo valico) Situazione di stagnazione e mancato ammodernamento dei porti liguri Dipendenza delle scelte operative di pochi grandi operatori Fonte: elaborazione The European-House Ambrosetti Dall’analisi SWOT effettuata emerge come la Provincia di Alessandria: sia in una posizione geografica favorevole allo sviluppo della logistica e sia dotata di infrastrutture di trasporto in grado di favorirne lo sviluppo; sia storicamente legata al settore logistico con alcuni interporti e piattaforme logistiche avanzate e di primo piano a livello nazionale; disponga di spazi poco urbanizzati dove poter ampliare le attuali strutture; rischi di rimanere marginalizzata dai flussi logistici se non si pone nell’ottica di offrire servizi distintivi e ad elevato valore aggiunto. Oggi il sistema logistico si compone sia di interporti d’avanguardia, ma anche di semplici magazzini. Inoltre, l’offerta di servizi logistici avanzati e distintivi è necessaria a fronte del fatto che le Province limitrofe stanno sviluppando una propria offerta logistica ad alto valore aggiunto. Esistono elevate opportunità di sviluppo nel campo logistico che dipendono sia dalla disponibilità di finanziamenti da parte della UE, dai futuri investimenti infrastrutturali previsti (come il terzo valico) e dalle stime sulla crescita futura del trasporto merci in Europa. 149 Tale sviluppo è, tuttavia, minacciato dalla prolungata e costante perdita di competitività dei porti liguri, dalla forte dipendenza della catena logistica da parte di pochi grandi operatori internazionali (nessuno dei quali è italiano) e dai tempi lunghi e incerti di realizzazione delle infrastrutture necessarie. 5.4 IL POTENZIALE DELLA GREEN ECONOMY Nell’autunno 2008 in piena crisi economico-finanziaria, il Programma delle Nazioni Unite per l´ambiente (UNEP) lanciò la “Green Economy Initiative” con l’intento di promuovere l’adozione di un “Green New Deal”117 globale che, traendo ispirazione dal programma di riforme economiche e sociali promosso da Roosevelt in occasione della Grande Depressione degli anni trenta, puntasse a rivitalizzare l’economia mondiale. Attraverso tale iniziativa, le Nazioni Unite intendevano assistere i Governi nella riconfigurazione “verde” dei propri sistemi economici e nella rifocalizzazione in tale direzione di spesa pubblica e investimenti, al fine di promuovere un nuovo modello di crescita sostenibile, combattere il cambiamento climatico e favorire la creazione di nuovi posti di lavoro Il “Green New Deal” suggerisce di orientare gli investimenti per il rilancio economico in sei aree strategiche, considerate tali perché in grado di generare i maggiori ritorni economici, ambientali e di occupazione: energie rinnovabili (solare, eolico, geotermico e biomasse); tecnologie per l’efficienza energetica di edifici nuovi ed esistenti; sistemi di trasporto sostenibili, inclusi veicoli ibridi e l’utilizzo dei biocombustibili, e sistemi di trasporto pubblici efficienti e affidabili; gestione e riciclo dei rifiuti; strumenti e modelli di gestione per un’agricoltura sostenibile; riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado. A livello mondiale, i Governi hanno indirizzato oltre 318 miliardi di euro in questi settori chiave. Stati Uniti e Cina rappresentano più del 50% di questi investimenti. Prevedendo un investimento complessivo di oltre 75 miliardi di euro da destinare principalmente a fonti rinnovabili, efficienza energetica, “reti intelligenti”, ricerca e innovazione, il Piano di rilancio dell’economia statunitense – del valore di circa 580 miliardi di euro complessivi – ha impresso una forte accelerazione verso la transizione ad un’economia a basso contenuto di carbonio. Grazie a questi investimenti, che nel biennio 2009-2011 assorbiranno circa lo 0,7% del PIL statunitense, si prevede di generare due milioni di posti di lavoro118. 117 UNEP, United Nation Environment Programme. Fonte: Edward B. Barbier, “A Global Green New Deal”, UNEP, Economics and Trade Branch, febbraio 2009 118 “The G20 agenda should include implementing a global “green” new deal”, Edward B. Barbier, Marzo 2009 150 La Cina, ormai considerata una delle “locomotive” mondiali della green economy, ha destinato il 38% del proprio piano di stimolo (circa 164 miliardi di euro), all'efficienza energetica, alle energie rinnovabili, alla realizzazione delle grandi infrastrutture energetiche e di trasporto e ad altre misure di tutela ambientale. Anche in Europa i programmi per l’espansione della conservazione energetica e delle fonti di energia rinnovabile hanno puntato sul modello “green economy”. Oltre agli investimenti del piano di ripresa economica (16 miliardi di euro, il 59% del totale)119 che l’Unione Europea ha dedicato a questo tipo di interventi, si ricordano anche il pacchetto "clima ed energia” (il cd. 20-20-20120) varato alla fine del 2008, e la campagna Energia sostenibile per l’Europa. A livello di singoli Stati Membri, inoltre, i pacchetti di stimolo introdotti hanno puntato sullo sviluppo della quota di energia rinnovabile sul consumo energetico totale e la protezione delle neo-imprese clean tech121. La motivazione che ha spinto i diversi Paesi a destinare ingenti risorse verso “l’economia verde” non va solo ricercata nella volontà di uscire dalla crisi economica, ma anche dall’esigenza di garantire la sicurezza energetica futura attraverso la diversificazione delle fonti e dalla valutazione del valore strategico delle nuove tecnologie. La green economy, ovvero la capacità di rispondere alla crescente domanda di energia in modo efficace e “pulito”, è la nuova frontiera della competitività. 5.4.1 Green Economy: l’obiettivo della regione Piemonte In linea con l’obiettivo comunitario 20-20-20, e nell’impianto generale delle politiche per il rilancio competitivo della propria economia, la Regione Piemonte attribuisce una valenza strategica allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e delle tecnologie verdi. Si ritiene che tali politiche possano esercitare un’influenza positiva su un ampio spettro di interventi e opportunità che riguardano: la produzione industriale, rilanciando gli investimenti per i beni strumentali e per le tecnologie nel campo delle fonti rinnovabili; l’efficienza, sostenendo gli interventi di riqualificazione energetica; lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, (biomasse, solare, idroelettrico, ecc.); la ricerca e sviluppo, investendo su programmi con un ampie potenzialità tecnologiche, economiche e occupazionali: dai biocarburanti alla mobilità sostenibile. 119 “A Climate for Recovery – the colour of stimulus goes green”, HSBC Global Research, febbraio 2009. 120 La nuova Strategia Energetica Europea approvata a fine 2008, intende: ridurre del 20% le emissioni di gas serra (rispetto ai livelli del 1990), ridurre del 20% il consumo di energia primaria, soddisfare almeno il 20% del consumo energetico totale europeo attraverso fonti rinnovabili, aumentare la quota di biocarburanti al 10% dell’ammontare totale di carburanti utilizzati nel settore dei trasporti. Tutti questi obiettivi dovranno essere raggiunti entro il 2020. Fonte: “The EU Climate and Energy package”, Commissione Europea, DG Ambiente, 2009. 121 “Green economy, la nuova frontiera della competitività”, Corrado Clini (Direttore Generale per la Ricerca Ambientale e lo Sviluppo del Ministero dell’Ambiente Italiano), 2009 151 Un quadro completo degli interventi posti in essere o ancora in corso di realizzazione in quest’ultimo ambito – la ricerca e sviluppo – è dato dalle misure varate per la nascita di poli industriali che operano in ambiti altamente innovativi: impiantistica, sistemi e componentistica per le energie rinnovabili, nuovi materiali, la bioarchitettura, i biocarburanti di seconda generazione, il multi-hydro, nonché la partecipazione alla piattaforma europea sull’idrogeno122, ambito in cui la Regione vanta da anni esperienze e programmi consolidati, in particolare sulla mobilità. A testimonianza dell’impegno della Regione nell’ambito delle iniziative di green economy, vi sono le risorse di fonte europea che il Piemonte ha scelto di destinare ai sopra menzionati programmi di intervento: circa 300 milioni di euro (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale – FESR 2007-2013)123. Tali iniziative e tale impegno economico sono spiegati dalla volontà della Regione Piemonte di diventare il motore ecologico della nazione, raggiungendo per prima in Italia gli obiettivi che l’Unione Europea si è proposta di raggiungere entro il 2020. BOX Nell’ambito delle iniziative recentemente avviate dalla Regione in campo energetico, appare opportuno segnalare l’intesa siglata tra la Regione Piemonte e il Consorzio JPE 2010 (Gruppo Consortile Produttivo Regionale per l'Ambiente e l'Energia) il 16 febbraio 2010 a Torino. Tale intesa intende promuovere il rilancio produttivo e occupazionale delle PMI piemontesi attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica. Nel breve e medio termine, il piano industriale, proposto dal Consorzio prevede la valorizzazione e la riconversione degli insediamenti produttivi locali verso la progettazione, la produzione, l’installazione e la manutenzione di tecnologie “verdi” nei settori del fotovoltaico, della geotermia, della biomassa, dell’eolico, del risparmio energetico e della bioedilizia. Nel lungo termine, invece, si intende promuovere investimenti mirati in ricerca e sviluppo, con particolare riguardo al solare termodinamico, ai biocarburanti e alla mobilità sostenibile. L’obiettivo del piano industriale è la costituzione di una filiera delle energie rinnovabili attraverso l’aggregazione locale delle micro, piccole e medie imprese piemontesi. Le stime rilasciate dal Consorzio prevedono che il progetto occuperà oltre 3.000 lavoratori nei primi cinque anni di attività124. 