Working Paper - Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria

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Working Paper - Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria
19 APRILE 2010
PALAZZO DEL MONFERRATO
ALESSANDRIA
FORUM
LA VALORIZZAZIONE DEL
MONFERRATO
PER LO SVILUPPO DELLA PROVINCIA DI
ALESSANDRIA
WORKING PAPER
IN COLLABORAZIONE CON
INDICE
EXECUTIVE SUMMARY
1 GLI ELEMENTI CARATTERISTICI DEL PROGETTO
1
13
1.1 Gli obiettivi del progetto
13
1.2 L’approccio metodologico e l’Advisory Board
14
1.2.1
L’Advisory Board
1.3 I pilastri della strategia competitiva territoriale
2 LA REALTÀ DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: FACTS & FIGURES
15
16
21
2.1 Inquadramento storico (cenni)
21
2.2 Posizionamento geografico
22
2.3 Struttura demografica
22
2.4 Indicatori economici e patrimoniali
31
2.5 Esportazione e Investimenti Diretti Esteri
35
2.6 Tessuto imprenditoriale
38
2.7 Settore agroalimentare ed enogastronomico
46
2.8 Sistema dell’istruzione
52
2.9 Turismo
54
2.9.1
L’offerta ricettiva e i flussi turistici
54
2.9.2
Il patrimonio storico-culturale e la relativa offerta turistica
59
2.9.3
Il patrimonio climatico-paesaggistico e la relativa offerta turistica
60
2.10 Dotazione infrastrutturale
3 INDAGINE EMPIRICA SULLA REALTÀ ALESSANDRINA
62
64
3.1 L’ascolto del territorio: strumenti utilizzati
64
3.2 L’indagine di autopercezione della realtà alessandrina
da parte delle imprese: principali risultati
65
3.3 I focus group: principali evidenze emerse
67
3.3.1
Nota metodologica
67
3.3.2
Considerazioni generali
69
3.3.3
Settori produttivi: situazione attuale, criticità e prospettive
73
3.3.4
Lavoro: situazione attuale, criticità e prospettive
82
3.3.5
Politiche sociali: situazione attuale, criticità e prospettive
84
3.3.6
Sistema dell’istruzione: situazione attuale, criticità e prospettive
85
3.3.7
Cultura: situazione attuale, criticità e prospettive
85
3.3.8
I servizi pubblici: opinioni e proposte
86
3.3.9
La qualità della vita percepita
87
4 IL TESSUTO IMPRENDITORIALE DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA:
UN’ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA
90
4.1 Nota metodologica: indicatori, campione e variabili
90
4.2 Risultati delle analisi degli indicatori economici, finanziari e
di stabilità delle grandi imprese delle Provincia di Alessandria,
del Piemonte e del Nord Ovest
94
4.3 Risultati delle analisi degli indicatori economici, finanziari e
di stabilità delle piccole e medie imprese della Provincia di
Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest
96
4.4 Il sistema banche-impese e il tema delle sofferenze bancarie
100
5 DIAGNOSI DEGLI AMBITI DI RIFERIMENTO ANALIZZATI E
PROPOSTE DI SVILUPPO
5.1 Un nuovo approccio al turismo
102
102
5.1.1
Introduzione
102
5.1.2
Le debolezze del sistema turistico alessandrino
104
5.1.3
Una strategia per lo sviluppo del turismo
105
5.1.4
Creare un sistema integrato di offerta turistica
107
5.1.5
Realizzare un nuovo attrattore turistico: il progetto del parco di
edutainment
110
Rafforzare la governance del sistema turistico
112
5.1.6
5.2 Il sistema universitario della Provincia di Alessandria:
punti di eccellenza e criticità
114
5.2.1
L’Università del Piemonte Orientale – Amedeo Avogadro
114
5.2.2
Il Politecnico di Torino
132
5.3 Il polo della logistica
135
5.3.1
Premessa
135
5.3.2
La logistica in Piemonte e in Provincia di Alessandria
136
5.3.3
Analisi SWOT
138
5.3.4
Considerazioni di sintesi
149
5.4 Il potenziale della green economy
150
5.4.1
Green economy: l’obiettivo della regione Piemonte
151
5.4.2
Green economy: un’opportunità per la Provincia di Alessandria
153
5.4.3
Considerazioni di sintesi e proposte per lo sviluppo futuro
167
5.5 La Provincia di Alessandria: realtà e prospettive
168
5.5.1
Visione del futuro
170
5.5.2
Sviluppo delle competenze chiave distintive
172
EXECUTIVE SUMMARY
La Provincia di Alessandria si estende su una superficie di 3.560 km2 ha 438.726 abitanti,
e si articola in sette centri zona: Alessandria, Novi Ligure, Ovada, Valenza, Acqui Terme,
Casale Monferrato e Tortona.
Dal 2002, anche per effetto dell’aumento dell’immigrazione straniera, la popolazione è
aumentata di 20.975 unità con un incremento del 5%, rispetto ad una crescita regionale
del 5,2% e nazionale del 5,4%.
I cittadini stranieri residenti sono 36.666, con un’incidenza dell’8,4% sulla
popolazione residente (rispetto alla media italiana del 6,5%).
Caratteristica strutturale della popolazione alessandrina, di potenziale impatto sulla
struttura economica e l’organizzazione sociale del territorio, è lo squilibrio
generazionale generato da un’elevata presenza di anziani over 65, che sono il 25,8%
della popolazione, contro il 22,7% in Piemonte e il 20,1% in Italia.
L’indice di dipendenza strutturale (58,7 abitanti in età non lavorativa per ogni 100
persone in età di lavoro), infatti, è sensibilmente superiore alla media nazionale (51,8 su
100). Anche l’indice di dipendenza degli anziani (rapporto tra popolazione di 65
anni e più e popolazione in età attiva) appare notevolmente superiore rispetto alla
media nazionale (40,9% contro il 30,5%).
A ciò si aggiunge per la Provincia di Alessandria un tasso di fecondità (numero medio
di figli per donna) al di sotto della media nazionale: 1,25 contro 1,41 per il 20091.
Il PIL pro capite provinciale è pari a 27.226 euro, superiore alla media italiana (26.279
euro), ma inferiore alla media del Piemonte (28.660 euro) e del Nord Ovest (31.915
euro). Classificando le 103 province italiane in termini di PIL pro capite, Alessandria si
colloca al 44esimo posto nella graduatoria nazionale, con una differenza di oltre
12.000 euro rispetto alla prima in classifica, Milano2. Tra il 2007 e il 2008 il PIL pro
capite ha subito una flessione dello 0,5% rispetto ad una crescita regionale del 2,9%,
nord-occidentale del 2,6%e nazionale dell’1,6%.
La Provincia di Alessandria è una realtà composita e articolata, tanto da essere stata
definita dal CENSIS, alla fine degli anni ’80, una Provincia policentrica.
A vent’anni di distanza alcuni tratti distintivi rilevati dall’Indagine CENSIS sono ancora
presenti, come meglio si vedrà dalla lettura del presente documento.
In particolare, la propensione alla sicurezza, che fa da freno alla promozione di
iniziative e all’assunzione di rischi, è tuttora presente, ed è anzi accentuata
dall’invecchiamento demografico, che induce una certa “sonnolenza” allo spirito di
intrapresa3.
Nonostante già alla fine degli anni ottanta circa un terzo degli abitanti della Provincia
sottolineasse l’esigenza di dar vita a “nuove iniziative economiche e culturali, per non
incorrere nel rischio di perdere ulteriormente terreno (...), puntando sull’ambiente e
1
Il dato 2009 rappresenta una stima. Fonte: Istat.
Dati 2008.
3
Come confermato anche dall’indagine demoscopica realizzata da Astra Ricerche per l’Unione
Industriale della Provincia di Alessandria nel 2007.
2
1
sulla vivibilità”4, le classifiche attuali che comparano le Provincie italiane non rilevano,
per Alessandria, un posizionamento coerente con l’auspicio espresso, ad esempio nel
campo della qualità della vita e dell’ambiente.
In base alle ultime classifiche del Sole 24 Ore (anno 2009), infatti, Alessandria si trova al
settantottesimo posto, su 107 province, nella classifica generale della qualità della
vita, ultima fra le Province piemontesi e superata da altre Province limitrofe quali
Piacenza (decima), Savona (trentaduesima) e Pavia (sessantaquattresima).
Nella sottoclassifica dedicata all’ambiente, Alessandria si colloca al cinquantasettesimo
posto, Savona al settimo, Asti al ventiduesimo, Vercelli al trentatreesimo, Pavia al
trentaquattresimo e Piacenza al settantaseiesimo.
Rispetto all’orientamento espresso a fine anni ottanta, pertanto, il posizionamento di
Alessandria risulta più debole rispetto ad altre Province limitrofe, anch’esse contigue al
Triangolo Milano-Torino-Genova.
La centralità di Alessandria rispetto al triangolo Milano-Torino-Genova ha avuto e ha
tuttora ripercussioni importanti sull’assetto infrastrutturale del territorio provinciale,
che presenta un indice di dotazione delle cosiddette infrastrutture economiche5
allineato alla media nazionale. A punteggi ben superiori alla media nazionale per
quanto concerne dotazione ferroviaria6 e stradale corrispondono, tuttavia, punteggi
inferiori alla media nazionale per gli indici dotazione di reti bancarie e servizi vari, di
strutture e reti per la telefonia e la telematica.
Per quanto riguarda il tessuto economico e la realtà imprenditoriale (si veda nel
dettaglio il Capitolo 2), la Provincia presenta:

un discreto grado di apertura verso l’esterno (63,6%)7, che risulta superiore sia
a quello regionale (59,5%) che nazionale (53,4%). La Provincia, che rappresenta
il 10% circa delle esportazioni piemontesi, ha subito gli effetti della crisi
internazionale che hanno colpito in maniera più o meno marcata il sistema
produttivo italiano. Infatti, dopo aver registrato un forte incremento delle
esportazioni nel quinquennio 2003-2007 (+ 53%) e un contestuale aumento delle
importazioni (+ 54%), nel 2009
l’export alessandrino ha registrato una
contrazione del (-22,8%), superiore a quella subita dall’export regionale (21,8%) e nazionale (-21,4%);

una scarsa capacità del territorio di attrarre investimenti di soggetti
economici esteri. Infatti, l’incidenza degli Investimenti Diretti Esteri sul Pil
provinciale si è mantenuta costantemente al di sotto dello 0,5% tra il 1999 e il
2003, ma è rimasta positiva, mentre nel biennio 2004-2006 ha registrato valori
negativi e inferiori alla media regionale. Si segnala tuttavia, che a seguito dei
recenti investimenti realizzati sul territorio da alcune imprese internazionali
attive nel comparto delle energie rinnovabili, come ad esempio la multinazionale
4
Rapporto Censis, gennaio 1989.
Rilevazione dell’indice complessivo e dei relativi sottoindici dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne.
6
Anche se il collegamento ferroviario con Milano e Torino nell’ambito passeggeri presenta
notevoli margini di miglioramento.
7
Il grado di apertura commerciale è misurato dal rapporto tra la somma di importazioni ed
esportazioni ed il valore aggiunto (Dati 2007). Fonte: rielaborazione The European HouseAmbrosetti su dati Istat e Piemonte in Cifre, 2009.
5
2
spagnola OPDE, il trend futuro potrebbe registrare un’inversione di tendenza
negli anni 2009-2010.

un numero significativo di imprese di medio/grandi dimensioni, spesso
leader nei rispettivi settori quali ad esempio Italcementi, Buzzi Unicem, Prysmian,
Gavio, Solvay Solexis, Mossi & Ghisolfi, Guala Closures, Elah Dufur, Campari, Casa
Damiani, Paglieri Profumi, ecc..

un peso percentuale delle ditte individuali superiore alla media nazionale,
ma in linea con le tendenze di quest’ultima, in progressiva diminuzione. Infatti, il
numero delle ditte individuali registrate è diminuito di -360 unità tra il 2008 e il
2007 a favore di un incremento di +289 unità delle società di capitale. Tali
tendenze sono valutate positivamente in quanto indice dell’irrobustimento
strutturale del sistema economico provinciale8.

una produzione industriale differenziata e articolata su una pluralità di
settori (meccanica, logistica e trasporti, imballaggi, chimica, plastica, alimentare
e dolciario, wine and spirits, ecc.); tale differenziazione ha consentito una
sostanziale tenuta, a livello aggregato, della produzione industriale
provinciale, anche nei mesi più critici della crisi economica. Infatti, nel IV
trimestre 2009 la Provincia ha registrato una flessione del 4,0% rispetto ad una
variazione regionale del -6,0% e nazionale del -7,7%;

una situazione di difficoltà dei due distretti “storici” della Provincia: il
distretto del freddo di Casale Monferrato e il distretto orafo di Valenza.
Quest’ultimo, in particolare, come è stato osservato dall’ultimo rapporto
nazionale sui distretti Italiani “continua ad essere forte sul prodotto ma manca
di una visione strategica”9;

una buona presenza di imprese artigiane (30,5%) rispetto alla media nazionale
(28%)10;

un’interessante capacità innovativa: infatti, il numero di brevetti europei11 di
provenienza alessandrina (127,9), pubblicati dall'European Patent Office nel
periodo 1999-2007, risultava superiore sia alla media regionale (113,0) che
nazionale (71,2).

una quota di valore aggiunto derivante da attività agricola (2,1%) in linea con
la media nazionale (2,1%) e superiore alla media regionale (1,5%);

una discreta ricettività turistica che la colloca, quantitativamente, al terzo
posto nella Regione Piemonte e al sessantesimo in ambito nazionale per
strutture turistiche; a tale dato quantitativo vanno tuttavia affiancate una serie
di considerazioni qualitative per cui si rimanda al paragrado 5.1.
8
Fonte: Camera di Commercio di Alessandria, 2009.
“Osservatorio Nazionale Distretti Italiani”, Unioncamere, Confindustria, 2009.
10
Fonte: Istituto Tagliacarne, Atlante della Competitività Provinciale 2009.
11
Numero di brevetti europei pubblicati dall'EPO (European Patent Office), valori per milione di
abitanti (Popolazione residente media annua da bilancio demografico ISTAT). Fonte:
Osservatorio Brevetti Unioncamere su dati EPO (European Patent Office), 2009
9
3
La frammentazione, la mancanza di identità unitaria e, a tratti, l’antagonismo
fra alcuni centri zona hanno spesso indotto la Provincia a perdere opportunità di
sviluppo.
Seppur con qualche evoluzione, ogni singola area continua infatti ad avere i propri
interlocutori preferenziali al di fuori del territorio provinciale:

Genova per Novi Ligure, Ovada e Acqui Terme;

Torino e, soprattutto, Milano per Alesssandria e Casale Monferrato;

Milano per Valenza, Novi Ligure e Tortona.
Ma rispetto agli anni novanta sembra emergere, complice anche la crisi economica che
ha colpito con particolare durezza alcuni settori dell’economia provinciale, un certo
disorientamento circa la vocazione economica e la visione di sviluppo di alcuni
centri zona. Ciò si evidenzia chiaramente anche dall’analisi condotta attraverso i focus
group (si veda il Capitolo 3.3).
Dunque un interrogativo circa policentrismo provinciale appare legittimo: in
presenza di identità e vocazioni forti il modello policentrico – che porta con sé
indubbiamente vantaggi e svantaggi – ha una propria ragion d’essere. Ma se viene a
mancare l’ancoraggio a una solida visione di sviluppo di ciascun centro, il modello
policentrico rimane auspicabile?
La competizione fra territori per attrarre capitali, imprese, talenti impone, oggi più che
mai, la necessità di fare scelte precise di posizionamento, comunicarle e
affermarle in modo distintivo. In caso contrario, il rischio di marginalità è notevole.
Per questa ragione, come meglio si vedrà nel corso del rapporto, superare gli ostacoli di
carattere storico e culturale e condividere un progetto comune di sviluppo
provinciale appare indispensabile.
Alla luce delle evidenze emerse dalle analisi effettuate e dall’attività di ascolto del
territorio, realizzata attraverso interviste one-to-one con più di 60 opinion e business
leader della Provincia di Alessandria, un questionario strutturato veicolato soprattutto
alle imprese del territorio, nonché attraverso 7 focus group realizzati con un mix
rappresentativo (per caratteristiche socio-anagrafiche) di cittadini residenti nei 7 centri
zona della Provincia si propongono una serie di proposte e raccomandazioni per
superare le attuali difficoltà e debolezze e valorizzare al meglio punti di forza e
potenzialità, sintetizzate nelle figura seguente.
4
Figura 1. Punti di forza e di debolezza della Provincia di Alessandria
FORZE
DEBOLEZZE
Elevata incidenza di imprese di dimensioni medio-grandi,
originarie del territorio
Invecchiamento demografico marcato
Elevata diversificazione in più settori industriali
Campanilismo accentuato, frammentazione delle
iniziative e scarsa capacità di “fare sistema”
Ottima dotazione di infrastrutture stradali e autostradali
“Torpore sociale”: scarsa intraprendenza, staticità e
diffidenza verso nuovi scenari
Localizzazione geografica “strategica”
Sistema universitario poco performante e scarso legame
con le imprese
Ricco patrimonio paesaggistico e storico-artisticoculturale
Bassa attrattività di investimenti diretti esteri
Buona qualità della vita percepita
Immagine del territorio connotata negativamente dal
punto di vista ambientale
Eredità storica significativa
Scarsa capacità di comunicazione e promozione del
territorio e mancanza di riconoscibilità
Presenza sul territorio di ben 2 Fondazioni bancarie
Sviluppo del settore logistico dipendente anche da fattori
esterni non governabili
Buona capacità di innovazione e ricerca e numerose
iniziative legate alla green economy
Bassa dotazione di infrastrutture aeroportuali; scarsi
collegamenti ferroviari con Milano e Torino per traffico
passeggeri
Grande flusso di visitatori (circa 5 milioni all’anno)
presso il Serravalle Outlet
Bassa patrimonializzazione media delle imprese ed
elevato indebitamento
Fonte: The European House-Ambrosetti
Le proposte/raccomandazioni possono essere raggruppate in sei ambiti distinti che
sono stati denominati come segue:

un nuovo approccio al turismo;

rafforzamento del sistema universitario e della ricerca;

il potenziale della green economy;

gestione coordinata della logistica;

sviluppo competenze chiave e distintive;

azioni per superare la frammentazione e la rivalità tra Centri Zona.
5
Figura 2. La “mappa” delle proposte e delle raccomandazioni per la Provincia
di Alessandria
7a-Cartellonistica
“Sei in
Monferrato”
7b-Attrazione
authority / sede
organismo int.le
7-Superamento
frammentazione
e rilancio
immagine
1a-Sistema
integrato di
offerta e nuovi
concept turistici
7c-“Spazio
Monferrato” sui
media locali 7d-Rilancio
Alessandriacapoluogo
7e-Azioni per superamento
rivalità centri zona
6-Gestione
coordinata del
settore della
logistica
1-Nuovo
approccio
al turismo
1b-Parco
edutainment
1c-Cabina di regia e
marchio Monferrato
2-Progetti di
0-Elaborazione
e condivisione
della Visione
del futuro
4-“Polo”
ICT
5cImprenditorialità 5d-Mobilitazione e
5b-Lingua
diffusa valorizzazione per
inglese
le grandi imprese
5-Sviluppo competenze
“guida”
chiave e distintive
5a-Aggiornamento
permanente PA e
classe dirigente
green
economy
3a-Università P.O.
(focalizz.ne disciplinare,
campus universitario)
3-Riposizionamento
e potenziamento del
sistema universitario
e di ricerca
3b-Politecnico TO
(Ricerca & Sviluppo
e formazione postlauream)
Fonte: The European House-Ambrosetti
Si presenta di seguito una sintesi delle proposte avanzate nei diversi ambiti.
Un nuovo approccio al turismo
Dall’analisi dei documenti disponibili e dalle evidenze emerse dalle numerose interviste
effettuate tra gli operatori del territorio, nonostante sia emersa la presenza di alcune
eccellenze e di promettenti progetti di promozione e sviluppo del turismo avviati sul
territorio, sono state identificate alcune debolezze relative al sistema turistico
alessandrino riguardanti principalmente:

l’assenza, all’interno del sistema d’offerta, di specifici magneti di attrattività
(ad eccezione del Serravalle Outlet), capaci di garantire un afflusso rilevante e
costante di visitatori ed attivare così un circuito virtuoso tra offerta e domanda
turistica;

la mancanza di strutture ricettive di elevato standing all’interno del sistema
dell’accoglienza;

la bassa riconoscibilità di alcuni prodotti e servizi turistici offerti rispetto
ai territori limitrofi (ad esempio vini, prodotti gastronomici, ecc.);

la difficoltà di fare sistema (accentuata frammentazione dell’offerta);

la difficoltà di promuovere efficacemente ed in modo unitario sui circuiti
nazionali ed internazionali la propria offerta turistica;

la mancanza di un marchio affermato e distintivo dell’identità territoriale.
6
È evidente che la Provincia di Alessandria per cogliere il potenziale turistico dei propri
patrimoni e sfruttare il trend di crescita dei segmenti turistici che si possono definire
“eclettici”, orientati cioè ad allocare minori risorse per viaggio e alloggio, ma a
privilegiare un “insieme di prodotti” caratterizzati da raffinatezza, genuinità,
originalità, cultura, servizi di livello eccellente, privacy, sicurezza, dovrebbe puntare a
creare un sistema d’offerta in linea con le necessità di questo segmento di mercato,
anche sfruttando la posizione limitrofa e baricentrica rispetto alle grandi città del Nord
Ovest.
Alla luce di queste considerazioni si propone di definire una strategia per lo
sviluppo del turismo che sia finalizzata, attraverso un progetto pluriennale di mediolungo termine, alla realizzazione di un nuovo sistema turistico che superi le
debolezze riscontrate e n valorizzi i punti di forza e le eccellenze. Per concretizzare tale
intento, si propongono tre macro-linee d’azione:
1. creare un sistema di offerta di prodotti e servizi turistici ben definito e
strutturato, organizzato in una logica il più possibile integrata e promosso come
circuito unitario legato alle caratteristiche, la storia e la cultura del
territorio, soprattutto utilizzando un marchio d’area che accomuni i diversi
prodotti e le diverse iniziative, con una politica di marketing mirata e aggressiva;
2. realizzare un nuovo forte attrattore, complementare e coerente con il sistema di
offerta già esistente, ovvero un nuovo elemento di forte richiamo, capace di
attrarre/trattenere un grande numero di visitatori, destagionalizzare ed
internazionalizzare i flussi e contribuire a rafforzare l’immagine positiva e l’identità
del territorio;
3. promuovere l’immagine del territorio e del sistema turistico in modo
coordinato rafforzando/innovando gli strumenti di governance dedicati, al fine
di superare l’elevata frammentazione delle iniziative turistiche, la parcellizzazione
delle risorse e a volte la sovrapposizione di eventi. Occorre perciò, a nostro avviso,
che un soggetto agisca come vera e propria cabina di regia indirizzando e
coordinando le iniziative espressione dei diversi attori in campo e un marchio
d’area evocativo legato alle esperienze turistiche e veicolato in modo univoco sia
verso il mondo Business to Business che Business to Consumer.
Infine, più in generale, sarebbe auspicabile aumentare le occasioni di collaborazione
con le altre Province del basso Piemonte (Asti e Cuneo), per sviluppare un marketing
del territorio comune che sfrutti i punti di eccellenza di tutto il sistema
Monferrato-Langhe-Roero.
Rafforzamento del sistema universitario e della ricerca
Dalle analisi quantitative effettuate – relative al posizionamento competitivo e alla
valutazione dei risultati della ricerca e della didattica da parte del MIUR – e dalle
interviste con alcuni stakeholder interni ed esterni all’Ateneo emerge chiaramente
come l’Università del Piemonte Orientale si trovi ad operare in un contesto altamente
competitivo, caratterizzato da un’alta concentrazione universitaria (35 poli
universitari in un raggio di 300 km) e dalla presenza di un ampio numero di Atenei
“virtuosi” (secondo la definizione del MIUR) e quindi meritevoli di maggiori contributi
pubblici che potrebbero, nel lungo termine, determinare un ulteriore inasprimento
dell’arena competitiva.
7
Rispetto al progetto iniziale che gli stakeholder alessandrini si erano preposti12, che
prevedeva di focalizzare l’offerta formativa dell’Ateneo su “progetti scientifici e
didattici di eccellenza” (quali ad esempio quelli ambientali), e fornire servizi di alto
livello agli studenti, la realtà appare significativamente differente. Il modello
generalista che ne è scaturito, infatti, oltre ad aver disatteso le aspettative, ha portato
ad una conseguente dispersione e non ottimizzazione delle risorse investite dal
territorio.
Alla luce delle contingenze ed evoluzioni del sistema universitario nazionale, l’offerta
dell’Università alessandrina dovrà necessariamente intraprendere un percorso di
razionalizzazione, rifocalizzazione e specializzazione formativa, al fine di
distinguersi rispetto alle altre Università concorrenti presenti sul territorio, e costruire il
proprio vantaggio competitivo.
La concentrazione dei fondi sulla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali è
auspicabile per realizzare, ad esempio, quel Polo di Eccellenza in campo ambientale
previsto nell’originale documento di costituzione dell’Ateneo. Questa iniziativa si
inserirebbe in un contesto territoriale sensibile al problema ambientale sia per la storia
passata del territorio (dissesto idrogeologico, eternit, ecc.) sia per le caratteristiche del
tessuto imprenditoriale e la vocazione “green” riscontrata in diversi progetti ed ambiti.
La specializzazione è essenziale per aumentare la capacità di attrazione di fondi privati
per la ricerca e la didattica, e per incrementare il livello di collaborazione e integrazione
tra Ateneo e stakeholder del territorio.
Si ritiene inoltre che la collaborazione con il territorio e il riconoscimento del ruolo
dell’Università quale interlocutore qualificato, nonché il miglioramento dei servizi di
accoglienza e orientamento degli studenti siano fondamentali per aumentarne la
capacità attrattiva, e competitiva.
Infine, appare opportuno che l’Ateneo, al pari di numerose realtà universitarie
nazionali ed internazionali, definisca la propria visione del futuro, e stabilisca
obiettivi ambiziosi che possano guidarne ed ispirarne l’attività.
Per quanto concerne la sede distaccata del Politecnico di Torino presente sul
territorio, che è stata recentemente (ottobre 2009) interessata da un processo di
razionalizzazione che ha determinato la chiusura della didattica, si ritiene opportuno –
in linea con il piano di azione proposto per il rilancio della sede alessandrina – puntare
sulla formazione professionalizzante e continua post-lauream, la ricerca e
sviluppo e l’incubazione di impresa, in ambiti e settori coerenti con il tessuto
produttivo del territorio.
12
Documento per la costituzione dell’Ateneo del Piemonte Orientale approvato il 12 giugno del
1998.
8
Il potenziale della green economy
Avendo riscontrato la presenza di iniziative già avviate e di alcuni progetti promettenti
riconducibili alla cosiddetta green economy13, nonché l’attivo coinvolgimento del
settore pubblico in progetti di respiro europeo14 orientati al risparmio e
all’efficienza energetica, si propone di sfruttarne appieno il potenziale di sviluppo, non
solo da un punto di vista economico-produttivo, ma anche per le ricadute positive sul
contesto sociale ed ambientale.
Si propone perciò di individuare un soggetto responsabile a livello provinciale della
promozione, comunicazione e agevolazione di queste iniziative. Tale soggetto
dovrebbe anche svolgere un ruolo di coordinamento tra tutti gli enti coinvolti
(Università, centri di ricerca, imprese, enti locali, ecc.), anche con l’obiettivo di reperire
risorse finanziarie provenienti dall’esterno (programmi dell’Unione Europea,
investitori, ecc.).
In quanto aggregatore di competenze e professionalità, si consiglia inoltre di
valorizzare e coinvolgere il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e
Biocombustibili in ogni iniziativa realizzata nel campo delle energie rinnovabili sul
territorio al fine di svilupparne al meglio la valenza strategica e farlo diventare un
centro d’eccellenza a livello internazionale.
Facendo leva sulle competenze e le attività di ricerca già avviate in campo ambientale
dai due Atenei presenti sul territorio – il Politecnico di Torino e l’Università del
Piemonte Orientale “A. Avogadro” (Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali) –
si propone di realizzare la volontà originaria dell’accordo di costituzione dell’Università
“A. Avogadro”, per realizzare nella Provincia di Alessandria un “Polo di Eccellenza”
nelle attività di ricerca e didattica nel settore ambientale, anche nell’ottica di far
convergere interessi scientifici di altri operatori del settore.
Al fine di realizzare concretamente i molti progetti “green” che il territorio può
annoverare, a partire dal centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle
apparecchiature refrigeranti di Casale Monferrato, e superare l’attuale fase di stallo
dovuta alla mancanza di fondi da parte dei soggetti privati locali, si consiglia di
individuare nuove opportunità o forme alternative di finanziamento quali, ad esempio,
il project financing o fondi di provenienza europea.
Più in generale, si propone di puntare simultaneamente e in modo deciso e
coordinato sulla tutela ambientale e paesaggistica, sulla sostenibilità e
l’innovazione attraverso una scelta di svolta: Alessandria una Provincia green!
Questo potrebbe rappresentare un’opportunità per migliorare l’immagine della
Provincia e voltare definitivamente pagina rispetto alle emergenze ambientali del
passato.
13
in particolare nei campi della ricerca in energie rinnovabili e biocombustibili, nella produzione
di energia solare e nello smaltimento degli apparecchi frigoriferi e il riciclo dei materiali
14
Quali ad esempio: “PRACTICE”, “Concerto AL Piano”, Covenant of Mayors” ed Enerbuild.
9
Gestione coordinata della logistica
Capitalizzando sulla posizione strategica del territorio – condizione necessaria ma non
sufficiente per il successo del settore –, sull’elevata dotazione infrastrutturale, sulla
forte e radicata tradizione nel settore logistico, nonché il clima sociale favorevole
ed il supporto sia dei cittadini che delle istituzioni, in linea con quanto espresso con
insistenza da più voci del territorio, si ritiene auspicabile un’azione sinergica per lo
sviluppo del settore logistico. Il comparto, infatti, è considerato una leva su cui agire per
aumentare la competitività e le performance economiche del territorio.
Appare perciò opportuno integrare e coordinare al meglio le molte iniziative
presenti sul territorio per sviluppare una logistica di elevato profilo, capace di offrire
servizi avanzati e distintivi ad elevato valore aggiunto.
Per superare la frammentazione e parcellizzazione delle iniziative attualmente
riscontrata, si ritiene fondamentale una gestione del comparto univoca e
coordinata. A tal proposito, si propone di valorizzare il ruolo della Fondazione Slala,
che essendo frutto di un accordo interistituzionale che vede la partecipazione di tutti gli
attori a vario titolo coinvolti nel settore, dovrebbe svolgere in modo ancor più incisivo
una funzione di coordinamento, pianificazione e governance.
Sviluppo delle competenze chiave distintive
Le competenze chiave distintive sono un insieme di capacità e conoscenze,
fondamentali per la competitività, che un individuo, un’impresa, un ente o un
territorio possiedono a livello di eccellenza. Esse rappresentano la portata ed i limiti
delle opportunità future15. Ogni possibile vantaggio competitivo è indissociabile dalle
competenze chiave distintive, il cui sviluppo è parte fondamentale dell’azione
strategica.
L’iniezione di energia di cui il territorio ha bisogno dovrebbe articolarsi secondo tre
principali aree di competenze:
15

linguistiche, intese come padronanza della lingua inglese – ma anche delle
lingue dei Paesi che stanno attualmente emergendo sul mercato globale – in
quanto fattore indispensabile per competere con successo nel mondo
globalizzato e aumentare le relazioni sia culturali che economiche con soggetti
esterni alla Provincia.

aggiornamento permanente, inteso quale elemento imprescindibile per chi si
trova oggi ad operare in un contesto in continua evoluzione, caratterizzato da
complessità, discontinuità, accelerazione continua, globalizzazione e da crescenti
pressioni competitive a livello internazionale.

impulso allo spirito di intrapresa economica al fine di instillare nella
popolazione – soprattutto nei più giovani – un maggiore senso
dell’intraprendenza, ad esempio a partire dalle scuole, con la realizzazione di
lezioni basate su casi di eccellenza anche internazionali, visite aziendali, ecc.
Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da Hamel-Prahalad.
10
Inoltre, date le potenzialità che l’Information and Communication Technology (ICT)
è in grado di esprimere, sia come settore a se stante, sia come comparto trasversale in
grado di abilitare l’incremento della produttività del sistema nel suo complesso, si
suggerisce di valutare l’elaborazione di una strategia di consolidamento delle
competenze esistenti sul territorio e di sviluppo di nuove competenze in tale ambito.
In particolare, data la presenza di un numero rilevante di imprese industriali di
media/grande dimensione, il comparto ICT provinciale, che presenta oggi elevata
frammentazione, despecializzazione e ridotte dimensioni delle imprese, potrebbe
intraprendere un percorso di consolidamento e sviluppo a servizio dell’industria
locale.
Raccogliendo al loro interno l’insieme dei servizi che permettono l’odierna operatività
di persone, imprese, enti e Istituzioni quali istruzione, trasporti, pubblica sicurezza e
sanità, tra gli altri, anche i centri urbani nel loro complesso potrebbero beneficiare di
tale consolidamento e sviluppo. Infatti, i centri urbani stanno diventando il luogo più
importante per l’innovazione tecnologica oltre che economica e sociale. La sfida dei
prossimi decenni sarà infatti utilizzare la tecnologia per rendere migliori i posti in cui
viviamo e lavoriamo.
Nell’odierna economia globale e interconnessa, la competizione si sta infatti
configurando tra tutte le città, tutti i territori del mondo, indipendentemente dalla loro
ubicazione. Perciò, la capacità che ogni agglomerato urbano avrà per differenziarsi
dagli altri dipenderà anche dall’interazione che riusciranno a svilupparsi tra istituzioni
cittadine, autorità regionali e nazionali, strutture commerciali, organizzazioni
governative e non, mondo accademico e comunità, cioè dalla capacità collaborativa
che riusciranno a sviluppare16. Un’interazione continua e strutturata, infatti, è un
prerequisito per la condivisione del sapere a tutti i livelli e la creazione di una
conoscenza diffusa che permetta al territorio di operare in modo più sinergico ed
efficace e, diventare perciò più competitivo.
Data la debolezza manifestata dal territorio alessandrino in tema di infrastrutture per
telecomunicazione e Internet (si veda il paragrafo 2.10) si suggerisce di realizzare un
piano di investimento mirato per colmare tale gap, e sfruttare appieno le potenzialità
delle tecnologie informatiche, anche – ma non solo – ai fini dello sviluppo di un polo
ICT.
Azioni per superare la frammentazione e la rivalità tra Centri Zona
Come già anticipato in apertura, la frammentazione e le rivalità tra Centri Zona, in
particolare con Alessandria, hanno origini antiche, ma ancora oggi impediscono in molti
casi al territorio di fare sistema e proporsi all’esterno con maggior forza ed efficacia.
Per superare la frammentazione occorre un cambiamento culturale suffragato da
fattori oggettivi, che diano alla città di Alessandria la possibilità di rivendicare il proprio
ruolo di capoluogo, ad esempio potendo fornire servizi superiori a quelli degli altri
centri zona.
16
Rielaborazione The European House-Ambrosetti da Intervista a Sam Palmisano, Chairman IBM
e fondatore di Smarter Planet, un’iniziativa che cerca di unire mercato, Istituzioni e società civile
nell’obiettivo di sviluppare sistemi “smart” per un progresso efficiente, ma anche sostenibile.
11
L’adozione di una visione comune del futuro della Provincia condivisa da tutti i
Centri Zona potrebbe contribuire alla creazione di un progetto e un impegno collettivo
che possa “ribaltare” la descrizione che la ricerca realizzata dal CENSIS alla fine degli
anni ’80 fece della Provincia:
“La Provincia di Alessandria è un’area di “solida debolezza” superata nella corsa
dello sviluppo da altre aree partite più tardi, che non ha saputo sfruttare l’opportunità
di essere baricentro del triangolo industriale riducendosi ad area cuscinetto, che non ha
sviluppato sinergie forti tra i diversi localismi che lo compongono e che sono cresciuti
con ritmi e prospettive diversi”17.
La visione del futuro che si propone alla valutazione del territorio è la seguente:
Diventare entro il 2020 uno dei sistemi territoriali italiani più aperti, dinamici e
attrattivi, garantendo ai propri cittadini elevati livelli di occupazione, benessere
diffuso e coesione sociale.
Capitalizzare il valore simbolico del Monferrato per attrarre imprese, turisti,
giovani e talenti.
Abbattere la cultura del policentrismo e affermare l’orgoglio di appartenenza
al territorio.
Costruire uno sviluppo economico duraturo e sostenibile, attraverso attività ad alta
intensità di innovazione e conoscenza.
Per la realizzazione di questa visione del futuro, nel prosieguo del rapporto sono state
individuate proposte specifiche.
17
Rapporto CENSIS, gennaio 1989.
12
1 GLI ELEMENTI CARATTERISTICI DEL PROGETTO
1.1 Gli obiettivi del progetto
La Provincia di Alessandria è caratterizzata sia da un significativo patrimonio di tipo
naturale-paesaggistico che di tipo storico-culturale e buona parte del territorio
alessandrino è ricompreso nell’area del Monferrato, connotato da eccellenze nel
campo enogastronomico e culturale riconosciute a livello internazionale.
A tale ricchezza si aggiunge una realtà imprenditoriale che vanta importanti
eccellenze industriali di dimensioni medio-grandi attive soprattutto nei comparti
metalmeccanico, chimico-plastico e alimentare e un tessuto sociale caratterizzato da un
discreto livello di benessere e di coesione.
Anche la realtà alessandrina, tuttavia, si trova a confrontarsi con il contesto di
discontinuità e di grande cambiamento che interessa tutti sistemi territoriali in
questa epoca, e che impone anche alla Provincia di Alessandria di affrontare una
riflessione sulle possibili sfide future, per continuare a garantire al territorio – come in
passato – una crescita significativa e sostenibile, incrementando il proprio grado
di sviluppo economico e sociale.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria è da sempre “in prima linea” per
la promozione socio-economica e culturale del territorio e per raggiungere tale
obiettivo alla fine del 2006 ha costituito, insieme alla Provincia, alla Camera di
Commercio di Alessandria, e ai sette Comuni centri-zona del territorio, la Società
Palazzo del Monferrato.
Per potenziare ulteriormente il processo di valorizzazione del territorio già in atto, la
Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria ha inteso avviare, con il supporto di The
European House-Ambrosetti, un progetto ambizioso e corale che possa portare alla
definizione della visione del futuro per il territorio alessandrino a partire da una
analisi della situazione socio-economica attuale e delle principali esigenze manifestate
da tutti gli attori in gioco (cittadini, enti territoriali, mondo dell’industria e
dell’istruzione) e all’individuazione di linee di azione percorribili per il futuro.
Gli obiettivi del progetto possono essere sintetizzati come segue:

individuare approcci ed iniziative per promuovere la valorizzazione della
Provincia di Alessandria, ed in particolare del territorio del Monferrato, anche
attraverso il contributo, di contenuto e relazionale, di esperti “esterni” (Advisory
Board);

avanzare proposte e riflessioni concrete per favorire un piano di sviluppo del
territorio, a partire da alcuni ambiti specifici (quali ad esempio il turismo, la
logistica, l’Università, la cosiddetta green economy, ecc.), con la definizione di
specifici piani d’azione;

individuare metodologie e strumenti per promuovere la partecipazione dei
diversi attori locali al processo di valorizzazione della Provincia in un’ottica
sistemica, partecipativa e maieutica;
13

presentare nel modo migliore la realtà della Provincia di Alessandria alla business
community e alle istituzioni locali, ai media, nonché a importanti rappresentanti
istituzionali a livello regionale e nazionale.
Per raggiungere questi obiettivi, il progetto – che ha un orizzonte temporale triennale prevede due principali strumenti:

la realizzazione di uno studio strategico sulla realtà della Provincia di
Alessandria, ed in particolare del territorio del Monferrato, anche mettendo a
fattor comune e raccogliendo/sistematizzando i numerosi lavori esistenti;

la realizzazione di un importante Forum, con cadenza annuale, che rappresenta
un momento di analisi, riflessione e proposizione collegiale, per dare avvio ad
una strategia di sviluppo territoriale allargata a tutta la Provincia.
Il progetto “La valorizzazione del Monferrato per lo sviluppo della Provincia di
Alessandria” e il Forum di presentazione sono dedicati alla memoria del Presidente
Gianfranco Pittatore18, prematuramente scomparso nell’agosto del 2009, da sempre
impegnato per la valorizzazione del proprio territorio e protagonista di innumerevoli
iniziative di successo sul piano aziendale, istituzionale, culturale e sociale. Il Presidente
Pittatore aveva creduto molto in questa iniziativa e le riflessioni di impostazione del
progetto risalgono ancora alla sua gestione.
1.2 L’approccio metodologico e l’Advisory Board
L’approccio metodologico di questa prima fase del progetto – avviata nell’ottobre del
2009 – si è articolato secondo le seguenti attività, tra loro sinergiche e complementari:

elaborazione di uno studio strategico, realizzato anche con il contributo e la
validazione scientifica di un autorevole Advisory Board, volto ad indicare
proposte e azioni concrete per l’ulteriore crescita ed il miglior posizionamento
del territorio alessandrino nel quadro nazionale e internazionale;

coinvolgimento a tappeto, attraverso una presentazione allargata e più di 60
interviste individuali, degli attori ed interlocutori chiave della realtà
alessandrina, per raccogliere il loro contributo e renderli protagonisti attivi del
processo di sviluppo proposto; trattandosi di interviste e colloqui condotti con la
garanzia della massima riservatezza, non si è volutamente riportato all’interno
del presente documento “chi ha detto cosa”. Ad ogni modo, tutti gli spunti, le
idee, i suggerimenti, i contributi e le proposte emerse nel corso di questi
18
Gianfranco Pittatore è stato Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria dal
1991 (anno di costituzione) fino ad agosto 2009, quando è prematuramente scomparso. In questi
anni si è contraddistinto per il forte impegno nello sviluppo e nella promozione delle eccellenze
del territorio. Commercialista di professione, ha guidato per anni la Cassa di Risparmio di
Alessandria per poi assumere la presidenza della omonima Fondazione bancaria. Membro dei
consigli di amministrazione della Banca popolare di Milano, di Banca Akros e Norman 95, ha
ricoperto incarichi nella giunta, nel Consiglio di amministrazione e nel Collegio dei revisori dei
conti dell'Acri (associazione delle Fondazioni di origine bancaria). Gianfranco Pittatore è stato
anche consigliere della Camera di Commercio di Alessandria in rappresentanza del settore
credito e assicurazioni.
14
incontri hanno rappresentato un contributo prezioso per lo svolgimento
dell’intero progetto e sono stati recepiti e valorizzati trasversalmente all’interno
dei diversi Capitoli del presente rapporto.

realizzazione di due indagini empiriche sul territorio a supporto degli
obiettivi del progetto: la prima, realizzata mediante questionario, è stata
rivolta ai principali opinion e business leader della Provincia di Alessandria; la
seconda, realizzata mediante l’organizzazione e lo svolgimento di 7 focus
group, uno per ogni centro-zona, ha riguardato i cittadini19 (la sintesi dei
risultati di queste indagini è riportata nel Capitolo 3.3 del presente rapporto);

realizzazione della prima edizione del Forum di presentazione delle risultanze
del lavoro, rivolto ai protagonisti dell’imprenditoria, ai rappresentanti
istituzionali ed alla società civile alessandrina, regionale e nazionale.
1.2.1 L’Advisory Board
L’Advisory Board ha la finalità di fornire linee guida e contributi originali per lo
sviluppo dei contenuti del lavoro (studio strategico e forum). L’Advisory Board, che si è
riunito periodicamente per l’intera durata del progetto, è composto dai membri del
Comitato Scientifico, dai vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di
Alessandria e dal Gruppo di Lavoro The European House-Ambrosetti20.
Il Comitato Scientifico dell’Advisory Board ha riunito esperti indipendenti e autorevoli
rispetto ai temi oggetto di approfondimento nel presente studio strategico. Di seguito
viene riportata una breve nota biografica relativa ai membri del Comitato Scientifico
coinvolti nell’iniziativa:

Umberto Paolucci: Senior Chairman Microsoft EMEA e Vice President Microsoft
Corporation; consigliere di amministrazione di diverse aziende, Associazioni e
Fondazioni in Italia e in Europa; già Presidente di Enit-Agenzia Nazionale per il
Turismo;

Luigi Spaventa: Professore emerito presso l’Università di Roma “La Sapienza”;
Presidente di Sator Group e del Consiglio di Amministrazione di MTS (Società
del Mercato dei Titoli di Stato); Vice-Presidente di Banca Profilo e membro dei
trustees dell’International Accounting Standards Board; Research Fellow del
Centre for Economic Policy Research (CEPR); membro della steering committee
dell’Euro 50 Group; già Presidente della Commissione Nazionale per le Società e
la Borsa;

Giacomo Vaciago: Professore ordinario di Politica Economica presso
l’Università Cattolica di Milano; membro della Società Italiana degli Economisti;
editorialista de Il Sole 24 Ore; già membro del Comitato per la politica
economica e sociale della Presidenza del Consiglio dei Ministri; già Direttore del
Progetto Finalizzato Economia del C.N.R.; già Consigliere Economico del
Ministro del Tesoro, Consigliere del Presidente del Consiglio dei Ministri e
Consigliere scientifico del Ministro Urbani; già sindaco della città di Piacenza
(1994-1998).
19
Questa analisi è stata realizzata con la collaborazione di Labo_Res, laboratorio di ricerca e
servizi spin-off accademico dell’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”.
20
Silvia Colombo (project leader), Emiliano Briante, Massimiliano Sartori, Chiara Trabacchi.
15

Valerio De Molli: Managing Partner di The European House-Ambrosetti;
Presidente di Ambrosetti Stern Stewart Italia. È stato ed è membro dei Comitati
Esecutivi di numerose aziende e dei Consigli di Amministrazione di Diadora,
Valagro e Cobra Automotive Tecnologies.
1.3 I pilastri della strategia competitiva territoriale
L’intero progetto è stato permeato fin dall’inizio da un solido approccio concettuale e
metodologico, di seguito descritto, relativo alle logiche di fondo che accomunano – o a
nostro avviso dovrebbero accomunare – le strategie competitive dei sistemi territoriali a
qualunque livello (Paesi, Regioni, Province, Comuni).
Ciascun Paese / ambito territoriale (Regione, Provincia, Comune, ecc.) deve sempre più
competere con realtà omologhe, affrontando sfide simili a quelle delle imprese
all’interno di un libero mercato concorrenziale. Globalizzazione significa competizione
tra sistemi territoriali: lo sgretolamento dei vincoli di tempo e di spazio pone sempre
più i sistemi territoriali in competizione tra loro per attrarre imprese, talenti e, più in
generale, risorse di qualità.
Tra le tante definizioni di competitività, per un territorio, la seguente del National
Competitiveness Council irlandese sembra di particolare interesse :
“Competitività è la capacità di conseguire successo nei mercati, migliorando gli standard
di vita per tutti. Essa deriva da una serie di fattori che includono, in particolare, la
competitività delle imprese ed un contesto di business positivo che incoraggia
innovazioni ed investimenti, fattori che combinati originano un forte incremento della
produttività, incrementi reali nei redditi e sviluppo sostenibile”.
La definizione operativa di “competitività” che vorremmo usare in questo lavoro,
prende spunto dal quesito chiave per ogni impresa esposta alla competizione:
“Perché un cliente o consumatore finale dovrebbe acquistare i tuoi prodotti?”
Analogamente, per un Paese, una Regione, una Provincia – come in questo caso – un
Comune, ecc., competitività può significare: “Capacità di assicurare risposte
concrete e convincenti ai seguenti quesiti:

Perché un’impresa dovrebbe decidere di investire nel territorio
provinciale e, se è già presente, dovrebbe decidere di rimanervi?

Perché un contribuente (persona fisica o giuridica) dovrebbe decidere di
ubicarsi e contribuire nel territorio provinciale?

Perché un turista dovrebbe scegliere il territorio provinciale anziché
altre destinazioni?

Perché i talenti
provinciale?