122 Joint Technology Initaitive, Piattaforma Tecnologica Europea per l’Idrogeno e le Celle a Combustibile. Si tratta di una Iniziativa Tecnologica Congiunta varata nel gennaio 2004 dalla Commissione Europea allo scopo di preparare e dirigere un piano strategico che faccia da ponte tra l’idrogeno e le celle a combustibile e il mercato, per lo sfruttamento del loro notevole potenziale ambientale ed economico. Fonte: Commissione Europea. 123 Fonte:“Relazione Programmatica sull’energia”, Delibera della Giunta Regionale, n.30, Regione Piemonte, 2009 124 “Il rilancio delle Pmi passa attraverso le rinnovabili”, Regione Piemonte, 2010 152 5.4.2 Green economy: un’opportunità per la Provincia di Alessandria Coerentemente con le politiche europee, e in linea con gli orientamenti di pianificazione energetica nazionale e regionale, la Provincia di Alessandria ha avviato una serie di iniziative tese a ridurre le emissioni di inquinanti e di gas clima-alteranti attraverso interventi di risparmio energetico e di sviluppo e impiego delle fonti di energia rinnovabile. Tenendo in considerazione la situazione energetica che caratterizzava il territorio provinciale al momento della pianificazione (2007125), la Provincia ha definito gli obiettivi di politica energetica che intende raggiungere entro il 2020: avviare azioni di efficienza energetica nei settori civile, industriale e dei trasporti al fine di ridurre il fabbisogno energetico del 10% al 2015 e di allinearsi agli obiettivi europei del 20% al 2020; sviluppare il potenziamento dell’utilizzo delle energie rinnovabili attraverso azioni ed interventi coerenti con le caratteristiche del territorio al fine di soddisfare almeno il 5% dei consumi provinciali al 2015, con ulteriori incrementi al 2020; favorire lo sviluppo dell’innovazione nel comparto dei biocombustibili attraverso la valorizzazione energetica delle risorse agricole presenti sul territorio126. Al fine di massimizzare le ricadute sull’intero tessuto economico, la Provincia si è proposta di raggiungere questi obiettivi attraverso il coinvolgimento degli attori pubblici e privati del territorio. Diverse sono le iniziative già avviate, realizzate o in fase di finalizzazione lungo le direttrici di sviluppo energetico poste nel Piano Energetico Provinciale. Di seguito si intende presentare un quadro di alcune di esse, che non intende essere esaustivo, al fine di contribuire alla creazione di quella che in ottica prospettica potrebbe rappresentare una grande opportunità per il rilancio dell’economia locale attraverso la creazione di un modello di sviluppo sostenibile che potrebbe contribuire anche alla creazione di una nuova immagine per la Provincia alessandrina. A titolo esemplificativo una pluralità, molto vivace, si esamineranno le seguenti iniziative: il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i Biocombustibili; il laboratorio di ricerca BioSolar Lab attivo presso la sede di Alessandria del Politecnico di Torino e le iniziative della Facoltà di Scienze Matematiche e Fisiche dell’Università del Piemonte Orientale; il villaggio fotovoltaico di Alessandria e le altre iniziative di sostenibilità edilizia avviate sul territorio; 125 Il 2007, è l’anno in cui è stato pubblicato il documento “Linee di Pianificazione Energetica della Provincia di Alessandria” 126 “Linee di Pianificazione Energetica della Provincia di Alessandria”, Portale Ambiente della Provincia di Alessandria, 2010 153 la realizzazione di nuove centrali fotovoltaiche; il progetto di centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle apparecchiature refrigeranti da realizzarsi a Casale Monferrato; la partecipazione ad ambiziosi progetti europei ad orientamento “green”. Il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i Biocombustibili Incentrati su ambiti settoriali specifici, i Poli di Innovazione sono costituiti da raggruppamenti di imprese, organismi di ricerca e da un ente gestore. I Poli fungono da coordinamento sinergico tra i diversi attori del processo innovativo ed hanno, in particolare, lo scopo di stimolare l’attività innovativa incoraggiando l’interazione e lo scambio di conoscenze e di interpretare e di favorire le opportunità di business e di crescita collaborativa, in ottica di filiera, tra le imprese. Figura 83. I Poli di Innovazione con vocazione “green” presenti in Piemonte127 I Poli di Innovazione con vocazione “green”deputati ad occuparsi del settore ENRGIA nella Regione Piemonte Impiantistica, Sistemi e Componentistica per le Energie Rinnovabili Architettura Sostenibile e Idrogeno Energie Rinnovabili e Minihydro Energie Rinnovabili e Biocombustibili Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da sito Web Istituzionale della Regione Piemonte; 2010 In Provincia di Alessandria, nel tortonese, è presente il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i Biocombustibili, gestito da P.S.T. SpA (Parco Scientifico e Tecnologico Valle Scrivia). Il Polo di Innovazione nasce nell’aprile 2009, a seguito della scelta della Regione Piemonte di accogliere il dossier di candidatura presentato dal PST di Tortona. 127 Benché la Regione abbia autorizzato al settore “Energia” solo 4 dei 12 Poli presenti in Piemonte, si evidenzia che altri presentano una vocazione nei confronti del comparto, quali ad esempio, il Polo Tecnologico dei Nuovi Materiali di Alessandria e quello della Chimica Sostenibile di Novara che, ad esempio, mira a ridurre l’impatto ambientale dei prodotti e ad apportare modifiche di processo (contenimento del consumo energetico, riduzione in quantità e pericolosità di scarti ed emissioni). 154 Il Parco Scientifico e Tecnologico abbandona così la precedente funzione di erogatore di servizi tecnologici diversificati per diventare il punto di riferimento regionale nel campo delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico e biocombustibili128. La scelta di affidare tale dominio tecnologico al Parco tortonese è stata principalmente favorita dall’esperienza pluriennale del PST nel campo delle energie rinnovabili. Il PST, infatti, è da tempo sede di riferimento per la realizzazione di un progetto di ricerca sul bioetanolo di seconda e terza generazione lanciato dal Gruppo Mossi&Ghisolfi. Tale progetto intende sviluppare un biocombustibile di provenienza organica, ma “no food”, ovvero non destinato a fini alimentari e perciò slegato dalla preoccupante relazione tra biocombustibili e prodotti alimentari. L’obiettivo che il Polo si è proposto di raggiungere in questo ambito è il seguente: “costituire un punto di eccellenza a livello mondiale nella ricerca e sviluppo del bioetanolo di seconda generazione, ricercando tecnologie che consentano la produzione di bioetanolo da biomasse non destinate a fini alimentari e consentendo benefici in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra”129. L’attività del Polo in questo ambito spazia dagli aspetti agronomici della produzione di biomasse vegetali alla conversione di tali biomasse, sia per la produzione di energia elettrica e termica, sia per quella di biocarburanti e prodotti derivati, con una particolare attenzione alla mitigazione degli impatti ambientali. BOX L’Head Office del Gruppo Mossi&Ghisolfi ha sede a Tortona. Il Gruppo, oltre ad essere leader mondiale nella produzione di PET per imballaggi e la seconda azienda chimica in Italia, è, come già menzionato, anche attivo nel comparto dei biocombustibili. A circa cinque anni dal varo di un imponente progetto di ricerca in questo ambito, con un investimento previsto di 120 milioni di euro, sta accingendosi a costruire il primo impianto italiano di produzione di bioetanolo di seconda generazione alimentato da biomasse agro-energetiche (inizialmente paglia di grano fornita da agricoltori dell’area e successivamente cellulosa). 128 Il Parco Scientifico Tecnologico nasce nel 1996, promosso dalla Regione Piemonte con l’obiettivo di concorrere allo sviluppo economico del Basso Piemonte attraverso la diffusione dell’innovazione tecnologica. Il PST, in sostanza, è uno spazio fisico in cui le aziende possono insediare le loro attività e trovare un supporto in termini di spazi, tecnologia e finanziamenti. Il sistema di servizi integrati alle aziende insediate nel Parco viene garantito da un gestore, P.S.T. Spa. Per ottenere il riconoscimento della Regione Piemonte, il PST ha partecipato ad un Bando e presentato un dossier di candidatura con l’illustrazione dei degli obiettivi e delle iniziative che intende implementare nei prossimi cinque anni e l’indicazione dei soggetti aggregati. “Da Parco Scientifico Tecnologico a Polo di Innovazione Regionale”, PST, 2009. 129 “Polo di Innovazione Energie Rinnovabili e Biocombustibili”, presentazione preparata in occasione della manifestazione regionale “Uniamo le Energie”, 7-11 ottobre 2009 ad opera del soggetto gestore P.S.T.Spa. 155 Benché nel marzo 2009 i vertici del Gruppo avessero espresso l’intenzione di voler realizzare l’impianto nel Tortonese, a Rivalta, hanno successivamente deciso di costruirlo in Provincia di Vercelli, a Crescentino. L’impianto sarà in grado di produrre 45.000 tonnellate di bioetanolo e 80 kWh di energia all’anno, occupando, a regime, circa 150 addetti130. Per il fotovoltaico il PST ha già presentato un progetto focalizzato sullo studio di una cella fotovoltaica che, attraverso l’utilizzo di innovativi processi di deposizione di film sottili di silicio, sarà più performante (incremento dell’efficienza fino al 30%) rispetto a quelle attualmente disponibili sul mercato e costi di produzione dei pannelli inferiori del 40%. Il progetto verrà gestito da SolarLab Srl131, azienda maceratese leader nazionale del settore che ha pianificato di insediarsi nel Polo. L’obiettivo che il Polo si è proposto di raggiungere in questo ambito è il seguente: “concentrare le principali competenze sul fotovoltaico di terza generazione (pannelli in silicio policristallino multistrato), ovviando alla debolezza italiana nel settore e migliorando la resa energetica dei moduli fotovoltaici, attraverso l’utilizzo di frequenze luminose che a tutt’oggi non vengono sfruttate”. Il programma del Polo in questo ambito si articola in una serie di traiettorie progettuali e linee di sviluppo che delineano percorsi tecnologici integrati in un ottica di filiera. Nell’area, sono attualmente insediati 41 soggetti di cui: 3 atenei universitari (Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte Orientale); 1 centro di ricerca nazionale: CRA - Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura: 2 consorzi: Proplast e Al-tech; 36 imprese132. 130 Fonte: “Il bioetanolo si avvicina al mercato”, “Non siamo più un alternativa all’agricoltura”, intervista all’Ing. Guido Ghisolfi, Amministratore del Gruppo Mossi&Ghisolfi, Il Sole 24 Ore NordOvest, Mercoledì 24 febbraio 2010, N. 7. 131 SolarLab (Renergies Italia, Gruppo Afin), laboratorio di ricerca per l'innovazione nel comparto fotovoltaico. 132 “Polo di Innovazione Energie Rinnovabili e Biocombustibili”, presentazione preparata in occasione della manifestazione regionale “Uniamo le Energie”, 7-11 ottobre 2009 ad opera del soggetto gestore P.S.T.Spa. 156 Figura 84. I settori industriali rappresentati dalle realtà aderenti al Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i biocombustibili, 2009 Materiali 9% ICT 9% Energia e Ambiente 32% Chimica 23% Altri 27% Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da fonti varie Nell’ottobre 2009 è stata deliberata l’assegnazione di un budget di 5,4 milioni di euro per la realizzazione del programma annuale di ricerca, sviluppo e innovazione industriale del Polo. Tra le imprese aderenti al Polo si ricordano in particolare: Chemtex-Italia (Gruppo Mossi&Ghisolfi), società di ingegneria specializzata nella realizzazione e progettazione di soluzioni tecnologiche nel campo petrolchimico, dei polimeri, impianti di produzione bioetanolo e biodiesel, sistemi di generazione di energia da biomasse, ecc.133; Eurofins-Modulo Uno, società di product testing, certificazione, ispezione e formazione134; Gruppo CIE, Compagnia Italiana Energia S.p.A. (Gruppo Gavio), società che opera attivamente nel settore dei servizi di energy management, occupandosi in particolare di audit energetico, interventi finalizzati al risparmio energetico, progettazione di sistemi energetici territoriali, ecc.; Presso il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i Biocombustibili sono anche presenti due Consorzi: Al-Tech, Consorzio per le Innovazioni nell’Industria delle Costruzioni. Questa aggregazione di imprese è all’avanguardia nel settore delle innovazioni dei processi energetici per l’edilizia135. 133 Anche l’azienda americana C5-6, attiva nello sviluppo di biocarburanti, ha recentemente spostato le proprie attività di ricerca presso il Polo e collabora con Chemtex-Italia ad un progetto pilota per la produzione di bioetanolo di seconda generazione. 134 Nell’ottobre 2009, è stata riconosciuta come Certification Body Test Laboratory (CBTL) per l'erogazioni di servizi di prova e certificazione delle prestazioni e della sicurezza dei moduli fotovoltaici secondo gli standard. 157 Proplast, Consorzio di aziende operanti nel settore delle materie plastiche. Quest’ultimo soggetto, in particolare, presente all’interno del Polo oltre che con la sede legale anche con un laboratorio di ricerca di circa 3500 mq, è il gestore del Polo Tecnologico dei Nuovi Materiali. Questo secondo Polo di Innovazione presente nell’alessandrino, che intende supportare la competitività e lo sviluppo sostenibile del sistema delle PMI operanti nel settore della produzione e della trasformazione dei materiali polimerici e compositi136, ha attivato iniziative importanti nel campo della sostenibilità ambientale dei materiali plastici, con una particolare attenzione all’analisi dell’intero ciclo di vita del prodotti e la selezione dei materiali/processi in funzione della loro sostenibilità137. 83 soggetti, tra aziende, Università e centri di ricerca, hanno aderito al Polo di Innovazione Nuovi Materiali, confermando l’interesse comune per la realizzazione di linee di ricerca e sviluppo in questo dominio tecnologico138. Si evidenzia che il Polo di Innovazione Nuovi Materiali sostiene e patrocina il corso Master di I livello in “Materiali per Energia e Ambiente” organizzato dall'Università degli Studi del Piemonte Orientale "A. Avogadro" ed il Consorzio per la Ricerca e l'Educazione Permanente (COREP) al fine di fornire una formazione approfondita e completa sulle proprietà e le applicazioni di materiali nel settore energetico. Il Corso ha una forte connotazione sui materiali coinvolti in questi ambiti, con particolare attenzione all’impiego della radiazione solare (fotovoltaico, uso termico e reazioni fotoattivate), alle celle a combustibile, ai sistemi di accumulo dell’energia, all’efficienza e al risparmio energetico applicato in campo edile. Inoltre, è anche focalizzato sulla valutazione dell’impatto energetico ed ambientale dei processi di produzione dell’energia e di impiego delle fonti energetiche139. Il laboratorio di ricerca BioSolar Lab e le iniziative della Facoltà di Scienze Matematiche e Fisiche dell’Università del Piemonte Orientale Un altro asset strategico del territorio alessandrino ascrivibile alla “green economy” è il BioSolar Lab, un laboratorio biochimico dedicato allo sviluppo di sistemi per la conversione biochimica dell’energia solare con sede presso la sede di Alessandria del Politecnico di Torino. Per i primi tre anni di attività la direzione del Laboratorio, che è stato inaugurato il 4 giugno 2009, è stata affidata al Professor James Barber, un biochimico di fama mondiale. 135 Al-Tech ha contributo alla realizzazione del villaggio fotovoltaico di Alessandria. Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da sito Web della Regione Piemonte; intervista con Bruno Bellone, Responsabile Relazioni Esterne del Polo, febbraio 2010. 136 Nell’ambito delle attività del Polo particolare attenzione viene dedicata ai materiali polimerici evoluti, ai polimeri di nuova generazione (inclusi tecnopolimeri, specialties, biopolimeri, ecc.) e ai compositi ibridi (inclusi micro e nano compositi organici- inorganici). 