Perché gli studenti dovrebbero decidere di studiare nel territorio
provinciale?”
dovrebbero
decidere
di
lavorare
nel
territorio
16
Se i quesiti non hanno risposte concrete e convincenti, il territorio è, nella migliore delle
ipotesi, debole.
È compito dell’Amministrazione Pubblica, del Governo del territorio espressione
della maggioranza della popolazione, garantire risposte concrete a queste domande
fondamentali della competizione territoriale. E’ suo compito e sua responsabilità
primaria definire i contenuti specifici degli obiettivi, delle scelte strategiche e dei piani
attuativi, in funzione dei “patrimoni” (assets) disponibili (che sono diversi da territorio a
territorio) e del “sistema delle preferenze” della popolazione nel cui interesse ciascuna
amministrazione dovrebbe governare.
Similmente la Comunità Economica deve assicurare il massimo di competitività e
sviluppo alle proprie imprese, anche in un processo di collaborazione e competizione
con gli altri “sistemi produttivi”.
È chiaro che ogni concorrente porta nella competizione globale tutti i vantaggi e gli
svantaggi del proprio Paese e del proprio territorio di riferimento: la qualità del sistema
fiscale, del sistema monetario-finanziario, del sistema scolastico, delle infrastrutture
(trasporti, telecomunicazioni, ecc.), ecc.. Se questi aspetti sono mediocri si regala un
grosso vantaggio competitivo agli altri sistemi territoriali concorrenti e, quindi, ai
Gruppi/Imprese che vi hanno sede.
I territori arretrati ed inefficienti (a qualsiasi livello) diventano un vero e proprio
handicap per i loro cittadini e per le loro imprese.
È evidente che, per risultare all’altezza delle sfide competitive di questa epoca, la
classe dirigente, politica ed economica, deve avere una spiccata capacità di
visione del futuro, un’elevata competenza professionale di gestione strategica
e, non meno, un forte “senso del territorio”. Anche e soprattutto in termini di
valori, nell’interesse dell’intera Società.
Le sfide richiedono un impegno forte anche da parte degli esponenti della cosiddetta
Società civile. La creazione di una concreta realtà competitiva a vantaggio di tutti e la
diffusione di un’altrettanto concreta cultura dell’innovazione e dell’autoresponsabilizzazione richiedono tempi multipli rispetto alla durata dei mandati delle
Amministrazioni politiche che si susseguono. È in gioco il progresso civile ed economico
di tutti, sia di destra che di sinistra. Si tratta di tutelare interessi superiori.
È in questa logica che risulta necessario assicurare un impegno attivo, costruttivo e
responsabile delle principali espressioni della Società Civile, ivi compresi le parti sociali e
i sindacati. Il loro ruolo e la loro responsabilità per quanto riguarda obiettivi, scelte
strategiche, azioni, risultati ai fini della competitività del territorio non sono certamente
inferiori a quelli dei Governi in carica e della comunità economica che opera nel
territorio. A questo riguardo è necessaria una giusta combinazione, per garantire la
rappresentatività ed evitare un eccesso di assemblearismo.
Risulta quindi chiaro che tre sono gli artefici complementari, ognuno irrinunciabile, di
una concreta azione strategica del territorio:

il Governo politico e amministrativo;

la Comunità Economica;

la Società Civile.
17
Figura 3. I tre pilastri della strategia competitiva territoriale
Competitività e sviluppo
del territorio
Società
Società
Civile
Civile
Comunità
Comunità
Economica
Economica
Amministrazioni
Amministrazioni
Pubbliche
Pubbliche
Fonte: The European House-Ambrosetti
Essi rappresentano i pilastri della strategia competitiva territoriale (il cosiddetto
“tripode”), che poggiano su una piattaforma costituita da elementi imprescindibili e di
altrettanta rilevanza strategica: il mondo dell’università/formazione/cultura, quello dei
media e le infrastrutture.
In questa epoca è infatti fondamentale assicurare che scuola e mass media svolgano un
ruolo attivo, coordinato e complementare relativamente alla generazione/
alimentazione di un forte senso del territorio e di una cultura vincente diffusa.
La realizzazione di una strategia di sviluppo eccellente comporta il coinvolgimento di
tutti gli attori pubblici e privati, chiamati ciascuno a proprio titolo a fornire un supporto
concreto all’intero processo, presentando e sostenendo le istanze e gli interessi di
competenza, ma sempre in un’ottica costruttiva e nell’interesse comune, evitando
posizioni di eccessiva rigidità e campanilismi.
Se anche uno solo dei tre pilastri manca, il tutto è destinato a cadere miseramente.
E’ dunque necessario, come avremo modo di osservare più dettagliatamente all’interno
del presente documento, che ciascun sistema territoriale sappia definire, grazie al
contributo di una leadership qualificata, una propria visione strategica.
In tale disegno dovrà anche trovare spazio adeguato il tema dell’attrattività, aspetto
prioritario a qualunque livello territoriale (nazionale, regionale, provinciale).
L’attrazione di risorse (finanziarie, umane e di know-how innovativo ed eccellente)
migliora il profilo di competitività del territorio in una logica di confronto aperto con
aree concorrenti. Questo determina inevitabilmente effetti positivi sullo sviluppo socioeconomico e competitivo del territorio. “Brains attracts brains!”
La competitività territoriale, così come l’attrattività degli investimenti, non
rappresentano tuttavia traguardi che si possono raggiungere una volta per tutte, ma al
contrario obiettivi in continuo movimento, cui occorre continuamente tendere e
rispetto ai quali costantemente “ritararsi”.
18
Rispetto ad un concetto di competitività così inteso, la Provincia di Alessandria
(analogamente all’Italia), mostra oggi un ritardo da colmare. Vince chi è in grado di
prevedere e segnare i nuovi traguardi, non chi li insegue. La Provincia di Alessandria ha
tutte le potenzialità e le carte in regola per operare con successo in tal senso, sempre
che scatti positivamente la molla dell’ambizione allo sviluppo.
In questa logica la creazione di condizioni di reale competitività e maggiore attrattività
rende necessario un impegno e uno sforzo deciso non di singole entità, ma di una
pluralità di attori che devono agire in un’ottica sistemica, attraverso la
definizione, la condivisione e la relativa implementazione di una strategia competitiva
efficace ed efficiente, con il coordinamento di una regia unitaria.
In particolare, per strategia competitiva si intende:

l’identificazione e la valorizzazione dei patrimoni/asset (disponibili)
differenti territorio da territorio;

la definizione di una missione, di una visione del futuro (chi si vuol
diventare/essere, entro quando), la sua traduzione in obiettivi concreti, in
scelte strategiche per conseguirli ed in azioni realizzative.
19
Figura 4. La Provincia di Alessandria: i tre patrimoni fondamentali
Sistema economico aziendale - imprenditoriale
Climatico/paesaggistico
Artistico/culturale
Fonte: The European House-Ambrosetti
In un’epoca di globalizzazione, accelerazione, discontinuità acquista grande attualità ed
importanza un detto di Seneca:
“Non esiste vento a favore per chi non conosce il porto”.
Si tratta di un porto nuovo, i cui artefici sono, a livello pubblico e privato, i più capaci
nel cogliere con coraggio e proattività le sfide di quest’epoca e nell’intuire, progettare,
realizzare un futuro sereno e prospero per la Provincia di Alessandria.
20
2 LA REALTÀ DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: FACTS AND FIGURES
2.1 Inquadramento storico (cenni)
La frammentazione che ancor oggi caratterizza il territorio provinciale ha ragioni
storiche profonde.
Come buona parte del territorio italiano, anche l’area che attualmente coincide con la
Provincia di Alessandria è stata per secoli oggetto di dominazioni (celti, galli, liguri,
Impero romano).
Con la nascita del marchesato del Monferrato da parte della dinastia Aleramica (inizio
dell’anno mille) si delineano tre poli di influenza sul territorio provinciale: la Repubblica
di Genova per la zona sud della Provincia, il Marchesato del Monferrato per la zona
Nord-Ovest e successivamente, a partire dal XV secolo, il Ducato di Milano per la zona
Nort-Est e per la città di Alessandria.
Nel 1700 il Marchesato del Monferrato (con Casale Monferrato e Acqui Terme),
Alessandria e il tortonese passarono progressivamente ai Savoia. Stessa sorte, nel 1800,
per il Novese e Ovada.
L'odierna Provincia fu istituita nel 1859 dall'unione delle province di Alessandria,
Tortona, Casale, già appartenenti al Dipartimento di Alessandria, Asti, Acqui e Novi.
Nel 1935 venne istituita la Provincia di Asti, che inglobò il territorio di Asti e parte del
territorio di Acqui.
Nel periodo napoleonico e risorgimentale il territorio provinciale - soprattutto la città di
Alessandria – si trovò al centro di importanti avvenimenti: dalla battaglia di Marengo
(1800), a seguito della quale Alessandria venne annessa alla Francia, ai moti del 1821,
quando Alessandria guidò la cosiddetta insurrezione piemontese e i generali insorti
chiesero al Re l'adozione di una Costituzione che prevedesse maggiori diritti per il
popolo piemontese. In questo periodo Alessandria è stata un laboratorio politico
d'avanguardia.
Una nota a parte merita l’antagonismo fra le città di Alessandria e Casale
Monferrato, che ha origini nel XII secolo quando Alessandria si schierò con la Lega
Lombarda, mentre il Marchesato del Monferrato si alleò con Federico Barbarossa. Tra il
1200 e il 1400, questa rivalità si è manifestata anche attraverso il furto di alcune reliquie
tra le due città. È noto ad esempio il furto di un prezioso crocefisso da parte di Casale
(ancora oggi conservato nel Duomo) e quello da parte degli alessandrini delle reliquie
di Sant’Evasio e di un gallo e di un angelo di ottone che si trovavano sulle cuspidi dei
due piccoli campanili ai lati della facciata del duomo di Casale. Le banderuole vennero
poste sui pinnacoli più alti della cattedrale di Alessandria. Il furto fu particolarmente
"sentito", tanto è vero che il giorno della festa di Sant'Evasio a Casale si offrono galletti
di pastafrolla per compensare la mancanza di quello di ottone.
Nel corso dei secoli le due città hanno così assunto spesso posizioni contrapposte e
ancora oggi la rivalità non è del tutto superata, soprattutto per quanto concerne la
giurisdizione simbolica sul territorio del Monferrato.
21
2.2 Posizionamento geografico
Territorialmente suddivisa in sette sub-aree (dette centri zona) con caratteristiche
abbastanza disomogenee tra loro, la provincia di Alessandria ricopre una superficie
complessiva di circa 3.560 chilometri quadrati, pari al 14,0% del Piemonte e all’1,2%
dell’Italia.
Il territorio della provincia di Alessandria si trova in una posizione strategica: un tempo
rispetto al cosiddetto triangolo industriale Milano-Torino-Genova, oggi lungo le grandi
direttrici europee (Corridoio V e Corridoio “dei due mari”).
Di fatto il territorio provinciale interseca:
 L’asse logistico Alessandria-Tortona-Genova-Savona che fa leva sulle relazioni forti
con il sistema portuale ligure;
 il triangolo universitario Alessandria-Casale Monferrato-Vercelli-Novara, per la
presenza dell’Università del Piemonte Orientale e del Politecnico di Torino.
 il triangolo enogastronomico e del turismo che è rappresentato principalmente
dai territori Tortona-Cuneo-Casale Monferrato-Alessandria, che comprende anche
il distretto del vino e aree di soggiorno turistico e per il tempo libero
(enogastronomia, enoturismo, termalismo, attività sportive all’aria aperta, ecc.)21;
Si tratta di un territorio eterogeneo, costituito per il 12% da montagna, per il 53%
da colline e il restante da zone pianeggianti. Alcuni tratti della zona collinare sono
caratterizzati da una difficile accessibilità e da una notevole dispersione abitativa.
Infatti, sui 190 comuni che compongono la Provincia, 112 contano meno di 1.000
abitanti22.
Inoltre, le caratteristiche morfologiche del territorio lo rendono particolarmente
soggetto a fenomeni di dissesto idrogeologico. A tutt’oggi è ancora vivo il ricordo
dell’alluvione del 6 novembre 1994 che provocò la perdita di diverse vite e danni ingenti
sia alle abitazioni private che alla struttura economica, in particolare della città di
Alessandria.
L’eterogeneità territoriale, insieme alla posizione di crocevia di transito, ha favorito
dinamiche centrifughe che hanno generato strette relazioni tra territori contigui.
2.3 Struttura demografica
Insieme alla dotazione di risorse economiche, di infrastrutture e di attività, le risorse
umane rappresentano uno dei fattori fondamentali che contribuiscono a
delineare un territorio.
21
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti da “Stati generali dello sviluppo
economico della provincia di Alessandria”, Provincia di Alessandria, aprile 2009.
22
Fonte: Geo Demo Istat, 2010.
22
La struttura e la dinamica demografica23, infatti, rappresentano elementi essenziali per
la valutazione del livello generale di “salute” di un territorio e delle sue possibili
evoluzioni future.
L’evoluzione demografica è caratterizzata da trend di lungo periodo, in grado di
impattare sulla domanda di strutture e servizi sociali e, conseguentemente,
sull’offerta che il settore pubblico – di concerto con quello privato – dovrebbe garantire.
Le trasformazioni maggiori osservate sul territorio alessandrino – con impatto più
intenso e destinato verosimilmente ad incidere maggiormente nei prossimi decenni –
riguardano la denatalità, l’invecchiamento della popolazione e l’immigrazione.
La Provincia di Alessandria conta (1 gennaio 2009) circa 438.726 abitanti, il 9,9% della
popolazione del Piemonte e lo 0,73% di quella italiana.
Dopo l’accentuato calo demografico degli anni ’90 – che ha caratterizzato l’intera
penisola – la popolazione residente in Provincia si trova in una fase di leggera ripresa.
Dal 2002, infatti, è aumentata del 5,0% (rispetto ad una crescita del 5,4% su base
nazionale).
Figura 5. Popolazione residente al 1° gennaio, 2000-2009
2005
2006
2007
2008
438.726
432.215
2004
431.346
2003
429.080
2002
423.118
418.203
2001
417.751
420.142
421.909
2000
435.891
Saldo
migratorio
2.835
 % Alessandria su Piemonte: 9,90%
 % Alessandria su Nord-Ovest: 2,76%
 % Alessandria su Italia: 0,73%
2009
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
23
Per “dinamica demografica” si intende l’evoluzione delle componenti naturali – come le
nascite e le morti – e sociali – in primis l’immigrazione – che modificano la consistenza e la
struttura di una popolazione.
23
Analizzando la dinamica demografica alessandrina (2008-2009) si osserva che
l’incremento della popolazione è il risultato dei movimenti migratori. Infatti, il saldo
naturale si presenta negativo (-2.763); al contrario, il saldo migratorio è nettamente
positivo24 (+5.598).
La presenza di cittadini stranieri regolarmente residenti è una delle caratteristiche
strutturali più evidenti della popolazione alessandrina. Anche in conseguenza delle
regolarizzazioni e dell’allargamento dell’Unione Europea a 27 Paesi, la crescita è stata
rapida: da 3.574 nel 1993, a 10.103 nel 200025 sino ai 36.666 nel 2009.
La componente straniera rappresenta l’8,4% della popolazione residente (rispetto ad
una media nazionale del 6,5%), ovvero, il 10% circa degli stranieri residenti in
Piemonte.
I cittadini stranieri provengono per lo più dai Paesi dell’Europa dell’Est e dall’Africa
settentrionale26.
Figura 6. Popolazione straniera residente al 1° gennaio, 2003-2009
2003
2004
2005
2006
2007
2008
36.666
32.153
26.693
24.302
20.849
17.131
11.862
 % Alessandria su Piemonte: 10,4%
 % Alessandria su Nord-Ovest: 2,7%
 % Alessandria su Italia: 0,9%
2009
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
Una caratteristica rilevante del territorio provinciale è l’accentuata fragilità
demografica, rappresentata dall’elevata percentuale di anziani residenti.
Le persone di 65 anni e oltre rappresentano il 25,8% della popolazione residente, valore
più elevato rispetto alla media nazionale che è del 20,1%.
24
Determinato sia dal movimento migratorio interno – cittadini provenienti da altri comuni – sia
dal movimento migratorio esterno – cittadini provenienti dall’estero.
25
Fonte: “Stati generali dello sviluppo economico della provincia di Alessandria”, Provincia di
Alessandria, aprile 2009.
26
Fonte: “Bilancio demografico dei cittadini stranieri al 2008”, Istat
24
Di contro, la popolazione straniera è caratterizzata per il 2,4% da persone oltre i 65
anni, e per il 77,4% da persone in età attiva (15-64 anni).
Figura 7. La struttura demografica: popolazione per fasce di età, 2009
Popolazione residente totale,
2009
85 anni e oltre
3,7%
0-14 anni
11,2%
Popolazione straniera residente,
2009
75-84 anni
0,5% 85 anni e oltre
0,1%
65-74 anni
1,7%
55-64 anni
4,1%
15-24 anni
8,0%
25-34 anni
11,5%
75-84 anni
9,5%
0-14 anni
20,2%
15-24 anni
14,7%
45-54 anni
11,4%
35-44 anni
15,9%
65-74 anni
12,5%
55-64 anni
13,2%
35-44 anni
22,1%
45-54 anni
14,5%
25-34 anni
25,1%
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
Lo squilibrio demografico, che corrisponde al diverso peso quantitativo tra
generazioni, si presenta in maniera più evidente sul territorio alessandrino rispetto a
Piemonte, Nord-Ovest e Italia.
Figura 8. La struttura demografica: popolazione per fasce di età in Provincia di
Alessandria, Piemonte, Nord-Ovest e Italia, 2009
25,8%
63,0%
22,7%
21,4%
20,1%
65 anni e oltre:
Gap +5,7
punti percentuali
64,6%
65,2%
65,8%
11,2%
12,7%
13,4%
14,0%
Alessandria
Piemonte
Nord-Ovest
Italia
65 anni e oltre
15-64 anni
0-14 anni:
Gap -2,8
punti percentuali
0-14 anni
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
25
Con 58,7 abitanti in età non lavorativa per ogni 100 persone in età di lavoro, infatti,
l’indice di dipendenza strutturale27 del territorio alessandrino è sensibilmente
superiore a quello della media nazionale, che si attesta a 51,8 abitanti su 100.
Anche l’indice di dipendenza degli anziani28 (40,9%) risulta di oltre 10 punti
percentuali superiore rispetto alla media nazionale (30,5%).
Figura 9. Indice di dipendenza strutturale e indice di dipendenza degli anziani
in Provincia di Alessandria, Piemonte, Nord-Ovest e Italia, 2009
Indice di dipendenza strutturale, 2009
58,7%
Indice di dipendenza anziani, 2009
40,9%
35,1%
54,8%
32,8%
53,4%
30,5%
51,8%
Alessandria
Piemonte
Nord-Ovest
Italia
Alessandria
Piemonte
Nord-Ovest
Italia
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
L’indice di vecchiaia, ovvero il rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la
popolazione di età compresa tra gli 0 e i 14 anni, in Provincia di Alessandria presenta
livelli preoccupanti e decisamente superiori alla media italiana.
Secondo le stime attuali29, nei prossimi decenni, le dinamiche demografiche che
caratterizzano la popolazione alessandrina – così come quella nazionale – evolveranno
secondo i trend già in atto.
27
L’indice di dipendenza strutturale è il rapporto tra popolazione in età non attiva (0-14 anni e
65 anni e più) e popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100.
28
Rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione in età attiva.
29
Geo Demo Istat scenario centrale.
26
Figura 10. Indice di vecchiaia attuale (2009) e prospettico (2010e-2050e),
Provincia di Alessandria, Piemonte, Nord-Ovest e Italia
Indice di vecchiaia, 2009
Indice di vecchiaia, 2010e-2050e
270
230,2%
260
250
240
230
220
178,7%
210
200
159,7%
190
143,6%
180
170
160
150
Alessandria
Piemonte
Nord-Ovest
2050
2048
2046
2044
2042
2040
2038
2036
2034
2032
2030
2028
2026
2024
2022
2020
2018
2016
Italia
2014
Nord-Ovest
2012
Piemonte
2010
140
Alessandria
Italia
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
Il dibattito sull’invecchiamento e sulla dipendenza strutturale tra generazioni è di
grande portata, in quanto lo squilibrio tra questi aggregati di popolazione sta
portando ad un’alterazione degli equilibri tra generazioni, impattando sulla
struttura economica e l’organizzazione sociale del territorio.
Tale fenomeno, come si è avuto modo di osservare, non riguarda solo il territorio
alessandrino, ma investe – in maniera più o meno evidente – il territorio italiano nel suo
complesso. Infatti, l’Italia, con il 20,1% di persone 65 anni e oltre sul totale della
popolazione guida la classifica europea, la cui media si assesta al 17,0%30.
Le sfide economiche, sociali e di bilancio da affrontare nel prossimo futuro a causa
di questi squilibri generazionali sono state analizzate dalla Commissione Europea che,
in un recente rapporto31, ha presentato le proiezioni relative all’impatto
dell’invecchiamento della popolazione sulle economie dei Paesi Membri nel periodo
compreso tra il 2008 e il 2060. L’impatto previsto sui bilanci è molto marcato in quasi
tutti gli Stati Membri e comincerà a manifestarsi già nel corso dei prossimi dieci anni.
Nel complesso, si prevede un aumento medio della spesa pubblica di circa 4,75 punti
percentuali del PIL entro il 2060.
Tale incremento sarà dovuto al fatto che si passerà dalla situazione attuale in cui ci sono
quattro persone in età da lavoro per ogni persona con più di 65 anni, ad una condizione
in cui per ogni anziano over 65 ci saranno soltanto due lavoratori.
La crescita del rapporto tra spesa sociale e PIL rischia di mettere a dura prova le finanze
pubbliche e il sistema di welfare, e, quindi, il benessere individuale che dipende
direttamente dal rapporto anziani inattivi su occupati32.
30
Fonte: Eurostat, 2010.
“The 2009 Ageing Report: Economic and Budgetary projections for the EU-27 Member States
(2008-2060)”, European Commission (DG ECFIN), Economic Policy Committee (AWG), aprile 2009.
32
Del Boca D., Rosina A., “Famiglie Sole”, 2009.
31
27
Come è noto, il progressivo invecchiamento della popolazione è determinato, in buona
sostanza, dall’effetto combinato di due fenomeni:

un generalizzato incremento della vita media e dell’aspettativa di vita
degli individui;

una graduale e costante riduzione del tasso di natalità della popolazione.
L’aspettativa di vita alla nascita in Italia si attestava intorno ai 54 anni nel 1920; chi
nasce oggi, invece, si prevede possa vivere mediamente fino a 81,6 anni.
L’aspettativa di vita alla nascita in Provincia di Alessandria risulta di 78,1 anni per gli
uomini e di 83,2 per le donne, valori inferiori sia alla media nazionale che a quella
regionale (si veda Figura seguente).
Figura 11. Aspettativa di vita alla nascita, maschi e femmine, 2009
Aspettativa di vita alla nascita, maschi, 2009*
Campania
Alessandria
Sicilia
Sardegna
Liguria
Valle d'Aosta
Piemonte
Molise
Abruzzo
Friuli-Venezia Giulia
Nord-ovest
ITALIA
Calabria
Basilicata
Lazio
Lombardia
Puglia
Emilia-Romagna
Veneto
Umbria
Trentino-Alto Adige
Toscana
Marche
Aspettativa di vita alla nascita, femmine, 2009*
77,4
Sicilia
Campania
Alessandria
Valle d'Aosta
Piemonte
Liguria
Lazio
Puglia
ITALIA
Nord-ovest
Calabria
Molise
Abruzzo
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Basilicata
Lombardia
Sardegna
Toscana
Umbria
Veneto
Marche
Trentino-Alto Adige
78,1
78,2
78,4
78,4
78,6
78,6
78,7
78,7
78,7
78,8
78,9
78,9
79,0
79,0
79,0
79,2
79,4
79,5
79,6
79,7
79,8
80,1
75
76
77
78
79
80
81
83,0
83,0
83,2
83,8
83,8
83,9
84,0
84,1
84,2
84,2
84,2
84,2
84,2
84,2
84,3
84,4
84,5
84,6
84,6
84,9
85,0
85,4
85,5
80
81
82
83
84
85
86
(*) Provincia di Alessandria: dato 2006; i dati regionali 2009 rappresentano delle stime
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
Per quanto concerne l’altra determinante dell’invecchiamento, la natalità, si ricorda
che l’Italia ha registrato livelli di fecondità più bassi rispetto alla media europea sia nel
periodo del cosiddetto baby boom (dal dopoguerra alla metà degli anni sessanta), sia
durante il periodo di declino trentennale che ha portato al minimo storico nel 1995.
Performance analoghe si registrano anche oggi, nonostante si sia assistito ad un lieve
recupero della fecondità che, nel 2009, si è attestata a 1,4 figli in media per donna33.
Il trend osservato sul territorio alessandrino ha seguito le dinamiche nazionali, ma il
numero di figli per donna, che risultava già inferiore negli anni ‘90, risulta tutt’ora al di
sotto della media nazionale.
33
Il dato del 2009 rappresenta una stima. Fonte: Istat, Indicatori demografici 2009.
28
Figura 12. Numero medio di figli per donna, 2009
Numero medio di figli per donna, 2009*
1,46
1,41
1,39
1,25
Alessandria
Piemonte
Nord-Ovest
ITALIA
(*) Il dato 2009 rappresenta una stima
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
La bassa fecondità registrata è anche il risultato della nascita del primogenito da
madri in età più avanzata rispetto al passato.
In base all’ultimo dato disponibile (2008) a livello nazionale, le madri partoriscono il
primo figlio, mediamente, all’età di 31,1 anni. Tale valore sale a 31,7 anni se si
considerano solo le madri di cittadinanza italiana.
In Provincia di Alessandria, invece, l’età media al parto delle donne residenti è di 30,7
anni, 27,3 per le donne straniere e 32,0 per quelle di cittadinanza italiana34.
Generalmente, la tendenza a posticipare la nascita del primo figlio appare più
evidente dove le possibilità di conciliazione tra lavoro e famiglia sono più
complesse.
Per comprendere meglio quali dinamiche interferiscano con il tasso di fecondità, è utile
osservarlo congiuntamente al tasso di occupazione femminile, notoriamente basso in
Italia rispetto alla media dell’Unione Europea: l’Italia si assesta infatti al 46% rispetto ad
una media europea del 59,1%35. Giova ricordare che la Strategia di Lisbona ha fissato a
60% il target per il 2010.
Incrociando dunque i valori regionali del tasso di fecondità totale (numero medio di
figli per donna) e del tasso di occupazione è possibile costruire una matrice che
evidenzia il posizionamento di ciascuna Regione rispetto alla media nazionale.
Si individuano così i seguenti quattro quadranti:

34
35
orientamento prevalente alla carriera: Regioni con occupazione femminile
superiore alla media, ma tasso di fecondità inferiore alla media nazionale;
Dati al 2007. Fonte: Istat; Piemonte in cifre, 2009.
Dato 2008. Fonte: Eurostat, 2010
29

orientamento prevalente alla famiglia: Regioni con tasso di fecondità
superiore alla media, ma occupazione femminile inferiore alla media nazionale;

carriera e famiglia: Regioni con occupazione femminile e tasso di fecondità
superiori alla media nazionale;

Regioni con occupazione femminile e tasso di fecondità inferiori alla media
nazionale.
Figura 13. Relazione tra tasso di fecondità totale e tasso di occupazione
femminile, 200936
Orientamento prevalente
alla Carriera
Tasso di occupazione
femminile %
65
TRE
60
LIG
55
ALESSANDRIA
50
45
40
Carriera e Famiglia
ER
SAR
35
TOS
VdA
MAR
FVG
PIE
UMB
LAZ
VEN
LOM
ITA
ABR
MOL
BAS
30
CAL
25
SIC
PUG
Orientamento prevalente
alla Famiglia
CAM
20
1,1
1,2
1,3
1,4
1,5
1,6
Tasso di
1,7 fecondità
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2009
Osservando la relazione tra tasso di fecondità e partecipazione delle donne al
mercato del lavoro si rileva che entrambe queste variabili assumono valori più
alti nelle Regioni che negli anni si sono dotate di adeguati strumenti di
conciliazione tra lavoro e famiglia – asili nido in primis.
In alcune Regioni del Nord, come ad esempio in Emilia Romagna, la copertura offerta
(posti bambino/popolazione 0-3 anni) è cresciuta fino a raggiungere il 30% circa, così
come l’occupazione che, in questa Regione, ha raggiunto il 63% della forza lavoro
femminile. Di contro, in Regioni dove il numero di posti offerti è al di sotto della media
nazionale – come ad esempio in Campania – la partecipazione al mercato del lavoro
risulta compromessa37.
36
Numero medio di figli per donna (o tasso di fecondità totale - TFT). Tasso di occupazione Dati
al II trimestre 2009; Per la Provincia di Alessandria dati al 2008.
37
Del Boca D., Rosina A., “Figli e lavoro: due regioni, due storie diverse”, La Voce, febbraio 2010;
Del Boca D., Rosina A., “Famiglie Sole”, 2009
30
La Provincia di Alessandria si colloca nel quadrante “Orientamento prevalente
alla carriera”. Ciò significa che la partecipazione femminile al mercato del lavoro è
superiore alla media italiana, mentre il numero di figli per donna – benché abbia
registrato un notevole miglioramento (da 0,97 figli per donna nel 1999 a 1,25 nel 2009)
– risulta ancora inferiore alla media nazionale.
Stando alle evidenze emerse dalla relazione sopra dimostrata, appare opportuno
segnalare che un maggiore impegno nell’adozione di adeguate politiche di
sostegno e di potenziamento dei servizi a supporto delle famiglie,
permetterebbe di realizzare un rapporto carriera-famiglia più equilibrato, sia
nell’alessandrino, sia in generale negli altri territori che segnalano simili problematiche.
2.4 Indicatori economici e patrimoniali
Nella Provincia di Alessandria viene prodotto mediamente lo 0,8% del valore aggiunto
nazionale e il 9,6% di quello regionale.
Il tasso di crescita medio annuo composto (CAGR38) negli ultimi 7 anni ha subito una
flessione di 0,8 punti percentuali rispetto a quello registrato tra il 1995 e il 2002
(4,60%). Osservando il tasso di crescita del periodo 2006-2008, tale flessione risulta
ancora più accentuata perché inferiore di 1,3 punti percentuali rispetto al tasso
registrato nel periodo 1995-2002.
Nel 2009, alla luce degli effetti che la crisi dei mercati finanziari ha generato a livello
globale, si ipotizza un ulteriore rallentamento del processo di crescita.
Per il 2010 e il 2011, invece, secondo le ultime stime della Banca d’Italia si dovrebbe
profilare una debole ripresa. L'economia italiana, infatti, dovrebbe crescere dello 0,7%
nell'anno in corso, per poi accelerare all'1% nel 2011.
Figura 14. Valore Aggiunto della Provincia di Alessandria a prezzi correnti,
1995-200839
Incidenza
Milioni di Euro
11.000
CAGR 02-08: 3,83%
9,8%
10.500
9,6%
10.000
9,4%
9.500
10.749
10.293
9.857
9.664
8.759
7.813
7.329
6.859
6.000
6.757
6.500
6.393
7.000
7.116
7.500
8.521
8.000
9.241
8.500
10.974
9,2%
CAGR 95-02: 4,60%
9.000
9,0%
8,8%
8,6%
8,4%
8,2%
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Incidenza % VA AL su Piemonte
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2010
38
39
CAGR: Compound Annual Growth Rate.
Nota: il dato 2008 rappresenta una stima.
31
Il valore aggiunto provinciale che è formato per il 67,8% dal settore dei servizi, per il
30,1% dall’industria e per il 2,1% dal comparto agricolo, presenta una composizione
simile a quella regionale (67,4% servizi, 31,1% industria, 1,5% agricoltura), ma con una
maggiore incidenza della componente agricola sul totale.
L’artigianato40 influisce sul dato del valore aggiunto della Provincia di Alessandria per
il 14,8%, rispetto ad una media regionale del 13,6% e nazionale dell’11,9%41.
Figura 15. La ripartizione del Valore Aggiunto della Provincia di Alessandria
per settore42, 2007
Provincia di Alessandria
2001
Intermediazio
Intermediazione
ne
22,1%
2007
Intermediazio
Intermediazione
ne
25,8%
Agricoltura
3,3%
Industria in
senso stretto
29,9%
Altri servizi
39,3%
Agricoltura
2,1%
Industria in
senso stretto
24,2%
Altri servizi
42,0%
Costruzioni
5,9%
Costruzioni
5,5%
Piemonte
2001
Intermediaz
Intermediazione
ione
26,0%
2007
Intermediaz
Agricoltura
2,3%
Intermediazione
ione
28,0%
Agricoltura
1,5%
Industria in
senso
stretto
28,6%
Altri servizi
38,2%
Costruzioni
4,9%
Industria in
senso
stretto
25,6%
Altri servizi
39,5%
Costruzioni
5,5%
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, 2010
La ricchezza pro capite dei cittadini alessandrini nel 2008 risultava pari a 27.226
euro per abitante, in calo dello 0,5% rispetto ai 27.375 euro dell’anno precedente.
Tale valore, benché superiore a quello nazionale (26.279 euro), risulta essere inferiore
sia a quello a quello registrato nell’area Nord-Occidentale del Paese (31.914 euro) che a
quello regionale (28.659 euro).
40
La legge quadro n. 443 dell’8 agosto 1985 definisce artigiana l’impresa che abbia per scopo
prevalente lo svolgimento di un'attività di produzione di beni, anche semilavorati, o di
prestazione di servizi, escluse le attività agricole e le attività di prestazione di servizi commerciali,
di intermediazione nella circolazione dei beni o ausiliarie di queste ultime. E’ stato questo
l’approccio dell’Istituto Tagliacarne per il calcolo del valore aggiunto dell’artigianato, ovvero di
considerare artigiane le imprese iscritte alla sezione del Registro delle Imprese e soddisfacenti le
caratteristiche indicate in tale legge.
41
Dati 2006. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne, Unioncamere, 2009; Istat, 2010.
42
Il settore dell’intermediazione presentato in figura si riferisce a: intermediazione monetaria e
finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali. La voce altri servizi comprende attività quali:
commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni. Fonte: Istat, 2010.
32
Classificando le province italiane in termini di PIL pro capite, Alessandria si colloca al
44esimo posto nella graduatoria nazionale, perdendo 2 posizioni rispetto alla
classifica del 2001. Fra le province piemontesi si segnalano in positivo le performance
delle province di Cuneo e Vercelli che, dal 2001 al 2008, hanno guadagnato
rispettivamente 16 e 14 posizioni. In negativo si segnala invece la provincia di Biella che
perde ben 19 posizioni.
Figura 16. Prodotto Interno Lordo pro capite a prezzi correnti, 2008
PIL pro capite (euro)*, 2008
PIL pro capite (euro) e classifica, 2008
Province
31.914
-17,2%
28.659
27.226
-5,3%
26.279
Alessandria
Piemonte
Nord Ovest
Italia
Milano
Bologna
Roma
Bolzano
Modena
Reggio Emilia
Aosta
Mantova
Brescia
Firenze
Cuneo
Novara
Torino
Vercelli
Alessandria
Asti
Biella
Verbano C.O.
Diff.
Pro capite 2008 Posizione posizione
(euro)
in classifica rispetto al
2001
39.911
36.361
33.938
33.922
33.725
33.518
33.474
33.193
32.723
32.595
30.414
29.354
29.223
28.418
27.226
25.171
26.954
23.664
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
17
26
29
34
44
57
47
61
0
0
5
2
-1
-1
2
2
3
-3
16
-3
-5
14
-2
-1
-19
-2
Fonte: stime The European House-Ambrosetti su dati Istituto Guglielmo Tagliacarne,
Unioncamere, 2009
Anche il reddito lordo disponibile delle famiglie43 della Provincia di Alessandria
(44.514 euro) risulta essere inferiore a quello registrato negli aggregati territoriali di
riferimento. In particolare, è inferiore del 6,79% a quello medio del Nord Ovest e del
2,4% a quello medio piemontese.
Osservando il dato rispetto a quello delle altre province piemontesi, Alessandria si
classifica quinta, dopo Cuneo – che con 48.989 euro guida la classifica – Biella (48.891
euro), Torino (45.639 euro) e Vercelli (44.829 euro).
43
Il calcolo del reddito lordo disponibile delle famiglie italiane effettuato dall’Istituto Guglielmo
Tagliacarne coincide con l’insieme delle risorse destinate al soddisfacimento dei bisogni
individuali presenti e futuri delle famiglie, quindi lo si può considerare un aggregato proxy del
livello di benessere economico, di cui possono godere i residenti di ciascuna Provincia considerati
nella loro veste di consumatori. Il calcolo del reddito disponibile si basa sul criterio della
residenza degli operatori, ossia nel reddito di ciascuna Provincia vengono compresi tutti i flussi,
in entrata e in uscita, di pertinenza dei soggetti che vi risiedono, ancorché realizzati in parte
fuori dal territorio provinciale; mentre vengono esclusi dal reddito le analoghe risorse conseguite
nella Provincia da soggetti che risiedono altrove.
33
Figura 17. Reddito lordo totale delle famiglie per famiglia, dati assoluti in
euro, 2007
47.537
45.593
44.514
43.376
Alessandria
Piemonte
Nord Ovest
Italia
Fonte: The European House-Ambrosetti su dati Istituto Guglielmo Tagliacarne, 2009
In termini di valore medio del patrimonio44 delle famiglie, la Provincia di Alessandria
di trova in 40esima posizione, con un divario di oltre 100 mila euro rispetto alla prima in
classifica, la Provincia di Aosta.
Rispetto alle altre province piemontesi, Alessandria precede solo Novara che si classifica
in 48esima posizione.
In ogni caso, il valore medio del patrimonio delle famiglie alessandrine è superiore di
oltre 34.000 euro a quello medio delle famiglie italiane.
Figura 18. Graduatoria provinciale secondo il valore medio del patrimonio per
famiglia e differenza rispetto alla posizione del 2004, 2007
Province
Aosta
Milano
Forlì
Sondrio
Rimini
Modena
Cuneo
Piacenza
Bologna
Venezia
Biella
Vercelli
Verbania C. O.
Torino
Asti
Alessandria
Novara
ITALIA
Valore per famiglia
(in euro)
Posizione in
classifica
Diff. posizione
rispetto al 2004
518.793
517.870
500.705
497.182
496.075
488.646
485.798
480.199
477.544
476.458
466.632
443.157
430.697
425.620
422.994
417.483
399.466
382.770
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
12
23
30
34
39
40
48
-
1
1
-2
7
-1
-1
-1
0
1
2
7
-3
9
-2
10
3
-2
-
Fonte: stime The European House-Ambrosetti su dati Istituto Guglielmo Tagliacarne,
Unioncamere, 2009
44
Per patrimonio si intende la ricchezza delle famiglie ottenuta sommando i valori delle attività
reali (fabbricati, terreni, aziende, ecc.) e finanziarie (depositi, valori mobiliari, ecc.) depurati
dall’ammontare dei debiti. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne.
34
2.5 Esportazioni e Investimenti Diretti Esteri
Nell’ultimo decennio le esportazioni della Provincia hanno registrato un trend
positivo: +53,4% tra il 1999 e il 2008. Nel 2009 la tendenza si è però invertita,
registrando una flessione del 22,8% rispetto all’anno precedente. Ciò non sorprende,
dati gli effetti della crisi economica globale.
La tendenza negativa manifestata dalle esportazioni alessandrine appare però
superiore alla media regionale (-21,8%) e nazionale (-21,4%).
Insieme a Verbano Cusio Ossola (-34,0%), Torino (-24,5%) e Asti (-23,7%), Alessandria è
tra le province piemontesi che hanno subito le maggiori flessioni. Cuneo, con un -14,6%
è quella che ha registrato la performance migliore45.
Quattro macro settori caratterizzano l’export alessandrino: il metalmeccanico, la
chimica gomma plastica, “altro industria” e l’alimentare. Il settore “altro industria”
include, fatto non trascurabile per il territorio, il distretto Valenzano della gioielleria.
Il comparto metalmeccanico, in particolare, rappresenta il 49,2% dell’export
provinciale46. Benché il dato 2009 della composizione settoriale delle esportazioni
alessandrine non sia ancora disponibile, è possibile sostenere che sia stata la decisa
flessione di questo comparto ad influire maggiormente sulle performance negative
della Provincia. A livello regionale, infatti, il comparto ha perso oltre il 25%, registrando
– dopo il settore dei metalli e prodotti in metallo (-34,8%) – la flessione più significativa
sull’export complessivo47.
In termini merceologici, i prodotti maggiormente esportati dalla Provincia e il cui export
supera i 200 milioni di euro sono: gli articoli di gioielleria, i prodotti siderurgici, quelli
chimici di base, gli articoli in materie plastiche, i metalli di base non ferrosi e le
macchine di impiego generale48.
45
Fonte: Unioncamere Piemonte, marzo 2010.
Dati 2008. Fonte: Istituto Tagliacarne, 2009.
47
Fonte: Unioncamere Piemonte, marzo 2010.
48
Dato 2008. Fonte: “L’Economia Alessandrina nel 2008”, Camera di Commercio di Alessandria,
2009.
46
35
Figura 19. Esportazioni, importazioni e saldo commerciale, 1998-200949 (valori
in miliardi di euro)
Esportazioni
Importazioni
1,15
1,07
1,00
1,93
2,93
2,85
2,41
1,07
2004
1,11
2003
2,72
3,79
3,99
3,48
3,09
0,77
2002
1,97
2,93
2,15
0,75
1,85
2,60
2,63
2001
1,79
1,67
1,72
2000
0,83
1999
1,07
1998
1,09
0,96
1,48
0,87
1,49
2,36
2,44
2,74
2,81
Export:
 % Alessandria su Piemonte: 9,9%
 % Alessandria su Nord-Ovest: 2,6%
 % Alessandria su Italia: 1,02%
2005
2006
2007
2008
2009
Saldo commerciale
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Istat, Coeweb, 2009
Osservando il rapporto tra i dati dell’interscambio commerciale con l’estero e il valore
aggiunto del territorio, è possibile notare che Alessandria, dopo Vercelli e Novara in
Piemonte, presenta un grado di apertura commerciale (63,6%) superiore sia di
quello regionale (59,5%) che nazionale (53,4%)50.
I Paesi dell’Unione Europea (a 27 Paesi), in particolare quelli dell’Europa a 15, sono i
principali destinatari delle esportazioni alessandrine: ne rappresentano infatti il 65,5%
del totale. Germania e Francia, i partner di riferimento della Provincia,
rappresentano il 48,4% di tutte le vendite realizzate all’estero. Le economie emergenti,
quali ad esempio i Paesi Asiatici51 e quelli dell’America centro meridionale giocano un
ruolo secondario nell’interscambio commerciale con la Provincia rispetto ai Paesi
europei. I primi presentano un’incidenza del 6,7% sulle esportazioni complessive,
mentre i secondi del 2,1%. Sul fronte delle importazioni si registra un andamento
analogo52.
Investimenti Diretti Esteri
Benché inserita nel contesto piemontese, che si colloca in seconda posizione tra le
regioni italiane per flusso di Investimenti Diretti Esteri in entrata, il cosiddetto “business
environment” alessandrino, ovvero “l’ambiente” di riferimento53, non sembra attrattivo
per gli investimenti di soggetti economici esteri.
49
I dati 2009 relativi a importazioni e saldo commerciale rappresentano delle stime.
Per mantenere omogeneità e confrontabilità dei dati, le elaborazioni sono state effettuate sui
valori del 2007. Fonte: Istat, Piemonte in cifre, 2009.
51
Esclusi i Paesi del Vicino e Medio Oriente.
52
Dati 2008. Fonte: Istituto Tagliacarne su dati Istat, 2009.
53
Il business environment comprende fattori demografici, aspetti relativi alla qualità della vita,
alla qualità del capitale umano, e fattori che più direttamente influenzano le scelte di
localizzazione di un’impresa quali, ad esempio, legalità, qualità della giustizia, durata dei
50
36
La dinamica degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) in Provincia di Alessandria denota
risultati deludenti e particolarmente negativi negli ultimi tre anni disponibili (20042006). Nello specifico, la contrazione registrata tra il 2004 e il 2006 è superiore alla
somma dei flussi in entrata registrata dal 1999 al 2003.
Si segnala, tuttavia, che a seguito dei recenti investimenti realizzati sul territorio da
alcune imprese internazionali attive nel comparto delle energie rinnovabili, come ad
esempio la multinazionale spagnola OPDE, il trend futuro potrebbe registrare
un’inversione di tendenza negli anni 2009-2010.
Figura 20. Investimenti Diretti Esteri, flussi, in % del PIL, in Provincia di
Alessandria, di Torino e in Piemonte, 1999-2006
% PIL
14,0
12,71
12,0
10,0
8,75
8,0
5,70
6,0
4,55
4,0
2,0
2,71
1,33
1,32
2,03
0,11
0,20
1999
2000
0,0
2,67
1,06
2,70
2,59
1,41
1,10
0,84
0,15
0,13
0,25
2002
2003
1,46
-0,10
-2,0
2001
Torino
Alessandria
2004
-0,73
2005
-0,09
2006
Piemonte
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su Banca d’Italia, UIC, 2008
processi, qualità della Pubblica Amministrazione, ordine pubblico, criminalità, rispetto dei diritti
di proprietà, ecc..
37
Figura 21. Flussi di Investimenti Diretti Esteri (milioni di euro) in Provincia di
Alessandria, 1999-2006
Milioni di Euro
14
12
9
10
17
30
24
50
2001
2002
-10
-9
-10
-30
-50
-71
-70
-90
1999
2000
2003
2004
2005
2006
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su Banca d’Italia, UIC, 2008
2.6 Tessuto imprenditoriale
Il tessuto imprenditoriale alessandrino si fonda in un contesto caratterizzato da una
struttura imprenditoriale variegata e diffusa con una forte presenza di piccole
e medie imprese, ma anche di gruppi multinazionali (nazionali ed esteri) di
dimensioni rilevanti principalmente attivi nei settori della plastica, della chimica, del
cemento, della meccanica, dell’alimentare (in particolare dolciario), e della logistica.
Nel 2009 si componeva di 47.231 unità (imprese registrate) e, rispetto al valore del 2006
– quando si è registrato il numero di unità più elevato –, sono cessate 1.532
imprese54.
In particolare, tra il 2007 e il 2008, il numero delle ditte individuali registrate è
diminuito di 360 unità – pur mantenendo un’incidenza sul totale delle aziende
superiore alla media nazionale – a favore di un incremento di 289 unità delle società di
capitale. Tale tendenza, in atto anche sul territorio nazionale, è valutata positivamente
in quanto indice dell’irrobustimento strutturale del sistema economico provinciale55.
54
55
Fonte: Unioncamere, Movimprese, 2009.
Fonte: Camera di Commercio di Alessandria, 2009.
38
Figura 22. Numero di imprese registrate56, 1998-2009
48.763
1.532 imprese
cessate in 3 anni
47.231
48.227
48.304
48.623
48.282
47.937
47.891
47.906
47.758
47.655
47.540
 % Alessandria su Piemonte: 10,08%
 % Alessandria su Nord-Ovest: 2,95%
 % Alessandria su Italia: 0,78%
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Infocamere, Movimprese,
2010
Il dettaglio territoriale tra le province piemontesi permette di osservare che Alessandria,
tra il 2008 e il 2009, è quella che registra le performance peggiori. Il saldo 2009 del
numero di imprese registrate risulta negativo di 996 unità, il più elevato tra tutte le
province.
Figura 23. Variazione percentuale 2008-2009 del numero di imprese registrate
per Provincia
0,44%
0,05%
Piemonte
-0,01%
-0,63%
-1,37%
-0,44%
-1,17%
Vercelli
Verbano C. O.
Torino
Novara
Cuneo
Biella
Asti
Alessandria
-2,07%
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Infocamere, Movimprese,
2010
56
Nota: Sono comprese tutte le società di persone e di capitali registrate presso la Camera di
Commercio
39
La Provincia di Alessandria si caratterizza anche da un numero significativo di imprese di
medio/grandi dimensioni.
Figura 24. Le principali aziende della Provincia di Alessandria, 2009
AZIENDA
Italcementi SpA
Buzzi Unicem SpA
Cementir Holding (Gruppo
Caltagirone)
Holcim Italia SpA
RDB
ILVA (Gruppo Riva Fiere)
Bobst Group Italia SpA
O.M.G. Cerutti SpA
Eltek SpA
Kme Group
Headquarter (HQ)
Sito Produttivo (SP)
SETTORE
Materiali da costruzione
Materiali da costruzione
SP
HQ Casale Monferrato
Materiali da costruzione
SP
Materiali da costruzione
SP
Costruzioni
SP
Meccanica
Meccanica
Meccanica
Elettromeccanica/Elettronica
SP
SP
HQ Casale Monferrato
HQ Casale Monferrato
Metallurgia
SP
Energetico/Telecomunicazioni
SP
Costruzioni/Trasporti/Logistica
Trasporti
Logistica
Logistica/Fornitura di componenti in legno
Logistica
HQ Tortona
HQ Tortona
HQ Coniolo
HQ Coniolo
SP
Imballaggi
Imballaggi
SP
HQ Novi Ligure
Chimica
Chimica/Packaging
SETTORE
Chimica
Headquarter (HQ)
-HQ Tortona
Sito Produttivo (SP) SP
Componentistica per auto
Componentistica industriale e affini/Imballaggi
SP
HQ Alessandria
Gioielleria/Oreficeria/Accessori
Gioielleria/Oreficeria
SP
HQ Valenza
Alimentare-dolciario
Alimentare-dolciario
Alimentare-dolciario
Alimentare-dolciario
SP
HQ Novi Ligure
HQ Casale Monferrato
HQ Novi Ligure
Campari Italia SpA
Wine & Spirits
SP
Cold Car
Refrigerazione
Prysmian Italia
Aurelia SpA (Gruppo Gavio)
Gavio SpA (Trasporti)
Argol (Gruppo Bonzano)
I.B.L. SpA (Gruppo Bonzano)
Gruppo Fagioli
SCA Packaging Italia
Smurfit Kappa Holdings Italia
Solvay Solexis SpA
Mossi & Ghisolfi
(Gruppo M&G)
AZIENDA
Boero Bartolomeo SpA
Michelin Italia
Guala Closure SpA
Bulgari (Crova Spa)
Casa Damiani SpA
Saiwa Srl
Elah Dufour SpA
Gruppo Buondì Bistefani SpA
Pernigotti
Emmebiesse SpA
Paglieri Profumi SpA
SP
HQ Occimiano
Tessile
HQ Casale Monferrato
Personal Care
SP
Fonte: The European House-Ambrosetti da Camera di Commercio, Industria, Artigianato
e Agricoltura e dati aziendali, Aida Bureau Van Dijk
Come precedentemente menzionato, la struttura industriale alessandrina si presenta
particolarmente variegata, con una produzione diversificata nei seguenti settori
industriali:
40
Plastica/chimica
Oltre ai grandi gruppi (Mossi&Ghisolfi, Guala Closures e Solvay), ci sono anche imprese
di più piccole dimensioni, attive soprattutto nel settore degli imballaggi e del
packaging, che operano principalmente per aziende insediate fuori dalla Provincia.
Cemento e Costruzioni
In particolare concentrate nella zona di Casale Monferrato, la Provincia è sede di centri
nazionali dell’industria del cemento. Si ricordano ad esempio il gruppo Buzzi Unicem,
Italcementi e Cementir.
Nel settore delle costruzioni si ricorda invece il Gruppo Gavio, attivo sia nell’edilizia che
nella realizzazione di grandi opere, e un leader di nicchia come Ground Zero.
Meccanica
Presenza di un punto di riferimento a livello mondiale nel settore delle macchine
grafiche: il gruppo Officine Meccaniche Cerutti.
Alimentare, Dolciario, Beverages
Le aziende principalmente attive in questo comparto sono: Pernigotti, Elah-Dufour,
Bistefani e Campari. Queste aziende sono per lo più concentrate nel Novese.
Logistica
Nel territorio sono presenti realtà di rilievo nazionale quali ad esempio: il Gruppo
Fagioli, che controlla l’Interporto Rivalta Scrivia, il Gruppo Gavio, il Gruppo BruzzoneBrichetti e il Gruppo Marsi (Fridocks).
Sul territorio sono inoltre presenti due significativi distretti industriali: quello orafo di
Valenza Po e quello della refrigerazione industriale di Casale Monferrato. Entrambi, i
distretti stanno attraversando una fase di particolare difficoltà.
Il Distretto Orafo di Valenza
Il Distretto Valenzano è tra i principali centri italiani per la lavorazione di gioielleria
d’artigianato. Il territorio che identifica il Distretto comprende dieci Comuni, posti tra
l’inizio del Monferrato e il fiume Po, dove risiedono 33.950 abitanti con una
popolazione attiva di 14.627 persone, pari al 43% del totale. La maggior parte della
popolazione (circa 7.000) è impiegata nel settore orafo.
La tradizione produttiva dell’area in questo settore risale al 1840. Già prima della
Grande Guerra vi erano 40 aziende circa, ma il vero boom si è verificato
successivamente: da 300 aziende nel 1945 si è giunti rapidamente a moltiplicarne il
numero, tanto che oggi se ne contano oltre mille (1.200)57. Ogni anno nel Distretto
vengono lavorate circa 30 tonnellate d’oro e l’80% delle pietre preziose importate in
Italia.
La tipologia aziendale prevalente è quella dell’azienda di piccole dimensioni (circa
l’85% del totale), a connotazione artigiana. Si tratta di strutture ad altissima
57
Fonte: CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, 2009;
Interviste effettuate a rappresentanti del Distretto e della Camera di Commercio.
41
specializzazione e, a causa di uno spinto individualismo, in forte concorrenza le une con
le altre58.
L’elevata creatività che contraddistingue l’artigianalità delle lavorazioni rende la
produzione locale di particolare valore. Infatti, il punto di forza del Distretto è
rappresentato da un accumulo ‘storico’ di know how tecnico manuale, maturato
in oltre 150 anni di esperienza nella produzione artigianale.
Dopo un decennio di boom, anche la realtà valenzana sta risentendo degli effetti della
crisi e del cambiamento dei gusti dell’”acquirente tipo”.
Infatti, anche a causa della recessione mondiale, nel 2008 le esportazioni del distretto –
che secondo gli ultimi dati disponibili fatturava circa 1.550 milioni di euro59 – hanno
subito una flessione del 16,2%, perdendo circa 104 milioni di euro rispetto all’anno
precedente60.
Il cambiamento della percezione del gioiello da parte della clientela target,
nonché la forte concorrenza della regalistica sostitutiva per le ricorrenze
(battesimi, cresime, anniversari, ecc.) hanno contribuito ad aggravare la situazione di
difficoltà nella quale versano le aziende orafe valenzane. Inoltre, la concorrenza di
Paesi quali India, Cina e Tailandia ha ulteriormente indebolito la competitività del
Distretto alessandrino, nonostante grandi gruppi (Bulgari e Damiani) siano presenti nel
Distretto.
Figura 25. Le ragioni della crisi del distretto orafo valenzano, 2009
Maggiore appeal di prodotti sostitutivi
(tecnologia, telefonia, viaggi, ecc..)
(che consentono anche rateizzazione)
Crisi economica globale
Riduzione del potere di acquisto
del “ceto medio”
Globalizzazione
CINA)
Elevata frammentazione, numero molto
ridotto di marchi affermati e assenza di
massa critica per affrontare elevati
investimenti di comunicazione
USA)
Difficoltà di valorizzazione del “Made in”
Disparità dazi doganali
(ITA
(ITA
2,5%
30%
2,5%
6,2%
Crisi della domanda di gioielli per
ricorrenze (battesimo, comunione,
matrimonio, anniversari, ecc..)
Calo delle vendite dei negozianti
Difficoltà delle fiere di settore
CRISI DELLA DOMANDA PER IL DISTRETTO
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti da rilevazione diretta sul
territorio
58
Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Nazionale dei Distretti Italiani, 2009, la grande
maggioranza delle strutture è composta da 2/3 artigiani, il titolare e alcune figure
amministrative. Fonte: Unioncamere, Confindustria.
59
CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, 2008;
“L’Economia Alessandrina nel 2008”, Camera di Commercio di Alessandria, 2009.
60
Fonte: Camera di Commercio di Alessandria, 2009.
42
Il Distretto del Freddo
Il Casalese (soprattutto i Comuni di Casale-Tricineto-Quattordio), dove si producono
principalmente vetrine, banchi e distributori di bevande refrigerate e veicoli refrigerati
e coibentati, è conosciuto per la cosiddetta “Filiera del freddo” anche definita
“Distretto del Freddo”.
Nell’area sono attive una trentina di aziende circa, con oltre 2.400 addetti61.
La crisi economico-finanziaria, nonché la competitività di Paesi quali la Turchia e i
Paesi del Far-East, hanno particolarmente colpito il settore, soprattutto quello classico
cosiddetto del “bianco” (frigoriferi e affini).
Di recente sono state avviate o proposte iniziative per il rilancio del comparto quali, ad
esempio, lo sviluppo, a Casale, di una nuova area industriale coerente con le nuove
linee guida delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate e di un centro per lo
smaltimento ecologico degli impianti di refrigerazione.
I livelli di disoccupazione recentemente registrati si attestano sul 7%62 circa della forza
lavoro, rispetto ad una media italiana dell’8,6%63. Rispetto ai dati 2008, si osserva un
incremento di circa 2,2 punti percentuali in Provincia, e di 1,5 punti a livello nazionale.
In particolare, sul territorio alessandrino è stata prevista una perdita di 1000 posti di
lavoro nel comparto meccanico e di circa 600 nel “distretto del freddo” di Casale
Monferrato64.
Le ore di cassa integrazione complessive autorizzate nel 2009 sono state di 14.654.614
(di cui 8.360.093 di ordinaria e 6.294.521 di straordinaria), pari all’8,8% del totale
regionale e all’1,6% del totale italiano65.
61
Interviste effettuate con gli stakeholder del territorio.
Intervista con rappresentanti del mondo sindacale e imprenditoriale, 2010.
63
Marzo 2010, dato IV trimestre. Fonte: Istat.
64
“La mappa della crisi in Piemonte”, CISL, 2009.
65
INPS, 2010.
62
43
Figura 26. I sette centri zona della Provincia di Alessandria per specificità
economico-produttiva, 2009
Distretto del “Freddo”
Industria del cemento
Distretto Orafo
Polo di grandi servizi
Centro Universitario
Polo di innovazione sui
Polo di innovazione sulle
Nuovi Materiali, gestito dal
Consorzio Proplast
Industrie chimiche
Industrie della gomma e plastica
Industrie meccaniche
Polo turistico termale
Area agricola coltivata a
Energie rinnovabili e
biocombustibili gestito da PST
SpA (Parco Scientifico e
Tecnologico Valle Scrivia)
Imprese chimiche, della plastica e
del packaging
Nodo cruciale della logistica
(Interporto Rivalta Scrivia)
ENOSIS (Centro Servizi e Ricerca
in Enologia e Viticoltura)
vite
Produzioni vinicole
Imprese meccaniche
Imprese di trasformazione del legno
Polo alimentare e dolciario
Distretto commerciale (outlet
Serravalle)
Area logistica
Fonte: The European House-Ambrosetti da Regione Piemonte, 2009
La diversificazione produttiva del territorio ha permesso alla Provincia di
sopportare meglio di altre realtà economiche gli effetti della crisi economicofinanziaria che ha colpito l’economia mondiale.
Infatti, a partire dalla fine del 2008 quando la crisi del comparto manifatturiero ha
assunto i connotati di una vera e propria recessione del sistema produttivo piemontese,
la Provincia di Alessandria ha fatto registrare un calo della produzione
industriale più contenuto rispetto alla media regionale.
Nel periodo di peggior declino (I trimestre 2009), la variazione tendenziale grezza
(confrontata sullo stesso trimestre dell’anno precedente) è stata di –11,8% in Provincia
di Alessandria, mentre a livello regionale ha raggiunto il -21,4%. Entrambi i valori
risultano comunque inferiori alla variazione registrata a livello nazionale (-21,7%).
Nel IV trimestre 2009 la flessione produttiva registrata dall’alessandrino (-4,0%) è stata
tra le più contenute della regione, insieme a quelle del cuneese (-3,6%), novarese (3,2%) e biellese (-3,1%). Cali più consistenti sono invece stati registrati nell’astigiano (10,1%), nel vercellese (-9,4%) e a Verbano Cussio Ossola (-9,3%). Torino ha registrato
una flessione del 7,3%.
Il dato al IV trimestre 2009 porta a circa -7,4%66 la variazione complessiva annua della
produzione industriale alessandrina, risultato decisamente migliore se confrontato con
quello piemontese (-15,4) e quello nazionale (-17%)67.
Da una recente indagine condotta da Unioncamere Piemonte68 su un campione di 977
imprese industriali piemontesi emergono segnali di significativo miglioramento nel
clima delle aspettative degli operatori economici, sia a livello locale che internazionale.
Si intravedono perciò possibilità di un favorevole cambiamento per il 2010.
66
Dato provvisorio.
Fonte: Unioncamere Piemonte, 2010.
68
“153° Indagine Congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese”, 2009.
67
44
Figura 27. Andamento trimestrale della produzione industriale, 2007-2009
(variazione percentuale sullo stesso trimestre dell’anno precedente)
10
Var. %
5
0
-5
-10
-15
-20
-25
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009 2009 2009
Alessandria
Piemonte
Italia
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Unioncamere Piemonte,
2009/2010
Nel corso dell’analisi diagnostica effettuata, è stata anche riscontrata una spiccata
capacità innovativa della Provincia di Alessandria. Infatti, il numero di brevetti
europei di provenienza alessandrina pubblicati nel 2007 dall’Ufficio Europeo Brevetti
(EPO), (127,9) risulta superiore sia alla media regionale (113,0) che nazionale (71,2). Nel
confronto con le altre provincie di riferimento, risulta seconda solo a Torino.
Figura 28. Numero di brevetti europei pubblicati dall'EPO (European Patent
Office). Anno 2007. Valori per milione di abitanti
142,6
127,9
123,2
115,3
113,0
101,6
ITA: 71,2
51,5
50,8
49,4
Biella
Verbano C.O.
Vercelli
Cuneo
Asti
Piemonte
Novara
Nord Ovest
Alessandria
Torino
32,0
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Brevetti
Unioncamere, 2009
45
2.7 Settore agroalimentare ed enogastronomico
Il settore primario della Provincia, che occupa il 3,6% della forza lavoro, presenta una
produzione agricola variegata.
Il valore aggiunto della produzione agricola nel 2007 è stato di 226 milioni di euro
(219 nel 2006), il 13,5% di quella del Piemonte e circa lo 0,8% di quella nazionale69;
peculiarità della Provincia è la netta preminenza delle “coltivazioni erbacee” (cereali tra cui primeggia il frumento – e coltivazioni industriali), che incidono per circa il 41,7%
sul valore della produzione agricola (mentre in Piemonte raggiungono il 28,6% e in
Italia il 33,0%); seguono le “coltivazioni legnose” (principalmente la coltivazione della
vite) con il 31,7%70 .
L’agricoltura provinciale appare in gran parte legata alla coltivazione di
commodities, ma con notevoli tendenze alla qualificazione. Ciò è testimoniato dalla
nascita e dallo sviluppo di diversi distretti agroalimentari di qualità, come il “distretto
cerealicolo”, il “distretto orticolo” e il “distretto del vino”.
Alessandria, con quasi 36 mila ettari71 coltivati a frumento tenero, è la più
importante Provincia cerealicola d'Italia (si contende la prima posizione con
Bologna)72.
La produzione risicola, particolarmente rilevante nei territori di Vercelli (73 mila) e
Novara (33 mila ettari), è piuttosto marginale nella Provincia Alessandria (7 mila ettari
circa), e in flessione. Tra il 2008 e il 2006, infatti, la superficie coltivata si è ridotta del
5,6%, mentre la produzione di 13,2% quintali.
La produzione orticola, principalmente concentrata nel tortonese, incide sulle
produzione piemontese per oltre il 40%. Nel corso delle interviste realizzate con gli
stakeholder del territorio, si segnala che alcune produzioni locali di particolare qualità
riforniscono Bonduelle, società leader nella vendita di verdure in scatola o sottovuoto.
Altro prodotto di eccellenza del distretto è rappresentato dalle nocciole, che sono
principalmente utilizzate nella produzione di cioccolato da parte di aziende quali
Ferrero e Elah-Dufour.
Tra i principali punti di debolezza del comparto si ricordano la notevole
frammentazione e dispersione dei coltivatori sul territorio nonché la mancanza
di massa critica rispetto alla distribuzione, che si riflette anche sui margini realizzabili
dagli agricoltori.
Il numero di imprese agricole è comunque in diminuzione, anche per effetto di processi
di razionalizzazione in atto nel comparto.
La storia della Provincia è storicamente legata alla produzione enologica: 7 D.O.C.G. e
46 D.O.C., indicano una produzione variegata e con una lunga tradizione73.
69
Fonte: Istat, 2010
Dati 2006. Fonte: Camera di Commercio Alessandria, 2009
71
Fonte: Piemonte in Cifre, 2009.
72
Fonte: Confederazione Italiana Agricoltori, 2009
73
Si ricorda tuttavia che la numerosità di D.O.C. e D.O.C.G. non significa necessariamente
notorietà.
70
46
Negli ultimi anni la produzione è decisamente calata, passando da circa 3,2 milioni di
quintali di uva nel 2000 a 1,06 milioni lo scorso anno (2009).
In termini di vino prodotto, si è passati da circa 3 milioni di ettolitri nel 1960 a 0,79
milioni nel 2009.
Nel 1991 la produzione di vini DOC era il 17,7% del totale, nel 2007 è stata dell’82,2%
(circa 600.000 ettolitri su una produzione complessiva di 726.000). L’aumento della
produzione di DOC è da attribuirsi ad una nuova cultura aziendale che ha abbandonato
la produzione di vino sfuso a scarso valore aggiunto a favore della produzione di DOC74.
Figura 29. Produzione di uva da vino per superficie in produzione e produzione
totale, 200975
Produzione di uva da vino per
ettaro di superficie in
produzione
Produzione totale di vino in
ettolitri
(migliaia)
88,0
10.385,8
79,0
76,4
8.690,0
7.949,0
75,0
69,0
67,0
58,0
56,6
1.039,6
262,5
164,8
74,3
15,6
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Piemonte in Cifre, 2009
In generale, i principali punti di debolezza del comparto emersi nel corso delle
interviste realizzate sul territorio sono: una produzione numericamente poco
rilevante, una scarsa conoscenza delle etichette del territorio al di fuori dello stesso e
una forte concorrenza da parte delle produzioni delle Province limitrofe, in particolare
Asti.
Inoltre, un altro fattore che incide sulla competitività della produzione del territorio, è
la forte frammentazione delle cantine sociali, i principali attori del comparto. Le
numerose cantine presenti, infatti, non hanno le dimensioni adeguate per accedere alla
grande distribuzione. Solo il 10% circa della produzione raggiunge il mercato in tal
modo, il restante è venduto presso i punti di vendita diretta76.
74
Alla diffusione della cultura D.O.C. ha sicuramente contribuito il Senatore Desana, il padre
fondatore della legge istitutiva delle D.O.C. che aveva origini monferrine.
75
Dati provvisori.
76
Fonte: interviste realizzate agli stakeholder del territorio.
47
BOX
Enosis Meraviglia – Centro di Servizi e Ricerca in Enologia e Viticoltura
In Provincia di Alessandria, a Fubine, ha sede un centro di servizi e ricerca applicata in
enologia e viticoltura rinomato a livello nazionale e internazionale: Enosis Meraviglia.
Fondata da Donato Lanati, docente incaricato di Tecnologia Enologica presso la Facoltà
di Agraria dell’Università di Torino, la sede di Enosis è stata inaugurata nel 2005
all’interno della seicentesca Cascina Meraviglia. Nei 2500 metri quadrati di superficie
coperta si trovano: laboratori e sale di analisi dove si studiano le molecole che
esprimono gusti, profumi, colori dei vini e ne determinano profilo varietale e pregi, sale
di degustazione, cantine sperimentali e un’aula universitaria con una capacità di 50
persone. Quest’ultima rappresenta la sede distaccata del Corso di Laurea Specialistica in
Viticoltura ed Enologia della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino.
Accanto a questa struttura d’avanguardia si estende un vigneto sperimentale destinato
alla coltivazione di 37 varietà di vite autoctone italiane e di alcune a diffusione
internazionale.
Nel campo della ricerca enologica Enosis rappresenta un punto di eccellenza della
Provincia di Alessandria. Tuttavia, il livello di collaborazione con gli attori del settore
enologico non sembra essere pienamente avviato.
Per recuperare quote di mercato, far conoscere le eccellenze del territorio ed essere
competitivi è essenziale “fare sistema”, coinvolgendo i principali attori del settore.
Questo appare necessario soprattutto perché in un mercato enologico mondiale che è
raddoppiato, le produzioni e le vendite della Provincia di Alessandria, negli ultimi anni,
sono diminuite.
Per recuperare quote di mercato è essenziale puntare sul territorio e sull’origine. La
Provincia di Alessandria, infatti, difficilmente potrà competere con i prezzi delle
produzioni di attori emergenti quali Australia, Cile, ecc..
Se gli attori del territorio creassero un sistema collaborativo e fattivo efficace,
potrebbero nascere le condizioni ideali per legare il vino al territorio, introducendo
l’aspetto emozionale, di cultura, di origine e di tracciabilità.
Il vino è cultura e affermare le produzioni di vino è un fattore importante per far
conoscere la cultura del territorio o aumentarne la volontà di conoscenza.
BOX
Best practices: il “Montepulciano” d’Abruzzo e il “Trebbiano” e delle Marche
Il Montepulciano d’Abruzzo (Gianni Masciarelli)
Il Montepulciano era un’uva pressoché ignota e poco considerata, mentre oggi è tra le
più note e importanti dell’enologia italiana. Questo vitigno, infatti, è tra i protagonisti
del successo dei vini dell’Abruzzo.
48
Il Montepulciano, inizialmente, era definito come un’uva “neutra”, non per le sue
qualità, ma perché veniva utilizzato subito dopo la pigiatura senza attendere un
particolare affinamento.
Oggi, invece, il Montepulciano d’Abruzzo è fra i vini rossi più importanti d’Italia, un
successo ottenuto grazie alla tenacia e alle iniziative di quei produttori che hanno
creduto nelle risorse e nelle potenzialità delle uve che da sempre si coltivavano in quelle
terre. Fra i protagonisti assoluti di questo cambiamento spicca la figura di Gianni
Masciarelli, un produttore che ha segnato profondamente il destino del Montepulciano
d’Abruzzo e ha contribuito a creare una visione indubbiamente innovativa del modo di
fare vino in questa regione.
Nella sua terra, Gianni Masciarelli applicava i concetti di vitivinicoltura appresi in Francia
e, poiché il modo di coltivare, potare le viti e produrre vino, erano in evidente contrasto
con quello che dettava la tradizione e il concetto enologico di quei tempi in Abruzzo, e
in Italia, fu oggetto di critiche da parte degli altri produttori.
L’introduzione di nuove tecnologie e pratiche enologiche hanno consentito al
Montepulciano di raggiungere i massimi livelli in tutto il mondo.
La cantina Masciarelli attualmente si trova a San Martino sulla Marrucina, in provincia di
Chieti, a 410 metri di altitudine e a soli 20 chilometri dal mare Adriatico e a 20 dalla
Maiella. Le condizioni ambientali e climatiche esistenti in questa zona si sono rivelate
molto adatte alla produzione di vini di qualità, una caratteristica che è ampiamente
dimostrata dai vini della cantina.
Dai 2,5 ettari iniziali, la cantina possiede oggi circa 220 ettari in ogni Provincia
dell’Abruzzo, di cui 194 coltivati a vigneto. L’uva che principalmente si coltiva nei
vigneti di Masciarelli è il Montepulciano, che rappresenta circa il 70% della produzione.
Si coltivano inoltre Trebbiano d’Abruzzo, per circa il 20%, Chardonnay (10%) e
Cococciola, un’uva bianca autoctona dell’Abruzzo.
Attualmente la produzione annuale della cantina di Gianni Masciarelli è di circa
2.000.000 di bottiglie, suddivise nelle tre linee aziendali: Masciarelli Classico, Villa
Gemma e Marina Cvetić.
Nella filosofia produttiva di Masciarelli grande importanza è riconosciuta al territorio,
che influisce per il 50% sul risultato finale. Anche la varietà dell’uva ricopre certamente
una notevole importanza, tuttavia ciò che contribuisce alla personalità di un vino è il
risultato ottenuto da diversi fattori, come l’intervento dell’uomo, le qualità specifiche
del territorio, la varietà dell’uva e, infine, la cultura e la tradizione enologica del luogo.
La ricerca della qualità porta la Cantina Masciarelli a raggiungere i traguardi più
prestigiosi e importanti riconoscimenti:
−
miglior vino d’Italia con l’annata 1995;
−
migliore rapporto qualità prezzo nel 1999;
−
miglior rosso d’Italia per il Villa Gemma e secondo nella classifica Gambero Rosso
nel 2000;
−
migliore cantina d’Italia secondo Gambero Rosso nel 2003.
49
La dedizione alla produzione di qualità spinge Masciarelli a fondare negli Stati Uniti
una società che importa e distribuisce vini in tutto il territorio statunitense. La
gamma di prodotti distribuiti in America comprende non solo vini Masciarelli, ma anche
altri vini italiani e stranieri. Una scelta effettuata sulla base di rigorosi criteri di qualità.
Il Verdicchio delle Marche (Fazi Battaglia)
La cantina Fazi Battaglia nasce nel 1949 in un piccolo e attrezzato stabilimento a
Cupramontana, nelle Marche, con una produzione annua di 60-80 mila bottiglie di
Verdicchio, un vitigno autoctono che negli anni 50 era praticamente sconosciuto.
Negli anni ’50, ad opera dell’imprenditore Francesco Angelini che ha creduto nelle
potenzialità del Verdicchio, nasce la storia di questo famoso vino italiano. Nel 1953
venne creato il simbolo del Verdicchio: la bottiglia ad “Anfora”. Ispirata agli antichi
contenitori etruschi per il vino fu disegnata dell’architetto Antonio Maiocchi, vincitore
del bando di concorso che la Fazi Battaglia lanciò per rendere il suo Verdicchio “Titulus”
immediatamente riconoscibile sulle tavole di tutto il mondo. Per completare la bottiglia,
l’etichetta è stata disegnata dal maestro Bruno da Osimo.
Questa bottiglia ha conseguito un successo tale da diventare il simbolo stesso del
Verdicchio dei Castelli di Jesi e aprirà la strada alla creazione di una serie di contenitori
simili per il Verdicchio di tutta la zona.
Attualmente, l’azienda agraria della Fazi Battaglia si compone di circa 340 ettari,
ripartiti in 12 vigneti, tutti ubicati nella zona "Classica" del Verdicchio dei Castelli di
Jesi.
50
Figura 30. Elenco delle Cantine sociali selezionate dalla Associazione
Sommelier Italiana e numero di bottiglie prodotte nella Provincia di
Alessandria
Cantina
Ettari vitati
Localita'
N. Bottiglie
Accornero
Vignale Monferrato
Fratelli Angelino
Ottiglio Monferrato
21
40.000
Nicola Bergaglio
Gavi
15
120.000
Boveri
Bricco Mondalino
Broglia
Ca' Bianca
Cascina Montagnola
Colle Manora
Giustiniana
Iuli
La Colombera
22
100.000
Costa Vescovato
15
60.000
Vignale Monferrato
14
90.000
Gavi
57
nd
Alice Bel Colle
39
550.000
Viguzzolo
6
12.000
Quargnento
20
60.000
Gavi
39
200.000
Cerrina
9
40.000
Vho di Tortona
20
45.000
Laghibellina
Gavi
7
60.000
La Scolca
Gavi
59
400.000
Marenco
Strevi
90
300.000
Tortona
32
100.000
Morgassi Superiore
Gavi
20
50.000
Tenuta La Tenaglia
Serralunga di Crea
30
100.000
Tassarolo
25
50.000
Claudio Mariotto
Tenuta San Pietro
Terralba
Vicara
Berzano di Tortona
15
40.000
Rosignano Monferrato
56
200.000
Castellania
4
20.000
Vigne Marina Coppi
Vigne Regali
Vigneti Massa
Villa Sparina
Strevi
76
2.000.000
Monleale
21
70.000
Gavi
56
450.000
5.157.000
TOTALE
Masciarelli
Montepulciano d'Abruzzo
2.000.000
Verdicchio di Jesi
3.000.000
Fazi Battaglia
Fonte: Associazione Italiana Sommelier
51
2.8 Sistema dell’istruzione
Sistema scolastico primario e secondario:
Per quanto concerne l’istruzione primaria, l’aspetto più rilevante che è emerso nel
corso delle interviste effettuate sul territorio è la forte frammentazione, causata
principalmente dalle caratteristiche geografiche della Provincia (molto frazionata, con
comuni di ridotte dimensioni). Il risultato è la presenza in molti comuni di scuole di
dimensioni sub-ottimali e conseguente allocazione non ottimale delle risorse destinate
a questo ambito della formazione.
Per quanto riguarda la formazione secondaria, la tendenza a privilegiare i licei, con il
conseguente progressivo impoverimento degli istituti tecnici e professionali, crea diversi
problemi, sin nella fase della formazione, sia nella successiva fase di collocazione sul
mercato del lavoro. In particolare, percezione comune degli stakeholder del territorio è
una generale mancanza di periti tecnici specializzati, soprattutto nel settore agrario,
commerciale e industriale.
Tale percezione non sembra tuttavia essere supportata dalle statistiche più recenti che,
per l’anno scolastico 2008/2009 vedono una quota di studenti iscritti agli Istituti tecnici e
professionali del 54,5% del totale contro il 45,5% dei licei. Il dato della Provincia di
Alessandria si discosta da quello regionale per 4 punti percentuali.
Figura 31. Alunni della scuola secondaria di II grado statale per tipologia di
istituto, anno scolastico 2008/2009
Provincia di Alessandria
Istituti
professionali
12%
Istituti tecnici
41%
Istituti d'arte
2%
Licei Classici
8%
Piemonte
Istituti
professionali
22%
Istituti d'arte
1%
Licei Classici
9%
Istituti tecnici
35%
Licei
Scientifici
24%
Licei
Scientifici
30%
Licei artistici
1%
Licei sociopsicopedagogici, ecc.
6%
Licei artistici
2%
Licei sociopsicopedagogici, ecc.
7%
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca
Sistema di formazione universitaria
Nel presente paragrafo si faranno solo alcuni cenni introduttivi al tema, essendo
l’argomento oggetto dell’intero Capitolo 5.2, cui si rimanda.
In Provincia di Alessandria fino al 2009 sono stati erogati corsi di formazione
universitaria sia da parte dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo
Avogadro”, sia da parte del Politecnico di Torino.
52
L’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”
L’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” è una Università “tripolare”
in quanto le sue attività didattiche si dividono tra le città di Alessandria, Novara e
Vercelli. Il Rettorato dell’Università si trova a Vercelli.
Nella sede di Alessandria l’Università ha attivato tre Facoltà:

Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali;

Giurisprudenza;

Scienze Politiche.
La Facoltà di Economia dell’Università ha inoltre attivato un corso di laurea in
“Economia Aziendale” ed uno in “Economia e Amministrazione delle Imprese” nella
sede decentrata di Casale Monferrato.
Nella sede distaccata di Acqui Terme, invece, è attivo un corso di laurea della Facoltà di
Farmacia: “Scienza e Tecnologia dei Prodotti della Salute” (indirizzo Termale,
Cosmetologico, Erboristico).
Alcuni corsi di laurea dell’Università sono attivi anche in altre sedi periferiche presenti
nelle Province limitrofe di Asti77 e Cuneo78.
Il Politecnico di Torino: la sede di Alessandria
Presso la sede alessandrina del Politecnico di Torino sono attivi i corsi di laurea di primo
livello in Ingegneria Elettrica, Ingegneria Meccanica e Ingegneria delle Materie
Plastiche. A seguito della decisione assunta nel corso del 2009 dal Senato accademico
dell’Ateneo, la didattica di tali corsi di laurea verrà sospesa.79
Perseguendo logiche di raccordo tra peculiarità del territorio e formazione universitaria,
presso la sede alessandrina sono stati attivati anche due Master di primo livello in
ingegneria del gioiello e in ingegneria dei prodotti verniciati.
77
In Provincia di Asti l’Università ha attivato diversi corsi di laurea. Li riportiamo di seguito divisi
per Facoltà: Facoltà di Agraria: Laurea in Tecnologie Alimentari per la Ristorazione; Laurea
Magistrale in Science Viticole ed Enologiche. Facoltà di Economia: Laurea in Economia Aziendale.
Facoltà di Medicina: Laurea infermieristica. Facoltà di Psicologia: Scuola di specializzazione in
Psicologia della salute. Facoltà di Medicina Veterinaria: Scuola di specializzazione in Sanità
Animale, Allevamento e Produzioni Zootecniche. Scuola Universitaria Interfacoltà in Science
Motorie: Laurea in Science Motorie e Sportive. Facoltà di Scienze Politiche: Laurea in Servizio
Sociale.
78
In Provincia di Cuneo, ad Alba, è presente il corso di Laurea Infermieristica della Facoltà di
Medicina e Chirurgia.
79
Tutti gli studenti attualmente iscritti presso la Sede di Alessandria termineranno il loro corso di
studi presso la medesima struttura.
53
Il primo ha già visto la realizzazione di diverse edizioni, mentre il secondo verrà attivato
nel mese di aprile 2010 grazie alla collaborazione del Consorzio Procoat80 ed il Polo sulla
Chimica Sostenibile di Novara.
Nel mese di maggio 2010, inoltre, presso la sede dell’Ateneo dovrebbe essere avviato il
Master post-laurea in Ingegneria della Materie Plastiche che Proplast (il Consorzio
gestore del Polo di Innovazione sui Nuovi Materiali) e il Politecnico di Torino – con il
supporto finanziario della Provincia di Alessandria – hanno organizzato.
Oltre 350 aziende collaborano stabilmente con la Sede di Alessandria del
Politecnico di Torino per la realizzazione di stage curricolari e per il miglioramento
e/o l’introduzione di prodotti innovativi nei propri processi produttivi.
2.9 Il Turismo
2.9.1 L’offerta ricettiva e i flussi turistici
La Provincia di Alessandria presenta un’offerta ricettiva piuttosto completa e
differenziata.
Gli esercizi alberghieri (anno 2008) sono 142, con una suddivisione per categoria
indicata nella figura seguente. Esiste un solo hotel a 5 stelle.
Figura 32. Strutture alberghiere per categoria, 2008
4 stelle; 25 ;
17,6%
5 stelle; 1 ;
0,7%
1 stella; 33 ;
23,2%
3 stelle; 52 ;
36,6%
2 stelle; 31 ;
21,8%
Nr. totale strutture alberghiere: 142
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico
Regionale
80
Procoat è un Consorzio di diritto privato costituito tra industrie del settore dei prodotti
vernicianti ed il Politecnico di Torino per la promozione dei Prodotti Vernicianti e Ricoprenti.
54
Rispetto al recente passato si riscontra un certo innalzamento qualitativo
dell’offerta: dieci anni fa non esistevano hotel a 5 stelle (1 nel 2008) ed erano presenti
soltanto 7 hotel 4 stelle (25 nel 2008) e 29 tre stelle (52 nel 2008), a fronte di un numero
totale di alberghi quasi identico rispetto all’attuale (141).
Il numero totale di posti letto alberghieri ammonta a 6.451, di cui il 31,7%
appartenenti alla categoria 4/5 stelle, il 38,6% 3 stelle, il 14,7% 2 stelle e il 15% 1 stella.
Il trend del numero di posti letto dal 2000 ad oggi mostra un incremento di circa 1.200
posti, ottenuto con un solo albergo in più. Questo testimonia anche un ampliamento
delle dimensioni medie delle strutture, oltre al già citato incremento qualitativo.
Per quanto riguarda invece l’offerta ricettiva extra-alberghiera81 negli ultimi anni si
riscontra una crescita consistente del numero degli agriturismi e dei bed &
breakfast. In base ai dati più recenti disponibili, riferiti al 2008, si contano infatti 330
esercizi extra-alberghieri, di cui 121 agriturismi e 133 bed & breakfast, mentre nel 2001
le strutture extra-alberghiere erano poco più di un terzo rispetto ad oggi (114, di cui 51
agriturismi e 27 bed & breakfast). La concentrazione di agriturismi, in particolare,
appare molto elevata: 27,6 ogni 100.000 abitanti rispetto, ad esempio, a 12,3 ogni
100.000 abitanti in Toscana.
Figura 33. Strutture extra-alberghiere per tipologia, 2001 e 2008
133
121
2001
51
27
Agriturismi
2008
47
Bed &
breakfast
23
Affittacamere
Nr. totale strutture extra-alberghiere:
29
13
Altri*
2001 = 114
2008 = 330
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico
Regionale
Il numero di posti letto extra-alberghieri (2008) ammonta a 3.726, con una crescita di
oltre l’80% rispetto al 2000, quando i posti letto erano poco più di 2 mila. In queste
rilevazioni non sono ricompresi i dati riguardanti le seconde case, fenomeno con un
impatto economico non trascurabile e piuttosto rilevante anche per la Provincia di
Alessandria, che tradizionalmente ha attratto acquirenti dell’area lombarda e genovese
e oggi si sta dimostrando sempre più attrattiva anche per il mercato straniero (austriaci
81
Include agriturismi, bed & breakfast, affittacamere, ostelli, campeggi, ecc..
55
e svizzeri in primis). Secondo alcune stime fornite dalla Regione Piemonte82, il
patrimonio delle seconde case sarebbe tale da moltiplicare quasi per tre volte i posti
letto dell’offerta ricettiva.
I dati relativi ad arrivi83 e presenze84 turistiche totali (in esercizi alberghieri ed extraalberghieri) nella Provincia di Alessandria mostrano un andamento di crescita
pressoché costante del movimento turistico dal 2000 al 2008, che si è interrotto
solo nel 2009 con il manifestarsi degli effetti della crisi economica globale.
Gli arrivi hanno raggiunto il massimo storico nel 2008 sfiorando quota 261 mila, per poi
ridursi di circa 18 mila unità nel 2009 a quota 242.500, con un calo del 7%. Il tasso di
crescita medio annuo fino al 2008 è stato del 5,2%, superiore rispetto alla media
regionale di oltre un punto percentuale (4,0%). Rispetto all’intero Piemonte la quota
degli arrivi nella Provincia di Alessandria si è così attestata al 7,5% (nel 2000 era il
6,9%). Il trend di crescita degli arrivi turistici mostra valori superiori anche a quelli fatti
registrare da Province con consolidata tradizione turistica, quali Mantova (tasso di
crescita medio annuo del 1,9% nello stesso periodo e Siena (2,6%).
Figura 34. Arrivi turistici totali, 2000-2009
-7,0%
260.866
242.500
CAGR*: 5,2%
225.655
239.095
174.527
170.454
187.635
179.600
203.504
173.396
(*) Tasso medio
annuo composto di
crescita
(°) Arrivi: numero di clienti ospitati negli esercizi ricettivi
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico
Regionale
82
Fonte: Sviluppo Piemonte Turismo, aprile 2009
Numero di clienti ospitati negli esercizi ricettivi
84
Numero di notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi
83
56
All’interno degli arrivi è utile distinguere tra esercizi alberghieri ed extra-alberghieri.
Nel 2009 gli arrivi presso strutture alberghiere sono stati 210.500, in calo dell’8%
rispetto all’anno precedente; gli arrivi nel settore extra-alberghiero invece sono stati 32
mila, con un calo contenuto rispetto al 2008 (-1%). La quota degli arrivi turistici in
strutture extra-alberghiere sul totale appare in netta crescita (dal 5,4% nel 2000
al 13,2% nel 2009), testimoniando una certa vivacità del settore extra-alberghiero
alessandrino.
Per quanto riguarda invece la nazionalità dei flussi turistici, nel 2008 (ultimo anno per
cui questa rilevazione è disponibile), gli arrivi di turisti italiani sono stati il 68,3%, gli
stranieri il 31,7%. La quota degli stranieri, provenienti soprattutto dal nord Europa
(Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Regno Unito, Austria), risulta in leggera crescita (era il
28,3% nel 2000).
Passando all’analisi delle presenze si osserva un trend simile a quello degli arrivi, ma
con una crescita meno marcata. Nel 2008 è stato raggiunto il picco massimo di quasi
595 mila presenze, seguito da un calo del 4,9% a quota 565 mila nel 2009. Il tasso di
crescita medio annuo fino al 2008 è stato del 3,4%, inferiore rispetto alla media
regionale (4,6%). Questo ha comportato un calo del peso delle presenze turistiche nella
Provincia di Alessandria rispetto al totale regionale al 5,1% (era il 5,6% nel 2000).
Riprendendo il paragone con le Province di Mantova e Siena, Alessandria ha fatto
registrare comunque un trend più sostenuto rispetto a queste due province (1,0%
Mantova e 2,9 Siena).
Figura 35. Presenze turistiche totali, 2000-2009
-4,9%
594.246
565.000
CAGR*: 3,4%
538.872
508.465
455.125
550.385
464.339
498.818
453.127
406.096
(°) Presenze: numero di notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
(*) Tasso medio
annuo composto di
crescita
2008
2009
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico
Regionale
57
Anche nel caso delle presenze turistiche il comparto extra-alberghiero ha fatto
registrare nell’ultimo anno una performance migliore di quello alberghiero: il numero
di presenze nel 2009 è addirittura cresciuto del 4% rispetto al 2008, a quota 100 mila,
rispetto al netto calo del 7% fatto registrare dal comparto alberghiero. La quota delle
presenze in agriturismi, bed & breakfast, ecc. sul totale è così passata al 17,7% (in netta
crescita rispetto al 2000, quando esse contavano solo per l’8,1%).
Le presenze di turisti stranieri si sono attestate al 30,8% nel 2008, con una crescita
piuttosto marcata sia rispetto all’anno precedente (erano il 27,6% nel 2007) che rispetto
ad un trend di più lungo periodo (erano il 22% nel 2000).
Poiché la stima di spesa media pro capite giornaliera dei turisti stranieri individuata
dagli studi della Regione Piemonte85 oscilla tra i 110 e i 150 euro per le destinazioni
culturali, si può ipotizzare per la Provincia di Alessandria un indotto turistico
generato dai turisti stranieri compreso tra i 19 e i 26 milioni di euro.
La crescente attrattività turistica della Provincia di Alessandria per i visitatori stranieri è
in parte ascrivibile al successo di Autozug, un servizio ferroviario tedesco, con vagoni
predisposti per il trasporto di auto e moto, che due volte la settimana collega le aree di
Berlino, Amburgo e Francoforte con la stazione di Alessandria. Tra il 2008 e il 2009 i
viaggiatori arrivati ad Alessandria grazie a questo servizio sono stati 36 mila, di cui circa
il 25% ha soggiornato in Piemonte. I viaggiatori sono in maggioranza tedeschi (70%),
ma è presente una percentuale di danesi e svedesi ed altri turisti provenienti dal nord
Europa. Per la promozione di questo servizio esiste un’attività di co-marketing da parte
della Regione Piemonte, la Provincia di Alessandria ed Alexala insieme ad Autozug, che
prevede diverse azioni promozionali sul mercato tedesco. Dal giugno 2010 è previsto
anche il lancio del nuovo servizio a cadenza settimanale, Autoslaap, finalizzato ad
accogliere i turisti olandesi.
Attraverso l’analisi dei dati relativi ad arrivi e presenze turistiche è possibile osservare
anche il tempo medio di permanenza dei turisti sul territorio della Provincia di
Alessandria. Tra il 2000 e il 2009 si rileva un leggero peggioramento del dato, passato
da 2,61 giorni a 2,33 giorni. Il medesimo trend si osserva anche distinguendo tra esercizi
alberghieri ed extra-alberghieri (che comunque mantengono un tempo di permanenza
nettamente più elevato rispetto agli esercizi alberghieri).
Infine, rispetto alla Regione Piemonte, la Provincia di Alessandria evidenzia una
differenza negativa di circa un giorno di permanenza (3,3 giorni per il Piemonte). Il
dato di Alessandria è inferiore anche a quello di altre Province caratterizzate da un tipo
di turismo collinare e storico-artistico come Siena (3,53 giorni) o Mantova (2,57 giorni).
85
Fonte: Sviluppo Piemonte Turismo e dati sulla spesa media giornaliera pro capite del turista in
Italia tratti della ricerca IULM “Turismo culturale e Destination Management delle città d'arte”
58
Figura 36. Tempo medio di permanenza dei turisti, 2000 e 2009
3,92
3,13
2,61
2,33
2,54
2000
2,21
2009
Totale
Alberghiero
Extra-alberghiero
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Osservatorio Turistico
Regionale
2.9.2 Il patrimonio storico-culturale e la relativa offerta turistica
Il Basso Piemonte (province di Alessandria, Asti, Cuneo) può contare sulla più ampia
concentrazione di Castelli a livello mondiale. Si tratta di un patrimonio storico,
paesaggistico, artistico e culturale di grande valore e varietà, composto da castelli
medievali, palazzi, ville signorili, manieri e tenute di caccia, parchi e giardini, forti,
musei e raccolte d’arte.
In particolare, per quanto riguarda la Provincia di Alessandria, i castelli (per un totale di
54 manieri, purtroppo non tutti visitabili) sono concentrati soprattutto nelle aree del
Monferrato storico, vale a dire Acqui, Ovada, Gavi, fino al Monferrato Casalese. Per
avere un’idea della grande concentrazione di castelli sul territorio della Provincia di
Alessandria, si consideri che sul territorio sono presenti 12,3 castelli ogni 100.000
abitanti, un numero più di tre volte superiore a quello che si registra nella Valle della
Loira (3,8 castelli ogni 100.000 abitanti, per un totale di 134 castelli).
Per valorizzare tale patrimonio è stata istituita la rassegna Castelli Aperti, promossa
dalla
Regione Piemonte e le 3 Province del Basso Piemonte e giunta alla 14ma dizione nel
2009, che prevede la possibilità di visitare (da maggio ad ottobre) 41 castelli in
Provincia di Cuneo, 35 castelli in Provincia di Alessandria e 16 castelli in Provincia
di Asti, per un totale di 90 dimore. Il valore del progetto risiede anche e soprattutto nel
comprendere all’interno della rassegna strutture di proprietà privata. Questo vale in
particolare per la Provincia di Alessandria, dove i castelli sono tutti, tranne tre, di
proprietà privata e quindi di difficile accesso al pubblico al di fuori della rassegna
Castelli Aperti, a differenza delle altre 2 Provincie, dove invece sono quasi tutti pubblici.
Questo fornisce ai castelli alessandrini maggior fascino, grazie alla visita di
un’abitazione di charme con possibilità di conoscere direttamente i proprietari, rispetto
alla visita di castelli che sono oggi sedi di uffici o di sale espositive.
59
Il patrimonio di castelli, torri, ville e abbazie è utilizzato anche per l’organizzazione di
matrimoni e, più in generale, eventi e convention per il turismo d’affari. Questi servizi
sono promossi soprattutto attraverso iniziative della Provincia, come ad esempio un sito
web vetrina dedicato86.
Tra i siti di interesse storico alessandrini si può ricordare anche la Cittadella di
Alessandria. Costruita nel 1728 dal re Vittorio Amedeo II e ulteriormente ampliata nel
corso dell'Ottocento, la Cittadella ha uno sviluppo perimetrale di tre chilometri e
presenta una cinta a pianta esagonale con fronti bastionati. È considerata uno fra i più
importanti esempi di architettura militare del Settecento italiano e in Europa. Dal 2006
la fortezza (già monumento nazionale) è stata inserita nella Tentative List per la
candidatura a Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO.
Sul territorio provinciale si ritrovano inoltre numerosi luoghi ed edifici di interesse
religioso, con potenzialità turistiche interessanti (cosiddetto “turismo religioso”). Tra i
più rilevanti si può ricordare il Sacro Monte di Crea, patrimonio mondiale Unesco, un
santuario di origine romanica situato su una delle più alte colline del Basso Monferrato,
all’interno di un parco botanico che ospita elementi floreali rari.
Inoltre, Casale Monferrato è sede di un’antica e importante comunità ebraica
e vanta la presenza di un’antica Sinagoga e di musei (in particolare
museo d’arte e storia antica ebraica e il museo dei lumi) che rappresentano già delle
mete importanti all’interno degli itinerari turistici seguiti da molti visitatori, ebrei e non,
provenienti da tutto il mondo. In particolare, ogni anno a Casale va in scena il festival
internazionale di cultura ebraica OyOyOy! (giunto nel 2009 alla quarta edizione), che
prevede la realizzazione di mostre, concerti, rassegne cinematografiche e che ogni anno
accoglie 18.000 visitatori. Recentemente è stata restaurata parte del Castello e fra i
monumenti di maggiore interesse meritano una visita il Duomo e la gipsoteca del
Bistolfi.
Infine, il turismo legato alla presenza di prodotti di artigianato tradizionale e
artistico ha un ruolo interessante per il territorio della Provincia di Alessandria, benché
numericamente non rappresenti uno dei flussi principali. L’offerta si colloca su due assi,
il primo rappresentato dal distretto orafo di Valenza, il secondo, ancora in fase di
sviluppo, legato ai territori delle Comunità Montane. Periodicamente vengono
organizzate fiere dedicate al settore orafo e all’artigianato artistico.
2.9.3 Il patrimonio climatico-paesaggistico e la relativa offerta turistica
Il clima e la conformazione del territorio, ricco di pendii collinari, favoriscono la
produzione vitivinicola. Per questo la Provincia di Alessandria rappresenta una realtà
particolarmente ricca e variegata nell’ambito enogastronomico: ben 7 D.O.C.G87 e 46
86
www.micecastle.it
Quali ad esempio: Barbera del Monferrato Superiore, Brachetto d’Acqui, Gavi o Cortese di Gavi
e Dolcetto d‘Ovada Superiore.
87
60
D.O.C.88 e Il territorio alessandrino è parte del distretto del vino “Langhe, Roero e
Monferrato” e delle Strade del Vino “Alto Monferrato” e “dei Colli Tortonesi” (si veda
anche il paragrafo 2.7)
Ai vini si associa una varia e ricca tradizione gastronomica, con la presenza di
numerosi prodotti tipici89.
La Provincia di Alessandria è sede di un rinomato centro termale, Acqui Terme, le cui
strutture ricettive negli ultimi anni hanno saputo rinnovarsi, affiancando alle terapie
mediche più tradizionali una più vasta gamma di trattamenti estetici, per rispondere
alla crescente domanda del “turismo del benessere”.
Le colline del Monferrato rappresentano lo scenario ideale anche per la pratica del
golf. Sul territorio della Provincia di Alessandria sono presenti diverse strutture90, tutte
affiliate alla Federazione Italiana Golf, facilmente raggiungibili e a breve distanza l’una
dall’altra, fattore che consente ai giocatori di spostarsi agevolmente da un campo
all’altro confrontando percorsi e livelli agonistici e godendo appieno delle varietà e
delle sfumature del paesaggio, che muta gradualmente da un capo all’altro della
Provincia. Al golf è dedicata la Golf Card, strumento promozionale che consente di
giocare su alcuni campi della Provincia di Alessandria con tariffe scontate e dà diritto a
sconti sui servizi di ristorazione e ricettività (agriturismi, B&B, alberghi, ristoranti, ecc.) e
sui trattamenti presso le Terme di Acqui Spa.
Oltre al golf, diverse attività sportive all’aria aperta trovano nella Provincia di
Alessandria un ideale “campo di gara”. Infatti, oltre ai sentieri attrezzati, i percorsi e i
torrenti balneabili presenti all’interno del Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo,
del Parco Naturale del Sacro Monte di Crea e del Parco fluviale del Po’91, su gran parte
del territorio provinciale è possibile praticare attività quali: trekking, arrampicata,
orienteering, mountain bike, cicloturismo, equitazione, pesca sportiva, birdwatching,
raccolta funghi, ecc..
88
Quali ad esempio: Barbera del Monferrato, Cortese dell‘Alto Monferrato, Dolcetto d‘Acqui,
Dolcetto d‘Ovada, Gabiano, Grignolino del Monferrato Casalese, Malvasia di Casorzo d‘Asti,
Rubino di Cantavenna e Strevi.
89
Nella Provincia di Alessandria ci sono diversi prodotti tipici quali formaggi (es. Montebore),
salumi (es. Filetto Baciato Di Ponzone), dolci (es. Krumiri e i Baci di Dama di Tortona), ecc.
90
Le strutture presenti sul territorio sono 8, quali ad esempio: il golf club Margara di Fubine che
è stato per anni sede di un Open del Challenge Europeo (dal ’92 al ‘01 e nel ‘08), il golf club
Colline del Gavi di Tessarolo e il golf club Villa Carolina di Capriata d’Orba.
91
Tratto alessandrino. Nei pressi di Valenza sono presenti anche la Riserva Naturale della Garzaia
e il Boscone.
61
2.10 Dotazione infrastrutturale
L’analisi della dotazione infrastrutturale92 permette di verificare la competitività del
territorio rispetto ad altri aggregati geografici e ne indica la capacità di rispondere
adeguatamente alle necessità dei propri cittadini.
Paragonando le performance registrate dalla Provincia di Alessandria, rispetto alla
media Piemontese e del Nord Ovest, si evince che la dotazione di infrastrutture
economiche alessandrina mostra un leggero deficit rispetto al contesto Nord
Occidentale del Paese. Infatti, posta pari a 100 la media nazionale, l’indice di dotazione
mostra un valore pari a 100,7 rispetto al 109,8 registrato nel Nord Ovest.
Osservando il dato disaggregato per le sue componenti, si segnalano i risultati
decisamente positivi della rete stradale e ferroviaria che, in parte, spiega la sua
tradizionale connotazione di “territorio di transito”. Negativa, invece, appare essere la
dotazione delle strutture e reti per la telefonia e la telematica, 70,5 rispetto all’89,8
piemontese e al 114,1 del Nord Ovest.
Figura 37. Indicatori di dotazione infrastrutturale per provincia: infrastrutture
economiche, 2007
Indicatori di dotazione infrastrutturale:
Infrastrutture economiche
Indice generale infrastrutture
economiche (Italia=100)
Rete stradale
250
Reti per la telefonia e
la telematica
109,8
200
Rete ferroviaria
150
100,7
ITA
100
50
83,6
0
Reti bancarie e
servizi vari
Porti (e bacini di
utenza)
Alessandria
Nord Ovest
Aeroporti (e bacini di utenza)
Reti energetico-ambientali
Alessandria
Piemonte
Piemonte
Nord Ovest
Fonte: rielaborazione The European House-A mbrosetti su dati Istituto Tagliacarne,
2009
In termini di infrastrutture sociali, i valori registrati dall’alesssandrino risultano
inferiori alla media nazionale.
92
Gli indicatori di dotazione infrastrutturale sono ottenuti come rapporto fra offerta e domanda
potenziale di ciascuna categoria infrastrutturale (Italia=100). Fonte: Istituto Tagliacarne.
62
In particolare, con una differenza di oltre 40 punti, sono le infrastrutture per
l’istruzione93 a registrare la performance peggiore rispetto ai valori regionali e nordoccidentali.
Figura 38. Indicatori di dotazione infrastrutturale per provincia: infrastrutture
sociali, 2007
Indicatori di dotazione infrastrutturale:
infrastrutture sociali
Totale infrastrutture sociali
(Italia=100)
Strutture culturali e ricreative
150
107,4
ITA
100
92,3
50
0
71,9
Strutture per
l'istruzione
Strutture sanitarie
Alessandria
Piemonte
Nord Ovest
Alessandria
Piemonte
Nord Ovest
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Camera di Commercio
Alessandria, 2009
93
L’indice rappresenta la dotazione quali-quantitativa di un’area, fatta pari a 100 la dotazione
dell'Italia nel suo complesso, delle strutture destinate alla formazione scolastica ed universitaria
della popolazione. Rientrano in questa categoria le scuole materne, le elementari, le medie
inferiori, le medie superiori di ogni ordine e grado e le Università. Fonte: Istituto Tagliacarne.
63
3 INDAGINE EMPIRICA SULLA REALTÀ ALESSANDRINA
3.1 L’ascolto del territorio: strumenti utilizzati
In questa prima fase del progetto “La valorizzazione del Monferrato per lo sviluppo
della Provincia di Alessandria” è stata di fondamentale importanza l’attività di ascolto
del territorio, realizzata attraverso tre diversi strumenti:

Interviste one-to-one, realizzate con più di 60 opinion e business leader
della Provincia di Alessandria;

indagine di autopercezione della realtà alessandrina da parte delle
imprese, attraverso un questionario strutturato distribuito ad un campione
rappresentativo di imprese;

7 focus group, realizzati con un mix rappresentativo (per caratteristiche socioanagrafiche) di cittadini residenti nei 7 centri zona della Provincia di
Alessandria.
Attraverso le interviste è stato possibile raccogliere il contributo degli attori ed
interlocutori chiave della realtà alessandrina e renderli protagonisti attivi del processo
di sviluppo proposto. Sono stati intervistate più di 60 persone appartenenti alle
seguenti categorie:

rappresentanti della Provincia e dei 7 Comuni centri zona;

imprenditori;

rappresentanti delle Associazioni di categoria, datoriali e sindacali;

formazione, Università e ricerca;

giornalisti;

esperti.
Trattandosi di interviste e colloqui condotti con la garanzia della massima riservatezza,
non si è volutamente riportato all’interno del presente documento “chi ha detto cosa”.
Ad ogni modo, tutti gli spunti, le idee, i suggerimenti, i contributi e le proposte emerse
nel corso di questi incontri hanno rappresentato un contributo prezioso per lo
svolgimento dell’intero progetto e sono stati recepiti e valorizzati trasversalmente
all’interno dei diversi capitoli del lavoro.
Di seguito si riporta invece una sintesi degli spunti di maggiore interesse (di carattere
quantitativo e qualitativo) emersi dall’indagine di autopercezione realizzata presso un
campione di imprese e dei focus group.
64
3.2 L’indagine di autopercezione della realtà alessandrina da parte delle
imprese: principali risultati
L’indagine è stata realizzata somministrando ad un campione rappresentativo di
imprese alessandrine (via posta, e-mail o direttamente durante le interviste effettuate)
un questionario strutturato, contenente domande relative ai seguenti aspetti della
Provincia di Alessandria:

livello di competitività (rispetto al Piemonte);

valutazione della dotazione infrastrutturale;

valutazione del legame tra impresa e università;

valutazione del livello di coesione sociale;

elementi caratteristici e distintivi del territorio e punti di forza e debolezza;

settori economici strategici per lo sviluppo economico e sociale futuro.
Dall’analisi dei questionari ricevuti, emerge che la competitività percepita della
Provincia di Alessandria è inferiore alla media del Piemonte. In una scala
compresa tra 1 (competitività molto più bassa) a 6 (competitività molto più alta), la
media delle risposte si è attestata infatti a 3,36.
Figura 39. Valutazione della competitività della Provincia di Alessandria
Come valuta la competitività della Provincia di Alessandria rispetto al resto del Piemonte?
3,36
(molto più bassa)
1
(molto più alta)
6
Fonte: The European House-Ambrosetti - elaborazione dei questionari compilati dalle
imprese
Le risposte alle domande relative alla valutazione del grado di dotazione
infrastrutturale del territorio rivelano notevoli differenze tra le varie tipologie di
infrastrutture. Le infrastrutture stradali/autostradali ottengono un punteggio elevato
(4,45 in una scala di giudizio compresa tra 1 e 6), seguite dalle infrastrutture
energetiche e quelle ferroviarie (il valore ottenuto di 3,18 rispecchia un giudizio
positivo sul trasporto merci e un giudizio negativo su quello passeggeri, per il quale si
riscontrano scarse connessioni con i principali centri urbani del Nord Ovest, Milano in
primis). Più negativo il giudizio sulle infostrutture (telecomunicazioni, internet a banda
65
larga) e soprattutto sulle infrastrutture aeroportuali (2,03 su una scala da 1 a 6),
nonostante la Provincia di Alessandria si trovi a breve distanza dagli aeroporti di
Genova, Torino e Milano Malpensa. Infine, il sistema dell’istruzione ha ottenuto una
valutazione medio/alta, anche se i commenti qualitativi hanno sottolineato la debolezza
del sistema universitario (si veda il capitolo 5.2).
Figura 40. Valutazione della dotazione infrastrutturale del territorio
Come valuta il livello di dotazione di infrastrutture del territorio?
Infrastrutture
stradali
4,45
Infrastrutture
ferroviarie
3,18
Infrastrutture
aeroportuali
2,03
Infrastrutture
energetiche
3,23
Tlc/
Internet
2,91
Sistema
dell’istruzione
3,82
(molto basso)
(molto alto)
1
6
Fonte: The European House-Ambrosetti - elaborazione dei questionari compilati dalle
imprese
Rispetto a quest’ultimo tema, in particolare, il legame tra l’università e le imprese
del territorio è giudicato piuttosto debole (3,10 in una scala da 1 a 6).
Figura 41. Valutazione del legame tra impresa e università
Come valuta il legame tra impresa e università?
3,10
(molto negativo)
1
(molto positivo)
6
Fonte: The European House-Ambrosetti - elaborazione dei questionari compilati dalle
imprese
66
Ai partecipanti al sondaggio è stato chiesto di esprimersi anche sugli attuali punti di
forza e di debolezza della Provincia di Alessandria.
Tra i primi, sono stati citati soprattutto la posizione “strategica” della Provincia di
Alessandria (si veda anche il capitolo 2.2), la già citata dotazione di infrastrutture
stradali e il ricco patrimonio imprenditoriale del territorio, nel quale sono
insediate imprese di dimensioni medio-grandi e di respiro internazionale, spesso
originarie del territorio.
Tra le debolezze, invece, i punti indicati con maggiore frequenza sono quelli relativi
all’invecchiamento della popolazione (la Provincia di Alessandria è la 6° Provincia
più vecchia d’Italia, dopo Trieste, Savona, Genova, La Spezia, Imperia – si veda il capitolo
2.3), la frammentazione, il campanilismo e la scarsa capacità di “fare sistema” –
che si rileva in diversi ambiti – e la scarsa intraprendenza, staticità e diffidenza
verso nuovi scenari dei suoi abitanti.
Infine, è stato chiesto agli imprenditori di indicare i settori che in futuro potranno
caratterizzare maggiormente l’economia della Provincia di Alessandria e contribuire al
suo sviluppo. I settori/ambiti che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze sono
i seguenti:

logistica integrata;

turismo, soprattutto se legato al territorio e alle sue specificità;

riposizionamento
universitario;

nuove tecnologie, soprattutto nel settore delle energie rinnovabili;

comparti ad alto contenuto tecnologico nel settore manifatturiero e
ricerca applicata.
dell’università,
con
la
realizzazione
di
un
campus
3.3 I focus group94: principali evidenze emerse
3.3.1 Nota metodologica
Il focus group è “una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale, basata sulla discussione
tra un piccolo gruppo di persone, alla presenza di uno o più moderatori, focalizzata su
un argomento che si vuole indagare in profondità”95.
Il focus group non può essere definito come un’intervista di gruppo, in cui ciascun
partecipante risponde alle domande dell’intervistatore; meglio parlare di una
discussione di gruppo, in cui i componenti parlano prevalentemente fra loro, sotto la
guida più o meno direttiva di un moderatore.
94
Questa analisi è stata realizzata con la collaborazione di Labo_Res, laboratorio di ricerca e
servizi spin-off accademico dell’Università del Piemonte Orientale.
95
“Il focus group”, Sabrina Corrao, 2000. Edizioni Franco Angeli, Milano.
67
Attraverso il focus group è possibile rilevare atteggiamenti, credenze, opinioni e
orientamenti di valore dei membri del gruppo sul tema oggetto di indagine.
Per molto tempo la tecnica del focus group è stata utilizzata principalmente nelle fasi
esplorative o preliminari di progetti di ricerca; oggi si tende a sfruttare pienamente le
potenzialità della tecnica, utilizzandola anche in fase di rilevazione dei dati.
Nonostante l’impossibilità di generalizzare i dati raccolti attraverso il focus group, esso
fornisce certamente un contributo importante alla descrizione e all’approfondimento
della conoscenza di un fenomeno.
Il disegno della ricerca

La domanda cognitiva. Obiettivo dell’indagine è stato la rilevazione della
soddisfazione dei cittadini della provincia di Alessandria in ciascuno dei centrizona. Il concetto di qualità della vita è naturalmente molto articolato e
complesso. Per la presente indagine, sono stati presi in considerazione aspetti
socio-economici quali i principali settori produttivi, vivacità culturale, politiche
sociali, sistema dell’istruzione, situazione occupazionale. Per ciascun ambito
tematico sono stati approfonditi: percezione della situazione attuale e
aspettative circa la possibile evoluzione futura.