137 In particolare, le traiettorie progettuali indicate nel Programma annuale di ricerca, sviluppo e innovazione per il 2010 sono: materiali sostenibili, materiali con nuove performances, materiali per il biomedicale 138 Fonte: “Factories of the future – Polo di Innovazione dei Nuovi Materiali”, Proplast, settembre 2009 139 Fonti: Informazioni reperite da Consorzio Proplast, Consorzio Corep, 2010 158 In particolare, le linee di ricerca sulle quali si focalizza l’attività del laboratorio sono: ricerca di base per riprodurre i meccanismi della fotosintesi e generare idrogeno da impiegare come biocarburante; produzione di bioetanolo da sfalci agricoli, di biocombustibili da alghe e di idrogeno da microrganismi. Quest’ultima linea di ricerca verrà in particolare realizzata in collaborazione con l’azienda Chemtex, l’Imperial College di Londra e il Massachusetts Institute of Technology - MIT140. Tra i centri di ricerca e formazione attivi in Provincia di Alessandria su tematiche “green”, è anche opportuno citare le attività avviate presso la Facoltà di Scienze Matematiche e Fisiche dell’Università del Piemonte Orientale. Tale Facoltà, infatti, ha intrapreso progetti di ricerca applicata in campo ambientale, che riguardano analisi chimiche, rischio ecologico, risanamento di terreni e acque con metodi biologici/chimici/fisici. Il Dipartimento di ricerca DiSAV (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Vita) in particolare, collabora con l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA Piemonte) nel campo dell’ecotossicologia ambientale e svolge una regolare attività organizzativa di seminari, scuole e congressi nazionali e internazionali, come per esempio la Scuola Italiana Monitoraggio e Bonifica Siti Contaminati. Una delle realizzazioni più importanti cui ha contribuito il DiSAV è stata l’operazione di bonifica le acque del fiume Bormida141. Il villaggio fotovoltaico di Alessandria e le altre iniziative di sostenibilità edilizia avviate sul territorio La realizzazione di quello che venne successivamente definito “Villaggio Fotovoltaico di Alessandria”, si è sviluppata nell’ambito di una complessa operazione di riqualificazione urbanistica142, edilizia e ambientale intrapresa dal Comune di Alessandria. Il Villaggio sorge in una zona periferica del Comune di Alessandria, nell’area “Casermette” del Quartiere Cristo. L’area complessiva del lotto oggetto di intervento era di circa 72.135 mq con una superficie residenziale di 47.128 mq per un totale di 304 abitazioni. Le strutture abitative sulle quali sono stati applicati pannelli fotovoltaici nel complesso sono state 192. Tale applicazione ha interessato anche un centro sociale, realizzato nell’ambito del progetto, così come le pensiline e la segnaletica pedonale delle aree oggetto di riqualificazione. 140 Fonte: Sito Web del Politecnico di Torino, sede di Alessandria; Sito Istituzionale della Regione Piemonte, 2009. 141 “Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Vita 2009”, Università del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", 2009. 142 Nell’ambito dei programmi di Edilizia Residenziale Pubblica. 159 L’energia generata dagli impianti e veicolata attraverso la rete di distribuzione pubblica alla quale i singoli impianti sono allacciati, è destinata prevalentemente agli usi domestici dei singoli alloggi e al soddisfacimento delle necessità delle aree comuni. Figura 85. Alcuni dati chiave del progetto Potenza complessiva installata 160 kW(p) Area impianti 3.000 mq Superficie netta pannelli 1.600 mq Produzione complessiva annua 160.000 kWh (calcolati secondo normativa UNI) Fonte: “Il Villaggio Fotovoltaico di Alessandria”, Comune di Alessandria In collaborazione con la Consulta per l’Edilizia Residenziale e le Infrastrutture della Provincia di Alessandria Il complesso abitativo è perciò quasi autosufficiente: i pannelli solari, infatti, forniscono il 60-70% del fabbisogno energetico, permettendo di risparmiare circa 500€ l’anno per famiglia e 40 tonnellate di combustibili fossili, con una riduzione annua di circa 100 tonnellate di emissioni di CO2. A cinque anni dall’inaugurazione, avvenuta nell’ottobre del 2005, il Villaggio rappresenta tutt’oggi un progetto altamente innovativo sia dal punto di vista dell'introduzione di fonti di energia rinnovabili in un normale contesto abitativo (all’epoca, si trattava del primo caso in Italia) sia sotto il profilo dell’impiego di tecniche costruttive innovative e di studi ambientali avanzati, sia perché si è trattato di un progetto integrato che è stato reso possibile grazie alla partecipazione coordinata di tutti gli attori coinvolti143. Al progetto è stato assegnato il primo premio del Ministero dell’Ambiente per la categoria delle città sostenibili, fungendo da stimolo per la realizzazione di attività simili, o attinenti allo stesso comparto. Nella realizzazione dell’intervento nel suo complesso ha contribuito anche la Regione Piemonte attraverso i finanziamenti per l’edilizia residenziale pubblica. 143 Un ruolo fondamentale nella buona riuscita del progetto è stata svolta dall’agenzia di coordinamento costituita ad hoc per l’iniziativa: la Consulta per l’Edilizia Residenziale e le Infrastrutture della Provincia di Alessandria. 160 Figura 86. Una panoramica del Villaggio Fotovoltaico di Alessandria Fonte: “Il Villaggio Fotovoltaico di Alessandria”, Comune di Alessandria In collaborazione con la Consulta per l’Edilizia Residenziale e le Infrastrutture della Provincia di Alessandria Il Villaggio Fotovoltaico non rappresenta l’unico esempio di applicazione delle tecnologie “verdi” in ambito urbano. Si ricorda infatti, a titolo di esempio, che nel mese di ottobre 2009144 è stato inaugurato ad Acqui Terme un impianto di teleriscaldamento145 da 17 megawatt termici e 2 megawatt elettrici che poterà alla città termale calore pulito (acqua calda); questa tecnologia favorirà lo smantellamento di caldaie obsolete e l’abbattimento delle emissioni di gas clima-alteranti. Il Comune di Acqui Terme ha già espresso l’intenzione di ampliare l’intervento ad una porzione più estesa della città e, con l’obiettivo di valorizzare il tessuto produttivo locale, intende farlo attraverso una società creata ad hoc: Acqui Energia. Si segnala inoltre, che nel Comune è anche in fase di ultimazione un Centro Congressi riscaldato sfruttando le potenzialità della geotermia. Le sorgenti di acqua termale presenti nell’area rappresentano infatti le condizioni ideali per lo sfruttamento di questa fonte energetica. 144 Il giorno 15/10/2009. Fonte: Gruppo Egea. Il teleriscaldamento è una soluzione alternativa, rispettosa dell’ambiente, per la produzione di acqua igienico sanitaria e il riscaldamento degli edifici residenziali, terziari e commerciali. Il termine “teleriscaldamento” sottolinea la peculiarità del servizio, ossia la distanza esistente tra il punto di produzione del calore e i punti di utilizzo: il cuore del sistema risiede in una Centrale di “Cogenerazione” che può servire edifici situati anche ad alcuni chilometri di distanza. 145 161 Con l’intento di sfruttare appieno le potenzialità offerte da queste caratteristiche morfologiche e dalle tecnologie geotermiche, si ricorda che è anche in fase di progettazione un polo scolastico alimentato attraverso questa fonte energetica146. La realizzazione di nuove centrali fotovoltaiche e altri progetti “verdi” Con l’intento di proporre una visione il più possibile esaustiva sulla vocazione “green” del territorio alessandrino e delle sue capacità di attrattività nei confronti di realtà imprenditoriali si riportano una serie di iniziative significative avviate o in fase di avvio nell’ambito delle energie rinnovabili. Nel mese di ottobre dello scorso anno la Provincia è stata scelta dalla multinazionale spagnola OPDE per la realizzazione di 4 nuove centrali fotovoltaiche da realizzarsi a Casale Monferrato (per una potenza di 1,9 MWp), Quargnento (per 4,0 MWp), Quattordio (per 1,9 MWp) e Rosignano Monferrato (per 5,0 MWp). Questa iniziativa rientra in un progetto più ampio che prevede la costruzione di altri 13 impianti solari sul territorio piemontese. Le ricadute economiche e occupazionali saranno significative: 125 nuovi posti di lavoro diretti. Si segnala inoltre l’interesse della società spagnola ad avviare una collaborazione con centri tecnologici e Università del territorio per la realizzazione di un centro di ricerca in Energia Solare Fotovoltaica. Altri sono i progetti deliberati o tutt’ora al vaglio in ambito fotovoltaico. La società Renergetica s.r.l. ha ad esempio avviato la costruzione una centrale fotovoltaica al quartiere Cristo che si stima produrrà energia sufficiente per il consumo di 300 famiglie di quattro persone. Inoltre, è prevista la costruzione nel Comune di Alessandria di un parco fotovoltaico e l’ampliamento di un parco già esistente a Pozzolo Formigaro147. Nel comune si registra inoltre la presenza di impianti per la produzione di energia termica da biomassa forestale con impianti ad Arquata Scrivia, Rocchetta Ligure e Serravalle Scrivia per quasi 3 MW di potenza installata. Per quanto riguarda l’idroelettrico sono attivi 10 impianti, per una produzione complessiva di oltre 24 GWh. Il centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle apparecchiature refrigeranti Il Piano Territoriale Integrato del Comune di Casale Monferrato, sede del distretto del “freddo”, prevede la creazione di un centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle apparecchiature refrigeranti. Insieme agli impegni di ricerca e sviluppo, il progetto è stato considerato un obiettivo prioritario dai vari sottoscrittori pubblici e privati del “Protocollo per il freddo”, siglato 146 Fonte: Intervista realizzata al Sindaco di Acqui Terme Danilo Rapetti, 19 marzo 2010 e altri documenti. 147 “Progetto di realizzazione impianto fotovoltaico di 1.490,40 kWp, ampliamento impianto esistente in Località Cava Cascina Guendalina, Strada Vicinale dei Mulini, Pozzolo Formigaro (AL)” presentato dalla Società ATON S.r.l., Località San Guglielmo 3/13, Tortona (AL). Fonte: Sito Web Istituzionale della Provincia di Alessandria, febbraio 2010. 162 il 14/02/07148. L'esigenza di tale intervento è stata avvertita da anni dai vari produttori delle apparecchiature frigorifere, in ragione della sempre più cogente normativa comunitaria e nazionale e della diffusa sensibilità verso produzioni ecocompatibili149. L’obiettivo che si intende perseguire attraverso questa iniziativa, sostenuta anche dall’Unione Industriale di Alessandria, è la valorizzazione delle competenze presenti sul territorio e l’impiego delle stesse per dare avvio ad un’industria ad alto contenuto di innovatività, che prevede lo smaltimento in sicurezza delle sostanze inquinanti contenute in congelatori, frigoriferi, ecc. (quali ad esempio gas freon e il poliuretano) nonché il recupero di componenti utilizzabili per la produzione di nuovi apparecchi. Il Centro non sarà solo un impianto dedicato allo smaltimento, ma ambisce a configurarsi come un’esperienza pilota che movimenterà flussi di materiali e svilupperà tecnologia in loco. Data la vocazione innovativa dell’iniziativa sarà fondamentale la creazione di sinergie con in mondo universitario, il Politecnico di Torino e l'Università del Piemonte Orientale in particolare. Lo studio di fattibilità inserito all’interno del PTI del Comune di Casale ha valutato in 11 milioni di euro l’investimento necessario per la realizzazione dell’intervento, includendo gli acquisti immobiliari, la progettazione e la realizzazione della struttura di raccolta e stoccaggio, la progettazione e realizzazione dell’intero impianto150. L’iniziativa dovrebbe svolgersi in una logica di partnership tra pubblico e privato. Per superare le difficoltà dell’attuale contesto economico, che potrebbero inficiare sulla disponibilità di risorse economiche da destinare alla realizzazione dell’impianto, il progetto potrebbe beneficiare di fondi europei resi disponibili per iniziative innovative e eco-compatibili. Si cita a titolo di esempio Eco-Innovation151, un programma che intende “promuovere l’eco-innovazione e sostenere l’attuazione del piano d’azione per le tecnologie ambientali nell’ambito del programma «Competitività e Innovazione»”. Nel complesso, per il periodo 2008-2013 l’Unione Europea ha stanziato quasi 200 milioni di euro per finanziare progetti volti a incentivare l’eco-innovazione sul territorio comunitario. 148 Il Protocollo, siglato da enti locali, Provincia di Alessandria, Regione e parti sociali a seguito delle attività intraprese nell’ambito del Tavolo per la Filiera del Freddo, ha inteso impegnare tutti gli attori coinvolti nell’individuazione e nello sviluppo di progetti volti a rilanciare il distretto produttivo del casalese. 149 “Programma Territoriale Integrato dell’area casalese: freddo, logistica, energia per uno sviluppo competitivo”, Deliberazione della Giunta Regionale 11 dicembre 2006, n. 55-4877 Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte 01 del 4/01/2007. 150 “Programma Territoriale Integrato dell’area casalese: freddo, logistica, energia per uno sviluppo competitivo”, Deliberazione della Giunta Regionale 11 dicembre 2006, n. 55-4877 Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte 01 del 4/01/2007. 151 Tra i settori che nel bando del 2009 sono stati considerati come potenziali beneficiari dei fondi vi era quello del Riciclo di materiali. In particolare, era stato espressamente indicato che gli interventi realizzati in questo settore dovrebbero: migliorare i processi di selezione dei rifiuti; rafforzare la competitività delle industrie di riciclaggio; sviluppare nuove soluzioni di riciclaggio e di prodotti innovativi che utilizzano materiali di riciclaggio. Nota: I settori che ricevono i finanziamenti variano di anno in anno, in base alla distribuzione delle precedenti sovvenzioni e ai risultati dei progetti. Fonte: Commissione Europea, DG Ambiente, programma Eco-Innovation, 2009. 163 Nel corso delle interviste realizzate tra gli opinion e i business leaders del territorio è emerso che la rivalità esistente tra i diversi operatori del distretto rischia di compromettere il successo dell’iniziativa. BOX Impianti specializzati per il trattamento dei frigoriferi e dei gas nocivi in essi contenuti sono nati lentamente e sono tutt'ora carenti, in Italia e in molti Paesi Europei. Attualmente in Italia sono presenti alcuni centri in grado sia di produrre impianti innovativi per il trattamento di questi elettrodomestici, come ad esempio WRS Italia, sia aziende impegnate nello smaltimento delle apparecchiature dismesse, quali ad esempio la società Tred Carpi, con sede a Modena, il Gruppo Intini con sede a Crispiano (Taranto) oppure l’azienda Vallone attiva nella Provincia di Viterbo. Quest’ultima, Vallone, da anni impegnata nello smaltimento di elettrodomestici ed apparecchiature elettroniche ha di recente inaugurato la struttura per il riciclaggio dei frigoriferi. Quale esempio di utile interesse per il progetto casalese, si approfondisce brevemente l’esperienza di Tred Carpi, una Società mista costituita da un’azienda pubblica multiservizi (AIMAG) e da REFRI, Società del Gruppo UNIECO detentrice della tecnologia italiana per il trattamento dei frigoriferi dismessi. L’azienda, operativa dal 1 gennaio 2000, è il frutto di un’iniziativa del Consorzio Intercomunale Smaltimento Rifiuti (C.S.R.) di Carpi, svoltasi nell’ambito di un protocollo d’intesa siglato tra il Ministero dell’Ambiente, il Ministero del Lavoro, ANCI, Cispel e Federambiente interamente sviluppato attorno all’attività di trattamento ecologico degli elettrodomestici dismessi e conclusosi nel 1999. Nel periodo 2000-2005, Tred Carpi ha trattato circa 20.000 tonnellate di frigoriferi domestici e industriali dismessi; ciò ha consentito di recuperare e reintrodurre nel ciclo produttivo materiali riciclabili e di avviare a specifico trattamento e smaltimento circa 20.000 tonnellate di sostanze nocive. I progetti europei ad orientamento “green” La Città di Alessandria è protagonista di 3 progetti europei orientati al risparmio e all’efficienza energetica: “PRACTICE”, “Concerto AL Piano” e il “Covenant of Mayors”. “PRACTICE” (Promoting Reproducible Actions in the Communities To Improve Sustainable Energy), è un progetto transnazionale che intende indirizzare Alessandria verso la creazione di una Comunità Energetica Sostenibile (SEC), una comunità in cui tutti i soggetti cooperano attivamente per sviluppare elevati livelli di fornitura e utilizzo di energia sostenibile, favorendo l'energia rinnovabile e l'applicazione di misure di efficienza energetica in tutti i settori d'utilizzo. La città di Alessandria coordina le attività di questa iniziativa che si sviluppa in 4 Paesi Europei: Dèpartement d'Ille et Vilaine (Francia), città di La Coruña (Spagna), città di Ploiesti (Romania), e una città inglese. 164 Nell’ambito di questo progetto nel marzo 2009 la città di Alessandria ha inaugurato un nuovo sistema di illuminazione pubblica basata su tecnologie LED. Il settore dell’illuminazione pubblica rappresenta un punto di partenza ideale per una politica di risparmio energetico che, in linea con le direttive della Comunità Europea, deve essere mirata a contenere gli sprechi e a sostituire con prodotti più efficienti quelli obsoleti caratterizzati da eccessivo consumo. Complessivamente, l’installazione ha riguardato circa 123 centri luminosi a LED, che si traducono in un risparmio medio di energia elettrica del 40% circa rispetto ai normali consumi, in una sensibile riduzione dei costi e in un risparmio di circa 18 tonnellate di CO2 ogni anno. Nel corso del 2010 le nuove installazioni interesseranno altre zone della città. Il Comune prevede di realizzare 3.500 gli impianti a LED, su un totale di 12.500 punti luce152. Il progetto “Concerto AL Piano” propone lo sviluppo abitativo di una porzione di città con criteri di risparmio energetico e l'utilizzo di fonti rinnovabili, dal fotovoltaico ad altri sistemi ad energia solare. L’iniziativa prevede: la diagnosi energetica su 3.000 abitazioni di un quartiere cittadino, il risanamento energetico su circa 48.000 mq di superficie, la riqualificazione energetica di 299 abitazioni popolari, un eco-villaggio comprendente 104 nuovi alloggi, 50 ulteriori alloggi di edilizia sociale per anziani, un asilo nido ed un polo sportivo. Il “Covenant of Mayors”, o “Patto dei Sindaci”, è la prima iniziativa con la quale la Commissione Europea si è rivolto direttamente alle autorità locali invitandole a prendere la guida nella lotta ai cambiamenti climatici. Il Patto intende promuovere azioni in difesa del clima, a cominciare dalla riduzione di emissioni di CO2 (del 20% entro il 2020), attraverso una maggiore efficienza energetica e un maggiore ricorso a fonti di energia rinnovabile. La città di Alessandria, insieme a Milano, Torino, Venezia, Lodi e Roma, è stata tra le prime ad aderire a questo progetto. Si segnala inoltre che la Provincia di Alessandria partecipa ad ENERBUILD, un progetto europeo finanziato dal Programma Alpine Space nell'ambito della Cooperazione Territoriale Europea 2007-2013. Il progetto affronta la tematica dell’efficienza energetica e dell’utilizzo delle energie rinnovabili in edilizia. L’iniziativa vuole sviluppare una rete di PMI, istituti di ricerca e formazione, che possieda e sappia trasmettere il necessario know how a tecnici, artigiani e professionisti impegnati nell’edilizia sostenibile. Nello specifico, la Provincia di Alessandria partecipa a diverse attività: dalla formazione alla valutazione dell’efficienza energetica, all’analisi e al monitoraggio del potenziale di produzione energetica degli edifici. Inoltre, è prevista la costituzione di un gruppo di esperti locali che adotteranno sul territorio il modello di valutazione e certificheranno il processo di costruzione. Nell’ambito delle iniziative legate allo sfruttamento delle energie rinnovabili nel campo edile, si ricorda che è in fase di realizzazione il nuovo palazzo dell’Edilizia ad opera 152 Fonti: intervista realizzata con il Sindaco del Comune di Alessandria Piercarlo Fabbio; Comune di Alessandria; Commissione Europea. 