Numero di gruppi realizzati. Sono stati realizzati sette focus group, uno per
ciascuna città centro-zona della provincia: Alessandria, Novi Ligure, Valenza,
Ovada, Acqui Terme, Tortona, Casale Monferrato.

Il profilo dei gruppi. Si è puntato su gruppi eterogenei dal punto di vista delle
caratteristiche socio-anagrafiche dei componenti. In tal modo si è inteso
raccogliere una gamma molto ampia di punti di vista sulla stessa porzione di
territorio. La caratteristica che in ogni caso ha accomunato i partecipanti ai focus
group è individuabile in una sorta di “coscienza sociale”, uno sguardo analitico
sulla realtà territoriale in cui gli individui vivono e/o lavorano.

Numerosità del gruppo. I gruppi sono composti da un minimo di 5 a un
massimo di 14 membri.

Grado di strutturazione della conduzione. Data l’importanza di poter
mettere a confronto le discussioni in ciascun gruppo, è stato scelto un livello di
conduzione semi-strutturato, in cui la traccia per la discussione non ha
individuato soltanto i temi da affrontare, ma ha indicato anche il modo di
formulare le domande; l’ordine in cui gli argomenti sono stati affrontati, invece,
è stato variabile a seconda delle situazioni. Il moderatore, oltre a indicare i temi
in discussione, è intervenuto per agevolare l’andamento della discussione o
contrastare deviazioni dal tema e per equilibrare gli interventi.

Traccia per la discussione di gruppo. La discussione di gruppo è stata
stimolata inizialmente con una domanda molto generale sulla soddisfazione
rispetto alla vita che è possibile condurre in città. La discussione è stata
successivamente condotta su temi più specifici: la situazione dei diversi settori
produttivi e le potenzialità di sviluppo futuro; l’incidenza delle politiche sociali; il
sistema dell’istruzione; la vivacità culturale; i servizi pubblici. Parallelamente alla
discussione di gruppo, a ciascun partecipante è stato richiesto di compilare un
breve questionario riassuntivo dei molteplici temi trattati.
68
3.3.2 Considerazioni generali
Le evidenze che seguono costituiscono la sintesi delle discussioni avvenute
all’interno dei focus group, organizzati e condotti secondo la metodologia
precitata. Si tratta pertanto di una rilevazione di percezioni e aspettative che
beneficia anche della dinamica del gruppo, ma che non costituisce una
rilevazione statistica.
Pur rilevanti, le opinioni qui espresse non rappresentano giudizi di valore
generalizzabili, né considerazioni condivise o avallate dagli estensori del
presente rapporto.
Una Provincia difficile e disomogenea
L’ampiezza della provincia di Alessandria e la diversa configurazione orografica del
territorio contribuiscono a far sì che ciascun centro-zona rappresenti una realtà
peculiare, dotata di caratteristiche specifiche e diverse de quelle di tutti gli altri. Ciascun
centro-zona sembra rivendicare a tutt’oggi una propria vocazione.
ALESSANDRIA
Il capoluogo è l’unico centro urbano della provincia che viene descritto come privo di
una identità, di una specializzazione. Una città che non sa valorizzare le proprie
potenzialità e non approfitta delle occasioni, ma non solo: non impara dagli errori
commessi perché incapace di fare autocritica. Una città che ha bisogno di un progetto,
di una visione intorno a cui riposizionare i tasselli del proprio futuro. Con una metafora,
nel focus group Alessandria è stata definita una città adolescente, che non ha mai
incontrato un adulto in grado di dare buoni consigli circa l’orientamento da seguire per
il proprio futuro.
L’adulto assente è stato identificato nell’amministrazione pubblica locale, cui si imputa
la responsabilità dello sviluppo non armonico di Alessandria. In particolare, la classe
politica degli ultimi anni (a prescindere dal colore politico) è stata criticata per non aver
saputo dare un volto alla città.
Oggi, abbandonata ogni velleità di sviluppo industriale, agricolo, commerciale e con
forti perplessità sulla capacità di sostenere uno sviluppo turistico, l’unica via alternativa
rimane quella del terziario. Secondo i partecipanti al gruppo, Alessandria si presterebbe
a sfruttare l’opportunità rappresentata dalla specializzazione in servizi alle imprese, ma
soprattutto alle pubbliche amministrazioni.
Altra opportunità da sfruttare è la presenza di una sede universitaria, come sarà
approfondito più avanti.
I timori per il futuro si concentrano sull’erosione dei capitali di famiglia per investimenti
maldestri o, ancora peggio, per il semplice passare del tempo. Il timore è che
l’impoverimento progressivo renda impossibile cogliere opportunità future
accentuando la dipendenza dagli investimenti esterni.
69
ACQUI TERME
La presenza delle Terme rappresenta per Acqui la risorsa più importante, che ha
consentito lo sviluppo di un indotto considerevole. La produzione di vini pregiati
(Brachetto e Moscato) ha costituito per lungo tempo il perno dell’economia locale,
ponendo le basi per uno sviluppo turistico legato all’enogastronomia.
In base alla percezione dei partecipanti al gruppo la città oggi appare come chiusa su sé
stessa, con una produzione vinicola in difficoltà e una vocazione turistica che stenta a
decollare. Le terme continuano a costituire un forte elemento di attrattività, ma non è
stato costituito un sistema in grado di sfruttarne appieno le potenzialità.
Per il futuro, da una parte occorre superare l’isolamento geografico della città, dovuto
non soltanto ad una mentalità troppo chiusa, ma anche ai problemi connessi ai
collegamenti stradali e ferroviari; dall’altra, è necessario lavorare per l’affermazione di
una cultura di impresa e per dare l’opportunità ai giovani di realizzare nuove idee
imprenditoriali.
CASALE MONFERRATO
Il casalese è un territorio “delicatissimo”, caratterizzato fino a 70 anni fa da povertà e
arretratezza estreme, ma che dal secondo dopoguerra in avanti ha conosciuto uno
sviluppo industriale importante. L’industria delle macchine rotative e lo sviluppo del
settore della refrigerazione (“il freddo”) hanno prodotto posti di lavoro e benessere. In
contrapposizione allo sviluppo industriale positivo i partecipanti al gruppo hanno
menzionato anche la vicenda Eternit, che ha generato grande sofferenza per il
territorio.
La città di Casale viene definita come “madre e matrigna” del casalese: pur restando un
punto di riferimento per il territorio, si pone in competizione con esso, avocando a sé
funzioni e specializzazioni (come la produzione vinicola) che troverebbero migliore
espressione altrove. Anziché funzionare come volano, la città di Casale viene percepita
come accentratore.
Oggi il casalese vive un periodo di forte stagnazione: decremento demografico,
collegamenti ferroviari insufficienti, bassa attitudine alla conservazione del patrimonio
paesaggistico sono fattori che contribuiscono a dipingere un futuro incerto. La pubblica
amministrazione viene percepita come poco presente rispetto alle esigenze dei cittadini.
Per questi motivi, i partecipanti al gruppo non hanno indicato un settore particolare per
lo sviluppo futuro.
NOVI LIGURE
È il centro-zona che meglio di altri ha resistito all’impatto della crisi, protetto in parte
da grandi risparmi, in parte da un settore industriale particolarmente forte.
Pur riconoscendo che determinate opportunità non sono completamente messe a
sistema (turismo per la vicinanza all’Outlet di Serravalle, enogastronomia per la
produzione di Gavi), la responsabilità non viene fatta ricadere tanto sulla classe politica
locale,
quanto
sulla
bassa
propensione
all’investimento
di
capitali
e
all’imprenditorialità.
70
Per il futuro prossimo, gli intervistati auspicano uno sviluppo basato sul turismo, con
un’attenzione particolare alla tutela ambientale, all’artigianato e alla scuola (magari
con la presenza di una università altamente specializzante); ci si immagina Novi come
una città multietnica, dove l’immigrazione è vista come un’opportunità.
OVADA
Lo sviluppo dell’ovadese è stato legato per molto tempo all’artigianato dei mobilieri,
oggi quasi scomparso. A parte questa specializzazione produttiva (trasformata in una
sorta di “specializzazione commerciale”), secondo i partecipanti al gruppo Ovada non
ha più saputo trovare un comparto trainante: molte sono state le occasioni non colte,
che non sono state adeguatamente valorizzate.
La sofferenza dell’industria viene ricondotta principalmente alla mentalità di industriali
“senza fantasia”, che non hanno saputo volgere lo sguardo oltre i confini dell’ovadese.
Oggi Ovada guarda alla creazione di un polo delle tecnologie avanzate nel settore della
meccanica, che metterà il territorio alla prova sfidandone la capacità di fare sistema con
le zone limitrofe.
TORTONA
È il centro-zona che presenta le massime potenzialità esprimibili (e inespresse): territorio
da sempre vocato ai servizi alle imprese (logistica integrata, con diversi grandi gruppi
operanti) e all’autotrasporto; sede di un Parco Scientifico Tecnologico e dell’unico Polo
di Innovazione (energie rinnovabili e biocombustibili) individuato dalla Regione
Piemonte in provincia di Alessandria.
Secondo la percezione dei partecipanti al gruppo, Tortona è oggi una città che va
completamente rivitalizzata dal punto di vista della dinamicità del tessuto economico.
La città, infatti, non è ancora in grado di beneficiare delle potenzialità in gioco: solo se
si raggiungerà un buon livello di interazione tra la città e il sistema produttivo, se si
metteranno a sistema realtà già esistenti, allora la città potrà vivere uno sviluppo
economico notevole. Ciò che rende la situazione di Tortona diversa da quella di ogni
altro centro-zona è il fatto che le attività produttive sono già presenti e attive sul
territorio: la sfida sta, appunto, nel rendere questa opportunità fruibile anche da parte
della città.
Tortona ha dunque grandi aspettative per il futuro; i timori più evidenti espressi
riguardano l’eccessiva burocrazia, l’indifferenza dei governi territoriali di livello
superiore, la lentezza nella realizzazione delle nuove infrastrutture.
VALENZA
Conosciuta a livello mondiale per il distretto orafo (dai partecipanti al focus group
definito “monocultura”), oggi la città conosce una crisi pesantissima, soprattutto perché
“ignorata” fino al momento della sua esplosione.
Tutti gli aspetti della vita in città sono modellati dalla sua specializzazione produttiva,
compresa la composizione sociale. Valenza è descritta dai partecipanti al gruppo come
71
una città che non ha mai posseduto un “ceto borghese illuminato”: l’artigianato ha
sempre assicurato redditi ampiamente soddisfacenti, ma non si è mai sviluppata una
consapevolezza dell’importanza della cosa pubblica; d’altra parte il ceto operaio
altamente qualificato e con un corrispondente alto livello contributivo non corrisponde
alla definizione classica. Come conseguenza della particolarissima composizione sociale,
Valenza assume “una immagine di città poco amata dai suoi abitanti”: il benessere
spinto portava a spostarsi dalla città per cercare svago e divertimento e non si è mai
puntato sulla bellezza architettonica e al recupero di palazzi storici.
Con il settore orafo in crisi profonda, Valenza guarda con timore al futuro. Appare
anzitutto necessario modificare la mentalità dei valenzani, troppo chiusa e impreparata
alle difficoltà economiche. In secondo luogo, sarà necessario saper valorizzare le
caratteristiche positive dell’economia locale.
Il rapporto fra centri-zona e capoluogo di Provincia
La città capoluogo svolge un ruolo scarsamente “direttivo” nei confronti dei centrizona, che mantengono tutti una certa autonomia e, in alcuni casi, hanno come
riferimento centri urbani diversi.
Novi storicamente ha assunto Genova e, più recentemente, Milano come centri urbani
di riferimento. Ovada guarda principalmente a Genova e le tracce si vedono nel
dialetto, nelle abitudini consumistiche, ma anche a livello di architettura e struttura
urbanistica. Per lavorare e studiare molti ovadesi si spostano verso Genova, mentre a
loro volta molti genovesi si spostano per il relax del week-end verso Ovada, dove
possiedono la seconda casa.
Per Tortona costituiscono punti di riferimento i centri di Novi e Voghera.
Grande autonomia e indipendenza caratterizzano invece Valenza, che fa riferimento a
Milano per il divertimento, oltre che come sbocco commerciale, mentre
“non ha nulla a che fare con il resto della provincia; il Granducato di Valenza solo
casualmente si trova in provincia di Alessandria”.
Questa affermazione, chiaramente ironica, è tuttavia emblematica del rapporto tra
centro-zona e capoluogo.
Anche Casale evidenzia un forte antagonismo rispetto ad Alessandria. Fino al secondo
dopoguerra Casale rappresentava una realtà distaccata da Alessandria: aveva il proprio
ospedale, il proprio tribunale e il legame con il capoluogo era meramente
amministrativo. Oggi si discute di sede unica provinciale dell’ASL collocata a Casale e ciò
dai casalesi viene interpretato come il riconoscimento della ricchezza di un territorio
non valorizzato a sufficienza dal capoluogo.
Anche Acqui appare come un antagonista nei confronti del capoluogo, ma da una
posizione decisamente più debole. L’incapacità di Acqui di confrontarsi in maniera
vincente rispetto ad Alessandria viene ricondotta non tanto a motivi storici, quanto
mancanza del senso di squadra tipica del territorio provinciale.
Dalla discussione dei focus group, dunque, l’antagonismo fra centri zona e città
capoluogo appare tuttora fortemente sentito dal territorio.
72
3.3.3 Settori produttivi: situazione attuale, criticità e prospettive
La percezione della situazione socio-economica della Provincia di Alessandria da parte
della cittadinanza.
Agricoltura
L’agricoltura viene descritta come un settore in grande difficoltà, piegato dalla
mancanza di una (o poche) coltivazione di traino.
Mentre le zone pianeggianti della provincia (Alessandria) soffrono di condizioni
climatiche non certamente eccellenti per le colture, la collina (Tortona e Casale)
presenta problemi diversi, legati soprattutto a una diversa situazione sociale improntata
ad una maggiore povertà e alla dipendenza più forte dall’andamento del settore.
I partecipanti al gruppo parlano di crisi anche in quelle zone (Ovada) caratterizzate da
una produzione vitivinicola che, seppure non avesse mai costituito un fattore di traino
dell’economia agricola, in ogni caso aveva saputo ritagliarsi una nicchia di mercato
(Dolcetto di Ovada) che consentiva ai produttori una certa garanzia nella prosecuzione
dell’attività. Nel caso specifico dell’ovadese, la principale causa di questo fenomeno
viene individuata nel venire meno del principale sbocco commerciale della produzione
di vino, rappresentato dal mercato di Genova.
Un altro esempio di produzione vitivinicola in crisi è rappresentato da Acqui Terme,
dove fino a pochi anni fa la produzione di vini quali il Brachetto e il Moscato
rappresentavano un vero e proprio pilastro dell’economia locale; oggi lo scenario
descritto dai partecipanti al gruppo è composto da cantine sociali in fallimento, alti
costi di gestione, rendite dimezzate e una giacenza di bottiglie invendute nelle cantine.
La crisi economica globale certamente ha influito sullo stato delle cose, tuttavia si rileva
anche una inadeguatezza a livello di politiche regionali (è stata concessa la possibilità di
impiantare vigneti di Moscato anche sui terreni del fondovalle, abbassando
decisamente la qualità del vino prodotto).
Nel casalese, dove l’agricoltura ha rappresentato in passato un settore particolarmente
importante, emerge dal focus group una percezione di crisi profonda: si evidenzia la
diminuzione del numero di imprese agricole e il mancato ricambio generazionale. In
effetti, sembrano sopravvivere aziende agricole di dimensioni molto piccole, i cui titolari
hanno ormai raggiunto (e in molti casi abbondantemente superato) l’età pensionabile e
portano avanti l’attività più per passione che non per una questione di ritorno
economico.
73
Figura 42. Agricoltura: lo stato di salute percepito zona per zona
Media: 2,55
3,0
Novi Ligure
2,9
Alessandria
Ovada
2,6
Tortona
2,6
Casale M
2,6
Acqui Terme
2,3
Valenza
2,0
1
Pessima
2
3
Appena
Discreta
sufficiente
4
5
Buona
Ottima
Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
Secondo la percezione degli intervistati, nel complesso l’agricoltura appare come un
settore che in provincia di Alessandria subisce le conseguenze non solo di mancati
investimenti, ma soprattutto di politiche inadeguate o miopi, che hanno privilegiato la
“quantità” a scapito della “qualità” del prodotto. Produzioni di nicchia, che potevano
eventualmente occupare un posto di tutto rispetto sul mercato, sono retrocesse a causa
della scarsa attenzione alla qualità del prodotto.
Turismo e enogastronomia
Il turismo viene considerato in generale dagli intervistati una grande opportunità per il
futuro della provincia, con alcune precisazioni necessarie.
Anzitutto il centro-zona di Valenza rappresenta un’eccezione: tutta concentrata su sé
stessa e sulla crisi che l’ha sconvolta, secondo i partecipanti al gruppo la città di Valenza
non vede alcuna reale possibilità di sviluppo turistico sul proprio territorio (la città non
possiede nemmeno le strutture ricettive in grado di sostenere questo tipo di sviluppo),
pur riconoscendo l’importanza che esso assume per le zone limitrofe. In ogni caso, tutto
ciò non viene interpretato come un’occasione non colta, bensì come la reale nonpresenza delle condizioni per un certo tipo si sviluppo.
Sul territorio provinciale, il centro-zona che più di ogni altro esprime una chiara
vocazione turistica è senza dubbio Acqui Terme, con le sue terme e le cure (sanitarie e
non solo) ad esse correlate. Contemporaneamente, il turismo rappresenta per Acqui
uno dei principali problemi: secondo gli intervistati manca infatti un progetto intorno a
cui costruire lo sviluppo e la consapevolezza di essere una “città turistica”. Le terme,
oltre ad aver subito gli effetti della crisi economica molto pesantemente, secondo i
74
partecipanti al gruppo scontano le conseguenze di una scarsa preparazione degli
operatori turistici stessi e dell’eccessivo personalismo degli amministratori locali, che
troppo spesso non hanno saputo coinvolgere il tessuto locale nelle scelte
programmatiche. La parola d’ordine non è tanto “investimenti”, quanto più utilmente
“sinergia”: sinergia fra attori che si occupano di turismo (amministratori, operatori
turistici, associazioni, ma anche i cittadini stessi) e soprattutto sinergia a livello sovralocale, con Langa e Monferrato, puntando alla creazione di un sistema turistico più
ampio. Oggi Acqui, se messa a confronto con altre città termali in Italia, non sa offrire
molto al turista, perché manca quella che è stata definita “la cornice alle cure termali”,
vale a dire attività culturali o occasioni di aggregazione di altro tipo da svolgersi fuori
dall’albergo. L’amministrazione locale sta mettendo in atto alcune politiche di
promozione del territorio, ma appare ancora troppo marcata la distanza fra ciò che la
città vorrebbe essere (attrattiva dal punto di vista turistico) e ciò che la città è (“una
delusione per il turista”, che raramente spende il proprio tempo per visitare e vivere la
città di Acqui).
In conclusione, secondo i partecipanti al gruppo emergono una serie di necessità:
integrare l’offerta turistica dell’acquese con i territori limitrofi particolarmente vocati al
turismo; maggiore professionalità e competenza da parte degli operatori turistici, ma
anche degli amministratori locali; socializzazione delle risorse turistiche per una
maggiore consapevolezza di essere “città turistica”.
Per Alessandria, Tortona e Casale lo sviluppo turistico rappresenta da anni oggetto di
discussione; in realtà ad oggi, secondo i partecipanti ai focus group, si evidenzia la
mancanza di un progetto, di investimenti e di valorizzazione di risorse e prodotti tipici.
Nonostante il turismo non possa rappresentare un’alternativa alla crisi di altri settori
produttivi, i cittadini intervistati lamentano in ogni caso la scarsa promozione delle
risorse turistiche esistenti sul territorio. Solo se in sinergia con altri settori, perciò, e
puntando sulla “qualità” a scapito della “quantità”, il turismo potrebbe diventare una
reale possibilità di sviluppo.
A Novi le grandi potenzialità legate soprattutto all’offerta enogastronomica appaiono,
agli occhi dei partecipanti al gruppo, non pienamente sfruttate: si rileva la scarsa
capacità di valorizzare prodotti e caratteristiche del paesaggio, nonché di mettere a
sistema l’opportunità rappresentata dal vicino Outlet di Serravalle Scrivia. Fra i territori
che hanno saputo sfruttare meglio le opportunità di sviluppo turistico sono citati Gavi
(per la produzione dell’omonimo vino) e Vignale Monferrato. Secondo gli intervistati le
responsabilità del mancato sviluppo sono addebitate prevalentemente allo scarso spirito
di imprenditorialità e non alla pubblica amministrazione (che dovrebbe comunque
fornire stimoli agli imprenditori locali).
Il territorio di Ovada non sembra puntare in modo significativo sul turismo, anche per
la mancanza di strutture ricettive adatte a sostenerlo; tuttavia secondo i partecipanti al
gruppo turismo religioso e turismo naturalistico potrebbero rappresentare segmenti su
cui investire per rilanciare il turismo sul territorio.
75
Figura 43. Turismo: lo stato di salute zona per zona
Media: 2,2
Ovada
3,0
Casale M
2,7
Novi Ligure
2,4
Acqui Terme
2,4
Tortona
2,0
Valenza
1,6
Alessandria
1,4
1
2
3
4
5
Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
Figura 44. Le potenzialità dell’enogastronomia
Media: 3,2
Tortona
3,7
Casale M
3,6
Acqui Terme
3,4
Novi Ligure
3,4
Alessandria
3,1
2,8
Ovada
Valenza
2,3
1
2
3
4
5
Fonte:elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
76
Industria
Secondo il percepito dei partecipanti ai focus group, la forte contrazione che ha
investito il settore a seguito della crisi economica è molto ben visibile anche in provincia
di Alessandria.
L’unica eccezione è rappresentata da Novi Ligure. Grazie alla posizione geografica che
ne fa un vero e proprio crocevia, fin dall’800 Novi è stata caratterizzata da un tessuto
produttivo particolarmente forte e da intensi scambi industriali. Oggi il territorio non
conosce più la stessa vivacità, tuttavia ha subito in modo limitato gli effetti della crisi
economica, protetto da aziende che non smettono di produrre (Acciaierie Ilva) e da
risparmi privati di grande entità. Grandi aziende, inoltre, hanno recentemente scelto
Novi per nuovi insediamenti.
Fra le realtà più interessanti da analizzare, vi è quella di Casale; per la prima volta il
settore appare colpito in modo così grave: il “freddo” e la produzione di macchine
grafiche, che in passato hanno assicurato lavoro e ricchezza, oggi sono le produzioni
indicate dagli intervistati come più in crisi. In passato, infatti, la diversificazione della
produzione ha sempre consentito al tessuto produttivo casalese di superare i periodi di
crisi; oggi gli intervistati dubitano che ciò possa essere ancora sufficiente.
Il territorio casalese è caratterizzato dalla presenza diffusa di piccole aree industriali,
come risultato della propensione di numerosi piccoli Comuni a dotarsi di aree adatte
agli insediamenti produttivi: “un buon amministratore era quello che aveva dotato il
proprio Comune di una zona industriale, perché creava sviluppo e procurava introiti”.
Oggi queste scelte influenzano in modo pesante l’economia locale (in particolare per gli
elevati costi di manutenzione delle infrastrutture) e allontanano le possibilità di
sviluppo turistico, soprattutto nelle zone di pianura.
Per il futuro perciò si pone la necessità, secondo i partecipanti al focus group, della
creazione di un equilibrio tra industria e agricoltura; obiettivo molto ambizioso, ma
raggiungibile investendo su cultura e formazione manageriale, rivolta soprattutto ai
giovani, per favorire il ricambio generazionale. È necessario che i giovani tornino a
credere nelle imprese locali e il compito di stimolarli, creando prospettive di sviluppo, è
nelle mani dell’attuale classe dirigente.
La riconversione a livello di produzione industriale va dunque accompagnata al
rinnovamento della classe dirigente locale.
Per il comparto del freddo, gli ingredienti che consentiranno di uscire dalla crisi sono
identificati dagli intervistati nelle alleanze con partner esteri, sviluppo e innovazione
del prodotto.
A Tortona all’arrivo di alcuni importanti insediamenti corrisponde, secondo gli
intervistati, una sofferenza della piccola e media industria. Ma il vero punto di forza
della zona è rappresentato dalla dotazione infrastrutturale di collegamento; la sfida sta
nel mettere a sistema questo tipo di risorsa per rendere la zona una piattaforma in
grado di attrarre nuovi insediamenti industriali.
La posizione geografica e i collegamenti stradali e autostradali fanno di Tortona una
zona in cui autotrasporto (da sempre) e logistica (fenomeno più recente) rappresentano
il vero traino dell’economia locale.
77
Per la città di Alessandria la percezione degli intervistati evidenzia un progressivo
impoverimento del tessuto industriale. Alcune aziende hanno abbandonato la città ed è
emblematico l’esempio di Borsalino: la classe imprenditoriale viene accusata di non aver
saputo trattenere sul territorio una firma storica, conosciuta a livello mondiale.
Anche per il tema industria, tutta la riflessione degli intervistati ruota sul leit motiv
della mancanza di identità e specializzazione della città.
Per Acqui e Ovada gli intervistati non hanno segnalato particolari evidenze, salvo la
scarsa tradizione industriale.
Figura 45. Industria: lo stato di salute zona per zona
Media: 2,20
3,7
Novi Ligure
Alessandria
2,3
Casale M
2,2
Ovada
2,2
2,0
Valenza
1,9
Tortona
1,2
Acqui Terme
1
Pessima
2
3
Appena
Discreta
sufficiente
4
5
Buona
Ottima
Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
Commercio
Valenza è senza dubbio il centro-zona che secondo gli intervistati presenta la più
spiccata vocazione al commercio, sempre in relazione alla “monocultura” orafa che
connota così fortemente la città. Una propensione al commercio con dimensione
nazionale e internazionale, ma forti di un prodotto che per lungo tempo è stato
vincente.
Sul restante territorio provinciale, il commercio è indicato dai partecipanti ai gruppi
come un settore in lieve flessione, spesso legato alle scelte dell’amministrazione locale
rispetto alla pedonalizzazione delle vie centrali delle città. Sull’argomento insistono
tuttavia posizioni contrastanti: alcuni intervistati ritengono l’accessibilità al negozio con
l’automobile una condizione imprescindibile per la rivitalizzazione del settore, altri
privilegiano lo shopping nelle aree pedonalizzate.
78
Secondo gli intervistati in realtà come Ovada il commercio al dettaglio del centro
storico soffre in modo evidente della presenza di grandi centri commerciali in città o
appena fuori; mentre a Novi la percezione è che la crisi del settore non sia determinata
tanto dalla crisi economica, quanto dalla vicinanza dell’Outlet.
Per Alessandria gli intervistati evidenziano una novità nelle abitudini di consumo della
popolazione: a quanto pare gli alessandrini tenderebbero a spostarsi dalla città per gli
acquisti e il fenomeno viene ricondotto dagli intervistati alla mancanza di
specializzazione degli esercizi commerciali. Esempi positivi vengono identificati nelle
città di Asti, Acqui e Casale, dove le vie centrali sono chiuse al traffico di automobili e
sopravvivono esercizi commerciali specializzati.
Figura 46. Commercio: lo stato di salute zona per zona
Media: 2,7
Novi Ligure
3,8
3,2
Ovada
Acqui Terme
2,6
Casale M
2,6
Valenza
2,5
Tortona
2,1
Alessandria
2,1
1
2
3
4
5
Fonte:elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
Artigianato
Il panorama provinciale del settore va da realtà come Acqui, Tortona e Alessandria,
in cui il comparto non gioca più un ruolo significativo nell’economia locale, fino ad
arrivare a città come Ovada e Valenza, dove ha rappresentato per anni un fattore
trainante.
Per Ovada la specializzazione artigiana riguardava la produzione di mobili, oggi ridotta
ai minimi termini e trasformata in rivendita di mobili prodotti altrove, in seguito a
quella che viene definita dai partecipanti al gruppo una “scelta commerciale”, operata
circa 40 anni fa. Rimane il piccolo artigianato, soprattutto relativo alla meccanica, che
ha tenuto la città al riparo dalla crisi fino ad oggi, ma che comincia a mostrare segni di
cedimento.
79
Nel caso assolutamente particolare di Valenza è necessario parlare, come già visto, di
“monocultura orafa”, che ha portato alla città lavoro e benessere, facendole vivere una
condizione molto positiva per lungo tempo. Oggi Valenza appare ai partecipanti del
gruppo come una città disarmata di fronte a una crisi che l’ha colpita così pesantemente
da coinvolgere tutti gli aspetti di vita sociale.
A questo proposito, gli intervistati ritengono più importante un cambiamento nella
mentalità dei valenzani: occorre infatti prima di tutto prendere atto dell’esistenza di
una crisi economica che per la prima volta arriva a interessare il settore orafo; soltanto
dopo aver acquisito tale consapevolezza sarà possibile il rilancio o la riconversione.
A Novi il numero di piccole imprese artigiane avviate da immigrati ha ormai di gran
lunga superato quello della imprese avviate da italiani e il fenomeno è interpretato
dagli intervistati in chiave positiva.
Nella realtà casalese sembra fondamentale la capacità di adattamento delle imprese
artigiane: la specializzazione in questo settore costituisce secondo i partecipanti al
gruppo una sorta di gabbia che impedisce agli artigiani di rispondere alle esigenze del
mercato. Innovare, porre attenzione al risparmio energetico e diversificare appaiono
come punti indispensabili per la sopravvivenza nel settore. Con la crisi economica,
inoltre, anche il tema dei ritardati o mancati pagamenti assume, per gli intervistati,
particolare rilevanza.
Figura 47. Artigianato: lo stato di salute zona per zona
Media: 2,8
3,8
Ovada
Tortona
2,9
Acqui Terme
2,8
Valenza
2,8
Casale M
2,6
Novi Ligure
2,6
1,9
Alessandria
1
2
3
4
5
Fonte:elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
80
Costruzioni
È uno dei settori più refrattari alla crisi economica, che offre segnali se non positivi
quantomeno di stabilità su tutta la provincia. Alcune aziende hanno anche
programmato investimenti sul territorio: si tratta della zona del casalese, ed è il caso di
una azienda leader in Italia per la costruzione di prefabbricati (RDB).
Figura 48. Costruzioni: lo stato di salute zona per zona
Media: 3,0
3,6
Ovada
Acqui Terme
3,4
Novi Ligure
3,3
Alessandria
3,3
2,9
Casale M
2,3
Valenza
2,1
Tortona
1
2
3
4
5
Fonte:elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
Settore bancario
Per Novi, se da una parte l’esistenza di grandi risparmi è indicata dai partecipanti al
gruppo come uno dei paracadute che ha protetto la città dal dilagare della crisi,
contemporaneamente la bassa propensione all’investimento di capitali in attività
produttive è vissuta come grave limite alla vivacità economica.
Anche ad Alessandria il fatto che i grandi capitali risparmiati non vengano reinvestiti
sul territorio è indicato dagli intervistati come uno dei punti deboli dell’economia
locale.
Nel casalese la riflessione si arricchisce di spunti: i grandi risparmi sono
prevalentemente nelle mani di persone anziane e di conseguenza tradizionalmente
poco inclini all’investimento; il problema, ancora una volta, sta nel difficile ricambio
generazionale. Nella percezione del gruppo, la sfida per il sistema bancario sta nel
sostenere anche piccole imprese, valutando sempre più la bontà delle idee
imprenditoriali e sempre meno le garanzie patrimoniali.
81
Figura 49. Settore bancario: lo stato di salute zona per zona
Media: 3,5
Novi Ligure
4,1
Ovada
4,0
Alessandria
3,8
Acqui Terme
3,5
Casale M
3,4
Tortona
3,4
Valenza
2,6
1
2
3
4
5
Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
3.3.4 Lavoro: situazione attuale, criticità e prospettive
Accanto a situazioni molto critiche emergono tuttavia territori più generosi in termini di
opportunità di lavoro.
Ad Acqui secondo gli intervistati la situazione è tutt’altro che positiva: i giovani sono
costretti a cercare occupazione altrove oppure a continuare gli studi dopo le scuole
superiori per mancanza di lavoro. Sanità, scuola e pubblica amministrazione sono i
principali bacini di occupazione.
Anche il casalese è caratterizzato da un fenomeno di “migrazione” alla ricerca del
lavoro, con un aspetto in più: i giovani che rimangono sul territorio incontrano
difficoltà anche maggiori, perché verso di essi si nutre il sospetto che non siano stati in
grado di trovare lavoro altrove.
L’imprenditoria incontra serie difficoltà, quella femminile in particolar modo.
A Tortona secondo gli intervistati le aree logistiche e le filiali di multinazionali fanno
registrare una flessione nei posti di lavoro, con conseguente attivazione di
ammortizzatori sociali; il contraccolpo più grave della crisi è stato tuttavia subito in
misura maggiore da piccole imprese e lavoratori autonomi.
Novi, unica nota positiva, sembra invece offrire ai giovani maggiori opportunità di
svolgere il lavoro per cui si è studiato.
Ancora una volta Valenza rappresenta un caso a sé: fino a pochi mesi fa ha sempre
offerto grandi opportunità di lavoro e di crescita, con grande attenzione nei confronti
dell’occupazione femminile. Infatti per l’artigianato orafo la manodopera femminile
82
costituiva una grande risorsa; contemporaneamente ciò per le donne significava poter
lavorare in città, con una migliore gestione dei tempi di cura della famiglia.
Le percezioni circa l’intensità della crisi sono variabili. A Valenza, Acqui Terme e
Casale Monferrato si percepisce una maggiore intensità della crisi rispetto a Novi Ligure
e Alessandria.
Figura 50. Intensità della crisi percepita zona per zona
Media: 3,8
Valenza
4,8
Acqui Terme
4,2
Casale M
4,1
Tortona
3,8
Ovada
3,8
Alessandria
3,5
Novi Ligure
2,4
1
2
3
4
5
Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
Figura 51. Quanto durerà la crisi?
Media: 3,7
Alessandria
4,8
Valenza
4,8
Casale M
4,2
Novi Ligure
3,7
Tortona
3,4
Acqui Terme
2,8
Ovada
2,5
1
2
3
4
5
Fonte: elaborazione dei questionari compilati dai partecipanti ai focus group
83
Nel grafico precedente si presentano i risultati delle evidenze emerse sulla percezione
della durata della crisi. La scala utilizzata va da 1 a 5 dove 1 significa meno di sei mesi, 2
significa sei mesi, 3 significa un anno, 4 significa un anno e mezzo e 5 significa due anni.
I cittadini di Alessandria e Valenza pensano che la crisi durerà, in media, quasi due anni,
mentre ad Acqui Terme e Ovada si pensa che la crisi durerà ancora 6/12 mesi.
3.3.5 Politiche sociali: situazione attuale, criticità e prospettive
Le politiche sociali, pur non potendo da sole risolvere i molteplici problemi creati
soprattutto dalla crisi economica, rappresentano oggi un paracadute cui si affida un
numero di persone molto maggiore rispetto a pochi mesi fa.
Da una situazione molto critica segnalata dagli intervistati ad Acqui, dove la mancanza
degli opportuni investimenti causa inefficacia degli interventi, si passa a realtà che
presentano tratti positivi.
A Ovada una precisa impostazione dell’amministrazione locale si è concretizzata,
secondo i partecipanti al gruppo, in interventi di sostegno alle famiglie, a favore di
anziani, disabili e extra-comunitari. Le scelte amministrative hanno avuto positivi riflessi
anche presso la cittadinanza: si è infatti mantenuta, ad esempio, una forte cultura
dell’anziano, nonché un impegno per l’integrazione degli extra-comunitari attraverso
una collaborazione tra scuola e parrocchia.
Per Novi il giudizio degli intervistati è ugualmente positivo. Grande attenzione viene
riservata ai bambini (con la presenza di asili nido) e agli anziani. Inoltre, si rileva una
rete sociale funzionante che fa di Novi una “città solidale” nei confronti delle fasce più
deboli. I miglioramenti auspicati riguardano una maggiore sensibilizzazione e un
maggior spazio al volontariato. In altri termini, una “cultura del sociale” più diffusa
presso la cittadinanza per infittire la rete dei rapporti sociali e rendere più efficaci le
politiche adottate dall’amministrazione.
Secondo gli intervistati Valenza presenta una lunga tradizione a livello di interventi a
sostegno della famiglia per il fenomeno, citato in precedenza, dell’elevata occupazione
femminile. Il primo asilo nido comunale in città è stato aperto nel 1972 e oggi se ne
contano ben tre. Nell’ottica dell’accessibilità dei servizi, la casa di riposo comunale è
collocata in centro-città.
L’integrazione degli extra-comunitari è sempre stata veicolata dal lavoro, per cui
Valenza “è una città in cui non esistono le comunità enclavi”.
Il principale problema riguarda però il futuro: sarà infatti sempre più difficile
mantenere lo stesso livello di intervento, a fronte dell’aumento del numero di utenti e
della limitatezza delle risorse disponibili.
84
3.3.6 Sistema dell’istruzione: situazione attuale, criticità e prospettive
L’offerta formativa presente in provincia appare nel complesso decisamente buona: pur
non essendo ovunque completa, infatti, gli studenti hanno la possibilità di frequentare
fino alle scuole secondarie nella città di residenza (o di riferimento). In altre parole, non
sono costretti a spostarsi per andare a scuola e questo fatto è percepito dai partecipanti
ai gruppi come molto positivo.
A parte le difficoltà che derivano dalle scelte operate a livello nazionale (di cui non ci
occupiamo, dal momento che riguardano l’intera nazione e non soltanto la provincia di
Alessandria), le principali difficoltà derivano da mancati trasferimenti statali e si
riversano soprattutto a livello strutturale. Gli edifici che ospitano le scuole pubbliche
sono spesso inadeguati o addirittura, secondo gli intervistati, fatiscenti (Novi).
L’università merita naturalmente un discorso a parte96.
Oggi il fatto di avere l’università ad Alessandria è interpretato dagli intervistati come
una ricchezza enorme, ma non sfruttata appieno. Anche in questo settore la classe
politica viene accusata di non aver scommesso sulla possibilità di fare di Alessandria una
“città universitaria” a tutti gli effetti. Sono mancati gli investimenti, anche da parte
degli imprenditori locali, sui servizi rivolti agli studenti universitari, così come risultano
assolutamente deficitarie le politiche in tema di offerta residenziale dedicata.
In conclusione, quello che viene individuato come il principale potenziale motore di
sviluppo per la città è stato, a detta dei partecipanti al gruppo, ampiamente
sottovalutato dalla politica, dall’amministrazione e dal tessuto imprenditoriale locale.
In effetti, il polo universitario alessandrino non sembra rappresentare un riferimento
per le altre città centro-zona; a parte Ovada e Acqui, che mantengono una forte
attrazione verso le opportunità fornite da Genova, per le restanti città non si rileva una
simile attrazione nei confronti del capoluogo.
3.3.7 Cultura: situazione attuale, criticità e prospettive
La provincia esprime in generale una buona vivacità culturale, pur con alcune criticità
che caratterizzano ciascun centro-zona.
La situazione più difficile sembra essere quella di Ovada: secondo gli intervistati,
nonostante il buon numero di iniziative culturali portate a compimento, di livello
piuttosto alto, non si riesce tuttavia a coinvolgere i cittadini ovadesi in modo
soddisfacente. Un riscontro più ampio arriva invece dalle zone limitrofe.
Paradossalmente, un’offerta culturale che sembra rispondere più alle esigenze del
territorio circostante che non della città stessa.
Anche a Novi si rileva uno scarso dinamismo culturale, soprattutto in relazione alla
insufficiente attenzione alle esigenze della popolazione più giovane. La mancanza di un
cinema sembra ridurre di molto le occasioni di socialità in città (in passato se ne
contavano addirittura tre).
Valenza nutre grandi aspettative di rivitalizzazione delle attività culturali cittadine a
seguito della ristrutturazione del teatro comunale (finalmente conclusa dopo dieci
96
Si veda il Capitolo 5.
85
anni). A questo grande intervento strutturale se ne sono affiancati altri, volti a rendere
la città più vivibile (pedonalizzazione della via centrale e creazione di una piazza
centrale), creando nuovi luoghi di aggregazione e di socialità.
Interessante rilevare come anche ad Acqui le scelte dell’amministrazione locale di
carattere strutturale siano state indicate dagli intervistati come sinonimo
dell’attenzione nei confronti dello sviluppo culturale. In città, infatti, il teatro è stato
abbattuto per trasformarlo in un parcheggio per auto. E il confronto è proprio con la
città di Valenza, che invece ha dimostrato maggiore interesse per il recupero di un
edificio storico. In generale la vita culturale di Acqui sembra soffrire di una eccessiva
autoreferenzialità e chiusura verso l’esterno: le iniziative culturali, seppure numerose,
non si inseriscono in un contesto territoriale sufficientemente ampio. Il punto cui
tendere è un programma condiviso di poche iniziative, ma di ampio respiro, in
coordinamento non solo con la provincia di Alessandria, bensì con Langa e Monferrato
astigiano. Gli intervistati denunciano inoltre la mancanza di investimenti mirati, che
impedisce poi il rilancio di importanti risorse già esistenti, quali il museo archeologico.
Debolezze si rilevano inoltre nello scarso coordinamento degli eventi e nell’inefficace
comunicazione fra enti e associazioni che in città si occupano di cultura.
Lo stesso problema si presenta anche per la città di Alessandria. Non si può certo dire
che la città sia statica dal punto di vista degli eventi culturali; ciò che invece emerge
dalla discussione di gruppo è una sostanziale incapacità di progettazione che consente
lo svolgersi di numerosissime iniziative, scollegate fra loro e non tutte di livello
apprezzabile. Si afferma la necessità di abbandonare il “principio democratico” nella
cultura, per privilegiare quello di “selezione”: poche iniziative, ma di successo; puntare
sulla qualità e non più sulla quantità.
Nota assolutamente positiva è rappresentata dalla biblioteca alessandrina: andando
incontro alle esigenze delle fasce più giovani con un cambiamento nell’orario di
apertura, è diventata uno dei principali luoghi non solo di lettura, ma di incontro e
aggregazione. Oggi conta un numero di presenze impensabile in passato e,
probabilmente, oltre ogni più rosea aspettativa; la sfida sta nel potenziare questa
esperienza e nel replicare lo stesso modus operandi su altri fronti.
Il territorio più ricco di potenzialità dal punto di vista culturale sembra essere il
casalese. Nonostante si pensi comunemente che le grandi città siano in grado di offrire
maggiori opportunità, nel casalese insistono le condizioni per realizzare progetti anche
innovativi. È un territorio ricco di idee, con una forte inclinazione al “mettersi in gioco”,
che, secondo gli intervistati, va stimolata e valorizzata.
3.3.8 I servizi pubblici: opinioni e proposte
Nella percezione degli intervistati, il trasporto pubblico rappresenta il settore più
problematico per tutto il territorio provinciale. Ciascuna città centro-zona, capoluogo
compreso, denuncia i limiti di un trasporto pubblico cittadino carente, che non consente
di vivere appieno la città, soprattutto in riferimento ai cittadini che per diversi motivi
non vogliono o non possono utilizzare un’automobile per spostarsi.
Oltre al trasporto pubblico all’interno delle città e ai collegamenti stradali fra centri
urbani, anche il trasporto ferroviario in alcune zone della provincia è pesantemente
deficitario: Acqui e Ovada, in particolare, sono centri mal collegati.
86
Sul piano dei servizi sanitari, alcuni territori della provincia (Acqui e Ovada) stanno
portando avanti la loro battaglia per il mantenimento dei presidi ospedalieri o di prima
accoglienza presenti. Si ritiene infatti fondamentale poter contare su un ristretto nucleo
di servizi di base, tenuto conto da una parte delle caratteristiche orografiche del
territorio, dall’altra della lontananza dal capoluogo, dove l’offerta è più ampia.
Naturalmente la chiusura dei presidi ospedalieri, per certi versi necessaria per le
strutture più piccole, deve essere compensata da un’efficace rete di centri di assistenza
primaria sul territorio, dai medici di medicina generale alla continuità assistenziale
(guardia medica).
Il tema dell’assistenza socio-sanitaria è comunque di grande attualità per tutti i territori
caratterizzati da invecchiamento della popolazione e pone importanti interrogativi sulla
sostenibilità futura del sistema.
3.3.9 La qualità della vita percepita
In conclusione, presentiamo una sintesi del giudizio sulla qualità della vita espresso dai
partecipanti ai focus group per ciascun centro-zona.
Alessandria
Punteggio medio per la qualità della vita: 6,5
Definita come una città tranquilla, comoda, lenta al limite della noia, ma mai immobile.
Emerge chiaramente la mancanza di radicamento degli alessandrini nei confronti della
propria città: se si presentasse una migliore opportunità lavorativa, nessuno esiterebbe
a trasferirsi altrove.
Percezione diffusa è che in provincia la qualità della vita sia migliore rispetto al
capoluogo.
D’altro canto Alessandria viene definita anche interessante e fertile, indice di un certo
fermento; il problema viene individuato invece nell’incapacità di mettere a sistema le
risorse e convogliarle in un progetto.
Acqui Terme
Punteggio medio per la qualità della vita: 7
Ad Acqui la tranquillità della vita di provincia assume una sfumatura negativa:
l’eccessiva staticità che pervade anche l’economia locale e l’autoreferenzialità fanno
dell’acquese una comunità sostanzialmente chiusa agli stimoli esterni.
Esistono buone possibilità di sviluppare rapporti amicali interessanti, ma le opportunità
di divertimento e di arricchimento culturale sono ridotte.
87
Casale Monferrato
Punteggio medio per la qualità della vita: 6,9
Seppure povero di stimoli, secondo i partecipanti ai gruppi il casalese rimane un
territorio dove la qualità della vita raggiunge un livello discreto: c’è la possibilità di
coltivare buone relazioni interpersonali, la città è a misura d’uomo, il ritmo della vita
lento, ma piacevole.
È un territorio caratterizzato da forte individualismo e campanilismo, che rende più
difficile il “fare sistema”. Non mancano tuttavia le condizioni per realizzare progetti
innovativi, a livello sia industriale-produttivo, sia culturale.
Novi Ligure
Punteggio medio per la qualità della vita: 7,6
La dimensione della “tranquillità” è presente in maniera massiccia nella definizione che
i novesi danno della loro città. In effetti appare come una città generosa nei confronti
dei suoi cittadini, in termini sia di opportunità di lavoro, sia di accessibilità ai servizi, sia
di serenità e familiarità. Anche se non particolarmente vivace dal punto di vista
culturale, grazie alla posizione geografica favorevole, dà comunque la possibilità di
accedere con un minimo spostamento ad una offerta più differenziata.
Viene definita come “città solidale”, in cui la rete sociale di rapporti è molto fitta e
funge da protezione nei confronti delle fasce più deboli.
Il basso livello di inquinamento e il clima mite contribuiscono a rendere vivibile la città.
Ovada
Punteggio medio per la qualità della vita: 7,8
Nonostante l’incertezza dal punto di vista dello sviluppo economico, Ovada è il centrozona in cui l’aspetto della tranquillità della vita di provincia assume la connotazione più
marcatamente positiva. Lentezza e la tranquillità non sono soltanto apprezzate, ma
proprio ricercate. La città non offre grandi opportunità di divertimento né di lavoro per
i giovani, tuttavia secondo i partecipanti al gruppo enti e associazioni stanno
progettando iniziative per incentivare la popolazione più giovane a trattenersi in città.
Recentemente si registra un aumento della micro-criminalità, che rende più insicura la
pur sporadica “vita notturna” della città.
Tortona
Punteggio medio per la qualità della vita: 7,1
Tortona sembra aver raggiunto un buon livello di soddisfazione in termini di vivibilità e
di sicurezza. Rispetto al passato, nella percezione degli intervistati risulta aumentata la
qualità della vita in città, mentre è peggiorata la situazione economica.
88
Nella percezione del focus group Tortona infatti sta vivendo una fase di transizione che
potrebbe traghettarla verso il rilancio e il ritorno alla crescita.
Valenza
Punteggio medio per la qualità della vita: 7,2
Nonostante le difficoltà del tessuto economico, la vita a Valenza appare soddisfacente:
tranquilla, a misura d’uomo, con accesso a qualsiasi tipo di servizio e con la concreta
possibilità di lavorare in città.
Secondo gli intervistati, se la qualità della vita risulta migliorata rispetto al passato, la
situazione economica è certamente più problematica.
Si torna a puntare sul senso di comunità, anche attraverso una serie di interventi
urbanistici: la creazione di una piazza centrale, la pedonalizzazione della via principale
e più verde pubblico sono scelte che muovono in direzione della riscoperta della
socialità e della vivibilità degli spazi urbani.
Figura 52. La qualità della vita nei prossimi anni zona per zona
MAX = 10
7,8
7,6
7,2
7,1
7
Media Provincia
Alessandria: 7,16
6,9
Alessandria
Acqui
Terme
Tortona
Valenza
Novi Ligure
Ovada
MIN = 1
Casale M
6,5
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti dai questionari compilati dai
partecipanti ai focus group
89
4 IL TESSUTO IMPRENDITORIALEDELLA PROVINCIADI ALESSANDRIA:
UN’ANALISI ECONOMICO E FINANZIARIA
Con l’obiettivo di ricostruire un quadro di sintesi del tessuto imprenditoriale della
Provincia è stata effettuata un’analisi economico-finanziaria dei bilanci delle imprese
iscritte nel registro delle imprese di Alessandria. Successivamente, al fine di valutare in
ottica comparata le performance registrate dalle imprese alessandrine si sono
confrontati i risultati ottenuti con quelli delle imprese presenti nei registri delle imprese
delle Regioni Piemonte, Lombardia e Liguria.
4.1 Nota metodologica: indicatori, campione e variabili
Gli step metodologici preliminari all’analisi sono stati:

individuazione degli indicatori;

selezione del campione;

selezione delle variabili;

elaborazione dei risultati.
Gli indicatori sono stati individuati in modo selettivo piuttosto che esaustivo. Si ritiene,
infatti, che dall’analisi dei successivi sei indicatori si possa ricostruire un quadro
complessivo e consistente della situazione economico finanziaria delle imprese della
Provincia di Alessandria.
Indicatori
Gli indicatori analizzati sono stati i seguenti:

fatturato, che rappresenta la somma dei ricavi delle vendite e delle prestazioni
di servizi, in aggiunta ad altri ricavi e proventi ordinari di un’azienda;

EBITDA (Earning Before Interest Taxes Depreciation e Amortization) denominato
anche margine operativo lordo, è un indicatore che evidenzia il reddito/flusso di
cassa di un’azienda derivante dalla gestione caratteristica al lordo d’interessi
(gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale), svalutazione di beni e
ammortamenti. Tale indicatore viene spesso utilizzato in quanto è
simile/rappresenta una prima proxy del valore dei flussi di cassa prodotti da una
azienda e, quindi, fornisce l'indicazione più significativa al fine di stimarne il
valore;

Indice di patrimonializzazione, calcolato come rapporto tra Patrimonio Netto
e Attività, fornisce un’idea di quanto il Patrimonio Netto finanzia le attività
dell’impresa e quindi si hanno delle indicazioni sul livello di patrimonializzazione
delle stesse;
90

Rapporto Debito/Patrimonio Netto (D/E), indicatore di struttura finanziaria
calcolato come rapporto tra debito finanziario o Posizione Finanziaria Netta
(PFN) e Patrimonio Netto. Tale indicatore è denominato leva finanziaria;

Debiti bancari/Fatturato, rappresenta l’esposizione bancaria dell’impresa
rispetto al proprio fatturato. I debiti bancari rappresentano una parte del debito
oneroso di un’impresa, insieme ai debiti con i mercati finanziari a seguito
dell’emissione di obbligazioni e a debiti con società finanziarie;

Indice di rotazione del capitale investito, fornisce un’indicazione
dell'efficienza dei fattori produttivi = (ricavi/capitale investito)*100. Esprime il
numero delle volte in cui le risorse impiegate si rinnovano per effetto delle
vendite. Un indice maggiore di uno implica che le risorse investite si rendono
idealmente disponibili più di una volta all’anno.
I valori dei suddetti indicatori sono stati prelevati dai bilanci depositati presso i registri
delle imprese della Provincia di Alessandria, delle Regioni Piemonte e Lombardia e del
Nord Ovest Italia, su un arco temporale di sei anni, dal 2003 al 2008.
Campione
Il campione di imprese analizzate è stato selezionato utilizzando i seguenti criteri:

società di capitali (Srl, Spa, Sapa);

fatturato minimo di 2,5 milioni di Euro nell’ultimo bilancio depositato (2008);

appartenenza a tutti i settori economici definiti dall’ISTAT con i codici ATECO. La
classificazione delle attività economiche ATECO è una tipologia di classificazione
adottata dall'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) per le rilevazioni statistiche
nazionali di carattere economico;

area geografica di riferimento della Provincia di Alessandria e delle Regioni
Piemonte, Liguria e Lombardia.
Il campione individuato utilizzando questi criteri di selezione si componeva
originariamente di circa 36.000 imprese. A causa di alcune incompletezze riscontrate nel
database utilizzato97 il numero di imprese su cui sono state effettuate le analisi si è
attestato a 26.781.
Inoltre, al fine di consentire una lettura e interpretazione dell’analisi più approfondita e
coerente con la struttura del tessuto economico e produttivo, si è suddiviso
ulteriormente il campione in due parti: una che considera le Piccole e Medie Imprese,
l’altra che considera solo le grandi imprese.
Utilizzando la definizione fornita dalla UE il campione è stato, quindi, suddiviso in:

97
Piccole e Medie Imprese, che rappresentano tutte le imprese con un fatturato
inferiore o uguale a 50 milioni di Euro e un numero di dipendenti inferiore a
250;
AIDA Bureau Van Dijk, 2010.
91

Grandi Imprese, che rappresentano le imprese con un fatturato superiore a 50
milioni di Euro e/o un numero di dipendenti superiore o uguale a 250.
Variabili
Per ogni indicatore individuato (Fatturato, EBITDA, Indice di patrimonializzazione,
rapporto Debito/Patrimonio Netto, Debiti bancari/Fatturato e Indice di rotazione del
capitale investito) è stata calcolata la media ponderata, la media semplice e la media
troncata dei valori compresi tra l’anno 2008 e l’anno 2010.
L’utilizzo di differenti medie è essenziale e fondamentale in analisi di questo tipo, in
quanto permette di analizzare e interpretare al meglio i risultati ottenuti:

la media ponderata rappresenta la media dei valori ottenuti dalle 26.781
imprese considerando il loro peso specifico all’interno del campione. Ad esempio,
in termini di fatturato ed EBITDA sul totale. In altre parole, il tasso di crescita
medio del fatturato delle imprese della Provincia di Alessandria è stato calcolato
considerando la media dei valori delle singole imprese, ma poonderandole per il
loro peso relativo sul fatturato totale delle imprese considerate;

la media semplice, rappresenta la media aritmetica dei valori ottenuti dalle
elaborazioni sul campione selezionato. È calcolata sommando i diversi valori a
disposizione e dividendo il risultato per il numero complessivo delle osservazioni.
In altre parole, il tasso di crescita medio del fatturato delle imprese della
Provincia di Alessandria è calcolato considerando semplicemente la media dei
valori delle singole imprese, indipendentemente dal loro peso relativo;

la media troncata rappresenta una media semplice calcolata escludendo i valori
più estremi. Si utilizza quando è utile “normalizzare” il panel di dati o la serie
storica dagli outlier o valori più estremi. Concretamente la media troncata al 5%
è una media semplice che esclude il 5% dei valori che si trovano sugli estremi
della distribuzione (2,5% dalla coda sinistra e 2,5% dalla coda destra). In altre
parole, il tasso di crescita medio del fatturato delle imprese della Provincia di
Alessandria è calcolato considerando la media dei valori delle singole imprese,
escludendo il 2,5% dei valori più elevati e il 2,5% dei valori più bassi.
Ai fini dell’analisi si presentano i risultati ottenuti relativi alla media ponderata e alla
media semplice troncata al 5%. I risultati dei valori relativi alla media semplice non
vengono presentati perché il loro utilizzo è servito in fase di implementazione
dell’analisi come fattore di controllo dei valori ottenuti calcolando la media semplice
troncata. Quest’ultimo è l’indicatore da preferire tra i due, in quanto normalizza i valori
delle serie di dati e consente una lettura migliore dei risultati.
Infine, la suddivisione del campione in grandi imprese e piccole e medie imprese ci ha
permesso di evidenziare una caratteristica forte e distintiva della Provincia: l’elevata
incidenza di grandi imprese sul territorio alessandrino.
Come emerge dalle tabelle successive, infatti, l’incidenza delle grandi imprese, cioè
quelle caratterizzate da un fatturato superiore a 50 milioni di euro e/o con più di 250
dipendenti, è superiore rispetto all’incidenza che si registra in Piemonte e nel Nord
Ovest.
92
Figura 53. Incidenza delle grandi imprese nella Provincia di Alessandria, nel
Piemonte e nel Nord Ovest
Incidenza delle GI
(Fatturato GI su popolazione attiva)
Alessandria
68,67
Piemonte
51,32
Nord Ovest
57,78
Incidenza delle GI
(N. occupati GI su popolazione attiva * 1.000)
Alessandria
225
Piemonte
167
Nord Ovest
182
Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Istat e Aida Bureau Van Dijk
In particolare, il fatturato delle Grandi Imprese e il numero di occupati delle grandi
imprese, sulla popolazione attiva (15-64 anni), è in Provincia di Alessandria di circa il
35% superiore rispetto al Piemonte e di circa il 20% superiore rispetto al Nord Ovest.
Questi risultati fanno emergere un punto di forza della Provincia di Alessandria
che si caratterizza per l’elevata incidenza di grandi imprese.
93
4.2 Risultati delle analisi degli indicatori economici, finanziari e di stabilità
delle Grandi Imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del
Nord Ovest
La tabella successiva mostra i tassi di crescita del fatturato e dell’EBITDA della media
delle grandi imprese presenti nella Provincia di Alessandria, in Piemonte e nel Nord
Ovest, nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, presenti nel campione di 26.781
società di capitali selezionate.
Figura 54. Tasso medio di crescita annuo del fatturato e dell’EBITDA delle
grandi imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest
Tasso di crescita
medio annuo del
fatturato (2003-2008)
Tasso di crescita medio
annuo dell'EBITDA
(2003-2008)
Media ponderata
8,8%
6,2%
Media semplice
troncata (5%)
10,3%
4,3%
Tasso di crescita
medio annuo del
fatturato (2003-2008)
Tasso di crescita medio
annuo dell'EBITDA
(2003-2008)
Media ponderata
7,8%
7,1%
Media semplice
troncata (5%)
10,5%
2,8%
Tasso di crescita
medio annuo del
fatturato (2003-2008)
Tasso di crescita medio
annuo dell'EBITDA
(2003-2008)
Media ponderata
8,1%
4,2%
Media semplice
troncata (5%)
12,3%
11,8%
Alessandria
Tipo di analisi
Piemonte
Tipo di analisi
Nord Ovest
Tipo di analisi
Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Aida Bureau Van Dijk
94
Dai dati del 2008, è utile evidenziare come una variazione dello 0,1% del fatturato delle
grandi imprese ad Alessandria corrisponde, in termini assoluti, a circa 20 milioni di Euro.
Nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, il tessuto imprenditoriale in Provincia di
Alessandria ha registrato un aumento del fatturato superiore a quello registrato in
Piemonte e nel Nord Ovest.
Nello stesso periodo, si è registrato un aumento dell’EBITDA inferiore rispetto a quello
del Piemonte, ma superiore rispetto a quello del Nord Ovest.
Con riferimento all’indice di patrimonializzazione (Patrimonio Netto/attività) le
grandi imprese della Provincia di Alessandria sono risultate, al 2008, meno capitalizzate
rispetto alle grandi imprese del Piemonte e del Nord Ovest. Più nello specifico, le
imprese del Piemonte e del Nord Ovest registrano un indice di patrimonializzazione
superiore del 20% circa rispetto a quello della Provincia di Alessandria.
Il livello di leva finanziaria, cioè il rapporto D/E, delle imprese di Alessandria è risultato
maggiore rispetto a quelle presenti in Piemonte e nel Nord Ovest. In particolare,
rispetto alle imprese del Nord Ovest (1,37) le imprese alessandrine presentano un livello
di D/E superiore del 60% circa. Ciò significa che mediamente le imprese alessandrine
hanno una struttura finanziaria più rischiosa rispetto a quella media delle imprese del
Nord Ovest. Questa situazione è particolarmente grave soprattutto se correlata a una
minore patrimonializzazione.
Anche analizzando il livello d’indebitamento bancario sul totale del fatturato
emerge come, mediamente, le imprese registrate in Provincia di Alessandria siano più
esposte nei confronti delle banche rispetto alla media delle imprese del Piemonte e del
Nord Ovest. Concretamente, i debiti bancari sul fatturato ad Alessandria si attestano, in
media, ad un valore superiore di circa l’80% rispetto a quello che si registra in Piemonte
e nel Nord Ovest.
Infine, l’indice di rotazione del capitale investito, considerato come una proxy
dell'efficienza nell’utilizzo dei fattori produttivi, è inferiore del 15% circa ad
Alessandria rispetto ai valori che si registrano in Piemonte e nel Nord Ovest.
Figura 55. Valori relativi all’Indice di patrimonializzazione, al rapporto D/E, ai
Debiti Bancari/Fatturato e all’Indice di Rotazione del Capitale Investito delle
grandi imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest
(anno 2008)
Rapporto D/E
Media semplice
25,7%
2,22
29,2%
1,05
Media semplice
troncata (5%)
26,1%
1,82
28,1%
1,04
Tipo di analisi
Alessandria
Indice di
Debiti
Rotazione del
bancari/Fatturato
Capitale
Investito
Indice di
patrimonializzazione
(PN/totale attività)
95
Rapporto D/E
Media semplice
30,3%
2,09
16,4%
1,22
Media semplice
troncata (5%)
30,0%
1,44
15,1%
1,18
Piemonte
Tipo di analisi
Indice di
Debiti
Rotazione del
bancari/Fatturato
Capitale
Investito
Indice di
patrimonializzazione
(PN/totale attività)
Rapporto D/E
Media semplice
29,3%
1,37
16,5%
1,25
Media semplice
troncata (5%)
29,7%
0,96
15,2%
1,21
Tipo di analisi
Nord Ovest
Indice di
Debiti
Rotazione del
bancari/Fatturato
Capitale
Investito
Indice di
patrimonializzazione
(PN/totale attività)
Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Aida Bureau Van Dijk
In conclusione, in base alle analisi condotte le grandi imprese in Provincia di Alessandria
evidenziano andamenti del fatturato e dell’EBITDA sostanzialmente in linea con quelli
del Piemonte e del Nord Ovest, mentre si caratterizzano per una struttura finanziaria
più rischiosa, un indice di patrimonializzazione inferiore, un’incidenza dei debiti bancari
sul fatturato quasi doppia e un indice di rotazione del capitale inferiore al Piemonte e
al Nord Ovest.
4.3 Risultati delle analisi degli indicatori economici, finanziari e di stabilità
delle Piccole e Medie Imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte
e del Nord Ovest
L’analisi condotta sulle grandi imprese è stata implementata anche sulle Piccole e Medie
Imprese. In tal senso, la tabella successiva mostra i tassi di crescita del fatturato e
dell’EBITDA della media delle Piccole e Medie Imprese presenti nella Provincia di
Alessandria, in Piemonte e nel Nord Ovest, nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008,
presenti nel campione di 26.781 società di capitali .
96
Figura 56. Tasso medio di crescita annuo del fatturato e dell’EBITDA delle
Piccole e Medie Imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del
Nord Ovest
Tasso di crescita medio
annuo del fatturato
(2003-2008)
Tasso di crescita medio
annuo dell'EBITDA
(2003-2008)
Media ponderata
5,8%
2,3%
Media semplice
troncata (5%)
14,4%
10,3%
Tasso di crescita medio
annuo del fatturato
(2003-2008)
Tasso di crescita medio
annuo dell'EBITDA
(2003-2008)
Media ponderata
6,1%
3,1%
Media semplice
troncata (5%)
14,0%
9,1%
Tasso di crescita medio
annuo del fatturato
(2003-2008)
Tasso di crescita medio
annuo dell'EBITDA
(2003-2008)
Media ponderata
5,8%
2,4%
Media semplice
troncata (5%)
14,5%
10,2%
Alessandria
Tipo di analisi
Piemonte
Tipo di analisi
Nord Ovest
Tipo di analisi
Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Aida Bureau Van Dijk
Nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, il tessuto imprenditoriale in Provincia di
Alessandria ha registrato un aumento del fatturato inferiore a quello registrato in
Piemonte e in linea con quello registrato nel Nord Ovest.
Nello stesso periodo, si è registrato un aumento dell’EBITDA inferiore sia rispetto a
quello registrato in Piemonte, sia rispetto a quello registrato nel Nord Ovest.
Il livello di leva finanziaria delle imprese di Alessandria risulta maggiore rispetto a
quello delle imprese presenti in Piemonte e nel Nord Ovest. Più nello specifico, le
imprese alessandrine presentano un livello di leva finanziaria del 50% circa superiore
rispetto al Piemonte e del 10% circa superiore rispetto al Nord Ovest. Si conferma la
tendenza già registrata per le grandi imprese, cioè che mediamente le imprese
97
alessandrine hanno una struttura finanziaria più rischiosa rispetto a quella media delle
imprese del Piemonte e del Nord Ovest.
Con riferimento all’indice di patrimonializzazione, al rapporto tra debiti bancari e
fatturato e all’indice di rotazione del capitale investito, i risultati mostrano una
sostanziale allineamento dei valori tra le imprese della Provincia di Alessandria e quelle
del Piemonte e del Nord Ovest.
Figura 57. Valori relativi all’Indice di patrimonializzazione, al rapporto D/E, ai
Debiti Bancari/Fatturato e all’Indice di Rotazione del Capitale Investito delle
grandi imprese della Provincia di Alessandria, del Piemonte e del Nord Ovest
(anno 2008)
Alessandria
Indice di
Debiti
Tipo di analisi patrimonializzazione Rapporto D/E
bancari/Fatturato
(PN/totale attività)
Media semplice
23,7%
3,27
17,2%
1,41
Media semplice
troncata (5%)
24,4%
2,45
16,0%
1,38
Debiti
bancari/Fatturato
Indice di
Rotazione del
Capitale
Investito
Piemonte
Indice di
Tipo di analisi patrimonializzazione Rapporto D/E
(PN/totale attività)
Media semplice
22,5%
2,25
17,9%
1,40
Media semplice
troncata (5%)
23,8%
2,00
16,7%
1,36
Indice di
Debiti
Tipo di analisi patrimonializzazione Rapporto D/E
bancari/Fatturato
(PN/totale attività)
Nord Ovest
Indice di
Rotazione del
Capitale
Investito
Indice di
Rotazione del
Capitale
Investito
Media semplice
23,3%
3,03
17,9%
1,41
Media semplice
troncata (5%)
24,1%
2,04
16,6%
1,37
Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Istat e Aida Bureau Van Dijk
98
In conclusione, le Piccole e Medie Imprese in Provincia di Alessandria evidenziano
andamenti del fatturato e dell’EBITDA leggermente inferiori o in linea rispetto a quelli
delle imprese di analoghe dimensioni del Piemonte e del Nord Ovest e si caratterizzano
per una struttura finanziaria più rischiosa. L’incidenza dei debiti bancari sul fatturato,
l’indice di patrimonializzazione e l’indice di rotazione del capitale investito sono,
invece, in linea con quelli delle imprese del Piemonte e del Nord Ovest. Nelle tabelle
successive si presenta un quadro di sintesi dei risultati emersi nell’analisi.
Figura 58. Sintesi dei risultati relativi all’analisi condotta sulle Grandi Imprese
Alessandria
Fatturato
(tasso di crescita medio annuo 2003‐2008)
EBITDA
(tasso di crescita medio annuo 2003‐2008)
Indice di patrimonializzazione
(2008)
Rapporto D/E
(2008)
Debiti bancari/Fatturato
(2008)
Indice di Rotazione del Capitale Investito
(2008)
Piemonte
Nord Ovest
Alessandria vs Alessandria Vs Piemonte
Nord Ovest
8,8%
7,8%
8,1%
1,0%
0,7%
6,2%
7,1%
4,2%
‐0,9%
2,0%
25,7%
30,3%
29,3%
‐4,6%
‐3,6%
2,22 2,09 1,37 0,13 0,85 29,2%
16,4%
16,5%
12,8%
12,7%
1,05 1,22 1,25 ‐0,17
‐0,20
Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Istat e Aida Bureau Van Dijk
Figura 59. Sintesi dei risultati relativi all’analisi condotta sulle Piccole e Medie
Imprese
Alessandria
Fatturato
(tasso di crescita medio annuo 2003‐2008)
EBITDA
(tasso di crescita medio annuo 2003‐2008)
Indice di patrimonializzazione
(2008)
Rapporto D/E
(2008)
Debiti bancari/Fatturato
(2008)
Indice di Rotazione del Capitale Investito
(2008)
Piemonte
Nord Ovest
Alessandria vs Alessandria Vs Piemonte
Nord Ovest
5,8%
6,1%
5,8%
‐0,3%
0,0%
2,3%
3,1%
2,4%
‐0,8%
‐0,1%
23,7%
22,5%
23,3%
1,2%
0,4%
3,27 2,25 3,03 1,02 0,24 17,2%
17,9%
17,9%
‐0,7%
‐0,7%
1,41 1,40 1,41 0,01 ‐
Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Istat e Aida Bureau Van Dijk
99
4.4 Il sistema banche imprese e il tema delle sofferenze bancarie
In base ad una recente indagine98 congiunturale della Banca Italia sulle settore
manifatturiero e dei servizi, è emerso come nel corso del 2009 la spesa per investimenti
pianificata per il 2010 è stata per tre imprese su dieci più contenuta di quella, già
modesta, pianificata alla fine dello scorso anno.
La riduzione è ancora più sensibile per le aziende dell’industria con almeno 200 addetti
(oltre quattro su dieci). Ancora, quasi un terzo delle imprese segnala un inasprimento
delle condizioni di accesso al credito. Per la maggioranza delle imprese crescono le
dilazioni di pagamento concesse ai clienti.
Sempre a livello italiano, con particolare riferimento agli aspetti finanziari, tra i motivi
che sono stati segnalati dalle imprese che hanno percepito un inasprimento delle
condizioni di finanziamento è stato rilevato che il 63% attribuisce tale situazione ad un
maggiore costo o a una richiesta di garanzie più elevate, il 28% al rifiuto delle proprie
domande di nuovi finanziamenti e il 22% ad una richiesta di rientro, anche parziale, dai
fidi in essere.
Le tensioni finanziarie delle imprese si sono riflesse in un allungamento dei tempi di
pagamento delle transazioni commerciali: la quota di aziende che hanno riportato un
aumento delle dilazioni di pagamento concesse supera di 42 punti percentuali quella
che segnalato una riduzione delle dilazioni di pagamento concesse. Più accentuata è la
dinamica relativa ai ritardi di pagamento dei clienti in crescita nell’ultimo trimestre del
55,6% all’anno.
Quest’ultimo fenomeno è emerso anche nel corso delle interviste effettuate tra gli
stakeholder del territorio alessandrino, che hanno segnalato in modo particolare il
ritardo col quale la pubblica amministrazione assolve i propri debiti.
Un’altro dei fattori che a livello nazionale, è stato segnalato come fattore ostativo di
accesso al credito negli ultimi anni è stata l’applicazione, da parte delle banche, dei
parametri previsti dall’accordo di Basilea 2, che ha comportato un significativo aumento
dei vincoli di concessione del credito.
La rischiosità del credito è uno dei fattori primari che influenzano le decisioni di
finanziamento delle Banche e, quindi, influisce sulla decisione di affidamento del
prestito, l’entità dello stesso, nonché le condizioni finanziarie praticate (tasso di
interesse).
Dall’analisi delle performance relative al periodo 2003-2008 delle imprese della
Provincia di Alessandria emergono dei punti di criticità comuni sia per le grandi imprese
che per le piccole e medie imprese. Come evidenziato, le imprese alessandrine si
caratterizzano per un livello di leva finanziaria superiore a quello delle imprese del
Piemonte e del Nord Ovest e, negli ultimi anni, il tasso medio di crescita del fatturato e
dell’EBITDA (per le piccole e medie imprese) si è attestato a livelli inferiori rispetto a
quelli registrati in Piemonte e nel Nord Ovest.
98
“Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi”, Anno XIX Numero 57 - 4
novembre 2009; Il sondaggio congiunturale sulle imprese svolto dalla Banca d’Italia è stato svolto
tra il 22 settembre e il 14 ottobre 2009.
100
Una crescita inferiore e una situazione di rischiosità finanziaria superiore (leva
finanziaria) evidenziano situazioni di criticità che si traducono anche in elevate
sofferenze bancarie nella Provincia di Alessandria.
Come si evince dal grafico successivo, il rapporto tra sofferenze bancarie e impieghi in
Provincia di Alessandria è storicamente maggiore rispetto a quello del Piemonte e, dalla
fine del 2002 in poi, è risultato maggiore anche rispetto a quello medio italiano.
Figura 60. Rapporto tra sofferenze bancarie e impieghi nel periodo compreso
tra il 1998 e il 2009
10%
9%
8%
7%
6%
5%
4%
3%
giu-98
dic-98
giu-99
dic-99
giu-00
dic-00
giu-01
dic-01
giu-02
dic-02
giu-03
dic-03
giu-04
dic-04
giu-05
dic-05
giu-06
dic-06
giu-07
dic-07
giu-08
dic-08
giu-09
2%
Alessandria
Piemonte
Italia
Fonte: Elaborazioni TEH-Ambrosetti su dati Banca di Italia
La rischiosità del credito è uno degli elementi di maggiore criticità che si presenta in
Provincia di Alessandria, infatti, dal mese di dicembre 2007, è risultato quasi il doppio
rispetto a quello italiano e piemontese.
101
5
DIAGNOSI DEGLI AMBITI DI RIFERIMENTO ANALIZZATI E PROPOSTE DI
SVILUPPO
5.1 Un nuovo approccio al turismo
5.1.1 Introduzione
La Provincia di Alessandria, pur non essendo un territorio a forte vocazione turistica,
esprime un’offerta piuttosto articolata e diversificata, sia in termini di dotazione
ricettiva (strutture alberghiere e soprattutto extra-alberghiere), sia di prodotti turistici,
riconducibili essenzialmente ai seguenti aspetti (per una descrizione più dettagliata si
rimanda al capitolo 2.9 del presente rapporto):

Arte, storia e cultura e turismo religioso;

Enogastronomia;

Termalismo;

Golf e altre attività sportive/all’aria aperta (cicloturismo, trekking, ecc.);

Turismo d’affari e congressuale.
Come è stato descritto in precedenza, il turismo alessandrino mostra dati relativi ai
flussi in costante crescita negli ultimi anni99 e questo comparto ha assunto un peso
economico e occupazionale rilevante per lo sviluppo economico (diretto e indotto) della
Provincia, soprattutto in chiave prospettica. Tuttavia, la permanenza media dei
turisti sul territorio alessandrino risulta ancora inferiore rispetto alla media
regionale.
La Provincia di Alessandria è visitata anche da un flusso rilevante di escursionisti,
ovvero visitatori di giornata, che sebbene non siano misurati dalle statistiche ufficiali,
rappresentano un segmento di grande interesse per lo sviluppo economico del settore
turistico. Soprattutto se interessati all’offerta enogastronomica del territorio, infatti, i
visitatori delle zone “di collina” presentano una spesa media pro capite di circa 100
euro, nettamente superiore a quella dei visitatori “di montagna” (meno di 50 euro) e
“di mare” (meno di 30 euro)100.
Tuttavia, se osserviamo il peso del turismo alessandrino su quello regionale, nonché la
crescita fatta registrare recentemente dai segmenti turistici nei quali la Provincia di
Alessandria è attrezzata per competere con successo, sembra esistere un certo
potenziale di crescita ancora da sfruttare.
Infatti, la Provincia di Alessandria rappresenta il 14% della superficie del Piemonte, il
9,9% della sua popolazione e l’8,0% del Prodotto Interno Lordo, ma soltanto il 7,5%
degli arrivi, il 5,1% delle presenze turistiche totali e il 4,5% delle presenze turistiche
straniere.
99
Con l’eccezione della correzione registrata nel 2009, anno in cui si sono manifestati anche sul
territorio alessandrino gli effetti della crisi economica globale.
100
Fonte: interviste con opinion leader
102
Osservando i dati del turismo enogastronomico in Italia, si evince che la quota dei
turisti che scelgono la destinazione per soddisfare tale interesse è pari all’11%, e questa
domanda è intercettata nel nostro Paese da circa 18.000 agriturismi e 57.350 imprese
rurali (frantoi, cantine, cascine..) aperte al pubblico dove è possibile acquistare i
prodotti tipici locali. Secondo un recente sondaggio di Coldiretti, il turismo
enogastronomico e rurale in Italia vale 5 miliardi di euro (sul totale del turismo di 1.500
miliardi). I turisti alla scoperta della ricchezza enogastronomica in Italia, sia italiani che
stranieri, sono in media molto soddisfatti dell’esperienza (voto 8/10) e la caratteristica
più premiata dai turisti è l’alta qualità del cibo e del vino (Fonte: ISNART - Istituto
Nazionale Ricerche Turistiche).
Per quanto riguarda il turismo termale, i mutamenti socio-demografici in atto, come il
fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e la sempre maggiore attenzione al
benessere e alla salute, conferiscono crescente risalto alla dimensione “salutistica” del
turismo. Il segmento health del turismo riguarda tanto la dimensione della prevenzione
e del benessere fisico e mentale (wellness), quanto la dimensione medico/sanitaria,
ovvero la cura delle patologie e la successiva convalescenza. Le imprese che offrono
servizi legati al benessere in Italia sono 30 mila e gli addetti circa 56 mila. La maggior
parte sono istituti di bellezza, ma ci sono anche oltre 4.200 tra alberghi e alloggi
agrituristici, 1.400 piscine e palestre, circa 500 stabilimenti balneari e ancora circa 2.500
tra centri idrotermali e stabilimenti per il benessere fisico. Dai primi anni ’90 il numero
di imprese legate al benessere è cresciuto del 50% e gli occupati del 63%. Nel 2007 il
volume d’affari legato alle attività dei centri benessere può essere stimato in circa 16
miliardi di euro, pari a circa il 2% della spesa annua per consumi delle famiglie italiane,
ovvero circa 275 euro pro capite annui. Si tratta di un settore che fa registrare
costantemente tassi di crescita medi annui del 15%. Secondo i risultati di una recente
indagine di mercato, il profilo del cliente-tipo è quello di una coppia che trascorre un
week-end in una beauty farm/centro benessere approfittando di una pausa dal lavoro
(ponte).
Per quanto riguarda il turismo culturale e artistico, nel 2007 le visite agli Istituti
Culturali in Italia sono state 34,4 milioni; di queste 16,3 milioni hanno riguardato
monumenti ed aree archeologiche, 10,7 milioni musei e 7,4 milioni circuiti museali,
generando un introito lordo di circa 106 miliardi di euro. Negli ultimi anni è
gradualmente cresciuto il numero delle “grandi mostre”, passando dalle 32 del 2005
alle 41 del 2007, per un totale di visitatori di 5,4 milioni nel 2007. Nei primi mesi del
2008, il trend delle visite a monumenti, aree archeologiche e musei ha registrato una
flessione del 4%, mentre la spesa in biglietti è cresciuta del 1,18%. A testimonianza
della vivacità di questo segmento turistico, che riscuote successo anche nelle medie-città
e non solo nelle grandi capitali culturali, si riportano ad esempio i dati della mostra su
Andrea Mantegna che ha coinvolto Padova, Verona e Mantova per 20 settimane
raccogliendo 150 mila visitatori, con provenienza da tutta Italia, e della mostra
“Silvestro Lega - I Macchiaioli e il Quattrocento” che si è tenuta a Forlì dal 14 gennaio al
24 giugno 2007 e ha registrato 86.094 visitatori in 142 giorni, con una media di 606
persone al giorno.
Il golf, pratica sportiva la cui diffusione è in costante aumento, sembra essere in grado
di diversificare e qualificare l’offerta turistica locale, contribuire alla
destagionalizzazione dei flussi attirando nuovi target, generalmente ad elevata
capacità di spesa, e migliorare la visibilità del territorio sul mercato turistico. Inoltre,
questo segmento turistico rappresenta un veicolo di sviluppo economico grazie alla
creazione di nuova occupazione e ricadute sull’indotto (ristorazione, settore
103
immobiliare, ecc.) e contribuisce alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente. In Italia
nel 2006 il giro d’affari generato dal comparto del golf è stato di 140 milioni di euro,
generato da 250.000 turisti golfisti. Negli ultimi 10 anni, il tasso medio annuo di crescita
delle strutture è stato del 2,4%, a fronte di un aumento dei tesserati del 5,6% annuo.
Negli ultimi 10 anni i tesserati sono aumentati del 73%, i Golf Club (oggi 378) sono
aumentati del 26% e i campi pratica sono più che raddoppiati.
5.1.2 Le debolezze del sistema turistico alessandrino
Dall’analisi dei documenti disponibili e dalle numerose interviste effettuate tra gli
operatori del territorio, nonostante sia emersa la presenza di alcune eccellenze e di
promettenti progetti di promozione e sviluppo del turismo avviati sul territorio, sono
state identificate alcune debolezze relative al sistema turistico alessandrino.
La prima di esse riguarda l’assenza, all’interno del sistema d’offerta, di specifici
magneti di attrattività, ovvero elementi capaci di garantire un afflusso
quantitativamente rilevante e costante di visitatori, ed attivare così un circuito virtuoso
tra offerta e domanda turistica.
Il Serravalle Designer Outlet di Serravalle Scrivia, in verità, può essere considerato un
importante attrattore di flussi: si tratta del più grande outlet commerciale d’Europa,
con 180 negozi e marchi di prestigio internazionale e un flusso di 4,5 milioni di visitatori
realizzato nel 2008 (l’ammontare totale di visitatori dal 2000 ad oggi supera quota 20
milioni).
Tuttavia, il potenziale di sviluppo per le realtà commerciali ed economiche locali e di
conoscenza del patrimonio storico e culturale del territorio non appare del tutto
sfruttato. Infatti, anche se all’interno dell’outlet è presente un ufficio turistico che
propone gite organizzate e visite ai luoghi del territorio circostante (pernottamento
negli alberghi di Novi Ligure e sconti nei negozi del centro storico, visite guidate, ecc.),
un flusso di visitatori di tale entità meriterebbe sforzi promozionali e organizzativi di
maggiore portata e di interesse per l’intero territorio, al fine di ”incanalare” una quota
di tali visitatori nell’intera offerta turistica della Provincia. Si tratta di attrarre anche e
soprattutto turisti stranieri ad alta capacità di spesa, considerato il fatto che ben il 15%
dei visitatori/acquirenti dell’outlet è costituito da stranieri (provenienti da paesi come
Russia, Serbia, Cina, Croazia, Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone): in una fase di
flessione delle presenze di turisti stranieri in Italia, gli outlet sono uno strumento in
grado di richiamare visitatori soprattutto dai Paesi che non appartengono all’Unione
Europea.
Una seconda debolezza riscontrata, nonostante negli ultimi anni il livello qualitativo
delle strutture alberghiere sia aumentato101 (si veda il paragrafo 2.9), è la mancanza di
strutture ricettive di elevato standing all’interno del sistema dell’accoglienza. Come
si dirà nei successivi paragrafi, se il sistema di offerta turistica alessandrino,
coerentemente con gli elementi del proprio patrimonio climatico-paesaggistico e
storico-culturale, vuole dare risposta alla crescente domanda di turisti interessati
all’arte, la cultura, l’enogastronomia, il golf, ecc., appare evidente la necessità di dotarsi
101
Si veda il paragrafo 2.9. Essitono comunque alcuni casi di strutture e ristorianti eccellenti e si
segnala che la professionalità degli operatori sta evolvendo, in media, rispetto al passato.
104
di strutture ricettive e ristorative idonee, capaci di attrarre un turista “evoluto” e a
capacità di spesa medio-alta.
Un ulteriore punto di attenzione scaturito dalla diagnosi del sistema turistico
alessandrino è rappresentato dalla bassa riconoscibilità di alcuni prodotti e servizi
turistici offerti (ad esempio si pensi alla notorietà – non alla qualità – di vini e prodotti
gastronomici del territorio alessandrino rispetto a quella degli stessi prodotti dei
territori limitrofi).
Infine, un altro fattore di debolezza, che in parte è stato causa del precedente, è
riconducibile a nostro avviso alla difficoltà di “fare sistema” (ovvero all’accentuata
frammentazione dell’offerta), di promuovere efficacemente ed in modo unitario
sui circuiti nazionali ed internazionali la propria offerta turistica e all’assenza di
un marchio102 affermato e distintivo dell’identità territoriale (l’appartenenza al
Monferrato non appare essere utilizzata come collante delle iniziative103).
5.1.3 Una strategia per lo sviluppo del turismo
Come è noto esiste una dicotomia sempre più forte fra il turismo di massa e il turismo di
élite, conferendo a quest’ultimo una valenza non solo economica ma, anche e
soprattutto, culturale. I turisti di qualità, infatti, ricercano “insiemi di prodotti”
caratterizzati da raffinatezza, genuinità, originalità, cultura, servizi di livello eccellente,
privacy, sicurezza.
La domanda di tali turisti, inoltre, si differenzia sempre di più in vere e proprie nicchie,
ma essi ricercano anche “pacchetti” con molti prodotti e opportunità disponibili
congiuntamente. L’emergere di tale tipologia di turista sta modificando il paniere
turistico che registra, rispetto al recente passato, una spesa minore per viaggi ed
alloggio, e maggiore per shopping, enogastronomia, visite culturali, escursioni naturalipaesaggistiche, spettacoli ed altri servizi ad alto valore aggiunto.
È evidente che la Provincia di Alessandria, per cogliere il potenziale turistico dei propri
patrimoni e sfruttare il trend di crescita dei segmenti turistici sopra indicati, dovrebbe
puntare ad attrarre soprattutto quest’ultima tipologia di turista, anche sfruttando la
posizione limitrofa e baricentrica rispetto alle grandi città del Nord Ovest.
Alla luce di queste considerazioni occorre definire una strategia per lo sviluppo
del turismo che sia finalizzata, attraverso un progetto pluriennale di medio-lungo
termine, alla realizzazione di un nuovo sistema turistico, capace di innescare il circolo
virtuoso rappresentato nella seguente figura.
102
In realtà esiste un marchio d’area (Alessandria & Monferrato), che tuttavia appare poco
utilizzato ed è destinato prevalentemente al mondo B2B, mentre non è attualmente impiegato
per promuovere e caratterizzare il sistema d’offerta direttamente presso il pubblico.
103
Anche se, negli ultimi 2 anni, la Società Palazzo Monferrato sta cercando di utilizzare
Monferrato come aggregatore di iniziative, ed il territorio ed alcuni produttori stanno iniziando
a far leva su questo per la promozione di prodotti e servizi offerti.
105
Figura 61. Il circolo virtuoso del nuovo turismo alessandrino
OFFERTA PIÙ
ATTRATTIVA,
COMPLETA E
DI MIGLIORE
QUALITÀ
MAGGIORE
PERMANENZA
E SPESA
Obiettivi di
un nuovo
sistema
turistico
PROMOZIONE
DELL’IMMAGINE
DEL TERRITORIO
TURISTI
PIÙ
QUALIFICATI
Fonte: The European House-Ambrosetti
Attraverso la realizzazione di un’offerta turistica più attraente, completa e di più alta
qualità è possibile migliorare l’immagine del territorio percepita all’esterno ed attrarre
turisti più qualificati, che sostino più a lungo e spendano di più (in quanto disposti ad
una maggiore spesa, in quanto trovano occasioni di spesa e in quanto soggiornano il
tempo necessario per avere maggiori occasioni di spesa).
I maggiori introiti derivanti dall’incremento della durata del soggiorno e della spesa
media dei turisti dovrebbero essere impiegati per l’ulteriore avanzamento del sistema,
mediante investimenti in strutture ricettive e ricreative ed in infrastrutture, in modo da
offrire prodotti e servizi di qualità eccellente, alimentando così il circolo virtuoso
illustrato.
Il tema non è quello di realizzare uno o più investimenti immobiliari, ad esempio un
nuovo hotel, ma quello di elaborare un sistema progettuale integrato e complessivo,
all’interno del quale collocare le realizzazioni – anche immobiliari – per garantire una
visione di insieme più forte e sistemica. Ad esempio, si calcola che l’incremento del 10%
delle presenze turistiche porterebbe un aumento dell’indotto economico diretto di 6,3
milioni di euro104.
I fattori chiave caratterizzanti il nuovo sistema turistico dovrebbero essere, pertanto, i
seguenti quattro:

Qualità costante a tutti i livelli (delle strutture, dei prodotti, dei servizi e delle
esperienze offerte, dell’accoglienza, dell’ospitalità, della comunicazione, della
promozione e della distribuzione) e coerente con la classe/tipologia di strutture ;
104
Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su dati Sviluppo Piemonte Turismo e
dati sulla spesa media giornaliera pro capite del turista in Italia tratti della ricerca IULM “Turismo
culturale e Destination Management delle città d'arte”
106

Distintività/Riconoscibilità (rilancio dell’identità locale, delle tradizioni
culturali, delle istituzioni, della peculiarità dei luoghi, in contrapposizione con la
standardizzazione delle esperienze, dei prodotti e dei servizi del turismo di
massa);

Destagionalizzazione e permanenza (inducendo il turista ad una sosta più
duratura, moltiplicando le occasioni di interesse e svago, in ogni periodo
dell’anno);

Condivisione, collaborazione tra pubblico (che dovrebbe garantire
investimenti, incentivi, politiche ad hoc, stabilità e coerenza delle politiche) e
privato (che dovrebbe dimostrare spirito di cooperazione, intraprendenza e
maggiore propensione al rischio e spirito imprenditoriale) e coordinamento
delle iniziative complessive.
Questa strategia, per superare le debolezze riscontrate nel sistema turistico alessandrino
e valorizzare i punti di forza e le eccellenze presenti sul territorio, dovrebbe basarsi sulle
seguenti tre macro-linee di azione:

creare un sistema di offerta di prodotti e servizi turistici ben definito e
strutturato, organizzato in una logica il più possibile integrata e promosso come
circuito unitario legato alle caratteristiche, la storia e la cultura del
territorio, soprattutto utilizzando un marchio d’area del Monferrato che
accomuni i diversi prodotti e le diverse iniziative, con una politica di marketing
mirata e aggressiva;

realizzare un nuovo forte attrattore, complementare e coerente con il sistema
di offerta già esistente;

promuovere l’immagine del territorio e del sistema turistico in modo
coordinato rafforzando/innovando gli strumenti dedicati (un soggetto che ne
rappresenti la cabina di regia, il marchio).
5.1.4 Creare un sistema integrato di offerta turistica
Nei paragrafi precedenti è già stata sottolineato come Il territorio alessandrino offra un
sistema d’offerta turistica piuttosto differenziato e articolato. Tuttavia, esso è
composto di prodotti e servizi che non appaiono tra loro ben legati, né inseriti
in un circuito integrato e organizzato.
Poiché nel processo decisionale del turista la scelta della destinazione si trova a valle
rispetto all’identificazione del tipo di vacanza, solo le destinazioni visibili vengono prese
in considerazione e a competere sul mercato sono quei “distretti” che hanno saputo
differenziarsi, proponendo specifici prodotti a segmenti di clientela ben identificati. E’
necessario quindi che le singole iniziative che si intende portare avanti sul territorio
(l’enogastronomia, il turismo storico-artistico-culturale - relativo alla visita dei musei,
delle mostre, dei castelli, dei patrimoni Unesco e degli altri elementi storici ed
architettonici di interesse presenti in Provincia di Alessandria – il golf e gli altri percorsi
che prevedono esperienze naturalistiche, il termalismo, il turismo congressuale, lo
107
shopping di alta gamma, ecc.) siano parte di un unico progetto di sviluppo che
sappia valorizzare le caratteristiche distintive del territorio e costituire un
circuito turistico ben definito.
Rispetto alla situazione attuale, pertanto, il sistema di offerta dovrebbe essere:

definito e strutturato con maggiore chiarezza;

organizzato in una logica il più possibile integrata;

promosso come circuito unitario legato alle caratteristiche, la storia e la cultura
del territorio, utilizzando un marchio d’area del Monferrato che accomuni i
diversi prodotti e le diverse iniziative.
A nostro avviso, da un lato occorre introdurre nel sistema d’offerta maggiore
qualità costante a tutti i livelli, ad esempio attraverso una più accurata
organizzazione e valorizzazione105 dei siti di interesse artistico, storico, culturale e
naturalistico esistenti e, dall’altro, promuovere l’innovazione e il rinnovamento di
strutture ricettive, ristorative e commerciali e dei servizi turistici proposti.
Rispetto a questo secondo punto, alcuni nuovi ambiti di intervento che suggeriamo di
affrontare riguardano:
105

l’ulteriore valorizzazione del patrimonio dei castelli (si veda il paragrafo
2.8), in aggiunta e a completamento dei progetti in corso di realizzazione;

la sperimentazione dell’albergo diffuso;

la maggiore valorizzazione del turismo culturale-religioso in generale e del
turismo ebraico legato alla Sinagoga e i musei di Casale Monferrato in
particolare. Ad esempio, la realizzazione di strutture ricettive (hotel e ristoranti)
kosher potrebbe favorire l’afflusso di turisti ebrei, osservanti delle regole della
propria religione, interessati a visitare i patrimoni religiosi di Casale e del
Piemonte in generale;

un maggiore sfruttamento del Serravalle Outlet come vetrina per l’offerta
turistica alessandrina, nonché un maggiore collegamento con gli esercizi
ricettivi, ristorativi e commerciali dei centri storici limitrofi;

l’utilizzo di strumenti per aumentare la riconoscibilità del Monferrato, come ad
esempio la dislocazione di simboli/cartelli/vessilli sul territorio. Si tratta di
un’iniziativa finalizzata non solo a rendere maggiormente riconoscibile il
territorio da parte dei turisti (si riscontra spesso, all’estero e non solo, una scarsa
conoscenza della localizzazione geografica del Monferrato), ma anche e
soprattutto uno strumento per aumentare il senso di appartenenza al territorio
da parte dei cittadini e ridurre la tendenza al campanilismo, alla
frammentazione e all’individualismo molto spesso riscontrata nelle interviste da
noi realizzate sul territorio.
Come emerso da numerose interviste con gli opinion leader del territorio
108
Di seguito si approfondiscono ulteriormente i primi due ambiti di intervento proposti.
L’attività di valorizzazione turistica del patrimonio dei castelli è perseguita in
particolare dalla Provincia, che sta portando avanti il progetto “Sistema turistico
integrato Castelli della Provincia di Alessandria”, che verrà realizzato in collaborazione
con altri enti locali, associazioni e proprietari dei castelli. Lo scopo del progetto è quello
di estendere a tutto il Monferrato e all’alessandrino il progetto “Paesaggi e Castelli”,
rassegna giunta alla terza edizione, che integra turismo culturale, enogastronomico e
paesaggistico, trasformando e potenziando la sezione di “Castelli Aperti” della
Provincia di Alessandria (l’iniziativa promossa, ormai da diversi anni, insieme alle
Province di Asti e Cuneo con il contributo della Regione Piemonte). È prevista inoltre la
possibilità di realizzare spettacoli e altri appuntamenti di carattere artistico, culturale e
di natura enogastronomica, al fine di migliorare e consolidare un’offerta identificabile e
riconducibile al prodotto “I Castelli del Monferrato”.
Poiché i castelli del Monferrato sono, in maggioranza, di proprietà privata (il che
presenta un valore, in grado anche di conferire maggiore autenticità all’esperienza del
visitatore), occorre a nostro avviso rafforzare il modello di collaborazione tra
pubblico e privato106, finalizzandolo da un lato a massimizzare le opportunità di
valorizzazione turistica di questo patrimonio e, dall’altra, a garantire ai castellani la
conservazione delle proprie proprietà e offrire loro incentivi per la realizzazione degli
interventi di messa in sicurezza e riqualificazione (architettonica, storico-artistica e
ambientale) necessari per la piena valorizzazione e fruizione dei castelli. Si propone, in
particolare, la definizione di accordi che prevedano degli incentivi finanziari ai
proprietari per la realizzazione di queste opere, a fronte dell’obbligo di inserire le loro
proprietà nel circuito Castelli Aperti/Paesaggi e Castelli, con un programma di aperture
e fruibilità concordato (ad esempio la disponibilità di alcune sale per la realizzazione di
eventi e convegni).
L’albergo diffuso è un modello di ricettività turistica concepito nel 1982 a Comeglians,
in Friuli-Venezia Giulia, da un gruppo di lavoro che aveva l’obiettivo di recuperare e
valorizzare a fini turistici case e borghi storici a seguito del terremoto degli anni ’70.
L’albergo diffuso può essere definito come un albergo “orizzontale”, concepito per
offrire agli ospiti l’esperienza di vita nel centro storico di un borgo, potendo comunque
contare su tutti i tipici servizi alberghieri. Si tratta quindi di un modello fortemente
radicato e integrato con il territorio e a basso impatto ambientale, caratterizzato da107:

offerta di servizi alberghieri e ambienti comuni a tutti gli ospiti alloggiati nei
diversi edifici che lo compongono;

distanza ragionevole fra le unità abitative e gli spazi comuni (gli alloggi non
devono distare oltre 200 metri dal “cuore” dell’albergo diffuso: lo stabile nel
quale sono situati la reception, gli ambienti comuni, l’area ristoro);
106
Questo tema è materia regionale ed è stato già affrontato con la Legge Regionale n.18 che
viene rifinanziata ogni anno e che, a seconda dei bandi emanati, finanzia ristrutturazioni,
adeguamenti o migliorie ed ampliamenti di strutture ricettive , fra le quali sono state inserite
anche i castelli, con finanziamenti in conto capitale o in conto interesse. La Provincia di
Alessandria è stata fra le Provincie che ha visto il maggior numero di progetti finanziati, a
dimostrazione che i privati hanno investito fondi propri considerando quindi il comparto del
turismo un’opportunità di crescita.
107
Fonte: ADI, Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, 2009
109

ambiente “autentico” e medesima identità e stile riconoscibili in tutte le parti
componenti la struttura ricettiva;

presenza di una comunità disponibile a condividere le proprie tradizioni con gli
ospiti;

elevata attrattività delle aree circostanti (bellezza del paesaggio, presenza siti
storici/archeologici, ecc.).
Un esempio di successo di albergo diffuso è rappresentato da Sextantio, che si trova a
Santo Stefano di Sessanio, un borgo fortificato medievale collocato tra le montagne
aquilane ad oltre 1250 metri di altitudine, all’interno del Parco Nazionale Gran SassoMonti della Laga. Prima della ristrutturazione e della realizzazione dell’albergo diffuso
questo borgo era pressoché disabitato (soli 70 abitanti), ma dopo un investimento di 4
milioni di euro e la realizzazione dell’albergo diffuso, il borgo si è trasformato in una
meta turistica di successo, adatta ad un pubblico culturalmente esigente.
L’iniziativa dell’albergo diffuso non avrebbe ovviamente l’obiettivo di generare un forte
incremento dei flussi di visitatori e delle presenze alberghiere per il territorio
alessandrino, ma rappresenta piuttosto uno spunto che proponiamo alla classe
dirigente locale quale esempio di prodotto turistico innovativo e sostenibile,
coerente e funzionale rispetto al sistema integrato di offerta turistica che intendiamo
proporre, che è caratterizzato dalla valorizzazione del patrimonio storico, artistico,
culturale e paesaggistico del territorio, dall’attenzione alla qualità delle strutture
ricettive e dall’armonia con il paesaggio e l’ambiente.
Sfortunatamente, l’albergo diffuso attualmente non è riconosciuto come forma di
ospitalità nel quadro normativo del Piemonte. Tuttavia, si rileva che nel Piano
Strategico Territoriale per il Turismo emanato nell’aprile 2008 dalla Regione, il recupero
dei borghi abbandonati e/o sottoutilizzati per insediamenti a destinazione turistica e
l’affermazione locale della formula dell’albergo diffuso rientrano tra le iniziative
attuabili per migliorare ed adeguare l’offerta ricettiva. Anche Alexala, l’agenzia di
promozione turistica del territorio, ha richiesto alla Regione Piemonte l’adozione della
relativa normativa: colmare questo vuoto risulta necessario affinché gli operatori
turistici interessati possano valutare la possibilità di realizzare una struttura di questo
tipo anche in Provincia di Alessandria. Dal punto di vista degli operatori, sono già stati
organizzati degli incontri di approfondimento sul tema dell’albergo diffuso, con la
docenza del professor Giancarlo Dall’Ara dell’Università di Pesaro, uno dei massimi
esperti del settore.
5.1.5
Realizzare un nuovo attrattore turistico: il progetto del parco di edutainment
Per rendere realmente distintiva l’offerta turistica alessandrina nei confronti dei
territori concorrenti ed incrementare il flusso visitatori, occorre a nostro avviso un
nuovo attrattore (con caratteristiche coerenti al sistema di offerta integrato esistente),
ovvero un nuovo elemento di forte richiamo, capace di:

attrarre/trattenere un grande numero di visitatori;

destagionalizzare ed internazionalizzare i flussi;

contribuire a rafforzare l’immagine positiva e l’identità del territorio.
110
Un progetto potenzialmente in grado di raggiungere questi obiettivi è la proposta di
creare sul territorio alessandrino un parco di edutainment.
Le sue caratteristiche lo rendono infatti particolarmente adatto a valorizzare le tipicità
del territorio, ad incrementare l’attrattività dello stesso per gli investimenti esteri e,
soprattutto, a creare le condizioni per lo sviluppo del mercato turistico. Si tratta
infatti di un progetto potenzialmente in grado di attrarre un turismo di qualità, anche
internazionale, più stanziale e non stagionale.
In Europa, ed in particolare in Francia, sono già presenti alcuni parchi tematici a
contenuto tecnologico-scientifico. Questi si sono contraddistinti per aver saputo unire
l’elemento del divertimento a quello della didattica (education e entertainment), come
ad esempio: FuturoScope (a Poitiers), Cité de l’Espace (a Toulouse) e Vulcania (ad
Auvergne). Tutte queste iniziative hanno generato per i territori in cui sono state
realizzate, oltre ad un arricchimento culturale diffuso, importanti ricadute positive di
natura economica e sociale.
Ad esempio, FuturoScope, secondo parco tematico in Francia dopo Disneyland Paris, è
stato visitato da un totale di oltre 35 milioni di visitatori (nel 2008 i visitatori sono stati
1,6 milioni, per un fatturato di circa 73 milioni di euro). Il parco è oggi gestito da una
Società ad Economia Mista Locale ed impiega 600 persone, di cui 400 a tempo
indeterminato. Sotto l'impulso del Consiglio Generale della Vienne è stato sviluppato
un tecnopolo, organizzato in 5 aree denominate “teleporti” (suddivisi tra area
congressuale, della formazione, dell’ospitalità e delle imprese) ed esteso su 200 ettari
intorno al parco. Vi si sono installate più di 150 imprese (multimedialità, centri di servizi
alla clientela, e-business) e vi operano circa 3.000 studenti e più di 700 ricercatori. Oggi
il Technopole è diventato un punto di riferimento in Francia per la nascita di nuove
attività ad elevato contenuto innovativo.
Come si può dedurre dall’esempio citato, un parco di edutainment non ricalca le
realizzazioni puramente ludiche, perlopiù destinate al solo pubblico giovanile, come ad
esempio i parchi presenti nella Provincia di Rimini, Disneyland Paris, Gardaland, oppure i
parchi storico-tematici, come ad esempio quello di prossima realizzazione a Roma o il
Parc Astérix nella Provincia di Parigi.
Per la Provincia di Alessandria si ipotizza la realizzazione di un centro
dell’intrattenimento, del divertimento e della conoscenza realmente innovativo,
orientato alla integrazione complementare ed originale di alcune aree di
focalizzazione legate alla storia, la tradizione e le vocazioni del territorio
dell’alessandrino e del Monferrato (ad esempio i castelli e la vita medievale – si
pensi alla possibilità di conoscere e rivivere le vicende della storia del territorio
attraverso la realtà virtuale per poi eventualmente poter visitare i veri castelli – il
gioiello – conoscere la storia di un antico mestiere, osservare i più bei gioielli del
mondo, disegnare (virtualmente) il proprio gioiello ideale sperimentando la propria
creatività – l’enogastronomia, la natura e la vita all’aria aperta – sperimentare il
gusto e il piacere del cibo tradizionale, riscoprire la cultura dell’alimentazione,
conoscere le implicazioni di sostenibilità ambientale delle scelte alimentari – ecc.),
capace di unire due elementi: l’aspetto ludico-spettacolare con quello culturalescientifico-didattico.
111
Si stima che un progetto di questo tipo possa integrarsi ottimamente nel paesaggio e
nel territorio e possa qualificarsi come un centro culturale, conoscitivo ed esperienziale,
capace di attrarre investimenti esteri, rilanciare il settore turistico, l’occupazione e
l’ammodernamento infrastrutturale.
Il progetto di fonda inoltre sulla presenza di alcune condizioni che appaiono
pienamente rispettate per il territorio alessandrino: la presenza di un ampio bacino di
visitatori da intercettare (Serravalle Outlet), l’ottima dotazione di collegamenti
autostradali e la presenza di elementi distintivi della storia e della cultura del
territorio su cui costruire i contenuti del parco.
5.1.6
Rafforzare la governance del sistema turistico
Dalle interviste realizzate con gli operatori del settore è emerso che a causa della scarsa
capacità di fare sistema tra enti locali, associazioni di categoria ed operatori, si assiste
spesso in ambito turistico alla realizzazione di iniziative tra loro indipendenti e non
coordinate, con conseguente frammentazione delle attività, parcellizzazione delle
risorse e a volte sovrapposizione di eventi.
Per superare l’elevata frammentazione delle iniziative turistiche occorre a nostro avviso
che un soggetto agisca come vera e propria cabina di regia in grado di indirizzare
e coordinare le iniziative espressione dei diversi attori in campo.
Società Palazzo del Monferrato108, società di capitali nata dalla convergenza tra le
principali Istituzioni pubbliche ed economiche della Provincia di Alessandria nell’ottica
di individuare un'unica regia attraverso la quale far crescere l'immagine del territorio
provinciale e del Monferrato sul piano nazionale ed internazionale, si è recentemente
candidata a questo ruolo, che necessita però di essere rafforzato con l’appoggio di tutti
i più importanti stakeholder del territorio.
Nel 2003 Alexala ha istituito il marchio “Alessandria & Monferrato” con l’obiettivo di
migliorare l’efficacia della comunicazione e dare univocità alle diverse iniziative
promozionali dei propri soci. Sebbene il marchio sia uno strumento necessario per la
promozione e la riconoscibilità di un sistema turistico integrato, dai riscontri effettuati
sul territorio, la diffusione, la conoscenza e l’utilizzo effettivo di questo marchio
appaiono molto scarsi (anche perché utilizzato prevalentemente in logica Business to
Business, ossia si rivolge agli operatori, non agli utenti finali), e la sua funzione di
“aggregatore” di iniziative non appare adeguatamente sfruttata.
108
Scopo della Società è quello di elaborare le strategie per valorizzare e promuovere il territorio
del Monferrato, inteso in senso lato e non prettamente geografico. La Società ha sede presso l'ex
sede della Camera di Commercio di Alessandria, che in seguito a lavori di ristrutturazione è stata
trasformata in Palazzo Asperia e ora in Palazzo del Monferrato. Si tratta di una struttura che
ospita mostre, esposizioni ed eventi culturali di ampio richiamo. L'intento è anche quello di
valorizzare le produzioni locali, rendendo possibile il binomio arte e territorio: attraverso un
ristorante interno i visitatori potranno godere dei sapori e delle tradizioni dell'alessandrino.
112
Figura 62. Il marchio “Alessandria & Monferrato”
Fonte: Alexala
L’utilizzo di un marchio d’area dovrebbe essere rafforzato ed esteso al pubblico, in
quanto i turisti, soprattutto nei segmenti intercettati dal sistema di offerta della
Provincia di Alessandria, molto spesso e in modo crescente scelgono autonomamente la
propria destinazione senza rivolgersi ad intermediari (si pensi all’utilizzo di internet).
Rispetto alla versione attuale, a nostro avviso il marchio d’area dovrebbe essere
maggiormente connotato con elementi evocativi, legati alle esperienze
turistiche (piuttosto che a singoli prodotti).
Un’altra raccomandazione legata al sistema di governo del settore turistico che
vogliamo segnalare in questa sede è l’adozione di indicatori di performance delle
iniziative turistiche poste in essere, al fine di verificarne in modo oggettivo i ritorni.
Infine, più in generale, sarebbe auspicabile aumentare le occasioni di collaborazione
con le altre Province del basso Piemonte (Asti e Cuneo), per sviluppare un
marketing del territorio comune che sfrutti i punti di eccellenza di tutto il sistema
Monferrato-Langhe-Roero. Questo darebbe più forza ed incisività nella
contrattazione con la Regione Piemonte sulla distribuzione di risorse a favore dell’area
rispetto ad altre aree spesso preferite (ad esempio la montagna, i laghi o Torino città) e
nel contempo contribuirebbe ad ottimizzare i costi.
Piuttosto che creare ulteriori strutture organizzative a carattere misto pubblico-privato,
si suggerisce, almeno in una prima fase, la creazione di un comitato tecnico
interprovinciale sul turismo composto da rappresentanti dell’assessorato al turismo
delle tre Province coinvolte. Le linee guida e le attività promosse da questo comitato
potrebbero poi essere raccolte e tradotte in azioni concrete sul territorio dalla cabina di
regia, identificabile per la Provincia di Alessandria nella Società Palazzo del Monferrato,
che al suo interno vede la presenza di tutti i Comuni centro zona, della Provincia, della
Camera di Commercio e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, con compiti
di supporto dell’internazionalizzazione del prodotto turistico e di formazione ed
informazione degli operatorio locali.
113
5.2 Il sistema universitario della Provincia di Alessandria: punti di eccellenza e
criticità
Sul territorio alessandrino sono presenti due centri di formazione universitaria:
l’Università del Piemonte Orientale - Amedeo Avogadro e un distaccamento del
Politecnico di Torino che ha deciso di chiudere la didattica e mantenere solamente la
parte di ricerca.
Nel presente capitolo si analizzeranno entrambe le Università e il contributo che
forniscono al territorio della Provincia, considerando le differenze dimensionali e di
offerta formativa delle due strutture.
5.2.1 L’Università del Piemonte Orientale – Amedeo Avogadro
La nascita ufficiale dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo
Avogadro”, dopo un periodo di attività didattica “gemmata” dall’Università di Torino, è
datata 30 luglio 1998, quando venne firmato il decreto istitutivo.
L’Università degli Studi del Piemonte Orientale - Amedeo Avogadro è una tipica
università “a rete” con struttura tripolare in quanto le sue attività didattiche si
dividono tra le città di Alessandria, Novara e Vercelli.
In particolare:

Vercelli ospita il rettorato e la Facoltà di Lettere;

Novara ospita le Facoltà di Economia, Farmacia, Medicina e Chirurgia;

Alessandria ospita le Facoltà di Giurisprudenza, Scienze Matematiche Fisiche
Naturali e Scienze Politiche.
Ad Alessandria, le Facoltà di Scienze Politiche e di Giurisprudenza hanno sede in Palazzo
Borsalino, mentre la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali è situata in via
Teresa Michel (zona Orti).
Oltre a queste sedi principali, l’Università è dislocata anche su altre sette sedi formative
in Piemonte e Valle d’Aosta, più piccole e marginali rispetto a quelle di Alessandria,
Novara e Vercelli.
Più nello specifico, nel territorio della Provincia di Alessandria, la Facoltà di Economia
dell’Università (Novara) ha attivato un corso di laurea in “Economia Aziendale” e uno in
“Economia e Amministrazione delle Imprese” nella sede di Casale Monferrato. Nella
sede distaccata di Acqui Terme, invece, è attivo un corso di laurea della Facoltà di
Farmacia: “Scienza e Tecnologia dei Prodotti della Salute” (indirizzo Termale,
Cosmetologico, Erboristico).
A livello complessivo, l'offerta formativa dell'Ateneo (prima della riforma sul sistema
Universitario - Legge Gelmini) è articolata e comprende circa una trentina di corsi di
laurea triennale, una quindicina di corsi di laurea magistrale, oltre dieci Master
universitari e circa quindici scuole di specializzazione di area medica. Con
l’implementazione dell’attuale riforma è presumibile che si registreranno delle
contrazioni nell’offerta formativa, che si concentrerà su un numero minore di Corsi di
Laurea.
114
Inquadramento territoriale e competitivo dell’Università del Piemonte
Orientale e analisi di confronto con le principali Università presenti nell’area
geografica di riferimento
Con l’obiettivo di valutare l’offerta formativa universitaria alternativa a quella del
Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, si sono analizzate le Università e alcune
principali sedi distaccate presenti in un raggio di 300 km di distanza da Alessandria.
La mappa seguente, quindi, individua il contesto competitivo di riferimento per
l’Università del Piemonte Orientale con riferimento alla sede di Alessandria.
Figura 63. Mappa competitiva dell’offerta universitaria alternativa al Piemonte
Orientale
Milano: IULM, Università degli Studi di Milano, Università degli
Studi di Milano Bicocca, Università Cattolica del Sacro Cuore,
Università Bocconi, Politecnico di Milano, Università Vita2e
Salute San Raffaele
1
Pavia: Univ. degli
Studi di Pavia
Varese: Univ.
Como: Univ.
dell’Insubria e
Politecnico di Milano
2
Trento e Rovereto:
Univ. degli Studi di
Trento
dell’Insubria
Aosta : Univ. della
Valle d’Aosta
Verrès : Politecnico di
Torino
Torino: Politecnico
di Torino, Univ. degli
Studi di Torino
Mondovì: Politecnico
di Torino
Alessandria:
Piemonte Orientale
Amedeo Avogadro e
Politecnico di Torino
1
1
1
1
1
2
2
1
2
1
Novara e Vercelli: Piemonte Orientale
Amedeo Avogadro
1
Brescia: Univ. degli Studi
di Brescia e Univ. Cattolica
del Sacro Cuore
1
32
Verona: Univ. degli Studi di Verona
26
1
2
7
1
1
1
1
1
Padova e Vicenza: Univ. degli
Studi di Padova e Verona
Parma: Univ. degli Studi di
Parma
1
1
1
29
1
Bergamo: Univ. degli
Studi di Bergamo
1
Bologna: Univ. degli Studi
di Bologna
Modena e Reggio Emilia: Univ. degli Studi
di Modena e Reggio Emilia
Piacenza: Università
Cattolica del Sacro Cuore
Imperia, Savona, Genova, La Spezia: Univ. degli Studi di Genova
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR e siti internet delle
singole Università analizzate
Poiché nella sede di Alessandria, come visto precedentemente, sono presenti le Facoltà
di Giurisprudenza, Scienze Matematiche Fisiche Naturali e Scienze Politiche, i confronti
e le analisi di benchmark sono stati effettuati con le medesime Facoltà delle Università
presenti in un raggio di 300 km da Alessandria.
115
Figura 64. Numero di iscritti alle Facoltà di Scienze Politiche delle Università
presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale
Università
Milano Statale
Bologna
Padova
Torino
Genova
Milano Cattolica
Pavia
Piemonte Orientale
Aosta
Totale
Numero di studenti
9.704
6.947
6.221
5.658
1.861
1.485
1.365
846
181
34268
Quota (%)
28,3%
20,3%
18,2%
16,5%
5,4%
4,3%
4,0%
2,5%
0,5%
100%
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
La Facoltà di Scienze Politiche del Piemonte Orientale è penultima tra le Università
presenti nel territorio di riferimento come numero di studenti iscritti (846
studenti equivalenti al 2,5% circa di tutti gli studenti iscritti a Scienze Politiche).
Figura 65. Numero di iscritti alle Facoltà di Giurisprudenza delle Università
presenti nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale
Università
Bologna
Milano Statale
Torino
Milano Cattolica
Genova
Padova
Trento
Milano Bicocca
Parma
Insubria
Pavia
Brescia
Modena e Reggio Emilia
Verona
Bergamo
Milano Bocconi
Piemonte Orientale
Liuc
Totale
Numero di studenti
7.847
7.391
5.730
4.153
3.973
3.515
2.958
2.773
2.673
2.298
2.256
2.226
1.942
1.919
1.459
1.433
946
512
56004
Quota (%)
14,0%
13,2%
10,2%
7,4%
7,1%
6,3%
5,3%
5,0%
4,8%
4,1%
4,0%
4,0%
3,5%
3,4%
2,6%
2,6%
1,7%
0,9%
100%
1
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
116
La Facoltà di Giurisprudenza del Piemonte Orientale è penultima tra le Università
presenti nel territorio di riferimento come numero di studenti iscritti (946
studenti equivalenti all’1,7% circa di tutti gli studenti iscritti a Scienze Giurisprudenza).
Figura 66. Numero di iscritti alle Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche
Naturali delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte
Orientale
Università
Milano Statale
Milano Bicocca
Bologna
Torino
Padova
Insubria
Genova
Pavia
Parma
Verona
Trento
Piemonte Orientale
Modena e Reggio Emilia
Totale
Numero di studenti
8.181
5.512
5.065
5.040
4.727
3.122
2.545
2.486
2.411
1.556
1.075
1.036
1.004
43760
Quota (%)
18,7%
12,6%
11,6%
11,5%
10,8%
7,1%
5,8%
5,7%
5,5%
3,6%
2,5%
2,4%
2,3%
100%
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
La Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali del Piemonte Orientale è penultima
tra le Università presenti nel territorio di riferimento come numero di studenti
iscritti (1.036 studenti equivalenti al 2,4% circa di tutti gli studenti iscritti a Scienze
Matematiche Fisiche Naturali).
A livello complessivo, come si può osservare dalle tabelle precedenti, le Facoltà
dell’Università del Piemonte Orientale presenti ad Alessandria sono agli ultimi posti
come numero di iscritti rispetto alle medesime Facoltà di altre Università. Pertanto,
emerge con forza come il numero di iscritti dell’Ateneo ad Alessandria sia caratterizzato
da dimensioni significativamente contenute rispetto alle principali Università presenti in
un raggio di 300 km.
Il corpo docente di ricercatori e professori di ruolo nella Facoltà di Scienze
Politiche del Piemonte Orientale è composto di 37 docenti e ricercatori di ruolo,
equivalenti al 4,1% circa di tutti i docenti e ricercatori di ruolo in Scienze Politiche. Solo
l’Università di Aosta ha un numero di docenti inferiore tra le Università presenti.
117
Figura 67. Numero di docenti e ricercatori di ruolo nelle Facoltà di Scienze
Politiche delle Università presenti nel territorio di riferimento del Piemonte
Orientale
Università
Milano Statale
Bologna
Torino
Padova
Pavia
Genova
Milano Cattolica
Piemonte Orientale
Aosta
Totale
Docenti e ricercatori
224
177
167
127
60
55
42
37
7
896
Quota (%)
25,0%
19,8%
18,6%
14,2%
6,7%
6,1%
4,7%
4,1%
0,8%
100%
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
Figura 68. Numero di docenti e ricercatori di ruolo nelle Facoltà di
Giurisprudenza delle Università presenti nel territorio di riferimento del
Piemonte Orientale
Università
Milano Statale
Bologna
Torino
Padova
Milano Bicocca
Parma
Milano Cattolica
Genova
Trento
Insubria
Pavia
Brescia
Modena e Reggio Emilia
Verona
Milano Bocconi
Piemonte Orientale
Bergamo
Liuc
Totale
Docenti e ricercatori
199
153
124
99
83
74
73
73
67
56
56
55
52
46
35
31
29
7
1.312
Quota (%)
15,2%
11,7%
9,5%
7,5%
6,3%
5,6%
5,6%
5,6%
5,1%
4,3%
4,3%
4,2%
4,0%
3,5%
2,7%
2,4%
2,2%
0,5%
100%
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
118
Il numero di ricercatori e professori di ruolo nella Facoltà di Giurisprudenza del
Piemonte Orientale si attesta a 31 unità, equivalenti al 2,4% circa di tutti i docenti e
ricercatori di ruolo in Scienze Politiche. Anche in questo caso l’Università del Piemonte
Orientale si colloca agli ultimi posti tra le Università presenti nel territorio di
riferimento.
Con riferimento al corpo docente composto di ricercatori e professori di ruolo
nella Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali del Piemonte Orientale è
all’ultimo posto tra le Università presenti nel territorio di riferimento.
A livello complessivo, il numero di docenti e ricercatori di ruolo presso le Facoltà
basate ad Alessandria è tra i più bassi dell’area geografica di analisi.
Figura 69. Numero di docenti e ricercatori di ruolo nelle Facoltà di Scienze
Matematiche Fisiche Naturali delle Università presenti nel territorio di
riferimento del Piemonte Orientale
Università
Milano Statale
Torino
Bologna
Padova
Genova
Milano Bicocca
Pavia
Parma
Insubria
Modena e Reggio Emilia
Verona
Trento
Piemonte Orientale
Totale
Docenti e ricercatori
Quota (%)
530
442
409
391
303
300
15,5%
12,9%
11,9%
11,4%
8,8%
8,7%
263
236
169
124
93
92
7,7%
6,9%
4,9%
3,6%
2,7%
2,7%
78
3.430
2,3%
100%
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
La Facoltà di Scienze politiche dell’Università del Piemonte Orientale ha un
docente ogni 22,9 studenti, che rappresenta il secondo migliore rapporto tra le
Università presenti nel territorio di riferimento. Tale risultato è dovuto principalmente
al basso numero di studenti iscritti, piuttosto che ad un elevato numero di docenti e
ricercatori di ruolo.
119
Figura 70. Rapporto tra docenti e ricercatori di ruolo e numero di studenti
nelle Facoltà di Scienze Politiche delle Università presenti nel territorio di
riferimento del Piemonte Orientale
Università
Pavia
Piemonte Orientale
Aosta
Genova
Torino
Milano Cattolica
Bologna
Milano Statale
Padova
Rapporto Studenti/Docenti
22,8
22,9
25,9
33,8
33,9
35,4
39,2
43,3
49,0
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
Figura 71. Rapporto tra docenti e ricercatori di ruolo e numero di studenti
nelle Facoltà di Giurisprudenza delle Università presenti nel territorio di
riferimento del Piemonte Orientale
Università
Piemonte Orientale
Milano Bicocca
Padova
Parma
Milano Statale
Modena e Reggio Emilia
Pavia
Brescia
Milano Bocconi
Insubria
Verona
Trento
Torino
Bergamo
Bologna
Genova
Milano Cattolica
Liuc
Rapporto Studenti/Docenti
30,5
33,4
35,5
36,1
37,1
37,3
40,3
40,5
40,9
41,0
41,7
44,1
46,2
50,3
51,3
54,4
56,9
73,1
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Piemonte Orientale ha un
docente ogni 30,5 studenti, che rappresenta il migliore rapporto in assoluto tra tutte
le Università presenti nel territorio di riferimento. Come nel caso precedente, questo
120
risultato è dovuto principalmente al basso numero di studenti iscritti, piuttosto che ad
un elevato numero di docenti e ricercatori di ruolo.
Figura 72. Rapporto tra docenti e ricercatori di ruolo e numero di studenti
nelle Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali delle Università presenti
nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale
Università
Rapporto Studenti/Docenti
Modena e Reggio Emilia
8,1
Genova
8,4
Pavia
9,5
Parma
10,2
Torino
11,4
Trento
11,7
Padova
12,1
Bologna
12,4
Piemonte Orientale
13,3
Milano Statale
15,4
Verona
16,7
Milano Bicocca
18,4
Insubria
18,5
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
Infine, la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali dell’Università del
Piemonte Orientale con un docente ogni 13,3 studenti si colloca su valori simili a
quelli dei grandi atenei (Milano Statale, Bologna, ecc.).
A livello generale, l’Università del Piemonte Orientale ha un rapporto studenti/docenti
tra i migliori con riferimento alle Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, mentre si
colloca a metà classifica con riferimento alla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche
Naturali. Dall’analisi effettuata emergono, pertanto, le seguenti evidenze. L’Università
del Piemonte Orientale – Amedeo Avogadro:

si trova in un’area geografica caratterizzata da una elevata
concentrazione di sedi universitarie, poiché ad una distanza di 300 km da
Alessandria sono presenti 35 poli universitari;

appare sottodimensionata in termini di studenti iscritti, con Facoltà tra le
più piccole nell’area geografica di riferimento;

appare sottodimensionata in termini di docenti e ricercatori di ruolo,
disponendo di meno di 150 docenti sul totale delle tre Facoltà;
121

ha un rapporto studenti/docenti molto positivo rispetto alle corrispettive
Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche delle altre università, anche se il
risultato di questo primato sembra essere prevalentemente correlato al fatto che
il numero degli studenti iscritti è molto basso;

ha un rapporto studenti/docenti leggermente superiore rispetto alle Facoltà di
Scienze Matematiche Fisiche Naturali dei grandi Atenei.
La valutazione dei risultati prodotti dall’Università Amedeo Avogadro da parte
del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Nel luglio del 2009 il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – MIUR ha
pubblicato la classifica degli Atenei Statali più “virtuosi” disponendo, per la prima volta
in Italia, che parte dei finanziamenti ordinari alle università (Fondo di Finanziamento
Ordinario – FFO) fossero distribuiti in base alla posizione in classifica.
Il MIUR ha predisposto che il totale dei fondi attribuibili su basi di merito si attesti a
523,4 milioni di Euro per il sistema delle Università Statali italiane. Tale valore sarà
aumentato gradualmente nel corso dei prossimi anni e costituirà uno strumento di
valutazione dei risultati prodotti dagli Atenei in termini di didattica e ricerca scientifica.
Le valutazioni sul sistema universitario da parte del MIUR sono state elaborate, anche in
questo caso per la prima volta in Italia, considerando parametri, indici e sistemi di
valutazione della didattica e della ricerca scientifica che normalmente vengono
utilizzati per comporre le classifiche internazionali.
Un successivo passo in questa direzione sarà compiuto verso la fine del 2010, quando la
valutazione sarà effettuata per singola facoltà e dipartimento, poiché è possibile e
probabile che vi siano nella stessa università realtà virtuose e non virtuose.
Più in dettaglio, nella redazione della classifica degli Atenei virtuosi, il MIUR si è basato
sostanzialmente su 9 indicatori chiave:

docenza per corso, che indica il numero di professori di ruolo nelle materie di
base e caratterizzanti per corso di studio;

dispersione iniziale, che rappresenta il numero di studenti arrivati al 2° anno con
almeno i 2/3 dei crediti del 1° anno;

esami superati, calcolato come totale dei crediti ottenuti dagli studenti in
percentuale sul totale disponibile;

giudizio degli studenti, che indica il numero di insegnamenti/corsi per i quali è
stato chiesto il parere degli studenti attraverso questionari di valutazione;

occupazione degli studenti, che rappresenta la percentuale di laureati nell’anno
2004 occupati dopo tre anni dal conseguimento de titolo di studio. Questa
graduatoria si basa sulla distanza fra il risultato dell’Ateneo e quello della
relativa area geografica di riferimento;

produzione scientifica, che rappresenta il peso percentuale dell’Ateneo sul totale
dei fondi distribuiti in base alla produzione scientifica;
122

brevetti, che indica il peso percentuale dell’ateneo sul totale dei fondi distribuiti
in base ai brevetti riconosciuti;

docenti promossi, che rappresenta il peso percentuale dell’Ateneo sul totale dei
fondi distribuiti in base al numero di docenti con valutazione positiva nei
progetti Prin109 2005/2007;

successi europei, che indica il peso percentuale dell'Ateneo sui fondi totali
distribuiti in base ai successi ottenuti partecipando ai bandi del VI programma
quadro Ue.
Figura 73. Posizione dell’Università del Piemonte Orientale nella classifica
relativa alle Università virtuose elaborata dal MIUR
Indicatore
Docenza per corso
(professori di ruolo nelle materie di base e caratterizzanti per corso di
studio, dati in percentuale)
Dispersione iniziale
(studenti arrivati al 2° anno con almeno i 2/3 dei crediti del 1° anno, dati
in percentuale)
Esami superati
(crediti ottenuti dagli studenti, in percentuale sul totale disponibile)
Giudizio degli studenti
(insegnamenti per i quali è stato chiesto il parere degli studenti, dati
espressi in percentuale)
Misurazione correlata
Valore Piemonte
alle dimensioni
Orientale e valore della
dell'Ateneo
prima in classifica tra
No
10,1%
(20,8% Roma Tre)
53°
No
39,1%
(75,0% Venezia Iuav)
20°
No
No
Occupazione
(professori percentuale di laureati nel 2004 occupati dopo tre anni dal
titolo. Questa graduatoria si basa sulla distanza fra il risultato dell’Ateneo e
quello della relativa area geografica di riferimento)
Produzione scientifica
(peso percentuale dell’ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base alla
produzione scientifica)
Brevetti
(peso percentuale dell’ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base ai
brevetti riconosciuti)
Docenti promossi
(peso percentuale dell'ateneo sul totale dei fondi distribuiti in base al
numero di docenti con valutazione positiva nei progetti Prin 2005/2007)
Successi europei
(peso percentuale dell'ateneo sui fondi totali distribuiti in base al successo
ottenuto nei bandi del VI programma quadro Ue)
Posizione di
classifica
Piemonte
52,7%
(64,8% Venezia Iuav)
95,8%
(97,1% Politecnico di
Milano)
9°
2°
No
66,6%
(88,0% Chieti e Pescara)
48°
Tendenzialmente si
0,64%
(7,75% Roma La
Sapienza)
39°
Tendenzialmente si e
dipendente dagli
insegnamenti erogati
2,36%
(7,19% Ferrara)
18°
Tendenzialmente si
Tendenzialmente si
0,76%
(6,69% Roma La
Sapienza)
0,59%
(7,51% Politecnico di
Milano)
39°
36°
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
L’applicazione di questo sistema di valutazione favorisce gli Atenei più grandi, cioè con
un numero maggiore d’iscritti e di docenti e ricercatori di ruolo. Nello specifico, alcuni
indicatori come quelli relativo ai “docenti promossi” e ai “successi europei” sono misure
tendenzialmente correlate con le dimensione dell’Ateneo. Infatti, un Ateneo con un
numero maggiore di docenti avrà più possibilità di presentare domande di
finanziamento sui progetti Prin del Ministero o su programmi quadro europei, e avrà
maggiore possibilità di ottenere i finanziamenti.
Secondo i criteri utilizzati dal MIUR, il Piemonte Orientale si colloca tra il 18° e il 39°
posto su 56 Università Statali nelle classifiche relative agli indicatori che sono correlati
alle dimensioni dell’Ateneo. Nelle classifiche relative agli altri indicatori, cioè quelle che
109
Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale.
123
non sono influenzate dalla dimensione dell’Ateneo, l’Amedeo Avogadro si colloca tra il
2° e il 48° posto.
Ad evidenza di ciò, i criteri impiegati nella classifica che guidano l’attribuzione totale
per gli incentivi sulla didattica, equivalenti a 177,9 milioni di Euro, e sulla ricerca,
equivalenti a 345,5 milioni di Euro, favoriscono gli atenei più grandi come La Sapienza
di Roma, la Statale di Milano, l’Università degli Studi di Bologna, che nel complesso
ottengono finanziamenti superiori in termini assoluti.
Inoltre, l’attribuzione dei 345,5 milioni di Euro erogati per la ricerca è effettuata sulla
base dei risultati ottenuti dalle Università nelle seguenti sottocategorie, tutte
tendenzialmente correlate con la dimensione dell’Ateneo: produzione scientifica (169,3
milioni di Euro); brevetti (3,5 milioni di Euro); docenti promossi (51,8 milioni di Euro);
successi europei (120,9 milioni di Euro).
Il focus dell’analisi condotta, quindi, non è rivolto alle dimensioni assolute dei
finanziamenti, che come detto sono correlate ancora in modo rilevante alle dimensioni
dell’Ateneo, ma alla differenza, in termini percentuali, nelle quote dei finanziamenti
erogati dal MIUR rispetto all’anno precedente per singola Università.
A titolo esemplificativo, l’Università di Trento ha una quota di finanziamenti totali per
la didattica pari all’1,19% sul totale Italia (34° posto) e del 2,32% per la ricerca (14°
posto). I finanziamenti erogati dal MIUR quest’anno all’Università di Trento
rappresentano il 10,76% di incremento rispetto all’anno precedente. Pertanto, Trento è
risultata l’Università più virtuosa in Italia e meritevole di aumento percentuale sul totale
del Fondo di Finanziamento Ordinario del 10,76%.
Figura 74. I finanziamenti a premio erogati dal MIUR in funzione della
classifica relativa alle Università virtuose
Brescia:
Milano:
Aumento dei finanziamenti
3° (+4,14%)
Riduzione dei finanziamenti
Varese e Como:
6°
11° (+1,69%)
(-0,32%)
(+10,76%)
Verona:
Pavia
(+0,33%)
29
32
(+5,22%)
15°
2°
Parma
25°
2°1
1 20°
5°
5°
(-0,91%)
31°
23°
(+2,18%)
(+5,22%)
(+1,37%)
14°
23°
2° (+5,22%)
Padova:
28°
*
*
Torino:
(+0,31%)
1°
26°
4°
Verrès:
Mondovì:
(+2,82%)
Trento e Rovereto:
(+2,51%)
(+1,36%)
8°
Bergamo
16°
Bologna
(+1,33%)
5°
Modena e Reggio
Emilia:
5°
Imperia, Savona,
Vercelli, Alessandria, Novara: Genova, La Spezia:
(+0,79%)
(+1,05%)
(+2,52%)
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati MIUR 2008
124
L’Università dl Piemonte Orientale - Amedeo Avogadro si colloca si colloca al 23° posto
su 56 Università Statali nella classifica delle Università virtuose elaborata dal
MIUR. Tale posizione le consente di beneficiare di un incremento dei finanziamenti in
termini percentuali sul Fondo di Finanziamento ordinario dello 0,76%.
Tuttavia, come si può notare dalla figura precedente, l’Università del Piemonte
Orientale si trova in un contesto dove la maggior parte delle Università sono
state definite virtuose dal MIUR, quindi meritevoli di incrementi percentuali di FFO,
e si trovano in posizioni di classifica migliori dell’Amedeo Avogadro.
Ancora, questa classifica riguarda solamente le Università Statali, cioè quelle
destinatarie del Fondo di Finanziamento Ordinario, mentre sono escluse altre Università
presenti nell’area geografica di riferimento come l’Università Commerciale Luigi
Bocconi, l’Università Cattolica di Milano, il San Raffaele, la LIUC e l’Università di Aosta,
che rappresentano anch’esse dei concorrenti del Piemonte Orientale.
Altro fatto da sottolineare è che il risultato ottenuto riguarda l’Università del Piemonte
Orientale nel suo complesso considerando le sedi e le Facoltà di Vercelli, Novara e
Alessandria.
Infine, è importante evidenziare che anche se l’incremento in termini percentuali di FFO
sia un risultato positivo, la riduzione del totale dell’FFO decisa dal Governo, in primis,
ma anche l’aumento dei costi legati al personale o alla gestione dell’Università
rappresentino una fonte di tensione dal punto di vista dell’equilibrio economico e
l’Università del Piemonte Orientale dovrà ridefinire l’offerta formativa per
renderla coerente e allinearla alla riforma universitaria. In tal senso, esistono
situazioni differenti tra le varie sedi dell’Ateneo, con le Facoltà di Novara e Vercelli che
sembrano trovarsi in condizioni migliori rispetto alle Facoltà presenti ad Alessandria.
In sintesi, le principali evidenze emerse sono le seguenti:

l’Università del Piemonte Orientale si colloca al 23° posto su 56 Università
Statali nella classifica delle Università “virtuose”;

a fronte dei risultati ottenuti il Ministero ha attribuito un aumento dello
0,79% dei finanziamenti sulla parte di finanziamento per le Università che
viene erogato su basi meritocratiche;

tale incremento non appare essere sufficiente per mantenere inalterata
l’attuale offerta formativa che dovrà essere rivista allineandola ai
parametri/requisiti indicati dal MIUR;

nonostante il Piemonte Orientale risulti virtuosa, la gran parte delle
Università limitrofe mostrano performance superiori (Politecnico di Torino,
Politecnico di Milano, Statale di Milano, Milano Bicocca, Brescia, Insubria,
Bologna, Genova, Modena e Reggio Emilia, ecc.);

nel territorio di riferimento le università private, pur non rilevate da questa
classifica, sono nelle rispettive aree di attività molto competitive.
125
Analisi di benchmark tra le mission e gli obiettivi individuati nei piani
strategici delle più importanti Università presenti nel territorio di riferimento
e a livello internazionale
Le analisi d’inquadramento territoriale e competitivo dell’Università del Piemonte
Orientale e dei risultati ottenuti dalla classifica elaborata dal MIUR si basano su dati
attuali o storici e forniscono, quindi, una fotografia della situazione attuale che
dipende anche dalle scelte effettuate dalle singole Università in passato.
Per un’Università globalizzazione significa che sempre più facilmente chiunque può
andare a studiare o insegnare dove vuole e la competizione tra territori avviene
soprattutto in termini di conoscenze.
Con l’obiettivo di capire come si stanno muovendo e quali indirizzi e azioni stanno
implementando altre Università, si sono analizzati i piani strategici degli Atenei che si
trovano nel territorio di riferimento del Piemonte Orientale e che sono riconosciuti
quali best performer a livello internazionale.
In sintesi, dai risultati dell’analisi si percepisce come queste Università puntino molto in
alto e abbiano definito obiettivi concreti e quantitativi, focalizzandosi su alcune aree
disciplinari di specializzazione, nuclei tecnologici ed eccellenze nella ricerca e nella
didattica.
A titolo esemplificativo, si riportano alcune tra le mission più significative:

Bocconi: raccogliere la sfida per l’Italia di investire fortemente nella creazione e
nella diffusione della conoscenza per favorire l’affermarsi di una cultura
condivisa, fatta di regole di mercato, trasparenza, correttezza;

La Sapienza: contribuire allo sviluppo della società della conoscenza attraverso
la ricerca e la formazione di eccellenza e di qualità e la cooperazione
internazionale;

Oxford: conquistare l’eccellenza in ogni area (insegnamenti e ricerca), arricchire
le comunità locali, nazionali ed internazionali con i frutti della ricerca prodotta e
le capacità dei suoi laureati;

Lund: contribuire allo sviluppo e all’utilizzo della conoscenza sia a livello
nazionale che internazionale;

Harvard: “It is an exercise in representative democracy”.
Anche dal punto di vista dei macro obiettivi quantitativi si evidenzia estrema chiarezza
nell’indicazione della direzione da seguire:

Bocconi: reclutare almeno il 50% dei nuovi docenti sul mercato internazionale,
rendere più selettivi i criteri di ingresso e aumentare il rapporto docente/studenti
anche attraverso la riduzione del numero degli iscritti da 12.550 a 11.000;

Politecnico di Torino: creare 94 start-up universitarie nei prossimi tre anni;

London School of Economics: aumentare la qualità delle pubblicazioni fino ad
entrare, in tutte le discipline economiche, tra le prime 3 università al mondo;
126

Manchester: avere entro il 2015 almeno 5 Premi Nobel;

Cornell: miglioramento chiaro ed evidente dello standing internazionale
dell’Università per la didattica al fine di entrare tra le prime 10 università al
mondo.
Sempre attraverso l’analisi dei piani strategici delle Università presenti nel territorio di
riferimento del Piemonte Orientale e a livello internazionale si sono valutate criticità
attuali e, infine, si è valutato il posizionamento strategico scelto, con l’obiettivo di
capire in che contesto competitivo si colloca l’Amedeo Avogadro.
Le Università degli Studi italiane, compresa l’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, risultano oggi tendenzialmente deposizionate. Nascono, infatti,
con un orientamento che possiamo definire come “generalista-globale-open”, senza
essere riuscite nel corso degli anni a ottenere uno vero standing globale.
Generalista in quanto l’offerta formativa tipica di una Università degli Studi è molto
ampia e articolata (lettere, medicina, farmacia, economia, giurisprudenza, scienze,
architettura, agraria, lingue ecc.).
Globale perché le Università degli Studi nascono come università rivolte al mondo e
non finalizzate a servire in via esclusiva il territorio circostante.
Open in quanto non prevedono forme di selezione all’ingresso degli studenti.
Le università italiane non degli Studi, invece, hanno condotto e stanno implementando
scelte strategiche più chiare. L’Università Commerciale Luigi Bocconi, ad esempio, ha
focalizzato la didattica e ricerca solo sull’economia, restringendo l’accesso agli studenti
e provando ad adottare un orientamento globale; il Politecnico di Milano ha scelto
anch’esso un posizionamento focalizzato, ad accesso open adottando un orientamento
al mondo; la IULM ha scelto un posizionamento focalizzato (lingue), ad accesso open
ma rivolto prevalentemente agli studenti del territorio.
Anche le grandi università internazionali presentano posizionamenti più precisi.
Harvard, Oxford, Les grandes écoles francesi mostrano un orientamento da Università
degli Studi, quindi generalista, su scala globale, ma ad accesso selezionato, mentre il
Massachusetts Institute of Technology e la London School of Economics hanno scelto di
focalizzare la propria didattica e ricerca in modo preciso, stabilendo rapporti costanti
con le imprese nazionali e internazionali e implementando criteri di accesso selezionato
per gli studenti.
È essenziale che anche l’Università del Piemonte Orientale, e in particolare le Facoltà
della sede di Alessandria, identifichino alcuni (pochi) ambiti di ricerca su cui
investire e raggiungere livelli di eccellenza, con l’obiettivo di attrarre docenti e
ricercatori di qualità e i migliori talenti e studenti del territorio di riferimento
dell’Università.
Ciò risulta sempre più critico nell’attuale contesto competitivo dove studenti e docenti
possono, sempre più facilmente e liberamente, insegnare e iscriversi dove sono presenti
punte di eccellenza nella ricerca e didattica in particolari ambiti scientifici e dove sono
offerti servizi migliori.
127
Dopo aver condotto un’analisi quantitativa, sui numeri di docenti/studenti, sulle
performance e sulle valutazioni dei risultati ottenuti, si sono effettuate delle indagini
sul campo attraverso singole interviste ai principali stakeholder dell’Università.
L’obiettivo è stato quello di capire le idee, le percezioni e le sensazioni degli
stakeholder sul ruolo attuale e futuro dell’Università del Piemonte Orientale, e sulle
principali criticità e punti di forza dell’Ateneo.
Con riferimento ai docenti si è percepita una certa difficoltà, da parte di questi ultimi, di
sentirsi parte attiva e integrata nelle scelte strategiche del territorio, evidenziando
anche problemi di motivazione. Sono emerse anche difficoltà nel formulare alternative
strategiche sul futuro dell’Ateneo da parte dei docenti che occupano posizione di guida
e coordinamento, ciò è dovuto in gran parte alla situazione contingente relativa
all’applicazione della riforma universitaria (Legge Gelmini). Infine, si avverte anche un
senso di scoramento per lo scarso sostegno all’Università da parte degli enti e
associazioni locali di Alessandria, a differenza di quello che avviene, ad esempio, a
Novara.
Con riferimento agli studenti emerge come la gran parte degli iscritti provengano dal
bacino territoriale della Provincia, quindi si evidenza una scarsa capacità di attrazione
dall’esterno del territorio alessandrino. Gli studenti lamentano anche alcune
inadeguatezze delle strutture universitarie di accoglienza (mancanza di mense e
biblioteche adeguate, mancanza di parcheggi, ecc.).
Sul fronte della ricerca, docenti e ricercatori lamentano la mancanza di fondi pubblici e
privati. Si avverte anche la necessità di compiere alcune scelte di focalizzazione
disciplinare e di concentrazione delle risorse per finanziare progetti interdisciplinari.
Non esistono, tuttavia, orientamenti chiari su come realizzare tale focalizzazione.
Secondo alcuni si riscontra anche una varianza rilevante nei risultati ottenuti dalla
ricerca nelle diverse aree scientifiche, cioè si evidenziano punte di qualità elevata, ma
anche situazioni meno efficienti dove la ricerca produce risultati di scarsa rilevanza per
la comunità scientifica.
Il territorio della Provincia di Alessandria, infine, non percepisce l’Università Amedeo
Avogadro come interlocutore del territorio, pur con una certa differenza tra gli
stakeholder. Alcuni di essi hanno tenuto da sempre relazioni più stringenti con il
Politecnico di Torino, o per volontà riconoscendo a quest’ultimo uno standing superiore
all’Università del Piemonte Orientale, o per necessità data la specificità dell’offerta
formativa del Politecnico differente da quella del Piemonte Orientale. Il territorio
manifesta anche preoccupazioni relativamente ad un possibile “ridimensionamento
futuro dell’Università”.
A livello più generale, con riferimento all’Università del Piemonte Orientale,
considerando anche le sedi di Vercelli e Novara, dalle interviste emerge come la
struttura organizzativa dell’Ateneo – che è tripolare – crei una certa dispersione interna
dei ricercatori, del personale tecnico amministrativo e delle strutture di controllo. Dalle
interviste effettuate, emergono inoltre significativi problemi di coordinamento che
incidono sui costi e sulla qualità della didattica. Gli intervistati auspicano, quindi, un
maggiore coordinamento dell’offerta formativa e delle attività di ricerca al fine di
ridurre la frammentazione delle attività e ottenere una maggiore coesione tra le diverse
sedi in cui è presente l’Università.
128
Nel corso delle interviste effettuate è emerso che benché l’Università fosse stata
fortemente voluta e sostenuta dalla città di Alessandria e dagli stakeholder del
territorio, il posizionamento del rettorato a Vercelli ha vanificato l’aspettativa di avere
una “Università di Alessandria” e ha creato un “distaccamento” del territorio che non
ha più percepito l’Ateneo come pienamente proprio. Il ridotto contributo finanziario
degli enti locali, unito alle scarse disponibilità finanziare delle Facoltà del territorio e
alle riduzioni di finanziamento decise dalla riforma del sistema universitario
attualmente in atto a livello nazionale, hanno generato una situazione molto critica,
specialmente per la sede di Alessandria.
Gli intervistati ritengono, invece, che Novara e Vercelli, le altre due sedi principali
dell’Università del Piemonte Orientale, non versino nella medesima situazione, perché
beneficiarie del costante sostegno degli enti locali.
Considerazioni di sintesi e proposte per lo sviluppo futuro
Dalle analisi quantitative effettuate, relative al posizionamento competitivo e alla
valutazione dei risultati della ricerca e della didattica da parte del MIUR, e dalle
interviste con alcuni stakeholder interni ed esterni all’Ateneo emerge chiaramente
come l’Università del Piemonte Orientale – Amedeo Avogadro nella sede di Alessandria
sia:

ubicata in un’area ad alta densità di concorrenti (35 poli universitari), in gran
parte più virtuosi, e con alcuni Atenei privati caratterizzati da elevata
specializzazione e migliore standing internazionale;

giovane e senza una precisa missione;

carente nella definizione di linee strategiche di sviluppo e di obiettivi
quantitativi e qualitativi facilmente misurabili e volti al miglioramento
dell’Ateneo;

poco integrata con il territorio e non sempre percepita come interlocutore di
riferimento;

sottodimensionata in termini di studenti iscritti con Facoltà tra le più piccole
nell’area geografica di riferimento;

sottodimensionata in termini di docenti e ricercatori di ruolo disponendo di
meno di 150 docenti sul totale delle Facoltà.
In tale contesto, si rende essenziale uno sforzo di individuazione degli ambiti
disciplinari o nuclei tecnologici o scientifici su cui focalizzare gli sforzi in
termini di finanziamenti, ricerca e didattica.
Per scegliere dove indirizzare tale focalizzazione è utile riprendere le indicazioni
contenute nel documento per la costituzione dell’Ateneo del Piemonte Orientale
approvato il 12 giugno del 1998.
La parte relativa ai “progetti scientifici e didattici di eccellenza”, allegati all’Accordo di
Programma, indica quei progetti su cui si sarebbero dovuti concentrare gli sforzi e le
risorse finanziarie erogate dai soggetti finanziatori per raggiungere livelli di eccellenza
129
e qualità nella didattica e ricerca, in linea con le esigenze e le specificità del territorio
alessandrino.
Per la sede di Alessandria
specializzazione/focalizzazione:
erano
stati
individuati

ricerche ambientali;

ricerche informatiche e calcolo scientifico avanzato.
i
seguenti
ambiti
di
Il progetto di ricerche ambientali, cui avrebbero dovuto aderire circa un terzo dei
docenti e ricercatori della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali, appartenenti
al gruppo di biologia, chimica e fisica, aveva l’obiettivo di creare un Polo di Eccellenza
sul settore ambientale. La dotazione di finanziamenti per l’avvio di questo progetto
fu stabilita in circa 400 mila euro all’anno per i primi 5 anni.
Furono individuate alcune linee di ricerca su cui focalizzare gli sforzi come quelle legate
all’ecologia delle acque interne e studio degli agro-ecosistemi che avrebbero dovuto
portare alla preparazione di biosensori con metodiche dell’ingegneria genetica, uso di
bio-indicatori animali e vegetali per il rilevamento di inquinanti e alla realizzazione di
indagini faunistiche e vegetazionali.
Altre linee di ricerca che si sarebbero dovute sviluppare riguardavano la determinazione
degli inquinanti e la loro evoluzione nell’ambiente e il monitoraggio di parametri
meteorologici per l’inquinamento atmosferico con lo sviluppo di una modellistica ad
hoc per lo studio del microclima urbano e suburbano.
La creazione di un Polo di Eccellenza in questo ambito era percepita come uno stimolo
per l’apertura, presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, di nuovi
orientamenti didattici distintivi, innovativi e unici nel loro ambito. Il Polo di Eccellenza
avrebbe dovuto fungere anche da punto di convergenza d’interessi scientifici e didattici
di altre Facoltà come quella di Farmacia e Medicina di Novara e di Scienze Politiche di
Alessandria, dove è presente un gruppo di ricercatori che studiano le problematiche
economiche organizzative e sociali delle politiche ambientali.
Il progetto di ricerca informatica e calcolo scientifico avanzato si sarebbe dovuto basare
anch’esso sulle competenze scientifiche esistenti presso la Facoltà di Scienze
Matematiche Fisiche e Naturali e avrebbe dovuto far nascere un secondo Polo di
Eccellenza nel campo dell’informatica e del calcolo scientifico. La dotazione di
finanziamenti per l’avvio di questo progetto fu stabilita in circa 200 mila euro all’anno
per i primi 5 anni.
Anche in questo caso furono individuate alcune linee di ricerca su cui focalizzare gli
sforzi come quelle legate: allo sviluppo di metodologie di apprendimento e di calcolo
basate su modelli fisici e biologici, comprendenti reti neurali e algoritmi genetici; alla
creazione di software d’interfaccia uomo macchina, di visualizzazione medica
finalizzata a programmi di terapie oncologiche con adroni (immagine di tomografia
computerizzata e risonanza magnetica nucleare) e visualizzazioni di strutture chimiche;
allo sviluppo di modelli e tecniche di simulazione applicando il metodo sperimentale nel
campo delle scienze sociali (economia, sociologia, scienze politiche).
130
A fronte di ciò, per capire e individuare le linee di sviluppo future è utile rispondere ad
alcune semplici domande: quali di questi progetti si sono realizzati? Con quali risultati?
Quali elementi ne hanno impedito la piena realizzazione?
Poiché, ad oggi, la sede di Alessandria dell’Università del Piemonte Orientale non ospita
un Polo di Eccellenza in campo ambientale, dell’informatica e del calcolo scientifico, ed
è in oggettive difficoltà per i motivi visti precedentemente, si ritiene fondamentale ed
essenziale intraprendere, fin da subito, un percorso di focalizzazione in grado di
rendere l’offerta formativa e la ricerca distintive e caratteristiche rispetto a quelle
presenti nelle Università ubicate nel territorio di riferimento dell’Amedeo Avogadro.
La concentrazione dei fondi sulla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali è
auspicabile per realizzare, ad esempio, quel Polo di Eccellenza in campo ambientale
che rimane ancora oggi valido, in quanto si inserisce in un contesto territoriale sensibile
al problema sia per la storia passata del territorio (dissesto idrogeologico, Eternit) sia
per le caratteristiche del tessuto imprenditoriale (presenza di grandi imprese nel settore
della chimica, delle materie plastiche e del cemento).
Altri progetti che da tempo sono in discussione sui vari tavoli di confronto alessandrini
per rilanciare le sorti dell’Ateneo, devono essere necessariamente sbloccati in tempi
rapidi. Tra questi, la realizzazione di un Campus Universitario, che trova ampio
consenso tra gli stakeholder, è essenziale nell’ottica di puntare ad attrarre i migliori
talenti e studenti anche stranieri o che non vivono in Provincia, e il miglioramento di
tutti i servizi di accoglienza e orientamento degli studenti sono fondamentali per
aumentare la capacità attrattiva dell’Ateneo. Si segnala in tal senso lo sforzo del
Comune di Alessandria.
La scelta di focalizzarsi sugli ambiti scientifici e nuclei tecnologici distintivi appare in
linea con le esigenze delle imprese, aiutando così l’Amedeo Avogadro a integrarsi con
il territorio e a superare la situazione di non riconoscimento dell’Università come
interlocultore da parte degli stakeholder del territorio. La collaborazione con il
territorio e il riconoscimento del ruolo dell’Università come interlocutore dello stesso è
essenziale per aumentare la capacità di attrazione di fondi privati per la ricerca e la
didattica, e per incrementare il livello di collaborazione e integrazione tra Ateneo e
stakeholder del territorio. Un esempio positivo in tal senso è relativo alla Alexandria
International School, progetto virtuoso avviato da privati e oggi affiancato dal pubblico
e sostenuto dagli stakeholder del territorio, che costituisce una nuova realtà scolastica,
ma con un’esperienza consolidata nell’educazione, istruzione e formazione dei ragazzi
dall’età dell’infanzia all’età adulta.
Da ultimo, si ritiene che il rilancio dell’Ateneo debba essere gestito da manager di
fama riconosciuta che, oltre ad utilizzare le proprie doti gestionali nell’attività
ordinaria, possano anche trasmettere un’immagine di eccellenza al potenziale
studente/professore/investitore.
131
5.2.2 Il Politecnico di Torino
Dal 1994, nel capoluogo è anche presente un distaccamento del Politecnico di Torino
che è considerato da diversi stakeholder un asset strategico del territorio, a sua volta
caratterizzato da un’elevata concentrazione di aziende manifatturiere.
Presso la sede sono stati attivati fino al 2009 i corsi di laurea di primo livello in
Ingegneria Elettrica (circa 90 iscritti), Ingegneria Meccanica (circa 200 iscritti) e
Ingegneria delle Materie Plastiche (circa 60 iscritti).
Nel mese di ottobre 2009, a causa del processo di razionalizzazione che ha interessato le
sedi decentrate del Politecnico di Torino, è stata annunciata la chiusura della
didattica della sede alessandrina. Questa decisione ha generato un forte
malcontento tra i diversi stakeholder del territorio, che nel corso degli anni avevano
investito ingenti risorse nei corsi di laurea di ingegneria.
Il principale motivo di questa decisione è legato al fatto che i corsi di Ingegneria
Elettrica e Meccanica apparivano come duplicazioni di corsi simili effettuati a Torino. Il
corso in Ingegneria delle Materie Plastiche, unico in Italia, invece era qualificante per la
realtà alessandrina.
Con l’obiettivo di cercare di mantenere dei legami col territorio il Politecnico, nella sede
di Alessandria, sta attivando due Master in Ingegneria della Materie Plastiche e in
ingegneria dei prodotti verniciati, che dovrebbero affiancare il Master già attivo in
ingegneria del gioiello.
Con riferimento alla ricerca, invece, presso la sede di Alessandria del Politecnico sono
attivi centri di ricerca di rilievo, quali:

il centro di Studio e Sviluppo per la Metallurgia e i Materiali per l'ingegneria
(Poli@l CS2M2). Gli ambiti di ricerca di questo laboratorio spaziano dalla chimica
di base e dalla scienza dei materiali allo studio dei loro aspetti tecnologici, della
loro ingegnerizzazione e del loro “comportamento in opera”;

il laboratorio di Compatibilità Elettromagnetica. Nasce con l’obiettivo di
diventare un valido strumento a supporto delle aziende interessate a valutare lo
stato e la soluzione di eventuali problemi di compatibilità elettromagnetica. Il
laboratorio esegue prove di compatibilità elettromagnetica basate sulla
normativa vigente (Direttiva 2004/108/CE). Diverse aziende si avvalgono di
questa struttura, l’ultima, in ordine cronologico (dicembre 2009), è stata Ansaldo;

Il gruppo di ricerca di Bioingegneria si occupa dello sviluppo e dell’applicazione
di materiali polimerici in bio-nanomedicina (dispositivi impiantabili, ingegneria
tissutale e rilascio controllato di farmaci). Tra i principali scopi della ricerca vi è lo
sviluppo di materiali biomimetici, in grado cioè di mimare i sistemi biologici da
un punto di vista chimico-fisico, inducendo così specifiche risposte cellulari;