165 dell’architetto Libeskind, che verrà realizzato con tecnologie avanzate per ridurre il consumo energetico (attraverso celle fotovoltaiche e geotermia) e le emissioni di CO2. Questo palazzo potrebbe diventare il simbolo dell’efficienza e dell’avanguardia tecnologica della Provincia in ambito di edilizia sostenibile. BOX TUBINGA, una città che mira “all’impatto zero” Tubinga, 80.000 abitanti, è una cittadina del Baden-Württemberg, nel Sud-Ovest della Germania. Pur essendo al centro di una regione con una forte tradizione industriale, sede di aziende quali Daimler, Porsche, Bosch e centinaia di aziende metalmeccaniche, ha dimostrato una forte vocazione ecologica. Recentemente l’amministrazione cittadina ha annunciato di voler ridurre le emissioni nocive della città del 70% entro il 2020. Ciò significa ridurre le attuali emissioni di gas clima-alteranti dalle attuali otto milioni di tonnellate pro capite a tre milioni. Una delle iniziative che potrà contribuire al raggiungimento di questo target riguarda il piano di efficienza energetica posto in essere che riguarda la ristrutturazione degli edifici pubblici. Dopo aver realizzato con successo la ristrutturazione di una scuola di rilevanti dimensioni, che ha permesso di ridurne il costo energetico del 60% (da 100 a 40 mila euro l’anno), le istituzioni cittadine si sono successivamente impegnate a risanare altri 14 edifici pubblici, su un totale di 160, entro il 2020, a fronte di un investimento di 10 milioni di euro. Altri 75 edifici sono già oggetto di analisi d’impatto ambientale, al fine di pianificarne al meglio la futura ristrutturazione. Inoltre, tra il 2007 e il 2009, la città ha raggiunto altri importanti obiettivi in campo ambientale, quali ad esempio: incremento della potenza totale installata da fotovoltaico installato sui tetti del contesto urbano 1.200 a 2.800 kW; incremento del numero di coloro che utilizzano il car-sharing da 800 a 1.200; incremento del numero di cittadini che hanno deciso di affidarsi dall’azienda energetica comunale che fornisce energia ecologica da 700 a 3.500; riduzione delle emissioni medie delle automobili da 216 a 206 grammi di CO2 per km grazie all’aumento del numero di veicoli alimentati a gas153. La città di Tubinga è anche particolarmente conosciuta per il carattere particolarmente innovativo del quartiere Südstadt, che si trova a sud della città. Questo quartiere grazie alla forte connotazione ambientale che lo caratterizza, ha vinto diversi premi di urbanistica negli ultimi anni: il premio europeo per l'urbanistica, il premio tedesco per l'urbanistica, nonché il premio dell'ONU per lo sviluppo urbano innovativo. Costruito in una zona dove si trovavano aree industriali dismesse, il Südstadt ha permesso di dimostrare come attraverso una qualificazione di alto livello sia stato possibile aumentare le qualità ecologiche di un contesto urbano attraverso un intervento edilizio e bioclimatico. 153 Il Sole 24 Ore, 26 n. 245, settembre 2009. 166 5.4.3 Considerazioni di sintesi e proposte per lo sviluppo futuro Al fine di sfruttare pienamente il potenziale di sviluppo delle iniziative sopra presentate e riconducibili alla cosiddetta green economy – non solo da un punto di vista economico-produttivo, ma anche per le ricadute positive sul contesto sociale ed ambientale – si propone di individuare un soggetto responsabile a livello provinciale della promozione, comunicazione e agevolazione di queste iniziative. Tale soggetto dovrebbe anche svolgere un ruolo di coordinamento tra tutti gli enti coinvolti (Università, centri di ricerca, imprese, enti locali, ecc.), anche con l’obiettivo di reperire risorse finanziarie provenienti dall’esterno (programmi dell’Unione Europea, investitori, ecc.); In quanto aggregatore di competenze e professionalità, si consiglia inoltre di valorizzare e coinvolgere il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e Biocombustibili in ogni iniziativa realizzata nel campo delle energie rinnovabili sul territorio al fine di svilupparne al meglio la valenza strategica e farlo diventare un centro d’eccellenza a livello internazionale. Facendo leva sulle competenze e le attività di ricerca già avviate in campo ambientale dai due Atenei presenti sul territorio – il Politecnico di Torino e l’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro” (Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali) – si propone di realizzare la volontà originaria dell’accordo di costituzione154 di quest’ultimo per realizzare nella Provincia di Alessandria un “Polo di Eccellenza” nelle attività di ricerca e didattica nel settore ambientale, anche nell’ottica di far convergere interessi scientifici di altri operatori del settore. Al fine di realizzare concretamente i molti progetti “green” che il territorio può annoverare, a partire dal centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle apparecchiature refrigeranti di Casale Monferrato, e superare l’attuale fase di stallo dovuta alla mancanza di fondi da parte dei soggetti privati locali, si consiglia di individuare nuove opportunità o forme alternative di finanziamento quali, ad esempio, il project financing o fondi di provenienza europea. Più in generale, si propone di puntare simultaneamente e in modo deciso e coordinato sulla tutela ambientale e paesaggistica, sulla sostenibilità e l’innovazione attraverso una scelta di svolta: Alessandria una Provincia green! Questo potrebbe rappresentare un’opportunità per migliorare l’immagine della Provincia e voltare definitivamente pagina rispetto alle emergenze ambientali del recente passato. 154 Sottoscrizione dell’accordo per la costituzione dell’Ateneo del Piemonte Orientale, 12 giugno 1998. 167 5.5 La Provincia di Alessandria: realtà e prospettive Sintetizzando quanto analizzato e discusso ai capitoli precedenti, è possibile costruire un quadro at-a-glance della Provincia di Alessandria e del territorio del Monferrato, volto a evidenziarne i principali punti di forza e di debolezza (Figura 88). Figura 87. Punti di forza e di debolezza della Provincia di Alessandria FORZE DEBOLEZZE Elevata incidenza di imprese di dimensioni medio-grandi, originarie del territorio Invecchiamento demografico marcato Elevata diversificazione in più settori industriali Campanilismo accentuato, frammentazione delle iniziative e scarsa capacità di “fare sistema” Ottima dotazione di infrastrutture stradali e autostradali “Torpore sociale”: scarsa intraprendenza, staticità e diffidenza verso nuovi scenari Localizzazione geografica “strategica” Sistema universitario poco performante e scarso legame con le imprese Ricco patrimonio paesaggistico e storico-artisticoculturale Bassa attrattività di investimenti diretti esteri Buona qualità della vita percepita Immagine del territorio connotata negativamente dal punto di vista ambientale Eredità storica significativa Scarsa capacità di comunicazione e promozione del territorio e mancanza di riconoscibilità Presenza sul territorio di ben 2 Fondazioni bancarie Sviluppo del settore logistico dipendente anche da fattori esterni non governabili Buona capacità di innovazione e ricerca e numerose iniziative legate alla green economy Bassa dotazione di infrastrutture aeroportuali; scarsi collegamenti ferroviari con Milano e Torino per traffico passeggeri Grande flusso di visitatori (circa 5 milioni all’anno) presso il Serravalle Outlet Bassa patrimonializzazione media delle imprese ed elevato indebitamento Fonte: The European House-Ambrosetti Certamente il territorio provinciale conserva un buon numero di punti di forza. Tuttavia, alcune delle debolezze attuali, soprattutto quelle legate agli aspetti demografici e al cosiddetto “torpore sociale”, se non adeguatamente corrette e compensate, rischiano di trasformarsi nel prossimo futuro in un vincolo alle aspirazioni di crescita della Provincia. Il numero significativo di imprese di grandi dimensioni presenti sul territorio (si veda Capitolo 4) e la diversificazione economica settoriale hanno consentito alla Provincia di difendere il proprio