Il Biosolar Lab è un laboratorio biochimico che si occupa principalmente dello
studio di vari aspetti della fotosintesi e della bioenergia.
Altre iniziative ed esempi positivi di collaborazione tra Politecnico e stakeholder del
territorio sono relativi alla realizzazione dei Consorzi Prometeo, Procoat e Proplast.
132
Dalle sinergie tra il Politecnico di Torino nella sede di Alessandria, la Fondazione Cassa
di Risparmio di Alessandria, la Provincia di Alessandria e il Comune di Valenza, è nato il
Consorzio Prometeo, con l’obiettivo di promuovere le applicazioni e le innovazioni della
cultura tecnico-scientifica, tecnologica e gestionale relativa a manufatti in leghe
preziose e leghe speciali per applicazioni avanzate presso le aziende orafe del territorio,
attraverso l’organizzazione di attività di formazione, convegni seminari ed incontri per
addetti ai lavori, nonché azioni sinergiche fra aziende del settore, atenei e altre realtà
economiche, sia nazionali che internazionali.
Altro esempio d’integrazione tra il mondo accademico ed industriale è rappresentato
dal Consorzio Procoat, costituito da industrie del settore dei prodotti vernicianti ed il
Politecnico di Torino. Tra i servizi offerti dal Consorzio si evidenziano le attività di
didattica e formazione, certificazione e attività integrate di ricerca e sviluppo.
Il Politecnico di Torino ad Alessandria possiede un laboratorio di ricerca dedicato
alle materie plastiche che ha attivato proficue collaborazioni con il Consorzio
Proplast, operativo nel comparto delle materie plastiche. Il Consorzio, fondato nel 1998,
è stato costituito con l’obiettivo di realizzare un polo tecnologico di livello europeo,
capace di offrire al mondo industriale eccellenti servizi di R&D e formazione nell’area
della trasformazione dei materiali plastici, dell’ingegneria dei materiali, dell’ingegneria
di prodotto. Ad oggi il Consorzio conta 170 soci, sia istituzionali (tra i quali la
Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria), accademici, aziendali (produttori di
attrezzature e di materie prime, centri di ricerca, associazioni di settore e di categoria,
ecc.), e coinvolge circa 42 collaboratori.
Il processo di razionalizzazione e rifocalizzazione dell’offerta formativa, che dovrà
necessariamente affrontare anche l’Università del Piemonte Orientale, ha portato
recentemente (gennaio-febbraio 2010) il Politecnico di Torino a presentare un piano di
azione per il rilancio della sede alessandrina, che sia coerente con le caratteristiche e
le esigenze del territorio e con le disponibilità finanziarie.
I tre temi principali sui quali il Politecnico di Torino nella sede di Alessandria si
focalizzerà nei prossimi anni saranno:
1. formazione professionalizzante e continua post lauream attraverso corsi
specifici (ad es. Master Universitari) progettati per i diversi comparti produttivi e
a partire dalle esigenze di quest’ultimi;
2. rafforzamento e focalizzazione delle strutture di ricerca in pochi settori
caratterizzanti la Sede ed il Territorio (Plastica, Materiali, Bioingegneria,
Bioenergie, Energie rinnovabili, Ingegneria Elettrica, Ingegneria Meccanica,
Tecnologie del Freddo, Comparto Orafo, ecc.);
3. sviluppo dell’incubazione d’impresa, di Centri di Ricerca Industriali, di hub
delle associazioni imprenditoriali, di centri di servizio secondo il modello già
avviato con successo nella Cittadella Politecnica torinese110. In particolare, appare
110
La Cittadella Politecnica torinese, costituita nel 2008 e prima nel suo genere in Italia, si ispira
all’esempio del Mit, il Massachusetts Institute of Technology di Boston. La Cittadella Politecnica
rappresenta un intervento di carattere strategico non solo per la didattica e la ricerca, ma anche
per l'attrazione di importanti investimenti per la ricerca da parte delle multinazionali. Tra le
altre, si sottolinea la presenza del principale centro di ricerca sui motori diesel di General Motors
Powertrain Europe. L’area della Cittadella ospita anche l’incubatore I3P.
133
opportuno evidenziare che l’incubatore d’imprese I3P111 del Politecnico di Torino
intende realizzare una sua unità ad Alessandria112.
In tale contesto, tuttavia, emergono alcune perplessità sulla piena valorizzazione di una
struttura dedicata solamente alla ricerca, a fronte del fatto che la presenza in una
struttura di ricerca e didattica consentirebbe e faciliterebbe la naturale integrazione
delle due attività, che si autoalimenterebbero a vicenda originando un circolo virtuoso
rappresentato dal trasferimento dei risultati della ricerca per l’erogazione di una
didattica di eccellenza, e dalla presenza di giovani e preparati studenti che rimangono
in Università con l’obiettivo di sviluppare ulteriormente la ricerca.
111
I3P, l’Incubatore delle Imprese Innovative del Politecnico di Torino, è considerato il più
importante incubatore universitario italiano che accoglie imprese startup ad elevato potenziale
di crescita, fondate sia da ricercatori accademici sia da imprenditori esterni al mondo
universitario. E’ costituito sotto forma di società consortile per azioni senza fini di lucro, da
Politecnico di Torino, Provincia di Torino, Camera di commercio di Torino, Finpiemonte,
Fondazione Torino Wireless e Città di Torino. In dieci anni di attività, ha supportato il processo di
crescita di oltre 110 imprese, ospitandole nelle proprie sedi, fornendo consulenza strategica e
tecnica, e favorendo l’incontro con investitori, partner e clienti.
112
Si segnala che ad oggi, febbraio 2010, è in fase di perfezionamento l’insediamento di un
primo Centro di Ricerca Industriale da parte della multinazionale spagnola OPDE, attiva nel
comparto delle energie rinnovabili.
134
5.3 Il polo della logistica
5.3.1 Premessa
La logistica è l’arte di far giungere ad un destinatario materiali, merci e rifornimenti nei
tempi e nei luoghi prestabiliti, minimizzando contemporaneamente sia i costi di
trasporto, di immagazzinaggio e di distribuzione, sia la probabilità di disguidi o di altri
inconvenienti.
Nel mondo dei trasporti e della logistica operano, in Italia, circa 140.000 aziende113,
molte delle quali eseguono attività diverse in funzione dei servizi richiesti dai loro
clienti.
Le principali categorie con cui si possono suddividere gli operatori logistici sono:

vettori;

spedizionieri;

distributori;

corrieri e corrieri espressi;

operatori di logistica integrata.
Particolare rilevanza stanno assumendo, negli ultimi anni, gli operatori di logistica
integrata che svolgono quell’insieme di attività che governano i flussi di beni e di
informazioni, dalle fonti di approvvigionamento ai clienti finali e viceversa. Più in
dettaglio, tali operatori sono specializzati in differenti attività quali stabilire/prevedere i
fabbisogni della clientela (che cosa serve, dove e quando), pianificare gli acquisti
(approvvigionamenti), pianificare la produzione, immagazzinare il prodotto (stocking),
evadere nel modo più efficiente possibile l’ordine del cliente (prelevare e consegnare,
picking) e, infine, monitorare tutte le operazioni suddette rimediando a eventuali
problemi.
Perché è così importante per un territorio o un Paese sviluppare il settore della
logistica? L’aumento costante dei flussi di movimentazione delle merci rende necessario
sviluppare soluzioni di trasporto alternative alla modalità stradale, più efficienti,
rispettose dell’ambiente e maggiormente sostenibili nel lungo periodo.
Lo sviluppo di un efficiente sistema logistico in un territorio porta a sviluppare in modo
integrato il trasporto su differenti modalità (nave-ferro, gomma-ferro, gomma-nave,
ecc.).
Trasferire il traffico merci dalla strada alla ferrovia, per esempio, comporta molteplici
vantaggi per la collettività, come ad esempio, strade più sicure, minore inquinamento
atmosferico e acustico, maggiore certezza nei tempi di viaggio, ecc..
Si sono, quindi, sviluppate infrastrutture specifiche finalizzate al raggiungimento di
questo obiettivo: gli interporti. Quest’ultimi sono i punti di interconnessione dove
113
Confetra, sono compresi anche le aziende formate dai padroncini.
135
avviene fisicamente il passaggio dell’unità di carico intermodale, ad esempio, dal
camion al treno e viceversa114.
5.3.2 La logistica in Piemonte e nella Provincia di Alessandria
Il Piemonte, situato tra il Corridoio 5, Lisbona-Kiev, e il Corridoio 24, Genova-Rotterdam,
si propone come un’area con interessanti prospettive per lo sviluppo di attività
qualificate nel campo della logistica.
La vicinanza con i porti dell'Alto Tirreno, liguri in particolare, fa del Piemonte la
naturale prosecuzione della banchina portuale, offrendo al tempo stesso vasti territori
ben connessi alle reti di trasporto.
In tale contesto, la Provincia di Alessandria costituisce un territorio-cerniera nel
complesso di reti ferroviarie e stradali che collegano l’arco portuale ligure con i territori
del Nord-Ovest e Nord-Est italiani e con le grandi direttrici di penetrazione verso l’U.E. e
l’Europa dell’Est.
In quest’area il livello di movimentazione delle merci è nel complesso abbastanza
consistente, ma ancora non paragonabile con quello dei principali interporti del NordEst Italia. Vista tuttavia la posizione strategica rispetto ai porti liguri e ai confini
francese e svizzero, il potenziamento del settore logistico del Piemonte appare
importante115.
Nell’area di Torino l'interporto si trova a ridosso del capoluogo di Regione, è connesso
alla linea ferroviaria con la Francia, offre servizi per società di logistica e spedizionieri, e
si presta per attività di city logistic.
A Novara il Centro Interportuale Merci di Novara – CIM si trova all'incrocio tra il
Corridoio 24 e il Corridoio V e nelle vicinanze dell'aeroporto di Malpensa. Ha piani di
sviluppo molto ambiziosi e può essere un punto di riferimento per i traffici verso il
centro-nord Europa.
Ad Alessandria, che da sempre costituisce il retroporto naturale dell'arco ligure,
sono presenti interporti, centri logistici e merci come Arquata Scrivia, Capriata D’Orba,
Pozzolo Formigaro, Tortona e Rivalta Scrivia.
Queste infrastrutture per la logistica hanno orientamenti diversi, ma complementari che
possono essere sintetizzati nel modo seguente:

la struttura di Torino ambisce ad essere una moderna piattaforma logistica
collocata nel cuore del Piemonte con una strategia bifocale: da un lato essa
intende essere centro logistico di smistamento e trattamento merci al servizio del
114
La legge 240 del 4 agosto 1990 (“Interventi dello Stato per la realizzazione di interporti
finalizzati al trasporto merci e in favore dell’intermodalità”) dà la seguente definizione di
interporto: “complesso organico di strutture e servizi integrati finalizzati allo scambio di merci
tra le diverse modalità di trasporto, comunque comprendente uno scalo ferroviario idoneo a
formare o ricevere treni completi e in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande
comunicazione.
115
Unione Interporti Riuniti, 2009.
136
tessuto produttivo regionale, dall’altro lato intende fungere da porta
intermodale per le merci destinate alla Francia ed al Nord-Ovest europeo
attraverso il Frejus;

l’interporto di Novara è fortemente orientato all’intermodalità, svolgendo per
ora residuali operazioni di magazzinaggio. L’85% dei 5 milioni di tonnellate di
merci che vi transitano annualmente sono sottoposte a trasporto combinato. Il
CIM ambisce a rafforzare i legami con i nodi della rete logistica posti nel Nord
Europa lungo una direttrice che attraversa la Svizzera, l’Austria e prosegue verso
i porti del Mare del Nord quali Rotterdam e Anversa;

l’Interporto di Rivalta Scrivia, invece, si configura come struttura altamente
orientata da un lato a fungere da piattaforma complessa, in cui le merci non
vengono solo movimentate e immagazzinate, ma subiscono operazioni ad
elevato valore aggiunto (assemblaggio, imballaggio, lavorazioni su prodotti
grezzi poi direttamente trasferiti in impianti esterni per una ulteriore
lavorazione), dall’altro lato l’interporto sta consolidando la funzione di naturale
area retro portuale di Genova.
Queste infrastrutture logistiche e interportuali trovano la propria ragion d’essere nel
tessuto d’imprese manifatturiere e di servizi del territorio, oltre che nella vicinanza col
sistema portuale ligure che richiede spazi merci più ampi di quelli fisiologicamente
disponibili.
Le strutture interportuali appaiono tutte “in divenire” laddove processi e metodi
vengono continuamente aggiornati e ampliati al fine di aumentare il livello di
efficienza. L’interporto di Torino vuol essere non solo un transit point, ma una struttura
in grado di creare valore aggiunto tramite la lavorazione sulle merci e tramite l’offerta
di servizi logistici ad elevato valore aggiunto. Rivalta Scrivia intende investire
ulteriormente sulle attività di movimentazione “lato terra” in collaborazione con i porti
liguri antistanti. Il CIM di Novara intende ampliare in modo sostanziale le attività di
magazzinaggio non configurandosi più solo come transit point.
Con specifico riferimento alla Provincia di Alessandria emerge un sistema
logistico composto di numerose piattaforme che costituiscono, di fatto, un sistema
al servizio dei porti dell’Alto Tirreno, dei mercati del Nord-Italia e del Centro-Europa.
Questo sistema di piattaforme logistiche interconnesse con strade, autostrade e reti
ferroviarie, sviluppa già oggi un elevato potenziale in termini di valore aggiunto e
addetti e determina però anche rilevanti riflessi sui livelli di saturazione delle
infrastrutture della Provincia stessa. Il complesso delle piattaforme logistiche oggi
esistenti si estende su aree di 2,7 milioni di m2, dove sono movimentate annualmente
circa 2,5 milioni di tonnellate di merci e circa 120.000 TEUs (container).
137
5.3.3 Analisi SWOT
Attraverso un’analisi approfondita dai fatti, dei numeri e delle evidenze principali, sono
stati analizzati i punti di forza e di debolezza del sistema, le principali opportunità e le
minacce per il futuro.
Punti di forza
La posizione geografica baricentrica, rispetto ai principali poli di sviluppo economico e
manifatturiero dell’Italia, consente l’insediamento di operatori logistici integrati capaci
di fornire servizi ad elevato valore aggiunto alle imprese del territorio e ai mercati di
riferimento.
Figura 75. Posizionamento del sistema logistico alessandrino
Corridoio 24
Genova-Rotterdam
Corridoio 5
Lisbona-Kiev
Alessandria
Fonte: elaborazioni The European House--Ambrosetti su Ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti
Il posizionamento geografico favorevole non è certamente una condizione
sufficiente per il successo del settore logistico, ma rappresenta un requisito necessario
per poter pensare ad un qualsiasi sviluppo in tale ambito.
L’elevata dotazione di infrastrutture di trasporto fa parte, anch’essa, dei punti di
forza della Provincia.
La Provincia di Alessandria ha, infatti, una dotazione di infrastrutture ferroviarie doppia
rispetto a quella italiana e piemontese, e una dotazione di infrastrutture stradali più
che doppia rispetto a quella della media italiana e del 70% superiore rispetto a quella
del Piemonte.
138
Inoltre, le reti stradale e ferroviaria sono ben ramificate e adatte a favorire lo sviluppo
di traffici nazionali e trans-europei. Nella rete ferroviaria assumono un ruolo rilevante
la stazione di Alessandria con lo scalo “Alessandria Smistamento”, sulla Genova-Basilea,
e la stazione di Novi con lo scalo di San Bovo, sulla Genova-Milano. La rete stradale
comprende la A21 Torino-Brescia, la A7 Milano-Genova e la A26 Genova-Gravellona
Toce.
Figura 76. Indicatori di dotazione infrastrutturale in Provincia di Alessandria e
confronto con Piemonte e Nord Ovest
Rete stradale
250
Reti per la telefonia e
la telematica
200
Rete ferroviaria
150
100
50
0
Reti bancarie e
servizi vari
Porti (e bacini di
utenza)
Aeroporti (e bacini di utenza)
Reti energetico-ambientali
Alessandria
Piemonte
Nord Ovest
Fonte: elaborazioni The European House--Ambrosetti su dati Istituto Guglielmo
Tagliacarne
Altro punto di forza risiede nel fatto che la Provincia di Alessandria possiede una forte e
radicata tradizione nel settore logistico, disponendo storicamente di interporti,
centri intermodali e piattaforme logistiche.
Come già accennato, le principali si trovano a:

Rivalta Scrivia;

Tortona;

Arcquata Scrivia;

Pozzolo Formigaro;

Capirata D’Orba;

Casale Monferrato.
139
L’interporto di Rivalta Scrivia è attivo da oltre 40 (costituito nel 1966) e inizialmente
svolgeva attività di deposito e smistamento. Attualmente svolge attività logistiche
avanzate e qualificate come la lavorazione della merce, l’assemblaggio, imballaggio ecc.
Alcune particolari lavorazioni di prodotti alimentari grezzi come, ad esempio, il burro di
cacao, o l’imballaggio e il raggruppamento di merci destinate a centri commerciali della
Grande Distribuzione Organizzata hanno trovato a Rivalta Scrivia una forte
specializzazione. All’interno dell’interporto sono stati creati appositi impianti per lo
svolgimento di tali operazioni sulle merci.
Oggi l’Interporto è un polo logistico multifunzionale in grado di proporre soluzioni
integrate, sia per le dimensioni e le caratteristiche degli spazi, che per l'offerta di servizi
doganali e terminalistici diretti al trasporto e alla distribuzione.
È anche in grado di offrire il totale governo del ciclo distributivo, tramite il proprio
know-how, i propri impianti, le strutture e i sistemi informativi (Warehouse
Management System) opportunamente personalizzati per le esigenze della clientela.
La vicinanza al casello di Tortona consente una facile accessibilità agli assi autostradali
A7 e A21. L’Interporto comprende superfici coperte per 400.000 m2, oltre a 300.000 m2
di terminal container e 150.000 m3 di magazzini frigoriferi. Il traffico indotto stimato
dell’Interporto è di circa 250 camion e 4/5 treni al giorno.
La logistica nel tortonese è storicamente plasmata sul Centro Logistica Gavio; sta
inoltre nascendo il Polo Logistico di Tortona.
Il Gruppo Logistico Gavio opera nel settore del trasporto container e rinfuse a livello
nazionale. Il centro logistico di Tortona è collegato direttamente con la stazione
ferroviaria di Rivalta Scrivia. La piattaforma logistica che si sviluppa su 500.000 m2 è
cablata con fibre ottiche e dispone di sistemi informatici per la gestione in tempo reale.
Il traffico indotto stimato è di 90 camion e 4/5 treni al giorno.
Il Polo logistico di Tortona è attualmente in fase di sviluppo116, si estenderà su una
superficie complessiva pari a 100.000 m2 e consisterà di 3 magazzini realizzati in
conformità con i più elevati standard internazionali di qualità. Ciascun capannone sarà
suddiviso in comparti a partire da 5.000 m2, per una superficie totale dedicata allo
stoccaggio superiore ai 96.000 m2.
L’interporto di Arquata Scrivia, fondato nel 1921, ha una superficie complessiva di
105.000 m2, di cui 80.000 m2 di area doganale. L’area è dotata di un impianto silos per
cereali (22.000 m3) e di un magazzino orizzontale per cereali (10.000 m3). È raccordato
sia per il ricevimento sia per la rispedizione dei vagoni ferroviari. Al suo interno sono
presenti 12 binari con uno sviluppo totale complessivo di 4.000 m. L’impianto gode
dello status di “deposito fiscale”.
La movimentazione annuale del Gruppo è di circa 400.000 tonnellate di merci in
transito complessivo tra Italia e Ucraina, Russia e Slovacchia. Ferroleghe, argilla, semi di
soia, prodotti chimici, cellulosa, birra, legnami, sale, cereali, ecc. sono le merci tipiche
scambiate con i porti di Genova e di Savona. Il traffico indotto stimato è di circa 27
camion al giorno e 2/3 treni al mese.
116
Il termine dei lavori previsto è entro la fine del 2011.
140
L’interporto di Pozzolo Formigaro, conosciuto come Fridocks, è un complesso di
magazzini generali e frigoriferi, depositario in conto terzi e centro intermodale
specializzato. Fridocks cura tutte la pratiche di carattere burocratico-amministrativo per
ogni tipologia di merci e le operazioni sanitario-doganali. Ha una gestione
informatizzata delle merci, uffici veterinari, autocarri frigorifero per la consegna e la
distribuzione delle merci.
La superficie si estende su un’area di 100.000 m2 articolata in diverse divisioni operative
quali celle frigorifere e magazzini specializzati. La tipologia delle merci comprende
carne e pesce congelati e surgelati, frutta e verdura fresca, congelata e surgelata,
prodotti dolciari, materie prime per l’industria alimentare e farmaceutica. Il complesso è
servito da un raccordo ferroviario privato dalla stazione di Pozzolo Formigaro sulla linea
Genova-Milano. Il traffico indotto stimato è di circa 30 camion al giorno e 2/3 treni alla
settimana.
La logistica a Capriata D’Orba è rappresentata dalla FM Logistics, società francese
attiva nel comparto dal 1967, che possiede particolari expertise nel comparto
alimentare. FM offre spazi adeguati a questa tipologia di prodotti (aree di stoccaggio a
temperatura controllata), gestione della qualità dei prodotti stoccati, controlli
batteriologici, ecc.. Inoltre, offre servizi di co-packaging e co-manufacturing.
Il centro logistico si sviluppa su un’area di 45.000 m2, la superficie coperta disponibile è
pari a 28.000 m2 ed è situato nelle vicinanze di importanti stabilimenti di produzione
come ad esempio, Saiwa e Campari.
Nel gennaio 2008 Saiwa ha deciso di utilizzare uno di questi magazzini. La superficie
totale in dotazione è di 20.000 m2, con possibilità di stoccaggio di 40.000 pallet. Questa
struttura opera come hub dove FM logistics svolge per conto di Saiwa lo stoccaggio, il
copacking e la distribuzione sull’intero territorio nazionale.
La logistica a Casale Monferrato è sviluppata da Argol che offre servizi di logistica
integrata per l’industria meccanica, impiantistica e per il settore aerospaziale. Argol si
occupa anche dell’organizzazione di piattaforme di City Logistics, periferiche alle grandi
città, da cui distribuire la merce all’interno dei centri cittadini con veicoli a basso
impatto ecologico.
Le attività logistiche nell’area di Casale Monferrato sono strettamente correlate
all’impiego del relativo scalo merci ferroviario. Le principali riguardano:

manipolazione e trasporti di merci containerizzate;

manipolazione e trasporti di prodotti chimici;

manipolazioni e trasporti di merci varie: concimi per agricoltura, frigoriferi,
cisterne in vetroresina, profilati di ferro, legnami.
Il traffico indotto stimato è di circa 60 camion alla settimana.
A livello generale, il successo di un interporto o piattaforma logistica è legato
anche alla presenza di imprese nazionali e internazionali che decidono di stabilire
parte della loro supply chain presso un determinato interporto o piattaforma (es.
Lavazza per Novara, Giochi Preziosi e IKEA per Piacenza, ecc.).
141
Nella Provincia di Alessandria c’è un’elevata presenza di imprese nazionali e
multinazionali che rappresenta, quindi, un ulteriore punto di forza per lo sviluppo del
settore.
Nello specifico, in Provincia sono localizzate grandi imprese in differenti settori:

costruzioni: Italcementi, Buzzi, Cementir, Holcim, RDB;

meccanica/Elettromeccanica: Eltek, Ilva, Bobst;

chimica: Solvay, Mossi & Ghisolfi, Guala Closures, Boero Bartolomeo;

alimentare: Saiwa, Campari, Elah Dufour, Pernigotti, Bistefani.
Infine, lo sviluppo del comparto logistico non è ostacolato da cittadini e dalle istituzioni,
poiché è considerato motore di un più ampio sviluppo economico del territorio. Tale
situazione è anche favorita dalla distanza tra i centri logistici presenti/in sviluppo e le
aree urbanizzate.
Figura 77. Ampi spazi di sviluppo e assenza dell’effetto NIMBY
Interporto
di Rivalta
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti
Punti di debolezza
Come evidenziato in precedenza, la logistica è l’arte di far giungere ad un destinatario
materiali, merci e rifornimenti nei tempi e nei luoghi prestabiliti, minimizzando
contemporaneamente sia i costi di trasporto, di magazzinaggio e di distribuzione, sia la
probabilità di disguidi o di altri inconvenienti.
142
Poiché la Provincia di Alessandria non è né punto di arrivo della merce
(Genova) né punto di destinazione della merce (Milano, Torino), ma è vicina sia
all’origine della merce che alla destinazione, la logistica ad Alessandria
rappresenterebbe uno stop aggiuntivo tra i due punti, che equivale a
contraddire la logica di minimizzare i costi e le probabilità di disguidi.
Se non si è in grado di offrire servizi distintivi e a elevato valore aggiunto, le
tappe intermedie avranno sempre un ruolo marginale all’interno del settore.
A fronte delle ampie opportunità di sviluppo del settore gli investimenti in logistica si
sono moltiplicati e le diverse piattaforme logistiche presenti, nel territorio della
Provincia Alessandria, si trovano a competere con altri interporti come, ad esempio,
quello di Novara (vicino anche a Malpensa) e Torino, come visto precedentemente, ma
anche con altre strutture presenti a Piacenza e Parma.
Questa situazione spinge ancora maggiormente a puntare sulla fornitura di servizi
distintivi e ad elevato valore aggiunto. Nello specifico, il valore aggiunto della
logistica consiste come è noto nel “lavorare” i container. Ciò significa aprirli,
organizzare i contenuti, assemblare i pezzi, impacchettarli, ecc.. (ad esempio: si riceve
un container di telefoni cellulari, si apre il container, si assembla il kit, inserendo la sim
di memoria nel telefono, allegando il manuale di istruzioni, e si gestisce la
distribuzione).
Il valore aggiunto viene creato quando la merce viene pallettizzata e si effettuano
operazioni di servizi doganali, controllo della qualità, tracking, picking, packaging,
reverse logistic. Lo sviluppo del settore logistico nella Provincia di Alessandria non può
prescindere da una visione di questo tipo.
Altro punto di criticità è legato al tema dell’impatto ambientale che la realizzazione di
queste infrastrutture necessariamente produce.
Un potenziamento logistico, infatti, produce impatti negativi in termini di:

emissioni atmosferiche;

aumento dei rischi per il sistema idrico, il suolo e sottosuolo;

vegetazione ed ecosistemi;

salute pubblica;

rumore e vibrazioni;

paesaggio.
Considerando che, in Provincia di Alessandria, esistono già problemi legati all’Eternit,
all’inquinamento ambientale provocato dal settore chimico e del cemento, e che gli
indicatori di qualità della vita evidenziano già situazioni negative, lo sviluppo della
logistica potrebbe acuire un problema già esistente.
Infine, sono emerse alcune differenti interpretazioni sul ruolo assunto e che deve
assumere la Fondazione Slala, costituita alla fine del 2003 dagli Enti Piemontesi e
Liguri per la promozione di infrastrutture ed insediamenti a supporto della logistica.
All’interno della Fondazione Slala sono rappresentati sostanzialmente tutti i principali
143
portatori di interessi del territorio: le Regioni Liguria e Piemonte, le Provincie di
Alessandria, le autorità portuali di Genova e Savona, i comuni di Alessandria, Casale
Monferrato, Genova, Novi Ligure, Pozzolo Formigaro, Tortona, Cairo Montenotte, le
CCIAA di Alessandria, Genova, Savona, Cuneo, le Autorità Portuali di Genova, La Spezia,
Savona, la Fondazione CRAL e Energia e Territorio S.p.A.
I principali obiettivi di Slala sono:

coordinare, promuovere ed ottimizzare investimenti infrastrutturali;

realizzare attività di marketing territoriale;

sviluppare le funzioni di Autorità per la Logistica.
Inoltre, Slala da statuto deve:

svolgere funzioni di coordinamento interregionale tra Enti;

effettuare analisi e pianificazione finanziaria del sistema logistico;

valutare l’offerta logistica del Nord Ovest e la disponibilità di aree;

aggregare e qualificare l’offerta come base per una efficace azione di marketing
territoriale.
Tuttavia, dalle interviste effettuate sono emersi alcuni punti critici sul ruolo che svolge o
che dovrebbe svolgere Slala. Gli intervistati hanno sollevato dubbi sui processi
decisionali di Slala e sulle modalità con cui ci si dovrebbe coordinare con essa, dati i
compiti di governance della logistica affidati.
Infatti, nonostante Slala svolga ruoli di coordinamento, pianificazione e governance
della logistica in Provincia, esistono iniziative che, seppur di alto profilo e di potenziale
valore aggiunto, non risultano coordinate tra loro e integrate con Slala.
Opportunità
Lo sviluppo della logistica, come detto in precedenza, è una leva su cui agire per
aumentare la competitività e le performance economiche del territorio.
La realizzazione di un nuovo hub intermodale ad Alessandria, approvato il 5
maggio del 2009 con la firma del Protocollo di Intesa, rappresenta un’importante
potenzialità per il recupero di competitività del territorio e del sistema portuale di
Genova e Savona rispetto agli altri sistemi portuali del Mediterraneo e del Nord Europa.
Il programma di sviluppo dell’hub sarà pronto a breve: il centro sosterrà la crescita dei
porti di Genova e Savona, integrerà le attività portuali attraverso lo sviluppo di servizi di
logistica ad alto valore aggiunto e completerà il “quadrilatero” della logistica del Nord
Italia (Novara, Torino Orbassano e Milano smistamento).
L’investimento previsto è di 90 milioni di euro, di cui 35 milioni interamente finanziati
da FS e destinati allo sviluppo dello scalo di Alessandria. 10 milioni serviranno per la
bretella di collegamento all’autostrada e 25 milioni saranno utilizzati per nuove
infrastrutture tecnologiche. Il Protocollo di Intesa prevede di realizzare l’hub nello scalo
144
ferroviario alessandrino e di affidare allo stesso funzioni di centro intermodale,
gateway (passaggio merci da treno a treno) e retroporto comprensivo delle attività
doganali.
Poiché anche l’UE ha riconosciuto il ruolo fondamentale della logistica per il futuro dei
trasporti all’interno dell’Europa ha previsto dei finanziamenti sia a supporto dello
sviluppo delle attività logistiche, sia finalizzati alla realizzazione di nuove infrastrutture
di trasporto.
Con riferimento allo sviluppo di attività a supporto della logistica uno degli interventi
più importanti a livello europeo è quello denominato Marco Polo II. Questo programma
mira a ridurre la congestione stradale attraverso il potenziamento del trasporto
intermodale, contribuendo a un sistema di trasporti efficace e sostenibile.
Marco Polo II, intende realizzare entro il 2013, il trasferimento di una parte sostanziale
del previsto aumento del traffico merci internazionale dalla strada ad altre modalità di
trasporto che permettano di ridurre al minimo i percorsi stradali.
Il programma, che ha una dotazione di 450 milioni di euro, finanzia:

azioni per migliorare le sinergie tra diverse modalità di trasporto;

azioni di trasferimento fra modi di trasporto diversi;

azioni volte alla riduzione del traffico.
Con riferimento, invece, alla realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto, il 3°
valico ferroviario, che fa parte del Corridoio V a Sud delle Alpi, rappresenta un’opera
necessaria che doterà il porto di Genova di una via di accesso privilegiata per il
trasferimento delle merci verso il Nord Italia e l’Europa (costo 5 mld di Euro).
Il nuovo sistema ferroviario richiederà l’adeguamento delle tratte Alessandria-Novi
Ligure, Alessandria-Novara, Brignole-Pieve Ligure e Genova-La Spezia. Questo
adeguamento produrrà un incremento della capacità di trasporto di 220 treni al giorno,
che equivale a circa un aumento del 50% nell’offerta di trasporto (dagli attuali 430
treni al giorno a 660).
È evidente come a fronte di questi numeri esistono notevoli potenzialità di sviluppo del
settore logistico nella Provincia di Alessandria.
145
Figura 78. Interventi di potenziamento ferroviari
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti
Infine, altra opportunità di sviluppo del settore logistico è connessa ai tassi di crescita
previsti nel comparto merci in Europa nei prossimi anni. Secondo alcune recenti stime
della Commissione Europea, le attività di trasporto merci sono destinate a crescere, fino
al 2030, ad un tasso del:

1,8% del traffico Intra-EU;

3,3% dei traffici extra europei.
Figura 79. Previsione di incremento dei traffici merci
Mld. di tonnellate/km
Regionale
2005
Var %
annua
2030
Intra-EU
Extra-EU
179
428
518
0,4%
1,8%
3,3%
196
660
1166
Nota: trasporto Regionale: include i trasporti all’interno delle aree NUTS2 – Fonte: DG
Energy and Transport, Commissione EU, marzo 2009
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati Energy and Transport, UE
146
Minacce
Le principali minacce sono ascrivibili all’incertezza e ai tempi di realizzazione delle
infrastrutture che in Italia sono particolarmente lunghi.
Figura 80. Previsione di incremento dei traffici merci
2. Assegnazione
START
4. Messa in opera
1. Progettazione e
approvazione
3. Esecuzione e consegna
 Non conformità/irregolarità: studio
fattibilità, documento preliminare,
prodotti finanziari, elenco annuale,
documenti/procedura gara/affidamento
 Non conformità nei
documenti di gara
 Non conformità/ritardi: erogazione
finanziamenti, processi autorizzativi,
progettazione, verifica progetto
preliminare, validazione progetto
definitivo e/o esecutivo
 Irregolarità dei
concorrenti
 Non conformità/irregolarità nella
Conferenza di Servizi
 Ricorsi dei concorrenti o
dell’appaltatore
 Opposizioni forze sociali e politiche
 Non conformità nella
sottoscrizione del
contratto
 Impugnazione bando di gara e/o ricorsi
concorrenti/appaltatore
 Irregolarità e ritardi
nella procedura di gara
 Impugnazioni bando di
gara
 Ritardi nei processi autorizzativi
e/o non conformità nei
documenti di gara, affidamento
dirigenza lavori, collaudo
 Non conformità/ritardi nella:
direzione dei lavori,
coordinamento per la sicurezza,
esecuzione, collaudo
 Impugnazione del bando di
gara, ricorsi dei concorrenti o
dell’appaltatore
 Eventi calamitosi e avvenimenti
non preventivabili
 Opposizione delle forze sociali
Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti
La realizzazione di una nuova infrastruttura che rappresenti, quindi, un’opportunità di
sviluppo del settore, può essere significativamente rallentata dall’iter burocratico di
approvazione e assegnazione dell’opera.
In Italia non esistono leggi/regolamenti che affrontano in modo chiaro e preciso i rischi
connessi alla realizzazione di opere infrastrutturali fornendo, quindi, risposte certe sui
tempi e sulle modalità di realizzazione delle opere. Alcuni esempi sono quelli relativi
alla realizzazione della Pedemontana Lombarda, concepita nel 1965 e ancora da
realizzare, alla TAV Torino-Lione, ideata nel 1990 e da realizzare e la TAV TorinoNovara, progettata nel 1990 e messa in opera solamente nel 2006.
Altra minaccia per lo sviluppo futuro del settore logistico in Provincia è rappresentata
dal mancato ammodernamento dei porti liguri e dell’Alto Tirreno.
Infatti, negli ultimi anni la perdita di competitività del sistema portuale ligure e
dell’Alto Tirreno è stata consistente a causa di mancati investimenti. Come si può
osservare nella tabella successiva, lo sviluppo dei traffici nel periodo 2000-2007 ha
evidenziato tassi di crescita inferiori dei porti liguri e dell’Alto Tirreno rispetto agli altri
scali europei concorrenti.
147
In Spagna e Olanda, ad esempio, le aree retrostanti i porti sono state destinate a zone
di attività logistica o distriparks con servizi ad alto valore aggiunto (dal magazzinaggio
all’organizzazione degli ordini, al controllo qualità, etichettature, confezionamenti, e
assemblaggi finali).
In particolare i tassi di sviluppo del porto di Genova sono risultati i peggiori tra i porti
concorrenti del Mediterraneo e rispetto ai grandi porti del Nord Europa utilizzati come
benchmark.
Inoltre, si rileva che il traffico TEUs a Genova è ormai meno della metà rispetto a
Barcellona e Valencia, 1/3 rispetto ad Algeciras, e quasi un decimo rispetto ad Amburgo
e Rotterdam.
Figura 81. Tassi di crescita del trasporto merci nei principali porti del
mediterraneo
Rotterdam
Amburgo
Valencia
Algericas
Barcellona
Genova
La Spezia
Livorno
Traffico merci
(Δ 2002-2006, Va.
in migliaia)
Traffico containerizzato
(Δ 2002-2006, Va.
in migliaia)
+ 16,8% (353.576)
+ 50,1% (115.529)
+ 43,1% (40.742)
+ 42,1% (60.023)
+ 52,8% (38.267)
+0,03% (44.425)
+13,9 % (15.201)
+ 9,7% (24.550)
+ 46,2% (9.574)
+ 64,1% (8.878)
+ 43,2% (2.614)
+ 88,6% (3.262)
+ 106,7% (2.314)
-23,6% (1.145)
+ 39,3% (1.086)
+ 30,7% (482)
Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da dati Eurostat, 2010
Infine, la dipendenza dalle decisioni di pochi grandi operatori o imprese può
rappresentare un limite allo sviluppo del settore logistico. Lo sviluppo della catena
logistica, infatti, dipende dalle decisioni di investimento e insediamento di pochi grandi
operatori, spesso stranieri, quali ad esempio AP Moller-Maersk (DK), Evergreen (UK),
Hapag-Lloyd (DE) e CMA CGM (FR).
148
5.3.4
Considerazioni di sintesi
In sintesi, nello schema successivo si presentano le principali evidenze dell’analisi SWOT.
Figura 82. Principali evidenze dell’analisi SWOT
 Posizione geografica baricentrica rispetto ai principali
poli di sviluppo economico e finanziario dell’Italia
 Rilevante dotazione infrastrutturale di trasporto
 Tradizione nel settore logistico e radicata presenza di
strutture interportuali
 Presenza di imprese multinazionali
 Disponibilità di spazi per lo sviluppo del comparto e
clima sociale favorevole
FORZE
DEBOLEZZE
 Bassa capacità di attrarre investimenti esteri
 La Provincia di Alessandria non è né origine (Genova),
né punto di arrivo della merce (Milano-Torino)
 Forte concorrenza da parte di altre Province/Comuni
(Piacenza, Novara, ecc..)
 Alcuni interporti/piattaforme logistiche sono a basso
valore aggiunto in quanto non si “opera” sul contenuto
dei container
 Tutela ambientale
 Interpretazione del ruolo di Slala
OPPORTUNITÀ
MINACCE
 Accesso a finanziamenti per infrastrutture e
logistica
 Nuovo terminal ferroviario
 Sviluppo dei corridoi Transeuropei di trasporto
 Tassi di crescita dei traffici
 Tempi di approvazione e realizzazione di opere
infrastrutturali lunghi e incerti (Terzo valico)
 Situazione di stagnazione e mancato
ammodernamento dei porti liguri
 Dipendenza delle scelte operative di pochi grandi
operatori
Fonte: elaborazione The European-House Ambrosetti
Dall’analisi SWOT effettuata emerge come la Provincia di Alessandria:

sia in una posizione geografica favorevole allo sviluppo della logistica e
sia dotata di infrastrutture di trasporto in grado di favorirne lo sviluppo;

sia storicamente legata al settore logistico con alcuni interporti e
piattaforme logistiche avanzate e di primo piano a livello nazionale;

disponga di spazi poco urbanizzati dove poter ampliare le attuali strutture;

rischi di rimanere marginalizzata dai flussi logistici se non si pone
nell’ottica di offrire servizi distintivi e ad elevato valore aggiunto. Oggi il
sistema logistico si compone sia di interporti d’avanguardia, ma anche di semplici
magazzini.
Inoltre, l’offerta di servizi logistici avanzati e distintivi è necessaria a fronte del fatto che
le Province limitrofe stanno sviluppando una propria offerta logistica ad alto
valore aggiunto.
Esistono elevate opportunità di sviluppo nel campo logistico che dipendono sia dalla
disponibilità di finanziamenti da parte della UE, dai futuri investimenti
infrastrutturali previsti (come il terzo valico) e dalle stime sulla crescita futura del
trasporto merci in Europa.
149
Tale sviluppo è, tuttavia, minacciato dalla prolungata e costante perdita di
competitività dei porti liguri, dalla forte dipendenza della catena logistica da
parte di pochi grandi operatori internazionali (nessuno dei quali è italiano) e dai
tempi lunghi e incerti di realizzazione delle infrastrutture necessarie.
5.4 IL POTENZIALE DELLA GREEN ECONOMY
Nell’autunno 2008 in piena crisi economico-finanziaria, il Programma delle Nazioni
Unite per l´ambiente (UNEP) lanciò la “Green Economy Initiative” con l’intento di
promuovere l’adozione di un “Green New Deal”117 globale che, traendo ispirazione dal
programma di riforme economiche e sociali promosso da Roosevelt in occasione della
Grande Depressione degli anni trenta, puntasse a rivitalizzare l’economia mondiale.
Attraverso tale iniziativa, le Nazioni Unite intendevano assistere i Governi nella
riconfigurazione “verde” dei propri sistemi economici e nella rifocalizzazione in tale
direzione di spesa pubblica e investimenti, al fine di promuovere un nuovo modello
di crescita sostenibile, combattere il cambiamento climatico e favorire la
creazione di nuovi posti di lavoro
Il “Green New Deal” suggerisce di orientare gli investimenti per il rilancio economico in
sei aree strategiche, considerate tali perché in grado di generare i maggiori ritorni
economici, ambientali e di occupazione:

energie rinnovabili (solare, eolico, geotermico e biomasse);

tecnologie per l’efficienza energetica di edifici nuovi ed esistenti;

sistemi di trasporto sostenibili, inclusi veicoli ibridi e l’utilizzo dei biocombustibili,
e sistemi di trasporto pubblici efficienti e affidabili;

gestione e riciclo dei rifiuti;

strumenti e modelli di gestione per un’agricoltura sostenibile;

riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado.
A livello mondiale, i Governi hanno indirizzato oltre 318 miliardi di euro in questi
settori chiave. Stati Uniti e Cina rappresentano più del 50% di questi investimenti.
Prevedendo un investimento complessivo di oltre 75 miliardi di euro da destinare
principalmente a fonti rinnovabili, efficienza energetica, “reti intelligenti”, ricerca e
innovazione, il Piano di rilancio dell’economia statunitense – del valore di circa 580
miliardi di euro complessivi – ha impresso una forte accelerazione verso la transizione
ad un’economia a basso contenuto di carbonio.
Grazie a questi investimenti, che nel biennio 2009-2011 assorbiranno circa lo 0,7% del
PIL statunitense, si prevede di generare due milioni di posti di lavoro118.
117
UNEP, United Nation Environment Programme. Fonte: Edward B. Barbier, “A Global Green
New Deal”, UNEP, Economics and Trade Branch, febbraio 2009
118
“The G20 agenda should include implementing a global “green” new deal”, Edward B.
Barbier, Marzo 2009
150
La Cina, ormai considerata una delle “locomotive” mondiali della green economy, ha
destinato il 38% del proprio piano di stimolo (circa 164 miliardi di euro), all'efficienza
energetica, alle energie rinnovabili, alla realizzazione delle grandi infrastrutture
energetiche e di trasporto e ad altre misure di tutela ambientale.
Anche in Europa i programmi per l’espansione della conservazione energetica e delle
fonti di energia rinnovabile hanno puntato sul modello “green economy”. Oltre agli
investimenti del piano di ripresa economica (16 miliardi di euro, il 59% del totale)119
che l’Unione Europea ha dedicato a questo tipo di interventi, si ricordano anche il
pacchetto "clima ed energia” (il cd. 20-20-20120) varato alla fine del 2008, e la
campagna Energia sostenibile per l’Europa. A livello di singoli Stati Membri, inoltre, i
pacchetti di stimolo introdotti hanno puntato sullo sviluppo della quota di energia
rinnovabile sul consumo energetico totale e la protezione delle neo-imprese clean
tech121.
La motivazione che ha spinto i diversi Paesi a destinare ingenti risorse verso “l’economia
verde” non va solo ricercata nella volontà di uscire dalla crisi economica, ma anche
dall’esigenza di garantire la sicurezza energetica futura attraverso la
diversificazione delle fonti e dalla valutazione del valore strategico delle nuove
tecnologie. La green economy, ovvero la capacità di rispondere alla crescente
domanda di energia in modo efficace e “pulito”, è la nuova frontiera della
competitività.
5.4.1 Green Economy: l’obiettivo della regione Piemonte
In linea con l’obiettivo comunitario 20-20-20, e nell’impianto generale delle politiche
per il rilancio competitivo della propria economia, la Regione Piemonte
attribuisce una valenza strategica allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e
delle tecnologie verdi. Si ritiene che tali politiche possano esercitare un’influenza
positiva su un ampio spettro di interventi e opportunità che riguardano:

la produzione industriale, rilanciando gli investimenti per i beni strumentali e
per le tecnologie nel campo delle fonti rinnovabili;

l’efficienza, sostenendo gli interventi di riqualificazione energetica;

lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, (biomasse, solare, idroelettrico, ecc.);

la ricerca e sviluppo, investendo su programmi con un ampie potenzialità
tecnologiche, economiche e occupazionali: dai biocarburanti alla mobilità
sostenibile.
119
“A Climate for Recovery – the colour of stimulus goes green”, HSBC Global Research, febbraio
2009.
120
La nuova Strategia Energetica Europea approvata a fine 2008, intende: ridurre del 20% le
emissioni di gas serra (rispetto ai livelli del 1990), ridurre del 20% il consumo di energia primaria,
soddisfare almeno il 20% del consumo energetico totale europeo attraverso fonti rinnovabili,
aumentare la quota di biocarburanti al 10% dell’ammontare totale di carburanti utilizzati nel
settore dei trasporti. Tutti questi obiettivi dovranno essere raggiunti entro il 2020. Fonte: “The
EU Climate and Energy package”, Commissione Europea, DG Ambiente, 2009.
121
“Green economy, la nuova frontiera della competitività”, Corrado Clini (Direttore Generale
per la Ricerca Ambientale e lo Sviluppo del Ministero dell’Ambiente Italiano), 2009
151
Un quadro completo degli interventi posti in essere o ancora in corso di realizzazione in
quest’ultimo ambito – la ricerca e sviluppo – è dato dalle misure varate per la nascita di
poli industriali che operano in ambiti altamente innovativi: impiantistica, sistemi e
componentistica per le energie rinnovabili, nuovi materiali, la bioarchitettura, i
biocarburanti di seconda generazione, il multi-hydro, nonché la partecipazione alla
piattaforma europea sull’idrogeno122, ambito in cui la Regione vanta da anni esperienze
e programmi consolidati, in particolare sulla mobilità.
A testimonianza dell’impegno della Regione nell’ambito delle iniziative di green
economy, vi sono le risorse di fonte europea che il Piemonte ha scelto di destinare ai
sopra menzionati programmi di intervento: circa 300 milioni di euro (Fondo Europeo
di Sviluppo Regionale – FESR 2007-2013)123.
Tali iniziative e tale impegno economico sono spiegati dalla volontà della Regione
Piemonte di diventare il motore ecologico della nazione, raggiungendo per prima in
Italia gli obiettivi che l’Unione Europea si è proposta di raggiungere entro il 2020.
BOX
Nell’ambito delle iniziative recentemente avviate dalla Regione in campo energetico,
appare opportuno segnalare l’intesa siglata tra la Regione Piemonte e il Consorzio JPE
2010 (Gruppo Consortile Produttivo Regionale per l'Ambiente e l'Energia) il 16 febbraio
2010 a Torino. Tale intesa intende promuovere il rilancio produttivo e occupazionale
delle PMI piemontesi attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili e il
miglioramento dell’efficienza energetica.
Nel breve e medio termine, il piano industriale, proposto dal Consorzio prevede la
valorizzazione e la riconversione degli insediamenti produttivi locali verso la
progettazione, la produzione, l’installazione e la manutenzione di tecnologie “verdi”
nei settori del fotovoltaico, della geotermia, della biomassa, dell’eolico, del risparmio
energetico e della bioedilizia. Nel lungo termine, invece, si intende promuovere
investimenti mirati in ricerca e sviluppo, con particolare riguardo al solare
termodinamico, ai biocarburanti e alla mobilità sostenibile.
L’obiettivo del piano industriale è la costituzione di una filiera delle energie
rinnovabili attraverso l’aggregazione locale delle micro, piccole e medie imprese
piemontesi. Le stime rilasciate dal Consorzio prevedono che il progetto occuperà oltre
3.000 lavoratori nei primi cinque anni di attività124.
122
Joint Technology Initaitive, Piattaforma Tecnologica Europea per l’Idrogeno e le Celle a
Combustibile. Si tratta di una Iniziativa Tecnologica Congiunta varata nel gennaio 2004 dalla
Commissione Europea allo scopo di preparare e dirigere un piano strategico che faccia da ponte
tra l’idrogeno e le celle a combustibile e il mercato, per lo sfruttamento del loro notevole
potenziale ambientale ed economico. Fonte: Commissione Europea.
123
Fonte:“Relazione Programmatica sull’energia”, Delibera della Giunta Regionale, n.30, Regione
Piemonte, 2009
124
“Il rilancio delle Pmi passa attraverso le rinnovabili”, Regione Piemonte, 2010
152
5.4.2 Green economy: un’opportunità per la Provincia di Alessandria
Coerentemente con le politiche europee, e in linea con gli orientamenti di
pianificazione energetica nazionale e regionale, la Provincia di Alessandria ha
avviato una serie di iniziative tese a ridurre le emissioni di inquinanti e di gas
clima-alteranti attraverso interventi di risparmio energetico e di sviluppo e
impiego delle fonti di energia rinnovabile.
Tenendo in considerazione la situazione energetica che caratterizzava il territorio
provinciale al momento della pianificazione (2007125), la Provincia ha definito gli
obiettivi di politica energetica che intende raggiungere entro il 2020:

avviare azioni di efficienza energetica nei settori civile, industriale e dei
trasporti al fine di ridurre il fabbisogno energetico del 10% al 2015 e di allinearsi
agli obiettivi europei del 20% al 2020;

sviluppare il potenziamento dell’utilizzo delle energie rinnovabili
attraverso azioni ed interventi coerenti con le caratteristiche del territorio al fine
di soddisfare almeno il 5% dei consumi provinciali al 2015, con ulteriori
incrementi al 2020;

favorire lo sviluppo dell’innovazione nel comparto dei biocombustibili
attraverso la valorizzazione energetica delle risorse agricole presenti sul
territorio126.
Al fine di massimizzare le ricadute sull’intero tessuto economico, la Provincia si è
proposta di raggiungere questi obiettivi attraverso il coinvolgimento degli attori
pubblici e privati del territorio.
Diverse sono le iniziative già avviate, realizzate o in fase di finalizzazione lungo le
direttrici di sviluppo energetico poste nel Piano Energetico Provinciale.
Di seguito si intende presentare un quadro di alcune di esse, che non intende essere
esaustivo, al fine di contribuire alla creazione di quella che in ottica prospettica
potrebbe rappresentare una grande opportunità per il rilancio dell’economia
locale attraverso la creazione di un modello di sviluppo sostenibile che potrebbe
contribuire anche alla creazione di una nuova immagine per la Provincia alessandrina.
A titolo esemplificativo una pluralità, molto vivace, si esamineranno le seguenti
iniziative:
 il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i Biocombustibili;
 il laboratorio di ricerca BioSolar Lab attivo presso la sede di Alessandria del
Politecnico di Torino e le iniziative della Facoltà di Scienze Matematiche e Fisiche
dell’Università del Piemonte Orientale;
 il villaggio fotovoltaico di Alessandria e le altre iniziative di sostenibilità edilizia
avviate sul territorio;
125
Il 2007, è l’anno in cui è stato pubblicato il documento “Linee di Pianificazione Energetica
della Provincia di Alessandria”
126
“Linee di Pianificazione Energetica della Provincia di Alessandria”, Portale Ambiente della
Provincia di Alessandria, 2010
153
 la realizzazione di nuove centrali fotovoltaiche;
 il progetto di centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle
apparecchiature refrigeranti da realizzarsi a Casale Monferrato;
 la partecipazione ad ambiziosi progetti europei ad orientamento “green”.
Il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i Biocombustibili
Incentrati su ambiti settoriali specifici, i Poli di Innovazione sono costituiti da
raggruppamenti di imprese, organismi di ricerca e da un ente gestore.
I Poli fungono da coordinamento sinergico tra i diversi attori del processo innovativo ed
hanno, in particolare, lo scopo di stimolare l’attività innovativa incoraggiando
l’interazione e lo scambio di conoscenze e di interpretare e di favorire le opportunità
di business e di crescita collaborativa, in ottica di filiera, tra le imprese.
Figura 83. I Poli di Innovazione con vocazione “green” presenti in Piemonte127
I Poli di Innovazione con vocazione
“green”deputati ad occuparsi del settore
ENRGIA nella Regione Piemonte
Impiantistica, Sistemi e
Componentistica per le
Energie Rinnovabili
Architettura
Sostenibile e Idrogeno
Energie Rinnovabili e Minihydro
Energie Rinnovabili e
Biocombustibili
Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da sito Web Istituzionale della
Regione Piemonte; 2010
In Provincia di Alessandria, nel tortonese, è presente il Polo di Innovazione sulle
Energie Rinnovabili e i Biocombustibili, gestito da P.S.T. SpA (Parco Scientifico e
Tecnologico Valle Scrivia).
Il Polo di Innovazione nasce nell’aprile 2009, a seguito della scelta della Regione
Piemonte di accogliere il dossier di candidatura presentato dal PST di Tortona.
127
Benché la Regione abbia autorizzato al settore “Energia” solo 4 dei 12 Poli presenti in
Piemonte, si evidenzia che altri presentano una vocazione nei confronti del comparto, quali ad
esempio, il Polo Tecnologico dei Nuovi Materiali di Alessandria e quello della Chimica Sostenibile
di Novara che, ad esempio, mira a ridurre l’impatto ambientale dei prodotti e ad apportare
modifiche di processo (contenimento del consumo energetico, riduzione in quantità e
pericolosità di scarti ed emissioni).
154
Il Parco Scientifico e Tecnologico abbandona così la precedente funzione di erogatore di
servizi tecnologici diversificati per diventare il punto di riferimento regionale nel
campo delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico e biocombustibili128.
La scelta di affidare tale dominio tecnologico al Parco tortonese è stata principalmente
favorita dall’esperienza pluriennale del PST nel campo delle energie rinnovabili. Il PST,
infatti, è da tempo sede di riferimento per la realizzazione di un progetto di ricerca sul
bioetanolo di seconda e terza generazione lanciato dal Gruppo Mossi&Ghisolfi.
Tale progetto intende sviluppare un biocombustibile di provenienza organica, ma “no
food”, ovvero non destinato a fini alimentari e perciò slegato dalla preoccupante
relazione tra biocombustibili e prodotti alimentari.
L’obiettivo che il Polo si è proposto di raggiungere in questo ambito è il seguente:
“costituire un punto di eccellenza a livello mondiale nella ricerca e sviluppo
del bioetanolo di seconda generazione, ricercando tecnologie che consentano la
produzione di bioetanolo da biomasse non destinate a fini alimentari e consentendo
benefici in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra”129.
L’attività del Polo in questo ambito spazia dagli aspetti agronomici della produzione di
biomasse vegetali alla conversione di tali biomasse, sia per la produzione di energia
elettrica e termica, sia per quella di biocarburanti e prodotti derivati, con una
particolare attenzione alla mitigazione degli impatti ambientali.
BOX
L’Head Office del Gruppo Mossi&Ghisolfi ha sede a Tortona. Il Gruppo, oltre ad essere
leader mondiale nella produzione di PET per imballaggi e la seconda azienda chimica in
Italia, è, come già menzionato, anche attivo nel comparto dei biocombustibili. A circa
cinque anni dal varo di un imponente progetto di ricerca in questo ambito, con un
investimento previsto di 120 milioni di euro, sta accingendosi a costruire il primo
impianto italiano di produzione di bioetanolo di seconda generazione
alimentato da biomasse agro-energetiche (inizialmente paglia di grano fornita da
agricoltori dell’area e successivamente cellulosa).
128
Il Parco Scientifico Tecnologico nasce nel 1996, promosso dalla Regione Piemonte con
l’obiettivo di concorrere allo sviluppo economico del Basso Piemonte attraverso la diffusione
dell’innovazione tecnologica. Il PST, in sostanza, è uno spazio fisico in cui le aziende possono
insediare le loro attività e trovare un supporto in termini di spazi, tecnologia e finanziamenti. Il
sistema di servizi integrati alle aziende insediate nel Parco viene garantito da un gestore, P.S.T.
Spa. Per ottenere il riconoscimento della Regione Piemonte, il PST ha partecipato ad un Bando e
presentato un dossier di candidatura con l’illustrazione dei degli obiettivi e delle iniziative che
intende implementare nei prossimi cinque anni e l’indicazione dei soggetti aggregati. “Da Parco
Scientifico Tecnologico a Polo di Innovazione Regionale”, PST, 2009.
129
“Polo di Innovazione Energie Rinnovabili e Biocombustibili”, presentazione preparata in
occasione della manifestazione regionale “Uniamo le Energie”, 7-11 ottobre 2009 ad opera del
soggetto gestore P.S.T.Spa.
155
Benché nel marzo 2009 i vertici del Gruppo avessero espresso l’intenzione di voler
realizzare l’impianto nel Tortonese, a Rivalta, hanno successivamente deciso di
costruirlo in Provincia di Vercelli, a Crescentino. L’impianto sarà in grado di
produrre 45.000 tonnellate di bioetanolo e 80 kWh di energia all’anno, occupando, a
regime, circa 150 addetti130.
Per il fotovoltaico il PST ha già presentato un progetto focalizzato sullo studio di una
cella fotovoltaica che, attraverso l’utilizzo di innovativi processi di deposizione di film
sottili di silicio, sarà più performante (incremento dell’efficienza fino al 30%) rispetto a
quelle attualmente disponibili sul mercato e costi di produzione dei pannelli inferiori
del 40%. Il progetto verrà gestito da SolarLab Srl131, azienda maceratese leader
nazionale del settore che ha pianificato di insediarsi nel Polo.
L’obiettivo che il Polo si è proposto di raggiungere in questo ambito è il seguente:
“concentrare le principali competenze sul fotovoltaico di terza generazione
(pannelli in silicio policristallino multistrato), ovviando alla debolezza italiana nel
settore e migliorando la resa energetica dei moduli fotovoltaici, attraverso l’utilizzo
di frequenze luminose che a tutt’oggi non vengono sfruttate”. Il programma del Polo in
questo ambito si articola in una serie di traiettorie progettuali e linee di sviluppo che
delineano percorsi tecnologici integrati in un ottica di filiera.
Nell’area, sono attualmente insediati 41 soggetti di cui:

3 atenei universitari (Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino,
Università del Piemonte Orientale);

1 centro di ricerca nazionale: CRA - Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione
in Agricoltura:

2 consorzi: Proplast e Al-tech;

36 imprese132.
130
Fonte: “Il bioetanolo si avvicina al mercato”, “Non siamo più un alternativa all’agricoltura”,
intervista all’Ing. Guido Ghisolfi, Amministratore del Gruppo Mossi&Ghisolfi, Il Sole 24 Ore
NordOvest, Mercoledì 24 febbraio 2010, N. 7.
131
SolarLab (Renergies Italia, Gruppo Afin), laboratorio di ricerca per l'innovazione nel comparto
fotovoltaico.
132
“Polo di Innovazione Energie Rinnovabili e Biocombustibili”, presentazione preparata in
occasione della manifestazione regionale “Uniamo le Energie”, 7-11 ottobre 2009 ad opera del
soggetto gestore P.S.T.Spa.
156
Figura 84. I settori industriali rappresentati dalle realtà aderenti al Polo di
Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i biocombustibili, 2009
Materiali
9%
ICT
9%
Energia e
Ambiente
32%
Chimica
23%
Altri
27%
Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da fonti varie
Nell’ottobre 2009 è stata deliberata l’assegnazione di un budget di 5,4 milioni di euro
per la realizzazione del programma annuale di ricerca, sviluppo e innovazione
industriale del Polo.
Tra le imprese aderenti al Polo si ricordano in particolare:

Chemtex-Italia (Gruppo Mossi&Ghisolfi), società di ingegneria specializzata nella
realizzazione e progettazione di soluzioni tecnologiche nel campo petrolchimico,
dei polimeri, impianti di produzione bioetanolo e biodiesel, sistemi di
generazione di energia da biomasse, ecc.133;

Eurofins-Modulo Uno, società di product testing, certificazione, ispezione e
formazione134;

Gruppo CIE, Compagnia Italiana Energia S.p.A. (Gruppo Gavio), società che opera
attivamente nel settore dei servizi di energy management, occupandosi in
particolare di audit energetico, interventi finalizzati al risparmio energetico,
progettazione di sistemi energetici territoriali, ecc.;
Presso il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e i Biocombustibili sono anche
presenti due Consorzi:

Al-Tech, Consorzio per le Innovazioni nell’Industria delle Costruzioni. Questa
aggregazione di imprese è all’avanguardia nel settore delle innovazioni dei
processi energetici per l’edilizia135.
133
Anche l’azienda americana C5-6, attiva nello sviluppo di biocarburanti, ha recentemente
spostato le proprie attività di ricerca presso il Polo e collabora con Chemtex-Italia ad un progetto
pilota per la produzione di bioetanolo di seconda generazione.
134
Nell’ottobre 2009, è stata riconosciuta come Certification Body Test Laboratory (CBTL) per
l'erogazioni di servizi di prova e certificazione delle prestazioni e della sicurezza dei moduli
fotovoltaici secondo gli standard.
157

Proplast, Consorzio di aziende operanti nel settore delle materie plastiche.
Quest’ultimo soggetto, in particolare, presente all’interno del Polo oltre che con la sede
legale anche con un laboratorio di ricerca di circa 3500 mq, è il gestore del Polo
Tecnologico dei Nuovi Materiali.
Questo secondo Polo di Innovazione presente nell’alessandrino, che intende supportare
la competitività e lo sviluppo sostenibile del sistema delle PMI operanti nel settore della
produzione e della trasformazione dei materiali polimerici e compositi136, ha attivato
iniziative importanti nel campo della sostenibilità ambientale dei materiali
plastici, con una particolare attenzione all’analisi dell’intero ciclo di vita del prodotti e
la selezione dei materiali/processi in funzione della loro sostenibilità137.
83 soggetti, tra aziende, Università e centri di ricerca, hanno aderito al Polo di
Innovazione Nuovi Materiali, confermando l’interesse comune per la realizzazione di
linee di ricerca e sviluppo in questo dominio tecnologico138.
Si evidenzia che il Polo di Innovazione Nuovi Materiali sostiene e patrocina il corso
Master di I livello in “Materiali per Energia e Ambiente” organizzato dall'Università
degli Studi del Piemonte Orientale "A. Avogadro" ed il Consorzio per la Ricerca e
l'Educazione Permanente (COREP) al fine di fornire una formazione approfondita e
completa sulle proprietà e le applicazioni di materiali nel settore energetico.
Il Corso ha una forte connotazione sui materiali coinvolti in questi ambiti, con
particolare attenzione all’impiego della radiazione solare (fotovoltaico, uso termico e
reazioni fotoattivate), alle celle a combustibile, ai sistemi di accumulo dell’energia,
all’efficienza e al risparmio energetico applicato in campo edile. Inoltre, è anche
focalizzato sulla valutazione dell’impatto energetico ed ambientale dei processi di
produzione dell’energia e di impiego delle fonti energetiche139.
Il laboratorio di ricerca BioSolar Lab e le iniziative della Facoltà di Scienze
Matematiche e Fisiche dell’Università del Piemonte Orientale
Un altro asset strategico del territorio alessandrino ascrivibile alla “green economy” è il
BioSolar Lab, un laboratorio biochimico dedicato allo sviluppo di sistemi per la
conversione biochimica dell’energia solare con sede presso la sede di Alessandria del
Politecnico di Torino. Per i primi tre anni di attività la direzione del Laboratorio, che è
stato inaugurato il 4 giugno 2009, è stata affidata al Professor James Barber, un
biochimico di fama mondiale.
135
Al-Tech ha contributo alla realizzazione del villaggio fotovoltaico di Alessandria. Fonte:
rielaborazione The European-House Ambrosetti da sito Web della Regione Piemonte; intervista
con Bruno Bellone, Responsabile Relazioni Esterne del Polo, febbraio 2010.
136
Nell’ambito delle attività del Polo particolare attenzione viene dedicata ai materiali polimerici
evoluti, ai polimeri di nuova generazione (inclusi tecnopolimeri, specialties, biopolimeri, ecc.) e ai
compositi ibridi (inclusi micro e nano compositi organici- inorganici).
137
In particolare, le traiettorie progettuali indicate nel Programma annuale di ricerca, sviluppo e
innovazione per il 2010 sono: materiali sostenibili, materiali con nuove performances, materiali
per il biomedicale
138
Fonte: “Factories of the future – Polo di Innovazione dei Nuovi Materiali”, Proplast, settembre
2009
139
Fonti: Informazioni reperite da Consorzio Proplast, Consorzio Corep, 2010
158
In particolare, le linee di ricerca sulle quali si focalizza l’attività del laboratorio sono:

ricerca di base per riprodurre i meccanismi della fotosintesi e generare idrogeno
da impiegare come biocarburante;

produzione di bioetanolo da sfalci agricoli, di biocombustibili da alghe e di
idrogeno da microrganismi.
Quest’ultima linea di ricerca verrà in particolare realizzata in collaborazione con
l’azienda Chemtex, l’Imperial College di Londra e il Massachusetts Institute of
Technology - MIT140.
Tra i centri di ricerca e formazione attivi in Provincia di Alessandria su tematiche
“green”, è anche opportuno citare le attività avviate presso la Facoltà di Scienze
Matematiche e Fisiche dell’Università del Piemonte Orientale. Tale Facoltà, infatti, ha
intrapreso progetti di ricerca applicata in campo ambientale, che riguardano analisi
chimiche, rischio ecologico, risanamento di terreni e acque con metodi
biologici/chimici/fisici.
Il Dipartimento di ricerca DiSAV (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Vita) in
particolare, collabora con l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA
Piemonte) nel campo dell’ecotossicologia ambientale e svolge una regolare attività
organizzativa di seminari, scuole e congressi nazionali e internazionali, come per
esempio la Scuola Italiana Monitoraggio e Bonifica Siti Contaminati.
Una delle realizzazioni più importanti cui ha contribuito il DiSAV è stata l’operazione di
bonifica le acque del fiume Bormida141.
Il villaggio fotovoltaico di Alessandria e le altre iniziative di sostenibilità
edilizia avviate sul territorio
La realizzazione di quello che venne successivamente definito “Villaggio Fotovoltaico di
Alessandria”, si è sviluppata nell’ambito di una complessa operazione di
riqualificazione urbanistica142, edilizia e ambientale intrapresa dal Comune di
Alessandria.
Il Villaggio sorge in una zona periferica del Comune di Alessandria, nell’area
“Casermette” del Quartiere Cristo.
L’area complessiva del lotto oggetto di intervento era di circa 72.135 mq con una
superficie residenziale di 47.128 mq per un totale di 304 abitazioni. Le strutture
abitative sulle quali sono stati applicati pannelli fotovoltaici nel complesso sono
state 192. Tale applicazione ha interessato anche un centro sociale, realizzato
nell’ambito del progetto, così come le pensiline e la segnaletica pedonale delle aree
oggetto di riqualificazione.
140
Fonte: Sito Web del Politecnico di Torino, sede di Alessandria; Sito Istituzionale della Regione
Piemonte, 2009.
141
“Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Vita 2009”, Università del Piemonte Orientale
"Amedeo Avogadro", 2009.
142
Nell’ambito dei programmi di Edilizia Residenziale Pubblica.
159
L’energia generata dagli impianti e veicolata attraverso la rete di distribuzione pubblica
alla quale i singoli impianti sono allacciati, è destinata prevalentemente agli usi
domestici dei singoli alloggi e al soddisfacimento delle necessità delle aree comuni.
Figura 85. Alcuni dati chiave del progetto
Potenza complessiva installata 160 kW(p)
Area impianti
3.000 mq
Superficie netta pannelli
1.600 mq
Produzione complessiva annua
160.000 kWh
(calcolati secondo normativa UNI)
Fonte: “Il Villaggio Fotovoltaico di Alessandria”, Comune di Alessandria In
collaborazione con la Consulta per l’Edilizia Residenziale e le Infrastrutture della
Provincia di Alessandria
Il complesso abitativo è perciò quasi autosufficiente: i pannelli solari, infatti, forniscono
il 60-70% del fabbisogno energetico, permettendo di risparmiare circa 500€ l’anno per
famiglia e 40 tonnellate di combustibili fossili, con una riduzione annua di circa 100
tonnellate di emissioni di CO2.
A cinque anni dall’inaugurazione, avvenuta nell’ottobre del 2005, il Villaggio
rappresenta tutt’oggi un progetto altamente innovativo sia dal punto di vista
dell'introduzione di fonti di energia rinnovabili in un normale contesto abitativo
(all’epoca, si trattava del primo caso in Italia) sia sotto il profilo dell’impiego di tecniche
costruttive innovative e di studi ambientali avanzati, sia perché si è trattato di un
progetto integrato che è stato reso possibile grazie alla partecipazione coordinata di
tutti gli attori coinvolti143.
Al progetto è stato assegnato il primo premio del Ministero dell’Ambiente per la
categoria delle città sostenibili, fungendo da stimolo per la realizzazione di attività
simili, o attinenti allo stesso comparto.
Nella realizzazione dell’intervento nel suo complesso ha contribuito anche la Regione
Piemonte attraverso i finanziamenti per l’edilizia residenziale pubblica.
143
Un ruolo fondamentale nella buona riuscita del progetto è stata svolta dall’agenzia di
coordinamento costituita ad hoc per l’iniziativa: la Consulta per l’Edilizia Residenziale e le
Infrastrutture della Provincia di Alessandria.
160
Figura 86. Una panoramica del Villaggio Fotovoltaico di Alessandria
Fonte: “Il Villaggio Fotovoltaico di Alessandria”, Comune di Alessandria In
collaborazione con la Consulta per l’Edilizia Residenziale e le Infrastrutture della
Provincia di Alessandria
Il Villaggio Fotovoltaico non rappresenta l’unico esempio di applicazione delle
tecnologie “verdi” in ambito urbano. Si ricorda infatti, a titolo di esempio, che nel mese
di ottobre 2009144 è stato inaugurato ad Acqui Terme un impianto di
teleriscaldamento145 da 17 megawatt termici e 2 megawatt elettrici che poterà alla
città termale calore pulito (acqua calda); questa tecnologia favorirà lo smantellamento
di caldaie obsolete e l’abbattimento delle emissioni di gas clima-alteranti. Il Comune di
Acqui Terme ha già espresso l’intenzione di ampliare l’intervento ad una porzione più
estesa della città e, con l’obiettivo di valorizzare il tessuto produttivo locale, intende
farlo attraverso una società creata ad hoc: Acqui Energia.
Si segnala inoltre, che nel Comune è anche in fase di ultimazione un Centro Congressi
riscaldato sfruttando le potenzialità della geotermia. Le sorgenti di acqua termale
presenti nell’area rappresentano infatti le condizioni ideali per lo
sfruttamento di questa fonte energetica.
144
Il giorno 15/10/2009. Fonte: Gruppo Egea.
Il teleriscaldamento è una soluzione alternativa, rispettosa dell’ambiente, per la produzione di
acqua igienico sanitaria e il riscaldamento degli edifici residenziali, terziari e commerciali. Il
termine “teleriscaldamento” sottolinea la peculiarità del servizio, ossia la distanza esistente tra il
punto di produzione del calore e i punti di utilizzo: il cuore del sistema risiede in una Centrale di
“Cogenerazione” che può servire edifici situati anche ad alcuni chilometri di distanza.
145
161
Con l’intento di sfruttare appieno le potenzialità offerte da queste caratteristiche
morfologiche e dalle tecnologie geotermiche, si ricorda che è anche in fase di
progettazione un polo scolastico alimentato attraverso questa fonte energetica146.
La realizzazione di nuove centrali fotovoltaiche e altri progetti “verdi”
Con l’intento di proporre una visione il più possibile esaustiva sulla vocazione “green”
del territorio alessandrino e delle sue capacità di attrattività nei confronti di realtà
imprenditoriali si riportano una serie di iniziative significative avviate o in fase di avvio
nell’ambito delle energie rinnovabili.
Nel mese di ottobre dello scorso anno la Provincia è stata scelta dalla multinazionale
spagnola OPDE per la realizzazione di 4 nuove centrali fotovoltaiche da realizzarsi
a Casale Monferrato (per una potenza di 1,9 MWp), Quargnento (per 4,0 MWp),
Quattordio (per 1,9 MWp) e Rosignano Monferrato (per 5,0 MWp).
Questa iniziativa rientra in un progetto più ampio che prevede la costruzione di altri 13
impianti solari sul territorio piemontese. Le ricadute economiche e occupazionali
saranno significative: 125 nuovi posti di lavoro diretti.
Si segnala inoltre l’interesse della società spagnola ad avviare una collaborazione con
centri tecnologici e Università del territorio per la realizzazione di un centro di ricerca in
Energia Solare Fotovoltaica.
Altri sono i progetti deliberati o tutt’ora al vaglio in ambito fotovoltaico. La società
Renergetica s.r.l. ha ad esempio avviato la costruzione una centrale fotovoltaica al
quartiere Cristo che si stima produrrà energia sufficiente per il consumo di 300 famiglie
di quattro persone. Inoltre, è prevista la costruzione nel Comune di Alessandria di un
parco fotovoltaico e l’ampliamento di un parco già esistente a Pozzolo Formigaro147.
Nel comune si registra inoltre la presenza di impianti per la produzione di energia
termica da biomassa forestale con impianti ad Arquata Scrivia, Rocchetta Ligure e
Serravalle Scrivia per quasi 3 MW di potenza installata.
Per quanto riguarda l’idroelettrico sono attivi 10 impianti, per una produzione
complessiva di oltre 24 GWh.
Il centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle apparecchiature
refrigeranti
Il Piano Territoriale Integrato del Comune di Casale Monferrato, sede del distretto del
“freddo”, prevede la creazione di un centro specializzato per lo smaltimento e il
recupero delle apparecchiature refrigeranti.
Insieme agli impegni di ricerca e sviluppo, il progetto è stato considerato un obiettivo
prioritario dai vari sottoscrittori pubblici e privati del “Protocollo per il freddo”, siglato
146
Fonte: Intervista realizzata al Sindaco di Acqui Terme Danilo Rapetti, 19 marzo 2010 e altri
documenti.
147
“Progetto di realizzazione impianto fotovoltaico di 1.490,40 kWp, ampliamento impianto
esistente in Località Cava Cascina Guendalina, Strada Vicinale dei Mulini, Pozzolo Formigaro
(AL)” presentato dalla Società ATON S.r.l., Località San Guglielmo 3/13, Tortona (AL). Fonte: Sito
Web Istituzionale della Provincia di Alessandria, febbraio 2010.
162
il 14/02/07148. L'esigenza di tale intervento è stata avvertita da anni dai vari produttori
delle apparecchiature frigorifere, in ragione della sempre più cogente normativa
comunitaria e nazionale e della diffusa sensibilità verso produzioni ecocompatibili149.
L’obiettivo che si intende perseguire attraverso questa iniziativa, sostenuta anche
dall’Unione Industriale di Alessandria, è la valorizzazione delle competenze presenti sul
territorio e l’impiego delle stesse per dare avvio ad un’industria ad alto contenuto di
innovatività, che prevede lo smaltimento in sicurezza delle sostanze inquinanti
contenute in congelatori, frigoriferi, ecc. (quali ad esempio gas freon e il poliuretano)
nonché il recupero di componenti utilizzabili per la produzione di nuovi apparecchi.
Il Centro non sarà solo un impianto dedicato allo smaltimento, ma ambisce a
configurarsi come un’esperienza pilota che movimenterà flussi di materiali e svilupperà
tecnologia in loco.
Data la vocazione innovativa dell’iniziativa sarà fondamentale la creazione di sinergie
con in mondo universitario, il Politecnico di Torino e l'Università del Piemonte
Orientale in particolare.
Lo studio di fattibilità inserito all’interno del PTI del Comune di Casale ha valutato in 11
milioni di euro l’investimento necessario per la realizzazione dell’intervento,
includendo gli acquisti immobiliari, la progettazione e la realizzazione della struttura di
raccolta e stoccaggio, la progettazione e realizzazione dell’intero impianto150.
L’iniziativa dovrebbe svolgersi in una logica di partnership tra pubblico e privato.
Per superare le difficoltà dell’attuale contesto economico, che potrebbero inficiare sulla
disponibilità di risorse economiche da destinare alla realizzazione dell’impianto, il
progetto potrebbe beneficiare di fondi europei resi disponibili per iniziative innovative
e eco-compatibili. Si cita a titolo di esempio Eco-Innovation151, un programma che
intende “promuovere l’eco-innovazione e sostenere l’attuazione del piano d’azione
per le tecnologie ambientali nell’ambito del programma «Competitività e
Innovazione»”. Nel complesso, per il periodo 2008-2013 l’Unione Europea ha stanziato
quasi 200 milioni di euro per finanziare progetti volti a incentivare l’eco-innovazione
sul territorio comunitario.
148
Il Protocollo, siglato da enti locali, Provincia di Alessandria, Regione e parti sociali a seguito
delle attività intraprese nell’ambito del Tavolo per la Filiera del Freddo, ha inteso impegnare
tutti gli attori coinvolti nell’individuazione e nello sviluppo di progetti volti a rilanciare il
distretto produttivo del casalese.
149
“Programma Territoriale Integrato dell’area casalese: freddo, logistica, energia per uno
sviluppo competitivo”, Deliberazione della Giunta Regionale 11 dicembre 2006, n. 55-4877
Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte 01 del 4/01/2007.
150
“Programma Territoriale Integrato dell’area casalese: freddo, logistica, energia per uno
sviluppo competitivo”, Deliberazione della Giunta Regionale 11 dicembre 2006, n. 55-4877
Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte 01 del 4/01/2007.
151
Tra i settori che nel bando del 2009 sono stati considerati come potenziali beneficiari dei fondi
vi era quello del Riciclo di materiali. In particolare, era stato espressamente indicato che gli
interventi realizzati in questo settore dovrebbero: migliorare i processi di selezione dei rifiuti;
rafforzare la competitività delle industrie di riciclaggio; sviluppare nuove soluzioni di riciclaggio
e di prodotti innovativi che utilizzano materiali di riciclaggio. Nota: I settori che ricevono i
finanziamenti variano di anno in anno, in base alla distribuzione delle precedenti sovvenzioni e
ai risultati dei progetti. Fonte: Commissione Europea, DG Ambiente, programma Eco-Innovation,
2009.
163
Nel corso delle interviste realizzate tra gli opinion e i business leaders del territorio è
emerso che la rivalità esistente tra i diversi operatori del distretto rischia di
compromettere il successo dell’iniziativa.
BOX
Impianti specializzati per il trattamento dei frigoriferi e dei gas nocivi in essi contenuti
sono nati lentamente e sono tutt'ora carenti, in Italia e in molti Paesi Europei.
Attualmente in Italia sono presenti alcuni centri in grado sia di produrre impianti
innovativi per il trattamento di questi elettrodomestici, come ad esempio WRS Italia, sia
aziende impegnate nello smaltimento delle apparecchiature dismesse, quali ad esempio
la società Tred Carpi, con sede a Modena, il Gruppo Intini con sede a Crispiano (Taranto)
oppure l’azienda Vallone attiva nella Provincia di Viterbo. Quest’ultima, Vallone, da
anni impegnata nello smaltimento di elettrodomestici ed apparecchiature elettroniche
ha di recente inaugurato la struttura per il riciclaggio dei frigoriferi.
Quale esempio di utile interesse per il progetto casalese, si approfondisce brevemente
l’esperienza di Tred Carpi, una Società mista costituita da un’azienda pubblica multiservizi (AIMAG) e da REFRI, Società del Gruppo UNIECO detentrice della tecnologia
italiana per il trattamento dei frigoriferi dismessi.
L’azienda, operativa dal 1 gennaio 2000, è il frutto di un’iniziativa del Consorzio
Intercomunale Smaltimento Rifiuti (C.S.R.) di Carpi, svoltasi nell’ambito di un protocollo
d’intesa siglato tra il Ministero dell’Ambiente, il Ministero del Lavoro, ANCI, Cispel e
Federambiente interamente sviluppato attorno all’attività di trattamento ecologico
degli elettrodomestici dismessi e conclusosi nel 1999.
Nel periodo 2000-2005, Tred Carpi ha trattato circa 20.000 tonnellate di frigoriferi
domestici e industriali dismessi; ciò ha consentito di recuperare e reintrodurre nel ciclo
produttivo materiali riciclabili e di avviare a specifico trattamento e smaltimento circa
20.000 tonnellate di sostanze nocive.
I progetti europei ad orientamento “green”
La Città di Alessandria è protagonista di 3 progetti europei orientati al risparmio e
all’efficienza energetica: “PRACTICE”, “Concerto AL Piano” e il “Covenant of Mayors”.
“PRACTICE” (Promoting Reproducible Actions in the Communities To Improve
Sustainable Energy), è un progetto transnazionale che intende indirizzare Alessandria
verso la creazione di una Comunità Energetica Sostenibile (SEC), una comunità in cui
tutti i soggetti cooperano attivamente per sviluppare elevati livelli di fornitura e utilizzo
di energia sostenibile, favorendo l'energia rinnovabile e l'applicazione di misure di
efficienza energetica in tutti i settori d'utilizzo. La città di Alessandria coordina le
attività di questa iniziativa che si sviluppa in 4 Paesi Europei: Dèpartement d'Ille et
Vilaine (Francia), città di La Coruña (Spagna), città di Ploiesti (Romania), e una città
inglese.
164
Nell’ambito di questo progetto nel marzo 2009 la città di Alessandria ha inaugurato un
nuovo sistema di illuminazione pubblica basata su tecnologie LED.
Il settore dell’illuminazione pubblica rappresenta un punto di partenza ideale per una
politica di risparmio energetico che, in linea con le direttive della Comunità Europea,
deve essere mirata a contenere gli sprechi e a sostituire con prodotti più efficienti quelli
obsoleti caratterizzati da eccessivo consumo.
Complessivamente, l’installazione ha riguardato circa 123 centri luminosi a LED, che si
traducono in un risparmio medio di energia elettrica del 40% circa rispetto ai normali
consumi, in una sensibile riduzione dei costi e in un risparmio di circa 18 tonnellate di
CO2 ogni anno.
Nel corso del 2010 le nuove installazioni interesseranno altre zone della città. Il Comune
prevede di realizzare 3.500 gli impianti a LED, su un totale di 12.500 punti luce152.
Il progetto “Concerto AL Piano” propone lo sviluppo abitativo di una porzione di
città con criteri di risparmio energetico e l'utilizzo di fonti rinnovabili, dal fotovoltaico
ad altri sistemi ad energia solare.
L’iniziativa prevede: la diagnosi energetica su 3.000 abitazioni di un quartiere cittadino,
il risanamento energetico su circa 48.000 mq di superficie, la riqualificazione energetica
di 299 abitazioni popolari, un eco-villaggio comprendente 104 nuovi alloggi, 50 ulteriori
alloggi di edilizia sociale per anziani, un asilo nido ed un polo sportivo.
Il “Covenant of Mayors”, o “Patto dei Sindaci”, è la prima iniziativa con la quale la
Commissione Europea si è rivolto direttamente alle autorità locali invitandole a
prendere la guida nella lotta ai cambiamenti climatici. Il Patto intende promuovere
azioni in difesa del clima, a cominciare dalla riduzione di emissioni di CO2 (del 20%
entro il 2020), attraverso una maggiore efficienza energetica e un maggiore ricorso a
fonti di energia rinnovabile.
La città di Alessandria, insieme a Milano, Torino, Venezia, Lodi e Roma, è stata tra le
prime ad aderire a questo progetto.
Si segnala inoltre che la Provincia di Alessandria partecipa ad ENERBUILD, un progetto
europeo finanziato dal Programma Alpine Space nell'ambito della Cooperazione
Territoriale Europea 2007-2013. Il progetto affronta la tematica dell’efficienza
energetica e dell’utilizzo delle energie rinnovabili in edilizia.
L’iniziativa vuole sviluppare una rete di PMI, istituti di ricerca e formazione, che
possieda e sappia trasmettere il necessario know how a tecnici, artigiani e professionisti
impegnati nell’edilizia sostenibile.
Nello specifico, la Provincia di Alessandria partecipa a diverse attività: dalla formazione
alla valutazione dell’efficienza energetica, all’analisi e al monitoraggio del potenziale di
produzione energetica degli edifici. Inoltre, è prevista la costituzione di un gruppo di
esperti locali che adotteranno sul territorio il modello di valutazione e certificheranno
il processo di costruzione.
Nell’ambito delle iniziative legate allo sfruttamento delle energie rinnovabili nel campo
edile, si ricorda che è in fase di realizzazione il nuovo palazzo dell’Edilizia ad opera
152
Fonti: intervista realizzata con il Sindaco del Comune di Alessandria Piercarlo Fabbio; Comune
di Alessandria; Commissione Europea.
165
dell’architetto Libeskind, che verrà realizzato con tecnologie avanzate per ridurre il
consumo energetico (attraverso celle fotovoltaiche e geotermia) e le emissioni di CO2.
Questo palazzo potrebbe diventare il simbolo dell’efficienza e dell’avanguardia
tecnologica della Provincia in ambito di edilizia sostenibile.
BOX
TUBINGA, una città che mira “all’impatto zero”
Tubinga, 80.000 abitanti, è una cittadina del Baden-Württemberg, nel Sud-Ovest della
Germania. Pur essendo al centro di una regione con una forte tradizione industriale,
sede di aziende quali Daimler, Porsche, Bosch e centinaia di aziende metalmeccaniche,
ha dimostrato una forte vocazione ecologica.
Recentemente l’amministrazione cittadina ha annunciato di voler ridurre le emissioni
nocive della città del 70% entro il 2020. Ciò significa ridurre le attuali emissioni di
gas clima-alteranti dalle attuali otto milioni di tonnellate pro capite a tre milioni.
Una delle iniziative che potrà contribuire al raggiungimento di questo target riguarda il
piano di efficienza energetica posto in essere che riguarda la ristrutturazione degli
edifici pubblici.
Dopo aver realizzato con successo la ristrutturazione di una scuola di rilevanti
dimensioni, che ha permesso di ridurne il costo energetico del 60% (da 100 a 40 mila
euro l’anno), le istituzioni cittadine si sono successivamente impegnate a risanare altri
14 edifici pubblici, su un totale di 160, entro il 2020, a fronte di un investimento di 10
milioni di euro. Altri 75 edifici sono già oggetto di analisi d’impatto ambientale, al fine
di pianificarne al meglio la futura ristrutturazione.
Inoltre, tra il 2007 e il 2009, la città ha raggiunto altri importanti obiettivi in campo
ambientale, quali ad esempio:

incremento della potenza totale installata da fotovoltaico installato sui tetti del
contesto urbano 1.200 a 2.800 kW;

incremento del numero di coloro che utilizzano il car-sharing da 800 a 1.200;

incremento del numero di cittadini che hanno deciso di affidarsi dall’azienda
energetica comunale che fornisce energia ecologica da 700 a 3.500;

riduzione delle emissioni medie delle automobili da 216 a 206 grammi di CO2 per
km grazie all’aumento del numero di veicoli alimentati a gas153.
La città di Tubinga è anche particolarmente conosciuta per il carattere particolarmente
innovativo del quartiere Südstadt, che si trova a sud della città. Questo quartiere
grazie alla forte connotazione ambientale che lo caratterizza, ha vinto diversi premi di
urbanistica negli ultimi anni: il premio europeo per l'urbanistica, il premio tedesco per
l'urbanistica, nonché il premio dell'ONU per lo sviluppo urbano innovativo. Costruito in
una zona dove si trovavano aree industriali dismesse, il Südstadt ha permesso di
dimostrare come attraverso una qualificazione di alto livello sia stato possibile
aumentare le qualità ecologiche di un contesto urbano attraverso un intervento edilizio
e bioclimatico.
153
Il Sole 24 Ore, 26 n. 245, settembre 2009.
166
5.4.3 Considerazioni di sintesi e proposte per lo sviluppo futuro
Al fine di sfruttare pienamente il potenziale di sviluppo delle iniziative sopra presentate
e riconducibili alla cosiddetta green economy – non solo da un punto di vista
economico-produttivo, ma anche per le ricadute positive sul contesto sociale ed
ambientale – si propone di individuare un soggetto responsabile a livello
provinciale della promozione, comunicazione e agevolazione di queste iniziative.
Tale soggetto dovrebbe anche svolgere un ruolo di coordinamento tra tutti gli enti
coinvolti (Università, centri di ricerca, imprese, enti locali, ecc.), anche con l’obiettivo di
reperire risorse finanziarie provenienti dall’esterno (programmi dell’Unione
Europea, investitori, ecc.);
In quanto aggregatore di competenze e professionalità, si consiglia inoltre di
valorizzare e coinvolgere il Polo di Innovazione sulle Energie Rinnovabili e
Biocombustibili in ogni iniziativa realizzata nel campo delle energie rinnovabili sul
territorio al fine di svilupparne al meglio la valenza strategica e farlo diventare un
centro d’eccellenza a livello internazionale.
Facendo leva sulle competenze e le attività di ricerca già avviate in campo ambientale
dai due Atenei presenti sul territorio – il Politecnico di Torino e l’Università del
Piemonte Orientale “A. Avogadro” (Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali) –
si propone di realizzare la volontà originaria dell’accordo di costituzione154 di
quest’ultimo per realizzare nella Provincia di Alessandria un “Polo di Eccellenza” nelle
attività di ricerca e didattica nel settore ambientale, anche nell’ottica di far
convergere interessi scientifici di altri operatori del settore.
Al fine di realizzare concretamente i molti progetti “green” che il territorio può
annoverare, a partire dal centro specializzato per lo smaltimento e il recupero delle
apparecchiature refrigeranti di Casale Monferrato, e superare l’attuale fase di stallo
dovuta alla mancanza di fondi da parte dei soggetti privati locali, si consiglia di
individuare nuove opportunità o forme alternative di finanziamento quali, ad
esempio, il project financing o fondi di provenienza europea.
Più in generale, si propone di puntare simultaneamente e in modo deciso e coordinato
sulla tutela ambientale e paesaggistica, sulla sostenibilità e l’innovazione
attraverso una scelta di svolta: Alessandria una Provincia green! Questo potrebbe
rappresentare un’opportunità per migliorare l’immagine della Provincia e voltare
definitivamente pagina rispetto alle emergenze ambientali del recente passato.
154
Sottoscrizione dell’accordo per la costituzione dell’Ateneo del Piemonte Orientale, 12 giugno
1998.
167
5.5 La Provincia di Alessandria: realtà e prospettive
Sintetizzando quanto analizzato e discusso ai capitoli precedenti, è possibile costruire
un quadro at-a-glance della Provincia di Alessandria e del territorio del Monferrato,
volto a evidenziarne i principali punti di forza e di debolezza (Figura 88).
Figura 87. Punti di forza e di debolezza della Provincia di Alessandria
FORZE
DEBOLEZZE
Elevata incidenza di imprese di dimensioni medio-grandi,
originarie del territorio
Invecchiamento demografico marcato
Elevata diversificazione in più settori industriali
Campanilismo accentuato, frammentazione delle
iniziative e scarsa capacità di “fare sistema”
Ottima dotazione di infrastrutture stradali e autostradali
“Torpore sociale”: scarsa intraprendenza, staticità e
diffidenza verso nuovi scenari
Localizzazione geografica “strategica”
Sistema universitario poco performante e scarso legame
con le imprese
Ricco patrimonio paesaggistico e storico-artisticoculturale
Bassa attrattività di investimenti diretti esteri
Buona qualità della vita percepita
Immagine del territorio connotata negativamente dal
punto di vista ambientale
Eredità storica significativa
Scarsa capacità di comunicazione e promozione del
territorio e mancanza di riconoscibilità
Presenza sul territorio di ben 2 Fondazioni bancarie
Sviluppo del settore logistico dipendente anche da fattori
esterni non governabili
Buona capacità di innovazione e ricerca e numerose
iniziative legate alla green economy
Bassa dotazione di infrastrutture aeroportuali; scarsi
collegamenti ferroviari con Milano e Torino per traffico
passeggeri
Grande flusso di visitatori (circa 5 milioni all’anno)
presso il Serravalle Outlet
Bassa patrimonializzazione media delle imprese ed
elevato indebitamento
Fonte: The European House-Ambrosetti
Certamente il territorio provinciale conserva un buon numero di punti di forza.
Tuttavia, alcune delle debolezze attuali, soprattutto quelle legate agli aspetti
demografici e al cosiddetto “torpore sociale”, se non adeguatamente corrette e
compensate, rischiano di trasformarsi nel prossimo futuro in un vincolo alle
aspirazioni di crescita della Provincia.
Il numero significativo di imprese di grandi dimensioni presenti sul territorio (si veda
Capitolo 4) e la diversificazione economica settoriale hanno consentito alla
Provincia di difendere il proprio grado di benessere economico, che risulta comunque
superiore alla media nazionale sia in termini di PIL pro capite che di reddito lordo, ma
inferiore al media regionale e del Nord Ovest (si veda il paragrafo 2.4).
Proprio questo “stallo” che emerge dal confronto con le aree più competitive del Paese
deve però, pur senza drammatizzazioni eccessive, far suonare un campanello di allarme.
Come si evince dal quadro delle debolezze, infatti, ai numerosi punti di forza della
Provincia sembra contrapporsi una patina fatta di staticità, bassa propensione al
rischio legato all’iniziativa imprenditoriale, diffidenza verso il nuovo,
168
frammentazione e scarsa capacità di fare sistema. Ciò emerge chiaramente anche
dall’attività di ascolto del territorio svolta attraverso le interviste, i focus group e il
questionario somministrato agli opinion leader locali.
Se assumiamo gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) quale proxy della percezione esterna
del territorio da parte della business community e degli investitori internazionali, ci
accorgiamo che il freno alla crescita determinato dai punti di debolezza è già
abbastanza rilevante. Infatti negli ultimi 3 anni per i quali i dati sono disponibili (20042006) l’andamento degli IDE è stato negativo.
Semplificando ulteriormente il ragionamento, se proiettiamo nel futuro i livelli attuali
di attrattività verso l’esterno e ad essi sommiamo il torpore sociale e imprenditoriale
che, a livello locale, gli stakeholder territoriali hanno unanimemente denunciato, lo
scenario appare poco incoraggiante: è facile infatti presagire un territorio che non
cresce per impulso endogeno e che fatica ad attrarre motori di crescita esogeni.
Figura 88. Posizionamento della Provincia di Alessandria nella matrice della
crescita futura
SÌ
Rischio
dipendenza
Situazione
ottimale
NO
Rischio
declino
Rischio
autoreferenzialità
NO
SÌ
Crescita
esogena
Crescita endogena
Fonte: The European House-Ambrosetti
Questa tendenza va invertita
A tal fine, oltre alle proposte già evidenziate ai Capitoli precedenti per il turismo, il
sistema universitario, la logistica e la green economy, si raccomanda l’adozione di due
principali programmi d’azione:

il primo orientato al superamento della frammentazione e del
campanilismo e alla mobilitazione dell’orgoglio e del senso di
appartenenza al territorio, alla rivisitazione del modello policentrico rispetto
alla realtà attuale, al potenziamento della capacità di fare sistema capitalizzando
le eccellenze – Visione del futuro;

il secondo orientato allo sviluppo di competenze chiave per il futuro sviluppo
economico del territorio - Sviluppo delle competenze chiave distintive.
169
5.5.1 Visione del futuro
La prima fase del programma d’azione deve riguardare l’adozione di una visione del
futuro della Provincia.
La visione del futuro costituisce l’espressione di uno stato futuro desiderabile, che si
intende conseguire entro un determinato arco temporale, tradotto in obiettivi
concreti di breve, medio e lungo termine. Tali obiettivi – per costituire un
riferimento utile e credibile – devono essere chiari, realistici, concreti e misurabili. In
altre parole, la visione del futuro è la “fusione magica” tra sogno, tempo e
numeri/obiettivi.
Per qualsiasi Istituzione, pubblica o privata, la definizione della visione del futuro
costituisce un passaggio fondamentale; senza di essa, infatti, il rischio di “navigare a
vista”, rinunciando ad esprimere il senso di una direzione complessiva, è elevatissimo e
le conseguenze, soprattutto in tempi di forte discontinuità, possono essere fatali, fino a
tradursi nell’impossibilità di attuare scelte coerenti e condivise.
Se ciò è vero per una impresa od un Ente, realtà nelle quali i processi decisionali
tendono ad essere abbastanza lineari ed il grado di complessità inferiore, lo è tanto più
per un territorio, dove il numero di attori coinvolti ai vari livelli nei processi decisionali
ed attuativi, le diverse responsabilità in campo, l’ampio spettro di interessi collettivi ed
individuali coinvolti, rendono la convergenza verso alcuni grandi obiettivi lo snodo
cruciale per l’attuazione di una efficace gestione strategica.
La visione si riferisce sempre al futuro, a ciò che ancora deve avvenire (dimensione
temporale). Richard Normann ha proposto una definizione ancorata proprio a questo
aspetto temporale: “La visione concerne il futuro: la cosa interessante riguardo alla
visione è che essa implica un gap fra uno stato futuro immaginato e lo stato presente”.
Lo stesso Norman aggiungeva che – già nel fatto di rendere visibili i gap, esplicitandoli –
la visione apre ad una prospettiva strategica.
Non si tratta però di una previsione: nella visione confluisce infatti la volontà strategica
del territorio; essa quindi non solo riguarda ciò che ancora non è accaduto, ma
soprattutto ciò che si vuole che accada (dimensione strategica). In questa prospettiva
la capacità di visione si associa alla sensibilità di percezione di ogni cambiamento
rilevante per la sopravvivenza e il successo del territorio.
La visione è chiamata infine ad avere una valenza operativa, nel senso che deve
individuare sempre e comunque, in maniera più o meno esplicita, obiettivi, traguardi e
cambiamenti che possano essere descritti in maniera oggettiva (dimensione
operativa). Ciò distingue in modo chiaro gli attori capaci di visione dai visionari.
La visione resta però ovviamente priva di significato se non è combinata ad un’azione
concreta ed immediata tendente alla sua realizzazione. Solo così essa diventa un
concreto strumento strategico, in grado cioè di guidare effettivamente le azioni di
governo del territorio configurando obiettivi di lungo, di medio e di breve termine,
nonché parametri per la misurazione del grado di raggiungimento degli obiettivi stessi.
170
Un fatto essenziale della metodologia di definizione della visione del futuro è
l’esigenza di partire dalla definizione degli obiettivi più lontani nel tempo – che danno
il senso della direzione di marcia e dell’obiettivo complessivo che si intende conseguire –
per “agganciare” a questi le azioni e gli obiettivi di medio e breve termine. Solo questo
modo di ragionare – contro intuitivo rispetto alle usuali prassi di formulazione delle
strategie – consente di attuare veri salti di innovazione ed introdurre sostanziali
elementi di
Si propone alla valutazione critica del territorio la seguente visione del futuro.
Figura 89. Proposta di visione del futuro per la Provincia di Alessandria
Diventare entro il 2020 uno dei sistemi territoriali italiani più
aperti, dinamici e attrattivi, garantendo ai propri cittadini elevati
livelli di occupazione, benessere diffuso e coesione sociale.
Capitalizzare il valore simbolico del Monferrato per attrarre
imprese, turisti, giovani e talenti.
Abbattere la cultura del policentrismo e affermare l’orgoglio di
appartenenza al territorio.
Costruire uno sviluppo economico duraturo e sostenibile,
attraverso attività ad alta intensità di innovazione e conoscenza.
Fonte: The European House-Ambrosetti
Una volta identificata e condivisa la visione, sarà necessario attivare un programma di
comunicazione della stessa e delle sue implicazioni agli stakeholder territoriali, in
modo da riuscire a mobilitare le energie del territorio verso il perseguimento di obiettivi
comuni, senza naturalmente negare le differenze, ma al contrario potenziandole
attraverso un disegno strategico di tipo olistico.
In questo senso, si sottolinea l’importanza, anche per i media locali, di dedicare spazio
alle attività (economiche, culturali, ecc.) svolte in provincia in ottica integrata, ossia
presentando non solo le attività relative al proprio centro zona di appartenenza, ma
tutte quelle collocate sul territorio provinciale, denominando la pagina ad esempio
“Spazio Monferrato”.
Per rafforzare, anche a livello simbolico, la forza trainante della visione del futuro, si
suggeriscono alcune azioni che potremmo definire “contingency plan”, che si rende
necessario dato l’elevato tasso di antagonismo che il territorio esprime.
Anzitutto occorre un cambiamento culturale suffragato da fattori oggettivi, che diano
alla città di Alessandria la possibilità di rivendicare il proprio ruolo di capoluogo, ad
171
esempio potendo fornire servizi aggiuntivi e, in logica di sussidiarietà, di livello
superiore a quelli degli altri centri zona che capoluogo non sono.
Appare importante anche migliorare i collegamenti infrastrutturali tra i centri
zona, difficoltosi soprattutto per le zone collinari, nonché predisporre connessioni a
fibra ottica tra le 7 città.
Un ruolo importante, seppure simbolico, potrebbero avere alcune iniziative come la
restituzione della banderuola a forma di galletto in bronzo sottratta da Alessandria a
Casale nel 1200 e la restituzione da parte di Casale ad Alessandria del crocefisso
prelevato in risposta al furto del galletto nel 1400; oppure l’iniziativa da parte di
Alessandria di intitolare, nell’ambito delle attività di recupero della Cittadella, un
bastione a ciascuno degli altri 6 centri zona, in segno di amicizia e volontà di ridurre la
frammentazione del territorio.
Frammentazione a parte, la visione del futuro potrebbe essere corredata di un
ambizioso progetto, anche di valenza simbolica e di respiro internazionale.
Ad esempio, la provincia di Alessandria potrebbe candidarsi ad ospitare la sede di
un’Authority oppure di un organismo multilaterale internazionale, in relazione
ad uno degli ambiti che meglio rappresentano la peculiarità e le eccellenze del
territorio.
Per quanto riguarda l’Authority la Provincia potrebbe candidarsi ad ospitare la sede di
un’eventuale Authority in ambito logistico.
In alternativa, si potrebbe valutare la possibilità di attrarre ad Alessandria un organismo
internazionale che si occupa di temi legati alla geopolitica, facendo leva sulla propria
tradizione di territorio che è stato laboratorio politico d'avanguardia durante il periodo
napoleonico e risorgimentale, nonché sulla presenza di una facoltà di scienze politiche.
La presenza di un organismo di questo tipo permetterebbe di sviluppare il patrimonio
di relazioni internazionali e di aumentare l’apertura e la visibilità del territorio.
5.5.2 Sviluppo delle competenze chiave distintive
Le competenze chiave distintive sono un insieme di capacità e conoscenze,
fondamentali per la competitività, che un individuo, un’impresa, un ente o un
territorio possiedono a livello di eccellenza. Esse rappresentano la portata ed i limiti
delle opportunità future155. Ogni possibile vantaggio competitivo è indissociabile dalle
competenze chiave distintive, il cui sviluppo è parte fondamentale dell’azione
strategica.
L’iniezione di energia di cui il territorio ha bisogno dovrebbe articolarsi secondo tre
principali aree di competenze:
155

lingua inglese;

aggiornamento permanente;

impulso allo spirito di intrapresa economica.
Fonte: rielaborazione The European-House Ambrosetti da Hamel-Prahalad
172
Due ulteriori considerazioni relative alle competenze riguardano lo sviluppo dell’ICT e
il ruolo che le grandi imprese possono esercitare per il territorio.
Lingua inglese
Poiché la padronanza della lingua inglese rappresenta ormai un fattore indispensabile
per competere con successo nel mondo globalizzato, si propone di avviare un progetto
di lungo termine di insegnamento/diffusione della lingua inglese a tutti i livelli tra gli
abitanti della provincia di Alessandria, per perseguire i seguenti obiettivi:

“sprovincializzazione del territorio” / apertura internazionale;

allineamento del territorio ad un contesto in continua e rapida evoluzione
(globalizzazione), caratterizzato da crescenti pressioni competitive;

aumento di relazioni internazionali positive, sia culturali che economiche;

formazione di figure professionali più qualificate e complete, anche a livello di
Pubblica Amministrazione.
Gli strumenti da utilizzare per perseguire questo obiettivo spaziano ad esempio
dall’organizzazione di corsi con insegnati madrelingua156, alla distribuzione di
quotidiani internazionali nelle scuole, all’organizzazione di percorsi di internship
all’estero, ad esempio per i dipendenti pubblici157.
Aggiornamento permanente
L’aggiornamento permanente rappresenta un elemento imprescindibile per chi si trova
oggi ad operare in un contesto in continua evoluzione, caratterizzato da complessità,
discontinuità, accelerazione continua, globalizzazione e da crescenti pressioni
competitive a livello internazionale. L’Unione Europea ha stabilito un obiettivo preciso
per il life long learning, a dimostrazione di quanto il tema sia ritenuto di rilevanza
strategica.
156
Un esempio positivo in tal senso è Alexandria International School, progetto virtuoso avviato
da privati e oggi affiancato dal pubblico e sostenuto dagli stakeholders del territorio, che
realizzando un ciclo di istruzione paritaria in lingua inglese (dalla scuola della prima infanzia
alla formazione secondaria) introduce una formula innovativa per il territorio.
157
A tale proposito si ricorda che la riforma Brunetta della Pubblica Amministrazione prevede
che “... anche al fine di favorire lo scambio internazionale di esperienze amministrative, i
dipendenti delle amministrazioni pubbliche, a seguito di appositi accordi di reciprocità stipulati
tra le amministrazioni interessate, ... , possono essere destinati a prestare temporaneamente
servizio presso amministrazioni pubbliche degli Stati membri dell'Unione europea, degli Stati
candidati all'adesione e di altri Stati con cui l'Italia intrattiene rapporti di collaborazione, nonché
presso gli organismi dell'Unione europea e le organizzazioni ed enti internazionali cui l'Italia
aderisce” e che per quanto concerne il conferimento degli incarichi dirigenziali, tra i fattori
valutati è presente anche quello delle esperienze maturate all’estero, purché attinenti
all’incarico conferito”.
173
Figura 90. Life-Long Learning, partecipazione delle persone in età lavorativa
(25-64 anni) a corsi di formazione/aggiornamento, 2008158
32,4
30,2
23,1
19,9
17,0
13,9
13,2
EU Target: 12,5%
Bulgaria
1,5 1,4
Romania
Grecia
Ungheria
3,3 3,1 2,9
Slovacchia
Polonia
Lituania
5,3 4,9 4,7
Portogallo
Italia
Malta
Belgio
Lettonia
Irlanda
Francia
Germania
Repubblica Ceca
Cipro
8,5 8,5 7,9
7,8 7,3
7,1 6,8 6,8
6,3 6,2
Lussemburgo
9,5
UE-27
Estonia
Spagna
Austria
Slovenia
Paesi Bassi
Finlandia
Regno Unito
Danimarca
Svezia
10,4 9,8
Fonte: rielaborazione The European House-Ambrosetti su dati Eurostat, 2009
Per far fronte alla necessità di rilancio di alcuni settori dell’imprenditoria alessandrina,
caratterizzati dalla dimensione ridotta e dalla scarsa managerialità delle imprese, si
propone di organizzare cicli di incontri di aggiornamento permanente incentrati
su temi di management.
Allo stesso modo, al fine di rafforzare ed allargare il patrimonio di conoscenze dei
dirigenti della PA locale e dotarli degli strumenti necessari per perseguire lo sviluppo
competitivo dei territori che sono chiamati a governare, si propone di organizzare cicli
di incontri di aggiornamento permanente incentrati sui temi di sviluppo
territoriale e viaggi strategici per l’analisi di casi internazionali di successo.
Impulso allo spirito di intrapresa economica
Si propone di elaborare un approccio e realizzare un piano di investimento per instillare
nella popolazione – soprattutto nei più giovani – un maggiore senso
dell’intraprendenza, ad esempio a partire dalle scuole, con la realizzazione di lezioni
basate su casi di eccellenza anche internazionali, visite aziendali, ecc..
158
Fonte: Eurostat, 2009
174
Information and Communication Technology
Inoltre, date le potenzialità che l’Information and Communication Technology (ICT) è in
grado di esprimere, sia come settore a se stante, sia come comparto trasversale in grado
di abilitare l’incremento della produttività del sistema nel suo complesso, si suggerisce
di valutare l’elaborazione di una strategia di consolidamento delle competenze
esistenti e di sviluppo di nuove competenze in tale ambito.
In particolare, data la presenza di un numero rilevante di imprese industriali di
media/grande dimensione, il comparto ICT provinciale, che presenta oggi elevata
frammentazione, despecializzazione e ridotte dimensioni delle imprese, potrebbe
intraprendere un percorso di consolidamento e sviluppo a servizio dell’industria locale.
A questo proposito la strategia di consolidamento e sviluppo del settore ICT potrebbe
articolarsi lungo le seguenti fasi:

realizzare una ricognizione dei bisogni delle aziende per valutare le potenzialità
di crescita del settore;

implementare un piano di aggregazione aziendale e attivare processi di
integrazione verticale per competenze e specializzazione rispetto alle esigenze
del tessuto industriale locale e/o linee di sviluppo strategico della Provincia (ad
esempio, l’ICT collegata alla logistica);

stringere eventuali rapporti di partnership con grandi operatori del settore ICT
per strutturare un’offerta di prodotti e servizi che creino valore per i potenziali
clienti.
Inoltre, data la debolezza manifestata in tema di infrastrutture per
telecomunicazione e internet (si veda il paragrafo 2.10), si suggerisce di realizzare un
piano di investimento mirato per colmare tale gap, anche – ma non solo – ai fini dello
sviluppo del polo ICT.
Il ruolo delle grandi imprese
Considerando l'elevata presenza di grandi imprese presenti nella Provincia e la
loro capacità di catalizzare competenze e professionalità di eccellenza, si propone di
creare una rete di collaborazione che metta a sistema tale asset territoriale.
L'obiettivo è instaurare un rapporto di dialogo privilegiato con le Istituzioni e
convogliare verso le stesse istanze e necessità, al fine di ottenere sostegno su progetti
considerati strategici, nonché incentivi e semplificazioni burocratiche.
Tale azione permetterebbe anche di creare benefici indiretti sul territorio in termini di
maggiore capacità competitiva delle imprese, sviluppo dell’indotto, attrattività di nuovi
investimenti e, conseguentemente, maggiore occupazione e benessere a livello
aggregato.
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