grado di benessere economico, che risulta comunque superiore alla media nazionale sia in termini di PIL pro capite che di reddito lordo, ma inferiore al media regionale e del Nord Ovest (si veda il paragrafo 2.4). Proprio questo “stallo” che emerge dal confronto con le aree più competitive del Paese deve però, pur senza drammatizzazioni eccessive, far suonare un campanello di allarme. Come si evince dal quadro delle debolezze, infatti, ai numerosi punti di forza della Provincia sembra contrapporsi una patina fatta di staticità, bassa propensione al rischio legato all’iniziativa imprenditoriale, diffidenza verso il nuovo, 168 frammentazione e scarsa capacità di fare sistema. Ciò emerge chiaramente anche dall’attività di ascolto del territorio svolta attraverso le interviste, i focus group e il questionario somministrato agli opinion leader locali. Se assumiamo gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) quale proxy della percezione esterna del territorio da parte della business community e degli investitori internazionali, ci accorgiamo che il freno alla crescita determinato dai punti di debolezza è già abbastanza rilevante. Infatti negli ultimi 3 anni per i quali i dati sono disponibili (20042006) l’andamento degli IDE è stato negativo. Semplificando ulteriormente il ragionamento, se proiettiamo nel futuro i livelli attuali di attrattività verso l’esterno e ad essi sommiamo il torpore sociale e imprenditoriale che, a livello locale, gli stakeholder territoriali hanno unanimemente denunciato, lo scenario appare poco incoraggiante: è facile infatti presagire un territorio che non cresce per impulso endogeno e che fatica ad attrarre motori di crescita esogeni. Figura 88. Posizionamento della Provincia di Alessandria nella matrice della crescita futura SÌ Rischio dipendenza Situazione ottimale NO Rischio declino Rischio autoreferenzialità NO SÌ Crescita esogena Crescita endogena Fonte: The European House-Ambrosetti Questa tendenza va invertita A tal fine, oltre alle proposte già evidenziate ai Capitoli precedenti per il turismo, il sistema universitario, la logistica e la green economy, si raccomanda l’adozione di due principali programmi d’azione: il primo orientato al superamento della frammentazione e del campanilismo e alla mobilitazione dell’orgoglio e del senso di appartenenza al territorio, alla rivisitazione del modello policentrico rispetto alla realtà attuale, al potenziamento della capacità di fare sistema capitalizzando le eccellenze – Visione del futuro; il secondo orientato allo sviluppo di competenze chiave per il futuro sviluppo economico del territorio - Sviluppo delle competenze chiave distintive. 169 5.5.1 Visione del futuro La prima fase del programma d’azione deve riguardare l’adozione di una visione del futuro della Provincia. La visione del futuro costituisce l’espressione di uno stato futuro desiderabile, che si intende conseguire entro un determinato arco temporale, tradotto in obiettivi concreti di breve, medio e lungo termine. Tali obiettivi – per costituire un riferimento utile e credibile – devono essere chiari, realistici, concreti e misurabili. In altre parole, la visione del futuro è la “fusione magica” tra sogno, tempo e numeri/obiettivi. Per qualsiasi Istituzione, pubblica o privata, la definizione della visione del futuro costituisce un passaggio fondamentale; senza di essa, infatti, il rischio di “navigare a vista”, rinunciando ad esprimere il senso di una direzione complessiva, è elevatissimo e le conseguenze, soprattutto in tempi di forte discontinuità, possono essere fatali, fino a tradursi nell’impossibilità di attuare scelte coerenti e condivise. Se ciò è vero per una impresa od un Ente, realtà nelle quali i processi decisionali tendono ad essere abbastanza lineari ed il grado di complessità inferiore, lo è tanto più per un territorio, dove il numero di attori coinvolti ai vari livelli nei processi decisionali ed attuativi, le diverse responsabilità in campo, l’ampio spettro di interessi collettivi ed individuali coinvolti, rendono la convergenza verso alcuni grandi obiettivi lo snodo cruciale per l’attuazione di una efficace gestione strategica. La visione si riferisce sempre al futuro, a ciò che ancora deve avvenire (dimensione temporale). Richard Normann ha proposto una definizione ancorata proprio a questo aspetto temporale: “La visione concerne il futuro: la cosa interessante riguardo alla visione è che essa implica un gap fra uno stato futuro immaginato e lo stato presente”. Lo stesso Norman aggiungeva che – già nel fatto di rendere visibili i gap, esplicitandoli – la visione apre ad una prospettiva strategica. Non si tratta però di una previsione: nella visione confluisce infatti la volontà strategica del territorio; essa quindi non solo riguarda ciò che ancora non è accaduto, ma soprattutto ciò che si vuole che accada (dimensione strategica). In questa prospettiva la capacità di visione si associa alla sensibilità di percezione di ogni cambiamento rilevante per la sopravvivenza e il successo del territorio. La visione è chiamata infine ad avere una valenza operativa, nel senso che deve individuare sempre e comunque, in maniera più o meno esplicita, obiettivi, traguardi e cambiamenti che possano essere descritti in maniera oggettiva (dimensione operativa). Ciò distingue in modo chiaro gli attori capaci di visione dai visionari. La visione resta però ovviamente priva di significato se non è combinata ad un’azione concreta ed immediata tendente alla sua realizzazione. Solo così essa diventa un concreto strumento strategico, in grado cioè di guidare effettivamente le azioni di governo del territorio configurando obiettivi di lungo, di medio e di breve termine, nonché parametri per la misurazione del grado di raggiungimento degli obiettivi stessi. 170 Un fatto essenziale della metodologia di definizione della visione del futuro è l’esigenza di partire dalla definizione degli obiettivi più lontani nel tempo – che danno il senso della direzione di marcia e dell’obiettivo complessivo che si intende conseguire – per “agganciare” a questi le azioni e gli obiettivi di medio e breve termine. Solo questo modo di ragionare – contro intuitivo rispetto alle usuali prassi di formulazione delle strategie – consente di attuare veri salti di innovazione ed introdurre sostanziali elementi di Si propone alla valutazione critica del territorio la seguente visione del futuro. Figura 89. Proposta di visione del futuro per la Provincia di Alessandria Diventare entro il 2020 uno dei sistemi territoriali italiani più aperti, dinamici e attrattivi, garantendo ai propri cittadini elevati livelli di occupazione, benessere diffuso e coesione sociale. Capitalizzare il valore simbolico del Monferrato per attrarre imprese, turisti, giovani e talenti. Abbattere la cultura del policentrismo e affermare l’orgoglio di appartenenza al territorio. Costruire uno sviluppo economico duraturo e sostenibile, attraverso attività ad alta intensità di innovazione e conoscenza. Fonte: The European House-Ambrosetti Una volta identificata e condivisa la visione, sarà necessario attivare un programma di comunicazione della stessa e delle sue implicazioni agli stakeholder territoriali, in modo da riuscire a mobilitare le energie del territorio verso il perseguimento di obiettivi comuni, senza naturalmente negare le differenze, ma al contrario potenziandole attraverso un disegno strategico di tipo olistico. In questo senso, si sottolinea l’importanza, anche per i media locali, di dedicare spazio alle attività (economiche, culturali, ecc.) svolte in provincia in ottica integrata, ossia presentando non solo le attività relative al proprio centro zona di appartenenza, ma tutte quelle collocate sul territorio provinciale, denominando la pagina ad esempio “Spazio Monferrato”. Per rafforzare, anche a livello simbolico, la forza trainante della visione del futuro, si suggeriscono alcune azioni che potremmo definire “contingency plan”, che si rende necessario dato l’elevato tasso di antagonismo che il territorio esprime. Anzitutto occorre un cambiamento culturale suffragato da fattori oggettivi, che diano alla città di Alessandria la possibilità di rivendicare il proprio ruolo di capoluogo, ad 171 esempio potendo fornire servizi aggiuntivi e, in logica di sussidiarietà, di livello superiore a quelli degli altri centri zona che capoluogo non sono. Appare importante anche migliorare i collegamenti infrastrutturali tra i centri zona, difficoltosi soprattutto per le zone collinari, nonché predisporre connessioni a fibra ottica tra le 7 città. Un ruolo importante, seppure simbolico, potrebbero avere alcune iniziative come la restituzione della banderuola a forma di galletto in bronzo sottratta da Alessandria a Casale nel 1200 e la restituzione da parte di Casale ad Alessandria del crocefisso prelevato in risposta al furto del galletto nel 1400; oppure l’iniziativa da parte di Alessandria di intitolare, nell’ambito delle attività di recupero della Cittadella, un bastione a ciascuno degli altri 6 centri zona, in segno di amicizia e volontà di ridurre la frammentazione del territorio. Frammentazione a parte, la visione del futuro potrebbe essere corredata di un ambizioso progetto, anche di valenza simbolica e di respiro internazionale. Ad esempio, la provincia di Alessandria potrebbe candidarsi ad ospitare la sede di un’Authority oppure di un organismo multilaterale internazionale, in relazione ad uno degli ambiti che meglio rappresentano la peculiarità e le eccellenze del territorio. Per quanto riguarda l’Authority la Provincia potrebbe candidarsi ad ospitare la sede di un’eventuale Authority in ambito logistico. In alternativa, si potrebbe valutare la possibilità di attrarre ad Alessandria un organismo internazionale che si occupa di temi legati alla geopolitica, facendo leva sulla propria tradizione di territorio che è stato laboratorio politico d'avanguardia durante il periodo napoleonico e risorgimentale, nonché sulla presenza di una facoltà di scienze politiche. La presenza di un organismo di questo tipo permetterebbe di sviluppare il patrimonio di relazioni internazionali e di aumentare l’apertura e la visibilità del territorio. 5.5.2 Sviluppo delle competenze chiave distintive Le competenze chiave distintive sono un insieme di capacità e conoscenze, fondamentali per la competitività, che un individuo, un’impresa, un ente o un territorio possiedono a livello di eccellenza. Esse rappresentano la portata ed i limiti delle opportunità future155. Ogni possibile vantaggio competitivo è indissociabile dalle competenze chiave distintive, il cui sviluppo è parte fondamentale dell’azione strategica. L’iniezione di energia di cui il territorio ha bisogno dovrebbe articolarsi secondo tre principali aree di competenze: 155 lingua inglese; aggiornamento permanente; impulso allo spirito di intrapresa economica. Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da Hamel-Prahalad 172 Due ulteriori considerazioni relative alle competenze riguardano lo sviluppo dell’ICT e il ruolo che le grandi imprese possono esercitare per il territorio. Lingua inglese Poiché la padronanza della lingua inglese rappresenta ormai un fattore indispensabile per competere con successo nel mondo globalizzato, si propone di avviare un progetto di lungo termine di insegnamento/diffusione della lingua inglese a tutti i livelli tra gli abitanti della provincia di Alessandria, per perseguire i seguenti obiettivi: “sprovincializzazione del territorio” / apertura internazionale; allineamento del territorio ad un contesto in continua e rapida evoluzione (globalizzazione), caratterizzato da crescenti pressioni competitive; aumento di relazioni internazionali positive, sia culturali che economiche; formazione di figure professionali più qualificate e complete, anche a livello di Pubblica Amministrazione. Gli strumenti da utilizzare per perseguire questo obiettivo spaziano ad esempio dall’organizzazione di corsi con insegnati madrelingua156, alla distribuzione di quotidiani internazionali nelle scuole, all’organizzazione di percorsi di internship all’estero, ad esempio per i dipendenti pubblici157. Aggiornamento permanente L’aggiornamento permanente rappresenta un elemento imprescindibile per chi si trova oggi ad operare in un contesto in continua evoluzione, caratterizzato da complessità, discontinuità, accelerazione continua, globalizzazione e da crescenti pressioni competitive a livello internazionale. L’Unione Europea ha stabilito un obiettivo preciso per il life long learning, a dimostrazione di quanto il tema sia ritenuto di rilevanza strategica. 156 Un esempio positivo in tal senso è Alexandria International School, progetto virtuoso avviato da privati e oggi affiancato dal pubblico e sostenuto dagli stakeholders del territorio, che realizzando un ciclo di istruzione paritaria in lingua inglese (dalla scuola della prima infanzia alla formazione secondaria) introduce una formula innovativa per il territorio. 157 A tale proposito si ricorda che la riforma Brunetta della Pubblica Amministrazione prevede che “... anche al fine di favorire lo scambio internazionale di esperienze amministrative, i dipendenti delle amministrazioni pubbliche, a seguito di appositi accordi di reciprocità stipulati tra le amministrazioni interessate, ... , possono essere destinati a prestare temporaneamente servizio presso amministrazioni pubbliche degli Stati membri dell'Unione europea, degli Stati candidati all'adesione e di altri Stati con cui l'Italia intrattiene rapporti di collaborazione, nonché presso gli organismi dell'Unione europea e le organizzazioni ed enti internazionali cui l'Italia aderisce” e che per quanto concerne il conferimento degli incarichi dirigenziali, tra i fattori valutati è presente anche quello delle esperienze maturate all’estero, purché attinenti all’incarico conferito”. 173 Figura 90. Life-Long Learning, partecipazione delle persone in età lavorativa (25-64 anni) a corsi di formazione/aggiornamento, 2008158 32,4 30,2 23,1 19,9 17,0 13,9 13,2 EU Target: 12,5% Bulgaria 1,5 1,4 Romania Grecia Ungheria 3,3 3,1 2,9 Slovacchia Polonia Lituania 5,3 4,9 4,7 Portogallo Italia Malta Belgio Lettonia Irlanda Francia Germania Repubblica Ceca Cipro 8,5 8,5 7,9 7,8 7,3 7,1 6,8 6,8 6,3 6,2 Lussemburgo 9,5 UE-27 Estonia Spagna Austria Slovenia Paesi Bassi Finlandia Regno Unito Danimarca Svezia 10,4 9,8 Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Eurostat, 2009 Per far fronte alla necessità di rilancio di alcuni settori dell’imprenditoria alessandrina, caratterizzati dalla dimensione ridotta e dalla scarsa managerialità delle imprese, si propone di organizzare cicli di incontri di aggiornamento permanente incentrati su temi di management. Allo stesso modo, al fine di rafforzare ed allargare il patrimonio di conoscenze dei dirigenti della PA locale e dotarli degli strumenti necessari per perseguire lo sviluppo competitivo dei territori che sono chiamati a governare, si propone di organizzare cicli di incontri di aggiornamento permanente incentrati sui temi di sviluppo territoriale e viaggi strategici per l’analisi di casi internazionali di successo. Impulso allo spirito di intrapresa economica Si propone di elaborare un approccio e realizzare un piano di investimento per instillare nella popolazione – soprattutto nei più giovani – un maggiore senso dell’intraprendenza, ad esempio a partire dalle scuole, con la realizzazione di lezioni basate su casi di eccellenza anche internazionali, visite aziendali, ecc.. 158 Fonte: Eurostat, 2009 174 Information and Communication Technology Inoltre, date le potenzialità che l’Information and Communication Technology (ICT) è in grado di esprimere, sia come settore a se stante, sia come comparto trasversale in grado di abilitare l’incremento della produttività del sistema nel suo complesso, si suggerisce di valutare l’elaborazione di una strategia di consolidamento delle competenze esistenti e di sviluppo di nuove competenze in tale ambito. In particolare, data la presenza di un numero rilevante di imprese industriali di media/grande dimensione, il comparto ICT provinciale, che presenta oggi elevata frammentazione, despecializzazione e ridotte dimensioni delle imprese, potrebbe intraprendere un percorso di consolidamento e sviluppo a servizio dell’industria locale. A questo proposito la strategia di consolidamento e sviluppo del settore ICT potrebbe articolarsi lungo le seguenti fasi: realizzare una ricognizione dei bisogni delle aziende per valutare le potenzialità di crescita del settore; implementare un piano di aggregazione aziendale e attivare processi di integrazione verticale per competenze e specializzazione rispetto alle esigenze del tessuto industriale locale e/o linee di sviluppo strategico della Provincia (ad esempio, l’ICT collegata alla logistica); stringere eventuali rapporti di partnership con grandi operatori del settore ICT per strutturare un’offerta di prodotti e servizi che creino valore per i potenziali clienti. Inoltre, data la debolezza manifestata in tema di infrastrutture per telecomunicazione e internet (si veda il paragrafo 2.10), si suggerisce di realizzare un piano di investimento mirato per colmare tale gap, anche – ma non solo – ai fini dello sviluppo del polo ICT. Il ruolo delle grandi imprese Considerando l'elevata presenza di grandi imprese presenti nella Provincia e la loro capacità di catalizzare competenze e professionalità di eccellenza, si propone di creare una rete di collaborazione che metta a sistema tale asset territoriale. L'obiettivo è instaurare un rapporto di dialogo privilegiato con le Istituzioni e convogliare verso le stesse istanze e necessità, al fine di ottenere sostegno su progetti considerati strategici, nonché incentivi e semplificazioni burocratiche. Tale azione permetterebbe anche di creare benefici indiretti sul territorio in termini di maggiore capacità competitiva delle imprese, sviluppo dell’indotto, attrattività di nuovi investimenti e, conseguentemente, maggiore occupazione e benessere a livello aggregato. 175